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NELLE VALLI BOLOGNESI N° 55

Il numero dell'autunno 2022 del periodico su natura, cultura, tradizioni locali e turismo lento nella provincia di Bologna edito da Emil Banca

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LA NOSTRA STORIA<br />

Dai terreni agli archivi, scopriamo un antico istituto di fondamentale importanza per il<br />

rapporto fra il territorio e la sua popolazione. Nel bolognese ne esistono quattro: Sant’Agata<br />

Bolognese, San Giovanni in Persiceto, Pieve di Cento e Villa Fontana di Medicina<br />

Usi civici e partecipanze<br />

Testi di Elena Boni |Archivio storico della Regione Emilia-Romagna<br />

Gli usi civici, denominati anche servitù<br />

agrarie, sono diritti spettanti agli abitanti<br />

(cives) di un determinato territorio, relativi<br />

al trarre utilità dalla terra, dai boschi e<br />

dalle acque. Consistono nel far legna<br />

(legnatico), prelevare l’acqua (acquatico),<br />

far pascolare gli animali (erbatico<br />

o ghiandatico), costruire ricoveri o<br />

abitazioni necessari alla lavorazione della<br />

terra, fare la calce, raccogliere funghi,<br />

castagne o altri prodotti del bosco… e<br />

altri diritti minori legati alle caratteristiche<br />

del territorio o delle economie locali.<br />

Gli usi civici in Italia sono conosciuti fin<br />

dall’antichità, ma vengono sistematizzati<br />

nel periodo feudale quali concessioni<br />

del re e dell’imperatore; subiscono una<br />

forte erosione da parte dei possidenti<br />

privati dalla metà del Settecento, poi<br />

divengono oggetto di riforme successive,<br />

leggi, riordinamenti che dall’epoca<br />

napoleonica si susseguono fino ai giorni<br />

nostri.<br />

Il tema è fondamentale e complesso:<br />

riguarda il rapporto fra una determinata<br />

popolazione e il territorio che essa abita<br />

(e che spesso coltiva), investe la proprietà<br />

privata e la proprietà collettiva, il diritto<br />

privato e il diritto pubblico, con una<br />

distinzione fra Stato e altri enti pubblici<br />

(ad esempio i Comuni) e una molteplicità<br />

di varianti normative a seconda dei<br />

luoghi, derivanti anche dai diversi<br />

ordinamenti economici e politici degli<br />

Stati italiani pre-unitari.<br />

In termini numerici, un’indagine del<br />

Ministero dell’Agricoltura e Foreste del<br />

1947 stimava in 3,1 milioni di ettari le<br />

terre soggette ad uso civico, di cui 2,5<br />

milioni di ettari erano proprietà collettive<br />

imputate ai Comuni, 489mila ettari<br />

proprietà collettive di associazioni agrarie<br />

varie, 250mila ettari proprietà private<br />

gravate da uso civico. Il diritto d’uso<br />

civico interessava circa il 40% dei Comuni<br />

italiani, essendo diffuso in pianura, in<br />

montagna e nelle zone costiere.<br />

GLI USI CIVICI NEL NOVECENTO<br />

Una riforma abbastanza organica fu varata<br />

con la legge 1766 del 1927 e il successivo<br />

Tavola dei confini lungo<br />

il vecchio corso del fiume Panaro<br />

(riproduzione moderna dal 1347)<br />

PER INFO:<br />

https://agricoltura.regione.emiliaromagna.it/servizi-online/come-fareper/enti-beni-collettivi<br />

https://usicivici.unitn.it/<br />

https://agriregionieuropa.univpm.it/it<br />

www.demaniocivico.it<br />

regolamento del 1928. Entro il 3 aprile<br />

1928 andavano rivendicati i diritti storici<br />

di uso civico, per poi definire quali terreni<br />

ne fossero effettivamente gravati. Nei<br />

terreni di proprietà privata gli usi civici<br />

avrebbero dovuto essere liquidati tramite<br />

cessioni o permute; invece nei terreni di<br />

proprietà collettiva (comunalie, università,<br />

partecipanze… la nomenclatura varia<br />

moltissimo tra le Regioni italiane) si<br />

sarebbe dovuta assegnare la destinazione<br />

d’uso: coltivazione oppure pascolo/<br />

bosco, mantenendo gli usi civici solo sui<br />

secondi e dividendo fra i capifamiglia<br />

i terreni agricoli. A tale scopo furono<br />

istituiti i Commissari per la Liquidazione<br />

degli Usi Civici, magistrati di Cassazione<br />

che operavano – e tuttora operano – su<br />

scala all’incirca regionale.<br />

Con l’istituzione delle Regioni nel 1970<br />

gli aspetti amministrativi della materia<br />

passarono in capo alle Regioni, mentre<br />

ai Commissari rimase la funzione<br />

giurisdizionale sulle cause. Ciascuna<br />

Regione ha quindi deliberato in materia,<br />

seppure in tempi molto diversi. La<br />

Regione Emilia-Romagna ha emanato<br />

una serie di norme: dalla delega alle<br />

Comunità montane del 1977 all’istruttoria<br />

per il riordino degli usi civici del 1991.<br />

Il tema viene toccato anche in numerose<br />

leggi e regolamenti regionali in materia<br />

ambientale, agricola e di controllo<br />

sugli enti locali. Sui beni di uso civico<br />

la Regione effettua le istruttorie per la<br />

verifica, rilascia autorizzazioni, approva<br />

statuti e regolamenti degli enti di gestione,<br />

gestisce comunioni e promiscuità.<br />

Nei medesimi anni, l’industrializzazione<br />

e poi la terziarizzazione del Paese<br />

hanno spostato l’attenzione dall’aspetto<br />

agricolo degli usi civici (che pure<br />

rimane importante) all’aspetto di tutela<br />

ambientale. Le comunità che godono degli<br />

usi civici sono spesso fortemente radicate<br />

sul territorio e ne costituiscono il presidio<br />

non solo agricolo ma anche di tutela,<br />

pur con i molti conflitti di interesse e di<br />

giurisdizione che investono una materia<br />

così delicata. Costruzione di elettrodotti,<br />

sfruttamento delle sorgenti d’acqua,<br />

caccia e pesca, conservazione dei boschi<br />

e raccolta dei tartufi, diritto di costruzione,<br />

rapporto fra agricoltura e turismo… sono<br />

davvero tanti i temi che si pongono a<br />

partire dalla definizione, sconosciuta ai<br />

più, di “usi civici”. Inoltre gli archivi degli<br />

usi civici sono importantissimi per studiare<br />

la storia del territorio.<br />

NEL BOLOGNESE<br />

In particolare, i beni collettivi (o beni di<br />

proprietà indivisa) sono gestiti da appositi<br />

enti: partecipanze, comunelli, comunalie,<br />

comunanze o amministrazione separata<br />

(Asbuc). In assenza di un ente specifico,<br />

i beni collettivi sono gestiti dal Comune<br />

di pertinenza. All’ente gestore non spetta<br />

alcun diritto sui beni medesimi: esso<br />

rappresenta la collettività e garantisce la<br />

coesistenza del diritto dei cives attraverso<br />

poteri e facoltà di amministrazione.<br />

Nel territorio bolognese esistono<br />

quattro partecipanze agrarie: Sant’Agata<br />

Bolognese, San Giovanni in Persiceto,<br />

Pieve di Cento e Villa Fontana di<br />

Medicina. Esistono inoltre altri terreni<br />

soggetti a uso civico, soprattutto nelle<br />

zone appenniniche. Nei prossimi numeri<br />

ci occuperemo delle quattro Partecipanze<br />

agrarie, per poi passare agli usi civici diffusi<br />

soprattutto nel territorio di montagna.<br />

L’ARCHIVIO DEGLI USI CIVICI dell’Emilia-Romagna<br />

Recentemente si è potuto riunire<br />

l’archivio degli usi civici relativi al<br />

territorio emiliano-romagnolo, composto<br />

di due importanti serie: la serie storica,<br />

precedentemente depositata presso<br />

il Commissariato agli Usi Civici per<br />

l’Emilia-Romagna e le Marche con sede<br />

in Bologna, e la serie relativa all’attività<br />

amministrativa svolta dal settore<br />

Agricoltura della Regione. Attualmente<br />

la Regione, di concerto con l’Archivio<br />

di Stato e la Corte di Cassazione, sta<br />

studiando il riordino e l’inventariazione<br />

delle due serie di documenti. Tale lavoro<br />

sarà fondamentale per completare<br />

il progetto di informatizzazione della<br />

materia su base regionale, ma anche per<br />

consentire più approfonditi studi storici<br />

sul territorio.<br />

L’imperatore Ottone I di Sassonia (912-973) accrebbe le dotazioni terriere di monasteri<br />

e abbazie con relativi usi civici<br />

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