Abitare la follia: architetture terapeutiche nella famiglia a ...
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utilizzando tutto quanto li circondava: soldi, viaggi, amici, amantio, figli, domestici. Arrivano a<br />
maturare una separazione legale, ma continuano a coabitare in questa casa costruita da sempre con<br />
l’obiettivo di mantenere <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> unita.<br />
Giulia si inserisce in questa realtà, con ruoli e funzioni precisi. Molto presto, a meno di dieci anni è<br />
confidente e “terapeuta” del<strong>la</strong> mamma, confortando<strong>la</strong> nelle sue notti di <strong>la</strong>crime, a tredici ha un<br />
repentino cambiamento di carattere: da dolce e remissiva diventa chiusa ed aggressiva, questo<br />
periodo coincide con un evento significativo, <strong>la</strong> madre inizia una re<strong>la</strong>zione stabile con un uomo. A<br />
quattordici ha il primo esordio psicotico, aggredisce con un coltello entrambi i genitori e fugge di<br />
casa, riferendo al vicino commissariato di essere stata violentata dal padre.<br />
A sedici diventa <strong>la</strong> migliore amica e confidente di Marta che ormai ha una re<strong>la</strong>zione stabile con il<br />
padre, utilizzando<strong>la</strong> ed essendo a sua volta utilizzata in una guerra ferocissima contro <strong>la</strong> madre.<br />
La guerra all’interno del<strong>la</strong> splendida casa, invece, coinvolgeva tutti gli abitanti senza eccezione<br />
neanche per i domestici, anzi proprio su questi, una ragazza straniera di venticinque anni ed un<br />
uomo italiano di circa quarantacinque, confluivano parte delle tensioni familiari.<br />
Giulia da anni individuava in Antonio, il cameriere, una persona a lei ostile col potere di<br />
contaminare l’ambiente. Vedremo in seguito come Giulia abbia trasportato su questa figura<br />
maschile molte istanze conflittuali del<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione col padre.<br />
Ivette, <strong>la</strong> domestica, invece era invisa al<strong>la</strong> madre, poichè si alleava con Giulia, assecondando<strong>la</strong> in<br />
tutte le sue ossessive richieste di <strong>la</strong>vare e disinfettare ogni cosa.<br />
Tutto era permesso in questa guerra domestica, tutto tranne una mossa: abbandonare il campo di<br />
battaglia.<br />
La <strong>famiglia</strong> doveva restare compatta.<br />
T.: (rivolta al<strong>la</strong> coppia) “Nessuno dei due ha mai neanche soltanto fantasticato di allontanarsi? Di<br />
cambiare casa?”<br />
Ute: “Io certamente. Ho anche provato, ma non mi è stato possibile. I ragazzi non volevano <strong>la</strong>sciare<br />
<strong>la</strong> casa del padre, sarebbero rimasti con lui ed io non volevo <strong>la</strong>sciare loro.”<br />
La casa, dunque, li teneva uniti e prigionieri e, apparentemente non sembravano esserci soluzioni<br />
possibili.<br />
A volte i figli avevano proposto ai genitori di cercare casa altrove e di <strong>la</strong>sciare quel<strong>la</strong> abitazione per<br />
loro.<br />
Solo Giulia sembrava nutrire un desiderio di andare via, spesso fuggiva o vagabondava in città<br />
senza meta o chiedeva con insistenza di essere iscritta in qualche collegio lontano da Napoli.<br />
Dai sedici ai diciotto anni le crisi diventano così frequenti che viene ricoverata in una clinica di<br />
Lugano dove una terapia farmacologica l’aiuta a riprendersi. A tutt’oggi assume farmaci control<strong>la</strong>ta<br />
dagli stessi medici.<br />
Dal<strong>la</strong> psicoterapia con <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> sono emersi elementi sufficienti per ipotizzare ciò che <strong>la</strong> Selvini<br />
definisce un “illecito” transgenerazionale.<br />
Le arti seduttive del padre che conquistava spesso le sue donne irretendole con <strong>la</strong> disponibilità di<br />
denaro, comportamento questo tanto spesso confuso con <strong>la</strong> generosità, avevano coinvolto anche<br />
Giulia. Fin da picco<strong>la</strong>, infatti, poteva disporre di grandi somme di denaro e via via crescendo era il<br />
padre che provvedeva alle sue richieste, come costosi viaggi o capi di vestiario dell’alta moda.<br />
Gli oggetti a cui teneva di più, ed in partico<strong>la</strong>re modo i vestiti, vengono progressivamente coinvolti<br />
nell’organizzazione delirante del pensiero. Abiti appena comprati non potevano più essere indossati<br />
perchè contaminati dagli armadi di casa. Gioielli e oggetti di valore dovevano essere messi da parte.<br />
In questo vano tentativo di purificarsi, di espiare e far esapiare, l’intera abitazione progettata dal<br />
padre con tanta dediszione era diventato un luogo angusto e soffocante da cui non riusciva ad<br />
uscire.<br />
Spesso, come abbiamo già detto, Giulia adoperando una trasposizione, attribuiva al cameriere<br />
intenzioni e comportamenti seduttivi nei suoi confronti. E’ interessante notare come durtante il<br />
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