23_03_18 santangelo-avellino.pdf
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Da Atripalda ad Avellino, se il viale, bordeggiato da
ippocastani, non ha mezzo palmo di breccia o fango,
ci si va presto.
Siete stanco, innegabilmente, ma vorreste che la visione
di un paesaggio così policromo che vi ha beata la vista e
trasfusa nei nervi un’essenza di puro lavacro, non cessasse
ancora con la rapidità della delusione di un bel quadro
cinematografico.
Avellino ci accoglie nel solito ritmo della vita della capitale
di provincia. Eccoci a Piazza della Libertà … ce lo dice
l’orologio del Campanile che segna il tempo con la più
licenziosa libertà e fa allibire i conducenti di questo
piacevole viaggio - … ma il sorriso del signor Cappucci, che,
sull’entrata dell’agenzia «Sita» consulta, con soddisfazione,
l’infallibile suo cronometro, è confortante. Sono le nove e
mezza: orario precisissimo.
Nihil pro nihilo! Alla stoccata!
Direttore egregio di così benefico servizio, vorrete
ricompensarci di quanto abbiamo detto, concedendoci che
l’autobus, con un modico rimaneggiamento del prezzo di
corsa, sacrifichi tre minuti – andata, ritorno, carico e
scarico – per toccare Torella, il solo paese, sulla linea,
lasciato obliosamente in disparte?