Lupi e tesori - Comune di Parma
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<strong>Lupi</strong> e <strong>tesori</strong><br />
Racconto <strong>di</strong> Nicoletta Anedda
C’era una volta, proprio vicino alla strada del Lupo, una grande casa. Non era una casa<br />
ricca o particolarmente bella ma era solida e accogliente. E dava asilo ai viandanti.<br />
E nella grande casa erano rinchiuse anche molte storie, storie <strong>di</strong>verse e <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse stagioni.<br />
Allegre tristi paurose.<br />
Ricordo la storia del lupo e del tesoro come se me l’avessero raccontata ieri.<br />
L’ultima volta che l’ho sentita c’avevo sei o sette anni e me la ricordo proprio come se<br />
l’avessi sentita ieri.<br />
La raccontavano nelle sere d’estate quando stavamo nella grande casa soprattutto nelle<br />
sere quando c’era il temporale.<br />
Quando eravamo bambini ogni temporale toglievano la luce alla grande casa e così niente<br />
televisione e giù storie.<br />
Gli ultimi che raccontavano la storia del Lupo ormai sono quasi tutti morti, del resto<br />
l’ultima volta che si è fatto vedere era durante la guerra, la seconda guerra e i tedeschi<br />
stavano scappando.<br />
Mia nonna uno se lo era ritrovato in cucina, vicino al camino e che paura, racconta.<br />
Ma aveva fame, era un ragazzo voleva solo del pane e scappare a casa.<br />
Chissà quando avrà scoperto che non c’era più una casa e la grande casa forse è stata<br />
l’ultima casa che ha visto.
Brutta cosa le guerre mi <strong>di</strong>cevano sempre, da qualunque parte. E poi la fame la paura gli<br />
aerei e quel lupo, quel lupo che scendeva tutte le sere.<br />
Ma in tempi <strong>di</strong> crudeltà, brutalità e paura il lupo era il problema minore.<br />
E poi non faceva niente <strong>di</strong> male, aspettava.<br />
Animali in giro ce n’erano pochi e lui aspettava.<br />
Sapeva anche lui che quelle poche galline era meglio tenerle e così aspettava.<br />
Poi c’è la storia del tesoro, che quando si pensa a un tesoro si pensa a gioielli monete<br />
pirati e briganti, ma ci sono tanti tipi <strong>di</strong> tesoro e poi i <strong>tesori</strong> cambiano a seconda dei<br />
momenti.<br />
Si raccontava che i tedeschi scappando avessero abbandonato un tesoro favoloso,<br />
qualcuno <strong>di</strong>ceva oro, molto oro altri <strong>di</strong>cevano sol<strong>di</strong>, banconote e obbligazioni.<br />
Poi ad un certo punto nessuno ricorda quando la storia del tesoro dei tedeschi si è confusa<br />
con quella del tesoro del brigante chissacomesichiamava che raccontava sempre la zia<br />
Peppina.<br />
Dunque il ventiquattro aprile del millenovecentoquarantacinque i tedeschi scappavano in<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne cercando <strong>di</strong> portare via tutto quello che si poteva portare via: armi sol<strong>di</strong><br />
qualunque cosa fosse commestibile vestiti mezzi <strong>di</strong> trasporto paura.<br />
Dietro la loro colonna lasciavano minacce rapina sollievo morti paura.
Era quasi l’ora <strong>di</strong> pranzo quando dalla grande casa vicina alla strada del Lupo che dava<br />
ospitalità ai viandanti cominciarono a vedere la colonna tedesca che si avvicinava.<br />
Erano bianchi <strong>di</strong> polvere, venivano da lontano. Ma chissà da dove. Forse dalla linea, <strong>di</strong> là<br />
dalla Cisa oppure da Reggio.<br />
Ma perché lì? lì non c’era proprio niente a parte vecchi donne e un lupo che aspettava.<br />
Si, c’era lo zio Orazio nascosto nel fienile.<br />
Era dal quarantatre che stava nascosto nel fienile per non essere mandato ad incontrare il<br />
suo destino come gli altri.<br />
Ma a chi interessava lo zio Orazio e le ragazzette che riusciva a portarsi nel fienile?<br />
La zia Peppina poteva raccontare la storia del tesoro del brigante chissacomesichiamava,<br />
la zia Esterina poteva offrire le uova coi pomodori anche se era l’unico pasto della<br />
giornata, ma chi avrebbe avuto il coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>re all’ufficiale che avevano sbagliato<br />
strada? che il ponte era più<br />
giù lungo il torrente, a Castelnuovo, non lì.<br />
Eppure lo avevano costruito loro chi glielo <strong>di</strong>ceva adesso?<br />
Un centinaio <strong>di</strong> soldati impolverati si era appostato nel boschetto <strong>di</strong> nocciole nel giar<strong>di</strong>no<br />
della grande casa, gli altri nascondevano i mezzi, una ventina tra macchine e anfibi e<br />
camion.<br />
Nessuno parlava e solo l’ufficiale era entrato in casa e continuava a ripetere fuoco fuoco<br />
fuoco e manciare manciare
La zia Esterina aveva portato le uova coi pomodori per l’ufficiale.<br />
L’ufficiale vicino al camino bruciava documenti e lettere e fotografie.<br />
Anche <strong>di</strong> bambini.<br />
I soldati si erano sparpagliati a cercare cibo in giro.<br />
La zia Peppina pensava che ormai era arrivato il momento <strong>di</strong> raccontare la storia del<br />
tesoro del brigante chissacomesichiamava e il lupo aspettava.<br />
L’ufficiale forse un capitano continuava a bruciare documenti carte e fotografie.<br />
Poi all’improvviso grrr grrr grrr il suono <strong>di</strong> quella specie <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otelefono che più che un<br />
suono sembrava un ringhio ma non era il lupo, il lupo stava zitto e aspettava.<br />
L’or<strong>di</strong>ne era stato perentorio perché nel giro <strong>di</strong> qualche minuto tutta la soldataglia era<br />
radunata <strong>di</strong> nuovo vicino ai mezzi.<br />
Che avevano sbagliato strada glielo aveva detto qualcun’ altro.<br />
Il lupo era fermo e aspettava. Davanti a uno dei camion tedeschi.<br />
L’autista del camion tedesco aveva gli occhi azzurri senza espressione e il lupo lo<br />
guardava proprio fisso negli occhi. Fermo davanti al camion, fermo e aspettava.
Nella confusione del momento della partenza nessuno si accorse che il soldato era<br />
scappato senza il camion.<br />
Solo il lupo che aveva aspettato fino a quel momento.<br />
Il camion era pieno <strong>di</strong> cibo: zucchero farina scatolette riso e carne.<br />
Un vero tesoro.<br />
Quando i vecchi erano arrivati e avevano trovato il camion però della carne non c’era più<br />
traccia.<br />
E neanche del lupo che aspettava.<br />
Il lupo si era preso la carne.<br />
Bastava aspettare e lui aveva aspettato.<br />
Peccato che se ne sia andato proprio adesso <strong>di</strong>ceva uno in fondo ci faceva sentire meno<br />
soli.<br />
Speriamo che torni <strong>di</strong>ceva la zia Peppina anche perché il lupo che aspettava era l’unico<br />
che ascoltava la sua storia del brigante chissacomesichiamava.<br />
E poi lei era sicura: il tesoro del brigante chissacomesichiamava era nascosto lì in mezzo<br />
proprio come quello dei tedeschi. Quin<strong>di</strong> chissà, un giorno magari lo avrebbero trovato.<br />
Erano un sacco <strong>di</strong> monete.
Certo adesso era più utile tutto quel ben <strong>di</strong> <strong>di</strong>o da mangiare, cosa ci fai con le monete<br />
quando hai fame e non c’è niente da comprare?<br />
E poi tutti quei documenti bruciati, quelle fotografie bruciate nel camino, quei bambini<br />
senza più un nome senza più una casa senza più una vita<br />
A me piace pensare che quei bambini siano ancora qui e che la grande casa ha dato<br />
ospitalità anche a loro.<br />
Erano viandanti e la grande casa ha sempre dato ospitalità ai viandanti.<br />
Tutti i viandanti anche i lupi.