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magnifica - Casa Madre TORINO-VALDOCCO

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/<strong>TORINO</strong><br />

pag. 2 NPG<br />

La rivista “Note<br />

di Pastorale Giovanile”:<br />

il “metodo preventivo”<br />

per gli educatori<br />

Nº 4- 2012<br />

ANNO XXXIII<br />

BIMESTRALE<br />

pag. 20 SGS<br />

tipografia voluta<br />

da Don Bosco, festeggia<br />

i primi 150 anni<br />

pag. 23 Lo sport<br />

luglio-agosto<br />

L’anima mia<br />

<strong>magnifica</strong><br />

il Signore<br />

per tutti<br />

Tiziana Nasi,<br />

presidente della Fisip


hic domus mea<br />

inde gloria mea<br />

Direzione:<br />

Livio Demarie (Coordinamento)<br />

Mario Scudu (Archivio e Sito internet)<br />

Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)<br />

Direttore responsabile:<br />

Sergio Giordani<br />

Registrazione:<br />

Tribunale di Torino n. 2954<br />

del 21-4-1980<br />

Stampa:<br />

Scuola Grafica Salesiana - Torino<br />

Corrispondenza:<br />

Rivista Maria Ausiliatrice<br />

Via Maria Ausiliatrice, 32<br />

10152 Torino<br />

Centralino 011.52.24.822<br />

Diffusione 011.52.24.203<br />

Fax 011.52.24.677<br />

rivista@ausiliatrice.net<br />

http://rivista.ausiliatrice.net<br />

www.donbosco-torino.it<br />

Abbonamento:<br />

Ccp n. 21059100<br />

intestato a:<br />

Santuario Maria Ausiliatrice<br />

Via Maria Ausiliatrice 32<br />

10152 Torino<br />

Per Bonifici:<br />

BancoPosta n. 21059100<br />

IBAN: IT15J076 0101 0000 0002 1059 100<br />

PayPal:<br />

abbonamento.rivista@ausiliatrice.net<br />

Collaboratori:<br />

Franco Assom<br />

Federica Bello<br />

Lorenzo Bortolin<br />

Marina Lomunno<br />

Lara Reale<br />

Foto di copertina:<br />

Archivio RMA<br />

Abbonamento<br />

annuo: ............................................... E 13,00<br />

Amico .................................................. E 20,00<br />

Sostenitore ......................................... E 50,00<br />

Europa ................................................. E 15,00<br />

Extraeuropei ....................................... E 18,00<br />

Un numero .......................................... E 3,00<br />

II LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Nel prossimo<br />

numero l'intervista a<br />

Suor Caterina Cangià,<br />

sceneggiatrice<br />

e produttrice<br />

del nuovo film<br />

su <strong>Madre</strong> Mazzarello.


Il saluto del Rettore<br />

Vacanze: periodo di<br />

ricarica umana e spirituale<br />

Carissimi amici,<br />

il periodo estivo che si apre è un periodo segnato, almeno per un<br />

certo tempo, dalle vacanze, dalla pausa dal lavoro. Certo il momento<br />

presente non permette a molti vacanze e ferie vissute come prima,<br />

anzi non mancano preoccupazioni e timori; tuttavia resta sempre un<br />

tempo di sosta, di pausa, di ricarica. Il papa Benedetto XVI propone<br />

per questo tempo di mettere il Vangelo nella valigia, per diventare,<br />

alla luce della Parola, padroni di questo tempo, saperlo valorizzare<br />

e scoprire in esso i valori che racchiude.<br />

Un primo valore è il riposo. Le vacanze sono un periodo utile per<br />

riprendere le forze fisiche, psichiche e spirituali. Un secondo aspetto<br />

è la possibilità di riflettere: abbiamo bisogno di cercare spazio e tempo<br />

per pensare a noi, uscendo dal rumore della vita ordinaria. È un<br />

tempo per vivere un po’ di serenità interiore, che deriva dal fatto di<br />

avere possibilità di mettere ordine “dentro”; è un periodo privilegiato<br />

per una sosta ai “box” e riprendere serenamente la corsa della vita.<br />

Questo tempo permette una maggior presenza in famiglia: in una<br />

società in cui il lavoro e gli impegni occupano molto spazio, il periodo<br />

delle vacanze è favorevole per rafforzare i legami familiari, aumentare<br />

il dialogo, stare insieme e aiutare quelli che ne hanno più<br />

bisogno. È un tempo per coltivare le amicizie, riallacciare rapporti,<br />

farsi vicini a chi ha bisogno, condividere esperienze. È un tempo<br />

propizio per la lettura di qualche buon libro che aiuti ad aprire la<br />

mente e il cuore; è un tempo per riscoprire le bellezze della natura<br />

spesso guardata distrattamente e con fretta, tempo per riscoprire le<br />

bellezze della propria città, del proprio paese, del proprio territorio,<br />

spesso sconosciute. Per noi uomini e donne di fede è soprattutto<br />

un tempo per riscoprire la preghiera, il silenzio, la meditazione, alla<br />

luce dell’esperienza di Maria che «custodiva tutte<br />

queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc<br />

2,19). Don Bosco ci ripeterebbe con forza: «Vivi<br />

questo tempo, vivi tutto il tempo alla presenza<br />

di Dio, perché il tempo è di Dio e lui te lo affida<br />

perché tu ne faccia un tempo di lode e di amore<br />

a lui e di attenzione e di amore ai fratelli».<br />

A tutti il nostro saluto più cordiale e l’assicurazione<br />

del nostro costante ricordo in Basilica.<br />

Don Franco Lotto, Rettore<br />

lotto.rivista@ausiliatrice.net<br />

LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

foto di Mario Notario


2 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

A tutto campo<br />

Una “sinfonia”<br />

di vita per i giovani<br />

La rivista “Note Di pastoraLe giovaNiLe”<br />

Un viaggio attorno all’unica rivista italiana per la pastorale giovanile.<br />

Essa ripropone il Sistema Preventivo alla luce della teologia e scienze umane<br />

di oggi. Nata nel 1967, si apre ora alla multimedialità.<br />

Il logo è fresco e accattivante. Nell’intenzione<br />

dell’autrice Catia Camillini il<br />

gioco dei cerchi colorati rappresenta gli<br />

elementi fondamentali del Sistema Preventivo<br />

di Don Bosco, ed evoca gli “abbracci”<br />

dei giovani che circondano Don<br />

Bosco fino a far risaltare la radice di tutto:<br />

la croce, richiamo dell’amore totale e gratuito<br />

di Gesù per l’uomo… e per i giovani<br />

in modo speciale.<br />

È l’ultimo (e per un certo verso forse “definitivo”)<br />

logo grafico di NPG, rivista salesiana<br />

per l’educazione ed evangelizzazione<br />

dei ragazzi e dei giovani.<br />

Dal 1967 al 2012: 46 anni di riflessioni, di<br />

proposte, di esperienze, di sussidi pratici,<br />

di dialogo con i lettori, per un aiuto<br />

alla correttezza delle analisi, alla progettazione<br />

seria, alla praticabilità dei percorsi<br />

educativi. Per dire che i giovani ci sono,<br />

che aspettano di essere chiamati personalmente<br />

in causa e di scoprire la bellezza<br />

del Vangelo, della vita nella Chiesa<br />

e dell’impegno per il Regno. Questo può<br />

essere più facilmente realizzato se degli<br />

educatori stanno con loro, credono in<br />

loro, vivono per loro.<br />

Un po’ di storia<br />

Per questo brevissimo viaggio intorno a<br />

Note di Pastorale Giovanile ci serviamo di<br />

un rimando musicale, come evocato dal<br />

titolo dell’articolo.<br />

Il nuovo logo (vedi al termine<br />

dell’articolo) è “costruito” sulla<br />

tradizionale immagine di Don<br />

Bosco che “abbraccia” i giovani.<br />

I “cerchi a croce” ne prolungano<br />

l’effetto.<br />

“Note”: ovviamente come brevi appunti,<br />

cose utili ma essenziali, senza pretesa di<br />

sistematicità o compiutezza. Non si lavora<br />

con i giovani “deducendo” dai libri ma<br />

“inventando”, costruendo insieme.<br />

Ma il richiamo ovvio è anche a “notazioni<br />

musicali”… come a dire che nel lavoro<br />

pastorale con i giovani - e con l’aiuto<br />

della Grazia - si possono comporre “sinfonie”…<br />

dei veri capolavori. Don Bosco<br />

ci credeva, e Domenico Savio pure, come<br />

mostra l’immagine della stoffa e del sarto.<br />

Le note sono indicate internazionalmente<br />

da lettere (A, B, C, ecc.) e con alcune di<br />

queste lettere-note musicali vorremmo<br />

richiamare la carta di identità della rivista,<br />

così che nell’insieme esse costruiscano la<br />

sinfonia della vita del giovane cristiano (e<br />

del suo educatore).<br />

Partiamo dalla lettera S (il si, la “sensibile”<br />

nella scala di do), con un po’ di storia.<br />

Il tempo è quello dell’entusiasmo del<br />

“dopo Vaticano II”, la contestazione giovanile<br />

e la messa in discussione di metodi<br />

e pratiche educative tradizionali, la voglia<br />

di novità: lo stesso Capitolo Generale<br />

dei Salesiani che “inventa” un centro di<br />

pastorale giovanile per produrre nuove<br />

idee e studiare nuove iniziative nel campo<br />

dell’educazione dei giovani.<br />

Spuntano qui i nomi che faranno la storia<br />

della rivista: d. Elio Scotti, d. Riccardo


Tonelli, d. Luigi Negri, e via via altri che<br />

si aggiungeranno (preti e laici), studiosi<br />

e operatori (G. Gozzelino, G. Piana, M.<br />

Pollo, D. Sigalini…). La rivista cresce di<br />

credito fino a diventare, nelle parole di d.<br />

J. Vecchi - compianto Rettor Maggiore -,<br />

«il fiore all’occhiello» della Congregazione<br />

Salesiana in termini di riflessione e proposta<br />

pastorale.<br />

Le idee e proposte, nate come aiuto a<br />

una nuova prassi salesiana, vengono accolte<br />

anche in altri ambienti, ecclesiali e<br />

laici: riferimento sicuro per gli operatori<br />

pastorali.<br />

i giovani e gesù, che altro?<br />

Velocemente altre “note”: la G (il sol, o<br />

dominante nella scala di do).<br />

E abbiamo i due grandi riferimenti, i pilastri<br />

del progetto: giovani e Gesù.<br />

I giovani come destinatari e soggetti protagonisti<br />

della loro crescita personale e<br />

cristiana, come sguardo privilegiato sul<br />

mondo, persone di cui l’educatore vuole<br />

essere compagno e guida, amico e padre<br />

lungo il cammino della vita.<br />

E Gesù, la fonte e radice dell’impegno<br />

dell’educatore, Colui verso il quale incontro<br />

esistenziale (e all’interno della comunità-Chiesa<br />

e dunque nella Parola e<br />

liturgia si vuole accompagnare i giovani.<br />

Tutta NPG sta in questi due riferimenti<br />

Note di Pastorale Giovanile<br />

via Marsala 42 - 00185 Roma<br />

Telefono: 06 49 40 442<br />

Fax: 06 44 63 614<br />

www.notedipastoralegiovanile.it<br />

facebook.com/notedi.pastoralegiovanile<br />

twitter.com/#!/NotediPG<br />

Abbonamento<br />

ccp n. 32701104<br />

intestato a: Note di pastorale<br />

giovanile - Editrice Elledici,<br />

10093 Leumann TO.<br />

Elledici ufficio<br />

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tel. 011.95.52.164/165;<br />

fax 011.95.74.048<br />

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(abbonamento on-line<br />

con carta di credito)<br />

Il nuovo logo della rivista: i “semicerchi”<br />

rappresentano i giovani<br />

attorno alla figura centrale di<br />

don Bosco, e disegnano la croce,<br />

simbolo della donazione totale<br />

di Gesù.<br />

che esplicitano il perché e il che cosa della<br />

proposta.<br />

Il resto, tutto il resto è solo il come condurre<br />

a questo incontro.<br />

E così il progetto educativo, gli itinerari<br />

o cammini di fede, il gruppo, l’animazione,<br />

le strutture... possiamo – nella nostra<br />

metafora musicale – considerarli come le<br />

altre “note” della composizione.<br />

Chiudiamo il cerchio con un’altra S, che si<br />

appoggia alla naturale conclusione sinfonica:<br />

social (NPG).<br />

È il modo di oggi per avvicinare una cultura<br />

dell’immagine e della comunicazione<br />

2.0.<br />

Per NPG questo significa un ricco e frequentatissimo<br />

sito (www.notedipastoralegiovanile.it);<br />

una newsletter mensile; la<br />

connessione a facebook, twitter per brevi<br />

lanci di info, youtube (per le videolezioni),<br />

una colonna sonora (una canzone<br />

sui giovani e la loro vita, della giovane e<br />

brava Margherita Pirri vincitrice di recenti<br />

concorsi nazionali e una tra le più ascoltate<br />

cantanti di Radio Demo RAI), un blog.<br />

Tutto come desiderio e impegno ad incontrare<br />

i giovani, dovunque e comunque;<br />

e di creare con loro - attraverso la<br />

riflessione e la proposta - una melodia o<br />

una sinfonia della vita.<br />

Come è nello slogan del sito: «Io voglio<br />

insegnarvi un metodo di vita cristiana,<br />

che vi possa nel tempo stesso rendere<br />

allegri e contenti, additandovi quali siano<br />

i veri divertimenti e i veri piaceri» (Don<br />

Bosco).<br />

giancarlo De Nicolò<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

A TUTTO cAmpO 3


gesù è il cristo<br />

4 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Leggiamo i vangeli<br />

Non sono ammesse<br />

scorciatoie!<br />

Cosa significa camminare dietro a Gesù che sceglie di percorrere la via<br />

della debolezza per darci la salvezza? Un dialogo serrato tra lui e Pietro<br />

ci rivela che il cammino del discepolo deve essere di totale condivisione<br />

con la scelta del Maestro.<br />

Quanta strada gli Apostoli avevano fatto<br />

per capire chi fosse Gesù. Pietro a nome<br />

di tutti a Cesarea di Filippo lo aveva professato<br />

«il Cristo», il Messia. Da quel giorno<br />

Gesù iniziò la sua discesa verso Gerusalemme,<br />

cioè verso la sua Pasqua.<br />

Quanta strada avrebbero però ancora<br />

dovuto percorrere i Dodici per comprendere<br />

che tipo di messia egli fosse!<br />

Per un Giudeo – e gli Apostoli lo erano<br />

– una cosa era chiara: il messia atteso da<br />

Israele era una figura potente, che con il<br />

vigore concessogli dal Signore avrebbe<br />

restituito al popolo eletto libertà dai regni<br />

stranieri. Era dunque loro ferma convinzione<br />

che il messia non potesse che<br />

essere forte, glorioso; che fosse debole<br />

non era contemplato in alcun modo. Per<br />

altre due volte Gesù sentì la necessità di<br />

ripetere l’insegnamento sul suo essere<br />

Messia rivestito di debolezza (Mc 9,30-<br />

32; 10,32-34), ma per altrettante volte i<br />

Dodici non capirono. Solo al culmine del<br />

cammino, illuminati dalla presenza del Risorto<br />

che li mandava a proclamare il Vangelo,<br />

i loro occhi si aprirono veramente<br />

per comprendere il significato ed il valore<br />

del cammino di debolezza e della croce<br />

percorso dal loro Maestro e Signore.<br />

l’insegnamento nUovo<br />

Chiunque abbia letto con attenzione il<br />

Vangelo di Marco, resterà sorpreso che<br />

L’insegnamento di Gesù rivolto<br />

ai discepoli è oggi un messaggio<br />

per ciascuno di noi, un invito ad<br />

una sequela consapevole e fiduciosa.<br />

© Nino Musio<br />

egli, giunto alla metà del suo racconto,<br />

scriva: Gesù «incominciò ad insegnare<br />

loro». Forse che prima d’ora Gesù non<br />

aveva mai offerto insegnamenti ai Dodici?<br />

Certo che ne aveva dati! L’Evangelista<br />

vuol piuttosto farci capire che questo insegnamento<br />

è da ritenersi tanto importante<br />

da segnare un punto di svolta nella<br />

storia della sequela e da dover essere<br />

considerato come un secondo inizio del<br />

suo Vangelo. Qual è dunque il motivo di<br />

tanta importanza e novità? Gesù sente<br />

il dovere di insegnare che il Cristo che<br />

egli realmente è «deve» soffrire, essere


iprovato, essere ucciso e risorgere. La<br />

sua non è insomma da subito la via della<br />

grandezza, ma deve essere quella della<br />

debolezza e della sofferenza fino alla<br />

morte: solo così egli perverrà alla gloria<br />

che Dio gli darà. La decisività di questo<br />

insegnamento viene ancora segnalata da<br />

Marco quando scrive che Gesù pronunciò<br />

quelle parole «apertamente», in modo<br />

chiaro, ossia senza mezzi termini né addolcimento<br />

alcuno. La lezione di Gesù sul<br />

suo destino di morte e di gloria è proprio<br />

il cuore di tutto il suo Vangelo.<br />

non si pUò rifiUtare<br />

l’insegnamento nUovo<br />

Il discepolo che non condivide ed accoglie<br />

le parole del Maestro sulla sua sorte,<br />

rifiuta il Vangelo stesso. La posta in gioco<br />

è alta! Pietro però per il momento non<br />

riesce né ad accogliere né a condividere<br />

quanto Gesù ha appena detto. Marco<br />

scrive infatti che l’Apostolo, dopo aver<br />

preso in disparte Gesù, lo rimprovera per<br />

quello che aveva detto, ma non ne riporta<br />

le parole pronunciate; lo fa Matteo.<br />

Leggiamole: «Dio non lo voglia, Signore;<br />

questo non ti accadrà mai» (Mt 16,22).<br />

È questo il tono con cui Pietro richiama<br />

Gesù: lo fa perché lui sa che il messia di<br />

Israele non può essere un debole; lo fa<br />

anche perché teme per se stesso: sa bene<br />

infatti che la sorte del discepolo è quella<br />

del Maestro! Con ardore Pietro si oppone<br />

a Gesù, ma con altrettanto impeto costui<br />

lo riprende. A differenza dell’Apostolo, il<br />

Signore parla ora davanti a tutti. Anzi, l’Evangelista<br />

per farci capire che Gesù non<br />

intende solo rimproverare Pietro, ma anche<br />

gli altri Apostoli che in fondo la pensavano<br />

come lui, scrive che Gesù «voltatosi<br />

e guardando i suoi discepoli» parla.<br />

nessUna scorciatoia<br />

per chi segUe il signore<br />

Ci saremmo aspettati parole di biasimo,<br />

un «Volete andarvene anche voi?» insomma!<br />

Gesù però non si comporta così. È<br />

vero rimprovera gli Apostoli e Pietro: «Va’<br />

La strada del discepolo è quella<br />

già percorsa da Gesù, è lasciarsi<br />

morire come il chicco di grano<br />

per diventare il pane dell’umanità.<br />

dietro a me, Satana! Perché tu non pensi<br />

secondo Dio, ma secondo gli uomini».<br />

Espressioni dure, ma volte ad un unico<br />

scopo: nessuno deve perdersi di quelli<br />

che lui aveva chiamato a seguirlo. Nessuno,<br />

tantomeno Pietro cui egli aveva affidato<br />

una dignità ed un compito davvero<br />

unici. Gesù deve però compiere il progetto<br />

che il Padre gli ha affidato: pertanto se<br />

Pietro glielo impedisce diventa per lui un<br />

ostacolo, un vero tentatore che cerca in<br />

ogni modo di stornare la sua volontà e<br />

decisione di salvare tutti passando però<br />

per la debolezza, la sofferenza e la morte!<br />

Tutto questo in ossequio alla volontà<br />

del Padre. Gesù non può in alcun modo<br />

permettere a Pietro di mettere al posto<br />

del progetto di Dio un altro progetto più<br />

comodo, una scorciatoia. Per questo gli<br />

dice: «Rimani con me, ma riprendi il tuo<br />

esatto posto nella sequela, quello che ti<br />

avevo assegnato quando sulle rive del<br />

mare di Galilea ti chiamai e ti dissi “Su!<br />

dietro di me”».<br />

Per essere discepoli autentici bisogna<br />

totalmente lasciarsi coinvolgere nel progetto<br />

della salvezza che Cristo Gesù ha<br />

vissuto fino in fondo, bisogna entrare in<br />

una situazione di totale condivisione con<br />

la sua sorte: come il Maestro possiamo<br />

dirci disponibili a passare per il crogiolo<br />

della sofferenza, a preferire la via della<br />

debolezza? A darci la gloria ci penserà<br />

poi il buon Dio.<br />

Marco rossetti<br />

rossetti.rivista@ausiliatrice.net<br />

LEGGIAmO I VANGELI 5


6 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

In cammino con Maria<br />

Cana e Tabor<br />

Maria e il Padre<br />

Per i pellegrini che visitano la Galilea, il monte<br />

Tabor e il piccolo paese di Cana sono tra le tappe<br />

immancabili. Oltre alla vicinanza geografica, che<br />

legame c’è tra di loro?<br />

Giovanni presenta il miracolo del cambiamento<br />

dell’acqua in vino avvenuto<br />

a Cana come il primo “segno” operato<br />

da Gesù (Gv 2,1-11). È una parola densa<br />

di significato. Un detto sapienziale cinese<br />

dice così: «Quando ti addito la luna, è<br />

alla luna che devi guardare e non al mio<br />

dito». Il segno non è fine a sé, ma rinvia<br />

al di là di sé, indica e significa una realtà<br />

che lo trascende.<br />

L’evento a Cana è un dito che punta su<br />

Gesù, sulla sua divinità e sulla novità del<br />

Vangelo che è venuto a portare. Non soltanto<br />

il fatto nella sua totalità, ma anche<br />

i singoli elementi: il terzo giorno, le nozze,<br />

l’acqua, il vino, le sei giare, sono tutti<br />

segni sovraccarichi di significato. E i personaggi<br />

intorno a Gesù: i discepoli che<br />

giungono alla fede attraverso il segno; i<br />

servi che, con la loro obbedienza, sono<br />

diventati collaboratori e testimoni del segno;<br />

il maestro di tavola il cui malinteso<br />

ha accentuato la grandezza del prodigio;<br />

tutti appaiono come segni o paradigmi,<br />

hanno in sé un’eccedenza di significato,<br />

rinviano al di là di sé per rappresentare<br />

molte altre persone simili a sé. Che dire<br />

poi di Maria? Le sue parole concise, il suo<br />

atteggiamento discreto e premuroso non<br />

assomigliano al dito puntato sulla luna?<br />

Mentre il miracolo a Cana è posto all’inizio<br />

della missione pubblica di Gesù, la<br />

trasfigurazione sul Tabor avviene quando<br />

Gesù si avvia verso la croce (Mt 17,1-<br />

5; Mc 9,2-13; Lc 9,28-36). Il monte, lo<br />

splendore, la veste candida, la nube luminosa,<br />

Mosè e Elia: tutto addita la gloria<br />

del Figlio di Dio e allude al suo mistero<br />

pasquale. Pietro, abbagliato dalla luce ed<br />

estasiato dalla bellezza, vorrebbe che il<br />

tempo si fermasse, che la gloria permanga.<br />

Egli crede ingenuamente di ottenere<br />

questo costruendo tre tende, ma ormai<br />

la gloria di Dio non abita nelle tende fatte<br />

da mano d’uomo. Egli si arresta al dito,<br />

ma Gesù lo spinge verso l’oltre.<br />

Una voce<br />

Sul Tabor, accanto alla visione, si ode<br />

una voce dal cielo. È il Padre che parla:<br />

«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho<br />

posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»<br />

(Mt 17,5). Gesù è il Figlio prediletto,<br />

amato dal Padre. La relazione tra Padre e<br />

L’amore ha bisogno di segni, gli<br />

sposi ritrovano nell’altro il segno<br />

dell’amore di Dio, il volto amorevole<br />

del Padre e al tempo stesso<br />

sono segno testimoniando l’amore<br />

di Dio per la sua Chiesa.<br />

L’uomo però non deve correre il<br />

rischio di ridurre la sua fede solo<br />

a una ricerca di segni spettacolari<br />

e miracolosi, ma aprirsi ogni<br />

momento all’orizzonte più grande<br />

dell’Amore di Dio cui i segni<br />

rimandano.


Il monte Tabor, luogo della Trasfigurazione,<br />

luogo della contemplazione<br />

di un Dio che si fa<br />

voce nel cuore dell’uomo e che si<br />

manifesta nella bellezza e grandezza<br />

del creato e nella gioia del<br />

cuore.<br />

Figlio è caratterizzata dall’amore. Il Padre<br />

ha voluto rendere pubblico il suo amore<br />

per il Figlio in due momenti importanti<br />

della sua vita: al battesimo sulla sponda<br />

del fiume Giordano (Mt 3,13-17; Mc 1,9-<br />

11; Lc 3,21-22) e ora sul Tabor. Da questa<br />

rivelazione dovremmo percepire non<br />

soltanto quanto il Padre ama il Figlio, ma<br />

anche quanto Egli ama l’umanità, per il<br />

fatto che ha donato a noi questo Figlio<br />

amato. La parola del Padre richiama le<br />

bellissime riflessioni di Giovanni: «Dio infatti<br />

ha tanto amato il mondo da dare il<br />

Figlio unigenito» (Gv 3,16); «In questo si<br />

è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio<br />

ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito,<br />

perché noi avessimo la vita per<br />

mezzo di lui. In questo sta l’amore: non<br />

siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che<br />

ha amato noi e ha mandato il suo Figlio»<br />

(1Gv 4,9). Gesù è il dono d’amore dal Padre<br />

all’umanità. La voce dal cielo in realtà<br />

è un’epifania di Dio come amore: amore<br />

verso il Figlio nello Spirito e amore verso<br />

l’umanità e verso tutte le sue creature.<br />

All’affermazione segue un imperativo:<br />

«Ascoltatelo!». Tutti gli uomini e le donne,<br />

se ascoltano il Figlio, sono coinvolti<br />

nell’amore reciproco e nella comunione<br />

vitale tra Padre e Figlio e diventano essi<br />

stessi figli e figlie amati dal Padre. La voce<br />

del Padre sul Tabor richiama la voce della<br />

<strong>Madre</strong> a Cana. Tra le poche parole di<br />

Maria riportate nel Vangelo, c’è soltanto<br />

una indirizzata direttamente agli uomini,<br />

è la parola rivolta ai servi nelle nozze di<br />

Cana: «Qualsiasi cosa vi dica fatela» (Gv<br />

2,5). A ragione questa parola è considerata<br />

“il comandamento mariano”. È anche<br />

l’ultima parola pronunciata da lei, quasi<br />

un “testamento spirituale” consegnato ai<br />

suoi figli. Come il Padre ritorna nel silenzio<br />

dopo aver manifestato il suo amore<br />

per Gesù e invitato tutti ad ascoltarlo,<br />

così Maria non parlerà più: ha detto<br />

l’essenziale aprendo i cuori a Gesù, lui<br />

solo ha «parole di vita eterna» (Gv 6,68).<br />

Ad Jesum per Mariam. Maria conduce a<br />

seguire Gesù, a obbedire alla sua parola e<br />

a considerarlo come riferimento assoluto.<br />

Maria aiuta a formare la comunità nuova<br />

di Gesù, anzi aiuta Gesù a farsi degli<br />

amici nel senso che Egli stesso ha detto:<br />

«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi<br />

comando» (Gv 15,14).<br />

«Questi è il Figlio mio l’amato: ascoltatelo!»,<br />

«Qualsiasi cosa vi dica fatela»: sono<br />

parole proclamate con amore e sono parole<br />

che uniscono l’umanità a Gesù, l’unico<br />

Salvatore. La voce del Padre sul monte<br />

Tabor risuona solenne e misteriosa. La<br />

voce della <strong>Madre</strong> a Cana, semplice, discreta,<br />

soave, permeata dalla tenerezza<br />

materna e dalla sapienza femminile, è altrettanto<br />

potente ed efficace.<br />

Maria Ko Ha Fong<br />

kohafong.rivista@ausiliatrice.net<br />

IN cAmmINO cON mARIA 7


8 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

In cammino con Maria<br />

La devozione alla Madonna<br />

Tutta la natura, le piante, i fiori e gli animali rendono omaggio a Maria!<br />

«Animali tutti, selvaggi e domestici, benedite la <strong>Madre</strong> del Signore».<br />

la madonna degli animali<br />

Nel Museo dell’Albertina a Vienna un<br />

magnifico disegno a penna, parzialmente<br />

acquerellato, di Albrecht Dürer, ritrae<br />

un momento di serenità della Santa Famiglia<br />

di Nazareth.<br />

Al centro della scena la Madonna, seduta<br />

con il Bambino in grembo, chiude il libro<br />

che sta leggendo, distratta forse dal piccolo<br />

Gesù che indica San Giuseppe che<br />

si avvicina sulla destra.<br />

Numerosi animali si muovono nel piacevole<br />

paesaggio che si perde in lontananza,<br />

con la scena dell’annuncio ai pastori<br />

ed il corteo dei re Magi che giunge sulla<br />

sinistra.<br />

L’artista ha voluto certamente rappresentare<br />

la condizione di vita del paradiso<br />

terrestre nel quale il male, simboleggiato<br />

dalla volpe, è tenuto a bada da una corda<br />

che lo imprigiona ad un ceppo.<br />

Tra gli animali si riconoscono un leone,<br />

Santa Famiglia di Nazareth di Albrecht Dürer.<br />

Madonna della Stalla a<br />

Porzano di Leno.<br />

Madonna delle Galline di Pagani.<br />

un pappagallino, un picchio, un gufo, una<br />

civetta, una libellula, un grillo, fringuelli,<br />

cigni, un airone, un gregge di pecore con<br />

il cane e un ariete: tutti lodano il Creatore<br />

e fanno corona a Maria.<br />

Anche i fiori, il giglio e le rose, sulla sinistra,<br />

celebrano la verginità e l’amore della<br />

Madonna e del Bambino Gesù.<br />

alcUne altre raffigUrazioni<br />

che esprimono devozioni<br />

mariane caratteristiche<br />

Molti sono gli artisti che si sono dilettati<br />

nel ritrarre la Madonna con il Bambino<br />

Gesù in mezzo ad alcuni animali, personificazione<br />

di particolari virtù.<br />

La Divina Pastora ritrae Maria attorniata<br />

da pecore e da agnelli. Come la figura<br />

di Gesù buon pastore ci richiama la<br />

sua amorevolezza per noi peccatori, così<br />

quella della Divina Pastora ci ricorda la<br />

delicatezza materna di Maria.<br />

La Madonna delle galline di Pagani, Salerno.<br />

Sono alcune galline che, razzolando,<br />

ritrovano una tavoletta di legno su cui è<br />

raffigurata la Madonna del Carmine. La<br />

guarigione di uno storpio ed altri numerosi<br />

miracoli ne accrescono la devozione<br />

e nel 1610 le è dedicata una <strong>magnifica</strong><br />

Chiesa.<br />

Nell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano,<br />

il bel quadro del Prof. Adriano Ambrosioni<br />

raffigura la Madonna delle uova:<br />

su uno sfondo di gigli, Maria tiene in<br />

grembo il Bambino Gesù che stringe tra<br />

le manine un uovo di gallina; sulla destra<br />

un cestello con altre sei uova. Da sempre<br />

nel mondo cristiano l’uovo, simbolo<br />

di fertilità, sta a raffigurare la nuova vita,<br />

la Risurrezione.


e il mondo degli animali<br />

Madonna di Monte Nero a Livorno. Madonna della rondine ad Avigliana. Divina Pastora di Pesaro.<br />

La Madonna della stalla a Porzano di<br />

Leno, Brescia: nel 1490 la Madonna appare<br />

ad una fanciulla cieca, sola in una<br />

stalla, tra gli animali, e le dona la vista.<br />

gli Uccellini nella<br />

simbologia mariana<br />

La Madonna del cardellino è raffigurata<br />

da Raffaello seduta, in un sereno paesaggio<br />

umbro, con un libro in mano. Accanto<br />

a Lei il piccolo Giovannino e Gesù<br />

Bambino giocano con un cardellino, simbolo<br />

della Passione di Gesù.<br />

La Madonna di Montenero, Livorno.<br />

Il volto della Madonna è inclinato verso<br />

il Bambino Gesù che le siede in grembo<br />

aggrappato con le manine alla veste,<br />

mentre tiene un filo che lega delicatamente<br />

l’uccellino, sul braccio di Maria,<br />

quasi ad indicare che la fede è come un<br />

filo che porta al cristiano la salvezza di<br />

Gesù, attraverso la devozione della Madonna.<br />

La Madonna della rondine in Avigliana,<br />

Torino.<br />

Su un Pilone campestre, la devozione popolare<br />

raffigura la Madonna in atteggia-<br />

Abbazia di Chiaravalle<br />

via Sant’Arialdo 102<br />

20139 Milano<br />

Tel: 0257403404<br />

s.m.chiaravalle@libero.it<br />

Parrocchia di S. Martino Vescovo<br />

Piazza Chiesa 6<br />

25024 Porzano di Leno (Bs)<br />

Tel: 0309067376<br />

parrocchiaporzano@popolis.it<br />

Santuario Madonna di Montenero<br />

Piazza di Montenero 9<br />

57128 Livorno<br />

Tel: 0586.57.96.27<br />

info@santuariomontenero.org<br />

Santuario Madonna dei laghi<br />

Corso Laghi 278<br />

10051 Avigliana (To)<br />

Tel: 011.932.88.27<br />

direttore.avigliana@<br />

salesianipiemonte.it<br />

mento materno, seduta, con in braccio il<br />

Bambino Gesù che tiene tra le manine,<br />

trastullo innocente, una rondine, simbolo<br />

di speranza e di nuova vita.<br />

Le mamme, passando lungo il sentiero,<br />

con i loro bambini al collo, hanno un<br />

pensiero di saluto ed una preghiera a<br />

Maria e si sentono rincuorate. Tra le tante<br />

grazie ottenute per intercessione della<br />

Madonna della rondine, forse la più insigne,<br />

è quella ricevuta dalla contessa di<br />

Savoia, Bona di Borbone, sposa di Amedeo<br />

VI, tanto desiderosa di poter stringere<br />

anche lei al proprio seno un bambino<br />

ed erede. La Madonna accoglie il suo desiderio<br />

di mamma ed il 24 febbraio 1360<br />

nasce Amedeo VII, il Conte Rosso.<br />

La riconoscenza verso Maria, di Bona di<br />

Borbone, di tante altre mamme felici e di<br />

tutte le persone beneficate, fu grande e<br />

continua: il Pilone si è trasformato in piccola<br />

Cappella e quindi in Santuario con<br />

annesso il Convento per i Padri Cappuccini,<br />

ed ora per i Figli di Don Bosco.<br />

Mario Morra<br />

morra.rivista@ausiliatrice.net<br />

IN cAmmINO cON mARIA 9


10 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Maria nei secoli<br />

“La Vergine del sorriso”<br />

e S. Teresa di Lisieux<br />

Molti, affettuosamente, la chiamano S. Teresina, ma è una grande santa.<br />

Ha scritto “Storia di un’anima”, opera che ha portato alla conversione molti<br />

e le ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa.<br />

Un uragano di gloria. Un maremoto<br />

popolare universale. Un fenomeno<br />

unico nella storia della Chiesa. Soltanto<br />

così potremmo definire quello che è avvenuto<br />

dalla sera del 30 settembre 1897,<br />

quando, dopo dodici settimane di agonia<br />

e sussurrando «Io non muoio, entro nella<br />

vita», si spegne una ragazza di ventiquattro<br />

anni, nell’infermeria del Carmelo di<br />

Lisieux, una cittadina di 19 mila abitanti,<br />

nella Francia settentrionale.<br />

La ragazza si chiama Thérèse Martin. Dal<br />

giorno della sua vestizione, il 10 gennaio<br />

1889, ha assunto il nome religioso di Teresa<br />

di Gesù Bambino e del Santo Volto.<br />

E così tutto il mondo l’ha conosciuta e la<br />

conosce. Dio che confonde i sapienti di<br />

questo mondo con la sua Sapienza, ha<br />

La basilica di Lisieux, la cittadina<br />

della Francia settentrionale dove<br />

la giovane Thérèse Martin divenne<br />

monaca e compì il suo cammino<br />

verso la santità.<br />

fatto di questa ragazza, vissuta nell’intimità<br />

della famiglia e le mura del monastero<br />

carmelitano, il più grande teologo<br />

del secolo XIX, eccellenza riconosciuta<br />

anche da papa Giovanni Paolo II che<br />

nel 1997 la dichiarò Dottore della Chiesa.<br />

Tutti i Papi l’hanno sempre tenuta in<br />

grande considerazione: da Pio XI, che la<br />

beatificò, la canonizzò e la dichiarò anche<br />

Patrona universale delle missioni, a<br />

Giovanni Paolo I che le ha scritto una<br />

lettera: «Avevo 17 anni quando lessi la<br />

tua autobiografia. Mi fece l’effetto di un<br />

fulmine a ciel sereno».<br />

“la vergine santa<br />

mi ha sorriso”<br />

Quando sua sorella maggiore Pauline, cui<br />

lei era affezionatissima, entrò al Carmelo,<br />

la piccola Thérèse, orfana della mamma<br />

già a quattro anni, si ammalò. Guarì soltanto<br />

quando la Madonna le apparve e<br />

le sorrise “al mattino della vita”. Si tratta<br />

di un episodio che segna profondamente<br />

la sua vita. Lei stessa lo ricorderà con<br />

queste parole: «Non trovando soccorso<br />

sulla terra, la povera Teresa si era rivolta<br />

anche lei alla <strong>Madre</strong> del Cielo, la pregava<br />

con tutto il cuore perché avesse pietà di<br />

lei. Ad un tratto la Vergine Santa mi apparve<br />

bella, tanto bella, che non avevo visto<br />

mai cosa bella a tal segno, il suo viso<br />

ispirava bontà e tenerezza ineffabili, ma<br />

quello che mi penetrò tutta l’anima fu il<br />

sorriso stupendo della Madonna. Allora


tutte le mie sofferenze svanirono, delle<br />

grosse lacrime mi bagnarono le guance,<br />

ma erano lacrime di una gioia senza<br />

ombre. Ah, pensai, la Vergine Santa mi ha<br />

sorriso, come sono felice!». E la Madonna<br />

continuò a sorriderle, come nel giorno<br />

della sua prima comunione, quando si<br />

consacrò a Lei. Ecco le sue parole: «Fui<br />

io a pronunciare l’atto di consacrazione<br />

alla Madonna. Ci misi tutto il mio animo<br />

a parlarle, a consacrarmi a lei, come una<br />

bambina che si getta tra le braccia di sua<br />

madre e le chiede di vegliare su di lei. Mi<br />

sembra che la Madonna dovette guardare<br />

il suo fiorellino e sorridergli». E la<br />

Madonna le ottenne la grazia dell’amore<br />

sponsale intensissimo per Gesù conducendola<br />

al Carmelo: «Non è stata forse<br />

Lei a deporre nel calice del suo fiorellino<br />

il suo Gesù, il fiore dei campi, il Giglio<br />

della valle?».<br />

La sua autobiografia, composta per richiesta<br />

della sua Superiora, è diventato<br />

un bestseller: è intitolato Storia di un’anima.<br />

Moltissime persone, leggendola,<br />

sono passate dalla tiepidezza al fervore.<br />

Forse, il segreto di questo successo intramontabile<br />

è legato alla benedizione di<br />

Maria. La stessa Teresa racconta che, prima<br />

di redigere il suo diario, si inginocchiò<br />

dinanzi alla statua di Maria supplicandola<br />

di guidarle la mano. E la Madonna l’ha<br />

ascoltata. Persino un criminale francese,<br />

poi condannato all’esecuzione capitale, si<br />

convertì in carcere leggendo la Storia di<br />

un’anima. Il suo nome è Jacques Fesch<br />

e di lui è in corso il processo di beatificazione.<br />

perché ti amo, o maria<br />

La Santa di Lisieux parla frequentemente<br />

di Maria, nei suoi scritti. Nella sua semplicità<br />

formula un principio teologico di<br />

grandissimo valore. Afferma che quando<br />

si parla di Maria, non bisogna mai dimenticare<br />

di proporla come un esempio<br />

da seguire e che le sue eccellenti prerogative<br />

non eliminano l’ordinaria quotidianità<br />

della sua vita terrena e, soprattutto, che<br />

Quanto avrei desiderato essere<br />

sacerdote per predicare<br />

sulla Santa Vergine! Mi sarebbe<br />

bastata una sola volta per dirle<br />

tutto ciò che penso a questo<br />

proposito: la Santa Vergine è regina<br />

del cielo e della terra, ma è<br />

più madre che regina (S. Teresa<br />

di Lisieux).<br />

Fra i capitoli più originali della<br />

scienza spirituale [di Santa Teresa<br />

di Lisieux] è da ricordare la sapiente<br />

esplorazione che Teresa<br />

ha sviluppato del mistero e del<br />

cammino della Vergine Maria,<br />

giungendo a risultati molto vicini<br />

alla dottrina del Concilio<br />

Vaticano II e a quanto io stesso<br />

ho proposto nella mia Enciclica<br />

Redemptoris Mater (Beato Giovanni<br />

Paolo II).<br />

anche la Madonna esercitò la virtù della<br />

fede. Ecco le parole della “petite Thérèse”:<br />

«Bisognerebbe mostrarla imitabile, far risaltare<br />

le sue virtù, dire che viveva di fede<br />

come noi, darne le prove con il vangelo<br />

dove leggiamo a proposito dei suoi genitori:<br />

“Non capirono ciò che diceva loro”».<br />

Teresa è stata una poetessa fine e delicata.<br />

Alla Vergine ha dedicato il suo ultimo<br />

suggestivo poemetto, dal titolo Pourquoi<br />

je t’aime, o Marie (Perché ti amo, o Maria),<br />

composto quattro mesi prima di morire.<br />

Sono venticinque strofe dove la lode per<br />

la <strong>Madre</strong> di Dio si accompagna a un’intensa<br />

meditazione degli avvenimenti del<br />

Vangelo che parlano di Lei. In esse sono<br />

contenuti autentici gioielli di teologia<br />

e spiritualità mariana, come i versi con<br />

cui Teresa spiega il motivo fondamentale<br />

della grandezza di Maria, l’umiltà, che<br />

la rende onnipotente per grazia: «T’amo,<br />

Maria, quando ti chiami serva del Dio che<br />

tu conquisti con l’umiltà. Per tal virtù nascosta<br />

sei onnipotente nel tuo cuore attiri<br />

la Trinità». Ed ecco perché ogni persona<br />

devota di Maria impara anche da Santa<br />

Teresina a rivolgersi alla <strong>Madre</strong> con<br />

illimitata fiducia ed in ogni circostanza<br />

della vita: «Se sopraggiunge una preoccupazione<br />

- scrive Teresa - una difficoltà,<br />

subito mi rivolgo a lei e sempre, come la<br />

più tenera delle madri, prende a cura i<br />

miei interessi».<br />

roberto spataro<br />

spataro.rivista@ausiliatrice.net<br />

mARIA NELL’ARTE 11


12 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Maria nei secoli<br />

La Madonna<br />

di Fiesole<br />

La splendida terracotta degli inizi del Quattrocento<br />

è stata scoperta nel vescovado di Fiesole (Firenze)<br />

ed è stata attribuita a Filippo Brunelleschi,<br />

il grande architetto. Il committente era importante:<br />

forse apparteneva alla famiglia de’ Medici.<br />

Sono stati alcuni restauratori dell’Opificio<br />

delle Pietre Dure di Firenze,<br />

uno dei laboratori di restauro di opere<br />

d’arte più prestigioso d’Italia, a scoprire<br />

nel vescovado di Fiesole (Firenze) questa<br />

splendida terracotta degli inizi del Quattrocento.<br />

Ancor più singolare è che per<br />

l’attribuzione si è chiamato in causa Filippo<br />

Brunelleschi, il grande architetto che<br />

ha costruito la cupola della cattedrale di<br />

Firenze e il portico dell’Ospedale degli Innocenti,<br />

su piazza dell’Annunziata.<br />

Se Brunelleschi è conosciuto come uno<br />

dei più grandi architetti di tutti i tempi,<br />

pochi sanno che da giovane fu anche<br />

valente scultore, al punto di rivaleggiare<br />

con Donatello. Famosa è la formella con<br />

il “Sacrificio di Isacco”, preparata nel 1401<br />

per il concorso di una porta del battistero<br />

di Firenze e un Crocifisso per la chiesa<br />

domenicana di Santa Maria Novella.<br />

Filippo era nato nel 1377 e svolse il suo<br />

apprendistato nella bottega di un orafo.<br />

In quel contesto approntò alcuni particolari<br />

dell’altare di Sant’Jacopo per la cattedrale<br />

di Pistoia. Nel 1418, dopo importanti<br />

prove come scultore, cambiò indirizzo e<br />

si dedicò all’architettura. Il suo primo rilevante<br />

impegno fu la costruzione della<br />

cupola della cattedrale fiorentina, Santa<br />

Maria del Fiore, e singolare è il fatto che<br />

realizzò l’imponente opera senza l’aiuto<br />

di ponteggi.<br />

in cerca di sicUrezza tra le<br />

braccia della mamma<br />

Successivamente, tra il 1421 e il 1424,<br />

progettò la Loggia per l’Ospedale degli<br />

Innocenti, esempio innovativo di chiarezza<br />

e linearità e, a seguire, nel 1423, la<br />

chiesa di San Lorenzo con la sacrestia.<br />

Alcuni anni dopo, tra il 1430 e il 1444,<br />

Brunelleschi realizzò per la famiglia Pazzi<br />

la cappella aperta sul chiostro di Santa<br />

Croce.<br />

Grazie a queste importanti realizzazioni,<br />

la sua attività di scultore rimase sempre in<br />

ombra. Ora, per merito di questa splendida<br />

opera, che misura cm 60x17x88,5<br />

e che è stata denominata Madonna di<br />

Fiesole dal luogo dove è stata ritrovata,<br />

la sua maestria è ancor più riconosciuta.<br />

Gli storici dell’arte la datano ai primissimi<br />

anni del Quattrocento: Brunelleschi aveva<br />

circa venticinque anni e dopo aver realizzato<br />

la formella del “Sacrificio di Isacco”,<br />

eccolo creare questo miracolo di arte e<br />

di umanità.<br />

L’opera rappresenta una giovanissima<br />

Madonna, con lo sguardo fisso, forse<br />

un po’ perso nel vuoto, ma che lascia<br />

intendere la tristezza dei pensieri che si<br />

affollano nella sua mente. È tradizione<br />

nell’iconografia cristiana che Maria assuma<br />

atteggiamenti che preludono la morte<br />

tragica del Bambino che stringe tra le<br />

braccia. Il Piccolo Gesù cerca sicurezza


tra le braccia della mamma e si stringe<br />

a lei, facendo quasi tutt’uno con il corpo<br />

di Maria.<br />

“o mater dei memento mei”,<br />

invocava il ricco<br />

committente<br />

Le mani della Vergine sorreggono con<br />

delicatezza il piccolo corpo e con un<br />

bellissimo gioco pieno di umanità, gli<br />

trattengono le gambe, l’una tesa e l’altra<br />

piegata a mostrare il piede. Umanità<br />

e tenerezza raggiungono i vertici della<br />

loro espressione in questo capolavoro<br />

della scultura del primo Rinascimento. Il<br />

gruppo poggia su una base rettangolare,<br />

decorata con archetti intrecciati di gusto<br />

gotico, con la scritta “O mater Dei memento<br />

mei”, <strong>Madre</strong> di Dio ricordati di me.<br />

Che fosse una scultura destinata ad un<br />

committente importante - forse un membro<br />

della potente famiglia fiorentina de’<br />

Medici - lo dichiara non soltanto la decorazione<br />

raffinata dei panni, ma soprattutto<br />

l’uso di materiali preziosi come l’oro<br />

per il manto e i capelli sia della Vergine,<br />

sia del piccolo Gesù, e poi l’azzurrite e la<br />

lacca rossa nella veste. Il corpo del Piccolo<br />

è in parte avvolto dallo scialle della<br />

mamma, ma il suo abitino è prezioso, decorato<br />

con bolli d’oro punzonati. Maria<br />

aveva in testa una corona che ha perso<br />

le punte, forse a causa della loro fragilità.<br />

Gli angoli della base un tempo avevano<br />

degli stemmi, certo per rendere esplicita<br />

la committenza, ma sono scomparsi,<br />

forse cancellati di proposito al momento<br />

della caduta in disgrazia del loro nobile<br />

referente.<br />

I restauri hanno appurato che la Madonna<br />

di Fiesole è un prototipo originale,<br />

modellato direttamente in creta, da cui<br />

è stata tratta una matrice per realizzare<br />

numerose repliche in terracotta e in stucco,<br />

repliche che attualmente si conservano<br />

nei più prestigiosi musei del mondo.<br />

Natale Maffioli<br />

maffioli.rivista@ausiliatrice.net<br />

mARIA NEI SEcOLI 13


14 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

La parola qui e ora<br />

Il rischio della incredulità<br />

e dell’idolatria<br />

[Gesù] partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.<br />

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando,<br />

rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza<br />

è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle<br />

sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,<br />

di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed<br />

era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato<br />

se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non<br />

poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e<br />

li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi<br />

d’intorno, insegnando.<br />

(Mc 6, 1-6)<br />

Allora non è vero che Gesù “ci azzecca”<br />

sempre! A Nazareth non riesce<br />

a compiere nessun prodigio perché la<br />

gente non crede in Lui. I suoi compaesani<br />

conoscono il falegname, “il figlio di<br />

Maria” (ed è probabilmente un dispregiativo,<br />

perché gli Ebrei richiamavano il<br />

nome del padre, anche dopo la morte);<br />

ma non vogliono sapere nulla del profeta<br />

che compie miracoli. L’evangelista Luca<br />

(4,29) testimonia come venne cacciato<br />

dalla sinagoga.<br />

Questo brano di Vangelo affronta, senza<br />

nessuna paura, il problema che per noi<br />

oggi è a volte assillante: quello del confine<br />

sottile tra fede e credulità. Se Gesù<br />

fosse un ciarlatano qualsiasi, le parole<br />

di Marco si adatterebbero ugualmente<br />

bene: i prodigi non riescono perché la<br />

gente non ci crede abbastanza. Qualcosa<br />

di simile avviene in continuazione anche<br />

oggi: in televisione passano centinaia di<br />

maghi, astrologi, cartomanti, illusionisti;<br />

il “fatturato” di questa gente (ammesso<br />

che qualcuno di loro paghi le tasse) è<br />

di decine di miliardi all’anno; e la baracca<br />

funziona proprio perché la gente ci<br />

crede, anzi si tratta di un fenomeno in<br />

continua espansione. Tempo fa a Torino<br />

si è svolto un convegno nazionale di<br />

coloro che analizzano le affermazioni di<br />

chi si occupa del “paranormale”: gli studiosi<br />

convenuti al Politecnico hanno denunciato<br />

i “venditori di illusioni”, svelando<br />

trucchi e malafede dei presunti “maghi”.<br />

Ma in molti di quegli scienziati c’era la<br />

convinzione, più o meno espressa, che<br />

anche la religione si alimentasse alla stessa<br />

fonte: perché per loro soltanto quel<br />

che è spiegabile con la scienza esiste, ed<br />

il resto è truffa.<br />

Non siamo più, e non solo in questo senso,<br />

nella Cacania che lo scrittore Robert<br />

Musil rimpiange con ironia: «Il paese era<br />

amministrato - con oculatezza, discrezione<br />

e abilità a smussare cautamente ogni<br />

punta - dalla migliore burocrazia d’Europa,<br />

alla quale si poteva rimproverare<br />

un solo difetto: per essa, genio e spirito<br />

d’iniziativa nelle persone non autorizzate<br />

a ciò da alti natali o da incarico governativo<br />

erano impertinenza e presunzione. A<br />

nessuno del resto piace farsi dettar legge<br />

da chi non vi è autorizzato! E poi in<br />

Cacania un genio era sempre scambiato<br />

per un babbeo, mai però, come succe-<br />

© Paolo Siccardi / sync<br />

Nella sinagoga di Nazareth Gesù<br />

si rivela e viene cacciato, ma nessuno,<br />

neanche gli increduli possono<br />

opporsi al suo messaggio<br />

salvifico che raggiunge tutti e<br />

lascia alla libertà di ciascuno la<br />

volontà di fidarsi.


© Paolo Siccardi / sync<br />

Maghi e fattucchiere facendo<br />

leva sulle debolezze umane inducono<br />

a credere in prodigi e poteri<br />

fasulli, fanno leva sulle apparenze,<br />

ben lontani dalla logica di un<br />

Dio che guarda e ascolta il cuore<br />

dell’uomo.<br />

deva altrove, un babbeo per un genio»<br />

(L’uomo senza qualità).<br />

Gesù si ritrova più o meno nella stessa<br />

posizione: la sua possibilità di compiere<br />

prodigi è “ridotta” in ragione del fatto che<br />

la gente, i suoi compaesani, non credono<br />

in Lui, non lo accettano in nessun modo<br />

come figlio di Dio. Ma il problema dei<br />

miracoli di Gesù è completamente diverso:<br />

quel che manca ai compaesani non è<br />

la credulità, ma la fede. Il brano di Marco<br />

rivela indirettamente la vera differenza:<br />

per i compaesani di Gesù Egli è solo<br />

come il falegname e non sono disposti a<br />

“cambiare idea” sul suo conto. Mentre la<br />

fede è propriamente un “cambiare idea”<br />

(e molto di più: cambiare cuore) sul conto<br />

di Dio. In molti altri passaggi del Vangelo<br />

Gesù congeda le persone con la frase «la<br />

tua fede ti ha salvato»: perché chi ha ricevuto<br />

un miracolo ha riconosciuto non<br />

tanto il prodigio materiale compiuto, ma<br />

appunto la potenza del Signore che lo ha<br />

reso possibile.<br />

Noi, come gli abitanti di Nazareth, siamo<br />

continuamente esposti al duplice rischio<br />

della incredulità e dell’idolatria. Siamo in<br />

genere molto sospettosi nei confronti di<br />

chi parla in nome del Signore e chiede<br />

fede, penitenza e conversione; ma siamo<br />

molto più pronti a dare credito a chi promette<br />

miracoli facili - il successo, il denaro,<br />

l’amore, il potere… Mettiamo queste<br />

promesse al posto di Dio; e a Dio riserviamo<br />

quella diffidenza che riteniamo<br />

sano raziocinio critico, legittimo dubbio.<br />

In questo la scienza positiva, così come<br />

è cresciuta in Europa negli ultimi secoli,<br />

non ci aiuta per nulla.<br />

Gli abitanti di Nazareth, ciechi e sordi di<br />

fronte a Gesù, ci mettono di fronte ad un<br />

altro rischio: quello di non “riconoscere” il<br />

Signore nei fratelli. Attenti alle apparenze,<br />

affezionati solo alle nostre conoscenze e<br />

al nostro modo di capire il mondo, anche<br />

noi valutiamo soprattutto l’aspetto<br />

esterno delle persone, lasciamo che siano<br />

i vestiti o il successo a determinare la<br />

nostra stima e la nostra capacità di porsi<br />

al servizio degli altri. Un atteggiamento<br />

molto mondano che ci rende sicuri di una<br />

sola realtà: che non saremo in grado di<br />

riconoscere i “prodigi”, quelli veri, che il<br />

Signore opera nel cuore delle persone.<br />

Marco Bonatti<br />

marco.bonatti@lavocedelpopolo.torino.it<br />

LA pAROLA QUI E ORA 15


16 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Amici di Dio<br />

Benedetto,<br />

Patrono d’Europa<br />

Fu un grande europeo. La sua personalità e la Regola che ci ha<br />

lasciato hanno avuto un influsso enorme su tutto il nostro Continente,<br />

aiutandolo a superare le asprezze dell’antichità e ad abbozzare una<br />

certa unione europea, nel nome dei valori cristiani.<br />

Stiamo celebrando il decimo anniversario<br />

dell’Euro, nato il 1 gennaio 2002,<br />

dopo un lunga e sofferta gestazione. Non<br />

è più un bambino quindi, ma un “ragazzo”<br />

sopravvissuto a tsunami monetari, a<br />

bolle speculative, al credit crunch, a firewall<br />

inefficaci e a ricorrenti nostalgie del<br />

passato. Eppure ha aiutato l’unificazione<br />

europea, monetaria adesso, ma in prospettiva<br />

politica.<br />

Un grande contributo a questo processo<br />

l’ha dato anche San Benedetto. Per questo<br />

Paolo VI lo ha proclamato, nel 1964,<br />

Patrono d’Europa. Qualcuno pensa che<br />

sia eccessivo. Infatti, se leggiamo i libri<br />

di storia, troviamo innumerevoli guerre e<br />

secolari inimicizie fra gli stati, pur cristiani,<br />

del Continente. Altro che unificazione. E<br />

il contributo di Benedetto? Ha scritto lo<br />

storico J. Le Goff: «Quando si pensa a<br />

tutta la violenza che ancora si scatenerà<br />

durante questo Medioevo selvaggio,<br />

può sembrare che la lezione di Benedetto<br />

non sia stata compresa. Ma dovremmo<br />

piuttosto domandarci a quali eccessi si<br />

sarebbe spinta la gente del Medioevo, se<br />

all’inizio di quei secoli non si fosse levata<br />

questa grande e dolce voce». E gli Europei<br />

ancora stanno imparando la sua lezione.<br />

alla ricerca<br />

della propria vocazione<br />

Benedetto è nato a Norcia, in Umbria,<br />

nel 480, da famiglia nobile. Fu mandato<br />

a Roma per gli studi, e, particolare im-<br />

Dalla Regola, capitolo XLVIII - Il<br />

lavoro quotidiano: «L’ozio è nemico<br />

dell’anima, perciò i monaci<br />

devono dedicarsi al lavoro in<br />

determinate ore e in altre, pure<br />

prestabilite, allo studio della parola<br />

di Dio».<br />

portante, in compagnia della fedele nutrice.<br />

Insomma, i genitori non volevano<br />

che, nella grande città, il loro rampollo si<br />

arricchisse intellettualmente e si perdesse<br />

moralmente (pericolo sempre presente).<br />

Al ragazzo, già sveglio e riflessivo, lo<br />

spettacolo romano, fatto di continue lotte<br />

degli abitanti contro il re Teodorico, di intrighi<br />

e invidie del mondo ecclesiastico,<br />

non piacque per niente. Prima decisione:<br />

via da Roma, sempre con la nutrice, verso<br />

Subiaco. Ma non per molto tempo. Un<br />

giorno all’insaputa di lei (si sentiva già<br />

maturo per stare da solo?) si ritirò in una<br />

grotta, in mezzo ai boschi.<br />

Come Cristo prima della missione si preparò<br />

con l’esperienza del deserto, così<br />

Benedetto. Furono tre anni di solitudine,<br />

riempita di preghiera, di meditazione, di<br />

penitenza volontaria (e involontaria, perché<br />

la grotta non era proprio a cinque<br />

stelle!). Un’esperienza non facile anche<br />

per le immancabili “visite” del diavolo.<br />

Ci fu anche un gruppo di (pseudo) monaci<br />

che lo vollero per guida spirituale.<br />

La loro vera intenzione era però<br />

di darsi una patina di legalità davanti


all’autorità. Ma quando Benedetto cominciò<br />

a parlare di disciplina, penitenza<br />

ecc. questi, come risposta poco evangelica,<br />

tentarono di avvelenarlo. E lui fuggì<br />

di corsa tornando a Subiaco. Qui trovò<br />

altri giovani volenterosi di diventare “veri”<br />

monaci, e camminare verso la santità. Si<br />

mise al loro servizio, organizzandoli e<br />

guidandoli spiritualmente. Superati altri<br />

ostacoli, finalmente arrivò a Monte Cassino.<br />

Correva l’anno 529.<br />

padre del monachesimo<br />

occidentale<br />

Qui fondò l’Abbazia che diventerà la<br />

madre di tutte le Abbazie in Europa, che<br />

avranno in lui il punto di riferimento carismatico.<br />

Il capolavoro di Benedetto però rimane la<br />

Regola, per molti aspetti originale, anche<br />

se debitrice di apporti provenienti da Basilio,<br />

Agostino, Cassiano e dall’autore italiano<br />

(sconosciuto) della Regula Magistri.<br />

Egli ha delineato un nuovo modo di essere<br />

monaci, basato su tre pilastri su cui<br />

poggerà la vita delle Abbazie. Primo: la<br />

“stabilità del luogo”. Benedetto cioè mise<br />

al bando i “monaci vaganti” che spesso<br />

erano poco monaci e molto vaganti (vagabondi).<br />

Chi entrava in monastero, secondo<br />

lui, doveva avere intenzione di viverci<br />

stabilmente. Il cenobio diventava la<br />

sua famiglia per sempre, nella “buona e…<br />

nella cattiva sorte”.<br />

Secondo: il tempo del monaco, fortemente<br />

strutturato da un orario, egli lo rivaluta<br />

come dono di Dio da non perdere: viene<br />

quindi organizzato, con scadenze per<br />

la preghiera, il lavoro manuale, la lettura<br />

della Bibbia e il riposo. Infine il principio<br />

di uguaglianza. Tutti i monaci uguali, nei<br />

diritti e nei doveri. Una vera rivoluzione<br />

insomma. «Qui si comincia a rinnovare<br />

il mondo: qui diventano uguali e fratelli<br />

“latini” e “barbari”, ex pagani ed ex ariani,<br />

antichi schiavi ed ex padroni di schiavi.<br />

Ora tutti sono una cosa sola, stessa legge,<br />

stessi diritti, stesso rispetto. Qui finisce<br />

l’antichità, proprio per mano di Be-<br />

Tratto in forma ridotta da:<br />

Un scorcio della foresteria di<br />

Subiaco, luogo che richiama<br />

l’importanza del silenzio e della<br />

semplicità per accostarsi a Dio,<br />

per progredire in quel cammino<br />

di santità che riguarda ogni<br />

cristiano: monaco, sacerdote,<br />

genitore...<br />

nedetto. Il suo monachesimo non fugge<br />

il mondo. Serve Dio ed il mondo, nella<br />

preghiera e nel lavoro» (D. Agasso).<br />

l’abate sarà discreto,<br />

rispettoso e dolce con tUtti<br />

Con Benedetto finiva il concetto di monachesimo-rifugio<br />

e incominciava quello<br />

di monachesimo-azione: cioè si doveva<br />

vivere per Dio nella contemplazione e<br />

nell’azione: “Ora, lege et labora”.<br />

Un altro elemento qualifica il suo monachesimo:<br />

il principio di autorità, rappresentato<br />

dall’Abate. Ci deve essere, perché<br />

il monastero e i monaci non possono vivere<br />

in anarchia, anche se santa. Questa<br />

autorità però deve essere condita di fraternità<br />

e dolcezza, virtù che renderanno<br />

l’obbedienza più leggera. La qualità che<br />

dovrà distinguerlo sarà la discrezione:<br />

non voler subito farli santi o eroi.<br />

Morto Benedetto, il “suo” monachesimo<br />

andò avanti. La Regola sarà esportata<br />

dall’Italia in tutta Europa. Era così geniale<br />

infatti che si adattava a tutti. Furono<br />

inoltre numerosi i nuovi Ordini Religiosi,<br />

maschili e femminili, che si ispirarono<br />

ad essa. E così le sue intuizioni poterono<br />

plasmare migliaia di monaci e monache,<br />

il cui influsso, culturale e spirituale, sul<br />

popolo e sul clero fu enorme. Per questo<br />

è stato proclamato Patrono d’Europa.<br />

Mario scudu<br />

archivio.rivista@ausiliatrice.net<br />

AmIcI DI DIO 17


18 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Giovani in cammino<br />

Non possiamo permetterci<br />

il lusso di essere tristi<br />

La Messa domenicale ci offre l’opportunità di far esplodere con gioia<br />

la nostra fede: il Dio che ci è stato accanto sempre, ci invita a casa sua<br />

e offre tutto lui. Altro che anonimato e musi lunghi.<br />

Vogliamo chiamare le cose per nome?<br />

E allora diamo un nome a certe celebrazioni<br />

eucaristiche domenicali dove<br />

i fedeli arrivano quando vogliono, tanti<br />

dopo la prima lettura, dove ci si mette<br />

uno qua e uno là in un anonimato pazzesco,<br />

dove se si canta è solo grazie al<br />

piccolo coretto di fanciullette della prima<br />

comunione, dove la predica è sopportata<br />

e piena di sbadigli, dove tanti non fanno<br />

la comunione… Esagerato? Prova a registrare<br />

la fila durante la comunione. Ti<br />

sembra di vederne uno contento? Tra un<br />

po’ potrà mangiare il suo Dio, pensa! e<br />

come mai si trascina sui piedi con tutte<br />

le rughe tese e non c’è un’ombra di felicità<br />

per quello che sta compiendo? Esagerato?<br />

Al bingo, alle gru, allo stadio e ai<br />

concerti tira tutta un’altra aria!<br />

Un popolo triste e annoiato<br />

Una religione subìta non desta gioia. Ma<br />

lo stesso linguaggio che ancora si adopera<br />

sa di commerciale: ho fatto il precetto,<br />

ho preso Messa, oggi non ho preso<br />

l’ostia. Si può essere invitati a pranzo e<br />

non mangiare e starsene in piedi, dietro<br />

la colonna, quasi per essere pronti<br />

a guadagnar l’uscita allo sprint finale?<br />

Ovviamente tutto questo è colpa della<br />

formazione ricevuta e, diciamola tutta, è<br />

colpa dei preti, questi noiosi! Ma adesso<br />

che abbiamo trovato il capro espiatorio,<br />

vogliamo guardare avanti e chiederci se<br />

la cosa deve continuare così, tirando alla<br />

meno peggio, oppure si può por mano<br />

L’incontro con Gesù Eucaristia,<br />

la prospettiva della Risurrezione<br />

non cancellano le fatiche<br />

quotidiane, ma offrono alle<br />

nostre sofferenze un orizzonte di<br />

speranza e pace.<br />

alla radice e alzare il livello del nostro<br />

modo di manifestare la fede in maniera<br />

che corrisponda a quello che diciamo di<br />

credere?<br />

Certo portare la croce è dura e non invita<br />

a manifestare gioia. Ma la croce è in vista<br />

della risurrezione. E questa può radunare<br />

un popolo di tristi e musoni? Siamo come<br />

quel figlio che non si sente parte della<br />

festa che il Padre organizza per il ritorno<br />

del fratello: che razza di Dio è questo che<br />

fa festa per chi se ne è scappato di casa e<br />

ha la faccia tosta di tornare per sbafarsi<br />

il vitello? No, non ci piace. Preferiamo un<br />

Dio serio. Non ci piace un Dio che frequenta<br />

le taverne o addirittura mangia<br />

con i peccatori, come faceva quel galileo<br />

famoso. A noi va bene un Dio che<br />

si fa rispettare e che quando ci riceve in<br />

casa sua alla domenica non vuole essere<br />

disturbato dalla nostra gioia. Meglio un<br />

Dio-oppio. Esagerato?<br />

Un’esplosione di vita<br />

Finalmente alla domenica ci si offre l’opportunità<br />

di esplodere con gioia indicibile<br />

quella fede che durante la settimana<br />

non abbiamo potuto manifestare perché<br />

presi dal ritmo incalzante della vita: quel<br />

Dio che ci è stato accanto sempre, ora ci<br />

invita a casa sua e offre tutto lui. Offre la<br />

sua Parola che ci illumina, ci chiarisce le<br />

idee, ci scalda il cuore stanco dell’andare<br />

quotidiano della vita. Offre e spezza per<br />

noi il Pane, quel Pane che è lui stesso<br />

fatto carne per noi perché chi ne man-


gia avrà la vita e non morirà in eterno. E<br />

lui vuole che tutti abbiano la vita e l’abbiano<br />

in abbondanza. Che Dio mitico e<br />

figo! Come non stupirci e commuoverci<br />

mentre ci parla, ci cura le ferite del cuore,<br />

versa olio sulla nostra stanchezza, ci<br />

sazia del suo Pane e ci abbraccia come il<br />

migliore dei Padri?<br />

La santa Messa è il concerto della vita.<br />

Lui è il cantautore che stuzzica la nostra<br />

voglia di bellezza, di bontà, di amore, di<br />

misericordia. Ci invita a cantare con lui<br />

come compagni di viaggio perché lui non<br />

ci lascerà orfani e sarà con noi sino alla<br />

fine dei tempi. È un preludio di quella risurrezione<br />

che ci vedrà tutti insieme al<br />

banchetto finale, dove quelli che lo hanno<br />

saputo riconoscere in chi aveva fame<br />

e sete, o in carcere e malato, o nudo e<br />

straniero, o diverso e indifeso, o piccolo<br />

e più debole… si sentiranno dire «Venite,<br />

benedetti del Padre mio, ricevete in eredità<br />

il regno preparato per voi fin dalla<br />

fondazione del mondo» (Mt 25).<br />

dimmi chi è il tUo dio<br />

e ti dirò come preghi<br />

Faccio fatica a capire come sia possibile,<br />

dopo la confessione, dare come penitenza<br />

la preghiera. Se la preghiera è una penitenza,<br />

è chiaro che non la si fa volentieri.<br />

Ma la preghiera nelle sue varie forme<br />

di celebrazione e nei diversi formulari è<br />

dialogare con Dio. Mi chiedo se possa<br />

essere un obbligo o un dovere. Ma che<br />

cosa c’è di più bello che poter parlare e<br />

dialogare e cantare con il nostro Dio? Ma<br />

c’è piacere più grande? Se Dio è colui che<br />

ci ama di più e non smette mai di amarci<br />

e se noi amiamo lui con tutto il cuore,<br />

l’anima e le forze, cosa c’è di più bello e<br />

desiderabile dell’incontrarlo in momenti<br />

di intimità?<br />

Il fidanzato non vede l’ora di incontrare<br />

la sua amata e il tempo che sta con lei<br />

passa velocissimo perché vissuto in ogni<br />

singolo attimo e goduto in ogni frazione<br />

di secondo. E noi ci annoiamo quando<br />

siamo con il nostro Dio? Ci distraiamo?<br />

La gioia del cristiano è anche la<br />

gioia di condividere un cammino.<br />

Non un percorso solitario, ma<br />

una condivisione di preghiere,<br />

fatiche e impegno che sono la<br />

forza della Chiesa.<br />

È nella Messa che si esprime<br />

la gioia di una comunità che<br />

incontra il suo Dio ed è la<br />

Messa, cuore del tempo libero<br />

domenicale, che dà senso a tutto<br />

il tempo.<br />

Ci dimentichiamo di pregare? Non abbiamo<br />

tempo alla domenica? Se è così, noi<br />

crediamo, ma non abbiamo fede. Allora,<br />

benvenuta tristezza! Come evitare il<br />

rischio di diventare dei bigotti che non<br />

hanno mai incontrato Dio e lo confondono<br />

con l’esattore delle tasse al quale<br />

ogni tanto debbono, purtroppo e con<br />

tristezza, l’obolo o una visita frettolosa<br />

e distratta? E poi ci stupiamo che nelle<br />

nostre assemblee mancano completamente<br />

certe fasce di età? Esagerato? «È<br />

ormai tempo di svegliar(vi)ci dal sonno»<br />

(Rm 13,11).<br />

giuliano palizzi<br />

palizzi.rivista@ausiliatrice.net<br />

GIOVANI IN cAmmINO 19


Chiesa viva<br />

Abolite l’omissione!<br />

Alcune domande dei ragazzi sembrano impertinenti, ma fanno riflettere gli<br />

adulti. Che talora dimenticano l’importanza delle “omissioni”<br />

Nel ripassare i riti iniziali della Messa,<br />

Gian Luca propone di abolire il termine<br />

omissioni dalla preghiera del Confesso.<br />

Lui non conosce il significato del<br />

vocabolo, quindi non si sente responsabile<br />

di questo peccato e non deve chiederne<br />

il perdono.<br />

Mi affanno a spiegare quante occasioni<br />

di bene perdiamo nella nostra vita,<br />

cominciando dall’omissione di soccorso,<br />

che si configura come reato, e continuando<br />

con l’indifferenza di fronte alle<br />

situazioni di disagio e di dolore, di cui<br />

ogni giorno siamo testimoni. Il discorso<br />

non è facile e mi viene in aiuto la saggia<br />

Monica, che apostrofa il compagno con<br />

un pizzico di aggressività: «Io ho capito<br />

benissimo e ti spiego subito che cos’è<br />

l’omissione. È, per esempio, quando TU<br />

dimentichi libri e quaderni di catechismo<br />

e IO, invece di mettermi vicino a te per<br />

aiutarti a stare attento, mi siedo vicino<br />

alle mie amiche! È quando non invitiamo<br />

Ahmed alle nostre feste di classe, perché<br />

20 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Alcune domande dei ragazzi<br />

sembrano impertinenti, ma fanno<br />

riflettere gli adulti. Che talora<br />

dimenticano l’importanza delle<br />

“omissioni”.<br />

non parla bene l’italiano e perché temiamo<br />

che ci rovini i giocattoli. È quando i<br />

nostri genitori chiedono di togliere quel<br />

marocchino dalla classe perché disturba<br />

e fa perdere tempo!».<br />

Nel silenzio glaciale che cala sull’intervento,<br />

cerco il sostegno in alcuni versetti<br />

del Vangelo di Matteo (25,42-43) per illustrare<br />

le omissioni che Gesù leggerà tra<br />

le pagine della nostra vita: «Avevo fame<br />

e non mi avete dato da mangiare… ero<br />

straniero, (ero Ahmed), e non mi avete<br />

accolto». Gesù dice che ogni volta che faremo<br />

un po’ di bene a un fratello piccolo<br />

o bisognoso, lo faremo a Lui. Anche se<br />

questo fratello sarà un pochino scomodo<br />

e romperà i giocattoli! Adesso Gian<br />

Luca è convinto che nella preghiera del<br />

Confesso quella parola si possa proprio<br />

lasciare.<br />

anna Maria Musso Freni<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net


Segni & Valori<br />

fotografie di Renzo Bussio<br />

Lo sport per tutti<br />

tiziana Nasi, una donna a capo di una federazione in italia. Cosa significa<br />

essere la presidente di una realtà così importante come la Federazione italiana<br />

sport invernali paralimpici? e quali passi in avanti sono stati fatti negli<br />

ultimi anni?<br />

«Importante. Mi piace questo aggettivo per descrivere una federazione davvero molto<br />

importante nata al Comitato italiano paralimpico (Cip). Fino al 2002 è esistita una<br />

Federazione italiana sport disabili (Fisd) che faceva parte del Coni, poi si è passati al<br />

Cip: un ente pari al Coni seppur più piccolo. Negli ultimi due anni, 18 tra gli sport<br />

praticati da atleti con disabilità, tra cui per esempio tiro con l’arco, ciclismo tennis,<br />

scherma... - sono convogliati nelle federazioni per i normodotati. Mentre sono state<br />

create alcune federazioni specifiche all’interno del comitato paralimpico (federazione<br />

Lo sport secondo<br />

Tiziana Nasi e Andrea<br />

Valenti. Entrambi<br />

hanno una grande<br />

passione per le<br />

discipline invernali: lei<br />

presiede la Federazione<br />

Italiana Sport<br />

Invernali Paralimpici,<br />

lui ha 14 anni e scia<br />

da sei. Li abbiamo<br />

incontrati e ci siamo<br />

fatti raccontare quali<br />

valori veicola e quali<br />

emozioni suscita lo<br />

sport.<br />

Dico sempre che<br />

sono atleti normali,<br />

ma del tutto normali<br />

poi non lo sono.<br />

Reagire in maniera<br />

positiva a problemi<br />

gravi non è cosa da<br />

tutti ma alla fine lo<br />

sport aiuta moltissimo.<br />

SEGNI & VALORI 21


22 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Segni & valori<br />

sport disabilità intellettiva, atletica leggera<br />

e sport promozionali, sport specifici per<br />

atleti ciechi e ipovedenti, nuoto, basket in<br />

carrozzina e sport invernali paralimpici).<br />

Ad oggi, solo la Fisip conta circa 600 atleti<br />

tesserati con una trentina di società<br />

situate tra l’arco alpino e Appennini fino<br />

alla Sicilia».<br />

Quando è nata l’idea e quindi l’occasione<br />

di occuparsi degli sport per disabili?<br />

«Io nasco con la passione per la montagna:<br />

mio padre Giovanni fu presidente<br />

della Federazione invernale normodotati<br />

per quattro anni, era la fine degli anni<br />

‘40. Personalmente, dopo l’esperienza a<br />

inizio anni ‘90 quando ho organizzato a<br />

Sestriere i campionati italiani sci alpino<br />

disabili, un altro anno importante è stato<br />

il 1997. Il comitato paralimpico regionale,<br />

allora Fisd, era commissariato: diciamo<br />

sempre che i nostri atleti sono come gli<br />

altri e vale lo stesso, ahimè, se pur raramente<br />

per fortuna, anche per i nostri<br />

dirigenti. A quell’epoca Paola Magliola,<br />

una signora di Biella mi aveva individuato<br />

come persona adatta a prendere in mano<br />

la sezione piemontese. Dal 1997 fino ad<br />

anno e mezzo fa, Tiziana Nasi è stata presidente<br />

del comitato regionale del Cip (ex<br />

Fisd); dal 1982 fino al 2006, si è occupata<br />

della Sestriere Spa (società che gestisce<br />

gli impianti di risalita e le piste) e dello<br />

Sporting club Sestriere (organizzazione<br />

eventi sportivi), infine è stata presidente<br />

del comitato organizzatore dei Giochi<br />

paralimpici di Torino 2006.<br />

Come si conoscono e come si combattono<br />

i muri basati su ignoranza<br />

e stereotipi?<br />

«Purtroppo ci sono ancora persone che<br />

non sanno che i disabili possono fare<br />

sport. Quando è nato il comitato, consideravano<br />

le paralimpiadi come “quell’altro<br />

evento comunque da fare”, i “brutti<br />

anatroccoli”, poi - a partire dal Toroc -<br />

hanno imparato a conoscerci e ad amar-<br />

Tutte le signore per<br />

bene di Torino mi dicono<br />

“che brava che<br />

sei”, io dico semplicemente<br />

che è una<br />

cosa bellissima e<br />

molto allegra: vorremmo<br />

che la disabilità<br />

non esistesse,<br />

ma dato che è inevitabile<br />

...tanto vale<br />

vederla dal punto di<br />

vista positivo.<br />

Lo staff della Federaziona Italiana<br />

Sport Invernali Paralimpici<br />

(Fisip).<br />

ci. La frase classica nel primo approccio<br />

con l’atleta disabile è “che coraggio” poi si<br />

rimane stupiti dai risultati e il muro scompare.<br />

Anzi, i muri sono addirittura meno,<br />

molti atleti normodotati se la tirano molto<br />

di più».<br />

Quali sono i valori e le competenze<br />

necessarie nello sport disabili?<br />

«È la stessa cosa: gare, allenamenti, corsi<br />

è tutto uguale. Anzi. I preparatori devono<br />

dimostrare professionalità e concretezza;<br />

direi che gli accorgimenti, soprattutto per<br />

il settore degli sport praticati da seduti<br />

(sitting) sono maggiori nelle nostre discipline.<br />

Posso dire che in Italia, dopo il<br />

2006, sono cambiate le cose. In meglio».<br />

Uno sport per i giovani! Un ultimo<br />

messaggio da lanciare a chi si vuole<br />

avvicinare allo sport?<br />

«L’età media degli atleti, anche tra i normodotati<br />

si sta alzando: è molto più lunga<br />

rispetto ad una volta, e vale ancora di<br />

più per noi; nel 50-60% dei casi, i nostri<br />

atleti si avvicinano alle discipline in seguito<br />

a un incidente; dopo il trauma è<br />

necessaria una riabilitazione fisica e psicologica.<br />

Il messaggio che voglio lanciare<br />

è che se ne parli di più. In questo può far<br />

molto l’esempio degli atleti che ammettono<br />

di fare sport perché piace, diverte: un<br />

approccio positivo che contagia».


Giorni di stupore e di lode<br />

Il profeta Baruc ci regala due versetti<br />

bellissimi: «Le stelle hanno<br />

brillato nei loro posti di guardia<br />

e hanno gioito; egli le ha chiamate ed<br />

hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato<br />

di gioia per colui che le ha create».<br />

(Bar 3,34). Senso di stupore e di meraviglia<br />

del profeta davanti all’immenso e<br />

stupefacente spettacolo di un cielo stellato,<br />

che lo fa cadere in ginocchio davanti<br />

a tanta eccedenza, grandezza e bellezza<br />

dell’Universo e del suo Creatore. Tutto<br />

canta la gloria di Dio, il firmamento poi<br />

(dopo l’uomo) è il suo capolavoro. Anche<br />

le stelle del cielo sono un invito a gioire<br />

e lodare il Creatore di tutto.<br />

Siamo quindi esortati anche noi, specialmente<br />

nei giorni di vacanze, a lasciarci di<br />

nuovo incantare da tutte queste meraviglie<br />

del Creato, da quei miracoli quotidiani<br />

che accadono e ai quali non ci badiamo<br />

più. Bisogna attuare quello che<br />

gli psicologi chiamano il “processo di<br />

de automatizzazione”. Che significa? «Da<br />

adulti diventiamo automatizzati davanti<br />

alla bellezza delle forme, dei colori e<br />

dei profumi attorno a noi (in genere non<br />

succede ai bambini) e perdiamo il senso<br />

del piacere e della preziosità della vita»<br />

(Matthew Fox, 2011). Nella nostra fretta<br />

e nel nostro attivismo quotidiano diamo<br />

sempre tutto per scontato e non ci badiamo.<br />

Troppe distrazioni, troppo rumore<br />

circonda l’uomo moderno, ciascuno di<br />

noi, anche in vacanza. E così diventa difficile<br />

la contemplazione e la lode a Dio.<br />

È saggio quindi recuperare un maggior<br />

autocontrollo ed una visione profonda<br />

delle cose. Ne abbiamo estremo bisogno<br />

per dare più consistenza e serietà alla nostra<br />

vita quotidiana e per trovare così un<br />

supplemento di “salvezza”. Ha scritto A.<br />

J. Heschel: «Questa dunque è la salvezza:<br />

che ci stupiamo di fronte alla bellezza del<br />

creato e lodiamo il suo bellissimo Creatore».<br />

Fare lo sforzo di vedere il tutto con gli<br />

occhi di Francesco d’Assisi, dal cui cuore<br />

sgorgò il Cantico delle Creature: per lui<br />

ogni singola creatura poteva e doveva<br />

lodare Dio: «Frate sole, sora Luna e le<br />

stelle, frate Vento, sora Aqua, la quale è<br />

multo utile…». Egli percepiva la presenza<br />

di Dio in tutto. Guardare con gli occhi di<br />

Francesco, non con quelli di Cartesio per<br />

il quale la natura era un semplice meccanismo,<br />

un ‘oggetto’ del pensiero, non<br />

interessante come l’io pensante. L’acqua<br />

non è solo H 2 0, ma può essere vista e<br />

contemplata come una creatura buona<br />

e bella, attraverso cui lodare il suo buonissimo<br />

Creatore.<br />

Nelle vacanze sviluppiamo quindi il senso<br />

della lode e della gratitudine per tanta<br />

meraviglia e bellezza donataci dal «Padre<br />

che è in cielo, che nutre gli uccelli che vivono<br />

in libertà e veste i fiori dei campi»<br />

(Mt 6,26). Facendo così daremo al nostro<br />

rapporto con Dio, cioè alla nostra spiritualità,<br />

un autentico respiro cristologico<br />

e cosmico insieme. Stupore, lode e ringraziamento<br />

a Lui in Cristo Gesù che «è<br />

prima di tutte le cose e tiene insieme tutto<br />

l’universo» (Col 1,17).<br />

Mario scudu<br />

archivio.rivista@ausiliatrice.net<br />

Poster<br />

«Io benedico Dio nel mio cuore<br />

e continuamente per ogni<br />

cosa terrena. Nella nobiltà delle<br />

creature e nella loro utilità io<br />

amerò Dio e non me stessa» (S.<br />

Matilde di Magdeburgo).<br />

«La bellezza è tutt’attorno a<br />

noi, ma quanti sono ciechi. La<br />

gente non gioisce delle cose<br />

semplici, silenziose e naturali<br />

della vita» (Pablo <strong>Casa</strong>ls, musico).


RIVISTA mARIA AUSILIATRIcE N. 4-2012<br />

A te, Signore,<br />

apri gli


innalzerò<br />

il mio pensiero:<br />

occhi miei<br />

allo splendore<br />

del bene


O Grande SpiritO<br />

Tua è la voce che odo nel vento<br />

Tuo è il soffio che dà vita a tutto il mondo.<br />

Io sono piccolo e debole:<br />

la tua forza e saggezza mi sostengono.<br />

Fammi camminare nel bello<br />

E i miei occhi vedano il tramonto color porpora.<br />

Fa’ che le mie mani rispettino le cose che<br />

hai creato.<br />

Fa’ le mie orecchie acute per sentire la tua<br />

voce.<br />

Dammi la sapienza per comprendere i<br />

tuoi insegnamenti.<br />

Fammi conoscere i segreti<br />

che tu hai nascosto nell’erba e nella roccia.<br />

Dammi forza per non superare il mio fratello<br />

ma per combattere il mio peggior nemico:<br />

me stesso.<br />

Fammi sempre pronto a venire da te<br />

con le mani pure e gli occhi giusti.<br />

Così quando la mia vita sfumerà come il<br />

sole al tramonto,<br />

il mio spirito potrà giungere a te senza<br />

vergogna.<br />

(Preghiera dei Pellerossa Chippewa)<br />

LOdateLO cieLi, SOLe e Luna<br />

Grande è il nostro Dio e grande la sua potenza<br />

E la sua sapienza infinita.<br />

Lodatelo cieli, sole luna e pianeti<br />

con la lingua che vi è data<br />

per lodare il vostro Creatore.<br />

E anche tu, anima mia, canta l’onore del Signore!<br />

Da lui, per lui e in lui sono tutte le cose:<br />

quelle ancora ignote e quelle già note.<br />

A lui lode, onore e gloria di eternità in eternità.<br />

Ti rendo grazie, Creatore e Signore,<br />

di avermi dato la gioia<br />

di contemplare la tua creazione,<br />

di ammirare l’opera delle tue mani.<br />

Cercherò di annunciare agli uomini<br />

Lo splendore delle tue opere<br />

nella misura in cui lo spirito finito<br />

può cogliere l’infinito.<br />

Giovanni Keplero (astronomo tedesco, 1571-1630)<br />

tuO è iL GiOrnO, O diO<br />

La tua parola, o Signore, sia in noi,<br />

come stilla di rugiada sull’erba.<br />

Sorgiamo col sole alla tua benedizione, o Dio;<br />

nel nascere della luce adoriamo con l’anima lieta.<br />

Tuo è il giorno, o Dio, tua è la notte.<br />

Tu hai creato l’aurora ed il sole,<br />

l’estate e l’inverno.<br />

Ti lodano il cielo e la terra,<br />

il mare e tutti i viventi che sono in essi.<br />

A te, Signore, innalzerò il mio pensiero:<br />

apri gli occhi miei allo splendore del bene.<br />

(Niccolò Tommaseo, poeta e scrittore italiano 1802-1874)


Segni & Valori<br />

andrea valenti, sei un promettente<br />

atleta di 14 anni, quando è nata la<br />

tua passione per lo sci?<br />

«Ho iniziato a sciare molto presto con la<br />

Freewhite di Gianfranco Martin di Sestriere.<br />

La passione per lo sci è di famiglia:<br />

con mamma e papà sono sempre andato<br />

in montagna per divertirmi, poi sono<br />

iniziate le gare, e il divertimento è aumentato.<br />

Inizialmente non pensavo che<br />

questo sport diventasse così importante<br />

nella mia vita».<br />

e invece... Quanti allenamenti fai<br />

e come riesci a conciliare studio e<br />

sport?<br />

«Nei primi tempi mi allenavo principalmente<br />

il sabato e la domenica, ultimamente<br />

l’impegno è aumentato e ho dovuto<br />

anche fare qualche assenza da scuola.<br />

Tra i professori qualcuno non ha approvato<br />

subito, poi, parlando e spiegando<br />

l’importanza che lo sport ha per me le<br />

cose sono migliorate e hanno iniziato ad<br />

aiutarmi. Ho frequentato le medie all’E-<br />

Senza sci non so<br />

cosa fare, sto meglio<br />

nel periodo invernale<br />

ma per fortuna<br />

da un paio di anni<br />

riesco a sciare anche<br />

d’estate con i ritiri<br />

dello Sci alpino Italiano,<br />

ad esempio<br />

allo Stelvio.<br />

Andrea Valenti (in alto)<br />

e Tiziana Nasi, con la fiaccola<br />

dei Giochi Paralimpici<br />

di Torino 2006 (a fianco).<br />

doardo Agnelli e adesso frequento il Liceo<br />

<strong>Madre</strong> Mazzarello: un’ottima scuola.<br />

Da quest’anno vado in palestra due volte<br />

a settimana e mi alleno nei fine settimana.<br />

I periodi più impegnativi sono in vista di<br />

una gara quando devo partire anche 2-3<br />

giorni prima e a volte lo studio diventa<br />

difficile. Quest’anno ho cominciato a fare<br />

le prime gare fuori, ad esempio in Svizzera,<br />

Francia, il Gigante, lo Slalom…».<br />

Cosa provi quando scii e quali obiettivi<br />

ti poni per la prossima stagione?<br />

«Provo una grande soddisfazione; prima<br />

di fare sport credevo di non poter fare<br />

niente con la mia disabilità poi grazie a<br />

Tiziana, Mariangela e Giorgio mi sono<br />

lanciato, provando sensazioni mai provate<br />

prima. La prima discesa è stata la<br />

più emozionante e da lì in avanti non ho<br />

mai voluto smettere. Senza sci a volte non<br />

saprei proprio cosa fare… Nella prossima<br />

stagione sono previste molte gare e<br />

durante l’anno è indispensabile tenersi<br />

in forma andando in palestra e sciando<br />

anche d’estate sul ghiacciaio...».<br />

Qual è il tuo sogno nel cassetto, se ce<br />

lo vuoi dire?<br />

«Il sogno? Senza dubbio i Giochi Paralimpici<br />

di Sochi nel 2014».<br />

emanuele Franzoso<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

SEGNI & VALORI 23


Chiesa viva<br />

L’autunno caldo della fede<br />

Un ottobre 2012 bollente attende i cristiani: in quei giorni la Chiesa ricorda<br />

il 50° del Vaticano II e i 20 anni del Nuovo Catechismo, celebra il Sinodo<br />

dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione e dà inizio all’Anno della fede<br />

2012-2013. Tutti siamo chiamati dal Papa a fare memoria, al rinnovamento<br />

interiore e a una testimonianza sempre più credibile.<br />

Alcune date della Chiesa hanno una<br />

forte eloquenza: sono come pietre<br />

miliari che segnano il cammino della fede<br />

nel mondo. Nel caso nostro, si tratta del<br />

giorno 11 ottobre, in cui cadono sia avvenimenti<br />

passati da ricordare che appuntamenti<br />

da non mancare. Ci prepariamo<br />

già da oggi.<br />

l’11 ottobre,<br />

è accadUto e accadrà<br />

11 ottobre 1962: cinquant’anni fa Giovanni<br />

XXIII apriva il Concilio Ecumenico<br />

Vaticano II. I testi lasciati a noi in eredità<br />

dai padri conciliari conservano oggi tutto<br />

il loro valore, ma si tratta di riscoprirli, e<br />

di assimilarne tutta la ricchezza.<br />

11 ottobre 1992: Giovanni Paolo II promulgava<br />

il nuovo Catechismo della Chiesa<br />

Cattolica. Come si sa, «Il catechismo è un<br />

libro mirabile, che contiene le più grandi<br />

risposte alle più grandi domande» (Pio<br />

XI). Ha «lo scopo di illustrare a tutti i fedeli<br />

la forza e la bellezza della fede». L’attuale<br />

è «uno dei frutti più importanti del Vaticano<br />

II», e risulta anche oggi «un vero strumento<br />

a sostegno della fede, soprattutto<br />

per quanti hanno a cuore la formazione<br />

dei cristiani».<br />

11 ottobre 2011: papa Benedetto XVI<br />

con il Motu proprio Porta fidei ha indetto<br />

l’Anno della fede. Questo «anno di<br />

grazia», tutto da vivere, avrà inizio a cinquant’anni<br />

esatti dall’apertura del Concilio,<br />

e terminerà il 24 novembre 2013,<br />

solennità di Cristo re dell’universo.<br />

24 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Dal Sinodo dei Vescovi<br />

del prossimo ottobre gli<br />

orientamenti che segneranno<br />

il cammino della Chiesa nei<br />

prossimi anni. Tra i primi obiettivi<br />

l’anno della fede.<br />

Dal 7 al 28 ottobre 2012 si svolgerà a<br />

Roma il Sinodo dei vescovi, sul tema “La<br />

nuova evangelizzazione per la trasmissione<br />

della fede cristiana”. Evento da seguire<br />

con attenzione, perché ne scaturiranno<br />

gli orientamenti per la futura presenza<br />

della Chiesa nel mondo.<br />

11 ottobre 2012: Benedetto XVI aprirà<br />

l’Anno della fede, da lui pensato come importante<br />

«momento di grazia e di impegno»<br />

per tutti i cristiani. E ha già indicato<br />

gli obiettivi su cui puntare, e il modo di<br />

impegnarsi per realizzarli.<br />

gli obiettivi sU cUi pUntare<br />

Ai cristiani che intendono impegnarsi<br />

a vivere in profondità l’anno della fede,<br />

papa Benedetto ha indicato tre obiettivi,<br />

© Canção Nova / Flickr


che risultano in progressione e complementari<br />

tra loro. Essi sono: «impegno per<br />

una più piena conversione a Dio, per rafforzare<br />

la fede in Cristo, e per annunciarlo<br />

con gioia all’uomo del nostro tempo».<br />

A prima vista questi obiettivi proposti dal<br />

Papa al cristiano possono sembrare da<br />

sempre, ma ora andranno riconsiderati e<br />

perseguiti secondo modalità nuove, perché<br />

l’umanità sta vivendo un momento<br />

di profondi cambiamenti.<br />

Una situazione nuova, ricorda il Papa.<br />

«Nel passato era possibile riconoscere<br />

un tessuto culturale unitario, largamente<br />

accolto nel suo richiamo ai contenuti<br />

dalla fede e ai suoi valori…». Invece «oggi<br />

non sembra più così in grandi settori della<br />

società, a motivo di una profonda crisi<br />

di fede che ha toccato molte persone».<br />

in concreto, che fare?<br />

Il Papa ha avanzato proposte precise.<br />

Il punto di partenza per lui resta ancora<br />

e sempre «un’autentica conversione<br />

al Signore», dal momento che «la Chiesa<br />

comprende nel suo seno peccatori, ed è<br />

perciò santa e insieme sempre bisognosa<br />

di purificazione». Il cristiano è un uomo<br />

che deve convertirsi ogni giorno.<br />

Come suggerimento centrale il Papa<br />

raccomanda di «intensificare la celebrazione<br />

della fede nell’Eucaristia». E spiega:<br />

«perché nell’Eucaristia - mistero della<br />

fede, sorgente della nuova evangelizzazione<br />

- la fede della Chiesa viene proclamata,<br />

celebrata e fortificata». In sostanza,<br />

«dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci<br />

della Parola di Dio trasmessa dalla Chiesa<br />

in modo fedele, e nutrirci del Pane della<br />

vita, offerti a sostegno di quanti sono<br />

suoi discepoli».<br />

Santa Teresa di Lisieux, che aveva capito,<br />

diceva con garbato umorismo: «Se la<br />

gente conoscesse il valore dell’Eucaristia,<br />

l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato<br />

dalla forza pubblica»…<br />

Agli operatori pastorali il Papa suggeri-<br />

L’icona della Trinità di Rublev,<br />

un richiamo alla centralità<br />

dell’amore che lega Gesù, il Padre<br />

e lo Spirito e che si effonde sulla<br />

Chiesa e anima la testimonianza<br />

cristiana.<br />

Nell’Eucaristia il cuore e la<br />

forza dell’annuncio. Nel Pane<br />

la sorgente a cui attingere per<br />

essere testimoni autentici e<br />

credibili.<br />

© Canção Nova / Flickr<br />

sce la lettura e approfondimento dei testi<br />

del Concilio: «Se leggiamo e recepiamo il<br />

Concilio guidati da una giusta ermeneutica,<br />

esso può essere e diventare sempre<br />

più una grande forza per il sempre necessario<br />

rinnovamento della Chiesa».<br />

Infine Benedetto XVI invita a «rafforzare<br />

la testimonianza dell’amore cristiano»,<br />

dato che «fede e carità si esigono<br />

a vicenda». Perciò insiste sul valore della<br />

«testimonianza offerta dalla vita dei credenti:<br />

con la loro stessa esistenza i cristiani<br />

sono chiamati a far risplendere nel<br />

mondo la Parola di verità che il Signore<br />

Gesù ci ha lasciato».<br />

Di fatto non basta essere credenti, bisogna<br />

anche essere credibili. Il Papa si<br />

aspetta che «tutti i i membri della Chiesa<br />

siano testimoni credibili e gioiosi del Signore<br />

risorto, capaci di indicare alle tante<br />

persone in ricerca, la porta della fede».<br />

Perciò il prossimo autunno, sarà autunno<br />

caldo. Quale volto avrà la nuova fase di<br />

vita, che si apre per i cristiani dallo storico<br />

ottobre 2012? Dipenderà da loro. È<br />

stato detto: «È vero che il futuro noi uomini<br />

non lo possiamo leggere, però lo<br />

possiamo scrivere».<br />

enzo Bianco<br />

bianco.rivista@ausiliatrice.net<br />

cHIESA VIVA 25


26 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Don Bosco oggi<br />

«Ho un sogno:<br />

dieci tipografie»<br />

Dal primo volume cucito da mamma Margheria alla stampa digitale:<br />

da 150 anni la tipografia salesiana ha cavalcato con sussesso i cambiamenti<br />

di un settore in continua evoluzione.<br />

Che Don Bosco fosse un grande comunicatore<br />

e che fosse preoccupato<br />

soprattutto di farsi capire dal “popolo”,<br />

dalla gente semplice, è risaputo. Già solo<br />

il fatto che leggesse le sue omelie a mamma<br />

Margherita prima di pronunciarle - e<br />

se sua madre gli faceva intendere di non<br />

seguire il filo del discorso, le riscriveva<br />

- la dice lunga su come ritenesse fondamentale<br />

che il messaggio evangelico<br />

fosse ben compreso specialmente dalla<br />

povera gente.<br />

Da questa sua intuizione, dalla premura<br />

che le buone letture, ovvero la “buona<br />

stampa” - come si diceva all’epoca di Don<br />

Bosco - sia religiosa che di intrattenimento<br />

culturale - si diffondessero tra la gente<br />

comune perché facessero “opinione” in<br />

un tempo di feroce anticlericalismo è nata<br />

l’idea di mettere in piedi la celeberrima tipografia<br />

salesiana di cui nei mesi scorsi si<br />

sono celebrati a Torino i 150 anni di vita.<br />

Ma c’era un altro scopo che spinse Don<br />

Bosco a “intestardirsi” sulla tipografia, pur<br />

non disponendo dei mezzi economici per<br />

lanciarsi in una simile impresa: quello di<br />

avviare i giovani ad un mestiere, quello di<br />

tipografo e legatore, con cui guadagnarsi<br />

onestamente da vivere.<br />

sUpporter,<br />

cafasso e rosmini<br />

Quello che oggi - a fianco della Basilica di<br />

Maria Ausiliatrice - è un centro editoriale<br />

all’avanguardia e attrezzato con le ultime<br />

tecnologie digitali per la stampa è la rea-<br />

Per Don Bosco, la tipografia era<br />

(e continua ad essere) un’opportunità<br />

per insegnare ai giovani<br />

un mestiere, con cui guadagnarsi<br />

onestamente da vivere. Nella<br />

foto: il reparto legatoria nell’anno<br />

1930.<br />

© Archivio SGS<br />

lizzazione di uno dei sogni di Don Bosco:<br />

del suo desiderio di creare «l’impianto di<br />

laboratori e di una stamperia» ne parlò<br />

al suo concittadino e confessore don<br />

Giuseppe Cafasso nel 1851. Anche a don<br />

Antonio Rosmini il nostro Santo chiese<br />

aiuto per poter dare vita al suo progetto.<br />

Il filosofo roveretano lo incoraggiò, promettendogli<br />

anche un sostegno economico<br />

ma la morte lo colse nel 1855 prima<br />

di poter mantenere la sua promessa. Intanto<br />

Don Bosco, sebbene privo di mezzi,<br />

metteva le fondamenta per la tipografia.<br />

Come si legge nelle “Memorie biografiche”<br />

(Volume 5, pagg. 34-35) era il 1854<br />

quando un giorno portò ai suoi alunni<br />

alcuni fogli stampati di un libro intitolato<br />

gli Angeli Custodi. Si sedette al tavolo<br />

con loro e iniziò a piegarli, poi chiese a<br />

sua mamma di cucirli: così nacque il primo<br />

laboratorio di legatoria e prese il via<br />

l’avventura di quella che oggi è la Scuola<br />

Grafica Salesiana in via Maria<br />

Ausiliatrice 36. Finalmente<br />

il 31 dicembre 1861 il nostro<br />

ottenne dal Prefetto di Torino<br />

la licenza di aprire la tipografia<br />

dell’Oratorio San Francesco di<br />

Sales, con direttore il cav. Oreglia<br />

di Santo Stefano ed editore<br />

il sac. Bosco Giovanni, come<br />

si legge nei documenti originali<br />

esposti nella mostra allestita<br />

lo scorso aprile per rie-<br />

vocare i 150 della tipografia.


vedrete, saremo famosi!<br />

«Di lì in poi non ci siamo più fermati -<br />

spiega l’attuale direttore della tipografia<br />

Luigi Bacchin, salesiano coadiutore, memoria<br />

storica della tipografia in cui lavora<br />

da 57 anni - all’inizio, in uno stanzone<br />

ricavato al pianterreno sotto le finestre<br />

della sua camera, Don Bosco collocò<br />

due macchine per la stampa a ruota e<br />

un torchio. E ai suoi giovani preoccupati<br />

per la precarietà di quelle attrezzature<br />

prometteva «Avremo una, due tipografie,<br />

dieci tipografie. Vedrete!». E così avvenne,<br />

tanto che la tipografia salesiana col passare<br />

degli anni impensierì alcuni tipografi<br />

privati tanto da presentare al Governo nel<br />

1872 una petizione per far abolire tutte<br />

le tipografie «aventi scopo e carattere di<br />

beneficenza». Ma Don Bosco non si fece<br />

intimidire e andò avanti per la sua strada<br />

ingrandendo i locali (con la fonderia dei<br />

caratteri, la stereotipia e la calcografia) e<br />

acquistando nuovi macchinari (4 torchi,<br />

12 macchine per la stampa prima a vapore<br />

e poi ad elettricità) man mano che<br />

la fama della tipografia si diffondeva così<br />

da competere con quelle più conosciute<br />

di Torino. Nell’esposizione nazionale<br />

del 1884 in una lunga galleria dedicata a<br />

“Don Bosco: fabbrica di carta, tipografia,<br />

fonderia, legatoria e libreria salesiana” i<br />

visitatori potevano seguire in tempo reale<br />

tutto il processo del libro a cura degli allievi<br />

della Scuola Grafica: dalla fabbricazione<br />

della carta alla composizione delle<br />

pagine con i caratteri mobili, dalla stampa<br />

alla piegatura e alla rilegatura del volume.<br />

E su impulso dei premi e dei riconoscimenti<br />

che la tipografia di Don Bosco ricevette<br />

da tutt’Europa, nacquero tipografie<br />

in tante altre Opere Salesiane.<br />

la sfida del digitale<br />

Oggi, a 150 anni dall’inaugurazione, la<br />

Comunità Salesiana San Francesco di Sales<br />

di Torino Valdocco, che gestisce l’azienda<br />

grafica e il Centro di Formazione<br />

Professionale grafico, proprio per tener<br />

Un’immagine del reparto stampa<br />

negli anni Cinquanta. Da decenni,<br />

torchi e linotype sono stati sostituiti<br />

da computer e stampanti<br />

laser.<br />

15 0<br />

anni<br />

della TiPOGRaFia<br />

SaleSiana<br />

fondata da San Giovanni Bosco<br />

1862-2012<br />

Oratorio Salesiano San Francesco di Sales<br />

Scuola Grafica Salesiana - Torino<br />

scUola grafica<br />

salesiana - torino<br />

via Maria Ausiliatrice 36<br />

10152 Torino<br />

tel. 0115224373<br />

essegiesse@valdocco.it<br />

© Archivio SGS<br />

fede a ciò che di sé diceva il fondatore<br />

«In queste cose Don Bosco vuole essere<br />

all’avanguardia del progresso» ricorda il<br />

passato glorioso di quest’opera guardando<br />

al futuro con il coraggio e l’ardire del<br />

nostro Santo. «Ho iniziato a lavorare a 19<br />

anni come legatore alla tipografia di Colle<br />

Don Bosco - prosegue Luigi Bacchin - e<br />

in questi anni ho visto molti cambiamenti<br />

e generazioni di giovani passare in questi<br />

stanzoni, gli stessi calpestati da Don<br />

Bosco. La rivoluzione nel settore editoriale<br />

che stiamo vivendo è paragonabile<br />

al passaggio dei libri copiati dagli amanuensi<br />

alla stampa di Gutenberg. Assistiamo<br />

a una crisi globale del prodotto<br />

stampato, la lettura sui libri viene soppiantata<br />

da quella nei vari supporti digitali.<br />

Penso spesso a Don Bosco e a tutte<br />

le difficoltà che ha avuto per realizzare il<br />

sogno della tipografia e a noi tocca inventare<br />

nuove strade per non tradire i<br />

due obiettivi del fondatore: diffondere le<br />

buone letture e insegnare un mestiere ai<br />

giovani».<br />

E allora come fronteggiare questa nuova<br />

crisi? «Intanto continuando a rimanere<br />

aggiornati per fare al meglio il nostro<br />

lavoro che deve essere di qualità - conclude<br />

il direttore -. E poi affidandoci alla<br />

Provvidenza. Mi capita spesso, soprattutto<br />

quando le commesse scarseggiano di<br />

andare all’urna di Don Bosco e di pregare<br />

perché ci ispiri qualcuna delle sue idee<br />

illuminanti…».<br />

Marina Lomunno<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

DON BOScO OGGI 27


28 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Don Bosco oggi<br />

Don Bosco: i difficili<br />

inizi dell’Oratorio<br />

Dalle prime stanze messe a disposizione dalla marchesa Barolo,<br />

alla ricerca di una sede adatta ai suoi ragazzi, sino alla tettoia<br />

di casa Pinardi, la “terra promessa”.<br />

Negli anni 1844-1846 Don Bosco getta<br />

le fondamenta del suo oratorio. Si<br />

stacca definitivamente dagli ambienti del<br />

Convitto e, affrontando difficoltà di ogni<br />

genere, comincia ad operare in modo autonomo<br />

nel campo educativo giovanile.<br />

Le due stanze ed il prato annesso all’Ospedaletto,<br />

messi a sua disposizione dalla<br />

marchesa Barolo, segnano il punto di<br />

partenza per la realizzazione del sogno<br />

dei nove anni. Per la prima volta il giovane<br />

sacerdote non deve dipendere da altri.<br />

Nelle due stanze ci si raduna, si prega, ci<br />

si confessa, ci si incontra, si fa catechesi e<br />

scuola. Lì, l’8 dicembre 1844, per la prima<br />

volta, l’oratorio acquista il nome di “Oratorio<br />

di San Francesco di Sales”. Il motivo?<br />

Lo racconta Don Bosco stesso: «Perché<br />

la marchesa Barolo aveva fatto eseguire<br />

il dipinto di questo Santo nell’entrata del<br />

locale. E perché questo nostro ministero<br />

esigeva grande calma e dolcezza: ci eravamo<br />

messi sotto la protezione di San<br />

Francesco di Sales, perché ci ottenesse la<br />

sua straordinaria mansuetudine».<br />

prime difficoltà<br />

La calma e la mansuetudine, però, non<br />

sono sufficienti per rispondere alle necessità<br />

dei ragazzi. Esse permeano la relazione<br />

educativa salesiana, ma devono<br />

essere supportate dalla ricerca di strumenti<br />

e di sostegni materiali per aiutare<br />

la loro crescita umana e cristiana. Per far<br />

fronte alle esigenze dei giovani bisogna<br />

dare loro affetto, ma anche libri, abiti,<br />

© foto archivio RMA<br />

Fu Pancrazio Soave a mostrare<br />

a Don Bosco la tettoia Pinardi,<br />

quello spazio tanto desiderato<br />

per dare ai giovani un oratorio.<br />

strumenti di gioco. Ci<br />

vogliono soldi, che non<br />

ci sono. Don Bosco ne<br />

soffre. La sua natura riservata<br />

lo blocca. Si vergogna<br />

di dover chiedere<br />

l’elemosina. Per fortuna,<br />

l’amico don Borel interviene<br />

con decisione:<br />

«Se vuoi bene sul serio<br />

ai tuoi ragazzi, devi anche<br />

fare questo sacrificio<br />

vincendo tutte le tue<br />

ritrosie». Così, facendosi<br />

violenza, pieno di vergogna,<br />

Don Bosco per<br />

la prima volta bussa alla<br />

porta della casa signorile<br />

del signor Gonella<br />

ottenendo le prime 300<br />

lire per i suoi ragazzi. Da quel momento<br />

la ricerca di aiuti diventerà un impegno<br />

quotidiano. L’attività di Don Bosco<br />

decolla. I ragazzi aumentano di numero.<br />

Sono giovani, esuberanti e, qualche volta,<br />

un po’ discoli. Questo, con il passare dei<br />

giorni, innervosisce la Marchesa, le cui<br />

suore sono sempre più preoccupate per<br />

l’eccessiva “contiguità” tra i giovani e le<br />

ragazze di cui si prendono cura.<br />

inizia l’esodo<br />

Don Bosco capisce. Comincia a cercare<br />

una nuova sistemazione. Ma non è facile.<br />

I ragazzi arrivano da ogni dove. Molti<br />

sono dei giovanotti di 18-20 anni. Sono


pieni di voglia di vivere e suggestionabili<br />

dalla magmatica situazione politica, che<br />

presto sfocerà nei moti del 1848. Il clero<br />

guarda con invidia e sospetto al successo<br />

di Don Bosco. Anche le autorità civili<br />

sono preoccupate. È difficile trovare<br />

luoghi e persone adatte ad ospitare ed<br />

aiutare il nascente oratorio.<br />

Comincia un esodo che durerà mesi. Le<br />

tappe sono: San Pietro in Vincoli, i Molassi,<br />

casa Moretta con il prato Filippi. Finalmente,<br />

il 5 aprile 1846 scopre la tettoia<br />

di casa Pinardi. È la Terra Promessa.<br />

Durante il periodo del suo esodo Don<br />

Bosco non soltanto fa esperienza di invidie,<br />

incomprensioni e falsità, ma anche<br />

incontra e conosce persone che non lo<br />

abbandoneranno più. Le peggiori sofferenze<br />

gliele procurano i confratelli preti.<br />

Si sa che la gelosia e l’invidia clericale<br />

hanno sempre effetti devastanti, ingenerando<br />

dubbi sulla salute mentale, sulla<br />

correttezza, sull’ortodossia delle persone<br />

prese a bersaglio. Per fortuna questi<br />

preti, relativamente pochi, non riescono<br />

a scalfire la fiducia dell’Arcivescovo nei<br />

confronti della nascente attività pastorale.<br />

Durante la tappa dell’oratorio ai Molassi<br />

Don Bosco incontra un ragazzino che<br />

diventerà il suo principale collaboratore,<br />

nonché primo successore: Michele Rua.<br />

Pur nella precarietà della situazione logistica<br />

Don Bosco, sin dall’inizio, riesce a<br />

modellare in modo originale la sua nascente<br />

creatura educativa. Non inventa<br />

nulla. Si ispira all’opera degli oratori milanesi,<br />

alla originale esperienza di San Filippo<br />

Neri a Roma e alla testimonianza data<br />

in Torino da don Cocchi. Non si limita a<br />

riproporre, ma con la sua prorompente<br />

personalità rende la sua passione educativa<br />

unica ed originale. Per lui l’oratorio<br />

è autonomo dalle parrocchie, anzi, per<br />

dirla con le parole dell’arcivescovo Franzoni,<br />

è «la parrocchia dei giovani senza<br />

parrocchia».<br />

La sua presenza in mezzo a loro non è<br />

“seriosa” e “compassata”, secondo le abitudini<br />

del clero del tempo. Cerca la rela-<br />

L’affresco nella attuale cappella<br />

Pinardi che richiama le origini<br />

dell’opera di Don Bosco,<br />

di quell’affidamento alla<br />

Provvidenza che si servì di una<br />

semplice tettoia...<br />

zione personale. Non si limita ad attendere<br />

i giovani, li va a cercare, li coinvolge<br />

in un rapporto di vita ricco di gioia, di<br />

allegria, di divertimento, di proposte religiose<br />

ed umane. Il suo stare con loro non<br />

è di tipo autoritario, ma sono loro a cercarlo.<br />

Nessuno si sente escluso o discriminato.<br />

Non richiede attestati di buona<br />

condotta, ma privilegia, con una attenzione<br />

tutta particolare, coloro che sono più<br />

“abbandonati e pericolanti”. Non si limita<br />

a fare semplice catechismo. Partendo da<br />

una seria educazione alla fede, li accompagna<br />

nella realizzazione concreta di un<br />

solido progetto di crescita umana. I giovani<br />

capiscono e, nella stragrande maggioranza,<br />

lo seguono, rendendo possibile<br />

la realizzazione del sogno dei nove anni<br />

che, proprio a partire da Valdocco, muove<br />

i primi passi di quel lungo cammino<br />

che arriva fino a noi.<br />

ermete tessore<br />

tessore.rivista@ausiliatrice.net<br />

© foto Mario Notario<br />

DON BOScO OGGI 29


30 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Don Bosco oggi<br />

Maria rinnova le famiglie<br />

La partecipazione al VII Incontro mondiale delle famiglie ci ha visti presenti come<br />

ADMA sia al congresso, sia con uno stand espositivo, sia alla “festa delle testimonianze”<br />

che alla Messa solenne con il Papa, volendo così concretizzare il nostro<br />

impegno di rinnovamento dell’ADMA attraverso l’attenzione e l’accompagnamento<br />

delle famiglie nel loro cammino umano e cristiano. L’Incontro Mondiale delle Famiglie<br />

ha costituito un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella<br />

prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella<br />

Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo<br />

familiare. In un contesto di emergenza educativa e di apostasia dalla fede è strategica<br />

una particolare attenzione alla situazione attuale della famiglia, soggetto originario<br />

dell’educazione e primo luogo dell’evangelizzazione. Tutta la Chiesa ha preso coscienza<br />

delle gravi difficoltà nelle quali essa si trova e avverte la necessità di offrire<br />

aiuti straordinari per la sua formazione, il suo sviluppo e l’esercizio responsabile del<br />

suo compito educativo. Per questo anche noi dell’ADMA, guidati da Maria Ausiliatrice,<br />

ci impegniamo a rinnovare la nostra Associazione con un’attenzione speciale<br />

alla pastorale familiare.<br />

rakovnik-ljUbljana 1<br />

(slovenia) - 110 anni adma.<br />

Il 12 febbraio 1902 i salesiani avevano<br />

già costituito il primo gruppo dell’ ADMA<br />

della Slovenia, aggregato all’ADMA Primaria<br />

con il numero di registro n. 52. Nel<br />

1945, con l’avvento del comunismo, il<br />

gruppo finì, per rinascere nel 1994. Oggi<br />

la Slovenia conta 5 gruppi ADMA con<br />

238 soci e una decina di aspiranti.<br />

adma torino 2<br />

esercizi spiritUali<br />

Dal 14 al 16 marzo 2012 a Mornese, luogo<br />

natale di S. Maria Domenica Mazzarello,<br />

si sono svolti gli esercizi spirituali<br />

con una trentina di soci dell’ADMA Primaria<br />

e di Torino. Contemplando Don<br />

Bosco nella luce del Buon Pastore ci siamo<br />

sentiti rinnovati nel nostro cammino<br />

di fede in Dio e nell’impegno ad essere<br />

attenti all’educazione dei giovani.<br />

pierluigi Cameroni, Animatore Spirituale<br />

pcameroni@sdb.org<br />

corato (ba) 3<br />

secondo convegno<br />

dei grUppi adma<br />

della pUglia<br />

e della basilicata<br />

Presso il bellissimo Santuario della Madonna<br />

delle Grazie di Corato il 15 Aprile<br />

2012 si è svolto il secondo Convegno<br />

dell’ADMA della Puglia e della Basilicata,<br />

con la presenza di duecento associati in<br />

rappresentanza delle ADMA di Bari, Brindisi,<br />

Cerignola, Lecce, Manduria, Martina<br />

Franca, Molfetta e Potenza. Il tema della<br />

giornata, “incamminati nel Triennio di<br />

preparazione al Bicentenario della nascita<br />

di Don Bosco riviviamo il VI Congresso<br />

Internazionale di Maria Ausiliatrice<br />

a Cze˛stochowa”, è stato presentato<br />

da Tullio Lucca, Presidente dell’ADMA<br />

Primaria di Torino Valdocco, dalla moglie<br />

Simonetta Rossi e da Francesca Fida<br />

dell’ADMA Giovanile di Torino-Valdocco.<br />

© Marco Vergnano - Lightime Studio<br />

1<br />

4


ombay india 4<br />

primo incontro nazionale<br />

rappresentanti adma<br />

Il 24 e 25 marzo si è svolto il primo incontro<br />

nazionale dei delegati dell’Associazione<br />

di Maria Ausiliatrice (ADMA)<br />

dell’India. Durante le giornate i vari rappresentanti<br />

della Famiglia Salesiana, coordinati<br />

da don Maddhichetty Noel, Delegato<br />

nazionale della Famiglia Salesiana,<br />

hanno preso in considerazione il Regolamento,<br />

la formazione dei membri e la<br />

missione dell’ADMA. L’assemblea ha proposto<br />

delle linee di azione per la promozione<br />

dell’ADMA nella regione dell’Asia<br />

Sud.<br />

5<br />

2<br />

milano 5<br />

giornata di preparazione<br />

al vii incontro<br />

mondiale delle famiglie<br />

Domenica 29 aprile 2012 diversi gruppi<br />

di famiglie dell’ADMA del Piemonte<br />

e della Lombardia si sono ritrovate per<br />

condividere una giornata di spiritualità<br />

e di amicizia in preparazione al grande<br />

evento ecclesiale del VII Incontro mondiale<br />

delle famiglie. Don Roberto Carelli<br />

ha riletto la realtà della famiglia alla luce<br />

dell’icona biblica del buon Pastore. Significativa<br />

la presentazione del Servo di Dio<br />

Attilio Giordani (1913-1972), marito e padre,<br />

salesiano cooperatore e animatore INFO web<br />

dell’oratorio, offerta dal figlio Piergiorgio. www.admadonbosco.org<br />

3<br />

ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE<br />

DON BOScO OGGI 31


32 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Don Bosco oggi<br />

Sorelle nel cammino<br />

dell’integrazione<br />

Una presenza missionaria nel cuore della Torino<br />

multietnica, in linea con il carisma educativo di Don<br />

Bosco e l’intraprendenza solidale di <strong>Madre</strong> Mazzarello.<br />

Vivono e lavorano portando avanti la<br />

loro missione in quello che oggi è<br />

il crocevia di popoli nel centro di Torino,<br />

a Porta Palazzo, che circa cento cinquant’anni<br />

fa è stato il punto di partenza<br />

dell’anima e dello spirito salesiano. Oggi<br />

sono cambiati i volti, ma non quel seme<br />

fecondo di solidarietà e fratellanza. Più<br />

che di fratellanza sarebbe forse il caso di<br />

parlare di “sorellanza” con le donne del<br />

mondo, che una piccola comunità dell’Istituto<br />

delle Figlie di Maria Ausiliatrice,<br />

porta tenacemente avanti, abitando in un<br />

appartamento di condominio.<br />

Nel 2006 parte l’idea di coniugare l’impegno<br />

che animò la giovane Maria Domenica<br />

Mazzarello nell’insegnare il mestiere<br />

di sarta alle giovani del paese in<br />

un laboratorio di manualità e valori, con<br />

il carisma di donne consacrate che vivono<br />

con semplicità lo stare in mezzo alla<br />

gente. La loro casa è significativamente<br />

intitolata a Suor Angela Vallese, la pioniera<br />

della prima spedizione missionaria<br />

delle FMA, in un’ottica di “restituzione” di<br />

suore dal mondo al continente europeo,<br />

e di nuova evangelizzazione.<br />

Dove trae origine la vostra iniziativa?<br />

È nata come emanazione del Capitolo<br />

Generale XXI del 2002 (assemblea generale<br />

di una rappresentanza di suore nel<br />

mondo) e la riflessione sull’essere missionarie<br />

oggi, individuando i bisogni delle<br />

grandi metropoli dove si concentrano i<br />

rischi del degrado e delle nuove povertà<br />

collegate al fenomeno delle migrazioni.<br />

Con la nostra, ne sono nate altre quattro<br />

nel mondo, ma la nostra è l’unica con<br />

questa identità presente in Italia. Siamo<br />

arrivate senza un progetto. Un anno di<br />

rodaggio senza aver realizzato qualcosa<br />

di visibile, se non il fatto di girare e conoscere<br />

la gente del quartiere e di metterci<br />

in contatto con le presenze già attive sul<br />

territorio per capire cosa si potesse fare<br />

rispetto al già esistente. L’idea del “gazebo<br />

itinerante” è stata efficace per avvicinare<br />

le donne e intervistarle al mercato con<br />

questionari multilingua. Un progetto che<br />

si è venuto delineando dal bisogno delle<br />

destinatarie!<br />

Come funziona?<br />

È una sorta di sportello ambulante -<br />

Aperta-mente Cittadine è il nome del progetto<br />

- sulla possibilità di avere luoghi e<br />

tempi di incontro e di laboratorio in cui<br />

trovarsi, insieme ad un gruppo di volontarie:<br />

quattro laboratori rivolti a giovani<br />

italiane e straniere (alfabetizzazione, taglio<br />

e cucito, ricamo e attività manuali varie<br />

di maglia e uncinetto; periodicamente<br />

anche laboratorio artistico). La finalità è<br />

quella di “stare” in mezzo alla gente, come<br />

sportello d’ascolto informale e presenza<br />

alternativa d’opinione e di offrire alle<br />

donne luoghi di incontro e spazi di integrazione,<br />

in vista di una dignitosa cittadinanza<br />

nell’ottica della prevenzione cara<br />

a noi Salesiani.


Il progetto “Aperta-mente cittadine”,<br />

coordinato dalle FMA, offre<br />

a donne immigrate luoghi e tempi<br />

di incontro dove trovarsi tutte<br />

insieme con volontarie per laboratori,<br />

momenti di formazione,<br />

svago, crescita culturale, dialogo,<br />

confronto interreligioso.<br />

copy Associazione 2PR<br />

le “ricadUte”<br />

sociali e familiari<br />

Quindi svolgete una educazione utile<br />

e spendibile per chi arriva qui, magari<br />

disorientata dalla lontananza con il<br />

paese d’origine?<br />

Imparano l’italiano con i nostri laboratori<br />

linguistici, socializzano con le altre<br />

donne, imparano cose immediatamente<br />

utili per l’economia domestica delle loro<br />

famiglie. Qualcuna si è lanciata in qualche<br />

attività in proprio, facendone una fonte<br />

di reddito. Per chi frequenta da ottobre a<br />

giugno, rilasciamo un attestato che certifica<br />

la raggiunta conoscenza dell’italiano,<br />

e questo è comunque gradito dai datori<br />

di lavoro. Inoltre, chi vuole può venir<br />

inserito nelle classi di adulti per il conseguimento<br />

della licenza media. La nostra<br />

Associazione, la “2PR” (Prevenzione<br />

e Promozione), che non è assistenzialista<br />

ma dà autonomia, è segnalata con il passaparola<br />

nelle loro comunità.<br />

Quante donne avete<br />

assistito sinora?<br />

Negli anni abbiamo accompagnato circa<br />

500 donne ed attualmente ne stiamo<br />

seguendo un centinaio di 12 nazionalità,<br />

con l’aiuto di insegnanti artigiane volontarie.<br />

Ci sono anche momenti di svago e<br />

crescita culturale.<br />

vi siete anche imbattute<br />

in storie difficili?<br />

Purtroppo le storie di povertà non mancano<br />

e siamo venute in contatto anche<br />

con donne vittime della tratta o della<br />

prostituzione. All’inizio sono state loro<br />

ad aprirsi e a confidarsi con noi, e sono<br />

entrate subito nei programmi di recupero<br />

delle istituzioni preposte e dei servizi<br />

sociali.<br />

L’etnia maggiormente presente<br />

qui è di fede musulmana.<br />

Come hanno reagito gli uomini?<br />

Ci hanno viste con cordialità e simpatia<br />

perché si sono sentiti accolti con le loro<br />

famiglie. Non hanno mai temuto un’ingerenza<br />

nei loro costumi e nella loro fede e,<br />

anzi, si è aperta un’occasione di confronto<br />

interreligioso e di dialogo.<br />

altri progetti e cose Utili<br />

Quali altre iniziative curate?<br />

Abbiamo un progetto che portiamo<br />

avanti con le scuole di primo e secondo<br />

grado. Abbiamo coinvolto una media di<br />

Chieri e un liceo di Torino. I ragazzi possono<br />

conoscere e apprezzare le diversità<br />

di una umanità colorata verso cui c’è<br />

diffidenza spesso ingiustificata, contribuendo<br />

a “sfatare” il mito di Porta Palazzo<br />

come luogo pericoloso. Operiamo inoltre<br />

in sinergia con varie istituzioni cittadine,<br />

con il Sermig , l’ASAI, l’Associazione<br />

Iroko, Tampep e siamo inserite nei programmi<br />

dell’Ufficio Pastorale Migranti.<br />

Inoltre una nostra consorella che è stata<br />

missionaria in Tunisia e conosce l’arabo,<br />

fa da mediatrice e coordinatrice nei corsi<br />

d’italiano presso l’UPM e segue alcuni<br />

casi accolti al Centro di accoglienza per<br />

immigrati senza permesso di soggiorno.<br />

anna rita Messe<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

DON BOScO OGGI 33


34 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Don Bosco oggi<br />

Un piatto antico:<br />

la “Panada”<br />

Ne aveva percorsa di strada la giovane<br />

Maria Troncatti, nel 1900, da<br />

Corteno (Brescia) a Rosignano Monferrato<br />

(Alessandria), per consacrarsi a Dio<br />

come Figlia di Maria Ausiliatrice. Iniziata<br />

la professione religiosa come cuoca,<br />

poi trasferita a Varazze (Savona), avrebbe<br />

imparato la pratica infermieristica, grazie<br />

alla quale nel 1922 sarebbe diventata il<br />

“medico della selva” nelle missioni salesiane<br />

di Macas e Sucua (Ecuador).<br />

Nella foresta equatoriale avrebbe trascorso<br />

il resto della vita (quasi mezzo secolo),<br />

contrastando, con la preghiera e la professione<br />

di infermiera, la magia nera degli<br />

stregoni e convertendo al cristianesimo<br />

Anche suor Maria Troncatti, prima<br />

cuoca poi «medico della selva»<br />

nelle missioni salesiane di<br />

Macas e Sucua (Ecuador), come<br />

mamma Margherita sapeva recuperare<br />

sapientemente i cibi<br />

avanzati: dal pane raffermo ecco<br />

la gustosa “panada”.<br />

la popolazione indigena shuar. A ridosso<br />

dell’Equatore imparò a cavalcare, a guadare<br />

fiumi, ad affrontare le mille insidie<br />

della selva impenetrabile. Come accadde<br />

il giorno in cui fu assalita da un serpente<br />

che le si avvinghiò alle gambe, paralizzandone<br />

i movimenti. Contro la stretta<br />

mortale, la suora sfoderò la sua unica<br />

arma: il rosario. Dopo tante Ave Maria, il<br />

rettile si srotolò dal suo corpo, sparendo<br />

nell’intrico della selva.<br />

Il 25 agosto 1969, a ottantasei anni, suor<br />

Maria si concesse il lusso di un viaggio<br />

aereo per raggiungere Quito, capitale<br />

dell’Ecuador, dove avrebbe partecipato<br />

a un turno di Esercizi Spirituali, sua unica<br />

vacanza annuale. Partito dal piccolo<br />

aeroporto di Macas, una pista nella foresta,<br />

l’aereo su cui volava si schiantò,<br />

poco dopo il decollo. La popolazione<br />

shuar, accorsa in massa ai funerali della<br />

“<strong>Madre</strong>cita”, la pianse come si piange<br />

una mamma e come di una mamma ne<br />

venera il ricordo, in attesa della sua beatificazione.<br />

Come tutte le salesiane degli inizi, nella<br />

sua attività di cuoca suor Maria aveva<br />

imparato l’arte di utilizzare tutti gli avanzi<br />

di cibo, cosa che sicuramente aveva fatto<br />

anche Mamma Margherita, che possiamo<br />

immaginare esperta nel riciclare gli<br />

avanzi di pane, per il piatto contadino<br />

della Panada. Ecco la ricetta: abbrustolire<br />

200 g di pane raffermo a pezzi, soffregarli<br />

con l’aglio e coprirli con 2 litri di<br />

brodo (o acqua). Portare a ebollizione e<br />

cuocere, rimestando, sino a che il pane<br />

sarà ridotto in poltiglia. Condire con un<br />

filo d’olio e, volendo, prezzemolo tritato.<br />

anna Maria Musso Freni<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net


Esperienze<br />

Non giudicate<br />

dalle apparenze<br />

Anche a Valdocco, come in altre sedi salesiane,<br />

incontriamo sempre più spesso persone in difficoltà economica:<br />

cassa integrazione, licenziamenti e disoccupazione,<br />

soprattutto giovanile, hanno pesanti ripercussioni individuali e familiari.<br />

Tra le confidenze ricevute, pubblichiamo questa di “una giovane mamma”.<br />

Non giudicate dalle apparenze. Sono<br />

disoccupata. Ho due figli piccoli.<br />

Mio marito ha partita Iva e il commercialista<br />

ride quando vede il totale annuo<br />

delle sue fatture. Siamo una famiglia in<br />

difficoltà. Come tante. Forse troppe, in<br />

questo periodo.<br />

I nostri amici e anche molti nostri famigliari<br />

non sanno quanto siamo in difficoltà,<br />

a livello economico. È una cosa che<br />

non hai voglia di raccontare: riservatezza,<br />

pudore, vergogna… Conosciamo altre<br />

famiglie che vivono il nostro stesso<br />

disagio. Lasciate che vi spieghi la situazione<br />

di noi, nuove famiglie sulla soglia<br />

della povertà.<br />

Perdere il lavoro oggi, non significa che<br />

tutto ciò che fino a ieri abbiamo potuto<br />

comprare e “permetterci” sparisce. Per<br />

esempio, la mia auto rimane quella che,<br />

fortunatamente, avevo finito di pagare<br />

prima di rimanere senza lavoro. È grande,<br />

perché oltre alla mia famiglia deve<br />

ospitare i nonni anziani che non se la<br />

sentono più di guidare. Qualcuno può<br />

ritenerla uno status symbol: forse lo era<br />

più di 10 anni fa, quando l’ho acquistata,<br />

ma ora è soltanto un mezzo comodo a<br />

quattro ruote!<br />

Una conoscente mi passa gli<br />

abiti dismessi del nipotino<br />

che frequenta la “Torino-<br />

Gesù ha detto: «Non giudicate,<br />

per non essere giudicati» (Mt 7,1).<br />

È come se avesse detto: «Giudica<br />

noi, come noi giudichiamo<br />

gli altri».<br />

bene” e ha 8 anni più di mio figlio. Così, il<br />

mio bimbo ha abiti firmati di almeno otto<br />

“stagioni” fa... Mi sto facendo crescere i<br />

capelli, perché non posso più andare tutti<br />

i mesi dalla pettinatrice. Nel mio carrello<br />

della spesa non c’è il cibo “firmato”, ma<br />

soltanto prodotti a marchio del supermercato,<br />

soprattutto se in offerta. Quando<br />

gli amici ci invitano a mangiare la pizza<br />

con la famiglia, invento mille scuse. In<br />

estate sono in vacanza con i bambini tutti<br />

e tre i mesi: nelle case dei nonni, dove<br />

non pago nulla di più di quanto spenderei<br />

rimanendo a casa.<br />

A forza di togliere e tagliare dal “superfluo”<br />

si finisce con l’arrivare al “necessario”:<br />

il dentista è rimandato per mesi, gli<br />

occhiali non sono cambiati… E pur di<br />

lasciare il più possibile ai figli (nuoto,<br />

gita scolastica…), tu finisci col rinunciare<br />

a talmente tanto che alla fine ti<br />

senti (e sei) imbruttito di fuori, perché<br />

ti curi meno, ed arido dentro, perché<br />

costa troppo andare al cinema, uscire<br />

con gli amici o fare il campo famiglia<br />

con la parrocchia. Eppure curare hobby,<br />

svago e cultura è ciò che ti rende meno<br />

animalesco-robot e più persona, consapevole<br />

della tua dignità. Allora, cercate<br />

di conoscere. E provate<br />

a non giudicare. Soprattutto<br />

dalle apparenze.<br />

ESpERIENzE 35


Esperienze<br />

Quando l’Etica entra nel po<br />

Non è vero che la crisi economica ha colpito tutti gli istituti di credito.<br />

Ci sono realtà che non sono state toccate dal terremoto dello spread<br />

e dei “titoli spazzatura”. Un esempio è la Banca Popolare Etica.<br />

36 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Lo scorso marzo, in Canada, si sono<br />

incontrate le 14 banche aderenti alla<br />

Global Alliance for Banking on Values<br />

(Gabv), un network indipendente del risparmio<br />

gestito, che opera in 24 Paesi<br />

del mondo, contando un patrimonio<br />

complessivo di 26 miliardi di dollari. Il<br />

messaggio, positivo, è che i loro bilanci<br />

godono di ottima salute. In altri termini,<br />

lo tsunami della crisi economica planetaria<br />

non li ha nemmeno sfiorati. Com’è<br />

possibile?<br />

Il fatto si spiega con l’elemento che accomuna<br />

i membri del Gabv: il rispetto dei<br />

princìpi della finanza etica. Tra i protagonisti,<br />

c’è la Banca Popolare Etica, rappresentata<br />

dal presidente Ugo Biggeri, che<br />

lo scorso 8 marzo ha compiuto 13 anni.<br />

Forte di un capitale sociale di 35.607.000<br />

euro (il 14% in più del 2010) e di oltre<br />

36mila soci (di cui circa 31mila singoli cittadini),<br />

sin dall’inizio della crisi, nel 2008,<br />

la Banca Etica è riuscita a far crescere<br />

costantemente l’erogazione di credito a<br />

favore delle imprese sociali e delle famiglie,<br />

come spiega Alberto Hoch, responsabile<br />

culturale per l’Area Nord Ovest: «Il<br />

2011 si è chiuso registrando nei volumi<br />

una crescita a due cifre, per il terzo anno<br />

consecutivo. La raccolta di risparmio ha<br />

raggiunto i 717 milioni di euro, l’11,7% in<br />

più rispetto al 2010, mentre i crediti erogati<br />

sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9%<br />

sul 2010)».<br />

Il trucco c’è. Banca Etica si pone, infatti,<br />

come alternativa alla finanza drogata<br />

da speculazioni e prodotti derivati, che<br />

punta al massimo profitto nel brevissimo<br />

periodo. «Il nostro fine - spiega ancora<br />

Hoch - è gestire il risparmio di famiglie,<br />

singoli e organizzazioni investendolo per<br />

finanziare esclusivamente iniziative economiche<br />

che perseguono finalità sociali<br />

e che operano nel pieno rispetto della dignità<br />

umana e dell’ambiente. Lo facciamo<br />

in modo innovativo, orientando l’attività<br />

sia operativa sia culturale ai principi della<br />

finanza etica: trasparenza, diritto di accesso<br />

al credito, efficienza e attenzione<br />

alle conseguenze non economiche delle<br />

azioni economiche».<br />

tanti pregi, Un difetto<br />

Unica pecca, il numero di filiali presenti<br />

sul territorio italiano: appena 16, nelle città<br />

più importanti, tra cui Torino (la “casa<br />

madre” è a Padova), e coadiuvate da una<br />

rete capillare di promotori finanziari, ribattezzati<br />

“banchieri ambulanti”, oltre che<br />

da 70 Gruppi di Iniziativa Territoriale (Git),<br />

con il compito di diffondere i valori della<br />

finanza etica e di facilitare le interazioni<br />

tra soci, banca e territorio.<br />

Anche in questo caso c’è una spiegazione:<br />

il sistema è stato costituito inizialmente<br />

per sostenere le realtà non profit<br />

del Terzo Settore. Un impegno, per così<br />

dire, di “nicchia”, il cui successo ha fatto<br />

spuntare ovunque richieste. Con il risultato<br />

che oggi la Banca Etica si dedica<br />

al finanziamento dell’economia civile in<br />

senso lato, ma sempre negli àmbiti della<br />

cooperazione sociale, di quella internazionale<br />

e degli aiuti allo sviluppo, del<br />

commercio equo e solidale, degli interventi<br />

per migliorare la qualità della vita,


tafoglio<br />

della tutela ambientale, del social housing,<br />

dell’agricoltura biologica. «Ogni finanziamento<br />

- dice Hoch - è erogato sulla base<br />

di un’istruttoria economica a cui si affianca<br />

una dettagliata valutazione socioambientale,<br />

che permette di selezionare i<br />

progetti più validi nel rispetto degli interessi<br />

della collettività».<br />

le proposte<br />

Banca Etica sta sperimentando forme innovative<br />

di sostegno alle imprese e all’occupazione.<br />

Un esempio sono le operazioni<br />

di “workers buyout”, finanziate dalla<br />

Banca in collaborazione con Legacoop:<br />

piccole e medie imprese fallite o sull’orlo<br />

del fallimento sono rilevate dai dipendenti<br />

che si costituiscono in cooperativa,<br />

investono gli ammortizzatori sociali (Tfr,<br />

cassa integrazione) e con il finanziamento<br />

di Banca Etica si impegnano a salvare<br />

l’azienda, il loro posto di lavoro e la loro<br />

professionalità. Reti e alleanze tra cittadini<br />

e tra lavoratori sono al centro di altre<br />

operazioni innovative che spesso coinvolgono<br />

le pubbliche amministrazioni.<br />

Il mondo non è fatto però soltanto di cifre.<br />

Serve una nuova cultura dell’economia<br />

e del risparmio gestito, più consapevolezza<br />

delle vie che portano una società<br />

a crescere. «Banca Etica si sta impegnando<br />

anche per il lancio di una campagna<br />

di educazione finanziaria nella convinzione<br />

che un reale cambiamento si potrà<br />

avere solo con un’azione simultanea:<br />

dall’alto con nuove regole internazionali<br />

- contrasto ai paradisi fiscali; tassa sulle<br />

transazioni finanziarie; trasparenza reale<br />

- e dal basso con cittadini più responsabili<br />

e consapevoli dei meccanismi della<br />

finanza», afferma Hoch. Il riferimento è<br />

all’iniziativa “Non Con I Miei Soldi”, volta<br />

a fornire tramite incontri e forum un utile<br />

vademecum, anche solo per la semplice<br />

apertura di un conto. «La finanza casinò<br />

è alimentata con i risparmi di tutti i cittadini<br />

e di tutte le organizzazioni - conclude<br />

Hoch -. Ma si può dire basta, così<br />

com’è avvenuto con le campagne che<br />

negli scorsi decenni hanno imposto anche<br />

alle grandi imprese strumenti di monitoraggio<br />

della responsabilità sociale e<br />

ambientale».<br />

Luca Mazzardis<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

Banca Etica investe nell’economia<br />

reale della cooperazione<br />

sociale, degli aiuti allo sviluppo<br />

e del commercio equo e solidale.<br />

Così facendo, nel 2011 ha registrato<br />

una crescita a due cifre.<br />

www.bancaetica.com<br />

Sede centrale-Padova<br />

via Niccolò Tommaseo<br />

tel. 049.8771111<br />

Sede di Torino<br />

via San Pio V 15/bis,<br />

tel. 011.6680993<br />

ufficio.torino@bancaetica.com<br />

Il coordinatore<br />

del Git di Torino-Aosta<br />

Fingerle Lucas<br />

tel. 333.2005815<br />

git.torino-aosta@bancaetica.org<br />

ESpERIENzE 37


38 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Sfide educative<br />

Giovani lolite aumentano<br />

Perché molti giovani “mercificano” il loro corpo? Quali gli esempi<br />

e i comportamenti di educatori e di genitori? Non basta la (sterile)<br />

indignazione: non si può restare indifferenti, apatici o assenti.<br />

Chi quotidianamente frequenta il mondo<br />

della scuola, dalle medie all’università,<br />

non può chiudere gli occhi su<br />

una realtà inquietante: la fragilità di molti<br />

adolescenti nella gestione della propria<br />

affettività e sessualità. È di ieri la notizia<br />

di due adolescenti quattordicenni sorpresi<br />

nei bagni della scuola mentre avevano<br />

un rapporto intimo. Pochi giorni prima<br />

i giornali sparavano, a caratteri cubitali,<br />

che in una classe di seconda media lo<br />

sport preferito dagli alunni era quello di<br />

scambiarsi sui cellulari foto che li ritraevano<br />

in pose hard. Arriva dall’Inghilterra<br />

la notizia che un gruppo di viziosi pedofili<br />

pachistani, negli ultimi tre anni, hanno<br />

circuito e stuprato oltre seicento giovani<br />

ragazze inglesi. Insomma, chi più ne ha,<br />

più ne metta. Tutto questo non può limitarsi<br />

a suscitare una sterile indignazione<br />

da parte chi si onora di far parte della<br />

Famiglia Salesiana sgorgata dal cuore di<br />

Don Bosco che all’educazione dei giovani<br />

ha consacrato tutta la sua esistenza. Un<br />

vero salesiano e anche un vero educatore<br />

e un vero genitore non possono restare<br />

indifferenti, apatici ed assenti.<br />

Un film da vedere<br />

Un film, uscito di recente, offre ad ognuno<br />

di noi la possibilità di riflettere, senza<br />

pudibondi moralismi, su un aspetto della<br />

condizione giovanile ben mimetizzato<br />

tra le pieghe, all’apparenza ineccepibili,<br />

del nostro vivere quotidiano. I giovani, a<br />

volte, escono completamente disorientati<br />

e frastornati dalla loro quotidiana frequentazione<br />

con l’irrazionalità di alcuni<br />

modi di vivere, col no sense del mondo,<br />

Dal film “Elles” un invito a riflettere<br />

sul fenomeno sempre più diffuso<br />

della prostituzione giovanile.<br />

con l’esperienza della notte dei valori, col<br />

deserto morale ed etico del cosiddetto<br />

mondo adulto. Il film è intitolato Elles,<br />

è diretto dalla regista polacca Halgoska<br />

Szumovska ed interpretato magistralmente<br />

da Juliette Binoche.<br />

Il tema trattato è scabroso, ma amaramente<br />

attuale: la prostituzione femminile<br />

nel mondo giovanile. La visione del film<br />

fa male perché costringe lo spettatore<br />

non solo a prendere atto di una sottotaciuta<br />

realtà, ma anche a schierarsi in<br />

prima persona di fronte ad un dato di<br />

fatto denunciato da statistiche ufficiali<br />

che quantificano in parecchie decine<br />

di migliaia il numero di giovani donne<br />

che praticano la professione più vecchia<br />

dell’umanità nella sola Europa. L’attrice<br />

interpreta il ruolo di una giornalista che<br />

intende fare un reportage fra le giovani<br />

studentesse francesi. Costatando la realtà<br />

del fatto che non poche si vendo-


no per “arrotondare” la loro disponibilità<br />

di denaro, Anna rivolge a Lola una domanda<br />

fatale: «Perché lo fai?». La risposta<br />

che riceve la impietrisce: «Perché è come<br />

fumare. Il difficile è smettere». È evidente<br />

il cinismo insito in tale affermazione.<br />

Con una semplice battuta viene annullato<br />

ogni tentativo di comprendere gli oscuri<br />

motivi che spingono la ragazza a fare<br />

certe esperienze.<br />

la realtà di non pochi<br />

adolescenti<br />

Il dato che non pochi adolescenti non<br />

esitino a “mercificare” il proprio corpo,<br />

direttamente nella prostituzione o indirettamente<br />

dietro una webcam, non può<br />

non preoccupare chi si impegna nel campo<br />

dell’educazione a tutti i livelli. Ricercare<br />

i “perché” è indispensabile per attivare<br />

i rimedi. Il motivo principale deriva dal<br />

fatto che per troppe persone il massimo<br />

valore sono i soldi. Ognuno deve fissare<br />

un prezzo al proprio modo di essere. Il<br />

sesso gode della massima considerazione<br />

e valutazione. È uno dei mezzi più facili<br />

e sicuri a disposizione per arricchirsi.<br />

“Fare soldi il più possibile” è il mantra che<br />

i ragazzi sentono fin dalla più tenera età<br />

nell’ambito stesso della famiglia.<br />

Se tutto questo viene integrato dalla constatazione<br />

della frequentazione nevrotica<br />

Spesso internet veicola tra gli studenti<br />

la mercificazione del corpo<br />

e favorisce gli incontri a sfondo<br />

sessuale.<br />

La società spesso banalizza i sentimenti<br />

dei giovani che invece<br />

ancora sono capaci di riconoscere<br />

e valorizzare l’amore che sperimentano.<br />

I giovani non hanno<br />

perso la voglia di credere e impegnarsi<br />

in relazioni forti basate<br />

sul rispetto e sul desiderio di una<br />

felicità duratura e profonda.<br />

di siti porno da parte di molti che dovrebbero<br />

essere educatori, o dalle infedeltà di<br />

troppi genitori, o dalle miserie morali di<br />

troppi religiosi, inevitabilmente i giovani<br />

sprofondano nella noia del vivere, nella<br />

desertificazione dell’etica e della morale,<br />

nella oggettivazione dei sentimenti e della<br />

sessualità.<br />

Qual è la differenza tra sessualità e genitalità?<br />

Che cosa vuol dire essere uomo o<br />

donna e non semplicemente maschio o<br />

femmina? Amare è un punto di arrivo di<br />

un progetto o qualcosa da bruciare nella<br />

passione di un istante? Sono interrogativi<br />

che ogni appassionato del Sistema<br />

Preventivo di Don Bosco deve porre a<br />

se stesso prima di “smucinare” risposte<br />

scontate e a vanvera.<br />

ermete tessore<br />

tessore.rivista@ausiliatrice.net<br />

LE dOmANdE dI suOR sImONA<br />

Quale sentimento nasce in noi di fronte a questi<br />

fatti? Rabbia, giudizio, sorpresa, impotenza,<br />

indifferenza, compassione? Se ascoltiamo queste<br />

notizie come adulti che guardano “dall’alto<br />

al basso” e pronunciano sentenze, sarà difficile<br />

incrociare il cuore inquieto di giovani che gridano,<br />

come possono, il desiderio di un oltre e<br />

di relazioni umane che colmino il bisogno di<br />

trovare “un posto” in questo mondo. La nostra<br />

attenzione non può fissarsi sullo scandalo, ma<br />

sull’appello di ciò che non si vede e dal grido<br />

soffocato nell’uso del corpo. Ci facciamo<br />

compagni di viaggio delle loro domande di<br />

questi giovani? Riusciamo<br />

a far vedere, con il nostro<br />

corpo, la bellezza<br />

di un corpo fatto per<br />

la relazione? La sfida<br />

educativa deve passare<br />

dalla nostra carne e<br />

dalle nostre scelte!<br />

Suor Simona Corrado<br />

pedagogista<br />

e mediatrice familiare<br />

SFIDE EDUcATIVE 39


40 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Sfide educative<br />

Buoni cristiani<br />

e onesti cittadini<br />

In un tempo di smarrimento personale e sociale si<br />

avverte l’urgenza di formazione delle coscienze per<br />

essere non solo dei buoni cristiani, ma anche degli<br />

onesti cittadini.<br />

oltre lo spread<br />

Una crisi di civiltà?<br />

Siamo in piena crisi economico-finanziaria.<br />

Ma, al di là dei numeri che non tornano,<br />

si intravvede una crisi ben più profonda.<br />

Siamo nel bel mezzo di una crisi di<br />

civiltà: manca una bussola credibile per il<br />

nostro futuro. L’idea di un bene comune<br />

è quanto mai sbiadita. Viviamo immersi<br />

in un individualismo senza futuro pieno<br />

di solitudini, senza progetti e valori. Non<br />

vediamo più ragioni sufficienti per legare<br />

la nostra vita a quella degli altri con i<br />

quali con-viviamo. Una società ripiegata<br />

su se stessa e dominata dal denaro non<br />

riesce più a motivare impegno e responsabilità<br />

sociale.<br />

Come attivare nei cristiani una cittadinanza<br />

attiva, consapevole, responsabile nella<br />

società, nella professione, nel lavoro,<br />

nella politica, nell’economia, ecc., senza<br />

una formazione sociale adeguata? Questo<br />

libro vuole offrire un piccolo aiuto<br />

alla formazione. Buoni cristiani e onesti<br />

cittadini è la sintesi di tutta la formazione<br />

cristiana grazie alla conoscenza della dottrina<br />

sociale della Chiesa, come si legge<br />

nel sottotitolo.<br />

la “dottrina sociale<br />

della chiesa”: se ne parla<br />

ma non la si conosce!<br />

Purtroppo ben pochi sanno cos’è. La<br />

Chiesa sempre si è fatta carico delle situazioni<br />

di povertà sociale e personale.<br />

Basta pensare a tutte le iniziative di carità<br />

messe in atto in duemila anni di storia.<br />

Nel secolo XIX capita una vera rivoluzione:<br />

quella industriale con tanti nuovi<br />

poveri, drammi umani e sociali. Il Papa di<br />

allora, Leone XIII, prende carta e penna,<br />

come si dice, e, illuminato dal Vangelo,<br />

scrive la Rerum novarum per denunciare<br />

il degrado umano e sociale a cui sono<br />

sottoposti gli operai nelle manifatture del<br />

tempo. Orari impossibili, paghe da fame,<br />

situazioni abitative disumane. In positivo,<br />

l’enciclica prospetta le vie morali e giuridiche<br />

per una vita personale, sociale e<br />

produttiva degna dell’uomo.<br />

Dopo Leone XIII, altre encicliche sociali<br />

sono state scritte dai Papi per denunciare<br />

gli abusi e le minacce contro la dignità<br />

della persona e dei popoli e, al tempo<br />

stesso, per prospettare soluzioni che rispondano<br />

al bene comune.<br />

Il percorso storico che il libro propone<br />

dalla Rerum novarum alla Caritas in<br />

veritate di Benedetto XVI, fa vedere una<br />

Chiesa sempre attenta ai molti e profondi<br />

cambiamenti che avvengono nelle società<br />

e nel mondo intero. Si passa via via, dalla<br />

questione locale degli operai del tempo di<br />

Leone XIII, alla questione mondiale della<br />

pace e dello sviluppo dei popoli. In questa<br />

apertua mondiale il concilio Vaticano<br />

II pone l’attenzione sulla centralità della<br />

persona e del suo pieno sviluppo non<br />

solo economico, ma anche culturale, relazionale,<br />

spirituale e religioso.<br />

È nella Dottrina Sociale della<br />

Chiesa che si possono ritrovare i<br />

giusti orientamenti per formare<br />

una retta coscienza, attenta al<br />

bene comune e consapevole dei<br />

veri valori.


Il valore della persona non deve<br />

mai essere sopraffatto dalle logiche<br />

del profitto e da modelli individualistici<br />

di sviluppo.<br />

Tutti avvertiamo in questi tempi una grande<br />

carenza di formazione sociale che dia sostanza<br />

a una cittadinanza consapevole e responsabile.<br />

Per i cristiani l’educazione alla “cittadinanza<br />

consapevole e responsabile” non è un<br />

optional. La fede senza le opere è morta! Il<br />

con-vivere in società non può non provocare<br />

la coscienza cristiana. Per questo motivo ho<br />

scelto come titolo «Buoni cristiani e onesti cittadini».<br />

Tutte le encicliche sociali dopo il concilio<br />

mettono a fuoco la dignità della persona.<br />

Più recentemente, la tecnica e la scienza<br />

hanno dato il via a manipolazioni sulla<br />

vita estremamente minacciose per la<br />

dignità dell’uomo. La questione sociale<br />

è diventata una vera questione antropologica,<br />

vale a dire difesa di tutto l’uomo<br />

e di tutti gli uomini. Profeta indiscusso a<br />

favore della vita è stato Giovanni Paolo II.<br />

Sabino Frigato, sdb, è docente di teologia morale e<br />

dottrina sociale della Chiesa presso l’Università Pontificia<br />

Salesiana - Sezione di Torino. Con la Elledici<br />

ha pubblicato: I lavoratori cattolici tra testimonianza<br />

e politica, 1988; In risposta a Cristo. Piste per l’educazione<br />

morale e politica, 1991; Vita in Cristo e agire<br />

morale. Saggio di teologia morale fondamentale,<br />

1994. Con l’editrice Effatà: La difficile democrazia. La<br />

Dottrina sociale della Chiesa da Leone XIII a Pio XII<br />

(1878-1958), 2007. E nel 2010 ancora con la Elledici:<br />

Vizi capitali. Come parlarne, oggi? Per un itinerario<br />

educativo morale.<br />

i qUattro pilastri<br />

della dottrina sociale<br />

della chiesa<br />

Chi prende in mano le encicliche sociali<br />

si accorge che, pur cambiando di tempo<br />

in tempo il tema – la condizione operaia,<br />

l’economia, il lavoro, la pace, la politica, lo<br />

sviluppo dei popoli, ecc. – il ragionamento<br />

che viene fatto si basa su quattro fondamentali<br />

pilastri. Prima di tutto la dignità<br />

della persona considerata soggetto, fondamento<br />

e fine di tutto. La persona, poi,<br />

non è un cittadino chiuso in se stesso, ma<br />

in relazione con gli altri in un rapporto<br />

di reciproca solidarietà. Non solo, ma in<br />

quanto libero e responsabile, il cittadino<br />

è capace di realizzare determinati beni<br />

sociali collegandosi e associandosi con<br />

altri concittadini senza dipendere dall’intervento<br />

superiore dello Stato. Anzi esso<br />

deve favorire l’autonomia dei gruppi sociali.<br />

Questo si chiama sussidiarietà. Una<br />

società è tanto più democratica e partecipata<br />

quanto più è sussidiaria, nel senso<br />

che valorizza la responsabilità dei cittadini.<br />

Il quarto pilastro è il bene comune a<br />

cui tutto deve o dovrebbe tendere. Non si<br />

tratta solo della ricchezza prodotta in un<br />

Paese, ma anche di come viene redistribuita<br />

a vantaggio di tutti. Non solo, ma il<br />

bene comune riguarda tutti quegli aspetti<br />

necessari per una vita buona, dignitosa<br />

per tutti e per ciascuno. Nella prospettiva<br />

del bene comune il perseguimento<br />

dei diritti deve accompagnarsi sempre ai<br />

doveri con la consapevolezza che favorire<br />

il benessere della società è lavorare<br />

per il proprio bene.<br />

€ 7,00<br />

ISBN 978-88-01-05124-7<br />

SABINO FRIGATO<br />

La forza educativa della dottrina sociale della Chiesa<br />

A questa nostra società smarrita, la dottrina<br />

sociale della Chiesa è una provvidenziale<br />

bussola che orienta su un futuro<br />

sempre più a misura di uomo. Essa non<br />

offre soluzioni tecniche per i problemi<br />

che ci affliggono, ma indica a tutti, cristiani<br />

e non, le ragioni e le vie etiche per<br />

cercare e trovare le soluzioni più adeguate<br />

alla dignità degli uomini e dei popoli.<br />

SFIDE EDUcATIVE 41


“Bello e impossibile” come lo immagina<br />

gianna Nannini o “dolcissimo” come lo<br />

invoca irene grandi. “Disperato” come<br />

lo racconta Nada o “di plastica” come lo<br />

teme Carmen Consoli... L’amore ha davvero<br />

troppe sfaccettature e sfumature per<br />

essere rinchiuso in una canzone. A volte<br />

più idealizzato che vissuto, non si nutre<br />

di gesti plateali e difficilmente si lascia<br />

incontrare negli studi televisivi popolati<br />

di “tronisti”, di “pupe” e di “secchioni” che<br />

sembrano più interessati alla piega dei capelli<br />

che ad ascoltare i richiami del cuore.<br />

Per provare a capirne di più ci siamo rivolti<br />

a don ezio risatti, preside del corso<br />

di laurea in Psicologia della comunicazione,<br />

che ha sede nella Scuola superiore<br />

di formazione “Rebaudengo” di Torino.<br />

le apparenze dell’amore<br />

perché l’amore, a qualunque età, è<br />

così importante?<br />

«Perché, pur essendo un sentimento<br />

umano, riguarda direttamente Dio, che<br />

l’evangelista Giovanni definisce “Amore”.<br />

L’uomo, creato a immagine di Dio, gli somiglia<br />

perché è in grado di amare».<br />

talvolta, però, si rischia di confonderlo<br />

con sentimenti che non sono<br />

l’amore...<br />

«Succede che lo stimolo a formare una<br />

coppia possa essere scambiato per amore.<br />

Che ragazzi e ragazze desiderino vivere<br />

insieme più per conformarsi a tradizioni<br />

e a pressioni sociali che per condividere<br />

un progetto di vita. È una situazione<br />

che, se sottovalutata, è destinata a creare<br />

problemi, fatiche e sofferenze».<br />

42 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />

Sfide educative<br />

L’innamoramento, “campio<br />

A tu per tu con don Ezio Risatti per cominciare a esplorare le dinamiche<br />

che possono contribuire a edificare una storia d’amore.<br />

L’amore è vedere i limiti del<br />

partner e sentire che, al di là di<br />

tutto, egli vale e merita di essere<br />

amato.<br />

i più giovani, non di rado, fanno fatica<br />

a distinguere infatuazione e innamoramento.<br />

«L’infatuazione è un meccanismo inconscio<br />

che può scattare all’inizio dell’innamoramento<br />

e che va tenuto sotto controllo.<br />

Proiettare su una persona le caratteristiche<br />

che più mi affascinano, infatti,<br />

non mi permette di vivere un rapporto<br />

reale con essa ma con i caratteri che io le<br />

attribuisco. Quando ho la sensazione che<br />

il partner sia perfetto sotto ogni punto<br />

di vista è il momento giusto per domandarmi<br />

se sono caduto vittima dell’infatuazione».<br />

e non manca chi s’innamora per lenire<br />

le ferite interiori e il male di vivere…<br />

«Gli psicologi, che a volte usano termini<br />

difficili, la chiamano “compensazione di<br />

ferita d’origine traumatica” e, di solito, ha<br />

inizio nell’infanzia. Il bambino che non si<br />

sente protetto o valorizzato a sufficienza<br />

può diventare un adulto che, quando<br />

incontra chi lo ama, ha la sensazione<br />

di poter colmare i propri bisogni inconsci<br />

non soddisfatti e - come in un pozzo<br />

senza fondo - tenta di compensare<br />

il trauma senza mai esaurirlo. Anche in<br />

questo caso non si può parlare d’amore<br />

ma di soddisfazione di un bisogno».<br />

a complicare il quadro è in agguato<br />

anche la gelosia…<br />

«La gelosia, al contrario di quanto si crede,<br />

non è dimostrazione d’amore ma<br />

pretesa inconscia che il partner si dedichi<br />

totalmente a me. Oltre che nei confronti<br />

della persona amata, la gelosia vie-


ne gratuito” d’amore<br />

ne spesso indirizzata anche verso amici,<br />

colleghi e famigliari. Dal punto di vista<br />

psicologico, oltre che cristiano, ha ragione<br />

San Paolo quando, nella prima lettera<br />

ai Corinzi, afferma che “l’amore non<br />

è geloso”».<br />

Un amore senza confini<br />

Ma allora, che cos’è l’amore?<br />

«Spiegarlo è impossibile, come tentare<br />

di descrivere il sapore della menta<br />

o del mango, e lo comprende solo chi<br />

vive l’esperienza dell’innamoramento, un<br />

“campione gratuito” d’amore, una bufera<br />

psicofisica che sconvolge l’esistenza, al<br />

punto che molti adolescenti - convinti di<br />

essere i primi a beneficiarne nella storia<br />

dell’umanità - pensano: “Se anche gli altri<br />

uomini sapessero che cos’è l’amore il<br />

mondo sarebbe diverso e non esisterebbero<br />

gli orrori che riempiono le cronache<br />

dei giornali”».<br />

Che cosa capita, dal punto di vista<br />

psicologico, quando due persone si<br />

innamorano?<br />

«Innanzi tutto, cade la barriera dell’incomunicabilità:<br />

sono consapevoli di essere<br />

sintonizzati sulle “frequenze” del partner,<br />

del fatto che si comprendono reciprocamente<br />

senza bisogno di spiegarsi. Poi si<br />

percepisce il valore dell’altra persona al<br />

di là dei propri limiti: a differenza di chi<br />

è infatuato, l’innamorato vede le povertà<br />

e gli sbagli del partner ma sente che egli<br />

vale e che merita di essere amato. Infine,<br />

si è disposti ad affrontare dolori e fatiche:<br />

sperimentato che l’amore è un bene prezioso,<br />

non si intende rinunciarvi neppure<br />

quando amare significa soffrire».<br />

Una sequenza di dinamiche che sembrano<br />

avere molto in comune con la<br />

vita di gesù...<br />

«La percezione dei nostri limiti e, con-<br />

temporaneamente, del nostro essere un<br />

tesoro prezioso è alla base della decisione<br />

di Gesù di donare la propria vita per<br />

salvare l’umanità. Lo esprime con precisione<br />

San Paolo quando, nella lettera ai<br />

Romani, afferma che “Cristo ci ha amati<br />

e ha dato la vita per noi prima che fossimo<br />

redenti e salvati”. Infatti eravamo ancora<br />

immersi nel peccato quando Gesù<br />

ha accettato di offrire la propria vita per<br />

noi, e lo ha fatto perché vedeva nel medesimo<br />

tempo in ogni uomo sia l’essere<br />

peccatore sia l’essere immagine bella e<br />

preziosa di Dio».<br />

Carlo tagliani<br />

redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />

SFIDE EDUcATIVE 43


Lettere a Suor Manu<br />

Se il “bullo” è mio figlio<br />

Mio figlio è bullo. Non volevo crederci, ma è così. L’ho constatato di persona,<br />

con l’aiuto di insegnanti di fiducia. Purtroppo io sono sola e lavoro dal<br />

mattino alla sera, e ogni 15 giorni mio figlio deve stare con il mio ex marito.<br />

Ho iniziato un percorso con una psicologa, perché ho capito che il problema<br />

non è solo di mio figlio, anzi, è mio. Sento il bisogno di condividere la mia<br />

storia, perché molti ragazzi si trovano nella condizione di mio figlio. Nessuno<br />

vorrebbe avere un figlio bullo. Soprattutto se ci si rende conto di quanto<br />

sia triste e solo un ragazzo bullo.<br />

Non ho mai incontrato una mamma con<br />

tanto coraggio: grazie. Mi auguro che le<br />

sue parole possano aiutare tanti genitori<br />

a guardare i figli con umiltà e verità, anche<br />

se ciò portasse a riconoscere di avere<br />

buona parte della responsabilità.<br />

C’era una volta un sovrano potente. Un<br />

giorno disse al figlio: «Io non regnerò più<br />

per molto tempo e ignoro ciò che accadrà<br />

dopo la mia morte. Ci sono molti<br />

nemici intorno al trono. Ho tanta paura<br />

per l’impero che ho costruito e anche per<br />

te. Morirei tranquillo se sapessi che hai<br />

un rifugio sicuro che ti protegga in caso<br />

di pericolo. Per questo ti consiglio di andare<br />

per il regno e di costruire fortezze<br />

in tutti gli angoli possibili». Obbediente,<br />

il giovane si mise in cammino. Percorse<br />

tutto il Paese e dove trovava il posto conveniente,<br />

faceva costruire fortezze solide<br />

e imponenti, nelle profondità delle foreste,<br />

nelle valli più nascoste, sulla sommità<br />

delle colline, nei deserti, in riva ai fiumi e<br />

sui fianchi delle montagne.<br />

Stanco, dimagrito, ma soddisfatto d’aver<br />

portato a termine il compito, corse a presentarsi<br />

dal padre. «Padre, in tutto il paese<br />

si innalzano fortezze imprendibili!».<br />

«Non è questo, figlio mio, che avevo in<br />

mente io. Devi tornare indietro e ricominciare»,<br />

disse. «Le fortezze che tu hai<br />

costruito non ti proteggeranno assolutamente<br />

in caso di pericolo: tu sarai solo e<br />

non per quei muri e quelle pietre potrai<br />

sfuggire alle imboscate e alle trappole dei<br />

Spesso i ragazzi considerati più<br />

“difficili”, sono quelli che portano<br />

le sofferenze più pesanti e che<br />

per questo, hanno più bisogno<br />

d’affetto.<br />

tuoi nemici. Tu devi costruirti i rifugi nel<br />

cuore delle persone oneste e buone. Devi<br />

cercare queste persone, e guadagnarti la<br />

loro amicizia: soltanto allora saprai dove<br />

rifugiarti nei momenti difficili. Là dove un<br />

uomo ha un amico sincero, là trova un<br />

tetto sotto cui ripararsi».<br />

Il principe si rimise in cammino per andare<br />

verso la gente e costruire dei rifugi<br />

come immaginava suo padre. Quando il<br />

vecchio sovrano si spense e lasciò questo<br />

mondo, il principe non aveva più nessun<br />

nemico da temere!<br />

Tanti ragazzi costruiscono fortezze di<br />

mattoni e non permettono a nessuno di<br />

avvicinarsi. Ho constatato che i ragazzi<br />

più aggressivi, “difficili”, talora violenti,<br />

sono quelli che portano le sofferenze e i<br />

dispiaceri più pesanti. I bulli sono quelli<br />

che hanno più bisogno di sentirsi amati.<br />

Prima che siano costretti ad alzare fortezze<br />

impenetrabili, facciamo in modo che<br />

trovino in noi la fortezza di cui hanno<br />

bisogno. Questo sarà il segreto della loro<br />

serenità. E anche della nostra.<br />

Manuela robazza<br />

suormanu.rivista@ausiliatrice.net<br />

44 LUGLIO-AGOSTO 2012 LETTERE A SUOR mANU


MaNDateCi<br />

Le vostre Foto<br />

CoN La rivista<br />

iN MaNo!<br />

foto.rivista@ausiliatrice.net<br />

MaNDateCi i vostri<br />

sMs!<br />

Basta inviare un messaggio,<br />

anteponendo alla vostra richiesta<br />

di preghiera la parola rivista<br />

al numero 320.2043437.<br />

Pubblicheremo gli sms più<br />

significativi e a tutti assicuriamo<br />

il ricordo in Basilica<br />

Mosaico realizzato per la<br />

parrocchia di Pedemente (VR)<br />

dal prof. Marcellino Campara,<br />

devoto di Maria e appassionato<br />

mosaicista d’arte sacra,<br />

raffigurante Maria Ausiliatrice.<br />

(www.mosaiciartistici.net)<br />

Da Bacau (Romania) giovani lettori crescono con l’aiuto di don Sergio.<br />

SMS<br />

Mi chiamo Roberto sono invalido<br />

e ho perso il lavoro. Sono emarginato<br />

e umiliato pregate per me grazie.<br />

Chiedo un ricordo nella preghiera<br />

per Margherita.<br />

Grazie che ci donate speranza.


Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/<strong>TORINO</strong><br />

Nº 4- 2012<br />

ANNO XXXIII<br />

BIMESTRALE<br />

pag. 2 NPG<br />

pag. 20 SGS<br />

La rivista “Note<br />

tipografi a voluta<br />

di pastorale giovanile”:<br />

da Don Bosco, festeggia<br />

il “metodo preventivo”<br />

i primi 150 anni<br />

per gli educatori<br />

pag. 23 Lo sport<br />

luglio-agosto<br />

L’anima mia<br />

m ag n ifi c a<br />

il Signore<br />

In questo numero<br />

il salUto del rettore<br />

1 VACAnzE: PERIODO DI RICARICA<br />

umAnA E SPIRITuALE<br />

a tUtto campo<br />

2 unA “SInFOnIA” DI VITA PER I gIOVAnI:<br />

LA RIVISTA “nOTE DI PASTORALE gIOVAnILE”<br />

leggiamo i vangeli<br />

4 nOn SOnO AmmESSE SCORCIATOIE!<br />

in cammino con maria<br />

6 CAnA E TABOR. mARIA E IL PADRE<br />

8 LA DEVOzIOnE ALLA mADOnnA<br />

E IL mOnDO DEgLI AnImALI<br />

maria nei secoli<br />

10 “LA VERgInE DEL SORRISO” E S. TERESA DI LISIEux<br />

12 LA mADOnnA DI FIESOLE<br />

la parola qUi e ora<br />

14 IL RISChIO DELLA InCREDuLITà E DELL’IDOLATRIA<br />

amici di dio<br />

16 BEnEDETTO PATROnO D’EuROPA<br />

giovani in cammino<br />

18 nOn POSSIAmO PERmETTERCI IL LuSSO<br />

DI ESSERE TRISTI<br />

chiesa viva<br />

20 ABOLIRE L’OmISSIOnE!<br />

24 L’AuTunnO CALDO DELLA FEDE<br />

per tutti<br />

Tiziana Nasi,<br />

presidente della Fisip<br />

segni e valori<br />

21 LO SPORT PER TuTTI<br />

don bosco oggi<br />

26 “hO un SOgnO: 10 TIPOgRAFIE”<br />

28 DOn BOSCO: I DIFFICILI InIzI DELL’ORATORIO<br />

30 mARIA RInnOVA LE FAmIgLIE<br />

32 SORELLE nEL CAmmInO DELL’InTEgRAzIOnE<br />

34 un PIATTO AnTICO: LA “PAnADA”<br />

esperenze<br />

35 nOn gIuDICATE DALLE APPAREnzE<br />

36 quAnDO L’ETICA EnTRA nEL PORTAFOgLI<br />

sfide edUcative<br />

38 gIOVAnI LOLITE AumEnTAnO<br />

40 BuOnI CRISTIAnI E OnESTI CITTADInI<br />

42 L’InnAmORAmEnTO, “CAmPIOnE gRATuITO”<br />

D’AmORE<br />

lettere a sUor manU<br />

44 SE IL “BuLLO” è mIO FIgLIO<br />

poster<br />

gIORnI DI STuPORE E DI LODE<br />

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