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Questa (re)azione presuppone la capacità<br />
di sferrare colpi potenti e di<br />
possedere quella resistenza muscolare<br />
e cardiovascolare che consente di<br />
protrarre nel tempo tale (re)azione<br />
fino a quando necessario. Al riguardo,<br />
non si può trascurare di considerare<br />
la (probabile) reazione<br />
dell'offensore, che potrebbe costringere<br />
il difensore, suo malgrado, ad<br />
una situazione di lotta (anche a terra)<br />
o di scambio di colpi più o meno prolungati.<br />
Il praticante “ortodosso” di WT ritiene<br />
di superare la precedente obiezione<br />
sostenendo che, essendo il WT<br />
un metodo di combattimento “senza<br />
regole” nato per combattere “senza<br />
guantoni”, egli potrebbe fare a meno<br />
di colpi potenti, sferrando i contrattacchi<br />
ai punti deboli dell'aggressore<br />
(occhi, gola, genitali etc). Ciò consentirebbe<br />
altresì di porre fine al confronto<br />
in pochi secondi – non essendo<br />
per definizione i punti deboli “allenabili”<br />
a sopportare i colpi, a differenza<br />
di muscoli ed ossa - divenendo così<br />
superfluo l'allenamento delle doti “fisiche”<br />
del praticante di WT.<br />
Personalmente dissento da questa<br />
sorta di “dogma” così diffuso fra i<br />
praticanti di arti marziali “tradizionali”<br />
(non solo di WT), ritenendo che<br />
ciò possa corrispondere al vero solo<br />
in presenza di un'assoluta precisione<br />
e padronanza tecnica, che però ben<br />
pochi posseggono nonostante i molti<br />
anni di pratica.<br />
Inoltre verosimilmente anche questa<br />
“minoranza” vedrebbe fortemente<br />
scemare tale precisione in condizioni<br />
di forte stress emotivo ed in caso di<br />
attacco a sorpresa quale è il contesto<br />
dell'autodifesa. I film di arti<br />
marziali sono naturalmente tutt'altra<br />
cosa rispetto alla realtà.<br />
Parimenti è tutt'altra cosa rispetto<br />
al combattimento reale<br />
la pratica del chi-sao, che è<br />
certo assai utile, ma che resta<br />
pur sempre solo un esercizio.<br />
Molti praticanti avanzati di<br />
WT, pur essendo almeno a parole<br />
consci della differenza, finiscono<br />
in realtà per<br />
“ingannare” sé stessi e gli altri,<br />
ritenendo in sostanza di poter<br />
trasferire “automaticamente”,<br />
ossia senza un ulteriore addestramento<br />
specifico, le qualità<br />
allenate con il chi-sao in un<br />
ipotetico combattimento. Qualità<br />
come la sensibilità tattile,<br />
la scioltezza, l'istintività nelle<br />
reazioni possono in effetti essere<br />
assai sviluppate e raffinate, ma<br />
in un contesto differente di cui non si<br />
ha esperienza può risultarne problematica<br />
la loro applicabilità.<br />
Si sottovaluta spesso, al riguardo, un<br />
aspetto fondamentale che differenzia<br />
i due contesti: la diversa distanza e la<br />
preesistenza di un “prezioso” contatto<br />
con le braccia dell'avversario,<br />
che difetta nel combattimento libero,<br />
e che contraddistingue invece il chisao.<br />
Tale contatto rende assai più<br />
semplice ottenere “informazioni”<br />
sulle prossime mosse dell'avversario<br />
(traiettoria, potenza etc.) e quindi reagire<br />
appropriatamente e tempestivamente.<br />
Senza previo contatto la difesa è assai<br />
più complicata, entrando in gioco<br />
altri elementi come i riflessi visivi, le<br />
finte, la velocità di contrazione mu-<br />
scolare etc.<br />
Che la “trasposizione” chi-sao/combattimento<br />
libero non sia niente affatto<br />
agevole – ma nemmeno<br />
impossibile, a mio parere – è circostanza<br />
dimostrata dai pochi praticanti<br />
di un certo livello di WT che hanno<br />
coraggiosamente provato a cimentarsi<br />
nei circuiti di MMA.<br />
Altro aspetto che condiziona (negativamente)<br />
l'applicabilità in contesti<br />
differenti delle preziose qualità acquisibili<br />
tramite il chi-sao è la circostanza<br />
che esso, per definizione, può<br />
esercitarsi solo con praticanti di WT<br />
e quindi “prepara” a neutralizzare<br />
(anche) tipi di attacchi “specializzati”,<br />
che verosimilmente una persona<br />
comune o un praticante di una<br />
diversa arte marziale non effettua (ad<br />
es. doppi pugni).<br />
CONTINUA SUL PROSSIMO NUMERO<br />
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