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Valentina Tagliagambe - Regione Autonoma della Sardegna

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Primo Piano<br />

(per 33.637 abitanti) che non partecipano alla<br />

gestione unitaria (gli altri 360 per 1.637.384<br />

abitanti sono serviti da “Abbanoa”).<br />

L’attività del nuovo gestore, impegnato<br />

ad omogeneizzare gestioni e tariffe, avrebbe<br />

visto diradarsi i consensi, lasciando spazio a<br />

non poche voci critiche.<br />

Non è negli scopi di questo scritto raccogliere<br />

le insistite ed insistenti voci del malumore<br />

e del malessere corrente, dato che è sembrato<br />

prevalente il dover pensare a soluzioni che<br />

permettano di superare il gap attuale.<br />

Sul tavolo delle opzioni c’è dunque la<br />

richiesta di un rafforzamento del capitale e<br />

<strong>della</strong> governance dell’attuale gestore, che, per<br />

i risultati finora raggiunti (e per quanto, seppure<br />

sinteticamente si è ricordato) ha mostrato<br />

molti spazi di inadeguatezza e di antieconomicità.<br />

Peraltro, il ricapitalizzare una società che<br />

ha costi superiori ai ricavi (come finora è accaduto)<br />

significherebbe bruciare nuova ricchezza,<br />

senza ottenere risultati apprezzabili. Ed<br />

essere chiamati, esercizio dopo esercizio, a<br />

rinnovare gli apporti.<br />

Né occorre scartare, aprioristicamente,<br />

la possibilità di aderire a quanto indicato dal<br />

decreto Ronchi. Quel che pare indilazionabile<br />

è l’attuazione di provvedimenti che evitino il<br />

default, gestionale e finanziario, dell’azienda.<br />

C’è dunque da capire se occorra, o meno,<br />

riformare la legge che ha introdotto un’Autorità<br />

d’ambito corrispondente all’intero territorio<br />

regionale. Può essere lecito quindi domandarsi:<br />

non sarà il caso di ripensare a questa decisione,<br />

seguendo anche quanto fatto da altre regioni<br />

in tema di una pluralità di ATO?<br />

Può essere utile rivedere la stessa composizione<br />

azionaria, prevedendo l’inserimento<br />

come socio d’opera, di un azionista esperto,<br />

magari privato, capace di apportare esperienza<br />

gestionale con il suo know-how?<br />

Sono domande che invitano a riflettere;<br />

che auspicano l’esigenza di verificare delle<br />

30<br />

<strong>Sardegna</strong> Economica 6/2009<br />

possibili soluzioni migliorative, senza far prevalere<br />

dei vincoli dogmatici; che, ancora, sollecitano<br />

quanti ne hanno responsabilità e dovere,<br />

di non lasciare “Abbanoa” nelle secche dove<br />

oggi si è venuta a trovare. Con il pericolo di un<br />

fallimento.<br />

Anche per questo, l’articolo 15 del nuovo<br />

“decreto Ronchi” non andrebbe demonizzato<br />

ideologicamente, ma utilizzato per vedere di<br />

dare alle gestioni idriche integrate dell’isola un<br />

loro futuro meno problematico.<br />

A bocce ferme, e senza un’attenta ed aperta<br />

riflessione, sarebbe assai difficile comprendere<br />

se possa essere meglio, per la <strong>Sardegna</strong>, aprire<br />

le porte ad un importante ed accreditato operatore<br />

estero (come la “Generale des eaux”<br />

francese o la “Veolia” spagnola, ad esempio),<br />

o, al contrario, lasciare immutato l’attuale azionariato<br />

pubblico (peraltro <strong>Regione</strong> dipendente),<br />

ma intervenendo decisamente nel rafforzare le<br />

capacità patrimoniali, operative e gestionali<br />

dell’attuale “Abbanoa”, rivedendone e correggendone<br />

peraltro il piano industriale, perché<br />

esso sia libero da perdite e da oneri impropri.<br />

Ci si rende conto come sia assai difficile<br />

poter prevedere, per le gestioni idriche, un<br />

intervento di imprese private. Perché l’acqua<br />

– come predicano i tanti sacerdoti dell’ambiente<br />

– dovrebbe essere difesa da ogni inquinamento<br />

da business, essendo un bene primario per<br />

l’uomo, così come l’aria, indispensabile per la<br />

nostra esistenza.<br />

Ma perché essa possa fuoriuscire dai rubinetti<br />

<strong>della</strong> nostra casa posta, magari, al quarto<br />

o quinto piano d’un palazzo, resa potabile e<br />

immune da agenti patogeni, ha bisogno d’essere<br />

captata alla fonte, trattata opportunamente e<br />

immessa in una rete distributiva.<br />

Cioè va portata da un valore “zero” com’è<br />

in natura, ad un nuovo valore che tenga conto<br />

dei relativi costi: per la captazione, il trattamento<br />

e l’immissione in rete.<br />

Tutto questo può essere fatto nel rispetto<br />

o nel disprezzo dell’economicità e dell’efficien-

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