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PASQUALE FAVIA fig. 4 – Insediamento di San Chirico. Aerofoto su cui si individuano i fossati di delimitazione dei comparti del sito (Foto DISCUM- UniFG, Laboratorio dei Paesaggi). sottoposte a frequenti e intense trasformazioni (come testimoniano, su tutti, gli insediamenti a continuità di vita ininterrotta sino ai giorni nostri), disponiamo di evidenze archeologiche ancora frammentarie che pure fanno trasparire entità costruttive anche di un certo impegno 27 ; la perimetrazione, come documentano alcuni casi, poteva essere corredata da torri, almeno a rinforzo e protezione delle porte di accesso (fig. 5) 28 . Opera anch’essa collegata ai sistemi di fortificazione e recinzione dei siti (ma contemporaneamente agente sugli assetti topografici interni agli stessi insediamenti) è quella costituita dalle sopraelevazioni artificiali in terra, di tipologia assimilabile, o del tutto identificabile, con quella della motta; questa soluzione tecnica, la cui definizione e riconoscibilità è spesso stata variamente 27 Gli scavi di Fiorentino hanno palesato due allineamenti murari interpretabili come segmenti di due diverse cinte (di spessore diverso: 1 m circa e 1,60 m), prefigurando dunque una successione di fasi nelle strutture difensive. Sul fronte orientale la fortificazione è corredata da un fossato (Beck et al. 1989, pp. 679-681; Piponnier 1998, pp. 134-136). Si vedano anche i resti rintracciati a Vaccarizza (Cirelli, Noyé 2003, pp. 485-486). 28 Sempre a Fiorentino, una torre databile a età svevo-angioina, si situa all’estremità dell’asse viario principale dell’insediamento. A Monterotaro una torre circolare fu eretta al vertice sud-occidentale, nei pressi della cortina muraria, ma verosimilmente senza un ammorsamento alla cinta (Di Muro 2006, p. 22, tav. II). La foto aerea relativa al sito di San Chirico legge, nel recinto più esterno, due ingressi fiancheggiati da bastioni (Guaitoli 2003, pp. 111-112). 202 fig. 5 – Fiorentino. In primo piano la torre a coronamento dell’ingresso all’insediamento; sullo sfondo il palazzo di età svevo-angioina (da Laganara 2004).
MODELLAZIONE DEI QUADRI INSEDIATIVI NEL PAESAGGIO DELLA PUGLIA SETTENTRIONALE FRA X E XIII SECOLO fig. 6 – Insediamento in località La Motticella. Aerofoto su cui si individuano tracce di forma circolare (Foto DISCUM-UniFG, Laboratorio dei Paesaggi. valutata sul piano storico e archeologico, pare comunque praticata con una certa intensità nella Puglia settentrionale a partire dalla seconda metà dell’XI sec. (fig. 6) 29 . I rialzi a motta del resto offrivano opzioni e modalità di installazione insediativa particolarmente ben rispondenti tanto alle condizioni ambientali (soprattutto, ma non solo, nei contesti di pianura propri del Tavoliere) sia alle contingenze legate alle fasi di occupazione militare da parte delle formazioni armate normanne e alle urgenze connesse alle operazioni di primo stanziamento, che, in una seconda fase, poi ad un progetto più complesso di definizione dei poteri privati e territoriali, operando inoltre da elemento di aggregazione dei nuclei demici 30 . 29 Conferma e riflesso stratigrafico dell’adozione di questa forma di fortificazione in terra proviene dagli scavi di Vaccarizza dove essa anzi pare rispondere agli schemi canonici della tipologia, con l’edificazione sul rialzo di una torre lignea, poi trasformata in pietra, e con la creazione di un sistema motte and bailey (Cirelli, Noyé 2003). Più dubbio invero l’utilizzo di una sopraelevazione a motta nel caso di Fiorentino (Piponnier 1998, p. 134); in corso di analisi quella che, con tutta evidenza, pare installata a Montecorvino. 30 Per una prima valutazione della presenza di motte nella Puglia settentrionale si veda Martin, Noyé 1998b, pp. 522-523. Per nuove considerazioni e ipotesi di individuazione anche su base aerofotografica si veda Goffredo 2006, Favia 2006, c.s.b (questi ultimi con bibliografia di inquadramento dei casi pugliesi nell’ambito della più generale riflessione sulle fortificazioni di terra del tipo a motta in Europa nei secoli centrali del Medioevo; si noti per esempio l’accostamento possibile in Capitanata fra la motta, la maison fort, il recinto castrale: Martin, Noyé 1998b, pp. 522-523 ed anche Decaëns 1994, p. 47). 203 In particolare, inoltre, nei casi in cui la motta non rappresentava episodio di nuovo stanziamento, ma interveniva su schemi insediativi già formati, essendo cioè elevata su presistenze 31 , essa pare avere svolto la funzione di supporto per l’erezione del settore castrale e dunque per l’ubicazione delle architetture signorili (fig. 7). Nei siti fortificati fra avanzato XI sec. e inizi XII, in effetti, il nucleo castrense si ubicò all’estremità dell’abitato o, nei contesti più arroccati, in posizione sommitale. Queste scelte topografiche si sposavano certamente con esigenze e criteri di visibilità e controllo rivolti primieramente al territorio, ma estesi pure allo stesso abitato, in una logica e in un atteggiamento di distinzione e vigilanza dunque mirati anche verso la parte del borgo destinata alla residenza della popolazione contadina. Tale rapporto di distacco e vigilanza si manifestò nella realizzazione di un fossato divisorio fra settore castrale e zona del villaggio e dalla presenza di apparati di guardia e protezione (feritoie, finestre) installati nelle parti delle strutture castellari e rivolte verso l’abitato 32 , sancendo inoltre, fisicamente 31 Lo scavo di Vaccarizza documenta come la motta fu edificata, obliterando completamente le strutture della città bizantina (Cirelli, Noyé 2003, p. 484). 32 Sulla combinazione fra necessità difensiva e esigenze di controllo sociale negli apparati architettonici castrali si veda l’esempio di Montecorvino (Giuliani, Favia 2007, p. 148).
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