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Picerno - Leonessa della Basilicata

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PICERNO<br />

LEONESSA DELLA BASILICATA


Panificio Biscottificio Tomas<br />

Via I Maggio, 9 - <strong>Picerno</strong> (Pz) - tel. 0971 991451 - panificiotomas@alice.it


<strong>Picerno</strong> è <strong>Leonessa</strong> <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong>, epiteto che deriva da una delle<br />

pagine più significative <strong>della</strong> Storia del nostro comune: l’eroica partecipazione<br />

alla Rivoluzione Napoletana del 1799.<br />

Le parole di Vincenzo Cuoco, “non tumulti, non massacri, non violenza<br />

accompagnarono la revandica dei suoi diritti [...]” Sono testimonianza di<br />

un popolo che desidera e ricerca la libertà e l’uguaglianza e che non si<br />

abbandona alla violenza ma valorosamente si batte per i propri diritti e, ieri<br />

come oggi è aperto alla ospitalità e all’accoglienza.<br />

Al visitatore che giunge a <strong>Picerno</strong> suggerisco fra le tante bellezze, che questa<br />

pubblicazione bene evidenzia, il suggestivo percorso fra i vicoli che ospitarono<br />

la rivoluzione e che collegano la Torre medievale alla Chiesa di San Nicola.<br />

Un’escursione sul Monte Li Foy grande attrattore turistico capace di offrire paesaggi<br />

incantevoli e percorsi immersi nella natura sarà un’esperienza unica. A<br />

piedi o in mountan bike è possibile visitare la Chiesa del S. Salvatore appena<br />

restaurata e il ricovero delle Podoliche con la annessa malga per la caseificazione<br />

del famoso Caciocavallo di Monte Li Foy.<br />

Numerose le strutture ricettive che con passione e professionalità presentano<br />

i piatti <strong>della</strong> tradizione culinaria picernese e lucana ricchi di<br />

prodotti dalle eccellenti qualità.<br />

Benvenuti a <strong>Picerno</strong>!<br />

GIOVANNI LETTIERI<br />

Sindaco di <strong>Picerno</strong><br />

PICERNO<br />

1


Non esiste cosa più bella del poter parlare di ciò che si ama.<br />

Non è una di quelle citazioni che spesso ci capita di leggere sui social o<br />

sugli almanacchi, è semplicemente il pensiero che mi pervade in questo<br />

momento, nel momento in cui mi appresto a scrivere su <strong>Picerno</strong>.<br />

La realizzazione <strong>della</strong> guida che state per sfogliare, vuole essere un<br />

piccolo strumento per meglio valorizzare un bellissimo paese, che<br />

possiede grandi risorse, spiccata capacità imprenditoriale, che si<br />

caratterizza per un indiscusso senso dell’ospitalità.<br />

Il centro storico di <strong>Picerno</strong>, si adagia su tre colline, quella <strong>della</strong> Chiesa,<br />

del Toppo e del Pianello ed è tra i più estesi se si fa riferimento all’area<br />

del Marmo Melandro sono tantissimi i monumenti e i luoghi che per<br />

ovvie questioni di spazio non sono presenti in questa splendida opera<br />

di promozione ma che comunque sono parte integrante del vissuto Picernese.<br />

La rete di vicoli, scalinate e stradine, rappresentano il sistema<br />

circolatorio di quello che fu il modello abitativo picernese che contiene<br />

diverse interessanti curiosità turistiche. Eccone alcuni esempi.<br />

I giardini Salvia, la cui visita in periodo estivo è possibile dal 2014<br />

grazie ad una convenzione con i proprietari. Sono una sorta di un<br />

“buen retiro” a ridosso del campanile e <strong>della</strong> Chiesa Madre. Si sviluppano<br />

su tre piani con veduta panoramica sulle colline del “Toppo<br />

“ e del “Pianello“ oltre che di Monte Li Foj.<br />

La Torre piccola di “mber la terra”, fu luogo simbolo che fungeva<br />

da altana per tener sotto controllo l’avanzata delle truppe del bri-<br />

PICERNO<br />

3


4 PICERNO<br />

Piazza Plebiscito, 9<br />

85055 <strong>Picerno</strong> (Pz)<br />

0971 995779<br />

gioielleriadelventura@gmail.com


gante Sciarpa durante i fatti del maggio 1799.<br />

La”sciamera” nella zona antica di San Leonardo (Sant Linard-mber<br />

la terra), una costruzione del 1700 in muratura a secco che serviva<br />

a contenere gli sciami di api domestiche, la cui collocazione in<br />

posizione predominante su tutta la valle <strong>della</strong> fiumara di <strong>Picerno</strong><br />

permetteva una buona produzione di miele.<br />

La cripta sotto la Chiesa dell’Annunziata che contiene affreschi risalienti<br />

al 1300, venuti alla luce nella prima metà degli anni 70, la scalinata a<br />

spirale in pietra locale nel maestoso Palazzo Mancini in piazza Plebiscito,<br />

che sorprende il visitatore per la millimetrica precisione.<br />

Vorrei ancora scrivere tanto di <strong>Picerno</strong>; per esempio delle leggende<br />

che si raccontano a <strong>Picerno</strong>. Come quella dei “muncaciedd”, <strong>della</strong><br />

Chiesa del Salvatore o dei sotterranei che attraversano tutto il centro<br />

storico collegandone i palazzi.<br />

Potrei scrivere <strong>della</strong> storia di <strong>Picerno</strong>, quella che ormai tutti i picernesi<br />

conoscono anche grazie ad una grande opera di informazione<br />

e coinvolgimento delle nuove generazioni con attività nelle scuole:<br />

la storia dei moti del 1799 che a <strong>Picerno</strong> culminarono con l’eccidio<br />

sul sagrato <strong>della</strong> chiesa, era il 10 maggio.<br />

Si potrebbero raccontare le storie delle famiglie di quei martiri che<br />

offrirono la loro vita per un un’idea di liberta’.,cosi come dell’evoluzione<br />

del settore agricolo dalla riforma del catasto onciario, voluta<br />

da Gioacchino Murat, fino ad oggi.<br />

Potrei ma... Il resto venite a scoprirlo qui, a <strong>Picerno</strong>.<br />

La <strong>Leonessa</strong> <strong>della</strong> Lucania.<br />

NICOLA FIGLIUOLO<br />

Assessore al Turismo<br />

del Comune di <strong>Picerno</strong><br />

PICERNO<br />

5


​PICERNO<br />

Adagiato su tre colline, maestoso<br />

e ridente, sorge <strong>Picerno</strong>,<br />

caratteristico borgo Lucano<br />

di 6080 abitanti ( censimento<br />

anno 2011), situato a 721 metri<br />

s.l.m. , in provincia di Potenza,<br />

ed il cui territorio vario ed irregolare,<br />

ha una superficie di<br />

78,30 kmq.<br />

Il paese si estende nelle vicinanze<br />

del monte Li Foj, tra:<br />

Tito, Savoia di Lucania, Vietri di<br />

Potenza, Balvano, Baragiano e<br />

Ruoti, ed è facilmente raggiungibile<br />

anche percorrendo la<br />

strada statale n. 94 del varco di<br />

Pietrastretta, il cui tracciato si<br />

snoda ad appena 2 km dall’abitato.<br />

Agevole si presenta pure il collegamento<br />

con la rete ferroviaria,<br />

mentre i terminali del traffi-<br />

co aereo e marittimo e il porto<br />

mercantile, sono più distanti<br />

(Napoli e Bari).<br />

Fa parte <strong>della</strong> Comunità Montana<br />

“del Melandro”, dal nome<br />

del fiume che vi scorre accanto.<br />

Gli elementi dello stemma si<br />

sviluppano su un campo azzurro,<br />

nella parte inferiore, sul<br />

lato destro, è rappresentato un<br />

cane, forse un levriero, rampante,<br />

su quello sinistro un calice<br />

sostenuto da una mano con un<br />

braccio ricoperto da una tunica<br />

bianca, in alto è collocata una<br />

mitra vescovile con la sigla R.F.<br />

(forse Romana Fortitudo).<br />

Gli abitanti, distribuiti in 2.164<br />

nuclei familiari con una media<br />

per nucleo familiare di 2,86<br />

componenti, si concentrano<br />

in modo equilibrato tra il centro<br />

abitato e le numerosissime<br />

6


mografico, è costituito dalla<br />

favorevole posizione del paese:<br />

la presenza, a poche centinaia<br />

di metri <strong>della</strong> ferrovia,<br />

e la vicinanza alla Basentana.<br />

In tal modo c’è sempre stato<br />

uno scambio di beni e merci,<br />

circolazione di uomini, idee e<br />

notizie, che hanno favorito la<br />

nascita di un discreto sistema<br />

commerciale e la formazione<br />

di una cultura sempre al passo<br />

con i tempi.<br />

Il tessuto industriale, è costituito<br />

da piccole e medie aziende<br />

che operano nei comparti alimentare,<br />

tra cui il lattiero-caseario,<br />

edile, metallurgico, del<br />

legno e dei materiali da costruzione.<br />

Diffusa è la produzione di latticini<br />

di qualità, come: mozzarella,<br />

fior di latte, ricotta, scamorcase<br />

sparse <strong>della</strong> campagna<br />

picernese.<br />

La popolazione crebbe fino al<br />

1771, per poi “ripiegare” fino<br />

al 1820, e riprendere a salire<br />

nel 1861, anno in cui si registra<br />

un numero di abitanti superiore<br />

a 4000.<br />

Da questa data e fino al 1911,<br />

si registrò una perdita di persone<br />

pari a 1317 unità, tra uomini<br />

e donne.<br />

Il censimento del 2001 ha fatto<br />

registrare una popolazione<br />

pari a 6.186 abitanti, mentre<br />

quello del 2011: 6.080 abitanti,<br />

mostrando quindi nel decennio<br />

2001 - 2011 una variazione<br />

percentuale di abitanti<br />

pari a -1.71%.<br />

Un fattore molto importante<br />

per lo sviluppo e le caratteristiche<br />

dell’andamento de-<br />

PICERNO<br />

7


La Genuinità dei nostri Prodotti<br />

nasce dal Rispetto <strong>della</strong> Natura<br />

Salumificio <strong>della</strong> Lucania Srl<br />

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Da sempre il nostro marchio si preoccupa del benessere dei suoi consumatori; particolare<br />

attenzione viene rivolta alle crescenti problematiche collegate alle intolleranze alimentari.<br />

Per questo motivo, sempre nel rispetto delle ricette tradizionali, abbiamo eliminato o sostituito<br />

ingredienti potenzialmente allergizanti.<br />

Oggi tutti i salumi non contengono glutine e non contengono lattosio, e quasi tutti i nostri<br />

affettati non contengono proteine del latte. Salumi e insaccati sani e genuini, dal 2011 il<br />

SALUMIFICIO DELLA LUCANIA è presente sul prontuario dell'Associazione Italiana Celiachia.


za, burrini, burro, stracciatella,<br />

treccia, burrata. Fiore all’occhiello<br />

è il caciocavallo, meglio<br />

conosciuto come “provolone”.<br />

Prodotti altamente rinomati<br />

sono l’olio, la pasta fresca ( fusilli,<br />

strascinati, cavatelli, ravioli<br />

con la ricotta, palmariedd), il<br />

miele, la salsiccia detta “Lucanica”,<br />

sopressata, la pezzenta,<br />

il capicollo, la gelatina, il prosciutto,<br />

la pancetta arrotolata.<br />

Nell’antica Roma, tra le diverse<br />

qualità di salsiccia, Vairone evidenzia<br />

quella lucana, nota per<br />

la sua bontà, spiegando che è<br />

quella fatta con l’intestino del<br />

maiale e che fu chiamata “Lucanica”<br />

dai soldati romani che<br />

soggiornando in questa provincia,<br />

ne avevano appreso le<br />

modalità del confezionamento.<br />

Il prodotto si compone esclusivamente<br />

da tagli <strong>della</strong> spalla<br />

disossata e snervata, collo,<br />

sottospalla, pancetta, punta di<br />

filetto e triti di prosciutto.<br />

Gli ingredienti ammessi per<br />

la preparazione dell’impasto<br />

sono sale, peperoncino dolce<br />

o piccante, pepe frantumato,<br />

semi di finocchio selvatico.<br />

La Lucanica ha una forma caratteristica<br />

ad “U” determinata<br />

dalla modalità di porzionamento,asciugatura<br />

e stagionatura.<br />

Oggi elementi essenziali che<br />

assicurano la peculiarità e la<br />

reputazione del prodotto sono<br />

il fattore ambientale ed il fattore<br />

umano, rappresentato dalla<br />

spiccata capacità tecnica degli<br />

addetti alla preparazione.<br />

Essa può essere commercializzata<br />

sfusa o confezionata sottovuoto,<br />

in tranci o affettata.<br />

Di fronte al centro abitato si<br />

staglia monte Li Foj con i suoi<br />

1300 m. di altitudine che con<br />

i suoi pendii offre pascoli, vigneti,<br />

oliveti; cime ricoperti di<br />

boschi di faggio e splendide<br />

radure che nei mesi invernali si<br />

riempiono di acqua, formando<br />

pittoreschi laghetti.<br />

Certamente questo luogo per<br />

la bellezza, per la salubrità,<br />

per gli ecosistemi presenti è e<br />

potrà essere un sito di turismo<br />

naturalistico di eccezionale<br />

importanza. L’agricoltura conserva<br />

un ruolo importante si<br />

coltivano cereali (in particolare<br />

frumento), foraggi, ortaggi,<br />

alberi da frutta; diffuso è l’allevamento<br />

di bovini, suini, ovini<br />

e avicoli, seguito da quello di<br />

caprini ed equini.<br />

Durante le festività, si predilige<br />

PICERNO<br />

9


la carne di agnello e quella di<br />

maiale.<br />

Tipico è il ‘’Cutturiedd”, una<br />

grossa pecora ormai anziana<br />

alla quale, dopo la bollitura per<br />

circa due ore, si aggiungono<br />

cipolla, aglio, sedano, prezzemolo,<br />

lauro, timo e altri odori.<br />

I biscotti come gli ossi di morto,<br />

le friselle, i taralli, le paste<br />

secche e la pizza con il pomodoro<br />

e con le “Fritt’l” (cigole),<br />

sono reperibili in tutti i forni<br />

del paese.<br />

Durante la Pasqua si usa preparare<br />

“lu panar”, cioè un biscotto<br />

a forma di cesto con<br />

dentro un uovo sodo, e “la<br />

uarnera”, cioè un biscotto a<br />

forma di bambina con dentro<br />

l’uovo sodo, che un tempo si<br />

regalavano ai bambini.<br />

Le strutture scolastiche garantiscono<br />

la frequenza delle classi<br />

dell’obbligo e includono un<br />

Istituto Tecnico-Industriale.<br />

Nel 2001 è stata completata la<br />

scuola dell’infanzia “Arcobaleno”,<br />

e stanno per essere completati<br />

i lavori per l’apertura di<br />

un asilo nido comunale.<br />

La struttura culturale e ricettiva<br />

è rappresentata dalla biblioteca<br />

comunale, da un anfiteatro,<br />

da un campo sportivo moder-<br />

no e funzionale, da una piscina,<br />

da una pista ciclabile, da<br />

aziende agrituristiche e da un<br />

resort quattro stelle, che offrono<br />

possibilità sia di ristorazione<br />

che di soggiorno. La struttura<br />

sanitaria assicura il servizio farmaceutico<br />

con due farmacie,<br />

una al centro del paese e una<br />

altra rurale in contrada Valline,<br />

un laboratorio di analisi, la presenza<br />

di quattro medici di famiglia,<br />

un pediatra e la guardia<br />

medica che assicura la sua presenza<br />

dalle ore 20:00 alle ore<br />

8:00 di tutti i giorni e nei giorni<br />

prefestivi e festivi.<br />

Grazie a tutte queste caratteristiche,<br />

<strong>Picerno</strong> è un luogo<br />

votato ad un significativo movimento<br />

turistico, ed è posto al<br />

centro di intensi rapporti con i<br />

comuni limitrofi.<br />

10 PICERNO


IV-I sec a.C.<br />

Roma repubblicana<br />

E<br />

Nel 1985 la Soprintendenza archeologica di <strong>Basilicata</strong>, ha effettuato uno<br />

scavo in località Assunta, a circa 400 m dalla chiesa, per recuperare<br />

una sepoltura del IV sec a.C. Di questa si sono conservate alcune pietre<br />

<strong>della</strong> struttura e parte dello scheletro. Accanto ad esso i vasi del corredo,<br />

tra cui un cratere, di produzione indigena, trovato nella cultura<br />

apula, lucana e campana <strong>della</strong> fine del IV sec a. C. Ritrovamenti di<br />

ruderi, frammenti in terracotta, e di ceramica, tombe in zona: Serra del<br />

Fennone, Serralta, Bosco Tre Case, Campo di Donei, Castelli.<br />

A questa età si fanno risalire i tre bassorilievi murati nella facciata a<br />

destra del portale <strong>della</strong> chiesa dell’Annunziata.<br />

X - XIII sec<br />

Età Normanna<br />

E<br />

Regno di Sicilia: Ruggero II d’Altavilla - Federico II di Svevia - Manfredi<br />

1266: fine <strong>della</strong> dinastia Normanno - Sveva ed inizio dinastia Angioina<br />

Sono di questa epoca le prime notizie certe su <strong>Picerno</strong>, quando ne erano<br />

Signori i Pocomato. In questo periodo (XI sec) fu edificata la torre Normanna,<br />

nella zona nord dell’attuale centro storico, torre che molto probabilmente<br />

fu fatta ingrandire dallo stesso Federico II per rinchiudervi alcuni<br />

prigionieri (XIII sec). Altra torre di dimensioni più piccole fu costruita nella<br />

parte sud, nella zona detta di San Leonardo. In questo periodo furono<br />

molto probabilmente edificate le prime abitazioni in posizione vicinoria alla<br />

torre Normanna e precisamente tra l’attuale piazza Statuto o porta San<br />

Lorenzo, corso Umberto, Pianello.


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PICERNO<br />

13


14


TORRE NORMANNA<br />

La Torre detta Normanna è<br />

stata costruita tra il 1100 ed il<br />

1200, è posta nella zona Nord<br />

del centro abitato, che è anche<br />

la zona dove è sorto il primo<br />

nucleo abitativo del borgo.<br />

La Torre a base poliedrica,<br />

man mano che va innalzandosi<br />

prende forma cilindrica.<br />

Essa poggia su un possente<br />

basamento a scarpa, alto circa<br />

4 m., è costruito in senso obliquo<br />

rispetto alle torri piccole<br />

ed avente funzione difensiva.<br />

Presenta un’altezza totale,<br />

dal piano di calpestio fino alla<br />

sommità del parapetto di coronamento<br />

di 21 metri, compresi<br />

i 4 metri <strong>della</strong> base.<br />

L’originario impianto normanno-svevo<br />

è stato rimaneggiato<br />

ed ampliato nelle successive<br />

epoche Angioina ed Aragonese.<br />

Del periodo Angioino può<br />

farsi risalire la realizzazione del<br />

basamento a scarpa, delle volte<br />

interne in pietra e <strong>della</strong> scala<br />

elicoidale, ricavata nello spessore<br />

<strong>della</strong> muratura e che portava<br />

alla sommità dell’edificio.<br />

Nel periodo aragonese fu realizzato<br />

l’ampliamento <strong>della</strong> for-<br />

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tificazione con la realizzazione<br />

delle quattro torri angolari e<br />

collegate da mura, oggi parzialmente<br />

inglobate in costruzioni<br />

civili.<br />

L’attuale fisionomia <strong>della</strong> torre<br />

è il risultato di una ristrutturazione<br />

eseguita in analogia con<br />

altre strutture fortificate del<br />

periodo Angioino nell’Italia<br />

meridionale.<br />

TORRE SAN LEONARDO<br />

A sud di <strong>Picerno</strong>, nella zona<br />

denominata “Mber’ la terra”<br />

o toppo San Leonardo, si innalza<br />

un’altra torre cilindrica di<br />

dimensioni più ridotte rispetto<br />

alla torre posta a nord. Poggia<br />

su un elemento troncoconico<br />

che si eleva per un’altezza<br />

di 6 m. e l’altezza totale <strong>della</strong><br />

torre è di circa 11,5 m. Fu fatta<br />

edificare anche essa all’arrivo<br />

dei Normanni, verso la metà<br />

dell’Xl secolo.<br />

Si pensa che questa torre rappresentasse<br />

un elemento di<br />

raccordo ed unica superstite<br />

dell’antica cinta muraria che<br />

delimitava il borgo medioevale<br />

e che univa le due torri a difesa<br />

del castello ( attuale chiesa<br />

16 PICERNO


PICERNO<br />

17


XV sec<br />

E<br />

L’Italia meridionale è teatro di continue guerre tra Angioini ed Aragonesi.<br />

Nel 1412 la Sicilia fu annessa al Regno di Aragona, diventandone un<br />

vice regno. Nel 1442 Alfonso V il Magnanimo si impadronì di Napoli<br />

riunificando l’Italia meridionale sotto la dominazione aragonese.<br />

1456 <strong>Picerno</strong>, come del resto la <strong>Basilicata</strong> e l’Italia meridionale, viene<br />

sottratto da Alfonso D’Aragona agli uomini fedeli a Roberto D’Angiò e<br />

diventa feudo dei Caracciolo, duchi di Martina Franca.<br />

Di questo secolo è la chiesa dell’Assunta, dedicata appunto all’Assunzione<br />

<strong>della</strong> Beata Vergine Maria, ed ubicata sopra una piccola altura,<br />

posta al centro <strong>della</strong> valle sottostante il centro abitato, e probabilmente<br />

chiesa Madre fino alla costruzione dell’attuale parrocchia di San Nicola.<br />

In questo periodo viene ampliata la torre Normanna, alla quale si<br />

aggiungono le quattro torri più piccole collegate da mura e circondanti<br />

la torre preesistente.


Madre ), che infatti occupa una<br />

posizione centrale rispetto ad<br />

esse.<br />

Si narra ancora che vi fossero<br />

dei camminamenti sotterranei,<br />

tra la torre San Leonardo, chiesa<br />

Madre, torre toppo San Lorenzo<br />

ed alcune abitazioni del<br />

paese attuale palazzo Salvia e<br />

palazzo Calenda.<br />

Anche intorno a questa Torre<br />

sorsero civili abitazioni, in gran<br />

parte distrutte dal terremoto<br />

del 1857. Il palazzo De Canio<br />

- Molfese reca sul portale d’accesso<br />

la data del 1222, uno<br />

stemma ed ha di fronte l’antica<br />

cappella di famiglia dedicata a<br />

San Pasquale. La Chiesina del<br />

XVII sec. è ad una sola navata,<br />

l’altare è in pietra calcarea,<br />

sovrastato da un’interessante<br />

dipinto ad olio su tela, raffigurante<br />

il santo. Sulla facciata un<br />

campanile a vela con una campana<br />

in bronzo.<br />

CHIESA DELL’ANNUNZIATA<br />

E CRIPTA<br />

Si tratta di un edificio trecentesco,<br />

situato nel cuore <strong>della</strong> vita<br />

cittadina, tra l’inizio di corso Vittorio<br />

Emanuele e piazza Plebiscito.<br />

La chiesa, di piccole dimensioni,<br />

era in origine formata da un’unica<br />

navata rettangolare, terminante<br />

con un abside semicircolare.<br />

Successivamente la chiesa fu<br />

ampliata, inglobando nella costruzione<br />

una sezione dell’antica<br />

cinta muraria medievale e la<br />

pianta assunse forma trapezoidale.<br />

L’elemento più significativo<br />

<strong>della</strong> navata è l’altare maggiore<br />

in stile Barocco, in marmo, sormontato<br />

da un’alzata in legno<br />

con al centro il gruppo dell’Annunciazione.<br />

La facciata è caratterizzata dal<br />

portale d’ingresso ad arco acuto<br />

in pietra locale, al centro sono<br />

scolpite le figure dell’Arcangelo<br />

e <strong>della</strong> Vergine. Il portone in<br />

legno intagliato, opera dell’artigiano<br />

locale Bartolomeo Caivano,<br />

risale al XVI sec. ed è costituito<br />

da due battenti, ciascuno dei<br />

quali reca due pannelli scolpiti<br />

incorniciati da motivi vegetali.<br />

Sulla parte superiore del portale<br />

si può ammirare lo stemma di<br />

<strong>Picerno</strong>, raffigurante a sinistra un<br />

cane in piedi e a destra una mitria<br />

con le lettere R.F. Ossia “Romana<br />

Fortitudo”. Sui pannelli in<br />

basso due sirene incoronate con<br />

le due braccia, al di sopra due<br />

conchiglie, e due fiori in un cer-<br />

PICERNO<br />

19


Centro di Assistenza Fiscale<br />

<strong>della</strong> Confederazione<br />

Italiana Agricoltori<br />

IL CAF assume un ruolo<br />

particolarmente importante<br />

sia per garantire un corretto<br />

adempimento degli obblighi<br />

tributari, sia per l’amministagevolata<br />

nella selezione<br />

delle posizioni da controllare.<br />

• Aiuto ai cittadini negli adem-<br />

• Utilizzo corretto delle leggi<br />

dello stato (equilibrio tra<br />

diritti e doveri).<br />

• Riduzione dei costi x la<br />

Pubblica Amministrazione.<br />

-<br />

re il rapporto di servizio,<br />

CIA con la consulenza e la<br />

gestione pratica si mettono<br />

insieme le conquiste e le<br />

politiche sindacali future.<br />

• Aiuto alle fasce deboli negli<br />

adempimenti.<br />

• Equità.<br />

• Giustizia.<br />

• Solidarietà e senso di appartenenza.<br />

• Valore alla militanza-adesione<br />

Corso Vitt. Emanuele, 10 | 85055 <strong>Picerno</strong> (PZ)<br />

Tel.: 0971 995011 - Cell: 348 8024542 | 347 1078963<br />

20


chio. Sulla facciata a destra del<br />

portale, sono murati due bassorilievi<br />

provenienti da monumenti<br />

funerari di epoca romana (II a.C).<br />

In quello superiore è raffigurata<br />

una donna, e in quello in basso<br />

una famiglia. Più in basso vi è il<br />

rilievo di un’anfora su una colonna.<br />

Il prospetto posteriore è caratterizzato<br />

dal volume semicircolare<br />

dell’abside alla cui base si<br />

apre un piccolo portale in pietra<br />

ad arco acuto che dà accesso ad<br />

un vano, probabile cripta <strong>della</strong><br />

chiesa originaria. Rappresenta<br />

una testimonianza storico artistica<br />

di straordinario interesse.<br />

L’ambiente, utilizzato come sepoltura<br />

per le vittime del terremoto<br />

del 1857, è rimasto inaccessibile,<br />

fino al 1974, quando<br />

in seguito a lavori di scavo e di<br />

restauro ci si rese conto che le<br />

superfici <strong>della</strong> volta e delle pareti<br />

laterali erano decorate da<br />

affreschi con scene di Cristo e<br />

Santi.<br />

PICERNO<br />

21


XVI sec<br />

E<br />

Francesi e Spagnoli si alleano contro gli Aragonesi di Napoli per la spartizione<br />

dei loro domini. Gli Aragonesi vengono sconfitti, ma immediatamente<br />

dopo, Francesi e Spagnoli si fanno guerra. Vincono gli Spagnoli e nel 1505<br />

tutta l’Italia meridionale passa sotto la loro dominazione.<br />

In questo secolo <strong>Picerno</strong>, come del resto tutta la Lucania, visse una vita<br />

misera ed i suoi abitanti condussero un’esistenza di privazioni. Nella prima<br />

metà di questo secolo giunsero a <strong>Picerno</strong> una comunità di Padri Minori<br />

Cappuccini, e fu fiorente uno studio di teologia con noti maestri. Tra gli<br />

allievi va ricordato il picernese Carlo Tirone che dopo i primi studi di filosofia<br />

e diritto presso lo studio dei Cappuccini, si trasferì a Napoli. Divenuto<br />

avvocato, ricoprì il posto di giudice e nel 1605 fu nominato Consigliere<br />

di Santa Chiara. Morì a Napoli il 10 maggio del 1609. Il 31 luglio del 1561<br />

un terremoto danneggiò la terza parte degli edifici di <strong>Picerno</strong>. Nel 1588 fu<br />

decisa la costruzione di un convento con chiesa annessa, dedicata a San<br />

Francesco, nel luogo detto Paschiere. Della seconda metà del XVI sec è<br />

la costruzione di palazzo Calenda, con due ingressi: uno in via Mario<br />

Pagano e l’altro in viale Giacinto Albini. Su una delle cime di monte Li<br />

Foj fu eretta la chiesa del Salvatore, che poggia su una serie di grotte, su<br />

un antico Santuario databile intorno al XII sec.<br />

22


CHIESA DELL’ASSUNTA<br />

Dedicata all’Assunzione <strong>della</strong><br />

Beata Vergine Maria, è ubicata<br />

su di una collina sottostante<br />

il centro abitato di <strong>Picerno</strong>, al<br />

centro <strong>della</strong> valle attraversata<br />

dalla Fiumara. Secondo una<br />

leggenda la Chiesa è stata costruita<br />

nel luogo dove più volte<br />

è stata rinvenuta la statua di<br />

una Madonna proveniente da<br />

una Chiesa di Muro Lucano,<br />

quello <strong>della</strong> casa del fratocchio.<br />

La facciata è intonacata, presenta<br />

un finestrone ovale sul<br />

portale in pietra e termina con<br />

un campanile a vela.<br />

L’interno è riccamente decorato.<br />

Le pareti <strong>della</strong> navata sono<br />

divise in tre zone da lesene con<br />

capitelli ionico - corinzi dorati.<br />

In ogni zona vi è un ovale incorniciato<br />

da volute, foglie e<br />

fogliame dorato.<br />

verso il cui paese è rivolta la<br />

facciata principale <strong>della</strong> Chiesa.<br />

Sull’architrave del portale d’ingresso<br />

è incisa la data: 1462.<br />

L’impianto planimetrico è ad<br />

aula unica rettangolare con abside<br />

semicircolare non visibile<br />

esternamente, in quanto inglobato<br />

tra il corpo <strong>della</strong> sagrestia e<br />

Sulle pareti dell’abside vi sono<br />

altre quattro cornici ovali ed altre<br />

due sono poste sulle pareti<br />

del transetto, contornate da<br />

pendenti di rose. La decorazione<br />

<strong>della</strong> zona dell’abside la si<br />

fa risalire al secolo XVIII, mentre<br />

quello <strong>della</strong> navata è databile<br />

ai primi decenni dell’Ottocento.<br />

PICERNO<br />

23


Il soffitto è in legno dipinto a<br />

tempera, nella zona dell’abside<br />

al centro del soffitto, su<br />

fondo bianco è dipinto un tondo<br />

con la colomba dello Spirito<br />

Santo, mentre al centro del<br />

soffitto <strong>della</strong> navata è dipinta<br />

l’immagine dell’Assunta.<br />

A destra dell’ingresso principale<br />

è posta un’acquasantiera<br />

in pietra, con la vasca a forma<br />

di conchiglia, poggiante su un<br />

pilastro.<br />

Il primo dipinto su tela a destra<br />

nell’ovale raffigura San<br />

Bonaventura a mezza figura, il<br />

secondo raffigura Sant’Antonio<br />

e nel terzo ovale, sempre a<br />

mezza figura vi è l’immagine di<br />

Sant’Emidio.<br />

Sulla parete a sinistra dell’ingresso<br />

principale, la prima<br />

tela dipinta ad olio racchiusa<br />

nel medaglione di forma ovale,<br />

raffigura Sant’Andrea, sulla<br />

seconda tela è dipinto San Gaetano<br />

e la terza raffigura San<br />

Nicola. Nella zona absidale<br />

abbiamo tre altari. L’altare sulla<br />

destra è eseguita in stucco<br />

dorato e sul transetto si può<br />

ammirare un dipinto ad olio su<br />

tela, raffigurante l’Assunzione.<br />

Al centro è posto l’Altare maggiore<br />

e su di esso un’edicola<br />

in legno intagliato e dorato e<br />

nell’edicola la scultura di una<br />

Madonna con Bambino benedicente.<br />

L’altare posto a sinistra è anche<br />

esso in stucco e su di esso vi è<br />

un dipinto ad olio su tela raffigurante<br />

“la Madonna di Costantinopoli”.<br />

Questa tela riveste un discreto<br />

interesse artistico e dall’iscrizione<br />

posta sotto il gradino si<br />

legge “Antonio De Palma Me.<br />

F. Fecit D.77”.<br />

Purtroppo la data nella scritta<br />

è tronca, ma si ipotizza che si<br />

legga 1577. A partire dalla parete<br />

destra dell’abside si possono<br />

ammirare dipinti ad olio<br />

su tela racchiusi in medaglioni<br />

ovali: il primo raffigura la “Presentazione<br />

di Gesù al Tempio”;<br />

segue “L’incontro fra Maria ed<br />

Elisabetta”, quindi il dipinto<br />

dell’Annunciazione” e sulla sinistra<br />

dell’abside “La Presentazione<br />

di Maria al Tempio”,<br />

seguito dall’ovale raffigurante<br />

“L’Immacolata Concezione”,<br />

mentre sul transetto a sinistra<br />

dell’altare, il dipinto ovale raffigurante<br />

“La nascita di Maria”.<br />

24 PICERNO


CONVENTO CON ANNESSA<br />

CHIESA<br />

I lavori per la costruzione del<br />

convento iniziarono nel 1590.<br />

Fu scelta la zona, detta Paschiere,<br />

distante 500 m dal<br />

centro storico, perché verde<br />

e ricca di acqua. La struttura<br />

è lineare e rispecchia la semplicità<br />

francescana, è infatti<br />

a San Francesco d’Assisi che<br />

è dedicata la chiesa annessa.<br />

Nel convento si accede da un<br />

portone posto lateralmente al<br />

portale d’ingresso <strong>della</strong> chiesa,<br />

che immette in un ampio<br />

corridoio su cui si affacciano<br />

vari ambienti un tempo adibiti<br />

a cucina, refettorio, deposito,<br />

foresteria. Sempre al piano<br />

terreno si accede attraverso un<br />

ingresso posto sulla facciata laterale,<br />

che immette nella zona<br />

del refettorio, sulle cui pareti si<br />

può ammirare ciò che resta di<br />

antichi affreschi.<br />

Al piano superiore si accede<br />

tramite una scalinata in pietra,<br />

che conduce alle celle dei frati,<br />

alla biblioteca e ad altri locali.<br />

Nella prima fase venne costruita<br />

la chiesa ad una sola navata<br />

con un solo altare centrale<br />

dedicato a San Francesco ed<br />

PICERNO<br />

25


26


PICERNO<br />

27


il pian terreno del convento<br />

con il chiostro. Con ogni probabilità<br />

tra la fine del XVII sec.<br />

(1600) e l’inizio del successivo<br />

fu costruita la navata posta a<br />

sinistra di quella centrale, con<br />

le tre cappelle dedicate a San<br />

Francesco, Sant’Antonio e San<br />

Felice e furono edificati i locali<br />

posti al piano superiore del<br />

convento.<br />

Le statue di San Vito e dell’Immacolata,<br />

sono poste sugli altari<br />

in marmo, edificati di fronte<br />

alle cappelle. Un corridoio<br />

del convento, che costeggia la<br />

chiesa conduce nel coro, dove<br />

un tempo vi era un organo.<br />

Nel 1605 il convento diventò<br />

centro di studi di filosofia; dal<br />

1625 al 1627 fu sede di noviziato,<br />

sotto la direzione di parroci<br />

Cappuccini.<br />

Fu danneggiato dal terremoto<br />

del 1857 ed in seguito alle<br />

leggi del 1861 e del 1866, il<br />

convento fu definitivamente<br />

chiuso.<br />

Si trattò di delibere nazionali<br />

e comunali con cui si chiedeva<br />

all’amministrazione del culto,<br />

di cedere fabbricato e giardino<br />

per la pubblica utilità. Andati<br />

via i frati, molti volumi <strong>della</strong> biblioteca<br />

andarono dispersi altri<br />

furono salvati dall’arciprete del<br />

tempo e custoditi nell’archivio<br />

parrocchiale <strong>della</strong> chiesa Madre.<br />

PICERNO<br />

29


CHIESA DEL SALVATORE<br />

La Chiesa del Salvatore si trova<br />

su una delle cime di Monte<br />

Li Foj, a circa 1000 m di altitudine,<br />

in contrada “Corte del<br />

Salvatore”, a sei km dal centro<br />

abitato. Essa si innalza su una<br />

serie di grotte, che secondo i<br />

racconti popolari, sono state<br />

rifugio di briganti.<br />

piccole finestre.<br />

Il portale d’ingresso in pietra<br />

lavorata è preceduto da un<br />

atrio coperto delimitato da una<br />

cancellata. All’interno dell’atrio,<br />

sulla facciata esterna <strong>della</strong><br />

chiesa, vi è un grande Crocefisso<br />

e degli affreschi risalenti<br />

al XIII - XIV sec., fino al sisma<br />

dell’80 vi era un bassorilievo in<br />

Storicamente queste grotte<br />

hanno rappresentato il primo<br />

nucleo dell’eremo Virginiano<br />

del XII -XIII sec.. 1<br />

L’impianto è stato notevolmente<br />

rimaneggiato ed ampliato<br />

con la Cappella del SS. Salvatore<br />

e le celle dei monaci virginiani,<br />

poste alla destra <strong>della</strong><br />

stessa che prendono luce da<br />

gesso riproducente la “Mater<br />

Salvatoris”, opera dell’artista<br />

picernese Aristide Tancredi.<br />

All’interno <strong>della</strong> chiesa, ad una<br />

sola navata, vi era un grande<br />

altare in legno sul quale si innalzava<br />

una magnifica pala in<br />

legno intagliato e decorato<br />

da pitture, oggi poco visibili.<br />

La pala è stata trasferita nella<br />

Chiesa Madre.<br />

1 Fonte: Architetto Filomena Carleo<br />

30


Nella pala vi sono le stame lignee<br />

di San Giuseppe, quella<br />

<strong>della</strong> Vergine col Bambino e<br />

quella di San Giovanni, chiamati<br />

dal popolo picernese<br />

“Ssandonn” r Uu Salvator”<br />

(Santoni del Salvatore). Anche<br />

la balaustra che separava i due<br />

ambienti <strong>della</strong> chiesa, ed oggi<br />

inesistente, era in legno. Una<br />

piccola nicchia laterale presenta<br />

un affresco molto danneggiato,<br />

in un’altra era collocata<br />

la statua di San Gerardo<br />

Maiella, in cartapesta e stoffa,<br />

opera dell’artigiano picernese<br />

Francesco Caivano, morto giovanissimo.<br />

Tracce di affreschi<br />

del XIII-XIV sec. sono presenti<br />

su tutte le pareti <strong>della</strong> chiesa.<br />

In prossimità <strong>della</strong> chiesa, fino<br />

a qualche tempo fa si stagliavano<br />

tre croci simboleggianti<br />

la Passione di Cristo sul Golgota.<br />

Rocco Langone nato a<br />

<strong>Picerno</strong> il 28-11-1885, al suo rientro<br />

dalla I Guerra Mondiale,<br />

a proprie spese, le innalzò per<br />

voto e quotidianamente si recava<br />

ad alimentare la lampada<br />

posta ai piedi <strong>della</strong> croce centrale,<br />

presso la quale sostava a<br />

pregare.<br />

PICERNO<br />

31


Tradizione e Bontà...<br />

...<strong>della</strong> Lucania<br />

Caseificio Iasparra Rocco - Strada Pocamata,5 - 85055 <strong>Picerno</strong> (PZ)<br />

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32


XVII sec<br />

E<br />

Durante il dominio spagnolo si registrò una lenta e continua decadenza,<br />

sia nell’Italia meridionale che negli altri territori italiani dominati dagli<br />

Spagnoli. Il grande potere di latifondisti e baroni non consentì la modernizzazione<br />

delle strutture agrarie né la modernizzazione dello Stato. Per tale<br />

motivo si assistette ad un progressivo impoverimento, ad un continuo flusso<br />

migratorio ed all’esplosione del banditismo.<br />

Nel 1647 a Napoli scoppia la rivolta di Masaniello (Tommaso Aniello) contro<br />

il governo spagnolo, terminata con l’assassinio dello stesso e la restaurazione<br />

del dominio <strong>della</strong> Spagna.<br />

Nel 1611 venne edificato il primo nucleo <strong>della</strong> chiesa parrocchiale dedicata a<br />

San Nicola di Bari, Patrono del paese, su quella che un tempo era la cappella<br />

del palazzo feudale.<br />

Nel 1630 il feudo di <strong>Picerno</strong> passò alla duchessa Maria Spinelli.<br />

Anche <strong>Picerno</strong> si unì alle lotte antifeudali ed antibaronali scoppiate a<br />

Napoli nel 1647.<br />

In un documento del 1696 si legge come <strong>Picerno</strong> manifestasse il proprio<br />

disappunto circa il comportamento del feudatario Spinelli, denunciandone<br />

le malefatte. L’8 settembre 1694 un terremoto provocò la caduta di 90 case.


PALAZZO CALENDA<br />

Non si hanno notizie certe<br />

sull’epoca <strong>della</strong> sua costruzione.<br />

La famiglia Calenda lo<br />

acquistò nel 1826 insieme al<br />

palazzo di via Gaimari. È ubicato<br />

tra Viale Giacinto Albini e<br />

Via Mario Pagano. L’impianto<br />

planimetrico è costituito da un<br />

corpo centrale rettangolare coperto<br />

con tetto a tre falde e da<br />

tre torrette (in seguito al terremoto<br />

del 1980 una delle torri è<br />

stata abbattuta), poste agli spigoli<br />

del palazzo, che si articola<br />

su tre livelli: il piano terra, con<br />

ingresso a sud-est era adibito<br />

a deposito ed ospita l’androne<br />

di accesso ai piani superiori<br />

con pavimento in ciottoli; gli<br />

altri due piani, accessibili da<br />

una scala interna in pietra a tre<br />

rampe, ospitano gli alloggi. Le<br />

due torrette sono in comunicazione<br />

tramite una balconata<br />

sorretta da quattro arconi in<br />

pietra, nei quali si aprono gli<br />

ingressi del piano terra; quello<br />

principale è coronato da un<br />

portale con arco a tutto sesto.<br />

Con certezza si sà che a metà<br />

del XVIII sec. è pervenuto in<br />

possesso <strong>della</strong> famiglia Calenda,<br />

proprietaria anche dell’attuale<br />

palazzo Salvia ubicato<br />

tra Via Cavour e Via Gaimari, e<br />

forse facente parte del castello<br />

Pignatelli.<br />

Durante i moti del 1799 l’immobile<br />

ebbe funzione militare,<br />

quando il proprietario Domenico<br />

Calenda con il grado<br />

di maggiore ebbe il comando<br />

<strong>della</strong> difesa di <strong>Picerno</strong> contro<br />

le truppe sanfediste. A conferma<br />

di ciò pare esistesse un<br />

condotto sotterraneo che lo<br />

metteva in comunicazione con<br />

l’altro palazzo di proprietà dei<br />

Calenda (palazzo Salvia).<br />

Il palazzo fu anche sede <strong>della</strong><br />

Gendarmeria (al piano terra vi<br />

34 PICERNO


erano ambienti adibiti a celle) e<br />

fino al 1883 fu sede <strong>della</strong> pretura.<br />

CHIESA DELLA PIETÀ’<br />

Nel rione Pianello sorge la chiesa<br />

<strong>della</strong> Pietà. Di fronte all’ingresso<br />

secondario è posta una<br />

colonna in pietra, poggiante<br />

su tre gradini e sulla cui base si<br />

legge la data 1633. L’impianto<br />

attuale <strong>della</strong> chiesa è però ottocentesco,<br />

ad un’unica navata<br />

rettangolare.<br />

Vi sono due entrate, quella laterale<br />

ha un portale in pietra<br />

molto semplice, poggiante su<br />

tre grandini. Sul portale <strong>della</strong><br />

facciata principale vi è un finestrone<br />

ovale e sulla cuspide un<br />

piccolo campanile a vela.<br />

Sul lato destro dell’unica navata<br />

vi è una nicchia contenente<br />

una statua in gesso, raffigurante<br />

Sant’Anna e Maria bambina.<br />

Nell’abside una statua lignea<br />

raffigura la pietà. Sul lato sinistro<br />

vi è un dipinto ad olio su<br />

tela raffigurante Santa Rita.<br />

Farmacia Plebiscito s.n.c.<br />

del Dott. Salvatore Zaccardo & C.<br />

Piazza Plebiscito, 1 - 85055 <strong>Picerno</strong> (Pz)<br />

PICERNO<br />

35


36


CHIESA COLLEGIATA SAN<br />

NICOLA DI BARI<br />

La Chiesa Madre, dedicata a<br />

San Nicola di Bari, patrono del<br />

paese, fu eretta nel 1611 su<br />

uno dei tre colli su cui si estende<br />

il paese, su quelli che dovevano<br />

essere i resti del castello.<br />

Nella cripta, posta sotto il pavimento<br />

<strong>della</strong> navata centrale<br />

dell’attuale chiesa, sepolcro<br />

dei sacerdoti, sono stati rinvenuti<br />

affreschi sulle pareti, raffiguranti<br />

San Nicola e miracoli a<br />

lui attribuiti e databili tra il XII e<br />

il XIII sec.. Ciò fa supporre che<br />

l’attuale cripta fosse in realtà<br />

la cappella privata del castello<br />

medievale. Ad essa si accedeva<br />

tramite una scala in pietra,<br />

attualmente l’apertura è chiusa<br />

da una lapide in pietra datata<br />

1822.<br />

La chiesa di pianta greco-romana,<br />

presenta un’abside ben<br />

visibile, quasi una torre di fortificazione,<br />

che si articola su tre<br />

piani. In seguito al terremoto<br />

del 1694, che molto probabilmente<br />

danneggiò la chiesa,<br />

nel 1711 l’architetto Biagio Calenda<br />

di <strong>Picerno</strong>, presentò un<br />

progetto per un restauro ed un<br />

ampliamento <strong>della</strong> stessa.<br />

Nel 1727 per consentire l’am-<br />

pliamento, il principe Pignatelli,<br />

allora feudatario di <strong>Picerno</strong>,<br />

fece donazione al clero ed in<br />

tal modo la chiesa collegiata,<br />

usufruì dell’area circostante<br />

per l’ampliamento <strong>della</strong> stessa.<br />

Fra il ‘54 e il ‘57 si costruirono<br />

il coro, il campanile e l’altare<br />

di San Nicola. Nel 1788<br />

- 89 furono completati l’ufficio<br />

parrocchiale e la biblioteca. Il<br />

terremoto del 1857 causò gravi<br />

danni alla struttura sia <strong>della</strong><br />

chiesa che del campanile.<br />

Nel 1859 furono realizzati lavori<br />

di restauro e tra il 1921-’23<br />

la chiesa fu completamente restaurata<br />

con l’aggiunta dell’ultimo<br />

piano del campanile, con<br />

cupola, orologio e scalinata<br />

d’accesso. L’ultimo intervento<br />

risale al 1986.<br />

Il campanile che affianca la<br />

chiesa raggiunge un’altezza di<br />

40 metri. Di possente struttura,<br />

è a quattro piani, i primi due<br />

piani hanno forma di parallelepipedo<br />

ed il secondo presenta<br />

quattro finestre monofore di<br />

grandi dimensioni, all’interno<br />

è posizionato il campanone<br />

denominato di San Nicola, di<br />

notevole peso. Il terzo piano è<br />

a pianta ottagonale con quattro<br />

monofore. Nel quarto pia-<br />

PICERNO<br />

37


no, sempre a pianta ottagonale<br />

è stato collocato l’orologio,<br />

aggiunto nel 1926. La chiesa è<br />

preceduta da una scalinata in<br />

pietra che si sviluppa per l’intero<br />

fronte anteriore, Il portale<br />

principale in pietra, del XVIII<br />

sec., presenta in alto un’edicola<br />

eseguita nel 1793 da Mastro<br />

Ruberto Priore. La statua è in<br />

marmo bianco e raffigura San<br />

Nicola a mezza figura, con sul<br />

capo la mitria.<br />

Il portale minore presenta una<br />

lapide con la scritta 1728, forse<br />

era quello <strong>della</strong> primitiva<br />

chiesa. Entrambi questi por-<br />

tali sono stati di recente resi<br />

interessanti dal punto di vista<br />

artistico ed estetico da lamine<br />

di bronzo scolpite e divise<br />

in tessere che rappresentano<br />

nel portale principale alcune<br />

vicende e miracoli di San Nicola<br />

e vicende legate alla storia<br />

e alla società picernese; nel<br />

portale secondario il tema delle<br />

tessere è il rapporto tra fede<br />

e scienza. Tali opere sono state<br />

commissionate e donate dal<br />

cardiochirurgo dott. Carmine<br />

Curcio.<br />

L’interno <strong>della</strong> chiesa ha un impianto<br />

a tre navate con abside,<br />

TOLLA<br />

Viale A.Gramsci, 138 - <strong>Picerno</strong> (PZ)<br />

BAR<br />

38


le navate sono divise da pilastri<br />

dai quali si sviluppano otto archi<br />

decorati in stucco. Sul primo<br />

pilastro a destra e a sinistra<br />

sono ubicate le acquasantiere<br />

in pietra la cui vaschette a forma<br />

di conchiglia poggiano su<br />

un’alta base.<br />

Sul terzo pilastro a destra è<br />

collocato il pulpito in legno,<br />

poggiante su di<br />

un’aquila scolpita<br />

e dorata.<br />

Sul davanzale si<br />

trova un braccio<br />

reggicroce<br />

ed in alto un<br />

baldacchino<br />

al cui centro è<br />

scolpita la colomba<br />

dello<br />

Spirito Santo,<br />

risalente al XVIII<br />

sec.. Il presbiterio<br />

e l’abside<br />

sono separati dalla navata<br />

centrale da un grande arco<br />

a tutto sesto. Il soffitto <strong>della</strong><br />

navata centrale è in legno a<br />

cassettoni intagliato e dipinto,<br />

realizzato da Antonio Tancredi<br />

nel 1909. Al centro un dipinto<br />

ad olio su tela raffigurante San<br />

Nicola che resuscita i fanciulli,<br />

di De Giacomo, del 1892. La<br />

zona absidale è delimitata da<br />

una balaustra in pietra. Nella<br />

zona dell’abside vi è una porta<br />

in legno a due battenti del<br />

XVIII sec. e comunicante con<br />

la sagrestia. Al di sopra di una<br />

pedana con tre gradini in pietra<br />

è collocato l’altare maggiore<br />

in legno intagliato, dipinto e<br />

dorato e la cui mensa è stata<br />

staccata di recente<br />

e collocata<br />

in posizione<br />

più centrale e<br />

meno distante<br />

dai fedeli. Ai<br />

lati dell’altare i<br />

due accessi alla<br />

zona dove era<br />

posizionato il<br />

coro ligneo costruito<br />

da Mastro<br />

Francesco<br />

Pagano e Mastro<br />

Carmine<br />

Fortuna nel 1756. Attualmente<br />

questo coro non è presente<br />

nella chiesa.<br />

Nel soffitto dell’abside, in seguito<br />

al restauro del 1985, è<br />

stato rinvenuto un soffitto ligneo<br />

anteriore, che ha dato<br />

alla luce un dipinto in tenda<br />

con al centro la colomba dello<br />

Spirito Santo, realizzato fra<br />

PICERNO<br />

39


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1775-1799.<br />

La navata laterale destra, a<br />

partire dall’ingresso, presenta<br />

il primo altare in marmi bianchi<br />

e policromi <strong>della</strong> Madonna del<br />

Carmine, in legno con bambino.<br />

Nel primo pilastro vi è il<br />

sepolcro di Francesco Saverio<br />

Carelli.<br />

La seconda cappella è dedicata<br />

a San<br />

Giuseppe, nel<br />

1996 in essa è<br />

stato collocato<br />

il polittico del<br />

Salvatore, in legno<br />

d’abete e<br />

di pioppo intagliato,<br />

dipinto<br />

e dorato, nel<br />

quale sono collocate<br />

le statue<br />

di San Giovanni<br />

Evangelista,<br />

<strong>della</strong> Madonna<br />

con bambino e di San Giuseppe.<br />

Fra la seconda e la terza<br />

cappella è ubicato il sepolcro<br />

in pietra di Teresa Carelli, del<br />

1810. Sul pavimento <strong>della</strong> terza<br />

cappella, dedicata a San<br />

Nicola vi è la lapide in pietra<br />

attestante la costruzione del<br />

sepolcro sottostante la cappella,<br />

effettuata dai fratelli Save-<br />

rio e Donato Carelli, nobili di<br />

<strong>Picerno</strong>. L’altare di San Nicola<br />

in pietra intarsiato con marmi<br />

del 1756, è di grande interesse<br />

artistico, è riferito a Mastro<br />

Giuseppe D’Amato. Vi è una<br />

nicchia centrale incorniciata da<br />

due coppie di nicchiette sovrapposte.<br />

Alla base delle colonne<br />

vi è la data 1674, nella<br />

nicchia centrale<br />

vi è la statua<br />

di San Nicola<br />

protettore, è<br />

seduto ed indossa<br />

gli abiti<br />

vescovili ed ha<br />

sul capo la mitria.<br />

Sull’edicola<br />

dell’altare è collocata<br />

una tela<br />

su olio del XVII<br />

sec. che raffigura<br />

l’adorazione<br />

dei pastori. Fra<br />

il terzo e il quarto altare vi era<br />

un confessionale in legno. Il<br />

quarto altare è dedicato a Santa<br />

Filomena databile agli anni<br />

1756 - 1760. Sull’altare la teca<br />

che poggia su quattro piedini,<br />

contenente la scultura di Santa<br />

Filomena, distesa, con l’estremità<br />

degli arti ed il capo in legno.<br />

Indossa un manto bianco,<br />

PICERNO<br />

41


un vestito ricamato a fiori in oro<br />

e gli occhi socchiusi. In alto, un<br />

dipinto ad olio su tela del 1759<br />

con cornice dorata. La composizione<br />

è occupata dalla figura<br />

dell’Immacolata con ai piedi<br />

la mezza luna e calpestante il<br />

serpente. La navata laterale sinistra<br />

presentava un fonte battesimale<br />

in pietra realizzato nel<br />

1728 dallo scalpellino Nicola<br />

Lanzetta. Il primo altare a sinistra,<br />

risalente al 1761 è dedicato<br />

alla candelora. E’ in muratura,<br />

stucco, pietra scolpita e<br />

dipinta. Sull’altare è posto un<br />

dipinto ad olio su tela, raffigurante<br />

la presentazione di Gesù<br />

al tempio. Il secondo altare è<br />

dedicato al Battesimo di Gesù,<br />

databile nella seconda metà<br />

del XVIII sec.. Sopra l’altare è<br />

posta la statua con capo ed arti<br />

in cartapesta di San Prospero.<br />

Il terzo altare in legno, è quello<br />

del Rosario. Nella cornice sono<br />

dipinti ad olio su tavola i quindici<br />

misteri del Rosario, posti in<br />

riquadri che fungevano da cornice<br />

ad una tela forse distrutta<br />

da un incendio. Sulla cornice si<br />

trova un’edicola ed al suo interno<br />

un dipinto ad olio su tavola<br />

raffigurante il volto anziano di<br />

Dio Padre. Il quarto altare è<br />

detto del Crocefisso, in origine<br />

in legno. Attualmente sull’altare<br />

è collocato un gruppo scultoreo,<br />

in cartapesta mo<strong>della</strong>ta<br />

e dipinta, raffigurante la statua<br />

dell’Addolorata e <strong>della</strong> Maddalena<br />

a sinistra, ai piedi <strong>della</strong><br />

statua del Crocefisso, sulla destra<br />

San Giovanni a grandezza<br />

d’uomo.<br />

La sacrestia è situata in fondo<br />

alla navata sinistra. Sulla parete<br />

a sinistra dell’entrata vi è<br />

un lavabo in pietra, esempio di<br />

artigianato locale del XVIII sec.<br />

il cui autore dovrebbe essere<br />

Nicola Lanzetta. Sulla parete<br />

destra si trova l’armadio in legno,<br />

una composizione ben<br />

lavorata in tutte le sue parti i<br />

cui autori sono stati i falegnami<br />

Nicola Cerbasio e Domenico<br />

Giannini, di Vietri di Potenza.<br />

Nella parete di fronte una tela<br />

raffigurante la Natività, databile<br />

tra il secolo XVI - XVII, opera<br />

di Giovanni De Gregorio detto<br />

il Pietrafesa. Una porta a due<br />

battenti con vetrate colorate<br />

immette nell’ufficio parrocchiale<br />

adibita anche a biblioteca<br />

. Nell’ufficio parrocchiale,<br />

sulla parete sinistra è posto il<br />

mobile dell’archivio eseguito<br />

con abilità e gusto dagli stessi<br />

42


falegnami dell’armadio di cui<br />

sopra. Della stessa epoca e fattura<br />

è la libreria che contiene i<br />

volumi <strong>della</strong> biblioteca San Nicola.<br />

Una lapide in pietra ricorda<br />

l’istituzione <strong>della</strong> biblioteca:<br />

1749.<br />

In fondo alla navata laterale<br />

destra c’è la porta che dà sulla<br />

scala in pietra di accesso<br />

alla chiesa inferiore detta <strong>della</strong><br />

Congrega di Gesù Bambino.<br />

Sulle pareti e nella volta sono<br />

affrescate scene <strong>della</strong> Passione,<br />

incorniciate da girali dipinti.<br />

Il complesso è opera di un<br />

pittore forse lucano, che operò<br />

nella seconda metà del ‘700.<br />

Nella nicchia dell’abside un altare.<br />

Nella base dell’altare un<br />

sepolcro in legno contenente<br />

la statua del Cristo deposto<br />

dalla croce, in cartapesta.<br />

Intorno all’abside un coro ligneo.<br />

In un edicola in legno un<br />

manichino rivestito, raffigura la<br />

Madonna Addolorata.<br />

PALAZZO SALVIA<br />

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Il palazzo è ubicato lungo Via<br />

Gaimari e con entrata posta<br />

anche in via Cavour.<br />

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XVIII sec<br />

E<br />

Il XVIII sec è un secolo complesso per i tanti avvenimenti storici, culturali, economici<br />

e politici.<br />

È il secolo dei Lumi: l’uomo usa la ragione per raggiungere la verità e liberarsi<br />

da ogni tipo di superstizione e pregiudizio. Politicamente, per la prima volta, si<br />

parla <strong>della</strong> divisione dei poteri e si combatte contro l’idea del sovrano assoluto<br />

e dell’uomo come suddito del sovrano. Da queste idee scaturiranno: la rivoluzione<br />

americana con la conseguente nascita degli Stati Uniti d’America e la<br />

rivoluzione francese. Un’altra rivoluzione di questo secolo è quella industriale,<br />

nata in Inghilterra e diffusasi gradatamente negli altri stati europei. Nell’Italia<br />

meridionale dopo un periodo in cui vi è il dominio austriaco, nel 1734 il Regno di<br />

Napoli diviene un dominio borbonico. I Borbone sono una dinastia spagnola<br />

che dominerà questo regno fino all’unità d’Italia. Sotto questa dinastia l’Italia<br />

meridionale si dotò del primo tratto di ferrovia di tutta la penisola e di alcune<br />

industrie che furono irragionevolmente smantellate dai Savoia. Alla fine del<br />

secolo con la discesa di Napoleone Bonaparte, in Italia nacquero le repubbliche<br />

Sorelle. Nel Regno di Napoli si affermò la Repubblica Partenopea.<br />

All’inizio del ‘700 <strong>Picerno</strong> contava circa 2700 abitanti ed era feudo dei principi<br />

Pignatelli di Marsico Nuovo che nel 1716 lo avevano acquistato dagli Spinelli<br />

per 64000 ducati, ed a loro rimase sino all’eversione <strong>della</strong> feudalità. La chiesa<br />

collegiata di San Nicola il cui nucleo era stato costruito già nel 1611, nel 1727 venne<br />

ampliato, con la costruzione del coro, <strong>della</strong> sacrestia, del campanile; architetto<br />

<strong>della</strong> nuova struttura fu Biagio Calenda, di <strong>Picerno</strong>. Oggi la chiesa Madre è<br />

annoverata tra “le bellezze d’Italia”.<br />

Del 1700 è anche la chiesa privata di San Pasquale, al cui interno è posto un<br />

altare in pietra calcarea ed al di sopra una tela ad olio raffigurante il Santo. Di<br />

questo secolo è il palazzo ubicato lungo corso Vittorio Emanuele, già di proprietà<br />

dei baroni Carelli, feudatari dei principi Pignatelli che nel 1919 lo vendettero<br />

a Giuseppe Lazzari. Il popolo picernese nel 1799 partecipò con convinzione<br />

alla nascita ed alla difesa <strong>della</strong> Repubblica Partenopea. La resistenza di donne<br />

e uomini picemesi, contro i Sanfedisti, valse al paese il titolo di ‘‘<strong>Leonessa</strong> <strong>della</strong><br />

Lucania”.<br />

Certamente è una delle pagine più eroiche <strong>della</strong> storia di questo popolo, che si<br />

concluse il 10 maggio del 1799, quando sul Sagrado <strong>della</strong> chiesa Madre dal bandito<br />

Sciarpa e dalle sue truppe furono trucidate ben 70 persone, tra cui 19 donne.<br />

44


L’impianto planimetrico è costituito<br />

da un poligono irregolare<br />

comprendente un giardino<br />

sottostante la Chiesa Madre.<br />

L’immobile, si articola su tre<br />

piani; l’interno, parzialmente<br />

modificato, conserva ancora<br />

l’androne con pavimentazione<br />

in lastre di pietra e scala, anch’essa<br />

in pietra, coperta da<br />

una volta a botte.<br />

Il prospetto principale è valorizzato<br />

da un pregevole portale<br />

in pietra con arco a tutti sesto.<br />

Superiormente alla chiave d’arco<br />

è situato uno stemma nel<br />

quale il campo superiore reca<br />

l’immagine di tre soli e quello<br />

inferiore, la sagoma di una<br />

mezza luna.<br />

Finestre e balconi presentano<br />

davanzali e mensole in pietra<br />

lavorata.<br />

Palazzo e beni sono pervenuti<br />

agli antenati degli attuali proprietari<br />

Salvia dai Calenda che<br />

avevano acquistato tali beni<br />

dei Pignatelli, dopo l’eversione<br />

<strong>della</strong> feudalità.<br />

PALAZZO<br />

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Il palazzo è situato lungo le due<br />

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co: Corso Vittorio Emanuele<br />

e Via Indipendenza. Pur avendo<br />

subito alcune modifiche,<br />

conserva i caratteri tipici di un<br />

palazzo del XVIII sec.. Apparteneva<br />

alla famiglia dei Baroni<br />

Carelli, originaria di Canosa di<br />

Puglia, ed amministratrice dei<br />

Beni dei Principi Pignatelli, signori<br />

di <strong>Picerno</strong>. Nel corso del<br />

XIX sec.. I Baroni ospitarono<br />

nel loro palazzo una comunità<br />

religiosa di suore che aprirono<br />

alle giovani picernesi un<br />

laboratorio di cucito e ricamo.<br />

Nel 1919 i fratelli Giuseppe ed<br />

Alfonso Carelli, stabilitisi definitivamente<br />

a Napoli, vendettero<br />

a Giuseppe Lazzari l’intero<br />

edificio con l’arredamento e la<br />

ricca biblioteca, che conteneva<br />

opere preziose, tra la quale<br />

“L’enciclopedia” del Diderot e<br />

di D’Alambert.<br />

L’impianto planimetrico dell’edificio<br />

è costituito da un poligono<br />

irregolare con due giardini<br />

uno affianca l’edificio e<br />

l’altro è posto difronte ad esso.<br />

Il palazzo si articola su più livelli.<br />

Il prospetto principale,<br />

su Corso Vittorio Emanuele,<br />

risulta diviso in zone da sei lesene<br />

scanalate, poggianti su<br />

basamenti con mensole in pie-<br />

tra lavorate e sormontate da<br />

capitelli ionici. Nelle zone individuate<br />

dalle lesene si aprono,<br />

in modo alternato, vani di finestre<br />

e balconi.<br />

Nella fascia centrale è posto<br />

l’ingresso principale, con portale<br />

sormontato dallo stemma<br />

gentilizio. La simmetria dell’edificio,<br />

si interrompe in corrispondenza<br />

<strong>della</strong> zona dell’angolo<br />

con una balconata.<br />

Il prospetto posteriore, su Via<br />

Indipendenza, con grandi archi<br />

è alquanto rimaneggiato,<br />

mentre la parte originaria ha<br />

due ingressi con portali in pietra<br />

e corrispondenti in origine<br />

agli accessi alle scuderie e alla<br />

dimora dello stalliere.<br />

PALAZZO IACOVELLI<br />

Il Palazzo, del XVIII sec., è ubicato<br />

in Via S. Lucia ed è costruito<br />

in aderenza ad un giardino<br />

sopraelevato.<br />

Si articola su tre piani, l’ingresso<br />

è coronato da un pregevole<br />

portale in pietra con arco a<br />

tutto sesto, sormontato da uno<br />

stemma in pietra.<br />

PICERNO<br />

47


​SALVE PICERNO<br />

Salve <strong>Picerno</strong><br />

Che tutte t’aggrappi<br />

Intorno alla tua chiesa,<br />

fortilizio estremo <strong>della</strong> libertà.<br />

Sul tuo sagrato deserto,<br />

ancora appare il sacerdote,<br />

imbracciando il Cristo,<br />

perdono chiedendo<br />

pei sopravvissuti.<br />

Sugli spalti contesi,<br />

le donne,<br />

soverchiando i combattenti<br />

nel valore,<br />

scrissero pagine di gloria<br />

imperitura.<br />

Sbiadita dal tempo<br />

una lapide ricorda<br />

una data ed i caduti,<br />

mentre risuonano ancora,<br />

nella quadrata piazza,<br />

col fragore de l’armi,<br />

il grido <strong>della</strong> lotta,<br />

e il crepitare delle fiammate, Sulle rovine.<br />

Salve <strong>Picerno</strong>,<br />

pugno di eroi,<br />

il treno dalla valle<br />

ti saluta:<br />

<strong>Leonessa</strong> Lucana<br />

salve!<br />

Prof. Emilio Gallicchio<br />

48


PICERNO<br />

49


​REPUBBLICA NAPOLETANA<br />

L’antecedente più significativo<br />

per comprendere i moti insurrezionali<br />

dell’Italia del Sud,<br />

scoppiati nel 1799, è certamente<br />

la proclamazione <strong>della</strong><br />

Repubblica francese, avvenuta<br />

nel 1792, che suscitò nelle<br />

donne e negli uomini d’Europa<br />

grandi timori e grandi speranze.<br />

Gli animi si erano entusiasticamente<br />

accesi sotto la spinta<br />

dei grandi ideali <strong>della</strong> Rivoluzione<br />

francese, sintetizzati nel<br />

motto “Libertà, uguaglianza,<br />

fratellanza”, ma quegli stessi<br />

animi si erano disillusi, quando<br />

inorriditi avevano assistito agli<br />

orrori del periodo del Terrore,<br />

che aveva insieme alle teste<br />

ghigliottinato la Libertà, senza<br />

la quale nulla si poteva cambiare<br />

e tutto sarebbe rimasto<br />

uguale.<br />

A riaccendere le speranze ci<br />

pensò la complessa ed a volte<br />

contraddittoria personalità di<br />

Napoleone Bonaparte. Il giovane<br />

semisconosciuto generale,<br />

negli anni che vanno dal’96<br />

al’99, conquistò l’Italia, per poi<br />

abbandonarla al suo destino. I<br />

territori italiani si organizzarono<br />

Noi non siamo industriali, noi siamo artigiani.<br />

Il pane non lo produciamo, ma lo creiamo.<br />

50 PICERNO<br />

Via Piana - 85055 <strong>Picerno</strong> (Pz) | 0971 1650153 - 393 6617312


nelle cosiddette “Repubbliche<br />

sorelle: Cisalpina, Ligure, Romana,<br />

Napoletana. Una nuova<br />

bandiera, il tricolore divenne il<br />

simbolo di un mondo più libero<br />

e aperto in cui le merci, le<br />

persone e soprattutto le idee<br />

potevano liberamente circolare.<br />

E’ durante la prima metà del<br />

1799 che si consumò la breve<br />

esperienza <strong>della</strong> Repubblica<br />

Napoletana, di cui faceva parte<br />

anche la <strong>Basilicata</strong>. A proclamarne<br />

la nascita, il 22 Gennaio<br />

1799, erano stati alcuni intellettuali,<br />

di estrazione aristocratica<br />

e borghese, che avevano<br />

elaborato una Costituzione<br />

Repubblicana ed adottato riforme<br />

per abbattere alcuni privilegi<br />

<strong>della</strong> nobiltà e del clero.<br />

Tali provvedimenti spinsero i<br />

fautori <strong>della</strong> monarchia borbonica<br />

ad organizzare un’armata,<br />

detta <strong>della</strong> Santa Fede, sotto<br />

la guida del Cardinale Ruffo di<br />

Calabria.<br />

E’ in questo contesto storico<br />

che nascono le vicende eroiche<br />

di alcuni comuni <strong>della</strong> Lucania.<br />

In quei tempi la Lucania<br />

viveva un completo isolamento<br />

e dai più era considerata<br />

terra ignota e selvaggia. Non<br />

vi erano strade che collegavano<br />

il nostro territorio, né all’interno,<br />

né all’esterno di questa<br />

regione. Le nuove idee però<br />

giunsero nei nostri paesi, portate<br />

dai quei giovani lucani che<br />

avevano avuto la fortuna di frequentare<br />

l’Università o i Caffè<br />

di Napoli. Quelle idee smossero<br />

questa civiltà che si era<br />

come chiusa in se stessa e la<br />

parola Libertà, cominciò a perdere<br />

quel contorno di astrattezza<br />

per diventare sempre più<br />

qualcosa di concreto, di vivo,<br />

perché per il popolo diventò<br />

speranza del possesso <strong>della</strong><br />

terra, desiderio di trasformarsi<br />

da suddito in cittadino e le<br />

municipalità che più si avvicinarono<br />

a queste istanze videro<br />

il popolo combattere strenuamente<br />

per la difesa <strong>della</strong> Repubblica.<br />

E’ quanto avvenne<br />

ad Avigliano e a <strong>Picerno</strong>.<br />

Il 10 Maggio picernese non è<br />

la data <strong>della</strong> fine e <strong>della</strong> disfatta,<br />

ma il trionfo civile e morale<br />

di un popolo.<br />

PICERNO<br />

51


​Scrive Vincenzo Cuoco<br />

“In <strong>Picerno</strong>... il popolo si unì in<br />

Parlamento ed il primo atto <strong>della</strong><br />

sua libertà, fu quello di chiedere<br />

conto dell’uso che per sei anni<br />

si era fatto del pubblico denaro.<br />

Non tumulti, non massacri,<br />

non violenza accompagnarono<br />

la rivendica dei suoi diritti: chi fu<br />

presente a quella adunanza udì<br />

rispondere dal maggior numero a<br />

taluno, che proponeva mezzi violenti:<br />

- Non ci conviene a noi, che<br />

ci lagniamo dell’ingiustizia degli<br />

altri, di darne l’esempio: II secondo<br />

uso <strong>della</strong> libertà fu di rivendicare<br />

le usurpazioni del feudatario.<br />

E quale il terzo? Quello di battersi<br />

per la libertà”<br />

Anche a <strong>Picerno</strong>, come in molte<br />

piazze <strong>della</strong> Lucania, viene piantato<br />

l’albero <strong>della</strong> Libertà, esso è il<br />

simbolo <strong>della</strong> Repubblica, di esso<br />

si ha una grande cura e la sua tutela<br />

è affidata ad un reparto armato,<br />

non è mai lasciato incustodito<br />

né di giorno, né di notte. Sotto<br />

l’albero si porta il bambino ancora<br />

in fasce, perchè cresca sano e<br />

felice e chi non vuole andare in<br />

chiesa, può benissimo contrarre<br />

matrimonio sotto l’albero.<br />

Il cardinale Fabrizio Ruffo, sbarca-<br />

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52 PICERNO<br />

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to in Calabria il 3 Febbraio 1799,<br />

riuscì a costituire una forte Armata<br />

che si disse <strong>della</strong> “Santa Fede”<br />

con l’obiettivo di riconquistare<br />

il Regno di Napoli, suo luogotenente<br />

era il brigante Gerardo<br />

Curcio da Polla, meglio conosciuto<br />

con il soprannome di Sciarpa.<br />

A questi, nominato generale, fu<br />

dato il compito di avanzare dal<br />

Vallo di Diano verso la <strong>Basilicata</strong>.<br />

Si diresse verso Vietri e si spinse<br />

fino a Muro, dove nonostante la<br />

resistenza dei patrioti, entrò a saccheggiare,<br />

incendiare ed uccidere.<br />

Crescendo sempre di numero,<br />

tra marzo e aprile di quell’anno,<br />

conquistò parte del salernitano,<br />

tutto il Cilento e buona parte <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong> con la Valle del Sinni<br />

e dell’Agri. Contro le truppe di<br />

Sciarpa si opposero e non senza<br />

successo, schiere di repubblicani<br />

di Potenza, di Avigliano, di <strong>Picerno</strong>,<br />

di Tito, di Pietrafesa, l’attuale<br />

Satriano.<br />

Tra le città del dipartimento di Avigliano,<br />

<strong>Picerno</strong> divenne il centro<br />

di raccolta dei repubblicani <strong>della</strong><br />

<strong>Basilicata</strong> occidentale. Al picernese<br />

Domenico Calenda fu dato<br />

il comando militare delle forze<br />

repubblicane raccolte a Picemo,<br />

mentre il comando politico <strong>della</strong><br />

piazza fu affidato ai fratelli Vacca-<br />

ro, proveniente da Avigliano.<br />

Da “ I fuochi del Basento” di<br />

Raffaele Nigro:<br />

A <strong>Picerno</strong> li sentirono arrivar da<br />

lontanissimo. Gerardo Curcio,<br />

detto Sciarpa, intendeva aprirsi<br />

un varco tra Tito e <strong>Picerno</strong> per poi<br />

piombare su Potenza. Gli uomini<br />

<strong>della</strong> Lega repubblicana strariparono<br />

come un torrente, spinsero<br />

le truppe sanfediste di Sciarpa<br />

di nuovo ai colli, e poi giù nelle<br />

valli retrostanti, fino a Bella, oltre<br />

Bella... e per le vie di <strong>Picerno</strong> si<br />

beveva e si ballava. Il tempo di<br />

riorganizzarsi, di fare un giro per<br />

le campagne, per convincere ed<br />

assoldare, ed ecco Sciarpa riaffacciarsi<br />

davanti alla città.<br />

I due eserciti si osservavano a distanza,<br />

senza sparare un colpo,<br />

senza scambiarsi un segnale. Le<br />

campagne erano infestate da<br />

biancospini e ginestre, l’aria era<br />

piena di odori. Un progetto ambizioso<br />

e rischioso si fa strada nella<br />

mente di Francesco Nigro. Perche<br />

non parlare al generale Sciarpa?<br />

_ “Siamo tutti e due contadini,<br />

figli <strong>della</strong> stessa miseria. Forse<br />

ci intendiamo “. Senza consultarsi<br />

con i Vaccaro, fa liberare due prigionieri<br />

e li manda a Sciarpa, con<br />

la richiesta di parlementare Sciar-<br />

PICERNO<br />

53


pa si sorprende, il generale Nigro<br />

scende a compromesso? Libera<br />

un prigioniero picernese e fissa il<br />

luogo e fissa il luogo, l’ora i modi<br />

del parlamento. Si incontrarono in<br />

una valle, da soli, a cavallo, ma sui<br />

cigli dei colli sporgevano le sagome<br />

di uomini armati. “ Gerardo<br />

Curcio, generalissimo di tutte le<br />

truppe di terra di lavoro, di Calabria<br />

e di Sicilia servitore di sua<br />

maestà Ferdinando.” “Francesco<br />

Nigro, comandante dei lucani<br />

confederati, servitore di nessun<br />

padrone e capo non di gaglioffi,<br />

ma di soldati. Saluto il generale<br />

Curcio, comandante di razza e<br />

non bastardo e lo saluto su questa<br />

aperta via alla maniera ospitale<br />

di casa mia.”<br />

E bevve un sorso di vino da una<br />

fiaschettina di legno, che porse<br />

allo Sciarpa, che non bevve poco<br />

come l’avversario, e scolò mezza<br />

fiaschetta con avidità. _”Vedo che<br />

sei poeta_Forse per questo te la<br />

fai con i colletti bianchi. Tu fai sul<br />

serio e loro giocano alla rivoluzione<br />

come bambini capricciosi”.<br />

Il generale Nigro aveva imparato<br />

a controllarsi, se Sciarpa era insolente,<br />

non valeva la pena di cadere<br />

nel suo tranello.<br />

“Una volta - disse Nigro - qui c’era<br />

un popolo che aveva leggi proprie<br />

ed era svincolato dal regno di<br />

Borbone. Poi vennero re e baroni,<br />

portarono la guerra e sottomisero<br />

questo popolo, lo fecero servo.<br />

Imposero tasse e taglioni, i contadini<br />

non sapevano alzare la testa.<br />

Un giorno arrivano degli scienziati,<br />

gente di studio che sanno più<br />

di me e di te e ci danno la sveglia,<br />

- Aprite gli occhi- ci dicono-,<br />

avete tutti una spina dorsale, portatela<br />

dritta. Allora che succede?<br />

Succede che ci dividiamo, alcuni<br />

addrizzano la spina dorsale e scelgono<br />

la repubblica, e altri restano<br />

piegati e sono per la schiavitù. Il<br />

re e i baroni attizzano i fuochi e li<br />

mandano alla carneficina. Schiene<br />

curve contro schiene ritte,<br />

comunque tutti i contadini, braccianti,<br />

pezzenti.<br />

Ora io ti dico, perché dobbiamo<br />

scannarci come capretti?-<br />

“Giusto- ribadì Sciarpa- perché<br />

scannarci? Passate nelle nostre<br />

file, si prende <strong>Picerno</strong> e poi a Potenza.”<br />

“Voi scherzate, ma i confederati<br />

vi faranno perdere l’allegria. Sono<br />

venuto per offrirti di ragionare con<br />

la tua testa e non con quella del<br />

cardinale. Che ne sanno i preti di<br />

54 PICERNO


quando si semina e di quando<br />

si raccoglie? Quando verrà il tuo<br />

cardinale ti darà la benedizione e<br />

ti manderà a lavorare le terre del<br />

Barone e questo sarà il tuo benservito.”<br />

“E tu per chi combatti? per questi<br />

scervellati collettini o per i Francesi?<br />

E che speri di avere, la terra? A<br />

chi l’avete data finora? A nessuno.<br />

I Giacobini sono i più ingordi dei<br />

vecchi aristocratici. Pensaci Francesco<br />

Nigro, quando vorrai tornare<br />

pecorella al tuo pastore, sarò<br />

pronto a riceverti.”<br />

Il generale Nigro non sopportò<br />

oltre l’arroganza.<br />

Girò la cavalcatura spazientito e<br />

urlò “Vienimi a prendere a <strong>Picerno</strong>,<br />

allora, se ti riesce”. E scomparve.<br />

Dal libro “<strong>Picerno</strong>” di Giuseppina<br />

Bianchini:<br />

A <strong>Picerno</strong> , in massa la popolazione<br />

partecipa per la propria difesa,<br />

compiendo atti di eroismo. Scrive<br />

Pietro Colletta: la piccola città di<br />

<strong>Picerno</strong>, assalita dai Borboniani,<br />

sbarrò le porte e allontanò più e<br />

più volte gli assalitori, sino a che<br />

torme più numerose andarono<br />

all’assedio, e fu stabilito che si<br />

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PICERNO<br />

55


fondessero le canne dell’organo<br />

delle chiese, poscia i piombi delle<br />

finestre, in ultimo gli utensili domestici<br />

e gli strumenti di farmacia,<br />

con i quali compensi abbandonò<br />

il piombo come abbandonava la<br />

polvere.”<br />

Sergio De Pilato così scriveva nel<br />

suo libro “Il 1799 in <strong>Basilicata</strong>”<br />

E quando gli abitanti che avevano<br />

esaurita ogni munizione, s’erano<br />

rifugiati nella chiesa, benché<br />

il sacerdote vestito dei sacri paramenti<br />

fosse comparso sulla porta<br />

elevando l’ostensorio, gli invasori<br />

si abbandonarono alla più crudele<br />

opera di strage e di sacrilegio”<br />

Ciò accadeva il 10 Maggio 1799<br />

e nello stesso giorno vennero arrìdati<br />

al pavimento <strong>della</strong> Chiesa<br />

Madre i resti mortali di questo<br />

tragico momento storico picernese<br />

ed alla lapide in piazza, che<br />

riporta l’elenco dei caduti, fu affidata<br />

la loro memoria. I morti del X<br />

Maggio 1799 furono settanta, tra<br />

i quali diciannove donne:<br />

Nicola Caivano, Angela Cappiello,<br />

Pasquale Galasso, Felice Marchetto,<br />

Giuseppe d’Antonio, Nicola<br />

Tirone, Giuseppe Caivano,<br />

Giuseppe Caivano Nipote, Scipione<br />

Caivano, Stefania Caivano,<br />

Giuseppe Caivano, Vito Caivano,<br />

Rocco D’agloglio, Lavinia Caivano,<br />

Frencesco Capece, Giuseppe<br />

Carluccio, Pasquale Pannullo, Gerardo<br />

Casale, Angela D’Antonio,<br />

Rosa Vazza, Canio Carluccio, Pietro<br />

Galasso, Antonio Caivano, Gerardo<br />

Marsico, Domenica Rusiello,<br />

Rocco Palermo, Iacopo Marrese,<br />

Domenica Bove, Vincenzo Cerbasi,<br />

Domenico Cerbasi Figlio, Virgitta<br />

D’Aquino, Domenico Colletta,<br />

Maria Gioiosa, Rosa Potenza, Carmela<br />

Potenza, Salvatore Marchetto,<br />

Pasquale Corvino, Pasquale<br />

Lorusso, Michele Chiariano, Giuseppa<br />

Pasquale e Sabato Faraone<br />

coniugi, Giuseppe Marconi, Angela<br />

Russillo, Laura Capece, Felice<br />

Salvia, Antonio Tangredi, Felice<br />

Ciucio, Caterina Decaino, Gerardo<br />

Scarillo, Tommaso Figliuolo,<br />

Brigida Coletta, Domenica Tarullo,<br />

Nicola Capece, Francesco Capece,<br />

Sabato Tataro, Rosa Sapienza,<br />

Rosa Cataldo, Giuseppe la Torre,<br />

Nicola Decaino, Aloisio Decanio<br />

Figlio, Rosa Tomassiello, Francesco<br />

Caivano, Angela Riviello,<br />

Nicola la Torre, Canio Manfreda,<br />

Michele Vaccaro e Geronimo Vaccaro<br />

fratelli, <strong>della</strong> terra di Avigliano,<br />

Giuseppe Gentile <strong>della</strong> terra di<br />

Avigliano, Fracesco Scalone <strong>della</strong><br />

Terra di Ruoti, Antonio Ciarlone<br />

delle città di Nocera.<br />

56 PICERNO


“L’uomo che seppe la guerra e le lotte<br />

degli uomini, imparò dal fascino <strong>della</strong><br />

notte il chiarore del giorno”<br />

Rocco Scotellaro<br />

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58<br />

XIX sec<br />

E<br />

Finita la Repubblica Partenopea, nel Regno di Napoli tornano i Borbone.<br />

Nel 1805 Napoleone, divenuto imperatore dei Francesi occupa nuovamente<br />

il Regno di Napoli ed il 20 marzo del 1806 Giuseppe Bonaparte, fratello<br />

dell’imperatore, diventa re di questo regno. I Francesi governarono con dispotismo<br />

e repressero le insurrezioni nel sangue. Lagonegro e Lauria, fedeli<br />

al re Borbone, vennero assediate e saccheggiate e feroce fu la reazione dei<br />

Francesi nei confronti di tutti quei lucani che difesero colui che consideravano<br />

il loro legittimo re. 11 banditismo diventa r unico modo per sfuggire ai<br />

Francesi e sempre più assume connotazione politico-militare. Il 5 luglio del<br />

1808 viene nominato re di Napoli Gioacchino Murat che mantenne questo<br />

regno sino al marzo del 1814, quando sconfitto Napoleone, tornano i Borbone<br />

con Ferdinando che assunse il titolo di Ferdinando I re delle Due Sicilie.<br />

Durante i moti del 1820 anche i Lucani e molto probabilmente alcuni<br />

Picernesi parteciparono a questa insurrezione, chiedendo la Costituzione,<br />

che venne concessa dal Re, ma in seguito alla discesa degli Austrìaci, venne<br />

dal re Ferdinando revocata. Nel 1860 la discesa di Garibaldi, portò molti<br />

Lucani ad unirsi ai garibaldini nella speranza che con l’Unità d’Italia i<br />

tanti problemi sarebbero stati risolti. Dopo la vittoria militare si tennero le<br />

votazioni per decidere l’annessione al Regno d’Italia.<br />

Le delusioni dei meridionali non tardarono ad arrivare: tasse, leva obbligatoria<br />

di anni sette, piemontesizzazione di una società culturalmente ed<br />

economicamente distante da quello che era il Regno di Sardegna e dell’Italia<br />

settentrionale, imposizioni dall’alto e considerazione del sud come terra<br />

di conquista, acuirono il senso del disagio, dello sconforto, <strong>della</strong> miseria<br />

che oggettivamente aumentò anche per la non soluzione del problema del<br />

latifondismo. La politica protezionistica messa in atto per salvaguardare la<br />

nascente industria del nord danneggiò gravemente i prodotti dell’agricoltura<br />

e <strong>della</strong> pastorizia del Mezzogiorno, mentre le industrie create al tempo<br />

dei Borbone vennero completamente smantellate ed il territorio abbandonato<br />

al disboscamento e alla poca pulizia dei torrenti, fu soggetto a smottamenti<br />

e frane. Da tutto questo scaturì il fenomeno del brigantaggio prima e<br />

dell’emigrazione di massa dopo.<br />

Nel 1886 dalla Lucania partirono i 0.642 emigranti e nel 1887 ne partirono<br />

12.128.1 dati sono riportati dal Racioppi, nel libro “Storia dei popoli <strong>della</strong><br />

Lucania’’.


Un brigante picernese fu Gigantiello Nicola Pasquale Antonio nato in<br />

<strong>Picerno</strong> il 23 maggio 1773. Nel manoscritto di Tommaso Cappiello si dice<br />

che Gigantiello divenne per <strong>Picerno</strong> assai temibile. Furono inviate armate<br />

per sconfiggere con le armi il fenomeno del banditismo, offrendo compensi<br />

a chiunque catturasse o uccidesse un bandito. Gigantiello, abbandonato e<br />

latitante nei boschi di <strong>Picerno</strong> fu in un pagliaio del Marmo ucciso a tradimento<br />

da un suo parente.<br />

Il 21 ottobre del 1860 fu indetto a <strong>Picerno</strong> il plebiscito, attraverso il quale i<br />

Picernesi dovevano dichiarare liberamente se volevano “L’Italia una e indivisibile<br />

con Vittorio Emanuele Re Costituzionale”. I risultati di tale plebiscito<br />

furono i seguenti :<br />

Votanti n. 845 - Votanti affermativi n. 843 -Voti negativi n. 2<br />

Le speranze che l’unificazione potesse dare sollievo alle gravi condizioni in cui<br />

versava l’economia picernese, andarono deluse. Il brigantaggio continuò, anzi<br />

si sviluppò ulteriormente, a causa dei provvedimenti presi dal governo centrale.<br />

Spesso gruppi di gente armata compariva nel territorio di <strong>Picerno</strong>, nelle contrade<br />

del Marmo, di Serralta, Acqua delle Forre, di Monte Li Foj.<br />

Dopo l’unificazione, in <strong>Picerno</strong> si formarono due grossi partiti: quello<br />

detto “di sopra”, rappresentato dalle famiglie Caivano, Tarulli e Capece<br />

e quello detto “di sotto”, capeggiato da Capasso, Molinari e Salvia. Fino<br />

all’avvento del Fascismo, questi due partiti si alternarono nell’amministrazione<br />

di <strong>Picerno</strong>. Sconfitto il brigantaggio anche a <strong>Picerno</strong> ci fu il fenomeno<br />

dell’emigrazione, che provocò un notevole calo demografico e parallelamente<br />

un danno all’economia agricola. Nel 1800 furono edificati nel centro<br />

storico di <strong>Picerno</strong>, diversi palazzi quali ad esempio palazzo Mancini,<br />

palazzo Gaimari, palazzo Borriello, palazzo Tarulli. Il 28 settembre 1868,<br />

parte dell’orto dei frati Cappuccini venne destinato alle sepolture e vi fu le<br />

benedizione del luogo ad opera dell’arciprete Don Nicola Caivano. Da<br />

questa data ebbe fine l’uso di seppellire i morti nelle chiese. Successivamente<br />

furono costruite le mura di cinta e nel 1878 ci fu un primo ampliamento e<br />

sistemazione del cimitero, che nel 1906 Antonio De Dovìtiis abbellì di un<br />

magnifico monumento, innalzandolo quasi al centro del cimitero. Nel 1875<br />

fu eretta sulla Via Convento una Cappella Gentilizia, al cui interno vi è un<br />

monumento marmoreo dello scultore G. Lazzarini.<br />

PICERNO<br />

59


​CHIESA DI S.ROCCO<br />

Nell’archivio parrocchiale si<br />

legge che nell’attuale chiesa di<br />

San Rocco si celebravano messe<br />

alla Madonna <strong>della</strong> Neve sin<br />

dal secolo XVII.<br />

La chiesa attuale risale al XIX<br />

sec, ingrandita dalla navata,<br />

dalla sacrestia sul lato sinistro<br />

e dall’alloggio del fratocchio<br />

sul lato destro. Ubicata all’esterno<br />

del perimetro del centro<br />

storico, ha un’unica navata<br />

rettangolare con abside semicircolare.<br />

La navata è coperta da una volta<br />

a botte e dalla presenza di<br />

quattro fìnti archi con funzione<br />

decorativa. All’interno di due<br />

di essi si trovano la tomba di<br />

Tommaso Cappiello, medico<br />

chirurgo di <strong>Picerno</strong> morto nel<br />

1840 ed autore dell’inedito<br />

manoscritto “Storia di <strong>Picerno</strong>”.<br />

Nella zona presbiteriale si conservano<br />

un dipinto su tela ed<br />

una statua lignea raffigurante<br />

la Vergine con il Bambino.<br />

L’abside, con altare maggiore<br />

sormontato dalla statua di San<br />

Rocco, è coperto da una calotta<br />

semisferica con decorazioni<br />

in gesso. Il prospetto anteriore<br />

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presenta il portale centrale, sovrastato<br />

da un rosone con vetri<br />

policromi e da un campanile a<br />

vela. Due identici portali laterali,<br />

anch’essi in pietra, ma di<br />

fattura più semplice e di più<br />

piccole dimensioni costituiscono<br />

gli ingressi alla sagrestia ed<br />

all’alloggio del custode. Nel<br />

transetto destro vi è un altare in<br />

stucco e su di esso una nicchia<br />

nella parete, dove è alloggiata<br />

la statua in legno intagliato<br />

e dipinto <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong><br />

neve con Bambino. Nell’abside<br />

si trova la scultura in legno<br />

intagliato raffigurante San Rocco.<br />

Sull’altare di sinistra un dipinto<br />

ad olio su tela raffigura<br />

i Santissimi Cataldo, Biagio e<br />

Liborio.<br />

OSSERVATORIO<br />

METEOROLOGICO<br />

L’osservatorio fu fondato nel<br />

1890 dall’insegnate Alessandro<br />

Lazzari, che era riuscito ad<br />

ottenere gratuitamente la necessaria<br />

attrezzatura dall’Ufficio<br />

meteorologico centrale di<br />

Roma, consistente in un pluviografo,<br />

barometro, termometro<br />

di massima e di minima,<br />

un eliofanografo, un vaporimetro,<br />

un anemometro.<br />

Le osservazioni erano fatte ogni<br />

giorno alle 8:00 alle 14:00, alle<br />

19:00, senza compenso.<br />

Dal 1938 l’osservatorio è stato<br />

diretto del Tenente Colonnello<br />

Mario Lazzari, figlio del fondatore,<br />

il quale comunicava tutti<br />

i giorni i dati al Genio Civile di<br />

Napoli. Il servizio fu continuato<br />

dal maresciallo in pensione<br />

Antonio Borriello.<br />

Attualmente tutta l’attrezzatura<br />

è in possesso del Genio Civile<br />

di Napoli.<br />

Palazzo ‘’OSCAR PAGANO”<br />

Nei pressi di piazza Statuto si<br />

eleva elegante e maestoso l’edificio<br />

del 1929, che ospita la<br />

scuola elementare. L’edificio<br />

è a due piani con seminterrato,<br />

ampio cortile che circonda<br />

l’intero fabbricato e circondato<br />

da un’alta inferriata, costruito<br />

dall’impresa dell’ingegner Colagrandi.<br />

Le aule risultano alte,<br />

spaziose e luminose, ci sono<br />

locali per gli uffici.<br />

PICERNO<br />

61


La Ditta esegue su<br />

tutto il territorio<br />

nazionale lavori di<br />

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di: fabbricati<br />

civili industriali e<br />

commerciali, acquedotto<br />

e fognatura,<br />

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impianti idrici sanitari<br />

e elettrici, movimento<br />

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II modo migliore per godersi la<br />

natura montana di <strong>Picerno</strong> è di<br />

avventurarsi lungo i tratturi ed i sentieri<br />

antichi di Monte Li Foj dove<br />

boschi fitti e radure ampie offrono<br />

spettacoli paesaggistici di incomparabile<br />

bellezza in tutte le stagioni.<br />

In questo ambiente incontaminato<br />

le acque sorgive creano spesso<br />

acquitrini e piccole zone palustri.<br />

Tutti possono godere con piacere e<br />

profitto di una visita al nostro Monte:<br />

daIla famiglia, al botanico, dagli<br />

scout allo zoologo.<br />

PICERNO<br />

63


Si ringrazia:<br />

lI Sindaco Giovanni Lettieri;<br />

L’Assessore Nicola Figliuolo;<br />

Il Consigliere Giovanni Marcantonio;<br />

L’Amministrazione Comunale tutta;<br />

La Prof.ssa Erika Marcantonio;<br />

La Pro-Loco.<br />

Testi: I ragazzi del Servizio Civile: Carmen Coletta, Stefania<br />

Galasso, Nicola De Meo e Salvatore Russo, coordinati dalla<br />

Professoressa Filomena Martino.<br />

Fonti:<br />

“<strong>Picerno</strong>” di Giuseppina Bianchini<br />

“Chiesa, archivio e biblioteca <strong>della</strong> Parrocchia di San Nicola di<br />

Bari <strong>Picerno</strong>” di Don Giuseppe Pronesti<br />

“Storia <strong>della</strong> <strong>Basilicata</strong> raccontata ai ragazzi” di Tommaso Pedio<br />

Finito di stampare nel mese di Novembre 2016<br />

per conto <strong>della</strong> MP s.r.l. - Senise (Pz)<br />

Alcuni diritti sono riservati.<br />

Impaginazione, grafica e foto:<br />

Marco Deodati - Arti Visive<br />

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