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la liberazione non arrivava mai

Gli ultimi eccidi la liberazione non arrivava mai - Memoteca

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Gli ultimi eccidi<strong>la</strong> <strong>liberazione</strong> <strong>non</strong> <strong>arrivava</strong> <strong>mai</strong>La lentezza dell’avanzata alleata <strong>la</strong>sciò ai tedeschi e agli ultimi fascisti rimasti, iltempo di organizzare con tutto comodo e sino all’ultimo giorno, le lororappresaglie.Solo che <strong>la</strong> <strong>liberazione</strong> <strong>non</strong> <strong>arrivava</strong> <strong>mai</strong> e noi avevamo delle perdite, perché era difficile in pianurastare sempre nascosti e nello stesso tempo fare certe azioni (Otello Sbrighi – dattiloscritto 1984)Le operazioni di rappresaglia crescono in proporzione all’aumento dell’attivitàpartigiana, che, con gli alleati a pochi chilometri, diventa sempre più intensa.[Forlì] 8 [settembre] = Per il ferimento di un soldato i tedeschi, provenienti dal<strong>la</strong> strada delDismano con due giovani <strong>non</strong> si sa da qual parte rilevati, l’uno biondo, l’altro bruno, si sonoimprovvisamente fermati al crocevia di Casemurate, per dar luogo all’impiccagione degli infelici.Hanno sostato alquanto, pare in attesa di una terza vittima; poi fissate le corde ai due angoli dialberi fra l’orrore degli abitanti <strong>la</strong> borgata, verso le 17 <strong>la</strong> macabra esecuzione si è svolta. L’unod’essi ha affrontato <strong>la</strong> morte con coraggio, l’altro ha esc<strong>la</strong>mato: “mamma mia, mamma mia...” ed èstato dai carnefici tratto a forza sul<strong>la</strong> corda. I cadaveri sono rimasti esposti. (...) nel<strong>la</strong> giornata sonostati portati via dai tedeschi due prigionieri dalle carceri di Forlì: Vincenzo Ghetti, di Mario, di anni26, agricoltore da Verghereto e Mario Nadiani, di Giovanni, di anni 24, esattore di Terra del Sole.(...) I tedeschi fuci<strong>la</strong>no in Riccione l’operaio Domenico Cicognani (…) [A S. Tomè] nel<strong>la</strong> notte èaccaduto (...) che per lo scoppio di una mina posta attraverso <strong>la</strong> strada attaccata ad un filo disbarramento, un soldato tedesco è rimasto ferito. Costui accompagnava un contadino in biciclettaal<strong>la</strong> ricerca di una balia ed è rimasto a sua volta ferito. Il fatto è avvenuto in prossimità del<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong>Belli. Cinque impiccati nel territorio di Russi.[Forlì] 9 [settembre] = Stamane per tempo i tedeschi hanno arrestato e tradotto in Forlì nellecarceri, per essere interrogati circa il fatto di S. Tomè, tredici contadini e l’agricoltore MassimoBalli. Verso le 17 è compiuto un vasto rastrel<strong>la</strong>mento ad opera degli stessi: circa duecento persone,compreso il cappel<strong>la</strong>no di S. Mercuriale, Don Mangelli, sono adunate lungo <strong>la</strong> strada di S. Tomè difronte ad un campo del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> Belli, per assistere all’impiccagione dei 6 ostaggi rilevati dalle carceridi Forlì, condotti su un autofurgone scortato da militi del<strong>la</strong> b.[rigata]n.[era] fino al<strong>la</strong> casa del colonoGaravini e di là a piedi al punto dell’esecuzione. I patiboli erano stati eretti ai margini del<strong>la</strong> riva treper <strong>la</strong>to, costituiti da un palo trasversale, una tavo<strong>la</strong> ai piedi ove erano sistemati sei fusti di benzina.Fattivi salire sopra gli infelici dietro il comando di un caporale tedesco (...) il capo del drappello deimiliti si è levato a pronunciare parole di monito, accolte dal mormorio del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> (...) Il caporalegermanico ha interrotto i discorsi, nel contempo uno dei militi ha dato un calcio ad uno dei fusti (...)I presenti hanno vissuto un momento d’orrore che <strong>non</strong> scoderanno <strong>mai</strong> più. Ecco i nomi dei martiri:Antonio Gori (...) n. Civitel<strong>la</strong> (...) staffetta dell’8a. Garibaldi di anni 25; Michele Mosconi (...) n.Civitel<strong>la</strong> (...) partigiano di anni 39; Celeo Foietto (...) n. S. Sofia (...) partigiano di anni 37; EmilioZamorani (...) n. Ferrara, residente Castel S. Pietro, di anni 56; Massimo Zamorani, figlio delprecedente (...) di anni 25; sconociuto vestito con tuta da meccanico (...) infine il giovane contadinoAntonio Zaccarelli di Meldo<strong>la</strong> che risulta invece fuci<strong>la</strong>to ieri. Il capo del drappello dei militisarebbe quel Leonetti che per primo si insediò nel<strong>la</strong> federazione fascista nel settembre. (...) Sono


uccisi per rappresaglia a colpi di rivoltel<strong>la</strong> in S. Savino di Fusignano, i partigiani Antonio Garavinidi 53 anni, Antonio Tarroni di 57 e il figlio di questi, Francesco di 33 anni.[Forlì] 10 [settembre] = I due impiccati di Casemurate, tolti dagli abitanti dagli alberi da cuipendevano, sono stati sepolti nel cimitero di S. Zaccaria di Ravenna. Nessun documento o segno diriconoscimento è stato rinvenuto nei loro abiti. (...) sembra (...) che uno di essi sia tale Linari delBorgo S. Biagio di Ravenna, partigiano di 25 anni. Gli impiccati di S. Tomè sono rimasti esposti. E’fuci<strong>la</strong>to in Faenza il partigiano fusignanese Teodosio Ferri di anni 33, e in Vil<strong>la</strong> Tebano (Faenza) unBruno Bandini.[Forlì] 19 [settembre] = Rastrel<strong>la</strong>menti in Marzeno per l’uccisione di un fascista: due donnesarebbero state fuci<strong>la</strong>te a ridosso di quel cancello del cimitero, altri cinque in Ravenna, diversideportati in Germania.[Forlì] 21 [settembre] = Mentre i tedeschi abbandonavano Verrucchio, un partigiano improvvisatoche risiedeva in paese, ma forestiero, ha sparato contro di essi uccidendone uno: ritornati sui loropassi, hanno compiuto stamane un’orrenda rappresaglia: catturati otto abitanti e condottili in unprato li hanno costretti a scavarsi <strong>la</strong> fossa in presenza dei familiari e quindi fuci<strong>la</strong>ti (...) Tutti padridi famiglia. (...) Gli abitanti sono stati costretti a seppellire le vittime, tre delle quali ancora vive eda pestarvi sopra <strong>la</strong> terra. (...) Poco più tardi sono entrati gli inglesi e <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione voleva fargiustizia del provocatore che nel frattempo era fuggito.[Forlì] 25 [settembre] = I tedeschi fuci<strong>la</strong>no per rappresaglia sul Carnaio, Bernardo Bartolini, diFrancesco e Teresa Benci di Arturo, entrambi di Montegranelli.[Forlì] 26 [settembre] = I tedeschi fuci<strong>la</strong>no per rappresaglia in Collina di Pondo, sopra S. Sofiaquattro donne ed un uomo, coloni dimoranti nel territorio:Rosa Sassi di Michele di anni 81Angelina Valbonesi di Domenico di anni 68Maria F<strong>la</strong>migni di Giustino di anni 48Michelina Chiel<strong>la</strong> di Carmine di anni 39Giacomo Mugnai di Pietro di anni ...[Forlì] 30 [settembre] = L’azione svolta dal<strong>la</strong> brigata partigiana bolognese “Stel<strong>la</strong> Rossa”, terminacon perdite sensibili per i tedeschi ed anche per i partigiani stessi, ha avuto come seguito unvastissimo rastrel<strong>la</strong>mento nel<strong>la</strong> zona di Marzabotto ed il massacro ivi di duemi<strong>la</strong> abitanti d’ognisesso ed età. Ritiratisi i partigiani per l’impossibilità di resistere alle forze germaniche, dopo loscontro di Cadotto, i tedeschi si sono sfogati in modo orrendo contro le popo<strong>la</strong>zioni concentrate inun campo ed ivi, come entro le chiese parrocchiali insieme ai sacerdoti falciati dal<strong>la</strong> mitraglia,straziate dalle bombe a mano, torturate in mille guise, senza alcuna pietà.[Forlì] 3 [ottobre] = Due tedeschi sono trovati uccisi tra Seggio di Civitel<strong>la</strong> e Motevecchio:immediata rappresaglia nel<strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> Nelli, posta nel<strong>la</strong> prima località, tra gli sfol<strong>la</strong>ti ed altri ricoveratio abitanti nelle case vicine, seguita dal<strong>la</strong> fuci<strong>la</strong>zione in Seggio per parte dei tedeschi di MarioMasini (...); Angelo Biserni (...); Mario Bassini (...); Ubaldo Mengozzi (...); Lauro Mengozzi (...).L’esecuzione è avvenuta nelle cave (...) Per lo stesso fatto i tedeschi hanno fuci<strong>la</strong>to nel cimitero diMontevecchio i fratelli: Attilio e Paolo Prati. (...) Le vittime odierne sono state indicate dai militaridel<strong>la</strong> b.n. quali informatori dell’8 a.Brigata Garibaldi. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)La rabbia per l’imminente sconfitta e <strong>la</strong> paura, fanno vedere ai tedeschipartigiani ovunque e si rego<strong>la</strong>no di conseguenza.Forlì] 13 [settembre] = Sul<strong>la</strong> destra del Santerno i tedeschi sparano can<strong>non</strong>ate contro un gruppo dipersone ritenute partigiani.[Forlì] 16 [settembre] = Una scarica di fucileria, <strong>non</strong> si sa a chi diretta, determina unrastrel<strong>la</strong>mento tedesco in Casemurate, giungono di là alcuni fuggiaschi per evitare le rappresaglie:sono spauriti e <strong>non</strong> hanno meta.


[Forlì] 27 [settembre] = I tedeschi riconquistano posizioni nel territorio [di] Fiorenzuo<strong>la</strong>,abbandonano e riprendono S. Mauro Pascoli; fuci<strong>la</strong>no sui monti di S. Sofia per rappresaglia entro lecase o per le strade mentre cercano scampo:Francesca Biondi di Paolo di anni 61Dorina Valdifiori di Aldo di anni 14Egisto Valbonesi di Pietro di anni 37Muzio Valeri di Domenico di anni 48Domenico Boscherini di Domenico di anni 40Francesco Fiumicelli di Giacomo di anni 74(...) fuci<strong>la</strong>to in Cerrete (Galeata), dai tedeschi, il galeatese Giuliano Fabbri.Forlì] 28 [settembre] = E’ fuci<strong>la</strong>to in Mercato Saraceno il bracciante Francesco Benini di Attilio dianni 16.[Forlì] 29 [settembre] = Il colono Valgiusti Luigi, da Sorbano, tratto in arresto, è condotto incarcere nel<strong>la</strong> caserma Romanello e probabilmente massacrato.Forlì] 10 [ottobre] = Il partigiano Quinto Bacchini di anni 33, da Cesena, è fatto prigioniero daitedeschi e fuci<strong>la</strong>to. Gli stessi tedeschi fuci<strong>la</strong>no in aperta campagna il colono Sirio Pirini di Giulio dianni 17, nel tentare <strong>la</strong> fuga dai <strong>la</strong>vori di fortificazione in Matellica (...) apparteneva al s.a.p.[Forlì] 12 [ottobre] = Gli alleati occupano Mercato Saraceno: ivi i tedeschi hanno fuci<strong>la</strong>to perrappresaglia Alceo Bagaglia di Getulio, di 37 anni, nativo del luogo.[Forlì] 13 [ottobre] = I tedeschi in Civorio fuci<strong>la</strong>no il colono Pietro C<strong>la</strong>udio Valdifiori diDomenico da Civitel<strong>la</strong> di anni 37 e il diciassettenne Vittorio Belli di Domenico. (Dal diario diAntonio Mambelli - Forlì)E’ ritenuto colpevole e punibile con <strong>la</strong> morte chi presta aiuto in qualsiasi modoai partigiani o ai soldati alleati.[Forlì] 18 [settembre] = I tedeschi fuci<strong>la</strong>no in S. Giustina di Rimini, Enrico Petrucci, agricoltore dianni 30, per prestato soccorso ad un aviatore americano <strong>la</strong>nciatosi con il paracadutedall’apparecchio in fiamme.[Forlì] 26 [settembre] = I tedeschi fuci<strong>la</strong>no in vicinanze di Longiano il falegname WaldimiroAntonelli di Raffaele, di anni 20, nativo del luogo, sorpreso mentre trasportava armi per i partigiani.[Forlì] 16 [ottobre] = Tedeschi e fascisti infieriscono con ira accresciuta contro i patriotti. Basta adessi l’indizio più lieve per opprimere e sopprimere. Ecco i fuci<strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> giornata:Jacopo Galeotti di Antonio, di anni 63, bracciante da Cesena;Francesco Ivo Benini, di Ottavio, di anni 17, colono di Mercato in Bora;Natale Canali, di Leopoldo, di anni 37, operaio di Mercato in Bora;Eugenio Ricchi, di Eugenio, di anni 20, da Cesena;F<strong>la</strong>vio Ricchi, di Eugenio, di anni 19, da Cesena;Renato Montalti, di Aristide, di anni 19, da Cesena.Forlì] 18 [ottobre] = I tedeschi uccidono con una raffica di mitra il bracciante Quinto Magalotti diEnrico di 38 anni, da S. Croce di Bertinoro, trovato in possesso di stampa c<strong>la</strong>ndestina.(Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)E’ severamente punito anche l’eccessivo entusiasmo nei confronti dell’arrivo deiliberatori. E’questo affronto, più che lo scontro avvenuto casualmente fra duepartigiani ed una pattuglia tedesca in piazza, che i tedeschi vogliono farescontare agli abitanti di Sarsina con l’eccidio del 28 settembre 1944.


Dopo <strong>la</strong> ritirata tedesca i sarsinati accolgono gli alleati con gioia e si offrono spontaneamentedi a riattivare <strong>la</strong> viabilità interrotta. I tedeschi che osservano <strong>la</strong> scena dalle alture di Sorbanosparano diversi colpi di mortaio sui <strong>la</strong>voratori, uccidendone diversi.[Forlì] 26 [settembre] = I tedeschi sgomberano Sarsina, ma <strong>non</strong> ostante avessero avvertito gliabitanti di rimanere nei rifugi, una parte di essi ha voluto portarsi incontro agli alleati, rimasti fermioltre il Fosso Lagaccio per <strong>la</strong> distruzione del Ponte. A seguito dei colpi sparati da un mortaiogermanico sono morti:Walli Cortesi di Aldo sfol<strong>la</strong>ta da CesenaticoVittorino Bartolini di Antonio di anni 14, apprendista da SarsinaAurelio Baldacci di Attilio di anni 17, colono da SarsinaAdolfo Raggi di Paolo di anni50, possiden. da SarsinaFabio Riciputi di Domenico di anni 21 fruttiven. da SarsinaEmilio Locatelli di Pio di anni 20, braccian. da SarsinaGiovanna Manucci di Antonio di anni 60, casalinga da SarsinaMaria Alocchi di Francesco di anni 56, casalinga da MortanoEnea Rossi di Enrico di anni 57, cantoniere da Sarsina.(Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Il 24 settembre 1944 le truppe tedesche, dopo aver ordinato ed operato <strong>la</strong> distruzione dei ponti delLagaccio, di Romagnano e Chiusa, del<strong>la</strong> strada per S. Agata Feltria, del<strong>la</strong> Centrale idroelettrica,del<strong>la</strong> diga di Quarto e dei depositi del Civico Acquedotto, dispongono l’abbandono del<strong>la</strong> città, resadeserta da un finto segnale d’al<strong>la</strong>rme che obbligò <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, eccitata e minacciosa, a restareserrata nei propri rifugi. Iso<strong>la</strong>ta e abbandonata a se stessa, <strong>la</strong> città restò per alcuni giorni priva dicomunicazioni e di risorse di vita tanto che quando finalmente il 26 settembre appaiono le primepattuglie Alleate tutti si offrono in massa, senza distinzione di età e di c<strong>la</strong>sse, in odio al tedescoinvasore e distruttore per accelerare vieppiù <strong>la</strong> fine di quel<strong>la</strong> triste situazione che da giorni li facevaterra di nessuno, a dare una mano per riattivare, in via provvisoria, <strong>la</strong> viabilità ripristinando il pontesul Lagaccio (…) verso le ore 18 del<strong>la</strong> stessa giornata 26, il nemico annidato sulle alture del<strong>la</strong>vicina Sorbano, volle dare ancora segno di se e punire quello s<strong>la</strong>ncio di popolo esuberante,centrando precisi colpi di rabbioso mortaio sul luogo di <strong>la</strong>voro. (Da un documento depositato pressol’ANPI di Forlì in : Diario e ricordi del II Battaglione / Tigre (Terzo Larice). – Cesena : tosca,1997)26 SETTEMBRE 1944 – Giungono a Sarsina i primi soldati Alleati per <strong>la</strong> riattivazione provvisoriadel<strong>la</strong> viabilità. La popo<strong>la</strong>zione di Sarsina corre in massa ad acc<strong>la</strong>mare i liberatori e gli uomini, senzadistinzione di c<strong>la</strong>sse e di età, danno mano ai soldati nel <strong>la</strong>voro. Verso le 18 arrivano le primegranate <strong>la</strong>nciate sui <strong>la</strong>voratori dai mortai tedeschi annidati sui monti del<strong>la</strong> vicina Sorbano eavvertiti, senza dubbio dell’arrivo dei liberatori e del<strong>la</strong> manifestazione del popolo, da qualche spia.Continuano le granate, soldati e popo<strong>la</strong>zione sono costretti a mettersi in salvo, 6 morti e 7 feritidel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione civile. I morti sono: 1) ROSSI ENEA di anni 57 da Sarsina 2) RAGGI ADOLFOdi anni 46 da Sarsina 3) BARTOLINI VITTORIO di anni 15 da Sarsina 4) LOCATELLI EMILIOdi anni 21 da Sarsina 5) RICEPUTI FABIO di anni 21 da Sarsina 6) CORTESI WALLJ di anni 18da Cesenatico (sfol<strong>la</strong>to). I feriti sono: 1) RICCHI MUZIO di anni 56 da Sarsina 2) MORETTIEDGARDO di anni 16 da Sarsina 3) RAVAIOLI PIETRO di anni 39 da Sorbano 4) NAVACCIEDGARDO di anni 16 da Sarsina 5) QUERCIOLI GIOVANNI di anni 18 da Sarsina 6) MARIANIPIETRO di anni 48 da Sarsina 7) FRANCOLINI ANTONIO di anni 20 da Sorbano (Da: Manifestodel CLN del Comune di Sarsina a ricordo delle vittime in: in : Diario e ricordi del II Battaglione /Tigre (Terzo Larice). – Cesena : tosca, 1997)


I partigiani venuti a sapere del<strong>la</strong> partenza dei tedeschi decidono di scendere in città. Arrivano<strong>la</strong> mattina del 27, mentre le granate tedesche stanno ancora cadendo nei pressi del ponte sulLagaccio, per strada sono ancora distesi i cadaveri dei <strong>la</strong>voratori morti poco prima. Entrati incittà inviano alcune pattuglie a control<strong>la</strong>re i dintorni ed i punti di accesso e si instal<strong>la</strong>no nel<strong>la</strong>casa del fascio per festeggiare. Il commissario del 2o. battaglione, Terzo Larice (Tigre) sale sulcampanile per control<strong>la</strong>re da dove vengono sparati i colpi di mortaio, l’idea è di aspettare <strong>la</strong>notte per andare a snidare i tedeschi, poi si avvia al<strong>la</strong> ricerca di un forno per cuocere del paneper i suoi uomini. Incontra casualmente un membro del CLN locale, Giovanni Satanassi a cuichiede informazioni. I due si avviano verso <strong>la</strong> piazza e lì, all’improvviso, si scontrano con unapattuglia tedesca. Ne segue una sparatoria dove muore un maresciallo tedesco mentre Laricee Satanassi restano entrambi feriti.[Forlì] 27 [settembre] = I partigiani dell’8a. Garibaldi sono entrati nel<strong>la</strong> notte in Sarsina alcomando di Vil<strong>la</strong> (Tigre) [Veglio Benini (Villi), com. 2o batt.ne, Terzo Larice (Tigre), comm.pol.2o. batt.ne] ma rientrati stamane gli inglesi è avvenuto uno scambio di fuci<strong>la</strong>te con due dei primimostratisi armati sul<strong>la</strong> piazza, dopo l’intimazione fatta da costoro di ritirarsi. Il partigiano Satanassi[Giovanni] e due tedeschi sono rimasti feriti: il più grave di questi è morto in Sorbano, colàtrasportato dai suoi. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Sendemmo tutti sul<strong>la</strong> strada che porta a Sarsina. Un aerop<strong>la</strong>no ci sorvo<strong>la</strong>va continuamente tanto cheordinai a tutti in caso di pericolo di butarsi come meglio si poteva nei ripari, e sparare coi fuciliallereo. Erevamo vicini al ponte fatto saltare dai Tedeschi. Le granate tedesche martel<strong>la</strong>vano ilponte diroccato alcuni morti giacevano sul ponte. Una debo<strong>la</strong> sparatoria con una pattuglia diTedeschi messa subito in fuga. Entramo in Sarsina. Sotto al logiato del<strong>la</strong> piazza si decise che idistaccamenti coi loro comandanti di portarsi subito fuori dal paese, per evitare di venire colpitidal<strong>la</strong> Granate, e per <strong>non</strong> dare pretesto di distruggere il paese. Mentre i Distaccamenti prendevanoposizione (…) Il Comando del Battaglione prendeva posto nel<strong>la</strong> Casa del fascio. (…) Io uscivo perorganizzare il mangiare per gli uomini. Atraversando <strong>la</strong> piazza completamente deserta. Una granatascopio ancora vicino al ponte diroccato fù in quel momento che entrai in chiesa, e comportandomicivilmente, feci il saluto strinsi <strong>la</strong> mano a parecchi dei presenti. Tutti erano ansiosi di sapere, Milimitai a dire che avevamo occupato il paese. (…) chiesi il permesso di andare sul campanile. E di <strong>la</strong>su coi binoccoli scrutai dove veniva il bombardamento Scoprii che veniva da Monte Tezzo (…)Cosi che studiai il programma di andare nel<strong>la</strong> notte a distruggere le Baterie di mortai Tedesche.Se<strong>non</strong>chè usito dal<strong>la</strong> chiesa andai a ispezionare il posto di una sentinel<strong>la</strong> fu li che incontrai unragazzo chiamato Satanassi [Giovanni], penso che gli chiesi come trovare i fornai del paese per faredel pane. Cosi che dall’angolo del<strong>la</strong> chiesa spuntammo in piaza. La mia sorpresa fu grande alincontrarmi con una pattuglia di sei Tedeschi. Comandata da un maresillo armato di Macsin. Cichiamo dicendo (Vas Cam) Fu a questo punto che l’amico Satanassi vestito in civile ando verso iTedeschi io lo seguvo a quatro metri di distanza. Non so cosa disse col maresciallo comandante <strong>la</strong>pattuglia. Però questi pochi secondi furono molto uttili, pensai che sapessero d’essere circondati evolessero darsi prigionieri. Fu in questo momento che gridai Giu le armi! Una esc<strong>la</strong>mazzione di HàHà e un ordine secco come (Tam Teng) cosi mi parse sentire. Satanassi mi fece segno di mitragliareciò che io feci imediatamente Una raffica di 20 palotole di parabello servi se ben feriti a salvarci <strong>la</strong>vita a entrambi Un altro partigiano accorso agli spari, apri sotto al loggiato alcune rafiche diParabello. Con le nostre forze entrammo nel<strong>la</strong> sede del Comando Io colpito con due pa<strong>la</strong>tole dipistol Macsim. Satanassi colpito di striscio al<strong>la</strong> pancia e a un braccio So che il maresciallo, cadde inpiaza. No so come sia stato portato via. Come finirono gli altri cinque fummo portati in un ospedaleda Campo ove fui operato… (Terzo Larice (Tigre). Dichiarazione datata 20 ottobre 1976 – ArchivioCGIL Forlì. Atti segreteria : Terzo Larice)Erano le 8 quando arivammo vicino a Sarsina


Oberdan [Carlo Capanna] era gia entrato nel paese con <strong>la</strong> sua patuglia aveva incontrato qualchenemico e <strong>la</strong>veva messo in fuga. prima di Ordinare lentrata in paese con tutti io e mio figlio [GinoLarice] andammo a cercare Oberdan per accertarsi come stavano le cose. Tutto andava bene - icivili nascosti nelle cantine ci accolsero festosi.Villi [Veglio Benini] immediatamente stabilì che vari distaccamenti si postasero fuori del paeseper evitare d’essere accerchiatiUn gruppo di partiggiani asieme al comando stazzionavano nel<strong>la</strong> casa del popolo. Io mi misi ingiroper il paese in cerca di Fornai affinché apreparassero il pane per il BataglioneIncontrai in piazza un unica persona, certo Gianni [Giovanni Satanassi] e mentre chiedevo a lui overivolgermi.Da una porta sbuccavano sei Tedeschi armati i quali puntandoci le armi ci intimavano dandare daloro. Gianni che <strong>non</strong>’era armato si avia per andare a par<strong>la</strong>mentare. Io arivo a far cenno a unaltrocivile di avertire i partigiani che erano nel<strong>la</strong> Casa del popolo.I tedeschi mi tenevano sempre puntato con le loro armi gridandomi imperiosamente (Cam!Deciso mi aviai anchio verso di loroGiunto a pochi metri puntai il parabello e deciso gridai giù le armi!!Non si aspettavano certamente questo scatto. rimasero un’atimo. sorpresi. intanto giungevano altripartiginiIl maresciallo tedesco allora ordina il fuoco, e io prima di loro <strong>la</strong>scio partire <strong>la</strong> rafica. dopo al<strong>la</strong>prima rafica il mio parabello si inceppa ma gia glialtri miei compagni avevano apperto il fuoco.Io [ricevett] fui colpito da due palotole una al<strong>la</strong> coscia sinistra e una al<strong>la</strong> gamba destra. Comunquerimasi in piedi. maledicendo il mio parabello che <strong>non</strong> aveva funzionatomi portai da solo al<strong>la</strong> casa del popolo<strong>la</strong> mi sdraiai e mi venne fastidio.(Da: Diario e ricordi del Ii Bataglione / Tigre (Terzo Larice) ; a cura di Maurizio Balestra. - Cesena: tosca, 1997)Il giorno dopo, il 28 settembre, usciti i partigiani dal paese per portarsi in una posizione piùfavorevole, i tedeschi ritornano, appiccano il fuoco alle case che circondano <strong>la</strong> piazza ecatturato un certo numero di ostaggi, li fuci<strong>la</strong>no poco dopo, lungo <strong>la</strong> strada che va a Sorbano.Il Btg. Occupa Sarsina sostenendo 4 contrattacchi nemici – uno in paese – e tre sulle collinedominanti il paese. Tutti gli attacchi respinti. Sul far del<strong>la</strong> notte il nemico fa intervenire <strong>la</strong> suaartiglieria battendo le case dove i partigiani sono accantonati. Per inferiorità numerica e diarmamento <strong>non</strong> è possibile controbattere il nemico. Il Btg. Si ritira a Valbiano (tre chilometri daSarsina). La notte una pattuglia di 5 partigiani e 5 inglesi si reca a M. Castello. Vengono attaccati datedeschi e resta ferito un tenente inglese. (Da: Rapporto del comandante del 2° battaglione dell’8a.brigata “Garibaldi” [Veglio Benini (Vil<strong>la</strong>)] – ISRFC 4/25 0464)Forlì] 28 [settembre] = L’uccisione di un soldato germanico per ferite avute in Sarsina, haprovocato una reazione sanguinosa, d’ordine dell’ufficiale comandante del presidio tedesco, andatoa risiedere ai piedi di Monte Petra. Subito stamane i teutoni sono apparsi a i margini del<strong>la</strong> cittadina,ma prima di entrare hanno iniziato una sparatoria per assaggiare le forze partigiane, che invece sierano ritirate a Valbiano (...) Neppure un inglese si è mosso dalle postazioni vicine, anche quando sisono levate le fiamme dalle cinquanta case arse dal<strong>la</strong> trentina di tedeschi penetrati nell’abitato,sicuri del fatto loro. Tra i bagliori dell’incendio, iniziato il rastrel<strong>la</strong>mento, i soldati hanno sparatoall’impazzata sui fuggiaschi in preda al terrore I rastrel<strong>la</strong>ti, un centinaio, erano frattanto allineatisul<strong>la</strong> piazza in attesa del<strong>la</strong> loro sorte (...) Intanto il parroco, Mons. Francesco Comandini, recatosidall’ufficiale ad invocare clemenza, era da questi avvertito di ritirare le donne in chiesa, con ilmonito che sarebbero fuci<strong>la</strong>te in caso di una contro rappresaglia. (...) [gli uomini] subito condotti aduecento metri da Sorbano, in località S. Martino, ed ivi richiesti dei documenti. Sceltine quindici


l’ufficiale disponeva le vittime in triplice fi<strong>la</strong> ai <strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> strada sul ciglio di un burrone ove infondo scorre il Savio, ma poste di fronte al tragico gruppo le mitragliatrici, uno dei morituri, diBadia Tedalda, al<strong>la</strong>rgando le braccia in segno di angoscia all’atto dello sparo, provocava <strong>la</strong> cadutadi quattro suoi compagni (...) Per una straordinaria raffica di spirito costoro se pur seguiti daraffiche di piombo, riuscivano a salvarsi; mentre gli altri morivano. (Dal diario di AntonioMambelli - Forlì28 settembre 1944 – Ore 7 del mattino. Piove. La popo<strong>la</strong>zione è destata dai tedeschi che impongonodi abbandonare le case e viene spinta in mezzo al<strong>la</strong> piazza senza pietà degli urli delle donne, delpianto dei bambini. Continua <strong>la</strong> pioggia. I tedeschi hanno iniziato l’incendio del Paese. Neglisbocchi delle strade e delle vie sono piazzate le mitragliatrici, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è ammassata sotto unbreve tratto di loggiato del<strong>la</strong> piazza (…) L’incendio aumenta. Giungono ma<strong>la</strong>ti strappati dal loroletto (…) e si sa che chi <strong>non</strong> può essere trasportato è ucciso presso <strong>la</strong> sua casa. Chi tenta <strong>la</strong> fugaviene fulminato. La popo<strong>la</strong>zione dal loggiato viene schierata sul<strong>la</strong> Piazza. Le donne e i bambinivengono separati e condotti in chiesa. Gli uomini sono contati. I vecchi vengono fatti raggiungere ledonne dentro <strong>la</strong> chiesa. I più giovani e gli anziani inquadrati sono fatti partire ben scortati. Unchilometro e mezzo di cammino sotto <strong>la</strong> pioggia. Alt. Sedici vengono sorteggiati, gli altri <strong>la</strong>sciati inlibertà. I sorteggiati sono: 1) TONI ALBERTO di anni 38 da Sarsina 2) FAGGI ANGELO di anni30 da Sarsina 3) NERI GINO di anni 16 da Cesena 4) VERECONDI VERECONDO di anni 32 daArezzo 5) VERECONDI ALFREDO di anni 28 da Arezzo 6) CANU ANTONIO di anni 31 daSassari 7) ROSSI EDGARDO di anni 19 da Sarsina 8) SERRA ROVIGO di anni 24 da Sarsina 9)FRANCIONI ANTONIO di anni 20 da Sorbano 10) ROSSI GIUSEPPE di anni 20 da Sorbano 11)CATALANO ANTONIO di anni 26 da Sarsina 12) BELTRAMI TULLIO di anni 27 da Sarsina 13)TOSI GIUSEPPE di anni 19 da Sarsina 14) RICCHI ODOARDO di anni 21 da Sarsina 15) SAMIETTORE di anni 27 da Cesenatico 16) RIGHI ANTONIO di anni 32 da Cesenatico (sfol<strong>la</strong>ti).Vengono schierati davanti al<strong>la</strong> mitragliatrice. I tedeschi sparano su loro. Cinque sfuggono permiracolo e scappano più o meno feriti… (Da: Manifesto del CLN del Comune di Sarsina a ricordodelle vittime in: in : Diario e ricordi del II Battaglione / Tigre (Terzo Larice). – Cesena : tosca,1997)Alle azioni di rappresaglia si affiancano altre azioni, compiute in segreto, cheper le modalità con cui vengono eseguite assumono il carattere di vere e proprievendette.E’ caso degli ultimi ebrei rimasti prigionieri nelle mani dei tedeschi a Forlì, che per ovviareal<strong>la</strong> difficoltà del trasporto ai campi di sterminio, furono liquidati velocemente e in segreto sulposto, con loro furono uccisi anche diversi antifascisti.[Forlì] 5 [settembre] = L’Aeroporto ha visto oggi il più grande eccidio che si ricordi in questaguerra da noi, il massacro di ebrei, di cittadini forlivesi, romagnoli e di altre regioni. Condotti con lemani dietro <strong>la</strong> schiena legate, uomini e donne, sull’orlo del<strong>la</strong> buche prodotte dalle bombe nelcampo, dopo averli fatti scendere ad uno ad uno dall’autofurgone ed aver disposto all’intorno uncordone di g.n.r. per <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza, sono stati uccisi con un colpo al<strong>la</strong> testa e spinti nel cratere. Soloun contadino del<strong>la</strong> Grotta ha testimoniato <strong>la</strong> scena, dietro ad una finestra di casa sua. Ecco l’elencodegli infelici forse incompleto:Rosina Tacconi di Giuseppe n. Riolo Bagni, casalinga di anni 54.Pellegrina Rosselli in Paolucci Ginnasi di Raniero n. Firenze, possidente di anni 54Rosa Tomasetti Piselli di Domenico n. Sassolfeltrio, res. Urbania, casalinga di a. 52Maria Vergari di Nazzareno n. Urbania, casalin., di a. 34, figlia del<strong>la</strong> preced.Palma Vergari di Nazzareno n. Urbania, casalin., di a. 29, sorel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> prec.


Aldo Aldini di Ettore n. S. Zaccaria di Ravenna, di a. 22, muratore epart.Pietro Alfezzi di Giovanni n. Predappio, res. Forlì, di a. 40, operaio egappistaArtur Amsterdam di Davide n. Colonia, ebreo di anni 45Berdardo Brunner di Aeraldo n. Vienna, ebreo di anni 50Jsrael Colberg di J<strong>la</strong>isig n. Wisuitz, ebreo, di anni 67Georg Gottermann di Ermanno n. Vienna, ebreo, di anni 45Jose Lewsztein di Boris n. Varsavia, ebreo, di anni 29Alfredo Lewine di Giulio n. Berlino, ebreo, di anni 33karl Jose Pacht di Adolfo n. Cernanti, ebreo, di anni 56Lodovico Stiazzeri di Giacomo n. Vienna, ebreo, di anni 57Josep Ziemann di Rodolfo n. Vienna, ebreo, di anni 62Francesco Arienze di Pasquale n. Cassino, ingegnere, di anni 46. Patriotatradotto da Macerata Feltria dalle SS TedescheChino Bel<strong>la</strong>gamba di Luigi n. Cesena, impiegato comunale arrestato dalleSS TedescheEdoardo Cecere di Francesco n. Firenze, res. Forlì di a 52 - Ten. Col. Fant.Francesco Zacconi di Amleto da LugoTeodosio Toni di Venanzio n. Faenza, già res. In Vil<strong>la</strong> Castiglione, quindi So<strong>la</strong>rolo,partigiano del<strong>la</strong> 36 Bgt colono di anni 18(...) La marchesa Paolucci Ginnasi, moglie di Gian Raniero, fuci<strong>la</strong>to il 14 agosto in Castrocaro (...)Si pretende che i tedeschi le abbiano rinvenuto addosso del<strong>la</strong> valuta inglese; in realtà è stata vittimadel suo patriottismo (...) Il Colonn. Cecere comandava il deposito dell’11° Fanteria, nel marzocooperò allo sganciamento dell’8 a. Garibaldi attaccata dalle forze superiori dei nazifascisti e simise agli ordini del C.L.N. Ebbe il figlio Franco ucciso nel bombardamento del 19 maggio, e purecon il cuore spezzato continuò <strong>la</strong> sua attività di cospiratore fino a che venne arrestato il 9 agosto inVil<strong>la</strong>franca. Certo del<strong>la</strong> morte che lo attendeva trascorse gli ultimi giorni fra le torture e <strong>la</strong> preghiera(...) Era buono assai ed aveva sopportato che due ex subalterni, beneficiati suoi, passati a servire ilnemico lo ricoprissero di insulti, gli sputassero in volto, e lo afferrassero per il collo minacciando distrozzarlo. Gli ebrei si trovavano dallo scorso mese nelle nostre carceri, ove pure sono in arresto leloro donne. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Caro GiorgioMio unico tesoro, è un mese che siamo qui nel<strong>la</strong> Prigione civile di Forlì. La disgrazia è iniziata l’8di agosto. Eravamo sfol<strong>la</strong>ti a Cameriziolo in una casa colonica quando sette soldati tedeschi armatici presero prigionieri. Fummo condotti a Urbania e trattenuti dal<strong>la</strong> Polizia. Il povero babbo fuportato via con altri otto ebrei, per <strong>la</strong>vorare in Germania [invece è stato ucciso i 5 settembre, il suonome è nell’elenco delel vittime dell’aeroporto di Forlì]. Giorgio caro, finché tuo padre era quipotevo almeno vederlo dal<strong>la</strong> finestra, tra le sbarre. La vera tragedia iniziò quando io rimasi qui daso<strong>la</strong>, con il mio cuore straziato dal dolore e dal<strong>la</strong> tortura pensando quale sarebbe stata <strong>la</strong> fine delbabbo e cosa sarebbe successo di me. Siamo sette donne ebree e pure noi aspettiamo di essereportate via in qualsiasi momento. (…) <strong>la</strong> Polizia ci ha consegnati al Qg tedesco delle Ss. Ci hannopreso tutti i valori che avevamo (…) Mi <strong>la</strong>sciarono 1 lira, così ho potuto comprare un po’ di frutta.Possiamo solo pregare Dio giorno e notte perché ci aiuti e ci faccia tornare insieme. (…) Hoconsegnato due fotografie a sorel<strong>la</strong> Valeriana che con me è stata buona come una madre, qui nel<strong>la</strong>prigione. Sono due ritratti tuoi di quando eri bambino, le ho anche consegnato un diario che avevoscritto per te (…) Prendili Giorgio caro come ultimo ricordo di tua madre. Se Dio vorrà ogni cosapotrebbe comunque finire bene e noi potremmo ancora una volta essere insieme felici. (…) Salutidal babbo. P.S. 17 settembre 1944. Questa mattina andremo via. Auguri infiniti, mamma [Maria


Pacht nata Rosenzweig] (Lettera inviata dal figlio Giorgio Pacht all’Espresso e pubblicata nel n. 41del 9 ottobre 2003)[Forlì] 17 [settembre] = I tedeschi fuci<strong>la</strong>no all’aeroporto sui margini dei crateri prodotti dallebombe sette donne ebree, congiunte degli infelici che le hanno precedute nel<strong>la</strong> morte il 5 corr. eccone i nomi:Rine Sara Angasfel di Juda, n. Jaras<strong>la</strong>w, di anni 55, moglie di Israel GolbergJenny Hammenschmidt di Leopoldo, n. Sschloppe, di anni 63, madre di Alfred LewineLea Rosembanndi Salomone, n. Zaviercza di anni 38, moglie di Israel AmsterdamElena Rosembann di Arminio, n. Vienna, di anni 50, moglie di Bernardo BrunnerMaria Rosenzweig di Boezio, n. Premyls, di anni 47, moglie di Karl Jose Racht.Erano state assistite in carcere dalle suore che testimonieranno del<strong>la</strong> gentilezza e bontà di questeinnocenti. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Ha tutto l’aspetto di una vendetta anche <strong>la</strong> morte degli ostaggi catturati dai tedeschi a SanTommaso al<strong>la</strong> fine di settembre, probabilmente il 27. La scoperta casuale di un nascondigliodi armi da parte dei tedeschi portò al<strong>la</strong> cattura di sei ostaggi, i fratelli Primo ed AugustoRidolfi, Amedeo, figlio di Primo e due sfol<strong>la</strong>ti, Armando Vicini e Giuseppe Piraccini. Itedeschi, dopo averli interrogati e tenuti rinchiusi per qualche giorno in una stal<strong>la</strong>, <strong>la</strong>sciaronointendere ai parenti che i prigionieri sarebbero stati trasferiti altrove, si pensava a Forlì, perpoi essere deportati in Germania. Nel<strong>la</strong> notte fra il 29 e il 30 settembre, invece, fatti uscire dinascosto, vennero tutti uccisi col calcio dei fucili e a colpi di vanga, per <strong>non</strong> fare rumore esepolti nei pressi.La luce era violenta ma poi perse di intensità mentre finiva di maturare l’uva e le giornate sifacevano più brevi e allora si udì a distanza, ma di giorno in giorno più incalzante il rumore del<strong>la</strong>guerra. Qualche aereo passava in lontananza fra le colline e il mare e anche questo potevaconfermare le previsioni che soltanto quel<strong>la</strong> zona sarebbe stata investita dal<strong>la</strong> guerra. Il cielo si velòe una caligine densa stagnava or<strong>mai</strong> sul<strong>la</strong> pianura. Era proprio una mattina grigia quando i parentitrovarono i camion militari sullo spiazzato erboso e <strong>la</strong> chiesa piena di tedeschi addormentati mentrel’estate moriva in una luce fredda e opaca. (...) Il rumore del fronte si avvicinava sempre più e l’ideache <strong>la</strong> guerra passasse lontano da San Tommaso svanì rapidamente dalle colline invase dai tedeschi.Si cominciò a scavare rifugi in previsione di bombardamenti e anche i parenti si accordarono condue o tre operai che si misero a picconare con energia poco sotto <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> ma dopo qualche giorno<strong>la</strong>sciarono il <strong>la</strong>voro a mezzo <strong>non</strong>ostante le proteste perché volevano tornare in fretta a casa loro.(…) I tedeschi se ne andarono dopo una settimana ma ne arrivarono altri. Erano radiotelegrafisti;sroto<strong>la</strong>vano matasse di fili e passavano il tempo in comunicazioni incomprensibili. Ogni tantoscambiavano qualche paro<strong>la</strong> coi parenti e <strong>la</strong> zia Nerina <strong>non</strong> mancava <strong>mai</strong> di dire, quando stava atavo<strong>la</strong>: “Se vogliono favorire…” Abituata a esprimersi in dialetto pensava che l’italiano fosse piùchiaro per quei “forestieri” che rimanevano ugualmente interdetti e poi rispondevano con un gestosprezzante. Arrivò un altro reparto e <strong>la</strong> vil<strong>la</strong> fu requisita al completo; gli sfol<strong>la</strong>ti si trasferirono nel<strong>la</strong>stal<strong>la</strong>. La <strong>non</strong>na delle tre Grazie strepitava contro Hitler (…) Il genero del<strong>la</strong> vecchia se <strong>la</strong> prendevacon Guglielmone morto tre anni prima nel suo esilio o<strong>la</strong>ndese al tempo dei trionfi tedeschi: “U j èsciupé e cor da <strong>la</strong> cuntintezza!” Gli altri tacevano: <strong>non</strong> sapevano ancora che pensare di quei soldatiefficienti, sbrigativi e impassibili ma l’atmosfera di attesa era inquietante e dal<strong>la</strong> stal<strong>la</strong> guardavanole tre Grazie avvicinarsi agli ufficiali con un certo sollievo che vinceva il moralismo. Ma qualcosasi era <strong>la</strong>cerato per sempre a San Tommaso e lo rileggeva nelle facce smarrite delle vecchie alleprese con problemi che <strong>non</strong> capivano, stupite che i loro gesti eccessivamente cordiali fosseroricambiati dai tedeschi con sguardi indifferenti. (…) Il comandante del reparto alloggiato nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong>era una specie di albino con le ciglia bianche e gli occhi rossi e un ciuffo miserabile; par<strong>la</strong>va lospagnolo e corteggiava le tre Grazie in un eloquio magnifico e fastoso che <strong>non</strong> si accordava con <strong>la</strong>


sua faccia tirata, cachettica e gli occhi piccoli e feroci. Di giorno lo studente e i cugini stavano comeal solito sul prato e G.[iulio Cattaneo] canticchiava Ahi limon limonero che per il suo colorespagnolesco attirò l’attenzione sfavorevole del capitano albino. Corse voce intanto che i tedeschi,per <strong>la</strong> spiata di un fascista, avessero trovato armi nascoste e così erano stai presi quattro o cinquecontadini e chiusi nel<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>-prigione di una casa requisita. Cominciava a prendere forma quelsenso indefinito ma reale di minaccia che dall’arrivo dei tedeschi pesava su tutta <strong>la</strong> comunità di SanTommaso. (Da: Da inverno a inverno / Giulio Cattaneo. – Mi<strong>la</strong>no : Il saggiatore, 1968)[Il tuo gruppo ha subito rastrel<strong>la</strong>menti?] Sì, nel<strong>la</strong> zona di San Tommaso, dai tedeschi. Nel luogo c’èuna <strong>la</strong>pide dedicata agli uccisi con i loro nomi. Fu per caso, si fece il rastrel<strong>la</strong>mento perché si trovòun deposito di armi. (Paolo Foschi – dattiloscritto 1984)Mia zia [Maria Rocchi] era sfol<strong>la</strong>ta su a (...) San Tommaso quando uccisero quelli di S. Tommaso(...) Lei li vide passare, perché lei era per <strong>la</strong> sua strada che era venuta a Cesena (...) mentre leiveniva giù verso Cesena loro li portavano su (...) poi dopo seppe che li avevano fuci<strong>la</strong>ti. (...) Li videquando li presero. (Roberto Rocchi - 2004)I miei amici, che io allora abitavo a S. Tommaso, due li hanno uccisi di botte, ne hanno uccisi sei:quattro <strong>non</strong> si erano presentati, li hanno presi con questi due e li hanno uccisi (Mario Gattamorta in:che tutti i giorni ne morivano tanti come c’è <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia delle galline : 1940-1945 / Istituto per <strong>la</strong>storia delle resistenza e dell’età contemporanea. Ufficio di Cesena. - Cesena, [1999])I Tognacci [Antoniacci] su per andare a <strong>la</strong> Madonna dell’Olivo (…) I Tognacci, mi ricordo… eccoio avevo una riunione in quei paraggi là, mi dissero “Va via! Va via che j à fat di rastre<strong>la</strong>mint!”.Furono poi quelli che rastrel<strong>la</strong>rono e che ammazzarono poi lì a San Tommaso (…) fu quel giorno lì.Che io arrivai proprio che li avevano arrestati il giorno prima. (…) Io son stato ospite di loro.(Bruno Pagliacci – 1984)Quelli che han preso a San Tommaso... i Ridolfi (…) Il suo babbo [Primo, padre di GuerrinoRidolfi, comandante del gruppo gap di S. Tommaso] l’han preso ma <strong>non</strong> era del<strong>la</strong> resistenza invecei suoi figli sì. Perché quel<strong>la</strong> sera… il giorno prima, nel podere di mia moglie [gli Antognacci] c’erail deposito del<strong>la</strong> munizione [dei tedeschi]… e ‘lora, i partigiani, andai <strong>la</strong> sera e portò via <strong>la</strong>munizione ai tedeschi e <strong>la</strong> portò nel rifugio che era in una vigna di Ridolfi, per portar<strong>la</strong> via ilgiorno… insomma <strong>la</strong> sera dopo no? Il giorno dopo loro si accorsero che ci mancava questamunizione e <strong>la</strong> polizia... Insoma, i tedeschi a cavallo (…) Fecero un giro per i poderi, così, a vederese vedevano niente in giro. Passai proprio sul… sul rifugio e andò giù un cavallo e ‘lora hannoscoperto che c’era… c’eran le munizioni. E alora han preso otto persone tutta gente dei Ridolfi...dei Ridolfi e dei sfol<strong>la</strong>ti vicini che c’era lì di Cesena (…) Tutta gente che erano estranei a quel<strong>la</strong>voro lì. Sapevano che c’erano i partigiani però loro… <strong>non</strong> volevano... loro aiutavano però <strong>non</strong>volevano sapere niente no? E inveci i suoi figli [di Primo Ridolfi] e suo fratello [Augusto Ridolfi]erano con noi. E ‘lora prendono ste sette otto persone e li portò a San Tommaso, vicino a Graffiedi,il podere Graffiedi era qui dove li han sepolti e li portò lì da Capaci che c’era una vil<strong>la</strong> che c’eraanche il proprietario col contadino. Alora noi, dopo, un giorno si par<strong>la</strong>va di questo qui, andammosubito no? Con il suo… il suo nipote [di Primo Ridolfi] i suoi figli e tutto. Noi eravamo unaquarantina. Avevam fatto come un piccolo… un piccolo consiglio no? Di andarli a liberare questeotto persone. E alora del<strong>la</strong> famiglia <strong>non</strong>… <strong>non</strong> fu d’accordo perché dissero tanto loro <strong>non</strong> han fattoniente, <strong>non</strong> san niente, <strong>non</strong> han fatto niente j i dà <strong>la</strong> mo<strong>la</strong>. Dopo, se noi liberiamo loro... perchéc’era tre quattro tedeschi e e’ steva poch fè fora quatar tedesch, no? E dop a i purtam via, no? Moalora, pensavamo noi, dopo… sai dopo cosa facevano a San Tommaso? (…) e alora li <strong>la</strong>sciammo lì(…) Loro [i famigliari] pensavano, sono innocenti, <strong>non</strong> sanno niente e <strong>non</strong> ci fanno niente. Sipensava così. [Quanto tempo sono rimasti lì prigionieri?] Oh! Tre o quattro giorni. Li han portati via


una sera con una burrasca… con un vento…. Sono andati a prendere… son andati a prendere degliarnesi… delle vanghe no? Per far <strong>la</strong> buca (…) da Graffiedi il podere dove li han seppelliti. Si vedeche quando han fatto <strong>la</strong> buca li hanno buttati giù mezzi vivi e mezzi morti, gli han dato delle sleppecon... con le vanghe. (Mario Baldini - 1983)Or<strong>mai</strong> <strong>non</strong> si par<strong>la</strong>va che degli arresti e di quanto poteva ancora accadere nei rifugi affol<strong>la</strong>ti primadel previsto dal<strong>la</strong> gente che i freddi invasori avevano cacciato dal<strong>la</strong> case. Soltanto le mogli e lemadri dei prigionieri potevano avvicinarsi ogni mattina al caso<strong>la</strong>re trasformato nel<strong>la</strong> sede del<strong>la</strong>Feldgendarmerie e vedere per qualche minuto i loro uomini al di là di una finestra sbarrata. Inquesta situazione tesa, di paura e di sospetto, il cugino capofamiglia pensò bene di protestare colcapitano albino per <strong>la</strong> sparizione di qualche oggetto, come se si fosse trattato dei furterelli di unadomestica. Il capitano, ascoltato attentamente l’interprete, diventò una furia ma <strong>non</strong> contro i suoisoldati che con tanta leggerezza rischiavano di screditare agli occhi dei loro ospiti romagnolil’onore dell’esercito tedesco. Con gli occhi più rossi del solito e ur<strong>la</strong> <strong>non</strong> più spagnole ma tedeschediede l’ordine di prendere lo studente e di spedirlo al<strong>la</strong> Feldgendarmerie. Così anche lui si ritrovòpoco dopo nel<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>-prigione insieme ai contadini accusati di aver nascosto le armi. Erano tetri epreoccupati dopo interrogatori durati per qualche giorno: i vecchi tacevano ma un giovane che avolte era stato sul prato del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> confessò di aver paura. Nel<strong>la</strong> notte furono svegliati tutti e itedeschi ordinarono di uscire fuori del<strong>la</strong> stal<strong>la</strong>, più duri e sinistri nel<strong>la</strong> luce dell’acetilene. Non eranoi soldati stanchi del<strong>la</strong> guerra che continuavano disciplinatamente a difendere le loro posizioni ma gliinsolenti invasori che disponevano con disinvoltura del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> libertà degli inermi. (…) Oralo studente <strong>non</strong> era più in mezzo a loro e li vedeva dall’altra parte. G.[iulio Cattaneo] credette dicapire che par<strong>la</strong>vano di lui come per separarlo dagli altri, ma se il nuovo arrivato <strong>non</strong> si fosse fattoavanti sarebbe rimasto nel gruppo dei partenti. Allora disse qualche paro<strong>la</strong> tedesca e un maresciallogli indicò <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e lo seguì in una stanza. Voleva sembrare bonario anche se gli annunciò chesarebbe partito per <strong>la</strong> Germania quel<strong>la</strong> sera stessa e aggiungeva che si stava molto bene nelle cittàtedesche bombardate ma provviste di ottimi rifugi. La Germania era piena di belle ragazze e agliuomini che <strong>la</strong>voravano nelle industrie si consentivano anche svaghi fra un bombardamento e l’altro.Le industrie producevano le nuove armi che avrebbero dato <strong>la</strong> vittoria ai tedeschi e il marescialloproseguiva il suo discorso fra sorrisi di incoraggiamento promettendo un avvenire <strong>non</strong> disprezzabilein un paese ben protetto. Fu interrotto da grida di richiamo e allora uscì ordinando all’altro di <strong>non</strong>muoversi. Era scoppiato un temporale e si sentiva <strong>la</strong> pioggia che batteva violenta sul tetto del<strong>la</strong> casae riempiva di rigagnoli <strong>la</strong> campagna buia. I minuti passavano lentissimi nell’attesa di andar via e diabbandonare quel luogo tranquillo fino a pochi giorni prima, ora attraversato dal<strong>la</strong> guerra esfigurato dal diluvio. Poi nello scroscio d’acqua si levarono ur<strong>la</strong> fra aspri comandi tedeschi e ilrumore di un camion in movimento e ancora grida ma più deboli, mangiate dal<strong>la</strong> lontananza e dal<strong>la</strong>pioggia. Lo studente fu l’ultimo a sentire a San Tommaso le voci di quegli uomini che avevanocapito: quel<strong>la</strong> notte furono tutti massacrati col calcio dei fucili e seppelliti a poca distanza dal<strong>la</strong>casa. Il maresciallo tornò nel<strong>la</strong> stanza e <strong>non</strong> sembrava più bonario: disse che <strong>la</strong> partenza per ilmomento era rimandata e il colloquio si chiuse su un “domani, forse”. Disteso sul<strong>la</strong> paglia ilprigioniero rimase a lungo senza dormire. (…) I parenti cercavano di impietosire il capitano albinoche sembrava irremovibile all’idea che un giovane in un momento come quello <strong>non</strong> si trovasse in unreparto combattente preferendo bighellonare in mezzo a un prato cantando Ahi limon limonero. Alleasserzioni che si trattava di un ma<strong>la</strong>to volle apparire generoso e diede l’ordine di farlo visitare da unmaggiore medico tedesco. Il maggiore pareva un brav’uomo e ascoltò a lungo lo studentechiedendogli da quanto tempo fosse uscito dal sanatorio. L’altro mentì leggermente rispondendo:“Un mese” e il maggiore confermò <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e disse di <strong>la</strong>sciarlo andare. Il risultato mandò su tuttele furie il capitano albino che minacciò lo studente di impiccagione se avesse saputo di suoi contatticon i partigiani o meglio coi “banditi”. Gli occhi erano rossi anche più del<strong>la</strong> sera dell’arresto, maal<strong>la</strong> fine lo congedò con un gesto imperioso imponendogli di <strong>non</strong> farsi più vedere. (Da: Da invernoa inverno / Giulio Cattaneo . – Mi<strong>la</strong>no : Il saggiatore, 1968)


Io control<strong>la</strong>vo una zona più vasta di quel<strong>la</strong> di S. Tommaso e andava dal mare fino al<strong>la</strong> zona di S.Tommaso, Madonna dell’Olivo, Carpineta, ecc Avevamo avuto dei rastrel<strong>la</strong>menti ma <strong>non</strong> gravicome quello che si svolse dopo che i tedeschi trovarono il rifugio con gli esplosivi e le munizioniche avevamo asportato da un loro deposito. Nel rastrel<strong>la</strong>mento caddero gli Antognacci, i Capacci epoi ci furono gli arresti di Ridolfi Primo, Augusto, Amedeo, Piraccini Dino [(Giuseppe)],Farabegoli Ubaldo, Vicini Armando… io e gli altri riuscimmo a sganciarci, io ero col cremonesequel giorno e riparammo oltre Carpineta. Poi dopo il rastrel<strong>la</strong>mento i tedeschi assicurarono allefamiglie che i prigionieri erano stati trasferiti in Germania nei campi di <strong>la</strong>voro e noi ci <strong>non</strong> cipreoccupammo più perché avevamo deciso di intervenire, invece purtroppo erano stati trucidati esepolti nel campo. Li trovarono dopo <strong>la</strong> <strong>liberazione</strong>. Questo fu il rastrel<strong>la</strong>mento più grave nel<strong>la</strong>zona. (Scevo<strong>la</strong> Franciosi - dattiloscritto 1984)I loro corpi furono rinvenuti casualmente l’11 gennaio 1945 dal un contadino del luogo.L’11 corr., in S. Tommaso di Cesena (Forlì), certo BRUNO mentre <strong>la</strong>vorava nel podere Graffiori[Graffiedi] Celso, avendo notato del terreno rimosso, scavava in quel punto e scopriva una fossacontenente 6 cadaveri, identificati il 16 corr. Nelle persone di:-FARABEGOLI UBALDO di Egisto, nato il 25/12/1925 a Cesena, ivi residente in Via Oberdan, 9-PIRACCINI GIUSEPPE di Lazzaro, nato a Cesena il 17/1/1900, ivi residente Via Verdoni, 6-VICINI ARMANDO di Pio, nato a Cesena il … ivi residente in Frazione S. Rocco – Via Tiro aSegno, 14-RIDOLFI AUGUSTO di Larice, nato a Cesena il 14 … 1896, ivi residente – Frazione SanTommaso, 162-RIDOLFI AMEDEO di Primo nato a Cesena il 11/11/1919, ivi residente in frazione S. Tommaso-RIDOLFI PRIMO di Enrico, nato a Cesena il 9/8/1891, ivi residente in frazione S. Tommaso, 162dalle indagini è risultato che i suddetti furono arrestati il 27/9/1944 dalle S.S. tedesca, in casaRidolfi, perché nelle adiacenze di detta abitazione erano state rinvenute armi e munizioni varie. Gliarrestati il 29 successivo verso le ore 24 furono barbaramente trucidati a colpi di mazzetta al<strong>la</strong> nucae sepolti in una fossa comune, ove furono rinvenuti. (Lettera del comandante generale del corpod’armata dei carabinieri Taddeo Or<strong>la</strong>ndo. Roma, 30 gennaio 1945 – ISRFC 11/B 7 0991)Dopo, li trovarono… li trovò il giorno di Sant’Antonio mi ricordo (…) e’lora a San Tommaso erafesta quel giorno lì, quando scoprì. Perché Graffiedi vedeva questa buca che stava... nel piovendo…insacando no? Però pensava (…) ci sarà un cavallo tedesco morto (…) e dopo, in gennaio, fu ingennaio, <strong>non</strong> so chi fu il pensiero di andare ad aprire quel<strong>la</strong> buca… Insomma, si va a aprire quel<strong>la</strong>buca e si trovò uno che era sotto… il primo sotto e il primo sopra tantavano di… di… di… uscireseppure avevano tutti i suoi compagni sopra no? (…) Poi, dopo, <strong>la</strong> gente... si infilò… un mucchio digente a vedere. Poi, dopo, da lì, li portò a Cesena nel<strong>la</strong> camera mortuaria. (…) Ah! Ci siamo rimastimale. (…) Poi loro, i Ridolfi, <strong>non</strong> pensavano... <strong>non</strong> pensavano ch’ j i aves… ch’ j i aves amazè. (…)La popo<strong>la</strong>zione è rimasta male. (Mario Baldini – 1983)17 gennaio 1945 – Oggi a Cesena si è svolto un grande funerale. Giorni fa in un podere, inParrocchia di S. Tommaso, si è scoperta una fossa contenente sei cadaveri. Trattasi di vittime del<strong>la</strong>ferocia tedesca. Nel settembre scorso, i tedeschi presero prigionieri tutti gli uomini di una famigliacolonica di S. Tommaso, certi Ridolfi, perché presso di loro erano state scoperte delle armi. CoiRidolfi, che erano tre, furono pure presi altri tre, sfol<strong>la</strong>ti presso questa famiglia. (…) Furonocondotti via dai tedeschi e si pensava fossero stati trasferiti al massimo in Germania, qualiprigionieri. Tutti i familiari erano certi di questo. Alcuni degli uccisi erano assolutamente estranei alfatto delle armi ritrovate nelle vicinanze. (…) La macabra scoperta ha fatto ora conoscere <strong>la</strong>


Il 12 settembre è segna<strong>la</strong>to un rastrel<strong>la</strong>mento a Martorano, dove fu catturato Pietro Giorgini,staffetta partigiana, che sarà ucciso qualche giorno dopo, nel riminese.Forlì] 25 [settembre] = Agenti di P.S. uccidono un Pietro Giorgini del 2° battaglione.[Forlì] 30 [settembre] = Come già ricordammo, agenti di P.S. assassinavano in Molino Cento ilcesenate Pietro Giorgini di Giovanni. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Giorgini Pietro Fu Giovanni. Nato a Cesena il 2 gennaio1890, facchino, coniugato e padre di duefigli. Riconosciuto partigiano del<strong>la</strong> 29° brigata gap con ciclo operativo dal 15 settembre 1943 al 15settembre 1944. Aldo Fusconi comandante del IV distaccamento del<strong>la</strong> 29° brigata gap "G. Sozzi" indata 11 dicembre 1946 dichiarava "che <strong>la</strong> staffetta Giorgini Pietro, fu arrestato dai nazi-fascisti inseguito ad un rastrel<strong>la</strong>mento effettuato il giorno 12-9-44 in località Martorano, veniva fuci<strong>la</strong>to poiin località S. Martino in Vento del Comune di Rimini, per attività partigiana" il 15 settembre 1944.(Da: Elenco dei caduti delle formazioni partigiane 8° Brigata Garibaldi - 29° Brigata G.A.P.“Gastone Sozzi” - Brigata S.A.P. - Battaglione Corbari - Sito internet ISRFC )Un altro rastrel<strong>la</strong>mento è segna<strong>la</strong>to nei giorni 14 e 15 settembre.Nei giorni 14 e 15 settembre l’U.P.I. del<strong>la</strong> GNR ha proceduto al rastrel<strong>la</strong>mento in territorio diCesena di elementi ribelli e sbandati. Quindici di questi sono stati catturati mentre uno, durante unacolluttazione è rimasto ucciso. (Dal Notiziario del<strong>la</strong> GNR, datato 10 ottobre 1944 – ISRFC GNR1245)Mi presero proprio in quel… mo <strong>la</strong> colpa fu di mia sorel<strong>la</strong>… Il mio arresto era... in settembre. Il 14son stato arrestato. Avevamo una riunione … eravamo già al<strong>la</strong> guerra che il fronte era poco lontano.C’era stato un rastrel<strong>la</strong>mento su… perché noi ci trovavamo [nel<strong>la</strong> zona del Molino Cento]. Io eroandato a fare una riunione con Rasi [Luciano] nel<strong>la</strong> casa dei suoi parenti… sarebbe stata <strong>la</strong> casa deigenitori del cognato di Rasi, erano i Maldini u m’ pè che j i ciames i Sintun, se <strong>non</strong> sbaglio, disoprannome, erano orto<strong>la</strong>ni, eran famosi… E allora eravamo lì (…) che dovevamo deciderequalcosa (…) tutt’uno si sa che ci sono dei rastrel<strong>la</strong>menti perché avevano ammazzato un fascista…Non so... Insomma c’erano dei grossi rastrel<strong>la</strong>menti. Erano anche forestieri questi fascisti e <strong>la</strong> nottedormii in quel<strong>la</strong> casa dei Maldini e il giorno dopo mia sorel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> più grande che era sfol<strong>la</strong>ta <strong>la</strong>ssùal<strong>la</strong> centrale [del<strong>la</strong> Brenzaglia]. “Vieni su! Vieni su ch’i fa e’ rastre<strong>la</strong>ment che l’è periculos ch’i venzó…”. E io cosa faccio? Vado via con lei e quando sono a metà strada mi fermano e mi portano via.Quindi se lei mi <strong>la</strong>sciava... se <strong>la</strong>sciava stare le cose, con molta probabilità io <strong>non</strong> venivo arrestato einvece fui arrestato. Di qui incominciò… incominciò <strong>la</strong> tragedia perché fui messo lì a… nel<strong>la</strong>caserma del… adesso [<strong>la</strong>] centrale dei carabinieri. (…) [Ma lei era imputato di qualcosa?] No,rastrel<strong>la</strong>to. Basta. Ma era sufficiente. Era <strong>la</strong> quarta volta che mi rastrel<strong>la</strong>vano ma mi avevanosempre <strong>la</strong>sciato libero. No. No. Perché <strong>non</strong> avevano le prove <strong>non</strong> avevano nessuna prova. (BrunoPagliacci - 1984)Il 20 settembre alle ore 15 due fascisti in borghese al seguito di una soffiata si portarono a colposicuro in una casa di Molino Cento dove era nascosto il responsabile del Fronte del<strong>la</strong> GioventùPagliacci Bruno, il quale fu arrestato per essere tradotto poi al comando del<strong>la</strong> Brigata nera. Diquesto episodio fui immediatamente informato dal<strong>la</strong> staffetta Casali Marisa, poiché il tragitto deidue fascisti col partigiano Pagliacci era lungo <strong>la</strong> via Maceri e quindi insieme al commissario deldistaccamento, D’Altri Duilio decisi di appostarci in un canneto sul ciglio del<strong>la</strong> strada, vicino al<strong>la</strong>seconda casa base e lì attendemmo il passaggio dei due fascisti. Mancavano ancora 100 metri dalfosso dove eravamo in attesa di intervenire quando <strong>la</strong> seconda staffetta Zoffoli Maria Pia ci vennead informare che alle nostre spalle c’erano fermi 20 fascisti del<strong>la</strong> Brigata nera di Cesena al comando


di un tenente di Rimini. Vistici a mal partito fummo giocoforza costretti ad abbandonare l’impresa efuggire attraverso il vigneto di Farabegoli, sovrastante il canneto. Da lì cominciammo a salire versovil<strong>la</strong> Monti oltre i Cappuccini. Mentre si saliva il fascista Rocchi di Porta fiume mi riconobbe e miinvitò dal basso ad arrendermi; io gli risposi che se voleva <strong>la</strong> mia resa doveva personalmentevenirmi a prendere. Di fronte al mio rifiuto incominciò a spararci con raffiche di mitra unitamente atutti gli altri. In due <strong>non</strong> eravamo in condizione di poter reagire in quanto avevamo solo due pistole,impossibilitati a sparare in quanto il bersaglio <strong>non</strong> era al<strong>la</strong> portata delle pistole. Raggiungemmovil<strong>la</strong> Monti nel<strong>la</strong> quale c’erano famiglie sfol<strong>la</strong>te di Cesena, fra le quali riconobbi l’antifascistaPanzavolta Tommaso, il quale ci pregò di <strong>non</strong> sostare e di metterci in cammino, in quanto lefamiglie sfol<strong>la</strong>te avevano paura di una rappresaglia. Nel mentre che decidemmo di andarceneall’improvviso giunsero alle nostre spalle due fascisti a circa 100 metri… imboccammo il lungoviale del<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> completamente allo scoperto, inseguiti da raffiche di mitra, le pallottole cipassarono fra le gambe e vicino alle orecchie. Per fortuna <strong>non</strong> subimmo alcun danno. Raggiunta <strong>la</strong>fine del viale, sul<strong>la</strong> sinistra nel<strong>la</strong> strada del Passo Quaranta, nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> sovrastante ci trovammo difronte a due tedeschi del<strong>la</strong> gendarmeria con in pugno i parabellum pronti a sparare. Invece rimaseroimmobili e noi approfittammo di questo attimo di indecisione dei tedeschi. Saltammo un grandebosco di porco spino [biancospino], giù a capofitto lungo il vigneto sottostante. In un baleno ciportammo a Ponte Abbadesse nel<strong>la</strong> casa colonica di Sirri Giovanni, il quale aveva sentito gli spari eaiutandoci ad attraversare <strong>la</strong> strada, ci accompagnò in un’altra casa colonica occupata dai tedeschi.Per nostra fortuna in questa seconda casa c’era sfol<strong>la</strong>ta una nostra amica, Martuscelli Rosina, <strong>la</strong>quale, al<strong>la</strong> richiesta dei tedeschi che chiedevano se eravamo partigiani, rispose che eravamo duesfol<strong>la</strong>ti del posto e così ci dileguammo lungo un altro vigneto, verso <strong>la</strong> casa di mio cugino, pure luipartigiano, di nome Lugaresi Senofonte. In questa casa erano sfol<strong>la</strong>te mia madre e due sorelle. Cinascondemmo nel<strong>la</strong> cantina del<strong>la</strong> casa al<strong>la</strong> quale si accedeva da un cunicolo del vigneto. Nel<strong>la</strong>cantina, con poco ossigeno ci rimanemmo fino al<strong>la</strong> mattina del 21 settembre. La Brigata nera <strong>non</strong>rinunciò all’inseguimento, ci cercò per tutta <strong>la</strong> notte senza esito. Al mattino, uscendo dal rifugio,fummo sottoposti da mia sorel<strong>la</strong> Giuseppina all’estrazione di centinaia di spini nelle gambe, neldorso e nei piedi. (Luciano Rasi – dattiloscritto 1984)Il 27 i fascisti partono per il nord, solo una trentina restano a Cesena. Il 28 sono impegnati arastrel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> città in cerca di uomini validi.27 settembre 1944 - A sera; i fascisti partiti stamane, sono ritornati in numero di 30; c’è chi diceper un grande rastrel<strong>la</strong>mento di uomini, chi perché da Imo<strong>la</strong> a Bologna <strong>non</strong> si passa per <strong>la</strong> ragioneche sono presenti gli inglesi: La vera causa <strong>non</strong> si conosce. Il grosso è fermo a Forlì. Tutte voci ofantasia?28 settembre 1944 – I fascisti sono tornati, come ho detto, e stamani perlustrano a pattuglie <strong>la</strong> città,con Guido Garaffoni in testa. Aria di rastrel<strong>la</strong>mento. Gli uomini stanno perciò molto nascosti. (Daldiario di don Leo Bagnoli - Cesena)A Cesena c’era il battaglione “MM” (…) mi bloccarono… Io dovevo andare ad una riunione digiovani, c’era anche Scevo<strong>la</strong> [Franciosi] Il giorno dopo ci fu l’assassinio dei Ridolfi a S. Tommaso,ero là anch’io, mi fermarono e mi chiesero: “Se domani chiamano anche te?”, perché ero del ’21. Iorisposi “ Se mi chiamano <strong>non</strong> sarò l’ultimo!” L’importante era liberarsi di loro! Poi andai a quel<strong>la</strong>riunione e al ritorno passai da Ponte Pietra e incontrai i fascisti del<strong>la</strong> “MM” che cercavano gliantifascisti o qualche renitente al<strong>la</strong> leva, del quale avevano magari saputo che era tornato a casa…(Otello Sbrighi – dattiloscritto 1984)L’ultimo eccidio che si regista nel cesenate è a Bagnile, il 19 ottobre, <strong>la</strong> vigiliadel<strong>la</strong> <strong>liberazione</strong> del<strong>la</strong> città.


Mentre gli alleati sono già arrivati a San Giorgio e il territorio che da San Giorgio arriva finoal Savio sta per essere abbandonato anche dalle ultime retroguardie tedesche, a Bagnile,prima del<strong>la</strong> loro partenza sono catturati e fuci<strong>la</strong>ti tre partigiani: Angelo Sasselli, GiovanniSolfrini e Luigi Benini. Del<strong>la</strong> storia esitono diverse versioni, tutte piuttosto confuse. C’è chidice che alcuni partigiani di Bagnile, catturato un giovane soldato tedesco, lo rinchiusero inun porcile. C’è chi vuole giustiziarlo immediatamente, ma dopo qualche discussione, data <strong>la</strong>sua giovane età, si decise di liberarlo e di <strong>la</strong>sciarlo andare. Il soldato, tornato al proprioreparto raccontò quanto gli era successo e denunciò i suoi carcerieri, che era perfettamente ingrado di riconoscere. Catturati, vennero subito passati per le armi. Altri affermano, invece,che il tedesco prigioniero sia riuscito a fuggire da solo e infatti, perché ri<strong>la</strong>sciarlo o ucciderlo,quando gli alleati erano ad un passo? Non sarebbe stato più logico aspettare il loro arrivo epoi consegnarlo a loro? C’è chi racconta, invece, che qualcuno, all’insaputa degli altri, abbialiberato il prigioniero di sua iniziativa, sperando che questi <strong>non</strong> par<strong>la</strong>sse e c’è addirittura chiafferma che sia stata una spia a richiamare l’attenzione dei suoi camerati, che, piombatiimmediatamente sul posto e visto come stavano le cose, abbiano poi catturato tutti quelli chesi trovavano nei paraggi. In quel momento, lì al centro del paese, dove c’era il ponte che itedeschi avevano fatto saltare poco prima, si era radunata diversa gente. Vennero scelti tre oquattro giovani, ritenuti i responsabili (oppure riconosciuti dal prigioniero) e furono fuci<strong>la</strong>tisul posto. Altri ancora sostengono che <strong>non</strong> ci fu nessun prigioniero tedesco, ma che fu iltentativo di impedire ai tedeschi di far saltare il ponte che provocò <strong>la</strong> loro reazione.[Forlì] 19 [ottobre] = …oggi stesso sono stati fuci<strong>la</strong>ti per rappresaglia dai tedeschi e dai fascisti:Angelo Sasselli di Domenico di anni 29Giovanni Solfrini di Giuseppe di anni 32Alieto Pratti di Nullo studente di anni 24 a Macerone, cesenateSecondo Fusignani di Pasquale di anni 21 nato a PisignanoLuigi Benini di Aristide di anni 28 da Bagnileentrambi in questa località. (Dal diario di Antonio Mambelli - Forlì)Mambelli, in data 19 ottobre, riporta <strong>la</strong> morte di cinque partigiani ma fra questi: Alieto Prati(e <strong>non</strong> Pratti), è un partigiano che risulta essere morto di ma<strong>la</strong>ttia nell’ottobre, mentreSecondo Fusignani venne ucciso, sempre a Bagnile, ma precedentemente, nel rastrel<strong>la</strong>mentodel 29 aprile.

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