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BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU REG. A LIVORNO IL 31-12-97 N.10747 MOD.III OTTOBRE/NOVEMBRE 2015<br />

Via della Madonna già Via dei GRECI Teatro Goldoni 2015/2016 In mostra il plastico<br />

ligneo di Livorno <br />

PUNTO UFFICIO<br />

Forniture per Ufficio<br />

Via Roma 3/b - 57126 Livorno<br />

e fax 0586 219 175<br />

333 4242 547<br />

puntoufficio@granducato.com<br />

CARTUCCE & TONER<br />

ORIGINALI & COMPATIBILI<br />

COPISTERIA<br />

B/N & COLORI


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In sommario – pagina 2<br />

IL PENTAGONO<br />

Novembre 2015<br />

SOMMARIO:<br />

pg. 3: In storia<br />

Ricostruire l’identità di Livorno<br />

città delle Nazioni<br />

pg. 4: In storia<br />

Via della Madonna<br />

già via dei greci<br />

pg. 6: In storia<br />

Storia urbanistica di Livorno<br />

pg. 8: In teatro<br />

Simon Boccanegra<br />

pg. 11: In musica<br />

Qualcosa su Pietro Mascagni<br />

pg. 12: In archivio<br />

I vecchi mercati del cibo a<br />

Livorno<br />

pg. 13: In poesia<br />

II ediz. Premio G. Caproni<br />

pg. 14: In libreria<br />

Incontro con David Marsili<br />

pg. 15: In libreria<br />

Incontro con Nicola Pera<br />

pg. 16: In provincia<br />

Mostra Jean Tinguely<br />

pg. 17: In mostra<br />

Eredità del Novecento<br />

pg. 18: In psicanalisi<br />

Il dilemma di Recalcati<br />

pg. 19: In libreria<br />

L’oro del gobbo<br />

pg. 20: In città<br />

Emozionandoci con la Luna<br />

pg. 21: In storia<br />

Risorgimento livornese<br />

pg. 22: In sala<br />

Sicario,<br />

Tombolo Paradiso nero<br />

La redazione e gli<br />

autori del Pentagono<br />

augurano buone feste<br />

e un felice 2016<br />

La foto qui a destra e le altre<br />

immagini pubblicate su IL PEN-<br />

TAGONO sono state create in<br />

Italia (o in territorio italiano) e<br />

sono ora di pubblico dominio<br />

poiché il loro copyright è scaduto.<br />

Infatti secondo la Legge<br />

22 aprile 1941 n. 633, modificata<br />

dalla legge 22 maggio 2004, n.<br />

128 articolo 87 e articolo 92, le<br />

foto generiche e prive di carattere<br />

artistico e le riproduzioni di<br />

opere dell'arte figurativa divengono<br />

di pubblico dominio a partire<br />

dall'inizio dell'anno solare<br />

seguente al compimento del<br />

ventesimo anno dalla data di<br />

produzione.<br />

CATALOGO: w w w . d o n n i n o . i t<br />

La casa editrice Donnino è nata a Livorno, nel 2004,<br />

con il proposito di dare spazio alle ricerche storiche in<br />

ambito locale.<br />

Autori: Gaetano Ciccone, - Lina Sturmann Ciccone,<br />

Clara Errico, M. Montanelli, info@donnino.it<br />

Una costruzione importante, scomparsa con i bombardamenti<br />

della II guerra mondiale. Sapete dire la sua<br />

ubicazione?<br />

soluzione a pagina 21<br />

Il web site www GRANDUCATO com<br />

è stato aggiornato con un nuovo e potente programma,<br />

sullo stile dei social network, grazie al<br />

quale i visitatori possono leggere gli articoli pubblicati<br />

su Il Pentagono e commentarli interagendo<br />

con gli autori<br />

IL PENTAGONO BOLLETTINO<br />

DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUME-<br />

RO:<br />

A.M. PAFFETTI - A. DECHECCHI - A. ANNA-<br />

LE - G. MERLO - G. PANESSA - G. GIOR-<br />

GETTI - G. CARA - V. FALLENI - RICCARDO<br />

ROSSI - PAOLI - CLARA ERRICO - MICHE-<br />

LE MONTANELLI - - MASSIMO GHELARDI -<br />

NICOLA PERA - G. CICCONE – S. STUR-<br />

MANN - G. CIACCI - PAOLA PERULLO –<br />

RICCARDO VOLPE - ROBERTO TURCHI –<br />

MASSIMO SANACORE – E. VOLTERRANI –<br />

LORENZO MANNOZZI - MASSIMO DELLA<br />

GIOVAMPAOLA - RICCARDO CIORLI - GIANNI<br />

SCHIAVON<br />

Gli articoli firmati rispecchiano unicamente<br />

le opinioni degli autori<br />

scrivi alla redazione:<br />

pentagono@granducato.com<br />

redazione@granducato.com<br />

ATstudio di<br />

Marzocchi Carlo<br />

Borgo dei Cappuccini,27<br />

57126 Livorno 329 0152 998


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia– pagina 3<br />

Ricostruire l'identità di Livorno città delle<br />

Nazioni attraverso la toponomastica storica,<br />

mi pare questo il messaggio che<br />

viene lanciato con l'operazione di memoria<br />

dell'antica denominazione della via<br />

internazionalmente e storicamente più<br />

rappresentativa di Livorno racchiusa nel<br />

pentagono buontalentiano che l'omonima<br />

e culturalmente benemerita associazione<br />

porta avanti da tempo e qui concretizzatasi.<br />

Nella mia qualità, ancora per poco,<br />

di rappresentante ufficiale<br />

della Grecia a Livorno non posso che<br />

rallegrarmi e complimentarmi con i promotori<br />

che intendono valorizzare il ruolo<br />

che la comunità ellenica di Livorno centrata<br />

nella sua chiesa più antica ricoprì si<br />

può dire da sempre in simbiosi con le altre<br />

nazioni in particolare quelle della cristianità<br />

orientale oggi minacciata nella<br />

sua entità.<br />

“<br />

Livorno costituì nell'età moderna<br />

l'Orient rapproché secondo<br />

la definizione dello storico<br />

della Sorbona L. Dérmigny cioè<br />

una specie di enclave levantina<br />

in Occidente, il tramite anche in<br />

certi casi culturale e non solo e-<br />

conomico tra il Nord Europa rappresentato<br />

a Livorno dalla Congregazione<br />

Olandese alemanna<br />

e il Vicino Oriente, in particolare<br />

Aleppo, oggigiorno al centro di<br />

forti conflitti.<br />

”<br />

ELLENICO PLURALE<br />

dipinti della collezione Sotiris Felios<br />

Nel volume sono riprodotte le opere presenti nella mostra ospitata<br />

dal Complesso del Vittoriano a Roma.<br />

Le 88 opere di pittura greca contemporanea sono di proprietà del<br />

collezionista greco Sotiris Felios.<br />

Una selezione della sua enorme collezione (oltre settecento opere)<br />

che interessa venticinque artisti delle due ultime generazioni. Il<br />

collezionista Sotiris è un sostenitore intelligente e convinto della<br />

nuova arte greca e dei suoi artisti, qui sapientemente e accuratamente<br />

selezionati. dim. 21x30cm 200 pagine colori<br />

Prof. Giangiacomo Panessa<br />

————————————<br />

Console onorario della<br />

Repubblica Ellenica<br />

a Livorno<br />

Livorno costituì per secoli proprio nell'asse<br />

costituito dalla via de' greci il terreno<br />

d'incontro più fecondo e costruttivo di<br />

tante relazioni che si conservano nell'Archivio<br />

di Stato e nella memoria di tante<br />

famiglie riconoscibili nella suggestiva<br />

prosopografia labronica un ambito ancora<br />

da esplorare e valorizzare.<br />

Ben venga quindi un recupero più generale<br />

della toponomastica che ci faccia ritrovare<br />

il ricordo di un'epoca di civile e<br />

libera convivenza tra Nazioni in una città<br />

all'avanguardia in Europa per una visione<br />

interculturale garantita dall'osservanza<br />

delle leggi tutelata e garantita dai granduchi.<br />

Vorrei ricordare l'importanza di<br />

ricordare anche la via greca oggi Gen.<br />

Tellini in ricordo di un triste episodio dei<br />

primi anni '20 e ricordo che in passato<br />

sono stati formulati auspici in questo<br />

senso da varie parti ma rimasti senza seguito.<br />

Con i migliori auguri all’associazione<br />

Il Pentagono.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia – pagina 4<br />

di A.M. Paffetti<br />

In questi ultimi anni, in Italia, si è<br />

fatta strada la consapevolezza<br />

della necessità di una maggiore<br />

attenzione e valorizzazione del<br />

settore artistico e culturale per il<br />

contributo fondamentale che questo<br />

può offrire allo sviluppo economico<br />

e sociale della collettività.<br />

Il patrimonio culturale del nostro Paese è il petrolio<br />

che non abbiamo, anche se questa definizione<br />

non è proprio corretta.<br />

Ci sono le condizioni per realizzare una nuova fase di<br />

crescita così come avvenuto nel ‘500, in pieno Rinascimento,<br />

dove il fenomeno culturale associato alle<br />

conoscenze scientifiche e alle nuove tecnologie ha<br />

dato un forte impulso allo sviluppo della società europea.<br />

Valorizzare i beni culturali significa anche creare un<br />

indotto economico che crea nuovi posti di lavoro, nuove<br />

opportunità nel settore del turismo con<br />

positive ricadute sull’economia<br />

dell’intera città.<br />

Il rilancio di un territorio è<br />

un’operazione che deve coinvolgere<br />

tutta la comunità.<br />

Occorrono quindi quelle<br />

energie che provengono<br />

dal mondo dell’iniziativa<br />

giovanile, dall’impresa<br />

sociale, dalle associazioni<br />

e dalle reti civiche,<br />

soggetti pronti a<br />

‘sporcarsi le mani’, a<br />

darsi da fare in prima<br />

persona per riportare<br />

alla luce vecchie tradizioni,<br />

difendere e promuovere<br />

la nostra storia, i nostri<br />

spazi pubblici, i nostri beni<br />

comuni.<br />

Questa ceramica è l’ultima iniziativa dell’associazione<br />

culturale Il Pentagono e l’obiettivo di questo nostro<br />

progetto è quello di ricordare ai livornesi la loro storia<br />

e le loro origini.<br />

Livorno, come sappiamo, nasce dalla volontà di un<br />

illuminato sovrano e dalla matita di un brillante architetto.<br />

Il Duca Cosimo nel costruire il suo regno intuì la necessità<br />

di dotarlo di un moderno porto e, poiché quello<br />

di Pisa si stava interrando, decise di realizzare una<br />

nuova darsena proprio a Livorno. In quegli stessi anni<br />

l’architetto Bernardo Buontalenti ricevette l’incarico di<br />

progettare una nuova città “ideale”, nacque così il<br />

pentagono del Buontalenti.<br />

I livornesi però erano proprio pochi, vennero quindi<br />

messe in atto tutte quelle politiche volta a favorire<br />

l’insediamento a Livorno di comunità straniere. Da<br />

tutta Europa arrivarono donne e uomini che con i loro<br />

lavoro, i loro contatti, determinarono il successo economico<br />

della nostra città. Via della Madonna è la<br />

strada che più di altre è in grado rappresentare<br />

questa nostra storia, fondamentale per<br />

comprendere il concetto di “Livorno Città<br />

Storica delle Nazioni”.<br />

La via, come la conosciamo oggi,<br />

nasce in due periodi diversi la prima<br />

parte è già presente nel pentagono<br />

Buontalenti la seconda, quella<br />

oltre il Ponte di San Giovanni<br />

Nepomuceno sacerdote e martire,<br />

si sviluppa alla fine del ‘600<br />

con il secondo accrescimento del<br />

quartiere della Venezia.<br />

Le madrine Signore Simona, Sabrina, Barbara


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia – pagina 5<br />

Via della Madonna si caratterizza principalmente per la<br />

presenza di tre chiese: La Chiesa della Madonna, la<br />

Chiesa di San Gregorio Illuminatore e la Chiesa della<br />

Santissima Annunziata. La via prende il nome dalla<br />

Chiesa della Madonna, certamente la più importante, dove<br />

alle pareti della navata centrale troviamo esposte le bandiere<br />

di quattro delle comunità straniere cattoliche presenti<br />

in città con gli altari dei loro Santi Patroni (la Nazione<br />

corsa, olandese, portoghese, francese).<br />

Proprio accanto c’è la Chiesa della Santissima Annunziata<br />

che fu costruita per iniziativa della comunità greca su progetto<br />

di Alessandro Pieroni nei primi anni del Seicento. I<br />

greci, prevalentemente uomini di mare imbarcati sulle navi<br />

della flotta granducale, chiesero ed ottennero<br />

l’autorizzazione alla costruzione del loro luogo di culto che<br />

venne inaugurato il 23 marzo del 1606 e il primo tratto della<br />

strada (dalle attuali Via Grande a Via delle Galere) si<br />

chiamò proprio VIA DEI GRECI.<br />

Circa un secolo dopo anche gli armeni, abili commercianti,<br />

ottennero l’autorizzazione alla costruzione della loro chiesa<br />

nazionale che dedicarono a San Gregorio Illuminatore.<br />

Progettata dall’architetto granducale Giovan Battista Foggini<br />

fu inaugurata nel 1714.<br />

La nostra associazione è composta da un gruppo di livornesi<br />

che dedicano parte del loro tempo libero allo studio<br />

della storia, della cultura, delle tradizioni della nostra città<br />

e questa iniziativa è il nostro<br />

contributo al progetto Livorno<br />

Città Storica delle Nazioni.<br />

Un progetto che nasce da<br />

una idea del dott. Paolo Castignoli,<br />

uno dei più grandi<br />

uomini di cultura della nostra<br />

città degli ultimi cinquant’anni,<br />

e che, al di là del valore storico,<br />

certamente potrebbe dare<br />

un importante aiuto al rilancio<br />

anche economico della nostra<br />

città.<br />

sopra: un momento della posa in opera della ceramica effettuata<br />

dal capomastro Alessio Sforza<br />

sotto: la madrina, sig.ra Gabriella scopre la ceramica<br />

Rassegna stampa La Nazione:<br />

Special Thanks Il nostro grazie:<br />

all’Amministrazione della nostra<br />

città, Assessore alla cultura<br />

dott. S. Fasulo<br />

all’ufficio Toponomastica<br />

all’Archivio di Stato<br />

al prof. G. Panessa<br />

all’Impresa Tavani<br />

a Officine Macchi<br />

al geom. P. Manca<br />

alla sig.ra C. Sturmann<br />

a Pietro Mascagni<br />

alI’Ass. G. Caproni, sig. Cara<br />

a Simona, Sabrina, Barbara<br />

a Daniele<br />

a Riccardo<br />

a Gabriella<br />

a TelegranducatoTV<br />

(il video è su YouTube)<br />

a La Nazione<br />

...e ultimi ma non ultimi<br />

Alessio e Carlo di AtStudio


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia – pagina 6<br />

La crisi entro cui ormai da anni si dibatte Livorno<br />

non appare solo economica e sociale ma complessiva,<br />

al punto da poterla definire antropologica.<br />

Non che le altre città, della Toscana ad esempio,<br />

sembrano scoppiare di salute, ma i dati sulla disoccupazione,<br />

il Pil prodotto, la dinamica demografica etc.<br />

sono per Livorno impietosi addirittura in termini relativi.<br />

Ovviamente anche la produzione culturale cittadina,<br />

con tutte le eccezioni che confermano la regola,<br />

soffre l’incapacità di rinnovarsi e accompagnare<br />

la nuova stagione del rilancio, che tarda a prospettarsi.<br />

Ciò appare evidente anche in un settore che può<br />

apparire “periferico” come la storiografia cittadina,<br />

che invece ha sempre avuto il compito fondamentale<br />

di tracciare il percorso passato per dare una coscienza<br />

al progetto futuro. In tal senso l’Archivio di Stato<br />

di Livorno è da tempo impegnato a dare una rilettura<br />

storica alle vicende novecentesche, in particolare<br />

quelle urbanistiche. Abbastanza in solitudine, con<br />

eccezioni come questo periodico, anche perché la<br />

storia non è esattamente una materia che, a livello<br />

generale, è particolarmente sostenuta da una società<br />

che, appunto, non pare avere coscienza di sé. Eppure,<br />

io credo, le due mostre La Banca d’Italia a Livorno:<br />

suggestioni di un sito. La piazza Civica e i suoi palazzi<br />

del 2012 e Fronte del porto. Il razionalismo in<br />

Darsena del 2014 discendono da una rilettura della<br />

storia urbanistica livornese decisamente nuova.<br />

Non perché si sostiene chissà quali elucubrate<br />

interpretazioni, ma perché presenta una storia depurata<br />

da schemi interpretativi del Novecento che hanno<br />

fatto il loro tempo, e non servono ormai più per il<br />

futuro della città.<br />

Così oggi possiamo dire che il centro di Livorno<br />

è quello fondamentalmente progettato, quando<br />

non disegnato in certe parti, da Marcello Piacentini,<br />

il più importante architetto italiano della prima metà<br />

del Novecento nonché, per quanto durò, architetto<br />

del Regime, e che per questo cancellato, non solo a<br />

Livorno ma finanche dai manuali di architettura del<br />

dopoguerra. Questi manuali hanno però fatto il loro<br />

tempo: chi scrive non è un particolare cultore della<br />

materia, ma resta interdetto pensando che il maìtre a<br />

penser della storia urbanistica livornese resta<br />

tutt’oggi Lando Bortolotti e la sua, peraltro all’epoca<br />

magistrale, Storia urbanistica di Livorno. Dal 1748<br />

al 1958, un volume edito nel 1975 con idee maturate<br />

negli anni ’50-’60.<br />

Eppure altrove le storiografie di quarant’anni<br />

fa sono state tutte superate, se non ribaltate. Ciò che<br />

conferma il ritardo della cultura (e della società) livornese,<br />

che ha sì prodotto ulteriori opere con altri<br />

autori, ma sulla falsariga dell’impostazione bortolottiana.<br />

Con risultati discutibili perché, ignorando Piacentini,<br />

ha presentato i piani degli Architetti e degli<br />

Ingegneri e quello della Ricostruzione del 1945,


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia – pagina 7<br />

mura abbattute, anch’essi previsti da Piacentini e<br />

progettati dagli importanti architetti della “scuola<br />

fiorentina” (Salghetti Drioli, Gori, etc.). Questo, e<br />

altro ancora, rende veramente Livorno un unicum<br />

urbanistico a livello di città toscane, una “città del<br />

razionalismo” ben più di altre città italiane, che si<br />

sono appropriate del titolo pur avendo molto meno<br />

di Livorno. Un razionalismo “di integrale ricostruzione”<br />

(del centro), fra l’altro colto e apprezzato<br />

più dai turisti che si aggirano per la città, che non<br />

da molti concittadini, che stancamente ripetono la<br />

vulgata del “a Livorno non c’è niente” solo perché<br />

non sono stati abituati a vedere.<br />

commentandone differenze che sembravano vignette<br />

da “aguzza la vista” della “Settimana enigmistica”,<br />

senza ammettere che erano simili perché tutti e<br />

solo varianti del piano dell’architetto romano del<br />

1941, a sua volta frutto della legge di Risanamento<br />

del 1935.<br />

Con ciò implicitamente negando la dimensione<br />

dell’operazione e gli<br />

indubbi pregi, non solo del<br />

piano urbanistico, ma anche<br />

della realizzazione postbellica.<br />

Non a caso nelle<br />

due mostre si sono rilevati<br />

aspetti di rilievo: “piccola<br />

Eur” si è definito il centro<br />

del Pentagono livornese,<br />

da Piacentini in parte ridisegnato<br />

prima di quello<br />

dell’EUR, i bianchi palazzi<br />

del centro progettati dai<br />

migliori architetti<br />

dell’epoca (Venturi, Vagnetti),<br />

rinchiusi sul fronte<br />

della Darsena dai rossi palazzi<br />

che sostituirono le<br />

Una volta ristabilita quindi la storia (la coscienza),<br />

vi è da sperare che l’intelligenza degli<br />

amministratori della città sappia dare adeguata valorizzazione<br />

(il progetto).<br />

Massimo Sanacore<br />

direttore Archivio di Stato di Livorno<br />

Roma, la foto aerea mostra il pentagono del quartiere dell’EUR


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In teatro – pagina 8<br />

di Lido Muratori<br />

Con la pubblicazione del cartellone della prossima stagione,<br />

il Teatro Goldoni finalmente ha dimostrato di a-<br />

vere le potenzialità organizzative e di collocarsi quindi<br />

in una posizione non inferiore a tutti gli altri teatri.<br />

Bisogna riconoscere che<br />

nel complesso è un programma<br />

più consistente e<br />

più vario degli anni passati. Un cartellone che è<br />

in grado di soddisfare le aspettative dei più svariati<br />

appassionati.<br />

Si deve convenire però che la vera sorpresa è<br />

stata la programmazione di un’opera nuova per<br />

Livorno, e che opera!<br />

Si tratta di quel Simon Boccanegra che tanto impegno<br />

e tanta fatica è costato al suo autore Giuseppe<br />

Verdi.<br />

Una breve riflessione sul cammino musicale intrapreso<br />

dal Verdi dopo il clamoroso fiasco della<br />

prima versione del Simon Bocca Negra alla Fenice<br />

di Venezia il 12 marzo 1857.<br />

Il Piave aveva tratto il soggetto per il suo libretto<br />

da un dramma di Garcia Gutierrez, lo stesso autore<br />

del precedente Trovatore.<br />

L’opera che ne era derivata era un po’ il classico<br />

melodramma italiano ambientato nella Genova<br />

del ‘300, dove i personaggi principali si amano,<br />

si combattono tra odi e vendette.<br />

Ma Verdi aveva già intrapreso quel processo di<br />

maturazione anche prima di quel poderoso lavoro<br />

del Don Carlo.<br />

Il Verdi era convinto che alcuni personaggi del<br />

primo Simone facevano già parte di quella innovazione<br />

che ora sentiva di affrontare.<br />

E’ certo che quando il Verdi si decise anche su<br />

suggerimento del Ricordi di rimettere mano a<br />

questo sfortunato lavoro, erano passati molti anni<br />

e tanta musica nuova era stata composta. Primo<br />

fra tutti il Wagner, con il suo Tristano e Isotta<br />

del 1859 ma anche il Verdi aveva composto o-<br />

pere nuove come il Rigoletto, la Traviata e il Trovatore,<br />

quindi è logico che leggesse questo<br />

dramma in maniera più appropriata alla sua crescita<br />

culturale. Il Simone non ha le caratteristiche<br />

di altre opere di Verdi, qui non troviamo più<br />

le grandi melodie che abbiamo ascoltate nelle<br />

tre opere citate che anche ad un ascolto superficiale<br />

possano suscitare l’entusiasmo. Il Simone<br />

è un’altra cosa; Verdi scava nell’animo umano<br />

come e forse più di come farà con il Don Carlo. I<br />

conflitti maturano nella psicologia dei due protagonisti<br />

e sta a noi ascoltatori saperli cogliere, ma<br />

il pubblico di quel 12 marzo 1857 non era ancora<br />

in grado di capirlo.<br />

Simone era un personaggio pubblico, un personaggio<br />

di potere e la solitudine dell’uomo potente<br />

è già delineata.<br />

Libretto della prima edizione dell’Opera SIMON BACCA-<br />

NEGRA


IL PENTAGONO<br />

Panorama dell Teatro Goldoni dal boccascena<br />

Simone, una volta eletto Doge, lui un oscuro pirata<br />

che ha sempre vissuto sul mare e combattuto per la<br />

repubblica può aspirare alle nozze con la donna della<br />

sua vita quella Maria Fieschi, una nobile dalla quale<br />

ha avuto una figlia. Ma proprio in quei giorni Maria<br />

muore e la figlia viene rapita. La ritroveremo in seguito<br />

molti anni dopo con un altro nome e innamorata di<br />

Gabriele Adorno, un nemico giurato della politica del<br />

padre.<br />

La trama è alquanto contorta e difficilmente viene capita.<br />

Ecco perché ho detto che questa storia non può<br />

suscitare un entusiasmo immediato come altre opere.<br />

C’è si questa storia d’amore, ma è una storia che nasce<br />

e si sviluppa all’interno di intrighi e complicati conflitti<br />

politici e si realizzerà solo dopo che Simone avrà<br />

pagato con la vita la sua sete di giustizia e di libertà.<br />

La revisione di Verdi tende soprattutto ad approfondire<br />

e a scavare in quelle che sono le psicologie individuali<br />

dei personaggi. Il recitativo prevale sulla melodia come<br />

se il Verdi intuisse già quello che sarebbe stato il<br />

melodramma novecentesco. I dialoghi che Verdi riesce<br />

a costruire tra Fiesco e Simone sono di una profondità<br />

impressionante. I due uomini, avversari da tutta<br />

una vita riescono ad incontrarsi in una comune idea<br />

di giustizia. Il carattere di Simone, semplice, aperto a<br />

qualsiasi forma di dialogo si trova sempre ad affrontare<br />

incomprensioni e tradimenti. La sua visione del<br />

mondo è decisamente politica ma non circoscritta alla<br />

sua città, Genova, ma ad un mondo unificato ad un<br />

bene comune, un ideale che sappiamo non verrà mai<br />

raggiunto per il tradimento di persone molto vicine a<br />

chi coltiva questi ideali. Il Verdi lo sa bene quando in<br />

quella formidabile scena nella quale Simone unisce in<br />

una sola raccomandazione di unità nazionale “Plebe,<br />

patrizi, popolo dalla feroce storia…”<br />

In teatro – pagina 9<br />

Verdi quando si accinse a rimettere<br />

mano alla partitura del 1857 fu colto<br />

da vari dubbi. Varrà la pena, si chiese,<br />

faticare tanto per aggiustare un’opera<br />

che al suo apparire non ha entusiasmato<br />

nessuno?<br />

Il 3 dicembre 1880 in una lettera a<br />

Giulio Ricordi esprime il suo dubbio<br />

ma chiarisce alcuni dubbi “L’opera è<br />

rischiosa per sé stessa, ma con due<br />

buoni attori per le parti di Simone e<br />

Fiesco e due buone voci per Amelia e<br />

Adorno l’opera potrà camminare sennò,<br />

no!!!”<br />

La lungimiranza e la costanza di Verdi<br />

è stata ricompensata quando il nuovo<br />

Simone con il libretto aggiustato da<br />

Arrigo Boito coglie un meritato successo<br />

alla Scala il 24 marzo 1881.<br />

Sotto: Il Maestro Giuseppe Verdi con Arrigo<br />

Boito nel giardino di Villa Sant’Agata


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In teatro – pagina 10<br />

Si è spento improvvisamente Mirco Pacini<br />

Capo Macchinista del Teatro Goldoni<br />

Livorno. Si è spento improvvisamente stretto tra l’abbraccio dei suo cari, Mirco Pacini, Capo Macchinista<br />

del Teatro Goldoni, da 24 anni figura imprescindibile e di riferimento per tutto ciò che muoveva ed animava<br />

il palcoscenico del Teatro di tradizione livornese.<br />

Lo ricordano con grandissimo affetto e riconoscenza tutti i colleghi del Goldoni, così come degli altri Teatri<br />

della Toscana, Verdi di Pisa, Giglio di Lucca e Puccini di Torre del Lago, che ieri hanno partecipato<br />

al suo funerale insieme ad artisti, musicisti ed attori, che hanno avuto il piacere di conoscerlo e di lavorare<br />

insieme a lui.<br />

Sempre gioviale, aveva affrontato con il suo consueto spirito, aperto e<br />

propositivo, la malattia che l’aveva colpito circa un anno fa, tornando<br />

poi subito al lavoro dove è rimasto fino all’ultimo con la generosità di<br />

sempre.<br />

Mirco lo spettacolo l’aveva nel sangue: oltre ad essere un grande tecnico<br />

professionista del palcoscenico, fin da ragazzo aveva coltivato la<br />

sua passione, le percussioni e la batteria, divenendo presto protagonista<br />

sulle scene musicali livornesi con numerose band.<br />

Al figlio Stefano, la compagna Cinzia, il Teatro Goldoni rinnova le<br />

più sentite e partecipate condoglianze insieme al ricordo di un amico<br />

sincero, leale ed onesto nella vita come sul lavoro; una bella persona<br />

che non potremo mai dimenticare. Ciao Mirco.<br />

Teatro Goldoni di Livorno<br />

Camposanto della Misericordia di Livorno<br />

Tomba di PIETRO MASCAGNI<br />

Su YouTube il nostro video, un omaggio al<br />

grande compositore livornese<br />

https://<br />

www.youtube.com/watch?v=wbvjelxqdpc


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In musica – pagina 11<br />

di Pietro Mascagni<br />

Il 7 dicembre 1863 nasceva Pietro<br />

Mascagni e il Teatro Goldoni, e quindi<br />

Livorno sua città natale, lo ricorda il<br />

giorno 11 dicembre ripresentando nel<br />

cartellone della stagione lirica – cartellone<br />

che quest’anno appare più<br />

ricco – la sua opera più famosa:<br />

“Cavalleria Rusticana”.<br />

Scorrendo poi le programmazioni dei<br />

vari teatri italiani e stranieri, non solo<br />

europei, ci accorgeremmo che alcune opere di Mascagni<br />

– con prevalenza per Cavalleria – sono inserite<br />

nelle loro stagioni liriche a testimonianza del riconoscimento<br />

del valore artistico e musicale e della considerazione<br />

per il Compositore livornese. E non a caso a Piacenza,<br />

direttore il prestigioso Maestro Donato Renzetti<br />

con la regia dell’altrettanto famoso baritono Maestro<br />

Leo Nucci, “L’Amico Fritz” ha inaugurato la stagione<br />

della Fondazione Teatri di quella città, la stessa opera<br />

che verrà riproposta nel 2016 al Teatro La Fenice di<br />

Venezia e successivamente alla Opera National di<br />

Strasburgo.<br />

Intanto a Wexford (Irlanda), al Opera Festival di quella<br />

città, verrà presentato “Guglielmo Ratcliff”, la cui prima<br />

avvenne al Teatro alla Scala il 16 febbraio 1895, cinque<br />

anni dopo il travolgente successo di Cavalleria,<br />

anche se Mascagni aveva cominciato a scriverla addirittura<br />

nove anni prima, quando<br />

era ancora studente al<br />

Regio Conservatorio di Milano,<br />

e quindi con la passione<br />

e le speranze giovanili ancora<br />

intatte di un ventiduenne.<br />

In una lettera scritta in età<br />

matura il Compositore affermò<br />

che “… (il Ratcliff) è stata<br />

sempre la mia grande passione…”,<br />

e in effetti possiamo<br />

dire che, davvero, lo è sempre<br />

stata.<br />

Pietro Mascagni fu un compositore<br />

“vulcanico”, come lo<br />

ha definito il critico Giovanni<br />

Gavazzeni (nipote del Maestro<br />

Gianandrea Gavazzeni,<br />

mascagnano per eccellenza)<br />

che passò, usando sempre le<br />

parole del Gavazzeni “…<br />

dall’idilio (L’Amico Fritz)<br />

all’oriente liberty e sadico<br />

(Iris), dalla commedia<br />

dell’arte (Le maschere)<br />

all’estenuante erotismo<br />

(Parisina), al dramma sentimentale<br />

(Lodoletta) al quadro<br />

storico e violento (Il piccolo<br />

Marat)…”. E proprio<br />

Romano Morando: “Mascagni” disegno su carta 22x23cm<br />

quest’ultima opera è stata definita un “capolavoro assoluto”<br />

da Paolo Isotta (un amico storcerà la bocca) il<br />

famoso critico musicale del “Corriere della Sera”.<br />

Pietro Mascagni non si limitò a comporre opere liriche,<br />

ma già da giovanissimo si cimentò anche con la musica<br />

sacra (o genere religioso come qualcuno la definisce).<br />

Nel 1882 per esempio, a soli diciannove anni,<br />

mise in musica la shilleriana “Ode alla Gioia” in occasione,<br />

forse, della fondazione della Società per la Cremazione.<br />

Nel 1888 compose la “Messa di Gloria in Fa<br />

maggiore” che più tardi, il 31 maggio 1891, diresse<br />

davanti al Duomo di Orvieto alla presenza di seimila<br />

spettatori, per celebrare le solenni manifestazioni in<br />

occasione del sesto centenario dalla sua costruzione ,<br />

insistentemente invitato dal presidente del comitato<br />

celebrativo. Dopo le diverse esecuzioni livornesi, dopo<br />

il curatissimo cd della “Messa” diretta dal Maestro Flavio<br />

Colusso, e dopo le tante trasmissioni radio e televisive<br />

(RAI e SKY), ora la “Messa di Gloria in Fa maggiore”<br />

è in cartellone tra i concerti della Opéra Royal<br />

de Wallonie di Liegi e sarà diretta dal Maestro Claudio<br />

Scimone con “I Solisti Veneti”.<br />

Durante la conferenza stampa di presentazione<br />

dell’avvenimento, il Maestro Scimone ha rilasciato una<br />

lunga e interessante intervista nella quale ha affermato:<br />

“Dirigere la Messa di Gloria di Mascagni è ogni volta<br />

per me fonte di felicità straordinaria. La considero<br />

un mirabile capolavoro, pur<br />

nella sua semplicità spesso<br />

profondamente intima della<br />

sua scrittura, soprattutto per<br />

la bellezza, l’originalità e la<br />

ricchezza dell’invenzione melodica<br />

– riconoscibile come<br />

propria dell’Autore – che conferisce<br />

una luce e una comunicativa<br />

straordinaria al misticismo<br />

del testo… vi sono pagine<br />

profondamente commoventi<br />

di intensa qualità e-<br />

spressiva… le arie dei due<br />

solisti… il timbro del coro a<br />

cui è affidata la melodia della<br />

parte corale… insomma, la<br />

Messa vive e si sviluppa in un<br />

aura altamente poetica…”.<br />

Non credo che si possano<br />

trovare espressioni migliori<br />

per definire la grandezza di un<br />

Compositore al quale, come<br />

affermò un grande Direttore<br />

d’orchestra scomparso sul<br />

finire degli anni ottanta, occorre<br />

accostarsi con umiltà e<br />

consapevolezza della sua arte<br />

eccelsa.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In archivio – pagina 12<br />

L' 11 ottobre 2015, Biblioteche e Archivi<br />

hanno aperto al pubblico per una giornata<br />

dedicata a conoscere i luoghi storici della<br />

memoria ed il patrimonio in essi contenuto:<br />

ogni anno un appuntamento che si rinnova<br />

per scoprire il sapere fatto di libri,<br />

documenti, fotografie, stampe, disegni.<br />

Tante le iniziative che, distribuite in tutta la<br />

Penisola, hanno accolto studiosi e cittadini,<br />

adulti e bambini alla ricerca di fonti dirette.<br />

In collegamento con il tema dell'Expo<br />

2015, la mostra di riproduzioni documentarie<br />

espone una serie di pezzi d'archivio,<br />

integrati con più recenti fotografie, che<br />

illustrano i due principali luoghi della città<br />

di Livorno dove avvenivano gli acquisti per<br />

il consumo. Si tratta del mercato delle erbe<br />

o comunque delle cose di terra come<br />

le carni, visto che, ben separata in una<br />

città di mare, vi era anche la pescheria.<br />

Intorno ai luoghi, le immagini delle molteplici<br />

attività che davano vita ai mercati: dal<br />

trasporto dalle campagne circostanti,<br />

all'attività del pubblico ammazzatoio degli<br />

animali vivi e a quella della pesca. Non si<br />

tralasciano le immagini delle antiche privative<br />

e dei locali oggetto di somministrazione,<br />

a partire da ex voto del XIX secolo<br />

nonché attinenti ad alcune problematiche<br />

relative alla vendita, come il controllo dei<br />

pesi e misure dei commercianti e dell'igiene<br />

delle merci. Una descrizione del mercato<br />

delle erbe alla metà dell'Ottocento<br />

intende far vedere i colori e sentire gli o-<br />

dori di quello che era un quotidiano cittadino.<br />

Pianta di P.zza delle Erbe, oggi p.zza Cavallotti


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In poesia– pagina 13<br />

Ha preso il via la seconda edizione del<br />

Premio GIORGIO CAPRONI<br />

Ancora una volta e ad opera del Centro<br />

culturale Giorgio Caproni, il nome del grande<br />

Poeta livornese risuonerà in ogni angolo<br />

del nostro paese e anche all’estero. E’<br />

stata infatti bandita la seconda edizione del<br />

premio nazionale di Poesia dedicato ad o-<br />

norare il poeta. Questa edizione, oltre a<br />

chiamare a raccolta le migliaia degli appassionati<br />

di questa nobile arte con testi inediti,<br />

è stata estesa anche alle opere edite stampate<br />

da due anni a questa parte. Questa<br />

sarà la base di partenza per creare a Livorno<br />

un premio letterario veramente importante,<br />

cosa di cui si sente la mancanza. E’<br />

un ulteriore anello che mancava alle opere<br />

del Centro Culturale Giorgio Caproni. Ora<br />

manca solo da realizzare un monumento<br />

che ricordi a tutti un grande figlio di Livorno. E’ un<br />

progetto che richiede l’aiuto di tutta la città, istituzioni<br />

comprese. In questi che ormai sono quasi tredici<br />

anni di attività il centro culturale, raro esempio di<br />

associazione culturale nata con l’intento di diffondere<br />

l’amore per la<br />

poesia oltre che<br />

per il poeta di<br />

cui ha assunto il<br />

nome, anche<br />

se mai ha voluto<br />

escludere altre<br />

forme di espressione<br />

artistica e<br />

ciò nonostante<br />

lo scetticismo di<br />

cui all’inizio venne<br />

circondato,<br />

ha ottenuto lusinghieri<br />

risultati..<br />

Fino ad allora<br />

il nome del<br />

poeta e la cultura poetica circolava solo in<br />

ambienti culturali ben delimitati anche se<br />

la attribuzione della “Livornina” aveva suscitato<br />

un certo interesse. Ora quasi ogni<br />

giorno, anche a livello nazionale e più<br />

vasto, il nome di “Giorgio” viene sussurrato<br />

anche da quella parte della popolazione<br />

refrattaria alle manifestazioni artistiche e<br />

questo può anche essere, magari in piccola<br />

parte, merito che il Centro, pensa di potersi<br />

attribuire. Il bando, come sopra detto<br />

prevede la partecipazione di tutti i poeti<br />

sia in lingua che in vernacolo e il termine per la consegna<br />

dei testi è fissato al 28 febbraio 2016 mentre<br />

la premiazione e’ fissata per il 30 aprile 2016<br />

nell’Auditorium del Museo di Storia naturale del Mediterraneo<br />

di Livorno. Il bando e’ in<br />

distribuzione presso il museo ogni<br />

venerdi’e presso il “punto Ufficio” in<br />

Via Roma 3/b a Livorno. E’ inoltre<br />

pubblicato su facebook e su altri mezzi<br />

di informazione- Il centro e’ telefonicamente<br />

a disposizione per informazioni<br />

al telefono 3493922924.<br />

Passerella di poesie all’Ippodromo Caprilli<br />

a sinistra G. Cara, Alessandra Mancini<br />

sotto i poeti del Centro Studi<br />

G. Caproni


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In libreria – pagina 14<br />

E’ uscito in queste settimane per le Edizioni Il Foglio, il<br />

terzo romanzo dello scrittore livornese David Marsili,<br />

"Stagioni chimiche”.<br />

Il romanzo segna un cambio di rotta nella produzione<br />

dell'autore, che in questa occasione lascia la narrativa di genere<br />

dei romanzi precedenti e dei racconti pubblicati con il<br />

gruppo QWERTY e con vari editori, per raccontare una storia<br />

famigliare, con uno stile curato ma asciutto che strizza l'occhio<br />

al genere post-moderno americano.<br />

"Stagioni chimiche" racconta la storia di Nico, un bambino<br />

della Seveso del '76, cresciuto nel segno della diossina; la<br />

storia della sua ribellione adolescenziale e della sua personale<br />

resurrezione. È la storia di Sergej, il ragazzo di Prypiat che<br />

torna nelle terre contaminate dalle radiazioni provocate<br />

dall'incidente di Chernobyl, insieme al leggendario popolo<br />

dei Samosely. Ed è la storia di Matteo e Teresa, delle loro<br />

fughe e dei loro vuoti, e della disperata ricerca di un senso di<br />

appartenenza.<br />

Qual è stata l'idea per la produzione di questo romanzo?<br />

Ci sono tre idee principali. La prima viene dal mio precedente<br />

lavoro. Per anni mi sono occupato di ambiente e sicurezza,<br />

e a un certo punto mi è venuta la curiosità di approfondire<br />

l'incidente di Seveso del '76, e cosa fosse veramente successo<br />

in quella zona della Brianza. Nello stesso periodo, mi<br />

capitò tra le mani un bellissimo dossier del super tecnico ambientale<br />

Paolo Rabitti su quell'evento. Rabitti descriveva in<br />

modo dettagliato le possibili cause dell’incidente, e avanzava<br />

interessanti e inquietanti tesi sullo smaltimento delle diossine<br />

e dei terreni contaminati. Inoltre apriva a ipotesi sulla possibile<br />

produzione di diossina per la fabbricazione di Napalm<br />

durante la guerra del Vietnam. Tutti ingredienti ideali per<br />

mettere su un romanzo che avesse diversi piani narrativi. Ma<br />

la folgorazione venne a una mostra di un mio amico pittore,<br />

Riccardo Ruberti. Riccardo ha fatto dei bellissimi lavori sul<br />

popolo dei Samosely, i coloni che vivono nella Zona di esclusione<br />

contaminata dalle radiazioni ci Chernobyl. Una grande<br />

storia di resistenza e di senso di appartenenza che il pittore ha<br />

saputo cogliere con grande stile. Quando vidi il bambino con<br />

il giocattolo in mano sullo sfondo del paesaggio psichico del<br />

playground di Prypiat, capii che quello sarebbe stato il mio<br />

personaggio. Così è nato Nico, protagonista del romanzo e<br />

del racconto spin-off "I am the resurrection", uscito nel 2013<br />

per la collana Demian curata da Naspini e Federico Guerri<br />

(autore e amico che quest’anno è stato candidato al premio<br />

Strega).<br />

E’ un romanzo dal messaggio ambientalista o piuttosto<br />

una riflessione sul dolore?<br />

Generalmente nei miei testi non voglio dare messaggi<br />

assoluti, altisonanti. Lo sfondo è quello di due grandi tragedie<br />

dell'era post-moderna, ma la storia è quella di persone normali,<br />

delle loro reazioni al cambiamento. Il tema principale è<br />

quello della continua ricerca di una personale resurrezione<br />

(Nico e Sergej); dell'incapacità di riempire i propri vuoti e di<br />

compiere una vera scelta (Teresa e Matteo). Di assoluto c'è<br />

solo il verde, l'esplosione biochimica della clorofilla, che<br />

vuole riprendersi il posto occupato dal cemento e dalle contaminazioni.essaggio<br />

ambientalista o piuttosto una riflessione<br />

sul dolore?re su un romanzo che avesse diversi piani narrati.<br />

A che punto della tua carriera di autore si inserisce<br />

questo lavoro?<br />

Ho dedicato molto tempo alla cura di questo romanzo, che<br />

secondo i primi lettori è di gran lunga il migliore tra i miei.<br />

E’ stato un percorso interessante, pieno di sorprese. Ho iniziato<br />

qualche anno fa a scrivere racconti brevi. Poi è arrivato<br />

il primo romanzo breve “Viscere”, che mi ha permesso di<br />

entrare in un giro di piccola/media editoria e di conoscere<br />

persone fantastiche come Gordiano Lupi (il mio editore principale),<br />

Sacha Naspini (autore ormai di fama nazionale, con<br />

cui condivido sentimenti di amicizia e stima reciproca) e molti<br />

altri. Contemporaneamente ho iniziato a frequentare il laboratorio<br />

di scrittura Qwerty, capitanato da Raffaele Palombo.<br />

Con loro abbiamo pubblicato molti racconti per l’editore Erasmo,<br />

grazie all’indimenticato Franco Ferrucci.<br />

Poi è arrivato il resto, altri racconti per vari editori e i successivi<br />

romanzi.<br />

L’avventura continua.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In libreria – pagina 15<br />

Acque sporche: 13 storie fuori controllo nella provincia toscana<br />

Nicola, come hai iniziato a scrivere?<br />

Tanti anni fa scrivevo racconti di fantascienza. I miei eroi erano<br />

Isaac Asimov, Paul Anderson e Clifford Simak. Ho pubblicato alcune<br />

cose su SFERE che era una rivista del settore. Sono tornato a<br />

scrivere da poco più di due anni frequentando QWERTY, un laboratorio<br />

di scrittura e, poco per volta, mi è tornata la voglia di riprendere<br />

in mano le mie storie, allargandole a tematiche diverse da<br />

quelle strettamente fantascientifiche.<br />

Da dove è nata l'idea di questa raccolta?<br />

Prende vita da un progetto editoriale discusso con Gordiano Lupi<br />

che è il direttore editoriale de Il Foglio di Piombino. Trovo che<br />

spesso le periferie del mondo si assomiglino. La vita scorre al centro<br />

del fiume e lascia delle zone ferme vicino alle rive. Dove l'acqua<br />

ristagna e si accumula la sporcizia. A me interessavano proprio<br />

queste acque sporche. Raccontare le piccole storie nelle cittadine,<br />

magari nei paesi che nessuno ha mai sentito nominare, dove maturano<br />

le condizioni per i peggiori delitti, i più efferati. A questi delitti,<br />

a queste situazioni limite, che a volte sentiamo raccontare dai<br />

telegiornali, ho aggiunto un colore fantastico o surreale.<br />

Tutte queste storie si svolgono nella nostra regione.<br />

I racconti sono ambientati in toscana sia per una precisa scelta editoriale<br />

sia perché il nostro luogo non è altrove e quindi non c'era il<br />

motivo di spostare l'ambientazione in qualche posto esotico o lontano.<br />

C'è un filo conduttore tra questi 13 racconti?<br />

Questa raccolta è uno slipstream, cioè tocca diversi generi letterari come il racconto horror, quello fantastico o surreale. I personaggi<br />

delle 13 storie hanno in comune il vivere da estranei nella loro vita e spesso viverla da soli, vedersela scorrere a lato senza<br />

capirla. Spesso i protagonisti vivono gli avvenimenti che li riguardano come se fossero in un sogno, senza distinguere tra realtà e<br />

immaginazione e quindi hanno un certo grado di inconsapevolezza della loro condizione. Direi che se va cercato un filo conduttore<br />

della raccolta è nella loro condizione di solitudine e un altro è lo sguardo ironico che spesso, non sempre, permea anche i racconti<br />

più cupi.<br />

Tante persone abbandonate a sé stesse?<br />

È il tema della filosofia dell'assurdo (la citazione iniziale di Camus<br />

non è casuale). L'essere stranieri nella propria vita, come dei prigionieri<br />

incapaci di controllare le proprie scelte. Solo che Camus suggeriva<br />

come cura a questa estraneità la solidarietà umana, mentre in questo<br />

caso i protagonisti sono soli e non possono materialmente utilizzare<br />

questa solidarietà. L'elemento fantastico oppure irrazionale è quello<br />

che consente loro di prendere coscienza di questa loro estraneità e questa<br />

coscienza li spinge a reagire, a fare qualcosa.<br />

Hai altri progetti letterari dopo Acque sporche?<br />

A parte un paio di romanzi, sto scrivendo il seguito di Acque sporche.<br />

Le nuove storie saranno tutte ambientate in un'America molto<br />

simile alle periferie di questa prima raccolta. La prossima uscita sarà<br />

Sex-grindhouse (a cura di Simone Giusti), una raccolta di racconti pulp<br />

ed erotici che verrà presentata durante il Pisa Book Festival.<br />

in alto: gli autori durante la presentazione dei loro<br />

volumi, il 7 agosto, all’Ippodromo Caprilli di Livorno


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In provincia – pagina 16


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In mostra – pagina 17<br />

10 Ottobre - 28 Novembre 2015 - Sandro De Alexandris<br />

di Gianni Schiavon<br />

e l'infinito delle odierne "Soglie" e "Stanze".<br />

Info: galerie21livorno.com<br />

Con la personale dedicata all'artista torinese<br />

Sandro De Alexandris, la Galerie 21<br />

inaugura la stagione 2015/2016 riaprendo<br />

quel percorso che aveva omaggiato alcuni<br />

tra i principali nomi dell'arte italiana degli<br />

anni Settanta quali Elio Marchegiani, Riccardo<br />

Guarneri e Salvatore Emblema. La<br />

mostra ripercorre l'intero cinquantennio di<br />

attività di De Alexandris attraverso un'accurata<br />

scelta di opere comprese fra il 1964<br />

e il 2015, dalle quali emergono la coerenza<br />

e la continuità di un intenso progetto, ma<br />

anche la sua evoluzione in una direzione di<br />

sempre più lirica sensibilità cromatica e<br />

spaziale: dalle ricerche sull'oggettualitá<br />

della superficie, ai volumi e le forme minimali,<br />

passando per i tesissimi cartoni Schoeller<br />

finemente quanto raffinatamente incisi<br />

con il bisturi, sino al dialogo con la pittura<br />

Nei mesi di settembre e ottobre i Granai di Villa Mimbelli hanno ospitato la mostra dal titolo<br />

“Eredità del novecento: Arte e Design nelle collezioni civiche di Livorno” che ha visto esposte le<br />

opere del “Premio Amedeo Modigliani”.<br />

Queste manifestazioni, che si tennero tra il 1955 e il 1967, portarono a Livorno importanti artisti<br />

nazionali che con le loro opere permisero di fotografare in maniera ampia e articolata la situazione<br />

artistica italiana alla metà degli anni Settanta.<br />

La mostra era divisa in due sezioni: quella dedicata al design nei locali della Fondazione e quella<br />

dedicata all'arte nei locali dei Granai di Villa Mimbellli.<br />

Abbiamo realizzato il video delle opere esposte Villa Mimbelli dove i quadri esposti raccontano la<br />

storia della prima sostanziosa campagna di acquisizioni dell’Amministrazione livornese. Il video è<br />

anche su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=AytU4_cOSEQ&feature=youtu.be


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In psicanalisi – pagina 18<br />

Massimo Della Giovampaola<br />

Nella Sala Ferretti della<br />

Fortezza Vecchia, mercoledì<br />

21 ottobre alle ore 17, Massimo<br />

Recalcati, davanti a una<br />

sala gremita, ha affrontato il<br />

tema: “La scuola come luogo<br />

di formazione di un’etica del<br />

desiderio e del bene comune”.<br />

Nella sua conferenza lo psicanalista<br />

milanese, invitato<br />

dall’Associazione Jonas, ha<br />

toccato diversi temi: dalla<br />

scuola (“luogo della prevenzione<br />

primaria contro la droga”)<br />

al tema del perdono (“si dimentica perché si perdona,<br />

non si perdona perché si dimentica”), dal rapporto<br />

padri-figli oggi, a quello tra Ulisse e Telemaco<br />

nell’Odissea, dall’eros come dimensione corporea,<br />

all’eros come desiderio di conoscenza (“il libro deve<br />

trasformarsi in un corpo da amare.”)<br />

Attraverso un eloquio fluido, ricco di immagini, e un linguaggio<br />

rigoroso, Recalcati è riuscito a connettere tra<br />

loro tutti questi temi in modo suggestivo e interessante.<br />

“Il bambino che diventa ragazzo entrando nella scuola<br />

media, si lascia alle spalle la famiglia per entrare nel<br />

mondo della cultura.”<br />

Il mondo dal quale apprendere, se vuole trovare un suo<br />

posto nella società, a connettere i desideri con la realtà,<br />

a confrontare le proprie capacità con quelle dei compagni.<br />

Soffermandosi sulla figura dell’insegnante ha detto che:<br />

“ogni volta ha il potere di far nascere quello che sa in<br />

modo nuovo, sorprendendo se stesso.<br />

Occorre perdere e ritrovare continuamente il filo del<br />

discorso se si vuole che l’allievo percepisca il sapere<br />

come vivente e non un sapere morto, nel quale l’allievo,<br />

al pari di un recipiente vuoto da riempire, è passivo.”<br />

Questo desiderio è ciò che più conta perché l’allievo<br />

percepisca l’aspetto dinamico della conoscenza: “la conoscenza<br />

è un processo che comporta dei rischi e dei<br />

salti quando si accetta di interrogare l’inesplicabile.<br />

Solo la parola viva, infatti, può essere persa. Allora<br />

l’insegnante fa sorgere nell’allievo il desiderio di sapere.<br />

Il risveglio è infatti, il primo compito dell’insegnante, e<br />

ciò accade nella misura in cui il testo antico da lui interpretato,<br />

diventa nuovo, e l’illeggibile si fa chiaro, senza<br />

che questo significhi illuminarlo completamente, in<br />

quanto il conoscere è inesauribile.<br />

Così facendo “viene messo in movimento il processo di<br />

conoscenza dell’allievo e l’illusione scolastica, quella<br />

che sia possibile sapere tutto, e il nostro sapere sia lo<br />

stesso di Dio, viene a cadere”<br />

C’è un dilemma che tuttavia sembra rimanere insoluto<br />

nel rapporto tra le generazioni: quello se l’allievo (il<br />

figlio) debba seguire le orme del Maestro (il padre) come<br />

fa l’allievo modello, o abbandonarle per ricercare se<br />

stesso.<br />

“Il vero Maestro - dice Recalcati- non nasconde i propri<br />

limiti. Egli ha confidenza con ciò che non sa, confidenza<br />

con la castrazione. (nell’accezione di Lacan).”<br />

Confessando il suo limite, il Maestro legittima il discepolo<br />

a scegliere liberamente.<br />

Recalcati mi sembra voglia dirci, che ognuno di noi è<br />

chiamato a conoscere con certezza: le sue fragilità, i<br />

suoi limiti, la sua “nevrosi”.<br />

E’ a partire da tale autocoscienza che sarà possibile per<br />

l’allievo una scelta vera, autentica che gli consenta, assumendo<br />

la responsabilità delle proprie scelte, di trasformare<br />

se stesso nella forma da lui desiderata.<br />

La maggior parte delle volte facciamo un uso del nostro<br />

talento in modo più accidentale che volontario.<br />

Prendere coscienza delle nostre qualità migliori significa<br />

acquisire la consapevolezza del necessario impegno<br />

per realizzarle<br />

Solo dal confronto serrato tra desiderio e consapevolezza<br />

dei propri limiti, si può fare del sapere un’esperienza<br />

esistenziale.<br />

Al termine dell’esposizione sono state numerose le domande<br />

alle quali Recalcati ha risposto, non mancando di<br />

fare riferimenti alle proprie vicende autobiografiche.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In libreria – pagina 19<br />

Nella cornice suggestiva dell’Ippodromo Caprilli, venerdì 28 agosto,<br />

Serena Mancini ha presentato il nuovo romanzo di Massimo Ghelardi:<br />

“L’ oro del Gobbo”.<br />

La presentazione è stata l’occasione per un’intervista a tutto campo<br />

all’autore, sia con riferimento agli eventi e ai personaggi del romanzo<br />

sia ai motivi ispiratori.<br />

Serena Mancini, che aveva già presentato in altre occasioni i precedenti<br />

romanzi di Ghelardi, “Il mercante armeno” e “Rivoluzione” ha<br />

messo in evidenza come ne “L’ oro del Gobbo” sia presente e fondamentale<br />

un mistero da risolvere : -<br />

È realtà o leggenda il furto di una cassa di lingotti della Banca d’Italia<br />

avvenuto nel 1944?<br />

Furono il Gobbo e la sua banda a impadronirsi dell’oro?<br />

Che fine ha fatto il tesoro?<br />

“L’ oro del Gobbo” di Massimo Ghelardi<br />

venerdì 28 agosto Parco dell’Ippodromo Caprilli<br />

A differenza dei precedenti romanzi che, pur narrando vicende avventurose, avevano un<br />

impianto essenzialmente storico, il nuovo romanzo si tinge di “ giallo”. Il dialogo – intervista<br />

tra Serena e l’ autore ha dato brio alla serata che si è conclusa con alcuni interventi e<br />

domande del pubblico presente a dimostrazione dell’ interesse suscitato dal romanzo e<br />

dalla formula della presentazione. Indubbiamente, a rendere piacevole la serata ha contribuito<br />

l’atmosfera del parco dell’ ippodromo e la cortese disponibilità del Ristorante...che<br />

ha messo a disposizione l’area e le sedute.<br />

sopra:: Serena Mancini e Massimo Ghelardi<br />

sotto: il pubblico presente c/o IPPODROMO CAPRILLI


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In città – pagina 20<br />

Giovanna Pagani<br />

Presidente Onoraria<br />

WILPF Italia - (Lega Internazionale<br />

Donne per la<br />

Pace e la Libertà)<br />

gioxblu24@alice.it<br />

Uno spettacolo di musica e poesia per vibrare all'unisono con la natura,<br />

un viaggio nel mondo dell'arte per scoprire la parte più sensibile di noi<br />

Così era annunciato l'evento<br />

che si è svolto a Livorno,<br />

Martedì 29 settembre presso<br />

la Libreria Belforte con<br />

pieno successo.<br />

Promotori: la WILPF Italia<br />

(Lega Internazionale Donne<br />

per la Pace e la Libertà)<br />

e la LIBRERIA BEL-<br />

FORTE, sulla scia di uno<br />

speciale evento astronomico:<br />

la SUPER LUNA<br />

ROSSA del 28 settembre<br />

e la sua ECLISSI TOTA-<br />

LE.<br />

La luna, "l' usignolo muto" (secondo la definizione<br />

di Max Ernest ) è stata musa ispiratrice di poeti e<br />

musicisti e l'evento ha voluto evidenziarlo in un' articolazione<br />

artistica multiculturale che ha spaziato<br />

nei secoli.<br />

Le armonie musicali donateci da Rossella Folino al<br />

pianoforte (Beethoven) e da Moises De Santi al<br />

violino (Procofiev) si sono intrecciate con serenate,<br />

canzoni e arie operistiche interpretate da tre splendide<br />

soprano, ognuna col suo personale stile interpretativo,<br />

molto apprezzato dal pubblico. Silvia<br />

Papadia ( Gluck, Mascagni, Bellini), Maria Domenica<br />

Rocco (Santa Lucia, Tu ca nun chiagne, Fox<br />

della Luna) e Junko Kitagawa (Ono Tadasuke, Bellini,<br />

Tosti).<br />

Claudio Fantozzi, la voce recitante, ci ha fatto apprezzare<br />

brani poetici di Tagore, Leopardi Shelley,<br />

Shakespeare, Lorca, Borghes Puskin, Mayakovskij,<br />

nonchè tre serie di Haiku, il fiore della poesia giapponese,<br />

che in 17 sillabe sa cogliere un battito della<br />

vita dell'universo.<br />

Il riconoscimento del pubblico ci riconferma che<br />

l'arte può realmente aiutarci a nutrire la parte miglioire<br />

di noi: l'empatia, attraverso l'apprezzamento<br />

del bello.Questo ci insegna Plotino: esiste una<br />

stretta correlazione tra estetica, etica e politica, naturalmente<br />

quella con la maiuscola, quella di cui<br />

oggi si sente una profonda e drammatica mancanza.<br />

La WILPF (Women’s International League for<br />

Peace and Freedom) è la più antica associazione<br />

di donne per la pace. Nasce il 28 aprile 1915 per<br />

volontà di una coraggiosa avanguardia di donne<br />

europee e statunitensi che si riunirono in congresso<br />

permanente in Olanda-l’Aia per opporsi all’inutile<br />

massacro della Prima guerra mondiale. Erano<br />

1136, ma sarebbero state il doppio se le avessero<br />

lasciate viaggiare tutte, senza bloccarle con<br />

l’accusa di essere traditrici della patria. La loro lungimirante<br />

strategia si basava su: disarmo universale;<br />

giustizia e libertà come le fondamenta di una<br />

pace negoziata e duratura, senza vincitori nè vinti;<br />

mediazione pacifica dei conflitti (concetto successivamente<br />

recepito dall’ONU); educazione per la<br />

pace; riconoscimento del ruolo strategico delle donne<br />

in quanto portatrici dei valori della cura, della<br />

conservazione e protezione della vita. Tra le Wilpfers<br />

tre Premi Nobel: Jane Addams (1931), Emily<br />

Balch (1946), Rita Levi Montalcini (1986).


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In storia– pagina 21<br />

Le eroiche e disperate “due giornate” di Livorno del 10 e 11 Maggio 1849<br />

di Riccardo ROSSI<br />

Nella mattinata di Venerdì<br />

25 Settembre, con<br />

l'accompagnamento musicale<br />

offerto da una significativa<br />

rappresentanza<br />

degli alunni delle<br />

Scuole Micali guidata<br />

dalla prof.ssa Antonella<br />

Rognini, è stato scoperto<br />

presso il salone del<br />

Terminal crociere, messo<br />

a disposizione dalla<br />

Porto 2000 + Autorità<br />

Portuale, il plastico ligneo<br />

della nostra Città<br />

come era all'epoca delle "Due giornate" del X ed<br />

XI Maggio 1849. Realizzato dal <br />

guidato dal Presidente Amm.glio Luigi<br />

Donolo, con la partecipazione dei suoi competenti<br />

Soci, l'essenziale manualità del Segr. Marzino<br />

Macchi, la collaborazione dell'Archivio di Stato<br />

(Direttore il Dr. Massimo Sanacore), il plastico (di<br />

mt. 5 x 3 ca) resterà in loco fino a Giovedì 22 Ottobre<br />

p.v. per conoscenza dei turisti e per fruibilità<br />

della cittadinanza che potrà così suggerire perfezionamenti<br />

prima della sua monumentalizzazione<br />

in calco bronzeo.<br />

Il monumento definitivo sarà eretto su idoneo basamento<br />

con una inclinazione di circa 30° in località<br />

da definire che potrà pur'essa venire suggerita<br />

dai cittadini: a fini di contatto ed informazione<br />

si abbiano per riferimento sia la m@il<br />

< risorgimentolivorno@gmail.com > ché il sito<br />

www.risorgimentolivorno.com .<br />

Numerosi i media, le figure istituzionali, ma soprattutto<br />

le personalità di valore nel campo degli<br />

studi storici (assente giustificato il prof. Mandalis<br />

che faceva pervenire il suo rammarico), personalità<br />

ed Associazioni fra le quali spiccava assolutamente<br />

(v. facebook) presente con il suo gonfalone<br />

ed una significativa rappresentanza dei suoi<br />

Soci, guidata dal suo Presidente Claudio De Simoni.<br />

Fino all’apertura della consueta kermesse di<br />

“Naturalia” (23/10), annualmente ospitata appunto<br />

nella grandissima e moderna sala d’attesa del<br />

Terminal Crociere del nostro porto, i Soci del<br />

“Comitato Risorgimentale” presidieranno la loro<br />

creatura con orario 10:00-13:00 e 16:00-20:00,<br />

ben contenti di fornire le informazioni proprie del<br />

loro bagaglio storico inerenti i luoghi, le circostanze<br />

specifiche e, ove possibile, non limitatamente<br />

al solo ambito temporale descritto dal plastico<br />

colà proposto.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In sala – pagina 22<br />

Trama: Sicario racconta<br />

la storia di Kate<br />

(Emily Blunt) un a-<br />

gente dell’FBI specializzata<br />

nella ricerca<br />

delle persone scomparse<br />

che nelle prime<br />

scene, dopo una<br />

cruenta sparatoria, scopre dei cadaveri nascosti<br />

dietro i pannelli delle pareti di una fattoria. Accetta<br />

di partecipare ad un gruppo interforze che combatte<br />

i narcotrafficanti messicani che operano anche<br />

in Texas e Arizona. Kate partecipa ad operazioni<br />

non convenzionali insieme ai militari di un reparto<br />

speciale rientrato<br />

dall'Afghanistan e<br />

capisce presto di<br />

essere entrata in<br />

una vera storia di<br />

guerra non dichiarata<br />

"Quali sono le<br />

regole di ingaggio?"<br />

"Fuoco libero!". Ne<br />

parla al suo direttore<br />

che così gli<br />

risponde: “Se hai il<br />

timore di andare<br />

oltre i limiti non è<br />

così, i limiti sono<br />

stati spostati”.<br />

Conosce due personaggi<br />

molto misteriosi:<br />

un sedi-<br />

SICARIO è il titolo del nuovo<br />

film diretto da Denis Villeneuve<br />

già autore di La donna che canta<br />

e Prisoners, nel cast: Emily Blunt,<br />

Josh Brolin e Benicio Del Toro.<br />

cente consulente<br />

per a sicurezza<br />

nazionale (Josh Brolin) affiancato da uno strano<br />

avvocato colombiano (Benicio Del Toro), i due<br />

uomini in seguito riveleranno le loro vere identità, il<br />

primo è un agente della CIA che quindi può operare<br />

sul territorio degli Stati uniti solo se affiancato<br />

da un agente federale mentre il secondo è lo spietato<br />

sicario che ha il compito di uccidere il boss dei<br />

narcotrafficanti messicani.<br />

Kate, integerrima agente dell’FBI non accetta di<br />

operare al di fuori di ogni regola e per questo si<br />

troverà, alla fine del film, di fronte ad una situazione<br />

drammatica… il finale del film è su un campo di<br />

calcio, dove, nonostante gli spari, i bambini continuano<br />

a giocare, alla morte si fa l'abitudine.<br />

Commento: Gli occhi di Kate, peraltro bellissimi,<br />

sono quelli della macchina da presa, un punto di<br />

vista che ci permette di vedere la violenza delle<br />

organizzazioni criminali che operano al confine tra<br />

i due stati, la ferocia, la corruzione. Denis Villeneuve<br />

dirige un film di grande realismo e intensità:<br />

con momenti di forte tensione ad esempio quando<br />

le auto sono ferme nell’ingorgo alla frontiera e si<br />

capisce che una sparatoria è imminente.<br />

Le perplessità di Kate sono anche le perplessità<br />

dello spettatore che si divide tra idealismo (il rispetto<br />

delle regole) e realismo (à la guerre comme à la<br />

guerre ), in questo senso Sicario è anche un film<br />

politico.<br />

Penso di poter scrivere che forse i cinefili anno<br />

trovato l’erede dell’anziano Clint Eastwood e che<br />

probabilmente Denis Villeneuve è, al momento, il<br />

regista giusto per girare il sequel di Blade Runner,<br />

mentre Ridley Scott (che diresse il primo) sarà<br />

il produttore.


IL PENTAGONO<br />

BOLLETTINO DELL’ASSOCIAZIONE LEGBLU<br />

In sala – pagina 23<br />

TOMBOLO PARADISO NERO<br />

La Livorno del 1947 nel film di Giorgio Ferroni con Aldo Fabrizi<br />

Trama: Andrea Rascelli (Aldo Fabrizi) ex<br />

vicebrigadiere di polizia, ricopre l’incarico di<br />

custode in un magazzino di merci americane<br />

nella zona del Calambrone nei pressi del<br />

porto di Livorno.<br />

Ha perduto la moglie, rimasta uccisa durante<br />

un bombardamento e l'unica figlia Anna<br />

(Adriana Benetti) è data per dispersa.<br />

Riesce a ritrovarla ma scopre però che la<br />

ragazza è coinvolta in un giro di prostituzione<br />

e contrabbando nella zona della pineta di<br />

Tombolo. Mentre finalmente incontra<br />

l’amata figlia i contrabbandieri tentano di<br />

rubare al suo magazzino, i rapinatori vengono<br />

però scoperti dalla polizia e ne nasce un<br />

conflitto a fuoco, ci sono due morti.<br />

La polizia inizia la caccia ai contrabbandieri,<br />

compresa la figlia di Andrea che, nel tentativo<br />

di salvarla, entrerà nella banda dove farà<br />

la conoscenza di Renzo (Luigi Tosi).<br />

Con la complicità di un sergente americano<br />

viene organizzato un nuovo colpo, anche<br />

questa volta interviene la polizia e la polizia<br />

militare Usa, i contrabbandieri sono in fuga<br />

e Renzo rivela ad Andrea il suo amore per la<br />

figlia Anna e propone di fuggire tutti insieme,<br />

l’ultima sparatoria ci rivelerà invece un<br />

finale drammatico e diverso da quello prospettato.<br />

Commento: Tombolo, paradiso nero è un<br />

film del 1947 diretto da Giorgio Ferroni.<br />

La sceneggiatura è opera di Indro Montanelli,<br />

che aveva pubblicato alcuni articoli<br />

sulla realtà della pineta di Tombolo e di Rodolfo<br />

Sonego, Piero Tellini, Glauco Pellegrini<br />

e del regista Ferroni.<br />

La guerra era finita, Livorno era un cumulo<br />

di rovine e le condizioni di vita della popolazioni<br />

erano veramente disperate. Intorno ai<br />

magazzini americani, ubicati nella zona di<br />

Tombolo (l’attuale Camp Darby) giungevano<br />

da tutta Italia loschi personaggi: disertori,<br />

criminali, malviventi che organizzavano contrabbando<br />

e prostituzione.<br />

Il Film di Ferroni, seppur ampiamente romanzato,<br />

è un amaro ritratto di quella<br />

drammatica realtà, bravi anche gli attori<br />

che recitano con grande realismo. Luigi Tosi<br />

fu premiato con il Nastro d'Argento 1947/48<br />

come migliore attore debuttante.<br />

Sitografia:<br />

http://www.giusepperausa.it/<br />

tombolo_paradiso_nero___anni_d.html<br />

http://www.filmtv.it/film/7195/tomboloparadiso-nero/recensioni/798731


Stampante A4 LASER B/Nero<br />

Stampante A4 FOTO COLORI<br />

Stampa su CD/DVD<br />

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