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<strong>69</strong> • 2016<br />

periodico di<br />

sopravvivenza gastronomica<br />

diretto da Paolo Massobrio<br />

L’arte del pesce che non ha stagioni - Le nuove tendenze al<br />

ristorante: doggy bag per cibo e vino - L’intervista: Thierry<br />

Cohen - Le più golose ricette per le festività natalizie -<br />

Ristoranti, trattorie, negozi e cose buone da tutta Italia -<br />

Paolo Massobrio racconta il suo primo viaggio in Giappone


arrivederci al prossimO ANNO<br />

1, 2<br />

aprile 2017<br />

MONFERRATO<br />

26, 27, 28<br />

maggio 2017<br />

veneto<br />

11, 12, 13<br />

NOVEMBRE 2017<br />

MICO MILANO<br />

RESTIAMO IN CONTATTO OGNI GIORNO SUL PORTALE DEL GUSTO<br />

ILGOLOSARIO.IT


ALTA DENSITÀ,<br />

GUSTO<br />

SUPERIORE


INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA<br />

Aceto Balsamico di Modena IGP Ponti HD, la soluzione ideale<br />

per esaltare tutti i sapori della vostra tavola.<br />

Dal gusto pieno, rotondo ed avvolgente, con spiccati aromi di confettura<br />

di amarene e di tamarindo, l’Aceto Balsamico di Modena IGP Ponti HD<br />

saprà conquistare anche i palati più raffinati.<br />

Straordinario in cucina e molto apprezzato a tavola,<br />

l’Aceto Balsamico di Modena IGP Ponti HD è l’ideale per esaltare tutti i sapori.<br />

Eccellente in cottura a caldo, dona il meglio di sé a freddo su carne alla griglia,<br />

pesce, prosciutto crudo, salumi e formaggi.<br />

Aggiungilo su gelati alla crema, fragole e frutti di bosco oppure<br />

nei tuoi cocktail: donerà un sapore nuovo, unico e raffinato.<br />

IL GUSTO NON DORME MAI ®<br />

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<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

prima pagina<br />

IDENTITÀ E DISTINZIONE<br />

sulla direttiva<br />

Milano -Tokyo<br />

Abbiamo scelto di accompagnarvi alla fine del 2016 e iniziare<br />

con voi il 2017 con la mostarda. Che è un simbolo anche di questo<br />

numero di Papillon. Perché è un prodotto che deriva da una<br />

lunga tradizione e sa reinserirsi nella cucina italiana, innovandola.<br />

Perché è fatto di frutta diversa, che parla di una varietà che<br />

non deve scomparire. Perché è segno di una identità che diventa<br />

distinzione.<br />

Ecco perché dopo due fortunate edizioni del Festival della Mostarda abbiamo<br />

deciso di parlare di questo prodotto e presentarvi le ricette che i<br />

ristoratori del Taccuino hanno ideato appositamente per questo numero di<br />

Papillon. Ma troverete anche il racconto dell’incontro tra il sistema Golosaria<br />

e il mondo del gusto giapponese che proprio mentre stava chiudendo<br />

questo numero è stato suggellato dalla visita di Paolo Massobrio a Tokyo<br />

e all’incontro con la Camera di commercio italiana e con i giornalisti della<br />

rivista Ryoritsushin. Questo Papillon è anche il sunto di una Golosaria clamorosa,<br />

che ha guardato molto alle possibilità di sviluppo del food italiano<br />

nel mondo. Ne abbiamo parlato con un importatore del calibro di Thierry<br />

Cohen che ha voluto costruire qui in Italia il suo progetto di valorizzazione<br />

delle biodiversità italiane, dai grani antichi alle verdure da trasformare i<br />

sottoli, avendo capito la loro potenzialità ancora inespressa sul mercato<br />

mondiale. E poi ancora una panoramica sul pesce di conserva che rappresenta<br />

un settore, seppur meno noto, della grande cucina e delle produzioni<br />

gastronomiche nate dalla necessità dell’uomo di sfidare il tempo. Lo<br />

abbiamo guardato con gli occhi del Golosario, tra i prodotti storici e quelli<br />

che raccontano di un’innovazione foriera non solo di nuove produzioni,<br />

ma anche di nuove modalità di consumo. Il cuore di questo numero però<br />

è sempre tra i ristoranti, con le scoperte più eclatanti degli ultimi mesi, e i<br />

prodotti che ci hanno emozionato e che soprattutto raccontano di questa<br />

tendenza a innovare che innerva tutta l’economia. La ritroverete nelle Ciberie,<br />

quelle gastronomie smart, dove i prodotti sono direttamente raccontati<br />

anche in tavola, e in quelle aziende che guardano al futuro, dalle birre ai<br />

risi. Noi quotidianamente ve le raccontiamo sul portale IlGolosario.it che<br />

non smette mai di innovarsi.<br />

7


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Papillon ®<br />

periodico di sopravvivenza gastronomica<br />

2016 n. <strong>69</strong><br />

Reg. Trib. di Alessandria n. 491<br />

Edito da COMUNICA srl<br />

per conto di<br />

Associazione Club di Papillon<br />

Via R. Ardigò, 13/b<br />

15121 Alessandria<br />

tel. 0131261670<br />

fax 0131261678<br />

www.club<strong>papillon</strong>.it<br />

PAPILLON ®<br />

è un marchio registrato<br />

Direttore Responsabile<br />

Paolo Massobrio<br />

Hanno collaborato:<br />

Silvia Benzi,<br />

Piergiuseppe Bernardi,<br />

Federica Borasio,<br />

Raffaella Carraro,<br />

Silvana Delfuoco,<br />

Alessandra Fulginiti,<br />

Marco Gatti,<br />

Claudia Gerosa,<br />

Daniela Meucci,<br />

Fabio Molinari,<br />

Andrea Nicola,<br />

Dario Odifreddi,<br />

Raffaella Quartero,<br />

Alessandro Ricci,<br />

Francesco Saliceti,<br />

Andrea Voltolini.<br />

Segreteria di redazione<br />

Francesca Montaldi,<br />

Alistra Silva.<br />

Foto di copertina<br />

“mostarda” - ph © Giuseppe Perrone<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Studio Due srl, Alessandria<br />

Fotografie<br />

Archivio Club di Papillon,<br />

Archivio Studio Due,<br />

Alessandro Ricci,<br />

Giuseppe Perrone.<br />

L’editore resta a disposizione di eventuali aventi diritto<br />

per le immagini per le quali non è stato possibile<br />

rintracciare i titolari<br />

© degli Autori<br />

tutti i diritti riservati<br />

Stampa<br />

Litografia Viscardi, Alessandria<br />

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E ora tutti a conoscere la cucina vera<br />

di Paolo Massobrio<br />

Il vino e la lezione di Jean Valenti<br />

di Marco Gatti<br />

Pesce di fresco pesce di conserva<br />

di Fabio Molinari<br />

La nuova via della Doggy Bag<br />

di Alessandro Ricci<br />

A Tavola<br />

Cinquantasette locali provati per voi<br />

Le nostre migliori tavole<br />

di Paolo Massobrio e Marco Gatti<br />

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Cose Buone<br />

Alla scoperta dell’eccellenza<br />

Biodiversità del riso<br />

Intervista a Thierry Cohen<br />

di Alessandro Ricci<br />

Il futuro della mostarda<br />

a cura di Fabio Molinari e Alistra Silva<br />

Con Cairo arrivano i libri del Golosario<br />

Sulle tavole di Natale quest’anno è Barbera<br />

L’Alto Nebbiolo<br />

MSC Crociere: le partnership con<br />

i grandi chef acclamati a livello globale<br />

Letti per voi<br />

Recensioni letterarie<br />

Cronaca del mio primo viaggio in Giappone<br />

di Paolo Massobrio<br />

Papillon per gli amici del Golosario terremotati<br />

161<br />

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editoriale<br />

di Paolo Massobrio<br />

E ORA TUTTI A CONOSCERE<br />

la cucina vera<br />

L’abbraccio di migliaia di persone a Golosaria che quest’anno<br />

sono arrivate da ogni parte d’Italia (vedi foto) è stato<br />

molto più di qualcosa di confortante. C’erano le 500 migliori<br />

botteghe del gusto, c’erano i 100 migliori produttori di vino<br />

d’Italia, c’erano oltre 800 titolari di ristoranti e cuochi che<br />

hanno festeggiato con noi l’uscita del Gatti Massobrio edizione<br />

2017. C’era una famiglia, quella di Golosaria, che si è<br />

stretta anche intorno ai 18 negozi e produttori del Centro<br />

Italia, colpiti dal terremoto di fine ottobre, che vogliamo<br />

aiutare, attivando attraverso il Club di Papillon le “Cene in<br />

ComPagnia” in ogni dove (vedi a pagina 166).<br />

Con questo abbraccio usciamo<br />

con il nostro numero di Papillon<br />

<strong>69</strong>, che racconta le migliori novità<br />

fra tavole e prodotti, da tenere<br />

bene in mente durante i viaggi su<br />

e giù per l’Italia, seguendo le no-<br />

stre rotte. Il Golosario 2017 è già<br />

in libreria, insieme con il Gatti Massobrio<br />

(presto anche l’app) e poi<br />

la decima edizione di Adesso, 365<br />

giorni da vivere con gusto. Quindi i<br />

due libri editi insieme a Cairo editore<br />

che inaugurano la collana de<br />

“I Libri de ilGolosario”. Tanta carne<br />

al fuoco, compreso il nostro viaggio<br />

in Giappone, mentre questo periodico<br />

è in stampa, per rendere sempre<br />

più solido il legame fra la cucina<br />

italiana e quella del Sol Levante.<br />

La community dunque cresce,<br />

compresa quella su web, visto che<br />

ilGolosario.it ha raddoppiato le visite<br />

in un anno ed è diventato uno strumento<br />

indispensabile da consultare<br />

che presto avrà altri sviluppi.<br />

11


editoriale<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Detto ciò, ci vien da chiedere a<br />

cosa dobbiamo tutto questo,<br />

visto che da sempre siamo tagliati<br />

fuori dal salotto buono dei congressi,<br />

dei raduni ministeriali, delle<br />

cene fra chef e critici. E se qualcuno<br />

di questi dice che stanno uscendo<br />

le guide, appositamente ignora la<br />

nostra, bontà sua, accentuando il<br />

proprio senso di fastidio.<br />

Anche a noi dà fastidio l’osanna<br />

perpetrato alla ristorazione dei<br />

camioncini: l’esaltazione del cuoco<br />

fenomeno che ti fa la guancia cotta<br />

a bassa temperatura, ma se gli<br />

chiedi una verdura di stagione va<br />

nel panico. Quest’anno invece, noi<br />

abbiamo scoperto una cucina vera,<br />

che leggerete qui, con la ricerca<br />

dei prodotti dietro casa, esaltati da<br />

un amore per la terra che viene da<br />

molto lontano. Ma per questi locali<br />

non c’è quasi mai il massimo riconoscimento,<br />

perché lo schema di<br />

giudizio si è inceppato, come sui<br />

vini. Sempre i soliti noti, come se<br />

non ci fosse una spinta generalizzata<br />

verso la qualità, a prezzi giusti,<br />

dove la gente va, per cui la gente<br />

beve. Per anni abbiamo criticato la<br />

guida Michelin perché metteva ai<br />

vertici pochi locali, quasi a contenere<br />

il valore della cucina italiana e,<br />

come esempio italiano, leggiamo<br />

ora una guida dell’Espresso rinnovata<br />

che di locali al vertice ne mette<br />

ancora meno. Dai voti è passata ai<br />

cappelli, questa storica guida dove<br />

per cinque anni, dal 1997 al 2002,<br />

abbiamo collaborato anche noi. Del<br />

resto quando si dà 20/20 a un locale<br />

i casi sono due: o si mescolano<br />

le carte o si alza il voto ai trentesimi.<br />

Come le stelle che il Consorzio<br />

del Brunello di Montalcino destina<br />

al rating dell’annata nuova. Quasi<br />

sempre sono cinque stelle... poi si<br />

vedrà, l’importante è avere servizi<br />

in tivù e sui giornali che dicano che<br />

il prodotto è sempre al massimo.<br />

Qualcuno a un certo punto ha proposto<br />

di istituire le 7 stelle. E vien da<br />

12


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

editoriale<br />

ridere, mentre l’uscita delle guide,<br />

sia dei vini che dei ristoranti fanno<br />

sempre meno notizia. Chiediamoci<br />

almeno perché, al netto della Michelin,<br />

che invece crea sempre una<br />

certa attesa.<br />

Qualcosa insomma si è ingrippato,<br />

sull’onda di personalismi,<br />

ingordigia e scarso senso della<br />

critica, quando la critica non tiene<br />

conto di un fattore, il prezzo di un<br />

piatto, che in alcuni casi è ingiustificato.<br />

Golosaria abbiamo poi raccolto<br />

A una serie di suggestioni. Una è<br />

quella di Comieco, il Consorzio Nazionale<br />

Recupero e Riciclo degli Imballaggi<br />

a base Cellulosica, che sta<br />

spingendo per il doggy bag (brutto<br />

nome). Un fenomeno che in Italia<br />

non attecchisce, perché ancora c’è<br />

chi si vergogna, mentre invece potrebbe<br />

essere il veicolo per vendere<br />

quel piatto che non viene più ordinato<br />

al ristorante.<br />

L<br />

’altra suggestione è arrivata da<br />

Federico Francesco Ferrero<br />

che, a una riflessione fatta a Golosaria<br />

col presidente di Unaproa,<br />

ha detto che il fattore stagionalità,<br />

soprattutto nei grandi ristoranti,<br />

è un valore che latita, soprattutto<br />

quando si tratta di frutta e di verdura.<br />

C’è una cristallizzazione nei<br />

menu alti, che è preoccupante. La<br />

guancia di maialino cotto a bassa<br />

temperatura è inflazionata quanto<br />

la panna cotta degli anni Novanta<br />

o la rucola degli anni prima. Ma<br />

quante guance ci sono in giro e da<br />

dove arrivano?<br />

La terza suggestione è quella di<br />

un gruppo di ragazzi di Torino<br />

(dell’azienda Fanceat) che consegnano<br />

a casa il menu di un grande<br />

ristorante, con le materie prime da<br />

assemblare. E il piatto riesce, più o<br />

meno come quello dello chef, ma a<br />

prezzi assai più contenuti. Pensate<br />

se si diffondesse questa iniziativa:<br />

quanto imbarazzo girerebbe fra i<br />

gourmet? E viene in mente la battaglia<br />

di Gino Veronelli sul prezzo<br />

sorgente, giusto per capire se una<br />

sosta al ristorante costa per la location,<br />

il servizio (cosa legittima) e<br />

non per la materia prima. Che non<br />

può avere la stessa, una forbice così<br />

alta da un locale all’altro. Rimarrà<br />

memorabile quel bicchiere scarso di<br />

vino dei Castelli, a 14 euro, in un<br />

noto ristorante di Roma, osannato<br />

dalla critica, ma assente nella nostra,<br />

per ovvi motivi. Vogliamo sempre<br />

più la verità, chiediamo troppo?<br />

E possibilmente cerchiamo di<br />

raccontarla e di esaltarla quando la<br />

troviamo. Questo è il mondo di Papillon,<br />

questo è ciò che ogni giorno<br />

facciamo sul portale IlGolosario.it,<br />

questo è l’augurio che ci facciamo<br />

nell’affrontare un nuovo anno che<br />

sarà ricco di novità e di motivi di incontro.<br />

Buon 2017 amici!<br />

13


editoriale<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

di Marco Gatti<br />

Il 4 ottobre è<br />

mancato Jean<br />

Valenti, 93 anni,<br />

marito felice, padre<br />

e nonno amatissimo<br />

da figli e nipoti,<br />

tessera numero uno<br />

dell’Ais, ossia di<br />

quell’Associazione<br />

Italiana Sommelier, di<br />

cui è stato fondatore,<br />

una vita da film<br />

(nel suo percorso la<br />

guerra, l’amore, la<br />

famiglia, il riscatto, la<br />

carriera e la voglia di<br />

restituire per i doni<br />

ricevuti, insomma<br />

un’avventura che<br />

vi suggeriamo di<br />

conoscere leggendo<br />

il bellissimo libro a<br />

lui dedicato “Jean<br />

Valenti - Memorie<br />

di un vecchio<br />

sommelier”).<br />

Nella sua carriera ha conosciuto<br />

personaggi come Maria Callas,<br />

Aristotele Onassis, Ranieri di Monaco,<br />

Grace Kelly, Henry Fonda, Totò,<br />

Vittorio Gassman, Sofia Loren, Vittorio<br />

De Sica, piuttosto che politici<br />

come Saragat, Segni, Kennedy,<br />

Kruscev, Breznev. Pur avendo avuto<br />

una vita di successo, ha conservato<br />

fino all’ultimo giorno un’umiltà<br />

disarmante. L’umiltà dei grandi.<br />

Migliaia le persone, compresi Paolo<br />

Massobrio e il sottoscritto, approdati<br />

alla scuola da lui fondata, della<br />

sommellerie.<br />

Per noi, che abbiamo avuto l’onore<br />

della sua amicizia, indimenticabile<br />

la sua lezione, umana, prima<br />

che professionale. Impossibile capiil<br />

vino<br />

E LA LEZIONE DI<br />

JEAN VALENTI<br />

14


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

editoriale<br />

re il vino, se non si ama la vita. È la<br />

riflessione con cui vogliamo iniziare<br />

insieme l’anno nuovo. Negli ultimi<br />

tempi, a farla da protagonisti sembrano<br />

essere più i cuochi piuttosto<br />

che il vino. Molti vedono questo<br />

calo di attenzione su produttori e<br />

cantine come conseguenza del largo<br />

spazio che i media, e soprattutto<br />

la televisione, da tempo riservano<br />

a celebrità dei fornelli, piatti, programmi<br />

di cucina. Certo, ma non<br />

può essere l’unica ragione. Troppo<br />

sbrigativo liquidarla così.<br />

noi la vicenda sembra suggerire<br />

una riflessione più profonda.<br />

A<br />

Questa sorta di stanchezza sembra<br />

nascere più dal fatto che molti in<br />

questi anni han trattato il vino, e<br />

la sua comunicazione, solo come<br />

business. C’è un modo di vedere il<br />

gusto, che lo riduce a puro affare.<br />

Bottiglie come bulloni, per capirsi.<br />

Scrivo questo editoriale dopo la prima<br />

Mini-Golosaria in Giappone e a<br />

pochi giorni dall’edizione clamorosa<br />

di Golosaria a Milano, mentre gli<br />

amici di Papillon di tutta Italia stanno<br />

preparando un gran numero di<br />

iniziative a favore delle popolazioni<br />

colpite dal drammatico terremoto<br />

che ha messo in ginocchio il Centro<br />

Italia.<br />

Questi appuntamenti e la voglia<br />

di aiutare gli amici alle prese<br />

con la ripresa, hanno detto con evidenza<br />

che vino e gusto sono prima<br />

di tutto volti, relazioni, amicizie,<br />

progetti da vivere insieme, rispetto<br />

dell’altro e della natura, cultura,<br />

civiltà. È stata la lezione di vita di<br />

Jean Valenti, più che mai attuale e<br />

autentica stella polare del cammino<br />

che ci aspetta: lavorare sodo, con<br />

un ideale nel cuore, nel segno della<br />

Bellezza e nel rispetto del prossimo.<br />

Così, vogliamo essere protagonisti<br />

insieme a voi, di una nuova, felice,<br />

stagione del vino italiano! Buon<br />

2017!<br />

15


l’approfondimento<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Dalla colatura di alici al caviale, dallo stoccafisso alle acciughe, tutti<br />

i modi per conservare il pesce. Viaggio nella conservazione che ha<br />

creato un nuovo tipo di cucina, vista dai produttori del Golosario.<br />

pesce di fresco<br />

PESCE DI CONSERVA<br />

di Fabio Molinari<br />

Quanti e quali sono i modi per<br />

conservare un alimento così<br />

facile a deperirsi come il pesce?<br />

Difficile a dirsi. Conservarlo è<br />

stato però una delle principali<br />

sfide dell’uomo, che così<br />

andava incontro alla necessità di<br />

trasportarlo e commercializzarlo.<br />

Con esiti gastronomici imprevisti,<br />

che hanno visto il pesce diventare<br />

simbolo gastronomico di località<br />

distanti dal mare. Due esempi su<br />

tutti la bagna cauda e il bacalà<br />

alla vicentina. Le conserve a base<br />

di pesce fanno parte della storia<br />

italiana, basti pensare al garum<br />

o liquamen prodotto in vere e<br />

proprie fabbriche da Pompei ad<br />

Antibes.<br />

L’acquacoltura, già attestata<br />

da Aristotele, era praticata sia<br />

nelle acque marine sia nei laghi<br />

ed esistevano diversi specchi<br />

artificiali per la riproduzione degli<br />

avanotti. Il pesce era un alimento<br />

fondamentale nel Medioevo in<br />

quanto ammesso nei periodi<br />

di magro: la sua conservabilità<br />

era dunque affar (quasi) divino.<br />

Affumicato, sotto sale, essiccato<br />

e sott’olio: questi i metodi<br />

principali - diffusi ancora oggi -<br />

che avrebbero trovato una nuova<br />

dimensione con i procedimenti di<br />

inscatolamento messi a punto ad<br />

Appeart.<br />

L’Atlante dei prodotti tipici<br />

dell’INSOR dedicato alle conserve<br />

censisce 57 prodotti, a cui si<br />

aggiungono però il caviale che<br />

ha recentemente preso piede al<br />

punto da collocare l’Italia ai vertici<br />

della produzione mondiale e le<br />

molteplici possibilità offerte dal<br />

surgelamento. Da Nord a Sud ecco<br />

i casi più eclatanti di pesce sotto<br />

conserva incontrati tra le pagine<br />

del Golosario.<br />

16


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’approfondimento<br />

I PRODOTTI DELLA<br />

TRADIZIONE<br />

LE ACCIUGHE SOTTO SALE<br />

Riccardo Abello, erede di una storica<br />

famiglia di acciugai della Val<br />

Maira, si occupa tuttora di commercializzare<br />

le acciughe sotto<br />

sale. A Celle di Macra c’è anche un<br />

commovente Museo degli acciugai<br />

che racconta degli uomini che da<br />

queste montagne si muovevano<br />

per andare ad attendere il pesce<br />

in arrivo dalla Sicilia che avrebbero<br />

poi commerciato in tutta la Pianura<br />

Padana.<br />

I MISSULTIT<br />

Missultit è il nome dialettale degli<br />

agoni pescati nei mesi estivi nel<br />

lago di Como e poi eviscerati, salati,<br />

fatti essiccare e messi in piccoli<br />

barili di legno, le missolte, da cui<br />

prendono il nome. Sono conservati<br />

in scatole di latta con foglie di alloro<br />

e in questo periodo rilasciano<br />

i grassi che donano loro un sapore<br />

unico. Si possono gustare in alcuni<br />

ristoranti della zona come Ittiturismo<br />

Da Abate di Lezzeno e ristorante<br />

Silvio di Bellagio.<br />

LA TROTA AFFUMICATA<br />

È uno dei metodi più utilizzati per<br />

conservare il pesce soprattutto nelle<br />

zone di montagna, dove l’aria è<br />

più fresca e rende possibile la conservazione<br />

al di fuori del frigorifero.<br />

In Friuli nella patria del prosciutto<br />

crudo, San Daniele, l’azienda Friultrota<br />

utilizza un metodo basato su<br />

salatura della trota salmonata con<br />

sale secco e a seguire affumicazione<br />

in due modi, a caldo o a freddo.<br />

Nel primo caso durante l’affumicazione<br />

con alte temperature si attua<br />

anche la cottura; l’utilizzo del fumo<br />

freddo, a temperature inferiori a<br />

27°C, richiede tempi più lunghi,<br />

ma garantisce la massima esaltazione<br />

del gusto del pesce.<br />

LE ANGUILLE<br />

MARINATE E SFUMATE<br />

Il procedimento di cottura e marinatura<br />

è uno dei più diffusi per le<br />

anguille, che dopo la cattura erano<br />

porzionate e cotte sugli spiedi in<br />

speciali forni. Terminata la cottura<br />

le anguille venivano riposte in vasi<br />

con una speciale marinatura a base<br />

di aceto, pepe, aglio e chiodi di<br />

garofano. Uno dei centri principali<br />

per la lavorazione delle anguille è<br />

a Comacchio dove sorge la Storica<br />

Manifattura dei Marinati che presenta<br />

il ciclo completo della lavorazione,<br />

dalla Calata dove arrivavano<br />

le barche dei pescatori alla Sala dei<br />

Fuochi con i grandi camini per la<br />

cottura. È ancora attiva per parte<br />

17


l’approfondimento<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

dell’anno. Scendendo in Toscana<br />

e più precisamente nella laguna di<br />

Orbetello l’anguilla viene lavorata<br />

in altro modo ovvero “sfumata”:<br />

si tratta di un’anguilla affumicata,<br />

marinata e poi condita con una salsa<br />

tradizionale a base di peperone<br />

chiamata “pimento”. Ancora oggi<br />

questo procedimento è usato dalla<br />

cooperativa de I Pescatori di Orbetello.<br />

LA COLATURA DI ALICI<br />

Ha origini molto antiche la ricetta<br />

della Colatura di Alici che pare<br />

derivare dal Garum romano, la cui<br />

preparazione fu ripresa nel Medioevo<br />

da un gruppo di monaci della<br />

Costiera Amalfitana e che si diffuse<br />

in seguito tra le popolazioni della<br />

costa. Oggi è la città di Cetara a<br />

conservare la tradizione di questo<br />

condimento che dona alle pietanze<br />

l’essenza e il sapore del mare.<br />

La colatura di alici è ottenuta dalle<br />

alici del Golfo di Salerno, decapitate,<br />

eviscerate e disposte a strati intervallati<br />

di sale in vasi di terracotta<br />

smaltata o in contenitori di legno<br />

chiusi con un cerchio di legno appesantito<br />

da un sasso: i pesci rilasciano<br />

così progressivamente il loro<br />

umore, che viene spillato da un<br />

foro sul fondo. La colatura si usa in<br />

dosi infinitesimali su pesci, verdure<br />

e soprattutto sulla pasta, esaltando<br />

ogni sapore.<br />

legno. Appena rientrati in porto<br />

sono subito messe sotto sale (delle<br />

saline di Trapani) nel quale stagionano<br />

per un minimo di 3 mesi,<br />

ma secondo le analisi scientifiche<br />

conservano intatte le loro proprietà<br />

organolettiche anche per 13 mesi,<br />

grazie proprio alla scarsa presenza<br />

di sangue che non fa innestare processi<br />

ossidativi. Si possono acquistare<br />

presso il ristorante ‘A Tartana<br />

a Marina di Pisciotta.<br />

IL TONNO SOTT’OLIO<br />

È probabilmente il prodotto con il<br />

maggior giro d’affari al suo attivo.<br />

nonostante sia un prodotto di consumo<br />

di massa, può ancora contare<br />

su una serie di aziende (più o meno<br />

grandi) che lo lavorano a regola<br />

d’arte. Nella lavorazione standard<br />

il pesce fresco viene dissanguato,<br />

eviscerato in acqua quindi porzionato<br />

e bollito con acqua e sale. Una<br />

volta terminata questa operazione<br />

viene posto ad asciugare per circa<br />

24 ore e quindi inscatolato. L’inscatolamento<br />

con l’olio è uno dei momenti<br />

più importanti, che precede<br />

il lungo periodo di maturazione. I<br />

produttori che per noi costituiscono<br />

un riferimento sono in Calabria<br />

(Callipo) e Puglia (Colimena) mentre<br />

in Sicilia sopravvivono alcune antiche<br />

tonnare tra cui quella celeberrima<br />

di Favignana.<br />

LE ALICI DI MENAICA<br />

La pesca delle alici con la “Menaica”<br />

è un antico metodo di pesca<br />

basata sull’uso di piccole imbarcazioni<br />

a remi e speciali reti a maglie<br />

larghe che permette di catturare<br />

soltanto i pezzi più grandi, risparmiando<br />

il novellame e molte specie<br />

di piccola taglia e di nessun interesse<br />

economico. Le reti sono calate<br />

a mano nelle notti di mare calmo<br />

tra aprile e luglio, le alici catturate<br />

sono poi estratte dalle maglie già<br />

dissanguate, quindi una volta private<br />

della testa ed eviscerate una<br />

a una sono riposte in cassette di<br />

18


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’approfondimento<br />

LA BOTTARGA<br />

La bottarga è un alimento da sempre<br />

conosciuto e consumato dai<br />

pescatori del Mediterraneo. La parola<br />

infatti deriva dall’arabo bottarik,<br />

mutuata a sua volta dal greco<br />

bizantino. La migliore bottarga si<br />

ricava dalle uova del cefalo (cioè<br />

della muggine), che vive negli stagni<br />

attorno al borgo di Cabras. La<br />

sacca ovarica di questo pesce, dopo<br />

essere stata estratta e lavata, viene<br />

messa sotto sale, pressata e quindi<br />

fatta stagionare. Nata dunque<br />

come cibo povero, la bottarga è<br />

ormai entrata a far parte dell’alta<br />

cucina italiana utilizzata in tantissime<br />

ricette. In Sardegna è famosa<br />

per la bottarga la città di Cabras<br />

dove ha sede Tradizioni Nostrane<br />

e la Cooperativa Pescatori e Molluschicultori.<br />

... E QUELLI DELL’ INNOVAZIONE<br />

IL CAVIALE ITALIANO<br />

L’Italia vanta un primato: è il primo<br />

produttore mondiale di caviale.<br />

Questo si deve soprattutto ai sessanta<br />

ettari di vasche dell’azienda<br />

Agroittica di Calvisano (Bs) che è<br />

riuscita a riprodure in cattività sei<br />

diverse specie di storione, un quarto<br />

di quelle oggi esistenti al mondo.<br />

A Cisliano nel Milanese ci sono le<br />

vasche di un’altra importante realtà<br />

del Golosario, l’azienda agricola<br />

Pisani Dossi, che punta su storioni<br />

e trote.<br />

IL PROSCIUTTO<br />

DI BRANZINO<br />

È un segno dell’innovazione dei Veneti<br />

questo prodotto inventato da<br />

Orizzonti del Pescatore di Ponti della<br />

Priula (Tv). Ottenuto da filetti di<br />

branzino sfilettati e messi sotto sale<br />

e zucchero e poi stagionati come<br />

un salume con l’ausilio di una macchina<br />

che li asciuga ulteriormente.<br />

locale dov’è possibile assaggiare<br />

decine di pesci provenienti da ogni<br />

parte del mondo, prelevati direttamente<br />

dalle teche criogeniche.<br />

IL BACCALÀ VENETO<br />

(IN VASETTO)<br />

Normalmente con baccalà si intende<br />

il merluzzo sotto sale, mentre<br />

con stoccafisso quello essiccato.<br />

In Veneto è invece il contrario: il<br />

baccalà è lo stoccafisso. Il perché di<br />

questa inversione ancora oggi non<br />

è nota: c’è chi dice possa derivare<br />

dal latino baculus (bastone) o sia<br />

semplicemente traslato dal portoghese<br />

bacalau, con una inversione<br />

di significato. Certo è che si deve ai<br />

Veneti, che lo scoprirono sulle isole<br />

Lofoten, la gran varietà di preparazioni<br />

e al Concilio di Trento che<br />

sdoganò il pesce essiccato per la<br />

Quaresima, il suo successo. A Brendola<br />

Viale Market lo propone in una<br />

inedita versione in vasetto.<br />

LA TECNOLOGIA<br />

DEEPFROZEN®<br />

È stato brevettato da un’azienda<br />

italiana, la Fiorital di Padova, il<br />

metodo Deepfrozen®, l’esclusivo<br />

protocollo che impiega la tecnologia<br />

del freddo estremo (da -60° a<br />

-120°) al pescato migliore, direttamente<br />

a bordo o appena sbarcato.<br />

Questa la base per proporre anche<br />

la prima Ytheca italiana, ovvero un<br />

19


inchiesta<br />

LA NUOVA VIA DELLA<br />

Doggy Bag<br />

di Alessandro Ricci<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Portare a casa vino e cibo<br />

avanzati al ristorante non è<br />

solo lotta agli sprechi, ma<br />

una nuova opportunità per<br />

ristoratori e clienti.<br />

Vediamo come.<br />

La responsabile<br />

comunicazione di<br />

Comieco Eleonora Finetto<br />

Il direttore generale<br />

di Comieco<br />

Carlo Montalbetti<br />

Alzi la mano chi non ha mai avanzato<br />

quasi intonso un piatto servito<br />

troppo abbondante al ristorante.<br />

Oppure chi, solleticato da una portata<br />

o una buona bottiglia di vino,<br />

abbia desistito dall’ordinazione per<br />

il timore di non riuscire a finire l’ordine.<br />

C’è una pratica, che arriva<br />

dalla cultura anglosassone: si chiama<br />

doggy bag, e consiste nel portarsi<br />

a casa gli avanzi di un pasto al<br />

ristorante o la bottiglia di vino non<br />

terminata. Tutti noi l’abbiamo incrociata<br />

qualche volta, in tanti l’abbiamo<br />

sperimentata. Ma gli Italiani<br />

sono ancora diffidenti verso questa<br />

pratica. Anche l’ultima indagine effettuata<br />

da Comieco - il Consorzio<br />

Nazionale per il Recupero e il Riciclo<br />

degli Imballaggi Cellulosici che<br />

da 30 anni garantisce il recupero<br />

e l’avvio a riciclo di carta e cartone<br />

provenienti delle raccolte differenziate<br />

urbane - ha rilevato un’intrinseca<br />

“vergogna” tutta italiana.<br />

Eppure, è possibile trasformare un<br />

problema in opportunità e far partire<br />

una rivoluzione culturale. Con<br />

questi obbiettivi è nato il progetto<br />

“Doggy Bag - Se avanzo mangiatemi”,<br />

che ha lo scopo di ridurre le<br />

quantità di alimenti gettati e di stimolare<br />

un cambio di mentalità nei<br />

ristoratori e nei clienti. Il progetto<br />

è salito sul palco di Golosaria, grazie<br />

al direttore generale di Comieco<br />

Carlo Montalbetti e la responsabile<br />

comunicazione Eleonora Finetto,<br />

che hanno parlato alla platea dei<br />

ristoratori del Gatti Massobrio.<br />

“Il progetto è nato in occasione<br />

di Expo con l’idea di trasformare<br />

la doggy bag in un oggetto di<br />

design, bello da vedere e da conservare.<br />

Per questo abbiamo coinvolto<br />

l’architetto Michele De Lucchi<br />

e il professore Andrea Kerbaker,<br />

che hanno coordinato un team di<br />

professionisti chiamati a fare della<br />

doggy bag un vero e proprio oggetto<br />

d’autore. Parliamo dei designer<br />

Giulio Iacchetti, Matteo Ragni<br />

con Chiara Moreschi e Francesco<br />

Faccin per la progettazione di tre<br />

diversi contenitori per cibi e bevande<br />

e degli illustratori Olimpia<br />

Zagnoli, Beppe Giacobbe e Guido<br />

Scarabottolo che hanno illustrato<br />

ad arte le confezioni”.<br />

Le doggy bag nei mesi scorsi sono<br />

state distribuite gratuitamente in<br />

75 ristoranti. Risultato? Andate<br />

esaurite, con piena soddisfazione<br />

di ristoratori e clienti.<br />

“È un risultato molto interessante –<br />

ha concluso Paolo Massobrio – che<br />

traccia una strada che può essere<br />

opportunità per gli stessi ristoratori.<br />

Molto spesso al ristorante si<br />

ordina un piatto o una bottiglia in<br />

meno proprio per evitare uno spreco.<br />

Con questo servizio, si offre al<br />

cliente di consumare quel piatto a<br />

casa. E sulla prossima edizione del<br />

Gatti Massobrio aggiungeremo un<br />

pittogramma che indica la presenza<br />

di questo servizio”.<br />

20


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

inchiesta<br />

IL PARERE DI<br />

GIANCARLO MAGALLI<br />

Doggy Bag? Ancora non mi ha<br />

conquistato, anche se negli Stati<br />

Uniti, dove sono spesso, è abitudine<br />

comune farsi incartare gli<br />

avanzi per portarli a casa.<br />

In Italia mi è capitato di usare la<br />

doggy bag soltanto per la carne<br />

avanzata, destinata ai miei cani.<br />

Certo una doggy bag di design,<br />

più carina rispetto alla classica vaschetta<br />

d’alluminio, potrebbe far<br />

vincere agli Italiani un certo imbarazzo<br />

per questa pratica.<br />

D’altra parte, la lotta allo spreco<br />

alimentare merita maggiore attenzione.<br />

Sia in casa, dove gli avanzi possono<br />

essere riutilizzati in ricette<br />

gustose, sia al ristorante, dove<br />

personalmente mi arrabbio quando<br />

le porzioni sono esagerate e<br />

costringono inevitabilmente allo<br />

spreco.<br />

IL PARERE DI<br />

FEDERICO<br />

FRANCESCO FERRERO<br />

Doggy Bag? Assolutamente sì.<br />

L’ho già utilizzata, soprattutto<br />

in Grecia, dove le porzioni sono<br />

enormi e dove mi fa piacere portare<br />

a casa la verdura per consumarla<br />

il giorno dopo. La doggy bag nei<br />

grandi ristoranti non ha senso se si<br />

interpreta come opzione per portare<br />

a casa il mezzo piatto avanzato,<br />

che sottintende l’incapacità<br />

del cliente nell’ordinare la giusta<br />

quantità o del ristoratore nel modulare<br />

le porzioni. Piuttosto, lo<br />

interpreto in un’altra maniera:<br />

quando mangio ciò che mi piace,<br />

mi faccio preparare una seconda<br />

porzione da portare a casa e consumare<br />

il giorno dopo. Anche per<br />

il vino, nessun timore a utilizzare il<br />

doggy bag. E a volte faccio anche<br />

l’azione inversa: mi porto da casa<br />

un vino speciale da consumare al<br />

ristorante.<br />

21


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

in questo numero<br />

or - cucina d’arte<br />

Agazzano (Piacenza)<br />

nove<br />

Alassio (Savona)<br />

locanda san lorenzo<br />

Alpago (Belluno)<br />

the cook restaurant<br />

Arenzano (Genova)<br />

la tana gourmet<br />

Asiago (Vicenza)<br />

stube gourmet<br />

Asiago (Vicenza)<br />

premiata fabbrica<br />

Bassano del Grappa (Vicenza)<br />

il santellone<br />

Brescia<br />

antica osteria della pesa<br />

Cadeo (Piacenza)<br />

bergè<br />

Carcoforo (Vercelli)<br />

osteria pironetomosca<br />

Castelfranco Veneto (Treviso)<br />

pizzeria dei 7 ponti<br />

Cenate Sopra (Bergamo)<br />

valli di lanzo<br />

Ceres (Torino)<br />

officina dei sapori<br />

Cernusco sul Naviglio (Milano)<br />

cappuccini resort<br />

Cologne (Brescia)<br />

geranio<br />

Chieri (Torino)<br />

agave<br />

Framura (La Spezia)<br />

antichi sapori<br />

Gaione (Parma)<br />

i simboli<br />

antica locanda del falco<br />

Gazzola (Piacenza)<br />

danì maison restaurant<br />

Ischia (Napoli)<br />

la dolcenoteca<br />

Lurago d’Erba (Como)<br />

l’abbondanza lucana<br />

Matera<br />

casa e putìa - Milano<br />

filippo la mantia<br />

oste e cuoco - Milano<br />

il mosto selvatico<br />

Milano<br />

osteria brunello<br />

Milano<br />

sulle nuvole - Milano<br />

trippa - Milano<br />

villa prato<br />

Mombaruzzo (Asti)<br />

CORONA RADIOSA<br />

MIGLIOR TAVOLA<br />

DELL ’ ANNO<br />

FACCINO RADIOSO<br />

COMMOVENTE<br />

10 E LODE<br />

FACCINO CONTENTO<br />

LO RACCONTERÒ<br />

AGLI AMICI<br />

FACCINO NORMALE<br />

TUTTO OK<br />

FACCINO DIVERTITO<br />

TANTA SIMPATIA<br />

FACCINO STORTO<br />

QUALCOSA NON VA<br />

FACCINO NERO<br />

NEGATIVO<br />

FACCINO INCAZZATO<br />

MAI PIÙ<br />

FACCINO SOSPESO<br />

NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE<br />

RISTORANTE TRATTORIA TRATTORIA<br />

DI LUSSO<br />

PIZZERIA LOCALE GEMELLO VINERIA AGRITURISMO<br />

LOCALE<br />

POLIFUNZIONALE<br />

CUPIDO<br />

LOCALE<br />

DEL CUORE<br />

SALTO<br />

DI QUALITÀ<br />

QUALITÀ/PREZZO<br />

RESISTENZA<br />

UMANA<br />

DORMIRE<br />

22


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’hosteria H2O<br />

Moniga del Garda (Brescia)<br />

aldo moro<br />

Montagnana (Padova)<br />

donna selvatica<br />

Neive (Cuneo)<br />

il grecale<br />

Novello (Cuneo)<br />

fiorital<br />

Padova<br />

osteria storica morelli<br />

Pergine Valsugana (Trento)<br />

la corte gourmet<br />

Pogliano Milanese (Milano)<br />

polisena<br />

“l’altro agriturismo”<br />

Pontida (Bergamo)<br />

però<br />

Prato Sesia (Novara)<br />

osterie botteghe antiche<br />

Putignano (Bari)<br />

mirtillo rosso<br />

Riva Valdobbia (Vercelli)<br />

antica macelleria turba<br />

Rivolta d’Adda (Cremona)<br />

il tesoro living resort<br />

Rodigo (Mantova)<br />

tordomatto<br />

Roma<br />

trattoria della nana<br />

Romano d’Ezzelino (Vicenza)<br />

degusto<br />

San Bonifacio (Verona)<br />

da rolando - cucina dialettale<br />

San Costanzo (Pesaro Urbino)<br />

i caprini - botega & cusina<br />

San Giovanni Lupatoto (Verona)<br />

dove<br />

enoteca da 8tto<br />

Senago (Milano)<br />

cruru-pesce crudo<br />

e bollicine<br />

Torino<br />

piano35 - Torino<br />

spazio7 - Torino<br />

torricelli - Torino<br />

anna ghisolfi<br />

Tortona (Alessandria)<br />

le lampare al fortino<br />

Trani<br />

il ristorantino del cin cin<br />

Vercelli<br />

la canonica<br />

Verona<br />

hostaria<br />

la vecchia fontanina<br />

Verona<br />

23


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

or - cucina d’arte<br />

AGAZZANO (Piacenza)<br />

STRADA GRINTORTO, 3<br />

TEL. 3319137482<br />

info@or-cucinadarte.com<br />

Uno dei luoghi più<br />

belli d’Italia, dove<br />

va in scena la cucina<br />

d’arte. Con Maria<br />

Paola Pacinotti e<br />

Davide Redaelli e una<br />

squadra di giovani.<br />

Novità assoluta.<br />

Sono stato ormai cinque volte a<br />

Grintorto, antico borgo di Agazzano,<br />

in Val Tidone, nel Piacentino. Ci<br />

sono stato perché un amico mi aveva<br />

parlato di una magia, che stava<br />

nascendo intorno all’antico castello<br />

del ‘600: il ristorante di cucina d’arte<br />

Or. E oggi qui c’è uno dei luoghi<br />

più belli d’Italia.<br />

Per arrivare a Grintorto bisogna<br />

uscire a Castel San Giovanni sulla<br />

Torino Piacenza. Si vira verso la<br />

Val Tidone, passando per i paesi<br />

di questa Pianura-Padana ricca di<br />

cose buone. E di vini. Ma Grintorto<br />

è qualcosa di più: è un sogno che<br />

diventa realtà. Attorno alle mura<br />

dell’antico castello, l’avvocato Rudy<br />

Reni, con sua moglie Paola, ha da<br />

sempre il suo buen retiro. Ma un<br />

giorno ha deciso che quel posto<br />

poteva diventare un luogo per tutti.<br />

Ha ristrutturato una casa bellissima<br />

in mattoni antichi, del 600, con tre<br />

sale affrescate che sono l’essenza<br />

della bellezza. Poi una terrazza sulla<br />

valle per cenare d’estate, un bistrot<br />

dove fare merenda con una buona<br />

coppa ed entro l’anno un negozio<br />

di prodotti e anche un relais, che<br />

gestirà il figlio, proprio di fronte.<br />

Nessuno si sarebbe mai spinto fin<br />

qui, ora questa è una meta ambita<br />

che, dopo solo un mese, ha già creato<br />

un passaparola incredibile.<br />

Paola ha la passione del cibo nel<br />

sangue e Davide Redaelli che dalla<br />

scuola di Raffaele Mancini ha preso<br />

il meglio, guida una brigata di sette<br />

persone, vincente.<br />

Ma veniamo alla nostra prova, che<br />

ci vede fra i primi a testare questa<br />

cucina dove le materie prime sono<br />

scelte con un certo rigore. Il riso ad<br />

esempio è il RisoDiNori di Collobiano,<br />

i vini sono un po’ del territorio<br />

e un po’ quelli che piacciono all’avvocato<br />

Rudi Reni. L’aperitivo sarà<br />

24


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

con una coppa fantastica e poi una<br />

serie di amuse bouche eccezionali,<br />

come il foie gras e ginger, il baccalà<br />

e altre specialità.<br />

La carta, a prezzi più che ragionevoli,<br />

propone, fra gli antipasti, la<br />

millefoglie di branzino mantecato<br />

ovvero una sfoglia croccante al<br />

sesamo, branzino mantecato, crema<br />

di caprini leggera, erba cipollina<br />

e scorzonera in riduzione di liquirizia;<br />

la seduzione in viola ovvero<br />

gambero rosso di Mazara del Vallo<br />

su riduzione di Gutturnio Superiore,<br />

purè e chiostre di patate viola<br />

aromatizzate allo scorgono.<br />

Sui primi non perdete per nessuna<br />

ragione al mondo il risotto mantecato<br />

in caprino vaccino, essenza<br />

di tartufo bianco, colatura di<br />

alici e marginatura di gambero<br />

viola. Sarete soddisfatti anche con<br />

gli gnocchi di patate rosse glassati<br />

al nero di seppia con cuore fondente<br />

al pesto leggero, salsa di scampi<br />

e crudo di gamberi.<br />

E veniamo ai secondi: il filetto di<br />

pagello fragolino croccante in<br />

guazzetto aromatico ai peperoni<br />

rossi in alternativa al maialino<br />

da latte croccante su crema di<br />

sedano rapa, confettura di pomodori<br />

e limone e mela al Calvados<br />

o al Crudo e cotto di Scampi<br />

e gamberi, pomodori e cipolla in<br />

due consistenze.<br />

Si chiude con l’eccezionale cialda<br />

croccante ai semi di zucca con<br />

crema al Blu di capra e polvere<br />

di lampone e la ganache di cioccolato<br />

fondente 74% aromatizzato<br />

al peperoncino con trasparenza in<br />

gel. Vi alzerete leggeri, felici. Con la<br />

voglia di raccontare che siete stati<br />

in un posto unico, e non per modo<br />

di dire.<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: da lunedì a giovedì<br />

Ferie: novembre<br />

Prezzo: 58 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 34 + 30 (dehors)<br />

25


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

nove<br />

ALASSIO (Savona)<br />

VIA PRIVATA MONTAGU, 9<br />

TEL. 0182646140<br />

info@noveristorante.it<br />

www.noveristorante.it<br />

Una gran bella<br />

esperienza ad Alassio,<br />

nel ristorante della<br />

famiglia Ricci, che<br />

fa felici tutti per la<br />

location, ma anche<br />

per un incredibile<br />

rapporto qualità/<br />

prezzo. Sosta davvero<br />

imperdibile.<br />

Da un lato parrebbe che a Villa della<br />

Pergola, elegante relais di solo<br />

12 suite recentemente ristrutturato<br />

dalla famiglia Ricci, il tempo si sia<br />

fermato quando, alla fine dell’Ottocento,<br />

la bella Alassio era meta di<br />

nobili anglosassoni che la scelsero<br />

come buen retiro portando con sé<br />

il gusto aristocratico; dall’altro, e ci<br />

riferiamo al ristorante, tutto sembra<br />

in movimento in un laboratorio<br />

del gusto dove tradizione e creatività<br />

viaggiano in perfetta simbiosi.<br />

Siamo sulla collina di Alassio, all’interno<br />

di un meraviglioso parco che<br />

vanta centinaia di varietà botaniche<br />

sia mediteranee sia esotiche e<br />

che consigliamo di visitare. Varcato<br />

l’austero cancello, verrete accolti<br />

con garbo e accompagnati nella<br />

sontuosa sala da pranzo dove<br />

l’attenzione sarà subito attratta<br />

dai lussuosi arredi e da una ricca<br />

collezione di dipinti dell’Ottocento<br />

che faranno da palcoscenico a una<br />

delle migliori cene liguri di sempre.<br />

A tavola, un invitante menu e due<br />

proposte a 50 e 70 euro che, alla<br />

fine, saranno valutate positivamente<br />

per l’ottimo rapporto qualità/<br />

prezzo. Il “menu gastonomico” di<br />

Giorgio Servetto (70 euro), dopo<br />

un curioso amuse bouche da cui<br />

emerge tutta la fantasia dello chef,<br />

in particolare nell’ottimo macaron<br />

ripieno di mousse di fegato di<br />

coniglio, prevede cinque portate<br />

e il dessert. Per cominciare, un<br />

cubo di salmone selvaggio, delicatamente<br />

affumicato in piacevole<br />

contrasto con zenzero e riduzione<br />

di mandarino. Vivacità di colori e<br />

intensità di gusto i cardini del torcione<br />

di foie gras con zuppetta<br />

di agrumi e verdure dell’orto.<br />

Curiosa e indovinata consistenza<br />

nella crema di carciofo servita<br />

con terra di nocciole e carciofo<br />

arrosto. Molto riusciti anche i cappellacci<br />

farciti di ricotta di pecora<br />

serviti con gamberi viola e infuso<br />

di gamberi ed eucalipto. Infine,<br />

gustose lumache con purè di sedano<br />

rapa, croccante di pinoli e<br />

pomata di sedano e coriandolo.<br />

Dopo un gradito pre-dessert (cremino<br />

alle spezie ricoperto di cioccolato),<br />

un rinfrescante dolce a base<br />

di lampone in varie consistenze.<br />

Più che buona la proposta dei vini,<br />

anche di piccoli produttori, a prezzi<br />

incoraggianti. Pane e grissini fatti in<br />

casa. Meta imperdibile!<br />

Alessandra Fulginiti e Andrea Nicola<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: gennaio; novembre<br />

Prezzo: 83 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 35 + 45 (dehors)<br />

26


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

locanda san lorenzo<br />

ALPAGO (Belluno)<br />

FRAZ. PUOS - VIA GENERAL CANTORE, 2<br />

TEL. 0437454048<br />

info@locandasanlorenzo.it<br />

www.locandasanlorenzo.it<br />

Eccellenza. A chiunque<br />

tu chieda come hai<br />

mangiato qui? La<br />

risposta è la stessa.<br />

Alla grande! La verità<br />

è che anche tutte<br />

le nostre verifiche<br />

dicono questo.<br />

Locanda sita nel cuore dell’Alpago,<br />

non distante da Belluno e Vittorio<br />

Veneto, fondata all’inizio del ‘900<br />

e nota come Osteria del paese di<br />

Puos, nel tempo si è trasformata in<br />

ristorante di livello con annesse 11<br />

camere.<br />

L’ambiente è di eleganza classica,<br />

con tavoli ben distanziati e apparecchiati<br />

in modo raffinato. In cucina<br />

Renzo Dal Farra gestisce una<br />

magistrale brigata che coniuga la<br />

tradizione locale a una creatività<br />

basata per lo più su solidi accostamenti<br />

che soddisfano a pieno<br />

i gusti dei commensali. Nella nostra<br />

ultima visita, grandissimo il<br />

sandwich di capriolo e fegato<br />

grasso con mostarda di cipolle e<br />

salsa ai lamponi. Una goduria la<br />

variazione di fegato grasso d’oca.<br />

Di classe le tagliatelle farcite<br />

al blu di Lanzo con porro sedano<br />

e finocchio e i bigoli al torchio<br />

con ragù di cervo e panatura ai<br />

frutti di bosco. Che vale il viaggio<br />

è la degustazione dell’Agnello,<br />

ma da provare è anche il piccione<br />

arrostito con porcini e salsa al<br />

tartufo. Finale all’altezza con meringata<br />

alle fragole e crumble<br />

salato e pistacchio con gelée al<br />

limone gelato di ricotta e yogurt<br />

e biscotto all’olio extravergine<br />

di oliva. Cantina amplissima e di<br />

fantastico spessore con un ottimo<br />

rapporto qualità/prezzo. Che grande<br />

locale! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: mercoledì<br />

Ferie: 2 settimane nella seconda quindicina di gennaio<br />

Prezzo: 80 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 45<br />

27


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

the cook restaurant<br />

ARENZANO (Genova)<br />

LUNGOMARE STATI UNITI, 1 - TEL. 3289147153<br />

thecookrestaurant@gmail.com<br />

www.thecookrestaurant.com<br />

Con il trasferimento<br />

del ristorante nella<br />

meravigliosa cornice<br />

del Grand Hotel di<br />

Arenzano, la cucina<br />

di Ivano Ricchebono<br />

ha finalmente un<br />

contesto all’altezza<br />

delle sue grandi<br />

creazioni golose.<br />

Meraviglioso – e<br />

finalmente all’altezza<br />

di cucina e servizio –<br />

l’ambiente.<br />

Vi si accede da ingresso riservato,<br />

dopo essersi goduti lo spettacolo<br />

del golfo di Genova, che è proprio<br />

di fronte, al di là della strada, con<br />

gli occhi che si perdono nel mare.<br />

Una vista che sarebbe piaciuta al<br />

“nostro” Bruno Lauzi! La cornice<br />

è quella sontuosa del Grand Hotel,<br />

ma il ristorante è bombonieroso<br />

e romantico, grazie a sapienti<br />

separé, che, oltre ad assicurare la<br />

giusta privacy, delimitano gli spazi<br />

disegnando una saletta con pochi<br />

tavoli apparecchiati in modo elegante.<br />

Grande la squadra che Ivano<br />

ha costruito con la moglie Elisa, da<br />

sempre suo “angelo custode” anche<br />

nel percorso professionale. La<br />

sala è affidata a Mirko Ardu, maître<br />

di alta scuola che vedrete guidare<br />

con cuore, intelligenza e mano sicura<br />

il personale che vi servirà, e<br />

con cui, dopo che giovani come la<br />

brava Martina Merlo vi avrà presentato<br />

con sorriso e precisione i piatti,<br />

potrete valutare i migliori abbinamenti,<br />

visto che è anche sommelier<br />

di razza. La cucina? Ivano Ricchebono<br />

con l’ottimo Marco Primiceri,<br />

e i loro collaboratori, mettono<br />

in tavola un mix entusiasmante di<br />

territorio, tradizione e creatività. La<br />

materia prima è eccellente, e quindi<br />

da provare il crudo di mare, di<br />

cui qui viene data interpretazione<br />

di formidabile golosità, con più<br />

creazioni che si fanno ricordare per<br />

“giocate geniali” nel rispetto assoluto<br />

di pesci e crostacei. Poi risotto<br />

“Riso buono” crudo di gambero<br />

prescinseua e crumble d’acciuga<br />

salata o bottoni all’extravergine<br />

taggiasco crema di acciuga nostrana<br />

e tartufo nero estivo. Di<br />

secondo cappon magro o interpretazione<br />

di un vitello tonnato.<br />

Dopo festosa piccola pasticceria,<br />

stragoloso cremoso al cioccolato<br />

con sorbetto al frutto della passione<br />

e semifreddo al pistacchio di<br />

Bronte, a concludere una sosta in<br />

una nuova, grande eccellenza della<br />

ristorazione italiana, che fa onore al<br />

gusto di Liguria! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: lunedì a pranzo, martedì<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 90 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40<br />

28


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

la tana gourmet<br />

ASIAGO (Vicenza)<br />

LOC. KABERLABA, 19<br />

TEL. 0424462017<br />

latanaristoranteasiago@gmail.com<br />

Siamo tornati ad<br />

Asiago, per incontrare<br />

un altro grande della<br />

ristorazione locale. Lui<br />

si chiama Alessandro<br />

Degan, poco più che<br />

trentenne e, con suo<br />

cognato e un altro<br />

socio, è in questa<br />

casetta rossa in<br />

località Kaberlaba in<br />

mezzo ai prati e alle<br />

montagne. È fiabesco<br />

il luogo e l’indicazione<br />

della casa rossa, sia<br />

visivamente sia sui<br />

cartelli, vi porterà<br />

diritti a La Tana<br />

Gourmet.<br />

Un ristorante di classe, ma anche<br />

un’osteria molto frequentata, dove<br />

assaggiare piatti come salumi e formaggi<br />

tipici, bigoli all’anatra, canederli<br />

in brodo, tagliata di manzo,<br />

gulash con polenta e molto altro ancora.<br />

Noi abbiamo cenato di fronte<br />

alla vetrata davanti ai prati ondulati<br />

con i profumi delle erbe rare di montagna<br />

che Alessandro va a cercare,<br />

grazie all’esperienza di suo suocero,<br />

Romeo Covolo, grande conoscitore<br />

delle ricchezze botaniche di questi<br />

luoghi. In sala Enrico Maglio, preparatissimo<br />

sui vini, con una carta<br />

che ha 800 referenze e spazia fra i<br />

classici e i cosiddetti vini naturali. Il<br />

menu (quelli degustazione sono tre)<br />

si divide in due parti: territorio e progetti.<br />

Nel primo ci sono le materie<br />

del territorio, nel secondo i suoi piatti<br />

innovativi, dei pezzi unici. Iniziamo<br />

allora dalle entrée che già danno l’idea<br />

dell’esperienza: infuso di foglie<br />

di mirtillo, burro di montagna al<br />

sambuco; finta meringa di porcino<br />

con fungo latto-fermentato e lichene<br />

islandico e infine erba San Pietro<br />

con aceto di lampone e bacon.<br />

Da mangiare chiudendo gli occhi, vi<br />

assicuro. Poi abbiamo spaziato fra<br />

“territorio” e “progetti”. Incredibili i<br />

fagotti di rapa rossa, infuso di cortecce<br />

di abete, frutti rossi e abrotano<br />

che lasciano in bocca sensazioni<br />

dolci e amare, di particolare intensità.<br />

Forse questo è il piatto che più descrive<br />

Alessandro. Abbiamo trovato<br />

corretti il baccalà mantencato con<br />

polenta soffiata e insalatina di erbe<br />

aromatiche e i canederli di speck in<br />

consommé di vitello. Memorabile è<br />

invece il piatto denominato Ramen.<br />

go, ossia spaghetti di limone,<br />

ostriche salvia selvatica, pancetta,<br />

uova di aringa affumicate servite<br />

in brodo di carne. Emozione pura.<br />

Se poi ci date retta, assaggerete cotture<br />

di carni che non fa più nessuno.<br />

Ecco, tra gli antipasti, il manzo, bruscandoli,<br />

bacche di frassino, polvere<br />

di capperi e acciughe. Notevole, tra i<br />

secondi, la spalla di manzo alla senape<br />

selvatica, stufato di rape, raperonzoli<br />

e carletti. Incredibile, da<br />

rifare il viaggio, l’agnello arrostito<br />

con funghi pioppini e sedano di<br />

monte. Da applausi l’insalata mista<br />

con linfa di betulla che ha un potere<br />

digestivo insospettabile. E per finire,<br />

apoteosi coi dolci, con La pigna:<br />

sorbetto al mugolio, orzo tostato,<br />

uovo al vapore, liquirizia selvatica;<br />

la crema fritta, con cioccolato,<br />

miele e sorbetto d’arancia e la frutta<br />

ghiacciata. Io però mi sono commosso<br />

per la mosa-latte dolce: polenta<br />

integrale cotta in latte e miele.<br />

Abbiamo vissuto un sogno. Alessandro<br />

è un grande. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica a cena, lunedì; a marzo, aprile, maggio, ottobre e novembre, aperto martedì,<br />

mercoledì e giovedì solo previa prenotazione<br />

Ferie: variabili in maggio e ottobre<br />

Prezzo: 77 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 30<br />

29


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

stube gourmet<br />

ASIAGO (Vicenza)<br />

C/O HOTEL EUROPA - CORSO IV NOVEMBRE, 65/67<br />

TEL. 0424462659<br />

info@hoteleuroparesidence.it<br />

www.hoteleuroparesidence.it<br />

Ma che gran bella<br />

cena quella che<br />

abbiamo fatto ad<br />

Asiago, dentro la<br />

struttura dell’Hotel<br />

Europa. Da oltre un<br />

anno è arrivato un<br />

giovane di talento,<br />

Alessio, che cura<br />

in particolare il<br />

ristorante Stube<br />

Gourmet. Un locale<br />

raccolto, tutto legno,<br />

con un servizio<br />

professionale davvero<br />

vincente. Bravo il<br />

sommelier, bravi tutti<br />

i ragazzi che ci hanno<br />

seguito per l’intera<br />

serata, proponendoci<br />

vini a bicchiere<br />

davvero interessanti<br />

per accompagnare<br />

una cena che è stata<br />

davvero memorabile.<br />

E in un posto così saremmo per<br />

consigliarvi a occhi chiusi i due<br />

menu degustazione dello chef:<br />

“Memorie territoriali” a 60 euro<br />

(5 portate) e la sequenza di otto<br />

portate a 80 euro. Questo menu si<br />

chiama Luugar. Noi, come sempre<br />

abbiamo assaggiato alla carta. Ma<br />

attenzione, prima abbiamo gustato<br />

tre amuse bouche. Ve li elenchiamo,<br />

anche se non possiamo manifestarvi<br />

lo stupore che abbiamo<br />

provato: “finto rachide” ovvero<br />

una terrina di fegatini di cortile,<br />

polvere di porcini ed essenza di<br />

muschio; crema di patate con trippa<br />

di baccalà e salsa verde; tartare<br />

di capasanta con zettel di arancio,<br />

semi di frutto della passione ed essenza<br />

di bergamotto. Ed ecco agli<br />

antipasti il foie gras d’anatra con<br />

cavolfiore, noci macadamia, pistacchi<br />

tostati e salsa al Porto; il<br />

salmerino con le sue uova, finocchio,<br />

rafano e cialda alga nori e il<br />

Giardino di verdure, terre alla<br />

mandorla, formaggio caprino.<br />

Fra i primi non perdetevi i ravioli<br />

alla rapa rossa, formaggio<br />

Mezzano, aglio orsino, mirtillo<br />

nero e radice di prezzemolo e gli<br />

gnocchi di semolino, piovra alla<br />

brace, oliva taggiasca, pomodoro<br />

confit, maionese all’acqua di<br />

piovra, fantastici. Ma che saranno<br />

le tagliatelle di fagioli, porro, lardo<br />

Pata negra, consommé, rosmarino<br />

e il riso Carnaroli, topinambur, ricciola,<br />

uova di salmone, caramello<br />

di birra stout. Apoteosi sui secondi:<br />

la faraona con tarassaco, noci<br />

pecan e insalata croccante, perfetta<br />

e morbida, e poi il piccione<br />

con radicchio, more, cipolle di Tropea,<br />

nocciole. Da provare il vitello<br />

con sedano rapa, lamponi, ricotta<br />

al cumino e cerfoglio o il salmone<br />

in olio di cottura, crema di<br />

patate alla curcuma, asparagi<br />

verdi e gamberi viola. A questo<br />

punto come non chiedere i dolci:<br />

il cioccolato bianco, pistacchi di<br />

Bronte, more, Nocciolata; il biscotto<br />

ai semi di papavero, crema<br />

all’uovo, fragole e rucola e infine<br />

cocco, rabarbaro, marasche, yogurt<br />

e lampone. Che dire? Ci siamo<br />

innamorati di questo posto, della<br />

cucina dello chef, della gioia che ti<br />

trasmette lo staff, di quel mestiere<br />

vero che esprime il sommelier. Di<br />

tutto. Diventerà famoso. Per noi lo<br />

è già. Grandissimo Alessio!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì e martedì (aperto su richiesta)<br />

Ferie: variabili tra aprile e maggio, e in novembre<br />

Prezzo: 74 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 16<br />

30


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

premiata fabbrica<br />

BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza)<br />

VIA ANGARANO, 5<br />

TEL. 0424280457<br />

www.premiatafabbricasrl.com<br />

Anche a Bassano la<br />

miglior pizza d’Italia<br />

che parla veneto.<br />

La Fabbrica della<br />

Pizza di Massimo<br />

Frighetto, nostra<br />

ultima scoperta, ce lo<br />

conferma. Siete nei<br />

pressi del ponte di<br />

Bassano. Splendido<br />

esempio di qualità<br />

(rara in queste mete<br />

turistiche).<br />

L’ingresso è quasi angusto: pochi<br />

passi di fronte al banco della pizza<br />

al taglio e poi un cancelletto a darti<br />

lo stop. Il perché di quello che all’inizio<br />

sembra un piccolo fastidio, si<br />

rivela in realtà un escamotage per<br />

evitare di intasare la piccola saletta<br />

alle spalle dove si sviluppa tutto il locale.<br />

I tavoli si contano sulle dita di<br />

una mano, l’attenzione da parte del<br />

patron Massimo Frighetto è massima.<br />

Le birre sono in bottiglia, una<br />

bella scelta tra le artigianali italiane.<br />

Le bibite sono targate Baladin. Poi<br />

ci sono loro, le pizze, che sono le<br />

autentiche protagoniste. Non si fanno<br />

voli pindarici nei topping, la costruzione<br />

è solida, gli abbinamenti<br />

azzeccati e giocati su una selezione<br />

(ristretta) di ottimi ingredienti. Partiamo<br />

però dalla base: l’impasto è a<br />

lunga lievitazione, con lievito madre<br />

(nella metà dei casi) e farina Petra.<br />

È eccellente: spesso, fragrante all’esterno<br />

con un cuore più morbido,<br />

profumato. A coprirlo una base di<br />

pomodoro di Petrilli. Solo per questo<br />

connubio vale la pena il viaggio. Ma<br />

c’è l’aggiunta dei latticini campani e<br />

pugliesi, i formaggi dell’Altopiano,<br />

grandi prosciutti crudi 24 mesi di<br />

stagionatura. Noi abbiamo assaggiato<br />

la pizza con la bufala, le acciughe<br />

del Cantabrico e il limone<br />

della Costiera amalfitana, profumata,<br />

equilibrata così come quella<br />

che combina la burrata pugliese -<br />

messa rigorosamente in uscita - e il<br />

crudo S. Ilario. Poi c’è quella asparagi<br />

e alici con l’asparago di Bassano,<br />

il Puzzone di Moena, le alici di<br />

Lampara; oppure la pizza Poastro<br />

in tecia con Blu della Lessinia,<br />

gallina padovana in tecia, songino<br />

e nocciole. Alcune di queste<br />

sono fatte con lievito madre; altre<br />

sono senza lievito ovvero con farine<br />

integrali e grani spezzati che da soli<br />

possono innescare una fermentazione<br />

spontanea. Il risultato è una<br />

pizza buona, digeribile, leggera. Da<br />

provare. Il caffè si prende all’esterno,<br />

nel bar di fronte, gestito sempre<br />

da Frighetto, che ha una selezione<br />

di distillati e amari da urlo (spicca<br />

anche il cuneese Palent, persino in<br />

versione Riserva). I prezzi? Per una<br />

margherita si spendono 7,5 euro,<br />

per le altre pizze dai 9 agli 11 in media.<br />

Un prezzo giusto, per una pizza<br />

che ha il grande merito di stupire<br />

senza strafare. Uscendo c’è il Ponte<br />

degli Alpini che conduce dall’altra<br />

sponda nel cuore della Bassano vecchia<br />

dove, a partire dalla bottiglierie<br />

Nardini pullula un’offerta di locali<br />

per cocktail con una concentrazione<br />

che ha pochi pari in Italia. Tenetelo<br />

d’acconto per il vostro prossimo<br />

viaggio in Veneto. Alessandro Ricci<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 7,50 euro (margherita)<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />

Coperti: 20<br />

31


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

il santellone<br />

BRESCIA<br />

VIA DEL SANTELLONE, 116/120<br />

TEL. 0303732998 - 0303733111<br />

info@ilsantellone.it<br />

www.ilsantellone.it<br />

Siete a Brescia,<br />

in zona Badia, ma<br />

quando si apre il<br />

cancello automatico,<br />

che immette nel<br />

comodo parcheggio<br />

non vi sembrerà<br />

vero. È un’oasi, con<br />

una vecchia cascina<br />

ristrutturata con<br />

porticato dove sono<br />

state realizzate 22<br />

camere, poi prati,<br />

giardini, una piscina<br />

e perfino una Spa<br />

attrezzatissima e un<br />

centro congressi per<br />

oltre 100 partecipanti.<br />

In un altro corpo c’è poi il ristorante,<br />

che ci ha sorpresi non poco<br />

soprattutto per la ricerca delle materie<br />

prime e per l’esecuzione. Accogliente,<br />

al piano di sopra, con<br />

una carta dei vini di grande soddisfazione<br />

con alcune chicche sconosciute.<br />

Sotto c’è la cucina con la<br />

signora Mariella che sa il fatto suo e<br />

che alla fine ho abbracciato.<br />

A pranzo c’è un menu da lavoro<br />

con lasagne al ragù di coniglio,<br />

maccheroncini al pomodoro, minestrone<br />

e bocconcini di pollo con<br />

taccole e piselli.<br />

Il menu alla carta è più ricco ed ha<br />

slanci creativi se pensiamo all’insalata<br />

di burrata bresciana con<br />

arancio e acciughe, al bagoss<br />

alla brace con polenta e confettura<br />

di pere e moscato. Fra i<br />

primi, prendete le mafalde con<br />

ragù bianco di coniglio carote<br />

e spinacini oppure i bigoli al torchio<br />

cacio e pepe (ottimo), i ravioli<br />

ripieni di carne alla Bresciana, i fusilli<br />

alla formaggella di capra di<br />

Bagolino, lardo e rosmarino. Ma<br />

l’apoteosi sarà il pollo nostrano<br />

della Fattoria Paradello ripieno<br />

di magro cotto al forno quindi il<br />

luccio al vapore con olio del Garda,<br />

capperi di Salina e prezzemolo, la<br />

degustazione di formaggi e confetture,<br />

il filetto di pesce persico con le<br />

loro patate fritte. Si chiude coi dolci:<br />

torta Paradiso con zabaione,<br />

torta Caprese al limone, tiramisù e<br />

semifreddo alle meringhe con<br />

salsa di nocciole. Una gran bella<br />

sosta. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica a cena<br />

Ferie: la prima settimana di gennaio e le 2 settimane centrali di agosto<br />

Prezzo: 35 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 50<br />

32


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

antica osteria della pesa<br />

CADEO (Piacenza)<br />

LOC. SCOTTINA - STRADA DEL RIGLIO<br />

TEL. 0523504232<br />

info@cascinascottina.it<br />

www.relaiscascinascottina.it<br />

All’interno di un<br />

relais immerso nel<br />

verde un ristorante<br />

che propone un<br />

menu intrigante e<br />

un’entusiasmante<br />

scelta di vini (anche a<br />

bicchiere).<br />

Fa parte del Relais<br />

Cascina Scottina<br />

di Cadeo, con 14<br />

camere, tanto spazio<br />

verde. In cucina lo<br />

chef talentuoso<br />

Claudio Cesena che<br />

prima gestiva questa<br />

location col fratello<br />

Marco ora alle prese<br />

con un ristorante<br />

a Fiorenzuola (la<br />

Locanda San Fiorenzo<br />

in via Gramsci, 8 - tel.<br />

0523247924).<br />

Detto questo, seguite la strada che<br />

unisce Pontenure a Cadeo, ma prima<br />

del paese svoltate a sinistra:<br />

davanti a voi un cavalcavia e dietro<br />

l’oasi di cui vi stiamo parlando, che<br />

si è consolidata parecchio. Vi accomoderete<br />

ai tavoli della grande sala,<br />

con vetrate sul giardino, per leggere<br />

il menu intrigante, fra tradizione e<br />

innovazione, che un servizio davvero<br />

gentile vi porgerà. Entusiasmante<br />

la scelta dei vini a bicchiere, segno<br />

che hanno preso sul serio le esigenze<br />

del cliente, ma anche la carta<br />

parla di una selezione meditata e<br />

di buona qualità. I pani e le focacce<br />

sono fatti in casa e se scegliete i<br />

salumi piacentini da accompagnare<br />

sarà un piacere. Altrimenti, fra gli<br />

antipasti, la crema di patate con<br />

piovra e carciofi oppure lo spiedino<br />

di foie gras e prugne avvolte<br />

nel petto d’oca affumicato al<br />

Malvasia passito. O ancora, l’hamburger<br />

di melanzane con spuma di<br />

caprino, pomodori secchi e pane<br />

croccante. Imperdibili, fra i primi, i<br />

pisarei e fasò fatti secondo la tradizione,<br />

quindi un po’ liquidi, anche<br />

se abbastanza densi da mangiare<br />

col cucchiaio. Buonissimi gli anolini<br />

della Val d’Arda con spuma di<br />

patate, le sue bucce fritte e tartufo<br />

nero dei nostri colli accanto<br />

a gnocchi di rape rosse con crema<br />

di broccoli, calamari e maionese al<br />

nero. Quindi i cappelletti d’anatra<br />

con salsa al foie gras, profumo<br />

d’arancia e nocciole tostate e il<br />

risotto ai porcini con tartara di crostacei.<br />

Fra i secondi la scelta è come<br />

sempre ampia e soddisfacente. Per<br />

noi, coscia d’oca con spuma di<br />

mele verdi, uva nera e frutta<br />

d’autunno, ma anche arrotolato<br />

di branzino con caponata in<br />

agrodolce e suprema di faraona<br />

farcita. E ancora: filetti di triglia al<br />

sesamo nero su gazpacho verde,<br />

foglie di oyster, polenta croccante<br />

e peperoni; spalla di maialino da<br />

latte con purè di topinambur, verza<br />

ripassata e salsa al pepe tzechuan;<br />

e infine il controfiletto di cavallo<br />

al profumo di caffè con radicchio<br />

trevisano e melograno. Ai dolci,<br />

da scegliere fra il cioccolato con<br />

composta di pere cotte al vino rosso<br />

e crumble alla cannella e la madeline<br />

al limone con cremoso ai marroni,<br />

gelatina di cachi e salsa al<br />

rhum. Oppure l’amaretto di Parigi<br />

con cremoso al cioccolato bianco e<br />

cardamomo, sorbetto di mandarino<br />

e caramello al peperoncino. Veniteci<br />

con gli amici. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica a cena e lunedì<br />

Ferie: 1 settimana in gennaio; 1 settimana in agosto; Natale<br />

Prezzo: 70 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 60 + 100<br />

33


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

bergè<br />

CARCOFORO (Vercelli)<br />

LOC. CASA DEL PONTE, 373<br />

TEL. 0163087041 - 3427<strong>69</strong>1218<br />

info@ristoranteberge.it<br />

www.ristoranteberge.it<br />

Due ragazzi coraggiosi<br />

Maddalena Bacher<br />

e Federico Barinotti<br />

hanno riacceso i fornelli<br />

del mitico Scoiattolo<br />

di Carcoforo (Vc),<br />

un paese fiabesco<br />

della Val Sesia che sta<br />

proprio sotto il Monte<br />

Rosa. Oggi siamo al<br />

Bergè. E complimenti<br />

per il bel sito internet.<br />

Ci siamo andati una sera di giugno,<br />

passando per il ponticello che conduce<br />

in questa casetta di legno. Al<br />

piano alto c’è la sala con il camino<br />

e tutto sembra essere rimasto<br />

come allora quando era lo Scoiattolo:<br />

bello, risposante, romantico.<br />

L’offerta di questi ragazzi è poi<br />

davvero intrigante e ci ha colpito.<br />

Hanno un menu degustazione a<br />

28 euro con 7 assaggi (avete letto<br />

bene!) e una scelta alla carta, con<br />

selezionate ma soddisfacenti soluzioni<br />

e una carta dei vini altrettanto<br />

essenziale e soddisfacente. Appena<br />

seduti ti servono tre fette di salame<br />

come entrée e poi i piatti che via<br />

via abbiamo ordinato. E che felicità<br />

trovare nel menu il tonno di merluzzo<br />

con pioggia di pistacchi<br />

e coulis agrodolce di fragole; il<br />

milcaos chilote su misticanza di<br />

insalate e germogli. Fra i primi<br />

erano davvero eccellenti e morbidi<br />

gli gnocchi di castagne, ma eccellenti<br />

anche i tagliolini alla farina<br />

finissima di mais con pianbress,<br />

broccoli e patate viola che avevano<br />

la consistenza dei pizzoccheri<br />

valtellinesi. Apoteosi sui secondi:<br />

l’agnello alla moda del Bergé era<br />

perfetto, succulento, ma buona anche<br />

la rollatina di vitello su pesto di<br />

ortiche in alternativa alla treccia di<br />

branzino con insalata catalogna<br />

appassita in padella, albicocche<br />

disidratate e pinoli.<br />

Si chiude coi dolci con una scelta di<br />

torte e dolci al cucchiaio preparati<br />

con ricette classiche o rivisitate, tra<br />

cui ricordiamo il gelato alla crema<br />

profumata ai fiori di sambuco servita<br />

nelle miaccie, e il cannolo in<br />

versione valsesiana ovvero con<br />

la mascarpa (ricotta locale) addolcita<br />

con miele di castagno,<br />

saleggia e scaglie di cioccolato.<br />

Un posto che consigliamo vivamente:<br />

per il calore, per la cucina che<br />

non è niente male, per il coraggio<br />

di animare un ristorante in un posto<br />

fiabesco, con prezzi decisamente<br />

onesti. Se volete farci e farvi un<br />

regalo partite. Questa è autentica<br />

resistenza umana! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />

Ferie: febbraio; variabili in marzo<br />

Prezzo: 45 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 25<br />

34


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

osteria pironetomosca<br />

CASTELFRANCO VENETO (Treviso)<br />

VIA PRIULI, 17<br />

TEL. 0423472751<br />

osteriapironetomosca@gmail.com<br />

www.osteriapironetomosca.it<br />

Questo locale di Castelfranco<br />

Veneto è<br />

molto di più di una<br />

sorpresa. Intanto è<br />

il coronamento di<br />

un padre, Moreno<br />

Cattapan, cuoco, che<br />

oggi vede in cucina il<br />

suo bravissimo figlio<br />

Fabio, che credo abbia<br />

inserito elementi di<br />

creatività non banali.<br />

Se seguite il navigatore potreste<br />

trovarvi in difficoltà. Voi cercate la<br />

frazione Treville e la chiesa, abbastanza<br />

imponente: dietro la chiesa<br />

c’è questa osteria moderna, con<br />

un design particolare, che la rende<br />

intima, calda, ottima per ogni<br />

occasione. La sala ha tavoli tondi<br />

e quadrati e la cucina è di fronte.<br />

La prima sorpresa, dopo il luogo<br />

decisamente invitante, sarà la carta<br />

dei vini, che annovera una serie<br />

di “naturali” conosciuti ma anche<br />

sconosciuti, frutto della ricerca del<br />

patron. E qui l’avventore esperto<br />

avrà di che divertirsi, anche con una<br />

generosa offerta di vini a bicchiere.<br />

La seconda sorpresa sarà il pane<br />

fatto in casa, aromatizzato in due<br />

versioni, frutto anche qui di un’attenta<br />

ricerca sia di farine sia di altri<br />

ingredienti. La terza sorpresa sarà<br />

poi il menu, che anche solo alla<br />

lettura vi farà dire: questo posto<br />

merita il viaggio. Ecco allora il radicchietto<br />

grumolo scottato con<br />

coda di mazzancolle su crema di<br />

fagioli bianchi, la gallina padovana<br />

in saor, gli agretti con pomodoro<br />

secco e acciuga. Fra i primi segnaliamo<br />

come radioso il piatto di bigoli<br />

neri con calamaretti, piselli<br />

freschi (buonissimi) e crema di<br />

porri. Il nostro collaboratore, venuto<br />

prima, aveva invece lodi per la lasagnetta<br />

ai carciofi, le tagliatelle al<br />

ragù, ma anche gli gnocchi di zucca<br />

e ricotta gratinata con fonduta. Fra<br />

i secondi è da manuale il coniglio<br />

alla Veneta servito con la polenta<br />

di mais biancoperla. Ma assai<br />

ghiotti sono anche l’agnello alla<br />

friulana, la trippa alla parmigiana,<br />

il filetto di maiale in manto di speck<br />

alle erbette primaverili. Come pesce,<br />

le seppie con i carciofi oppure<br />

le costolette di rombo. Una menzione<br />

la meritano anche i contorni:<br />

cavolo cappuccio “sofegà” all’aceto,<br />

patate al forno. Infine i dolci,<br />

tutti buoni, in particolare il budino<br />

al cioccolato con caramello al<br />

vino rosso, oppure gelato fior di<br />

panna, crostata con marmellata di<br />

stagione, crema catalana. Una sosta<br />

originale, divertente, che consigliamo<br />

a tutti. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 50 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 90 + 100<br />

35


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

pizzeria dei 7 ponti<br />

CENATE SOPRA (Bergamo)<br />

VIA SAN CARLO BORROMEO, 1<br />

TEL. 035954140<br />

alessiorovetta@icloud.com<br />

www.dei7ponti.it<br />

Cenate di Sopra si<br />

raggiunge dopo aver<br />

lasciato il casello di<br />

Seriate, nella Bergamasca.<br />

Si sale in una<br />

situazione di mezza<br />

montagna, con i dolci<br />

declivi dei vigneti del<br />

Moscato di Scanzo,<br />

per arrivare di fronte<br />

a un comodo parcheggio,<br />

con un prato davanti,<br />

quasi un parco.<br />

Imponente è anche la<br />

costruzione, che un<br />

tempo ospitava il ristorante<br />

Agli Ulivi. Ma<br />

da pochi mesi questa<br />

è la Pizzeria dei 7<br />

Ponti.<br />

Appena entri, vedi i segnali di questa<br />

nuova realtà: una pagnotta di<br />

pane invitante, le farine Petra, un<br />

bancone di mescita di bevande e<br />

poi quasi ad angolo il forno con<br />

tre pizzaioli che stanno dietro alle<br />

richieste delle 170 fortunate persone<br />

che riescono ad accaparrarsi un<br />

tavolo: nel bel dehors o all’interno.<br />

Alessio Rovetta l’ho conosciuto<br />

all’Università della Pizza di Vighizzolo<br />

d’Este e da lì ha appreso veramente<br />

il meglio: basta guardare le<br />

sue pizze alte e generose, ma poi<br />

fragranti realizzate secondo vari<br />

impasti, ognuno per accogliere gli<br />

ingredienti dei produttori artigianali<br />

del territorio che dichiara in carta.<br />

Eccezionali saranno i formaggi che<br />

riescono ad avere dai fratelli Cecconello,<br />

fra i migliori cheese-scout<br />

del nostro Golosario. Le birre sono<br />

quelle di 32 Vie dei Birrai oppure le<br />

fantastiche creazioni del Birrificio<br />

indipendente Elav.<br />

Cosa abbiamo assaggiato? La pizza<br />

Culatello (a 18 euro), generosa<br />

di fette tagliate da una forma dei<br />

fratelli Spigaroli, servita con burrata<br />

e pomodoro. Ci ha colpito perché<br />

l’impasto, che mantiene fragranza<br />

fino all’ultimo boccone, valorizza il<br />

culatello anziché mortificarlo. Ed è<br />

una goduria. Da provare è la pizza<br />

Oscar che è stata premiata al<br />

Cibus di Parma ed è pomodoro,<br />

stracciatella pugliese e acciughe<br />

di Sciacca. Anche qui in crescendo,<br />

buonissima.<br />

Poi c’è da provare la 7 Ponti che ha<br />

stracciatella pugliese, bresaola,<br />

scaglie di Parmigiano e balsamo<br />

degli Angeli (acetaia Testa).<br />

C’è poi un lungo elenco di pizze<br />

“classiche”: dalla Napoli alla Margherita,<br />

alla capricciosa alla romana<br />

(intorno ai 7 euro). Ma dimenticate<br />

tutto ciò che fino a oggi avete assaggiato<br />

perché qui ogni cosa è di<br />

un altro pianeta, grazie alla farina<br />

Petra, al lievito madre, agli impasti<br />

e soprattutto alla ricerca delle materie<br />

prime.<br />

Ci sono le pizze speciali, disponibili<br />

con tutti gli impasti che, li vogliamo<br />

ricordare, sono “impasto biologico”<br />

con lievitazione 48/72 ore;<br />

“impasto kamut”; “impasto integrale<br />

al farro”; “impasto con lievito<br />

madre” proprio di Alessio; “Impasto<br />

Petra”, con 48/72 ore di lievitazione<br />

che porta in tavola una pizza<br />

alta e croccante con bordo imponente<br />

e alveolato. E infine “l’impasto<br />

nuvola di pane” (buonissimo)<br />

anche qui frutto di 48/72 ore di<br />

lievitazione e bordo alveolato che<br />

ricorda una nuvola. Non mancano<br />

le pizze vegetariane e vegane.<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: 12 gg in gennaio<br />

Prezzo: 31 euro (pizza margherita 6 euro)<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 140<br />

36


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

valli di lanzo<br />

(ristourant valàdess at lanss coun oubèrgi)<br />

CERES (Torino)<br />

VIA ROMA, 11 - TEL. 012353180<br />

info@ristorantevallidilanzo.eu<br />

www.ristorantevallidilanzo.eu<br />

Francesco Eblovi, chef<br />

noto ai gourmet per<br />

la sua intrigante declinazione<br />

della tradizione<br />

perseguita a lungo<br />

al “Nuovo Carretto”<br />

di Ciriè, ha deciso di<br />

scommettere sulle<br />

montagne del Torinese.<br />

Il suo nuovo locale<br />

aperto a giugno a Ceres<br />

dopo una sapiente<br />

ristrutturazione, vi<br />

farà subito sentire a<br />

casa.<br />

Siete piacevolmente accolti dal calore<br />

e dalla riservata affabilità di<br />

Marzia, che segue con grande professionalità<br />

la sala.<br />

Straordinaria la carta dei vini che,<br />

oltre a proporre bottiglie di Champagne<br />

che sono vere chicche, vi<br />

consentirà di scegliere tra etichette<br />

e formati vari di vini bianchi e<br />

rossi accuratamente conservati in<br />

una cantina in cui scorre acqua di<br />

sorgente. A stupirvi sarà però la<br />

cucina: complici forse ingredienti<br />

divenuti più facilmente reperibili<br />

nel nuovo contesto, che evidenzia<br />

una qualità, offerta a prezzi assolutamente<br />

contenuti, che testimonia<br />

di come una ricerca portata avanti<br />

nel rispetto della tradizione possa<br />

approdare a risultati davvero strepitosi.<br />

L’inizio, un’insalatina di tarassaco<br />

raccolta a duemila metri e condita<br />

con un filo d’olio amalgamato con<br />

tuorlo d’uovo sodo, è davvero da<br />

urlo. E non da meno sono sia la suadente<br />

cipolla ripiena di grissini e<br />

amaretti, il radioso peperone dei<br />

giorni di festa con tonno capperi<br />

e acciughe. Deliziose le trofiette<br />

fresche con guanciale e asparagi<br />

novelli, riuscitissime le tagliatelle<br />

al ragù di fegatini, divertente<br />

nel suo tratto di gioco il “ricordo<br />

d’infanzia”, dal quale riemergono<br />

vecchie sensazioni legate al sapore<br />

dei tortellini panna e prosciutto.<br />

Accattivante nella semplicità dei<br />

suoi essenziali gusti di montagna la<br />

salsiccia artigianale di Ciriè con<br />

patate e verdure. Conclusione a<br />

effetto con una perfetta marquise<br />

au chocolat, oltre che con un<br />

ottimo caffè accompagnato da<br />

una piccola pasticceria in linea col<br />

pranzo appena concluso. Che cosa<br />

volere di più? Piergiuseppe Bernardi<br />

Riposo settimanale: martedì; mai in estate<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 45 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 30 + 20<br />

37


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

officina dei sapori<br />

CERNUSCO SUL NAVIGLIO (Milano)<br />

VIA TORRIANI, 40<br />

TEL. 0292404<strong>69</strong><br />

Un’amicizia profonda.<br />

E una passione in<br />

comune, il gusto.<br />

Queste le fondamenta<br />

su cui poggia<br />

l’Officina dei sapori di<br />

Cernusco sul Naviglio.<br />

Locale di recente apertura, è nostra<br />

scoperta preziosa, anche perché<br />

creatura di due giovani che non<br />

hanno avuto paura di mettersi in<br />

gioco, a dimostrazione che la generazione<br />

dei trentenni non è formata<br />

certo solo da bamboccioni. Roberto<br />

Albiero e Ivan Lalli, i soci titolari, diventati<br />

amici all’Università, dopo la<br />

laurea hanno preso strade diverse.<br />

Il primo, iniziando la carriera di cuoco,<br />

andando a far gavetta ai fornelli<br />

del Savini e al fianco del grande Gaetano<br />

Simonato patron del sommo<br />

Tano Passami l’olio. Il secondo, fondando<br />

con tre soci, Mastri Speziali,<br />

società agricola che produce in<br />

Brianza zafferano, con i primi frutti<br />

che furono da noi presentati al<br />

grande pubblico a Golosaria 2013.<br />

Trovandosi di frequente, nei giorni<br />

di libertà dai loro impegni professionali,<br />

a mangiare insieme, condividendo<br />

l’interesse per cibi e vini,<br />

nel tempo hanno maturato l’idea di<br />

unire le loro esperienze professionali<br />

e di creare un locale loro. Liberatisi<br />

gli spazi che ospitavano una<br />

trattoria, a Cernusco sul Naviglio,<br />

li hanno rilevati, hanno realizzato<br />

sapiente ristrutturazione, e hanno<br />

avviato l’attività. Ora il locale – con<br />

il bar di fronte all’ingresso, e la sala<br />

da pranzo sulla sinistra, con pochi<br />

tavoli che dicono quanta sia la cura<br />

che qui si vuole riservare al cliente<br />

– è luminoso e accogliente. Di indiscutibile<br />

valore la filosofia di lavoro.<br />

Stella polare del loro impegno, la<br />

qualità, senza compromessi (a documentarlo,<br />

materie prime d’eccellenza<br />

di fornitori che son campioni<br />

del Golosario, quali Risodinori,<br />

Contrada Bricconi, azienda agricola<br />

Nava). Con una buona bottiglia (ci<br />

sono anche vini a bicchiere), da un<br />

menu che cambia nel rispetto della<br />

stagionalità, potrete gustare crema<br />

di ceci e gamberi scottati, risotto<br />

ai ricci di mare, pasta, calamarata<br />

fresca pecorino nduja rucola<br />

e cipolla caramellata, quindi<br />

fish&chips o ossobuco in gremolada<br />

con puré di patate viola,<br />

prima di chiudere con TiramiSud. I<br />

primi passi sono ben fatti. E chi ben<br />

comincia... Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: lunedì; martedì a cena<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 40 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 30<br />

38


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

cappuccini resort<br />

COLOGNE (Brescia)<br />

VIA CAPPUCCINI, 54<br />

TEL. 0307157254<br />

www.cappuccini.it<br />

Rosalba Tonelli è<br />

imprenditrice di<br />

quelle che fanno<br />

onore al nostro Paese.<br />

Il suo capolavoro:<br />

avere rilevato un<br />

antico convento e<br />

con sapiente restauro<br />

conservativo averlo<br />

riportato all’originario<br />

splendore.<br />

Si tratta di un convento di proprietà<br />

dei Cappuccini, dal 1500<br />

fino all’età napoleonica, poi passato<br />

a nobili famiglie bresciane e,<br />

all’epoca dell’acquisto, in stato di<br />

abbandono da decenni. Oggi, la<br />

struttura è Cappuccini resort, realtà<br />

di rara bellezza, con chiostri,<br />

sale, corridoi, salottini, caminetti,<br />

cortili, pavimenti in cotto, 14 camere,<br />

un ristorante gourmet, sale per<br />

convegni, Centro benessere Elis (lo<br />

gestisce la nuora, Angela Belleri).<br />

All’esterno, adagiato com’è sullo<br />

sperone occidentale del Monte Orfano,<br />

intorno parco secolare, verde,<br />

boschi, giardini coltivati, un leccio<br />

di 500 anni e un giuggiolo di 300,<br />

il roseto che arrampica e porta ai<br />

resti di una torre romana, ulivi e terrazzamenti<br />

coltivati con orti, oche<br />

e galline libere, l’affaccio a perdita<br />

d’occhio sulla Franciacorta. Tutto in<br />

questo hotel di charme è eccellenza.<br />

Offerta gastronomica compresa.<br />

Il ristorante, sotto la regia del<br />

figlio, Marco Pellizzari (direttore,<br />

ma anche sommelier di razza, uno<br />

spettacolo la cantina, sia per la bellezza<br />

- è ricavata trasformando un<br />

antico pozzo - sia per la selezione di<br />

vini) vede ai fornelli quel fuoriclasse<br />

della cucina che è Piercarlo Zanotti,<br />

affiancato da Francesco Bertelli,<br />

Davide Di Paolo e Chiara Fornoni.<br />

Seguiti ai tavoli da Massimo Oneda<br />

e Daniele Aversano, con le bottiglie<br />

che avrete scelto con Pellizzari, in<br />

una delle belle sale, di fianco al camino,<br />

o in estate all’aperto, gusterete<br />

battuta di fassona al coltello<br />

con una sablé al Parmigiano<br />

e olio riserva Cappuccini, Terra<br />

mare e Franciacorta, riso, con lo<br />

strepitoso risotto burro alle sarde<br />

di lago con sakè affumicato<br />

e passata di cachi, o pasta, con il<br />

godurioso spaghettino Felicetti<br />

Senatore Cappelli con crema di<br />

aglio nero burro di cacao e bottarga<br />

di persico, poi pesce, con<br />

bianco di baccalà con purea di<br />

castagne e insalata di puntarelle<br />

crude, carne, con pancia di maialetto<br />

con polentina di Paradello<br />

e verze brasate. Bossolà con crema<br />

inglese il leccornioso arrivederci.<br />

Cappuccini resort è un paradiso!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 50 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 60<br />

39


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

geranio<br />

CHIERI (Torino)<br />

VIA BEPPE FENOGLIO, 4<br />

TEL. 0115532889<br />

geranioristorante@gmail.com<br />

www.geranioristorante.it<br />

Abbiamo trovato un<br />

genio, a due passi da<br />

casa. Un genio che<br />

si chiama Christian<br />

Mandura, ha 25<br />

anni e da un anno<br />

ha rilevato i locali<br />

di un albergo in<br />

disuso, alla periferia<br />

della cittadina di<br />

Chieri (To) dove fare<br />

la sua cucina della<br />

leggerezza e della<br />

sorpresa.<br />

Diciamo subito che il posto (la sala<br />

da pranzo) non è all’altezza della cucina.<br />

O meglio: se la cucina vale 8,<br />

la sala da pranzo è 2. Ma non fateci<br />

caso, perché fareste la fine di molti<br />

Chieresi che guardano all’apparenza<br />

e non alla sostanza. Appunto quella<br />

che è capace di tirare fuori questo ragazzo,<br />

che è destinato a scrivere pagine<br />

nuove nell’empireo della cucina<br />

italiana. Ha fatto la gavetta all’estero,<br />

poi al Cambio di Torino con Baronetto.<br />

Ed ora è qui al Geranio. La carta<br />

dei vini è essenziale, ma con buone<br />

proposte; scarsa anche se di qualità<br />

la proposta a bicchiere. C’è un menu<br />

degustazione di 4 portate a 25 euro<br />

oppure (e ve lo consigliamo) il menu<br />

snack’s con 13-15 assaggi a 38 euro<br />

(e qui c’è scritto, letteralmente: “la<br />

tecnica lascia spazio all’idea, dando<br />

vita a una cucina infantile”). Noi<br />

come sempre abbiamo ordinato alla<br />

carta, anche se nel frattempo sono<br />

arrivati cinque amuse bouche che ci<br />

hanno sorpreso. Via col crostino di<br />

pane con polvere di olio extravergine<br />

di oliva, poi il raviolo di rapa rossa<br />

con caprino che ci è piaciuto molto.<br />

Ma anche l’insalata russa “ricostruita”<br />

con germogli di piselli e julienne<br />

di carote era intrigante. Superbo il<br />

tuorlo d’uovo fritto ricoperto di<br />

granella e croccante da mangiare<br />

in un boccone. E infine l’anguria con<br />

capperi e ricotta salata. Un genio.<br />

Agli antipasti abbiamo provato la capasanta<br />

scottata con panna acida<br />

e pistilli di zafferano e polvere di<br />

liquirizia (buona) e un insolito vitello<br />

tonnato, ovvero un filetto di<br />

vitello marinato in salsa di soia con<br />

tuorlo mimosa e una salsa tonnata<br />

tradizionale, che lascia in bocca la<br />

medesima persistenza (anzi più lunga)<br />

del vitel tonné tradizionale. Da<br />

fare la firma per la pasta e fagioli.<br />

Sentite qui: mezze maniche fredde<br />

ripiene di crema di cannellini fredda e<br />

al tavolo una colata di crema di borlotti<br />

calda. Il risultato è grandioso!<br />

Preparano anche la zuppa di cipolle<br />

e i conchiglioni con porri, gamberi<br />

e caffè. Come secondo, è molto<br />

buono il petto d’anatra cotto al<br />

rosa con una misticanza composta<br />

di fiori, germogli, erbe spontanee<br />

e frutta secca. Per chi è vegano,<br />

il cuore di lattuga brasato, con<br />

senape e pane bruciato, mentre il<br />

pesce annovera triglia in gazpacho<br />

e spugna di pomodoro. Servono la<br />

piccola pasticceria e un pre-dessert al<br />

peperone. Prima di Miele: mousse<br />

al miele e crumble di amaretti e<br />

salvia e la crème brûlée aromatizzata<br />

alla camomilla. Che bella<br />

sorpresa, per una cucina insolita,<br />

leggera, ma di sostanza. Diventerà<br />

famoso! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: aperto a cena da mercoledì a sabato e domenica a pranzo e cena; aperto a pranzo da lunedì a sabato solo<br />

per business lunch<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 47 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 25 + 20<br />

40


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

agave<br />

FRAMURA (La Spezia)<br />

VIA ROMA, 44 - LOC. CHIAMA<br />

TEL. 3288626222<br />

www.agaveframura.it<br />

È il locale che non<br />

c’era. Con vista su<br />

uno dei tratti di costa<br />

dove gli occhi non<br />

vedono che mare,<br />

cielo, rocce e natura<br />

incontaminata. In<br />

cui il patron e la sua<br />

squadra hanno grande<br />

professionalità.<br />

All’Agave se ami il vino hai a disposizione<br />

una selezione che ti lascia<br />

senza parole, con una varietà di<br />

etichette che son scoperte di chi te<br />

le presenta, anche a bicchiere. Con<br />

una cucina che valorizza il bendidio<br />

che mare ed entroterra hanno, dal<br />

pescato fresco alle verdure, con le<br />

tante ricette meravigliose della tradizione<br />

ligure.<br />

Ebbene, ad aver dato alla Liguria<br />

e a tutti i golosi questo locale gioiello,<br />

Marco Rezzano. Anima imprenditoriale<br />

e sommelier di fama<br />

(è figura di spicco dell’Ais), da anni<br />

aveva messo gli occhi su una struttura<br />

in abbandono. Riuscito ad<br />

averla, l’ha ristrutturata in modo<br />

impeccabile e l’ha trasformata<br />

nell’Agave di Framura.<br />

Oggi è luogo dell’anima, sospeso<br />

tra cielo e terra, alto sul porticciolo<br />

su cui vigila la bella Madonnina,<br />

con tre livelli di terrazze su cui si<br />

può mangiare, avendo davanti<br />

agli occhi una vista che regala solo<br />

mare, gli speroni delle rocce che<br />

disegnano i due golfi (quello che<br />

avrete alla vostra destra e alla vostra<br />

sinistra), i profili dei promontori,<br />

ai vostri piedi le barchette dei<br />

pescatori. Un incanto.<br />

Ma qui non è solo bellezza, perché<br />

Marco ha coinvolto in questa avventura<br />

la “sua” Luisella, le figlie<br />

Elisa e Sofia che sono in sala con<br />

la brava Francesca Bartolucci e una<br />

coppia di chef talentuosi, Filippo<br />

Pizzocchero e Riccardo Cacchioli.<br />

Squadra di under 30, di scuola Ais<br />

e Alma, di valore, ma umile, che<br />

ha tanta voglia di far bene, e che<br />

vi farà vivere una sosta da sogno,<br />

sia che vogliate un solo piatto e un<br />

bicchiere, sia che abbiate il piacere<br />

di fare una degustazione a tutta<br />

gola che spazia tra più piatti e più<br />

vini.<br />

Nel piatto? Cundijun, stragolosa<br />

ricetta ligure in cui apprezzerete<br />

la freschezza delle verdure, o acciughe<br />

fritte, poi primi tradizionali<br />

o creazioni golose come il risotto<br />

allo zafferano con muscoli del<br />

golfo, quindi crostacei e pesci di<br />

grossa pezzatura (al nostro arrivo<br />

facevano bella mostra di sé un superbo<br />

spada fresco di cattura e un<br />

gioiello, che poi ci saremmo goduti,<br />

come il morone poco noto, ma<br />

tra i migliori tanto che a fine Ottocento<br />

al mercato di Genova era<br />

venduto a prezzi superiori dei più<br />

noti branzino e orata, ma anche<br />

pagello occhione o ombrine di 20<br />

kg!. Un dessert fatto in casa e uno<br />

dei numerosi, straordinari distillati,<br />

selezionati da Marco il finale di una<br />

sosta in Paradiso! È Corona radiosa!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: mercoledì; mai in estate<br />

Ferie: variabili in inverno<br />

Prezzo: 50 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 40<br />

41


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

antichi sapori<br />

GAIONE (Parma)<br />

STRADA MONTANARA, 318<br />

TEL. 0521648165<br />

info@trattoria-antichisapori.com<br />

www.trattoria-antichisapori.com<br />

A Gaione, una<br />

trattoria dove gustare<br />

i piatti del territorio<br />

e della tradizione<br />

parmense e dove<br />

fanno dei tortelli da<br />

favola.<br />

Parma è arte, musica, gusto. Una<br />

città che conquista, che il The Telegraph<br />

ha classificato come quarta<br />

al mondo in cui vivere per qualità<br />

della vita. Per chi ama la buona<br />

tavola, tra gli indirizzi da mettere<br />

in agenda, a pochi chilometri dal<br />

centro, in un angolo quieto di campagna,<br />

la Trattoria Antichi Sapori<br />

di Gaiano. Nella bella stagione,<br />

possibilità di godersi il piacevole<br />

dehors, in inverno l’atmosfera creata<br />

dal camino. L’interno fa subito<br />

sentire a casa, e se l’insegna parla<br />

di trattoria, la cura con cui son apparecchiati<br />

i tavoli e gli arredi – da<br />

ristorante – sono rivelatori della<br />

passione con cui qui si lavora. A<br />

confermarvi che questo è indirizzo<br />

prezioso, la carta dei vini, che<br />

sarà una sorpresa, per il numero di<br />

bottiglie non scontate, frutto della<br />

ricerca di Davide Censi, patron<br />

che è chef talentuoso, ma che cura<br />

con competenza la cantina. La cucina?<br />

Censi è alla guida del locale<br />

dal 1995, e ha avuto come maestra<br />

mamma Teresa. Lo diciamo perché<br />

se Makoto Abe, cuoco giapponese,<br />

conosciuto nel 2005 e la brava<br />

Gloria Boraschi, son presenze che<br />

hanno senz’altro contribuito ad<br />

aprire nuovi orizzonti, la stella polare<br />

che ispira il lavoro ai fornelli è<br />

la tradizione. I piatti di ispirazione<br />

creativa ci sono, ma la specialità<br />

che vale il viaggio sono i tortelli di<br />

erbetta, uno spettacolo di equilibrio<br />

e golosità. Tra le altre specialità,<br />

potrete avere gallani di pasta<br />

fresca pesto di basilico fagiolini,<br />

punta di vitello ripiena al forno<br />

servita con patate arrosto al profumo<br />

di rosmarino, per chiudere<br />

poi in dolcezza con torta sbrisolona.<br />

Uscirete pensando a quando<br />

tornare a gustare un bis, un tris…<br />

di quei tortelli! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: variabili in agosto<br />

Prezzo: 37 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 100 + 100<br />

42


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

antica locanda del falco<br />

GAZZOLA (Piacenza)<br />

LOC. BORGO DI RIVALTA, 4<br />

TEL. 0523978101<br />

www.locandadelfalco.com<br />

sapiazz@libero.it<br />

Di questo posto,<br />

che ci ha segnalato<br />

Federico Francesco<br />

Ferrero, mi sono<br />

innamorato. Intanto<br />

il borgo di Rivalta,<br />

antico, con le belle<br />

case di pietra antica,<br />

la chiesa, e poi questo<br />

ristorante che ha una<br />

bottega strepitosa di<br />

prodotti del territorio.<br />

Si prende l’aperitivo<br />

all’ingresso,<br />

guardando la piazza<br />

della chiesa, mentre<br />

all’interno c’è una<br />

teoria di salette<br />

intime e accoglienti<br />

coi muri spessi.<br />

Ancor più accogliente è il grande<br />

cortile interno con tavoloni di legno<br />

dove la gente volentieri si attarda<br />

per assaggiare questa cucina d’autore<br />

che Sabrina Piazza ha voluto<br />

rivoluzionare con la presenza di un<br />

cuoco giapponese Tomohide Nakayama,<br />

davvero bravo. Quando vi<br />

porteranno il menu andrete in crisi<br />

perché vorrete assaggiare tutto. La<br />

teoria di salumi del territorio è invitante,<br />

ma anche le verdure sott’olio,<br />

croccanti, preparate da loro.<br />

Per noi l’insalata di cappone con<br />

verdure all’agro accompagnate<br />

dalla maionese della casa (superba).<br />

Che buona anche l’insalata<br />

tiepida di merluzzo con pomodorini<br />

confit, olive taggiasche, cipolla<br />

di Tropea, marinata in aceto di<br />

lampone. Il piatto più gettonato qui<br />

sono i tortelli di ricotta e spinaci al<br />

burro e salvia, ma il tocco del cuoco<br />

propone anche i ravioli di melanzana<br />

con salsa di burrata, pomodorini<br />

secchi e olio al basilico. Da<br />

manuale i pisarei e fasò che valgono<br />

il viaggio; imperdibili gli gnocchi<br />

di piselli con gambero rosso di Sicilia<br />

su crema di porri e pecorino<br />

toscano. Ai secondi propongono<br />

lo stinco di vitello al forno, ma solo<br />

per 4 commensali. Sennò lo straordinario<br />

(ma davvero straordinario)<br />

petto di faraona accompagnato<br />

da pesca caramellata al Brandy (e<br />

io tornerei anche solo per quello).<br />

Altri secondi sono il maialino da latte<br />

cotto al forno con zenzero e miele<br />

accompagnato da una salsa di<br />

mele o il filetto di agnello con purè<br />

di carote e cardamomo e crumble<br />

di lavanda. E, ancora, il trancio<br />

di salmone e la tartare di scottona<br />

piemontese. Mi sono piaciute<br />

anche le patate al forno. Ma che<br />

buona la loro focaccia generosa e<br />

i tipi di pane che fanno in casa. Al<br />

dolce – specialità di Yurika Koeda<br />

– scegliete il cremino al mirtillo, la<br />

tarte tatin, il semifreddo di torroncino<br />

caffè e nocciolato oppure i gelati<br />

e i ghiaccioli di Yurika. La carta<br />

dei vini è decisamente interessante<br />

e il maître Marco Beltrametti è un<br />

vero appassionato che sa indicare<br />

le chicche più curiose che non ha<br />

quasi nessuno. Anche a bicchiere.<br />

Ci siamo divertiti. Ma fino a ieri<br />

come potevamo fare senza un locale<br />

così? Anche per l’ottimo e insuperabile<br />

rapporto qualità/prezzo,<br />

favorito dal servizio di più assaggi<br />

fra gli antipasti o i primi. Siamo felici!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: varibili in gennaio e agosto<br />

Prezzo: 48 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne MC)<br />

Coperti: 90 + 70 (dehors)<br />

43


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

danì maison restaurant<br />

ISCHIA (Napoli)<br />

VIA MONTETIGNUSO, 4 - TEL. 081993190<br />

info@danimaison.it<br />

www.danimaison.it<br />

A Ischia in una<br />

stradina di campagna,<br />

dal maggio 2016 ha<br />

aperto il ristorante<br />

Danì Maison, con<br />

16 coperti di cui 4<br />

davanti alla bella<br />

cucina a vista. Lo chef<br />

è Nino di Costanzo<br />

(ex del Mosaico). Si<br />

entra in un grande<br />

giardino con piante<br />

rare e curatissime<br />

dove si viene accolti<br />

per l’aperitivo.<br />

Poi una sala raccolta ed elegante<br />

abbellita dai bei quadri alle pareti,<br />

che era la casa dei suoi genitori.<br />

La mise en place è perfetta; nel<br />

menu c’è anche la carta delle acque<br />

minerali da tutto il mondo. In tavola<br />

arriva subito una mise en bouche<br />

che è un quadro su cui si appoggiano<br />

assaggini vari: emozionano a<br />

ogni boccone.<br />

Dal menu degustazione “Dani<br />

2016” prendiamo un grand Cru<br />

di pesci crostacei e molluschi che<br />

ci vengono serviti su una composizione<br />

di mattonelle disegnate a<br />

mano di rara bellezza. Poi tre primi<br />

di grande intensità ed equilibrio<br />

(il risotto ai limoni gamberi<br />

e zucchine, i ravioli di coniglio e<br />

mozzarella di bufala affumicata e<br />

le linguine Gerardo di Nola aglio,<br />

olio, peperoncini, alici e bruschetta);<br />

fuori menu arriva la pasta… e<br />

patate, un piatto in cui convivono<br />

23 tipi di paste diverse e con diverse<br />

cotture, composte in un affresco.<br />

Tra i secondi la grigliata di pesce<br />

cotta e composta sotto i nostri occhi<br />

e un agnello con parmigiana<br />

di melanzane pizza scarola e lasagnetta<br />

di patate. Si chiude con<br />

dolci diversi che sono vere e proprie<br />

composizioni, accompagnati da<br />

passito e distillati. Beviamo un Fiagrè<br />

2015 - di Bianco della cantine<br />

Caggiano e un grande Aglianico<br />

Nero Né Taurasi 2010. Il servizio è<br />

perfetto con un maître di 27 anni<br />

che ci guida in una carta dei vini<br />

con prevalenza di campani e con<br />

ricarichi assolutamente corretti per<br />

il tipo di locale. Lo chef passa ogni<br />

tanto tra i tavoli da vero padrone<br />

di casa, e ci si sente proprio a casa,<br />

nulla a che vedere con tanti locali<br />

pluristellati ingessati e anonimi.<br />

Esperienza indimenticabile e unica,<br />

corona regale. Dario Odifreddi<br />

Riposo settimanale: lunedì, martedì a pranzo<br />

Ferie: da novembre a marzo<br />

Prezzo: 106 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />

Coperti: 18<br />

44


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

la dolcenoteca<br />

LURAGO D’ERBA (Como)<br />

VIA ROMA, 44 - TEL. 031<strong>69</strong>6788 - 339<strong>69</strong>74761<br />

info@ladolcenoteca.it<br />

www.ladolcenoteca.it<br />

Che scoperta!<br />

Che sorpresa!<br />

Che entusiasmo<br />

consegnarvi<br />

questo indirizzo, La<br />

Dolcenoteca, locale<br />

della nostra filosofia e<br />

nostra meta del cuore.<br />

Vi attende a Lurago d’Erba, e più<br />

precisamente, allo storico Crocino,<br />

incrocio di quattro strade situato<br />

nei pressi del centro storico, celebre<br />

per Villa Sormani, sontuosa dimora<br />

del XVII secolo dai cui giardini<br />

si ammira panorama unico sulla<br />

Brianza. L’aspetto è da trattoria,<br />

con la struttura d’epoca tinteggiata<br />

in giallo, e affacciata sulla strada.<br />

Appena entrati, l’ambiente, curato,<br />

accogliente, frutto di sapiente<br />

ristrutturazione, però, vi farà subito<br />

capire che sì, di trattoria si tratta,<br />

ma di trattoria speciale. Che siete in<br />

un luogo con un’anima, ve lo diranno<br />

le bottiglie che, appena superata<br />

la porticina a vetri dell’ingresso,<br />

vedrete far bella mostra di sé sugli<br />

scaffali sulla destra, alle spalle del<br />

banco bar, rivelando una passione<br />

per il vino, e una competenza nella<br />

selezione non comune. E ve lo confermeranno<br />

i pochi tavoli (apparecchiati<br />

in modo impeccabile) distribuiti<br />

alla giusta distanza nelle due<br />

piccole e graziose salette, una manciata<br />

di coperti, a dire di quanto qui<br />

la cura del cliente sia assoluta. La<br />

vostra sorpresa, si trasformerà poi<br />

in entusiasta stupore, quando sarà<br />

il momento di pranzo o cena, perché<br />

quello che avrete è una grande<br />

cucina, golosa, legata alla tradizione,<br />

fantasiosa ma non improvvisata.<br />

Gli artefici di questa splendida<br />

avventura, mamma Laura Masiero,<br />

che vi seguirà con simpatia e attenzione<br />

in sala, e il figlio Paolo Brunati,<br />

chef patron che vi conquisterà<br />

con le sue creazioni tutte sapori e<br />

profumi e dalle belle presentazioni.<br />

Per voi, piovra arrosto con crema<br />

di patate al limone e passata di<br />

broccoli, poi tra i primi l’interpretazione<br />

del risotto qui è magistrale, e<br />

nel nostro caso abbiamo toccato il<br />

cielo con un dito con un risotto ai<br />

fegatini al marsala (che buono!),<br />

poi tortino di sarde con pane profumato<br />

e patate o suprema di faraona<br />

ripiena alle castagne cotte<br />

lentamente, flan al cioccolato (del<br />

sommo) Guido Gobino 70% con<br />

crema speziata. Questa è una delle<br />

tavole della nostra predilezione!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: lunedì sera e martedì<br />

Ferie: variabili in agosto<br />

Prezzo: 48 euro<br />

Carte di credito: BM, VISA, MC<br />

Coperti: 80 + 100 (dehors estivo)<br />

45


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’abbondanza lucana<br />

MATERA<br />

VIA BRUNO BUOZZI, 11<br />

TEL. 0835334574<br />

info@abbondanzalucana.it<br />

www.abbondanzalucana.it<br />

Matera fra i sassi è<br />

uno dei luoghi più<br />

belli del mondo. E non<br />

lo scriviamo per dire.<br />

Ha una magia questa<br />

città, che ormai sta attraendo<br />

risorse e investimenti,<br />

in previsione<br />

delle celebrazioni del<br />

2019 che vedono questa<br />

città capitale della<br />

cultura. Ora, l’ultima<br />

volta che cenammo da<br />

Francesco Abbondanza,<br />

aveva un locale,<br />

le Lucanerie, nella<br />

Matera fuori dai sassi.<br />

E mangiammo molto<br />

bene.<br />

A cavallo del nuovo anno siamo invece<br />

stati nel nuovo locale di questo<br />

personaggio eccentrico, simpatico,<br />

che ha la passione dei prodotti della<br />

sua terra nel sangue. Ha un locale<br />

decisamente elegante, nella parte<br />

dei sassi, che si chiama L’Abbondanza<br />

Lucana, sulla strada che porta<br />

al Duomo. Entri e trovi un corner<br />

con tutti i prodotti tipici locali e poi<br />

la sala, che si dipana in lungo, con<br />

tavoli e tavolate, in un ambiente tipico<br />

di questa area salvata dall’incuria.<br />

La selezione dei vini è eccellente,<br />

ma si potrebbe fare di più, mentre<br />

il menu è davvero avvincente, per<br />

quella che potrà essere la miglior<br />

sosta in città. Intanto si inizia con la<br />

degustazione di prodotti locali della<br />

tradizione. Costa 18 euro ma ne<br />

valeva la pena se nel piatto finiscono<br />

la ricotta podolica al forno, il<br />

cinghiale con i carciofi e la zuppa<br />

di castagne con verza e fagioli di<br />

Sarconi. In questo locale è poi la<br />

pasta a farla da padrona e al primo<br />

posto c’è l’imperdibile pasta fresca<br />

coi peperoni cruschi di Senise,<br />

cacioricotta e mollica di pane<br />

fritta. Ma la pasta è condita anche<br />

il pezzente di Stigliano e la patata<br />

del Pollino, con la vellutata di fave,<br />

con le acciughe, con la stracciatella<br />

materana, con i porcini e con il<br />

pistacchio di Stigliano. Da non perdere<br />

anche il raviolone con burratina,<br />

patate, baccalà alla aviglianese.<br />

Da segnalare la moderazione<br />

dei prezzi, soprattutto sui secondi.<br />

Che annoverano arrosto misto<br />

della collina materana, filetto di<br />

maialino (suino nero) dell’Abbondanza,<br />

il coniglio al profumo di<br />

alloro. Ma se ci date retta non perdete<br />

per nessuna ragione al mondo<br />

l’agnello all’Aglianico con<br />

erbette selvatiche e la zuppa di<br />

cinghiale alla lucana. La tagliata,<br />

invece, qui è di vitello podolico con<br />

funghi cardoncelli e peperoni cruschi.<br />

Bellissima la notizia che appare<br />

a riguardo del dessert: torta di formaggio<br />

caprino, secondo un’esatta<br />

interpretazione della parola<br />

dessert. Ma ci sono anche mousse<br />

di ricotta e amaretti; delizia al caffè<br />

e liquirizia del Pollino, piccola<br />

pasticceria secca tipica. Che spettacolo!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 52 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 35<br />

46


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

casa e putìa<br />

MILANO<br />

VIA FRIULI, 78<br />

TEL. 3495647026<br />

info@casaeputiamilano.com<br />

www.casaeputiamilano.com<br />

“Questo è quel posto<br />

siciliano che rianima<br />

il rito della socialità<br />

attraverso il buon<br />

gusto”. Così è scritto<br />

nel menu di questo<br />

locale – Casa e Putìa –<br />

sulla circonvallazione<br />

interna, non lontano<br />

dai giardini che<br />

stanno all’inizio di<br />

corso XXII Marzo.<br />

Sta in via Friuli 78 questo localino<br />

con piccoli tavoli, un banco mescita<br />

dove Anna prepara le ordinazioni e<br />

Luca Romeo porta in tavola il raccolto<br />

della sua terra. Intorno ninnoli<br />

siciliani, ma soprattutto prodotti e<br />

vini selezionati. Detto questo, in un<br />

posto del genere si mangiano sfiziosità,<br />

come la caponata “nostra”<br />

e una teoria di insalate. Ma c’è anche<br />

una teoria di A’ Pammiggiana<br />

(ca’ sassa cangiata) ovvero tre<br />

varianti del piatto tipico siciliano a<br />

base di melanzane. Da non perdere<br />

U’ baccalaru, con baccalà, cavolo<br />

rosso siciliano, uova di lompo, latte<br />

di mandorla e condimenti vari.<br />

C’è poi U’ Salatu che è il cannolo<br />

con ricotta di pecora, basilico, pecorino,<br />

pinoli, mandorle e pesce<br />

spada affumicato. Buona I’ Cucchiarina<br />

di mare ovvero couscous,<br />

nero di seppia, gamberi, pesce<br />

spada e carpaccio di polpo. Il segreto<br />

poi sta nei vari condimenti<br />

freschi alla siciliana e nella materia<br />

prima ricercatissima, che annovera<br />

tutto il meglio del Golosario e dei<br />

presidi Slow Food. Saranno almeno<br />

20 le altre proposte di pane cunzato,<br />

bruschette (non si chiamano<br />

proprio così ma è per dare l’idea)<br />

con tutti gli ingredienti possibili e<br />

immaginabili della Sicilia agricola.<br />

Dieci sono invece le proposte dolci,<br />

dal cannolo alla cassatina, al cioccolato<br />

Bio di Modica di Sabadì. Ma<br />

qui si gode anche con il semplice<br />

olio extravergine di oliva di Chiaramonte<br />

Gulfi (Cutrera) e con i vini,<br />

che annoverano chicche davvero<br />

uniche, pescate anche fra il biologico<br />

e il biodinamico. Se poi volete<br />

gratificarvi con il cannolo, chiedete<br />

il passito di Pantelleria Ferrandez e<br />

toccherete il cielo con un dito. Divertente!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica<br />

Ferie: 15 gg in agosto<br />

Prezzo: 36 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />

Coperti: 20<br />

47


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

filippo la mantia - oste e cuoco<br />

MILANO<br />

PIAZZA RISORGIMENTO - ANG. VIA POERIO, 2/A<br />

TEL. 0270005309<br />

reservations@filippolamantia.com<br />

www.filippolamantia.com<br />

Il clamoroso locale<br />

di Filippo La Mantia<br />

a Milano: al piano<br />

terra c’è lo spazio<br />

lounge, al piano<br />

superiore il ristorante<br />

dove gustare i sapori<br />

della cucina siciliana<br />

tradotti in proposte<br />

intriganti.<br />

In piazza Risorgimento a Milano ci<br />

arrivi con l’auto e c’è un comodo<br />

parcheggio sotterraneo. Entri e, a<br />

parte gli invitanti tavolini di fuori,<br />

il piano terra è un immenso spazio<br />

lounge dove dal mattino presto vanno<br />

in scena colazioni ghiotte.Il ristorante<br />

è al piano di sopra, in uno spazio<br />

speculare a quello sotto, ampio<br />

e davvero bello. Ed è sempre pieno<br />

di gente, che viene qui per la cucina<br />

siciliana di questo chef, che ha<br />

tradotto i sapori della propria terra<br />

in una proposta intrigante. Qualche<br />

incertezza nel servizio, soprattutto<br />

quando chiedi notizie sugli ingredienti,<br />

ma per il resto chi ci serve i<br />

vini è un gran professionista e non<br />

disdegna proposte a bicchiere. Filippo<br />

La Mantia ogni tanto esce a dare<br />

un’occhiata alla sala, è attorniato da<br />

camerieri che portano in trionfo un<br />

arancino a pera che dice “mangiami”.<br />

Buono, il piatto simbolo, che è<br />

la caponata di melanzane, servita<br />

con una salsa al Marsala “Vigna<br />

La Miccia” di Marco De Bartoli, ma<br />

c’è anche il panino con la milza<br />

“maritatu” e patatine fritte e l’ottimo<br />

sgombro panato, arrostito<br />

e accompagnato da una salsa al<br />

pistacchio. Imperdibili le frittate: la<br />

nostra era con la cicorietta, la tuma<br />

persa, il cappero e l’acciuga. C’era<br />

anche quella con gli spaghetti “rimasti”<br />

al sugo e caciocavallo. Fra i<br />

primi, lo spaghetto alla Norma<br />

con ricotta salata, il pacchero al<br />

pesto di agrumi e polpettine di<br />

vitello, la busiata trapanese con<br />

le sarde, il finocchietto e la mollica<br />

di pane tostata. E il cous cous<br />

all’insalata di finocchi, arance, capperi<br />

e calamari fritti. Vorresti tutto,<br />

ma qui si deve tornare più volte in<br />

verità. Ancora pesce fra i secondi<br />

con la ricciola agghiotta, gli involtini<br />

di pesce spada con insalatina di<br />

seppia e meloncino, le aeree frittelle<br />

di baccalà, finocchio al vapore<br />

e salsa del finocchietto (spaziale!).<br />

Piatto imperdibile è il braciolone<br />

alla palermitana con la salsa alle<br />

mandorle tostate, accanto alle polpette<br />

ai tre ragù fritte e passate nel<br />

sugo e alle braciolette di vitello<br />

ripiene con caponatina di carciofi.<br />

E l’arrosto panato con le patate<br />

a spezzatino? Sui dolci non ci siamo<br />

fatti mancare nulla: “la nostra” sette<br />

veli con mousse al cioccolato;<br />

la cassata siciliana; il cannolo palermitano;<br />

la tortina Savoia. Filippo ha<br />

un’idea chiara: trasmettere con le<br />

sfumature degli agrumi e delle spezie<br />

una sensazione di leggerezza nei<br />

suoi piatti tradizionali. E questo fa la<br />

differenza e rende memorabile ogni<br />

boccone. Una gran bella esperienza.<br />

Una corona. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica a cena<br />

Ferie: 10 gg in gennaio; 3 settimane in agosto<br />

Prezzo: 85 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 100 + 12<br />

48


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

il mosto selvatico<br />

MILANO<br />

VIA CESARE DA SESTO, 13 - ANG. VIA SAN CALOCERO<br />

TEL. 0289406172<br />

ristoranteilmostoselvatico@yahoo.it<br />

www.ilmostoselvatico.com<br />

Com’è il locale dei<br />

milanesi? Allora: deve<br />

essere elegante; il<br />

personale gentile<br />

ti deve far sentire<br />

come a casa tua ogni<br />

volta che entri; poi ci<br />

deve essere il pesce,<br />

perché i milanesi<br />

che hanno i “danè”<br />

questo sfizio non se<br />

lo negano quando<br />

escono a cena. E poi ci<br />

devono essere i piatti<br />

rassicuranti della<br />

cucina milanese: il<br />

risotto e la cotoletta.<br />

E un locale così,<br />

vedrete, si riempie, a<br />

pranzo e a cena.<br />

Se poi c’è un cuoco davvero bravo<br />

come Nicola Colella, di origini<br />

pugliesi, 43 anni, siete sicuri che vi<br />

darà qualcosa di più, nella sua cucina<br />

solida. Tutto questo al Mosto<br />

Selvatico in via Cesare da Sesto ang.<br />

via S. Calocero, 13 (una traversa di<br />

via Ausonio in zona Porta Genova),<br />

un locale che ci è piaciuto davvero<br />

tanto e che per la prima volta entra<br />

nelle nostre guide, con grande<br />

soddisfazione. Hanno un business<br />

lunch a 15 euro (pasta e fagioli tiepida,<br />

vitello tonnato e petto di pollo<br />

alla senape). Alla carta, le scelte possono<br />

essere varie e particolari, come<br />

la millefoglie di burrata e patate<br />

sautè su pesto di basilico, lo sformato<br />

di melanzane alla parmigiana<br />

con scaglie di ricotta e il<br />

loro misto mare con calamaretti<br />

alla brace, capasanta e porcini,<br />

fiore di zucca ripieno e scampetti.<br />

A uno dei nostri collaboratori è<br />

piaciuto poi il piatto di moscardini<br />

siciliani in guazzetto adagiati su purea<br />

di fave e bottarga. Il pesce d’antipasto<br />

annovera ovviamente crudi,<br />

tartare e gamberi rossi di Mazara.<br />

C’è tutto, non temete! E i prezzi<br />

sono davvero onesti. Di primo meritano<br />

le linguine con gamberi rossi<br />

di Mazara e polpa di granchio, ma<br />

anche gli spaghetti alla chitarra<br />

con granchio porro e pomodorino<br />

fiaschetto. Sontuosi i cavatelli<br />

di semola di grano duro all’astice<br />

blu dell’Atlantico, i paccheri di<br />

Gragnano con pesto di melanzane,<br />

menta e pinoli tostati. Delizioso il<br />

fritto di pesce. Da ordinare la rana<br />

pescatrice in guazzetto di crostacei<br />

al cartoccio trasparente. E naturalmente,<br />

in mezzo a tanto pesce, ecco<br />

la classica cotoletta alla milanese.<br />

Al dessert cannoli siciliani, gelati,<br />

semifreddi e tarte tatin con gelato<br />

alla crema. Carta dei vini all’altezza<br />

del locale. Un porto sicuro a Milano.<br />

Andateci! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica<br />

Ferie: 3 settimane in agosto; 1 settimana in dicembre<br />

Prezzo: 63 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 50<br />

49


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

osteria brunello<br />

MILANO<br />

CORSO GARIBALDI, 117 - TEL. 026592973<br />

info@osteriabrunello.it<br />

www.osteriabrunello.it<br />

Ha l’atmosfera da<br />

osteria moderna, ossia<br />

senza il disordine<br />

un po’ arruffato delle<br />

vecchie osterie, ma<br />

con una bella sala<br />

all’interno con mattoni<br />

a vista, tavoli a<br />

giusta distanza, arredi<br />

curati, e un piacevole<br />

dehors, dove, per chi<br />

ama mangiare all’aperto,<br />

nella bella stagione<br />

è una goduria<br />

sedersi.<br />

È l’Osteria Brunello<br />

di Milano, dove sperimentare<br />

la grande<br />

cucina del giovane e<br />

talentuoso Federico<br />

Comi.<br />

L’insegna, dice quello che qui, da<br />

sempre, è un must – il vino – cui<br />

i titolari, Antonio Scognamiglio e<br />

soprattutto la socia Tunde Pecsvari,<br />

sommelier di razza, sin dagli esordi<br />

hanno riservato un ruolo di spicco,<br />

specie a Brunello e Rosso di Montalcino.<br />

Insomma, qui, si beve – anche<br />

a bicchiere – molto bene. Morale,<br />

ambiente e cantina sono da tempo<br />

top. La consulenza di un noto chef,<br />

Andrea Alferi, già l’anno scorso<br />

aveva contribuito a far crescere la<br />

cucina. Poi la scelta vincente, con<br />

l’arrivo ai fornelli di uno dei giovani<br />

più promettenti del panorama<br />

goloso meneghino: Federico Comi.<br />

Tecnica, creatività, talento, le sue<br />

caratteristiche, ma soprattutto, a<br />

differenza di alcuni suoi coetanei,<br />

non fa il fenomeno, non ha l’ansia<br />

di stupire a tutti i costi. Risultato, la<br />

sua cucina è fantasiosa, personale,<br />

ma nel suo riproporre i classici della<br />

cucina italiana in modo geniale, si<br />

rivela invitante, golosa, per il suo essere<br />

sapiente mix di profumi e sapori.<br />

Il menu? Sarete felici con La nostra<br />

melanzana alla parmigiana,<br />

e con quei ravioli all’amatriciana<br />

in fonduta di pecorino e battuta<br />

di sedano e menta che da soli<br />

valgono il viaggio. Con i classici di<br />

Milano, ossia con risotto allo zafferano<br />

e costoletta alla milanese<br />

(quest’ultima servita con il manico,<br />

impanata e cotta nel burro chiarificato,<br />

già in passato, e tuttora<br />

piatto bandiera del locale). Con la<br />

torta di pere caramellate o con Il<br />

nostro Tiramisù al bicchiere, formidabile<br />

leccornia realizzata con<br />

mousse al mascarpone, gelatina al<br />

caffè e sambuca, polvere di biscotto<br />

e spuma di zabaione. L’Osteria? Era<br />

un buon Rosso di Montalcino… ora<br />

è un grande Brunello! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 49 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 70 + 30 (dehors)<br />

50


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

sulle nuvole<br />

MILANO<br />

VIA GARIGLIANO, 12<br />

TEL. 02<strong>69</strong>00<strong>69</strong>55<br />

info@sullenuvolemilano.com<br />

www.sullenuvolemilano.com<br />

Che bella scoperta!<br />

Che locale vivo, dove<br />

si sta bene e dove<br />

si respirano gusto e<br />

passione!<br />

È Sulle Nuvole, il bistrot che ci ha<br />

conquistato e che per fortuna sulle<br />

nuvole non sta, ma è nel cuore di<br />

una delle zone tra le più vive di Milano,<br />

l’Isola Garibaldi.<br />

Bello l’ambiente, con le sale che<br />

anni fa ospitavano il Ditirambo,<br />

che son state rimesse a nuovo, ringiovanite,<br />

soprattutto rese calde e<br />

luminose sostituendo ai colori scuri<br />

di un tempo quelli chiari di oggi e<br />

aggiungendo luci. Entusiasmante<br />

la squadra, messa insieme dai titolari,<br />

i fratelli Formigoni, Francesco<br />

e Chiara che sta in sala ed è l’accoglienza<br />

fatta persona. A guidare<br />

gli staff che seguono fornelli e<br />

servizio, due professionisti di quelli<br />

che vorresti trovare sempre, lo chef<br />

Luca Leone Zampa, e il sommelier<br />

Roberto Zaninello. Son bravi, bravissimi<br />

anzi, ma soprattutto hanno<br />

umiltà e intelligenza, e tanta voglia<br />

di far bene. Materie prime e cantina<br />

sono da applausi, e molte chicche<br />

vengono dalla loro presenza a<br />

Golosaria! Con uno dei nostri Top<br />

Hundred (tra i vini, gioielli come<br />

quelli di Cobelli, piuttosto che di<br />

Ottin, Feudo Montoni o Vinea!),<br />

gusterete paté di fegatini al Cognac,<br />

risotto zafferano in pistilli<br />

e midollo (con il RisodiNori di Eleonora<br />

Bertolone di Collobiano!),<br />

polpette di agnello o stracotto<br />

d’oca e polenta bianca, per chiudere<br />

con millefoglie di pane carasau<br />

e chantilly! Un nota bene. A<br />

Milano dopo le 22 è difficile mangiare.<br />

Qui siamo stati accolti con il<br />

sorriso sulle labbra alle 22.30! Faranno<br />

strada!<br />

Marco Gatti e Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica; lunedì a cena<br />

Ferie: 2 settimane centrali di agosto<br />

Prezzo: 49 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 50 + 20<br />

51


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

trippa<br />

MILANO<br />

VIA VASARI, 3 - TEL. 3276687908<br />

info@trippamilano.it<br />

www.trippamilano.it<br />

A un anno dall’apertura,<br />

un boom per questo<br />

locale di Milano vicino<br />

a porta Romana.<br />

Prendete come riferimento<br />

piazza Medaglie<br />

d’Oro, ovvero Porta Romana,<br />

e poi dirigetevi<br />

lungo la via Muratori,<br />

che pullula di locali, fra<br />

i tradizionali e quelli<br />

nuovi. La prima via<br />

sulla sinistra è Giorgio<br />

Vasari e subito al numero<br />

3 un’insegna dice<br />

semplicemente Trippa.<br />

Da fuori il locale appare decisamente<br />

caldo, tipo vecchia osteria,<br />

ma si capisce che dietro c’è invece<br />

un’idea giovane che appena ha<br />

aperto ha dovuto fare i conti con<br />

il tutto esaurito ogni sera. Anche<br />

noi, che prenotiamo sempre sotto<br />

falso nome, abbiamo dovuto rinunciare<br />

per ben 5 volte. L’ultima, abbiamo<br />

chiesto di mangiare almeno<br />

alle 19,30, con uscita dal locale alle<br />

20,15. E ci hanno accettato. Al che<br />

ho preferito mangiare al banco bar,<br />

proprio di fronte alla cucina, mentre<br />

Diego Rossi, il cuoco di origini<br />

venete (ma arriva da un’esperienza<br />

in Piemonte alla Antiche Contrade<br />

di Cuneo), con una squadra di altri<br />

giovani spadella di fronte. Anche<br />

il personale di sala, suoi soci, tutti<br />

giovani, aiuta a creare un bel clima<br />

di amicizia, in una serata dove<br />

quello che mangerete è originalissimo,<br />

ma anche quello che berrete,<br />

pescato spesso nei vini biodinamici.<br />

Hanno buone etichette a bicchiere<br />

(ma qualcuno in più non guasterebbe).<br />

Per il resto, se sarete riusciti<br />

ad accaparrarvi una delle 48 sedie<br />

che stanno dietro a tavoli e tavolini,<br />

coi manifesti dei vermouth Anni<br />

Cinquanta alle pareti color giallo,<br />

sarete fortunati. Per nessuna ragione<br />

al mondo rinunciate alla trippa<br />

fritta, che è quasi uno snack. Quindi<br />

la carne battuta a coltello (di<br />

cavallo, della macelleria Carlo Alberto<br />

di San Giovanni in Lupatoto)<br />

con i carciofi. Poi saranno da urlo<br />

i rigatoni Gentile con la pajata,<br />

fantastici. Imperdibile ovviamente<br />

la trippa alla maniera senese ovvero<br />

una trippa con pomodoro,<br />

salsiccia, dragoncello e pecorino,<br />

ma pure il midollo alla brace, cioè<br />

un osso tagliato per lungo con midollo.<br />

Ma il piatto che vale il viaggio<br />

è quella padellaccia di agnello tenerissimo,<br />

succulento, con l’agnello<br />

a pezzettini, condito con i carciofi. Il<br />

menu ha una scelta di una ventina<br />

di proposte, fra cui citiamo l’insalata<br />

di puntarelle, alici e limone candito;<br />

la cocotte di broccolo fiolaro,<br />

guanciale Santoro e pepe nero e<br />

il vitello tonnato tra gli antipasti; tra<br />

i primi la zuppa e la pasta fresca<br />

del giorno; tra i secondi la vitella<br />

alla brace con verdure di stagione, il<br />

polpo arrosto e le lumache gratinate.<br />

Panna cotta alla vaniglia e riduzione<br />

di vin brûlé e crumble al cacao<br />

oppure mela annurca cotta con<br />

crema inglese e frolla alla cannella<br />

per chiudere. Ma attenzione,<br />

prenotate, prenotate, prenotate. E<br />

a pranzo è chiuso! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica; aperto solo a cena<br />

Ferie: le 2 settimane fi nali di agosto<br />

Prezzo: 44 euro<br />

Carte di credito: bm, visa, mc<br />

Coperti: 38<br />

52


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

villa prato<br />

MOMBARUZZO (Asti)<br />

VIA ROMA, 15 - TEL. 014177003<br />

info@relaisvillaprato.it<br />

www.relaisvillaprato.it<br />

Abbiamo passato<br />

una delle sere più<br />

belle dell’estate sul<br />

terrazzo di Villa Prato<br />

a Mombaruzzo, che<br />

guarda i vigneti e<br />

i boschi di questo<br />

angolo dell’Astigiano,<br />

famoso per gli<br />

amaretti e anche<br />

per la grappa della<br />

famiglia Berta. E<br />

proprio i Berta hanno<br />

voluto ristrutturare<br />

il palazzo più bello<br />

del paese, che ha una<br />

posizione magnifica,<br />

sopra l’antica<br />

chiesa romanica,<br />

incamminandosi dopo<br />

la piazzetta del centro<br />

paese.<br />

Un palazzo che oggi ospita una Spa,<br />

6 suite da sogno, con un cortile in<br />

pietra dove abbiamo visto le mamme<br />

coi bambini a vivere momenti di<br />

relax. All’interno, una teoria di sale<br />

eleganti, alcune coi soffitti affrescati,<br />

originali, frutto di un sapiente<br />

restauro. In cucina c’è un giovane<br />

cuoco che ha dimostrato di saper<br />

fare quando era a Palazzo Crova e<br />

Nizza Monferrato. Ora è qui, con il<br />

fratello e con uno staff giovane. L’altro<br />

aspetto che colpisce Villa Prato<br />

sono i prezzi: il menu degustazione<br />

è a 20 euro (avete letto bene!), gli<br />

antipasti variano dai 6 a un massimo<br />

di 8 euro per il fantastico tris<br />

classico piemontese a base di carne<br />

cruda, vitello tonnato e involtino<br />

di peperone. Intrigante il fiore di<br />

zucchino con merluzzo mantecato<br />

in salsa di pomodoro e olive<br />

taggiasche. C’è anche l’insalata di<br />

stagione con petto d’anatra o il tortino<br />

di melanzana con vellutata<br />

di parmigiano. Buoni davvero i ravioli<br />

quadri al ragù o al burro e<br />

salvia, accanto agli gnocchi al pesto<br />

e alla tagliatella con mirepoix di<br />

verdure e cacio e pepe. Buona la<br />

faraona ripiena con patate, ma anche<br />

le costine di maiale all’Arneis<br />

e olive taggiasche. Da manuale la<br />

tagliata di vitella, accanto all’arrosto<br />

di fassona. Tutti i secondi piatti<br />

sono a 7 euro. E qui davvero siamo<br />

di fronte al più incredibile rapporto<br />

qualità/prezzo mai provato. Se poi<br />

pensiamo all’eleganza del luogo,<br />

all’atmosfera, alla carta dei vini, ricca<br />

di proposte interessanti e anche<br />

queste a prezzi mai visti, Mombaruzzo<br />

è un luogo dove venire subito.<br />

E difatti è già pieno il terrazzo estivo<br />

con una quarantina di coperti, a sole<br />

poche settimane dall’apertura. I dolci<br />

sono i classici già rodati quando il<br />

ristorante era adiacente alla pasticceria<br />

Moriondo in paese. La panna<br />

cotta alla grappa di Moscato<br />

“Valdavi” con salsa alle pere, il<br />

bonet piemontese, il tortino di cioccolato<br />

fondente su crema di vaniglia<br />

e infine il gelato artigianale. Tutto<br />

a 5 euro. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />

Ferie: gennaio<br />

Prezzo: 33 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 80 (bistrot); 50<br />

53


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’hosteria H2O<br />

MONIGA DEL GARDA (Brescia)<br />

VIA PERGOLA, 10 - TEL. 0365503225<br />

info@losteriah2o.it<br />

www.losteriah2o.it<br />

Tre giovani che sono<br />

veri talenti. Una<br />

vista che è poesia.<br />

Un locale che è meta<br />

imperdibile per chi<br />

ama il bello e il<br />

buono. In sintesi,<br />

genio, gusto, bellezza.<br />

Amici, segnatevi<br />

questo indirizzo.<br />

L’Osteria H2O di<br />

Moniga del Garda.<br />

È uno dei locali dove negli scorsi<br />

mesi abbiamo vissuto una delle<br />

esperienze più belle dell’anno. Per<br />

capire perché per noi questo è indirizzo<br />

tra i migliori d’Italia, non avrete<br />

che da mettere in conto una visita.<br />

Se venite dall’autostrada Milano<br />

Venezia, percorsi i pochi chilometri<br />

dal casello di Desenzano, lasciata<br />

l’auto nel comodissimo parcheggio,<br />

vi sarà sufficiente aprire la porta, e<br />

accomodarvi ai tavoli della splendida<br />

sala o del magnifico dehors, per<br />

avere chiaro perché questa per noi è<br />

meta imperdibile. Tavoli ben distanziati,<br />

bianco e legno a dare immediata<br />

sensazione di armonia, luce,<br />

mise en place elegante, sul lato che<br />

guarda il Garda non pareti, ma solo<br />

grandi vetrate che regalano un colpo<br />

d’occhio mozzafiato su lago. Ma<br />

questa non sarà che la prima emozione.<br />

Perché quando vi verranno<br />

consegnati menu e carta dei vini,<br />

subito vi sorprenderà per quanto<br />

sa incuriosire la cantina, frutto di<br />

scelte competenti e personali, con<br />

selezione di alcune vere scoperte e<br />

nostri Top Hundred, e anche birre<br />

artigianali di pregio (come la grande<br />

Scardabbà del sommo birrificio<br />

De Silvi di Ghedi). E a completare la<br />

serie di emozioni, infine, ci penserà<br />

la cucina, golosa, invitante, realizzata<br />

con materie prime di assoluta<br />

qualità e con l’impiego anche di<br />

tecniche all’avanguardia, ma mai al<br />

solo motivo di stupire, e capace di<br />

coniugare ricerca e tradizione. Con<br />

Manuel Lombardi (sala), Saulo e<br />

Francesco Della Valle (i due fratelli,<br />

gli chef), amici fraterni e trio affiatatissimo,<br />

anima di questo gioiello,<br />

e i loro validi collaboratori gusterete<br />

il formidabile coregone all’olio<br />

(piatto geniale pensato da Saulo –<br />

e diventato bandiera del territorio<br />

dopo che altri ristoratori della zona<br />

hanno accettato di proporlo – che<br />

valorizza il pesce di lago, e viene<br />

servito in abbinamento al Valtenesi<br />

Chiaretto), l’affascinante tagliolino<br />

di storione e caviale al fumo<br />

d’ulivo, i gustosi spaghetti aglio<br />

olio e peperoncino con seppia<br />

sporca e bottarga di tonno, il<br />

goloso risotto con lumache di<br />

vigna e capesante, e l’entusiasmante<br />

barracuda con soffritto<br />

di aromi morbido di patata e<br />

cannella. Finale pirotecnico con<br />

dessert preparati con l’azoto o tradizionali<br />

al piatto. Sul Garda c’è un<br />

nuovo, grande, locale. Sono grandi.<br />

Il loro futuro è tra i più grandi!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: lunedì<br />

Ferie: variabili in gennaio; 1 settimana a fine novembre<br />

Prezzo: 70 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40 + 30<br />

54


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

aldo moro<br />

MONTAGNANA (Padova)<br />

VIA G. MARCONI, 27<br />

TEL. 042981351<br />

info@hotelaldomoro.com<br />

www.hotelaldomoro.com<br />

Montagnana già di<br />

per sé è un incanto,<br />

con le sue mura che<br />

cingono la città. Ma<br />

bisogna andarci ben<br />

dentro: per il Duomo,<br />

per la pasticceria<br />

Cuccato e poi per<br />

questo albergo<br />

ristorante di calda e<br />

antica professione che<br />

ci ha molto colpito.<br />

Il patron Sergio Moro è un signore<br />

d’altri tempi che ha il mestiere nel<br />

sangue. Lo capisci da come studia<br />

il cliente, da come lo accosta, fino a<br />

fargli provare qualcosa di speciale,<br />

se intuisce che chi ha davanti è un<br />

intenditore di vino. Il figlio Aldo (con<br />

la sorella Elisa) è in sala, mentre il<br />

genio dei fornelli è la figlia Silvia, reduce<br />

da un diploma all’Alma di Colorno<br />

e già con le idee ben chiare in<br />

testa. Per lei hanno reso accogliente<br />

(e molto bella) la sala del ristorante<br />

à la carte, al centro di una teoria di<br />

sale per tutte le situazioni, anche le<br />

più riservate. All’inizio servono una<br />

serie di appetizer, fra cui il magnifico<br />

prosciutto di Montagnana di Daniolo.<br />

Il menu si divide in tre parti:<br />

“Elementi” ossia la certezza di una<br />

grande materia prima attorno cui<br />

costruire un piatto; “Classici” ovvero<br />

i piatti della tradizione veneta<br />

stretta (asparagi, bigoli con ragù<br />

d’anatra, baccalà alla vicentina, oca<br />

in confit) e infine “Natural-mente”<br />

che rappresenta delle suggestioni,<br />

quasi come dei quadri. Cosa abbiamo<br />

assaggiato? Il falso gnocco alla<br />

cenere con pecorino e scaglie di<br />

chips (Elementi), davvero intrigante;<br />

la sacher salata fatta di wafer<br />

al cioccolato, confettura di albicocche<br />

e carpaccio di scottona.<br />

C’era anche l’evoluzione della parmigiana<br />

e il raviolo inverso alle<br />

erbe selvatiche di Novezzina del<br />

Monte Baldo. Sempre nel menu<br />

“Elementi”, ecco il coniglio, con<br />

pomodori confit, salsa di carote,<br />

croccante di mais e olive taggiasche,<br />

accanto a ombrina con salsa<br />

agrodolce, uva e caffè e filetto di<br />

scottona con scaloppa di foie gras,<br />

cioccolato e salsa al Madera. Dal<br />

menu “Naturalmente” due suggestioni<br />

eccezionali da corona radiosa:<br />

“Piove: raviolo di formaggio alla<br />

birra con capesante, scampi e<br />

aria alla birra artigianale rossa”,<br />

davvero emozionante e poi il filetto<br />

di cervo con vaniglia e frutti<br />

di bosco (da tornare apposta tanto<br />

è stato un piatto eccezionale, mai<br />

provato prima con tanta succulenza<br />

ed equilibrio). Gioca anche sui pesci<br />

in crudité oppure con la metamorfosi<br />

del baccalà e ancora con la<br />

combinazione fra mare e terra: battuta<br />

di manzo e gambero con<br />

calamaro. Al momento dei dolci<br />

vorreste tutto: il nuovo tiramisù, il<br />

biscotto sabbiato col semifreddo<br />

di clementine, il gioco di frutta al<br />

cioccolato bianco e crema, e magari<br />

lo zabaione e cioccolato e il tortino<br />

di cioccolato con cuore caldo,<br />

crema all’ylang-ylang e gelato al<br />

fiordilatte e amarene. Grandissima<br />

cena! Partite! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì<br />

Ferie: dal 2 al 10/1 e dal 6 al 20/8<br />

Prezzo: 45 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 70 + 170<br />

55


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

donna selvatica<br />

c/o locanda del borgo vecchio<br />

NEIVE (Cuneo)<br />

VIA ROCCA, 13<br />

TEL. 3358008282<br />

La donna selvatica<br />

è qualcosa che i<br />

piemontesi conoscono<br />

bene: era il simbolo<br />

di Romano Levi, il<br />

grappaiolo angelico,<br />

come lo definì<br />

Veronelli, che nella<br />

sua distilleria di Neive<br />

disegnava a mano<br />

i suoi personaggi<br />

(gli angeli con una<br />

sola ala) fra cui la<br />

donna selvatica che<br />

nel suo immaginario<br />

scavalcava le colline.<br />

Anche noi le abbiamo scavalcate da<br />

Barbaresco fino a questo paese bellissimo,<br />

che è da vivere nel suo centro<br />

storico. Anzi nel Borgo Vecchio<br />

che è il nome di un relais nuovo di<br />

zecca, che si affaccia sulle colline del<br />

nebbiolo da Barbaresco. La Locanda<br />

del Borgo Vecchio annette al suo interno<br />

il ristorante Donna Selvatica,<br />

che per noi è stata una sorpresa. Intanto<br />

questa costruzione imponente<br />

e un poco appartata. L’ingresso dà<br />

in una sala elegante, con il patron<br />

Valter Manzone che vi consiglia i<br />

suoi vini (buoni, meritano: Sassi San<br />

Cristoforo), ma anche una carta dei<br />

vini degna delle migliori soste. Sedetevi<br />

anche sognando di sorseggiare<br />

un bicchiere di vino su un terrazzo<br />

d’estate, che vi riappacificherà col<br />

mondo (le camere qui sono stupende).<br />

Pane, grissini e focacce sono fatti<br />

in casa. Agli antipasti il vitello di<br />

fassone in tre versioni è un invito<br />

(battuta, magatello tonnato e tataki<br />

di Langa marinato alle bacche con<br />

emulsione di lime). Per noi la curiosa<br />

anguilla di ieri e di oggi, classica<br />

in carpione e marinata alla grappa.<br />

Ci sono anche le lumache in due<br />

versioni e il ghiotto uovo croccante<br />

alle nocciole con carciofi e salsa allo<br />

zafferano. Fra i primi avremmo sperato<br />

qualcosa in più dagli gnocchi di<br />

patate e semi con crema di zucca e<br />

speck croccante, ma buoni erano i<br />

ravioli del plin burro e rosmarino.<br />

Altri primi: tajarin al ragù bianco,<br />

tortellone ripieno di patate viola<br />

e porri. Più azzardata la crema di<br />

cime di rapa, crocchetta di fagioli<br />

rossi e salsa allo yogurt. Sui secondi<br />

una corretta scaloppa di baccalà<br />

dorata su insalatina di cavolo<br />

e tapenade di pomodoro fresco<br />

e olive, coppa di maiale cotto a<br />

lungo su passatina di mele renette,<br />

fiori di broccolo e salsa di capperi. Il<br />

brasato alle prugne, con tortino<br />

di erbette e polenta 8 file, è intrigante<br />

almeno quanto il controfiletto<br />

di cervo con riduzione di Barbaresco,<br />

sautè di cardi e purea di topinambur.<br />

Non manca il filetto di fassone con<br />

patate viola. L’insalata dell’orto costa<br />

8 euro. Ma se prendete il menu<br />

degustazione con 4 portare spenderete<br />

45 euro. Un sorso di grappa<br />

di Levi, piccola pasticceria oppure il<br />

tortino di mon cherie con salsa di<br />

latte di mandorla e gelato fiordilatte,<br />

trio di panna cotta, spumino<br />

al ribes con cannolo e sorbetto. E il<br />

tiramisù con pere e cioccolato e<br />

gelato alla crema. Il menu è originale,<br />

il posto è fantastico. Il giovane<br />

cuoco si sta esprimendo con buona<br />

soddisfazione. Noi in un posto così<br />

ci torneremmo volentieri. Paolo<br />

Massobrio<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: tra gennaio e febbraio<br />

Prezzo: 54 euro<br />

Carte di credito: BM, visa, MC<br />

Coperti: 40 + 40<br />

56


Autunno con gusto nel Cuneese<br />

Vini e formaggi, patate e castagne, salumi, carni bovine piemontesi<br />

e lumache, frutta, funghi e ortaggi, bagna caôda e agnello<br />

Sambucano, porri e zucche, pane cotto nel forno a legna e polenta<br />

di grano saraceno: ecco i mille inconfondibili sapori dell’autunno<br />

cuneese!<br />

ph. Antonio Rino Gastaldo<br />

Questi prodotti, frutto di una terra pulita e di un ambiente<br />

incontaminato, sono i protagonisti dei tradizionali eventi fieristicogastronomici<br />

in programma nell’autunno cuneese: vere occasioni<br />

di incontro con una gastronomia unica al mondo nella cornice di un<br />

territorio ospitale, ricco di storia, di cultura, di tradizioni, di borghi<br />

autentici e di montagne mozzafiato.<br />

L’opuscolo “Autunno con gusto” è disponibile su<br />

www.cuneoholiday.com oppure può essere richiesto<br />

al n. 0171.<strong>69</strong>0217.<br />

www.cuneoholiday.com<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


Una terra generosa che ha dato vita a<br />

prodotti di qualità: barolo, barbaresco,<br />

tartufi, formaggi, nocciole. Una terra che<br />

sembra disegnata da un pittore ispirato<br />

alla bellezza. Una terra che ti invita a<br />

scoprirla in ogni suo aspetto: paesaggi,<br />

castelli, borghi, tradizioni… Una terra<br />

dove il vivere è “slow” e trasmettere la<br />

propria cultura è un piacere. La nostra<br />

grande ispirazione? Accoglierti ad arte!<br />

Langhe e Roero<br />

ACCOGLIERTI È UN’ARTE!<br />

www.langheroero.it - tel. 39 0173.35833<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

il grecale<br />

NOVELLO (Cuneo)<br />

VIA GIORDANO, 8<br />

TEL. 0173731193<br />

info@ilgrecale.com<br />

www.ilgrecale.com<br />

In un contesto<br />

nel quale il<br />

servizio è gestito<br />

con un’eleganza<br />

che sfuma nella<br />

raffinatezza, i piatti<br />

che arriveranno in<br />

tavola sapranno<br />

stupirvi per la cura<br />

con cui sono elaborati<br />

e per il riuscito<br />

contrasto di gusti che<br />

non di rado ne anima<br />

piacevolmente il<br />

sapore.<br />

Dobbiamo confessare che, mentre<br />

raggiungevamo l’ingresso dal piazzale<br />

antistante qualche perplessità<br />

l’abbiamo avuta, visto che il ristorante<br />

è collocato nell’angolo di un<br />

anonimo condominio che poco ha<br />

a che vedere con le colline di Langa.<br />

Appena entrati però è stato proprio<br />

il morbido declinare di queste ultime,<br />

visibili in tutto il loro splendore<br />

attraverso le finestre senza tende di<br />

una sala arredata in modo eterogeneo,<br />

a creare lo scenario perfetto<br />

per una sosta gastronomica che ci<br />

ha lasciato la voglia di tornare. Carta<br />

dei vini varia e capace di proporre<br />

etichette in grado di entrare in<br />

sintonia con la forza della cucina.<br />

Ci lasciamo immediatamente sedurre<br />

da un crudo di pesce davvero<br />

freschissimo e da un piatto<br />

di alici croccanti accompagnate<br />

da una panissa fritta ligure e da<br />

un verace bagnetto verde. Decisamente<br />

efficace la reinterpretazione<br />

delle lasagne al pesto, resa<br />

piacevolmente inusuale dagli asparagi<br />

e dalla gallinella.<br />

Assolutamente radiosa “la pecora<br />

che guarda il mare”, straordinario<br />

piatto in cui i sapori di terra e di<br />

mare trovano una curiosa armonia<br />

in cui i contrasti emergono e si dissolvono<br />

continuamente. Evocativo<br />

della strada del sale la mise en place<br />

dello stupefacente “street food” in<br />

cui gamberi e involtino di paranza<br />

si sposano perfettamente con una<br />

riuscitissima caponata. Divertente<br />

la chiusura con la scenica boule in<br />

cui cioccolato e torrone trovano<br />

il giusto amalgama. Un viaggio nel<br />

gusto destinato a riservare ulteriori<br />

sorprese! Piergiuseppe Bernardi<br />

Riposo settimanale: mercoledì, giovedì a pranzo<br />

Ferie: variabili in agosto e febbraio<br />

Prezzo: 57 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 40<br />

59


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

fiorital<br />

PADOVA<br />

VIA REZZONICO, 8<br />

TEL. 0498300979<br />

padova@fiorital.com<br />

www.fiorital.com<br />

Un locale innovativo<br />

che unisce ristorante,<br />

bar e bottega con<br />

preparazioni di pesce<br />

a tutto gusto e prezzi<br />

abbordabili. Da<br />

conoscere.<br />

Arrivo con l’auto e parcheggio proprio<br />

di fronte al locale, che colpisce<br />

con le sue vetrine di cui una con<br />

l’acqua che scorre ricordando le<br />

onde del mare. È aperto dal lunedì<br />

al giovedì dalle 9 alle 23; venerdì e<br />

sabato dalle 9 alle 24; domenica fermo<br />

pesca: chiuso. E siamo nella prima<br />

Ytheca italiana, ovvero un luogo<br />

dove si possono gustare pesci dei<br />

mari di tutto il mondo e conoscere<br />

tanti prodotti selezionati. È il posto<br />

giusto per una pausa pranzo, per<br />

una cena e anche per acquistare il<br />

pesce e cucinarlo a casa. Quindi negli<br />

spazi (circa 600 metri quadrati) di via<br />

Rezzonico c’è lo store con i prodotti<br />

in vendita (tanto pesce, certo, ma<br />

anche alcuni campioni del Golosario<br />

fra sughi, farine e dolci), quindi il bar<br />

e il ristorante con tanti coperti. La<br />

cucina è a vista, l’ambiente elegante<br />

e informale: gli arredi sono stati<br />

ottenuti da pezzi di recupero della<br />

sede centrale. C’è il tavolo social da<br />

10 posti e gli altri in metallo e legni<br />

di recupero, apparecchiati con tovagliette<br />

colorate. I piatti sono ovviamente<br />

di pesce nelle versioni crudo,<br />

griglia, forno, vapore e fritto, con<br />

specie ittiche da 70 paesi diversi: dalle<br />

seppie italiane al filetto di cobia di<br />

Panama ai granchi reali dell’Oceano.<br />

Il pesce viene “pescato” da una teca<br />

criogenica dove viene impiegato<br />

l’esclusivo protocollo Deepfrozen®<br />

che impiega la tecnologia del freddo<br />

estremo (da -60°C a -120°C) al pescato<br />

migliore, direttamente a bordo<br />

o appena sbarcato. E con questo<br />

metodo oggi Fiorital commercializza<br />

pesce fresco, surgelato, piatti<br />

pronti da gustare e pronti per essere<br />

cucinati. Ma veniamo al menu che<br />

m’ha conquistato, così come la straordinaria<br />

carta dei vini con tutti i più<br />

intriganti biologici e biodinamici d’Italia.<br />

“Onde croccanti”, ad esempio<br />

annovera panini (con astice, tonno o<br />

salmone norvegese), ma c’è anche il<br />

Top sandwich e le focacce come<br />

quella tipo Recco con crescenza e<br />

cipolle di Chioggia stufate. Dagli<br />

scaffali si intuisce che la farina che<br />

usano è quella del Molino Quaglia.<br />

Poi via alla fantasia con “tutto tonno<br />

Deepfrozen” oppure fantasia di<br />

crudi. Da non perdere la loro zuppa<br />

del pescatore, gli spaghetti alla<br />

chitarra ai frutti di mare, i maccheroni<br />

al pettine. C’è poi il tonno<br />

tonnato, il fritto di calamari e<br />

tutte le varie preparazioni di pesce<br />

a prezzi decisamente abbordabili.<br />

Per dire: il primo piatto del giorno e<br />

un secondo di pesce sono a 19,50<br />

euro. Chiudete coi dolci classici, ma<br />

innovativa sarà la millefoglie con<br />

crema di mela verde e salsa alla<br />

frutta. Wow! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica<br />

Ferie: 2 settimane in agosto<br />

Prezzo: 47 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 105<br />

60


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

osteria storica morelli<br />

PERGINE VALSUGANA (Trento)<br />

FRAZ. CANEZZA - PIAZZA PETRINI, 1<br />

TEL. 0461509504<br />

info@osteriastoricamorelli.it<br />

www.osteriastoricamorelli.it<br />

Tullio Valcanover,<br />

sommo produttore<br />

di mele (e succhi) e<br />

di mais spin della<br />

Valsugana ce l’aveva<br />

detto, ma fin quando<br />

non siamo venuti a<br />

Pergine, all’Osteria<br />

Storica Morelli non<br />

pensavamo a questo<br />

trionfo. Quella di<br />

Fiorenzo Varesco e di<br />

sua moglie Antonella<br />

Zanolli è la cucina<br />

vera che cercavamo<br />

da tempo e che non<br />

abbiamo trovato<br />

nei tanti ristoranti<br />

“importanti”.<br />

Ma voi sapete cos’è lo sguazzett?<br />

Il piatto da solo vale il viaggio, in<br />

questa osteria intima, con due sale<br />

raccolte, che invogliano a mangiare<br />

e a bere in compagnia come abbiamo<br />

fatto noi. Merita il viaggio. I vini<br />

sono quasi tutti trentini e c’è il meglio<br />

del meglio, poi anche etichette<br />

forestiere selezionate con principio<br />

dell’oste che conosce il vino buono.<br />

In tavola arrivano tre tipi di pane<br />

buonissimo fatti dallo chef. Assaggiatelo<br />

con lo speck prodotto<br />

in casa e i suoi salumi, ma anche<br />

il paté di fegato di coniglio con<br />

i crostini caldi e poi la tartare<br />

di carne salada di agnello con<br />

porcini radicchio dell’ors e crostini<br />

di pane nero. Fra i primi le<br />

tagliatelle fatte in casa ai porcini<br />

sono un monumento di bontà e<br />

di semplicità, ma che buoni quegli<br />

gnocchi di polenta con ragù alla<br />

finanziera. E che dire del risotto<br />

di Grumolo delle Abbadesse al<br />

pino mugo con formaggio di<br />

malga del Lagorai? Fra i secondi<br />

non perdete lo sguazzett ovvero il<br />

tipico spezzatino di interiora con le<br />

patate. Poi la guancetta di maiale<br />

brasata ai funghi misti e polenta<br />

di mais spin, la carne salada di<br />

Canezza con fasoi en bronzon. Alla<br />

fine la rosada, l’antico budino trentino<br />

al miele e miele. Nel menu c’è<br />

una nota: il pane del sacchetto di<br />

carta che rimane si può portare a<br />

casa (ma io mi sono fatto mettere<br />

via anche le tagliatelle). Grandissimi!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì, martedì a cena<br />

Ferie: 1 settimana a gennaio; 3 settimane tra giugno e luglio<br />

Prezzo: 40 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />

Coperti: 50<br />

61


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

la corte gourmet<br />

POGLIANO MILANESE (Milano)<br />

VIA CAMILLO CHIESA, 36<br />

TEL. 0293258018 - 3334983847<br />

ristorante@lacortegourmet.com<br />

Chi ci segue da più<br />

tempo sarà sorpreso.<br />

L’indirizzo, via Camillo<br />

Chiesa 36, a Pogliano<br />

Milanese, per anni,<br />

è stato quello di un<br />

locale che per noi<br />

ha rappresentato<br />

un punto di<br />

riferimento di gusto<br />

dell’hinterland<br />

milanese, la Corte.<br />

Così è, sennonché, un po’ a sorpresa,<br />

i titolari di quel ristorante, i fratelli<br />

Buoso, all’inizio dell’estate 2016,<br />

hanno deciso di lasciare l’attività. E<br />

a loro sono subentrati due giovani, i<br />

coniugi Bottini, che, senza rivoluzionare<br />

l’insegna, l’hanno cambiata in<br />

Corte Gourmet. Diciamo subito che<br />

il nuovo corso è una vera sorpresa<br />

positiva. Vale il viaggio. L’ambiente,<br />

mantiene intatto il fascino che lo<br />

aveva fatto apprezzare, con la sua<br />

eleganza classica, con le salette romantiche,<br />

con i tavoli ben apparecchiati,<br />

i tappeti, i quadri, le bottiglie<br />

di grandi distillati a far bella mostra,<br />

madie e mobili di pregio. In sala Antonella,<br />

mix di simpatia, entusiasmo<br />

e passione, con voglia contagiosa di<br />

far star bene ogni cliente. Suo marito,<br />

Roberto, ha fatto lunga gavetta<br />

con alcuni grandi (tra gli altri, Sergio<br />

Mei al Four Season e Andrea Berton,<br />

quando era al Trussardi) e oggi<br />

è cuoco talentuoso e con le idee<br />

chiare (e aggiungiamo subito che<br />

essendo stato, negli anni della formazione,<br />

allievo di Giuseppe Vaccarini,<br />

conosce anche il vino). Non<br />

fa il fenomeno, ma fa una cucina a<br />

tutta gola. Con una buona bottiglia<br />

della bella selezione, da un menu<br />

che sapientemente si modula sulla<br />

stagionalità delle materie prime,<br />

potrete avere rognone di vitello<br />

con scalogno caramellato spinacini<br />

novelli ed erbe di campo,<br />

risotto ai funghi o spaghettoni<br />

Benedetto Cavalieri calamaretti<br />

spillo vellutata di broccoli e fiocchi<br />

di stracciatella pugliese, “il<br />

piccione: il petto al giusto rosa,<br />

la coscia ripiena, foie gras salsa<br />

alla vaniglia e mela cotogna”, a<br />

chiudere millefoglie con spuma<br />

di castagne e salsa di cachi. I Bottini<br />

e la loro Corte Gourmet faranno<br />

strada! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: sabato a pranzo e domenica a cena<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 40 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />

Coperti: 50<br />

62


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

polisena “l’altro agriturismo”<br />

PONTIDA (Bergamo)<br />

LOC. RIVIERA - VIA CÀ DI MAGGIO, 333<br />

TEL. 035795841<br />

info@agriturismopolisena.it<br />

www.agriturismopolisena.it<br />

Un’eccellenza italiana.<br />

Un luogo dove<br />

imprenditorialità<br />

e genio hanno<br />

celebrazione somma.<br />

Un indirizzo di<br />

quelli che ci fanno<br />

orgogliosi. Siamo nella<br />

Bergamasca. Sulle<br />

colline di quella Valle<br />

San Martino che è<br />

terra particolarmente<br />

vocata alla<br />

coltivazione della vite.<br />

Qui, a Pontida, l’agriturismo Polisena.<br />

È l’evoluzione dell’avventura<br />

iniziata con l’azienda agricola Tosca,<br />

nata nel 2000 dal recupero di<br />

terreni anticamente già destinati<br />

alla coltivazione dell’uva, e realtà<br />

dove si producono vini secondo<br />

i dettami dell’agricoltura biologica.<br />

Ebbene, Polisena è struttura di<br />

ospitalità che rispetta l’ambiente<br />

(ha ricevuto il prestigioso riconoscimento<br />

di CasaClima, che dà certificazione<br />

energetica e ambientale<br />

degli edifici), ha bellissime camere,<br />

sala meeting, spazi benessere e un<br />

signor ristorante. Accoglienza, cantina<br />

e ristorazione, sono eccellenze<br />

frutto del lavoro di una famiglia, i<br />

Locatelli, che hanno cuore e intelligenza<br />

smisurati. Tosca, la mamma,<br />

è la regina delle vigne e produce<br />

vini che hanno la stoffa dei<br />

fuoriclasse. Marco, il papà, e i figli<br />

Francesco e Mainardo, si occupano<br />

di camere e ristorazione. E qui vogliamo<br />

dirvi proprio di quest’ultimo<br />

aspetto. Perché segno che qui tutto<br />

nasce da passione rara, è il livello<br />

di esperienza gastronomica che<br />

potrete fare. Francesco, dopo la<br />

gavetta in grandi ristoranti (uno per<br />

tutti il sommo Miramonti l’altro di<br />

Concesio), ha preso le redini della<br />

cucina, e oggi è condottiero sicuro<br />

e di valore dello staff che opera ai<br />

fornelli. Quindi, seguiti con cordialità<br />

e attenzione da papà Marco e<br />

Mainardo, giovane davvero promettente,<br />

e dai loro collaboratori,<br />

gusterete delicata e buonissima<br />

vellutata di piselli e ravanelli,<br />

poi la gloria della Bergamasca celebrata<br />

proprio in questi giorni, ossia<br />

stragolosi “casonsei” fatti in casa<br />

e dalla pasta di giusta consistenza,<br />

serviti con pancetta croccante,<br />

salvia e burro di Valtorta, quindi<br />

leccornioso filetto di maialino al<br />

forno e finocchi al miele di acacia,<br />

per chiudere poi con crumble<br />

alle mele con gelato al caramello.<br />

Per chi ama il vino, oltre a quelli<br />

davvero formidabili di casa, c’è selezione<br />

pregevole, perché qui non<br />

si conosce la parola gelosia. Insomma.<br />

Siete ancora lì? Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: da lunedì a mercoledì<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 39 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 50<br />

63


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

però<br />

PRATO SESIA (Novara)<br />

VIA DE AMICIS, 20<br />

TEL. 3355207623<br />

ristorantepero@yahoo.it<br />

Raggiungere Prato<br />

Sesia è comodissimo:<br />

appena 4 chilometri<br />

da Romagnano. Esci<br />

dall’autostrada, passi<br />

dentro al paese e<br />

subito dopo c’è Prato.<br />

E qui, in via De Amicis<br />

bisogna cercare il<br />

Però, che è un luogo<br />

particolare. Intanto<br />

l’esterno (un po’<br />

decadente) non rende<br />

ragione delle belle<br />

sale interne, arredate<br />

con gusto da questa<br />

coppia che è qui da 11<br />

anni e inizia a mietere<br />

i giusti successi.<br />

È gradevole il dehors davanti. La<br />

cosa che colpisce è la frequentazione,<br />

sia della gente che viene a<br />

mangiare sia di quella che sosta nel<br />

bar, dove servono cocktail speciali,<br />

ma anche una scelta di vini davvero<br />

interessante. C’è entusiasmo fra chi<br />

viene ai tavoli a porgere il menu e la<br />

carta dei vini (brava Valentina!) e se<br />

chiedi un vino a bicchiere la scelta<br />

non solo spazia con soddisfazione,<br />

ma possono accondiscendere<br />

anche a richieste specifiche, come<br />

il nostro Boca 2010 di un piccolo<br />

produttore che non conoscevamo<br />

(Guidetti). Servono acqua Lauretana<br />

con bottiglia disegnata Pininfarina;<br />

carente il pane, ma il resto<br />

è intrigante. Sette gli antipasti nominati<br />

per ingrediente principale.<br />

Noi abbiamo scelto un eccellente<br />

tonno di coniglio servito in una<br />

burnia con scorze di limone e<br />

rosmarino. Il baccalà è cotto in<br />

tempura con friggitelli e maionese<br />

al wasabi, il resto è burrata, jamon,<br />

crudo di tonno e anche di fassona<br />

con senape in grani. Nella sezione<br />

risotti e zuppe, va forte il risotto<br />

con porcini e zafferano, mentre<br />

la zuppa è quella di cozze, cavolfiori<br />

e guanciale. Il menu cambia<br />

sovente. Fra i primi gli agnolotti di<br />

storione e caviale con erba cipollina<br />

e limone, ma anche i ravioli di<br />

verdure di arrosto e verdure al burro<br />

e salvia, soddisfacenti. Questo<br />

accanto a trenette con vongole e<br />

bottarga di tonno e gli strascinati<br />

con ragù di coniglio, olive e rosmarino.<br />

Carni e pesci ai secondi. Eccellente<br />

il rombo che viene servito<br />

alla piastra con friggitelli, limone<br />

e pomodorini oppure con patate<br />

e porcini. Il filetto di manzo<br />

ai porcini trifolati è un’altra portata<br />

di ottima soddisfazione che fa<br />

da contraltare al Tomahawk, ossia<br />

un doppio controfiletto alla brace<br />

con osso.<br />

La qualità della materia prima è eccellente,<br />

e anche le quantità sono<br />

perfette e abbondanti; i prezzi sono<br />

di conseguenza. Si può chiudere,<br />

per esempio, con un tortino ai frutti<br />

di bosco. Una sosta gradevole,<br />

sulle rotte della Valsesia, che ci ha<br />

fatto già venir voglia di ritornare.<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì<br />

Ferie: variabili in agosto<br />

Prezzo: 54 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />

Coperti: 25 + 30 (dehors)<br />

64


BENVENUTI NEL<br />

ph. Filippo Fossati<br />

Un territorio tutto da scoprire in un viaggio unico attraverso un ricco panorama<br />

culturale, naturalistico, artistico, architettonico ed enogastronomico.<br />

Una terra di paesaggi d’acqua, di riso e di vino, di pianura e di colline, d’immensi<br />

orizzonti che si spingono fino all’arco alpino di incomparabile bellezza in ogni<br />

stagione dell’anno. Ricco e vario è poi il patrimonio enogastronomico grazie alla<br />

varietà dei prodotti tipici, come il gorgonzola, i risi speciali, bianco, nero e rosso<br />

che, trasformati dal talento dei nostri chef, diventano piatti e ricette gustosi,<br />

passaporto di cultura e del buon vivere.<br />

www.turismonovara.it - Tel. +39.0321.394059<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


scopri<br />

Biella<br />

INASPETTATA, VERDE, GUSTOSA<br />

INNAMORATI DEL BIELLESE!<br />

www.atl.biella.it<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

osterie botteghe antiche<br />

PUTIGNANO (Bari)<br />

PIAZZA PLEBISCITO, 8<br />

TEL. 0804911813<br />

chefstefano71@gmail.com<br />

www.bottegheantiche.com<br />

Per arrivare all’Osteria<br />

delle Botteghe<br />

Antiche dovete<br />

lasciare l’auto fuori<br />

dalle mura della città<br />

antica (bellissima,<br />

raccolta, da visitare<br />

palmo a palmo).<br />

Seguite dritti la strada<br />

a piedi cercando la<br />

chiesa. Poco dopo, c’è<br />

piazza del Plebiscito<br />

e l’insegna di questa<br />

osteria davvero<br />

sorprendente.<br />

La conducono Stefano d’Onghia,<br />

in cucina, e la moglie, Valentina De<br />

Cataldo, in sala. C’è la cucina a vista<br />

e i vari prodotti davanti, come una<br />

vera e propria bottega. Il servizio è<br />

gentile, la carta dei vini è il massimo<br />

per un appassionato alla ricerca<br />

di chicche uniche, anche biologiche<br />

e biodinamiche pugliesi. Qui si<br />

concentrano anche tutti i prodotti<br />

pugliesi dei presidi Slow Food. Ma<br />

che bella la saletta in alto più appartata,<br />

oppure quei tavoli di fronte<br />

alla cucina dove Stefano assembla i<br />

suoi piatti con i prodotti freschissimi<br />

delle masserie pugliesi! Per nessuna<br />

ragione al mondo rinunciate all’assaggio<br />

degli antipasti. Ecco allora il<br />

capocollo di Santoro di Cisternino<br />

coi fichi. Freschissimo il gazpacho<br />

pugliese; da urlo i lampascioni<br />

cotti di fichi e farinella (farina<br />

d’orzo e ceci tostata). È poi la<br />

volta della zucchina e il suo fiore<br />

in 3 varianti (fiori ripieni, zucchina<br />

alla scapece, passatina di zucchine<br />

con menta). Superba in freschezza<br />

la ricottina di masseria e sedano.<br />

Notevole la purè di fave con pane<br />

raffermo e friggitelli fritti. Di<br />

primo, un entusiasmante piatto di<br />

orecchiette al ragù, con una polpetta<br />

di carne tenerissima e un sugo<br />

pregnante. Questo accanto allo<br />

spaghettone Benedetto Cavalieri<br />

ai due pomodori con cacio fresco<br />

di masseria, e ai tortelli al basilico<br />

ripieni di burrata con pomodorino di<br />

Torre Guaceto e menta. Di secondo,<br />

non abbiate dubbi: il filetto d’asino<br />

alla brace è una delle cose più<br />

buone assaggiate quest’anno. C’è<br />

anche il polpo cotto in tecia, oppure<br />

la frittura mista di pesce, o la<br />

costata di Podolica alla brace. E<br />

infine i dolci: mousse di ricotta con<br />

cotto di fichi e croccante di mandorle,<br />

granita caffè e panna, crostata<br />

di semola con crema pasticciera e<br />

marmellata di fichi (incredibilmente<br />

buona). È un luogo del cuore. È una<br />

corona! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: mercoledì<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 45 euro<br />

Carte di credito: visa<br />

Coperti: 30<br />

67


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

mirtillo rosso<br />

RIVA VALDOBBIA (Vercelli)<br />

STRADA DELLA BARRIERA, 8<br />

TEL. 016391819<br />

info@mirtillo-rosso.com<br />

www.mirtillo-rosso.com<br />

Questo luogo<br />

è clamoroso, a<br />

Riva Valdobbia<br />

praticamente sotto il<br />

Monte Rosa, prima di<br />

Alagna. Ne avevamo<br />

sentito parlare, ma<br />

non credevamo a<br />

tanta bellezza. Si<br />

tratta di un family<br />

hotel, costituito da<br />

tre grandi baite, con<br />

60 camere, venti per<br />

ciascuna.<br />

Di fronte c’è un villaggio walser,<br />

intorno le montagne della Valsesia,<br />

i boschi, i sentieri per le camminate.<br />

E appena arrivi con l’auto vedi<br />

delle grandi palle luminose, perché<br />

qui è sempre festa. Anzi è sempre<br />

Natale, tant’è che ogni 24 e 25 del<br />

mese fanno una festa speciale e coi<br />

bimbi e di notte si va alla ricerca del<br />

mirtillo rosso, che è un personaggio<br />

che abita questo paese. Dire che è<br />

il paradiso per i bambini è dir poco.<br />

Ci sono le aree di svago coi giochi,<br />

c’è la piscina, ma anche la Spa per<br />

gli adulti. Gli animatori sono una<br />

squadra di ragazzi assai motivati<br />

che lavorano anche al momento<br />

del pranzo o della cena, che viene<br />

fatta a buffet e i bambini che fanno<br />

amicizia poi mangiano nei loro<br />

spazi. È la prima volta che venivo<br />

in un family hotel e sono rimasto<br />

sorpreso. La direzione è di Stefano<br />

Cerutti, mentre l’investimento si<br />

deve alla famiglia Ponti, o meglio<br />

a Cesare Ponti che ama tantissimo<br />

la Valsesia e i progetti di rilancio, a<br />

cominciare dalle seggiovie.<br />

Altra sorpresa è poi la cucina, perché<br />

lo chef Gabriele Frascoia arriva<br />

dalla scuola di Antonino Cannavacciuolo.<br />

E il suo risotto era davvero<br />

d’autore. Per il resto abbiamo assaggiato<br />

con soddisfazione i piatti<br />

a buffet (25 euro): dalle zuppe<br />

alle paste, ai piatti di carne. Non<br />

mancano mai i prodotti locali come<br />

toma d’alpeggio, frutti di bosco,<br />

funghi porcini e insaccati oltre<br />

ai vini locali come il Ghemme e il<br />

Gattinara. Si possono scoprire anche<br />

i miacci (o miacce), una preparazione<br />

curiosa che si trova solo<br />

qui: sono sfere di pasta croccanti<br />

e sottili, e si possono riempire di<br />

affettati e formaggi, come il gorgonzola,<br />

altra eccellenza di questo<br />

territorio, oppure in versione dolce<br />

con marmellata di mirtillo o burro<br />

e zucchero.<br />

Tutti i prodotti a base di frutta sono<br />

di Achillea. I dolci ovviamente non<br />

possono mancare e sono generosi<br />

anche a colazione. Gran bella sosta!<br />

In sogno ho sognato. Paolo<br />

Massobrio<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: dal 25/9 al 7/12 e dal 10/4 al 2/6<br />

Prezzo: 25 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 160<br />

68


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

antica macelleria turba<br />

RIVOLTA D’ADDA (Cremona)<br />

VIALE PIAVE<br />

TEL. 036379375<br />

Donato Turba è uno<br />

di quei personaggi<br />

di cui l’Italia può<br />

andare orgogliosa.<br />

Quarta generazione<br />

di una famiglia<br />

titolare di una<br />

macelleria in Melzo, a<br />

conoscenza, passione<br />

e - caratteristica<br />

per nulla scontata<br />

- talento fuori dal<br />

comune, associa<br />

anche inusuale<br />

capacità di leggere<br />

la realtà. Insomma<br />

un vero “maestro”,<br />

non solo un grande<br />

macellaio.<br />

Ama la gente, vive con orgoglio le<br />

sue radici, sente la responsabilità di<br />

fare cultura. Da qui, il suo impegno<br />

con i giovani, a cui insegna, e in<br />

Confcommercio, dove ricopre un<br />

ruolo di responsabilità. E, la voglia<br />

di dar vita a un luogo, dove tutto<br />

il suo bagaglio di conoscenza su<br />

carni e dintorni potesse completare<br />

l’avventura della macelleria.<br />

Ristrutturato un antico mulino del<br />

Settecento, di proprietà della famiglia,<br />

ha avviato così il Ristorante<br />

Antica Macelleria Turba di Rivolta<br />

d’Adda. Con lui, ai fornelli la moglie<br />

Paola Nassaro e Davide Maloberti,<br />

giovane e talentuoso cuoco,<br />

e in sala Daniele e Valentina, i figli,<br />

che rivelano già passione smisurata<br />

e numeri per fare bene. Nella sala,<br />

proprio di fronte all’ingresso, la vetrina<br />

dietro a cui fan bella mostra<br />

di sé tagli di carne, che potrete gustare<br />

in loco o acquistare, di qualità<br />

eccelsa e con frollature che non troverete<br />

da nessuna parte.<br />

Qui il nostro consiglio è non perdete<br />

i salumi nelle diverse soluzioni<br />

(“Come noi nessuno”, con i classici<br />

della macelleria, ossia filettino di<br />

maiale, slinzega di cavallo, salamino<br />

di cavallo e salamino di asinello,<br />

tra le chicche provate il prosciutto<br />

cotto di Angus), e la meravigliosa<br />

carne cruda (per chi la apprezza,<br />

anche equina). Ma il motivo per cui<br />

questa è una meta del cuore è la<br />

carne. Se la amate, preparatevi a<br />

emozionarvi per il gusto, sontuoso,<br />

dimenticato, dei diversi tagli di<br />

diverse frollature, che alla griglia vi<br />

verranno preparati con precisione<br />

millimetrica. E ancora, sarà festa<br />

nei periodi più freddi con costoletta<br />

di vitello, trippa e quel bollito<br />

misto che è gloria golosa di questa<br />

terra. Per darvi un’idea di quello<br />

che vi aspetta, qui riescono a far<br />

mangiare carne anche a vegetariani<br />

e vegani... Uscirete pensando<br />

che questo è un baluardo di gusto<br />

italiano! Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: lunedì; dal martedì al venerdì aperto a cena<br />

Ferie: 1 settimana a inizio gennaio e in agosto<br />

Prezzo: 50 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 40<br />

<strong>69</strong>


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

il tesoro living resort<br />

RODIGO (Mantova)<br />

VIA SETTEFRATI, 96<br />

TEL. 0376681381<br />

info@tesororesort.it<br />

www.tesororesort.it<br />

È veramente un<br />

Tesoro questo relais in<br />

mezzo alla campagna<br />

mantovana, nel<br />

verde. È un tesoro<br />

di nome e di fatto,<br />

perché quando ci<br />

arrivi, dopo aver<br />

posteggiato l’auto,<br />

pensi (come fanno in<br />

tanti che arrivano da<br />

Milano) che questo è<br />

il massimo del relax.<br />

Ci sono 4 suites,<br />

bellissime, col legno<br />

e ogni comfort, ma<br />

anche una spa dove<br />

coccolarsi.<br />

C’è il giardino interno ed esterno,<br />

dove prendere l’aperitivo o mangiare<br />

quando fa bello; c’è la sala<br />

luminosa, elegante, ampia, dove il<br />

personale ti coccola. Lo gestiscono<br />

con successo i due fratelli Alessandro<br />

e Marco Andreosa che segue<br />

la sala; mentre in cucina c’è Matteo<br />

Monfrinotti, 30 anni, ed è già<br />

bravissimo. Il suo menu Orto a 70<br />

euro è da provare, oppure, a 40<br />

euro, quello della tradizione mantovana.<br />

Noi come sempre abbiamo<br />

assaggiato alla carta. E allora ecco<br />

le alicette croccanti con salsa<br />

agrodolce, i gamberi di Sicilia in<br />

caciucco con lardo di Colonnata<br />

e wafer e poi un soave uovo morbido<br />

e croccante con fonduta di<br />

toma di malga e tartufo nero<br />

estivo. Fantastico! Ci servono vino<br />

al calice e con etichette davvero<br />

ben scelte (ci sono i vini della Cantina<br />

Ricchi di Monzambano, nostra<br />

cantina del cuore) dalla loro ottima<br />

carta dei vini piena di chicche. Via<br />

allora coi tortelli di zucca al burro<br />

versato (da manuale), ma anche<br />

gli gnocchetti di patate con<br />

luganega e vino rosso e spuma<br />

di robiola. Era da assaggiare il riso<br />

Carnaroli alla puttanesca, eccellenti<br />

i ravioli alla parmigiana con<br />

fonduta fredda di bufala e bufala.<br />

Notevole davvero la faraona<br />

alla diavola con patata, mela e<br />

scalogno, ma anche il baccalà al<br />

cartoccio con patate, pomodorini<br />

e olive. In alternativa insalata di<br />

porcini con pere in osmosi e Castelmagno<br />

oppure il salmone marinato<br />

in salsa verde e anguria. Se<br />

non avessimo preso la faraona (ma<br />

chi ci rinuncia la prossima volta?)<br />

avremmo scelto il petto d’anatra<br />

all’arancia, daikon e shiitake.<br />

Dato il livello eccellente della cucina,<br />

impossibile non assaggiare i<br />

dolci: sbrisolona con zabaione al<br />

passito; babà, mandarino e liquirizia;<br />

la perina al Moscato, crumble,<br />

crema al latte e gelato al<br />

miele. Paradiso! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì<br />

Ferie: variabili in agosto<br />

Prezzo: 48 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 140<br />

70


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

tordomatto<br />

ROMA<br />

VIA PIETRO GIANNONE, 24<br />

(tel. 06<strong>69</strong>352895)<br />

info@tordomattoroma.com<br />

www.tordomattoroma.com<br />

Da Zagarolo a Roma,<br />

nel quartiere Prati,<br />

non lontano da piazza<br />

san Pietro, Adriano<br />

Baldassarre, il geniale<br />

chef del TordoMatto<br />

ha trovato la sua<br />

dimensione ideale<br />

a Roma, finalmente.<br />

Dopo l’esperienza<br />

esaltante di Zagarolo,<br />

lo avevano dato per<br />

disperso per un paio<br />

di anni. Ma ora è qui e<br />

subito ha conquistato<br />

la clientela.<br />

Non lontano da lui, anzi vicinissimo,<br />

c’è Gabriele Bonci, ma vicina è anche<br />

piazza san Pietro. Si scende alla<br />

fermata del metro di Cipro e poi si<br />

cerca via Pietro Giannone dove al<br />

numero 24 è ambientato il ristorante.<br />

Una sala elegante, di bel design<br />

anche se essenziale, minimalista,<br />

ma molto accogliente e invitante.<br />

Così come invitanti sono i prezzi<br />

del menu e il sorriso dei giovani che<br />

conducono la sala. La sua offerta<br />

annovera tre menu degustazione<br />

“al mercato” (25 euro), “ancora<br />

classici” (45 euro), “a ruota libera”<br />

(65 euro) e “Mozzichi e bocconi” (a<br />

80 euro, con 10 portate). Oppure<br />

alla carta, con un’ampia selezione<br />

di ghiottonerie. Competente e divertente<br />

è poi la carta dei vini con<br />

molte etichette sconosciute ai più,<br />

servite anche a bicchiere. Stessa<br />

cosa per i superalcolici, anche qui<br />

con selezioni rare, tipo il maestoso<br />

Fernet di Spadoni. Via dunque con<br />

il superbo boccone di ostriche,<br />

cotenna di maiale e fermento di<br />

cipollotto, oppure i ravioli di conciato,<br />

finocchio ed erbe. Insuperabili<br />

gli gnocchi di patate, fumo,<br />

gricia e guanciale, gli agnolotti<br />

cacio e pepe, triphala, patate<br />

viola e baccalà. Altri piatti in carta:<br />

le patate, senape nera, latte di<br />

capra e burro affumicato, il risotto<br />

con midollo, limone, seppia e soia,<br />

lo spaghettone Ajo e Ojo Giovanni<br />

Fabbri o i ravioli di melanzane, succo<br />

di pomodoro e basilico. Da provare<br />

il piatto denominato verdure,<br />

erbe, foglie, uovo e condimento<br />

di crescione, ma anche il pollo<br />

arrosto con radici affumicate e<br />

acetosella (sublime!), l’agnello<br />

con sugo di cottura, topinambur<br />

e cumino. Hanno pure il baccalà<br />

con olive, porri e rosmarino e il<br />

manzo bruciato con bagna caoda,<br />

cipolla e fermento di barbabietola.<br />

Apoteosi sui dolci: banana,<br />

nocciola e cardamono verde,<br />

cioccolato bianco tostato, frutto<br />

della passione e tozzetti oppure<br />

french toast, cornetto alla vaniglia<br />

e caffè. Ma Adriano è riuscito a stupirmi<br />

persino con un piatto di frutta<br />

del mercato, semplice e grande<br />

nelle mani di un ottimo chef. Una<br />

gran bella sosta, una gustosa novità<br />

su Roma. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì, martedì a pranzo<br />

Ferie: variabili in gennaio e agosto<br />

Prezzo: 61 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40<br />

71


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

trattoria dalla nana<br />

ROMANO D’EZZELINO (Vicenza)<br />

VIA VENETO, 28<br />

TEL. 042430885<br />

www.dallanana.it<br />

La Trattoria della<br />

Nana, che Adara e<br />

Alberto ci hanno fatto<br />

conoscere e che già<br />

il nostro Gabriele<br />

Crescioli ha recensito<br />

sul GattiMassobrio,<br />

è stata più che una<br />

rivelazione. Siamo a<br />

Romano d’Ezzellino<br />

(Vi), un paese speciale<br />

dove c’è il museo<br />

che racconta tutto<br />

il genio dei Veneti.<br />

Ma geniale, anzi<br />

passionale, è la cucina<br />

di Antonella Del<br />

Bello, che col marito<br />

gestisce questa<br />

trattoria semplice, ma<br />

di notevole sostanza.<br />

Hanno una selezione di vini essenziale<br />

e soddisfacente e tutti i piatti<br />

sono preparati con gli ingredienti di<br />

stagione. Abbiamo fatto in tempo<br />

ad assaggiare degli strepitosi asparagi<br />

di San Zeno di Cassola, ma il<br />

piatto che merita il viaggio rimane il<br />

baccalà alla vicentina con la polenta<br />

macinata a pietra, che rimane<br />

il miglior esemplare di quest’anno.<br />

Ma che buona anche la tortina<br />

salata alle erbette con fonduta<br />

di formaggio o la parmigiana. Da<br />

provare la “porchetta” di vitello<br />

con asparagi bianchi in agrodolce<br />

e su prenotazione la variazione<br />

di baccalà e stoccafisso che vale<br />

il viaggio. Qui i tagliolini sono allo<br />

stoccafisso, ma meritano i ravioli<br />

con ripieno di ricotta e spugnole<br />

su fonduta di parmigiano e scaglie<br />

di tartufo. E naturalmente i<br />

bigoli al torchio con ragù bianco<br />

di coniglio. Ai secondi non perdetevi<br />

la suprema di faraona farcita<br />

agli asparagi, accanto alle fettine<br />

di sottofiletto di vitello alle spugnole.<br />

In primavera le seppie coi<br />

piselli sono un inno alla freschezza.<br />

Hanno una selezione speciale di oli.<br />

Sui dolci non perdetevi la sua millefoglie<br />

fritta con il cioccolato<br />

o il tiramisù alla frutta. Davvero<br />

speciali. Questa osteria rimarrà per<br />

noi il prototipo della cucina fatta<br />

con amore, che ricerca ogni giorno i<br />

prodotti del proprio territorio. Altro<br />

che camioncini! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica e lunedì (aperto solo su prenotazione)<br />

Ferie: luglio e agosto<br />

Prezzo: 35 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40<br />

72


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

degusto<br />

SAN BONIFACIO (Verona)<br />

VIA CAMPOROSOLO, 9/A<br />

TEL. 3281824572<br />

hello@ristorantedegusto.it<br />

www.ristorantedegusto.it<br />

Il Degusto di San<br />

Bonifacio è una nostra<br />

scoperta quando<br />

ancora era in un altro<br />

paese del Vicentino.<br />

Ma ora dal radioso<br />

passa alla corona.<br />

Degusto è un sogno,<br />

quello di un giovane<br />

e volitivo cuoco,<br />

Matteo Grandi, con la<br />

sua simpatica sposa<br />

Elena, in questo locale<br />

che ha la cucina a<br />

vista che dà sulla<br />

strada, dove pure c’è<br />

l’ingresso della mitica<br />

pizzeria I Tigli di<br />

Simone Padoan.<br />

Elena è una brava padrona di casa,<br />

appassionata sommelier, Matteo<br />

è più di una promessa coi piatti<br />

originali, già grandi, che crea in<br />

continuazione. Vi commuoverete<br />

all’assaggio della sua sopressa veneta,<br />

morbida, soave, abbinata a un<br />

bicchiere di Champagne. Intorno a<br />

voi isole di tavoli in uno spazio di<br />

bell’arredamento, elegante, circondato<br />

da un gioco di luci che sembra<br />

dividere gli spazi tra un tavolo e<br />

l’altro. L’entrée, molto apprezzata,<br />

è stata la pizza fritta tonda. Sugli<br />

antipasti non perdete il suo uovo,<br />

che lui vi serve dopo averlo aperto<br />

(l’uovo è speciale, preso da un contadino<br />

particolare, che alleva le sue<br />

galline in maniera felice) con una<br />

grattata di tartufo nero di Norcia<br />

autentico, appena recapitato.<br />

Ma i due antipasti che ci hanno<br />

conquistato sono stati la “faraona<br />

mitrata” ossia un triangolo dove ci<br />

sono tutti i pezzi della faraona: incredibilmente<br />

succulento, con latte<br />

di ricotta affumicata e cannoncini<br />

al cedro. E poi stratosferico il piatto<br />

chiamato “la mamma”, ossia il<br />

carciofo, ma solo il cuore (la mamma<br />

appunto) con garganega, acciuga<br />

del Cantabrico e pepe di<br />

Sarawak, scampi dorati e riso<br />

soffiato, che è il piatto che più descrive<br />

questo cuoco eclettico, bravo,<br />

superbo, con la voglia di fare.<br />

Unico. Di primo abbiamo assaggiato<br />

il pane cafone ovvero lo gnocco<br />

di pane con broccolo, vongole<br />

cornute e calamaretto spillo, altra<br />

portata geniale. E poi i tortelli<br />

di zucca con dadini di foie gras.<br />

E di secondo il pesce centrolofo<br />

servito con crema di cima di<br />

rapa e crema di carote e curcuma,<br />

seppioline nane e carciofi.<br />

Anche questo di un’altra categoria<br />

per come lo ha eseguito. E che dire<br />

di quel cotechino al broccolo fiolaro<br />

servito su un letto di puré che da<br />

solo vale il viaggio? Fantastici anche<br />

i dolci: come pre-dessert il sorbetto<br />

al mango; come dolce, Elogio<br />

ovvero pistacchio, crema montata<br />

alle fragole, gelato cheese.<br />

Da toccare il cielo con un dito. Nel<br />

menu degustazione “A mano libera<br />

dello chef” troverete 6 portate a 65<br />

euro. I prezzi sono davvero ottimi<br />

per il valore di questa cucina, che<br />

farà parlare di sé. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: martedì<br />

Ferie: variabili<br />

Prezzo: 51 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 45<br />

73


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

da rolando - cucina dialettale<br />

SAN COSTANZO (Pesaro Urbino)<br />

CORSO G. MATTEOTTI, 123<br />

TEL. E FAX 0721950990<br />

CELL. 3476362968<br />

info@darolando.it - www.darolando.it<br />

La cucina dialettale<br />

è una cosa seria e<br />

almeno una volta<br />

nella vita bisogna<br />

andare a trovare<br />

Rolando, che dà il<br />

nome anche al suo<br />

ristorante di San<br />

Costanzo. Bisogna<br />

andarci perché lui,<br />

Rolando Ramoscelli, è<br />

la memoria storica del<br />

gusto marchigiano,<br />

di queste terre del<br />

Pesarese.<br />

Il locale è dotato di un ampio<br />

dehors, fin troppo coperto, per la<br />

bella stagione e di una sala lunga<br />

dove gli astanti si fermano volentieri<br />

per chiacchierare, bere un bicchiere<br />

di vino e mangiare qualcosa di<br />

speciale. Non ha carta dei vini, ma<br />

le bottiglie che propone sono delle<br />

chicche del territorio. E noi siamo<br />

stati felici fra Verdicchio di Jesi e di<br />

Matelica. Ai muri ci sono le foto dei<br />

personaggi celebri che sono passati<br />

da qui, soprattutto del mondo dello<br />

spettacolo, segno che Rolando, da<br />

sempre, è un punto di riferimento<br />

affidabile in zona. Quello che troverete<br />

elencato in carta, ovvero menu<br />

degustazione (a 25 euro) o menu<br />

dialettale (a 30 euro) è anche un distillato<br />

dei suoi libri sulla cucina del<br />

territorio. Come Urbino a tavola, la<br />

cucina del Montefeltro tra Marche,<br />

Umbria, San Marino e Romagna.<br />

La sezione degli antipasti annovera<br />

una teoria di salumi e crostini, ma<br />

anche caciotta e piadina. Voi chiedetegli<br />

le olive, che saranno una<br />

specialità. Fra i primi è stata corroborante<br />

quella scodella di Ciavarro<br />

alla caciotta ovvero una minestra<br />

di farro con ceci e caciotta.<br />

Altro piatto tipico del locale sono i<br />

tagliolini con lo “sgaggio” (piatto<br />

tipico della cucina marchigiana<br />

povera, di pasta all’uovo condita<br />

con la goletta di maiale - lo sgaggio<br />

- tagliata a dadini, aglietto fresco<br />

e pecorino), ma ci sono anche i<br />

ravioli di ricotta e spinaci, gli spaghetti<br />

artigianali cacio e pepe e<br />

altre paste, tutte servite con ragù,<br />

oppure porcini o tartufo nero. Fra i<br />

secondi sarete felici con il cappone<br />

freddo cotto al vapore ai sapori<br />

del bosco ovvero l’antico bianco<br />

mangiare, oppure con la faraona<br />

al forno con il ripieno a parte. Per<br />

nessuna ragione al mondo dovete<br />

perdervi “la pasticciata”, che è un<br />

girello di bovino brasato al vino<br />

e pomodoro, davvero eccellente.<br />

Hanno anche un filetto di bovino<br />

al Lacrima di Morro d’Alba e varie<br />

tagliate di vitellone. Il contorno<br />

imperdibile è poi la purè di patate<br />

col formaggio di fossa, saporosa,<br />

ottima, mentre i funghi padellati<br />

alla cipolla non mancano mai e<br />

anche le erbe di campo miste. Da<br />

assaggiare, senza se e senza ma, è<br />

l’antica Casciotta dell’Urbinate,<br />

che ormai fanno in pochi e che qui<br />

non può certo mancare. Con un<br />

dolce della casa, la spesa sarà quella<br />

d’altri tempi. Come i gusti, come<br />

l’oste verace che starà insieme a<br />

voi. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: mercoledì<br />

Ferie: 1 settimana a fine luglio<br />

Prezzo: 46 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40<br />

74


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

i caprini - botega & cusina<br />

SAN GIOVANNI LUPATOTO (Verona)<br />

VIA MADONNINA, 11<br />

TEL. 045545058<br />

info@icaprini.it<br />

www.icaprini.it<br />

Questo I Caprini -<br />

Botega & Cusina<br />

di San Giovanni in<br />

Lupatoto, è stata una<br />

rivelazione. E quando<br />

da fuori noti il via vai<br />

di gente che all’ora di<br />

pranzo entra ed esce,<br />

pensi che a chiunque<br />

verrebbe voglia di<br />

avvicinarsi per vedere<br />

che c’è. E quello<br />

che c’è al di là delle<br />

vetrine è il sogno di<br />

Giorgio Onesti.<br />

Ci viene da dire così dopo aver visto<br />

un suo allievo Franco Caprini,<br />

dietro a un bancone stracolmo di<br />

formaggi scelti, che compone una<br />

cascata di prosciutto crudo con la<br />

pasta filata da portare a uno dei<br />

tanti tavolini disseminati nel locale<br />

o nella veranda. Bellissimo, invitante<br />

questo posto dove ci si sente a<br />

casa, dall’arredamento caldo, fra<br />

pietra e legno ma anche verde alle<br />

pareti. Il bancone dei formaggi prosegue<br />

e diventa anche gastronomia<br />

d’asporto e poi luogo di mescita dei<br />

vini, scelti davvero con grande oculatezza.<br />

Ci sono i migliori prodotti<br />

della nostra storia: i carciofini di Vastola<br />

di Casa Madaio, la pasta Martelli,<br />

unica ed esclusiva per comporre<br />

i primi piatti; poi una selezione<br />

di tonni in scatola; le sfiziosità del<br />

Mongetto e quant’altro. La cucina è<br />

a vista: piccola ed elegante, e dietro<br />

un cuoco pacioso con un’assistente.<br />

Il pane che mettono in tavola è<br />

decisamente buono. Ed è un invito,<br />

per un locale aperto dal mattino<br />

fino a mezzanotte. I piatti di antipasti<br />

vengono composti direttamente<br />

dal patron dietro al banco (carpacci<br />

misti, tagliere di crudo e mozzarella,<br />

scamorza di bufala e acciughe<br />

del Cantabrico, giardiniera Caprini),<br />

mentre i primi arrivano espressi. E<br />

per nessuna ragione al mondo dovete<br />

rinunciare agli “aggrappati”<br />

Martelli, ovvero spaghetti con<br />

acciughe del Cantabrico conditi<br />

con pomodori confit caramellati<br />

e serviti con pane di Matera passato<br />

al forno e sbriciolato, oppure<br />

al cacio e pepe, sempre con la pasta<br />

Martelli. C’è anche la pasta al ragù<br />

e un piatto del giorno (maltagliati<br />

con porcini, noci e fonduta di<br />

Parmigiano oppure maccheroncini<br />

freschi con pomodoro fresco<br />

dell’orto, basilico e stracciatella)<br />

che varia. Si va diretti al buono anche<br />

sui secondi: tagliata di roast<br />

beef “Botega a cusina”, tartare di<br />

manzo battuta a coltello, guancia di<br />

manzo all’Amarone e poi il secondo<br />

del giorno o il secondo del cuoco,<br />

come il filetto alla bourguignonne,<br />

ovvero bocconcini di filetto serviti<br />

con una fonduta di Parmigiano<br />

da gustare con la forchettina. C’è<br />

ampia soddisfazione anche per le<br />

verdure cotte o crude in diverse<br />

porzioni e poi i dolci. Imperdibile<br />

la cheesecake, ma buoni anche il<br />

tiramisù e la crema inglese servita<br />

con tartufini al cioccolato. Bisogna<br />

partire, siete alle porte di Verona!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì<br />

Ferie: 1 settimana in agosto<br />

Prezzo: 38 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 60 + 20 (dehors)<br />

75


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

enoteca da 8tto<br />

SENAGO (Milano)<br />

VIA GARIBALDI, 14<br />

TEL. 0299050202<br />

info@enotecadaotto.it<br />

www.enotecadaotto.it<br />

Il paradiso degli<br />

amanti del vino? Da<br />

8tto! Tra le scoperte<br />

più entusiasmanti di<br />

quest’anno, l’Enoteca<br />

da 8tto di Senago.<br />

Una delle cose che ci rende instancabili<br />

nel correre in lungo e in largo<br />

per lo Stivale, assecondando la nostra<br />

curiosità e la voglia di scoprire,<br />

la sorpresa di incontri con persone,<br />

grandi, che mettendo in gioco la<br />

loro intelligenza e passione, hanno<br />

creato realtà formidabili, dove il gusto<br />

è protagonista. Gli ispettori delle<br />

guide, appiattiti ormai in modo<br />

desolante, sempre e solo sui pochi<br />

noti, la ignorano. Voi fidatevi di noi,<br />

è enoteca-wine bar tra i top d’Italia.<br />

I titolari, Ottaviano Orsi, con la<br />

moglie Paola e il figlio Federico, un<br />

concentrato di passione esplosiva<br />

e contagiosa verso tutto ciò che è<br />

bello e buono. Origini – non solo<br />

non dimenticate, ma portate con<br />

orgoglio – in Garfagnana, gavetta<br />

in una piccola e gioiosa trattoria di<br />

famiglia a Bollate, Ottaviano, per<br />

tutti “Otto” e Paola, quando hanno<br />

potuto, han realizzato il loro sogno,<br />

creando questa loro enoteca e<br />

wine bar dove tutto è gusto. Splendido<br />

il locale, con più salette dove<br />

le pareti sono “muri” di bottiglie,<br />

di vini e distillati, intervallati da cose<br />

buone (ben 4.800!). Nelle sale,<br />

pochi tavoli per chi voglia gustare<br />

salumi e formaggi della formidabile<br />

selezione, panini, insalate o<br />

sfiziosità del giorno. Must di una<br />

visita, la possibilità di assaggiare a<br />

bicchiere un grande numero di vini,<br />

e di acquistare bottiglie, scegliendo<br />

tra oltre 1.400 tipologie di vino e<br />

400 tipi di Champagne. Questo è<br />

paradiso dei golosi! Per chi ha il<br />

gusto nel sangue, una meta imperdibile!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: domenica e lunedì (a dicembre sempre aperto)<br />

Ferie: agosto e prima settimana di gennaio<br />

Prezzo: 35 euro<br />

Carte di credito: VISA e MC<br />

Coperti: 45<br />

76


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

cruru-pesce crudo e bollicine<br />

TORINO<br />

VIA BEAUMONT, 32/C - ANG.VIA GRASSI<br />

TEL. 01119454440 - CELL. 3319642085<br />

info@cruru.it<br />

www.cruru.it<br />

Sulle ceneri del mitico<br />

Grassi, e del ricordo<br />

del suo meraviglioso<br />

pesce crudo, sorge<br />

questo Cruru, che<br />

nel nome riecheggia<br />

un’idea di qualità e di<br />

freschezza.<br />

Perché se il cru, come ben sanno<br />

gli appassionati di vino, è la zona<br />

migliore del vigneto, in dialetto<br />

piemontese cru significa semplicemente<br />

“cibo non cotto” e cioè<br />

senza artifizi miranti a confonderne<br />

la vera natura. E infatti l’essenzialità<br />

a cui sembra tendere il locale si<br />

rivela già dagli arredi, che richiamano<br />

i colori e la fresca atmosfera del<br />

mare. E ora, la cucina.<br />

Qui regna Guido Perino, ex sous<br />

chef al torinese Magorabin e con<br />

alle spalle una solida preparazione<br />

in giro per l’Italia. I suoi piatti prevedono<br />

pesce, prevalentemente<br />

crudo ma, all’occasione, presentato<br />

anche in cotture veloci, e frutti<br />

di mare.<br />

Nella nostra sosta a pranzo abbiamo<br />

usufruito del menu business a<br />

20 euro: un (abbondante) piatto<br />

unico, acqua e caffè, accompagnati<br />

da pane caldo e beurre salé, e preceduti<br />

da una entrée: per noi, una<br />

non banale e fresca insalata mista.<br />

Dall’offerta del giorno abbiamo<br />

quindi scelto ottime capesante<br />

con accompagnamento di purè<br />

di finocchi e verdure fresche, e<br />

seppioline con (deliziosi) peperoni<br />

al forno e fragole. E ci siamo concessi<br />

anche un assaggio di ostriche<br />

bretoni, giusto per apprezzare meglio<br />

il loro conterraneo beurre salé.<br />

Altri menu, sempre con piatti del<br />

giorno: Marea 20 euro; Cruru 60<br />

euro; Oceano 40 euro.<br />

Dalla bella carta dei vini, ancora in<br />

evoluzione ma già ricca soprattutto<br />

di molte etichette di champagne di<br />

piccoli produttori, abbiamo scelto<br />

due calici di Gewurztraminer di Elena<br />

Walch, versati con tranquilla abbondanza<br />

(dettaglio non da poco,<br />

nel panorama torinese...).<br />

Fuori programma l’assaggio di un<br />

digestivo gentilmente offerto (un<br />

distillato alla cannella e uno ai fichi<br />

d’india), e poi… via di nuovo<br />

tra la pazza folla. Con in tasca un<br />

indirizzo in più da segnare subito in<br />

agenda. Silvana Delfuoco<br />

Riposo settimanale: domenica; il lunedì aperto solo la sera<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 40 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 38<br />

77


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

piano35<br />

TORINO<br />

GRATTACIELO INTESASANPAOLO<br />

CORSO INGHILTERRA, 3<br />

TEL. 0114387800<br />

reservations@piano35.com<br />

www.piano35.com<br />

Ivan Milani lo<br />

conosciamo da<br />

quando aveva il suo<br />

ristorantino ad Alba.<br />

Poi a Busca, al San<br />

Quintino Resort,<br />

dove è arrivato a<br />

guadagnarsi la nostra<br />

corona radiosa. E lo<br />

abbiamo ritrovato<br />

qui, fra le nuvole, ma<br />

con la solidità della<br />

sua cucina creativa,<br />

originale.<br />

Alla reception al primo piano del<br />

grattacielo, una signorina continua<br />

a ricevere prenotazioni di gente<br />

che vuole un tavolo. Una ragazza<br />

ti accompagna dunque all’ascensore<br />

per salire fino al 35°. La sala del<br />

ristorante è spettacolare, circondata<br />

da arbusti di ogni genere, con parquet<br />

chiaro, luci miste giallo/bianco<br />

e grandi vetrate: il progetto di questa<br />

location è di Renzo Piano. Ma<br />

dalla sala del ristorante non vedi lo<br />

spettacolo di Torino ai tuoi piedi e<br />

delle montagne: devi andare sulla<br />

terrazza. I tavoli non sono molti, ne<br />

contiamo 9, di varie dimensioni.<br />

Il sommelier che sovrintende Adalberto<br />

Robbio è molto preparato e<br />

la carta dei vini opta per proposte<br />

biologiche e biodinamiche anche<br />

rare. Una bella carta dei vini: peccato<br />

che l’offerta a bicchiere, seppure<br />

buona, sia limitata a tre proposte.<br />

E veniamo al menu. Quattro portate<br />

a 55 euro per la piccola degustazione,<br />

cinque portate a 75 euro. Il<br />

menu di Ivan Milani, di otto portate,<br />

è a 100 euro. Noi abbiamo scelto<br />

alla carta, il piatto più gettonato è<br />

tuttavia terminato: l’agnello in due<br />

cotture con bacche selvatiche. Che<br />

dire, è una sicurezza davanti a proposte<br />

più ardite tipo ricciola tataki,<br />

aglio nero fermentato e polvere di<br />

mirtillo. Oppure l’anguilla laccata<br />

al mirin (vino di riso giapponese) e<br />

insalata selvatica. Via dunque con<br />

il sashimi di Bianca Piemontese<br />

e fungo di corteccia liquido,<br />

che viene servito con le bacchette<br />

d’acciaio: è una tenerissima fassona<br />

cruda, presa da un macellaio di Bra.<br />

Il “tempo delle uova d’oro” è<br />

un omaggio alla moglie di Ivan: un<br />

uovo cotto a bassa temperatura,<br />

su granella di pistacchi di Bronte,<br />

con burro di tartufo, avvolto<br />

con una foglia d’oro, farcito con<br />

caviale di tartufo nero. Peccato<br />

fosse un pochino crudo: vince più<br />

l’idea che la sostanza. Da provare<br />

il piatto più curioso: “Se Torino<br />

avesse il mare”, ovvero degli<br />

agnolotti del plin al nero di seppia<br />

con ripieno di pesce e spinacini<br />

selvatici. Molto buoni. Ah,<br />

molto buone sono anche le focaccine<br />

a listelle con cui assaggiamo<br />

un’acciuga con burro come entrée.<br />

L’acciuga poi torna nello spaghetto<br />

nero Felicetti. Di secondo è stata<br />

una bella interpretazione (che aveva<br />

un’amalgama, non facile da ottenere),<br />

il piccione e la capasanta.<br />

Porzioni giuste, soddisfazione assicurata.<br />

Anche nel dessert preparato<br />

dal pasticciere Federico Ciani che si<br />

chiama Il Gianduja, una declinazione<br />

di tre tipi di cioccolato. Una<br />

goduria. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica, lunedì a pranzo<br />

Ferie: 2 settimane in agosto e 2 in gennaio<br />

Prezzo: 90 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 50<br />

78


MERENDA REALE ®<br />

un tuffo goloso in atmosfere di altri tempi...<br />

La Merenda Reale®, proposta nelle due distinte<br />

versioni settecentesca e ottocentesca, è un vero<br />

e proprio rituale goloso che propone l’originale<br />

ricetta della cioccolata calda servita nelle corti<br />

settecentesche o il celebre bicerin, la bevanda<br />

abituale del mattino, insieme alle dolcezze della<br />

nobile arte della pasticceria piemontese. Nata<br />

in città nel ‘700 all’interno delle corti sabaude,<br />

la Merenda Reale®, presenta il suo indiscusso<br />

protagonista: la cioccolata calda, le cui fave furono<br />

portate dall’America in Piemonte dai Savoia.<br />

Essa celebra inoltre la nobile arte della pasticceria<br />

piemontese con gli irresistibili<br />

“bagnati” e alcune specialità al cioccolato.<br />

Nell'800, epoca in cui fioriscono i caffè storici<br />

come luogo di incontro, di cultura e di politica,<br />

il cibo degli dei viene ora unito a due nuovi<br />

ingredienti, il caffè e il fior di latte: nasce così<br />

il Bicerin, la bevanda abituale del mattino insieme<br />

alle dolcezze della tradizione piemontese.<br />

Garibaldi e parisien, chifel e democratic,<br />

biciolan e pan gindru sono solo alcuni dei nomi<br />

delle nuove specialità dolci nate in quell’epoca<br />

per accompagnare al meglio la nuova bevanda.<br />

La Merenda Reale è proposta ai turisti ogni<br />

week end dell’anno in alcuni caffè storici del<br />

centro di Torino o nelle caffetterie all’interno<br />

di alcune Residenze Reali del Piemonte. Il servizio<br />

è offerto a € 10,00 per la merenda reale del<br />

‘700 e a € 12,00 per la merenda ottocentesca.<br />

www.turismotorino.org/it/merendareale<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


www.astiturismo.it<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

spazio7<br />

TORINO<br />

VIA MODANE, 20<br />

TEL. 0113797626<br />

info@ristorantespazio7.it<br />

www.ristorantespazio7.it<br />

Questo locale,<br />

inserito all’interno<br />

della Fondazione<br />

Sandretto Re<br />

Rebaudengo, centro<br />

dell’eccellenza per<br />

l’arte contemporanea,<br />

lo abbiamo visto<br />

nascere, ma ora ha<br />

raggiunto la sua<br />

maturità. Anche<br />

grazie ad Alessandro<br />

Mecca, figlio d’arte,<br />

già grande nella sua<br />

precedente esperienza<br />

a Villanova d’Asti.<br />

Ora lo Spazio 7 è diventato un luogo<br />

cult di Torino, coerente con l’immagine<br />

di bellezza che offre in ogni<br />

angolo. Colpiscono i tavoli ben distanziati<br />

fra loro, la mise en place<br />

perfetta e questo menu creativo,<br />

diviso in sezioni: Contrasto, Equilibrio,<br />

Classici e pasticceria.<br />

Noi abbiamo spizzicato un po’<br />

ovunque nelle due visite di questo<br />

tardo autunno. I menu degustazione<br />

sono due: Territorio e Ricerca<br />

con 6 portate e Contemporaneo<br />

Idee e pensiero. Con 8 portate. E<br />

così, dopo un aperitivo preso in caffetteria,<br />

si sale al piano di sopra, seguiti<br />

da uno staff competente con<br />

una carta dei vini degna dei migliori<br />

locali. Nella sezione della creatività<br />

controllata merita la triglia in testa,<br />

latte di capra e zucchina<br />

oppure la lasagnetta con zuppa<br />

di pesce e cavolo cappuccio. Più<br />

impegnativi, ma eccezionali, sono<br />

lo scampo verso trippa e ceci, la<br />

cervella con capasanta e barbabietola,<br />

il bottone con ostrica, cipolla e<br />

acqua di polpo e poi il piccione vs<br />

gambero rosso e fungo reale. Ma<br />

che buono anche il pesce spada vs<br />

zenzero, soia e mais. Nei classici<br />

c’è il vitello tonnato, il coniglio peperone<br />

e aceto, i ravioli del plin e la<br />

spalla di agnello in lunga cottura. Si<br />

chiude con meringa e zabaione,<br />

cioccolato bianco e lampone, ricotta<br />

fico d’india e mandorla. Alessandro<br />

con questa esperienza ha<br />

raggiunto la maturità. Ci è piaciuto<br />

molto. Bravo! Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: lunedì a cena<br />

Ferie: agosto<br />

Prezzo: 59 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 30<br />

81


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

torricelli<br />

TORINO<br />

VIA EVANGELISTA TORRICELLI, 51<br />

TEL. 011599814<br />

info@trattoriatorricelli.it - www.trattoriatorricelli.it<br />

Tornare al Torricelli<br />

a Torino è stata una<br />

gran bella sorpresa.<br />

Da sette anni c’è<br />

una famiglia che ha<br />

ridato nuovo slancio<br />

a questa meta cara<br />

ai Torinesi, con una<br />

bella cucina di pesce.<br />

Siamo in zona corso<br />

re Umberto, in un<br />

locale che ha un<br />

arredamento classico,<br />

e anche un bel dehors<br />

esterno riscaldato. Ci<br />

si accomoda a uno<br />

dei tavoli, con un<br />

personale che ti dà il<br />

senso della famiglia,<br />

del calore. Bravissimo<br />

il sommelier, che<br />

può contare su una<br />

bella selezioni di<br />

vini. Ottimo lo chef<br />

Domenico Del Vecchio<br />

di origini abruzzesi.<br />

Il menu apre con i classici come vitello<br />

tonnato, battuta di fassone<br />

con cruditè di verdure, scampi<br />

su vellutata di pancotto, insalata<br />

di mare e il tortino di polpo con<br />

patate e olive taggiasche. Non<br />

manca il tartufo per irrorare i tagliolini.<br />

Oppure i miei gnocchi, che<br />

erano perfetti, morbidi, saporiti di<br />

buona patata. Buoni davvero, con<br />

una sfoglia sottile e croccante gli<br />

agnolotti alla piemontese. In alternativa<br />

ravioli di branzino, riso al<br />

nero di seppia, cavatelli con gambero,<br />

zucchine e curry. “La cucina<br />

non è mangiare, è molto di più”,<br />

c’è scritto nel menu. E hanno ragione.<br />

Eccellente il tonno in crosta di<br />

capperi e prezzemolo, accanto<br />

a proposte di pescato del giorno,<br />

sogliola alla mugnaia, pesce spada<br />

al limone, ma anche filetto al Madeira<br />

con scaloppa di foie gras.<br />

Dolci classici a terminare: tortino<br />

al gianduia con cuore di cioccolato<br />

caldo e bunet. Una sosta solida,<br />

soddisfacente. Una sorpresa per<br />

noi. E per voi. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica<br />

Ferie: le ultime tre settimane di agosto<br />

Prezzo: 46 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />

Coperti: 50 + 30<br />

82


IL TERRITORIO<br />

DEL DISTRETTO TURISTICO<br />

DEI LAGHI, MONTI E VALLI<br />

DELL’OSSOLA<br />

Arch. Distretto Turistico dei Laghi, foto di A. Lazzarini<br />

Le atmosfere romantiche dei laghi, l’imponenza delle montagne, le antiche testimonianze rurali e l’eccellenza<br />

dell’enogastronomia: il Distretto Turistico dei Laghi Monti e Valli nel nord del Piemonte, a pochi<br />

passi dal confine svizzero e dalle metropoli di Milano e Torino, è la destinazione ideale per un soggiorno<br />

di relax e qualità. Una varietà di paesaggi così diversi eppure così vicini: dal celebre Lago Maggiore<br />

al tranquillo Lago di Mergozzo fino allo scenario fatato del Lago d’Orta. Tutt’intorno, il corollario delle<br />

Valli Ossolane che regala agli amanti della montagna vaste estese di boschi, laghetti alpini, alte vette<br />

e spettacolari parchi. Inoltre: infinite opportunità per praticare sport estivi e invernali, gustare i sapori<br />

della cucina tipica, visitare musei e terme, assistere a eventi di fama internazionale, acquistare produzioni<br />

locali nel settore del casalingo, dell’artigianato e dell’abbigliamento.<br />

Un territorio da godere in ogni stagione dell’anno!<br />

www.distrettolaghi.it<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


Alessandria<br />

& Monferrato<br />

Alla ricerca dei prodotti locali e dei sapori antichi<br />

che tenacemente ancora vivono nel nostro territorio<br />

e che danno vita ad una cucina ricca e genuina,<br />

capace di regalare sensazioni uniche e inconfondibili.<br />

Nelle nostre terre potrete gustare,<br />

grazie al sapiente lavoro dei produttori e dei ristoratori,<br />

gente vera che quotidianamente si dedica, con fatica e pazienza,<br />

a conservare i nostri grandi tesori gastronomici,<br />

il nostro straordinario patrimonio enogastronomico.<br />

Un viaggio nel gusto e di gusto<br />

nel territorio di Alessandria&Monferrato<br />

www.alexala.it<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

anna ghisolfi<br />

TORTONA (Alessandria)<br />

PIAZZETTA GIULIA, 1<br />

TEL. 0131894219<br />

Anna Ghisolfi, la<br />

regina del catering,<br />

l’artista dei finger<br />

food italiani,<br />

l’angelo del gusto,<br />

ha finalmente aperto<br />

il suo ristorante<br />

d’autore, in una<br />

chiesa sconsacrata in<br />

piazzetta Giulia 1 a<br />

Tortona (Al), proprio<br />

di fronte alla sua<br />

abitazione dove ha<br />

pure i laboratori del<br />

catering che ha fatto<br />

il giro del mondo.<br />

Oggi quell’esperienza è alla portata<br />

di tutti giacché, dal giovedì alla domenica,<br />

alla sera, è possibile accedere<br />

in questo luogo magico, con<br />

una cucina più che a vista, praticamente<br />

un tutt’uno col locale, per<br />

una trentina di coperti. La gente<br />

arriva, va al banco dietro al quale<br />

Anna e le sue collaboratrici, in silenzio,<br />

creano i vari assaggi e può<br />

prendere l’aperitivo con una decina<br />

di finger food. Ecco alcuni esempi<br />

(a 15 euro): gomitoli di erbette; salatini<br />

e germogli; cipolle e Castelmagno<br />

(fantastico!); patata e trota;<br />

acciuga impanata; prugna e caprino;<br />

pane salame e fichi. Poi a tavola<br />

ci sono gli antipastini (20 euro),<br />

altrettanto sfiziosi: insalatina, uva<br />

e gelato di Montebore; pollo e<br />

caponata; maialino tonnato (superbo!);<br />

insalata russa; carne cruda,<br />

sedano e tartufo (perfetta);<br />

cipolla e zucca. Il tutto presentato<br />

con arte, così come artistiche sono<br />

le verdure disidratate ai tavoli, che<br />

rappresentano uno snack ideale.<br />

Fra i primi due piatti davvero soddisfacenti:<br />

gnocchi e peperone e<br />

raviolini di formaggio e pomodori<br />

arrostiti, accanto a tagliolini<br />

e zucchine e riso e zucca.<br />

Due i secondi, entrambi succulenti:<br />

filetto di manzo e pomodoro;<br />

merluzzo e cipolla rossa. Si apre<br />

poi il capitolo dei dolci, davvero<br />

speciali soprattutto se ordinate la<br />

“scorpacciata”, che è una teoria<br />

di assaggi fantastici. Trattasi di<br />

torrone e prugna; fichi, yogurt e<br />

verbena; cioccolato e lampone; pesche<br />

e Timorasso. Ai vini ci pensa<br />

il marito Enrico, con una selezione<br />

eccellente, dove il Tortonese la fa<br />

da padrone. Alla fine, vi alzerete<br />

leggeri, come accade dai grandi<br />

chef. E Anna Ghisolfi è a tutti gli<br />

effetti una grande chef, che in questo<br />

locale ha messo la sintesi della<br />

sua tenacia creativa. Come ha scritto<br />

sul suo grembiule: “Passione e<br />

tenacia”. Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: aperto a cena giovedì, venerdì e sabato; a pranzo domenica<br />

Ferie: agosto<br />

Prezzo: 75 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 30<br />

85


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

le lampare al fortino<br />

TRANI<br />

VIA TIEPOLO MOLO S. ANTONIO<br />

TEL. 0883480308<br />

info@lelamparealfortino.it<br />

www.lelamparealfortino.it<br />

Segnatevi questa<br />

novità perché è<br />

fantastica. Siamo a<br />

Trani, in un luogo<br />

bellissimo, tra il<br />

mare e la splendida<br />

cattedrale. Le<br />

Lampare al Fortino<br />

- questo il nome<br />

del ristorante - ha<br />

un’ambientazione da<br />

togliere il fiato: una<br />

chiesa con mura in<br />

tufo, alte colonne,<br />

volte e cupole,<br />

con una terrazza<br />

affacciata proprio<br />

sulla porta principale<br />

della Cattedrale.<br />

La cucina respira un’aria nuova con<br />

l’arrivo di Raffaele Casale da Baiano<br />

(Avellino) che nel suo curriculum<br />

vanta esperienze con Moreno Cedroni<br />

e Antonino Cannavacciuolo.<br />

Nel suo DNA invece c’è il pesce e<br />

qui può contare su una materia prima<br />

eccellente che è capace di esaltare<br />

al meglio come dimostra fin<br />

dall’amouse bouche: una tartare di<br />

branzino su letto di crema di zucca.<br />

Questa estate abbiamo cenato<br />

sul terrazzo che guarda il mare, ma<br />

d’inverno sono assai suggestive le<br />

sale antiche. La carta dei vini, in<br />

digitale, sarà spettacolare. Via allora<br />

con gli antipasti dove merita<br />

il crudo di ricci di mare o anche<br />

noci, scampi e gamberi oppure<br />

il calamaro affumicato, con riso<br />

selvatico, zucchine in fiore, menta<br />

e peperoni. Ai primi, eccellente<br />

lo spaghettone aglio, olio, alici e<br />

polpa di granchio o ancora olio di<br />

pomodoro infornato e peperoncino;<br />

linguine al salto e gambero<br />

violetto crudo, ma anche la pasta<br />

maritata con cicerchia, scorfano<br />

mosciolo e colatura di alici. E che<br />

dire del mezzo pacchero con astice<br />

e bianco di bufala? Ai secondi immancabile<br />

la scelta con mazzancolle,<br />

gamberi rossi, scampi, il<br />

rombo chiodato con porro, indivia<br />

brasata e Grue di cacao, il maestoso<br />

agnello in Cre’pnette con foie<br />

gras, tartufo nero, pistacchio e<br />

scalogno (a soli 20 euro). Alternativa<br />

un menu di crudi da urlo. Si chiude,<br />

in sequenza, con un pre-dessert<br />

con spuma di anice stellata su letto<br />

di cioccolata e mandorle, dolce al<br />

limone e pistacchi con salsa di<br />

arance e poi squisita piccola pasticceria<br />

in accompagnamento al caffè.<br />

Il conto più che adeguato al contesto<br />

e al livello della cucina. Dan<br />

Riposo settimanale: domenica a cena; martedì<br />

Ferie: 3 settimane in gennaio<br />

Prezzo: 70 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 70 + 70 (dehors)<br />

86


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

il ristorantino del cin cin<br />

VERCELLI<br />

CORSO LIBERTÀ, 97 - TEL. 0161252474<br />

info@ilristorantinodelcincin.it<br />

www.ilristorantinodelcincin.it<br />

Seguite la via del<br />

centro storico o<br />

magari posteggiate<br />

nella grande piazza<br />

della borsa merci di<br />

Vercelli. Il ristorantino<br />

Cin Cin è a pochi<br />

passi. All’ingresso ha<br />

le sembianze di un<br />

bar, ma se salite nella<br />

graziosa sala di sopra<br />

sarà una sorpresa.<br />

Intanto l’accoglienza molto partecipata:<br />

l’entrée con un po’ di salame<br />

speciale (d’asino) o con petto d’anatra<br />

affumicata da loro. Da urlo la<br />

selezione di formaggi di un produttore<br />

pugliese di cui presto parleremo.<br />

Hanno una carta dei vini decisamente<br />

soddisfacente. Servono<br />

pane e grissini e poi il loro menu.<br />

A mezzogiorno, con 12 euro, c’è<br />

una proposta di due piatti, sempre<br />

ottimi.<br />

Ma veniamo alla nostra cena che è<br />

iniziata con una freschissima carne<br />

di fassona battuta al coltello, la<br />

zuppetta di burrata di Trani con<br />

pomodorino al basilico e grissini<br />

sbriciolati, il bis di tonno rosso di<br />

Favignana con leggera carpionata<br />

al Marsala e in tartare. Tutto buono!<br />

Sontuoso e buonissimo il Carnaroli<br />

di Eleonora Bertolone alla<br />

peperonata e gorgonzola, piatto<br />

che da solo vale il viaggio. C’è<br />

anche un ghiotto foiolo di trippa<br />

con fagioli, e poi raviolini del plin<br />

o di borragine. Ai secondi darà piena<br />

soddisfazione lo scottadito di<br />

agnello con patate arrostite, da<br />

manuale il guancialetto di maialino<br />

cotto a bassa temperatura<br />

con patate al vapore. C’era anche<br />

il tenerone di merluzzo al vapore,<br />

con timballo di polenta bramata<br />

e vellutata di pomodorino Pachino.<br />

Si chiude coi loro dolci fatti in casa<br />

come le castagne cotte nel miele<br />

e rhum, la crostata con mele cioccolato<br />

fondente crema pasticciera e<br />

castagne e il gelato alla crema con<br />

zuppetta di lamponi.<br />

Ma chi sono? Lei è Roberta in sala,<br />

bravissima e appassionata; lui è<br />

Pietro Sansaro in cucina, una bella<br />

promessa. Andate a trovarli! Paolo<br />

Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica sera e lunedì<br />

Ferie: mai, variabili in gennaio<br />

Prezzo: 35 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />

Coperti: 30<br />

87


a tavola<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

la canonica<br />

VERONA<br />

VICOLO SAN MATTEO, 3 - TEL. 0454732625<br />

info@ristorantelacanonicaverona.it<br />

www.ristorantelacanonicaverona.it<br />

Una scoperta<br />

entusiasmante. Un<br />

nuovo indirizzo che<br />

diventerà famoso,<br />

in una delle città,<br />

Verona, tra le più belle<br />

d’Italia. Un locale<br />

che siamo orgogliosi<br />

di segnalarvi tra<br />

le eccellenze del<br />

GattiMassobrio. Se<br />

avete in programma<br />

una vacanza nella<br />

patria di Romeo e<br />

Giulietta, fate tesoro<br />

di questa nostra<br />

segnalazione.<br />

Pranzo o cena, quando volete,<br />

visto che, primo must, è aperto<br />

sette giorni su sette, agosto<br />

compreso. Tutto l’anno insomma,<br />

tranne il giorno di Natale, fate tappa<br />

al ristorante La Canonica. È la<br />

creatura di un giovane, grande,<br />

imprenditore, Lorenzo Donadel,<br />

figlio d’arte, ma, come capita ormai<br />

di rado, capace di superare il<br />

“maestro” (il padre, Onofrio, negli<br />

anni Settanta era titolare di un locale<br />

di successo). Vi aspetta in un<br />

vicolo romantico, con un grazioso<br />

dehors, e una sala, divisa in due<br />

spazi arredati in modo elegante<br />

e moderno, con bianco e legno a<br />

rendere bellissimo l’ambiente. Stile,<br />

design, ma ci si sente a casa. A<br />

seguire servizio e cucina, uno staff<br />

che sorprende per professionalità,<br />

attenzione, cortesia. La cantina è<br />

uno spettacolo, e non avrete che<br />

da chiedere a Raz Trebe, bravissimo<br />

maître e sommelier, per avere<br />

i migliori abbinamenti. Uno spettacolo<br />

la cucina, firmata da Fabio<br />

Grassitelli, chef giovane ma dalle<br />

giocate del campione. Per voi piatti<br />

a tutta gola come piovra arrostita<br />

con stracciatella di bufala olive<br />

taggiasche e pomodori secchi,<br />

tortello al grano arso ripieno di<br />

carbonara al salmone, strepitoso<br />

filetto di rombo in vetro cottura<br />

con ragù di verdure e legumi,<br />

tiramisù alle fragole limone e<br />

menta. È un locale che sarà famoso!<br />

Marco Gatti<br />

Riposo settimanale: mai<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 52 euro<br />

Carte di credito: tutte<br />

Coperti: 40 + 25<br />

88


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a tavola<br />

hostaria la vecchia fontanina<br />

VERONA<br />

PIAZZETTA CHIAVICA, 5<br />

TEL. 045591159<br />

marcosegattini@yahoo.it<br />

www.ristorantevecchiafontanina.com<br />

Questa bella osteria<br />

è ambientata in un<br />

palazzo storico del<br />

‘400. Ha un dehors<br />

sulla piazzetta e<br />

tante sale e salette<br />

all’interno, in un<br />

ambiente caldo e<br />

allegro, con tanto<br />

legno e colori: basta<br />

guardare uno dei<br />

soffitti allestito<br />

con listelle di legno<br />

colorate. Entrare qui,<br />

nel regno di Marco<br />

Segattini, 42 anni,<br />

chef e titolare dal<br />

2001 di questo luogo,<br />

è come sprizzare<br />

felicità da tutti i pori.<br />

Il personale è eccezionale: sempre<br />

col sorriso, solerte, veloce. Hanno<br />

una bella carta dei vini, molto di<br />

più di quanto ti potresti aspettare<br />

da un’Osteria; hanno una selezione<br />

soddisfacente di vini a bicchiere.<br />

Il menu è anche curioso, perché<br />

presenta alcuni cavalli di battaglia<br />

della cucina veronese, ma anche<br />

guizzi di creatività, fatti davvero<br />

molto bene. C’è poi da dire che i<br />

prezzi sono davvero invitanti (sotto<br />

i 35 euro). Persino “La fonduta di<br />

carne”, che è una loro versione di<br />

bourguignonne, costa appena 15<br />

euro con 5 tipi di carne. Il piatto più<br />

gettonato, tuttavia, sembra il risotto<br />

all’Amarone, a vedere i piatti che<br />

escono dalla cucina e poi i ravioli<br />

al brasato, che sono diventati un<br />

mito. Ma se partiamo dagli antipasti<br />

(euro 7), ecco il luccio in salsa, il<br />

curioso tortino di pere e Monte<br />

Veronese; polenta lardo, soppressa<br />

e gorgonzola e poi uno sfizioso<br />

pandorino con paté di olive e<br />

prosciutto di Montagnana.<br />

Fra i primi (euro 11), un piatto che<br />

lo ha reso famoso sono i bigoli<br />

all’ortica e ricotta affumicata:<br />

ma i bigoli sono anche con busara<br />

e gamberi e al ragù di cavallo. Eccezionale<br />

l’interpretazione dei maccheroni<br />

all’nduja e cimbro, piatto<br />

creativo, diciamo, che abbiamo trovato<br />

perfetto nella sua confezione.<br />

Ai secondi (euro 13) non perdetevi<br />

per nessuna ragione al mondo la<br />

carne pastissà con polenta, buonissima,<br />

radiosa. Quindi il baccalà<br />

con la polenta, la guancetta brasata<br />

all’Amarone, il bollito misto<br />

con la pearà. Al dolce (euro 4) una<br />

bella torta di mele con salsa alla<br />

vaniglia e il salame al cioccolato.<br />

Siccome qui sono dei professionisti,<br />

ci siam fatti servire anche un goccio<br />

di Calvados. Che voglia di tornare!<br />

Paolo Massobrio<br />

Riposo settimanale: domenica<br />

Ferie: mai<br />

Prezzo: 35 euro<br />

Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />

Coperti: 70 + 40 (dehors)<br />

89


altre visite<br />

le nostre migliori tavole<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

di Paolo Massobrio e Marco Gatti<br />

Ed eccoci a raccontarvi le soste più interessanti di questi ultimi mesi,<br />

che ritroverete sull’App il Golosario Ristoranti.<br />

Segnatevi allora una doverosa visita, secondo i vostri gusti,<br />

in una di queste mete da incanto.<br />

Alfio e Katia, i signori della cucina e dell’accoglienza<br />

sono loro, senza il minimo segno di stanchezza.<br />

Ma oltre che locale del cuore è meta dove il gusto<br />

è protagonista, perché Pino Criolesi, chef patron<br />

giovane e dal talento pari all’umiltà, cucina davvero<br />

bene.<br />

Seguito dallo staff di ragazzi in gamba che lo affianca,<br />

con una selezione di vini che vi sorprenderà<br />

per passione e competenza.<br />

Oltre vent’anni ad AOSTA, al VECCHIO RI-<br />

STORO (via Tourneuve, 4 - tel. 016533238), locale<br />

bomboniera, grazioso, caldo, elegante. La carta<br />

dei vini è di ottima selezione, anche se non esagerano<br />

coi valdostani. Se chiedi il vino a bicchiere<br />

Katia ti accontenta con ciò che desideri.<br />

Bella esperienza al ristorante CAMBIOCA-<br />

VALLO di ASTI (via Gioacchino Testa, 47 - tel.<br />

0141351094) dove la cucina è un connubio fra<br />

mare e terra, in un ambiente elegante.<br />

Ci sa fare lo chef con alcuni piatti come la crema di<br />

cavolfiore al nero, uovo 65°, calamaro croccante<br />

e cavale di salmone, plin ai tre arrosti in tre salse,<br />

cassata infornata e gelato al pistacchio.<br />

Sul Lago Maggiore prevedete una sosta ad ARO-<br />

NA (No) all’HOSTARIA VECCHIO PORTI-<br />

CO (piazza del Popolo, 14 - tel. 0322240108), un<br />

indirizzo romantico come pochi, con i tavoli all’aperto<br />

da cui si gode lo struggente panorama del<br />

lago.<br />

Ancora ad ASTI, IL CAVALLO SCOSSO, una<br />

casetta nella zona periferica e tranquilla della città<br />

(via al Duca, 23/d - tel. 0141211435), che mostra<br />

subito una sala ampia il giusto, per lasciare ai tavoli<br />

una piacevole riservatezza.<br />

C’è eleganza in tutto e buona attenzione ai particolari.<br />

Belle le pareti con i fumetti stampati; mette<br />

calore il parquet di legno; rassicura la cucina a vista<br />

dove lavora il giovane e bravo Enrico Pivieri,<br />

capace di soddisfare con un menu a base di pesce,<br />

a prezzi onesti.<br />

90


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

altre visite<br />

una capienza speculare di posti a sedere, che superano<br />

i 200. Ma la cosa che più impressiona è<br />

l’inno al vino, che si evince dalle bottiglie, dalla<br />

casse e poi dalla carta dei vini.<br />

La famiglia Gallotta è un’istituzione di BER-<br />

NALDA (Mt). Merito di questo ristorante, LA<br />

LOCANDIERA (corso Umberto I, 194 - tel.<br />

0835543241), che propone una sequela di piatti<br />

intrisi di territorio e prodotti locali, dai fagioli rossi<br />

di Sarconi al peperone crusco di Senise, fino alla<br />

Pastorale, lo stufato di agnellone, che è secondo<br />

irrinunciabile. Servizio e cantina di livello.<br />

Siamo rimasti affascinati dagli spazi di CA-<br />

SCINA FALETTA (reg. Mandoletta, 81 - tel.<br />

0142670068) di CASALE MONFERRATO (Al),<br />

con la piscina che guarda le vallate di Rosignano.<br />

La cucina è a vista, ma la sorpresa è stata quella di<br />

trovare un cuoco radioso, Paolo Viviani, che conosciamo<br />

da tempo, capace di alzare subito il livello<br />

della proposta, con la sorpresa dei prezzi giusti.<br />

Sempre a BERNALDA (Mt) c’è la magnifica<br />

MASSERIA CARDILLO (contrada Cardillo<br />

- tel. 083574899), che produce grandissimi vini.<br />

Si mangia nelle sale interne o nel dehors, sotto<br />

l’ampia piscina situata su un’altipano. La cucina è<br />

quella delle massaie del paese, con materia prima<br />

a chilometro zero. Un sogno.<br />

AL 20 è in una viuzza di BIELLA (via Vignetto,<br />

20 - tel. 01520079) che va cercata, ma se entri anche<br />

in un giorno feriale qualsiasi a pranzo è pieno<br />

di gente venuta qui per assaggiare l’offerta molto<br />

ampia e a prezzi più che popolari. Sulla destra ha<br />

Questa trattoria nella campagna novarese è una<br />

meta desiderabile. Si viene a CASTELLAZZO<br />

NOVARESE (No) per il gorgonzola Baruffaldi,<br />

per acquistare il riso e poi, posteggiando comodamente<br />

sulla piazzetta o dietro, per questa cucina<br />

espressa de LA BOHEME (piazza Cavour, 1 - tel.<br />

3319626355), dove fanno ancora le rane fritte, la<br />

paniscia e il tapulone, bevendo qualche buona<br />

bottiglia del Monferrato o del Novarese.<br />

91


altre visite<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

VARI (Ge), eccellenza del nostro Gatti Massobrio<br />

dove, nel piccolo dehors o nella graziosa saletta<br />

interna, da Oriano Daneri (in sala) e Israel Feller<br />

(chef), i titolari, avrete vini e cucina d’autore, a<br />

prezzi di rara moderazione! Grandi i ravioli di acciuga<br />

salata con capperi olive e pinoli e il cappon<br />

magro!<br />

Il giovane Davide Caranchini, chef di grandissimo<br />

talento che scoprimmo e lanciammo ai suoi<br />

esordi, ha aperto un suo locale, con la moglie<br />

Ambra, il cognato Marco e il cugino Luigi, sommelier.<br />

MATERIA (via Cinque Giornate, 32 - tel.<br />

0312075548) a CERNOBBIO (Co), a due passi da<br />

Villa Erba. Due salette. Bianco e nero, per pareti,<br />

tavoli, mise en place e arredi. Un’esplosione di colori<br />

i suoi piatti. Top castagne biete tartufo nero<br />

e anice stellato e il piccione e lattuga sambuco e<br />

radice di polipodio.<br />

Sosta interessante anche a CIGLIANO (Vc) al ristorante<br />

DEL MORO (corso Re Umberto, 93 - tel.<br />

0161423186). Domenico, il patron, non c’è più, c’è<br />

ora sua moglie a proseguire questa bella storia di<br />

cucina. I piatti sono quelli del territorio: la teoria<br />

di antipasti, la panissa e tanta gentilezza. Si possono<br />

gustare panissa alla vercellese con fagioli di<br />

Saluggia, zuppa parmentier, ravioli burro e salvia,<br />

finanziera, fritto misto alla piemontese e bonet<br />

all’amaretto per chiudere.<br />

Siete nella sontuosa CHERASCO (Cn), dentro<br />

a un palazzo nobile. E la sala da pranzo di DA<br />

FRANCESCO (via Vittorio Emanuele, 103 - tel.<br />

3398096<strong>69</strong>6) è eleganza allo stato puro. Francesco<br />

ai fornelli sa il fatto suo, con combinazioni curiose<br />

dei migliori prodotti del territorio. È una cucina da<br />

provare.<br />

Sosta memorabile, quella fatta al BOCCON DI-<br />

VINO (via Entella, 18 - tel. 0185362964) di CHIA-<br />

È la novità che ci voleva per il popolo dei golosi<br />

che ama il Lario. È FEEL (via Armando Diaz, 54 -<br />

tel. 3347264545). Vi aspetta nel cuore di COMO,<br />

con due salette raccolte e i titolari, Elisa e Federico<br />

Beretta, lei anima della sala, lui chef talentuoso<br />

che, con uno staff di bravissimi giovani, vi pren-<br />

92


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

altre visite<br />

deranno per la gola con piatti della tradizione e<br />

dei territori alpini e prealpini, eseguiti in modo innovativo.<br />

Da provare agone con la sua curadura<br />

e uova di trota melone mantovano e frolla salata<br />

con sfoglie alla salvia, e i geniali ravioli al baccalà<br />

con bagna cauda di lago menta fresca e fiori d’arancio<br />

amaro.<br />

STERMANO (Vr), in una residenza di fine ‘700,<br />

con vista emozionante sul lago di Garda. In tavola<br />

cucina italiana d’autore e grandissima cantina. Da<br />

corona gnocchi di patate nostrane del Baldo con<br />

asparagi bianchi e verdi spugnole, tartufo e triglia<br />

di scoglio con fegato grasso arrostito borragine,<br />

taccole, patate e limone candito.<br />

Bellissima esperienza al nuovo D’O di CORNA-<br />

REDO (Mi) (frazione San Pietro all’Olmo, piazza<br />

della Chiesa 14 - tel. 029362209) dove Davide<br />

Oldani ha ambientato la sua cucina pop come se<br />

fosse una casa, con i suoi ambienti. Noi abbiamo<br />

avuto il privilegio di mangiare al tavolo della cucina,<br />

davanti a una brigata di 18 cuochi. Fantastico<br />

il lavoro attorno al prodotto, come la battuta<br />

d’inizio, il midollo di mela alla milanese, scoglio<br />

e triglia; e poi ancora gli spaghetti al cartoccio, i<br />

ravioli upside down, la galantina e senape in grani,<br />

la mozzarella in piedi e la frittata di spaghetti o<br />

carbonara.<br />

La BRUCETA di CREMOLINO (Al) è il nome<br />

di un Santuario, la cui via inizia proprio da questo<br />

alberghetto di campagna e ristorante che è una<br />

vera sorpresa (via Praglie, 11 - tel. 3456044090).<br />

A condurlo è il giovane, volitivo, Juri Risso, già conosciuto<br />

per le sue partecipazioni alla Prova del<br />

Cuoco. Con la moglie ha creato un ambiente dove<br />

ogni ricetta è servita in piatti di vetro fatto a mano<br />

da loro. Ampio spazio dedicato ai bambini, che<br />

possono giocare, divertirsi, dopo aver mangiato<br />

qualcosa pensato proprio per loro. Tra i piatti assaggiati:<br />

carpaccio di carne salata con scaglie di<br />

grana e perle di aceto balsamico, pansotti di borragine<br />

con salsa di noci, maialino da latte cotto a<br />

bassa temperatura, mousse al cioccolato con crema<br />

chantilly e pere al vino speziato.<br />

Federico Chignola e sua moglie Sara hanno creato<br />

un ristorante gioiello, LA CASA DEGLI SPIRI-<br />

TI (via Monte Baldo, 28 - tel. 0456200766) a CO-<br />

A LESA (No), sosta felice all’ECRUDO (via<br />

Rosmini - tel. 03227<strong>69</strong>74). Ambientato nei locali<br />

93


altre visite<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

dell’ex circolo dei campi da tennis, si sviluppa in<br />

ampi ambienti, prati, locale lounge bar con terrazza.<br />

Anche la cucina è ampia ed è sotto la direzione<br />

di David Toscano che offre un menu curioso<br />

con i macronomi delle materie prime. Tra i piatti:<br />

baccalà mantecato con polenta e pane croccante;<br />

filetto di maiale ripieno di datteri e toma ossolana;<br />

fassone in pavè alle erbe; in chiusura brownie con<br />

mousse di gianduia e crema caffè.<br />

di coralli, pesce con triglia di scoglio farcita salsa di<br />

cacciucco caponatina melanzane perline cucunci e<br />

pomodori arrostiti al timo; golose ciliegie di Vignola<br />

tiepide con biscotto soffice alle nocciole gelato<br />

di ciliegia e aceto balsamico di ciliegie e “frutta<br />

al quadrato”, scacchiera di frutta al naturale con<br />

curd al cedro di Sorrento.<br />

L’OSTERIA DELLA MADONNETTA è in<br />

una viuzza (via Vajenti, 21 - tel. 042475859) adiacente<br />

alla piazza di MAROSTICA (Vi) e già da<br />

fuori fa presagire che quello sarà un luogo caldo.<br />

Di fronte al banco mescita, ci sono i tavolini apparecchiati<br />

con la tovaglietta di carta su cui è stampata<br />

la storia dell’osteria. Il dehors è un bijoux:<br />

ampio, quadrato, con la gente che mangia, beve<br />

e gioca a carte. Bisogna prenotare, perché qui i<br />

tavoli “girano” più volte in una serata. Il servizio è<br />

veloce, giovane, la carta dei vini ha buone referenze<br />

con fornita mescita al bicchiere.<br />

Viviana Varese e Sandra Ciciriello ai loro esordi<br />

sognavano in grande. Oggi il loro sogno è realtà,<br />

e il loro ALICE di MILANO è uno dei migliori<br />

ristoranti d’Italia (piazza 25 Aprile, 10 - tel.<br />

0249497340). Di fronte alla grande cucina a vista,<br />

Molteni, con tavoli in legno massello di Riva 1920,<br />

sedie Tulip di Knoll, posate di Giò Ponti, ceramiche,<br />

le grandi vetrate da cui si ammira la piazza, seguiti<br />

in modo impeccabile da Irene Voltolini, Dora Ciciriello<br />

e Simona Pera, la straordinaria cucina di<br />

Viviana con creazioni geniali come “Non togliere<br />

l’osso a Mario” e l’ostrica alla scapece.<br />

Ambiente affascinante, cucina di eccellenza, cantina<br />

invitante, gusto dell’accoglienza per il ristorante<br />

AL FRESCO di MILANO (via Savona,<br />

50 - tel. 0249533630). Il locale di Marco e Andrea<br />

Pirotta era una promessa. Ora è una certezza. Ambiente<br />

incantevole con l’ampio e verde giardino<br />

interno, la veranda, le sale dall’atmosfera un po’<br />

bohemienne con gli interni luminosi un po’ serra,<br />

un po’ bistrot, un po’ atelier. Cucina radiosa con<br />

battuta di fassone piemontese selezione Cazzamali,<br />

uovo di livornese asparagi bianchi di Bassano<br />

pecorino canestrato e bottarga di muggine, strepitosi<br />

bottoni di ricotta di capra e limone di Sorrento<br />

gamberi rossi agli agrumi, salicornia, caviale e salsa<br />

Matteo Stefani è il geniale creatore di AN-<br />

CHE RISTORANTE (via Carmagnola, 5 - tel.<br />

3318224002) a MILANO - a cui ha affiancato<br />

94


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

“Anche forno” (pane, dal mattino a notte fonda),<br />

“Anche radio” e “Anche Bar” (top i cocktail)<br />

- dove, scelti dai menu dalle forme divertenti e dal<br />

“mazzo di carte” (su ogni carta, un vino) piatti e<br />

vini, farete una sosta radiosa! Da provare la cotoletta<br />

sbagliata di maiale mandorle e arancia!<br />

altre visite<br />

Un pranzo alla LANGOSTERIA 10 di MILA-<br />

NO in via Savona 10 (tel. 0258111649) è una sosta<br />

desiderabile. Il pesce è principe, trattato in cento<br />

modi. Ogni sera centinaia di persone vengono<br />

qui, nella teoria di sale con luci soffuse, a vivere<br />

un momento di festa, abbinata a una selezione di<br />

vini spettacolari. Per chi ama il crudo è il massimo.<br />

Hide Matsumoto, chef talentuoso dall’anima “giapponapoletana”,<br />

per anni braccio destro di Davide<br />

Oldani, ha aperto a MILANO un suo locale LE API<br />

OSTERIA (via Carlo Foldi, 1 - tel. 0284575100),<br />

dove il gusto è al top, la cucina di eccellenza, il conto<br />

di rara moderazione. Da provare ravioli di patate e<br />

ricotta crema di piselli e mosciame di tonno polpo e<br />

patate viola arrostiti con essenza di verdura capperi<br />

e pomodorini confit. Una grande new entry!<br />

Ha la corona radiosa PIER 52 in zona Sempione<br />

(via Piero della Francesca, 52 - ang. via Losanna<br />

- tel. 0233600400), locale di MILANO che ha<br />

puntato sulla suggestione delle ostriche. Lo chef<br />

Pietro Penna è andato via a fine ottobre. Ma nulla<br />

è cambiato. Cucina a vista, ambiente di design,<br />

elegante e riposante, con dehors estivo, propone<br />

una cucina creativa quanto basta, con ampio<br />

spazio alle proposte di mare. Molto interessante la<br />

cantina. Da provare il giardino del mare (selezione<br />

di crudi di mare), polpo scottato alla plancia, battuto<br />

di capperi e acciuga, stracciatella di bufala,<br />

maccherone trafilato al bronzo mantecato all’astice,<br />

tuorlo d’uovo su spuma di patate con nuvola<br />

di tartufo bianco pregiato, fritto di paranza con<br />

ostrica cruda.<br />

DA’ CENCIAIOLI di MILANO sono rimasti al<br />

numero 26 di via Monti (tel. 024<strong>69</strong>3103) mentre non<br />

c’è più il locale di via Ferrucci. Da loro va in scena la<br />

cucina toscana verace, con la pappa al pomodoro,<br />

ma anche la fiorentina, per togliersi ogni soddisfazione.<br />

A pranzo è sempre pieno. Si beve bene.<br />

CASCINA SPINEROLA (strada Casale, 15 -<br />

loc. Berna - tel. 0141921421) a MONCALVO (At)<br />

offre 16 camere, che danno su un grande giardino<br />

che guarda le vallate a vigneti. E poi il ristorante,<br />

con la gestione di Chiara Tabacchetti, che promette<br />

davvero bene. Ambienti ampi con il dehors a<br />

disposizione e una cucina capace di sorprendere.<br />

Il cuoco è giovane, ma ci sa fare e così chi guida la<br />

sala con partecipazione. I vini a bicchiere saranno<br />

per lo più quelli dell’omonima azienda. Ma anche<br />

la carta offre il meglio del Monferrato e del Piemonte,<br />

e ci si diverte.<br />

95


altre visite<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Bellissima esperienza alla BRASERIA (via Risorgimento,<br />

17 - tel. 035808<strong>69</strong>2) di Luca Brasi a OSIO<br />

SOTTO (Bg). E se la Langosteria è il regno del pesce,<br />

questo locale è il regno della carne, declinata in<br />

vari modi e con diverse varietà anche internazionali.<br />

Bello il locale, con uno spazio a due piani per i bambini<br />

che è un vero paradiso. Famiglie attrezzatevi!<br />

molto bene, e la scelta dei vini davvero ottima.<br />

Abbiamo mangiato vitello tonnato cotto rosa con<br />

la sua salsa, bocconcini di coniglio all’orientale con<br />

fave e cipollotto, anguilla teriyaki e riso basmati,<br />

calamaro arrostito con panzanella e pesto.<br />

Lo chef del ristorante ZAPPATORI di PINERO-<br />

LO (To), Christian Milone, ha ottenuto finalmente<br />

la corona (corso Torino, 34 - tel. 0121374158). Ci<br />

è piaciuto perché il suo menu è diventato meno<br />

cerebrale e più lineare e i gusti sono un mix fra<br />

tradizione e innovazione. Bellissimo il locale, abbiamo<br />

assaggiato vitello tonnato cotto rosa con<br />

caramello al peperoncino e coniglio leporino con<br />

cipolla agrodolce, bieta, acciuga; i plin serviti con<br />

la preparazione del brodo in caffettiera davanti a<br />

voi; tra i dolci l’originale Cavolfiore (vaniglia, pepe<br />

rosa, nocciole, erbe ritrovate e grappa al Moscato).<br />

A SANTO STEFANO BELBO (Cn) all’A-<br />

PE WINE BAR (via XX Settembre, 4/8 - tel.<br />

0141844218) una sosta raccomandabile e informale,<br />

dove i piatti della tradizione sono eseguiti<br />

Mangiare al CAFFÈ DEL BORGO MEDIE-<br />

VALE (viale Millo, 6 - tel. 0114431701) del Parco<br />

del Valentino a TORINO è un sogno. Davanti<br />

a voi l’attracco del re. In sala c’è un tavolo con<br />

venti specialità piemontesi di cui servirsi a buffet<br />

bevendo una buona bottiglia. Siete proprio dietro<br />

la residenza sabauda che è sede della facoltà di<br />

architettura. Un angolo fra i più belli della città che<br />

possiate immaginare.<br />

In un angolo centrale di TORINO (via San Massimo,<br />

17 - tel. 011885543) si trova la FASSONE-<br />

RIA, un locale dedicato al fassone piemontese,<br />

entusiasmante. Ha un cortile dove mangiare in<br />

estate e due belle sale interne. In un angolo c’è anche<br />

la vendita di cinque tagli di carne sottovuoto.<br />

A Torino sono due le fassonerie attive. Oltre a questa,<br />

c’è anche quella in piazza Emanuele Filiberto,<br />

4 (prenotazioni al 393 8584005). Si mangiano<br />

gli hamburger (ben 20 tipologie!), il tris di crudi<br />

(salsiccia di fassone, battuta al coltello e albese),<br />

la battuta al coltello con senape in grani, il manzo<br />

affumicato, la tagliata di scamone di fassone.<br />

Tutto eccellente e a prezzi modici, che vanno dai<br />

9 della battuta ai 12 euro della tagliata. Con un<br />

dolce della casa si prova davvero una gran bella<br />

soddisfazione. Andateci!<br />

Tra le soste più entusiasmanti segnaliamo quella<br />

a LA VOGLIA MATTA (via Cerusa, 63/r - tel.<br />

0106101889) di VOLTRI (Ge) baluardo di sapori e<br />

96


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

profumi di Liguria e laboratorio di cucina contemporanea<br />

senza eguali, con la cucina di uno dei giovani<br />

chef italiani più talentuosi, Davide Cannavino,<br />

e con la splendida selezione di vini di Katia Baglini.<br />

Valgono il viaggio cappon magro e “Bergese millenovecento<br />

sessantasette risotto mantecato fondo<br />

bruno di vitella”!<br />

altre visite<br />

Che bella sosta nella trattoria dei fratelli Giorgio e<br />

Roberto Penna, DA MARIA a ZANCO DI VIL-<br />

LADEATI (Al) (via Roma, 131 - tel. 0141902035),<br />

dove fanno gli agnolotti a mano con una macchinetta<br />

di 100 anni fa. Qui hanno sviluppato molto<br />

bene la tradizione del Monferrato, con un menu<br />

perfetto (chiedete il coniglio in umido) e un locale<br />

ancora più accogliente.<br />

QUESTO E MOLTO ALTRO<br />

OGNI GIORNO SU ilgolosario.it<br />

97


DAGLI ARTIGIANI DEL GUSTO UN'IDEA INNOVATIVA<br />

Gli Artigiani del Gusto danno vita alla prima<br />

tazzina da caffè al mondo pensata e brevettata<br />

per essere mangiata.<br />

È fatta di una pasta frolla morbida e tenera<br />

che si scioglie in bocca e totalmente impermeabile.<br />

Il caffè non viene zuccherato e non<br />

cambia sapore e, una volta gustato, la tazzina<br />

si fonde con i profumi e la crema residua del<br />

caffè e la si può assaporare in ogni sua parte,<br />

un morso dopo l'altro. Disponibile in tanti gusti,<br />

si presta anche per essere personalizzata<br />

con loghi, frasi, nomi e immagini.<br />

La seconda creazione degli Artigiani del gusto<br />

è una tazza grande da cappuccino, che si<br />

adatta anche per gli affogati o i dessert di alta<br />

cucina.<br />

Per gustare i liquori di ogni tipologia, da quelli<br />

freschi in estate ai rhum invecchiati in inverno,<br />

c'è il chupito con cacao nero belga. Con il<br />

profumo e il sapore del cioccolato, ma molto<br />

meno dolce.


PER RENDERE PIÙU’ DOLCE LA PAUSA CAFFE’<br />

Gli Artigiani del Gusto<br />

strada Campo del fIume 84<br />

Faetano - San Marino<br />

tel. +378 0549903723<br />

www.lagustosatazzina.COM


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

in questo numero<br />

canediguerra<br />

Alessandria<br />

caseificio dicecca<br />

Altamura (Bari)<br />

biscottificio artigianale lilià<br />

Ariano Irpino (Avellino)<br />

noccioro<br />

az. agr. maietta raffaele<br />

Avella (Avellino)<br />

fratelli mangiafuoco<br />

Cavallino (Lecce)<br />

risodinori<br />

Collobiano (Vercelli)<br />

liolà - caffè italiano<br />

exclusive italian coffee<br />

Conegliano (Treviso)<br />

gli artigiani del gusto<br />

la gustosa tazzina<br />

Faetano (RSM)<br />

pasticceria quagliotti<br />

Fornovo di Taro (Parma)<br />

caccia agricoltura<br />

Gandino (Bergamo)<br />

infermentum<br />

Grezzana (Verona)<br />

dal cortivo pane<br />

Isola Vicentina (Vicenza)<br />

sughi d’amare<br />

Livorno<br />

cascina ca’ dell’ora<br />

Malagnino (Cremona)<br />

da pepè<br />

Marina di Camerota (Salerno)<br />

i simboli<br />

ACETO<br />

CAFFÈ CARNE CIOCCOLATO COMMENTO<br />

DELL’AUTORE<br />

CONFETTURE<br />

DEGUSTAZIONE<br />

DOLCI DORMIRE FORMAGGI FRUTTA GELATO LIQUORI E<br />

DISTILLATI<br />

MICROBIRRIFICI<br />

MIELE NEGOZI OLIO PANE, FARINE PASTA<br />

PESCE<br />

PRODOTTI<br />

TIPICI LOCALI<br />

RISO RISTORO SALUMI<br />

SFIZIOSITÀ SPUMANTI VERDURA<br />

VINI<br />

100


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

le marmellate di rosi<br />

Marostica (Vicenza)<br />

le affinità gustative<br />

Mondavio (Pesaro-Urbino)<br />

gregori<br />

Montalto delle Marche<br />

(Ascoli Piceno)<br />

contrada bricconi<br />

Oltressenda Alta (Bergamo)<br />

bardini cioccolato<br />

Piacenza<br />

salumificio mottolini<br />

Poggiridenti (Sondrio)<br />

spremarì<br />

Rivoli (Torino)<br />

caseificio castellan urbano<br />

Rosà (Vicenza)<br />

torrone basano coraglia<br />

San Damiano d’Asti (Asti)<br />

az. agr. giolì<br />

San Giorgio a Cremano (Napoli)<br />

la bottega di stigliano<br />

Stigliano (Siena)<br />

salumificio patrone<br />

Venturina Terme (Livorno)<br />

ideariso<br />

Vercelli<br />

macelleria<br />

e gastronomia da diego<br />

Vigonza (Padova)<br />

dove<br />

101


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

birre emergenti<br />

arrivano da Alessandria<br />

CANEDIGUERRA<br />

ALESSANDRIA - VIA DEL PRATO, 11 - TEL. 0131325438<br />

info@canediguerra.com - www.canediguerra.com<br />

Canediguerra è un<br />

giovane birrificio<br />

alessandrino nato ad<br />

inizio 2015, ma già alla<br />

ribalta del panorama<br />

brassicolo.<br />

Merito soprattutto dell’esperienza<br />

ormai decennale del birraio Alessio<br />

“Allo” Gatti. In un vecchio stabile<br />

ristrutturato nella città di Alessandria,<br />

è nato questo birrificio che si<br />

contraddistingue per la pulizie delle<br />

sue birre non filtrate né pastorizzate,<br />

caratterizzate da una certa<br />

fedeltà ai canoni classici degli stili<br />

proposti.<br />

Sono sei: la Berliner Weiss (di colore<br />

giallo paglierino, acidità moderata,<br />

corpo elegante e leggero,<br />

presenta un caratteristico sapore di<br />

cereali e spezie), la Double IPA (di<br />

colore ambrato carico, dall’intenso<br />

sapore di luppolo e dall’alto tenore<br />

alcolico, una birra di grande corpo<br />

e struttura), l’American IPA (di co-<br />

lore ambrato, dall’aroma fruttato<br />

e resinoso, risulta fresca al palato),<br />

la Vienna Lager (birra ambrata, di<br />

bassa fermentazione, dal sapore<br />

pulito, nonostante il buon tenore<br />

acolico, rimane birra di facile bevuta),<br />

la Bohemian Pilsner (di color<br />

dorato carico, corposa e con note<br />

di malto che ricordano il sapore<br />

di cereali e di crosta di pane) e la<br />

Brown Porter (birra scura che deve<br />

il suo nome all’utilizzo dell’omonimo<br />

malto Brown che, oltre al colore,<br />

le conferisce le caratteristiche<br />

note delicate di caffè e cacao; birra<br />

di basso tenore alcolico, molto beverina).<br />

Lineare e d’impatto il design delle<br />

bottiglie. Da scoprire.<br />

È una soddisfazione constatare direttamente come un lavoro ben fatto<br />

trovi immediati riscontri nel pubblico. È successo a Golosaria Monferrato,<br />

ma anche a Milano. Bravissimi!<br />

gli erborinati delle Murge<br />

CASEIFICIO DICECCA<br />

ALTAMURA (Bari)<br />

VIA BARI, 26 - TEL. 0803140822<br />

È stata una<br />

piacevolissima<br />

sorpresa scoprire,<br />

durante una cena in<br />

un locale di Vercelli<br />

(il Cin Cin), la bontà<br />

degli erborinati del<br />

Caseificio Dicecca di<br />

Altamura.<br />

Si tratta di un caseificio storico,<br />

fondato da nonno Angelantonio<br />

nel 1930 e oggi portato avanti da<br />

cinque giovani fratelli: Vito, Paolo,<br />

Angelo, Vittoria e Maristella Dicecca,<br />

che hanno deciso di seguire le<br />

orme di papà Salvatore.<br />

Quindi tradizione e rispetto delle<br />

antiche lavorazioni. Ma non solo.<br />

Poiché Vito, classe 1985, abbandona<br />

presto gli studi e inizia a girare<br />

il mondo. Prima tappa l’Australia e<br />

poi l’Oriente, gli Stati Uniti, la Grecia,<br />

la Gran Bretagna... in ogni Paese<br />

lavora, produce mozzarelle e caciocavalli<br />

a ogni latitudine del globo<br />

e poi conosce casari, allevatori,<br />

affinatori, sperimenta e apprende<br />

nuove tecniche, che poi metterà a<br />

frutto al suo rientro in Italia.<br />

102


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

Oggi nell’unica sede del caseificio ci<br />

sono i classici formaggi a pasta filata,<br />

tra cui spicca il Nodo d’amore,<br />

una mozzarella fatta con latte, sale,<br />

siero innesto e caglio a bassissimo<br />

contenuto di lattosio, molto digeribile,<br />

frutto di anni di sperimentazioni;<br />

accanto al caciocavallo dolce<br />

e semi-piccante, al caciocavallo<br />

podolico dal profumo complesso e<br />

dalla notevole persistenza gustativa,<br />

e alle caciotte. Molto interessanti<br />

anche gli erborinati, come il Blue di<br />

Murgia, e i pecorini. Noi abbiamo<br />

assaggiato una selezione di erborinati<br />

di latte vaccino e di latte misto<br />

vaccino-caprino, tra i quali un formaggio<br />

vaccino affinato nel Primitivo<br />

di Manduria, un altro con bacche<br />

raccolte nei boschi di Altamura<br />

che conferiscono un particolare<br />

colore arancione e una toma con<br />

pesto nell’impasto. Da ricordare il<br />

Lingotto D’Oro, formaggio a latte<br />

crudo, con crosta edibile trattata<br />

con olio extravergine pugliese, che<br />

conferisce il caratteristico colore dorato<br />

al formaggio. Infine gli yogurt,<br />

vellutati e cremosi, che si ispirano<br />

alla ricetta greca. Un nota bene: il<br />

latte, la materia prima di tutte queste<br />

bontà, è ottenuto da animali al<br />

pascolo sull’altipiano delle Murge e<br />

arriva fresco, ogni giorno, al caseificio.<br />

la naturale dolcezza d’Irpinia<br />

Amanti dei biscotti<br />

artigianali? Ecco<br />

l’indirizzo che fa per<br />

voi: ad Ariano Irpino,<br />

Lilià è una vera e<br />

propria boutique del<br />

biscotto, accogliente<br />

e curata nei dettagli,<br />

con il bel laboratorio<br />

a vista.<br />

BISCOTTIFICIO ARTIGIANALE LILIÀ<br />

ARIANO IRPINO (Avellino)<br />

VIA STRATOLA, 1 - TEL. 08251888<strong>69</strong>3<br />

La sua storia si lega a quella della<br />

famiglia Fodarella con i fratelli Lorenzo<br />

e Gianluigi, e la mamma Liliana,<br />

che ha trasmesso loro la passione<br />

per l’arte della panificazione<br />

e per i cibi genuini. Così hanno<br />

fatto ritorno al loro paese natale ed<br />

è nato Lilià, il moderno biscottificio<br />

che impiega solo ingredienti locali<br />

e segue le ricette irpine per sfornare<br />

quotidianamente i suoi prodotti.<br />

Quindi i taralli con l’olio delle colline<br />

irpine, i biscotti fatti a mano con<br />

latte e uova di campagna, pistacchi<br />

di Bronte, castagne di Montella,<br />

mandorle pelate a mano... e altri<br />

ingredienti di prima qualità.<br />

Noi abbiamo assaggiato i Sempre<br />

freschi all’uva passa, dolci bastoncini<br />

con uva passa (10%), vaniglia<br />

del Madagascar, buccia e succo di<br />

limone, le paste di mandorle con<br />

mandorle pelate 100%, i cantucci<br />

al Pistacchio e il Biscovetto, il<br />

biscotto creato per la Pasqua con<br />

miele, zucchero di canna e un cuore<br />

con una nocciola intera immersa<br />

nella crema gianduia artigianale,<br />

poi ricoperto di cioccolato fondente:<br />

una delizia!<br />

Sul versante salato ci hanno conquistato<br />

i grissini all’olio extravergine<br />

di oliva di Ravece e farina di<br />

grano tenero biologico e le friselle<br />

con farina integrale bio e lievito<br />

madre. Ma la teoria dei prodotti<br />

annovera anche i biscotti integrali<br />

al vino rosso, i frollini con farina di<br />

ceci biologica, i mostaccioli, i roccocò,<br />

i biscotti al burro e le Castagne:<br />

un riuscito connubio tra la castagna<br />

e il cioccolato fondente, dove<br />

il dolce e l’amaro sono in perfetto<br />

equilibrio.<br />

In negozio trovate tante altre specialità<br />

fresche, legate agli ingredienti<br />

di stagione e alle ricorrenze.<br />

Merita la visita!<br />

103


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

la crema di nocciole avellinese<br />

Avella è un comune<br />

della Bassa Irpinia famoso<br />

sin dall’antichità<br />

per la coltivazione<br />

della nocciola che<br />

prende il nome proprio<br />

da questo Comune<br />

(il nome scientifico<br />

del nocciolo è infatti<br />

Corylus Avellana).<br />

NOCCIORO - AZ.AGR. MAIETTA RAFFAELE<br />

AVELLA (Avellino)<br />

VIA P. ERCOLINO, 3 - TEL. 3881188931<br />

info@noccioro.it - www.noccioro.it<br />

L’azienda agricola di Raffaele Maietta<br />

possiede proprio in Bassa Irpinia<br />

15 ettari di noccioleto coltivati<br />

da più di 40 anni: i frutti sono lavorati<br />

nel laboratorio aziendale dove<br />

vengono trasformati in nocciole<br />

tostate, granella di nocciole, pasta<br />

di nocciole, farina di nocciole ideali<br />

per chi vuole realizzare prodotti di<br />

pasticceria, gelateria e cioccolateria<br />

di altissima qualità.<br />

Imperdibile la crema di nocciola<br />

spalmabile con il 45% di nocciola,<br />

ottenuta mescolando la pasta di<br />

nocciola prodotta in proprio con<br />

zucchero, latte in polvere e cacao,<br />

senza oli vegetali e grassi idrogenati.<br />

È stata una presenza di Golosaria Milano 2016 e i suoi barattoli di<br />

crema hanno fatto strike.<br />

il piccante del Salento<br />

FRATELLI MANGIAFUOCO<br />

CAVALLINO (Lecce)<br />

VIA A. BERTOLLI, 52 - TEL. 3489188206<br />

amministrazione@fratellimangiafuoco.it<br />

www.fratellimangiafuoco.it<br />

Mangiafuoco è un<br />

nome che è già racconto<br />

di quest’attività:<br />

qui è di piccante che<br />

stiamo parlando. La<br />

passione per il peperoncino<br />

è nata qualche<br />

anno fa dopo l’assaggio<br />

di un Jalapeño in<br />

una serata tra amici.<br />

Il gusto e l’aroma così diversi dall’esperienza<br />

quotidiana con il piccante<br />

italiano hanno catturato subito<br />

l’attenzione del titolare, Giovanni<br />

Potente. Anno dopo anno la passione<br />

è cresciuta in maniera proporzionale<br />

al numero di piante e di<br />

varietà coltivate all’interno della Riserva<br />

Naturale di Torre Guaceto nei<br />

terreni della storica azienda salentina<br />

Agricole Vallone (tra le varietà:<br />

jalapeno, hari mirch, habanero,<br />

trinidad scorpion e carolina reaper).<br />

Interessantissima la produzione e<br />

vendita di questi peperoncini piccanti<br />

gourmet interamente lavorati<br />

a mano e senza conservanti: i<br />

Peperoncini Jalapeños al naturale,<br />

ovvero in vasetto con acqua, aceto<br />

e sale e il paté piccantissimo da<br />

spalmare sul pane e per aggiungere<br />

sapore a un primo piatto.<br />

104


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

orange e violet:<br />

risi da birre e gelati<br />

RISODINORI<br />

COLLOBIANO (Vercelli)<br />

VIA ROMA, 27 - TEL. 0161274146<br />

nori@risodinori.com - www.risodinori.com<br />

Il riso Violet e il<br />

riso Orange sono<br />

l’ennesima innovazione<br />

del RisodiNori ovvero<br />

dell’azienda agricola<br />

di Eleonora Bertolone,<br />

che ha sempre scelto<br />

Golosaria come palco<br />

per presentare le sue<br />

novità.<br />

Nella scorsa edizione aveva molto<br />

interessato pubblico e stampa, una<br />

storica varietà di riso recuperata<br />

nella sua forma originaria: il Rosa<br />

Marchetti, che stava accanto ai suoi<br />

già ottimi Baldo e Carnaroli.<br />

Ma la ricerca va avanti e nel 2015 è<br />

stata introdotta una varietà di riso<br />

integrale aromatico nato da un’ibridazione<br />

spontanea, scoperta in<br />

risaia, che è stato registrato con il<br />

nome Violet Nori per il particolare<br />

colore della spiga che si evince dalla<br />

macchia scura in mezzo alle distese<br />

di risaie.<br />

Dagli stessi semi è nata un’altra<br />

varietà, di colore arancione, che è<br />

stata chiamata Orange, entrambe<br />

di grande interesse per la nutraceutica.<br />

A Golosaria abbiamo assaggiato la focaccia fatta con la farina di riso<br />

Violet e la birra, addirittura, buonissima. E poi i gelati. Eleonora Bertolone<br />

e Stefano Sanese sono la punta avanzata della creatività in queste terre,<br />

che sta destando un vasto interesse. Ci volevano due giovani come questi<br />

per dare una scossa che sta portando il riso italiano agli onori del mondo.<br />

se il caffè è con le vinacce<br />

Dietro un nome pirandelliano<br />

si nasconde<br />

un progetto che dire<br />

innovativo è poco. È<br />

l’idea di Francesco Donati:<br />

miscelare vinacce<br />

con la polvere del<br />

caffè, per ottenere un<br />

prodotto unico.<br />

LIOLÀ - CAFFÈ ITALIANO - EXCLUSIVE ITALIAN COFFEE<br />

CONEGLIANO (Treviso)<br />

VIA MAGGIORE PIOVESANA, 13/M<br />

TEL. 3392323000 - info@liolacaffe.com - www.liolacaffe.com<br />

showroom: SUSEGANA (Treviso) - VIA DEI COLLI, 35<br />

Stiamo parlando della linea Caffè<br />

Divini di Liolà. Le vinacce sono miscelate<br />

in quantità variabile dal 5 al<br />

30% con la polvere del caffè, dopo<br />

essere state ridotte anch’esse in polvere<br />

grazie a un processo di lavorazione<br />

brevettato, ideato da Donati<br />

in collaborazione con un docente<br />

dell’Università di Padova. Insieme<br />

alle vinacce sono lavorati anche i vinaccioli<br />

ricchi di polifenoli che non<br />

vengono dispersi durante la lavorazione.<br />

Il risultato è un prodotto<br />

che sorprende: realizzato nelle due<br />

varianti con la stessa base di caffè,<br />

mostra tutte le differenze dovute<br />

alle vinacce.<br />

105


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Mentre il Caffè Chardonnay è rotondo,<br />

profumato con un retrogusto di<br />

agrumi, il Caffè Cabernet ha corpo,<br />

struttura e permette di percepire ancora<br />

la componente tannica. Ancor<br />

più straordinario per la sua rarità (e<br />

storia) è il caffè di mais corvino: anche<br />

questo realizzato con una base<br />

di arabiche a cui viene aggiunta la<br />

polvere ottenuta dal mais corvino,<br />

coltivato a Crema dal giovane Carlo<br />

Maria Recchia. Si tratta di un mais<br />

antico, recuperato da questo ragazzo<br />

che è partito dai 40 semi richiesti<br />

direttamente allo Svalbard Global<br />

Seed Vault (in italiano “Deposito<br />

globale di sementi delle Svalbard”<br />

sotto i ghiacci del Polo Nord). Tutta<br />

la linea proposta (12 caffè) è curata<br />

in ogni dettaglio, dalla torrefazione<br />

alla tostatura. L’idea è farne un marchio,<br />

immediatamente riconoscibile<br />

come una firma dell’haute couture,<br />

al di là della singola miscela o monorigine<br />

utilizzata.<br />

Ha debuttato a Golosaria Bassano ed è arrivato anche a Milano. La<br />

degustazione attenta di questi caffè è davvero curiosa.<br />

il caffè che si mangia<br />

GLI ARTIGIANI DEL GUSTO - LA GUSTOSA TAZZINA<br />

FAETANO (RSM)<br />

REPUBBLICA SAN MARINO - STRADA CAMPO DEL FIUME, 84 - TEL. 0549903723<br />

info@lagustosatazzina.it - www.lagustosatazzina.com<br />

Un modo stra-goloso<br />

per gustare il caffè:<br />

con la tazzina commestibile<br />

inventata da<br />

Davide Scarponi per<br />

assaporare l’espresso<br />

fino “all’ultimo morso”.<br />

Stiamo parlando di una vera e propria<br />

tazzina di pasta frolla ricoperta<br />

internamente da una glassa, realizzata<br />

solo con uova, farina, burro e<br />

zucchero, senza coloranti e lieviti,<br />

fatta cuocere in modo da renderla<br />

impermeabile sia al caffè sia ai dolci<br />

come sorbetti e gelati: pertanto<br />

non altera il sapore del caffè e non<br />

zucchera. Si usa come una normale<br />

tazzina in ceramica con la differenza<br />

che, dopo aver assaporato<br />

la calda bevanda, si può gustare la<br />

tazzina stessa, compresa anche la<br />

crema che di solito vi resta attaccata!<br />

Viene proposta anche nelle<br />

varianti vaniglia, cacao, ginseng,<br />

cannella, anice e biscotto al cacao<br />

e si può abbinare anche alla frutta<br />

e allo yogurt, spalmarla con la nutella,<br />

riempirla di cioccolata densa<br />

sormontata di panna, insomma in<br />

tutti i modi che la fantasia suggerisce.<br />

106


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

la torta del pellegrino<br />

della via francigena<br />

PASTICCERIA QUAGLIOTTI<br />

FORNOVO DI TARO (Parma)<br />

VIA MARTIRI DELLA LIBERTÀ, 12<br />

TEL. 052539893<br />

www.pasticceriaquagliotti.com<br />

La storia della pasticceria<br />

Quagliotti inizia<br />

con Cristiano che a<br />

soli 14 anni si innamora<br />

della cucina e,<br />

una volta conseguito<br />

il diploma alberghiero<br />

presso l’Istituto “Magnaghi”<br />

di Salsomaggiore<br />

Terme, inizia a<br />

viaggiare per lavoro<br />

in Italia e all’estero.<br />

Già nelle prime esperienze capisce<br />

però che la sua strada passa per<br />

il dolce e così, nel 1991, apre una<br />

propria pasticceria insieme con la<br />

moglie Maria Pia. Qui si assaggiano<br />

croissant all’italiana (con lievito<br />

madre), croissant alla francese,<br />

biscotti, torte tradizionali e dolci<br />

tipici delle feste come panettoni e<br />

colombe.<br />

Il fiore all’occhiello sono però due<br />

prodotti legati alla storia del luogo:<br />

la Torta del Pellegrino è stata svi-<br />

Bravissimi: le cose migliori sono sempre le più semplici!<br />

del formai de mut<br />

luppata da una antica ricetta medievale,<br />

offerta ai pellegrini diretti<br />

a Roma, di passaggio a Fornovo<br />

lungo la “via Francigena”, per rifocillarli<br />

durante il lungo viaggio; la<br />

Schiacciata della Cisa è un dolce a<br />

lievitazione naturale con frutta candita<br />

a pezzettoni e crosta di mandorle<br />

e nocciole.<br />

L’azienda agricola<br />

Caccia è attiva da<br />

vent’anni ma solo nel<br />

2016 ha deciso di presentarsi<br />

direttamente<br />

a un pubblico più<br />

grande.<br />

CACCIA AGRICOLTURA<br />

GANDINO (Bergamo)<br />

VIA DEGLI ALPINI, 42 - TEL. 3898473742<br />

caccia.pietro1977@gmail.com<br />

Da sempre la loro forza è nella filiera<br />

completa del formaggio, a<br />

partire dall’allevamento di capi di<br />

razza Bruna Alpina di alta genealogia<br />

che ogni estate e fino alla fine<br />

di settembre salgono nell’alpeggio<br />

di proprietà sopra il lago di Endine.<br />

L’allevamento è composto da circa<br />

30 mucche, sorvegliate al pascolo<br />

da Arcangelo. Con il latte prodotto,<br />

la moglie Augusta produce formaggi<br />

buonissimi, di differenti paste<br />

e stagionature. Si va dai freschi<br />

come stracchino, robiola e formaggella<br />

fresca di 20 giorni a quelli con<br />

media e lunga stagionatura come<br />

la classica formaggella di sei mesi<br />

stagionata in grotta fino all’Orobico<br />

stagionato 14 mesi e al Formai<br />

de Mut nelle classiche forme da<br />

circa otto chili. Ed è saporoso, gustoso,<br />

pieno.<br />

L’esordio a Golosaria Milano li ha premiati. W il Formai de Mut!<br />

107


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

quattro ragazzi<br />

e un lievito madre<br />

La Torta di Rose è<br />

un dolce bello: con<br />

le rose di pasta in<br />

superficie che vanno<br />

a comporre una rosa<br />

ancor più grande.<br />

I quattro ragazzi<br />

di Infermentum -<br />

Francesco, Luca,<br />

Daniele ed Elisa -<br />

sono partiti proprio<br />

da qui.<br />

INFERMENTUM<br />

GREZZANA (Verona)<br />

FRAZ. STALLAVENA - VIA COPERNICO, 40<br />

TEL. 3387025550<br />

Volevano fare un dolce soffice<br />

come non mai e lo hanno trasformato<br />

in un lievitato con pasta madre,<br />

profumato di arancia e vaniglia.<br />

Il packaging è essenziale: un<br />

sacchetto di farina con una semplice<br />

fascia rosa. Stop. La linea della<br />

semplicità e della pulizia dei sapori<br />

è la stessa che vogliono seguire negli<br />

altri prodotti come il Dolce Zenzero<br />

e Limone e il Dolce Zenzero e<br />

Mele, una sorta di evoluzione del<br />

panettone che all’assaggio spicca<br />

proprio per la nota fresca dello zenzero.<br />

Il Panbicocca prosegue nella<br />

stessa linea di una ricerca della delicatezza<br />

e della pulizia. L’utilizzo del<br />

burro è ridotto al minimo, i canditi<br />

sono quelli ottenuti lentamente,<br />

con metodo francese (quindi solo<br />

zucchero e acqua). Adesso il loro<br />

menu di lievitati (fanno solamente<br />

questo genere di dolci, niente d’altro)<br />

è di 12 referenze in continua<br />

crescita. A breve l’ultima creazione,<br />

un lievitato senza nulla, perfetto da<br />

farcire con le marmellate secondo il<br />

gusto personale. Ma Infermentum,<br />

come dice già il nome, è una continua<br />

fucina di idee, pur essendo<br />

un’azienda giovanissima.<br />

Fantastici questi lievitati che hanno debuttato a Golosaria Veneto, per poi approdare a Milano. La<br />

creatività continua il suo corso. Nuovi produttori si affacciano. Benvenuti nel mondo del Golosario!<br />

il brezel si fa a cubetti<br />

Ci sono prodotti che<br />

si possono definire<br />

virali, anche nella<br />

loro semplicità. È<br />

stato così per i piccoli<br />

brezel che a Vinitaly<br />

campeggiavano<br />

nell’area birra e<br />

che erano sempre<br />

attorniati dalla folla.<br />

Piccoli, croccanti,<br />

gustosi. In versione<br />

DAL CORTIVO PANE<br />

ISOLA VICENTINA (Vicenza)<br />

FRAZ. CASTELNUOVO<br />

VIA BACCHIGLIONE, 23<br />

TEL. 0444975050<br />

info@dalcortivo.it - www.dalcortivo.it<br />

Sono un prodotto da aperitivo<br />

perfetto. Anzi, come dicono loro<br />

(e noi confermiamo) “Sposano il<br />

vino ma è con la birra che fanno<br />

l’amore”. Sono l’ultima novità del<br />

panificio Dal Cortivo che, aperto<br />

dal 1964, a questa piccola innovazione<br />

è arrivato solo dopo una lun-<br />

108


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

tradizionale o nei<br />

gusti formaggio,<br />

cipolla, rosmarino e<br />

disco inferno (con il<br />

peperoncino).<br />

ga carriera tra i classici. Un cursus<br />

honorum che parte dalla fornitura<br />

di pane fresco tutti i giorni: le cesarine<br />

all’avena ai 6 cereali o alle<br />

olive, i coccodrilli con il mais, il girasole,<br />

la patata, la cipolla, il pane<br />

di segale di tipo tedesco, i mattoncini<br />

con semola di grano duro fino<br />

al pane con lievito madre. Quindi<br />

la pasticceria secca con ciambelle,<br />

fregolotte o la teoria di biscotti con<br />

dolci frolle e brutti ma buoni. Poi<br />

c’è il pane biscotto: classico, oppure<br />

condito, o ancora al mais o nel<br />

formato ferrarese. Il pan biscotto<br />

è un altro caposaldo della cultura<br />

veneta: si dice fosse già prodotto<br />

nel Cinquecento dai panificatori<br />

sul mare per essere poi imbarcato<br />

sulle navi veneziane. Ma era anche<br />

un pane ideale per le campagne<br />

dove il forno si accendeva di rado,<br />

per non disperdere calore, ed era<br />

importante avere prodotti non facilmente<br />

deperibili. Era il pane delle<br />

grandi case di fattori e mezzadri,<br />

che si mangiava a colazione o tornando<br />

la sera inzuppato nel latte (o<br />

- per i più grandi - nel vino). Oggi<br />

è perfetto con gli intingoli, i sughi<br />

delle lunghe cotture. Un pane conviviale<br />

che già prefigura quel bel<br />

prodotto da aperitivo che sono i<br />

cubetti di brezel.<br />

Altra innovazione indovinata, che con piacere abbiamo fatto incontrare alle nostre due ultime Golosaria.<br />

questi sughi sono da amare<br />

Quello di Sughi d’Amare<br />

è il progetto del<br />

ristorante Aragosta di<br />

Livorno che proprio<br />

sulle paste ai sughi<br />

di pesce ha fondato il<br />

suo successo.<br />

SUGHI D’AMARE<br />

LIVORNO<br />

PIAZZA DELL’ARSENALE, 6 - TEL. 3493607525<br />

info@aragostasrl.com - www.aragostasrl.com<br />

L’idea è infatti quella di mettere in<br />

vasetto cinque proposte di sughi le<br />

cui materie prime di mare possono<br />

vantare la tracciabilità completa.<br />

I sughi sono: Livornese con pesci di<br />

fondale; Nero di seppia; Pescatrice<br />

con rana pescatrice; Palamita con<br />

Si tratta di un salame che viene aromatizzato<br />

con aglio, insaccato in<br />

budello naturale e stagionato fino<br />

a tre mesi. Tra i suoi più autorevopalamita<br />

della costa Toscana; astice.<br />

Una scelta vincente, capace di<br />

rendere speciale ogni piatto.<br />

Ora basta soltanto scegliere una<br />

grande pasta italiana e la sublimazione<br />

è a portata di mano.<br />

Ci ha fatto piacere questa presenza a Golosaria Milano, perché il<br />

prodotto è ciò che desideravano tanti. Che una volta a casa hanno subito<br />

provato il piacere di una pasta (cavalier Cocco o Antonio Marella) con questi<br />

sughi. Bravi!<br />

il salame classico di bonemerse<br />

Lo sapevate che<br />

risalgono all’epoca<br />

romana i primi<br />

documenti che<br />

attestano la presenza<br />

di allevamenti di<br />

CASCINA CA’ DELL’ORA - LCS<br />

MALAGNINO (Cremona)<br />

VIA DEGLI ORTI, 4 - TEL. 0372496037 - FAX 03721782024 - info@cadellora.com<br />

li interpreti la Cascina Ca’ dell’Ora<br />

- LCS, situata a Malagnino in provincia<br />

di Cremona nel cuore della<br />

109


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

suini nel Cremonese?<br />

Quindi una tradizione<br />

norcina antichissima<br />

che ha portato alla<br />

produzione del<br />

Salame Nostrano<br />

Cremonese a partire<br />

dal 1500.<br />

Pianura Padana, specializzata nella<br />

produzione di salami stagionati e<br />

da cuocere. Qui si segue il completo<br />

controllo di filiera, a partire dalla<br />

selezione delle razze suine, allevate<br />

in proprio, alla macellazione affidata<br />

a un macello che fa parte della<br />

filiera, fino alla lavorazione delle<br />

carni e alla stagionatura che si avvantaggia<br />

delle particolari caratteristiche<br />

microclimatiche del luogo.<br />

Tutti i prodotti sono legati a mano<br />

e insaccati con budello naturale,<br />

realizzati utilizzando le tradizionali<br />

ricette cremonesi per garantire un<br />

gusto tipicamente artigianale. Ecco<br />

tra i salumi stagionati il Salame classico<br />

di Bonemerse, morbido e caratterizzato<br />

da una leggera presenza<br />

di aglio (ma viene prodotto anche<br />

senz’aglio); il delicato e leggero<br />

Strolghino di culatello, il Salame<br />

gentile, il salame Mariola dalla lunga<br />

stagionatura e sapore intenso, il<br />

salame del cascinale e il particolare<br />

Al nostro assaggio siamo rimasti entusiasti!<br />

Violino di salame, che vuole essere<br />

un tributo ai maestri liutai cremonesi.<br />

Le specialità imperdibili di questo<br />

salumificio sono il cotechino di<br />

Bonemerse nelle due forme allungata<br />

o a boccia, prodotto secondo<br />

l’antica ricetta cremonese che, anche<br />

dopo la cottura, mantiene la<br />

compattezza, dal sapore delicato e<br />

leggermente speziato e il Cotecone<br />

di Bonemerse, un grosso cotechino<br />

a forma di boccia, insaccato in vescica<br />

naturale che deve cuocere per<br />

almeno sei ore. E poi lo zampone,<br />

il salame da pentola, le salamelle<br />

e le salsicce. Tutti questi prodotti<br />

sono senza conservanti, senza glutine<br />

e derivati del latte. Inoltre è stata<br />

messa a punto una nuova linea di<br />

prodotti “BIO”. Accanto allo stabilimento<br />

di produzione è aperto uno<br />

spaccio dove, oltre a tutti i prodotti<br />

di Ca’ dell’Ora, si possono trovare<br />

anche gli altri prodotti del territorio<br />

cremonese, dal torrone alle mostarde,<br />

dal vino ai formaggi.<br />

pepè: 40 anni nella ristorazione<br />

racchiusi in un sugo di pesce<br />

Pepè, all’anagrafe<br />

Giuseppe Russo,<br />

è titolare e anche<br />

cuoco del ristorante<br />

di Marina di<br />

Camerota che porta<br />

il suo nome. E lo<br />

è da quarant’anni.<br />

Paolo Massobrio lo<br />

conobbe 10 anni<br />

fa, quando nel suo<br />

locale, a settembre,<br />

si mangiavano le<br />

aragostelle locali<br />

con il Greco di Guido<br />

Marsella.<br />

DA PEPÈ<br />

MARINA DI CAMEROTA (Salerno)<br />

VIA BASILE, 10 - TEL. 0974932461<br />

www.dapepe.net<br />

Nonostante le sue esperienze in importanti<br />

locali fuori dei confini, le<br />

sue radici sono fortemente legate<br />

al mare, quasi un’ideale prosecuzione<br />

dell’attività di pescatore dei<br />

suoi antenati. Pepè ha quindi vasta<br />

conoscenza dei prodotti marinari,<br />

che infonde nei suoi piatti, senza<br />

cercare l’originalità a tutti i costi, ma<br />

puntando all’essenza del gusto. Da<br />

quest’esperienza sono nati i sughi<br />

della linea “L’arte del Gusto”: ricchi,<br />

profumati, senza conservanti,<br />

realizzati solo con il pescato a km<br />

zero che proviene dal peschereccio<br />

dell’azienda di famiglia. I punti di<br />

forza di questi prodotti sono la semplicità,<br />

la freschezza e l’amore per<br />

le tradizioni gastronomiche del Cilento.<br />

Noi abbiamo provato il sugo<br />

di ricciola, quello di cernia e quello<br />

di gamberi, tutti con pezzi di pesce<br />

generosi (che buoni!). Ma ci sono<br />

110


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

anche il sugo di seppia, di alici, di<br />

polpo. Per esaltarne profumo e sapore<br />

si consiglia di riscaldare il sugo<br />

a fuoco lento in una padella ampia,<br />

scegliere un formato di pasta corta<br />

rigata da scolare al dente e fare saltare<br />

la pasta con il sugo in padella.<br />

Ci hanno sorpreso per la consistenza<br />

soffice e corposa e per il sapore de-<br />

L’azienda di Rosella Frigo a 600 metri<br />

di altitudine si dispiega per sei<br />

ettari su terrazzamenti creati alla<br />

fine del 1500 e sorretti da muretti a<br />

secco fatti a mano. Qui, rispettando<br />

i tempi della natura, vengono<br />

coltivate antiche cultivar di frutta e<br />

verdura, che poi finiscono negli oltre<br />

30 tipi di composte commercializzate<br />

con il marchio “Le marmellate<br />

di Rosi”. In realtà, sono vere<br />

composte, dall’altissimo contenuto<br />

di frutta (che va dal 70 all’80%).<br />

Tutta la produzione è fatta a mano,<br />

utilizzando frutta, verdura, bacche,<br />

semi, fiori ed erbe spontanee di<br />

montagna e seguendo metodi e ritmi<br />

del passato. Il risultato sono cinlicato.<br />

Abbiamo apprezzato anche<br />

il contorno a base di melanzane e<br />

peperoni sott’olio, i calamari ripieni<br />

alla cilentana da gustare come antipasto<br />

o secondo piatto dopo averli<br />

scaldati in padella, i filetti di pomodoro<br />

al basilico e persino i pregiati<br />

fichi dottati del Cilento farciti con<br />

noci e scorzette di agrumi.<br />

Ne abbiamo scritto sul<br />

portale Giapponese<br />

Ryoritsushin, perché i<br />

prodotti di Rosi sono a<br />

dir poco clamorosi. Si<br />

tratta di frutti antichi<br />

e dimenticati, coltivati<br />

in un ambiente incontaminato,<br />

con la cinta<br />

muraria di Marostica<br />

ai piedi e il riparo della<br />

collina alle spalle.<br />

Pepè ci hai fatto un grande regalo con questi prodotti.<br />

rosi: la più brava<br />

ideatrice di confetture<br />

LE MARMELLATE DI ROSI<br />

MAROSTICA (Vicenza)<br />

FRAZ. CROSARA - VIA CASSONI, 17 - TEL. 04241720046<br />

info@lemarmellatedirosi.it - www.lemarmellatedirosi.it<br />

Alla fine di Golosaria non aveva più voce. Perché la passione di Rosi è smisurata e lei vuole raccontare<br />

a tutti la sua ricerca, la sua passione, la sua capacità di trarre dalla natura quel distillato di dolcezza<br />

che è come il suo sorriso.<br />

tornano i caci di urbino<br />

stagionatura e affinamento di forque<br />

linee che trovano la loro sublimazione<br />

nell’accompagnamento di<br />

formaggi e carni. Tra le composte<br />

imperdibili, quella al peperone e rosmarino,<br />

quelle ai fiori di primavera<br />

(fiori di tarassaco, fiori di sambuco<br />

e fiori di tiglio) e l’eccellente lavoro<br />

sui frutti dimenticati e antichi (su<br />

tutte, la composta di corniole e petali<br />

di rosa antica).<br />

La linea Sapori esclusivi sublima le<br />

materie prime in composte uniche:<br />

quella di noci, la provenzale ai fiori<br />

di lavanda, l’eccellente Mugolio,<br />

ossia un estratto di pigna mugo, da<br />

una ricetta antica delle Alpi e quella<br />

alle rose antiche e mirtilli, che<br />

riprende un’antica ricetta inglese.<br />

Potremmo definire<br />

Claudia Ridolfi una<br />

figlia d’arte. La sua<br />

famiglia per tanti<br />

anni è stata titolare<br />

LE AFFINITÀ GUSTATIVE<br />

MONDAVIO (Pesaro-Urbino)<br />

VIA ROSSINI, 4 - TEL. 3334911057 - info@affinitagustative.it - www.affinitagustative.it<br />

Nel borgo rinascimentale di Mondavio<br />

ha aperto un laboratorio di<br />

111


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

di un caseificio dove<br />

nascevano formaggi<br />

pecorini e caprini<br />

sempre citati sul<br />

nostro Golosario.<br />

Oggi, a 32 anni, ha<br />

deciso di fare da sé<br />

e realizzare il suo<br />

sogno, che porta<br />

il nome di Affinità<br />

Gustative.<br />

maggi pecorini. Il luogo è unico:<br />

una cantina con il pavimento in<br />

arenaria e un’antica grotta sotterranea<br />

di tufo dove i pecorini trovano<br />

la temperatura e l’umidità ideali<br />

per maturare. I formaggi provengono<br />

tutti da un caseificio locale<br />

che lavora solo a latte crudo e sono<br />

tutelati dalla Regione Marche con<br />

apposite deroghe. L’affinamento<br />

segue antiche tecniche e saperi<br />

del territorio e avviene con la supervisione<br />

di mamma Stefania e di<br />

papà Roberto e della loro grande<br />

esperienza. Accanto alla stagionatura<br />

classica in grotta all’interno di<br />

orci di terracotta, botti di rovere e<br />

cassoni di legno che donano aromi<br />

unici, si sperimentano altre tecniche<br />

per fare risaltare le peculiarità<br />

di ogni pecorino. Quindi ecco il Casecc<br />

affinato in foglie di noce biologiche<br />

dal sapore deciso; l’Ipogeo,<br />

affinato nella paglia ed erbe aromatiche<br />

locali che vengono mantenute<br />

rigorosamente segrete, dal<br />

sapore delicato e deciso al contempo;<br />

il Crosta Vino, affinato in botte<br />

con vino Rosso Piceno aromatizzato<br />

all’alloro, dal caratteristico colore<br />

rossastro; il Crusca, affinato in<br />

crusca di grano all’interno di botti<br />

di rovere, dalla pasta morbida;<br />

l’Ampelos, affinato in foglie di vite<br />

in orci di terracotta, dal profumo<br />

intenso di mosto e uva matura; il<br />

Maggengo affinato in fieno e fiori<br />

d’acacia e infine il Crosta Pepe, affinato<br />

in strutto e pepe all’interno<br />

di cassoni di legno, che assume un<br />

caratteristico colore scuro se il pepe<br />

che lo ricopre è nero, variopinto se<br />

il pepe è di diversi colori, mentre la<br />

pasta resta bianchissima.<br />

Che emozione la sera di lunedì, dopo Golosaria, assaggiare questi formaggi di Claudia, che ha<br />

esordito a Golosaria. C’erano anche Stefania, la mamma, e Roberto, il papà, due persone speciali, che<br />

sono sempre state nel nostro cuore e che le hanno trasmesso una passione. Cercateli!<br />

l’ascolana tenera, la regina<br />

delle olive verdi da tavola<br />

Tutto nasce<br />

dall’amore per la<br />

propria terra - le<br />

Marche - e i suoi<br />

prodotti, che spinge<br />

la famiglia Gregori a<br />

piantare più di mille<br />

ulivi di Ascolana<br />

Tenera nella zona<br />

di Montalto delle<br />

Marche, a circa 350<br />

m.slm, tra il mar<br />

GREGORI<br />

MONTALTO DELLE MARCHE (Ascoli Piceno)<br />

CONTRADA LUGUGNANO, 26 - TEL. 3355430046 - www.olivegregori.it<br />

A metà settembre inizia la raccolta<br />

manuale delle olive. Quelle più<br />

grandi vengono prima immerse<br />

in una soluzione alcalina per 8-10<br />

ore a perdere il sapore caratteristico<br />

amaro, poi vengono lavate<br />

e immerse in un’altra soluzione<br />

salina con sale marino di Cervia e<br />

finocchio. In questa salamoia le<br />

olive acquistano il loro tipico gusto<br />

fruttato, con sentore di pomodoro,<br />

leggero amaro e piccante. Queste<br />

sono le olive che poi vengono fatte<br />

ripiene per realizzare le famose<br />

olive all’ascolana. Se si vogliono<br />

poco salate, basta tenerle per alcune<br />

ore immerse in acqua. Le olive<br />

ascolane al naturale vengono invece<br />

stagionate in fermentazione per<br />

12-15 mesi, col risultato di essere<br />

più amare delle altre, ma molto più<br />

croccanti, e anche molto salate in<br />

112


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

Adriatico e i monti<br />

Sibillini. Era il 2009.<br />

Poi è venuto il nuovo<br />

laboratorio di 400<br />

metri quadrati.<br />

quanto non hanno altri conservanti.<br />

Le olive più piccole infine sono<br />

usate per produrre l’olio extravergine<br />

di oliva. Il giorno stesso della<br />

raccolta vengono portate al frantoio<br />

per l’estrazione. La molitura<br />

è effettuata a freddo con sistema<br />

continuo a 2 fasi. Solo così si ottiene<br />

un olio dal sapore molto delicato<br />

e dagli aromi fruttati che ricordano<br />

pomodoro, carciofo e mandorla.<br />

Inoltre è un olio ricco di polifenoli,<br />

omega 3 e omega 6, tutti principi<br />

molto salutari.<br />

Che dire, l’olio mi ha dato un assaggio impeccabile e pieno, ma ciò che mi ha colpito davvero è stata<br />

la croccantezza eccezionale dell’oliva al naturale. Non nascondo che ho finito da solo l’intero vasetto.<br />

lo stracchino a munta calda<br />

Giacomo Perletti,<br />

originario di Grumello,<br />

appena presa la<br />

laurea in Agraria si è<br />

dedicato a un progetto<br />

ambizioso che dopo<br />

5 anni è una realtà:<br />

il recupero di un<br />

nucleo rurale del 1500<br />

situato a Oltressenda<br />

Alta, in Valzurio, una<br />

valle laterale dell’alta<br />

Val Seriana. Quindi<br />

lavori sul campo e<br />

ristrutturazioni di<br />

antiche strutture di<br />

quella che oggi è<br />

Contrada Bricconi con<br />

stalla e caseificio.<br />

CONTRADA BRICCONI<br />

OLTRESSENDA ALTA (Bergamo)<br />

VIA BRICCONI, 3 - TEL. 3494285648<br />

info@contradabricconi.it<br />

www.contradabricconi.it<br />

Nel gennaio 2014 l’acquisto delle<br />

prime tre manze di razza Grigio<br />

Alpina, una razza bovina adatta<br />

alla vita di montagna e dalle buone<br />

rese sia di latte sia di carne. Oggi le<br />

vacche sono oltre venti, allevate in<br />

alpeggio tra i 1.500 e i 2.200 metri<br />

di quota nel periodo estivo fino<br />

a settembre e poi nella stalla dove<br />

sono nutrite con le erbe dei prati.<br />

Dal loro latte - e solo da quello -<br />

Giacomo, con l’aiuto di Matteo,<br />

produce una teoria di formaggi da<br />

leccarsi i baffi. Ecco lo stracchino a<br />

munta calda, così chiamato perché<br />

ottenuto con l’antica tecnica del<br />

latte appena munto che viene subito<br />

filtrato e messo in una caldaia<br />

di rame con il caglio per ottenere<br />

una pasta morbida e cremosa; le<br />

formaggelline alle erbe realizzate<br />

con il latte della mungitura serale<br />

con l’aggiunta del latte intero della<br />

mattina fatto cuocere a 40°C fino<br />

a ottenere delle piccole forme aromatizzate<br />

con foglie di rosmarino,<br />

alloro, salvia, ortica o noce. Quindi<br />

la tipica Formaggella delle montagne<br />

bergamasche, fatta stagionare<br />

almeno 30 giorni per raggiungere<br />

la pienezza dei suoi aromi e infine<br />

il formaggio stagionato a doppia<br />

munta, il più nobile della tradizione<br />

caseria di montagna, che viene<br />

lasciato maturare a lungo. Tutti i<br />

formaggi si possono ordinare e ritirare<br />

direttamente in azienda. Ma<br />

le novità non finiscono qui: presto<br />

tutto questo piccolo paradiso sarà<br />

agriturismo.<br />

Questa di Giacomo e Matteo è una delle storie più belle del Golosario. Meritano il viaggio.<br />

113


cose buone<br />

Un’avventura nel<br />

mondo dolciario iniziata<br />

nel 1940 in terra<br />

emiliana. Sopito il<br />

desiderio di produrre<br />

cioccolato a causa delle<br />

restrizioni commerciali<br />

e dell’assenza di<br />

materie prime durante<br />

il conflitto mondiale,<br />

Lino Bardini diede il<br />

via alla produzione di<br />

caramelle.<br />

Sicuramente la<br />

bresaola è uno<br />

dei prodotti della<br />

Valtellina più<br />

conosciuto. Prodotto<br />

Igp dal 1998, viene<br />

preparata con carne<br />

di manzo salata e<br />

successivamente<br />

stagionata.<br />

l’aroma dei graffioni<br />

tra cremini, tartufi e tavolette<br />

BARDINI CIOCCOLATO<br />

PIACENZA<br />

VIA VITTIME DI RIO BOFFALORA, 19<br />

TEL. 0523484308 - www.bardini.it<br />

l’autentica bresaola<br />

SALUMIFICIO MOTTOLINI<br />

POGGIRIDENTI (Sondrio)<br />

VIA LOZZONI, 5 - TEL. 0342564070<br />

vendite@mottolini.it - www.mottolini.it<br />

Tra i magnifici produttori menzioniamo<br />

il Salumificio Mottolini, dove<br />

Michele Mottolini realizza diversi<br />

tipi di questo salume tipico: la Gran<br />

Gusto, molto saporita; l’Igp che segue<br />

il rigido Disciplinare di Produzione;<br />

la Fassona con carne di razza<br />

Piemontese e infine la equina, che<br />

risulta molto magra e fragrante.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Con la fine della Seconda Guerra<br />

Mondiale, e la “riscoperta” del<br />

cioccolato (grazie anche ai soldati<br />

americani), prende avvio così un<br />

percorso artigianale ad esso dedicato<br />

che non ha conosciuto soste<br />

fino ai giorni nostri. Fin da allora,<br />

fiore all’occhiello di casa Bardini<br />

sono i Graffioni.<br />

Tutti diversi l’uno dall’altro, vengono<br />

ancora fatti a mano, uno per<br />

uno, con la maestria artigianale<br />

che solo generazioni di cioccolatieri<br />

hanno saputo perfezionare. Fondamentale,<br />

la scelta della ciliegia intera<br />

sotto spirito, intera perché il nocciolo<br />

aiuta a sprigionare gli aromi<br />

particolari, immersa nel maraschino<br />

e ricoperta di puro cioccolato fondente.<br />

Tra le altre prelibatezze imperdibili,<br />

il cremino, una pralina su tre strati<br />

composta da cacao di loro produzione,<br />

nocciole, caffè e pistacchi<br />

originari di zone particolarmente<br />

vocate; e il morbido tartufo, lavorato<br />

con un delicato processo di<br />

estrusione. Un must rimangono<br />

anche le tavolette, realizzate dopo<br />

aver selezionato le fave migliori<br />

provenienti da tutto il mondo: dal<br />

cacao Criollo e cacao Trinitario del<br />

Venezuela e dell’Ecuador a quelli<br />

pregiati del Madagascar, di Cuba<br />

e del Ghana. Per Pasqua, anche se<br />

appare scontato, ecco l’appuntamento<br />

con le deliziose uova di cioccolato,<br />

tra le quali, quest’anno, la<br />

novità del Graffuovo, che riprende<br />

forma e consistenza della loro storica<br />

pralina.<br />

114


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

Ultima nata è l’Originaria, prodotta<br />

secondo tradizione solo con carni<br />

selezionate di bovini nati, allevati<br />

e macellati in provincia di Sondrio,<br />

Finalmente è arrivata la bresaola della distinzione!<br />

un bergamotto da podio<br />

arricchita con sale delle Alpi, vino<br />

Rosso di Valtellina doc ed erbe biologiche<br />

coltivate nella cornice della<br />

Valposchiavo.<br />

È una sorpresa<br />

questo progetto<br />

che mira a portare<br />

sulla tavola delle<br />

colazioni di tutta<br />

Italia una selezione<br />

di succhi bio made<br />

in Italy prodotti da<br />

tre aziende agricole<br />

differenti.<br />

SPREMARÌ<br />

RIVOLI (Torino)<br />

PIAZZA MARCONI, 15 - TEL. 3387613814<br />

info@spremari.it - www.spremari.it<br />

I protagonisti sono l’azienda agricola<br />

calabrese Patea con bergamotto,<br />

ma anche arance, limoni e<br />

mandarini; poi la siciliana Treesse<br />

Succhi con limoni, mandarini e le<br />

pregiate “Arance Sanguinello” che<br />

crescono alle pendici dell’Etna; la<br />

piemontese Il Frutto Permesso con<br />

pere, kiwi e oltre venti varietà di<br />

mela della Valpellice. I succhi sono<br />

lavorati in provincia di Torino e<br />

commercializzati in bag in box.<br />

Nel 2016 ha ricevuto<br />

anche il primo premio<br />

all’Italian Cheese<br />

Awards e a Golosaria<br />

Veneto ha finito tutti<br />

i prodotti.<br />

Quanti visitatori di Golosaria mi hanno fermato per dirmi che avevano<br />

assaggiato un succo di bergamotto speciale. Complimenti Spremarì!<br />

lo stracchino<br />

e altri formaggi morbidi<br />

CASEIFICIO CASTELLAN URBANO<br />

ROSÀ (Vicenza) - VIA GIOTTO, 24 - TEL. 0424580660<br />

s.castelllan@caseificiocastellan.it - www.caseificiocastellan.it<br />

Urbano Castellan, con la moglie<br />

Armida, ha aperto questo caseificio<br />

nel 19<strong>69</strong>, concentrandosi inizialmente<br />

sulla produzione di sole<br />

caciotte e dell’Asiago. Ma di lì a<br />

poco, Castellan capì l’importanza<br />

di diversificare la produzione.<br />

E iniziò l’avventura dello stracchino<br />

che oggi rappresenta il simbolo<br />

della produzione aziendale. Come<br />

gli altri prodotti di Castellan (sono<br />

una dozzina le referenze), è realizzato<br />

e confezionato interamente a<br />

mano con latte selezionato fresco<br />

di giornata che giunge quotidianamente<br />

al caseificio da 16 stalle<br />

del territorio vicentino, padovano<br />

e trevigiano. È eccellente, di una<br />

Tutti fantastici questi formaggi, tutti da assaggiare con la mostarda. Bravi!<br />

dolcezza in bocca che conquista,<br />

ma tuttavia dalle piacevoli note<br />

acidule che ne allungano la persistenza.<br />

Tra gli altri prodotti anche<br />

il Biancone del Grappa, formaggio<br />

a pasta molle e a crosta<br />

fiorita, maturato circa 30 giorni,<br />

piacevolmente delicato. Ci sono<br />

poi la Caciotta veneta, il Bassanese,<br />

un classico latteria veneto,<br />

l’immancabile Casatella, ovvero lo<br />

spalmabile veneto per eccellenza,<br />

il Monte Grappa (sorta di latteria<br />

Bassanese proposto in forma quadrata<br />

e più piccola, sui 2 kg). Da<br />

provare anche lo squacquerone,<br />

la ricotta fresca e la tosella, ideale<br />

alla griglia.<br />

115


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

i torroni top dell’Astigiano<br />

Una storica gelateria<br />

di San Damiano d’Asti<br />

ha investito da circa<br />

un anno in un altro<br />

prodotto dolciario<br />

che appartiene alla<br />

cultura del territorio:<br />

il torrone.<br />

TORRONE BASANO CORAGLIA<br />

SAN DAMIANO D’ASTI (Asti)<br />

VIA ASTI, 16/A - TEL. 0141971084<br />

Dopo una serie di viaggi in Italia e<br />

in Europa per carpire segreti e modalità<br />

di preparazione dei sommi<br />

pasticcieri, l’azienda Basano Coraglia<br />

ha dato avvio a una serie di<br />

sperimentazioni nel proprio laboratorio<br />

artigianale dell’Astigiano,<br />

compresa la fase di tostatura, forte<br />

anche di una consolidata sapienza<br />

e manualità nel trattare materie<br />

prime dolciarie. Queste ultime sono<br />

di primissimo livello: miele vergine<br />

di acacia e di castagno delle api a<br />

dimora nel Roero, albume fresco di<br />

piccoli allevamenti indigeni, bacche<br />

di vaniglia e oli essenziali di agrumi<br />

del pomodorino<br />

Il nome deriva dalla consuetudine<br />

di conservarli legati a grappoli<br />

sospesi in locali aerati o sui balconi,<br />

così da mantenerli freschi fino<br />

all’inverno. Ha una forma ovale<br />

allungata, lievemente a pera o a<br />

cuore, polpa soda e compatta e un<br />

sapore dolce-acidulo.<br />

Angelo Di Giacomo, detto “Giolì”,<br />

l’ultimo erede, li coltiva con metodi<br />

naturali lungo circa 3 ettari a dimora<br />

alle falde del Vesuvio e a fine<br />

giugno compie il rito della raccolta<br />

a piena maturazione. Accanto<br />

a questa varietà antica, coltiva anche<br />

il pomodoro “Giallo” del Vesuvio,<br />

detto anche “Spunzillo”, che<br />

si differenzia dal precedente oltre<br />

che per il colore, per la maggiore<br />

dolcezza e la minore persistenza al<br />

palato. Entrambe le varietà sono<br />

proposte in quattro modalità diverselezionati<br />

uno per uno, mandorle<br />

di Noto, nocciola Piemonte Igp. La<br />

lavorazione prevede l’impasto iniziale<br />

di zucchero e miele in un contenitore<br />

riscaldato, la “torroniera”,<br />

quindi l’amalgama con gli albumi,<br />

e la successiva posa manuale su<br />

stampi dove è presente la cialda<br />

(o ostia) che ne ricopre le superfici.<br />

Accanto a quello classico, tra le<br />

tipologie top prodotte, ecco il torrone<br />

friabile alle mandorle e pistacchi,<br />

quello morbido alle nocciole,<br />

con fichi e noci profumato alla cannella,<br />

canditi all’arancia e limone, e<br />

al cioccolato fondente.<br />

All’interno del<br />

Parco Nazionale del<br />

Vesuvio, c’è una<br />

famiglia che da ben<br />

cinque generazioni<br />

coltiva e trasforma<br />

il prodotto più<br />

rappresentativo<br />

del luogo e uno dei<br />

più antichi della<br />

tradizione dell’intera<br />

Campania, ovvero<br />

il pomodorino<br />

del Piennolo del<br />

Vesuvio.<br />

AZ. AGR. GIOLÌ<br />

SAN GIORGIO A CREMANO (Napoli)<br />

VIA PALMIRO TOGLIATTI, 37 - tel. 3386356591 - info@agricolagioli.it<br />

se: dal pomodoro fresco a quello<br />

invasettato al naturale con acqua e<br />

sale. Quindi, la tradizionale “passata”<br />

(anche con pomodorini interi)<br />

e la “spaccatella”, un metodo di<br />

conservazione in vasetto in uso alle<br />

famiglie del luogo, che prevede che<br />

il pomodoro venga tagliato in due<br />

parti.<br />

116


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

cose buone<br />

il prototipo delle ciberie<br />

Locale polifunzionale<br />

e prototipo di quelle<br />

Ciberie lanciate a<br />

Golosaria, è dedicato<br />

all’alimentazione<br />

e all’agricoltura di<br />

qualità.<br />

LA BOTTEGA DI STIGLIANO<br />

STIGLIANO (Siena)<br />

P.ZZA DI STIGLIANO, 162 - TEL. 3491587065<br />

staff@cuocoadomicilio.info<br />

www.labottegadistigliano.it<br />

In bottega si possono trovare tanti<br />

prodotti alimentari a km 0 dalla<br />

pasta alla verdura biologica, dai<br />

salumi di Cinta Senese a vini e miele<br />

del territorio, con un banco gastronomia<br />

dove preparano panini<br />

da asporto con formaggi e salumi<br />

aperti al banco. Chi lo desidera può<br />

anche sostare alla cucina della bottega<br />

per assaggiare gli stessi prodotti<br />

cucinati in loco.<br />

Sono l’emblema di un nuovo format che ha debuttato a Golosaria<br />

Milano e subito ha destato l’interesse di tanti operatori.<br />

buristo e mallegato<br />

Gli esordi di<br />

quest’azienda sono<br />

quelli classici: una<br />

famiglia che in Val di<br />

Cornia, nel 1992, apre<br />

il proprio salumificio<br />

dove realizza i<br />

classici salami crudi<br />

della tradizione<br />

maremmana e la<br />

porchetta, da carni di<br />

maiali e cinghiali di<br />

allevamenti locali.<br />

SALUMIFICIO PATRONE<br />

VENTURINA TERME (Livorno)<br />

VIA DELLA TECNICA, 4 - TEL. 0565850322<br />

info@salumificiopatrone.it<br />

www.salumificiopatrone.it<br />

La produzione è molto vasta: porchetta,<br />

fegatelli, ciccioli e due salumi<br />

di origine medioevale, come<br />

il buristo e il mallegato. Il primo<br />

prevede l’unione del sangue di maiale<br />

con le cotenne cotte e tritate,<br />

lardelli e spezie; il mallegato è sempre<br />

a base di sangue del maiale ma<br />

prevede nell’impasto anche lardelli<br />

e uva passa. Non mancano i salami<br />

classici, quello storto, quello al finocchio,<br />

il salsiccione e le salamelle.<br />

C’è poi la linea dei pepati con la<br />

guancia, il rigatino, il rigatino con<br />

arista e il prosciutto crudo Nostra-<br />

Quando la tradizione rimane la strada maestra.<br />

è tornato il gigante<br />

le. Le novità più interessanti sono<br />

quelle introdotte con l’arrivo, in<br />

azienda, della nuova generazione:<br />

Luca al reparto macelleria e Nica<br />

nel marketing. Ecco la Lombè, una<br />

lombata affinata nel vino rosato<br />

“Afrodite” dell’azienda Bulichella<br />

di Suvereto, il salame impastato con<br />

vino “Rubino” sempre della stessa<br />

azienda e l’ottima salsiccia stagionata<br />

al vino “Tuscanio Bianco”, che<br />

rimane morbida e profumata.<br />

IDEARISO<br />

VERCELLI - PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ, 1 - TEL. 3480093223<br />

info@ideariso.com - www.ideariso.com<br />

A rischio scomparsa, oggi è protagonista<br />

di una nuova ribalta. Il recupero<br />

si deve al progetto Ideariso,<br />

un’azienda nata da un gruppo di<br />

agronomi per valorizzare le varietà<br />

117


cose buone<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

A Vercelli il Gigante<br />

identificava<br />

un’antica varietà<br />

di riso, dai chicchi<br />

particolarmente<br />

grandi e resistenti,<br />

cosa che li mantiene<br />

ben separati fino a<br />

fine cottura, e nella<br />

sua coltivazione non<br />

necessita dell’utilizzo<br />

di funghicidi.<br />

Come riesce a rinnovarsi<br />

una macelleria?<br />

Da Diego potrebbe esserne<br />

un esempio da<br />

manuale. Nata ai tempi<br />

della guerra da un<br />

allevamento avicolo<br />

condotto dalle donne<br />

di casa, la macelleria<br />

negli anni si è specializzata<br />

in questo tipo<br />

di carni.<br />

storiche del territorio Vercellese, Novarese<br />

e della Lomellina. Le risaie, di<br />

proprietà dei soci, sono selezionate<br />

sulla base della vocazione a una determinata<br />

varietà così da garantire il<br />

massimo della resa da un punto di<br />

vista qualitativo, seguendo i principi<br />

dell’agricoltura biologica e integrata.<br />

La purezza della varietà viene garantita<br />

direttamente o attraverso la collaborazione<br />

con le principali aziende<br />

sementiere. La lavorazione, sempre<br />

secondo un attento progetto di filiera,<br />

avviene in alcune riserie artigianali<br />

collocate nel territorio d’origine<br />

dei risi. Infine l’ultima innovazione<br />

riguarda il packaging: non più plastica<br />

e metallo ma cartone e banda<br />

stagna, a comporre eleganti tubi<br />

che conciliano una corretta conservazione<br />

con la bellezza e la cura del<br />

da diego<br />

ovvero l’arte di fare il ragù<br />

MACELLERIA E GASTRONOMIA DA DIEGO<br />

VIGONZA (Padova) - FRAZ. CODIVERNO<br />

VIA MONTE GRAPPA, 1 - TEL. 049646028<br />

info@macelleriadadiego.it<br />

www.macelleriadadiego.it<br />

Negli anni Novanta è Diego a dare<br />

la svolta e a puntare su tutte le carni,<br />

ma non solo. A far la differenza,<br />

negli ultimi anni, è stato proprio il<br />

settore delle specialità pronte, dalle<br />

carni da cuocere o già cotte e solo<br />

da scaldare fino ad arrivare a un’ampia<br />

teoria di ragù. Ce n’è proprio<br />

per tutti i gusti: d’anitra, di struzzo,<br />

di capriolo, di cervo, di cinghiale, di<br />

musso (asino), di scottona, di agnello<br />

e quelli classici del contadino (sia<br />

bianco sia rosso). Quindi la vasta<br />

teoria dei sughi: alla puttanesca,<br />

all’Amatriciana, il verdurello (anche<br />

A Golosaria Veneto è stato un successo l’incontro con questi ragù. Bravissimo!<br />

dettaglio (ma soprattutto sono anche<br />

un comodo dosatore). Oltre al<br />

Gigante di Vercelli, che rappresenta<br />

il simbolo del loro lavoro, propongono<br />

anche Carnaroli di qualità extra,<br />

riso integrale Felix, ottimo da bollire,<br />

il riso Rosso Originario Integrale, che<br />

viene conservato alcuni mesi prima<br />

della lavorazione così da conferirgli<br />

qualità organolettiche uniche, il riso<br />

Nero Originario Integrale ricco di antociani<br />

e, infine, il Riso Sant’Andrea<br />

Integrale biologico, di grande versatilità<br />

in cucina.<br />

Devo riconoscere che la degustazione attenta di tutti questi risi mi ha regalato elementi di novità.<br />

Loro rappresentano la fine della commodity del riso e il percorso spedito della distintività.<br />

in versione rosso). Altrettanto curiosi<br />

gli oli di loro produzione: agli agrumi,<br />

al cardamomo, alle fave di Tonca,<br />

al peperoncino, alle erbe fini. Poi ci<br />

sono anche i dadi, di erbe e verdure,<br />

le composte (di ananas e pepe rosa o<br />

di cipolla di Tropea) e una succulenta<br />

gallina in saor con carne di gallina,<br />

cipolla in agrodolce, uva sultanina e<br />

pinoli. Tutti si possono anche ordinare<br />

attraverso l’e-commerce.<br />

118


La cantina Sartarelli<br />

ha ottenuto a Golosaria 2016 il riconoscimento<br />

“Cantina del cuore ”per la regione Marche,<br />

con la motivazione “aver mantenuto costanza<br />

qualitativa e portato sviluppo ed innovazione nella<br />

proposta dei vini della propria terra”.<br />

VIA COSTE DEL MULINO, 24 - POGGIO SAN MARCELLO (AN) TEL. E FAX 073189732 - INFO@SARTARELLI.IT - WWW.SARTARELLI.IT


La piana vercellese è dominata dalla coltura del riso.<br />

In quest’ambiente unico e suggestivo, in cui natura e<br />

opera dell’uomo si fondono in un perfetto equilibrio,<br />

si coltivano infatti oltre 100 varietà di riso, tra cui il<br />

Riso di Baraggia Biellese e Vercellese D.O.P. alla base<br />

di uno dei piatti più rappresentativi del territorio, la<br />

panissa, da degustare con un’altra eccellenza della<br />

provincia di Vercelli, un buon bicchiere di Gattinara<br />

D.O.C.G. Venite a conoscere la capitale europea del riso.<br />

Ne rimarrete affascinati!<br />

Vercelli<br />

RISO, RISAIE E RISOTTI<br />

www.atlvalsesiavercelli.it<br />

www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />

www.bookingpiemonte.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

BIODIVERSITÀ<br />

di riso<br />

Trent’anni fa<br />

debuttava per la<br />

prima volta il termine<br />

biodiversità, coniato<br />

dall'entomologo E.O.<br />

Wilson nel 1986.<br />

Questo termine ha<br />

anche un valore<br />

fondamentale in<br />

agricoltura, dove la<br />

biodiversità dei cereali<br />

(che forniscono oltre<br />

la metà del cibo a<br />

livello mondiale) è<br />

in continuo pericolo,<br />

schiacciata dalle<br />

monocolture e<br />

dall’agricoltura<br />

intensiva.<br />

Eppure ci sono isole (oggi per fortuna<br />

sempre più vaste) dove la<br />

biodiversità è ancora una risorsa.<br />

Il Vercellese è una di queste. Questo<br />

territorio vanta infatti un particolare<br />

record: è il territorio in cui<br />

è presente la maggiore ricchezza<br />

varietale di risi al mondo. La storia<br />

del riso nel Vercellese inizia nel<br />

Duecento circa, quando vengono<br />

costruiti i primi canali e il riso è<br />

attestato come coltivazione in diversi<br />

documenti. Nel Seicento è già<br />

una coltivazione tipica, che diventa<br />

una vera e propria specializzazione<br />

nell'Ottocento grazie soprattutto<br />

alle innovazioni portate dal conte<br />

Camillo Benso di Cavour che qui<br />

possedeva una grangia.<br />

La storia dell’innovazione varietale<br />

invece è ancor più recente e inizia<br />

a Vercelli nel 1908, quando viene<br />

istituita la Stazione Sperimentale di<br />

Risicoltura. La creazione di nuove<br />

varietà prende piede a partire dagli<br />

anni Trenta e dopo la Seconda<br />

Guerra Mondiale sono messe a<br />

coltura varietà che diventeranno<br />

le colonne portanti di questo territorio<br />

ovvero il Carnaroli, il Baldo,<br />

il S.Andrea, un tempo commercializzato<br />

con il nome di Rizzotto. In<br />

seguito si è diffuso il Loto e ancor<br />

più recentemente l’Ariete e il Drago.<br />

Alla fine degli anni ’80, grazie<br />

alle politiche produttive dell’Unione<br />

Europea che spingono a guardare<br />

al Nord del continente dove il<br />

riso si consuma per lo più bollito,<br />

si affermano le coltivazioni dei risi<br />

lunghi B simili al Thaibonnet, che si<br />

chiamano Cl 26, Gladio, Sirio. Più<br />

recentemente invece la rivoluzione<br />

produttiva è quella della coltura<br />

all’asciutto di nuove cultivar come<br />

il Prometeo e il Cripto.<br />

Oggi il vessillo dell’innovazione nel<br />

vercellese è portato avanti anche<br />

da un’altra categoria di risi, quelli<br />

121


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

speciali, tra cui spiccano i pigmentati,<br />

dall’Ermes al Venere, e ultimamente<br />

le varietà ideali per il sushi.<br />

Per esaltare questa ricchezza di varietà<br />

e la storia che da secoli ne è la<br />

base, è nata nel 2014 la Strada del<br />

Riso vercellese di Qualità.<br />

L'associazione annovera circa cento<br />

associati suddivisi in aziende<br />

agricole, trasformatori e riserie,<br />

operatori commerciali, alberghi e<br />

ristoranti, musei, tour operator e<br />

guide turistiche, associazioni ed<br />

enti pubblici, Comuni e pro loco:<br />

una galassia di settori con l'obiettivo<br />

principale di dare sostegno a<br />

un territorio che vuole identificarsi<br />

con una campagna attrattiva, accogliente<br />

e moderna grazie a otto<br />

secoli di tradizione risicola.<br />

A Golosaria, a rappresentare<br />

la Strada del Riso Vercellese<br />

sono giunte:<br />

- Azienda Agricola Cascina<br />

Oschiena - Crova (Vc)<br />

- Azienda Agricola CellaGrande di<br />

San Michele - Viverone (Bi)<br />

- Azienda Agricola Tenuta Castello<br />

Desana (Vc)<br />

- Società Agricola Drusiana<br />

Casanova - Elvo (Vc)<br />

- Gli Aironi Riso - Lignana (Vc)<br />

- Azienda Agricola Cascine Bellaria<br />

Formigliana (Vc)<br />

- Società Agricola Cascina Brarola -<br />

Vercelli (Vc)<br />

- Agricola Osenga - Trino (Vc)<br />

A Golosaria il riso vercellese, insieme<br />

agli altri prodotti del territorio,<br />

ha trovato una celebrazione in un<br />

piatto elaborato dal consultant<br />

chef Alberto Conti:<br />

IL RISO CARNAROLI<br />

CON CIPOLLA ROSSA CANDITA E GORGONZOLA DOP<br />

INGREDIENTI PER 10 PORZIONI<br />

- 1000 g Riso Carnaroli dop della<br />

Baraggia<br />

- 2000 ml brodo comune<br />

- 300 g cipolle rosse di Tropea<br />

- 50 g zucchero<br />

- 100 ml olio di oliva<br />

- 300 ml vino Nebbiolo<br />

- 10 g sale fino<br />

- 4 g pepe nero macinato<br />

- 300 g gorgonzola<br />

- 100 g Grana Padano grattugiato<br />

- 50 g burro<br />

- 100 g cipolle rosse di Tropea<br />

- 100 ml latte UHT<br />

- 100 g gorgonzola<br />

PROCEDIMENTO<br />

Tagliare a julienne 100 g di cipolla<br />

rossa, cuocerla a vapore, frullarla,<br />

stenderla su carta forno e farla<br />

essiccare: frullare per ottenere una<br />

polvere.<br />

Pelare le restanti cipolle rosse.<br />

Tagliarle a metà e lasciarle decantare<br />

in acqua corrente per alcuni<br />

minuti.<br />

Tagliarle a julienne e metterle a<br />

brasare a fuoco dolce in una casseruola<br />

con coperchio assieme allo<br />

zucchero, quando saranno belle tenere<br />

scoperchiarle e sfumarle con il<br />

vino rosso.<br />

Regolare di sale.<br />

Frullare il latte con pari quantità di<br />

gorgonzola dolce: passarlo al setaccio,<br />

versarlo nel sifone e inserire<br />

una cartuccia di gas.<br />

Tostare il riso con olio e poco burro,<br />

quindi iniziare la cottura con il<br />

brodo.<br />

A metà cottura aggiungere i tre<br />

quarti della cipolla. A fine cottura<br />

aggiungere poco vino bianco.<br />

Mantecare con gorgonzola, grana<br />

e pepe lasciandolo all’onda.<br />

Versare nei piatti e finire con un<br />

poco di cipolla candita, la spuma di<br />

gorgonzola e la polvere di cipolla.<br />

122


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

IL GORGONZOLA<br />

Altro ingrediente fondamentale di questo piatto, accanto al riso,<br />

è un formaggio Dop simbolo della produzione di Piemonte e<br />

Lombardia: il gorgonzola. Quella del gorgonzola è una storia antica<br />

che nasce nell’omonimo paese, alla porte di Milano, nell’anno<br />

879. Conosciuto prima come “Stracchino di Gorgonzola” e<br />

poi come “stracchino verde”, il gorgonzola comincia la sua scalata<br />

maggiore all’inizio del 900, quando viene esportato in Inghilterra,<br />

in Francia e Germania. Oggi solo due regioni italiane, per<br />

legge e tradizione, prevedono la produzione del formaggio gorgonzola<br />

e solamente queste provincie: Novara, Vercelli, Cuneo,<br />

Biella, Verbano Cusio Ossola e il territorio di Casale Monferrato<br />

per il Piemonte e Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi,<br />

Milano, Monza, Pavia e Varese per la Lombardia. Il gorgonzola è<br />

un formaggio a pasta cruda con venature di colore verde, dovute<br />

all’erborinatura, cioè alla formazione di muffe. L’altezza della<br />

forma varia tra i 16-20 cm e il diametro tra i 25-30 cm. La crosta<br />

è dura, ruvida mentre la pasta morbida di colore bianco appena<br />

paglierino. La stagionatura è variabile e al suo termine la forma<br />

viene tolta dalle fascette che di norma la rivestono durante i mesi<br />

nelle celle frigorifere, quindi viene tagliata in due o ulteriormente<br />

frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato<br />

(con il caratteristico logo del Consorzio impresso a rilievo).<br />

Il gorgonzola del tipo piccante si differenzia principalmente dal<br />

tipo dolce per le venature blu/verdi più accentuate, per la pasta<br />

più consistente e friabile e per il gusto più deciso e forte; prevede<br />

un periodo di stagionatura più prolungato e durante la lavorazione<br />

del latte vengono innestate differenti colture di penicilli.<br />

123


l’intervista<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

di Alessandro Ricci<br />

INTERVISTA A<br />

Thierry Cohen<br />

Thierry Cohen è il<br />

Ceo di Jet Trading ed<br />

è tra i più importanti<br />

importatori di<br />

prodotti italiani in<br />

Giappone.<br />

È stato uno dei<br />

protagonisti<br />

dell'ultima edizione di<br />

Golosaria Milano: in<br />

un incontro-intervista<br />

con Antonio Intiglietta<br />

di Artimondo, e<br />

attraverso la sua<br />

nuova azienda<br />

Solleone Bio, che mira<br />

a penetrare il mercato<br />

mondiale coi prodotti<br />

di qualità italiani.<br />

NONNA FRANCESE, PADRE<br />

ITALIANO, NATO A GINEVRA.<br />

IL SUO È UN VISSUTO “GLOBALE”.<br />

Ho vissuto i primi tre anni in Sudan,<br />

poi con la famiglia ci siamo trasferiti<br />

in Giappone. Era il 1967 e da<br />

allora il Giappone è la mia seconda<br />

patria. Ho frequentato l'università a<br />

Londra, e ho vissuto per 5 anni in<br />

Australia.<br />

QUANDO HA COMINCIATO<br />

A IMPORTARE IN GIAPPONE<br />

PRODOTTI AGROALIMENTARI<br />

ITALIANI?<br />

Era il 1981. Ho cominciato assieme<br />

a mio padre, con prodotti di alta<br />

qualità e grandi marchi. Oggi Jet<br />

Trading è un'azienda di 100 persone,<br />

con 8 uffici in Giappone.<br />

CHE RAPPORTO LEGA<br />

I GIAPPONESI ALL'ITALIA?<br />

C'è un amore ovvio ed evidente da<br />

parte dei giapponesi per tutte le<br />

eccellenze made in Italy; dalle automobili,<br />

alla moda, fino al cibo e al<br />

vino. Ci sono più di 2000 ristoranti<br />

italiani in Giappone. Negli anni '80<br />

il Giappone ha vissuto un grande<br />

boom economico, e il cibo italiano<br />

è diventato una sorta di status<br />

symbol. Poi c'è stata la crisi degli<br />

anni '90 e l'economia e ripartizione<br />

della ricchezza è cambiata: se fino<br />

agli anni '90 la middle class rappresentava<br />

il 70% dei giapponesi, oggi<br />

questa percentuale è scesa al 40%<br />

e molta ricchezza è concentrata in<br />

una piccola parte di popolazione.<br />

Però il consumo di prodotti italiani<br />

di qualità continua a crescere a ritmi<br />

da doppia cifra. Non per moda,<br />

ma perché la qualità viene riconosciuta<br />

e apprezzata. E l'attenzione<br />

si è allargata non più soltanto ai<br />

grandi nomi, ma c'è curiosità e voglia<br />

di scoperta di tutto il possibile<br />

da conoscere.<br />

QUALI SONO LE CRITICITÀ<br />

MAGGIORI PER CHI VUOLE FARE<br />

BUSINESS IN GIAPPONE?<br />

Innanzitutto c'è una questione di<br />

124


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’intervista<br />

tassazione. Le imposte sono molto<br />

alte: sul formaggio arrivano al<br />

30%, sul vino la tassa è del 70%,<br />

sulla pasta dell'80%. Il prezzo al<br />

consumatore finale ovviamente ne<br />

risente pesantemente. La seconda<br />

criticità è di carattere culturale. I<br />

giapponesi faticano a cogliere certe<br />

sfumature. Vanno matti per la pasta,<br />

ma non riescono a capire per<br />

esempio il senso del “grano antico”.<br />

C'è da fare un lavoro di comunicazione<br />

e spiegazione, che si<br />

declina in cene, degustazioni, presentazioni.<br />

QUAL È IL PRODOTTO ITALIANO<br />

PER CUI I GIAPPONESI OGGI<br />

FANNO PAZZIE?<br />

La burrata.<br />

I PRODOTTI ITALIANI VENGONO<br />

USATI PER FARE CUCINA ITALIANA<br />

O VENGONO IMPIEGATI ANCHE<br />

NELLE PREPARAZIONI DELLA<br />

CUCINA GIAPPONESE?<br />

All'inizio venivano utilizzati per la<br />

cucina italiana, ma oggi stanno<br />

entrando anche nelle preparazioni<br />

tradizionali giapponesi. Per esempio<br />

qualcuno usa l'olio extravergine<br />

sul tofu al posto della soia, o<br />

il formaggio italiano nelle insalate<br />

giapponesi, o i vari ceci con il curry.<br />

C'è un grosso potenziale in questo<br />

senso. Anche perché l'italiano<br />

medio a casa mangia nove volte<br />

su dieci cucina italiana, mentre il<br />

giapponese a casa è solito variare<br />

tra più cucine.<br />

COME VEDE IL FUTURO?<br />

Sono convinto che ci siano ulteriori<br />

possibilità di crescita, ma in certi settori<br />

è più difficile. Per esempio i vini<br />

cileni e australiani godono di accordi<br />

di libero scambio e quindi vantaggi<br />

tariffari che li hanno portati in pochi<br />

anni a quadruplicare la loro fetta di<br />

mercato e a superare Italia e Francia.<br />

Però non hanno la varietà e la storia<br />

dei prodotti italiani.<br />

CI DICA UN ASPETTO<br />

DELLA CULTURA ITALIANA<br />

CHE I GIAPPONESI PROPRIO<br />

NON COMPRENDONO.<br />

Per loro è inconcepibile la difficoltà<br />

che gli italiani hanno nel fare le<br />

cose nei tempi giusti. Sono precisi e<br />

meticolosi al limite della maniacalità,<br />

e l'atavica propensione italiana<br />

al non rispetto delle tempistiche<br />

concordate li disorienta al punto<br />

di perdere la fiducia sulla serietà di<br />

un'azienda. È un consiglio che mi<br />

sento di dare a tutti coloro che vogliono<br />

fare commercio con i giapponesi:<br />

rispettate i tempi, rispondete<br />

celermente, siate precisi. Anche<br />

nelle etichette: il piccolo produttore<br />

italiano spesso pensa che sia importante<br />

soltanto ciò che è nella bottiglia,<br />

e non la sua etichetta. Invece<br />

il giapponese guarda con estrema<br />

attenzione il contenitore. Perché se<br />

non si è stati attenti al contenitore,<br />

è molto probabile che ci sia stata<br />

la stessa disattenzione anche per il<br />

contenuto.<br />

LEI NON SI OCCUPA SOLTANTO<br />

DI IMPORT IN GIAPPONE.<br />

CI RACCONTI IL SUO PROGETTO<br />

DI SOLLEONE BIO.<br />

Solleone Bio nasce due anni fa in<br />

Piemonte, in provincia di Biella, con<br />

l'obiettivo di creare un marchio che<br />

rappresenti i prodotti di qualità italiana.<br />

Prodotti tradizionali, come<br />

pasta, confetture, risotti, sottoli,<br />

mirando alla qualità assoluta, al<br />

bio, alla ricerca di varietà antiche<br />

e autoctone. Il mercato potenziale<br />

non è il Giappone, ma il mondo<br />

intero.<br />

125


l’intervista<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Ho passato un giorno intero, in Giappone,<br />

con Thierry Cohen. Ci siamo dati appuntamento a<br />

Kanazawa, alla stazione, dove c’era anche lo chef<br />

Scin-ichiro Takagi del ristorante Zenya. E insieme<br />

abbiamo girato per la città, ad assaggiare il sushi di<br />

Reki Reki, che è il migliore di tutto il Giappone (lo<br />

ha provato anche Michelle Trogrois). E poi il sake<br />

di un’antica azienda della città: Fukumitsuya Dal<br />

1625. Quindi la soia in tutte le declinazioni, a casa<br />

di Seiichi Yamamoto, Presidente e Ceo di Yamato<br />

Soysauce & Miso. Thierry in Giappone è un’autorità;<br />

suo padre fondò l’azienda Jet, dedicata all’importazione<br />

di prodotti italiani. Lui, dopo la laurea,<br />

ha fatto esperienze altrove, anche alla Kartell, prima<br />

di prendere in mano le redini dell’azienda di<br />

famiglia, che importa i vini di Ferrari, Gaja, Masi e<br />

anche Livio Felluga, per fare alcuni nomi.<br />

Ma la sua svolta esistenziale è stata quando ha<br />

visto un pericolo alimentare per i suoi figli: cosa<br />

mangeranno domani? E così ha fondato Solleone<br />

Bio, con l’idea di creare un paniere di prodotti<br />

sani, che possano fare un nuovo racconto nel Sol<br />

Levante. È venuto a Golosaria Milano, con le sue<br />

paste da grani antichi e i suoi prodotti, apprezzati<br />

subito da chef come Gigi Mangia di Palermo e<br />

Matteo Scibilia di Ornago. È rimasto colpito dal<br />

progetto del Goji italiano, dal riso Orange e Violet<br />

di Eleonora Bertolone, mentre da poco ha deciso<br />

di importare le lingue di suocera di Mario Fongo e<br />

i formaggi di Guffanti. Mi ha colpito la forza della<br />

sua idea, che è anche la nostra: creare un ponte<br />

fra l’Italia e il Giappone di andata e ritorno, in<br />

nome dei prodotti più autentici.<br />

Alla sera, a cena nel ristorante Zenya, che ha due<br />

stelle Michelin, abbiamo brindato con un Giulio<br />

Ferrari 2004 e Matteo Lunelli, che ha visto la foto<br />

sui social mi ha scritto: “Adoro la cucina dello chef<br />

Takagi e Thierry, che lavora da tantissimi anni con<br />

noi, ha fatto un lavoro eccellente”. Scrivo questo<br />

per dire che la chiave di un successo sono i rapporti,<br />

fondati sulla verità delle cose. Questo mi ha<br />

colpito di Thierry, perché dentro a un lavoro c’è<br />

anche una missione che vuol far progredire la civiltà.<br />

Solleone Bio è tutto questo. In Francia se ne<br />

sono subito accorti e i suoi prodotti sono già nelle<br />

boutique del gusto, mentre in Giappone, l’assaggio<br />

avvenuto durante la miniGolosaria a Tokyo ha<br />

destato subito l’interesse di altri chef. Sono felice<br />

di aver conosciuto una persona così. Abbiamo davanti<br />

una bella strada.<br />

126


ilGolosario<br />

23 anni di scoperta continua nell'Italia del gusto<br />

per il best seller di Paolo Massobrio<br />

Compie 23 anni nel 2017 ilGolosario, guida alle<br />

cose buone d'Italia, il libro cult dei turisti golosi<br />

e curiosi d'Italia che è diventato la bandiera della<br />

cultura di Papillon.<br />

La più voluminosa fatica di Paolo Massobrio, che<br />

da 30 anni percorre lo Stivale alla scoperta dei migliori<br />

produttori, negozi, boutique del gusto e<br />

cantine d'Italia, , è diventato uno specchio fedele<br />

delle eccellenze del nostro territorio.<br />

La maturazione e crescita di quest'opera è stata<br />

impressionante e sono i numeri stessi a dichiararla.<br />

La prima edizione, del 1994, con introduzione di<br />

Edoardo Raspelli, constava infatti di 265 pagine in<br />

bianco e nero e circa 200 realtà produttive citate.<br />

Oggi ilGolosario è un volume di mille pagine, con<br />

foto a colori e oltre 10 mila segnalazioni, tra le<br />

quali 1.629 produttori, 4.440 botteghe del gusto,<br />

720 produttori di olio, 2.900 cantine simbolo<br />

della qualità diffusa del vino italiano.<br />

Il plus di questo vademecum<br />

del gusto è l’interattività con il<br />

portale ilgolosario.it, la sua<br />

versione online, che giorno per<br />

giorno raccoglie in real time le<br />

nuove scoperte fatte da Paolo<br />

Massobrio e dal suo staff di<br />

collaboratori.<br />

euro 25,00<br />

in libreria e sul sito<br />

comunicaedizioni.it


RIFUGIO METROPOLITANO<br />

PER CHI HA VOGLIA<br />

DI “VALTELLINA A MILANO”<br />

L’attenzione è tutta posta a riprodurre fedelmente le ricette<br />

della miglior tradizione culinaria, ma questo è solo uno degli<br />

aspetti della filosofia di sciatt à porter che fa dell’autenticità<br />

l’anima del proprio businnes. Così, la materia prima (valore<br />

dell’origine) rimane con tutta la propria semplicità ma<br />

frutto di una ricerca che chiama in causa piccoli produttori<br />

che, in comune con sciatt à porter hanno la mania di fare<br />

le cose per bene.<br />

PIZZOCCHERI<br />

INGREDIENTI PER 8 PERSONE:<br />

- 1 kg. di farine:<br />

- 750 grammi di grano saraceno<br />

- 250 grammi di farina bianca tipo 00<br />

- 45 g di sale fino<br />

- 350 g di formaggio casera<br />

- 150 g di formaggio latteria stagionato<br />

- 100 g di grana padano<br />

- 320 g di burro<br />

- 280 g di verze<br />

- 280 g di patate<br />

- salvia e aglio qb<br />

Prossimo step: guardare lontano per portare lo spirito della<br />

semplicità, del valore, dell’originalità a chi lo sa apprezzare.<br />

PROCEDIMENTO:<br />

Impastare le farine con sale ed acqua fino ad ottenere un<br />

impasto morbido ed omogeneo (rigorosamente fatto a<br />

mano). Stendere la pasta con mattarello fino ad ottenere<br />

una sfoglia dell’altezza di 3 millimetri. Tagliare la sfoglia<br />

in strisce larghe 10 centimetri circa. Sormontare le strisce<br />

ottenute per ottenere, tagliandole, pizzoccheri larghi un<br />

centimetro. Far cuocere i pizzoccheri ottenuti in abbondante<br />

acqua salata insieme con le patate e le verze per<br />

circa 10 minuti. A cottura ultimata scolare bene con un<br />

ragno e condire a strati formaggi e pizzoccheri formaggi<br />

e pizzoccheri fino alla fine. Nel frattempo soffriggere il<br />

burro con aglio e salvia fino ad ottenere il burro di color<br />

nocciola e l’aglio dorato. Versare sui pizzoccheri e mescolare<br />

delicatamente per rendere omogeneo il condimento<br />

col pizzocchero e servire immediatamente avendo l’accortezza<br />

di pescare i pizzoccheri dal basso verso l’alto (pepe<br />

se si vuole).<br />

Sciatt à porter - viale Monte Grappa, 18 - Milano - tel. 0263470524 - www.sciattaporter.it - info@sciattaporter.com


icette<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

a cura di<br />

Fabio Molinari<br />

e Alistra Silva<br />

IL FUTURO<br />

della mostarda<br />

A settecento anni compiuti, per<br />

questo prodotto identitario della<br />

Lombardia è iniziata una nuova<br />

stagione di successi. A partire<br />

dall’uso nella ristorazione.<br />

Le prime testimonianze storiche attestano un<br />

prodotto simile alla mostarda sulla mensa dei<br />

signori di Mantova già a partire dal Trecento.<br />

Eppure questo geniale connubio tra frutta, zucchero<br />

e senape gode, proprio negli ultimi anni,<br />

di una vitalità inaspettata, sia nella cucina tradizionale<br />

sia in interpretazioni più creative. Merito<br />

da un lato dell’offerta sul mercato di mostarde<br />

di qualità sempre più ampia (e in varietà diverse<br />

di frutta), ma merito anche di una libertà che ad<br />

altri prodotti non è concessa e che a prima vista<br />

sembrerebbe una debolezza. “Non esistono infatti<br />

norme specifiche che pongano i confini della<br />

mostarda - spiega il professor Davide Mondin di<br />

Alma - la regola è affidarsi alle consuetudini delle<br />

varie località. È un nome generico come biscotto<br />

o gelato, che ammette tutte le tipicità territoriali.<br />

Nell’elenco dei Pat, a livello nazionale, se ne contano<br />

decine e la maggior parte sono al Sud”. Uno<br />

svantaggio in termini di protezione da un lato,<br />

ma, dall’altro, anche la possibilità di dare spazio<br />

alla creatività come accaduto negli ultimi anni.<br />

Lo scorso ottobre, in occasione del Festival della<br />

Mostarda di Mantova e Cremona, per “misurare”<br />

la vitalità di questo prodotto abbiamo lanciato<br />

un’indagine tra i ristoratori. Su un campione<br />

scelto tra Faccini Radiosi e Corone Radiose della<br />

guida Gatti Massobrio Taccuino dei ristoranti d’Italia,<br />

è emerso che la mostarda viene equamente<br />

utilizzata in tutte le province lombarde, con una<br />

logica preminenza per Mantova e Cremona dove<br />

meno del 10% ci ha risposto di non usarla mai.<br />

Il 30% dei ristoranti usa la mostarda di mele cotogne<br />

o campanine, il 10% quella di pere. Il restante<br />

campione utilizza mostarda cremonese di<br />

frutta mista oppure mostarda mantovana spesso<br />

monofrutta. Molto apprezzate le mostarde al<br />

mandarino, zucca e fichi. Il 55% dei ristoranti<br />

segnala di privilegiare il classico abbinamento con<br />

i formaggi (non solo regionali e non solo stagionali):<br />

c’è chi la propone con la toma piemontese e<br />

chi invece propone l’accostamento al mascarpone.<br />

Il 45% l’accosta alle carni (i lessi), seguono i<br />

salumi (culatello e mostarda di mele mantovana).<br />

Più originali gli abbinamenti tra salmone marinato<br />

e mostarda di pere, fegato grasso e mostarda<br />

di Voghera.<br />

È importante sottolineare come la mostarda sia<br />

però un valido ingrediente in cucina, sia in quella<br />

più tradizionale sia in quella classica. Per dimostrarlo<br />

ecco tre ricette elaborate dai nostri migliori<br />

chef.<br />

130


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

COSCIA DI POLLASTRA<br />

CON TRADIZIONALE RIPIENO<br />

DI ZUCCA, AMARETTI<br />

E MOSTARDA DI CREMONA<br />

Ricetta di Antonio Bonetti<br />

RISTORANTE BISTEK - Trescore Cremasco (Cr)<br />

viale A. De Gasperi, 31 - tel. 0373273046<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

- 4 cosce di pollastra<br />

- 200 g di polpa di zucca<br />

- 50 g di amaretti<br />

- 200 g di mostarda assortita<br />

- 50 g di formaggio Grana grattugiato<br />

- 50 g di mollica di pane<br />

- il tuorlo di 2 uova<br />

- sale, pepe bianco e noce moscata q. b.<br />

- 4 fette di pancetta piacentina<br />

- burro, salvia q. b.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Disossare le cosce di pollastra senza togliere la pelle,<br />

mantenendo la parte finale dell'osso; appiattire<br />

con batticarne, salare e pepare. Cuocere in forno<br />

a fuoco moderato la polpa di zucca e poi ridurla a<br />

purè con il passapatate. Unire e amalgamare uniformemente<br />

a questa polpa gli amaretti sbriciolati,<br />

metà della mostarda tagliata in cubettini, il Grana,<br />

la mollica di pane a piccoli pezzi, i due tuorli,<br />

sale, pepe e noce moscata. Riempire le cosce di<br />

pollastra con il ripieno e pazientemente legare con<br />

filo da cucina. Cuocere in forno per 30 minuti a<br />

150°C avendo cura di coprire la carne con pancetta,<br />

burro e foglie di salvia. A cottura ultimata<br />

le cosce devono riposare 5 minuti fuori dal forno<br />

poi tagliarle a metà e sistemarle nei piatti, decorando<br />

con la mostarda rimasta, la pancetta, il sugo<br />

di cottura. Con il ripieno che avanza formare delle<br />

piccole crocchette; passarle nella farina bianca e<br />

friggerle in olio bollente.<br />

HAMBURGER DI FASSONE<br />

CON COMPOSTA<br />

DI MANDARINO CINESE ALLA<br />

LAVANDA, MARMELLATA<br />

DI CIPOLLE E MOSTARDA<br />

DI MELA COTOGNA<br />

Ricetta di Francesco Passalacqua<br />

ESCO BISTRÒ MEDITERRANEO - Milano<br />

via Tortona, 26 - tel. 028358144<br />

INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />

- 600 g di trita di Fassone non troppo magra<br />

- 1 carota<br />

- 1 fetta di sedanorapa<br />

- 4 panini al latte<br />

- sale, pepe, olio EVO q.b.<br />

RICETTA PER LE COMPOSTE<br />

IN ACCOMPAGNAMENTO (DOSE STANDARD)<br />

Per la mostarda di mela cotogna<br />

- 1 kg mele cotogne<br />

- 400 g di zucchero<br />

- estratto di senape<br />

Per la marmellata di cipolle<br />

- 1 kg cipolle Tropea<br />

- 50 g di burro<br />

- 100 g di zucchero<br />

- 100 g di aceto<br />

- 100 g di vino rosso<br />

- sale, pepe q.b.<br />

Per la composta di mandarino cinese<br />

- 1 kg mandarino cinese<br />

- 400 g di zucchero<br />

- 50 g di lavanda<br />

ricette<br />

PROCEDIMENTO<br />

Tritare finemente la carota e il sedanorapa. Unire<br />

alla trita di Fassone e regolare il gusto aggiungendo<br />

sale, pepe e olio evo. Stampare in 4 pezzi e<br />

cuocere. Tostare il pane. Servire nel piatto con le<br />

composte in abbinamento.<br />

PER LA MOSTARDA DI MELE COTOGNA<br />

Lavare e tagliare a fette sottili le mele. Metterle<br />

in un contenitore e cospargerle con lo zucchero.<br />

Fare riposare una notte. La mattina trasferire in tegame<br />

e portare a ebollizione per 5'. Raffreddare<br />

131


icette<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

e riposare 1 giorno in frigorifero. Il giorno dopo<br />

scolare e fare bollire il liquido 5'. Versarlo caldo<br />

sulle mele e fare raffreddare, far riposare 1 giorno<br />

in frigorifero.<br />

Ripetere per 3 giorni lo stesso procedimento.<br />

L'ultimo giorno portare tutto ad ebollizione per 5'.<br />

Pesare e versare ogni 100 gr di prodotto 1,5 gocce<br />

di estratto di senape.<br />

Invasare e sterilizzare a 130 gradi vapore per 10'.<br />

Fare riposare almeno 1 mese prima dell'uso.<br />

PER LA MARMELLATA DI CIPOLLE<br />

Pelare e affettare finemente le cipolle.<br />

Sciogliere in un tegame il burro, aggiungere le cipolle,<br />

sale, pepe e stufare lentamente fino a che le<br />

cipolle asciugano bene dalla loro acqua di vegetazione.<br />

Aggiungere lo zucchero e ripetere il procedimento.<br />

Aggiungere l'aceto ed evaporare bene.<br />

Aggiungere il vino rosso e lasciare evaporare. Rettificare<br />

di sale e pepe.<br />

PER LA COMPOSTA DI MANDARINO CINESE<br />

Tagliare a metà ed eliminare i semi i mandarini.<br />

Trasferire in un recipiente e cospargere lo zucchero<br />

e la lavanda.<br />

Fare riposare una notte. La mattina trasferire in tegame<br />

e portare a ebollizione per 5'.<br />

Raffreddare e riposare 1 giorno in frigorifero. Il<br />

giorno dopo scolare e fare bollire il liquido 5'. Versare<br />

caldo sui mandarini e fare raffreddare, riposare<br />

1 giorno in frigorifero.<br />

Ripetere per 3 giorni lo stesso procedimento. L'ultimo<br />

giorno portare tutto a ebollizione per 5'. Invasare<br />

e sterilizzare a 130 gradi vapore per 10'.<br />

INSALATA<br />

DI GALLINA<br />

ALLA “STEFANI”<br />

Ricetta originale di Bartolomeo Stefani cuoco dei Gonzaga<br />

reinterpretata da Francesco Cremonesi (chef) e Giacomo<br />

Verdelli (titolare e sommelier professionista)<br />

RISTORANTE “DA GIACOMO” - Pizzighettone (Cr)<br />

piazza Municipio, 2 - tel. 0372730260<br />

INGREDIENTI<br />

- 300 g di carne di gallina lessata<br />

- 1 cucchiaio di uva sultanina rinvenuta in acqua<br />

- 20 g di cedro candito<br />

- 20 g di mostarda mele cotogne<br />

- 4 cucchiai di olio extravergine<br />

- 1/2 cucchiaio di olio e limone<br />

- qualche goccia di aceto balsamico<br />

- pepe e sale q.b.<br />

PROCEDIMENTO<br />

Dissosare la gallina e tagliarla a listelli di un cm di<br />

spessore, porla in una zuppiera. Unire l’uva sultanina,<br />

il cedro candito tagliato a fettine sottili, la<br />

mostarda di mele cotogne a dadini. Aggiustare di<br />

sale e pepe, aggiungere l’olio, l’aceto balsamico:<br />

mescolare con cura.<br />

Disporre nei piatti individuali su un letto di insalata<br />

condita con olio e limone. Servire con mostarda<br />

mista a pezzi grossolani.<br />

132


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

ricette<br />

TORTA<br />

DI ZUCCA<br />

E ZENZERO CON PERE<br />

CESTINO CROCCANTE<br />

DI GRANA COL SUO GELATO<br />

DI FORMAGGIO E COROLLA<br />

DI PROSCIUTTO CRUDO<br />

Ricetta di Fernando Aldighieri e Daniela Bellintani<br />

LOCANDA DELLE GRAZIE - Curtatone (Mn)<br />

fraz. Grazie - via Pio X, 2 - tel. 0376348038<br />

INGREDIENTI<br />

- 3 kg di zucca gia mondate di tutto<br />

- 4 pere mature<br />

- 1 radice di zenzero<br />

- 1 hg di mostarda di zucca<br />

- 400 g di zucchero<br />

- 6 uova<br />

- 400 g di farina<br />

- 1 bustina di lievito per dolci<br />

PROCEDIMENTO<br />

Preparare la zucca a fettine (tipo mele), ma non<br />

sottili. Tagliare anche le pere nello stesso modo.<br />

Grattugiare la radice di zenzero pelato, mescolare<br />

tutto assieme.<br />

A parte sbattere uova, farina, zucchero e lievito.<br />

Amalgamare tutti gli ingredienti, compresa la mostarda<br />

di zucca.<br />

In una tortiera del diametro 26 cm adagiare un<br />

foglio intero di carta da forno che copra anche i<br />

lati, mettere l’impasto, infornare a 160°C per 90<br />

minuti.<br />

Ricetta dello chef Franco Luise di Padova<br />

(catena Oriental Express) inviata da<br />

LOCANDA DELLE GRAZIE<br />

INGREDIENTI<br />

PER IL CESTINO<br />

- 200 g di Grana Padano grattugiato<br />

- 50 gr di semola di frumento<br />

PER IL GELATO DI FORMAGGIO<br />

- ¼ di litro di panna<br />

- ¼ di litro di latte intero<br />

- 3 uova intere<br />

- 200 g di Grana grattugiato<br />

- 1 pizzico di noce moscata<br />

- 1 pizzico di pepe bianco macinato<br />

PROCEDIMENTO<br />

PER IL CESTINO<br />

Mescolare gli ingredienti, mettere una padella antiaderente<br />

dal diametro 14 cm sul fuoco e scaldarla<br />

bene. Porvi una spolverata (un cucchiaio) di<br />

composto sul fondo della padella.<br />

Appena si indora, capovolgerlo sul fondo di un<br />

bicchiere rovesciato, così diventa come una stampino,<br />

lasciare raffreddare. Questi cestini si possono<br />

conservare in un contenitore coperto a temperatura<br />

ambiente anche per 5 o 6 giorni.<br />

PROCEDIMENTO<br />

PER IL GELATO DI FORMAGGIO<br />

Mettere tutti gli ingredienti in una casseruola, mescolare<br />

bene e continuare a farlo sul fuoco acceso.<br />

Portare a ebollizione. Per chi possiede una gelatiera,<br />

raffreddare da manuale. Per chi non ha in<br />

casa una gelatiera, mettere il composto in freezer,<br />

finché diventa gelato. Togliere dal freezer un’ora<br />

prima di servirlo.<br />

PREPARAZIONE PIATTO<br />

Affettare finemente il prosciutto crudo e metterlo<br />

a corolla del cestino posto al centro del piatto.<br />

Mettere nel cestino quenelle di gelato di formaggio<br />

grana. Guarnire con foglioline di mostarda<br />

mantovana.<br />

133


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

LE MELE DI VALTELLINA IGP<br />

Notizie da Melavì di Ponte in Valtellina (So)<br />

La Valtellina è la zona con la più alta concentrazione<br />

di prodotti agroalimentari a marchio europeo.<br />

Tra questi, spiccano le fragranti Mele di Valtellina<br />

IGP coltivate in valle. Le principali varietà prodotte<br />

sono Golden delicious, Red delicious, Gala, Fuji,<br />

Morgenduft, Granny smith.<br />

I terreni di montagna, la piovosità ben distribuita<br />

nel corso della stagione, la protezione a Nord<br />

delle Alpi Retiche e a Sud delle Prealpi Orobie, il<br />

favorevole influsso della brezza del lago di Como<br />

che spira lungo la vallata nelle ore pomeridiane e<br />

l’escursione termica giornaliera in prossimità della<br />

raccolta sono tutti i fattori che rendono il clima<br />

della vallata ideale per la coltivazione delle mele<br />

esaltandone il gusto, la colorazione e l’aspetto.<br />

Il fulcro di questa produzione è rappresentato Melavì,<br />

realtà nata dalla fusione delle tre cooperative<br />

ortofrutticole storicamente presenti sul territorio<br />

della provincia di Sondrio. Melavì riunisce oltre 500<br />

aziende agricole che producono mele in Valtellina<br />

e 130 lavoratori.<br />

I soci coltivano con passione e professionalità i<br />

meleti con metodo di lotta integrata adottando<br />

le più innovative tecniche di coltura atte a ridurre<br />

l’impatto ambientale. Da agosto a metà ottobre<br />

vengono raccolte circa 30.000 tonnellate di mele,<br />

conferite dai soci direttamente ai centri di conservazione<br />

dislocati lungo la valle. Le mele vengono<br />

conservate in celle frigorifere ad atmosfera controllata<br />

dove moderni impianti ad alta tecnologia<br />

consentono di mantenere inalterate le qualità della<br />

mela che conserverà il gusto di una mela appena<br />

colta dall’albero per tutto l’anno.<br />

Come conservare le mele a casa<br />

Le mele, soprattutto se di ottima qualità e comprate<br />

senza ammaccature, possono essere conservate<br />

a lungo in casa. Per conservarle fino a un mese, la<br />

soluzione ottimale è conservarle in frigorifero, nel<br />

cassetto della frutta. Ma, per una conservazione<br />

più lunga, l'ideale è riporle in un luogo possibilmente<br />

buio, fresco e umido. Il contenitore ideale<br />

è una cassa di legno dai bordi bassi, senza che i<br />

frutti si tocchino di loro, ancor meglio se avvolte<br />

singolarmente in carta di giornale.<br />

Utilizzo in cucina:<br />

il succo di mela<br />

Il succo di mela Melavì è prodotto con mele ottenute<br />

da produzioni integrate in provincia di Sondrio.<br />

Le mele vengono spremute a freddo e il succo<br />

ottenuto, senza aggiunta di acqua, zucchero e<br />

conservanti viene filtrato, pastorizzato e subito imbottigliato<br />

per mantenere elevate le caratteristiche<br />

organolettiche. Si trova in commercio nei formati<br />

di vetro da 1 litro e 250 ml oppure, per i consumi<br />

più elevati, in contenitori bag in box da 5 o 3 litri.<br />

135


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

FORMA E SUCCO: ECCO LA PERA MANTOVANA IGP<br />

Notizie da C.OR.MA. Soc. Coop. di San Giovanni del Dosso (Mn)<br />

La pera è uno dei frutti più diffusi e apprezzati d’Italia,<br />

da secoli. Basti pensare all’antico proverbio<br />

“al contadino non far sapere quanto è buono il<br />

formaggio con le pere” per l’evidente accoppiata<br />

vincente di “cacio - pere” che lo avrebbe troppo<br />

ingolosito. Oppure alla figura del “peracottaio”<br />

che, nel Settecento, le vendeva cotte, ricoperte di<br />

caramello e infilzate su un bastoncino per poterle<br />

mangiare per la strada.<br />

Può assumere diverse forme, ed essere di diversa<br />

grandezza, sapore e colore, a seconda della varietà.<br />

Tra queste sono da ricordare:<br />

- la Carmen varietà abbastanza recente, molto apprezzata<br />

perché precoce. Dà frutti medio grossi,<br />

di colore tra il giallo e il rosso sfumato, succosi e<br />

aromatici.<br />

- la Max Red Bartlett è la classica pera estiva (disponibile<br />

però sul mercato fino a gennaio) che si<br />

distingue per la qualità della polpa profumata e<br />

succulenta.<br />

- la Santa Maria è una varietà estiva che dà frutti di<br />

dimensioni medie, di colore giallo verde, con polpa<br />

abbastanza succulenta. Si consuma in prevalenza<br />

in estate/autunno.<br />

- la Decana del Comizio, dai frutti grossi e rugginosi<br />

con polpa bianca e aromatica. Si trova sul mercato<br />

fino a dicembre/gennaio.<br />

- la Conference, dai frutti di dimensioni medie dalla<br />

buccia verde-giallo bronzato (o rugginosa) e dalla<br />

polpa bianco giallastra, fondente, molto succosa,<br />

dolce e aromatica. Si trova sul mercato fino a dicembre/gennaio.<br />

- la Abate Fétel, dai frutti grossi e allungati con<br />

buccia giallastra, soffusa di rosso all’insolazione. Si<br />

conserva fino a metà dell’inverno. È ottima cruda.<br />

- la Kaiser, dai frutti grossi con buccia rugginosa su<br />

sottofondo giallo bronzeo e con polpa consistente.<br />

Si conserva fino a gennaio. È ottima sia cruda<br />

che cotta.<br />

- la William bianca è la pera protagonista delle macedonie<br />

in estate. È molto apprezzata per la succosa<br />

polpa di colore bianco avorio e per il profumo<br />

aromatico che la rende perfetta anche per i frullati.<br />

Sono tutte varietà comprese all’interno della denominazione<br />

Pera Mantovana IGP.<br />

La pera: come si conserva<br />

Le pere acquistate vanno maneggiate con cura<br />

perché si ammaccano facilmente. Se sono piuttosto<br />

mature è consigliabile conservarle in frigorifero<br />

chiuse in un sacchetto di carta (i sacchetti di plastica<br />

potrebbero causare marciume perché al loro<br />

interno si crea umidità). Se sono molto dure è meglio<br />

conservarle a temperatura ambiente chiuse in<br />

un sacchetto di carta del pane (i sacchetti di carta<br />

aiutano a prevenire l’avvizzimento perché trattengono<br />

in parte l’umidità prodotta dalla frutta durante<br />

la maturazione).<br />

La pera e il benessere<br />

Come suggerisce il colore bianco della polpa,<br />

contiene potassio e fibra. Il potassio contribuisce<br />

al normale funzionamento del sistema nervoso e<br />

alla normale funzione muscolare nonché al mantenimento<br />

di una normale pressione sanguigna. La<br />

fibra invece mantiene in salute l’intestino.<br />

136


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

IL BUONO DELLA ZUCCA CHE SI FA NIDO<br />

Notizie da Op Ortonatura di Settala (Mi)<br />

La zucca è una cucurbitacea originaria del Messico<br />

e ne esistono diversi tipi, differenti per forma, fusto,<br />

colore e dimensioni del frutto e del seme. La buccia<br />

può essere di colore verde scuro, giallo, arancione,<br />

marroncino chiaro. La polpa varia dal giallo ocra<br />

all’arancione intenso. Quello che fa la differenza,<br />

però, è la consistenza della polpa che può essere<br />

molto ricca di acqua e fibrosa, compatta o addirittura<br />

farinosa. Le zucche molto acquose sono adatte<br />

soprattutto per la preparazione di creme e minestre<br />

e non sono assolutamente adatte per la preparazione<br />

di gnocchi. Quelle compatte vanno bene sia per<br />

la preparazione di minestre che di gratin e risotti;<br />

sono buone anche fritte e, previa cottura in forno o<br />

senz’acqua e dopo alcune ore di sgocciolatura, anche<br />

per torte dolci e salate, gnocchi e ravioli. Quelle<br />

a pasta farinosa sono indicate soprattutto per la<br />

preparazione di gnocchi e ravioli.<br />

La raccolta, l’acquisto<br />

e la conservazione<br />

Le zucche per essere buone devono essere ben<br />

mature. La raccolta avviene normalmente a partire<br />

dalla fine di settembre e fino ai primi di novembre.<br />

Le zucche intere, conservate in luogo buio, non<br />

umido e fresco si conservano fino ai primi di febbraio.<br />

Le zucche iniziate si conservano per pochi<br />

giorni e vanno tenute al fresco. La fetta di zucca<br />

va invece avvolta in un foglio di pellicola trasparente<br />

e conservata in frigorifero. In alternativa, la<br />

fetta può essere accuratamente privata di buccia<br />

e semi, lavata e perfettamente asciugata; posta in<br />

un contenitore a chiusura ermetica in frigorifero si<br />

conserva per 2 giorni.<br />

La zucca e il benessere<br />

Il colore dominante per la zucca è l’arancione.<br />

Questa colorazione è dovuta alle elevate quantità<br />

di betacarotene, una sostanza appartenente alla<br />

famiglia dei carotenoidi, che il nostro organismo<br />

converte in vitamina A, fondamentale per numerose<br />

funzioni dell’organismo. La vitamina A, infatti,<br />

contribuisce al normale metabolismo del ferro e<br />

al mantenimento della pelle, della capacità visiva e<br />

della funzione del sistema immunitario nella normalità.<br />

In generale il betacarotene è un potente<br />

antiossidante che viene assorbito con i grassi e se<br />

assunto con gli alimenti non procura sovradosaggio,<br />

come può invece verificarsi nel caso di un eccessivo<br />

uso di integratori.<br />

La zucca in cucina<br />

Un utilizzo innovativo della zucca in cucina è<br />

nel nuovo formato del Nido di Zucca. Il Nido di<br />

Zucca si compone di un filamento di polpa di<br />

zucca di spessore sottile arrotolato su se stesso.<br />

Questa tipologia di lavorazione, rispetto al tipico<br />

cubetto, consente una cottura uniforme del prodotto,<br />

ha una forma più accattivante e si presta<br />

anche per la decorazione dei piatti. Una modalità<br />

di cottura è la frittura del Nido. Si suggerisce l’utilizzo<br />

di una friggitrice o di una pentola “wok” in<br />

modo da mantenere immerso il prodotto, questo<br />

non si scioglierà, rimarrà dolce e croccante e potrà<br />

essere guarnito a piacimento. Inoltre il prodotto<br />

può essere anche cotto al forno (in questo caso<br />

la zucca tenderà a “caramellizzare”) e si adagierà<br />

su se stesso, diventando un ottimo contorno o<br />

antipasto.<br />

137


icette<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Se state cercando qualche ricetta<br />

per gli ospiti durante le feste vi<br />

suggeriamo alcune portate tra<br />

primi, secondi piatti e dolci che<br />

faranno felici tutti. Sono ricette<br />

scritte dalla maestra di cucina<br />

Giovanna Ruo Berchera per i due<br />

volumi di Comunica in coedizione<br />

con Cairo Editore: Cucinare i<br />

Sapori d’Italia e Avanzi d’Auto-<br />

re. Il primo volume è una guida<br />

alla scoperta dell’Italia del gusto<br />

attraverso i migliori prodotti tipici<br />

italiani e 170 ricette; il secondo<br />

volume, che ha come sottotitolo<br />

“a tavola con gusto e senza<br />

sprechi”, è una guida pratica per<br />

fare una buona spesa, conservare<br />

gli alimenti e cuocerli, corredata<br />

da 120 ricette all’insegna del nonspreco<br />

e dell’impiego degli avanzi.<br />

CON CAIRO<br />

arrivano i libri<br />

del Golosario<br />

Le prime<br />

tre ricette<br />

sono tratte da<br />

Avanzi<br />

d'Autore<br />

Gli agnolotti di carni miste sono<br />

un tipico primo piatto della cucina<br />

piemontese, conosciuto e<br />

apprezzato in tutta Italia, nato<br />

nelle campagne per utilizzare gli<br />

avanzi di carne dei giorni precedenti.<br />

Con l'arrosto avanzato si<br />

può realizzare anche il polpettone,<br />

qui proposto farcito con<br />

prosciutto o mortadella, spinaci<br />

e formaggio.<br />

Come dessert abbiamo optato<br />

per il salame di cioccolato, qui<br />

proposto però con cioccolato al<br />

latte fuso anziché con cacao in<br />

polvere. Inoltre il burro è stato<br />

quasi completamente eliminato<br />

per rendere il dolce più leggero<br />

e adatto anche a fine pasto.<br />

AGNOLOTTI DI CARNI MISTE<br />

per 10-12 persone<br />

tempo di preparazione: 120'<br />

tempo di cottura: 30'<br />

difficile<br />

INGREDIENTI:<br />

- 400 g circa di carni arrosto<br />

- 100 g di salsiccia fresca<br />

- 100 g circa di salumi non<br />

affumicati (facoltativi)<br />

- 120 g di spinaci lessati (o scarola)<br />

- 100 g di verdure a cubetti<br />

(cipolla, sedano, carota)<br />

- 2 spicchi di aglio<br />

- 1 mazzetto aromatico (alloro,<br />

salvia, timo, rosmarino)<br />

- 5 cucchiai di vino bianco<br />

- 1 bicchiere di brodo<br />

- 7 uova<br />

- 500 g di farina (più quella per<br />

infarinare)<br />

138


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

PREPARAZIONE<br />

Tritate finemente le carni cotte e<br />

mettetele in una ciotola con le carni<br />

crude. Aggiungete le uova e il tuorricette<br />

- 70 g di Grana grattugiato<br />

- 120 g di burro<br />

- 1 mazzetto di salvia<br />

- olio extravergine di oliva<br />

- sale, pepe, noce moscata<br />

PREPARAZIONE:<br />

Scaldate 3-4 cucchiai di olio in un<br />

tegame e fatevi appassire le verdure<br />

tagliate a pezzetti con il mazzetto<br />

aromatico e uno spicchio di aglio<br />

(che poi toglierete).<br />

Unite la salsiccia spellata, fatela rosolare<br />

leggermente, irroratela con<br />

il vino bianco, fate evaporare poi<br />

aggiungete le carni arrosto tagliate<br />

a cubetti e i salumi cotti tagliati a<br />

pezzetti. Mescolate, bagnate con<br />

mezzo bicchiere di brodo, mettete<br />

il coperchio e cuocete a fuoco dolce<br />

per 15-20 minuti, aggiungendo<br />

altro brodo se le carni dovessero<br />

tendere ad attaccare sul fondo del<br />

tegame. A cottura ultimata le carni<br />

dovranno essere morbide ma il<br />

fondo di cottura completamente<br />

consumato.<br />

Saltate gli spinaci con 15 g circa di<br />

burro e uno spicchio d’aglio intero,<br />

uniteli alle carni e passate tutto<br />

al tritacarne quando le carni sono<br />

ancora abbastanza calde. A questo<br />

punto, se aveste 3-4 fettine di<br />

prosciutto crudo avanzato tritatele<br />

insieme. Mettete tutto in una ciotola,<br />

lasciate raffreddare poi unite un<br />

uovo e un tuorlo (tenete da parte<br />

l’albume) e 3 cucchiai di Grana, insaporite<br />

con sale, pepe e noce moscata<br />

poi amalgamate bene.<br />

Impastate la farina con 5 uova, un<br />

pizzico di sale e un cucchiaio di<br />

olio. Lavorate l’impasto per circa<br />

un quarto d’ora finché risulterà liscio<br />

e setoso, poi avvolgetelo nella<br />

pellicola e lasciate riposare per circa<br />

mezz’ora in luogo fresco.<br />

Stendete circa un quinto della pasta<br />

in una sfoglia molto sottile e<br />

dividetela a metà. Pennellatene<br />

una con l’albume tenuto da parte<br />

e sbattuto, distribuite sopra tanti<br />

mucchietti di ripieno (che deve<br />

essere completamente freddo per<br />

evitare che inumidisca la pasta),<br />

coprite con l’altra sfoglia, premete<br />

bene intorno alla farcia per fare<br />

fuoriuscire tutta l’aria e ritagliate i<br />

ravioli quadrati.<br />

Procedete allo stesso modo fino a<br />

esaurire gli ingredienti.<br />

Cuocete gli agnolotti in abbondante<br />

acqua salata in ebollizione in 3-4<br />

tornate e per circa un minuto. Scolateli<br />

man mano e depositali in una<br />

larga padella contenente il burro rimasto<br />

scaldato con la salvia. Servite<br />

con il Grana grattugiato.<br />

POLPETTONE FARCITO<br />

per 6 persone<br />

tempo di preparazione: 30'<br />

tempo di cottura: 40'<br />

media difficoltà<br />

INGREDIENTI<br />

- 300 g circa di carni arrosto miste<br />

- 200 g di carne macinata fresca<br />

(vitello e maiale)<br />

- 2 uova e un tuorlo<br />

- 100 g di ricotta cremosa<br />

o la mollica di un panino<br />

ammorbidita nel latte<br />

- 3-4 fette di prosciutto cotto o di<br />

mortadella<br />

- 50 g di Grana Padano grattugiato<br />

- 80 g di formaggio di media<br />

stagionatura che fonda<br />

- 1 cucchiaino di prezzemolo<br />

tritato<br />

- 2 manciate di pangrattato<br />

- 100 g di spinaci saltati al burro<br />

- 1 cucchiaio di farina<br />

- 1 rametto di rosmarino<br />

- 2 rametti di timo<br />

- 1 spicchio di aglio<br />

- 1/2 scalogno<br />

- 1/2 bicchiere di vino bianco<br />

- 1 bicchiere di brodo<br />

- olio extravergine di oliva<br />

- sale, pepe e noce moscata<br />

139


icette<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

INGREDIENTI<br />

- 200 g di cioccolato finissimo al<br />

latte<br />

- 250 g di ricotta cremosa<br />

freschissima<br />

- 200 g di biscotti rotti, anche<br />

misti: ai cinque cereali, digestive,<br />

novellini<br />

- 35 g di burro<br />

- 40 g di zucchero a velo<br />

- 50 g di nocciole sgusciate tostate<br />

lo, la ricotta, il formaggio grattugiato,<br />

una manciata di pangrattato, il<br />

prezzemolo e lo scalogno. Amalgamate<br />

bene e regolate di sale, pepe e<br />

noce moscata. Se il composto risultasse<br />

troppo morbido, unite ancora<br />

un poco di pangrattato. Stendete il<br />

composto su un foglio di carta da<br />

forno in modo da ottenere un grosso<br />

rettangolo spesso circa 2 cm e,<br />

senza arrivare al bordo, stendete<br />

sopra le fette di prosciutto o mortadella,<br />

gli spinaci e il formaggio<br />

tagliato a fettine sottili. Avvolgete il<br />

rettangolo formando un rotolo. Eliminate<br />

la carta da forno e sigillate<br />

bene i bordi. In un tegame antiaderente<br />

scaldate l’olio con lo spicchio<br />

di aglio, il rosmarino e il timo quindi<br />

rosolate il polpettone infarinato da<br />

tutte le parti. Irrorate con il vino<br />

bianco, lasciate evaporare, bagnate<br />

con poco brodo e cuocete in forno<br />

a 180°C per 40 minuti coprendo<br />

(senza sigillare) la superficie con un<br />

foglio di alluminio.<br />

SALAME<br />

DI CIOCCOLATO AL LATTE<br />

CON RICOTTA, BISCOTTI<br />

E NOCCIOLE TOSTATE<br />

per 8 persone<br />

tempo di preparazione: 15'<br />

tempo di cottura: 5'<br />

+ 5 h di raffreddamento<br />

facile<br />

PREPARAZIONE<br />

Mettete le nocciole su un tagliere e<br />

rompetele battendole leggermente<br />

con un batticarne; spezzettatele<br />

ulteriormente con un coltello<br />

ottenendo così un trito irregolare<br />

(pezzetti e parti più fini). Sbriciolate<br />

i biscotti mantenendo qualche<br />

pezzetto non troppo fine. Tritate il<br />

cioccolato, mettetelo in una bacinella<br />

in acciaio sottile, unite il burro<br />

tagliato a pezzetti e fate sciogliere<br />

il tutto a bagnomaria.<br />

Togliete il composto dal bagnomaria,<br />

mescolate per 3-4 minuti<br />

in modo da ridurre leggermente<br />

la temperatura, quindi incorporate<br />

la ricotta e lo zucchero a velo, mescolando<br />

con un cucchiaio di legno.<br />

Aggiungete infine le nocciole e i biscotti<br />

e amalgamate bene. Bagnate<br />

e strizzate un foglio di carta da<br />

forno largo quanto il rotolo e lungo<br />

35-40 cm.<br />

Versate il composto preparato al<br />

centro dandogli la forma di un<br />

tronchetto, poi avvolgetelo nella<br />

carta facendolo rotolare e premendo<br />

un poco con le mani in modo da<br />

eliminare eventuali vuoti di aria e<br />

dargli una forma cilindrica regolare.<br />

Legate il grosso “salame” ottenuto<br />

alle estremità e ponetelo in frigorifero<br />

per almeno 2 ore (l’ideale è<br />

5-6 ore) prima di servirlo tagliato a<br />

medaglioni spessi. Se volete, potete<br />

guarnire ogni medaglione con un<br />

bel ciuffo di panna montata e una<br />

nocciola tostata al centro. In frigorifero<br />

si conserva per 2-3 giorni.<br />

140


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

A seguire tre<br />

ricette tratte<br />

da Cucinare<br />

i Sapori d’Italia<br />

I tortellini in brodo sono il primo<br />

piatto bolognese per eccellenza<br />

(ma anche Modena ne contende<br />

il primato).<br />

Una ricetta talmente preziosa<br />

che negli anni Sessanta fu codificata<br />

e depositata presso la Camera<br />

di Commercio di Bologna<br />

per iniziativa della Dotta Confraternita<br />

del Tortellino.<br />

Secondo la tradizione i tortellini<br />

devono “morire” in un buon<br />

brodo di manzo e cappone o<br />

manzo e gallina e devono essere<br />

di piccole dimensioni, tali<br />

per poter essere contenuti in<br />

ricette<br />

abbondanza in un cucchiaio da<br />

minestra.<br />

La faraona ripiena è un classico<br />

secondo piatto delle feste natalizie,<br />

qui proposto con il tartufo<br />

nero di Norcia ad arricchire il<br />

ripieno.<br />

Come dolce, il soufflé glacé di<br />

arance, una rielaborazione della<br />

base classica del soufflé glacé<br />

con l’impiego delle arance bionde<br />

di Ribera: scorza e succo per<br />

il soufflé e polpa per la salsa di<br />

accompagnamento.<br />

TORTELLINI IN BRODO<br />

per 6-8 persone<br />

tempo di preparazione: 60’<br />

tempo di cottura: 40’<br />

elaborata<br />

INGREDIENTI<br />

- 400 g di farina 00 (più quella per<br />

infarinare)<br />

- 2,5 lt di buon brodo di carne<br />

- 5 uova<br />

- 100 g di mortadella di Bologna<br />

- 100 g di prosciutto crudo<br />

- 120 g di lombo di maiale<br />

affettato<br />

- 100 g di Grana Padano<br />

stravecchio grattugiato<br />

- 1/2 noce di burro<br />

- noce moscata<br />

- 2 cucchiai di olio extravergine di<br />

oliva<br />

PREPARAZIONE<br />

Impastate la farina con 4 uova e<br />

lavorate la pasta per almeno un<br />

quarto d’ora, finché risulterà liscia<br />

ed elastica. Formate una palla, avvolgetela<br />

nella pellicola e lasciatela<br />

riposare per almeno un’ora in<br />

luogo fresco, avvolta nella pellicola.<br />

Scaldate il burro e l’olio in una<br />

padella, fate rosolare il lombo di<br />

maiale, cuocetelo per 2-3 minuti<br />

poi passatelo al tritacarne per due<br />

volte insieme alla mortadella e al<br />

prosciutto crudo. Trasferite il composto<br />

in una ciotola, unite il Grana<br />

e l’uovo rimasto e profumate con<br />

alcune grattate di noce moscata.<br />

Stendete la pasta in una sfoglia<br />

molto sottile (la tradizione emiliana<br />

la vuole stesa rigorosamente<br />

a mano), ritagliatela a quadretti<br />

aventi un lato di circa 3 cm e mettete<br />

al centro di ognuno una pallina<br />

di ripieno delle dimensioni di<br />

una piccola nocciola. Piegate ora<br />

ogni quadratino di pasta in metà,<br />

in modo da ottenere un triangolo,<br />

poi premete bene i bordi per sigillarli.<br />

Ripiegate l’angolo superiore<br />

del triangolo e chiudete i tortellini<br />

ad anello, girandoli attorno al dito<br />

e sigillando insieme i due angoli di<br />

base dopo averli leggermente accavallati.<br />

Disponete i tortellini su<br />

vassoi infarinati e lasciateli asciugare<br />

leggermente prima di cuocerli o<br />

riporli in frigorifero. Cuocete i tortellini<br />

nel brodo e lasciateli bollire a<br />

fuoco dolce per alcuni minuti. Spegnete<br />

e lasciate riposare 2-3 minuti<br />

prima di servire.<br />

141


icette<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

FARAONA RIPIENA<br />

CON TARTUFI NERI DI NORCIA<br />

per 12 persone<br />

tempo di preparazione: 110’<br />

tempo di cottura: 120’<br />

elaborata<br />

INGREDIENTI<br />

- 1 faraona<br />

- 250 g di polpa magra di maiale,<br />

macinata<br />

- 200 g di petto di pollo macinato<br />

- 200 g di pasta di salsiccia<br />

- 50 g di fondo di prosciutto crudo<br />

macinato<br />

- 150 g di prosciutto cotto in una<br />

sola fetta<br />

- 150 g di lardo in una sola fetta<br />

- 180 g di tartufi neri di Norcia<br />

- 100 g di besciamella densa (o<br />

panna fresca)<br />

- 40 g di Parmigiano Reggiano<br />

grattugiato<br />

- 2 uova<br />

- 1 bicchiere di vino bianco secco<br />

- 3 cucchiai di Marsala secco<br />

- 1 cucchiaio di Brandy<br />

- 1 mazzetto aromatico (alloro,<br />

timo, rosmarino, salvia)<br />

- 1 carota<br />

- 1 costola di sedano<br />

- 1 scalogno<br />

- 1 spicchio d’aglio<br />

- 1 bicchiere di brodo<br />

- olio extravergine di oliva<br />

- sale, pepe di mulinello, noce<br />

moscata<br />

PREPARAZIONE<br />

Disossate la faraona (incidendola<br />

dal dorso) senza fiammeggiarla per<br />

evitare che la pelle si rompa durante<br />

la cottura. Se preferite, fatevela<br />

disossare dal macellaio.<br />

Tagliate il prosciutto cotto e il lardo<br />

a bastoncini regolari. Preparate un<br />

cucchiaio di trito aromatico composto<br />

da: timo, rosmarino, carota,<br />

sedano e scalogno.<br />

Mettete in una ciotola le carni e i<br />

salumi macinati, unite le uova, la<br />

besciamella, il Parmigiano, il trito<br />

aromatico, il Marsala, il Brandy e<br />

120 g di tartufo tagliato a piccoli<br />

cubetti. Amalgamate bene, regolate<br />

di sale, pepe e noce moscata poi<br />

farcite la faraona dopo averla salata<br />

leggermente all’interno. Inserite<br />

man mano nella farcia i bastoncini<br />

di prosciutto e lardo in modo tale<br />

da ottenere un mosaico nel momento<br />

in cui affetterete. Cucite la<br />

faraona sul dorso con spago da<br />

cucina.<br />

Sistemate la faraona in una pirofila<br />

da forno unta di olio, salatela,<br />

pepatela, aggiungete le verdure e<br />

gli aromi rimasti e passate in forno<br />

caldo a 190°C per una ventina di<br />

minuti.<br />

Spruzzate con il vino bianco, fate<br />

evaporare e abbassate il forno a<br />

160°C e proseguite la cottura per<br />

circa un’ora e 40 minuti, irrorando<br />

la superficie della faraona di tanto<br />

in tanto con il fondo di cottura e<br />

bagnando con un poco di brodo.<br />

Nell’ultima ora di cottura è consigliabile<br />

coprire la pirofila oppure<br />

coprire la superficie della faraona<br />

con un foglio di alluminio per evitare<br />

che colorisca eccessivamente.<br />

Estraete la faraona dalla pirofila, sistematela<br />

su un piatto da portata e<br />

lasciatela raffreddare.<br />

Passate al colino il fondo di cottura<br />

e mettetene metà in un pentolino;<br />

unite a esso il tartufo rimasto tagliato<br />

a julienne e cuocete a fuoco<br />

dolce per alcuni minuti.<br />

Affettate la faraona e fatela riscaldare<br />

con il sugo senza tartufo. Di-<br />

142


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

ricette<br />

sponete le fette sui piatti, irroratele<br />

con il sugo al tartufo e servite con<br />

un contorno a piacere.<br />

Potete anche servire la faraona ripiena<br />

fredda accompagnandola<br />

con insalata.<br />

SOUFFLÉ GLACÉ DI ARANCE<br />

per 6 persone<br />

tempo di preparazione: 50’<br />

+ riposo<br />

tempo di cottura: 20’<br />

elaborata<br />

INGREDIENTI<br />

- 4 arance bionde di Ribera (Washington<br />

Navel) non trattate<br />

- 2 uova<br />

- 5 cucchiai di zucchero semolato<br />

- 5 cucchiai di zucchero a velo<br />

- 5 cucchiai di Grand Marnier<br />

- 200 g di panna da montare<br />

- 6 pezzi di anice stellato<br />

PREPARAZIONE<br />

Grattugiate un’arancia e mezza o<br />

due (secondo la grandezza) con<br />

una grattugia non troppo fine lasciando<br />

cadere la scorza in un polsonetto<br />

o in una ciotola in acciaio<br />

adatta per cottura a bagnomaria.<br />

Unite i tuorli (tenete da parte gli<br />

albumi), 3 cucchiai di zucchero<br />

semolato e sbattete con una frusta<br />

fino a ottenere un composto<br />

omogeneo e spumoso. Versate 2<br />

cucchiai di liquore e 7 cl di succo<br />

d’arancia e fate addensare a bagnomaria<br />

fino a ottenere una crema<br />

non troppo densa. Togliete dal<br />

bagnomaria, posate il polsonetto<br />

su acqua freddissima e fate raffreddare<br />

mescolando. Versate la crema<br />

in una ciotola. Nello stesso polsonetto<br />

lavato e asciugato, versate gli<br />

albumi e lo zucchero a velo, posate<br />

il recipiente sul bagnomaria caldo e<br />

sbattete energicamente con la frusta<br />

o lo sbattitore elettrico finché<br />

gli albumi risulteranno montati a<br />

neve e saranno caldi e lucidi. Montate<br />

la panna e amalgamatela alla<br />

crema precedentemente preparata<br />

con movimenti delicati dal basso<br />

verso l’alto. Incorporate quindi gli<br />

albumi montati e non più caldi.<br />

Mettete intorno al bordo di 6 formine<br />

individuali in porcellana una<br />

fascia di carta oleata spessa o una<br />

doppia fascia di carta da forno in<br />

modo da rialzarlo. Sigillate bene<br />

con nastro adesivo poi riempite<br />

quasi fino all’orlo con il composto<br />

preparato. Ponete in congelatore<br />

per 4-5 ore. Pelate a vivo le arance<br />

rimaste e asportate gli spicchi con<br />

un coltellino affilato. Versate lo<br />

zucchero rimasto in una padella e<br />

fatelo imbiondire. Aggiungete gli<br />

spicchi delle arance, saltateli per<br />

alcuni istanti con i pezzi di anice<br />

stellato, irrorate con il liquore rimasto<br />

e ritirate dalla fiamma.<br />

Lasciate raffreddare.<br />

Eliminate il nastro<br />

adesivo e le fasce di<br />

carta dai soufflé, disponete<br />

sopra ognuno<br />

un pezzo di<br />

anice stellato<br />

e 2 spicchi<br />

d’arancia e<br />

servite con la salsa<br />

preparata.<br />

143


Adesso 2017<br />

Compie 10 anni il libro che dal 2008<br />

ha accompagnato la vita di tante famiglie, giorno per giorno<br />

L'appuntamento con le cose belle regna sovrano<br />

nella scansione di questo libro che accompagna<br />

l'apertura di ogni mese con un quadro del pittore<br />

Marco Cirnigliaro, una frase su cui riflettere di<br />

illustri scrittori o filosofi e una vignetta umoristica<br />

di Guido Clericetti. Ogni pagina quotidiana contiene<br />

invece la vita in breve di un Santo del giorno<br />

e le proposte in pillole sulle cose di casa.<br />

Su tutte le ricette di stagione con cui Giovanna<br />

Ruo Berchera spiega in modo comprensibile anche<br />

ai neofiti, come preparare da una semplice<br />

frittata alle paste ripiene. A lei quest'anno si affianca<br />

un pool di autori che comprende le sorelle<br />

Manuela e Lucilla Di Chiara che ci raccontano<br />

come preparare le ciambelle dolci; il barman<br />

Domenico Maura con i suoi cocktail di stagione;<br />

le ricette dolci degli chef Ambra Romani e Alfonso<br />

Pepe; le ricette della tradizione di Nanda<br />

Salsi e quelle con le erbe di stagione di Don Sandro<br />

Luparia; fino alle particolari conserve di Bianca<br />

Rosa Gremmo Zumaglini e alle ricette per il<br />

barbecue di Gianfranco Lo Cascio. Oltre alle ricette<br />

ci sono i consigli sul vino e i suoi abbinamenti<br />

di Marco Gatti, la storia delle spezie in cucina di<br />

Maurizio Tiani e i suggerimenti per conservare<br />

il cibo di Giorgia Spigno. E quest'anno le idee<br />

per la casa bella spaziano tra le pillole dell'arredatrice<br />

Giuliana Gentili o le questioni di stile di<br />

Monica Deevasis e il gusto per la cura dell'orto<br />

e del giardino di cui scrive l'agronomo<br />

Maurizio<br />

Lega. Infine il benessere, trattato da<br />

Lucio Sotte,<br />

medico esperto di medicina cinese;<br />

An-<br />

drea Nicola, farmacista, e Mauro Raffa<br />

e Lucia Tancon, naturopati, quindi Gio-<br />

nata Venesio, fisioterapista, che affron-<br />

ta la prevenzione dei problemi strutturali.<br />

I Racconti dell'orto di<br />

Silvia Benzi sono<br />

fiabe da raccontare per vincere le resistenze<br />

dei più piccoli di fronte a un bel<br />

piatto di verdure di stagione; la rubrica<br />

Animal House di<br />

Andrea Voltolini dà<br />

consigli per la cura degli animali. Il libro<br />

invita d alzare lo sguardo con l'omonima<br />

rubrica della<br />

Cooperativa Opera d'Arte<br />

che ci propone viaggi alla scoperta dell'Italia<br />

e delle sue opere d'arte; ma ci sono<br />

anche i viaggi nei musei del cibo di<br />

Fabio<br />

Molinari; i viaggi metaforici con il cinema<br />

di Don Lucio Guizzo; quelli verso i sapori<br />

del lontano Giappone con<br />

Motoko Iwasaki;<br />

fino ai viaggi nello spazio in cui ci ac-<br />

compagna l'astronoma Elena Notari.<br />

euro 9,90<br />

in libreria e sul sito<br />

comunicaedizioni.it


Paris Brest • 1<br />

2 • Torta Degas<br />

Crostata Tropicale • 3<br />

4 • Bicchierino Go Go<br />

Torta marroni e albicocche • 5<br />

6 • Panettone semifreddo & amarene<br />

Sei ricette inedite, ideate per noi dal pastry chef Omar Busi,<br />

che ne ha spiegato passo passo la realizzazione in 6 video irresistibili.<br />

Con questa serie di videoricette è iniziata la collaborazione con Giuso, azienda nata nel<br />

1919 in un piccolo laboratorio di Acqui Terme, oggi importante realtà industriale affermata<br />

a livello nazionale e internazionale e riconosciuta come qualificato<br />

esponente del Made in Italy, specializzata nella produzione di ingredienti<br />

e composti di alta qualità per pasticceria e gelateria artigianale.<br />

Le ricette proposte sono dedicate principalmente agli operatori del settore,<br />

ma possono essere sperimentate anche da appassionati.<br />

Cercatele sulla pagina Youtube de ilGolosario, nella sezione ricette!


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

SULLA TAVOLA DI NATALE<br />

quest’anno è Barbera<br />

Per una questione<br />

di classificazione<br />

(e nomenclatura) si<br />

parla di piramide<br />

qualitativa della<br />

Barbera anche se,<br />

l’annata 2016 - ormai<br />

è chiaro - sarà una<br />

delle migliori “mai<br />

messe in cantina”<br />

a tutti i gradini di<br />

questa piramide.<br />

La vendemmia conclusa quest’anno,<br />

spiegano dal Consorzio Barbera<br />

d’Asti e vini del Monferrato, si può<br />

considerare senza mezzi termini<br />

“storica, con uve barbera di elevato<br />

livello qualitativo, con un titolo alcolometrico<br />

minimo naturale superiore<br />

a 13,50%, accompagnato da<br />

un’acidità totale media di 8,0-9,0 g/l<br />

e un ph pari a circa 3,20”. «Sapevamo<br />

- ha detto il presidente del<br />

Consorzio, Filippo Mobrici - che<br />

sarebbe stato difficile ripetere una<br />

vendemmia come il 2015, che definimmo<br />

senza timore di smentita la<br />

migliore da molti anni a questa parte.<br />

La bellezza della natura sta però<br />

nel fatto che è capace di sorprendere<br />

anche chi la vive quotidianamente,<br />

regalando a tutti i produttori di<br />

Barbera d’Asti un’uva ai limiti della<br />

perfezione».<br />

Così aspettando i risultati di questa<br />

annata, è già possibile assaggiare il<br />

2015 Piemonte Barbera nella versione<br />

frizzante, quella che meglio<br />

si esprime con il salame crudo e con<br />

alcuni piatti che denotano un’ampia<br />

nota grassa. La versione ferma,<br />

con i suoi colori brillanti e sfumature<br />

violacee e con il profumo intenso,<br />

vinoso, con sentori di prugna e ciliegia,<br />

è perfetta con gli antipasti più<br />

tipici della tradizione piemontese,<br />

dal vitello tonnato all’insalata russa.<br />

Stessa teoria di abbinamenti per la<br />

Barbera d’Asti Docg, anche questa<br />

in parte già disponibile nell’annata<br />

2015, che trova espressione in<br />

una ricca gamma di vini, contraddistinti<br />

da uno stile ben definito, volto<br />

a valorizzarne il bouquet e il piacevole<br />

nerbo acido. È così che in una<br />

Barbera d’Asti non mancherà mai<br />

il rosso rubino intenso e profondo,<br />

accompagnato da profumi di frutta<br />

fresca e polposa. Quindi spazio<br />

anche all’abbinamento con i primi,<br />

dagli agnolotti fino a un risotto ai<br />

funghi, ad esempio, ma capace di<br />

146


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

esprimersi molto bene anche con un<br />

secondo come la Finanziera.<br />

La versione Superiore della Barbera<br />

d’Asti prevede l’utilizzo obbligatorio<br />

del legno, sia esso rappresentato<br />

dalle botti di grandi<br />

dimensione, piuttosto che da barriques<br />

e tonneaux. Ne scaturisce un<br />

vino di grande complessità e molto<br />

longevo che al naso ha sentori di<br />

frutta matura, che evolvono fino a<br />

giungere a confettura e frutta sotto<br />

spirito. Non è raro trovare note più<br />

o meno intense balsamiche, speziate<br />

e talvolta floreali; con la maturazione<br />

in legno sviluppa sentori di<br />

cannella, cacao e liquirizia. Al gusto<br />

risulta pieno, di grande calore ed<br />

armonia. L’affinamento regala complessità<br />

e ricchezza di tannini dolci<br />

e vellutati e una lunga persistenza<br />

gusto-olfattiva. È un vino che non<br />

teme di accostarsi ai grandi arrosti,<br />

al bollito e a superbi piatti di cacciagione.<br />

È un vino perfetto per la<br />

tavola natalizia.<br />

Ma questo Natale potremmo anche<br />

assaggiare un esordiente prestigioso,<br />

il Nizza Docg che debutta per<br />

la prima volta con il proprio nome<br />

(e non come sottozona della Barbera<br />

d’Asti Docg) nell’annata 2014. Si<br />

tratta di una barbera 100% ottenuta<br />

dalle vigne di 18 Comuni attorno<br />

a Nizza Monferrato. Oltre a provenienza<br />

e vitigno (100% barbera),<br />

sono precisi i limiti imposti ai vigneti,<br />

che devono avere un’esposizione<br />

Sud o Sud-Est o Sud-Ovest. E la resa<br />

non può superare i 70 quintali per<br />

ettaro. La durata minima dell’affinamento<br />

è di 18 mesi (di cui 6 in<br />

legno) per il Nizza e di 30 mesi (di<br />

cui 12 in legno) per il Nizza Riserva.<br />

Noi l’abbiniamo a selvaggina e<br />

a formaggi piemontesi di grande<br />

stagionatura.<br />

Accanto alla Barbera troviamo poi il<br />

Ruchè di Castagnole Monferrato<br />

Docg, altro vino capace di raccontare<br />

il suo profondo legame con il<br />

territorio di produzione, 7 Comuni<br />

a nord di Asti. Un vino capace di<br />

conquistare con le sue note di frutta<br />

rossa e spezie, tra cui la marasca,<br />

che lo rendono ideale per abbinamenti<br />

importanti come ad esempio<br />

il Tartufo, che nel Basso Monferrato<br />

ha la sua terra di elezione.<br />

147


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

L’ALTO<br />

Nebbiolo<br />

L’Alto Piemonte è<br />

quel lembo di terra<br />

che va dalle Alpi fino<br />

al Lago Maggiore con<br />

alle spalle il massiccio<br />

del Monte Rosa,<br />

che con i suoi 4.600<br />

metri è il secondo<br />

monte più alto<br />

d’Europa e influenza<br />

profondamente il<br />

clima di queste zone.<br />

Protegge il territorio dai freddi<br />

venti del Nord e nel contempo<br />

nelle stagioni calde rinfresca<br />

la zona pedemontana con i<br />

venti provenienti dai ghiacciai<br />

creando il microclima ideale per<br />

la coltivazione del nebbiolo. Dal<br />

punto di vista geologico l’Alto<br />

Piemonte è una zona diversificata,<br />

come ben dimostrano i colori<br />

della terra e della roccia. Partendo<br />

dall’estremo Ovest, dove insiste la<br />

denominazione Coste della Sesia, si<br />

trovano sedimenti marini adagiati<br />

su fondi alluvionali o porfirici.<br />

Proseguendo verso Est ci sono<br />

porfidi e pietre di origine vulcanica.<br />

La zona del Bramaterra è la più variegata:<br />

la maggior parte delle vigne<br />

si estende su un blocco di porfido<br />

che ha però ai margini depositi<br />

marini. A Gattinara le zone vitate<br />

sorgono sopra blocchi di porfido<br />

ocra-bruno molto compatti e duri,<br />

friabili solo in superficie.<br />

Al di là del fiume Sesia, entrando<br />

nella denominazione Colline Novaresi,<br />

troviamo lo stesso porfido del<br />

Boca, di color rosa acceso, che è<br />

tanto friabile da diventare polvere<br />

ed è poverissimo di humus. Scendendo<br />

verso Sud invece i terreni si<br />

fanno ghiaiosi, soggetti a infiltrazioni<br />

di acqua piovana, molto ricchi<br />

di ferro e magnesio. Da Nord a Sud,<br />

lungo questa costa orientale del<br />

fiume Sesia, si susseguono quindi<br />

più denominazioni che portano i<br />

nomi di altrettanti Comuni: Ghemme,<br />

Fara e Sizzano.<br />

I rilievi dell’Ossola a loro volta introducono<br />

in un ambiente differente,<br />

le vigne sono ordinate in terrazzamenti<br />

con forte pendenza sui versanti<br />

del fiume Toce. È una zona di<br />

morene con varietà di suoli, grande<br />

concentrazione granitica e una ric-<br />

148


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

chezza minerale molto complessa.<br />

Il denominatore comune è quindi<br />

il vitigno nebbiolo, che a ogni denominazione<br />

(in cui partecipa in<br />

percentuale variabile) dà risultati<br />

diversi. Le Docg sono due: Gattinara<br />

e Ghemme. Il primo ha almeno<br />

il 90% di nebbiolo - sono ammesse<br />

vespolina max 4% e/o uva rara<br />

(bonarda di Gattinara), complessivamente<br />

non oltre il 10% - ed è<br />

sottoposto a un invecchiamento di<br />

almeno 35 mesi, di cui 24 in legno,<br />

secondo il disciplinare. La tipologia<br />

"Riserva" richiede un periodo di invecchiamento<br />

più lungo: 47 mesi,<br />

di cui 36 in legno.<br />

Il Ghemme per essere tale deve<br />

contenere almeno l’85% di uve<br />

nebbiolo. Sono ammesse vespolina<br />

e uva rara, da sole o congiuntamente,<br />

per un max del 15%.<br />

L’invecchiamento minimo è di 34<br />

mesi, di cui 18 in legno secondo<br />

il disciplinare. La tipologia "Riserva"<br />

richiede un periodo di invecchiamento<br />

più lungo: 46 mesi, di<br />

cui 24 in legno. I vini "Ghemme"<br />

e "Ghemme Riserva", successivamente<br />

al periodo di invecchiamento,<br />

devono essere sottoposti a un<br />

periodo di affinamento in bottiglia<br />

di sei mesi. Il Consorzio Tutela Nebbioli<br />

Alto Piemonte valorizza oltre<br />

a queste due Docg, altre otto Doc<br />

(Boca, Bramaterra, Colline Novaresi,<br />

Coste della Sesia, Fara, Lessona,<br />

Sizzano e Valli Ossolane) che hanno<br />

tutte una percentuale variabile<br />

di nebbiolo (solitamente tra il 50 e il<br />

70% eccetto il Boca che spazia tra<br />

il 70 e il 90%) e condividono una<br />

naturale predisposizione all’invecchiamento.<br />

L’abbinamento da provare<br />

è ancora una volta quello che<br />

vi abbiamo suggerito in un articolo<br />

di questo numero di Papillon: risotto<br />

con il Gorgonzola.<br />

A Golosaria hanno partecipato<br />

17 cantine sotto l’egida<br />

del Consorzio. Eccole:<br />

• BONIPERTI GILBERTO - Barengo<br />

(No)<br />

• AZIENDA VITIVINICOLA F.LLI<br />

IOPPA - Romagnano Sesia (No)<br />

• PODERE AI VALLONI - Boca (No)<br />

• PLATINETTI GUIDO di Fontana S.<br />

e A. - Ghemme (No)<br />

• CASTALDI FRANCESCA - Briona<br />

(No)<br />

• PODERI GARONA di Duella<br />

Renzo - Borgomanero (No)<br />

• PIETRO CASSINA - Lessona (Bi)<br />

• ANTONIOLO - Gattinara (Vc)<br />

• TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA -<br />

Ghemme (No)<br />

• COLOMBERA CARLO -<br />

Masserano (Bi)<br />

• CANTINE DEL CASTELLO CONTI -<br />

Maggiora (No)<br />

• CANTINA DELSIGNORE di Dorelli<br />

Stefano - Gattinara (Vc)<br />

• ANTONIOTTI MATTIA - Sostegno<br />

(Bi)<br />

• CA' NOVA di Codecasa Giada -<br />

Bogogno (No)<br />

• E.C.A. - Villadossola - Verbania<br />

• CANTINE GARRONE -<br />

Domodossola (Vb)<br />

• MAZZONI TIZIANO - Cavaglio<br />

d'Agogna - Novara<br />

www.consnebbiolialtop.it<br />

149


“Per MSC Crociere l’offerta gastronomica è<br />

una delle principali componenti che rendono<br />

unica l’esperienza di una crociera a bordo<br />

delle nostre navi. Il piacere della buona<br />

tavola gioca infatti un ruolo cruciale nella<br />

creazione di emozioni indimenticabili oltre<br />

a consentire ai nostri ospiti la scoperta di<br />

nuovi sapori e nuove culture.<br />

Per questa ragione offriamo ogni giorno<br />

ai nostri viaggiatori menu della massima<br />

qualità, con cibi sempre freschi e genuini.<br />

Ad arricchire ulteriormente l’offerta, MSC<br />

Crociere ha anche stretto collaborazioni<br />

esclusive con Carlo Cracco, Roy Yamaguchi,<br />

Jean-Phillippe Maury e Jereme Leung,<br />

quattro chef di altissimo profilo internazionale,<br />

considerati massimi esperti mondiali<br />

nei rispettivi ambiti culinari, ciascuno dei<br />

quali apporta le proprie competenze d’alta<br />

cucina innalzando a nuovi livelli l’esperienza<br />

gastronomica dei nostri crocieristi”.<br />

Queste le parole di Leonardo Massa, Country<br />

Manager di MSC Crociere, che testimoniano<br />

l’importanza attribuita da MSC all’offerta<br />

gastronomica. L’esperienza culinaria a<br />

bordo delle navi MSC Crociere si distingue<br />

per la straordinaria varietà di cucina e di spazi<br />

dove gustarla.<br />

I grandi buffet dei ristoranti principali sono


msccrociere.it<br />

ilGolosario<br />

I 10 MOTIVI PER CUI<br />

ilGolosario<br />

HA SCELTO<br />

UNA CROCIERA MSC<br />

1 - la qualità delle materie prime impiegate<br />

nella preparazione dei piatti<br />

2 - i cibi sempre freschi<br />

3 - l’attenzione verso chi ha particolari<br />

esigenze alimentari (intolleranze, vegetariani,<br />

ecc.)<br />

4 - la varietà di cucina mediterranea e internazionale<br />

anche nel favoloso, ampio<br />

self service internazionale<br />

5 - i menu ad hoc per i piccoli ospiti<br />

6 - la presenza di diverse aree destinate al<br />

food<br />

7 - la flessibilità degli orari in cui mangiare<br />

8 - i menu leggeri per gli amanti della<br />

forma fisica<br />

9 - la pasta fresca fatta in casa<br />

10 - le tante possibilità di conoscere il meglio<br />

del vino italiano<br />

affiancati da numerosi corner con menu ad<br />

hoc per chi ha particolari esigenze: i bambini,<br />

gli sportivi, chi soffre di intolleranze o allergie,<br />

i vegetariani... Grande cura viene prestata<br />

per garantire soluzioni su misura per le<br />

esigenze alimentari specifiche di ognuno. In<br />

particolare MSC ha ottenuto la certificazione<br />

da Bureau Veritas per i menu senza glutine<br />

in tutto il mondo nei principali ristoranti<br />

delle navi.<br />

Tutte le ricette senza glutine sono preparate<br />

da personale specializzato nelle cucine dedicate<br />

a bordo, utilizzando prodotti immagazzinati<br />

in apposite aree. Accanto alle proposte<br />

per colazione, pranzo e cena, c’è poi un’ampia<br />

proposta di bevande senza glutine.<br />

La Compagnia inoltre arricchisce ulteriormente<br />

l’offerta culinaria attraverso una<br />

partnership con Terchnogym dedicata agli<br />

amanti del wellness: grazie alla collaborazione<br />

con esperti nutrizionisti, MSC Crociere<br />

ha sviluppato un’ampia varietà di menu deliziosi<br />

e bilanciati con una selezione di piatti<br />

leggeri e allo stesso tempo saporiti disponibili<br />

a colazione, pranzo e cena.<br />

Per scoprire lo straordinario mondo del gusto<br />

e dell’accoglienza di MSC Crociere seguite<br />

nei prossimi mesi il portale del gusto<br />

www.ilgolosario.it


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

MSC<br />

crociere:<br />

LE PARTNERSHIP<br />

CON I GRANDI<br />

CHEF<br />

ACCLAMATI<br />

A LIVELLO<br />

GLOBALE<br />

MSC Crociere, la più grande<br />

compagnia di crociere a<br />

capitale privato al mondo e<br />

leader di mercato in Europa,<br />

Sudamerica e Sudafrica,<br />

ha arricchito ulteriormente<br />

l'offerta di alta cucina<br />

internazionale grazie alla<br />

collaborazione con gli chef<br />

pluripremiati Carlo Cracco,<br />

Jean-Phillippe Maury, Jereme<br />

Leung e Roy Yamaguchi.<br />

MSC Crociere continua il suo impegno<br />

per offrire ai suoi ospiti una cucina<br />

di massimo livello internazionale.<br />

A questo proposito ricordiamo<br />

le affermazioni di Gianni Onorato,<br />

Chief Executive Officer di MSC Cruises:<br />

“Il piacere della buona tavola<br />

gioca un ruolo cruciale nella creazione<br />

di emozioni indimenticabili<br />

oltre a consentire ai nostri ospiti<br />

la scoperta di nuovi sapori e nuove<br />

culture. L’esperienza culinaria a<br />

bordo delle navi MSC si distingue<br />

per la straordinaria varietà di cucina<br />

mediterranea e internazionale e di<br />

spazi dove gustarla. Scelti in quanto<br />

massimi esperti mondiali nei rispettivi<br />

ambiti culinari, ciascuno dei<br />

quattro chef di altissimo profilo con<br />

cui attualmente collaboriamo ap-<br />

152


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

porta le proprie competenze d’alta<br />

cucina innalzando a nuovi livelli l’esperienza<br />

gastronomica dei nostri<br />

crocieristi”.<br />

La prima collaborazione, con Carlo<br />

Cracco, è datata 2013. Oltre<br />

a creare ogni anno nuovi speciali<br />

menu di Natale e Capodanno a<br />

bordo delle navi, a partire dall’estate<br />

2016 Cracco ha ideato anche<br />

una ricetta esclusiva per il menu<br />

di gala di ogni crociera. Inoltre lo<br />

chef lombardo ha proposto una<br />

nuova esperienza culinaria per il<br />

club bimbi Doremi. Si tratta di cooking<br />

live show dedicati ai bambini,<br />

che possono così impastare, mescolare,<br />

setacciare, scoprire come<br />

gli ingredienti da cucina possono<br />

prendere forma sotto le loro mani.<br />

Un'esperienza divertente ma anche<br />

educativa che ha riscosso molto<br />

successo sia presso i bambini<br />

che presso i loro genitori.<br />

Mondiale di Pasticceria nel 2002 e<br />

2004, collabora con MSC Crociere<br />

per la realizzazione di una gelateria<br />

e creperia gourmet sulle navi<br />

di prossima generazione di classe<br />

Meraviglia, oltre a un atelier del<br />

cioccolato con cucina a vista. Già<br />

da oggi propone le sue golosità a<br />

bordo di MSC Divina che fa base ai<br />

Caraibi e in futuro sul resto della<br />

flotta della Compagnia, con l'elaborazione<br />

di nuovi dessert nei ristoranti,<br />

ai buffet e nell’MSC Yacht<br />

Club.<br />

Jean-Phillipe Maury, pasticciere<br />

e chocolatier francese incoronato<br />

Miglior Pasticciere di Francia<br />

e Medaglia d’Oro al Campionato<br />

153


I.P.<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Jereme Leung, acclamato chef<br />

cinese, esperto in tutte e quattro<br />

le scuole e metodi di preparazione<br />

della cucina cinese - dim sum, barbecue,<br />

wok e lavoro con il coltello<br />

- porta la sua cucina cinese contemporanea<br />

a bordo di MSC Lirica,<br />

la prima delle navi da crociera<br />

MSC a essere dislocata in Cina da<br />

maggio 2016.<br />

Leung per MSC crea dei nuovi<br />

piatti esclusivi mirati ai gusti dei<br />

crocieristi cinesi, oltre ad arricchire<br />

i menu esistenti con il suo distintivo<br />

tocco creativo.<br />

L'ultima collaborazione in ordine<br />

di tempo è con il famoso chef<br />

nippo-americano e pioniere culinario<br />

a livello internazionale Roy<br />

Yamaguchi, che porterà a bordo<br />

delle navi MSC Crociere la sua cucina<br />

unica, che è una fusione di<br />

più tradizioni culinarie. Yamaguchi<br />

154


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

I.P.<br />

avrà una presenza dedicata e un<br />

ristorante a bordo di MSC Seaside,<br />

la nuova nave di prossima generazione<br />

e una delle più innovative<br />

e rivoluzionarie della Compagnia<br />

che entrerà in servizio a Dicembre<br />

2017 con crociere tutto l’anno da<br />

Miami ai Caraibi. Yamaguchi sarà<br />

coinvolto nell’ideazione e creazione<br />

di ogni particolare del nuovo<br />

ristorante pan-asiatico, mettendo<br />

il suo genio creativo e la sua visione<br />

nella cura di ogni dettaglio<br />

che caratterizza l’esperienza dei<br />

crocieristi: dalla creazione delle ricette<br />

e dei menu, agli abbinamenti<br />

dei vini, alla scelta delle porcellane<br />

per esaltare i piatti e della musica<br />

per creare la giusta atmosfera e<br />

persino nella scelta del tipo di carta<br />

per i menu. Oltre alle collaborazioni<br />

con gli chef, MSC Crociere<br />

offre una vasta scelta di ristoranti<br />

e di altri spazi gastronomici dove<br />

i croceristi possono scoprire i migliori<br />

piatti delle cucine gourmet<br />

mondiali. Le collaborazioni con<br />

gli chef e le altre collaborazioni<br />

in ambito culinario rientrano nella<br />

più vasta strategia di collaborazione<br />

fra MSC Crociere e i maggiori<br />

esperti mondiali che testimonia<br />

l’attenzione all’eccellenza da parte<br />

della Compagnia.<br />

155


un Taccuino<br />

DI SOSTANZA<br />

Tutte le informazioni necessarie e sufficienti a conoscere<br />

2.500 indirizzi in Italia dove si fa “cucina vera”<br />

secondo Paolo Massobrio e Marco Gatti.<br />

Con aggiornamenti e approfondimenti sul web.<br />

Il Gatti Massobrio, il Taccuino dei ristoranti d'Italia<br />

che ha appena compiuto due anni, ha tanti punti<br />

di contatto con la Gault Millau, la guida celebre<br />

per aver lanciato la nouvelle cuisine in Francia e<br />

per aver opposto ai criteri di giudizio della Guida<br />

Michelin (sontuosità del ristorante e delle stoviglie)<br />

una maggiore attenzione al gusto, alla fantasia<br />

dello chef e alla valorizzazione di prodotti freschi<br />

e di qualità.<br />

Anche in questo caso due giornalisti indipendenti<br />

Paolo Massobrio e Marco Gatti, con il loro staff di<br />

collaboratori, vanno alla ricerca dei locali capaci di<br />

proporre una cucina vera, che si alimenta di abilità<br />

in cucina e di una spesa quotidiana possibilmente<br />

fatta al mercato o in campagna.<br />

Non solo una manciata di ristoranti ai vertici, ma<br />

circa 2.500 indirizzi in tutta Italia tra ristoranti,<br />

trattorie, pizzerie e locali polifunzionali<br />

e per ciascuno una breve descrizione<br />

dell’atmosfera o della storia del locale e<br />

l’elenco dei piatti che hanno colpito di più<br />

gli ispettori.<br />

A seguire una serie di informazioni utili, dai<br />

prezzi medi alla presenza di un posteggio,<br />

dall’accoglienza degli animali alla presenza<br />

di camere.<br />

Per ciascuno viene espresso un giudizio che<br />

va dal faccino normale alla corona radiosa<br />

del miglior ristorante. In tutto il Taccuino<br />

sono 256 le corone radiose seguite da 450<br />

faccini radiosi.<br />

La sintesi del Gatti Massobrio rimanda poi<br />

alla completezza del portale www.ilgolosario.it,<br />

con gli aggiornamenti in tempo reale e<br />

la recensione estesa con tanti dettagli in più.<br />

euro 19,50<br />

in libreria e sul sito<br />

comunicaedizioni.it


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

letti per voi<br />

La gioia del riordino in cucina<br />

Roberta Schira, scrittrice e giornalista<br />

gourmet del Corriere della Sera<br />

ha consegnato alle stampe nell’ottobre<br />

del 2016 la sua ultima fatica<br />

letteraria che mette insieme la sua<br />

passione per la cucina e quella per<br />

la psicologia La gioia del riordino<br />

in cucina. Il testo di Roberta Schira,<br />

ispirato alla filosofia di Marie Kondo<br />

autrice de Il magico potere del<br />

riordino, si concentra sulla cucina<br />

come stanza “anima” della casa<br />

dove si riunisce la famiglia. Tra le<br />

regole essenziali per restituirci una<br />

cucina abitabile, dove sentirci in armonia<br />

con il mondo, alcune regole<br />

essenziali come: in cucina comanda<br />

uno solo, curare la pulizia con<br />

un detersivo universale, segnare su<br />

una lavagnetta quello che manca<br />

in dispensa, identificare gli oggetti<br />

non utilizzati e liberarsene, dedicare<br />

7 minuti al giorno al riordino<br />

della cucina. Un invito alla sobrietà<br />

autore Roberta Schira<br />

casa editrice Antonio Vallardi Editore<br />

anno 2016<br />

numero pagine 128<br />

prezzo euro 12,90<br />

e all’ordine che prende in considerazione<br />

tutti gli spazi della stanza, dal<br />

frigorifero alla dispensa, dai pensili<br />

alla pattumiera. Un ordine negli ambienti<br />

e nelle cose, che non esprime<br />

però la fatica di un eccessivo e intollerante<br />

efficientismo, bensì una<br />

gioia e armonia, che potremmo definire<br />

“zen” e che contribuisce a creare<br />

un ordine interiore. Infatti come<br />

scrive l’autrice stessa: «Il disordine in<br />

cucina è la spia e il veicolo di piccoli<br />

disagi e di malesseri diffusi, per<br />

non parlare dei famigerati disordini<br />

alimentari. E invece la cucina, se facciamo<br />

pace con lei, ci ama e ci aiuta<br />

ad amare meglio».<br />

Sette soste<br />

sulla strada della passione<br />

Il nuovo libro di Valerio Bergamini,<br />

Sette soste sulla strada della passione,<br />

è un diario, più che di degustazione,<br />

delle sue passioni, di filosofo<br />

convertito prima sulla strada della<br />

Vespa e poi, nella seconda parte<br />

della sua carriera, lungo il tragitto<br />

del vino e della tavola. Si parte dalle<br />

sue zone, ovvero l’Oltrepò Pavese e<br />

la marca Obertenga.<br />

I Colli Tortonesi sono raccontati da<br />

Walter Massa e dalle birre Montegioco;<br />

l’Oltrepò Pavese invece<br />

attraverso i vini di Giorgio Mercandelli,<br />

Andrea Picchioni e Paolo<br />

Verdi. Le ultime due “stazioni”<br />

enoiche poi cambiano decisamente<br />

prospettiva e, con un salto spaziale<br />

(e concettuale), arrivano al Collio<br />

Goriziano, con i vini di Tenuta Stella<br />

autore Valerio Bergamini<br />

casa editrice Print Service<br />

anno 2016<br />

numero pagine 218<br />

prezzo euro 19,00<br />

e la passione del cavalier Stevanato<br />

per poi passare in Baviera con la<br />

Kuhbacher Bier.<br />

La passione quindi è ben distribuita<br />

tra i due mondi, rivali e affini,<br />

di vino e birra. Naturalmente tutto<br />

è filtrato dallo sguardo dell’autore,<br />

che non racconta la loro storia, ma<br />

la sua lettura, le emozioni provate<br />

nell’incontro. Allora più che una<br />

storia di vignaioli e birrai, questo<br />

libro si potrebbe definire come una<br />

157


letti per voi<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

narrazione di incontri. Il linguaggio<br />

di Bergamini è originale, le<br />

metafore - anche azzardate - non<br />

mancano, però è un racconto appassionante<br />

da bersi come un vino<br />

da meditazione. «Valerio è riuscito<br />

a cogliere questo valore - scrive nella<br />

prefazione Augusto Gentilli - la<br />

grandezza di un vignaiolo, o di un<br />

ristoratore, che non sta tanto nella<br />

qualità di un suo vino o di un suo<br />

piatto bensì nell’etica, nel rispetto<br />

e nella “lungimirante follia” che li<br />

hanno ispirati». Insomma le qualità<br />

che caratterizzano quelli che<br />

Veronelli avrebbe definito “angeli<br />

matti”. Dello stesso autore è stato<br />

anche ristampato, sempre per Print<br />

Service, Lino Maga anzi Maga Lino<br />

Il signor Barbacarlo che racconta la<br />

vicenda umana (ed enoica) di Lino<br />

Maga, sommo produttore in Oltrepò<br />

Pavese.<br />

Le tre regine<br />

UN SECOLO DI STORIA D’ITALIA<br />

Per la prima volta un libro che analizza<br />

un secolo di storia italiana attraverso<br />

gli occhi di tre donne, tre<br />

Regine d’Italia a cui, nella storiografia<br />

ufficiale, è sempre stato dato<br />

poco spazio nonostante la loro<br />

importanza nella politica dell’epoca.<br />

Sono tre le figure che si conosceranno<br />

leggendo questo libro:<br />

Margherita sposa di Umberto I e<br />

prima regina dell’Italia unita; Elena,<br />

moglie di Re Vittorio Emanuele III e<br />

figlia del Principe del Montenegro,<br />

insignita da Papa Pio XI della Rosa<br />

d’Oro, la più alta onorificenza concessa<br />

dalla Chiesa di Roma alle sovrane<br />

del mondo. Infine Maria Josè,<br />

autore Maria Enrica Magnani Bosio<br />

casa editrice Umberto Soletti Editore<br />

anno 2016<br />

numero pagine 185<br />

prezzo euro 15,00<br />

consorte di Re Umberto II passato<br />

alla storia come il Re di Maggio,<br />

che regnò solo pochi giorni ma fu<br />

comunque in grado di lasciare il<br />

segno. Insieme a loro anche due<br />

altre figure di primo piano: Maria<br />

Adelaide d’Asburgo Lorena e Rosa<br />

Vercellana, contessa di Mirafiori,<br />

prima e seconda moglie di Re Vittorio<br />

Emanuele II.<br />

Un cuoco<br />

costava più di un cavallo<br />

autore Carlo G. Valli<br />

casa editrice Cierre Edizioni<br />

anno 2016<br />

numero pagine 246<br />

prezzo euro 16,00<br />

Cosa c’è stato prima di Masterchef?<br />

Anzi prima delle televisione<br />

o della nascita degli stessi ristoranti?<br />

La certezza è una: il cuoco<br />

è sempre esistito e, anzi, è sempre<br />

stato un oggetto del desiderio delle<br />

classi abbienti fin dall’epoca romana<br />

quando, per aggiudicarselo,<br />

i nobili erano disposti a tirar fuori<br />

cifre da capogiro nel corso dell’apposita<br />

fiera. Il libro di Carlo Calli è<br />

proprio questo: un interessante excursus<br />

su questa professione dalla<br />

storia romana in poi. È un lavoro<br />

ricco di testimonianze, ben documentato<br />

e molto esaustivo. Ogni<br />

capitolo corrisponde a una diversa<br />

158


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

letti per voi<br />

epoca, fino all’anno Mille quando<br />

la suddivisione inizia a essere per<br />

secoli. Dal Quattrocento, con lo<br />

sdoganamento della cucina e la<br />

prima editoria dedicata, le notizie<br />

aumentano e i capitoli diventano<br />

più approfonditi, fino ad arrivare al<br />

momento più rivoluzionario nella<br />

storia dei cuochi, tra Settecento e<br />

Ottocento.<br />

Arcimboldo<br />

GUSTOSE PASSIONI<br />

autore Ketty Magni<br />

casa editrice Cairo Editore<br />

anno 2015<br />

numero pagine 201<br />

prezzo euro 15,00<br />

cede, e la disperazione per la sua<br />

scomparsa prematura; il recupero<br />

di Ortensia, povera trovatella che<br />

la carità del pittore riporta in società,<br />

e la sua golosa attenzione per la<br />

tavola e il cibo. Proprio quest’ultima<br />

passione diventa occasione per<br />

l’autrice di inserire un piccolo ricettario<br />

rinascimentale, in chiusura,<br />

per rivivere in tavola le atmosfere<br />

di Arcimboldo.<br />

Atmosfera zero<br />

Un libro per professionisti ma anche<br />

per appassionati. Il lavoro di un<br />

professionista del calibro di Danilo<br />

Angè, che conosciamo e stimiamo<br />

da anni, è finalmente condensato<br />

in un volume di grande pregio. Belle<br />

le immagini, perfetto l’impianto<br />

delle ricette ed estremamente d’attualità<br />

il tema: le cotture a basse<br />

temperature. Angè infatti ha iniziato<br />

a lavorare su questo tema più di<br />

un decennio fa e oggi può essere<br />

considerato uno dei maestri italiani<br />

di questo tipo di cotture.<br />

Il volume approccia la cottura a<br />

bassa temperatura con un’approfondita<br />

parte introduttiva, che<br />

traccia le nozioni basilari, indica gli<br />

strumenti necessari, le modalità e i<br />

tempi di cottura dei vari alimenti,<br />

autore Danilo Angè<br />

casa editrice Italian Gourmet<br />

anno 2016<br />

prezzo euro 68,00<br />

Se avete la passione per l’arte, la<br />

storia e la cucina allora questo è il<br />

libro che fa per voi. Ketty Magni,<br />

scrittrice di razza, ripercorre l’opera<br />

del più bizzarro degli artisti italiani:<br />

gli anni giovanili e di formazione<br />

nella sua Milano dove «c’era ancora<br />

nella memoria la grande epidemia<br />

di peste»; la fama raggiunta<br />

alla corte praghese; il ritorno nella<br />

sua città, dominata dal fervore religioso<br />

instaurato dal cardinal Borromeo,<br />

fino alla morte misteriosa.<br />

Ma non solo. L’autrice ritrae nel<br />

romanzo l’uomo, con le sue ambizioni<br />

e le sue passioni: l’amore per<br />

donna Ludovica Crivelli, corteggiata<br />

da tanti ma che solo a lui si connonché<br />

i vantaggi gastronomici e<br />

nutrizionali che la tecnica consente.<br />

Ricca è poi la parte delle ricette:<br />

60 specialità che spaziano dall’antipasto<br />

ai primi piatti, ai secondi<br />

di carne e di pesce, passando per<br />

i dessert e perfino i cocktail. Il tutto<br />

ampiamente illustrato con le belle<br />

foto di Ioris Premoli, capaci di mettere<br />

in luce i colori e la freschezza<br />

che gli ingredienti mantengono<br />

grazie alla cottura a bassa temperatura,<br />

unita alla maestria dello chef<br />

Angè.<br />

159


letti per voi<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

New York al femminile<br />

Come cambia una città vista con<br />

gli occhi di una donna rispetto a<br />

quelli di un uomo? È la (bella) idea<br />

alla base delle Guide al femminile<br />

di Morellini che vede tra le ultime<br />

uscite il volume firmato dalla<br />

giornalista alessandrina (ma anche<br />

newyorkese e milanese) Elisa B.<br />

Pasino. È un percorso che si snoda<br />

lungo le stagioni dell’anno, con il<br />

sole e la pioggia, nei luoghi che le<br />

newyorkesi amano di più, alla scoperta<br />

degli scorci da non perdere,<br />

i giardini nascosti tra i grattacieli, i<br />

locali e i negozi alla moda e quelli<br />

più tradizionali. Il boccone della<br />

Grande Mela si fa goloso tra Man-<br />

autore Elisa B. Pasino<br />

casa editrice Morellini<br />

anno 2016<br />

numero pagine 144<br />

prezzo euro 11,90<br />

hattan e Brooklyn, ma anche negli<br />

altri distretti: Queens, Bronx e Staten<br />

Island. Questa guida di viaggio<br />

è pensata sia per chi già conosce<br />

bene NYC, ma cerca sempre qualcosa<br />

di nuovo, sia per chi ancora la<br />

sta solo sognando: ognuna può costruirsi<br />

la New York che ama di più<br />

e si accorgerà che è una città per<br />

cui una volta sola non basta.<br />

in libreria e su comunicaedizioni.it<br />

160


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Cronaca<br />

del mio primo viaggio<br />

in Giappone<br />

DAL CONCORSO SULLA CUCINA ITALIANA<br />

ALLA MINI-MINI GOLOSARIA<br />

in viaggio<br />

di Paolo Massobrio<br />

Appena sbarchi<br />

all’aeroporto di Narita<br />

a Tokyo tocchi con<br />

mano quanto sia<br />

tutto diverso. Non<br />

c’è colore nelle case<br />

e nei palazzi che poi<br />

diventano grattacieli<br />

quando raggiungi il<br />

centro della città.<br />

Dicono che i Giapponesi si muovano<br />

solo per due eventi diversamente<br />

importanti: quando fioriscono<br />

i ciliegi in primavera e quando le<br />

foglie degli alberi cambiano colore<br />

per poi cadere a novembre. Per il<br />

resto vivono i ritmi di una città pulitissima<br />

in ogni angolo, ordinata,<br />

dove al mattino vedi sfilare migliaia,<br />

milioni di persone che raggiungono<br />

l’ufficio, solitamente in un grattacielo.<br />

Ma ogni mestiere qui ha una<br />

dignità grande. Lo vedi dalla faccia<br />

della gente. Che fa lo spazzino, oppure<br />

il vigile con la torcia laser: tutti<br />

concorrono a un pezzo di quell’ordine<br />

che fa funzionare una città<br />

così complessa, che più passano i<br />

giorni più diventa bella, più diventa<br />

tua. I taxi sono tantissimi a Tokyo, la<br />

metropolitana è un puzzle di linee.<br />

Quando succede che un treno accumuli<br />

un minuto di ritardo, una voce<br />

chiede scusa alla clientela. (A Roma<br />

al ritorno, dopo 13 ore di viaggio,<br />

ci toccherà invece aspettare per<br />

un ritardo di un’ora dell’aereo che<br />

ci deve portare a Milano. Siamo<br />

in Italia - sigh! - e nessuno chiede<br />

mai scusa). Mi ha accompagnato<br />

in questo viaggio Motoko Iwasaki,<br />

cara amica giapponese e oggi italiana<br />

d’adozione. Con lei il marito<br />

Claudio Gallina, e con me Silvana,<br />

mia moglie. Due le missioni da svolgere.<br />

La prima, una doppia iniziativa con<br />

la Camera di Commercio italiana in<br />

Giappone, che mi ha voluto giudice<br />

di una gara fra otto giovani cuochi<br />

professionisti che dovevano interpretare<br />

la cucina italiana. Quindi<br />

una conferenza a giornalisti e operatori,<br />

a due voci, il sottoscritto e<br />

il critico gastronomico Yamamoto:<br />

trent’anni di enogastronomia nei rispettivi<br />

Paesi. Un momento di confronto<br />

davvero interessante, dove<br />

tuttavia ho cambiato la percezione<br />

di ciò che stavo facendo. E la sin-<br />

Con lo chef 2 stelle Michelin<br />

Shin-ichiro Takagi di Karasawa<br />

I tre vincitori e la giuria al completo del grande concorso di cucina italiana a Tokyo<br />

Premiazione del vincitore del concorso indetto dalla Ca-<br />

mera di Commercio con il responsabile Davide Fantoni<br />

Al ristorante l’Ostu di Tokyo<br />

161


in viaggio<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

tetizzo dicendo che dal Giappone,<br />

sotto tanti punti di vista, c’è da imparare<br />

molto.<br />

Al mattino al mercato del pesce di<br />

Tokyo, con Yamamoto e i funzionari<br />

della Camera di Commercio<br />

scopriamo che il senso di ordine e<br />

pulizia rende questo spazio, fra i più<br />

grandi del mondo, assolutamente<br />

non puzzolente a differenza di tutti<br />

gli altri mercati di pesce. C’è pesce<br />

freschissimo, dal tonno ai grandi<br />

crostacei, a pesci per noi misteriosi.<br />

C’è tutto. Subito dopo, un cuoco<br />

giapponese che fa cucina italiana,<br />

Kazuki Furusawa di Oltrevino, interpreterà<br />

davanti a noi tre piatti giapponesi<br />

con ingredienti italiani scelti<br />

da me (’nduja, pici e cavolo verza di<br />

Montaldo Dora) e tre piatti italiani<br />

con ingredienti giapponesi. Eccoli:<br />

Cavolo verza sotto sale al Kombu<br />

e Yuzu e Shabu Shabu di cavolo<br />

verza, Udon di Pici Toscani al brodo<br />

dashi con pastella fritta in tempura,<br />

Oden di ‘nduja calabrese col daikon<br />

e konjaku e surimi fritto. I piatti<br />

italiani con ingredienti giapponesi<br />

saranno invece Caponata bianca di<br />

radice di loto shitake e cachi, Taglia-<br />

telle al finto ragù bolognese di scorzonera,<br />

Panna cotta con olio novello,<br />

spuma di latte al sale e wasabi<br />

(un’interpretazione superba, tanto<br />

che mi alzo a vado ad abbracciare<br />

lo chef. Anche il collega giapponese<br />

approva).<br />

E questo è il senso di tutto il nostro<br />

viaggio, che è partito dall’iniziativa<br />

della Camera di Commercio condotta<br />

dall’ottimo Davide Fantoni<br />

(brava la collaboratrice Martina Saldi):<br />

favorire una buona contaminazione<br />

fra i due Paesi per fare la più<br />

grande cucina del mondo.<br />

Alla sera si mangia in due locali<br />

diversi: lunedì ospiti delle amiche<br />

del coro della Compagnia Musicale<br />

Nadeshiko in un locale di cucina<br />

giapponese molto buono Hakarime<br />

che interpreta la murena (www.<br />

hakarime.jp), bevendo il fantastico<br />

sake Dassai. Il giorno dopo dal<br />

cuoco giapponese Masato Myane<br />

che a Tokyo ha aperto l’Ostu (www.<br />

ostu.jp), dopo aver passato 5 anni<br />

da Massimo Camia nelle Langhe.<br />

E sarà un cena fantastica (carne<br />

di puledro battuta al coltello, indimenticabili<br />

plin al tartufo bianco,<br />

stracotto di guanciale al Barolo) con<br />

La visita al mercato del pesce<br />

più grande del mondo con Yamamoto<br />

Momento di dialogo tra i due critici enogastronomici<br />

ospiti della Camera di Commercio<br />

Con il critico gastronomico giapponese Yamamoto,<br />

Kazuki Furusawa, chef di Oltrevino e Gerolamo Panzetta<br />

Satoshi Sumia<br />

con il suo pane<br />

Il cuoco del Mikawa<br />

prepara la tempura<br />

162


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

in viaggio<br />

L’ingresso della mini Golosaria<br />

Un folto pubblico fi no dal mattino per<br />

assaggiare i prodotti italiani e giapponesi<br />

una selezione di vini memorabile,<br />

persino il Grignolino della Tenuta<br />

Santa Caterina, il Barolo di Canonica,<br />

il Nebbiolo di Roagna, il Chinato<br />

di Cappellano.<br />

Mercoledì apoteosi con la minimini-<br />

Golosaria, organizzata dalle amiche<br />

della rivista Ryoritsushin. E, ironia<br />

della sorte, siamo proprio negli spazi<br />

dove Oscar Farinetti aveva tentato<br />

di aprire il primo Eataly. Ci saranno<br />

una decina di produttori giapponesi,<br />

fra cui voglio citare il grande<br />

Panezza, Satoshi Sumia con i suoi<br />

pani di Genzano; Masahiro Shimozono<br />

venuto apposta dal sud con<br />

i suoi originali e appetitosi pesciolini<br />

sott’olio agli aromi; la cantina<br />

Fujimaru, il Comune di Tsunaghi; il<br />

produttore di farina di grano Sozaisha;<br />

il produttore di natto Tsukui e il<br />

produttore di pesche Hotoen. E poi<br />

i prodotti italiani in degustazione,<br />

quelli che in un anno ho raccontato<br />

sul portale giapponese della rivista<br />

Ryoritsushin e poi sul Nipposario,<br />

in italiano. E qui rimango colpito<br />

dagli accessi del pubblico, con la<br />

sfilata dei migliori chef di Tokyo e<br />

non solo. Conduco una degustazione<br />

di oltre 20 vini giapponesi, e<br />

mi colpisce l’ottima resa che hanno<br />

ottenuto Petit Manseng, Pinot grigio,<br />

Müller-Thurgau e persino un<br />

rosso memorabile da due tipi di uve<br />

moscato, fra cui il moscato d’Amburgo.<br />

La selezione l’ha fatta una<br />

ragazza bravissima, Hisae Iwakura,<br />

titolare di tre enoteche. Fantastica!<br />

Anche perché sono vini veri, che<br />

magari non sono ancora perfetti,<br />

ma sicuramente una promessa. Il resto<br />

dei giorni sarà per visitare alcuni<br />

produttori locali insieme con Kiyoko<br />

Sone, Tomoko Suga, Yukako Toriyama,<br />

quelle che sono ormai le nostre<br />

amiche di Ryoritsushin. Incredibile<br />

l’incontro con Rikki Ito a Kamakura<br />

di cui racconterò sulla Circolare.<br />

Lui produce frutta e verdura ed ha<br />

accettato la sfida di un produttore,<br />

poi diventato suo amico, di non far<br />

morire l’agricoltura del suo paese.<br />

Alla stazione di Kamakura ho lasciato<br />

il cuore in un piccolo caffè di<br />

una signora giapponese che parla<br />

l’italiano. Il caffè si chiama Rondino<br />

1967 e la torta di pere che fa la signora<br />

è eccezionale. Ma quel caffè<br />

sarà rivelatore di come sono concepiti<br />

i negozi qui: tutti ordinati, puliti,<br />

invitanti, quasi secondo uno stile<br />

I produttori di pesce alla mini Golosaria<br />

I prodotti italiani alla mini Golosaria<br />

La presentazione dei prodotti italiani<br />

alla mini Golosaria con Motoko<br />

Un produttore giapponese che<br />

espone alla mini Golosaria<br />

Con Riccardo Basso di Bassano del Grappa<br />

che importa prodotti italiani da Golosario<br />

163


in viaggio<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

Il contadino Rikki Ito prepara il tè<br />

francese. E in Italia avremmo molto<br />

da imparare in presentazione, ma<br />

siamo ancora lontani in fatto di ordine.<br />

Qui sono ordinate come vere<br />

boutique del gusto le macellerie, le<br />

pasticcerie, i negozi di legumi, persino<br />

i negozi di frutta, per non parlare<br />

delle gastronomie.<br />

Certo la visita a Isetan sarà un’esperienza<br />

in questo senso. E difficilmente<br />

si capisce come Farinetti<br />

abbia scelto di puntare su Tokyo<br />

avendo un confronto così imponente,<br />

professionale, unico. A pranzo<br />

andremo in un locale che è nato<br />

proprio sulle orme del Golosario. Si<br />

chiama Oltrevino (www.oltrevino.<br />

com). È delizioso, ha una cantina<br />

spettacolare di vini italiani, ma soprattutto<br />

ha il prodotto: la burrata,<br />

il pane, i salumi… e le fiorentine. A<br />

sorpresa prepara un primo piatto in<br />

mio onore, i rabaton alessandrini,<br />

perfetti. Mangeremo anche una fiorentina<br />

di Wagyu che ci ha lasciati<br />

senza fiato.<br />

Commovente poi è stata la visita<br />

alla Latteria Bebè (www.latteriabebe.com)<br />

ovvero un caseificio<br />

con pizzeria annessa. Anche qui<br />

una contaminazione italiana di un<br />

ragazzo, Daishiro Yamazaki che ha<br />

passato un periodo in Puglia e Ceglie<br />

Messapica: eccolo produttore<br />

di una mozzarella buonissima, ma<br />

anche burrata e caciocavallo. Selezione<br />

di vini anche qui straordinaria,<br />

tutta italiana. Notevole la pizza del<br />

fratello Kentaro.<br />

Apoteosi venerdì con la giornata<br />

organizzata per noi da Thierry Choen,<br />

il più importante importatore<br />

di cibi e vini italiani in Giappone (la<br />

sua azienda si chiama Jet) e creatore<br />

di Solleone Bio che ha spopolato<br />

all’ultima Golosaria. Con lui la visita<br />

in una fabbrica di Sakè dal 1625 Fukumitsuya<br />

con relativo assaggio di<br />

sakè anche invecchiato 10 - 20 anni<br />

(www.fukumitsuya.co.jp). Quindi<br />

da Yamato Soyu, un produttore di<br />

soia dalla produzione diversificata e<br />

intelligente, con un punto vendita<br />

che fa capire e amare il prodotto<br />

con una teoria incredibile di referenze,<br />

nate da questo legume tanto<br />

amato dai giapponesi. Grande<br />

onore l’offerta del tè nella sua casa,<br />

con la mamma di Seiichi Yamamoto,<br />

presidente e Ceo della Yamato<br />

Soysauce.<br />

La signora del Caffè Rondino<br />

Paolo Massobrio alla Latteria Bebè<br />

La degustazioni di vini giapponesi<br />

con la sommelier Hisae Iwakura<br />

Tutti i collaboratori di Ryuritsushin al termine della mini Golosaria<br />

164


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

in viaggio<br />

Con lo chef Shin-ichiro Thakagi,<br />

Thierry e gli amici di Ryoritsushin<br />

eccoci quindi a fare una scorpacciata<br />

di sushi del miglior locale di Kanazawa.<br />

Si chiama Rekireki. È stata<br />

un’esperienza.<br />

Poi una vista in questa vecchia città<br />

molto caratteristica prima di sedersi<br />

a tavoli di Zeniya (www.zeniya.<br />

ne.jp), uno dei migliori ristoranti di<br />

Kanazawa che ci ha fatto raggiungere<br />

i vertici più alti della cucina Kaiseki.<br />

Una serie di assaggi di qualità<br />

eccelsa e di grande bellezza… un ricordo<br />

su tutti l’anguilla (unaghi) grigliata<br />

al tartufo nero. Inizio elegante<br />

con un Giulio Ferrari 2004 e poi<br />

naturalmentel’ sakè. Altre cene che<br />

ricordo con piacere sono quelle monotematiche<br />

come quella dedicata<br />

a un solo pesce, l’anago (murena)<br />

declinato in 10 modi, da Hakarime<br />

(www.hakarime.jp) oppure quella<br />

dedicata al pollo, anche qui in 10<br />

spiedini diversi. Il locale si chiama<br />

Toritama. Clamorosa la visita in un<br />

locale di solo tempura, consigliato<br />

dal collega Yamamoto, il Mikawa<br />

(Mikawa-roppongihills.jimdo.com).<br />

Ma l’apoteosi è stata la visita di sabato<br />

mattina a Eishi Okamoto giovane<br />

vitivinicoltore di Tsunaganedi<br />

che fa dei vini straordinari. A mio<br />

ricordo posso paragonare i vini di<br />

Okamoto solo a quelli di Serge Hochar.<br />

E se uno ama i vini naturali,<br />

be’ vada a trovare questa promessa,<br />

che sa giocare con lo Chardonnay,<br />

il Pinot bianco (grandioso), il Pinot<br />

grigio, fino al Cabernet Franc, al<br />

Merlot, al taglio bordolese e al Sangiovese.<br />

Mi ha emozionato vedere<br />

la campagna di Okamoto, i suoi<br />

vigneti (meno di 4 ettari) accanto<br />

ad ampi meleti e agli orti di questa<br />

zona agricola del Giappone, che ricorda<br />

certe aree italiane.<br />

Lui è la punta avanzata del vino<br />

giapponese che presto affronterà<br />

il mondo. Difficile che ceda alle<br />

lusinghe di qualche importatore,<br />

rimarrà se stesso: pignolo tanto da<br />

vendemmiare e poi staccare acino<br />

per acino a mano per far il mosto.<br />

Il risultato è clamoroso. Ci ha accolto<br />

nella sua cantina, con un salume<br />

tipo culatello fatto da suoi amici<br />

in zona e una teoria di formaggi -<br />

anche un caprino - degni di nota.<br />

Anche qui si stanno attrezzando<br />

per fare squadra. Avremo da imparare<br />

tanto, se vogliamo vincere nel<br />

mondo.<br />

Lo chef Kazuki Furusawa di Oltrevino<br />

La degustazione dei vini giapponesi<br />

di Hisae Iwakura<br />

Con Yamato Soyu, presidente dell’azienda<br />

produttrice di soia e sua moglie<br />

In visita fabbrica di Sakè dal 1625 Fukumitsuya<br />

Le giornaliste di Ryoritsushin<br />

165


l’iniziativa<br />

<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

PAPILLON<br />

PER GLI AMICI DEL GOLOSARIO<br />

terremotati<br />

Il 30 ottobre un terribile<br />

evento sismico ha colpito<br />

l’Italia centrale.<br />

Dal palco di Golosaria<br />

abbiamo lanciato un’iniziativa<br />

per aiutare le attività<br />

recensite sul Golosario<br />

che hanno subito danni<br />

importanti dal sisma.<br />

Ecco l’elenco delle diciannove realtà<br />

territoriali che abbiamo deciso<br />

di aiutare promuovendo l’acquisto<br />

dei prodotti di chi ancora riesce a<br />

produrre oppure raccogliendo fondi<br />

attraverso le Cene in ComPagnia<br />

per chi si trova nell’impossibilità di<br />

lavorare (attraverso il sito www.<br />

ilgolosario.it vi terremo costantemente<br />

aggiornati sulla situazione<br />

di queste attività e sulle iniziative<br />

messe in campo).<br />

166


<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />

l’iniziativa<br />

CAMERINO<br />

SALUMERIA MONTANARI<br />

ANNA MARIA<br />

via XX Settembre, 2 - 0737632512<br />

Tutto fermo, stanno ancora stimando i danni ma<br />

stanno tutti bene. Per la produzione se ne parla tra<br />

almeno 2 mesi (ciauscolo).<br />

CASA FRANCUCCI<br />

loc. Rio, 4 - 0737636775<br />

Prodotti disponibili (torroni).<br />

IL CAVALIERE (RISTORANTE)<br />

fraz. Polverina - via Ugo Mariani, 33/35 - 073746128<br />

www.hotelilcavaliere.com<br />

Aprono a dicembre, ma non hanno ancora il menu<br />

Natale, saranno attivi dopo tale data.<br />

CASTELSANTANGELO<br />

SUL NERA<br />

NORCINERIA ALTONERA<br />

via Roma - 073798309<br />

Prodotti disponibili (salami di maiale e cinghiale).<br />

MUCCIA<br />

DISTILLERIA VARNELLI<br />

via Girolamo Varnelli, 10 - tel. 0737647000<br />

www.varnelli.it/it<br />

Prodotti disponibili (liquori).<br />

NORCIA<br />

NORCINERIA FRATELLI ANSUINI<br />

via Anicia, 105 - 0743816643<br />

www.ansuininorcia.com<br />

Prodotti disponibili (salsicce fresche e secche).<br />

CIOCCOLATERIA VETUSTA NURSIA<br />

viale della Stazione, 41/43 - 0743817370<br />

www.norciaciok.it<br />

Prodotti disponibili (cioccolato).<br />

IL NORCINO DI PISTONI ALESSANDRO<br />

fraz. Campi - via Dei Casali, 252 - 0743820133<br />

www.ilnorcino.net/salumi.di.norcia/<br />

Prodotti disponibili (salami di cinghiale e pecorino).<br />

AZ. AGR. SIBILLA<br />

Enrico Foglietti - loc. San Pellegrino<br />

via del Tricaio, 47 - 0743817013<br />

Prodotti disponibili (confetture e succhi di frutta).<br />

CASTELLUCCIO<br />

DI NORCIA COOP. AGR.<br />

loc. Castelluccio - via della Bufera, 17 - 0743821166<br />

www.lenticchiaigpcastelluccio.it/index.php<br />

Prodotti disponibili (lenticchie e legumi).<br />

AZIENDA AGRICOLA<br />

IL QUADRIFOGLIO<br />

via Case Sparse, 3<strong>69</strong> - 0743816751<br />

Prodotti disponibili (lenticchie, salumi e pecorini).<br />

La ricettività nell’agriturismo con camere ora ospita<br />

sfollati.<br />

TAVERNA CASTELLUCCIO<br />

(RISTORANTE)<br />

loc. Castelluccio<br />

via Dietro La Torre, 8 - 0743821158<br />

www.tavernacastelluccio.it<br />

Non sono ancora attivi perché sono nella zona rossa,<br />

ancora inagibile secondo la Protezione Civile.<br />

Ipotesi di riapertura dopo le feste.<br />

BIRRA NURSIA<br />

Monastero di San Benedetto<br />

https://birranursia.com<br />

Confermata inagibilità per pericolo locali in fase<br />

di crollo. La produzione riprenderà probabilmente<br />

solo tra alcuni mesi (birre).<br />

VESPASIA (RISTORANTE RELAIS)<br />

Palazzo Seneca - via Cesare Battisti, 12 - 0743817434<br />

www.vespasia.com<br />

Non sono ancora attivi perché sono locali ancora<br />

inagibili secondo la Protezione Civile. Ipotesi di riapertura<br />

dopo le feste.<br />

SAN GINESIO<br />

RE NORCINO<br />

contrada Gualduccio, 13/14 - 0733<strong>69</strong>4407<br />

www.renorcino.it<br />

Prodotti disponibili (ciauscolo e salumi).<br />

VISSO<br />

PETTACCI GIUSEPPE TARRAGONI<br />

via XXIV Maggio, 5 - 07379282<br />

Attualmente la produzione è bloccata perché nel<br />

sisma hanno perso casa e laboratorio (salumi e<br />

formaggi).<br />

L'ALBERO DEL PANE<br />

via Cesare Battisti, 11 - 0737968000<br />

Attualmente hanno ripreso la produzione del famoso<br />

pane di Visso ma l’edificio è stato dichiarato<br />

parzialmente inagibile. Prodotti disponibili.<br />

CALABRÒ CARNI<br />

piazza Capuzi, 49 - 073795286<br />

Hanno perso i locali dell’attività ma la produzione<br />

di ciauscolo e salumi deperibili sono riusciti a distribuirla<br />

con azione immediata grazie alle macellerie<br />

del Golosario.<br />

SALUMIFICIO CAPPA<br />

fraz. Borgo Sant’Antonio, 15 - 07379237<br />

nessuna risposta, il telefono suona a vuoto (ciauscolo).<br />

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L’ESPERIENZA DI PAPILLON<br />

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L’eccellenza è una questione di etichetta.<br />

Lessismore<br />

Tre etichette Tenute del Cerro vincono i Cinque Grappoli Bibenda 2016.<br />

Bibenda 2016, la più prestigiosa Guida Enogastronomica Italiana, ha assegnato i suoi Cinque Grappoli a<br />

tre etichette Tenute del Cerro: Còlpetrone Sacer Montefalco Sagrantino 2008, Brunello di Montalcino<br />

Riserva “Poggio Abate” 2009 e Vino Nobile di Montepulciano Selezione Antica Chiusina 2012.<br />

Tre riconoscimenti d’eccellenza a tre vini da sempre espressione di altissima qualità e passione.<br />

Gli stessi valori di Tenute del Cerro, società vitivinicola del Gruppo Unipol.<br />

tenutedelcerro.it

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