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<strong>69</strong> • 2016<br />
periodico di<br />
sopravvivenza gastronomica<br />
diretto da Paolo Massobrio<br />
L’arte del pesce che non ha stagioni - Le nuove tendenze al<br />
ristorante: doggy bag per cibo e vino - L’intervista: Thierry<br />
Cohen - Le più golose ricette per le festività natalizie -<br />
Ristoranti, trattorie, negozi e cose buone da tutta Italia -<br />
Paolo Massobrio racconta il suo primo viaggio in Giappone
arrivederci al prossimO ANNO<br />
1, 2<br />
aprile 2017<br />
MONFERRATO<br />
26, 27, 28<br />
maggio 2017<br />
veneto<br />
11, 12, 13<br />
NOVEMBRE 2017<br />
MICO MILANO<br />
RESTIAMO IN CONTATTO OGNI GIORNO SUL PORTALE DEL GUSTO<br />
ILGOLOSARIO.IT
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<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
prima pagina<br />
IDENTITÀ E DISTINZIONE<br />
sulla direttiva<br />
Milano -Tokyo<br />
Abbiamo scelto di accompagnarvi alla fine del 2016 e iniziare<br />
con voi il 2017 con la mostarda. Che è un simbolo anche di questo<br />
numero di Papillon. Perché è un prodotto che deriva da una<br />
lunga tradizione e sa reinserirsi nella cucina italiana, innovandola.<br />
Perché è fatto di frutta diversa, che parla di una varietà che<br />
non deve scomparire. Perché è segno di una identità che diventa<br />
distinzione.<br />
Ecco perché dopo due fortunate edizioni del Festival della Mostarda abbiamo<br />
deciso di parlare di questo prodotto e presentarvi le ricette che i<br />
ristoratori del Taccuino hanno ideato appositamente per questo numero di<br />
Papillon. Ma troverete anche il racconto dell’incontro tra il sistema Golosaria<br />
e il mondo del gusto giapponese che proprio mentre stava chiudendo<br />
questo numero è stato suggellato dalla visita di Paolo Massobrio a Tokyo<br />
e all’incontro con la Camera di commercio italiana e con i giornalisti della<br />
rivista Ryoritsushin. Questo Papillon è anche il sunto di una Golosaria clamorosa,<br />
che ha guardato molto alle possibilità di sviluppo del food italiano<br />
nel mondo. Ne abbiamo parlato con un importatore del calibro di Thierry<br />
Cohen che ha voluto costruire qui in Italia il suo progetto di valorizzazione<br />
delle biodiversità italiane, dai grani antichi alle verdure da trasformare i<br />
sottoli, avendo capito la loro potenzialità ancora inespressa sul mercato<br />
mondiale. E poi ancora una panoramica sul pesce di conserva che rappresenta<br />
un settore, seppur meno noto, della grande cucina e delle produzioni<br />
gastronomiche nate dalla necessità dell’uomo di sfidare il tempo. Lo<br />
abbiamo guardato con gli occhi del Golosario, tra i prodotti storici e quelli<br />
che raccontano di un’innovazione foriera non solo di nuove produzioni,<br />
ma anche di nuove modalità di consumo. Il cuore di questo numero però<br />
è sempre tra i ristoranti, con le scoperte più eclatanti degli ultimi mesi, e i<br />
prodotti che ci hanno emozionato e che soprattutto raccontano di questa<br />
tendenza a innovare che innerva tutta l’economia. La ritroverete nelle Ciberie,<br />
quelle gastronomie smart, dove i prodotti sono direttamente raccontati<br />
anche in tavola, e in quelle aziende che guardano al futuro, dalle birre ai<br />
risi. Noi quotidianamente ve le raccontiamo sul portale IlGolosario.it che<br />
non smette mai di innovarsi.<br />
7
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Papillon ®<br />
periodico di sopravvivenza gastronomica<br />
2016 n. <strong>69</strong><br />
Reg. Trib. di Alessandria n. 491<br />
Edito da COMUNICA srl<br />
per conto di<br />
Associazione Club di Papillon<br />
Via R. Ardigò, 13/b<br />
15121 Alessandria<br />
tel. 0131261670<br />
fax 0131261678<br />
www.club<strong>papillon</strong>.it<br />
PAPILLON ®<br />
è un marchio registrato<br />
Direttore Responsabile<br />
Paolo Massobrio<br />
Hanno collaborato:<br />
Silvia Benzi,<br />
Piergiuseppe Bernardi,<br />
Federica Borasio,<br />
Raffaella Carraro,<br />
Silvana Delfuoco,<br />
Alessandra Fulginiti,<br />
Marco Gatti,<br />
Claudia Gerosa,<br />
Daniela Meucci,<br />
Fabio Molinari,<br />
Andrea Nicola,<br />
Dario Odifreddi,<br />
Raffaella Quartero,<br />
Alessandro Ricci,<br />
Francesco Saliceti,<br />
Andrea Voltolini.<br />
Segreteria di redazione<br />
Francesca Montaldi,<br />
Alistra Silva.<br />
Foto di copertina<br />
“mostarda” - ph © Giuseppe Perrone<br />
Progetto grafico e impaginazione<br />
Studio Due srl, Alessandria<br />
Fotografie<br />
Archivio Club di Papillon,<br />
Archivio Studio Due,<br />
Alessandro Ricci,<br />
Giuseppe Perrone.<br />
L’editore resta a disposizione di eventuali aventi diritto<br />
per le immagini per le quali non è stato possibile<br />
rintracciare i titolari<br />
© degli Autori<br />
tutti i diritti riservati<br />
Stampa<br />
Litografia Viscardi, Alessandria<br />
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indice<br />
indice<br />
16<br />
11<br />
14<br />
16<br />
20<br />
22<br />
90<br />
E ora tutti a conoscere la cucina vera<br />
di Paolo Massobrio<br />
Il vino e la lezione di Jean Valenti<br />
di Marco Gatti<br />
Pesce di fresco pesce di conserva<br />
di Fabio Molinari<br />
La nuova via della Doggy Bag<br />
di Alessandro Ricci<br />
A Tavola<br />
Cinquantasette locali provati per voi<br />
Le nostre migliori tavole<br />
di Paolo Massobrio e Marco Gatti<br />
20<br />
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indice<br />
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indice<br />
130<br />
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161<br />
166<br />
Cose Buone<br />
Alla scoperta dell’eccellenza<br />
Biodiversità del riso<br />
Intervista a Thierry Cohen<br />
di Alessandro Ricci<br />
Il futuro della mostarda<br />
a cura di Fabio Molinari e Alistra Silva<br />
Con Cairo arrivano i libri del Golosario<br />
Sulle tavole di Natale quest’anno è Barbera<br />
L’Alto Nebbiolo<br />
MSC Crociere: le partnership con<br />
i grandi chef acclamati a livello globale<br />
Letti per voi<br />
Recensioni letterarie<br />
Cronaca del mio primo viaggio in Giappone<br />
di Paolo Massobrio<br />
Papillon per gli amici del Golosario terremotati<br />
161<br />
10
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
editoriale<br />
di Paolo Massobrio<br />
E ORA TUTTI A CONOSCERE<br />
la cucina vera<br />
L’abbraccio di migliaia di persone a Golosaria che quest’anno<br />
sono arrivate da ogni parte d’Italia (vedi foto) è stato<br />
molto più di qualcosa di confortante. C’erano le 500 migliori<br />
botteghe del gusto, c’erano i 100 migliori produttori di vino<br />
d’Italia, c’erano oltre 800 titolari di ristoranti e cuochi che<br />
hanno festeggiato con noi l’uscita del Gatti Massobrio edizione<br />
2017. C’era una famiglia, quella di Golosaria, che si è<br />
stretta anche intorno ai 18 negozi e produttori del Centro<br />
Italia, colpiti dal terremoto di fine ottobre, che vogliamo<br />
aiutare, attivando attraverso il Club di Papillon le “Cene in<br />
ComPagnia” in ogni dove (vedi a pagina 166).<br />
Con questo abbraccio usciamo<br />
con il nostro numero di Papillon<br />
<strong>69</strong>, che racconta le migliori novità<br />
fra tavole e prodotti, da tenere<br />
bene in mente durante i viaggi su<br />
e giù per l’Italia, seguendo le no-<br />
stre rotte. Il Golosario 2017 è già<br />
in libreria, insieme con il Gatti Massobrio<br />
(presto anche l’app) e poi<br />
la decima edizione di Adesso, 365<br />
giorni da vivere con gusto. Quindi i<br />
due libri editi insieme a Cairo editore<br />
che inaugurano la collana de<br />
“I Libri de ilGolosario”. Tanta carne<br />
al fuoco, compreso il nostro viaggio<br />
in Giappone, mentre questo periodico<br />
è in stampa, per rendere sempre<br />
più solido il legame fra la cucina<br />
italiana e quella del Sol Levante.<br />
La community dunque cresce,<br />
compresa quella su web, visto che<br />
ilGolosario.it ha raddoppiato le visite<br />
in un anno ed è diventato uno strumento<br />
indispensabile da consultare<br />
che presto avrà altri sviluppi.<br />
11
editoriale<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Detto ciò, ci vien da chiedere a<br />
cosa dobbiamo tutto questo,<br />
visto che da sempre siamo tagliati<br />
fuori dal salotto buono dei congressi,<br />
dei raduni ministeriali, delle<br />
cene fra chef e critici. E se qualcuno<br />
di questi dice che stanno uscendo<br />
le guide, appositamente ignora la<br />
nostra, bontà sua, accentuando il<br />
proprio senso di fastidio.<br />
Anche a noi dà fastidio l’osanna<br />
perpetrato alla ristorazione dei<br />
camioncini: l’esaltazione del cuoco<br />
fenomeno che ti fa la guancia cotta<br />
a bassa temperatura, ma se gli<br />
chiedi una verdura di stagione va<br />
nel panico. Quest’anno invece, noi<br />
abbiamo scoperto una cucina vera,<br />
che leggerete qui, con la ricerca<br />
dei prodotti dietro casa, esaltati da<br />
un amore per la terra che viene da<br />
molto lontano. Ma per questi locali<br />
non c’è quasi mai il massimo riconoscimento,<br />
perché lo schema di<br />
giudizio si è inceppato, come sui<br />
vini. Sempre i soliti noti, come se<br />
non ci fosse una spinta generalizzata<br />
verso la qualità, a prezzi giusti,<br />
dove la gente va, per cui la gente<br />
beve. Per anni abbiamo criticato la<br />
guida Michelin perché metteva ai<br />
vertici pochi locali, quasi a contenere<br />
il valore della cucina italiana e,<br />
come esempio italiano, leggiamo<br />
ora una guida dell’Espresso rinnovata<br />
che di locali al vertice ne mette<br />
ancora meno. Dai voti è passata ai<br />
cappelli, questa storica guida dove<br />
per cinque anni, dal 1997 al 2002,<br />
abbiamo collaborato anche noi. Del<br />
resto quando si dà 20/20 a un locale<br />
i casi sono due: o si mescolano<br />
le carte o si alza il voto ai trentesimi.<br />
Come le stelle che il Consorzio<br />
del Brunello di Montalcino destina<br />
al rating dell’annata nuova. Quasi<br />
sempre sono cinque stelle... poi si<br />
vedrà, l’importante è avere servizi<br />
in tivù e sui giornali che dicano che<br />
il prodotto è sempre al massimo.<br />
Qualcuno a un certo punto ha proposto<br />
di istituire le 7 stelle. E vien da<br />
12
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
editoriale<br />
ridere, mentre l’uscita delle guide,<br />
sia dei vini che dei ristoranti fanno<br />
sempre meno notizia. Chiediamoci<br />
almeno perché, al netto della Michelin,<br />
che invece crea sempre una<br />
certa attesa.<br />
Qualcosa insomma si è ingrippato,<br />
sull’onda di personalismi,<br />
ingordigia e scarso senso della<br />
critica, quando la critica non tiene<br />
conto di un fattore, il prezzo di un<br />
piatto, che in alcuni casi è ingiustificato.<br />
Golosaria abbiamo poi raccolto<br />
A una serie di suggestioni. Una è<br />
quella di Comieco, il Consorzio Nazionale<br />
Recupero e Riciclo degli Imballaggi<br />
a base Cellulosica, che sta<br />
spingendo per il doggy bag (brutto<br />
nome). Un fenomeno che in Italia<br />
non attecchisce, perché ancora c’è<br />
chi si vergogna, mentre invece potrebbe<br />
essere il veicolo per vendere<br />
quel piatto che non viene più ordinato<br />
al ristorante.<br />
L<br />
’altra suggestione è arrivata da<br />
Federico Francesco Ferrero<br />
che, a una riflessione fatta a Golosaria<br />
col presidente di Unaproa,<br />
ha detto che il fattore stagionalità,<br />
soprattutto nei grandi ristoranti,<br />
è un valore che latita, soprattutto<br />
quando si tratta di frutta e di verdura.<br />
C’è una cristallizzazione nei<br />
menu alti, che è preoccupante. La<br />
guancia di maialino cotto a bassa<br />
temperatura è inflazionata quanto<br />
la panna cotta degli anni Novanta<br />
o la rucola degli anni prima. Ma<br />
quante guance ci sono in giro e da<br />
dove arrivano?<br />
La terza suggestione è quella di<br />
un gruppo di ragazzi di Torino<br />
(dell’azienda Fanceat) che consegnano<br />
a casa il menu di un grande<br />
ristorante, con le materie prime da<br />
assemblare. E il piatto riesce, più o<br />
meno come quello dello chef, ma a<br />
prezzi assai più contenuti. Pensate<br />
se si diffondesse questa iniziativa:<br />
quanto imbarazzo girerebbe fra i<br />
gourmet? E viene in mente la battaglia<br />
di Gino Veronelli sul prezzo<br />
sorgente, giusto per capire se una<br />
sosta al ristorante costa per la location,<br />
il servizio (cosa legittima) e<br />
non per la materia prima. Che non<br />
può avere la stessa, una forbice così<br />
alta da un locale all’altro. Rimarrà<br />
memorabile quel bicchiere scarso di<br />
vino dei Castelli, a 14 euro, in un<br />
noto ristorante di Roma, osannato<br />
dalla critica, ma assente nella nostra,<br />
per ovvi motivi. Vogliamo sempre<br />
più la verità, chiediamo troppo?<br />
E possibilmente cerchiamo di<br />
raccontarla e di esaltarla quando la<br />
troviamo. Questo è il mondo di Papillon,<br />
questo è ciò che ogni giorno<br />
facciamo sul portale IlGolosario.it,<br />
questo è l’augurio che ci facciamo<br />
nell’affrontare un nuovo anno che<br />
sarà ricco di novità e di motivi di incontro.<br />
Buon 2017 amici!<br />
13
editoriale<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
di Marco Gatti<br />
Il 4 ottobre è<br />
mancato Jean<br />
Valenti, 93 anni,<br />
marito felice, padre<br />
e nonno amatissimo<br />
da figli e nipoti,<br />
tessera numero uno<br />
dell’Ais, ossia di<br />
quell’Associazione<br />
Italiana Sommelier, di<br />
cui è stato fondatore,<br />
una vita da film<br />
(nel suo percorso la<br />
guerra, l’amore, la<br />
famiglia, il riscatto, la<br />
carriera e la voglia di<br />
restituire per i doni<br />
ricevuti, insomma<br />
un’avventura che<br />
vi suggeriamo di<br />
conoscere leggendo<br />
il bellissimo libro a<br />
lui dedicato “Jean<br />
Valenti - Memorie<br />
di un vecchio<br />
sommelier”).<br />
Nella sua carriera ha conosciuto<br />
personaggi come Maria Callas,<br />
Aristotele Onassis, Ranieri di Monaco,<br />
Grace Kelly, Henry Fonda, Totò,<br />
Vittorio Gassman, Sofia Loren, Vittorio<br />
De Sica, piuttosto che politici<br />
come Saragat, Segni, Kennedy,<br />
Kruscev, Breznev. Pur avendo avuto<br />
una vita di successo, ha conservato<br />
fino all’ultimo giorno un’umiltà<br />
disarmante. L’umiltà dei grandi.<br />
Migliaia le persone, compresi Paolo<br />
Massobrio e il sottoscritto, approdati<br />
alla scuola da lui fondata, della<br />
sommellerie.<br />
Per noi, che abbiamo avuto l’onore<br />
della sua amicizia, indimenticabile<br />
la sua lezione, umana, prima<br />
che professionale. Impossibile capiil<br />
vino<br />
E LA LEZIONE DI<br />
JEAN VALENTI<br />
14
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
editoriale<br />
re il vino, se non si ama la vita. È la<br />
riflessione con cui vogliamo iniziare<br />
insieme l’anno nuovo. Negli ultimi<br />
tempi, a farla da protagonisti sembrano<br />
essere più i cuochi piuttosto<br />
che il vino. Molti vedono questo<br />
calo di attenzione su produttori e<br />
cantine come conseguenza del largo<br />
spazio che i media, e soprattutto<br />
la televisione, da tempo riservano<br />
a celebrità dei fornelli, piatti, programmi<br />
di cucina. Certo, ma non<br />
può essere l’unica ragione. Troppo<br />
sbrigativo liquidarla così.<br />
noi la vicenda sembra suggerire<br />
una riflessione più profonda.<br />
A<br />
Questa sorta di stanchezza sembra<br />
nascere più dal fatto che molti in<br />
questi anni han trattato il vino, e<br />
la sua comunicazione, solo come<br />
business. C’è un modo di vedere il<br />
gusto, che lo riduce a puro affare.<br />
Bottiglie come bulloni, per capirsi.<br />
Scrivo questo editoriale dopo la prima<br />
Mini-Golosaria in Giappone e a<br />
pochi giorni dall’edizione clamorosa<br />
di Golosaria a Milano, mentre gli<br />
amici di Papillon di tutta Italia stanno<br />
preparando un gran numero di<br />
iniziative a favore delle popolazioni<br />
colpite dal drammatico terremoto<br />
che ha messo in ginocchio il Centro<br />
Italia.<br />
Questi appuntamenti e la voglia<br />
di aiutare gli amici alle prese<br />
con la ripresa, hanno detto con evidenza<br />
che vino e gusto sono prima<br />
di tutto volti, relazioni, amicizie,<br />
progetti da vivere insieme, rispetto<br />
dell’altro e della natura, cultura,<br />
civiltà. È stata la lezione di vita di<br />
Jean Valenti, più che mai attuale e<br />
autentica stella polare del cammino<br />
che ci aspetta: lavorare sodo, con<br />
un ideale nel cuore, nel segno della<br />
Bellezza e nel rispetto del prossimo.<br />
Così, vogliamo essere protagonisti<br />
insieme a voi, di una nuova, felice,<br />
stagione del vino italiano! Buon<br />
2017!<br />
15
l’approfondimento<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Dalla colatura di alici al caviale, dallo stoccafisso alle acciughe, tutti<br />
i modi per conservare il pesce. Viaggio nella conservazione che ha<br />
creato un nuovo tipo di cucina, vista dai produttori del Golosario.<br />
pesce di fresco<br />
PESCE DI CONSERVA<br />
di Fabio Molinari<br />
Quanti e quali sono i modi per<br />
conservare un alimento così<br />
facile a deperirsi come il pesce?<br />
Difficile a dirsi. Conservarlo è<br />
stato però una delle principali<br />
sfide dell’uomo, che così<br />
andava incontro alla necessità di<br />
trasportarlo e commercializzarlo.<br />
Con esiti gastronomici imprevisti,<br />
che hanno visto il pesce diventare<br />
simbolo gastronomico di località<br />
distanti dal mare. Due esempi su<br />
tutti la bagna cauda e il bacalà<br />
alla vicentina. Le conserve a base<br />
di pesce fanno parte della storia<br />
italiana, basti pensare al garum<br />
o liquamen prodotto in vere e<br />
proprie fabbriche da Pompei ad<br />
Antibes.<br />
L’acquacoltura, già attestata<br />
da Aristotele, era praticata sia<br />
nelle acque marine sia nei laghi<br />
ed esistevano diversi specchi<br />
artificiali per la riproduzione degli<br />
avanotti. Il pesce era un alimento<br />
fondamentale nel Medioevo in<br />
quanto ammesso nei periodi<br />
di magro: la sua conservabilità<br />
era dunque affar (quasi) divino.<br />
Affumicato, sotto sale, essiccato<br />
e sott’olio: questi i metodi<br />
principali - diffusi ancora oggi -<br />
che avrebbero trovato una nuova<br />
dimensione con i procedimenti di<br />
inscatolamento messi a punto ad<br />
Appeart.<br />
L’Atlante dei prodotti tipici<br />
dell’INSOR dedicato alle conserve<br />
censisce 57 prodotti, a cui si<br />
aggiungono però il caviale che<br />
ha recentemente preso piede al<br />
punto da collocare l’Italia ai vertici<br />
della produzione mondiale e le<br />
molteplici possibilità offerte dal<br />
surgelamento. Da Nord a Sud ecco<br />
i casi più eclatanti di pesce sotto<br />
conserva incontrati tra le pagine<br />
del Golosario.<br />
16
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’approfondimento<br />
I PRODOTTI DELLA<br />
TRADIZIONE<br />
LE ACCIUGHE SOTTO SALE<br />
Riccardo Abello, erede di una storica<br />
famiglia di acciugai della Val<br />
Maira, si occupa tuttora di commercializzare<br />
le acciughe sotto<br />
sale. A Celle di Macra c’è anche un<br />
commovente Museo degli acciugai<br />
che racconta degli uomini che da<br />
queste montagne si muovevano<br />
per andare ad attendere il pesce<br />
in arrivo dalla Sicilia che avrebbero<br />
poi commerciato in tutta la Pianura<br />
Padana.<br />
I MISSULTIT<br />
Missultit è il nome dialettale degli<br />
agoni pescati nei mesi estivi nel<br />
lago di Como e poi eviscerati, salati,<br />
fatti essiccare e messi in piccoli<br />
barili di legno, le missolte, da cui<br />
prendono il nome. Sono conservati<br />
in scatole di latta con foglie di alloro<br />
e in questo periodo rilasciano<br />
i grassi che donano loro un sapore<br />
unico. Si possono gustare in alcuni<br />
ristoranti della zona come Ittiturismo<br />
Da Abate di Lezzeno e ristorante<br />
Silvio di Bellagio.<br />
LA TROTA AFFUMICATA<br />
È uno dei metodi più utilizzati per<br />
conservare il pesce soprattutto nelle<br />
zone di montagna, dove l’aria è<br />
più fresca e rende possibile la conservazione<br />
al di fuori del frigorifero.<br />
In Friuli nella patria del prosciutto<br />
crudo, San Daniele, l’azienda Friultrota<br />
utilizza un metodo basato su<br />
salatura della trota salmonata con<br />
sale secco e a seguire affumicazione<br />
in due modi, a caldo o a freddo.<br />
Nel primo caso durante l’affumicazione<br />
con alte temperature si attua<br />
anche la cottura; l’utilizzo del fumo<br />
freddo, a temperature inferiori a<br />
27°C, richiede tempi più lunghi,<br />
ma garantisce la massima esaltazione<br />
del gusto del pesce.<br />
LE ANGUILLE<br />
MARINATE E SFUMATE<br />
Il procedimento di cottura e marinatura<br />
è uno dei più diffusi per le<br />
anguille, che dopo la cattura erano<br />
porzionate e cotte sugli spiedi in<br />
speciali forni. Terminata la cottura<br />
le anguille venivano riposte in vasi<br />
con una speciale marinatura a base<br />
di aceto, pepe, aglio e chiodi di<br />
garofano. Uno dei centri principali<br />
per la lavorazione delle anguille è<br />
a Comacchio dove sorge la Storica<br />
Manifattura dei Marinati che presenta<br />
il ciclo completo della lavorazione,<br />
dalla Calata dove arrivavano<br />
le barche dei pescatori alla Sala dei<br />
Fuochi con i grandi camini per la<br />
cottura. È ancora attiva per parte<br />
17
l’approfondimento<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
dell’anno. Scendendo in Toscana<br />
e più precisamente nella laguna di<br />
Orbetello l’anguilla viene lavorata<br />
in altro modo ovvero “sfumata”:<br />
si tratta di un’anguilla affumicata,<br />
marinata e poi condita con una salsa<br />
tradizionale a base di peperone<br />
chiamata “pimento”. Ancora oggi<br />
questo procedimento è usato dalla<br />
cooperativa de I Pescatori di Orbetello.<br />
LA COLATURA DI ALICI<br />
Ha origini molto antiche la ricetta<br />
della Colatura di Alici che pare<br />
derivare dal Garum romano, la cui<br />
preparazione fu ripresa nel Medioevo<br />
da un gruppo di monaci della<br />
Costiera Amalfitana e che si diffuse<br />
in seguito tra le popolazioni della<br />
costa. Oggi è la città di Cetara a<br />
conservare la tradizione di questo<br />
condimento che dona alle pietanze<br />
l’essenza e il sapore del mare.<br />
La colatura di alici è ottenuta dalle<br />
alici del Golfo di Salerno, decapitate,<br />
eviscerate e disposte a strati intervallati<br />
di sale in vasi di terracotta<br />
smaltata o in contenitori di legno<br />
chiusi con un cerchio di legno appesantito<br />
da un sasso: i pesci rilasciano<br />
così progressivamente il loro<br />
umore, che viene spillato da un<br />
foro sul fondo. La colatura si usa in<br />
dosi infinitesimali su pesci, verdure<br />
e soprattutto sulla pasta, esaltando<br />
ogni sapore.<br />
legno. Appena rientrati in porto<br />
sono subito messe sotto sale (delle<br />
saline di Trapani) nel quale stagionano<br />
per un minimo di 3 mesi,<br />
ma secondo le analisi scientifiche<br />
conservano intatte le loro proprietà<br />
organolettiche anche per 13 mesi,<br />
grazie proprio alla scarsa presenza<br />
di sangue che non fa innestare processi<br />
ossidativi. Si possono acquistare<br />
presso il ristorante ‘A Tartana<br />
a Marina di Pisciotta.<br />
IL TONNO SOTT’OLIO<br />
È probabilmente il prodotto con il<br />
maggior giro d’affari al suo attivo.<br />
nonostante sia un prodotto di consumo<br />
di massa, può ancora contare<br />
su una serie di aziende (più o meno<br />
grandi) che lo lavorano a regola<br />
d’arte. Nella lavorazione standard<br />
il pesce fresco viene dissanguato,<br />
eviscerato in acqua quindi porzionato<br />
e bollito con acqua e sale. Una<br />
volta terminata questa operazione<br />
viene posto ad asciugare per circa<br />
24 ore e quindi inscatolato. L’inscatolamento<br />
con l’olio è uno dei momenti<br />
più importanti, che precede<br />
il lungo periodo di maturazione. I<br />
produttori che per noi costituiscono<br />
un riferimento sono in Calabria<br />
(Callipo) e Puglia (Colimena) mentre<br />
in Sicilia sopravvivono alcune antiche<br />
tonnare tra cui quella celeberrima<br />
di Favignana.<br />
LE ALICI DI MENAICA<br />
La pesca delle alici con la “Menaica”<br />
è un antico metodo di pesca<br />
basata sull’uso di piccole imbarcazioni<br />
a remi e speciali reti a maglie<br />
larghe che permette di catturare<br />
soltanto i pezzi più grandi, risparmiando<br />
il novellame e molte specie<br />
di piccola taglia e di nessun interesse<br />
economico. Le reti sono calate<br />
a mano nelle notti di mare calmo<br />
tra aprile e luglio, le alici catturate<br />
sono poi estratte dalle maglie già<br />
dissanguate, quindi una volta private<br />
della testa ed eviscerate una<br />
a una sono riposte in cassette di<br />
18
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’approfondimento<br />
LA BOTTARGA<br />
La bottarga è un alimento da sempre<br />
conosciuto e consumato dai<br />
pescatori del Mediterraneo. La parola<br />
infatti deriva dall’arabo bottarik,<br />
mutuata a sua volta dal greco<br />
bizantino. La migliore bottarga si<br />
ricava dalle uova del cefalo (cioè<br />
della muggine), che vive negli stagni<br />
attorno al borgo di Cabras. La<br />
sacca ovarica di questo pesce, dopo<br />
essere stata estratta e lavata, viene<br />
messa sotto sale, pressata e quindi<br />
fatta stagionare. Nata dunque<br />
come cibo povero, la bottarga è<br />
ormai entrata a far parte dell’alta<br />
cucina italiana utilizzata in tantissime<br />
ricette. In Sardegna è famosa<br />
per la bottarga la città di Cabras<br />
dove ha sede Tradizioni Nostrane<br />
e la Cooperativa Pescatori e Molluschicultori.<br />
... E QUELLI DELL’ INNOVAZIONE<br />
IL CAVIALE ITALIANO<br />
L’Italia vanta un primato: è il primo<br />
produttore mondiale di caviale.<br />
Questo si deve soprattutto ai sessanta<br />
ettari di vasche dell’azienda<br />
Agroittica di Calvisano (Bs) che è<br />
riuscita a riprodure in cattività sei<br />
diverse specie di storione, un quarto<br />
di quelle oggi esistenti al mondo.<br />
A Cisliano nel Milanese ci sono le<br />
vasche di un’altra importante realtà<br />
del Golosario, l’azienda agricola<br />
Pisani Dossi, che punta su storioni<br />
e trote.<br />
IL PROSCIUTTO<br />
DI BRANZINO<br />
È un segno dell’innovazione dei Veneti<br />
questo prodotto inventato da<br />
Orizzonti del Pescatore di Ponti della<br />
Priula (Tv). Ottenuto da filetti di<br />
branzino sfilettati e messi sotto sale<br />
e zucchero e poi stagionati come<br />
un salume con l’ausilio di una macchina<br />
che li asciuga ulteriormente.<br />
locale dov’è possibile assaggiare<br />
decine di pesci provenienti da ogni<br />
parte del mondo, prelevati direttamente<br />
dalle teche criogeniche.<br />
IL BACCALÀ VENETO<br />
(IN VASETTO)<br />
Normalmente con baccalà si intende<br />
il merluzzo sotto sale, mentre<br />
con stoccafisso quello essiccato.<br />
In Veneto è invece il contrario: il<br />
baccalà è lo stoccafisso. Il perché di<br />
questa inversione ancora oggi non<br />
è nota: c’è chi dice possa derivare<br />
dal latino baculus (bastone) o sia<br />
semplicemente traslato dal portoghese<br />
bacalau, con una inversione<br />
di significato. Certo è che si deve ai<br />
Veneti, che lo scoprirono sulle isole<br />
Lofoten, la gran varietà di preparazioni<br />
e al Concilio di Trento che<br />
sdoganò il pesce essiccato per la<br />
Quaresima, il suo successo. A Brendola<br />
Viale Market lo propone in una<br />
inedita versione in vasetto.<br />
LA TECNOLOGIA<br />
DEEPFROZEN®<br />
È stato brevettato da un’azienda<br />
italiana, la Fiorital di Padova, il<br />
metodo Deepfrozen®, l’esclusivo<br />
protocollo che impiega la tecnologia<br />
del freddo estremo (da -60° a<br />
-120°) al pescato migliore, direttamente<br />
a bordo o appena sbarcato.<br />
Questa la base per proporre anche<br />
la prima Ytheca italiana, ovvero un<br />
19
inchiesta<br />
LA NUOVA VIA DELLA<br />
Doggy Bag<br />
di Alessandro Ricci<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Portare a casa vino e cibo<br />
avanzati al ristorante non è<br />
solo lotta agli sprechi, ma<br />
una nuova opportunità per<br />
ristoratori e clienti.<br />
Vediamo come.<br />
La responsabile<br />
comunicazione di<br />
Comieco Eleonora Finetto<br />
Il direttore generale<br />
di Comieco<br />
Carlo Montalbetti<br />
Alzi la mano chi non ha mai avanzato<br />
quasi intonso un piatto servito<br />
troppo abbondante al ristorante.<br />
Oppure chi, solleticato da una portata<br />
o una buona bottiglia di vino,<br />
abbia desistito dall’ordinazione per<br />
il timore di non riuscire a finire l’ordine.<br />
C’è una pratica, che arriva<br />
dalla cultura anglosassone: si chiama<br />
doggy bag, e consiste nel portarsi<br />
a casa gli avanzi di un pasto al<br />
ristorante o la bottiglia di vino non<br />
terminata. Tutti noi l’abbiamo incrociata<br />
qualche volta, in tanti l’abbiamo<br />
sperimentata. Ma gli Italiani<br />
sono ancora diffidenti verso questa<br />
pratica. Anche l’ultima indagine effettuata<br />
da Comieco - il Consorzio<br />
Nazionale per il Recupero e il Riciclo<br />
degli Imballaggi Cellulosici che<br />
da 30 anni garantisce il recupero<br />
e l’avvio a riciclo di carta e cartone<br />
provenienti delle raccolte differenziate<br />
urbane - ha rilevato un’intrinseca<br />
“vergogna” tutta italiana.<br />
Eppure, è possibile trasformare un<br />
problema in opportunità e far partire<br />
una rivoluzione culturale. Con<br />
questi obbiettivi è nato il progetto<br />
“Doggy Bag - Se avanzo mangiatemi”,<br />
che ha lo scopo di ridurre le<br />
quantità di alimenti gettati e di stimolare<br />
un cambio di mentalità nei<br />
ristoratori e nei clienti. Il progetto<br />
è salito sul palco di Golosaria, grazie<br />
al direttore generale di Comieco<br />
Carlo Montalbetti e la responsabile<br />
comunicazione Eleonora Finetto,<br />
che hanno parlato alla platea dei<br />
ristoratori del Gatti Massobrio.<br />
“Il progetto è nato in occasione<br />
di Expo con l’idea di trasformare<br />
la doggy bag in un oggetto di<br />
design, bello da vedere e da conservare.<br />
Per questo abbiamo coinvolto<br />
l’architetto Michele De Lucchi<br />
e il professore Andrea Kerbaker,<br />
che hanno coordinato un team di<br />
professionisti chiamati a fare della<br />
doggy bag un vero e proprio oggetto<br />
d’autore. Parliamo dei designer<br />
Giulio Iacchetti, Matteo Ragni<br />
con Chiara Moreschi e Francesco<br />
Faccin per la progettazione di tre<br />
diversi contenitori per cibi e bevande<br />
e degli illustratori Olimpia<br />
Zagnoli, Beppe Giacobbe e Guido<br />
Scarabottolo che hanno illustrato<br />
ad arte le confezioni”.<br />
Le doggy bag nei mesi scorsi sono<br />
state distribuite gratuitamente in<br />
75 ristoranti. Risultato? Andate<br />
esaurite, con piena soddisfazione<br />
di ristoratori e clienti.<br />
“È un risultato molto interessante –<br />
ha concluso Paolo Massobrio – che<br />
traccia una strada che può essere<br />
opportunità per gli stessi ristoratori.<br />
Molto spesso al ristorante si<br />
ordina un piatto o una bottiglia in<br />
meno proprio per evitare uno spreco.<br />
Con questo servizio, si offre al<br />
cliente di consumare quel piatto a<br />
casa. E sulla prossima edizione del<br />
Gatti Massobrio aggiungeremo un<br />
pittogramma che indica la presenza<br />
di questo servizio”.<br />
20
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
inchiesta<br />
IL PARERE DI<br />
GIANCARLO MAGALLI<br />
Doggy Bag? Ancora non mi ha<br />
conquistato, anche se negli Stati<br />
Uniti, dove sono spesso, è abitudine<br />
comune farsi incartare gli<br />
avanzi per portarli a casa.<br />
In Italia mi è capitato di usare la<br />
doggy bag soltanto per la carne<br />
avanzata, destinata ai miei cani.<br />
Certo una doggy bag di design,<br />
più carina rispetto alla classica vaschetta<br />
d’alluminio, potrebbe far<br />
vincere agli Italiani un certo imbarazzo<br />
per questa pratica.<br />
D’altra parte, la lotta allo spreco<br />
alimentare merita maggiore attenzione.<br />
Sia in casa, dove gli avanzi possono<br />
essere riutilizzati in ricette<br />
gustose, sia al ristorante, dove<br />
personalmente mi arrabbio quando<br />
le porzioni sono esagerate e<br />
costringono inevitabilmente allo<br />
spreco.<br />
IL PARERE DI<br />
FEDERICO<br />
FRANCESCO FERRERO<br />
Doggy Bag? Assolutamente sì.<br />
L’ho già utilizzata, soprattutto<br />
in Grecia, dove le porzioni sono<br />
enormi e dove mi fa piacere portare<br />
a casa la verdura per consumarla<br />
il giorno dopo. La doggy bag nei<br />
grandi ristoranti non ha senso se si<br />
interpreta come opzione per portare<br />
a casa il mezzo piatto avanzato,<br />
che sottintende l’incapacità<br />
del cliente nell’ordinare la giusta<br />
quantità o del ristoratore nel modulare<br />
le porzioni. Piuttosto, lo<br />
interpreto in un’altra maniera:<br />
quando mangio ciò che mi piace,<br />
mi faccio preparare una seconda<br />
porzione da portare a casa e consumare<br />
il giorno dopo. Anche per<br />
il vino, nessun timore a utilizzare il<br />
doggy bag. E a volte faccio anche<br />
l’azione inversa: mi porto da casa<br />
un vino speciale da consumare al<br />
ristorante.<br />
21
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
in questo numero<br />
or - cucina d’arte<br />
Agazzano (Piacenza)<br />
nove<br />
Alassio (Savona)<br />
locanda san lorenzo<br />
Alpago (Belluno)<br />
the cook restaurant<br />
Arenzano (Genova)<br />
la tana gourmet<br />
Asiago (Vicenza)<br />
stube gourmet<br />
Asiago (Vicenza)<br />
premiata fabbrica<br />
Bassano del Grappa (Vicenza)<br />
il santellone<br />
Brescia<br />
antica osteria della pesa<br />
Cadeo (Piacenza)<br />
bergè<br />
Carcoforo (Vercelli)<br />
osteria pironetomosca<br />
Castelfranco Veneto (Treviso)<br />
pizzeria dei 7 ponti<br />
Cenate Sopra (Bergamo)<br />
valli di lanzo<br />
Ceres (Torino)<br />
officina dei sapori<br />
Cernusco sul Naviglio (Milano)<br />
cappuccini resort<br />
Cologne (Brescia)<br />
geranio<br />
Chieri (Torino)<br />
agave<br />
Framura (La Spezia)<br />
antichi sapori<br />
Gaione (Parma)<br />
i simboli<br />
antica locanda del falco<br />
Gazzola (Piacenza)<br />
danì maison restaurant<br />
Ischia (Napoli)<br />
la dolcenoteca<br />
Lurago d’Erba (Como)<br />
l’abbondanza lucana<br />
Matera<br />
casa e putìa - Milano<br />
filippo la mantia<br />
oste e cuoco - Milano<br />
il mosto selvatico<br />
Milano<br />
osteria brunello<br />
Milano<br />
sulle nuvole - Milano<br />
trippa - Milano<br />
villa prato<br />
Mombaruzzo (Asti)<br />
CORONA RADIOSA<br />
MIGLIOR TAVOLA<br />
DELL ’ ANNO<br />
FACCINO RADIOSO<br />
COMMOVENTE<br />
10 E LODE<br />
FACCINO CONTENTO<br />
LO RACCONTERÒ<br />
AGLI AMICI<br />
FACCINO NORMALE<br />
TUTTO OK<br />
FACCINO DIVERTITO<br />
TANTA SIMPATIA<br />
FACCINO STORTO<br />
QUALCOSA NON VA<br />
FACCINO NERO<br />
NEGATIVO<br />
FACCINO INCAZZATO<br />
MAI PIÙ<br />
FACCINO SOSPESO<br />
NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE<br />
RISTORANTE TRATTORIA TRATTORIA<br />
DI LUSSO<br />
PIZZERIA LOCALE GEMELLO VINERIA AGRITURISMO<br />
LOCALE<br />
POLIFUNZIONALE<br />
CUPIDO<br />
LOCALE<br />
DEL CUORE<br />
SALTO<br />
DI QUALITÀ<br />
QUALITÀ/PREZZO<br />
RESISTENZA<br />
UMANA<br />
DORMIRE<br />
22
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’hosteria H2O<br />
Moniga del Garda (Brescia)<br />
aldo moro<br />
Montagnana (Padova)<br />
donna selvatica<br />
Neive (Cuneo)<br />
il grecale<br />
Novello (Cuneo)<br />
fiorital<br />
Padova<br />
osteria storica morelli<br />
Pergine Valsugana (Trento)<br />
la corte gourmet<br />
Pogliano Milanese (Milano)<br />
polisena<br />
“l’altro agriturismo”<br />
Pontida (Bergamo)<br />
però<br />
Prato Sesia (Novara)<br />
osterie botteghe antiche<br />
Putignano (Bari)<br />
mirtillo rosso<br />
Riva Valdobbia (Vercelli)<br />
antica macelleria turba<br />
Rivolta d’Adda (Cremona)<br />
il tesoro living resort<br />
Rodigo (Mantova)<br />
tordomatto<br />
Roma<br />
trattoria della nana<br />
Romano d’Ezzelino (Vicenza)<br />
degusto<br />
San Bonifacio (Verona)<br />
da rolando - cucina dialettale<br />
San Costanzo (Pesaro Urbino)<br />
i caprini - botega & cusina<br />
San Giovanni Lupatoto (Verona)<br />
dove<br />
enoteca da 8tto<br />
Senago (Milano)<br />
cruru-pesce crudo<br />
e bollicine<br />
Torino<br />
piano35 - Torino<br />
spazio7 - Torino<br />
torricelli - Torino<br />
anna ghisolfi<br />
Tortona (Alessandria)<br />
le lampare al fortino<br />
Trani<br />
il ristorantino del cin cin<br />
Vercelli<br />
la canonica<br />
Verona<br />
hostaria<br />
la vecchia fontanina<br />
Verona<br />
23
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
or - cucina d’arte<br />
AGAZZANO (Piacenza)<br />
STRADA GRINTORTO, 3<br />
TEL. 3319137482<br />
info@or-cucinadarte.com<br />
Uno dei luoghi più<br />
belli d’Italia, dove<br />
va in scena la cucina<br />
d’arte. Con Maria<br />
Paola Pacinotti e<br />
Davide Redaelli e una<br />
squadra di giovani.<br />
Novità assoluta.<br />
Sono stato ormai cinque volte a<br />
Grintorto, antico borgo di Agazzano,<br />
in Val Tidone, nel Piacentino. Ci<br />
sono stato perché un amico mi aveva<br />
parlato di una magia, che stava<br />
nascendo intorno all’antico castello<br />
del ‘600: il ristorante di cucina d’arte<br />
Or. E oggi qui c’è uno dei luoghi<br />
più belli d’Italia.<br />
Per arrivare a Grintorto bisogna<br />
uscire a Castel San Giovanni sulla<br />
Torino Piacenza. Si vira verso la<br />
Val Tidone, passando per i paesi<br />
di questa Pianura-Padana ricca di<br />
cose buone. E di vini. Ma Grintorto<br />
è qualcosa di più: è un sogno che<br />
diventa realtà. Attorno alle mura<br />
dell’antico castello, l’avvocato Rudy<br />
Reni, con sua moglie Paola, ha da<br />
sempre il suo buen retiro. Ma un<br />
giorno ha deciso che quel posto<br />
poteva diventare un luogo per tutti.<br />
Ha ristrutturato una casa bellissima<br />
in mattoni antichi, del 600, con tre<br />
sale affrescate che sono l’essenza<br />
della bellezza. Poi una terrazza sulla<br />
valle per cenare d’estate, un bistrot<br />
dove fare merenda con una buona<br />
coppa ed entro l’anno un negozio<br />
di prodotti e anche un relais, che<br />
gestirà il figlio, proprio di fronte.<br />
Nessuno si sarebbe mai spinto fin<br />
qui, ora questa è una meta ambita<br />
che, dopo solo un mese, ha già creato<br />
un passaparola incredibile.<br />
Paola ha la passione del cibo nel<br />
sangue e Davide Redaelli che dalla<br />
scuola di Raffaele Mancini ha preso<br />
il meglio, guida una brigata di sette<br />
persone, vincente.<br />
Ma veniamo alla nostra prova, che<br />
ci vede fra i primi a testare questa<br />
cucina dove le materie prime sono<br />
scelte con un certo rigore. Il riso ad<br />
esempio è il RisoDiNori di Collobiano,<br />
i vini sono un po’ del territorio<br />
e un po’ quelli che piacciono all’avvocato<br />
Rudi Reni. L’aperitivo sarà<br />
24
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
con una coppa fantastica e poi una<br />
serie di amuse bouche eccezionali,<br />
come il foie gras e ginger, il baccalà<br />
e altre specialità.<br />
La carta, a prezzi più che ragionevoli,<br />
propone, fra gli antipasti, la<br />
millefoglie di branzino mantecato<br />
ovvero una sfoglia croccante al<br />
sesamo, branzino mantecato, crema<br />
di caprini leggera, erba cipollina<br />
e scorzonera in riduzione di liquirizia;<br />
la seduzione in viola ovvero<br />
gambero rosso di Mazara del Vallo<br />
su riduzione di Gutturnio Superiore,<br />
purè e chiostre di patate viola<br />
aromatizzate allo scorgono.<br />
Sui primi non perdete per nessuna<br />
ragione al mondo il risotto mantecato<br />
in caprino vaccino, essenza<br />
di tartufo bianco, colatura di<br />
alici e marginatura di gambero<br />
viola. Sarete soddisfatti anche con<br />
gli gnocchi di patate rosse glassati<br />
al nero di seppia con cuore fondente<br />
al pesto leggero, salsa di scampi<br />
e crudo di gamberi.<br />
E veniamo ai secondi: il filetto di<br />
pagello fragolino croccante in<br />
guazzetto aromatico ai peperoni<br />
rossi in alternativa al maialino<br />
da latte croccante su crema di<br />
sedano rapa, confettura di pomodori<br />
e limone e mela al Calvados<br />
o al Crudo e cotto di Scampi<br />
e gamberi, pomodori e cipolla in<br />
due consistenze.<br />
Si chiude con l’eccezionale cialda<br />
croccante ai semi di zucca con<br />
crema al Blu di capra e polvere<br />
di lampone e la ganache di cioccolato<br />
fondente 74% aromatizzato<br />
al peperoncino con trasparenza in<br />
gel. Vi alzerete leggeri, felici. Con la<br />
voglia di raccontare che siete stati<br />
in un posto unico, e non per modo<br />
di dire.<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: da lunedì a giovedì<br />
Ferie: novembre<br />
Prezzo: 58 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 34 + 30 (dehors)<br />
25
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
nove<br />
ALASSIO (Savona)<br />
VIA PRIVATA MONTAGU, 9<br />
TEL. 0182646140<br />
info@noveristorante.it<br />
www.noveristorante.it<br />
Una gran bella<br />
esperienza ad Alassio,<br />
nel ristorante della<br />
famiglia Ricci, che<br />
fa felici tutti per la<br />
location, ma anche<br />
per un incredibile<br />
rapporto qualità/<br />
prezzo. Sosta davvero<br />
imperdibile.<br />
Da un lato parrebbe che a Villa della<br />
Pergola, elegante relais di solo<br />
12 suite recentemente ristrutturato<br />
dalla famiglia Ricci, il tempo si sia<br />
fermato quando, alla fine dell’Ottocento,<br />
la bella Alassio era meta di<br />
nobili anglosassoni che la scelsero<br />
come buen retiro portando con sé<br />
il gusto aristocratico; dall’altro, e ci<br />
riferiamo al ristorante, tutto sembra<br />
in movimento in un laboratorio<br />
del gusto dove tradizione e creatività<br />
viaggiano in perfetta simbiosi.<br />
Siamo sulla collina di Alassio, all’interno<br />
di un meraviglioso parco che<br />
vanta centinaia di varietà botaniche<br />
sia mediteranee sia esotiche e<br />
che consigliamo di visitare. Varcato<br />
l’austero cancello, verrete accolti<br />
con garbo e accompagnati nella<br />
sontuosa sala da pranzo dove<br />
l’attenzione sarà subito attratta<br />
dai lussuosi arredi e da una ricca<br />
collezione di dipinti dell’Ottocento<br />
che faranno da palcoscenico a una<br />
delle migliori cene liguri di sempre.<br />
A tavola, un invitante menu e due<br />
proposte a 50 e 70 euro che, alla<br />
fine, saranno valutate positivamente<br />
per l’ottimo rapporto qualità/<br />
prezzo. Il “menu gastonomico” di<br />
Giorgio Servetto (70 euro), dopo<br />
un curioso amuse bouche da cui<br />
emerge tutta la fantasia dello chef,<br />
in particolare nell’ottimo macaron<br />
ripieno di mousse di fegato di<br />
coniglio, prevede cinque portate<br />
e il dessert. Per cominciare, un<br />
cubo di salmone selvaggio, delicatamente<br />
affumicato in piacevole<br />
contrasto con zenzero e riduzione<br />
di mandarino. Vivacità di colori e<br />
intensità di gusto i cardini del torcione<br />
di foie gras con zuppetta<br />
di agrumi e verdure dell’orto.<br />
Curiosa e indovinata consistenza<br />
nella crema di carciofo servita<br />
con terra di nocciole e carciofo<br />
arrosto. Molto riusciti anche i cappellacci<br />
farciti di ricotta di pecora<br />
serviti con gamberi viola e infuso<br />
di gamberi ed eucalipto. Infine,<br />
gustose lumache con purè di sedano<br />
rapa, croccante di pinoli e<br />
pomata di sedano e coriandolo.<br />
Dopo un gradito pre-dessert (cremino<br />
alle spezie ricoperto di cioccolato),<br />
un rinfrescante dolce a base<br />
di lampone in varie consistenze.<br />
Più che buona la proposta dei vini,<br />
anche di piccoli produttori, a prezzi<br />
incoraggianti. Pane e grissini fatti in<br />
casa. Meta imperdibile!<br />
Alessandra Fulginiti e Andrea Nicola<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: gennaio; novembre<br />
Prezzo: 83 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 35 + 45 (dehors)<br />
26
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
locanda san lorenzo<br />
ALPAGO (Belluno)<br />
FRAZ. PUOS - VIA GENERAL CANTORE, 2<br />
TEL. 0437454048<br />
info@locandasanlorenzo.it<br />
www.locandasanlorenzo.it<br />
Eccellenza. A chiunque<br />
tu chieda come hai<br />
mangiato qui? La<br />
risposta è la stessa.<br />
Alla grande! La verità<br />
è che anche tutte<br />
le nostre verifiche<br />
dicono questo.<br />
Locanda sita nel cuore dell’Alpago,<br />
non distante da Belluno e Vittorio<br />
Veneto, fondata all’inizio del ‘900<br />
e nota come Osteria del paese di<br />
Puos, nel tempo si è trasformata in<br />
ristorante di livello con annesse 11<br />
camere.<br />
L’ambiente è di eleganza classica,<br />
con tavoli ben distanziati e apparecchiati<br />
in modo raffinato. In cucina<br />
Renzo Dal Farra gestisce una<br />
magistrale brigata che coniuga la<br />
tradizione locale a una creatività<br />
basata per lo più su solidi accostamenti<br />
che soddisfano a pieno<br />
i gusti dei commensali. Nella nostra<br />
ultima visita, grandissimo il<br />
sandwich di capriolo e fegato<br />
grasso con mostarda di cipolle e<br />
salsa ai lamponi. Una goduria la<br />
variazione di fegato grasso d’oca.<br />
Di classe le tagliatelle farcite<br />
al blu di Lanzo con porro sedano<br />
e finocchio e i bigoli al torchio<br />
con ragù di cervo e panatura ai<br />
frutti di bosco. Che vale il viaggio<br />
è la degustazione dell’Agnello,<br />
ma da provare è anche il piccione<br />
arrostito con porcini e salsa al<br />
tartufo. Finale all’altezza con meringata<br />
alle fragole e crumble<br />
salato e pistacchio con gelée al<br />
limone gelato di ricotta e yogurt<br />
e biscotto all’olio extravergine<br />
di oliva. Cantina amplissima e di<br />
fantastico spessore con un ottimo<br />
rapporto qualità/prezzo. Che grande<br />
locale! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: mercoledì<br />
Ferie: 2 settimane nella seconda quindicina di gennaio<br />
Prezzo: 80 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 45<br />
27
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
the cook restaurant<br />
ARENZANO (Genova)<br />
LUNGOMARE STATI UNITI, 1 - TEL. 3289147153<br />
thecookrestaurant@gmail.com<br />
www.thecookrestaurant.com<br />
Con il trasferimento<br />
del ristorante nella<br />
meravigliosa cornice<br />
del Grand Hotel di<br />
Arenzano, la cucina<br />
di Ivano Ricchebono<br />
ha finalmente un<br />
contesto all’altezza<br />
delle sue grandi<br />
creazioni golose.<br />
Meraviglioso – e<br />
finalmente all’altezza<br />
di cucina e servizio –<br />
l’ambiente.<br />
Vi si accede da ingresso riservato,<br />
dopo essersi goduti lo spettacolo<br />
del golfo di Genova, che è proprio<br />
di fronte, al di là della strada, con<br />
gli occhi che si perdono nel mare.<br />
Una vista che sarebbe piaciuta al<br />
“nostro” Bruno Lauzi! La cornice<br />
è quella sontuosa del Grand Hotel,<br />
ma il ristorante è bombonieroso<br />
e romantico, grazie a sapienti<br />
separé, che, oltre ad assicurare la<br />
giusta privacy, delimitano gli spazi<br />
disegnando una saletta con pochi<br />
tavoli apparecchiati in modo elegante.<br />
Grande la squadra che Ivano<br />
ha costruito con la moglie Elisa, da<br />
sempre suo “angelo custode” anche<br />
nel percorso professionale. La<br />
sala è affidata a Mirko Ardu, maître<br />
di alta scuola che vedrete guidare<br />
con cuore, intelligenza e mano sicura<br />
il personale che vi servirà, e<br />
con cui, dopo che giovani come la<br />
brava Martina Merlo vi avrà presentato<br />
con sorriso e precisione i piatti,<br />
potrete valutare i migliori abbinamenti,<br />
visto che è anche sommelier<br />
di razza. La cucina? Ivano Ricchebono<br />
con l’ottimo Marco Primiceri,<br />
e i loro collaboratori, mettono<br />
in tavola un mix entusiasmante di<br />
territorio, tradizione e creatività. La<br />
materia prima è eccellente, e quindi<br />
da provare il crudo di mare, di<br />
cui qui viene data interpretazione<br />
di formidabile golosità, con più<br />
creazioni che si fanno ricordare per<br />
“giocate geniali” nel rispetto assoluto<br />
di pesci e crostacei. Poi risotto<br />
“Riso buono” crudo di gambero<br />
prescinseua e crumble d’acciuga<br />
salata o bottoni all’extravergine<br />
taggiasco crema di acciuga nostrana<br />
e tartufo nero estivo. Di<br />
secondo cappon magro o interpretazione<br />
di un vitello tonnato.<br />
Dopo festosa piccola pasticceria,<br />
stragoloso cremoso al cioccolato<br />
con sorbetto al frutto della passione<br />
e semifreddo al pistacchio di<br />
Bronte, a concludere una sosta in<br />
una nuova, grande eccellenza della<br />
ristorazione italiana, che fa onore al<br />
gusto di Liguria! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: lunedì a pranzo, martedì<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 90 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40<br />
28
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
la tana gourmet<br />
ASIAGO (Vicenza)<br />
LOC. KABERLABA, 19<br />
TEL. 0424462017<br />
latanaristoranteasiago@gmail.com<br />
Siamo tornati ad<br />
Asiago, per incontrare<br />
un altro grande della<br />
ristorazione locale. Lui<br />
si chiama Alessandro<br />
Degan, poco più che<br />
trentenne e, con suo<br />
cognato e un altro<br />
socio, è in questa<br />
casetta rossa in<br />
località Kaberlaba in<br />
mezzo ai prati e alle<br />
montagne. È fiabesco<br />
il luogo e l’indicazione<br />
della casa rossa, sia<br />
visivamente sia sui<br />
cartelli, vi porterà<br />
diritti a La Tana<br />
Gourmet.<br />
Un ristorante di classe, ma anche<br />
un’osteria molto frequentata, dove<br />
assaggiare piatti come salumi e formaggi<br />
tipici, bigoli all’anatra, canederli<br />
in brodo, tagliata di manzo,<br />
gulash con polenta e molto altro ancora.<br />
Noi abbiamo cenato di fronte<br />
alla vetrata davanti ai prati ondulati<br />
con i profumi delle erbe rare di montagna<br />
che Alessandro va a cercare,<br />
grazie all’esperienza di suo suocero,<br />
Romeo Covolo, grande conoscitore<br />
delle ricchezze botaniche di questi<br />
luoghi. In sala Enrico Maglio, preparatissimo<br />
sui vini, con una carta<br />
che ha 800 referenze e spazia fra i<br />
classici e i cosiddetti vini naturali. Il<br />
menu (quelli degustazione sono tre)<br />
si divide in due parti: territorio e progetti.<br />
Nel primo ci sono le materie<br />
del territorio, nel secondo i suoi piatti<br />
innovativi, dei pezzi unici. Iniziamo<br />
allora dalle entrée che già danno l’idea<br />
dell’esperienza: infuso di foglie<br />
di mirtillo, burro di montagna al<br />
sambuco; finta meringa di porcino<br />
con fungo latto-fermentato e lichene<br />
islandico e infine erba San Pietro<br />
con aceto di lampone e bacon.<br />
Da mangiare chiudendo gli occhi, vi<br />
assicuro. Poi abbiamo spaziato fra<br />
“territorio” e “progetti”. Incredibili i<br />
fagotti di rapa rossa, infuso di cortecce<br />
di abete, frutti rossi e abrotano<br />
che lasciano in bocca sensazioni<br />
dolci e amare, di particolare intensità.<br />
Forse questo è il piatto che più descrive<br />
Alessandro. Abbiamo trovato<br />
corretti il baccalà mantencato con<br />
polenta soffiata e insalatina di erbe<br />
aromatiche e i canederli di speck in<br />
consommé di vitello. Memorabile è<br />
invece il piatto denominato Ramen.<br />
go, ossia spaghetti di limone,<br />
ostriche salvia selvatica, pancetta,<br />
uova di aringa affumicate servite<br />
in brodo di carne. Emozione pura.<br />
Se poi ci date retta, assaggerete cotture<br />
di carni che non fa più nessuno.<br />
Ecco, tra gli antipasti, il manzo, bruscandoli,<br />
bacche di frassino, polvere<br />
di capperi e acciughe. Notevole, tra i<br />
secondi, la spalla di manzo alla senape<br />
selvatica, stufato di rape, raperonzoli<br />
e carletti. Incredibile, da<br />
rifare il viaggio, l’agnello arrostito<br />
con funghi pioppini e sedano di<br />
monte. Da applausi l’insalata mista<br />
con linfa di betulla che ha un potere<br />
digestivo insospettabile. E per finire,<br />
apoteosi coi dolci, con La pigna:<br />
sorbetto al mugolio, orzo tostato,<br />
uovo al vapore, liquirizia selvatica;<br />
la crema fritta, con cioccolato,<br />
miele e sorbetto d’arancia e la frutta<br />
ghiacciata. Io però mi sono commosso<br />
per la mosa-latte dolce: polenta<br />
integrale cotta in latte e miele.<br />
Abbiamo vissuto un sogno. Alessandro<br />
è un grande. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica a cena, lunedì; a marzo, aprile, maggio, ottobre e novembre, aperto martedì,<br />
mercoledì e giovedì solo previa prenotazione<br />
Ferie: variabili in maggio e ottobre<br />
Prezzo: 77 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 30<br />
29
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
stube gourmet<br />
ASIAGO (Vicenza)<br />
C/O HOTEL EUROPA - CORSO IV NOVEMBRE, 65/67<br />
TEL. 0424462659<br />
info@hoteleuroparesidence.it<br />
www.hoteleuroparesidence.it<br />
Ma che gran bella<br />
cena quella che<br />
abbiamo fatto ad<br />
Asiago, dentro la<br />
struttura dell’Hotel<br />
Europa. Da oltre un<br />
anno è arrivato un<br />
giovane di talento,<br />
Alessio, che cura<br />
in particolare il<br />
ristorante Stube<br />
Gourmet. Un locale<br />
raccolto, tutto legno,<br />
con un servizio<br />
professionale davvero<br />
vincente. Bravo il<br />
sommelier, bravi tutti<br />
i ragazzi che ci hanno<br />
seguito per l’intera<br />
serata, proponendoci<br />
vini a bicchiere<br />
davvero interessanti<br />
per accompagnare<br />
una cena che è stata<br />
davvero memorabile.<br />
E in un posto così saremmo per<br />
consigliarvi a occhi chiusi i due<br />
menu degustazione dello chef:<br />
“Memorie territoriali” a 60 euro<br />
(5 portate) e la sequenza di otto<br />
portate a 80 euro. Questo menu si<br />
chiama Luugar. Noi, come sempre<br />
abbiamo assaggiato alla carta. Ma<br />
attenzione, prima abbiamo gustato<br />
tre amuse bouche. Ve li elenchiamo,<br />
anche se non possiamo manifestarvi<br />
lo stupore che abbiamo<br />
provato: “finto rachide” ovvero<br />
una terrina di fegatini di cortile,<br />
polvere di porcini ed essenza di<br />
muschio; crema di patate con trippa<br />
di baccalà e salsa verde; tartare<br />
di capasanta con zettel di arancio,<br />
semi di frutto della passione ed essenza<br />
di bergamotto. Ed ecco agli<br />
antipasti il foie gras d’anatra con<br />
cavolfiore, noci macadamia, pistacchi<br />
tostati e salsa al Porto; il<br />
salmerino con le sue uova, finocchio,<br />
rafano e cialda alga nori e il<br />
Giardino di verdure, terre alla<br />
mandorla, formaggio caprino.<br />
Fra i primi non perdetevi i ravioli<br />
alla rapa rossa, formaggio<br />
Mezzano, aglio orsino, mirtillo<br />
nero e radice di prezzemolo e gli<br />
gnocchi di semolino, piovra alla<br />
brace, oliva taggiasca, pomodoro<br />
confit, maionese all’acqua di<br />
piovra, fantastici. Ma che saranno<br />
le tagliatelle di fagioli, porro, lardo<br />
Pata negra, consommé, rosmarino<br />
e il riso Carnaroli, topinambur, ricciola,<br />
uova di salmone, caramello<br />
di birra stout. Apoteosi sui secondi:<br />
la faraona con tarassaco, noci<br />
pecan e insalata croccante, perfetta<br />
e morbida, e poi il piccione<br />
con radicchio, more, cipolle di Tropea,<br />
nocciole. Da provare il vitello<br />
con sedano rapa, lamponi, ricotta<br />
al cumino e cerfoglio o il salmone<br />
in olio di cottura, crema di<br />
patate alla curcuma, asparagi<br />
verdi e gamberi viola. A questo<br />
punto come non chiedere i dolci:<br />
il cioccolato bianco, pistacchi di<br />
Bronte, more, Nocciolata; il biscotto<br />
ai semi di papavero, crema<br />
all’uovo, fragole e rucola e infine<br />
cocco, rabarbaro, marasche, yogurt<br />
e lampone. Che dire? Ci siamo<br />
innamorati di questo posto, della<br />
cucina dello chef, della gioia che ti<br />
trasmette lo staff, di quel mestiere<br />
vero che esprime il sommelier. Di<br />
tutto. Diventerà famoso. Per noi lo<br />
è già. Grandissimo Alessio!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì e martedì (aperto su richiesta)<br />
Ferie: variabili tra aprile e maggio, e in novembre<br />
Prezzo: 74 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 16<br />
30
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
premiata fabbrica<br />
BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza)<br />
VIA ANGARANO, 5<br />
TEL. 0424280457<br />
www.premiatafabbricasrl.com<br />
Anche a Bassano la<br />
miglior pizza d’Italia<br />
che parla veneto.<br />
La Fabbrica della<br />
Pizza di Massimo<br />
Frighetto, nostra<br />
ultima scoperta, ce lo<br />
conferma. Siete nei<br />
pressi del ponte di<br />
Bassano. Splendido<br />
esempio di qualità<br />
(rara in queste mete<br />
turistiche).<br />
L’ingresso è quasi angusto: pochi<br />
passi di fronte al banco della pizza<br />
al taglio e poi un cancelletto a darti<br />
lo stop. Il perché di quello che all’inizio<br />
sembra un piccolo fastidio, si<br />
rivela in realtà un escamotage per<br />
evitare di intasare la piccola saletta<br />
alle spalle dove si sviluppa tutto il locale.<br />
I tavoli si contano sulle dita di<br />
una mano, l’attenzione da parte del<br />
patron Massimo Frighetto è massima.<br />
Le birre sono in bottiglia, una<br />
bella scelta tra le artigianali italiane.<br />
Le bibite sono targate Baladin. Poi<br />
ci sono loro, le pizze, che sono le<br />
autentiche protagoniste. Non si fanno<br />
voli pindarici nei topping, la costruzione<br />
è solida, gli abbinamenti<br />
azzeccati e giocati su una selezione<br />
(ristretta) di ottimi ingredienti. Partiamo<br />
però dalla base: l’impasto è a<br />
lunga lievitazione, con lievito madre<br />
(nella metà dei casi) e farina Petra.<br />
È eccellente: spesso, fragrante all’esterno<br />
con un cuore più morbido,<br />
profumato. A coprirlo una base di<br />
pomodoro di Petrilli. Solo per questo<br />
connubio vale la pena il viaggio. Ma<br />
c’è l’aggiunta dei latticini campani e<br />
pugliesi, i formaggi dell’Altopiano,<br />
grandi prosciutti crudi 24 mesi di<br />
stagionatura. Noi abbiamo assaggiato<br />
la pizza con la bufala, le acciughe<br />
del Cantabrico e il limone<br />
della Costiera amalfitana, profumata,<br />
equilibrata così come quella<br />
che combina la burrata pugliese -<br />
messa rigorosamente in uscita - e il<br />
crudo S. Ilario. Poi c’è quella asparagi<br />
e alici con l’asparago di Bassano,<br />
il Puzzone di Moena, le alici di<br />
Lampara; oppure la pizza Poastro<br />
in tecia con Blu della Lessinia,<br />
gallina padovana in tecia, songino<br />
e nocciole. Alcune di queste<br />
sono fatte con lievito madre; altre<br />
sono senza lievito ovvero con farine<br />
integrali e grani spezzati che da soli<br />
possono innescare una fermentazione<br />
spontanea. Il risultato è una<br />
pizza buona, digeribile, leggera. Da<br />
provare. Il caffè si prende all’esterno,<br />
nel bar di fronte, gestito sempre<br />
da Frighetto, che ha una selezione<br />
di distillati e amari da urlo (spicca<br />
anche il cuneese Palent, persino in<br />
versione Riserva). I prezzi? Per una<br />
margherita si spendono 7,5 euro,<br />
per le altre pizze dai 9 agli 11 in media.<br />
Un prezzo giusto, per una pizza<br />
che ha il grande merito di stupire<br />
senza strafare. Uscendo c’è il Ponte<br />
degli Alpini che conduce dall’altra<br />
sponda nel cuore della Bassano vecchia<br />
dove, a partire dalla bottiglierie<br />
Nardini pullula un’offerta di locali<br />
per cocktail con una concentrazione<br />
che ha pochi pari in Italia. Tenetelo<br />
d’acconto per il vostro prossimo<br />
viaggio in Veneto. Alessandro Ricci<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 7,50 euro (margherita)<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />
Coperti: 20<br />
31
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
il santellone<br />
BRESCIA<br />
VIA DEL SANTELLONE, 116/120<br />
TEL. 0303732998 - 0303733111<br />
info@ilsantellone.it<br />
www.ilsantellone.it<br />
Siete a Brescia,<br />
in zona Badia, ma<br />
quando si apre il<br />
cancello automatico,<br />
che immette nel<br />
comodo parcheggio<br />
non vi sembrerà<br />
vero. È un’oasi, con<br />
una vecchia cascina<br />
ristrutturata con<br />
porticato dove sono<br />
state realizzate 22<br />
camere, poi prati,<br />
giardini, una piscina<br />
e perfino una Spa<br />
attrezzatissima e un<br />
centro congressi per<br />
oltre 100 partecipanti.<br />
In un altro corpo c’è poi il ristorante,<br />
che ci ha sorpresi non poco<br />
soprattutto per la ricerca delle materie<br />
prime e per l’esecuzione. Accogliente,<br />
al piano di sopra, con<br />
una carta dei vini di grande soddisfazione<br />
con alcune chicche sconosciute.<br />
Sotto c’è la cucina con la<br />
signora Mariella che sa il fatto suo e<br />
che alla fine ho abbracciato.<br />
A pranzo c’è un menu da lavoro<br />
con lasagne al ragù di coniglio,<br />
maccheroncini al pomodoro, minestrone<br />
e bocconcini di pollo con<br />
taccole e piselli.<br />
Il menu alla carta è più ricco ed ha<br />
slanci creativi se pensiamo all’insalata<br />
di burrata bresciana con<br />
arancio e acciughe, al bagoss<br />
alla brace con polenta e confettura<br />
di pere e moscato. Fra i<br />
primi, prendete le mafalde con<br />
ragù bianco di coniglio carote<br />
e spinacini oppure i bigoli al torchio<br />
cacio e pepe (ottimo), i ravioli<br />
ripieni di carne alla Bresciana, i fusilli<br />
alla formaggella di capra di<br />
Bagolino, lardo e rosmarino. Ma<br />
l’apoteosi sarà il pollo nostrano<br />
della Fattoria Paradello ripieno<br />
di magro cotto al forno quindi il<br />
luccio al vapore con olio del Garda,<br />
capperi di Salina e prezzemolo, la<br />
degustazione di formaggi e confetture,<br />
il filetto di pesce persico con le<br />
loro patate fritte. Si chiude coi dolci:<br />
torta Paradiso con zabaione,<br />
torta Caprese al limone, tiramisù e<br />
semifreddo alle meringhe con<br />
salsa di nocciole. Una gran bella<br />
sosta. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica a cena<br />
Ferie: la prima settimana di gennaio e le 2 settimane centrali di agosto<br />
Prezzo: 35 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 50<br />
32
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
antica osteria della pesa<br />
CADEO (Piacenza)<br />
LOC. SCOTTINA - STRADA DEL RIGLIO<br />
TEL. 0523504232<br />
info@cascinascottina.it<br />
www.relaiscascinascottina.it<br />
All’interno di un<br />
relais immerso nel<br />
verde un ristorante<br />
che propone un<br />
menu intrigante e<br />
un’entusiasmante<br />
scelta di vini (anche a<br />
bicchiere).<br />
Fa parte del Relais<br />
Cascina Scottina<br />
di Cadeo, con 14<br />
camere, tanto spazio<br />
verde. In cucina lo<br />
chef talentuoso<br />
Claudio Cesena che<br />
prima gestiva questa<br />
location col fratello<br />
Marco ora alle prese<br />
con un ristorante<br />
a Fiorenzuola (la<br />
Locanda San Fiorenzo<br />
in via Gramsci, 8 - tel.<br />
0523247924).<br />
Detto questo, seguite la strada che<br />
unisce Pontenure a Cadeo, ma prima<br />
del paese svoltate a sinistra:<br />
davanti a voi un cavalcavia e dietro<br />
l’oasi di cui vi stiamo parlando, che<br />
si è consolidata parecchio. Vi accomoderete<br />
ai tavoli della grande sala,<br />
con vetrate sul giardino, per leggere<br />
il menu intrigante, fra tradizione e<br />
innovazione, che un servizio davvero<br />
gentile vi porgerà. Entusiasmante<br />
la scelta dei vini a bicchiere, segno<br />
che hanno preso sul serio le esigenze<br />
del cliente, ma anche la carta<br />
parla di una selezione meditata e<br />
di buona qualità. I pani e le focacce<br />
sono fatti in casa e se scegliete i<br />
salumi piacentini da accompagnare<br />
sarà un piacere. Altrimenti, fra gli<br />
antipasti, la crema di patate con<br />
piovra e carciofi oppure lo spiedino<br />
di foie gras e prugne avvolte<br />
nel petto d’oca affumicato al<br />
Malvasia passito. O ancora, l’hamburger<br />
di melanzane con spuma di<br />
caprino, pomodori secchi e pane<br />
croccante. Imperdibili, fra i primi, i<br />
pisarei e fasò fatti secondo la tradizione,<br />
quindi un po’ liquidi, anche<br />
se abbastanza densi da mangiare<br />
col cucchiaio. Buonissimi gli anolini<br />
della Val d’Arda con spuma di<br />
patate, le sue bucce fritte e tartufo<br />
nero dei nostri colli accanto<br />
a gnocchi di rape rosse con crema<br />
di broccoli, calamari e maionese al<br />
nero. Quindi i cappelletti d’anatra<br />
con salsa al foie gras, profumo<br />
d’arancia e nocciole tostate e il<br />
risotto ai porcini con tartara di crostacei.<br />
Fra i secondi la scelta è come<br />
sempre ampia e soddisfacente. Per<br />
noi, coscia d’oca con spuma di<br />
mele verdi, uva nera e frutta<br />
d’autunno, ma anche arrotolato<br />
di branzino con caponata in<br />
agrodolce e suprema di faraona<br />
farcita. E ancora: filetti di triglia al<br />
sesamo nero su gazpacho verde,<br />
foglie di oyster, polenta croccante<br />
e peperoni; spalla di maialino da<br />
latte con purè di topinambur, verza<br />
ripassata e salsa al pepe tzechuan;<br />
e infine il controfiletto di cavallo<br />
al profumo di caffè con radicchio<br />
trevisano e melograno. Ai dolci,<br />
da scegliere fra il cioccolato con<br />
composta di pere cotte al vino rosso<br />
e crumble alla cannella e la madeline<br />
al limone con cremoso ai marroni,<br />
gelatina di cachi e salsa al<br />
rhum. Oppure l’amaretto di Parigi<br />
con cremoso al cioccolato bianco e<br />
cardamomo, sorbetto di mandarino<br />
e caramello al peperoncino. Veniteci<br />
con gli amici. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica a cena e lunedì<br />
Ferie: 1 settimana in gennaio; 1 settimana in agosto; Natale<br />
Prezzo: 70 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 60 + 100<br />
33
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
bergè<br />
CARCOFORO (Vercelli)<br />
LOC. CASA DEL PONTE, 373<br />
TEL. 0163087041 - 3427<strong>69</strong>1218<br />
info@ristoranteberge.it<br />
www.ristoranteberge.it<br />
Due ragazzi coraggiosi<br />
Maddalena Bacher<br />
e Federico Barinotti<br />
hanno riacceso i fornelli<br />
del mitico Scoiattolo<br />
di Carcoforo (Vc),<br />
un paese fiabesco<br />
della Val Sesia che sta<br />
proprio sotto il Monte<br />
Rosa. Oggi siamo al<br />
Bergè. E complimenti<br />
per il bel sito internet.<br />
Ci siamo andati una sera di giugno,<br />
passando per il ponticello che conduce<br />
in questa casetta di legno. Al<br />
piano alto c’è la sala con il camino<br />
e tutto sembra essere rimasto<br />
come allora quando era lo Scoiattolo:<br />
bello, risposante, romantico.<br />
L’offerta di questi ragazzi è poi<br />
davvero intrigante e ci ha colpito.<br />
Hanno un menu degustazione a<br />
28 euro con 7 assaggi (avete letto<br />
bene!) e una scelta alla carta, con<br />
selezionate ma soddisfacenti soluzioni<br />
e una carta dei vini altrettanto<br />
essenziale e soddisfacente. Appena<br />
seduti ti servono tre fette di salame<br />
come entrée e poi i piatti che via<br />
via abbiamo ordinato. E che felicità<br />
trovare nel menu il tonno di merluzzo<br />
con pioggia di pistacchi<br />
e coulis agrodolce di fragole; il<br />
milcaos chilote su misticanza di<br />
insalate e germogli. Fra i primi<br />
erano davvero eccellenti e morbidi<br />
gli gnocchi di castagne, ma eccellenti<br />
anche i tagliolini alla farina<br />
finissima di mais con pianbress,<br />
broccoli e patate viola che avevano<br />
la consistenza dei pizzoccheri<br />
valtellinesi. Apoteosi sui secondi:<br />
l’agnello alla moda del Bergé era<br />
perfetto, succulento, ma buona anche<br />
la rollatina di vitello su pesto di<br />
ortiche in alternativa alla treccia di<br />
branzino con insalata catalogna<br />
appassita in padella, albicocche<br />
disidratate e pinoli.<br />
Si chiude coi dolci con una scelta di<br />
torte e dolci al cucchiaio preparati<br />
con ricette classiche o rivisitate, tra<br />
cui ricordiamo il gelato alla crema<br />
profumata ai fiori di sambuco servita<br />
nelle miaccie, e il cannolo in<br />
versione valsesiana ovvero con<br />
la mascarpa (ricotta locale) addolcita<br />
con miele di castagno,<br />
saleggia e scaglie di cioccolato.<br />
Un posto che consigliamo vivamente:<br />
per il calore, per la cucina che<br />
non è niente male, per il coraggio<br />
di animare un ristorante in un posto<br />
fiabesco, con prezzi decisamente<br />
onesti. Se volete farci e farvi un<br />
regalo partite. Questa è autentica<br />
resistenza umana! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />
Ferie: febbraio; variabili in marzo<br />
Prezzo: 45 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 25<br />
34
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
osteria pironetomosca<br />
CASTELFRANCO VENETO (Treviso)<br />
VIA PRIULI, 17<br />
TEL. 0423472751<br />
osteriapironetomosca@gmail.com<br />
www.osteriapironetomosca.it<br />
Questo locale di Castelfranco<br />
Veneto è<br />
molto di più di una<br />
sorpresa. Intanto è<br />
il coronamento di<br />
un padre, Moreno<br />
Cattapan, cuoco, che<br />
oggi vede in cucina il<br />
suo bravissimo figlio<br />
Fabio, che credo abbia<br />
inserito elementi di<br />
creatività non banali.<br />
Se seguite il navigatore potreste<br />
trovarvi in difficoltà. Voi cercate la<br />
frazione Treville e la chiesa, abbastanza<br />
imponente: dietro la chiesa<br />
c’è questa osteria moderna, con<br />
un design particolare, che la rende<br />
intima, calda, ottima per ogni<br />
occasione. La sala ha tavoli tondi<br />
e quadrati e la cucina è di fronte.<br />
La prima sorpresa, dopo il luogo<br />
decisamente invitante, sarà la carta<br />
dei vini, che annovera una serie<br />
di “naturali” conosciuti ma anche<br />
sconosciuti, frutto della ricerca del<br />
patron. E qui l’avventore esperto<br />
avrà di che divertirsi, anche con una<br />
generosa offerta di vini a bicchiere.<br />
La seconda sorpresa sarà il pane<br />
fatto in casa, aromatizzato in due<br />
versioni, frutto anche qui di un’attenta<br />
ricerca sia di farine sia di altri<br />
ingredienti. La terza sorpresa sarà<br />
poi il menu, che anche solo alla<br />
lettura vi farà dire: questo posto<br />
merita il viaggio. Ecco allora il radicchietto<br />
grumolo scottato con<br />
coda di mazzancolle su crema di<br />
fagioli bianchi, la gallina padovana<br />
in saor, gli agretti con pomodoro<br />
secco e acciuga. Fra i primi segnaliamo<br />
come radioso il piatto di bigoli<br />
neri con calamaretti, piselli<br />
freschi (buonissimi) e crema di<br />
porri. Il nostro collaboratore, venuto<br />
prima, aveva invece lodi per la lasagnetta<br />
ai carciofi, le tagliatelle al<br />
ragù, ma anche gli gnocchi di zucca<br />
e ricotta gratinata con fonduta. Fra<br />
i secondi è da manuale il coniglio<br />
alla Veneta servito con la polenta<br />
di mais biancoperla. Ma assai<br />
ghiotti sono anche l’agnello alla<br />
friulana, la trippa alla parmigiana,<br />
il filetto di maiale in manto di speck<br />
alle erbette primaverili. Come pesce,<br />
le seppie con i carciofi oppure<br />
le costolette di rombo. Una menzione<br />
la meritano anche i contorni:<br />
cavolo cappuccio “sofegà” all’aceto,<br />
patate al forno. Infine i dolci,<br />
tutti buoni, in particolare il budino<br />
al cioccolato con caramello al<br />
vino rosso, oppure gelato fior di<br />
panna, crostata con marmellata di<br />
stagione, crema catalana. Una sosta<br />
originale, divertente, che consigliamo<br />
a tutti. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 50 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 90 + 100<br />
35
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
pizzeria dei 7 ponti<br />
CENATE SOPRA (Bergamo)<br />
VIA SAN CARLO BORROMEO, 1<br />
TEL. 035954140<br />
alessiorovetta@icloud.com<br />
www.dei7ponti.it<br />
Cenate di Sopra si<br />
raggiunge dopo aver<br />
lasciato il casello di<br />
Seriate, nella Bergamasca.<br />
Si sale in una<br />
situazione di mezza<br />
montagna, con i dolci<br />
declivi dei vigneti del<br />
Moscato di Scanzo,<br />
per arrivare di fronte<br />
a un comodo parcheggio,<br />
con un prato davanti,<br />
quasi un parco.<br />
Imponente è anche la<br />
costruzione, che un<br />
tempo ospitava il ristorante<br />
Agli Ulivi. Ma<br />
da pochi mesi questa<br />
è la Pizzeria dei 7<br />
Ponti.<br />
Appena entri, vedi i segnali di questa<br />
nuova realtà: una pagnotta di<br />
pane invitante, le farine Petra, un<br />
bancone di mescita di bevande e<br />
poi quasi ad angolo il forno con<br />
tre pizzaioli che stanno dietro alle<br />
richieste delle 170 fortunate persone<br />
che riescono ad accaparrarsi un<br />
tavolo: nel bel dehors o all’interno.<br />
Alessio Rovetta l’ho conosciuto<br />
all’Università della Pizza di Vighizzolo<br />
d’Este e da lì ha appreso veramente<br />
il meglio: basta guardare le<br />
sue pizze alte e generose, ma poi<br />
fragranti realizzate secondo vari<br />
impasti, ognuno per accogliere gli<br />
ingredienti dei produttori artigianali<br />
del territorio che dichiara in carta.<br />
Eccezionali saranno i formaggi che<br />
riescono ad avere dai fratelli Cecconello,<br />
fra i migliori cheese-scout<br />
del nostro Golosario. Le birre sono<br />
quelle di 32 Vie dei Birrai oppure le<br />
fantastiche creazioni del Birrificio<br />
indipendente Elav.<br />
Cosa abbiamo assaggiato? La pizza<br />
Culatello (a 18 euro), generosa<br />
di fette tagliate da una forma dei<br />
fratelli Spigaroli, servita con burrata<br />
e pomodoro. Ci ha colpito perché<br />
l’impasto, che mantiene fragranza<br />
fino all’ultimo boccone, valorizza il<br />
culatello anziché mortificarlo. Ed è<br />
una goduria. Da provare è la pizza<br />
Oscar che è stata premiata al<br />
Cibus di Parma ed è pomodoro,<br />
stracciatella pugliese e acciughe<br />
di Sciacca. Anche qui in crescendo,<br />
buonissima.<br />
Poi c’è da provare la 7 Ponti che ha<br />
stracciatella pugliese, bresaola,<br />
scaglie di Parmigiano e balsamo<br />
degli Angeli (acetaia Testa).<br />
C’è poi un lungo elenco di pizze<br />
“classiche”: dalla Napoli alla Margherita,<br />
alla capricciosa alla romana<br />
(intorno ai 7 euro). Ma dimenticate<br />
tutto ciò che fino a oggi avete assaggiato<br />
perché qui ogni cosa è di<br />
un altro pianeta, grazie alla farina<br />
Petra, al lievito madre, agli impasti<br />
e soprattutto alla ricerca delle materie<br />
prime.<br />
Ci sono le pizze speciali, disponibili<br />
con tutti gli impasti che, li vogliamo<br />
ricordare, sono “impasto biologico”<br />
con lievitazione 48/72 ore;<br />
“impasto kamut”; “impasto integrale<br />
al farro”; “impasto con lievito<br />
madre” proprio di Alessio; “Impasto<br />
Petra”, con 48/72 ore di lievitazione<br />
che porta in tavola una pizza<br />
alta e croccante con bordo imponente<br />
e alveolato. E infine “l’impasto<br />
nuvola di pane” (buonissimo)<br />
anche qui frutto di 48/72 ore di<br />
lievitazione e bordo alveolato che<br />
ricorda una nuvola. Non mancano<br />
le pizze vegetariane e vegane.<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: 12 gg in gennaio<br />
Prezzo: 31 euro (pizza margherita 6 euro)<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 140<br />
36
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
valli di lanzo<br />
(ristourant valàdess at lanss coun oubèrgi)<br />
CERES (Torino)<br />
VIA ROMA, 11 - TEL. 012353180<br />
info@ristorantevallidilanzo.eu<br />
www.ristorantevallidilanzo.eu<br />
Francesco Eblovi, chef<br />
noto ai gourmet per<br />
la sua intrigante declinazione<br />
della tradizione<br />
perseguita a lungo<br />
al “Nuovo Carretto”<br />
di Ciriè, ha deciso di<br />
scommettere sulle<br />
montagne del Torinese.<br />
Il suo nuovo locale<br />
aperto a giugno a Ceres<br />
dopo una sapiente<br />
ristrutturazione, vi<br />
farà subito sentire a<br />
casa.<br />
Siete piacevolmente accolti dal calore<br />
e dalla riservata affabilità di<br />
Marzia, che segue con grande professionalità<br />
la sala.<br />
Straordinaria la carta dei vini che,<br />
oltre a proporre bottiglie di Champagne<br />
che sono vere chicche, vi<br />
consentirà di scegliere tra etichette<br />
e formati vari di vini bianchi e<br />
rossi accuratamente conservati in<br />
una cantina in cui scorre acqua di<br />
sorgente. A stupirvi sarà però la<br />
cucina: complici forse ingredienti<br />
divenuti più facilmente reperibili<br />
nel nuovo contesto, che evidenzia<br />
una qualità, offerta a prezzi assolutamente<br />
contenuti, che testimonia<br />
di come una ricerca portata avanti<br />
nel rispetto della tradizione possa<br />
approdare a risultati davvero strepitosi.<br />
L’inizio, un’insalatina di tarassaco<br />
raccolta a duemila metri e condita<br />
con un filo d’olio amalgamato con<br />
tuorlo d’uovo sodo, è davvero da<br />
urlo. E non da meno sono sia la suadente<br />
cipolla ripiena di grissini e<br />
amaretti, il radioso peperone dei<br />
giorni di festa con tonno capperi<br />
e acciughe. Deliziose le trofiette<br />
fresche con guanciale e asparagi<br />
novelli, riuscitissime le tagliatelle<br />
al ragù di fegatini, divertente<br />
nel suo tratto di gioco il “ricordo<br />
d’infanzia”, dal quale riemergono<br />
vecchie sensazioni legate al sapore<br />
dei tortellini panna e prosciutto.<br />
Accattivante nella semplicità dei<br />
suoi essenziali gusti di montagna la<br />
salsiccia artigianale di Ciriè con<br />
patate e verdure. Conclusione a<br />
effetto con una perfetta marquise<br />
au chocolat, oltre che con un<br />
ottimo caffè accompagnato da<br />
una piccola pasticceria in linea col<br />
pranzo appena concluso. Che cosa<br />
volere di più? Piergiuseppe Bernardi<br />
Riposo settimanale: martedì; mai in estate<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 45 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 30 + 20<br />
37
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
officina dei sapori<br />
CERNUSCO SUL NAVIGLIO (Milano)<br />
VIA TORRIANI, 40<br />
TEL. 0292404<strong>69</strong><br />
Un’amicizia profonda.<br />
E una passione in<br />
comune, il gusto.<br />
Queste le fondamenta<br />
su cui poggia<br />
l’Officina dei sapori di<br />
Cernusco sul Naviglio.<br />
Locale di recente apertura, è nostra<br />
scoperta preziosa, anche perché<br />
creatura di due giovani che non<br />
hanno avuto paura di mettersi in<br />
gioco, a dimostrazione che la generazione<br />
dei trentenni non è formata<br />
certo solo da bamboccioni. Roberto<br />
Albiero e Ivan Lalli, i soci titolari, diventati<br />
amici all’Università, dopo la<br />
laurea hanno preso strade diverse.<br />
Il primo, iniziando la carriera di cuoco,<br />
andando a far gavetta ai fornelli<br />
del Savini e al fianco del grande Gaetano<br />
Simonato patron del sommo<br />
Tano Passami l’olio. Il secondo, fondando<br />
con tre soci, Mastri Speziali,<br />
società agricola che produce in<br />
Brianza zafferano, con i primi frutti<br />
che furono da noi presentati al<br />
grande pubblico a Golosaria 2013.<br />
Trovandosi di frequente, nei giorni<br />
di libertà dai loro impegni professionali,<br />
a mangiare insieme, condividendo<br />
l’interesse per cibi e vini,<br />
nel tempo hanno maturato l’idea di<br />
unire le loro esperienze professionali<br />
e di creare un locale loro. Liberatisi<br />
gli spazi che ospitavano una<br />
trattoria, a Cernusco sul Naviglio,<br />
li hanno rilevati, hanno realizzato<br />
sapiente ristrutturazione, e hanno<br />
avviato l’attività. Ora il locale – con<br />
il bar di fronte all’ingresso, e la sala<br />
da pranzo sulla sinistra, con pochi<br />
tavoli che dicono quanta sia la cura<br />
che qui si vuole riservare al cliente<br />
– è luminoso e accogliente. Di indiscutibile<br />
valore la filosofia di lavoro.<br />
Stella polare del loro impegno, la<br />
qualità, senza compromessi (a documentarlo,<br />
materie prime d’eccellenza<br />
di fornitori che son campioni<br />
del Golosario, quali Risodinori,<br />
Contrada Bricconi, azienda agricola<br />
Nava). Con una buona bottiglia (ci<br />
sono anche vini a bicchiere), da un<br />
menu che cambia nel rispetto della<br />
stagionalità, potrete gustare crema<br />
di ceci e gamberi scottati, risotto<br />
ai ricci di mare, pasta, calamarata<br />
fresca pecorino nduja rucola<br />
e cipolla caramellata, quindi<br />
fish&chips o ossobuco in gremolada<br />
con puré di patate viola,<br />
prima di chiudere con TiramiSud. I<br />
primi passi sono ben fatti. E chi ben<br />
comincia... Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: lunedì; martedì a cena<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 40 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 30<br />
38
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
cappuccini resort<br />
COLOGNE (Brescia)<br />
VIA CAPPUCCINI, 54<br />
TEL. 0307157254<br />
www.cappuccini.it<br />
Rosalba Tonelli è<br />
imprenditrice di<br />
quelle che fanno<br />
onore al nostro Paese.<br />
Il suo capolavoro:<br />
avere rilevato un<br />
antico convento e<br />
con sapiente restauro<br />
conservativo averlo<br />
riportato all’originario<br />
splendore.<br />
Si tratta di un convento di proprietà<br />
dei Cappuccini, dal 1500<br />
fino all’età napoleonica, poi passato<br />
a nobili famiglie bresciane e,<br />
all’epoca dell’acquisto, in stato di<br />
abbandono da decenni. Oggi, la<br />
struttura è Cappuccini resort, realtà<br />
di rara bellezza, con chiostri,<br />
sale, corridoi, salottini, caminetti,<br />
cortili, pavimenti in cotto, 14 camere,<br />
un ristorante gourmet, sale per<br />
convegni, Centro benessere Elis (lo<br />
gestisce la nuora, Angela Belleri).<br />
All’esterno, adagiato com’è sullo<br />
sperone occidentale del Monte Orfano,<br />
intorno parco secolare, verde,<br />
boschi, giardini coltivati, un leccio<br />
di 500 anni e un giuggiolo di 300,<br />
il roseto che arrampica e porta ai<br />
resti di una torre romana, ulivi e terrazzamenti<br />
coltivati con orti, oche<br />
e galline libere, l’affaccio a perdita<br />
d’occhio sulla Franciacorta. Tutto in<br />
questo hotel di charme è eccellenza.<br />
Offerta gastronomica compresa.<br />
Il ristorante, sotto la regia del<br />
figlio, Marco Pellizzari (direttore,<br />
ma anche sommelier di razza, uno<br />
spettacolo la cantina, sia per la bellezza<br />
- è ricavata trasformando un<br />
antico pozzo - sia per la selezione di<br />
vini) vede ai fornelli quel fuoriclasse<br />
della cucina che è Piercarlo Zanotti,<br />
affiancato da Francesco Bertelli,<br />
Davide Di Paolo e Chiara Fornoni.<br />
Seguiti ai tavoli da Massimo Oneda<br />
e Daniele Aversano, con le bottiglie<br />
che avrete scelto con Pellizzari, in<br />
una delle belle sale, di fianco al camino,<br />
o in estate all’aperto, gusterete<br />
battuta di fassona al coltello<br />
con una sablé al Parmigiano<br />
e olio riserva Cappuccini, Terra<br />
mare e Franciacorta, riso, con lo<br />
strepitoso risotto burro alle sarde<br />
di lago con sakè affumicato<br />
e passata di cachi, o pasta, con il<br />
godurioso spaghettino Felicetti<br />
Senatore Cappelli con crema di<br />
aglio nero burro di cacao e bottarga<br />
di persico, poi pesce, con<br />
bianco di baccalà con purea di<br />
castagne e insalata di puntarelle<br />
crude, carne, con pancia di maialetto<br />
con polentina di Paradello<br />
e verze brasate. Bossolà con crema<br />
inglese il leccornioso arrivederci.<br />
Cappuccini resort è un paradiso!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 50 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 60<br />
39
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
geranio<br />
CHIERI (Torino)<br />
VIA BEPPE FENOGLIO, 4<br />
TEL. 0115532889<br />
geranioristorante@gmail.com<br />
www.geranioristorante.it<br />
Abbiamo trovato un<br />
genio, a due passi da<br />
casa. Un genio che<br />
si chiama Christian<br />
Mandura, ha 25<br />
anni e da un anno<br />
ha rilevato i locali<br />
di un albergo in<br />
disuso, alla periferia<br />
della cittadina di<br />
Chieri (To) dove fare<br />
la sua cucina della<br />
leggerezza e della<br />
sorpresa.<br />
Diciamo subito che il posto (la sala<br />
da pranzo) non è all’altezza della cucina.<br />
O meglio: se la cucina vale 8,<br />
la sala da pranzo è 2. Ma non fateci<br />
caso, perché fareste la fine di molti<br />
Chieresi che guardano all’apparenza<br />
e non alla sostanza. Appunto quella<br />
che è capace di tirare fuori questo ragazzo,<br />
che è destinato a scrivere pagine<br />
nuove nell’empireo della cucina<br />
italiana. Ha fatto la gavetta all’estero,<br />
poi al Cambio di Torino con Baronetto.<br />
Ed ora è qui al Geranio. La carta<br />
dei vini è essenziale, ma con buone<br />
proposte; scarsa anche se di qualità<br />
la proposta a bicchiere. C’è un menu<br />
degustazione di 4 portate a 25 euro<br />
oppure (e ve lo consigliamo) il menu<br />
snack’s con 13-15 assaggi a 38 euro<br />
(e qui c’è scritto, letteralmente: “la<br />
tecnica lascia spazio all’idea, dando<br />
vita a una cucina infantile”). Noi<br />
come sempre abbiamo ordinato alla<br />
carta, anche se nel frattempo sono<br />
arrivati cinque amuse bouche che ci<br />
hanno sorpreso. Via col crostino di<br />
pane con polvere di olio extravergine<br />
di oliva, poi il raviolo di rapa rossa<br />
con caprino che ci è piaciuto molto.<br />
Ma anche l’insalata russa “ricostruita”<br />
con germogli di piselli e julienne<br />
di carote era intrigante. Superbo il<br />
tuorlo d’uovo fritto ricoperto di<br />
granella e croccante da mangiare<br />
in un boccone. E infine l’anguria con<br />
capperi e ricotta salata. Un genio.<br />
Agli antipasti abbiamo provato la capasanta<br />
scottata con panna acida<br />
e pistilli di zafferano e polvere di<br />
liquirizia (buona) e un insolito vitello<br />
tonnato, ovvero un filetto di<br />
vitello marinato in salsa di soia con<br />
tuorlo mimosa e una salsa tonnata<br />
tradizionale, che lascia in bocca la<br />
medesima persistenza (anzi più lunga)<br />
del vitel tonné tradizionale. Da<br />
fare la firma per la pasta e fagioli.<br />
Sentite qui: mezze maniche fredde<br />
ripiene di crema di cannellini fredda e<br />
al tavolo una colata di crema di borlotti<br />
calda. Il risultato è grandioso!<br />
Preparano anche la zuppa di cipolle<br />
e i conchiglioni con porri, gamberi<br />
e caffè. Come secondo, è molto<br />
buono il petto d’anatra cotto al<br />
rosa con una misticanza composta<br />
di fiori, germogli, erbe spontanee<br />
e frutta secca. Per chi è vegano,<br />
il cuore di lattuga brasato, con<br />
senape e pane bruciato, mentre il<br />
pesce annovera triglia in gazpacho<br />
e spugna di pomodoro. Servono la<br />
piccola pasticceria e un pre-dessert al<br />
peperone. Prima di Miele: mousse<br />
al miele e crumble di amaretti e<br />
salvia e la crème brûlée aromatizzata<br />
alla camomilla. Che bella<br />
sorpresa, per una cucina insolita,<br />
leggera, ma di sostanza. Diventerà<br />
famoso! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: aperto a cena da mercoledì a sabato e domenica a pranzo e cena; aperto a pranzo da lunedì a sabato solo<br />
per business lunch<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 47 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 25 + 20<br />
40
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
agave<br />
FRAMURA (La Spezia)<br />
VIA ROMA, 44 - LOC. CHIAMA<br />
TEL. 3288626222<br />
www.agaveframura.it<br />
È il locale che non<br />
c’era. Con vista su<br />
uno dei tratti di costa<br />
dove gli occhi non<br />
vedono che mare,<br />
cielo, rocce e natura<br />
incontaminata. In<br />
cui il patron e la sua<br />
squadra hanno grande<br />
professionalità.<br />
All’Agave se ami il vino hai a disposizione<br />
una selezione che ti lascia<br />
senza parole, con una varietà di<br />
etichette che son scoperte di chi te<br />
le presenta, anche a bicchiere. Con<br />
una cucina che valorizza il bendidio<br />
che mare ed entroterra hanno, dal<br />
pescato fresco alle verdure, con le<br />
tante ricette meravigliose della tradizione<br />
ligure.<br />
Ebbene, ad aver dato alla Liguria<br />
e a tutti i golosi questo locale gioiello,<br />
Marco Rezzano. Anima imprenditoriale<br />
e sommelier di fama<br />
(è figura di spicco dell’Ais), da anni<br />
aveva messo gli occhi su una struttura<br />
in abbandono. Riuscito ad<br />
averla, l’ha ristrutturata in modo<br />
impeccabile e l’ha trasformata<br />
nell’Agave di Framura.<br />
Oggi è luogo dell’anima, sospeso<br />
tra cielo e terra, alto sul porticciolo<br />
su cui vigila la bella Madonnina,<br />
con tre livelli di terrazze su cui si<br />
può mangiare, avendo davanti<br />
agli occhi una vista che regala solo<br />
mare, gli speroni delle rocce che<br />
disegnano i due golfi (quello che<br />
avrete alla vostra destra e alla vostra<br />
sinistra), i profili dei promontori,<br />
ai vostri piedi le barchette dei<br />
pescatori. Un incanto.<br />
Ma qui non è solo bellezza, perché<br />
Marco ha coinvolto in questa avventura<br />
la “sua” Luisella, le figlie<br />
Elisa e Sofia che sono in sala con<br />
la brava Francesca Bartolucci e una<br />
coppia di chef talentuosi, Filippo<br />
Pizzocchero e Riccardo Cacchioli.<br />
Squadra di under 30, di scuola Ais<br />
e Alma, di valore, ma umile, che<br />
ha tanta voglia di far bene, e che<br />
vi farà vivere una sosta da sogno,<br />
sia che vogliate un solo piatto e un<br />
bicchiere, sia che abbiate il piacere<br />
di fare una degustazione a tutta<br />
gola che spazia tra più piatti e più<br />
vini.<br />
Nel piatto? Cundijun, stragolosa<br />
ricetta ligure in cui apprezzerete<br />
la freschezza delle verdure, o acciughe<br />
fritte, poi primi tradizionali<br />
o creazioni golose come il risotto<br />
allo zafferano con muscoli del<br />
golfo, quindi crostacei e pesci di<br />
grossa pezzatura (al nostro arrivo<br />
facevano bella mostra di sé un superbo<br />
spada fresco di cattura e un<br />
gioiello, che poi ci saremmo goduti,<br />
come il morone poco noto, ma<br />
tra i migliori tanto che a fine Ottocento<br />
al mercato di Genova era<br />
venduto a prezzi superiori dei più<br />
noti branzino e orata, ma anche<br />
pagello occhione o ombrine di 20<br />
kg!. Un dessert fatto in casa e uno<br />
dei numerosi, straordinari distillati,<br />
selezionati da Marco il finale di una<br />
sosta in Paradiso! È Corona radiosa!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: mercoledì; mai in estate<br />
Ferie: variabili in inverno<br />
Prezzo: 50 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 40<br />
41
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
antichi sapori<br />
GAIONE (Parma)<br />
STRADA MONTANARA, 318<br />
TEL. 0521648165<br />
info@trattoria-antichisapori.com<br />
www.trattoria-antichisapori.com<br />
A Gaione, una<br />
trattoria dove gustare<br />
i piatti del territorio<br />
e della tradizione<br />
parmense e dove<br />
fanno dei tortelli da<br />
favola.<br />
Parma è arte, musica, gusto. Una<br />
città che conquista, che il The Telegraph<br />
ha classificato come quarta<br />
al mondo in cui vivere per qualità<br />
della vita. Per chi ama la buona<br />
tavola, tra gli indirizzi da mettere<br />
in agenda, a pochi chilometri dal<br />
centro, in un angolo quieto di campagna,<br />
la Trattoria Antichi Sapori<br />
di Gaiano. Nella bella stagione,<br />
possibilità di godersi il piacevole<br />
dehors, in inverno l’atmosfera creata<br />
dal camino. L’interno fa subito<br />
sentire a casa, e se l’insegna parla<br />
di trattoria, la cura con cui son apparecchiati<br />
i tavoli e gli arredi – da<br />
ristorante – sono rivelatori della<br />
passione con cui qui si lavora. A<br />
confermarvi che questo è indirizzo<br />
prezioso, la carta dei vini, che<br />
sarà una sorpresa, per il numero di<br />
bottiglie non scontate, frutto della<br />
ricerca di Davide Censi, patron<br />
che è chef talentuoso, ma che cura<br />
con competenza la cantina. La cucina?<br />
Censi è alla guida del locale<br />
dal 1995, e ha avuto come maestra<br />
mamma Teresa. Lo diciamo perché<br />
se Makoto Abe, cuoco giapponese,<br />
conosciuto nel 2005 e la brava<br />
Gloria Boraschi, son presenze che<br />
hanno senz’altro contribuito ad<br />
aprire nuovi orizzonti, la stella polare<br />
che ispira il lavoro ai fornelli è<br />
la tradizione. I piatti di ispirazione<br />
creativa ci sono, ma la specialità<br />
che vale il viaggio sono i tortelli di<br />
erbetta, uno spettacolo di equilibrio<br />
e golosità. Tra le altre specialità,<br />
potrete avere gallani di pasta<br />
fresca pesto di basilico fagiolini,<br />
punta di vitello ripiena al forno<br />
servita con patate arrosto al profumo<br />
di rosmarino, per chiudere<br />
poi in dolcezza con torta sbrisolona.<br />
Uscirete pensando a quando<br />
tornare a gustare un bis, un tris…<br />
di quei tortelli! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: variabili in agosto<br />
Prezzo: 37 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 100 + 100<br />
42
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
antica locanda del falco<br />
GAZZOLA (Piacenza)<br />
LOC. BORGO DI RIVALTA, 4<br />
TEL. 0523978101<br />
www.locandadelfalco.com<br />
sapiazz@libero.it<br />
Di questo posto,<br />
che ci ha segnalato<br />
Federico Francesco<br />
Ferrero, mi sono<br />
innamorato. Intanto<br />
il borgo di Rivalta,<br />
antico, con le belle<br />
case di pietra antica,<br />
la chiesa, e poi questo<br />
ristorante che ha una<br />
bottega strepitosa di<br />
prodotti del territorio.<br />
Si prende l’aperitivo<br />
all’ingresso,<br />
guardando la piazza<br />
della chiesa, mentre<br />
all’interno c’è una<br />
teoria di salette<br />
intime e accoglienti<br />
coi muri spessi.<br />
Ancor più accogliente è il grande<br />
cortile interno con tavoloni di legno<br />
dove la gente volentieri si attarda<br />
per assaggiare questa cucina d’autore<br />
che Sabrina Piazza ha voluto<br />
rivoluzionare con la presenza di un<br />
cuoco giapponese Tomohide Nakayama,<br />
davvero bravo. Quando vi<br />
porteranno il menu andrete in crisi<br />
perché vorrete assaggiare tutto. La<br />
teoria di salumi del territorio è invitante,<br />
ma anche le verdure sott’olio,<br />
croccanti, preparate da loro.<br />
Per noi l’insalata di cappone con<br />
verdure all’agro accompagnate<br />
dalla maionese della casa (superba).<br />
Che buona anche l’insalata<br />
tiepida di merluzzo con pomodorini<br />
confit, olive taggiasche, cipolla<br />
di Tropea, marinata in aceto di<br />
lampone. Il piatto più gettonato qui<br />
sono i tortelli di ricotta e spinaci al<br />
burro e salvia, ma il tocco del cuoco<br />
propone anche i ravioli di melanzana<br />
con salsa di burrata, pomodorini<br />
secchi e olio al basilico. Da<br />
manuale i pisarei e fasò che valgono<br />
il viaggio; imperdibili gli gnocchi<br />
di piselli con gambero rosso di Sicilia<br />
su crema di porri e pecorino<br />
toscano. Ai secondi propongono<br />
lo stinco di vitello al forno, ma solo<br />
per 4 commensali. Sennò lo straordinario<br />
(ma davvero straordinario)<br />
petto di faraona accompagnato<br />
da pesca caramellata al Brandy (e<br />
io tornerei anche solo per quello).<br />
Altri secondi sono il maialino da latte<br />
cotto al forno con zenzero e miele<br />
accompagnato da una salsa di<br />
mele o il filetto di agnello con purè<br />
di carote e cardamomo e crumble<br />
di lavanda. E, ancora, il trancio<br />
di salmone e la tartare di scottona<br />
piemontese. Mi sono piaciute<br />
anche le patate al forno. Ma che<br />
buona la loro focaccia generosa e<br />
i tipi di pane che fanno in casa. Al<br />
dolce – specialità di Yurika Koeda<br />
– scegliete il cremino al mirtillo, la<br />
tarte tatin, il semifreddo di torroncino<br />
caffè e nocciolato oppure i gelati<br />
e i ghiaccioli di Yurika. La carta<br />
dei vini è decisamente interessante<br />
e il maître Marco Beltrametti è un<br />
vero appassionato che sa indicare<br />
le chicche più curiose che non ha<br />
quasi nessuno. Anche a bicchiere.<br />
Ci siamo divertiti. Ma fino a ieri<br />
come potevamo fare senza un locale<br />
così? Anche per l’ottimo e insuperabile<br />
rapporto qualità/prezzo,<br />
favorito dal servizio di più assaggi<br />
fra gli antipasti o i primi. Siamo felici!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: varibili in gennaio e agosto<br />
Prezzo: 48 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne MC)<br />
Coperti: 90 + 70 (dehors)<br />
43
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
danì maison restaurant<br />
ISCHIA (Napoli)<br />
VIA MONTETIGNUSO, 4 - TEL. 081993190<br />
info@danimaison.it<br />
www.danimaison.it<br />
A Ischia in una<br />
stradina di campagna,<br />
dal maggio 2016 ha<br />
aperto il ristorante<br />
Danì Maison, con<br />
16 coperti di cui 4<br />
davanti alla bella<br />
cucina a vista. Lo chef<br />
è Nino di Costanzo<br />
(ex del Mosaico). Si<br />
entra in un grande<br />
giardino con piante<br />
rare e curatissime<br />
dove si viene accolti<br />
per l’aperitivo.<br />
Poi una sala raccolta ed elegante<br />
abbellita dai bei quadri alle pareti,<br />
che era la casa dei suoi genitori.<br />
La mise en place è perfetta; nel<br />
menu c’è anche la carta delle acque<br />
minerali da tutto il mondo. In tavola<br />
arriva subito una mise en bouche<br />
che è un quadro su cui si appoggiano<br />
assaggini vari: emozionano a<br />
ogni boccone.<br />
Dal menu degustazione “Dani<br />
2016” prendiamo un grand Cru<br />
di pesci crostacei e molluschi che<br />
ci vengono serviti su una composizione<br />
di mattonelle disegnate a<br />
mano di rara bellezza. Poi tre primi<br />
di grande intensità ed equilibrio<br />
(il risotto ai limoni gamberi<br />
e zucchine, i ravioli di coniglio e<br />
mozzarella di bufala affumicata e<br />
le linguine Gerardo di Nola aglio,<br />
olio, peperoncini, alici e bruschetta);<br />
fuori menu arriva la pasta… e<br />
patate, un piatto in cui convivono<br />
23 tipi di paste diverse e con diverse<br />
cotture, composte in un affresco.<br />
Tra i secondi la grigliata di pesce<br />
cotta e composta sotto i nostri occhi<br />
e un agnello con parmigiana<br />
di melanzane pizza scarola e lasagnetta<br />
di patate. Si chiude con<br />
dolci diversi che sono vere e proprie<br />
composizioni, accompagnati da<br />
passito e distillati. Beviamo un Fiagrè<br />
2015 - di Bianco della cantine<br />
Caggiano e un grande Aglianico<br />
Nero Né Taurasi 2010. Il servizio è<br />
perfetto con un maître di 27 anni<br />
che ci guida in una carta dei vini<br />
con prevalenza di campani e con<br />
ricarichi assolutamente corretti per<br />
il tipo di locale. Lo chef passa ogni<br />
tanto tra i tavoli da vero padrone<br />
di casa, e ci si sente proprio a casa,<br />
nulla a che vedere con tanti locali<br />
pluristellati ingessati e anonimi.<br />
Esperienza indimenticabile e unica,<br />
corona regale. Dario Odifreddi<br />
Riposo settimanale: lunedì, martedì a pranzo<br />
Ferie: da novembre a marzo<br />
Prezzo: 106 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />
Coperti: 18<br />
44
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
la dolcenoteca<br />
LURAGO D’ERBA (Como)<br />
VIA ROMA, 44 - TEL. 031<strong>69</strong>6788 - 339<strong>69</strong>74761<br />
info@ladolcenoteca.it<br />
www.ladolcenoteca.it<br />
Che scoperta!<br />
Che sorpresa!<br />
Che entusiasmo<br />
consegnarvi<br />
questo indirizzo, La<br />
Dolcenoteca, locale<br />
della nostra filosofia e<br />
nostra meta del cuore.<br />
Vi attende a Lurago d’Erba, e più<br />
precisamente, allo storico Crocino,<br />
incrocio di quattro strade situato<br />
nei pressi del centro storico, celebre<br />
per Villa Sormani, sontuosa dimora<br />
del XVII secolo dai cui giardini<br />
si ammira panorama unico sulla<br />
Brianza. L’aspetto è da trattoria,<br />
con la struttura d’epoca tinteggiata<br />
in giallo, e affacciata sulla strada.<br />
Appena entrati, l’ambiente, curato,<br />
accogliente, frutto di sapiente<br />
ristrutturazione, però, vi farà subito<br />
capire che sì, di trattoria si tratta,<br />
ma di trattoria speciale. Che siete in<br />
un luogo con un’anima, ve lo diranno<br />
le bottiglie che, appena superata<br />
la porticina a vetri dell’ingresso,<br />
vedrete far bella mostra di sé sugli<br />
scaffali sulla destra, alle spalle del<br />
banco bar, rivelando una passione<br />
per il vino, e una competenza nella<br />
selezione non comune. E ve lo confermeranno<br />
i pochi tavoli (apparecchiati<br />
in modo impeccabile) distribuiti<br />
alla giusta distanza nelle due<br />
piccole e graziose salette, una manciata<br />
di coperti, a dire di quanto qui<br />
la cura del cliente sia assoluta. La<br />
vostra sorpresa, si trasformerà poi<br />
in entusiasta stupore, quando sarà<br />
il momento di pranzo o cena, perché<br />
quello che avrete è una grande<br />
cucina, golosa, legata alla tradizione,<br />
fantasiosa ma non improvvisata.<br />
Gli artefici di questa splendida<br />
avventura, mamma Laura Masiero,<br />
che vi seguirà con simpatia e attenzione<br />
in sala, e il figlio Paolo Brunati,<br />
chef patron che vi conquisterà<br />
con le sue creazioni tutte sapori e<br />
profumi e dalle belle presentazioni.<br />
Per voi, piovra arrosto con crema<br />
di patate al limone e passata di<br />
broccoli, poi tra i primi l’interpretazione<br />
del risotto qui è magistrale, e<br />
nel nostro caso abbiamo toccato il<br />
cielo con un dito con un risotto ai<br />
fegatini al marsala (che buono!),<br />
poi tortino di sarde con pane profumato<br />
e patate o suprema di faraona<br />
ripiena alle castagne cotte<br />
lentamente, flan al cioccolato (del<br />
sommo) Guido Gobino 70% con<br />
crema speziata. Questa è una delle<br />
tavole della nostra predilezione!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: lunedì sera e martedì<br />
Ferie: variabili in agosto<br />
Prezzo: 48 euro<br />
Carte di credito: BM, VISA, MC<br />
Coperti: 80 + 100 (dehors estivo)<br />
45
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’abbondanza lucana<br />
MATERA<br />
VIA BRUNO BUOZZI, 11<br />
TEL. 0835334574<br />
info@abbondanzalucana.it<br />
www.abbondanzalucana.it<br />
Matera fra i sassi è<br />
uno dei luoghi più<br />
belli del mondo. E non<br />
lo scriviamo per dire.<br />
Ha una magia questa<br />
città, che ormai sta attraendo<br />
risorse e investimenti,<br />
in previsione<br />
delle celebrazioni del<br />
2019 che vedono questa<br />
città capitale della<br />
cultura. Ora, l’ultima<br />
volta che cenammo da<br />
Francesco Abbondanza,<br />
aveva un locale,<br />
le Lucanerie, nella<br />
Matera fuori dai sassi.<br />
E mangiammo molto<br />
bene.<br />
A cavallo del nuovo anno siamo invece<br />
stati nel nuovo locale di questo<br />
personaggio eccentrico, simpatico,<br />
che ha la passione dei prodotti della<br />
sua terra nel sangue. Ha un locale<br />
decisamente elegante, nella parte<br />
dei sassi, che si chiama L’Abbondanza<br />
Lucana, sulla strada che porta<br />
al Duomo. Entri e trovi un corner<br />
con tutti i prodotti tipici locali e poi<br />
la sala, che si dipana in lungo, con<br />
tavoli e tavolate, in un ambiente tipico<br />
di questa area salvata dall’incuria.<br />
La selezione dei vini è eccellente,<br />
ma si potrebbe fare di più, mentre<br />
il menu è davvero avvincente, per<br />
quella che potrà essere la miglior<br />
sosta in città. Intanto si inizia con la<br />
degustazione di prodotti locali della<br />
tradizione. Costa 18 euro ma ne<br />
valeva la pena se nel piatto finiscono<br />
la ricotta podolica al forno, il<br />
cinghiale con i carciofi e la zuppa<br />
di castagne con verza e fagioli di<br />
Sarconi. In questo locale è poi la<br />
pasta a farla da padrona e al primo<br />
posto c’è l’imperdibile pasta fresca<br />
coi peperoni cruschi di Senise,<br />
cacioricotta e mollica di pane<br />
fritta. Ma la pasta è condita anche<br />
il pezzente di Stigliano e la patata<br />
del Pollino, con la vellutata di fave,<br />
con le acciughe, con la stracciatella<br />
materana, con i porcini e con il<br />
pistacchio di Stigliano. Da non perdere<br />
anche il raviolone con burratina,<br />
patate, baccalà alla aviglianese.<br />
Da segnalare la moderazione<br />
dei prezzi, soprattutto sui secondi.<br />
Che annoverano arrosto misto<br />
della collina materana, filetto di<br />
maialino (suino nero) dell’Abbondanza,<br />
il coniglio al profumo di<br />
alloro. Ma se ci date retta non perdete<br />
per nessuna ragione al mondo<br />
l’agnello all’Aglianico con<br />
erbette selvatiche e la zuppa di<br />
cinghiale alla lucana. La tagliata,<br />
invece, qui è di vitello podolico con<br />
funghi cardoncelli e peperoni cruschi.<br />
Bellissima la notizia che appare<br />
a riguardo del dessert: torta di formaggio<br />
caprino, secondo un’esatta<br />
interpretazione della parola<br />
dessert. Ma ci sono anche mousse<br />
di ricotta e amaretti; delizia al caffè<br />
e liquirizia del Pollino, piccola<br />
pasticceria secca tipica. Che spettacolo!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 52 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 35<br />
46
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
casa e putìa<br />
MILANO<br />
VIA FRIULI, 78<br />
TEL. 3495647026<br />
info@casaeputiamilano.com<br />
www.casaeputiamilano.com<br />
“Questo è quel posto<br />
siciliano che rianima<br />
il rito della socialità<br />
attraverso il buon<br />
gusto”. Così è scritto<br />
nel menu di questo<br />
locale – Casa e Putìa –<br />
sulla circonvallazione<br />
interna, non lontano<br />
dai giardini che<br />
stanno all’inizio di<br />
corso XXII Marzo.<br />
Sta in via Friuli 78 questo localino<br />
con piccoli tavoli, un banco mescita<br />
dove Anna prepara le ordinazioni e<br />
Luca Romeo porta in tavola il raccolto<br />
della sua terra. Intorno ninnoli<br />
siciliani, ma soprattutto prodotti e<br />
vini selezionati. Detto questo, in un<br />
posto del genere si mangiano sfiziosità,<br />
come la caponata “nostra”<br />
e una teoria di insalate. Ma c’è anche<br />
una teoria di A’ Pammiggiana<br />
(ca’ sassa cangiata) ovvero tre<br />
varianti del piatto tipico siciliano a<br />
base di melanzane. Da non perdere<br />
U’ baccalaru, con baccalà, cavolo<br />
rosso siciliano, uova di lompo, latte<br />
di mandorla e condimenti vari.<br />
C’è poi U’ Salatu che è il cannolo<br />
con ricotta di pecora, basilico, pecorino,<br />
pinoli, mandorle e pesce<br />
spada affumicato. Buona I’ Cucchiarina<br />
di mare ovvero couscous,<br />
nero di seppia, gamberi, pesce<br />
spada e carpaccio di polpo. Il segreto<br />
poi sta nei vari condimenti<br />
freschi alla siciliana e nella materia<br />
prima ricercatissima, che annovera<br />
tutto il meglio del Golosario e dei<br />
presidi Slow Food. Saranno almeno<br />
20 le altre proposte di pane cunzato,<br />
bruschette (non si chiamano<br />
proprio così ma è per dare l’idea)<br />
con tutti gli ingredienti possibili e<br />
immaginabili della Sicilia agricola.<br />
Dieci sono invece le proposte dolci,<br />
dal cannolo alla cassatina, al cioccolato<br />
Bio di Modica di Sabadì. Ma<br />
qui si gode anche con il semplice<br />
olio extravergine di oliva di Chiaramonte<br />
Gulfi (Cutrera) e con i vini,<br />
che annoverano chicche davvero<br />
uniche, pescate anche fra il biologico<br />
e il biodinamico. Se poi volete<br />
gratificarvi con il cannolo, chiedete<br />
il passito di Pantelleria Ferrandez e<br />
toccherete il cielo con un dito. Divertente!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica<br />
Ferie: 15 gg in agosto<br />
Prezzo: 36 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />
Coperti: 20<br />
47
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
filippo la mantia - oste e cuoco<br />
MILANO<br />
PIAZZA RISORGIMENTO - ANG. VIA POERIO, 2/A<br />
TEL. 0270005309<br />
reservations@filippolamantia.com<br />
www.filippolamantia.com<br />
Il clamoroso locale<br />
di Filippo La Mantia<br />
a Milano: al piano<br />
terra c’è lo spazio<br />
lounge, al piano<br />
superiore il ristorante<br />
dove gustare i sapori<br />
della cucina siciliana<br />
tradotti in proposte<br />
intriganti.<br />
In piazza Risorgimento a Milano ci<br />
arrivi con l’auto e c’è un comodo<br />
parcheggio sotterraneo. Entri e, a<br />
parte gli invitanti tavolini di fuori,<br />
il piano terra è un immenso spazio<br />
lounge dove dal mattino presto vanno<br />
in scena colazioni ghiotte.Il ristorante<br />
è al piano di sopra, in uno spazio<br />
speculare a quello sotto, ampio<br />
e davvero bello. Ed è sempre pieno<br />
di gente, che viene qui per la cucina<br />
siciliana di questo chef, che ha<br />
tradotto i sapori della propria terra<br />
in una proposta intrigante. Qualche<br />
incertezza nel servizio, soprattutto<br />
quando chiedi notizie sugli ingredienti,<br />
ma per il resto chi ci serve i<br />
vini è un gran professionista e non<br />
disdegna proposte a bicchiere. Filippo<br />
La Mantia ogni tanto esce a dare<br />
un’occhiata alla sala, è attorniato da<br />
camerieri che portano in trionfo un<br />
arancino a pera che dice “mangiami”.<br />
Buono, il piatto simbolo, che è<br />
la caponata di melanzane, servita<br />
con una salsa al Marsala “Vigna<br />
La Miccia” di Marco De Bartoli, ma<br />
c’è anche il panino con la milza<br />
“maritatu” e patatine fritte e l’ottimo<br />
sgombro panato, arrostito<br />
e accompagnato da una salsa al<br />
pistacchio. Imperdibili le frittate: la<br />
nostra era con la cicorietta, la tuma<br />
persa, il cappero e l’acciuga. C’era<br />
anche quella con gli spaghetti “rimasti”<br />
al sugo e caciocavallo. Fra i<br />
primi, lo spaghetto alla Norma<br />
con ricotta salata, il pacchero al<br />
pesto di agrumi e polpettine di<br />
vitello, la busiata trapanese con<br />
le sarde, il finocchietto e la mollica<br />
di pane tostata. E il cous cous<br />
all’insalata di finocchi, arance, capperi<br />
e calamari fritti. Vorresti tutto,<br />
ma qui si deve tornare più volte in<br />
verità. Ancora pesce fra i secondi<br />
con la ricciola agghiotta, gli involtini<br />
di pesce spada con insalatina di<br />
seppia e meloncino, le aeree frittelle<br />
di baccalà, finocchio al vapore<br />
e salsa del finocchietto (spaziale!).<br />
Piatto imperdibile è il braciolone<br />
alla palermitana con la salsa alle<br />
mandorle tostate, accanto alle polpette<br />
ai tre ragù fritte e passate nel<br />
sugo e alle braciolette di vitello<br />
ripiene con caponatina di carciofi.<br />
E l’arrosto panato con le patate<br />
a spezzatino? Sui dolci non ci siamo<br />
fatti mancare nulla: “la nostra” sette<br />
veli con mousse al cioccolato;<br />
la cassata siciliana; il cannolo palermitano;<br />
la tortina Savoia. Filippo ha<br />
un’idea chiara: trasmettere con le<br />
sfumature degli agrumi e delle spezie<br />
una sensazione di leggerezza nei<br />
suoi piatti tradizionali. E questo fa la<br />
differenza e rende memorabile ogni<br />
boccone. Una gran bella esperienza.<br />
Una corona. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica a cena<br />
Ferie: 10 gg in gennaio; 3 settimane in agosto<br />
Prezzo: 85 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 100 + 12<br />
48
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
il mosto selvatico<br />
MILANO<br />
VIA CESARE DA SESTO, 13 - ANG. VIA SAN CALOCERO<br />
TEL. 0289406172<br />
ristoranteilmostoselvatico@yahoo.it<br />
www.ilmostoselvatico.com<br />
Com’è il locale dei<br />
milanesi? Allora: deve<br />
essere elegante; il<br />
personale gentile<br />
ti deve far sentire<br />
come a casa tua ogni<br />
volta che entri; poi ci<br />
deve essere il pesce,<br />
perché i milanesi<br />
che hanno i “danè”<br />
questo sfizio non se<br />
lo negano quando<br />
escono a cena. E poi ci<br />
devono essere i piatti<br />
rassicuranti della<br />
cucina milanese: il<br />
risotto e la cotoletta.<br />
E un locale così,<br />
vedrete, si riempie, a<br />
pranzo e a cena.<br />
Se poi c’è un cuoco davvero bravo<br />
come Nicola Colella, di origini<br />
pugliesi, 43 anni, siete sicuri che vi<br />
darà qualcosa di più, nella sua cucina<br />
solida. Tutto questo al Mosto<br />
Selvatico in via Cesare da Sesto ang.<br />
via S. Calocero, 13 (una traversa di<br />
via Ausonio in zona Porta Genova),<br />
un locale che ci è piaciuto davvero<br />
tanto e che per la prima volta entra<br />
nelle nostre guide, con grande<br />
soddisfazione. Hanno un business<br />
lunch a 15 euro (pasta e fagioli tiepida,<br />
vitello tonnato e petto di pollo<br />
alla senape). Alla carta, le scelte possono<br />
essere varie e particolari, come<br />
la millefoglie di burrata e patate<br />
sautè su pesto di basilico, lo sformato<br />
di melanzane alla parmigiana<br />
con scaglie di ricotta e il<br />
loro misto mare con calamaretti<br />
alla brace, capasanta e porcini,<br />
fiore di zucca ripieno e scampetti.<br />
A uno dei nostri collaboratori è<br />
piaciuto poi il piatto di moscardini<br />
siciliani in guazzetto adagiati su purea<br />
di fave e bottarga. Il pesce d’antipasto<br />
annovera ovviamente crudi,<br />
tartare e gamberi rossi di Mazara.<br />
C’è tutto, non temete! E i prezzi<br />
sono davvero onesti. Di primo meritano<br />
le linguine con gamberi rossi<br />
di Mazara e polpa di granchio, ma<br />
anche gli spaghetti alla chitarra<br />
con granchio porro e pomodorino<br />
fiaschetto. Sontuosi i cavatelli<br />
di semola di grano duro all’astice<br />
blu dell’Atlantico, i paccheri di<br />
Gragnano con pesto di melanzane,<br />
menta e pinoli tostati. Delizioso il<br />
fritto di pesce. Da ordinare la rana<br />
pescatrice in guazzetto di crostacei<br />
al cartoccio trasparente. E naturalmente,<br />
in mezzo a tanto pesce, ecco<br />
la classica cotoletta alla milanese.<br />
Al dessert cannoli siciliani, gelati,<br />
semifreddi e tarte tatin con gelato<br />
alla crema. Carta dei vini all’altezza<br />
del locale. Un porto sicuro a Milano.<br />
Andateci! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica<br />
Ferie: 3 settimane in agosto; 1 settimana in dicembre<br />
Prezzo: 63 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 50<br />
49
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
osteria brunello<br />
MILANO<br />
CORSO GARIBALDI, 117 - TEL. 026592973<br />
info@osteriabrunello.it<br />
www.osteriabrunello.it<br />
Ha l’atmosfera da<br />
osteria moderna, ossia<br />
senza il disordine<br />
un po’ arruffato delle<br />
vecchie osterie, ma<br />
con una bella sala<br />
all’interno con mattoni<br />
a vista, tavoli a<br />
giusta distanza, arredi<br />
curati, e un piacevole<br />
dehors, dove, per chi<br />
ama mangiare all’aperto,<br />
nella bella stagione<br />
è una goduria<br />
sedersi.<br />
È l’Osteria Brunello<br />
di Milano, dove sperimentare<br />
la grande<br />
cucina del giovane e<br />
talentuoso Federico<br />
Comi.<br />
L’insegna, dice quello che qui, da<br />
sempre, è un must – il vino – cui<br />
i titolari, Antonio Scognamiglio e<br />
soprattutto la socia Tunde Pecsvari,<br />
sommelier di razza, sin dagli esordi<br />
hanno riservato un ruolo di spicco,<br />
specie a Brunello e Rosso di Montalcino.<br />
Insomma, qui, si beve – anche<br />
a bicchiere – molto bene. Morale,<br />
ambiente e cantina sono da tempo<br />
top. La consulenza di un noto chef,<br />
Andrea Alferi, già l’anno scorso<br />
aveva contribuito a far crescere la<br />
cucina. Poi la scelta vincente, con<br />
l’arrivo ai fornelli di uno dei giovani<br />
più promettenti del panorama<br />
goloso meneghino: Federico Comi.<br />
Tecnica, creatività, talento, le sue<br />
caratteristiche, ma soprattutto, a<br />
differenza di alcuni suoi coetanei,<br />
non fa il fenomeno, non ha l’ansia<br />
di stupire a tutti i costi. Risultato, la<br />
sua cucina è fantasiosa, personale,<br />
ma nel suo riproporre i classici della<br />
cucina italiana in modo geniale, si<br />
rivela invitante, golosa, per il suo essere<br />
sapiente mix di profumi e sapori.<br />
Il menu? Sarete felici con La nostra<br />
melanzana alla parmigiana,<br />
e con quei ravioli all’amatriciana<br />
in fonduta di pecorino e battuta<br />
di sedano e menta che da soli<br />
valgono il viaggio. Con i classici di<br />
Milano, ossia con risotto allo zafferano<br />
e costoletta alla milanese<br />
(quest’ultima servita con il manico,<br />
impanata e cotta nel burro chiarificato,<br />
già in passato, e tuttora<br />
piatto bandiera del locale). Con la<br />
torta di pere caramellate o con Il<br />
nostro Tiramisù al bicchiere, formidabile<br />
leccornia realizzata con<br />
mousse al mascarpone, gelatina al<br />
caffè e sambuca, polvere di biscotto<br />
e spuma di zabaione. L’Osteria? Era<br />
un buon Rosso di Montalcino… ora<br />
è un grande Brunello! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 49 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 70 + 30 (dehors)<br />
50
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
sulle nuvole<br />
MILANO<br />
VIA GARIGLIANO, 12<br />
TEL. 02<strong>69</strong>00<strong>69</strong>55<br />
info@sullenuvolemilano.com<br />
www.sullenuvolemilano.com<br />
Che bella scoperta!<br />
Che locale vivo, dove<br />
si sta bene e dove<br />
si respirano gusto e<br />
passione!<br />
È Sulle Nuvole, il bistrot che ci ha<br />
conquistato e che per fortuna sulle<br />
nuvole non sta, ma è nel cuore di<br />
una delle zone tra le più vive di Milano,<br />
l’Isola Garibaldi.<br />
Bello l’ambiente, con le sale che<br />
anni fa ospitavano il Ditirambo,<br />
che son state rimesse a nuovo, ringiovanite,<br />
soprattutto rese calde e<br />
luminose sostituendo ai colori scuri<br />
di un tempo quelli chiari di oggi e<br />
aggiungendo luci. Entusiasmante<br />
la squadra, messa insieme dai titolari,<br />
i fratelli Formigoni, Francesco<br />
e Chiara che sta in sala ed è l’accoglienza<br />
fatta persona. A guidare<br />
gli staff che seguono fornelli e<br />
servizio, due professionisti di quelli<br />
che vorresti trovare sempre, lo chef<br />
Luca Leone Zampa, e il sommelier<br />
Roberto Zaninello. Son bravi, bravissimi<br />
anzi, ma soprattutto hanno<br />
umiltà e intelligenza, e tanta voglia<br />
di far bene. Materie prime e cantina<br />
sono da applausi, e molte chicche<br />
vengono dalla loro presenza a<br />
Golosaria! Con uno dei nostri Top<br />
Hundred (tra i vini, gioielli come<br />
quelli di Cobelli, piuttosto che di<br />
Ottin, Feudo Montoni o Vinea!),<br />
gusterete paté di fegatini al Cognac,<br />
risotto zafferano in pistilli<br />
e midollo (con il RisodiNori di Eleonora<br />
Bertolone di Collobiano!),<br />
polpette di agnello o stracotto<br />
d’oca e polenta bianca, per chiudere<br />
con millefoglie di pane carasau<br />
e chantilly! Un nota bene. A<br />
Milano dopo le 22 è difficile mangiare.<br />
Qui siamo stati accolti con il<br />
sorriso sulle labbra alle 22.30! Faranno<br />
strada!<br />
Marco Gatti e Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica; lunedì a cena<br />
Ferie: 2 settimane centrali di agosto<br />
Prezzo: 49 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 50 + 20<br />
51
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
trippa<br />
MILANO<br />
VIA VASARI, 3 - TEL. 3276687908<br />
info@trippamilano.it<br />
www.trippamilano.it<br />
A un anno dall’apertura,<br />
un boom per questo<br />
locale di Milano vicino<br />
a porta Romana.<br />
Prendete come riferimento<br />
piazza Medaglie<br />
d’Oro, ovvero Porta Romana,<br />
e poi dirigetevi<br />
lungo la via Muratori,<br />
che pullula di locali, fra<br />
i tradizionali e quelli<br />
nuovi. La prima via<br />
sulla sinistra è Giorgio<br />
Vasari e subito al numero<br />
3 un’insegna dice<br />
semplicemente Trippa.<br />
Da fuori il locale appare decisamente<br />
caldo, tipo vecchia osteria,<br />
ma si capisce che dietro c’è invece<br />
un’idea giovane che appena ha<br />
aperto ha dovuto fare i conti con<br />
il tutto esaurito ogni sera. Anche<br />
noi, che prenotiamo sempre sotto<br />
falso nome, abbiamo dovuto rinunciare<br />
per ben 5 volte. L’ultima, abbiamo<br />
chiesto di mangiare almeno<br />
alle 19,30, con uscita dal locale alle<br />
20,15. E ci hanno accettato. Al che<br />
ho preferito mangiare al banco bar,<br />
proprio di fronte alla cucina, mentre<br />
Diego Rossi, il cuoco di origini<br />
venete (ma arriva da un’esperienza<br />
in Piemonte alla Antiche Contrade<br />
di Cuneo), con una squadra di altri<br />
giovani spadella di fronte. Anche<br />
il personale di sala, suoi soci, tutti<br />
giovani, aiuta a creare un bel clima<br />
di amicizia, in una serata dove<br />
quello che mangerete è originalissimo,<br />
ma anche quello che berrete,<br />
pescato spesso nei vini biodinamici.<br />
Hanno buone etichette a bicchiere<br />
(ma qualcuno in più non guasterebbe).<br />
Per il resto, se sarete riusciti<br />
ad accaparrarvi una delle 48 sedie<br />
che stanno dietro a tavoli e tavolini,<br />
coi manifesti dei vermouth Anni<br />
Cinquanta alle pareti color giallo,<br />
sarete fortunati. Per nessuna ragione<br />
al mondo rinunciate alla trippa<br />
fritta, che è quasi uno snack. Quindi<br />
la carne battuta a coltello (di<br />
cavallo, della macelleria Carlo Alberto<br />
di San Giovanni in Lupatoto)<br />
con i carciofi. Poi saranno da urlo<br />
i rigatoni Gentile con la pajata,<br />
fantastici. Imperdibile ovviamente<br />
la trippa alla maniera senese ovvero<br />
una trippa con pomodoro,<br />
salsiccia, dragoncello e pecorino,<br />
ma pure il midollo alla brace, cioè<br />
un osso tagliato per lungo con midollo.<br />
Ma il piatto che vale il viaggio<br />
è quella padellaccia di agnello tenerissimo,<br />
succulento, con l’agnello<br />
a pezzettini, condito con i carciofi. Il<br />
menu ha una scelta di una ventina<br />
di proposte, fra cui citiamo l’insalata<br />
di puntarelle, alici e limone candito;<br />
la cocotte di broccolo fiolaro,<br />
guanciale Santoro e pepe nero e<br />
il vitello tonnato tra gli antipasti; tra<br />
i primi la zuppa e la pasta fresca<br />
del giorno; tra i secondi la vitella<br />
alla brace con verdure di stagione, il<br />
polpo arrosto e le lumache gratinate.<br />
Panna cotta alla vaniglia e riduzione<br />
di vin brûlé e crumble al cacao<br />
oppure mela annurca cotta con<br />
crema inglese e frolla alla cannella<br />
per chiudere. Ma attenzione,<br />
prenotate, prenotate, prenotate. E<br />
a pranzo è chiuso! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica; aperto solo a cena<br />
Ferie: le 2 settimane fi nali di agosto<br />
Prezzo: 44 euro<br />
Carte di credito: bm, visa, mc<br />
Coperti: 38<br />
52
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
villa prato<br />
MOMBARUZZO (Asti)<br />
VIA ROMA, 15 - TEL. 014177003<br />
info@relaisvillaprato.it<br />
www.relaisvillaprato.it<br />
Abbiamo passato<br />
una delle sere più<br />
belle dell’estate sul<br />
terrazzo di Villa Prato<br />
a Mombaruzzo, che<br />
guarda i vigneti e<br />
i boschi di questo<br />
angolo dell’Astigiano,<br />
famoso per gli<br />
amaretti e anche<br />
per la grappa della<br />
famiglia Berta. E<br />
proprio i Berta hanno<br />
voluto ristrutturare<br />
il palazzo più bello<br />
del paese, che ha una<br />
posizione magnifica,<br />
sopra l’antica<br />
chiesa romanica,<br />
incamminandosi dopo<br />
la piazzetta del centro<br />
paese.<br />
Un palazzo che oggi ospita una Spa,<br />
6 suite da sogno, con un cortile in<br />
pietra dove abbiamo visto le mamme<br />
coi bambini a vivere momenti di<br />
relax. All’interno, una teoria di sale<br />
eleganti, alcune coi soffitti affrescati,<br />
originali, frutto di un sapiente<br />
restauro. In cucina c’è un giovane<br />
cuoco che ha dimostrato di saper<br />
fare quando era a Palazzo Crova e<br />
Nizza Monferrato. Ora è qui, con il<br />
fratello e con uno staff giovane. L’altro<br />
aspetto che colpisce Villa Prato<br />
sono i prezzi: il menu degustazione<br />
è a 20 euro (avete letto bene!), gli<br />
antipasti variano dai 6 a un massimo<br />
di 8 euro per il fantastico tris<br />
classico piemontese a base di carne<br />
cruda, vitello tonnato e involtino<br />
di peperone. Intrigante il fiore di<br />
zucchino con merluzzo mantecato<br />
in salsa di pomodoro e olive<br />
taggiasche. C’è anche l’insalata di<br />
stagione con petto d’anatra o il tortino<br />
di melanzana con vellutata<br />
di parmigiano. Buoni davvero i ravioli<br />
quadri al ragù o al burro e<br />
salvia, accanto agli gnocchi al pesto<br />
e alla tagliatella con mirepoix di<br />
verdure e cacio e pepe. Buona la<br />
faraona ripiena con patate, ma anche<br />
le costine di maiale all’Arneis<br />
e olive taggiasche. Da manuale la<br />
tagliata di vitella, accanto all’arrosto<br />
di fassona. Tutti i secondi piatti<br />
sono a 7 euro. E qui davvero siamo<br />
di fronte al più incredibile rapporto<br />
qualità/prezzo mai provato. Se poi<br />
pensiamo all’eleganza del luogo,<br />
all’atmosfera, alla carta dei vini, ricca<br />
di proposte interessanti e anche<br />
queste a prezzi mai visti, Mombaruzzo<br />
è un luogo dove venire subito.<br />
E difatti è già pieno il terrazzo estivo<br />
con una quarantina di coperti, a sole<br />
poche settimane dall’apertura. I dolci<br />
sono i classici già rodati quando il<br />
ristorante era adiacente alla pasticceria<br />
Moriondo in paese. La panna<br />
cotta alla grappa di Moscato<br />
“Valdavi” con salsa alle pere, il<br />
bonet piemontese, il tortino di cioccolato<br />
fondente su crema di vaniglia<br />
e infine il gelato artigianale. Tutto<br />
a 5 euro. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì e martedì<br />
Ferie: gennaio<br />
Prezzo: 33 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 80 (bistrot); 50<br />
53
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’hosteria H2O<br />
MONIGA DEL GARDA (Brescia)<br />
VIA PERGOLA, 10 - TEL. 0365503225<br />
info@losteriah2o.it<br />
www.losteriah2o.it<br />
Tre giovani che sono<br />
veri talenti. Una<br />
vista che è poesia.<br />
Un locale che è meta<br />
imperdibile per chi<br />
ama il bello e il<br />
buono. In sintesi,<br />
genio, gusto, bellezza.<br />
Amici, segnatevi<br />
questo indirizzo.<br />
L’Osteria H2O di<br />
Moniga del Garda.<br />
È uno dei locali dove negli scorsi<br />
mesi abbiamo vissuto una delle<br />
esperienze più belle dell’anno. Per<br />
capire perché per noi questo è indirizzo<br />
tra i migliori d’Italia, non avrete<br />
che da mettere in conto una visita.<br />
Se venite dall’autostrada Milano<br />
Venezia, percorsi i pochi chilometri<br />
dal casello di Desenzano, lasciata<br />
l’auto nel comodissimo parcheggio,<br />
vi sarà sufficiente aprire la porta, e<br />
accomodarvi ai tavoli della splendida<br />
sala o del magnifico dehors, per<br />
avere chiaro perché questa per noi è<br />
meta imperdibile. Tavoli ben distanziati,<br />
bianco e legno a dare immediata<br />
sensazione di armonia, luce,<br />
mise en place elegante, sul lato che<br />
guarda il Garda non pareti, ma solo<br />
grandi vetrate che regalano un colpo<br />
d’occhio mozzafiato su lago. Ma<br />
questa non sarà che la prima emozione.<br />
Perché quando vi verranno<br />
consegnati menu e carta dei vini,<br />
subito vi sorprenderà per quanto<br />
sa incuriosire la cantina, frutto di<br />
scelte competenti e personali, con<br />
selezione di alcune vere scoperte e<br />
nostri Top Hundred, e anche birre<br />
artigianali di pregio (come la grande<br />
Scardabbà del sommo birrificio<br />
De Silvi di Ghedi). E a completare la<br />
serie di emozioni, infine, ci penserà<br />
la cucina, golosa, invitante, realizzata<br />
con materie prime di assoluta<br />
qualità e con l’impiego anche di<br />
tecniche all’avanguardia, ma mai al<br />
solo motivo di stupire, e capace di<br />
coniugare ricerca e tradizione. Con<br />
Manuel Lombardi (sala), Saulo e<br />
Francesco Della Valle (i due fratelli,<br />
gli chef), amici fraterni e trio affiatatissimo,<br />
anima di questo gioiello,<br />
e i loro validi collaboratori gusterete<br />
il formidabile coregone all’olio<br />
(piatto geniale pensato da Saulo –<br />
e diventato bandiera del territorio<br />
dopo che altri ristoratori della zona<br />
hanno accettato di proporlo – che<br />
valorizza il pesce di lago, e viene<br />
servito in abbinamento al Valtenesi<br />
Chiaretto), l’affascinante tagliolino<br />
di storione e caviale al fumo<br />
d’ulivo, i gustosi spaghetti aglio<br />
olio e peperoncino con seppia<br />
sporca e bottarga di tonno, il<br />
goloso risotto con lumache di<br />
vigna e capesante, e l’entusiasmante<br />
barracuda con soffritto<br />
di aromi morbido di patata e<br />
cannella. Finale pirotecnico con<br />
dessert preparati con l’azoto o tradizionali<br />
al piatto. Sul Garda c’è un<br />
nuovo, grande, locale. Sono grandi.<br />
Il loro futuro è tra i più grandi!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: lunedì<br />
Ferie: variabili in gennaio; 1 settimana a fine novembre<br />
Prezzo: 70 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40 + 30<br />
54
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
aldo moro<br />
MONTAGNANA (Padova)<br />
VIA G. MARCONI, 27<br />
TEL. 042981351<br />
info@hotelaldomoro.com<br />
www.hotelaldomoro.com<br />
Montagnana già di<br />
per sé è un incanto,<br />
con le sue mura che<br />
cingono la città. Ma<br />
bisogna andarci ben<br />
dentro: per il Duomo,<br />
per la pasticceria<br />
Cuccato e poi per<br />
questo albergo<br />
ristorante di calda e<br />
antica professione che<br />
ci ha molto colpito.<br />
Il patron Sergio Moro è un signore<br />
d’altri tempi che ha il mestiere nel<br />
sangue. Lo capisci da come studia<br />
il cliente, da come lo accosta, fino a<br />
fargli provare qualcosa di speciale,<br />
se intuisce che chi ha davanti è un<br />
intenditore di vino. Il figlio Aldo (con<br />
la sorella Elisa) è in sala, mentre il<br />
genio dei fornelli è la figlia Silvia, reduce<br />
da un diploma all’Alma di Colorno<br />
e già con le idee ben chiare in<br />
testa. Per lei hanno reso accogliente<br />
(e molto bella) la sala del ristorante<br />
à la carte, al centro di una teoria di<br />
sale per tutte le situazioni, anche le<br />
più riservate. All’inizio servono una<br />
serie di appetizer, fra cui il magnifico<br />
prosciutto di Montagnana di Daniolo.<br />
Il menu si divide in tre parti:<br />
“Elementi” ossia la certezza di una<br />
grande materia prima attorno cui<br />
costruire un piatto; “Classici” ovvero<br />
i piatti della tradizione veneta<br />
stretta (asparagi, bigoli con ragù<br />
d’anatra, baccalà alla vicentina, oca<br />
in confit) e infine “Natural-mente”<br />
che rappresenta delle suggestioni,<br />
quasi come dei quadri. Cosa abbiamo<br />
assaggiato? Il falso gnocco alla<br />
cenere con pecorino e scaglie di<br />
chips (Elementi), davvero intrigante;<br />
la sacher salata fatta di wafer<br />
al cioccolato, confettura di albicocche<br />
e carpaccio di scottona.<br />
C’era anche l’evoluzione della parmigiana<br />
e il raviolo inverso alle<br />
erbe selvatiche di Novezzina del<br />
Monte Baldo. Sempre nel menu<br />
“Elementi”, ecco il coniglio, con<br />
pomodori confit, salsa di carote,<br />
croccante di mais e olive taggiasche,<br />
accanto a ombrina con salsa<br />
agrodolce, uva e caffè e filetto di<br />
scottona con scaloppa di foie gras,<br />
cioccolato e salsa al Madera. Dal<br />
menu “Naturalmente” due suggestioni<br />
eccezionali da corona radiosa:<br />
“Piove: raviolo di formaggio alla<br />
birra con capesante, scampi e<br />
aria alla birra artigianale rossa”,<br />
davvero emozionante e poi il filetto<br />
di cervo con vaniglia e frutti<br />
di bosco (da tornare apposta tanto<br />
è stato un piatto eccezionale, mai<br />
provato prima con tanta succulenza<br />
ed equilibrio). Gioca anche sui pesci<br />
in crudité oppure con la metamorfosi<br />
del baccalà e ancora con la<br />
combinazione fra mare e terra: battuta<br />
di manzo e gambero con<br />
calamaro. Al momento dei dolci<br />
vorreste tutto: il nuovo tiramisù, il<br />
biscotto sabbiato col semifreddo<br />
di clementine, il gioco di frutta al<br />
cioccolato bianco e crema, e magari<br />
lo zabaione e cioccolato e il tortino<br />
di cioccolato con cuore caldo,<br />
crema all’ylang-ylang e gelato al<br />
fiordilatte e amarene. Grandissima<br />
cena! Partite! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì<br />
Ferie: dal 2 al 10/1 e dal 6 al 20/8<br />
Prezzo: 45 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 70 + 170<br />
55
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
donna selvatica<br />
c/o locanda del borgo vecchio<br />
NEIVE (Cuneo)<br />
VIA ROCCA, 13<br />
TEL. 3358008282<br />
La donna selvatica<br />
è qualcosa che i<br />
piemontesi conoscono<br />
bene: era il simbolo<br />
di Romano Levi, il<br />
grappaiolo angelico,<br />
come lo definì<br />
Veronelli, che nella<br />
sua distilleria di Neive<br />
disegnava a mano<br />
i suoi personaggi<br />
(gli angeli con una<br />
sola ala) fra cui la<br />
donna selvatica che<br />
nel suo immaginario<br />
scavalcava le colline.<br />
Anche noi le abbiamo scavalcate da<br />
Barbaresco fino a questo paese bellissimo,<br />
che è da vivere nel suo centro<br />
storico. Anzi nel Borgo Vecchio<br />
che è il nome di un relais nuovo di<br />
zecca, che si affaccia sulle colline del<br />
nebbiolo da Barbaresco. La Locanda<br />
del Borgo Vecchio annette al suo interno<br />
il ristorante Donna Selvatica,<br />
che per noi è stata una sorpresa. Intanto<br />
questa costruzione imponente<br />
e un poco appartata. L’ingresso dà<br />
in una sala elegante, con il patron<br />
Valter Manzone che vi consiglia i<br />
suoi vini (buoni, meritano: Sassi San<br />
Cristoforo), ma anche una carta dei<br />
vini degna delle migliori soste. Sedetevi<br />
anche sognando di sorseggiare<br />
un bicchiere di vino su un terrazzo<br />
d’estate, che vi riappacificherà col<br />
mondo (le camere qui sono stupende).<br />
Pane, grissini e focacce sono fatti<br />
in casa. Agli antipasti il vitello di<br />
fassone in tre versioni è un invito<br />
(battuta, magatello tonnato e tataki<br />
di Langa marinato alle bacche con<br />
emulsione di lime). Per noi la curiosa<br />
anguilla di ieri e di oggi, classica<br />
in carpione e marinata alla grappa.<br />
Ci sono anche le lumache in due<br />
versioni e il ghiotto uovo croccante<br />
alle nocciole con carciofi e salsa allo<br />
zafferano. Fra i primi avremmo sperato<br />
qualcosa in più dagli gnocchi di<br />
patate e semi con crema di zucca e<br />
speck croccante, ma buoni erano i<br />
ravioli del plin burro e rosmarino.<br />
Altri primi: tajarin al ragù bianco,<br />
tortellone ripieno di patate viola<br />
e porri. Più azzardata la crema di<br />
cime di rapa, crocchetta di fagioli<br />
rossi e salsa allo yogurt. Sui secondi<br />
una corretta scaloppa di baccalà<br />
dorata su insalatina di cavolo<br />
e tapenade di pomodoro fresco<br />
e olive, coppa di maiale cotto a<br />
lungo su passatina di mele renette,<br />
fiori di broccolo e salsa di capperi. Il<br />
brasato alle prugne, con tortino<br />
di erbette e polenta 8 file, è intrigante<br />
almeno quanto il controfiletto<br />
di cervo con riduzione di Barbaresco,<br />
sautè di cardi e purea di topinambur.<br />
Non manca il filetto di fassone con<br />
patate viola. L’insalata dell’orto costa<br />
8 euro. Ma se prendete il menu<br />
degustazione con 4 portare spenderete<br />
45 euro. Un sorso di grappa<br />
di Levi, piccola pasticceria oppure il<br />
tortino di mon cherie con salsa di<br />
latte di mandorla e gelato fiordilatte,<br />
trio di panna cotta, spumino<br />
al ribes con cannolo e sorbetto. E il<br />
tiramisù con pere e cioccolato e<br />
gelato alla crema. Il menu è originale,<br />
il posto è fantastico. Il giovane<br />
cuoco si sta esprimendo con buona<br />
soddisfazione. Noi in un posto così<br />
ci torneremmo volentieri. Paolo<br />
Massobrio<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: tra gennaio e febbraio<br />
Prezzo: 54 euro<br />
Carte di credito: BM, visa, MC<br />
Coperti: 40 + 40<br />
56
Autunno con gusto nel Cuneese<br />
Vini e formaggi, patate e castagne, salumi, carni bovine piemontesi<br />
e lumache, frutta, funghi e ortaggi, bagna caôda e agnello<br />
Sambucano, porri e zucche, pane cotto nel forno a legna e polenta<br />
di grano saraceno: ecco i mille inconfondibili sapori dell’autunno<br />
cuneese!<br />
ph. Antonio Rino Gastaldo<br />
Questi prodotti, frutto di una terra pulita e di un ambiente<br />
incontaminato, sono i protagonisti dei tradizionali eventi fieristicogastronomici<br />
in programma nell’autunno cuneese: vere occasioni<br />
di incontro con una gastronomia unica al mondo nella cornice di un<br />
territorio ospitale, ricco di storia, di cultura, di tradizioni, di borghi<br />
autentici e di montagne mozzafiato.<br />
L’opuscolo “Autunno con gusto” è disponibile su<br />
www.cuneoholiday.com oppure può essere richiesto<br />
al n. 0171.<strong>69</strong>0217.<br />
www.cuneoholiday.com<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
Una terra generosa che ha dato vita a<br />
prodotti di qualità: barolo, barbaresco,<br />
tartufi, formaggi, nocciole. Una terra che<br />
sembra disegnata da un pittore ispirato<br />
alla bellezza. Una terra che ti invita a<br />
scoprirla in ogni suo aspetto: paesaggi,<br />
castelli, borghi, tradizioni… Una terra<br />
dove il vivere è “slow” e trasmettere la<br />
propria cultura è un piacere. La nostra<br />
grande ispirazione? Accoglierti ad arte!<br />
Langhe e Roero<br />
ACCOGLIERTI È UN’ARTE!<br />
www.langheroero.it - tel. 39 0173.35833<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
il grecale<br />
NOVELLO (Cuneo)<br />
VIA GIORDANO, 8<br />
TEL. 0173731193<br />
info@ilgrecale.com<br />
www.ilgrecale.com<br />
In un contesto<br />
nel quale il<br />
servizio è gestito<br />
con un’eleganza<br />
che sfuma nella<br />
raffinatezza, i piatti<br />
che arriveranno in<br />
tavola sapranno<br />
stupirvi per la cura<br />
con cui sono elaborati<br />
e per il riuscito<br />
contrasto di gusti che<br />
non di rado ne anima<br />
piacevolmente il<br />
sapore.<br />
Dobbiamo confessare che, mentre<br />
raggiungevamo l’ingresso dal piazzale<br />
antistante qualche perplessità<br />
l’abbiamo avuta, visto che il ristorante<br />
è collocato nell’angolo di un<br />
anonimo condominio che poco ha<br />
a che vedere con le colline di Langa.<br />
Appena entrati però è stato proprio<br />
il morbido declinare di queste ultime,<br />
visibili in tutto il loro splendore<br />
attraverso le finestre senza tende di<br />
una sala arredata in modo eterogeneo,<br />
a creare lo scenario perfetto<br />
per una sosta gastronomica che ci<br />
ha lasciato la voglia di tornare. Carta<br />
dei vini varia e capace di proporre<br />
etichette in grado di entrare in<br />
sintonia con la forza della cucina.<br />
Ci lasciamo immediatamente sedurre<br />
da un crudo di pesce davvero<br />
freschissimo e da un piatto<br />
di alici croccanti accompagnate<br />
da una panissa fritta ligure e da<br />
un verace bagnetto verde. Decisamente<br />
efficace la reinterpretazione<br />
delle lasagne al pesto, resa<br />
piacevolmente inusuale dagli asparagi<br />
e dalla gallinella.<br />
Assolutamente radiosa “la pecora<br />
che guarda il mare”, straordinario<br />
piatto in cui i sapori di terra e di<br />
mare trovano una curiosa armonia<br />
in cui i contrasti emergono e si dissolvono<br />
continuamente. Evocativo<br />
della strada del sale la mise en place<br />
dello stupefacente “street food” in<br />
cui gamberi e involtino di paranza<br />
si sposano perfettamente con una<br />
riuscitissima caponata. Divertente<br />
la chiusura con la scenica boule in<br />
cui cioccolato e torrone trovano<br />
il giusto amalgama. Un viaggio nel<br />
gusto destinato a riservare ulteriori<br />
sorprese! Piergiuseppe Bernardi<br />
Riposo settimanale: mercoledì, giovedì a pranzo<br />
Ferie: variabili in agosto e febbraio<br />
Prezzo: 57 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 40<br />
59
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
fiorital<br />
PADOVA<br />
VIA REZZONICO, 8<br />
TEL. 0498300979<br />
padova@fiorital.com<br />
www.fiorital.com<br />
Un locale innovativo<br />
che unisce ristorante,<br />
bar e bottega con<br />
preparazioni di pesce<br />
a tutto gusto e prezzi<br />
abbordabili. Da<br />
conoscere.<br />
Arrivo con l’auto e parcheggio proprio<br />
di fronte al locale, che colpisce<br />
con le sue vetrine di cui una con<br />
l’acqua che scorre ricordando le<br />
onde del mare. È aperto dal lunedì<br />
al giovedì dalle 9 alle 23; venerdì e<br />
sabato dalle 9 alle 24; domenica fermo<br />
pesca: chiuso. E siamo nella prima<br />
Ytheca italiana, ovvero un luogo<br />
dove si possono gustare pesci dei<br />
mari di tutto il mondo e conoscere<br />
tanti prodotti selezionati. È il posto<br />
giusto per una pausa pranzo, per<br />
una cena e anche per acquistare il<br />
pesce e cucinarlo a casa. Quindi negli<br />
spazi (circa 600 metri quadrati) di via<br />
Rezzonico c’è lo store con i prodotti<br />
in vendita (tanto pesce, certo, ma<br />
anche alcuni campioni del Golosario<br />
fra sughi, farine e dolci), quindi il bar<br />
e il ristorante con tanti coperti. La<br />
cucina è a vista, l’ambiente elegante<br />
e informale: gli arredi sono stati<br />
ottenuti da pezzi di recupero della<br />
sede centrale. C’è il tavolo social da<br />
10 posti e gli altri in metallo e legni<br />
di recupero, apparecchiati con tovagliette<br />
colorate. I piatti sono ovviamente<br />
di pesce nelle versioni crudo,<br />
griglia, forno, vapore e fritto, con<br />
specie ittiche da 70 paesi diversi: dalle<br />
seppie italiane al filetto di cobia di<br />
Panama ai granchi reali dell’Oceano.<br />
Il pesce viene “pescato” da una teca<br />
criogenica dove viene impiegato<br />
l’esclusivo protocollo Deepfrozen®<br />
che impiega la tecnologia del freddo<br />
estremo (da -60°C a -120°C) al pescato<br />
migliore, direttamente a bordo<br />
o appena sbarcato. E con questo<br />
metodo oggi Fiorital commercializza<br />
pesce fresco, surgelato, piatti<br />
pronti da gustare e pronti per essere<br />
cucinati. Ma veniamo al menu che<br />
m’ha conquistato, così come la straordinaria<br />
carta dei vini con tutti i più<br />
intriganti biologici e biodinamici d’Italia.<br />
“Onde croccanti”, ad esempio<br />
annovera panini (con astice, tonno o<br />
salmone norvegese), ma c’è anche il<br />
Top sandwich e le focacce come<br />
quella tipo Recco con crescenza e<br />
cipolle di Chioggia stufate. Dagli<br />
scaffali si intuisce che la farina che<br />
usano è quella del Molino Quaglia.<br />
Poi via alla fantasia con “tutto tonno<br />
Deepfrozen” oppure fantasia di<br />
crudi. Da non perdere la loro zuppa<br />
del pescatore, gli spaghetti alla<br />
chitarra ai frutti di mare, i maccheroni<br />
al pettine. C’è poi il tonno<br />
tonnato, il fritto di calamari e<br />
tutte le varie preparazioni di pesce<br />
a prezzi decisamente abbordabili.<br />
Per dire: il primo piatto del giorno e<br />
un secondo di pesce sono a 19,50<br />
euro. Chiudete coi dolci classici, ma<br />
innovativa sarà la millefoglie con<br />
crema di mela verde e salsa alla<br />
frutta. Wow! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica<br />
Ferie: 2 settimane in agosto<br />
Prezzo: 47 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 105<br />
60
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
osteria storica morelli<br />
PERGINE VALSUGANA (Trento)<br />
FRAZ. CANEZZA - PIAZZA PETRINI, 1<br />
TEL. 0461509504<br />
info@osteriastoricamorelli.it<br />
www.osteriastoricamorelli.it<br />
Tullio Valcanover,<br />
sommo produttore<br />
di mele (e succhi) e<br />
di mais spin della<br />
Valsugana ce l’aveva<br />
detto, ma fin quando<br />
non siamo venuti a<br />
Pergine, all’Osteria<br />
Storica Morelli non<br />
pensavamo a questo<br />
trionfo. Quella di<br />
Fiorenzo Varesco e di<br />
sua moglie Antonella<br />
Zanolli è la cucina<br />
vera che cercavamo<br />
da tempo e che non<br />
abbiamo trovato<br />
nei tanti ristoranti<br />
“importanti”.<br />
Ma voi sapete cos’è lo sguazzett?<br />
Il piatto da solo vale il viaggio, in<br />
questa osteria intima, con due sale<br />
raccolte, che invogliano a mangiare<br />
e a bere in compagnia come abbiamo<br />
fatto noi. Merita il viaggio. I vini<br />
sono quasi tutti trentini e c’è il meglio<br />
del meglio, poi anche etichette<br />
forestiere selezionate con principio<br />
dell’oste che conosce il vino buono.<br />
In tavola arrivano tre tipi di pane<br />
buonissimo fatti dallo chef. Assaggiatelo<br />
con lo speck prodotto<br />
in casa e i suoi salumi, ma anche<br />
il paté di fegato di coniglio con<br />
i crostini caldi e poi la tartare<br />
di carne salada di agnello con<br />
porcini radicchio dell’ors e crostini<br />
di pane nero. Fra i primi le<br />
tagliatelle fatte in casa ai porcini<br />
sono un monumento di bontà e<br />
di semplicità, ma che buoni quegli<br />
gnocchi di polenta con ragù alla<br />
finanziera. E che dire del risotto<br />
di Grumolo delle Abbadesse al<br />
pino mugo con formaggio di<br />
malga del Lagorai? Fra i secondi<br />
non perdete lo sguazzett ovvero il<br />
tipico spezzatino di interiora con le<br />
patate. Poi la guancetta di maiale<br />
brasata ai funghi misti e polenta<br />
di mais spin, la carne salada di<br />
Canezza con fasoi en bronzon. Alla<br />
fine la rosada, l’antico budino trentino<br />
al miele e miele. Nel menu c’è<br />
una nota: il pane del sacchetto di<br />
carta che rimane si può portare a<br />
casa (ma io mi sono fatto mettere<br />
via anche le tagliatelle). Grandissimi!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì, martedì a cena<br />
Ferie: 1 settimana a gennaio; 3 settimane tra giugno e luglio<br />
Prezzo: 40 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE e DN)<br />
Coperti: 50<br />
61
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
la corte gourmet<br />
POGLIANO MILANESE (Milano)<br />
VIA CAMILLO CHIESA, 36<br />
TEL. 0293258018 - 3334983847<br />
ristorante@lacortegourmet.com<br />
Chi ci segue da più<br />
tempo sarà sorpreso.<br />
L’indirizzo, via Camillo<br />
Chiesa 36, a Pogliano<br />
Milanese, per anni,<br />
è stato quello di un<br />
locale che per noi<br />
ha rappresentato<br />
un punto di<br />
riferimento di gusto<br />
dell’hinterland<br />
milanese, la Corte.<br />
Così è, sennonché, un po’ a sorpresa,<br />
i titolari di quel ristorante, i fratelli<br />
Buoso, all’inizio dell’estate 2016,<br />
hanno deciso di lasciare l’attività. E<br />
a loro sono subentrati due giovani, i<br />
coniugi Bottini, che, senza rivoluzionare<br />
l’insegna, l’hanno cambiata in<br />
Corte Gourmet. Diciamo subito che<br />
il nuovo corso è una vera sorpresa<br />
positiva. Vale il viaggio. L’ambiente,<br />
mantiene intatto il fascino che lo<br />
aveva fatto apprezzare, con la sua<br />
eleganza classica, con le salette romantiche,<br />
con i tavoli ben apparecchiati,<br />
i tappeti, i quadri, le bottiglie<br />
di grandi distillati a far bella mostra,<br />
madie e mobili di pregio. In sala Antonella,<br />
mix di simpatia, entusiasmo<br />
e passione, con voglia contagiosa di<br />
far star bene ogni cliente. Suo marito,<br />
Roberto, ha fatto lunga gavetta<br />
con alcuni grandi (tra gli altri, Sergio<br />
Mei al Four Season e Andrea Berton,<br />
quando era al Trussardi) e oggi<br />
è cuoco talentuoso e con le idee<br />
chiare (e aggiungiamo subito che<br />
essendo stato, negli anni della formazione,<br />
allievo di Giuseppe Vaccarini,<br />
conosce anche il vino). Non<br />
fa il fenomeno, ma fa una cucina a<br />
tutta gola. Con una buona bottiglia<br />
della bella selezione, da un menu<br />
che sapientemente si modula sulla<br />
stagionalità delle materie prime,<br />
potrete avere rognone di vitello<br />
con scalogno caramellato spinacini<br />
novelli ed erbe di campo,<br />
risotto ai funghi o spaghettoni<br />
Benedetto Cavalieri calamaretti<br />
spillo vellutata di broccoli e fiocchi<br />
di stracciatella pugliese, “il<br />
piccione: il petto al giusto rosa,<br />
la coscia ripiena, foie gras salsa<br />
alla vaniglia e mela cotogna”, a<br />
chiudere millefoglie con spuma<br />
di castagne e salsa di cachi. I Bottini<br />
e la loro Corte Gourmet faranno<br />
strada! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: sabato a pranzo e domenica a cena<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 40 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />
Coperti: 50<br />
62
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
polisena “l’altro agriturismo”<br />
PONTIDA (Bergamo)<br />
LOC. RIVIERA - VIA CÀ DI MAGGIO, 333<br />
TEL. 035795841<br />
info@agriturismopolisena.it<br />
www.agriturismopolisena.it<br />
Un’eccellenza italiana.<br />
Un luogo dove<br />
imprenditorialità<br />
e genio hanno<br />
celebrazione somma.<br />
Un indirizzo di<br />
quelli che ci fanno<br />
orgogliosi. Siamo nella<br />
Bergamasca. Sulle<br />
colline di quella Valle<br />
San Martino che è<br />
terra particolarmente<br />
vocata alla<br />
coltivazione della vite.<br />
Qui, a Pontida, l’agriturismo Polisena.<br />
È l’evoluzione dell’avventura<br />
iniziata con l’azienda agricola Tosca,<br />
nata nel 2000 dal recupero di<br />
terreni anticamente già destinati<br />
alla coltivazione dell’uva, e realtà<br />
dove si producono vini secondo<br />
i dettami dell’agricoltura biologica.<br />
Ebbene, Polisena è struttura di<br />
ospitalità che rispetta l’ambiente<br />
(ha ricevuto il prestigioso riconoscimento<br />
di CasaClima, che dà certificazione<br />
energetica e ambientale<br />
degli edifici), ha bellissime camere,<br />
sala meeting, spazi benessere e un<br />
signor ristorante. Accoglienza, cantina<br />
e ristorazione, sono eccellenze<br />
frutto del lavoro di una famiglia, i<br />
Locatelli, che hanno cuore e intelligenza<br />
smisurati. Tosca, la mamma,<br />
è la regina delle vigne e produce<br />
vini che hanno la stoffa dei<br />
fuoriclasse. Marco, il papà, e i figli<br />
Francesco e Mainardo, si occupano<br />
di camere e ristorazione. E qui vogliamo<br />
dirvi proprio di quest’ultimo<br />
aspetto. Perché segno che qui tutto<br />
nasce da passione rara, è il livello<br />
di esperienza gastronomica che<br />
potrete fare. Francesco, dopo la<br />
gavetta in grandi ristoranti (uno per<br />
tutti il sommo Miramonti l’altro di<br />
Concesio), ha preso le redini della<br />
cucina, e oggi è condottiero sicuro<br />
e di valore dello staff che opera ai<br />
fornelli. Quindi, seguiti con cordialità<br />
e attenzione da papà Marco e<br />
Mainardo, giovane davvero promettente,<br />
e dai loro collaboratori,<br />
gusterete delicata e buonissima<br />
vellutata di piselli e ravanelli,<br />
poi la gloria della Bergamasca celebrata<br />
proprio in questi giorni, ossia<br />
stragolosi “casonsei” fatti in casa<br />
e dalla pasta di giusta consistenza,<br />
serviti con pancetta croccante,<br />
salvia e burro di Valtorta, quindi<br />
leccornioso filetto di maialino al<br />
forno e finocchi al miele di acacia,<br />
per chiudere poi con crumble<br />
alle mele con gelato al caramello.<br />
Per chi ama il vino, oltre a quelli<br />
davvero formidabili di casa, c’è selezione<br />
pregevole, perché qui non<br />
si conosce la parola gelosia. Insomma.<br />
Siete ancora lì? Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: da lunedì a mercoledì<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 39 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 50<br />
63
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
però<br />
PRATO SESIA (Novara)<br />
VIA DE AMICIS, 20<br />
TEL. 3355207623<br />
ristorantepero@yahoo.it<br />
Raggiungere Prato<br />
Sesia è comodissimo:<br />
appena 4 chilometri<br />
da Romagnano. Esci<br />
dall’autostrada, passi<br />
dentro al paese e<br />
subito dopo c’è Prato.<br />
E qui, in via De Amicis<br />
bisogna cercare il<br />
Però, che è un luogo<br />
particolare. Intanto<br />
l’esterno (un po’<br />
decadente) non rende<br />
ragione delle belle<br />
sale interne, arredate<br />
con gusto da questa<br />
coppia che è qui da 11<br />
anni e inizia a mietere<br />
i giusti successi.<br />
È gradevole il dehors davanti. La<br />
cosa che colpisce è la frequentazione,<br />
sia della gente che viene a<br />
mangiare sia di quella che sosta nel<br />
bar, dove servono cocktail speciali,<br />
ma anche una scelta di vini davvero<br />
interessante. C’è entusiasmo fra chi<br />
viene ai tavoli a porgere il menu e la<br />
carta dei vini (brava Valentina!) e se<br />
chiedi un vino a bicchiere la scelta<br />
non solo spazia con soddisfazione,<br />
ma possono accondiscendere<br />
anche a richieste specifiche, come<br />
il nostro Boca 2010 di un piccolo<br />
produttore che non conoscevamo<br />
(Guidetti). Servono acqua Lauretana<br />
con bottiglia disegnata Pininfarina;<br />
carente il pane, ma il resto<br />
è intrigante. Sette gli antipasti nominati<br />
per ingrediente principale.<br />
Noi abbiamo scelto un eccellente<br />
tonno di coniglio servito in una<br />
burnia con scorze di limone e<br />
rosmarino. Il baccalà è cotto in<br />
tempura con friggitelli e maionese<br />
al wasabi, il resto è burrata, jamon,<br />
crudo di tonno e anche di fassona<br />
con senape in grani. Nella sezione<br />
risotti e zuppe, va forte il risotto<br />
con porcini e zafferano, mentre<br />
la zuppa è quella di cozze, cavolfiori<br />
e guanciale. Il menu cambia<br />
sovente. Fra i primi gli agnolotti di<br />
storione e caviale con erba cipollina<br />
e limone, ma anche i ravioli di<br />
verdure di arrosto e verdure al burro<br />
e salvia, soddisfacenti. Questo<br />
accanto a trenette con vongole e<br />
bottarga di tonno e gli strascinati<br />
con ragù di coniglio, olive e rosmarino.<br />
Carni e pesci ai secondi. Eccellente<br />
il rombo che viene servito<br />
alla piastra con friggitelli, limone<br />
e pomodorini oppure con patate<br />
e porcini. Il filetto di manzo<br />
ai porcini trifolati è un’altra portata<br />
di ottima soddisfazione che fa<br />
da contraltare al Tomahawk, ossia<br />
un doppio controfiletto alla brace<br />
con osso.<br />
La qualità della materia prima è eccellente,<br />
e anche le quantità sono<br />
perfette e abbondanti; i prezzi sono<br />
di conseguenza. Si può chiudere,<br />
per esempio, con un tortino ai frutti<br />
di bosco. Una sosta gradevole,<br />
sulle rotte della Valsesia, che ci ha<br />
fatto già venir voglia di ritornare.<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì<br />
Ferie: variabili in agosto<br />
Prezzo: 54 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />
Coperti: 25 + 30 (dehors)<br />
64
BENVENUTI NEL<br />
ph. Filippo Fossati<br />
Un territorio tutto da scoprire in un viaggio unico attraverso un ricco panorama<br />
culturale, naturalistico, artistico, architettonico ed enogastronomico.<br />
Una terra di paesaggi d’acqua, di riso e di vino, di pianura e di colline, d’immensi<br />
orizzonti che si spingono fino all’arco alpino di incomparabile bellezza in ogni<br />
stagione dell’anno. Ricco e vario è poi il patrimonio enogastronomico grazie alla<br />
varietà dei prodotti tipici, come il gorgonzola, i risi speciali, bianco, nero e rosso<br />
che, trasformati dal talento dei nostri chef, diventano piatti e ricette gustosi,<br />
passaporto di cultura e del buon vivere.<br />
www.turismonovara.it - Tel. +39.0321.394059<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
scopri<br />
Biella<br />
INASPETTATA, VERDE, GUSTOSA<br />
INNAMORATI DEL BIELLESE!<br />
www.atl.biella.it<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
osterie botteghe antiche<br />
PUTIGNANO (Bari)<br />
PIAZZA PLEBISCITO, 8<br />
TEL. 0804911813<br />
chefstefano71@gmail.com<br />
www.bottegheantiche.com<br />
Per arrivare all’Osteria<br />
delle Botteghe<br />
Antiche dovete<br />
lasciare l’auto fuori<br />
dalle mura della città<br />
antica (bellissima,<br />
raccolta, da visitare<br />
palmo a palmo).<br />
Seguite dritti la strada<br />
a piedi cercando la<br />
chiesa. Poco dopo, c’è<br />
piazza del Plebiscito<br />
e l’insegna di questa<br />
osteria davvero<br />
sorprendente.<br />
La conducono Stefano d’Onghia,<br />
in cucina, e la moglie, Valentina De<br />
Cataldo, in sala. C’è la cucina a vista<br />
e i vari prodotti davanti, come una<br />
vera e propria bottega. Il servizio è<br />
gentile, la carta dei vini è il massimo<br />
per un appassionato alla ricerca<br />
di chicche uniche, anche biologiche<br />
e biodinamiche pugliesi. Qui si<br />
concentrano anche tutti i prodotti<br />
pugliesi dei presidi Slow Food. Ma<br />
che bella la saletta in alto più appartata,<br />
oppure quei tavoli di fronte<br />
alla cucina dove Stefano assembla i<br />
suoi piatti con i prodotti freschissimi<br />
delle masserie pugliesi! Per nessuna<br />
ragione al mondo rinunciate all’assaggio<br />
degli antipasti. Ecco allora il<br />
capocollo di Santoro di Cisternino<br />
coi fichi. Freschissimo il gazpacho<br />
pugliese; da urlo i lampascioni<br />
cotti di fichi e farinella (farina<br />
d’orzo e ceci tostata). È poi la<br />
volta della zucchina e il suo fiore<br />
in 3 varianti (fiori ripieni, zucchina<br />
alla scapece, passatina di zucchine<br />
con menta). Superba in freschezza<br />
la ricottina di masseria e sedano.<br />
Notevole la purè di fave con pane<br />
raffermo e friggitelli fritti. Di<br />
primo, un entusiasmante piatto di<br />
orecchiette al ragù, con una polpetta<br />
di carne tenerissima e un sugo<br />
pregnante. Questo accanto allo<br />
spaghettone Benedetto Cavalieri<br />
ai due pomodori con cacio fresco<br />
di masseria, e ai tortelli al basilico<br />
ripieni di burrata con pomodorino di<br />
Torre Guaceto e menta. Di secondo,<br />
non abbiate dubbi: il filetto d’asino<br />
alla brace è una delle cose più<br />
buone assaggiate quest’anno. C’è<br />
anche il polpo cotto in tecia, oppure<br />
la frittura mista di pesce, o la<br />
costata di Podolica alla brace. E<br />
infine i dolci: mousse di ricotta con<br />
cotto di fichi e croccante di mandorle,<br />
granita caffè e panna, crostata<br />
di semola con crema pasticciera e<br />
marmellata di fichi (incredibilmente<br />
buona). È un luogo del cuore. È una<br />
corona! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: mercoledì<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 45 euro<br />
Carte di credito: visa<br />
Coperti: 30<br />
67
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
mirtillo rosso<br />
RIVA VALDOBBIA (Vercelli)<br />
STRADA DELLA BARRIERA, 8<br />
TEL. 016391819<br />
info@mirtillo-rosso.com<br />
www.mirtillo-rosso.com<br />
Questo luogo<br />
è clamoroso, a<br />
Riva Valdobbia<br />
praticamente sotto il<br />
Monte Rosa, prima di<br />
Alagna. Ne avevamo<br />
sentito parlare, ma<br />
non credevamo a<br />
tanta bellezza. Si<br />
tratta di un family<br />
hotel, costituito da<br />
tre grandi baite, con<br />
60 camere, venti per<br />
ciascuna.<br />
Di fronte c’è un villaggio walser,<br />
intorno le montagne della Valsesia,<br />
i boschi, i sentieri per le camminate.<br />
E appena arrivi con l’auto vedi<br />
delle grandi palle luminose, perché<br />
qui è sempre festa. Anzi è sempre<br />
Natale, tant’è che ogni 24 e 25 del<br />
mese fanno una festa speciale e coi<br />
bimbi e di notte si va alla ricerca del<br />
mirtillo rosso, che è un personaggio<br />
che abita questo paese. Dire che è<br />
il paradiso per i bambini è dir poco.<br />
Ci sono le aree di svago coi giochi,<br />
c’è la piscina, ma anche la Spa per<br />
gli adulti. Gli animatori sono una<br />
squadra di ragazzi assai motivati<br />
che lavorano anche al momento<br />
del pranzo o della cena, che viene<br />
fatta a buffet e i bambini che fanno<br />
amicizia poi mangiano nei loro<br />
spazi. È la prima volta che venivo<br />
in un family hotel e sono rimasto<br />
sorpreso. La direzione è di Stefano<br />
Cerutti, mentre l’investimento si<br />
deve alla famiglia Ponti, o meglio<br />
a Cesare Ponti che ama tantissimo<br />
la Valsesia e i progetti di rilancio, a<br />
cominciare dalle seggiovie.<br />
Altra sorpresa è poi la cucina, perché<br />
lo chef Gabriele Frascoia arriva<br />
dalla scuola di Antonino Cannavacciuolo.<br />
E il suo risotto era davvero<br />
d’autore. Per il resto abbiamo assaggiato<br />
con soddisfazione i piatti<br />
a buffet (25 euro): dalle zuppe<br />
alle paste, ai piatti di carne. Non<br />
mancano mai i prodotti locali come<br />
toma d’alpeggio, frutti di bosco,<br />
funghi porcini e insaccati oltre<br />
ai vini locali come il Ghemme e il<br />
Gattinara. Si possono scoprire anche<br />
i miacci (o miacce), una preparazione<br />
curiosa che si trova solo<br />
qui: sono sfere di pasta croccanti<br />
e sottili, e si possono riempire di<br />
affettati e formaggi, come il gorgonzola,<br />
altra eccellenza di questo<br />
territorio, oppure in versione dolce<br />
con marmellata di mirtillo o burro<br />
e zucchero.<br />
Tutti i prodotti a base di frutta sono<br />
di Achillea. I dolci ovviamente non<br />
possono mancare e sono generosi<br />
anche a colazione. Gran bella sosta!<br />
In sogno ho sognato. Paolo<br />
Massobrio<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: dal 25/9 al 7/12 e dal 10/4 al 2/6<br />
Prezzo: 25 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 160<br />
68
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
antica macelleria turba<br />
RIVOLTA D’ADDA (Cremona)<br />
VIALE PIAVE<br />
TEL. 036379375<br />
Donato Turba è uno<br />
di quei personaggi<br />
di cui l’Italia può<br />
andare orgogliosa.<br />
Quarta generazione<br />
di una famiglia<br />
titolare di una<br />
macelleria in Melzo, a<br />
conoscenza, passione<br />
e - caratteristica<br />
per nulla scontata<br />
- talento fuori dal<br />
comune, associa<br />
anche inusuale<br />
capacità di leggere<br />
la realtà. Insomma<br />
un vero “maestro”,<br />
non solo un grande<br />
macellaio.<br />
Ama la gente, vive con orgoglio le<br />
sue radici, sente la responsabilità di<br />
fare cultura. Da qui, il suo impegno<br />
con i giovani, a cui insegna, e in<br />
Confcommercio, dove ricopre un<br />
ruolo di responsabilità. E, la voglia<br />
di dar vita a un luogo, dove tutto<br />
il suo bagaglio di conoscenza su<br />
carni e dintorni potesse completare<br />
l’avventura della macelleria.<br />
Ristrutturato un antico mulino del<br />
Settecento, di proprietà della famiglia,<br />
ha avviato così il Ristorante<br />
Antica Macelleria Turba di Rivolta<br />
d’Adda. Con lui, ai fornelli la moglie<br />
Paola Nassaro e Davide Maloberti,<br />
giovane e talentuoso cuoco,<br />
e in sala Daniele e Valentina, i figli,<br />
che rivelano già passione smisurata<br />
e numeri per fare bene. Nella sala,<br />
proprio di fronte all’ingresso, la vetrina<br />
dietro a cui fan bella mostra<br />
di sé tagli di carne, che potrete gustare<br />
in loco o acquistare, di qualità<br />
eccelsa e con frollature che non troverete<br />
da nessuna parte.<br />
Qui il nostro consiglio è non perdete<br />
i salumi nelle diverse soluzioni<br />
(“Come noi nessuno”, con i classici<br />
della macelleria, ossia filettino di<br />
maiale, slinzega di cavallo, salamino<br />
di cavallo e salamino di asinello,<br />
tra le chicche provate il prosciutto<br />
cotto di Angus), e la meravigliosa<br />
carne cruda (per chi la apprezza,<br />
anche equina). Ma il motivo per cui<br />
questa è una meta del cuore è la<br />
carne. Se la amate, preparatevi a<br />
emozionarvi per il gusto, sontuoso,<br />
dimenticato, dei diversi tagli di<br />
diverse frollature, che alla griglia vi<br />
verranno preparati con precisione<br />
millimetrica. E ancora, sarà festa<br />
nei periodi più freddi con costoletta<br />
di vitello, trippa e quel bollito<br />
misto che è gloria golosa di questa<br />
terra. Per darvi un’idea di quello<br />
che vi aspetta, qui riescono a far<br />
mangiare carne anche a vegetariani<br />
e vegani... Uscirete pensando<br />
che questo è un baluardo di gusto<br />
italiano! Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: lunedì; dal martedì al venerdì aperto a cena<br />
Ferie: 1 settimana a inizio gennaio e in agosto<br />
Prezzo: 50 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 40<br />
<strong>69</strong>
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
il tesoro living resort<br />
RODIGO (Mantova)<br />
VIA SETTEFRATI, 96<br />
TEL. 0376681381<br />
info@tesororesort.it<br />
www.tesororesort.it<br />
È veramente un<br />
Tesoro questo relais in<br />
mezzo alla campagna<br />
mantovana, nel<br />
verde. È un tesoro<br />
di nome e di fatto,<br />
perché quando ci<br />
arrivi, dopo aver<br />
posteggiato l’auto,<br />
pensi (come fanno in<br />
tanti che arrivano da<br />
Milano) che questo è<br />
il massimo del relax.<br />
Ci sono 4 suites,<br />
bellissime, col legno<br />
e ogni comfort, ma<br />
anche una spa dove<br />
coccolarsi.<br />
C’è il giardino interno ed esterno,<br />
dove prendere l’aperitivo o mangiare<br />
quando fa bello; c’è la sala<br />
luminosa, elegante, ampia, dove il<br />
personale ti coccola. Lo gestiscono<br />
con successo i due fratelli Alessandro<br />
e Marco Andreosa che segue<br />
la sala; mentre in cucina c’è Matteo<br />
Monfrinotti, 30 anni, ed è già<br />
bravissimo. Il suo menu Orto a 70<br />
euro è da provare, oppure, a 40<br />
euro, quello della tradizione mantovana.<br />
Noi come sempre abbiamo<br />
assaggiato alla carta. E allora ecco<br />
le alicette croccanti con salsa<br />
agrodolce, i gamberi di Sicilia in<br />
caciucco con lardo di Colonnata<br />
e wafer e poi un soave uovo morbido<br />
e croccante con fonduta di<br />
toma di malga e tartufo nero<br />
estivo. Fantastico! Ci servono vino<br />
al calice e con etichette davvero<br />
ben scelte (ci sono i vini della Cantina<br />
Ricchi di Monzambano, nostra<br />
cantina del cuore) dalla loro ottima<br />
carta dei vini piena di chicche. Via<br />
allora coi tortelli di zucca al burro<br />
versato (da manuale), ma anche<br />
gli gnocchetti di patate con<br />
luganega e vino rosso e spuma<br />
di robiola. Era da assaggiare il riso<br />
Carnaroli alla puttanesca, eccellenti<br />
i ravioli alla parmigiana con<br />
fonduta fredda di bufala e bufala.<br />
Notevole davvero la faraona<br />
alla diavola con patata, mela e<br />
scalogno, ma anche il baccalà al<br />
cartoccio con patate, pomodorini<br />
e olive. In alternativa insalata di<br />
porcini con pere in osmosi e Castelmagno<br />
oppure il salmone marinato<br />
in salsa verde e anguria. Se<br />
non avessimo preso la faraona (ma<br />
chi ci rinuncia la prossima volta?)<br />
avremmo scelto il petto d’anatra<br />
all’arancia, daikon e shiitake.<br />
Dato il livello eccellente della cucina,<br />
impossibile non assaggiare i<br />
dolci: sbrisolona con zabaione al<br />
passito; babà, mandarino e liquirizia;<br />
la perina al Moscato, crumble,<br />
crema al latte e gelato al<br />
miele. Paradiso! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì<br />
Ferie: variabili in agosto<br />
Prezzo: 48 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 140<br />
70
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
tordomatto<br />
ROMA<br />
VIA PIETRO GIANNONE, 24<br />
(tel. 06<strong>69</strong>352895)<br />
info@tordomattoroma.com<br />
www.tordomattoroma.com<br />
Da Zagarolo a Roma,<br />
nel quartiere Prati,<br />
non lontano da piazza<br />
san Pietro, Adriano<br />
Baldassarre, il geniale<br />
chef del TordoMatto<br />
ha trovato la sua<br />
dimensione ideale<br />
a Roma, finalmente.<br />
Dopo l’esperienza<br />
esaltante di Zagarolo,<br />
lo avevano dato per<br />
disperso per un paio<br />
di anni. Ma ora è qui e<br />
subito ha conquistato<br />
la clientela.<br />
Non lontano da lui, anzi vicinissimo,<br />
c’è Gabriele Bonci, ma vicina è anche<br />
piazza san Pietro. Si scende alla<br />
fermata del metro di Cipro e poi si<br />
cerca via Pietro Giannone dove al<br />
numero 24 è ambientato il ristorante.<br />
Una sala elegante, di bel design<br />
anche se essenziale, minimalista,<br />
ma molto accogliente e invitante.<br />
Così come invitanti sono i prezzi<br />
del menu e il sorriso dei giovani che<br />
conducono la sala. La sua offerta<br />
annovera tre menu degustazione<br />
“al mercato” (25 euro), “ancora<br />
classici” (45 euro), “a ruota libera”<br />
(65 euro) e “Mozzichi e bocconi” (a<br />
80 euro, con 10 portate). Oppure<br />
alla carta, con un’ampia selezione<br />
di ghiottonerie. Competente e divertente<br />
è poi la carta dei vini con<br />
molte etichette sconosciute ai più,<br />
servite anche a bicchiere. Stessa<br />
cosa per i superalcolici, anche qui<br />
con selezioni rare, tipo il maestoso<br />
Fernet di Spadoni. Via dunque con<br />
il superbo boccone di ostriche,<br />
cotenna di maiale e fermento di<br />
cipollotto, oppure i ravioli di conciato,<br />
finocchio ed erbe. Insuperabili<br />
gli gnocchi di patate, fumo,<br />
gricia e guanciale, gli agnolotti<br />
cacio e pepe, triphala, patate<br />
viola e baccalà. Altri piatti in carta:<br />
le patate, senape nera, latte di<br />
capra e burro affumicato, il risotto<br />
con midollo, limone, seppia e soia,<br />
lo spaghettone Ajo e Ojo Giovanni<br />
Fabbri o i ravioli di melanzane, succo<br />
di pomodoro e basilico. Da provare<br />
il piatto denominato verdure,<br />
erbe, foglie, uovo e condimento<br />
di crescione, ma anche il pollo<br />
arrosto con radici affumicate e<br />
acetosella (sublime!), l’agnello<br />
con sugo di cottura, topinambur<br />
e cumino. Hanno pure il baccalà<br />
con olive, porri e rosmarino e il<br />
manzo bruciato con bagna caoda,<br />
cipolla e fermento di barbabietola.<br />
Apoteosi sui dolci: banana,<br />
nocciola e cardamono verde,<br />
cioccolato bianco tostato, frutto<br />
della passione e tozzetti oppure<br />
french toast, cornetto alla vaniglia<br />
e caffè. Ma Adriano è riuscito a stupirmi<br />
persino con un piatto di frutta<br />
del mercato, semplice e grande<br />
nelle mani di un ottimo chef. Una<br />
gran bella sosta, una gustosa novità<br />
su Roma. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì, martedì a pranzo<br />
Ferie: variabili in gennaio e agosto<br />
Prezzo: 61 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40<br />
71
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
trattoria dalla nana<br />
ROMANO D’EZZELINO (Vicenza)<br />
VIA VENETO, 28<br />
TEL. 042430885<br />
www.dallanana.it<br />
La Trattoria della<br />
Nana, che Adara e<br />
Alberto ci hanno fatto<br />
conoscere e che già<br />
il nostro Gabriele<br />
Crescioli ha recensito<br />
sul GattiMassobrio,<br />
è stata più che una<br />
rivelazione. Siamo a<br />
Romano d’Ezzellino<br />
(Vi), un paese speciale<br />
dove c’è il museo<br />
che racconta tutto<br />
il genio dei Veneti.<br />
Ma geniale, anzi<br />
passionale, è la cucina<br />
di Antonella Del<br />
Bello, che col marito<br />
gestisce questa<br />
trattoria semplice, ma<br />
di notevole sostanza.<br />
Hanno una selezione di vini essenziale<br />
e soddisfacente e tutti i piatti<br />
sono preparati con gli ingredienti di<br />
stagione. Abbiamo fatto in tempo<br />
ad assaggiare degli strepitosi asparagi<br />
di San Zeno di Cassola, ma il<br />
piatto che merita il viaggio rimane il<br />
baccalà alla vicentina con la polenta<br />
macinata a pietra, che rimane<br />
il miglior esemplare di quest’anno.<br />
Ma che buona anche la tortina<br />
salata alle erbette con fonduta<br />
di formaggio o la parmigiana. Da<br />
provare la “porchetta” di vitello<br />
con asparagi bianchi in agrodolce<br />
e su prenotazione la variazione<br />
di baccalà e stoccafisso che vale<br />
il viaggio. Qui i tagliolini sono allo<br />
stoccafisso, ma meritano i ravioli<br />
con ripieno di ricotta e spugnole<br />
su fonduta di parmigiano e scaglie<br />
di tartufo. E naturalmente i<br />
bigoli al torchio con ragù bianco<br />
di coniglio. Ai secondi non perdetevi<br />
la suprema di faraona farcita<br />
agli asparagi, accanto alle fettine<br />
di sottofiletto di vitello alle spugnole.<br />
In primavera le seppie coi<br />
piselli sono un inno alla freschezza.<br />
Hanno una selezione speciale di oli.<br />
Sui dolci non perdetevi la sua millefoglie<br />
fritta con il cioccolato<br />
o il tiramisù alla frutta. Davvero<br />
speciali. Questa osteria rimarrà per<br />
noi il prototipo della cucina fatta<br />
con amore, che ricerca ogni giorno i<br />
prodotti del proprio territorio. Altro<br />
che camioncini! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica e lunedì (aperto solo su prenotazione)<br />
Ferie: luglio e agosto<br />
Prezzo: 35 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40<br />
72
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
degusto<br />
SAN BONIFACIO (Verona)<br />
VIA CAMPOROSOLO, 9/A<br />
TEL. 3281824572<br />
hello@ristorantedegusto.it<br />
www.ristorantedegusto.it<br />
Il Degusto di San<br />
Bonifacio è una nostra<br />
scoperta quando<br />
ancora era in un altro<br />
paese del Vicentino.<br />
Ma ora dal radioso<br />
passa alla corona.<br />
Degusto è un sogno,<br />
quello di un giovane<br />
e volitivo cuoco,<br />
Matteo Grandi, con la<br />
sua simpatica sposa<br />
Elena, in questo locale<br />
che ha la cucina a<br />
vista che dà sulla<br />
strada, dove pure c’è<br />
l’ingresso della mitica<br />
pizzeria I Tigli di<br />
Simone Padoan.<br />
Elena è una brava padrona di casa,<br />
appassionata sommelier, Matteo<br />
è più di una promessa coi piatti<br />
originali, già grandi, che crea in<br />
continuazione. Vi commuoverete<br />
all’assaggio della sua sopressa veneta,<br />
morbida, soave, abbinata a un<br />
bicchiere di Champagne. Intorno a<br />
voi isole di tavoli in uno spazio di<br />
bell’arredamento, elegante, circondato<br />
da un gioco di luci che sembra<br />
dividere gli spazi tra un tavolo e<br />
l’altro. L’entrée, molto apprezzata,<br />
è stata la pizza fritta tonda. Sugli<br />
antipasti non perdete il suo uovo,<br />
che lui vi serve dopo averlo aperto<br />
(l’uovo è speciale, preso da un contadino<br />
particolare, che alleva le sue<br />
galline in maniera felice) con una<br />
grattata di tartufo nero di Norcia<br />
autentico, appena recapitato.<br />
Ma i due antipasti che ci hanno<br />
conquistato sono stati la “faraona<br />
mitrata” ossia un triangolo dove ci<br />
sono tutti i pezzi della faraona: incredibilmente<br />
succulento, con latte<br />
di ricotta affumicata e cannoncini<br />
al cedro. E poi stratosferico il piatto<br />
chiamato “la mamma”, ossia il<br />
carciofo, ma solo il cuore (la mamma<br />
appunto) con garganega, acciuga<br />
del Cantabrico e pepe di<br />
Sarawak, scampi dorati e riso<br />
soffiato, che è il piatto che più descrive<br />
questo cuoco eclettico, bravo,<br />
superbo, con la voglia di fare.<br />
Unico. Di primo abbiamo assaggiato<br />
il pane cafone ovvero lo gnocco<br />
di pane con broccolo, vongole<br />
cornute e calamaretto spillo, altra<br />
portata geniale. E poi i tortelli<br />
di zucca con dadini di foie gras.<br />
E di secondo il pesce centrolofo<br />
servito con crema di cima di<br />
rapa e crema di carote e curcuma,<br />
seppioline nane e carciofi.<br />
Anche questo di un’altra categoria<br />
per come lo ha eseguito. E che dire<br />
di quel cotechino al broccolo fiolaro<br />
servito su un letto di puré che da<br />
solo vale il viaggio? Fantastici anche<br />
i dolci: come pre-dessert il sorbetto<br />
al mango; come dolce, Elogio<br />
ovvero pistacchio, crema montata<br />
alle fragole, gelato cheese.<br />
Da toccare il cielo con un dito. Nel<br />
menu degustazione “A mano libera<br />
dello chef” troverete 6 portate a 65<br />
euro. I prezzi sono davvero ottimi<br />
per il valore di questa cucina, che<br />
farà parlare di sé. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: martedì<br />
Ferie: variabili<br />
Prezzo: 51 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 45<br />
73
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
da rolando - cucina dialettale<br />
SAN COSTANZO (Pesaro Urbino)<br />
CORSO G. MATTEOTTI, 123<br />
TEL. E FAX 0721950990<br />
CELL. 3476362968<br />
info@darolando.it - www.darolando.it<br />
La cucina dialettale<br />
è una cosa seria e<br />
almeno una volta<br />
nella vita bisogna<br />
andare a trovare<br />
Rolando, che dà il<br />
nome anche al suo<br />
ristorante di San<br />
Costanzo. Bisogna<br />
andarci perché lui,<br />
Rolando Ramoscelli, è<br />
la memoria storica del<br />
gusto marchigiano,<br />
di queste terre del<br />
Pesarese.<br />
Il locale è dotato di un ampio<br />
dehors, fin troppo coperto, per la<br />
bella stagione e di una sala lunga<br />
dove gli astanti si fermano volentieri<br />
per chiacchierare, bere un bicchiere<br />
di vino e mangiare qualcosa di<br />
speciale. Non ha carta dei vini, ma<br />
le bottiglie che propone sono delle<br />
chicche del territorio. E noi siamo<br />
stati felici fra Verdicchio di Jesi e di<br />
Matelica. Ai muri ci sono le foto dei<br />
personaggi celebri che sono passati<br />
da qui, soprattutto del mondo dello<br />
spettacolo, segno che Rolando, da<br />
sempre, è un punto di riferimento<br />
affidabile in zona. Quello che troverete<br />
elencato in carta, ovvero menu<br />
degustazione (a 25 euro) o menu<br />
dialettale (a 30 euro) è anche un distillato<br />
dei suoi libri sulla cucina del<br />
territorio. Come Urbino a tavola, la<br />
cucina del Montefeltro tra Marche,<br />
Umbria, San Marino e Romagna.<br />
La sezione degli antipasti annovera<br />
una teoria di salumi e crostini, ma<br />
anche caciotta e piadina. Voi chiedetegli<br />
le olive, che saranno una<br />
specialità. Fra i primi è stata corroborante<br />
quella scodella di Ciavarro<br />
alla caciotta ovvero una minestra<br />
di farro con ceci e caciotta.<br />
Altro piatto tipico del locale sono i<br />
tagliolini con lo “sgaggio” (piatto<br />
tipico della cucina marchigiana<br />
povera, di pasta all’uovo condita<br />
con la goletta di maiale - lo sgaggio<br />
- tagliata a dadini, aglietto fresco<br />
e pecorino), ma ci sono anche i<br />
ravioli di ricotta e spinaci, gli spaghetti<br />
artigianali cacio e pepe e<br />
altre paste, tutte servite con ragù,<br />
oppure porcini o tartufo nero. Fra i<br />
secondi sarete felici con il cappone<br />
freddo cotto al vapore ai sapori<br />
del bosco ovvero l’antico bianco<br />
mangiare, oppure con la faraona<br />
al forno con il ripieno a parte. Per<br />
nessuna ragione al mondo dovete<br />
perdervi “la pasticciata”, che è un<br />
girello di bovino brasato al vino<br />
e pomodoro, davvero eccellente.<br />
Hanno anche un filetto di bovino<br />
al Lacrima di Morro d’Alba e varie<br />
tagliate di vitellone. Il contorno<br />
imperdibile è poi la purè di patate<br />
col formaggio di fossa, saporosa,<br />
ottima, mentre i funghi padellati<br />
alla cipolla non mancano mai e<br />
anche le erbe di campo miste. Da<br />
assaggiare, senza se e senza ma, è<br />
l’antica Casciotta dell’Urbinate,<br />
che ormai fanno in pochi e che qui<br />
non può certo mancare. Con un<br />
dolce della casa, la spesa sarà quella<br />
d’altri tempi. Come i gusti, come<br />
l’oste verace che starà insieme a<br />
voi. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: mercoledì<br />
Ferie: 1 settimana a fine luglio<br />
Prezzo: 46 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40<br />
74
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
i caprini - botega & cusina<br />
SAN GIOVANNI LUPATOTO (Verona)<br />
VIA MADONNINA, 11<br />
TEL. 045545058<br />
info@icaprini.it<br />
www.icaprini.it<br />
Questo I Caprini -<br />
Botega & Cusina<br />
di San Giovanni in<br />
Lupatoto, è stata una<br />
rivelazione. E quando<br />
da fuori noti il via vai<br />
di gente che all’ora di<br />
pranzo entra ed esce,<br />
pensi che a chiunque<br />
verrebbe voglia di<br />
avvicinarsi per vedere<br />
che c’è. E quello<br />
che c’è al di là delle<br />
vetrine è il sogno di<br />
Giorgio Onesti.<br />
Ci viene da dire così dopo aver visto<br />
un suo allievo Franco Caprini,<br />
dietro a un bancone stracolmo di<br />
formaggi scelti, che compone una<br />
cascata di prosciutto crudo con la<br />
pasta filata da portare a uno dei<br />
tanti tavolini disseminati nel locale<br />
o nella veranda. Bellissimo, invitante<br />
questo posto dove ci si sente a<br />
casa, dall’arredamento caldo, fra<br />
pietra e legno ma anche verde alle<br />
pareti. Il bancone dei formaggi prosegue<br />
e diventa anche gastronomia<br />
d’asporto e poi luogo di mescita dei<br />
vini, scelti davvero con grande oculatezza.<br />
Ci sono i migliori prodotti<br />
della nostra storia: i carciofini di Vastola<br />
di Casa Madaio, la pasta Martelli,<br />
unica ed esclusiva per comporre<br />
i primi piatti; poi una selezione<br />
di tonni in scatola; le sfiziosità del<br />
Mongetto e quant’altro. La cucina è<br />
a vista: piccola ed elegante, e dietro<br />
un cuoco pacioso con un’assistente.<br />
Il pane che mettono in tavola è<br />
decisamente buono. Ed è un invito,<br />
per un locale aperto dal mattino<br />
fino a mezzanotte. I piatti di antipasti<br />
vengono composti direttamente<br />
dal patron dietro al banco (carpacci<br />
misti, tagliere di crudo e mozzarella,<br />
scamorza di bufala e acciughe<br />
del Cantabrico, giardiniera Caprini),<br />
mentre i primi arrivano espressi. E<br />
per nessuna ragione al mondo dovete<br />
rinunciare agli “aggrappati”<br />
Martelli, ovvero spaghetti con<br />
acciughe del Cantabrico conditi<br />
con pomodori confit caramellati<br />
e serviti con pane di Matera passato<br />
al forno e sbriciolato, oppure<br />
al cacio e pepe, sempre con la pasta<br />
Martelli. C’è anche la pasta al ragù<br />
e un piatto del giorno (maltagliati<br />
con porcini, noci e fonduta di<br />
Parmigiano oppure maccheroncini<br />
freschi con pomodoro fresco<br />
dell’orto, basilico e stracciatella)<br />
che varia. Si va diretti al buono anche<br />
sui secondi: tagliata di roast<br />
beef “Botega a cusina”, tartare di<br />
manzo battuta a coltello, guancia di<br />
manzo all’Amarone e poi il secondo<br />
del giorno o il secondo del cuoco,<br />
come il filetto alla bourguignonne,<br />
ovvero bocconcini di filetto serviti<br />
con una fonduta di Parmigiano<br />
da gustare con la forchettina. C’è<br />
ampia soddisfazione anche per le<br />
verdure cotte o crude in diverse<br />
porzioni e poi i dolci. Imperdibile<br />
la cheesecake, ma buoni anche il<br />
tiramisù e la crema inglese servita<br />
con tartufini al cioccolato. Bisogna<br />
partire, siete alle porte di Verona!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì<br />
Ferie: 1 settimana in agosto<br />
Prezzo: 38 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 60 + 20 (dehors)<br />
75
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
enoteca da 8tto<br />
SENAGO (Milano)<br />
VIA GARIBALDI, 14<br />
TEL. 0299050202<br />
info@enotecadaotto.it<br />
www.enotecadaotto.it<br />
Il paradiso degli<br />
amanti del vino? Da<br />
8tto! Tra le scoperte<br />
più entusiasmanti di<br />
quest’anno, l’Enoteca<br />
da 8tto di Senago.<br />
Una delle cose che ci rende instancabili<br />
nel correre in lungo e in largo<br />
per lo Stivale, assecondando la nostra<br />
curiosità e la voglia di scoprire,<br />
la sorpresa di incontri con persone,<br />
grandi, che mettendo in gioco la<br />
loro intelligenza e passione, hanno<br />
creato realtà formidabili, dove il gusto<br />
è protagonista. Gli ispettori delle<br />
guide, appiattiti ormai in modo<br />
desolante, sempre e solo sui pochi<br />
noti, la ignorano. Voi fidatevi di noi,<br />
è enoteca-wine bar tra i top d’Italia.<br />
I titolari, Ottaviano Orsi, con la<br />
moglie Paola e il figlio Federico, un<br />
concentrato di passione esplosiva<br />
e contagiosa verso tutto ciò che è<br />
bello e buono. Origini – non solo<br />
non dimenticate, ma portate con<br />
orgoglio – in Garfagnana, gavetta<br />
in una piccola e gioiosa trattoria di<br />
famiglia a Bollate, Ottaviano, per<br />
tutti “Otto” e Paola, quando hanno<br />
potuto, han realizzato il loro sogno,<br />
creando questa loro enoteca e<br />
wine bar dove tutto è gusto. Splendido<br />
il locale, con più salette dove<br />
le pareti sono “muri” di bottiglie,<br />
di vini e distillati, intervallati da cose<br />
buone (ben 4.800!). Nelle sale,<br />
pochi tavoli per chi voglia gustare<br />
salumi e formaggi della formidabile<br />
selezione, panini, insalate o<br />
sfiziosità del giorno. Must di una<br />
visita, la possibilità di assaggiare a<br />
bicchiere un grande numero di vini,<br />
e di acquistare bottiglie, scegliendo<br />
tra oltre 1.400 tipologie di vino e<br />
400 tipi di Champagne. Questo è<br />
paradiso dei golosi! Per chi ha il<br />
gusto nel sangue, una meta imperdibile!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: domenica e lunedì (a dicembre sempre aperto)<br />
Ferie: agosto e prima settimana di gennaio<br />
Prezzo: 35 euro<br />
Carte di credito: VISA e MC<br />
Coperti: 45<br />
76
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
cruru-pesce crudo e bollicine<br />
TORINO<br />
VIA BEAUMONT, 32/C - ANG.VIA GRASSI<br />
TEL. 01119454440 - CELL. 3319642085<br />
info@cruru.it<br />
www.cruru.it<br />
Sulle ceneri del mitico<br />
Grassi, e del ricordo<br />
del suo meraviglioso<br />
pesce crudo, sorge<br />
questo Cruru, che<br />
nel nome riecheggia<br />
un’idea di qualità e di<br />
freschezza.<br />
Perché se il cru, come ben sanno<br />
gli appassionati di vino, è la zona<br />
migliore del vigneto, in dialetto<br />
piemontese cru significa semplicemente<br />
“cibo non cotto” e cioè<br />
senza artifizi miranti a confonderne<br />
la vera natura. E infatti l’essenzialità<br />
a cui sembra tendere il locale si<br />
rivela già dagli arredi, che richiamano<br />
i colori e la fresca atmosfera del<br />
mare. E ora, la cucina.<br />
Qui regna Guido Perino, ex sous<br />
chef al torinese Magorabin e con<br />
alle spalle una solida preparazione<br />
in giro per l’Italia. I suoi piatti prevedono<br />
pesce, prevalentemente<br />
crudo ma, all’occasione, presentato<br />
anche in cotture veloci, e frutti<br />
di mare.<br />
Nella nostra sosta a pranzo abbiamo<br />
usufruito del menu business a<br />
20 euro: un (abbondante) piatto<br />
unico, acqua e caffè, accompagnati<br />
da pane caldo e beurre salé, e preceduti<br />
da una entrée: per noi, una<br />
non banale e fresca insalata mista.<br />
Dall’offerta del giorno abbiamo<br />
quindi scelto ottime capesante<br />
con accompagnamento di purè<br />
di finocchi e verdure fresche, e<br />
seppioline con (deliziosi) peperoni<br />
al forno e fragole. E ci siamo concessi<br />
anche un assaggio di ostriche<br />
bretoni, giusto per apprezzare meglio<br />
il loro conterraneo beurre salé.<br />
Altri menu, sempre con piatti del<br />
giorno: Marea 20 euro; Cruru 60<br />
euro; Oceano 40 euro.<br />
Dalla bella carta dei vini, ancora in<br />
evoluzione ma già ricca soprattutto<br />
di molte etichette di champagne di<br />
piccoli produttori, abbiamo scelto<br />
due calici di Gewurztraminer di Elena<br />
Walch, versati con tranquilla abbondanza<br />
(dettaglio non da poco,<br />
nel panorama torinese...).<br />
Fuori programma l’assaggio di un<br />
digestivo gentilmente offerto (un<br />
distillato alla cannella e uno ai fichi<br />
d’india), e poi… via di nuovo<br />
tra la pazza folla. Con in tasca un<br />
indirizzo in più da segnare subito in<br />
agenda. Silvana Delfuoco<br />
Riposo settimanale: domenica; il lunedì aperto solo la sera<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 40 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 38<br />
77
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
piano35<br />
TORINO<br />
GRATTACIELO INTESASANPAOLO<br />
CORSO INGHILTERRA, 3<br />
TEL. 0114387800<br />
reservations@piano35.com<br />
www.piano35.com<br />
Ivan Milani lo<br />
conosciamo da<br />
quando aveva il suo<br />
ristorantino ad Alba.<br />
Poi a Busca, al San<br />
Quintino Resort,<br />
dove è arrivato a<br />
guadagnarsi la nostra<br />
corona radiosa. E lo<br />
abbiamo ritrovato<br />
qui, fra le nuvole, ma<br />
con la solidità della<br />
sua cucina creativa,<br />
originale.<br />
Alla reception al primo piano del<br />
grattacielo, una signorina continua<br />
a ricevere prenotazioni di gente<br />
che vuole un tavolo. Una ragazza<br />
ti accompagna dunque all’ascensore<br />
per salire fino al 35°. La sala del<br />
ristorante è spettacolare, circondata<br />
da arbusti di ogni genere, con parquet<br />
chiaro, luci miste giallo/bianco<br />
e grandi vetrate: il progetto di questa<br />
location è di Renzo Piano. Ma<br />
dalla sala del ristorante non vedi lo<br />
spettacolo di Torino ai tuoi piedi e<br />
delle montagne: devi andare sulla<br />
terrazza. I tavoli non sono molti, ne<br />
contiamo 9, di varie dimensioni.<br />
Il sommelier che sovrintende Adalberto<br />
Robbio è molto preparato e<br />
la carta dei vini opta per proposte<br />
biologiche e biodinamiche anche<br />
rare. Una bella carta dei vini: peccato<br />
che l’offerta a bicchiere, seppure<br />
buona, sia limitata a tre proposte.<br />
E veniamo al menu. Quattro portate<br />
a 55 euro per la piccola degustazione,<br />
cinque portate a 75 euro. Il<br />
menu di Ivan Milani, di otto portate,<br />
è a 100 euro. Noi abbiamo scelto<br />
alla carta, il piatto più gettonato è<br />
tuttavia terminato: l’agnello in due<br />
cotture con bacche selvatiche. Che<br />
dire, è una sicurezza davanti a proposte<br />
più ardite tipo ricciola tataki,<br />
aglio nero fermentato e polvere di<br />
mirtillo. Oppure l’anguilla laccata<br />
al mirin (vino di riso giapponese) e<br />
insalata selvatica. Via dunque con<br />
il sashimi di Bianca Piemontese<br />
e fungo di corteccia liquido,<br />
che viene servito con le bacchette<br />
d’acciaio: è una tenerissima fassona<br />
cruda, presa da un macellaio di Bra.<br />
Il “tempo delle uova d’oro” è<br />
un omaggio alla moglie di Ivan: un<br />
uovo cotto a bassa temperatura,<br />
su granella di pistacchi di Bronte,<br />
con burro di tartufo, avvolto<br />
con una foglia d’oro, farcito con<br />
caviale di tartufo nero. Peccato<br />
fosse un pochino crudo: vince più<br />
l’idea che la sostanza. Da provare<br />
il piatto più curioso: “Se Torino<br />
avesse il mare”, ovvero degli<br />
agnolotti del plin al nero di seppia<br />
con ripieno di pesce e spinacini<br />
selvatici. Molto buoni. Ah,<br />
molto buone sono anche le focaccine<br />
a listelle con cui assaggiamo<br />
un’acciuga con burro come entrée.<br />
L’acciuga poi torna nello spaghetto<br />
nero Felicetti. Di secondo è stata<br />
una bella interpretazione (che aveva<br />
un’amalgama, non facile da ottenere),<br />
il piccione e la capasanta.<br />
Porzioni giuste, soddisfazione assicurata.<br />
Anche nel dessert preparato<br />
dal pasticciere Federico Ciani che si<br />
chiama Il Gianduja, una declinazione<br />
di tre tipi di cioccolato. Una<br />
goduria. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica, lunedì a pranzo<br />
Ferie: 2 settimane in agosto e 2 in gennaio<br />
Prezzo: 90 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 50<br />
78
MERENDA REALE ®<br />
un tuffo goloso in atmosfere di altri tempi...<br />
La Merenda Reale®, proposta nelle due distinte<br />
versioni settecentesca e ottocentesca, è un vero<br />
e proprio rituale goloso che propone l’originale<br />
ricetta della cioccolata calda servita nelle corti<br />
settecentesche o il celebre bicerin, la bevanda<br />
abituale del mattino, insieme alle dolcezze della<br />
nobile arte della pasticceria piemontese. Nata<br />
in città nel ‘700 all’interno delle corti sabaude,<br />
la Merenda Reale®, presenta il suo indiscusso<br />
protagonista: la cioccolata calda, le cui fave furono<br />
portate dall’America in Piemonte dai Savoia.<br />
Essa celebra inoltre la nobile arte della pasticceria<br />
piemontese con gli irresistibili<br />
“bagnati” e alcune specialità al cioccolato.<br />
Nell'800, epoca in cui fioriscono i caffè storici<br />
come luogo di incontro, di cultura e di politica,<br />
il cibo degli dei viene ora unito a due nuovi<br />
ingredienti, il caffè e il fior di latte: nasce così<br />
il Bicerin, la bevanda abituale del mattino insieme<br />
alle dolcezze della tradizione piemontese.<br />
Garibaldi e parisien, chifel e democratic,<br />
biciolan e pan gindru sono solo alcuni dei nomi<br />
delle nuove specialità dolci nate in quell’epoca<br />
per accompagnare al meglio la nuova bevanda.<br />
La Merenda Reale è proposta ai turisti ogni<br />
week end dell’anno in alcuni caffè storici del<br />
centro di Torino o nelle caffetterie all’interno<br />
di alcune Residenze Reali del Piemonte. Il servizio<br />
è offerto a € 10,00 per la merenda reale del<br />
‘700 e a € 12,00 per la merenda ottocentesca.<br />
www.turismotorino.org/it/merendareale<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
www.astiturismo.it<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
spazio7<br />
TORINO<br />
VIA MODANE, 20<br />
TEL. 0113797626<br />
info@ristorantespazio7.it<br />
www.ristorantespazio7.it<br />
Questo locale,<br />
inserito all’interno<br />
della Fondazione<br />
Sandretto Re<br />
Rebaudengo, centro<br />
dell’eccellenza per<br />
l’arte contemporanea,<br />
lo abbiamo visto<br />
nascere, ma ora ha<br />
raggiunto la sua<br />
maturità. Anche<br />
grazie ad Alessandro<br />
Mecca, figlio d’arte,<br />
già grande nella sua<br />
precedente esperienza<br />
a Villanova d’Asti.<br />
Ora lo Spazio 7 è diventato un luogo<br />
cult di Torino, coerente con l’immagine<br />
di bellezza che offre in ogni<br />
angolo. Colpiscono i tavoli ben distanziati<br />
fra loro, la mise en place<br />
perfetta e questo menu creativo,<br />
diviso in sezioni: Contrasto, Equilibrio,<br />
Classici e pasticceria.<br />
Noi abbiamo spizzicato un po’<br />
ovunque nelle due visite di questo<br />
tardo autunno. I menu degustazione<br />
sono due: Territorio e Ricerca<br />
con 6 portate e Contemporaneo<br />
Idee e pensiero. Con 8 portate. E<br />
così, dopo un aperitivo preso in caffetteria,<br />
si sale al piano di sopra, seguiti<br />
da uno staff competente con<br />
una carta dei vini degna dei migliori<br />
locali. Nella sezione della creatività<br />
controllata merita la triglia in testa,<br />
latte di capra e zucchina<br />
oppure la lasagnetta con zuppa<br />
di pesce e cavolo cappuccio. Più<br />
impegnativi, ma eccezionali, sono<br />
lo scampo verso trippa e ceci, la<br />
cervella con capasanta e barbabietola,<br />
il bottone con ostrica, cipolla e<br />
acqua di polpo e poi il piccione vs<br />
gambero rosso e fungo reale. Ma<br />
che buono anche il pesce spada vs<br />
zenzero, soia e mais. Nei classici<br />
c’è il vitello tonnato, il coniglio peperone<br />
e aceto, i ravioli del plin e la<br />
spalla di agnello in lunga cottura. Si<br />
chiude con meringa e zabaione,<br />
cioccolato bianco e lampone, ricotta<br />
fico d’india e mandorla. Alessandro<br />
con questa esperienza ha<br />
raggiunto la maturità. Ci è piaciuto<br />
molto. Bravo! Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: lunedì a cena<br />
Ferie: agosto<br />
Prezzo: 59 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 30<br />
81
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
torricelli<br />
TORINO<br />
VIA EVANGELISTA TORRICELLI, 51<br />
TEL. 011599814<br />
info@trattoriatorricelli.it - www.trattoriatorricelli.it<br />
Tornare al Torricelli<br />
a Torino è stata una<br />
gran bella sorpresa.<br />
Da sette anni c’è<br />
una famiglia che ha<br />
ridato nuovo slancio<br />
a questa meta cara<br />
ai Torinesi, con una<br />
bella cucina di pesce.<br />
Siamo in zona corso<br />
re Umberto, in un<br />
locale che ha un<br />
arredamento classico,<br />
e anche un bel dehors<br />
esterno riscaldato. Ci<br />
si accomoda a uno<br />
dei tavoli, con un<br />
personale che ti dà il<br />
senso della famiglia,<br />
del calore. Bravissimo<br />
il sommelier, che<br />
può contare su una<br />
bella selezioni di<br />
vini. Ottimo lo chef<br />
Domenico Del Vecchio<br />
di origini abruzzesi.<br />
Il menu apre con i classici come vitello<br />
tonnato, battuta di fassone<br />
con cruditè di verdure, scampi<br />
su vellutata di pancotto, insalata<br />
di mare e il tortino di polpo con<br />
patate e olive taggiasche. Non<br />
manca il tartufo per irrorare i tagliolini.<br />
Oppure i miei gnocchi, che<br />
erano perfetti, morbidi, saporiti di<br />
buona patata. Buoni davvero, con<br />
una sfoglia sottile e croccante gli<br />
agnolotti alla piemontese. In alternativa<br />
ravioli di branzino, riso al<br />
nero di seppia, cavatelli con gambero,<br />
zucchine e curry. “La cucina<br />
non è mangiare, è molto di più”,<br />
c’è scritto nel menu. E hanno ragione.<br />
Eccellente il tonno in crosta di<br />
capperi e prezzemolo, accanto<br />
a proposte di pescato del giorno,<br />
sogliola alla mugnaia, pesce spada<br />
al limone, ma anche filetto al Madeira<br />
con scaloppa di foie gras.<br />
Dolci classici a terminare: tortino<br />
al gianduia con cuore di cioccolato<br />
caldo e bunet. Una sosta solida,<br />
soddisfacente. Una sorpresa per<br />
noi. E per voi. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica<br />
Ferie: le ultime tre settimane di agosto<br />
Prezzo: 46 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />
Coperti: 50 + 30<br />
82
IL TERRITORIO<br />
DEL DISTRETTO TURISTICO<br />
DEI LAGHI, MONTI E VALLI<br />
DELL’OSSOLA<br />
Arch. Distretto Turistico dei Laghi, foto di A. Lazzarini<br />
Le atmosfere romantiche dei laghi, l’imponenza delle montagne, le antiche testimonianze rurali e l’eccellenza<br />
dell’enogastronomia: il Distretto Turistico dei Laghi Monti e Valli nel nord del Piemonte, a pochi<br />
passi dal confine svizzero e dalle metropoli di Milano e Torino, è la destinazione ideale per un soggiorno<br />
di relax e qualità. Una varietà di paesaggi così diversi eppure così vicini: dal celebre Lago Maggiore<br />
al tranquillo Lago di Mergozzo fino allo scenario fatato del Lago d’Orta. Tutt’intorno, il corollario delle<br />
Valli Ossolane che regala agli amanti della montagna vaste estese di boschi, laghetti alpini, alte vette<br />
e spettacolari parchi. Inoltre: infinite opportunità per praticare sport estivi e invernali, gustare i sapori<br />
della cucina tipica, visitare musei e terme, assistere a eventi di fama internazionale, acquistare produzioni<br />
locali nel settore del casalingo, dell’artigianato e dell’abbigliamento.<br />
Un territorio da godere in ogni stagione dell’anno!<br />
www.distrettolaghi.it<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
Alessandria<br />
& Monferrato<br />
Alla ricerca dei prodotti locali e dei sapori antichi<br />
che tenacemente ancora vivono nel nostro territorio<br />
e che danno vita ad una cucina ricca e genuina,<br />
capace di regalare sensazioni uniche e inconfondibili.<br />
Nelle nostre terre potrete gustare,<br />
grazie al sapiente lavoro dei produttori e dei ristoratori,<br />
gente vera che quotidianamente si dedica, con fatica e pazienza,<br />
a conservare i nostri grandi tesori gastronomici,<br />
il nostro straordinario patrimonio enogastronomico.<br />
Un viaggio nel gusto e di gusto<br />
nel territorio di Alessandria&Monferrato<br />
www.alexala.it<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
anna ghisolfi<br />
TORTONA (Alessandria)<br />
PIAZZETTA GIULIA, 1<br />
TEL. 0131894219<br />
Anna Ghisolfi, la<br />
regina del catering,<br />
l’artista dei finger<br />
food italiani,<br />
l’angelo del gusto,<br />
ha finalmente aperto<br />
il suo ristorante<br />
d’autore, in una<br />
chiesa sconsacrata in<br />
piazzetta Giulia 1 a<br />
Tortona (Al), proprio<br />
di fronte alla sua<br />
abitazione dove ha<br />
pure i laboratori del<br />
catering che ha fatto<br />
il giro del mondo.<br />
Oggi quell’esperienza è alla portata<br />
di tutti giacché, dal giovedì alla domenica,<br />
alla sera, è possibile accedere<br />
in questo luogo magico, con<br />
una cucina più che a vista, praticamente<br />
un tutt’uno col locale, per<br />
una trentina di coperti. La gente<br />
arriva, va al banco dietro al quale<br />
Anna e le sue collaboratrici, in silenzio,<br />
creano i vari assaggi e può<br />
prendere l’aperitivo con una decina<br />
di finger food. Ecco alcuni esempi<br />
(a 15 euro): gomitoli di erbette; salatini<br />
e germogli; cipolle e Castelmagno<br />
(fantastico!); patata e trota;<br />
acciuga impanata; prugna e caprino;<br />
pane salame e fichi. Poi a tavola<br />
ci sono gli antipastini (20 euro),<br />
altrettanto sfiziosi: insalatina, uva<br />
e gelato di Montebore; pollo e<br />
caponata; maialino tonnato (superbo!);<br />
insalata russa; carne cruda,<br />
sedano e tartufo (perfetta);<br />
cipolla e zucca. Il tutto presentato<br />
con arte, così come artistiche sono<br />
le verdure disidratate ai tavoli, che<br />
rappresentano uno snack ideale.<br />
Fra i primi due piatti davvero soddisfacenti:<br />
gnocchi e peperone e<br />
raviolini di formaggio e pomodori<br />
arrostiti, accanto a tagliolini<br />
e zucchine e riso e zucca.<br />
Due i secondi, entrambi succulenti:<br />
filetto di manzo e pomodoro;<br />
merluzzo e cipolla rossa. Si apre<br />
poi il capitolo dei dolci, davvero<br />
speciali soprattutto se ordinate la<br />
“scorpacciata”, che è una teoria<br />
di assaggi fantastici. Trattasi di<br />
torrone e prugna; fichi, yogurt e<br />
verbena; cioccolato e lampone; pesche<br />
e Timorasso. Ai vini ci pensa<br />
il marito Enrico, con una selezione<br />
eccellente, dove il Tortonese la fa<br />
da padrone. Alla fine, vi alzerete<br />
leggeri, come accade dai grandi<br />
chef. E Anna Ghisolfi è a tutti gli<br />
effetti una grande chef, che in questo<br />
locale ha messo la sintesi della<br />
sua tenacia creativa. Come ha scritto<br />
sul suo grembiule: “Passione e<br />
tenacia”. Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: aperto a cena giovedì, venerdì e sabato; a pranzo domenica<br />
Ferie: agosto<br />
Prezzo: 75 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 30<br />
85
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
le lampare al fortino<br />
TRANI<br />
VIA TIEPOLO MOLO S. ANTONIO<br />
TEL. 0883480308<br />
info@lelamparealfortino.it<br />
www.lelamparealfortino.it<br />
Segnatevi questa<br />
novità perché è<br />
fantastica. Siamo a<br />
Trani, in un luogo<br />
bellissimo, tra il<br />
mare e la splendida<br />
cattedrale. Le<br />
Lampare al Fortino<br />
- questo il nome<br />
del ristorante - ha<br />
un’ambientazione da<br />
togliere il fiato: una<br />
chiesa con mura in<br />
tufo, alte colonne,<br />
volte e cupole,<br />
con una terrazza<br />
affacciata proprio<br />
sulla porta principale<br />
della Cattedrale.<br />
La cucina respira un’aria nuova con<br />
l’arrivo di Raffaele Casale da Baiano<br />
(Avellino) che nel suo curriculum<br />
vanta esperienze con Moreno Cedroni<br />
e Antonino Cannavacciuolo.<br />
Nel suo DNA invece c’è il pesce e<br />
qui può contare su una materia prima<br />
eccellente che è capace di esaltare<br />
al meglio come dimostra fin<br />
dall’amouse bouche: una tartare di<br />
branzino su letto di crema di zucca.<br />
Questa estate abbiamo cenato<br />
sul terrazzo che guarda il mare, ma<br />
d’inverno sono assai suggestive le<br />
sale antiche. La carta dei vini, in<br />
digitale, sarà spettacolare. Via allora<br />
con gli antipasti dove merita<br />
il crudo di ricci di mare o anche<br />
noci, scampi e gamberi oppure<br />
il calamaro affumicato, con riso<br />
selvatico, zucchine in fiore, menta<br />
e peperoni. Ai primi, eccellente<br />
lo spaghettone aglio, olio, alici e<br />
polpa di granchio o ancora olio di<br />
pomodoro infornato e peperoncino;<br />
linguine al salto e gambero<br />
violetto crudo, ma anche la pasta<br />
maritata con cicerchia, scorfano<br />
mosciolo e colatura di alici. E che<br />
dire del mezzo pacchero con astice<br />
e bianco di bufala? Ai secondi immancabile<br />
la scelta con mazzancolle,<br />
gamberi rossi, scampi, il<br />
rombo chiodato con porro, indivia<br />
brasata e Grue di cacao, il maestoso<br />
agnello in Cre’pnette con foie<br />
gras, tartufo nero, pistacchio e<br />
scalogno (a soli 20 euro). Alternativa<br />
un menu di crudi da urlo. Si chiude,<br />
in sequenza, con un pre-dessert<br />
con spuma di anice stellata su letto<br />
di cioccolata e mandorle, dolce al<br />
limone e pistacchi con salsa di<br />
arance e poi squisita piccola pasticceria<br />
in accompagnamento al caffè.<br />
Il conto più che adeguato al contesto<br />
e al livello della cucina. Dan<br />
Riposo settimanale: domenica a cena; martedì<br />
Ferie: 3 settimane in gennaio<br />
Prezzo: 70 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 70 + 70 (dehors)<br />
86
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
il ristorantino del cin cin<br />
VERCELLI<br />
CORSO LIBERTÀ, 97 - TEL. 0161252474<br />
info@ilristorantinodelcincin.it<br />
www.ilristorantinodelcincin.it<br />
Seguite la via del<br />
centro storico o<br />
magari posteggiate<br />
nella grande piazza<br />
della borsa merci di<br />
Vercelli. Il ristorantino<br />
Cin Cin è a pochi<br />
passi. All’ingresso ha<br />
le sembianze di un<br />
bar, ma se salite nella<br />
graziosa sala di sopra<br />
sarà una sorpresa.<br />
Intanto l’accoglienza molto partecipata:<br />
l’entrée con un po’ di salame<br />
speciale (d’asino) o con petto d’anatra<br />
affumicata da loro. Da urlo la<br />
selezione di formaggi di un produttore<br />
pugliese di cui presto parleremo.<br />
Hanno una carta dei vini decisamente<br />
soddisfacente. Servono<br />
pane e grissini e poi il loro menu.<br />
A mezzogiorno, con 12 euro, c’è<br />
una proposta di due piatti, sempre<br />
ottimi.<br />
Ma veniamo alla nostra cena che è<br />
iniziata con una freschissima carne<br />
di fassona battuta al coltello, la<br />
zuppetta di burrata di Trani con<br />
pomodorino al basilico e grissini<br />
sbriciolati, il bis di tonno rosso di<br />
Favignana con leggera carpionata<br />
al Marsala e in tartare. Tutto buono!<br />
Sontuoso e buonissimo il Carnaroli<br />
di Eleonora Bertolone alla<br />
peperonata e gorgonzola, piatto<br />
che da solo vale il viaggio. C’è<br />
anche un ghiotto foiolo di trippa<br />
con fagioli, e poi raviolini del plin<br />
o di borragine. Ai secondi darà piena<br />
soddisfazione lo scottadito di<br />
agnello con patate arrostite, da<br />
manuale il guancialetto di maialino<br />
cotto a bassa temperatura<br />
con patate al vapore. C’era anche<br />
il tenerone di merluzzo al vapore,<br />
con timballo di polenta bramata<br />
e vellutata di pomodorino Pachino.<br />
Si chiude coi loro dolci fatti in casa<br />
come le castagne cotte nel miele<br />
e rhum, la crostata con mele cioccolato<br />
fondente crema pasticciera e<br />
castagne e il gelato alla crema con<br />
zuppetta di lamponi.<br />
Ma chi sono? Lei è Roberta in sala,<br />
bravissima e appassionata; lui è<br />
Pietro Sansaro in cucina, una bella<br />
promessa. Andate a trovarli! Paolo<br />
Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica sera e lunedì<br />
Ferie: mai, variabili in gennaio<br />
Prezzo: 35 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne AE)<br />
Coperti: 30<br />
87
a tavola<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
la canonica<br />
VERONA<br />
VICOLO SAN MATTEO, 3 - TEL. 0454732625<br />
info@ristorantelacanonicaverona.it<br />
www.ristorantelacanonicaverona.it<br />
Una scoperta<br />
entusiasmante. Un<br />
nuovo indirizzo che<br />
diventerà famoso,<br />
in una delle città,<br />
Verona, tra le più belle<br />
d’Italia. Un locale<br />
che siamo orgogliosi<br />
di segnalarvi tra<br />
le eccellenze del<br />
GattiMassobrio. Se<br />
avete in programma<br />
una vacanza nella<br />
patria di Romeo e<br />
Giulietta, fate tesoro<br />
di questa nostra<br />
segnalazione.<br />
Pranzo o cena, quando volete,<br />
visto che, primo must, è aperto<br />
sette giorni su sette, agosto<br />
compreso. Tutto l’anno insomma,<br />
tranne il giorno di Natale, fate tappa<br />
al ristorante La Canonica. È la<br />
creatura di un giovane, grande,<br />
imprenditore, Lorenzo Donadel,<br />
figlio d’arte, ma, come capita ormai<br />
di rado, capace di superare il<br />
“maestro” (il padre, Onofrio, negli<br />
anni Settanta era titolare di un locale<br />
di successo). Vi aspetta in un<br />
vicolo romantico, con un grazioso<br />
dehors, e una sala, divisa in due<br />
spazi arredati in modo elegante<br />
e moderno, con bianco e legno a<br />
rendere bellissimo l’ambiente. Stile,<br />
design, ma ci si sente a casa. A<br />
seguire servizio e cucina, uno staff<br />
che sorprende per professionalità,<br />
attenzione, cortesia. La cantina è<br />
uno spettacolo, e non avrete che<br />
da chiedere a Raz Trebe, bravissimo<br />
maître e sommelier, per avere<br />
i migliori abbinamenti. Uno spettacolo<br />
la cucina, firmata da Fabio<br />
Grassitelli, chef giovane ma dalle<br />
giocate del campione. Per voi piatti<br />
a tutta gola come piovra arrostita<br />
con stracciatella di bufala olive<br />
taggiasche e pomodori secchi,<br />
tortello al grano arso ripieno di<br />
carbonara al salmone, strepitoso<br />
filetto di rombo in vetro cottura<br />
con ragù di verdure e legumi,<br />
tiramisù alle fragole limone e<br />
menta. È un locale che sarà famoso!<br />
Marco Gatti<br />
Riposo settimanale: mai<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 52 euro<br />
Carte di credito: tutte<br />
Coperti: 40 + 25<br />
88
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a tavola<br />
hostaria la vecchia fontanina<br />
VERONA<br />
PIAZZETTA CHIAVICA, 5<br />
TEL. 045591159<br />
marcosegattini@yahoo.it<br />
www.ristorantevecchiafontanina.com<br />
Questa bella osteria<br />
è ambientata in un<br />
palazzo storico del<br />
‘400. Ha un dehors<br />
sulla piazzetta e<br />
tante sale e salette<br />
all’interno, in un<br />
ambiente caldo e<br />
allegro, con tanto<br />
legno e colori: basta<br />
guardare uno dei<br />
soffitti allestito<br />
con listelle di legno<br />
colorate. Entrare qui,<br />
nel regno di Marco<br />
Segattini, 42 anni,<br />
chef e titolare dal<br />
2001 di questo luogo,<br />
è come sprizzare<br />
felicità da tutti i pori.<br />
Il personale è eccezionale: sempre<br />
col sorriso, solerte, veloce. Hanno<br />
una bella carta dei vini, molto di<br />
più di quanto ti potresti aspettare<br />
da un’Osteria; hanno una selezione<br />
soddisfacente di vini a bicchiere.<br />
Il menu è anche curioso, perché<br />
presenta alcuni cavalli di battaglia<br />
della cucina veronese, ma anche<br />
guizzi di creatività, fatti davvero<br />
molto bene. C’è poi da dire che i<br />
prezzi sono davvero invitanti (sotto<br />
i 35 euro). Persino “La fonduta di<br />
carne”, che è una loro versione di<br />
bourguignonne, costa appena 15<br />
euro con 5 tipi di carne. Il piatto più<br />
gettonato, tuttavia, sembra il risotto<br />
all’Amarone, a vedere i piatti che<br />
escono dalla cucina e poi i ravioli<br />
al brasato, che sono diventati un<br />
mito. Ma se partiamo dagli antipasti<br />
(euro 7), ecco il luccio in salsa, il<br />
curioso tortino di pere e Monte<br />
Veronese; polenta lardo, soppressa<br />
e gorgonzola e poi uno sfizioso<br />
pandorino con paté di olive e<br />
prosciutto di Montagnana.<br />
Fra i primi (euro 11), un piatto che<br />
lo ha reso famoso sono i bigoli<br />
all’ortica e ricotta affumicata:<br />
ma i bigoli sono anche con busara<br />
e gamberi e al ragù di cavallo. Eccezionale<br />
l’interpretazione dei maccheroni<br />
all’nduja e cimbro, piatto<br />
creativo, diciamo, che abbiamo trovato<br />
perfetto nella sua confezione.<br />
Ai secondi (euro 13) non perdetevi<br />
per nessuna ragione al mondo la<br />
carne pastissà con polenta, buonissima,<br />
radiosa. Quindi il baccalà<br />
con la polenta, la guancetta brasata<br />
all’Amarone, il bollito misto<br />
con la pearà. Al dolce (euro 4) una<br />
bella torta di mele con salsa alla<br />
vaniglia e il salame al cioccolato.<br />
Siccome qui sono dei professionisti,<br />
ci siam fatti servire anche un goccio<br />
di Calvados. Che voglia di tornare!<br />
Paolo Massobrio<br />
Riposo settimanale: domenica<br />
Ferie: mai<br />
Prezzo: 35 euro<br />
Carte di credito: tutte (tranne DN)<br />
Coperti: 70 + 40 (dehors)<br />
89
altre visite<br />
le nostre migliori tavole<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
di Paolo Massobrio e Marco Gatti<br />
Ed eccoci a raccontarvi le soste più interessanti di questi ultimi mesi,<br />
che ritroverete sull’App il Golosario Ristoranti.<br />
Segnatevi allora una doverosa visita, secondo i vostri gusti,<br />
in una di queste mete da incanto.<br />
Alfio e Katia, i signori della cucina e dell’accoglienza<br />
sono loro, senza il minimo segno di stanchezza.<br />
Ma oltre che locale del cuore è meta dove il gusto<br />
è protagonista, perché Pino Criolesi, chef patron<br />
giovane e dal talento pari all’umiltà, cucina davvero<br />
bene.<br />
Seguito dallo staff di ragazzi in gamba che lo affianca,<br />
con una selezione di vini che vi sorprenderà<br />
per passione e competenza.<br />
Oltre vent’anni ad AOSTA, al VECCHIO RI-<br />
STORO (via Tourneuve, 4 - tel. 016533238), locale<br />
bomboniera, grazioso, caldo, elegante. La carta<br />
dei vini è di ottima selezione, anche se non esagerano<br />
coi valdostani. Se chiedi il vino a bicchiere<br />
Katia ti accontenta con ciò che desideri.<br />
Bella esperienza al ristorante CAMBIOCA-<br />
VALLO di ASTI (via Gioacchino Testa, 47 - tel.<br />
0141351094) dove la cucina è un connubio fra<br />
mare e terra, in un ambiente elegante.<br />
Ci sa fare lo chef con alcuni piatti come la crema di<br />
cavolfiore al nero, uovo 65°, calamaro croccante<br />
e cavale di salmone, plin ai tre arrosti in tre salse,<br />
cassata infornata e gelato al pistacchio.<br />
Sul Lago Maggiore prevedete una sosta ad ARO-<br />
NA (No) all’HOSTARIA VECCHIO PORTI-<br />
CO (piazza del Popolo, 14 - tel. 0322240108), un<br />
indirizzo romantico come pochi, con i tavoli all’aperto<br />
da cui si gode lo struggente panorama del<br />
lago.<br />
Ancora ad ASTI, IL CAVALLO SCOSSO, una<br />
casetta nella zona periferica e tranquilla della città<br />
(via al Duca, 23/d - tel. 0141211435), che mostra<br />
subito una sala ampia il giusto, per lasciare ai tavoli<br />
una piacevole riservatezza.<br />
C’è eleganza in tutto e buona attenzione ai particolari.<br />
Belle le pareti con i fumetti stampati; mette<br />
calore il parquet di legno; rassicura la cucina a vista<br />
dove lavora il giovane e bravo Enrico Pivieri,<br />
capace di soddisfare con un menu a base di pesce,<br />
a prezzi onesti.<br />
90
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
altre visite<br />
una capienza speculare di posti a sedere, che superano<br />
i 200. Ma la cosa che più impressiona è<br />
l’inno al vino, che si evince dalle bottiglie, dalla<br />
casse e poi dalla carta dei vini.<br />
La famiglia Gallotta è un’istituzione di BER-<br />
NALDA (Mt). Merito di questo ristorante, LA<br />
LOCANDIERA (corso Umberto I, 194 - tel.<br />
0835543241), che propone una sequela di piatti<br />
intrisi di territorio e prodotti locali, dai fagioli rossi<br />
di Sarconi al peperone crusco di Senise, fino alla<br />
Pastorale, lo stufato di agnellone, che è secondo<br />
irrinunciabile. Servizio e cantina di livello.<br />
Siamo rimasti affascinati dagli spazi di CA-<br />
SCINA FALETTA (reg. Mandoletta, 81 - tel.<br />
0142670068) di CASALE MONFERRATO (Al),<br />
con la piscina che guarda le vallate di Rosignano.<br />
La cucina è a vista, ma la sorpresa è stata quella di<br />
trovare un cuoco radioso, Paolo Viviani, che conosciamo<br />
da tempo, capace di alzare subito il livello<br />
della proposta, con la sorpresa dei prezzi giusti.<br />
Sempre a BERNALDA (Mt) c’è la magnifica<br />
MASSERIA CARDILLO (contrada Cardillo<br />
- tel. 083574899), che produce grandissimi vini.<br />
Si mangia nelle sale interne o nel dehors, sotto<br />
l’ampia piscina situata su un’altipano. La cucina è<br />
quella delle massaie del paese, con materia prima<br />
a chilometro zero. Un sogno.<br />
AL 20 è in una viuzza di BIELLA (via Vignetto,<br />
20 - tel. 01520079) che va cercata, ma se entri anche<br />
in un giorno feriale qualsiasi a pranzo è pieno<br />
di gente venuta qui per assaggiare l’offerta molto<br />
ampia e a prezzi più che popolari. Sulla destra ha<br />
Questa trattoria nella campagna novarese è una<br />
meta desiderabile. Si viene a CASTELLAZZO<br />
NOVARESE (No) per il gorgonzola Baruffaldi,<br />
per acquistare il riso e poi, posteggiando comodamente<br />
sulla piazzetta o dietro, per questa cucina<br />
espressa de LA BOHEME (piazza Cavour, 1 - tel.<br />
3319626355), dove fanno ancora le rane fritte, la<br />
paniscia e il tapulone, bevendo qualche buona<br />
bottiglia del Monferrato o del Novarese.<br />
91
altre visite<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
VARI (Ge), eccellenza del nostro Gatti Massobrio<br />
dove, nel piccolo dehors o nella graziosa saletta<br />
interna, da Oriano Daneri (in sala) e Israel Feller<br />
(chef), i titolari, avrete vini e cucina d’autore, a<br />
prezzi di rara moderazione! Grandi i ravioli di acciuga<br />
salata con capperi olive e pinoli e il cappon<br />
magro!<br />
Il giovane Davide Caranchini, chef di grandissimo<br />
talento che scoprimmo e lanciammo ai suoi<br />
esordi, ha aperto un suo locale, con la moglie<br />
Ambra, il cognato Marco e il cugino Luigi, sommelier.<br />
MATERIA (via Cinque Giornate, 32 - tel.<br />
0312075548) a CERNOBBIO (Co), a due passi da<br />
Villa Erba. Due salette. Bianco e nero, per pareti,<br />
tavoli, mise en place e arredi. Un’esplosione di colori<br />
i suoi piatti. Top castagne biete tartufo nero<br />
e anice stellato e il piccione e lattuga sambuco e<br />
radice di polipodio.<br />
Sosta interessante anche a CIGLIANO (Vc) al ristorante<br />
DEL MORO (corso Re Umberto, 93 - tel.<br />
0161423186). Domenico, il patron, non c’è più, c’è<br />
ora sua moglie a proseguire questa bella storia di<br />
cucina. I piatti sono quelli del territorio: la teoria<br />
di antipasti, la panissa e tanta gentilezza. Si possono<br />
gustare panissa alla vercellese con fagioli di<br />
Saluggia, zuppa parmentier, ravioli burro e salvia,<br />
finanziera, fritto misto alla piemontese e bonet<br />
all’amaretto per chiudere.<br />
Siete nella sontuosa CHERASCO (Cn), dentro<br />
a un palazzo nobile. E la sala da pranzo di DA<br />
FRANCESCO (via Vittorio Emanuele, 103 - tel.<br />
3398096<strong>69</strong>6) è eleganza allo stato puro. Francesco<br />
ai fornelli sa il fatto suo, con combinazioni curiose<br />
dei migliori prodotti del territorio. È una cucina da<br />
provare.<br />
Sosta memorabile, quella fatta al BOCCON DI-<br />
VINO (via Entella, 18 - tel. 0185362964) di CHIA-<br />
È la novità che ci voleva per il popolo dei golosi<br />
che ama il Lario. È FEEL (via Armando Diaz, 54 -<br />
tel. 3347264545). Vi aspetta nel cuore di COMO,<br />
con due salette raccolte e i titolari, Elisa e Federico<br />
Beretta, lei anima della sala, lui chef talentuoso<br />
che, con uno staff di bravissimi giovani, vi pren-<br />
92
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
altre visite<br />
deranno per la gola con piatti della tradizione e<br />
dei territori alpini e prealpini, eseguiti in modo innovativo.<br />
Da provare agone con la sua curadura<br />
e uova di trota melone mantovano e frolla salata<br />
con sfoglie alla salvia, e i geniali ravioli al baccalà<br />
con bagna cauda di lago menta fresca e fiori d’arancio<br />
amaro.<br />
STERMANO (Vr), in una residenza di fine ‘700,<br />
con vista emozionante sul lago di Garda. In tavola<br />
cucina italiana d’autore e grandissima cantina. Da<br />
corona gnocchi di patate nostrane del Baldo con<br />
asparagi bianchi e verdi spugnole, tartufo e triglia<br />
di scoglio con fegato grasso arrostito borragine,<br />
taccole, patate e limone candito.<br />
Bellissima esperienza al nuovo D’O di CORNA-<br />
REDO (Mi) (frazione San Pietro all’Olmo, piazza<br />
della Chiesa 14 - tel. 029362209) dove Davide<br />
Oldani ha ambientato la sua cucina pop come se<br />
fosse una casa, con i suoi ambienti. Noi abbiamo<br />
avuto il privilegio di mangiare al tavolo della cucina,<br />
davanti a una brigata di 18 cuochi. Fantastico<br />
il lavoro attorno al prodotto, come la battuta<br />
d’inizio, il midollo di mela alla milanese, scoglio<br />
e triglia; e poi ancora gli spaghetti al cartoccio, i<br />
ravioli upside down, la galantina e senape in grani,<br />
la mozzarella in piedi e la frittata di spaghetti o<br />
carbonara.<br />
La BRUCETA di CREMOLINO (Al) è il nome<br />
di un Santuario, la cui via inizia proprio da questo<br />
alberghetto di campagna e ristorante che è una<br />
vera sorpresa (via Praglie, 11 - tel. 3456044090).<br />
A condurlo è il giovane, volitivo, Juri Risso, già conosciuto<br />
per le sue partecipazioni alla Prova del<br />
Cuoco. Con la moglie ha creato un ambiente dove<br />
ogni ricetta è servita in piatti di vetro fatto a mano<br />
da loro. Ampio spazio dedicato ai bambini, che<br />
possono giocare, divertirsi, dopo aver mangiato<br />
qualcosa pensato proprio per loro. Tra i piatti assaggiati:<br />
carpaccio di carne salata con scaglie di<br />
grana e perle di aceto balsamico, pansotti di borragine<br />
con salsa di noci, maialino da latte cotto a<br />
bassa temperatura, mousse al cioccolato con crema<br />
chantilly e pere al vino speziato.<br />
Federico Chignola e sua moglie Sara hanno creato<br />
un ristorante gioiello, LA CASA DEGLI SPIRI-<br />
TI (via Monte Baldo, 28 - tel. 0456200766) a CO-<br />
A LESA (No), sosta felice all’ECRUDO (via<br />
Rosmini - tel. 03227<strong>69</strong>74). Ambientato nei locali<br />
93
altre visite<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
dell’ex circolo dei campi da tennis, si sviluppa in<br />
ampi ambienti, prati, locale lounge bar con terrazza.<br />
Anche la cucina è ampia ed è sotto la direzione<br />
di David Toscano che offre un menu curioso<br />
con i macronomi delle materie prime. Tra i piatti:<br />
baccalà mantecato con polenta e pane croccante;<br />
filetto di maiale ripieno di datteri e toma ossolana;<br />
fassone in pavè alle erbe; in chiusura brownie con<br />
mousse di gianduia e crema caffè.<br />
di coralli, pesce con triglia di scoglio farcita salsa di<br />
cacciucco caponatina melanzane perline cucunci e<br />
pomodori arrostiti al timo; golose ciliegie di Vignola<br />
tiepide con biscotto soffice alle nocciole gelato<br />
di ciliegia e aceto balsamico di ciliegie e “frutta<br />
al quadrato”, scacchiera di frutta al naturale con<br />
curd al cedro di Sorrento.<br />
L’OSTERIA DELLA MADONNETTA è in<br />
una viuzza (via Vajenti, 21 - tel. 042475859) adiacente<br />
alla piazza di MAROSTICA (Vi) e già da<br />
fuori fa presagire che quello sarà un luogo caldo.<br />
Di fronte al banco mescita, ci sono i tavolini apparecchiati<br />
con la tovaglietta di carta su cui è stampata<br />
la storia dell’osteria. Il dehors è un bijoux:<br />
ampio, quadrato, con la gente che mangia, beve<br />
e gioca a carte. Bisogna prenotare, perché qui i<br />
tavoli “girano” più volte in una serata. Il servizio è<br />
veloce, giovane, la carta dei vini ha buone referenze<br />
con fornita mescita al bicchiere.<br />
Viviana Varese e Sandra Ciciriello ai loro esordi<br />
sognavano in grande. Oggi il loro sogno è realtà,<br />
e il loro ALICE di MILANO è uno dei migliori<br />
ristoranti d’Italia (piazza 25 Aprile, 10 - tel.<br />
0249497340). Di fronte alla grande cucina a vista,<br />
Molteni, con tavoli in legno massello di Riva 1920,<br />
sedie Tulip di Knoll, posate di Giò Ponti, ceramiche,<br />
le grandi vetrate da cui si ammira la piazza, seguiti<br />
in modo impeccabile da Irene Voltolini, Dora Ciciriello<br />
e Simona Pera, la straordinaria cucina di<br />
Viviana con creazioni geniali come “Non togliere<br />
l’osso a Mario” e l’ostrica alla scapece.<br />
Ambiente affascinante, cucina di eccellenza, cantina<br />
invitante, gusto dell’accoglienza per il ristorante<br />
AL FRESCO di MILANO (via Savona,<br />
50 - tel. 0249533630). Il locale di Marco e Andrea<br />
Pirotta era una promessa. Ora è una certezza. Ambiente<br />
incantevole con l’ampio e verde giardino<br />
interno, la veranda, le sale dall’atmosfera un po’<br />
bohemienne con gli interni luminosi un po’ serra,<br />
un po’ bistrot, un po’ atelier. Cucina radiosa con<br />
battuta di fassone piemontese selezione Cazzamali,<br />
uovo di livornese asparagi bianchi di Bassano<br />
pecorino canestrato e bottarga di muggine, strepitosi<br />
bottoni di ricotta di capra e limone di Sorrento<br />
gamberi rossi agli agrumi, salicornia, caviale e salsa<br />
Matteo Stefani è il geniale creatore di AN-<br />
CHE RISTORANTE (via Carmagnola, 5 - tel.<br />
3318224002) a MILANO - a cui ha affiancato<br />
94
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
“Anche forno” (pane, dal mattino a notte fonda),<br />
“Anche radio” e “Anche Bar” (top i cocktail)<br />
- dove, scelti dai menu dalle forme divertenti e dal<br />
“mazzo di carte” (su ogni carta, un vino) piatti e<br />
vini, farete una sosta radiosa! Da provare la cotoletta<br />
sbagliata di maiale mandorle e arancia!<br />
altre visite<br />
Un pranzo alla LANGOSTERIA 10 di MILA-<br />
NO in via Savona 10 (tel. 0258111649) è una sosta<br />
desiderabile. Il pesce è principe, trattato in cento<br />
modi. Ogni sera centinaia di persone vengono<br />
qui, nella teoria di sale con luci soffuse, a vivere<br />
un momento di festa, abbinata a una selezione di<br />
vini spettacolari. Per chi ama il crudo è il massimo.<br />
Hide Matsumoto, chef talentuoso dall’anima “giapponapoletana”,<br />
per anni braccio destro di Davide<br />
Oldani, ha aperto a MILANO un suo locale LE API<br />
OSTERIA (via Carlo Foldi, 1 - tel. 0284575100),<br />
dove il gusto è al top, la cucina di eccellenza, il conto<br />
di rara moderazione. Da provare ravioli di patate e<br />
ricotta crema di piselli e mosciame di tonno polpo e<br />
patate viola arrostiti con essenza di verdura capperi<br />
e pomodorini confit. Una grande new entry!<br />
Ha la corona radiosa PIER 52 in zona Sempione<br />
(via Piero della Francesca, 52 - ang. via Losanna<br />
- tel. 0233600400), locale di MILANO che ha<br />
puntato sulla suggestione delle ostriche. Lo chef<br />
Pietro Penna è andato via a fine ottobre. Ma nulla<br />
è cambiato. Cucina a vista, ambiente di design,<br />
elegante e riposante, con dehors estivo, propone<br />
una cucina creativa quanto basta, con ampio<br />
spazio alle proposte di mare. Molto interessante la<br />
cantina. Da provare il giardino del mare (selezione<br />
di crudi di mare), polpo scottato alla plancia, battuto<br />
di capperi e acciuga, stracciatella di bufala,<br />
maccherone trafilato al bronzo mantecato all’astice,<br />
tuorlo d’uovo su spuma di patate con nuvola<br />
di tartufo bianco pregiato, fritto di paranza con<br />
ostrica cruda.<br />
DA’ CENCIAIOLI di MILANO sono rimasti al<br />
numero 26 di via Monti (tel. 024<strong>69</strong>3103) mentre non<br />
c’è più il locale di via Ferrucci. Da loro va in scena la<br />
cucina toscana verace, con la pappa al pomodoro,<br />
ma anche la fiorentina, per togliersi ogni soddisfazione.<br />
A pranzo è sempre pieno. Si beve bene.<br />
CASCINA SPINEROLA (strada Casale, 15 -<br />
loc. Berna - tel. 0141921421) a MONCALVO (At)<br />
offre 16 camere, che danno su un grande giardino<br />
che guarda le vallate a vigneti. E poi il ristorante,<br />
con la gestione di Chiara Tabacchetti, che promette<br />
davvero bene. Ambienti ampi con il dehors a<br />
disposizione e una cucina capace di sorprendere.<br />
Il cuoco è giovane, ma ci sa fare e così chi guida la<br />
sala con partecipazione. I vini a bicchiere saranno<br />
per lo più quelli dell’omonima azienda. Ma anche<br />
la carta offre il meglio del Monferrato e del Piemonte,<br />
e ci si diverte.<br />
95
altre visite<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Bellissima esperienza alla BRASERIA (via Risorgimento,<br />
17 - tel. 035808<strong>69</strong>2) di Luca Brasi a OSIO<br />
SOTTO (Bg). E se la Langosteria è il regno del pesce,<br />
questo locale è il regno della carne, declinata in<br />
vari modi e con diverse varietà anche internazionali.<br />
Bello il locale, con uno spazio a due piani per i bambini<br />
che è un vero paradiso. Famiglie attrezzatevi!<br />
molto bene, e la scelta dei vini davvero ottima.<br />
Abbiamo mangiato vitello tonnato cotto rosa con<br />
la sua salsa, bocconcini di coniglio all’orientale con<br />
fave e cipollotto, anguilla teriyaki e riso basmati,<br />
calamaro arrostito con panzanella e pesto.<br />
Lo chef del ristorante ZAPPATORI di PINERO-<br />
LO (To), Christian Milone, ha ottenuto finalmente<br />
la corona (corso Torino, 34 - tel. 0121374158). Ci<br />
è piaciuto perché il suo menu è diventato meno<br />
cerebrale e più lineare e i gusti sono un mix fra<br />
tradizione e innovazione. Bellissimo il locale, abbiamo<br />
assaggiato vitello tonnato cotto rosa con<br />
caramello al peperoncino e coniglio leporino con<br />
cipolla agrodolce, bieta, acciuga; i plin serviti con<br />
la preparazione del brodo in caffettiera davanti a<br />
voi; tra i dolci l’originale Cavolfiore (vaniglia, pepe<br />
rosa, nocciole, erbe ritrovate e grappa al Moscato).<br />
A SANTO STEFANO BELBO (Cn) all’A-<br />
PE WINE BAR (via XX Settembre, 4/8 - tel.<br />
0141844218) una sosta raccomandabile e informale,<br />
dove i piatti della tradizione sono eseguiti<br />
Mangiare al CAFFÈ DEL BORGO MEDIE-<br />
VALE (viale Millo, 6 - tel. 0114431701) del Parco<br />
del Valentino a TORINO è un sogno. Davanti<br />
a voi l’attracco del re. In sala c’è un tavolo con<br />
venti specialità piemontesi di cui servirsi a buffet<br />
bevendo una buona bottiglia. Siete proprio dietro<br />
la residenza sabauda che è sede della facoltà di<br />
architettura. Un angolo fra i più belli della città che<br />
possiate immaginare.<br />
In un angolo centrale di TORINO (via San Massimo,<br />
17 - tel. 011885543) si trova la FASSONE-<br />
RIA, un locale dedicato al fassone piemontese,<br />
entusiasmante. Ha un cortile dove mangiare in<br />
estate e due belle sale interne. In un angolo c’è anche<br />
la vendita di cinque tagli di carne sottovuoto.<br />
A Torino sono due le fassonerie attive. Oltre a questa,<br />
c’è anche quella in piazza Emanuele Filiberto,<br />
4 (prenotazioni al 393 8584005). Si mangiano<br />
gli hamburger (ben 20 tipologie!), il tris di crudi<br />
(salsiccia di fassone, battuta al coltello e albese),<br />
la battuta al coltello con senape in grani, il manzo<br />
affumicato, la tagliata di scamone di fassone.<br />
Tutto eccellente e a prezzi modici, che vanno dai<br />
9 della battuta ai 12 euro della tagliata. Con un<br />
dolce della casa si prova davvero una gran bella<br />
soddisfazione. Andateci!<br />
Tra le soste più entusiasmanti segnaliamo quella<br />
a LA VOGLIA MATTA (via Cerusa, 63/r - tel.<br />
0106101889) di VOLTRI (Ge) baluardo di sapori e<br />
96
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
profumi di Liguria e laboratorio di cucina contemporanea<br />
senza eguali, con la cucina di uno dei giovani<br />
chef italiani più talentuosi, Davide Cannavino,<br />
e con la splendida selezione di vini di Katia Baglini.<br />
Valgono il viaggio cappon magro e “Bergese millenovecento<br />
sessantasette risotto mantecato fondo<br />
bruno di vitella”!<br />
altre visite<br />
Che bella sosta nella trattoria dei fratelli Giorgio e<br />
Roberto Penna, DA MARIA a ZANCO DI VIL-<br />
LADEATI (Al) (via Roma, 131 - tel. 0141902035),<br />
dove fanno gli agnolotti a mano con una macchinetta<br />
di 100 anni fa. Qui hanno sviluppato molto<br />
bene la tradizione del Monferrato, con un menu<br />
perfetto (chiedete il coniglio in umido) e un locale<br />
ancora più accogliente.<br />
QUESTO E MOLTO ALTRO<br />
OGNI GIORNO SU ilgolosario.it<br />
97
DAGLI ARTIGIANI DEL GUSTO UN'IDEA INNOVATIVA<br />
Gli Artigiani del Gusto danno vita alla prima<br />
tazzina da caffè al mondo pensata e brevettata<br />
per essere mangiata.<br />
È fatta di una pasta frolla morbida e tenera<br />
che si scioglie in bocca e totalmente impermeabile.<br />
Il caffè non viene zuccherato e non<br />
cambia sapore e, una volta gustato, la tazzina<br />
si fonde con i profumi e la crema residua del<br />
caffè e la si può assaporare in ogni sua parte,<br />
un morso dopo l'altro. Disponibile in tanti gusti,<br />
si presta anche per essere personalizzata<br />
con loghi, frasi, nomi e immagini.<br />
La seconda creazione degli Artigiani del gusto<br />
è una tazza grande da cappuccino, che si<br />
adatta anche per gli affogati o i dessert di alta<br />
cucina.<br />
Per gustare i liquori di ogni tipologia, da quelli<br />
freschi in estate ai rhum invecchiati in inverno,<br />
c'è il chupito con cacao nero belga. Con il<br />
profumo e il sapore del cioccolato, ma molto<br />
meno dolce.
PER RENDERE PIÙU’ DOLCE LA PAUSA CAFFE’<br />
Gli Artigiani del Gusto<br />
strada Campo del fIume 84<br />
Faetano - San Marino<br />
tel. +378 0549903723<br />
www.lagustosatazzina.COM
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
in questo numero<br />
canediguerra<br />
Alessandria<br />
caseificio dicecca<br />
Altamura (Bari)<br />
biscottificio artigianale lilià<br />
Ariano Irpino (Avellino)<br />
noccioro<br />
az. agr. maietta raffaele<br />
Avella (Avellino)<br />
fratelli mangiafuoco<br />
Cavallino (Lecce)<br />
risodinori<br />
Collobiano (Vercelli)<br />
liolà - caffè italiano<br />
exclusive italian coffee<br />
Conegliano (Treviso)<br />
gli artigiani del gusto<br />
la gustosa tazzina<br />
Faetano (RSM)<br />
pasticceria quagliotti<br />
Fornovo di Taro (Parma)<br />
caccia agricoltura<br />
Gandino (Bergamo)<br />
infermentum<br />
Grezzana (Verona)<br />
dal cortivo pane<br />
Isola Vicentina (Vicenza)<br />
sughi d’amare<br />
Livorno<br />
cascina ca’ dell’ora<br />
Malagnino (Cremona)<br />
da pepè<br />
Marina di Camerota (Salerno)<br />
i simboli<br />
ACETO<br />
CAFFÈ CARNE CIOCCOLATO COMMENTO<br />
DELL’AUTORE<br />
CONFETTURE<br />
DEGUSTAZIONE<br />
DOLCI DORMIRE FORMAGGI FRUTTA GELATO LIQUORI E<br />
DISTILLATI<br />
MICROBIRRIFICI<br />
MIELE NEGOZI OLIO PANE, FARINE PASTA<br />
PESCE<br />
PRODOTTI<br />
TIPICI LOCALI<br />
RISO RISTORO SALUMI<br />
SFIZIOSITÀ SPUMANTI VERDURA<br />
VINI<br />
100
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
le marmellate di rosi<br />
Marostica (Vicenza)<br />
le affinità gustative<br />
Mondavio (Pesaro-Urbino)<br />
gregori<br />
Montalto delle Marche<br />
(Ascoli Piceno)<br />
contrada bricconi<br />
Oltressenda Alta (Bergamo)<br />
bardini cioccolato<br />
Piacenza<br />
salumificio mottolini<br />
Poggiridenti (Sondrio)<br />
spremarì<br />
Rivoli (Torino)<br />
caseificio castellan urbano<br />
Rosà (Vicenza)<br />
torrone basano coraglia<br />
San Damiano d’Asti (Asti)<br />
az. agr. giolì<br />
San Giorgio a Cremano (Napoli)<br />
la bottega di stigliano<br />
Stigliano (Siena)<br />
salumificio patrone<br />
Venturina Terme (Livorno)<br />
ideariso<br />
Vercelli<br />
macelleria<br />
e gastronomia da diego<br />
Vigonza (Padova)<br />
dove<br />
101
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
birre emergenti<br />
arrivano da Alessandria<br />
CANEDIGUERRA<br />
ALESSANDRIA - VIA DEL PRATO, 11 - TEL. 0131325438<br />
info@canediguerra.com - www.canediguerra.com<br />
Canediguerra è un<br />
giovane birrificio<br />
alessandrino nato ad<br />
inizio 2015, ma già alla<br />
ribalta del panorama<br />
brassicolo.<br />
Merito soprattutto dell’esperienza<br />
ormai decennale del birraio Alessio<br />
“Allo” Gatti. In un vecchio stabile<br />
ristrutturato nella città di Alessandria,<br />
è nato questo birrificio che si<br />
contraddistingue per la pulizie delle<br />
sue birre non filtrate né pastorizzate,<br />
caratterizzate da una certa<br />
fedeltà ai canoni classici degli stili<br />
proposti.<br />
Sono sei: la Berliner Weiss (di colore<br />
giallo paglierino, acidità moderata,<br />
corpo elegante e leggero,<br />
presenta un caratteristico sapore di<br />
cereali e spezie), la Double IPA (di<br />
colore ambrato carico, dall’intenso<br />
sapore di luppolo e dall’alto tenore<br />
alcolico, una birra di grande corpo<br />
e struttura), l’American IPA (di co-<br />
lore ambrato, dall’aroma fruttato<br />
e resinoso, risulta fresca al palato),<br />
la Vienna Lager (birra ambrata, di<br />
bassa fermentazione, dal sapore<br />
pulito, nonostante il buon tenore<br />
acolico, rimane birra di facile bevuta),<br />
la Bohemian Pilsner (di color<br />
dorato carico, corposa e con note<br />
di malto che ricordano il sapore<br />
di cereali e di crosta di pane) e la<br />
Brown Porter (birra scura che deve<br />
il suo nome all’utilizzo dell’omonimo<br />
malto Brown che, oltre al colore,<br />
le conferisce le caratteristiche<br />
note delicate di caffè e cacao; birra<br />
di basso tenore alcolico, molto beverina).<br />
Lineare e d’impatto il design delle<br />
bottiglie. Da scoprire.<br />
È una soddisfazione constatare direttamente come un lavoro ben fatto<br />
trovi immediati riscontri nel pubblico. È successo a Golosaria Monferrato,<br />
ma anche a Milano. Bravissimi!<br />
gli erborinati delle Murge<br />
CASEIFICIO DICECCA<br />
ALTAMURA (Bari)<br />
VIA BARI, 26 - TEL. 0803140822<br />
È stata una<br />
piacevolissima<br />
sorpresa scoprire,<br />
durante una cena in<br />
un locale di Vercelli<br />
(il Cin Cin), la bontà<br />
degli erborinati del<br />
Caseificio Dicecca di<br />
Altamura.<br />
Si tratta di un caseificio storico,<br />
fondato da nonno Angelantonio<br />
nel 1930 e oggi portato avanti da<br />
cinque giovani fratelli: Vito, Paolo,<br />
Angelo, Vittoria e Maristella Dicecca,<br />
che hanno deciso di seguire le<br />
orme di papà Salvatore.<br />
Quindi tradizione e rispetto delle<br />
antiche lavorazioni. Ma non solo.<br />
Poiché Vito, classe 1985, abbandona<br />
presto gli studi e inizia a girare<br />
il mondo. Prima tappa l’Australia e<br />
poi l’Oriente, gli Stati Uniti, la Grecia,<br />
la Gran Bretagna... in ogni Paese<br />
lavora, produce mozzarelle e caciocavalli<br />
a ogni latitudine del globo<br />
e poi conosce casari, allevatori,<br />
affinatori, sperimenta e apprende<br />
nuove tecniche, che poi metterà a<br />
frutto al suo rientro in Italia.<br />
102
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
Oggi nell’unica sede del caseificio ci<br />
sono i classici formaggi a pasta filata,<br />
tra cui spicca il Nodo d’amore,<br />
una mozzarella fatta con latte, sale,<br />
siero innesto e caglio a bassissimo<br />
contenuto di lattosio, molto digeribile,<br />
frutto di anni di sperimentazioni;<br />
accanto al caciocavallo dolce<br />
e semi-piccante, al caciocavallo<br />
podolico dal profumo complesso e<br />
dalla notevole persistenza gustativa,<br />
e alle caciotte. Molto interessanti<br />
anche gli erborinati, come il Blue di<br />
Murgia, e i pecorini. Noi abbiamo<br />
assaggiato una selezione di erborinati<br />
di latte vaccino e di latte misto<br />
vaccino-caprino, tra i quali un formaggio<br />
vaccino affinato nel Primitivo<br />
di Manduria, un altro con bacche<br />
raccolte nei boschi di Altamura<br />
che conferiscono un particolare<br />
colore arancione e una toma con<br />
pesto nell’impasto. Da ricordare il<br />
Lingotto D’Oro, formaggio a latte<br />
crudo, con crosta edibile trattata<br />
con olio extravergine pugliese, che<br />
conferisce il caratteristico colore dorato<br />
al formaggio. Infine gli yogurt,<br />
vellutati e cremosi, che si ispirano<br />
alla ricetta greca. Un nota bene: il<br />
latte, la materia prima di tutte queste<br />
bontà, è ottenuto da animali al<br />
pascolo sull’altipiano delle Murge e<br />
arriva fresco, ogni giorno, al caseificio.<br />
la naturale dolcezza d’Irpinia<br />
Amanti dei biscotti<br />
artigianali? Ecco<br />
l’indirizzo che fa per<br />
voi: ad Ariano Irpino,<br />
Lilià è una vera e<br />
propria boutique del<br />
biscotto, accogliente<br />
e curata nei dettagli,<br />
con il bel laboratorio<br />
a vista.<br />
BISCOTTIFICIO ARTIGIANALE LILIÀ<br />
ARIANO IRPINO (Avellino)<br />
VIA STRATOLA, 1 - TEL. 08251888<strong>69</strong>3<br />
La sua storia si lega a quella della<br />
famiglia Fodarella con i fratelli Lorenzo<br />
e Gianluigi, e la mamma Liliana,<br />
che ha trasmesso loro la passione<br />
per l’arte della panificazione<br />
e per i cibi genuini. Così hanno<br />
fatto ritorno al loro paese natale ed<br />
è nato Lilià, il moderno biscottificio<br />
che impiega solo ingredienti locali<br />
e segue le ricette irpine per sfornare<br />
quotidianamente i suoi prodotti.<br />
Quindi i taralli con l’olio delle colline<br />
irpine, i biscotti fatti a mano con<br />
latte e uova di campagna, pistacchi<br />
di Bronte, castagne di Montella,<br />
mandorle pelate a mano... e altri<br />
ingredienti di prima qualità.<br />
Noi abbiamo assaggiato i Sempre<br />
freschi all’uva passa, dolci bastoncini<br />
con uva passa (10%), vaniglia<br />
del Madagascar, buccia e succo di<br />
limone, le paste di mandorle con<br />
mandorle pelate 100%, i cantucci<br />
al Pistacchio e il Biscovetto, il<br />
biscotto creato per la Pasqua con<br />
miele, zucchero di canna e un cuore<br />
con una nocciola intera immersa<br />
nella crema gianduia artigianale,<br />
poi ricoperto di cioccolato fondente:<br />
una delizia!<br />
Sul versante salato ci hanno conquistato<br />
i grissini all’olio extravergine<br />
di oliva di Ravece e farina di<br />
grano tenero biologico e le friselle<br />
con farina integrale bio e lievito<br />
madre. Ma la teoria dei prodotti<br />
annovera anche i biscotti integrali<br />
al vino rosso, i frollini con farina di<br />
ceci biologica, i mostaccioli, i roccocò,<br />
i biscotti al burro e le Castagne:<br />
un riuscito connubio tra la castagna<br />
e il cioccolato fondente, dove<br />
il dolce e l’amaro sono in perfetto<br />
equilibrio.<br />
In negozio trovate tante altre specialità<br />
fresche, legate agli ingredienti<br />
di stagione e alle ricorrenze.<br />
Merita la visita!<br />
103
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
la crema di nocciole avellinese<br />
Avella è un comune<br />
della Bassa Irpinia famoso<br />
sin dall’antichità<br />
per la coltivazione<br />
della nocciola che<br />
prende il nome proprio<br />
da questo Comune<br />
(il nome scientifico<br />
del nocciolo è infatti<br />
Corylus Avellana).<br />
NOCCIORO - AZ.AGR. MAIETTA RAFFAELE<br />
AVELLA (Avellino)<br />
VIA P. ERCOLINO, 3 - TEL. 3881188931<br />
info@noccioro.it - www.noccioro.it<br />
L’azienda agricola di Raffaele Maietta<br />
possiede proprio in Bassa Irpinia<br />
15 ettari di noccioleto coltivati<br />
da più di 40 anni: i frutti sono lavorati<br />
nel laboratorio aziendale dove<br />
vengono trasformati in nocciole<br />
tostate, granella di nocciole, pasta<br />
di nocciole, farina di nocciole ideali<br />
per chi vuole realizzare prodotti di<br />
pasticceria, gelateria e cioccolateria<br />
di altissima qualità.<br />
Imperdibile la crema di nocciola<br />
spalmabile con il 45% di nocciola,<br />
ottenuta mescolando la pasta di<br />
nocciola prodotta in proprio con<br />
zucchero, latte in polvere e cacao,<br />
senza oli vegetali e grassi idrogenati.<br />
È stata una presenza di Golosaria Milano 2016 e i suoi barattoli di<br />
crema hanno fatto strike.<br />
il piccante del Salento<br />
FRATELLI MANGIAFUOCO<br />
CAVALLINO (Lecce)<br />
VIA A. BERTOLLI, 52 - TEL. 3489188206<br />
amministrazione@fratellimangiafuoco.it<br />
www.fratellimangiafuoco.it<br />
Mangiafuoco è un<br />
nome che è già racconto<br />
di quest’attività:<br />
qui è di piccante che<br />
stiamo parlando. La<br />
passione per il peperoncino<br />
è nata qualche<br />
anno fa dopo l’assaggio<br />
di un Jalapeño in<br />
una serata tra amici.<br />
Il gusto e l’aroma così diversi dall’esperienza<br />
quotidiana con il piccante<br />
italiano hanno catturato subito<br />
l’attenzione del titolare, Giovanni<br />
Potente. Anno dopo anno la passione<br />
è cresciuta in maniera proporzionale<br />
al numero di piante e di<br />
varietà coltivate all’interno della Riserva<br />
Naturale di Torre Guaceto nei<br />
terreni della storica azienda salentina<br />
Agricole Vallone (tra le varietà:<br />
jalapeno, hari mirch, habanero,<br />
trinidad scorpion e carolina reaper).<br />
Interessantissima la produzione e<br />
vendita di questi peperoncini piccanti<br />
gourmet interamente lavorati<br />
a mano e senza conservanti: i<br />
Peperoncini Jalapeños al naturale,<br />
ovvero in vasetto con acqua, aceto<br />
e sale e il paté piccantissimo da<br />
spalmare sul pane e per aggiungere<br />
sapore a un primo piatto.<br />
104
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
orange e violet:<br />
risi da birre e gelati<br />
RISODINORI<br />
COLLOBIANO (Vercelli)<br />
VIA ROMA, 27 - TEL. 0161274146<br />
nori@risodinori.com - www.risodinori.com<br />
Il riso Violet e il<br />
riso Orange sono<br />
l’ennesima innovazione<br />
del RisodiNori ovvero<br />
dell’azienda agricola<br />
di Eleonora Bertolone,<br />
che ha sempre scelto<br />
Golosaria come palco<br />
per presentare le sue<br />
novità.<br />
Nella scorsa edizione aveva molto<br />
interessato pubblico e stampa, una<br />
storica varietà di riso recuperata<br />
nella sua forma originaria: il Rosa<br />
Marchetti, che stava accanto ai suoi<br />
già ottimi Baldo e Carnaroli.<br />
Ma la ricerca va avanti e nel 2015 è<br />
stata introdotta una varietà di riso<br />
integrale aromatico nato da un’ibridazione<br />
spontanea, scoperta in<br />
risaia, che è stato registrato con il<br />
nome Violet Nori per il particolare<br />
colore della spiga che si evince dalla<br />
macchia scura in mezzo alle distese<br />
di risaie.<br />
Dagli stessi semi è nata un’altra<br />
varietà, di colore arancione, che è<br />
stata chiamata Orange, entrambe<br />
di grande interesse per la nutraceutica.<br />
A Golosaria abbiamo assaggiato la focaccia fatta con la farina di riso<br />
Violet e la birra, addirittura, buonissima. E poi i gelati. Eleonora Bertolone<br />
e Stefano Sanese sono la punta avanzata della creatività in queste terre,<br />
che sta destando un vasto interesse. Ci volevano due giovani come questi<br />
per dare una scossa che sta portando il riso italiano agli onori del mondo.<br />
se il caffè è con le vinacce<br />
Dietro un nome pirandelliano<br />
si nasconde<br />
un progetto che dire<br />
innovativo è poco. È<br />
l’idea di Francesco Donati:<br />
miscelare vinacce<br />
con la polvere del<br />
caffè, per ottenere un<br />
prodotto unico.<br />
LIOLÀ - CAFFÈ ITALIANO - EXCLUSIVE ITALIAN COFFEE<br />
CONEGLIANO (Treviso)<br />
VIA MAGGIORE PIOVESANA, 13/M<br />
TEL. 3392323000 - info@liolacaffe.com - www.liolacaffe.com<br />
showroom: SUSEGANA (Treviso) - VIA DEI COLLI, 35<br />
Stiamo parlando della linea Caffè<br />
Divini di Liolà. Le vinacce sono miscelate<br />
in quantità variabile dal 5 al<br />
30% con la polvere del caffè, dopo<br />
essere state ridotte anch’esse in polvere<br />
grazie a un processo di lavorazione<br />
brevettato, ideato da Donati<br />
in collaborazione con un docente<br />
dell’Università di Padova. Insieme<br />
alle vinacce sono lavorati anche i vinaccioli<br />
ricchi di polifenoli che non<br />
vengono dispersi durante la lavorazione.<br />
Il risultato è un prodotto<br />
che sorprende: realizzato nelle due<br />
varianti con la stessa base di caffè,<br />
mostra tutte le differenze dovute<br />
alle vinacce.<br />
105
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Mentre il Caffè Chardonnay è rotondo,<br />
profumato con un retrogusto di<br />
agrumi, il Caffè Cabernet ha corpo,<br />
struttura e permette di percepire ancora<br />
la componente tannica. Ancor<br />
più straordinario per la sua rarità (e<br />
storia) è il caffè di mais corvino: anche<br />
questo realizzato con una base<br />
di arabiche a cui viene aggiunta la<br />
polvere ottenuta dal mais corvino,<br />
coltivato a Crema dal giovane Carlo<br />
Maria Recchia. Si tratta di un mais<br />
antico, recuperato da questo ragazzo<br />
che è partito dai 40 semi richiesti<br />
direttamente allo Svalbard Global<br />
Seed Vault (in italiano “Deposito<br />
globale di sementi delle Svalbard”<br />
sotto i ghiacci del Polo Nord). Tutta<br />
la linea proposta (12 caffè) è curata<br />
in ogni dettaglio, dalla torrefazione<br />
alla tostatura. L’idea è farne un marchio,<br />
immediatamente riconoscibile<br />
come una firma dell’haute couture,<br />
al di là della singola miscela o monorigine<br />
utilizzata.<br />
Ha debuttato a Golosaria Bassano ed è arrivato anche a Milano. La<br />
degustazione attenta di questi caffè è davvero curiosa.<br />
il caffè che si mangia<br />
GLI ARTIGIANI DEL GUSTO - LA GUSTOSA TAZZINA<br />
FAETANO (RSM)<br />
REPUBBLICA SAN MARINO - STRADA CAMPO DEL FIUME, 84 - TEL. 0549903723<br />
info@lagustosatazzina.it - www.lagustosatazzina.com<br />
Un modo stra-goloso<br />
per gustare il caffè:<br />
con la tazzina commestibile<br />
inventata da<br />
Davide Scarponi per<br />
assaporare l’espresso<br />
fino “all’ultimo morso”.<br />
Stiamo parlando di una vera e propria<br />
tazzina di pasta frolla ricoperta<br />
internamente da una glassa, realizzata<br />
solo con uova, farina, burro e<br />
zucchero, senza coloranti e lieviti,<br />
fatta cuocere in modo da renderla<br />
impermeabile sia al caffè sia ai dolci<br />
come sorbetti e gelati: pertanto<br />
non altera il sapore del caffè e non<br />
zucchera. Si usa come una normale<br />
tazzina in ceramica con la differenza<br />
che, dopo aver assaporato<br />
la calda bevanda, si può gustare la<br />
tazzina stessa, compresa anche la<br />
crema che di solito vi resta attaccata!<br />
Viene proposta anche nelle<br />
varianti vaniglia, cacao, ginseng,<br />
cannella, anice e biscotto al cacao<br />
e si può abbinare anche alla frutta<br />
e allo yogurt, spalmarla con la nutella,<br />
riempirla di cioccolata densa<br />
sormontata di panna, insomma in<br />
tutti i modi che la fantasia suggerisce.<br />
106
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
la torta del pellegrino<br />
della via francigena<br />
PASTICCERIA QUAGLIOTTI<br />
FORNOVO DI TARO (Parma)<br />
VIA MARTIRI DELLA LIBERTÀ, 12<br />
TEL. 052539893<br />
www.pasticceriaquagliotti.com<br />
La storia della pasticceria<br />
Quagliotti inizia<br />
con Cristiano che a<br />
soli 14 anni si innamora<br />
della cucina e,<br />
una volta conseguito<br />
il diploma alberghiero<br />
presso l’Istituto “Magnaghi”<br />
di Salsomaggiore<br />
Terme, inizia a<br />
viaggiare per lavoro<br />
in Italia e all’estero.<br />
Già nelle prime esperienze capisce<br />
però che la sua strada passa per<br />
il dolce e così, nel 1991, apre una<br />
propria pasticceria insieme con la<br />
moglie Maria Pia. Qui si assaggiano<br />
croissant all’italiana (con lievito<br />
madre), croissant alla francese,<br />
biscotti, torte tradizionali e dolci<br />
tipici delle feste come panettoni e<br />
colombe.<br />
Il fiore all’occhiello sono però due<br />
prodotti legati alla storia del luogo:<br />
la Torta del Pellegrino è stata svi-<br />
Bravissimi: le cose migliori sono sempre le più semplici!<br />
del formai de mut<br />
luppata da una antica ricetta medievale,<br />
offerta ai pellegrini diretti<br />
a Roma, di passaggio a Fornovo<br />
lungo la “via Francigena”, per rifocillarli<br />
durante il lungo viaggio; la<br />
Schiacciata della Cisa è un dolce a<br />
lievitazione naturale con frutta candita<br />
a pezzettoni e crosta di mandorle<br />
e nocciole.<br />
L’azienda agricola<br />
Caccia è attiva da<br />
vent’anni ma solo nel<br />
2016 ha deciso di presentarsi<br />
direttamente<br />
a un pubblico più<br />
grande.<br />
CACCIA AGRICOLTURA<br />
GANDINO (Bergamo)<br />
VIA DEGLI ALPINI, 42 - TEL. 3898473742<br />
caccia.pietro1977@gmail.com<br />
Da sempre la loro forza è nella filiera<br />
completa del formaggio, a<br />
partire dall’allevamento di capi di<br />
razza Bruna Alpina di alta genealogia<br />
che ogni estate e fino alla fine<br />
di settembre salgono nell’alpeggio<br />
di proprietà sopra il lago di Endine.<br />
L’allevamento è composto da circa<br />
30 mucche, sorvegliate al pascolo<br />
da Arcangelo. Con il latte prodotto,<br />
la moglie Augusta produce formaggi<br />
buonissimi, di differenti paste<br />
e stagionature. Si va dai freschi<br />
come stracchino, robiola e formaggella<br />
fresca di 20 giorni a quelli con<br />
media e lunga stagionatura come<br />
la classica formaggella di sei mesi<br />
stagionata in grotta fino all’Orobico<br />
stagionato 14 mesi e al Formai<br />
de Mut nelle classiche forme da<br />
circa otto chili. Ed è saporoso, gustoso,<br />
pieno.<br />
L’esordio a Golosaria Milano li ha premiati. W il Formai de Mut!<br />
107
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
quattro ragazzi<br />
e un lievito madre<br />
La Torta di Rose è<br />
un dolce bello: con<br />
le rose di pasta in<br />
superficie che vanno<br />
a comporre una rosa<br />
ancor più grande.<br />
I quattro ragazzi<br />
di Infermentum -<br />
Francesco, Luca,<br />
Daniele ed Elisa -<br />
sono partiti proprio<br />
da qui.<br />
INFERMENTUM<br />
GREZZANA (Verona)<br />
FRAZ. STALLAVENA - VIA COPERNICO, 40<br />
TEL. 3387025550<br />
Volevano fare un dolce soffice<br />
come non mai e lo hanno trasformato<br />
in un lievitato con pasta madre,<br />
profumato di arancia e vaniglia.<br />
Il packaging è essenziale: un<br />
sacchetto di farina con una semplice<br />
fascia rosa. Stop. La linea della<br />
semplicità e della pulizia dei sapori<br />
è la stessa che vogliono seguire negli<br />
altri prodotti come il Dolce Zenzero<br />
e Limone e il Dolce Zenzero e<br />
Mele, una sorta di evoluzione del<br />
panettone che all’assaggio spicca<br />
proprio per la nota fresca dello zenzero.<br />
Il Panbicocca prosegue nella<br />
stessa linea di una ricerca della delicatezza<br />
e della pulizia. L’utilizzo del<br />
burro è ridotto al minimo, i canditi<br />
sono quelli ottenuti lentamente,<br />
con metodo francese (quindi solo<br />
zucchero e acqua). Adesso il loro<br />
menu di lievitati (fanno solamente<br />
questo genere di dolci, niente d’altro)<br />
è di 12 referenze in continua<br />
crescita. A breve l’ultima creazione,<br />
un lievitato senza nulla, perfetto da<br />
farcire con le marmellate secondo il<br />
gusto personale. Ma Infermentum,<br />
come dice già il nome, è una continua<br />
fucina di idee, pur essendo<br />
un’azienda giovanissima.<br />
Fantastici questi lievitati che hanno debuttato a Golosaria Veneto, per poi approdare a Milano. La<br />
creatività continua il suo corso. Nuovi produttori si affacciano. Benvenuti nel mondo del Golosario!<br />
il brezel si fa a cubetti<br />
Ci sono prodotti che<br />
si possono definire<br />
virali, anche nella<br />
loro semplicità. È<br />
stato così per i piccoli<br />
brezel che a Vinitaly<br />
campeggiavano<br />
nell’area birra e<br />
che erano sempre<br />
attorniati dalla folla.<br />
Piccoli, croccanti,<br />
gustosi. In versione<br />
DAL CORTIVO PANE<br />
ISOLA VICENTINA (Vicenza)<br />
FRAZ. CASTELNUOVO<br />
VIA BACCHIGLIONE, 23<br />
TEL. 0444975050<br />
info@dalcortivo.it - www.dalcortivo.it<br />
Sono un prodotto da aperitivo<br />
perfetto. Anzi, come dicono loro<br />
(e noi confermiamo) “Sposano il<br />
vino ma è con la birra che fanno<br />
l’amore”. Sono l’ultima novità del<br />
panificio Dal Cortivo che, aperto<br />
dal 1964, a questa piccola innovazione<br />
è arrivato solo dopo una lun-<br />
108
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
tradizionale o nei<br />
gusti formaggio,<br />
cipolla, rosmarino e<br />
disco inferno (con il<br />
peperoncino).<br />
ga carriera tra i classici. Un cursus<br />
honorum che parte dalla fornitura<br />
di pane fresco tutti i giorni: le cesarine<br />
all’avena ai 6 cereali o alle<br />
olive, i coccodrilli con il mais, il girasole,<br />
la patata, la cipolla, il pane<br />
di segale di tipo tedesco, i mattoncini<br />
con semola di grano duro fino<br />
al pane con lievito madre. Quindi<br />
la pasticceria secca con ciambelle,<br />
fregolotte o la teoria di biscotti con<br />
dolci frolle e brutti ma buoni. Poi<br />
c’è il pane biscotto: classico, oppure<br />
condito, o ancora al mais o nel<br />
formato ferrarese. Il pan biscotto<br />
è un altro caposaldo della cultura<br />
veneta: si dice fosse già prodotto<br />
nel Cinquecento dai panificatori<br />
sul mare per essere poi imbarcato<br />
sulle navi veneziane. Ma era anche<br />
un pane ideale per le campagne<br />
dove il forno si accendeva di rado,<br />
per non disperdere calore, ed era<br />
importante avere prodotti non facilmente<br />
deperibili. Era il pane delle<br />
grandi case di fattori e mezzadri,<br />
che si mangiava a colazione o tornando<br />
la sera inzuppato nel latte (o<br />
- per i più grandi - nel vino). Oggi<br />
è perfetto con gli intingoli, i sughi<br />
delle lunghe cotture. Un pane conviviale<br />
che già prefigura quel bel<br />
prodotto da aperitivo che sono i<br />
cubetti di brezel.<br />
Altra innovazione indovinata, che con piacere abbiamo fatto incontrare alle nostre due ultime Golosaria.<br />
questi sughi sono da amare<br />
Quello di Sughi d’Amare<br />
è il progetto del<br />
ristorante Aragosta di<br />
Livorno che proprio<br />
sulle paste ai sughi<br />
di pesce ha fondato il<br />
suo successo.<br />
SUGHI D’AMARE<br />
LIVORNO<br />
PIAZZA DELL’ARSENALE, 6 - TEL. 3493607525<br />
info@aragostasrl.com - www.aragostasrl.com<br />
L’idea è infatti quella di mettere in<br />
vasetto cinque proposte di sughi le<br />
cui materie prime di mare possono<br />
vantare la tracciabilità completa.<br />
I sughi sono: Livornese con pesci di<br />
fondale; Nero di seppia; Pescatrice<br />
con rana pescatrice; Palamita con<br />
Si tratta di un salame che viene aromatizzato<br />
con aglio, insaccato in<br />
budello naturale e stagionato fino<br />
a tre mesi. Tra i suoi più autorevopalamita<br />
della costa Toscana; astice.<br />
Una scelta vincente, capace di<br />
rendere speciale ogni piatto.<br />
Ora basta soltanto scegliere una<br />
grande pasta italiana e la sublimazione<br />
è a portata di mano.<br />
Ci ha fatto piacere questa presenza a Golosaria Milano, perché il<br />
prodotto è ciò che desideravano tanti. Che una volta a casa hanno subito<br />
provato il piacere di una pasta (cavalier Cocco o Antonio Marella) con questi<br />
sughi. Bravi!<br />
il salame classico di bonemerse<br />
Lo sapevate che<br />
risalgono all’epoca<br />
romana i primi<br />
documenti che<br />
attestano la presenza<br />
di allevamenti di<br />
CASCINA CA’ DELL’ORA - LCS<br />
MALAGNINO (Cremona)<br />
VIA DEGLI ORTI, 4 - TEL. 0372496037 - FAX 03721782024 - info@cadellora.com<br />
li interpreti la Cascina Ca’ dell’Ora<br />
- LCS, situata a Malagnino in provincia<br />
di Cremona nel cuore della<br />
109
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
suini nel Cremonese?<br />
Quindi una tradizione<br />
norcina antichissima<br />
che ha portato alla<br />
produzione del<br />
Salame Nostrano<br />
Cremonese a partire<br />
dal 1500.<br />
Pianura Padana, specializzata nella<br />
produzione di salami stagionati e<br />
da cuocere. Qui si segue il completo<br />
controllo di filiera, a partire dalla<br />
selezione delle razze suine, allevate<br />
in proprio, alla macellazione affidata<br />
a un macello che fa parte della<br />
filiera, fino alla lavorazione delle<br />
carni e alla stagionatura che si avvantaggia<br />
delle particolari caratteristiche<br />
microclimatiche del luogo.<br />
Tutti i prodotti sono legati a mano<br />
e insaccati con budello naturale,<br />
realizzati utilizzando le tradizionali<br />
ricette cremonesi per garantire un<br />
gusto tipicamente artigianale. Ecco<br />
tra i salumi stagionati il Salame classico<br />
di Bonemerse, morbido e caratterizzato<br />
da una leggera presenza<br />
di aglio (ma viene prodotto anche<br />
senz’aglio); il delicato e leggero<br />
Strolghino di culatello, il Salame<br />
gentile, il salame Mariola dalla lunga<br />
stagionatura e sapore intenso, il<br />
salame del cascinale e il particolare<br />
Al nostro assaggio siamo rimasti entusiasti!<br />
Violino di salame, che vuole essere<br />
un tributo ai maestri liutai cremonesi.<br />
Le specialità imperdibili di questo<br />
salumificio sono il cotechino di<br />
Bonemerse nelle due forme allungata<br />
o a boccia, prodotto secondo<br />
l’antica ricetta cremonese che, anche<br />
dopo la cottura, mantiene la<br />
compattezza, dal sapore delicato e<br />
leggermente speziato e il Cotecone<br />
di Bonemerse, un grosso cotechino<br />
a forma di boccia, insaccato in vescica<br />
naturale che deve cuocere per<br />
almeno sei ore. E poi lo zampone,<br />
il salame da pentola, le salamelle<br />
e le salsicce. Tutti questi prodotti<br />
sono senza conservanti, senza glutine<br />
e derivati del latte. Inoltre è stata<br />
messa a punto una nuova linea di<br />
prodotti “BIO”. Accanto allo stabilimento<br />
di produzione è aperto uno<br />
spaccio dove, oltre a tutti i prodotti<br />
di Ca’ dell’Ora, si possono trovare<br />
anche gli altri prodotti del territorio<br />
cremonese, dal torrone alle mostarde,<br />
dal vino ai formaggi.<br />
pepè: 40 anni nella ristorazione<br />
racchiusi in un sugo di pesce<br />
Pepè, all’anagrafe<br />
Giuseppe Russo,<br />
è titolare e anche<br />
cuoco del ristorante<br />
di Marina di<br />
Camerota che porta<br />
il suo nome. E lo<br />
è da quarant’anni.<br />
Paolo Massobrio lo<br />
conobbe 10 anni<br />
fa, quando nel suo<br />
locale, a settembre,<br />
si mangiavano le<br />
aragostelle locali<br />
con il Greco di Guido<br />
Marsella.<br />
DA PEPÈ<br />
MARINA DI CAMEROTA (Salerno)<br />
VIA BASILE, 10 - TEL. 0974932461<br />
www.dapepe.net<br />
Nonostante le sue esperienze in importanti<br />
locali fuori dei confini, le<br />
sue radici sono fortemente legate<br />
al mare, quasi un’ideale prosecuzione<br />
dell’attività di pescatore dei<br />
suoi antenati. Pepè ha quindi vasta<br />
conoscenza dei prodotti marinari,<br />
che infonde nei suoi piatti, senza<br />
cercare l’originalità a tutti i costi, ma<br />
puntando all’essenza del gusto. Da<br />
quest’esperienza sono nati i sughi<br />
della linea “L’arte del Gusto”: ricchi,<br />
profumati, senza conservanti,<br />
realizzati solo con il pescato a km<br />
zero che proviene dal peschereccio<br />
dell’azienda di famiglia. I punti di<br />
forza di questi prodotti sono la semplicità,<br />
la freschezza e l’amore per<br />
le tradizioni gastronomiche del Cilento.<br />
Noi abbiamo provato il sugo<br />
di ricciola, quello di cernia e quello<br />
di gamberi, tutti con pezzi di pesce<br />
generosi (che buoni!). Ma ci sono<br />
110
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
anche il sugo di seppia, di alici, di<br />
polpo. Per esaltarne profumo e sapore<br />
si consiglia di riscaldare il sugo<br />
a fuoco lento in una padella ampia,<br />
scegliere un formato di pasta corta<br />
rigata da scolare al dente e fare saltare<br />
la pasta con il sugo in padella.<br />
Ci hanno sorpreso per la consistenza<br />
soffice e corposa e per il sapore de-<br />
L’azienda di Rosella Frigo a 600 metri<br />
di altitudine si dispiega per sei<br />
ettari su terrazzamenti creati alla<br />
fine del 1500 e sorretti da muretti a<br />
secco fatti a mano. Qui, rispettando<br />
i tempi della natura, vengono<br />
coltivate antiche cultivar di frutta e<br />
verdura, che poi finiscono negli oltre<br />
30 tipi di composte commercializzate<br />
con il marchio “Le marmellate<br />
di Rosi”. In realtà, sono vere<br />
composte, dall’altissimo contenuto<br />
di frutta (che va dal 70 all’80%).<br />
Tutta la produzione è fatta a mano,<br />
utilizzando frutta, verdura, bacche,<br />
semi, fiori ed erbe spontanee di<br />
montagna e seguendo metodi e ritmi<br />
del passato. Il risultato sono cinlicato.<br />
Abbiamo apprezzato anche<br />
il contorno a base di melanzane e<br />
peperoni sott’olio, i calamari ripieni<br />
alla cilentana da gustare come antipasto<br />
o secondo piatto dopo averli<br />
scaldati in padella, i filetti di pomodoro<br />
al basilico e persino i pregiati<br />
fichi dottati del Cilento farciti con<br />
noci e scorzette di agrumi.<br />
Ne abbiamo scritto sul<br />
portale Giapponese<br />
Ryoritsushin, perché i<br />
prodotti di Rosi sono a<br />
dir poco clamorosi. Si<br />
tratta di frutti antichi<br />
e dimenticati, coltivati<br />
in un ambiente incontaminato,<br />
con la cinta<br />
muraria di Marostica<br />
ai piedi e il riparo della<br />
collina alle spalle.<br />
Pepè ci hai fatto un grande regalo con questi prodotti.<br />
rosi: la più brava<br />
ideatrice di confetture<br />
LE MARMELLATE DI ROSI<br />
MAROSTICA (Vicenza)<br />
FRAZ. CROSARA - VIA CASSONI, 17 - TEL. 04241720046<br />
info@lemarmellatedirosi.it - www.lemarmellatedirosi.it<br />
Alla fine di Golosaria non aveva più voce. Perché la passione di Rosi è smisurata e lei vuole raccontare<br />
a tutti la sua ricerca, la sua passione, la sua capacità di trarre dalla natura quel distillato di dolcezza<br />
che è come il suo sorriso.<br />
tornano i caci di urbino<br />
stagionatura e affinamento di forque<br />
linee che trovano la loro sublimazione<br />
nell’accompagnamento di<br />
formaggi e carni. Tra le composte<br />
imperdibili, quella al peperone e rosmarino,<br />
quelle ai fiori di primavera<br />
(fiori di tarassaco, fiori di sambuco<br />
e fiori di tiglio) e l’eccellente lavoro<br />
sui frutti dimenticati e antichi (su<br />
tutte, la composta di corniole e petali<br />
di rosa antica).<br />
La linea Sapori esclusivi sublima le<br />
materie prime in composte uniche:<br />
quella di noci, la provenzale ai fiori<br />
di lavanda, l’eccellente Mugolio,<br />
ossia un estratto di pigna mugo, da<br />
una ricetta antica delle Alpi e quella<br />
alle rose antiche e mirtilli, che<br />
riprende un’antica ricetta inglese.<br />
Potremmo definire<br />
Claudia Ridolfi una<br />
figlia d’arte. La sua<br />
famiglia per tanti<br />
anni è stata titolare<br />
LE AFFINITÀ GUSTATIVE<br />
MONDAVIO (Pesaro-Urbino)<br />
VIA ROSSINI, 4 - TEL. 3334911057 - info@affinitagustative.it - www.affinitagustative.it<br />
Nel borgo rinascimentale di Mondavio<br />
ha aperto un laboratorio di<br />
111
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
di un caseificio dove<br />
nascevano formaggi<br />
pecorini e caprini<br />
sempre citati sul<br />
nostro Golosario.<br />
Oggi, a 32 anni, ha<br />
deciso di fare da sé<br />
e realizzare il suo<br />
sogno, che porta<br />
il nome di Affinità<br />
Gustative.<br />
maggi pecorini. Il luogo è unico:<br />
una cantina con il pavimento in<br />
arenaria e un’antica grotta sotterranea<br />
di tufo dove i pecorini trovano<br />
la temperatura e l’umidità ideali<br />
per maturare. I formaggi provengono<br />
tutti da un caseificio locale<br />
che lavora solo a latte crudo e sono<br />
tutelati dalla Regione Marche con<br />
apposite deroghe. L’affinamento<br />
segue antiche tecniche e saperi<br />
del territorio e avviene con la supervisione<br />
di mamma Stefania e di<br />
papà Roberto e della loro grande<br />
esperienza. Accanto alla stagionatura<br />
classica in grotta all’interno di<br />
orci di terracotta, botti di rovere e<br />
cassoni di legno che donano aromi<br />
unici, si sperimentano altre tecniche<br />
per fare risaltare le peculiarità<br />
di ogni pecorino. Quindi ecco il Casecc<br />
affinato in foglie di noce biologiche<br />
dal sapore deciso; l’Ipogeo,<br />
affinato nella paglia ed erbe aromatiche<br />
locali che vengono mantenute<br />
rigorosamente segrete, dal<br />
sapore delicato e deciso al contempo;<br />
il Crosta Vino, affinato in botte<br />
con vino Rosso Piceno aromatizzato<br />
all’alloro, dal caratteristico colore<br />
rossastro; il Crusca, affinato in<br />
crusca di grano all’interno di botti<br />
di rovere, dalla pasta morbida;<br />
l’Ampelos, affinato in foglie di vite<br />
in orci di terracotta, dal profumo<br />
intenso di mosto e uva matura; il<br />
Maggengo affinato in fieno e fiori<br />
d’acacia e infine il Crosta Pepe, affinato<br />
in strutto e pepe all’interno<br />
di cassoni di legno, che assume un<br />
caratteristico colore scuro se il pepe<br />
che lo ricopre è nero, variopinto se<br />
il pepe è di diversi colori, mentre la<br />
pasta resta bianchissima.<br />
Che emozione la sera di lunedì, dopo Golosaria, assaggiare questi formaggi di Claudia, che ha<br />
esordito a Golosaria. C’erano anche Stefania, la mamma, e Roberto, il papà, due persone speciali, che<br />
sono sempre state nel nostro cuore e che le hanno trasmesso una passione. Cercateli!<br />
l’ascolana tenera, la regina<br />
delle olive verdi da tavola<br />
Tutto nasce<br />
dall’amore per la<br />
propria terra - le<br />
Marche - e i suoi<br />
prodotti, che spinge<br />
la famiglia Gregori a<br />
piantare più di mille<br />
ulivi di Ascolana<br />
Tenera nella zona<br />
di Montalto delle<br />
Marche, a circa 350<br />
m.slm, tra il mar<br />
GREGORI<br />
MONTALTO DELLE MARCHE (Ascoli Piceno)<br />
CONTRADA LUGUGNANO, 26 - TEL. 3355430046 - www.olivegregori.it<br />
A metà settembre inizia la raccolta<br />
manuale delle olive. Quelle più<br />
grandi vengono prima immerse<br />
in una soluzione alcalina per 8-10<br />
ore a perdere il sapore caratteristico<br />
amaro, poi vengono lavate<br />
e immerse in un’altra soluzione<br />
salina con sale marino di Cervia e<br />
finocchio. In questa salamoia le<br />
olive acquistano il loro tipico gusto<br />
fruttato, con sentore di pomodoro,<br />
leggero amaro e piccante. Queste<br />
sono le olive che poi vengono fatte<br />
ripiene per realizzare le famose<br />
olive all’ascolana. Se si vogliono<br />
poco salate, basta tenerle per alcune<br />
ore immerse in acqua. Le olive<br />
ascolane al naturale vengono invece<br />
stagionate in fermentazione per<br />
12-15 mesi, col risultato di essere<br />
più amare delle altre, ma molto più<br />
croccanti, e anche molto salate in<br />
112
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
Adriatico e i monti<br />
Sibillini. Era il 2009.<br />
Poi è venuto il nuovo<br />
laboratorio di 400<br />
metri quadrati.<br />
quanto non hanno altri conservanti.<br />
Le olive più piccole infine sono<br />
usate per produrre l’olio extravergine<br />
di oliva. Il giorno stesso della<br />
raccolta vengono portate al frantoio<br />
per l’estrazione. La molitura<br />
è effettuata a freddo con sistema<br />
continuo a 2 fasi. Solo così si ottiene<br />
un olio dal sapore molto delicato<br />
e dagli aromi fruttati che ricordano<br />
pomodoro, carciofo e mandorla.<br />
Inoltre è un olio ricco di polifenoli,<br />
omega 3 e omega 6, tutti principi<br />
molto salutari.<br />
Che dire, l’olio mi ha dato un assaggio impeccabile e pieno, ma ciò che mi ha colpito davvero è stata<br />
la croccantezza eccezionale dell’oliva al naturale. Non nascondo che ho finito da solo l’intero vasetto.<br />
lo stracchino a munta calda<br />
Giacomo Perletti,<br />
originario di Grumello,<br />
appena presa la<br />
laurea in Agraria si è<br />
dedicato a un progetto<br />
ambizioso che dopo<br />
5 anni è una realtà:<br />
il recupero di un<br />
nucleo rurale del 1500<br />
situato a Oltressenda<br />
Alta, in Valzurio, una<br />
valle laterale dell’alta<br />
Val Seriana. Quindi<br />
lavori sul campo e<br />
ristrutturazioni di<br />
antiche strutture di<br />
quella che oggi è<br />
Contrada Bricconi con<br />
stalla e caseificio.<br />
CONTRADA BRICCONI<br />
OLTRESSENDA ALTA (Bergamo)<br />
VIA BRICCONI, 3 - TEL. 3494285648<br />
info@contradabricconi.it<br />
www.contradabricconi.it<br />
Nel gennaio 2014 l’acquisto delle<br />
prime tre manze di razza Grigio<br />
Alpina, una razza bovina adatta<br />
alla vita di montagna e dalle buone<br />
rese sia di latte sia di carne. Oggi le<br />
vacche sono oltre venti, allevate in<br />
alpeggio tra i 1.500 e i 2.200 metri<br />
di quota nel periodo estivo fino<br />
a settembre e poi nella stalla dove<br />
sono nutrite con le erbe dei prati.<br />
Dal loro latte - e solo da quello -<br />
Giacomo, con l’aiuto di Matteo,<br />
produce una teoria di formaggi da<br />
leccarsi i baffi. Ecco lo stracchino a<br />
munta calda, così chiamato perché<br />
ottenuto con l’antica tecnica del<br />
latte appena munto che viene subito<br />
filtrato e messo in una caldaia<br />
di rame con il caglio per ottenere<br />
una pasta morbida e cremosa; le<br />
formaggelline alle erbe realizzate<br />
con il latte della mungitura serale<br />
con l’aggiunta del latte intero della<br />
mattina fatto cuocere a 40°C fino<br />
a ottenere delle piccole forme aromatizzate<br />
con foglie di rosmarino,<br />
alloro, salvia, ortica o noce. Quindi<br />
la tipica Formaggella delle montagne<br />
bergamasche, fatta stagionare<br />
almeno 30 giorni per raggiungere<br />
la pienezza dei suoi aromi e infine<br />
il formaggio stagionato a doppia<br />
munta, il più nobile della tradizione<br />
caseria di montagna, che viene<br />
lasciato maturare a lungo. Tutti i<br />
formaggi si possono ordinare e ritirare<br />
direttamente in azienda. Ma<br />
le novità non finiscono qui: presto<br />
tutto questo piccolo paradiso sarà<br />
agriturismo.<br />
Questa di Giacomo e Matteo è una delle storie più belle del Golosario. Meritano il viaggio.<br />
113
cose buone<br />
Un’avventura nel<br />
mondo dolciario iniziata<br />
nel 1940 in terra<br />
emiliana. Sopito il<br />
desiderio di produrre<br />
cioccolato a causa delle<br />
restrizioni commerciali<br />
e dell’assenza di<br />
materie prime durante<br />
il conflitto mondiale,<br />
Lino Bardini diede il<br />
via alla produzione di<br />
caramelle.<br />
Sicuramente la<br />
bresaola è uno<br />
dei prodotti della<br />
Valtellina più<br />
conosciuto. Prodotto<br />
Igp dal 1998, viene<br />
preparata con carne<br />
di manzo salata e<br />
successivamente<br />
stagionata.<br />
l’aroma dei graffioni<br />
tra cremini, tartufi e tavolette<br />
BARDINI CIOCCOLATO<br />
PIACENZA<br />
VIA VITTIME DI RIO BOFFALORA, 19<br />
TEL. 0523484308 - www.bardini.it<br />
l’autentica bresaola<br />
SALUMIFICIO MOTTOLINI<br />
POGGIRIDENTI (Sondrio)<br />
VIA LOZZONI, 5 - TEL. 0342564070<br />
vendite@mottolini.it - www.mottolini.it<br />
Tra i magnifici produttori menzioniamo<br />
il Salumificio Mottolini, dove<br />
Michele Mottolini realizza diversi<br />
tipi di questo salume tipico: la Gran<br />
Gusto, molto saporita; l’Igp che segue<br />
il rigido Disciplinare di Produzione;<br />
la Fassona con carne di razza<br />
Piemontese e infine la equina, che<br />
risulta molto magra e fragrante.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Con la fine della Seconda Guerra<br />
Mondiale, e la “riscoperta” del<br />
cioccolato (grazie anche ai soldati<br />
americani), prende avvio così un<br />
percorso artigianale ad esso dedicato<br />
che non ha conosciuto soste<br />
fino ai giorni nostri. Fin da allora,<br />
fiore all’occhiello di casa Bardini<br />
sono i Graffioni.<br />
Tutti diversi l’uno dall’altro, vengono<br />
ancora fatti a mano, uno per<br />
uno, con la maestria artigianale<br />
che solo generazioni di cioccolatieri<br />
hanno saputo perfezionare. Fondamentale,<br />
la scelta della ciliegia intera<br />
sotto spirito, intera perché il nocciolo<br />
aiuta a sprigionare gli aromi<br />
particolari, immersa nel maraschino<br />
e ricoperta di puro cioccolato fondente.<br />
Tra le altre prelibatezze imperdibili,<br />
il cremino, una pralina su tre strati<br />
composta da cacao di loro produzione,<br />
nocciole, caffè e pistacchi<br />
originari di zone particolarmente<br />
vocate; e il morbido tartufo, lavorato<br />
con un delicato processo di<br />
estrusione. Un must rimangono<br />
anche le tavolette, realizzate dopo<br />
aver selezionato le fave migliori<br />
provenienti da tutto il mondo: dal<br />
cacao Criollo e cacao Trinitario del<br />
Venezuela e dell’Ecuador a quelli<br />
pregiati del Madagascar, di Cuba<br />
e del Ghana. Per Pasqua, anche se<br />
appare scontato, ecco l’appuntamento<br />
con le deliziose uova di cioccolato,<br />
tra le quali, quest’anno, la<br />
novità del Graffuovo, che riprende<br />
forma e consistenza della loro storica<br />
pralina.<br />
114
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
Ultima nata è l’Originaria, prodotta<br />
secondo tradizione solo con carni<br />
selezionate di bovini nati, allevati<br />
e macellati in provincia di Sondrio,<br />
Finalmente è arrivata la bresaola della distinzione!<br />
un bergamotto da podio<br />
arricchita con sale delle Alpi, vino<br />
Rosso di Valtellina doc ed erbe biologiche<br />
coltivate nella cornice della<br />
Valposchiavo.<br />
È una sorpresa<br />
questo progetto<br />
che mira a portare<br />
sulla tavola delle<br />
colazioni di tutta<br />
Italia una selezione<br />
di succhi bio made<br />
in Italy prodotti da<br />
tre aziende agricole<br />
differenti.<br />
SPREMARÌ<br />
RIVOLI (Torino)<br />
PIAZZA MARCONI, 15 - TEL. 3387613814<br />
info@spremari.it - www.spremari.it<br />
I protagonisti sono l’azienda agricola<br />
calabrese Patea con bergamotto,<br />
ma anche arance, limoni e<br />
mandarini; poi la siciliana Treesse<br />
Succhi con limoni, mandarini e le<br />
pregiate “Arance Sanguinello” che<br />
crescono alle pendici dell’Etna; la<br />
piemontese Il Frutto Permesso con<br />
pere, kiwi e oltre venti varietà di<br />
mela della Valpellice. I succhi sono<br />
lavorati in provincia di Torino e<br />
commercializzati in bag in box.<br />
Nel 2016 ha ricevuto<br />
anche il primo premio<br />
all’Italian Cheese<br />
Awards e a Golosaria<br />
Veneto ha finito tutti<br />
i prodotti.<br />
Quanti visitatori di Golosaria mi hanno fermato per dirmi che avevano<br />
assaggiato un succo di bergamotto speciale. Complimenti Spremarì!<br />
lo stracchino<br />
e altri formaggi morbidi<br />
CASEIFICIO CASTELLAN URBANO<br />
ROSÀ (Vicenza) - VIA GIOTTO, 24 - TEL. 0424580660<br />
s.castelllan@caseificiocastellan.it - www.caseificiocastellan.it<br />
Urbano Castellan, con la moglie<br />
Armida, ha aperto questo caseificio<br />
nel 19<strong>69</strong>, concentrandosi inizialmente<br />
sulla produzione di sole<br />
caciotte e dell’Asiago. Ma di lì a<br />
poco, Castellan capì l’importanza<br />
di diversificare la produzione.<br />
E iniziò l’avventura dello stracchino<br />
che oggi rappresenta il simbolo<br />
della produzione aziendale. Come<br />
gli altri prodotti di Castellan (sono<br />
una dozzina le referenze), è realizzato<br />
e confezionato interamente a<br />
mano con latte selezionato fresco<br />
di giornata che giunge quotidianamente<br />
al caseificio da 16 stalle<br />
del territorio vicentino, padovano<br />
e trevigiano. È eccellente, di una<br />
Tutti fantastici questi formaggi, tutti da assaggiare con la mostarda. Bravi!<br />
dolcezza in bocca che conquista,<br />
ma tuttavia dalle piacevoli note<br />
acidule che ne allungano la persistenza.<br />
Tra gli altri prodotti anche<br />
il Biancone del Grappa, formaggio<br />
a pasta molle e a crosta<br />
fiorita, maturato circa 30 giorni,<br />
piacevolmente delicato. Ci sono<br />
poi la Caciotta veneta, il Bassanese,<br />
un classico latteria veneto,<br />
l’immancabile Casatella, ovvero lo<br />
spalmabile veneto per eccellenza,<br />
il Monte Grappa (sorta di latteria<br />
Bassanese proposto in forma quadrata<br />
e più piccola, sui 2 kg). Da<br />
provare anche lo squacquerone,<br />
la ricotta fresca e la tosella, ideale<br />
alla griglia.<br />
115
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
i torroni top dell’Astigiano<br />
Una storica gelateria<br />
di San Damiano d’Asti<br />
ha investito da circa<br />
un anno in un altro<br />
prodotto dolciario<br />
che appartiene alla<br />
cultura del territorio:<br />
il torrone.<br />
TORRONE BASANO CORAGLIA<br />
SAN DAMIANO D’ASTI (Asti)<br />
VIA ASTI, 16/A - TEL. 0141971084<br />
Dopo una serie di viaggi in Italia e<br />
in Europa per carpire segreti e modalità<br />
di preparazione dei sommi<br />
pasticcieri, l’azienda Basano Coraglia<br />
ha dato avvio a una serie di<br />
sperimentazioni nel proprio laboratorio<br />
artigianale dell’Astigiano,<br />
compresa la fase di tostatura, forte<br />
anche di una consolidata sapienza<br />
e manualità nel trattare materie<br />
prime dolciarie. Queste ultime sono<br />
di primissimo livello: miele vergine<br />
di acacia e di castagno delle api a<br />
dimora nel Roero, albume fresco di<br />
piccoli allevamenti indigeni, bacche<br />
di vaniglia e oli essenziali di agrumi<br />
del pomodorino<br />
Il nome deriva dalla consuetudine<br />
di conservarli legati a grappoli<br />
sospesi in locali aerati o sui balconi,<br />
così da mantenerli freschi fino<br />
all’inverno. Ha una forma ovale<br />
allungata, lievemente a pera o a<br />
cuore, polpa soda e compatta e un<br />
sapore dolce-acidulo.<br />
Angelo Di Giacomo, detto “Giolì”,<br />
l’ultimo erede, li coltiva con metodi<br />
naturali lungo circa 3 ettari a dimora<br />
alle falde del Vesuvio e a fine<br />
giugno compie il rito della raccolta<br />
a piena maturazione. Accanto<br />
a questa varietà antica, coltiva anche<br />
il pomodoro “Giallo” del Vesuvio,<br />
detto anche “Spunzillo”, che<br />
si differenzia dal precedente oltre<br />
che per il colore, per la maggiore<br />
dolcezza e la minore persistenza al<br />
palato. Entrambe le varietà sono<br />
proposte in quattro modalità diverselezionati<br />
uno per uno, mandorle<br />
di Noto, nocciola Piemonte Igp. La<br />
lavorazione prevede l’impasto iniziale<br />
di zucchero e miele in un contenitore<br />
riscaldato, la “torroniera”,<br />
quindi l’amalgama con gli albumi,<br />
e la successiva posa manuale su<br />
stampi dove è presente la cialda<br />
(o ostia) che ne ricopre le superfici.<br />
Accanto a quello classico, tra le<br />
tipologie top prodotte, ecco il torrone<br />
friabile alle mandorle e pistacchi,<br />
quello morbido alle nocciole,<br />
con fichi e noci profumato alla cannella,<br />
canditi all’arancia e limone, e<br />
al cioccolato fondente.<br />
All’interno del<br />
Parco Nazionale del<br />
Vesuvio, c’è una<br />
famiglia che da ben<br />
cinque generazioni<br />
coltiva e trasforma<br />
il prodotto più<br />
rappresentativo<br />
del luogo e uno dei<br />
più antichi della<br />
tradizione dell’intera<br />
Campania, ovvero<br />
il pomodorino<br />
del Piennolo del<br />
Vesuvio.<br />
AZ. AGR. GIOLÌ<br />
SAN GIORGIO A CREMANO (Napoli)<br />
VIA PALMIRO TOGLIATTI, 37 - tel. 3386356591 - info@agricolagioli.it<br />
se: dal pomodoro fresco a quello<br />
invasettato al naturale con acqua e<br />
sale. Quindi, la tradizionale “passata”<br />
(anche con pomodorini interi)<br />
e la “spaccatella”, un metodo di<br />
conservazione in vasetto in uso alle<br />
famiglie del luogo, che prevede che<br />
il pomodoro venga tagliato in due<br />
parti.<br />
116
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
cose buone<br />
il prototipo delle ciberie<br />
Locale polifunzionale<br />
e prototipo di quelle<br />
Ciberie lanciate a<br />
Golosaria, è dedicato<br />
all’alimentazione<br />
e all’agricoltura di<br />
qualità.<br />
LA BOTTEGA DI STIGLIANO<br />
STIGLIANO (Siena)<br />
P.ZZA DI STIGLIANO, 162 - TEL. 3491587065<br />
staff@cuocoadomicilio.info<br />
www.labottegadistigliano.it<br />
In bottega si possono trovare tanti<br />
prodotti alimentari a km 0 dalla<br />
pasta alla verdura biologica, dai<br />
salumi di Cinta Senese a vini e miele<br />
del territorio, con un banco gastronomia<br />
dove preparano panini<br />
da asporto con formaggi e salumi<br />
aperti al banco. Chi lo desidera può<br />
anche sostare alla cucina della bottega<br />
per assaggiare gli stessi prodotti<br />
cucinati in loco.<br />
Sono l’emblema di un nuovo format che ha debuttato a Golosaria<br />
Milano e subito ha destato l’interesse di tanti operatori.<br />
buristo e mallegato<br />
Gli esordi di<br />
quest’azienda sono<br />
quelli classici: una<br />
famiglia che in Val di<br />
Cornia, nel 1992, apre<br />
il proprio salumificio<br />
dove realizza i<br />
classici salami crudi<br />
della tradizione<br />
maremmana e la<br />
porchetta, da carni di<br />
maiali e cinghiali di<br />
allevamenti locali.<br />
SALUMIFICIO PATRONE<br />
VENTURINA TERME (Livorno)<br />
VIA DELLA TECNICA, 4 - TEL. 0565850322<br />
info@salumificiopatrone.it<br />
www.salumificiopatrone.it<br />
La produzione è molto vasta: porchetta,<br />
fegatelli, ciccioli e due salumi<br />
di origine medioevale, come<br />
il buristo e il mallegato. Il primo<br />
prevede l’unione del sangue di maiale<br />
con le cotenne cotte e tritate,<br />
lardelli e spezie; il mallegato è sempre<br />
a base di sangue del maiale ma<br />
prevede nell’impasto anche lardelli<br />
e uva passa. Non mancano i salami<br />
classici, quello storto, quello al finocchio,<br />
il salsiccione e le salamelle.<br />
C’è poi la linea dei pepati con la<br />
guancia, il rigatino, il rigatino con<br />
arista e il prosciutto crudo Nostra-<br />
Quando la tradizione rimane la strada maestra.<br />
è tornato il gigante<br />
le. Le novità più interessanti sono<br />
quelle introdotte con l’arrivo, in<br />
azienda, della nuova generazione:<br />
Luca al reparto macelleria e Nica<br />
nel marketing. Ecco la Lombè, una<br />
lombata affinata nel vino rosato<br />
“Afrodite” dell’azienda Bulichella<br />
di Suvereto, il salame impastato con<br />
vino “Rubino” sempre della stessa<br />
azienda e l’ottima salsiccia stagionata<br />
al vino “Tuscanio Bianco”, che<br />
rimane morbida e profumata.<br />
IDEARISO<br />
VERCELLI - PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ, 1 - TEL. 3480093223<br />
info@ideariso.com - www.ideariso.com<br />
A rischio scomparsa, oggi è protagonista<br />
di una nuova ribalta. Il recupero<br />
si deve al progetto Ideariso,<br />
un’azienda nata da un gruppo di<br />
agronomi per valorizzare le varietà<br />
117
cose buone<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
A Vercelli il Gigante<br />
identificava<br />
un’antica varietà<br />
di riso, dai chicchi<br />
particolarmente<br />
grandi e resistenti,<br />
cosa che li mantiene<br />
ben separati fino a<br />
fine cottura, e nella<br />
sua coltivazione non<br />
necessita dell’utilizzo<br />
di funghicidi.<br />
Come riesce a rinnovarsi<br />
una macelleria?<br />
Da Diego potrebbe esserne<br />
un esempio da<br />
manuale. Nata ai tempi<br />
della guerra da un<br />
allevamento avicolo<br />
condotto dalle donne<br />
di casa, la macelleria<br />
negli anni si è specializzata<br />
in questo tipo<br />
di carni.<br />
storiche del territorio Vercellese, Novarese<br />
e della Lomellina. Le risaie, di<br />
proprietà dei soci, sono selezionate<br />
sulla base della vocazione a una determinata<br />
varietà così da garantire il<br />
massimo della resa da un punto di<br />
vista qualitativo, seguendo i principi<br />
dell’agricoltura biologica e integrata.<br />
La purezza della varietà viene garantita<br />
direttamente o attraverso la collaborazione<br />
con le principali aziende<br />
sementiere. La lavorazione, sempre<br />
secondo un attento progetto di filiera,<br />
avviene in alcune riserie artigianali<br />
collocate nel territorio d’origine<br />
dei risi. Infine l’ultima innovazione<br />
riguarda il packaging: non più plastica<br />
e metallo ma cartone e banda<br />
stagna, a comporre eleganti tubi<br />
che conciliano una corretta conservazione<br />
con la bellezza e la cura del<br />
da diego<br />
ovvero l’arte di fare il ragù<br />
MACELLERIA E GASTRONOMIA DA DIEGO<br />
VIGONZA (Padova) - FRAZ. CODIVERNO<br />
VIA MONTE GRAPPA, 1 - TEL. 049646028<br />
info@macelleriadadiego.it<br />
www.macelleriadadiego.it<br />
Negli anni Novanta è Diego a dare<br />
la svolta e a puntare su tutte le carni,<br />
ma non solo. A far la differenza,<br />
negli ultimi anni, è stato proprio il<br />
settore delle specialità pronte, dalle<br />
carni da cuocere o già cotte e solo<br />
da scaldare fino ad arrivare a un’ampia<br />
teoria di ragù. Ce n’è proprio<br />
per tutti i gusti: d’anitra, di struzzo,<br />
di capriolo, di cervo, di cinghiale, di<br />
musso (asino), di scottona, di agnello<br />
e quelli classici del contadino (sia<br />
bianco sia rosso). Quindi la vasta<br />
teoria dei sughi: alla puttanesca,<br />
all’Amatriciana, il verdurello (anche<br />
A Golosaria Veneto è stato un successo l’incontro con questi ragù. Bravissimo!<br />
dettaglio (ma soprattutto sono anche<br />
un comodo dosatore). Oltre al<br />
Gigante di Vercelli, che rappresenta<br />
il simbolo del loro lavoro, propongono<br />
anche Carnaroli di qualità extra,<br />
riso integrale Felix, ottimo da bollire,<br />
il riso Rosso Originario Integrale, che<br />
viene conservato alcuni mesi prima<br />
della lavorazione così da conferirgli<br />
qualità organolettiche uniche, il riso<br />
Nero Originario Integrale ricco di antociani<br />
e, infine, il Riso Sant’Andrea<br />
Integrale biologico, di grande versatilità<br />
in cucina.<br />
Devo riconoscere che la degustazione attenta di tutti questi risi mi ha regalato elementi di novità.<br />
Loro rappresentano la fine della commodity del riso e il percorso spedito della distintività.<br />
in versione rosso). Altrettanto curiosi<br />
gli oli di loro produzione: agli agrumi,<br />
al cardamomo, alle fave di Tonca,<br />
al peperoncino, alle erbe fini. Poi ci<br />
sono anche i dadi, di erbe e verdure,<br />
le composte (di ananas e pepe rosa o<br />
di cipolla di Tropea) e una succulenta<br />
gallina in saor con carne di gallina,<br />
cipolla in agrodolce, uva sultanina e<br />
pinoli. Tutti si possono anche ordinare<br />
attraverso l’e-commerce.<br />
118
La cantina Sartarelli<br />
ha ottenuto a Golosaria 2016 il riconoscimento<br />
“Cantina del cuore ”per la regione Marche,<br />
con la motivazione “aver mantenuto costanza<br />
qualitativa e portato sviluppo ed innovazione nella<br />
proposta dei vini della propria terra”.<br />
VIA COSTE DEL MULINO, 24 - POGGIO SAN MARCELLO (AN) TEL. E FAX 073189732 - INFO@SARTARELLI.IT - WWW.SARTARELLI.IT
La piana vercellese è dominata dalla coltura del riso.<br />
In quest’ambiente unico e suggestivo, in cui natura e<br />
opera dell’uomo si fondono in un perfetto equilibrio,<br />
si coltivano infatti oltre 100 varietà di riso, tra cui il<br />
Riso di Baraggia Biellese e Vercellese D.O.P. alla base<br />
di uno dei piatti più rappresentativi del territorio, la<br />
panissa, da degustare con un’altra eccellenza della<br />
provincia di Vercelli, un buon bicchiere di Gattinara<br />
D.O.C.G. Venite a conoscere la capitale europea del riso.<br />
Ne rimarrete affascinati!<br />
Vercelli<br />
RISO, RISAIE E RISOTTI<br />
www.atlvalsesiavercelli.it<br />
www.piemonteitalia.eu/it/eventi.html<br />
www.bookingpiemonte.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
BIODIVERSITÀ<br />
di riso<br />
Trent’anni fa<br />
debuttava per la<br />
prima volta il termine<br />
biodiversità, coniato<br />
dall'entomologo E.O.<br />
Wilson nel 1986.<br />
Questo termine ha<br />
anche un valore<br />
fondamentale in<br />
agricoltura, dove la<br />
biodiversità dei cereali<br />
(che forniscono oltre<br />
la metà del cibo a<br />
livello mondiale) è<br />
in continuo pericolo,<br />
schiacciata dalle<br />
monocolture e<br />
dall’agricoltura<br />
intensiva.<br />
Eppure ci sono isole (oggi per fortuna<br />
sempre più vaste) dove la<br />
biodiversità è ancora una risorsa.<br />
Il Vercellese è una di queste. Questo<br />
territorio vanta infatti un particolare<br />
record: è il territorio in cui<br />
è presente la maggiore ricchezza<br />
varietale di risi al mondo. La storia<br />
del riso nel Vercellese inizia nel<br />
Duecento circa, quando vengono<br />
costruiti i primi canali e il riso è<br />
attestato come coltivazione in diversi<br />
documenti. Nel Seicento è già<br />
una coltivazione tipica, che diventa<br />
una vera e propria specializzazione<br />
nell'Ottocento grazie soprattutto<br />
alle innovazioni portate dal conte<br />
Camillo Benso di Cavour che qui<br />
possedeva una grangia.<br />
La storia dell’innovazione varietale<br />
invece è ancor più recente e inizia<br />
a Vercelli nel 1908, quando viene<br />
istituita la Stazione Sperimentale di<br />
Risicoltura. La creazione di nuove<br />
varietà prende piede a partire dagli<br />
anni Trenta e dopo la Seconda<br />
Guerra Mondiale sono messe a<br />
coltura varietà che diventeranno<br />
le colonne portanti di questo territorio<br />
ovvero il Carnaroli, il Baldo,<br />
il S.Andrea, un tempo commercializzato<br />
con il nome di Rizzotto. In<br />
seguito si è diffuso il Loto e ancor<br />
più recentemente l’Ariete e il Drago.<br />
Alla fine degli anni ’80, grazie<br />
alle politiche produttive dell’Unione<br />
Europea che spingono a guardare<br />
al Nord del continente dove il<br />
riso si consuma per lo più bollito,<br />
si affermano le coltivazioni dei risi<br />
lunghi B simili al Thaibonnet, che si<br />
chiamano Cl 26, Gladio, Sirio. Più<br />
recentemente invece la rivoluzione<br />
produttiva è quella della coltura<br />
all’asciutto di nuove cultivar come<br />
il Prometeo e il Cripto.<br />
Oggi il vessillo dell’innovazione nel<br />
vercellese è portato avanti anche<br />
da un’altra categoria di risi, quelli<br />
121
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
speciali, tra cui spiccano i pigmentati,<br />
dall’Ermes al Venere, e ultimamente<br />
le varietà ideali per il sushi.<br />
Per esaltare questa ricchezza di varietà<br />
e la storia che da secoli ne è la<br />
base, è nata nel 2014 la Strada del<br />
Riso vercellese di Qualità.<br />
L'associazione annovera circa cento<br />
associati suddivisi in aziende<br />
agricole, trasformatori e riserie,<br />
operatori commerciali, alberghi e<br />
ristoranti, musei, tour operator e<br />
guide turistiche, associazioni ed<br />
enti pubblici, Comuni e pro loco:<br />
una galassia di settori con l'obiettivo<br />
principale di dare sostegno a<br />
un territorio che vuole identificarsi<br />
con una campagna attrattiva, accogliente<br />
e moderna grazie a otto<br />
secoli di tradizione risicola.<br />
A Golosaria, a rappresentare<br />
la Strada del Riso Vercellese<br />
sono giunte:<br />
- Azienda Agricola Cascina<br />
Oschiena - Crova (Vc)<br />
- Azienda Agricola CellaGrande di<br />
San Michele - Viverone (Bi)<br />
- Azienda Agricola Tenuta Castello<br />
Desana (Vc)<br />
- Società Agricola Drusiana<br />
Casanova - Elvo (Vc)<br />
- Gli Aironi Riso - Lignana (Vc)<br />
- Azienda Agricola Cascine Bellaria<br />
Formigliana (Vc)<br />
- Società Agricola Cascina Brarola -<br />
Vercelli (Vc)<br />
- Agricola Osenga - Trino (Vc)<br />
A Golosaria il riso vercellese, insieme<br />
agli altri prodotti del territorio,<br />
ha trovato una celebrazione in un<br />
piatto elaborato dal consultant<br />
chef Alberto Conti:<br />
IL RISO CARNAROLI<br />
CON CIPOLLA ROSSA CANDITA E GORGONZOLA DOP<br />
INGREDIENTI PER 10 PORZIONI<br />
- 1000 g Riso Carnaroli dop della<br />
Baraggia<br />
- 2000 ml brodo comune<br />
- 300 g cipolle rosse di Tropea<br />
- 50 g zucchero<br />
- 100 ml olio di oliva<br />
- 300 ml vino Nebbiolo<br />
- 10 g sale fino<br />
- 4 g pepe nero macinato<br />
- 300 g gorgonzola<br />
- 100 g Grana Padano grattugiato<br />
- 50 g burro<br />
- 100 g cipolle rosse di Tropea<br />
- 100 ml latte UHT<br />
- 100 g gorgonzola<br />
PROCEDIMENTO<br />
Tagliare a julienne 100 g di cipolla<br />
rossa, cuocerla a vapore, frullarla,<br />
stenderla su carta forno e farla<br />
essiccare: frullare per ottenere una<br />
polvere.<br />
Pelare le restanti cipolle rosse.<br />
Tagliarle a metà e lasciarle decantare<br />
in acqua corrente per alcuni<br />
minuti.<br />
Tagliarle a julienne e metterle a<br />
brasare a fuoco dolce in una casseruola<br />
con coperchio assieme allo<br />
zucchero, quando saranno belle tenere<br />
scoperchiarle e sfumarle con il<br />
vino rosso.<br />
Regolare di sale.<br />
Frullare il latte con pari quantità di<br />
gorgonzola dolce: passarlo al setaccio,<br />
versarlo nel sifone e inserire<br />
una cartuccia di gas.<br />
Tostare il riso con olio e poco burro,<br />
quindi iniziare la cottura con il<br />
brodo.<br />
A metà cottura aggiungere i tre<br />
quarti della cipolla. A fine cottura<br />
aggiungere poco vino bianco.<br />
Mantecare con gorgonzola, grana<br />
e pepe lasciandolo all’onda.<br />
Versare nei piatti e finire con un<br />
poco di cipolla candita, la spuma di<br />
gorgonzola e la polvere di cipolla.<br />
122
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
IL GORGONZOLA<br />
Altro ingrediente fondamentale di questo piatto, accanto al riso,<br />
è un formaggio Dop simbolo della produzione di Piemonte e<br />
Lombardia: il gorgonzola. Quella del gorgonzola è una storia antica<br />
che nasce nell’omonimo paese, alla porte di Milano, nell’anno<br />
879. Conosciuto prima come “Stracchino di Gorgonzola” e<br />
poi come “stracchino verde”, il gorgonzola comincia la sua scalata<br />
maggiore all’inizio del 900, quando viene esportato in Inghilterra,<br />
in Francia e Germania. Oggi solo due regioni italiane, per<br />
legge e tradizione, prevedono la produzione del formaggio gorgonzola<br />
e solamente queste provincie: Novara, Vercelli, Cuneo,<br />
Biella, Verbano Cusio Ossola e il territorio di Casale Monferrato<br />
per il Piemonte e Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi,<br />
Milano, Monza, Pavia e Varese per la Lombardia. Il gorgonzola è<br />
un formaggio a pasta cruda con venature di colore verde, dovute<br />
all’erborinatura, cioè alla formazione di muffe. L’altezza della<br />
forma varia tra i 16-20 cm e il diametro tra i 25-30 cm. La crosta<br />
è dura, ruvida mentre la pasta morbida di colore bianco appena<br />
paglierino. La stagionatura è variabile e al suo termine la forma<br />
viene tolta dalle fascette che di norma la rivestono durante i mesi<br />
nelle celle frigorifere, quindi viene tagliata in due o ulteriormente<br />
frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato<br />
(con il caratteristico logo del Consorzio impresso a rilievo).<br />
Il gorgonzola del tipo piccante si differenzia principalmente dal<br />
tipo dolce per le venature blu/verdi più accentuate, per la pasta<br />
più consistente e friabile e per il gusto più deciso e forte; prevede<br />
un periodo di stagionatura più prolungato e durante la lavorazione<br />
del latte vengono innestate differenti colture di penicilli.<br />
123
l’intervista<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
di Alessandro Ricci<br />
INTERVISTA A<br />
Thierry Cohen<br />
Thierry Cohen è il<br />
Ceo di Jet Trading ed<br />
è tra i più importanti<br />
importatori di<br />
prodotti italiani in<br />
Giappone.<br />
È stato uno dei<br />
protagonisti<br />
dell'ultima edizione di<br />
Golosaria Milano: in<br />
un incontro-intervista<br />
con Antonio Intiglietta<br />
di Artimondo, e<br />
attraverso la sua<br />
nuova azienda<br />
Solleone Bio, che mira<br />
a penetrare il mercato<br />
mondiale coi prodotti<br />
di qualità italiani.<br />
NONNA FRANCESE, PADRE<br />
ITALIANO, NATO A GINEVRA.<br />
IL SUO È UN VISSUTO “GLOBALE”.<br />
Ho vissuto i primi tre anni in Sudan,<br />
poi con la famiglia ci siamo trasferiti<br />
in Giappone. Era il 1967 e da<br />
allora il Giappone è la mia seconda<br />
patria. Ho frequentato l'università a<br />
Londra, e ho vissuto per 5 anni in<br />
Australia.<br />
QUANDO HA COMINCIATO<br />
A IMPORTARE IN GIAPPONE<br />
PRODOTTI AGROALIMENTARI<br />
ITALIANI?<br />
Era il 1981. Ho cominciato assieme<br />
a mio padre, con prodotti di alta<br />
qualità e grandi marchi. Oggi Jet<br />
Trading è un'azienda di 100 persone,<br />
con 8 uffici in Giappone.<br />
CHE RAPPORTO LEGA<br />
I GIAPPONESI ALL'ITALIA?<br />
C'è un amore ovvio ed evidente da<br />
parte dei giapponesi per tutte le<br />
eccellenze made in Italy; dalle automobili,<br />
alla moda, fino al cibo e al<br />
vino. Ci sono più di 2000 ristoranti<br />
italiani in Giappone. Negli anni '80<br />
il Giappone ha vissuto un grande<br />
boom economico, e il cibo italiano<br />
è diventato una sorta di status<br />
symbol. Poi c'è stata la crisi degli<br />
anni '90 e l'economia e ripartizione<br />
della ricchezza è cambiata: se fino<br />
agli anni '90 la middle class rappresentava<br />
il 70% dei giapponesi, oggi<br />
questa percentuale è scesa al 40%<br />
e molta ricchezza è concentrata in<br />
una piccola parte di popolazione.<br />
Però il consumo di prodotti italiani<br />
di qualità continua a crescere a ritmi<br />
da doppia cifra. Non per moda,<br />
ma perché la qualità viene riconosciuta<br />
e apprezzata. E l'attenzione<br />
si è allargata non più soltanto ai<br />
grandi nomi, ma c'è curiosità e voglia<br />
di scoperta di tutto il possibile<br />
da conoscere.<br />
QUALI SONO LE CRITICITÀ<br />
MAGGIORI PER CHI VUOLE FARE<br />
BUSINESS IN GIAPPONE?<br />
Innanzitutto c'è una questione di<br />
124
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’intervista<br />
tassazione. Le imposte sono molto<br />
alte: sul formaggio arrivano al<br />
30%, sul vino la tassa è del 70%,<br />
sulla pasta dell'80%. Il prezzo al<br />
consumatore finale ovviamente ne<br />
risente pesantemente. La seconda<br />
criticità è di carattere culturale. I<br />
giapponesi faticano a cogliere certe<br />
sfumature. Vanno matti per la pasta,<br />
ma non riescono a capire per<br />
esempio il senso del “grano antico”.<br />
C'è da fare un lavoro di comunicazione<br />
e spiegazione, che si<br />
declina in cene, degustazioni, presentazioni.<br />
QUAL È IL PRODOTTO ITALIANO<br />
PER CUI I GIAPPONESI OGGI<br />
FANNO PAZZIE?<br />
La burrata.<br />
I PRODOTTI ITALIANI VENGONO<br />
USATI PER FARE CUCINA ITALIANA<br />
O VENGONO IMPIEGATI ANCHE<br />
NELLE PREPARAZIONI DELLA<br />
CUCINA GIAPPONESE?<br />
All'inizio venivano utilizzati per la<br />
cucina italiana, ma oggi stanno<br />
entrando anche nelle preparazioni<br />
tradizionali giapponesi. Per esempio<br />
qualcuno usa l'olio extravergine<br />
sul tofu al posto della soia, o<br />
il formaggio italiano nelle insalate<br />
giapponesi, o i vari ceci con il curry.<br />
C'è un grosso potenziale in questo<br />
senso. Anche perché l'italiano<br />
medio a casa mangia nove volte<br />
su dieci cucina italiana, mentre il<br />
giapponese a casa è solito variare<br />
tra più cucine.<br />
COME VEDE IL FUTURO?<br />
Sono convinto che ci siano ulteriori<br />
possibilità di crescita, ma in certi settori<br />
è più difficile. Per esempio i vini<br />
cileni e australiani godono di accordi<br />
di libero scambio e quindi vantaggi<br />
tariffari che li hanno portati in pochi<br />
anni a quadruplicare la loro fetta di<br />
mercato e a superare Italia e Francia.<br />
Però non hanno la varietà e la storia<br />
dei prodotti italiani.<br />
CI DICA UN ASPETTO<br />
DELLA CULTURA ITALIANA<br />
CHE I GIAPPONESI PROPRIO<br />
NON COMPRENDONO.<br />
Per loro è inconcepibile la difficoltà<br />
che gli italiani hanno nel fare le<br />
cose nei tempi giusti. Sono precisi e<br />
meticolosi al limite della maniacalità,<br />
e l'atavica propensione italiana<br />
al non rispetto delle tempistiche<br />
concordate li disorienta al punto<br />
di perdere la fiducia sulla serietà di<br />
un'azienda. È un consiglio che mi<br />
sento di dare a tutti coloro che vogliono<br />
fare commercio con i giapponesi:<br />
rispettate i tempi, rispondete<br />
celermente, siate precisi. Anche<br />
nelle etichette: il piccolo produttore<br />
italiano spesso pensa che sia importante<br />
soltanto ciò che è nella bottiglia,<br />
e non la sua etichetta. Invece<br />
il giapponese guarda con estrema<br />
attenzione il contenitore. Perché se<br />
non si è stati attenti al contenitore,<br />
è molto probabile che ci sia stata<br />
la stessa disattenzione anche per il<br />
contenuto.<br />
LEI NON SI OCCUPA SOLTANTO<br />
DI IMPORT IN GIAPPONE.<br />
CI RACCONTI IL SUO PROGETTO<br />
DI SOLLEONE BIO.<br />
Solleone Bio nasce due anni fa in<br />
Piemonte, in provincia di Biella, con<br />
l'obiettivo di creare un marchio che<br />
rappresenti i prodotti di qualità italiana.<br />
Prodotti tradizionali, come<br />
pasta, confetture, risotti, sottoli,<br />
mirando alla qualità assoluta, al<br />
bio, alla ricerca di varietà antiche<br />
e autoctone. Il mercato potenziale<br />
non è il Giappone, ma il mondo<br />
intero.<br />
125
l’intervista<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Ho passato un giorno intero, in Giappone,<br />
con Thierry Cohen. Ci siamo dati appuntamento a<br />
Kanazawa, alla stazione, dove c’era anche lo chef<br />
Scin-ichiro Takagi del ristorante Zenya. E insieme<br />
abbiamo girato per la città, ad assaggiare il sushi di<br />
Reki Reki, che è il migliore di tutto il Giappone (lo<br />
ha provato anche Michelle Trogrois). E poi il sake<br />
di un’antica azienda della città: Fukumitsuya Dal<br />
1625. Quindi la soia in tutte le declinazioni, a casa<br />
di Seiichi Yamamoto, Presidente e Ceo di Yamato<br />
Soysauce & Miso. Thierry in Giappone è un’autorità;<br />
suo padre fondò l’azienda Jet, dedicata all’importazione<br />
di prodotti italiani. Lui, dopo la laurea,<br />
ha fatto esperienze altrove, anche alla Kartell, prima<br />
di prendere in mano le redini dell’azienda di<br />
famiglia, che importa i vini di Ferrari, Gaja, Masi e<br />
anche Livio Felluga, per fare alcuni nomi.<br />
Ma la sua svolta esistenziale è stata quando ha<br />
visto un pericolo alimentare per i suoi figli: cosa<br />
mangeranno domani? E così ha fondato Solleone<br />
Bio, con l’idea di creare un paniere di prodotti<br />
sani, che possano fare un nuovo racconto nel Sol<br />
Levante. È venuto a Golosaria Milano, con le sue<br />
paste da grani antichi e i suoi prodotti, apprezzati<br />
subito da chef come Gigi Mangia di Palermo e<br />
Matteo Scibilia di Ornago. È rimasto colpito dal<br />
progetto del Goji italiano, dal riso Orange e Violet<br />
di Eleonora Bertolone, mentre da poco ha deciso<br />
di importare le lingue di suocera di Mario Fongo e<br />
i formaggi di Guffanti. Mi ha colpito la forza della<br />
sua idea, che è anche la nostra: creare un ponte<br />
fra l’Italia e il Giappone di andata e ritorno, in<br />
nome dei prodotti più autentici.<br />
Alla sera, a cena nel ristorante Zenya, che ha due<br />
stelle Michelin, abbiamo brindato con un Giulio<br />
Ferrari 2004 e Matteo Lunelli, che ha visto la foto<br />
sui social mi ha scritto: “Adoro la cucina dello chef<br />
Takagi e Thierry, che lavora da tantissimi anni con<br />
noi, ha fatto un lavoro eccellente”. Scrivo questo<br />
per dire che la chiave di un successo sono i rapporti,<br />
fondati sulla verità delle cose. Questo mi ha<br />
colpito di Thierry, perché dentro a un lavoro c’è<br />
anche una missione che vuol far progredire la civiltà.<br />
Solleone Bio è tutto questo. In Francia se ne<br />
sono subito accorti e i suoi prodotti sono già nelle<br />
boutique del gusto, mentre in Giappone, l’assaggio<br />
avvenuto durante la miniGolosaria a Tokyo ha<br />
destato subito l’interesse di altri chef. Sono felice<br />
di aver conosciuto una persona così. Abbiamo davanti<br />
una bella strada.<br />
126
ilGolosario<br />
23 anni di scoperta continua nell'Italia del gusto<br />
per il best seller di Paolo Massobrio<br />
Compie 23 anni nel 2017 ilGolosario, guida alle<br />
cose buone d'Italia, il libro cult dei turisti golosi<br />
e curiosi d'Italia che è diventato la bandiera della<br />
cultura di Papillon.<br />
La più voluminosa fatica di Paolo Massobrio, che<br />
da 30 anni percorre lo Stivale alla scoperta dei migliori<br />
produttori, negozi, boutique del gusto e<br />
cantine d'Italia, , è diventato uno specchio fedele<br />
delle eccellenze del nostro territorio.<br />
La maturazione e crescita di quest'opera è stata<br />
impressionante e sono i numeri stessi a dichiararla.<br />
La prima edizione, del 1994, con introduzione di<br />
Edoardo Raspelli, constava infatti di 265 pagine in<br />
bianco e nero e circa 200 realtà produttive citate.<br />
Oggi ilGolosario è un volume di mille pagine, con<br />
foto a colori e oltre 10 mila segnalazioni, tra le<br />
quali 1.629 produttori, 4.440 botteghe del gusto,<br />
720 produttori di olio, 2.900 cantine simbolo<br />
della qualità diffusa del vino italiano.<br />
Il plus di questo vademecum<br />
del gusto è l’interattività con il<br />
portale ilgolosario.it, la sua<br />
versione online, che giorno per<br />
giorno raccoglie in real time le<br />
nuove scoperte fatte da Paolo<br />
Massobrio e dal suo staff di<br />
collaboratori.<br />
euro 25,00<br />
in libreria e sul sito<br />
comunicaedizioni.it
RIFUGIO METROPOLITANO<br />
PER CHI HA VOGLIA<br />
DI “VALTELLINA A MILANO”<br />
L’attenzione è tutta posta a riprodurre fedelmente le ricette<br />
della miglior tradizione culinaria, ma questo è solo uno degli<br />
aspetti della filosofia di sciatt à porter che fa dell’autenticità<br />
l’anima del proprio businnes. Così, la materia prima (valore<br />
dell’origine) rimane con tutta la propria semplicità ma<br />
frutto di una ricerca che chiama in causa piccoli produttori<br />
che, in comune con sciatt à porter hanno la mania di fare<br />
le cose per bene.<br />
PIZZOCCHERI<br />
INGREDIENTI PER 8 PERSONE:<br />
- 1 kg. di farine:<br />
- 750 grammi di grano saraceno<br />
- 250 grammi di farina bianca tipo 00<br />
- 45 g di sale fino<br />
- 350 g di formaggio casera<br />
- 150 g di formaggio latteria stagionato<br />
- 100 g di grana padano<br />
- 320 g di burro<br />
- 280 g di verze<br />
- 280 g di patate<br />
- salvia e aglio qb<br />
Prossimo step: guardare lontano per portare lo spirito della<br />
semplicità, del valore, dell’originalità a chi lo sa apprezzare.<br />
PROCEDIMENTO:<br />
Impastare le farine con sale ed acqua fino ad ottenere un<br />
impasto morbido ed omogeneo (rigorosamente fatto a<br />
mano). Stendere la pasta con mattarello fino ad ottenere<br />
una sfoglia dell’altezza di 3 millimetri. Tagliare la sfoglia<br />
in strisce larghe 10 centimetri circa. Sormontare le strisce<br />
ottenute per ottenere, tagliandole, pizzoccheri larghi un<br />
centimetro. Far cuocere i pizzoccheri ottenuti in abbondante<br />
acqua salata insieme con le patate e le verze per<br />
circa 10 minuti. A cottura ultimata scolare bene con un<br />
ragno e condire a strati formaggi e pizzoccheri formaggi<br />
e pizzoccheri fino alla fine. Nel frattempo soffriggere il<br />
burro con aglio e salvia fino ad ottenere il burro di color<br />
nocciola e l’aglio dorato. Versare sui pizzoccheri e mescolare<br />
delicatamente per rendere omogeneo il condimento<br />
col pizzocchero e servire immediatamente avendo l’accortezza<br />
di pescare i pizzoccheri dal basso verso l’alto (pepe<br />
se si vuole).<br />
Sciatt à porter - viale Monte Grappa, 18 - Milano - tel. 0263470524 - www.sciattaporter.it - info@sciattaporter.com
icette<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
a cura di<br />
Fabio Molinari<br />
e Alistra Silva<br />
IL FUTURO<br />
della mostarda<br />
A settecento anni compiuti, per<br />
questo prodotto identitario della<br />
Lombardia è iniziata una nuova<br />
stagione di successi. A partire<br />
dall’uso nella ristorazione.<br />
Le prime testimonianze storiche attestano un<br />
prodotto simile alla mostarda sulla mensa dei<br />
signori di Mantova già a partire dal Trecento.<br />
Eppure questo geniale connubio tra frutta, zucchero<br />
e senape gode, proprio negli ultimi anni,<br />
di una vitalità inaspettata, sia nella cucina tradizionale<br />
sia in interpretazioni più creative. Merito<br />
da un lato dell’offerta sul mercato di mostarde<br />
di qualità sempre più ampia (e in varietà diverse<br />
di frutta), ma merito anche di una libertà che ad<br />
altri prodotti non è concessa e che a prima vista<br />
sembrerebbe una debolezza. “Non esistono infatti<br />
norme specifiche che pongano i confini della<br />
mostarda - spiega il professor Davide Mondin di<br />
Alma - la regola è affidarsi alle consuetudini delle<br />
varie località. È un nome generico come biscotto<br />
o gelato, che ammette tutte le tipicità territoriali.<br />
Nell’elenco dei Pat, a livello nazionale, se ne contano<br />
decine e la maggior parte sono al Sud”. Uno<br />
svantaggio in termini di protezione da un lato,<br />
ma, dall’altro, anche la possibilità di dare spazio<br />
alla creatività come accaduto negli ultimi anni.<br />
Lo scorso ottobre, in occasione del Festival della<br />
Mostarda di Mantova e Cremona, per “misurare”<br />
la vitalità di questo prodotto abbiamo lanciato<br />
un’indagine tra i ristoratori. Su un campione<br />
scelto tra Faccini Radiosi e Corone Radiose della<br />
guida Gatti Massobrio Taccuino dei ristoranti d’Italia,<br />
è emerso che la mostarda viene equamente<br />
utilizzata in tutte le province lombarde, con una<br />
logica preminenza per Mantova e Cremona dove<br />
meno del 10% ci ha risposto di non usarla mai.<br />
Il 30% dei ristoranti usa la mostarda di mele cotogne<br />
o campanine, il 10% quella di pere. Il restante<br />
campione utilizza mostarda cremonese di<br />
frutta mista oppure mostarda mantovana spesso<br />
monofrutta. Molto apprezzate le mostarde al<br />
mandarino, zucca e fichi. Il 55% dei ristoranti<br />
segnala di privilegiare il classico abbinamento con<br />
i formaggi (non solo regionali e non solo stagionali):<br />
c’è chi la propone con la toma piemontese e<br />
chi invece propone l’accostamento al mascarpone.<br />
Il 45% l’accosta alle carni (i lessi), seguono i<br />
salumi (culatello e mostarda di mele mantovana).<br />
Più originali gli abbinamenti tra salmone marinato<br />
e mostarda di pere, fegato grasso e mostarda<br />
di Voghera.<br />
È importante sottolineare come la mostarda sia<br />
però un valido ingrediente in cucina, sia in quella<br />
più tradizionale sia in quella classica. Per dimostrarlo<br />
ecco tre ricette elaborate dai nostri migliori<br />
chef.<br />
130
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
COSCIA DI POLLASTRA<br />
CON TRADIZIONALE RIPIENO<br />
DI ZUCCA, AMARETTI<br />
E MOSTARDA DI CREMONA<br />
Ricetta di Antonio Bonetti<br />
RISTORANTE BISTEK - Trescore Cremasco (Cr)<br />
viale A. De Gasperi, 31 - tel. 0373273046<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
- 4 cosce di pollastra<br />
- 200 g di polpa di zucca<br />
- 50 g di amaretti<br />
- 200 g di mostarda assortita<br />
- 50 g di formaggio Grana grattugiato<br />
- 50 g di mollica di pane<br />
- il tuorlo di 2 uova<br />
- sale, pepe bianco e noce moscata q. b.<br />
- 4 fette di pancetta piacentina<br />
- burro, salvia q. b.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Disossare le cosce di pollastra senza togliere la pelle,<br />
mantenendo la parte finale dell'osso; appiattire<br />
con batticarne, salare e pepare. Cuocere in forno<br />
a fuoco moderato la polpa di zucca e poi ridurla a<br />
purè con il passapatate. Unire e amalgamare uniformemente<br />
a questa polpa gli amaretti sbriciolati,<br />
metà della mostarda tagliata in cubettini, il Grana,<br />
la mollica di pane a piccoli pezzi, i due tuorli,<br />
sale, pepe e noce moscata. Riempire le cosce di<br />
pollastra con il ripieno e pazientemente legare con<br />
filo da cucina. Cuocere in forno per 30 minuti a<br />
150°C avendo cura di coprire la carne con pancetta,<br />
burro e foglie di salvia. A cottura ultimata<br />
le cosce devono riposare 5 minuti fuori dal forno<br />
poi tagliarle a metà e sistemarle nei piatti, decorando<br />
con la mostarda rimasta, la pancetta, il sugo<br />
di cottura. Con il ripieno che avanza formare delle<br />
piccole crocchette; passarle nella farina bianca e<br />
friggerle in olio bollente.<br />
HAMBURGER DI FASSONE<br />
CON COMPOSTA<br />
DI MANDARINO CINESE ALLA<br />
LAVANDA, MARMELLATA<br />
DI CIPOLLE E MOSTARDA<br />
DI MELA COTOGNA<br />
Ricetta di Francesco Passalacqua<br />
ESCO BISTRÒ MEDITERRANEO - Milano<br />
via Tortona, 26 - tel. 028358144<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE<br />
- 600 g di trita di Fassone non troppo magra<br />
- 1 carota<br />
- 1 fetta di sedanorapa<br />
- 4 panini al latte<br />
- sale, pepe, olio EVO q.b.<br />
RICETTA PER LE COMPOSTE<br />
IN ACCOMPAGNAMENTO (DOSE STANDARD)<br />
Per la mostarda di mela cotogna<br />
- 1 kg mele cotogne<br />
- 400 g di zucchero<br />
- estratto di senape<br />
Per la marmellata di cipolle<br />
- 1 kg cipolle Tropea<br />
- 50 g di burro<br />
- 100 g di zucchero<br />
- 100 g di aceto<br />
- 100 g di vino rosso<br />
- sale, pepe q.b.<br />
Per la composta di mandarino cinese<br />
- 1 kg mandarino cinese<br />
- 400 g di zucchero<br />
- 50 g di lavanda<br />
ricette<br />
PROCEDIMENTO<br />
Tritare finemente la carota e il sedanorapa. Unire<br />
alla trita di Fassone e regolare il gusto aggiungendo<br />
sale, pepe e olio evo. Stampare in 4 pezzi e<br />
cuocere. Tostare il pane. Servire nel piatto con le<br />
composte in abbinamento.<br />
PER LA MOSTARDA DI MELE COTOGNA<br />
Lavare e tagliare a fette sottili le mele. Metterle<br />
in un contenitore e cospargerle con lo zucchero.<br />
Fare riposare una notte. La mattina trasferire in tegame<br />
e portare a ebollizione per 5'. Raffreddare<br />
131
icette<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
e riposare 1 giorno in frigorifero. Il giorno dopo<br />
scolare e fare bollire il liquido 5'. Versarlo caldo<br />
sulle mele e fare raffreddare, far riposare 1 giorno<br />
in frigorifero.<br />
Ripetere per 3 giorni lo stesso procedimento.<br />
L'ultimo giorno portare tutto ad ebollizione per 5'.<br />
Pesare e versare ogni 100 gr di prodotto 1,5 gocce<br />
di estratto di senape.<br />
Invasare e sterilizzare a 130 gradi vapore per 10'.<br />
Fare riposare almeno 1 mese prima dell'uso.<br />
PER LA MARMELLATA DI CIPOLLE<br />
Pelare e affettare finemente le cipolle.<br />
Sciogliere in un tegame il burro, aggiungere le cipolle,<br />
sale, pepe e stufare lentamente fino a che le<br />
cipolle asciugano bene dalla loro acqua di vegetazione.<br />
Aggiungere lo zucchero e ripetere il procedimento.<br />
Aggiungere l'aceto ed evaporare bene.<br />
Aggiungere il vino rosso e lasciare evaporare. Rettificare<br />
di sale e pepe.<br />
PER LA COMPOSTA DI MANDARINO CINESE<br />
Tagliare a metà ed eliminare i semi i mandarini.<br />
Trasferire in un recipiente e cospargere lo zucchero<br />
e la lavanda.<br />
Fare riposare una notte. La mattina trasferire in tegame<br />
e portare a ebollizione per 5'.<br />
Raffreddare e riposare 1 giorno in frigorifero. Il<br />
giorno dopo scolare e fare bollire il liquido 5'. Versare<br />
caldo sui mandarini e fare raffreddare, riposare<br />
1 giorno in frigorifero.<br />
Ripetere per 3 giorni lo stesso procedimento. L'ultimo<br />
giorno portare tutto a ebollizione per 5'. Invasare<br />
e sterilizzare a 130 gradi vapore per 10'.<br />
INSALATA<br />
DI GALLINA<br />
ALLA “STEFANI”<br />
Ricetta originale di Bartolomeo Stefani cuoco dei Gonzaga<br />
reinterpretata da Francesco Cremonesi (chef) e Giacomo<br />
Verdelli (titolare e sommelier professionista)<br />
RISTORANTE “DA GIACOMO” - Pizzighettone (Cr)<br />
piazza Municipio, 2 - tel. 0372730260<br />
INGREDIENTI<br />
- 300 g di carne di gallina lessata<br />
- 1 cucchiaio di uva sultanina rinvenuta in acqua<br />
- 20 g di cedro candito<br />
- 20 g di mostarda mele cotogne<br />
- 4 cucchiai di olio extravergine<br />
- 1/2 cucchiaio di olio e limone<br />
- qualche goccia di aceto balsamico<br />
- pepe e sale q.b.<br />
PROCEDIMENTO<br />
Dissosare la gallina e tagliarla a listelli di un cm di<br />
spessore, porla in una zuppiera. Unire l’uva sultanina,<br />
il cedro candito tagliato a fettine sottili, la<br />
mostarda di mele cotogne a dadini. Aggiustare di<br />
sale e pepe, aggiungere l’olio, l’aceto balsamico:<br />
mescolare con cura.<br />
Disporre nei piatti individuali su un letto di insalata<br />
condita con olio e limone. Servire con mostarda<br />
mista a pezzi grossolani.<br />
132
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
ricette<br />
TORTA<br />
DI ZUCCA<br />
E ZENZERO CON PERE<br />
CESTINO CROCCANTE<br />
DI GRANA COL SUO GELATO<br />
DI FORMAGGIO E COROLLA<br />
DI PROSCIUTTO CRUDO<br />
Ricetta di Fernando Aldighieri e Daniela Bellintani<br />
LOCANDA DELLE GRAZIE - Curtatone (Mn)<br />
fraz. Grazie - via Pio X, 2 - tel. 0376348038<br />
INGREDIENTI<br />
- 3 kg di zucca gia mondate di tutto<br />
- 4 pere mature<br />
- 1 radice di zenzero<br />
- 1 hg di mostarda di zucca<br />
- 400 g di zucchero<br />
- 6 uova<br />
- 400 g di farina<br />
- 1 bustina di lievito per dolci<br />
PROCEDIMENTO<br />
Preparare la zucca a fettine (tipo mele), ma non<br />
sottili. Tagliare anche le pere nello stesso modo.<br />
Grattugiare la radice di zenzero pelato, mescolare<br />
tutto assieme.<br />
A parte sbattere uova, farina, zucchero e lievito.<br />
Amalgamare tutti gli ingredienti, compresa la mostarda<br />
di zucca.<br />
In una tortiera del diametro 26 cm adagiare un<br />
foglio intero di carta da forno che copra anche i<br />
lati, mettere l’impasto, infornare a 160°C per 90<br />
minuti.<br />
Ricetta dello chef Franco Luise di Padova<br />
(catena Oriental Express) inviata da<br />
LOCANDA DELLE GRAZIE<br />
INGREDIENTI<br />
PER IL CESTINO<br />
- 200 g di Grana Padano grattugiato<br />
- 50 gr di semola di frumento<br />
PER IL GELATO DI FORMAGGIO<br />
- ¼ di litro di panna<br />
- ¼ di litro di latte intero<br />
- 3 uova intere<br />
- 200 g di Grana grattugiato<br />
- 1 pizzico di noce moscata<br />
- 1 pizzico di pepe bianco macinato<br />
PROCEDIMENTO<br />
PER IL CESTINO<br />
Mescolare gli ingredienti, mettere una padella antiaderente<br />
dal diametro 14 cm sul fuoco e scaldarla<br />
bene. Porvi una spolverata (un cucchiaio) di<br />
composto sul fondo della padella.<br />
Appena si indora, capovolgerlo sul fondo di un<br />
bicchiere rovesciato, così diventa come una stampino,<br />
lasciare raffreddare. Questi cestini si possono<br />
conservare in un contenitore coperto a temperatura<br />
ambiente anche per 5 o 6 giorni.<br />
PROCEDIMENTO<br />
PER IL GELATO DI FORMAGGIO<br />
Mettere tutti gli ingredienti in una casseruola, mescolare<br />
bene e continuare a farlo sul fuoco acceso.<br />
Portare a ebollizione. Per chi possiede una gelatiera,<br />
raffreddare da manuale. Per chi non ha in<br />
casa una gelatiera, mettere il composto in freezer,<br />
finché diventa gelato. Togliere dal freezer un’ora<br />
prima di servirlo.<br />
PREPARAZIONE PIATTO<br />
Affettare finemente il prosciutto crudo e metterlo<br />
a corolla del cestino posto al centro del piatto.<br />
Mettere nel cestino quenelle di gelato di formaggio<br />
grana. Guarnire con foglioline di mostarda<br />
mantovana.<br />
133
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
LE MELE DI VALTELLINA IGP<br />
Notizie da Melavì di Ponte in Valtellina (So)<br />
La Valtellina è la zona con la più alta concentrazione<br />
di prodotti agroalimentari a marchio europeo.<br />
Tra questi, spiccano le fragranti Mele di Valtellina<br />
IGP coltivate in valle. Le principali varietà prodotte<br />
sono Golden delicious, Red delicious, Gala, Fuji,<br />
Morgenduft, Granny smith.<br />
I terreni di montagna, la piovosità ben distribuita<br />
nel corso della stagione, la protezione a Nord<br />
delle Alpi Retiche e a Sud delle Prealpi Orobie, il<br />
favorevole influsso della brezza del lago di Como<br />
che spira lungo la vallata nelle ore pomeridiane e<br />
l’escursione termica giornaliera in prossimità della<br />
raccolta sono tutti i fattori che rendono il clima<br />
della vallata ideale per la coltivazione delle mele<br />
esaltandone il gusto, la colorazione e l’aspetto.<br />
Il fulcro di questa produzione è rappresentato Melavì,<br />
realtà nata dalla fusione delle tre cooperative<br />
ortofrutticole storicamente presenti sul territorio<br />
della provincia di Sondrio. Melavì riunisce oltre 500<br />
aziende agricole che producono mele in Valtellina<br />
e 130 lavoratori.<br />
I soci coltivano con passione e professionalità i<br />
meleti con metodo di lotta integrata adottando<br />
le più innovative tecniche di coltura atte a ridurre<br />
l’impatto ambientale. Da agosto a metà ottobre<br />
vengono raccolte circa 30.000 tonnellate di mele,<br />
conferite dai soci direttamente ai centri di conservazione<br />
dislocati lungo la valle. Le mele vengono<br />
conservate in celle frigorifere ad atmosfera controllata<br />
dove moderni impianti ad alta tecnologia<br />
consentono di mantenere inalterate le qualità della<br />
mela che conserverà il gusto di una mela appena<br />
colta dall’albero per tutto l’anno.<br />
Come conservare le mele a casa<br />
Le mele, soprattutto se di ottima qualità e comprate<br />
senza ammaccature, possono essere conservate<br />
a lungo in casa. Per conservarle fino a un mese, la<br />
soluzione ottimale è conservarle in frigorifero, nel<br />
cassetto della frutta. Ma, per una conservazione<br />
più lunga, l'ideale è riporle in un luogo possibilmente<br />
buio, fresco e umido. Il contenitore ideale<br />
è una cassa di legno dai bordi bassi, senza che i<br />
frutti si tocchino di loro, ancor meglio se avvolte<br />
singolarmente in carta di giornale.<br />
Utilizzo in cucina:<br />
il succo di mela<br />
Il succo di mela Melavì è prodotto con mele ottenute<br />
da produzioni integrate in provincia di Sondrio.<br />
Le mele vengono spremute a freddo e il succo<br />
ottenuto, senza aggiunta di acqua, zucchero e<br />
conservanti viene filtrato, pastorizzato e subito imbottigliato<br />
per mantenere elevate le caratteristiche<br />
organolettiche. Si trova in commercio nei formati<br />
di vetro da 1 litro e 250 ml oppure, per i consumi<br />
più elevati, in contenitori bag in box da 5 o 3 litri.<br />
135
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
FORMA E SUCCO: ECCO LA PERA MANTOVANA IGP<br />
Notizie da C.OR.MA. Soc. Coop. di San Giovanni del Dosso (Mn)<br />
La pera è uno dei frutti più diffusi e apprezzati d’Italia,<br />
da secoli. Basti pensare all’antico proverbio<br />
“al contadino non far sapere quanto è buono il<br />
formaggio con le pere” per l’evidente accoppiata<br />
vincente di “cacio - pere” che lo avrebbe troppo<br />
ingolosito. Oppure alla figura del “peracottaio”<br />
che, nel Settecento, le vendeva cotte, ricoperte di<br />
caramello e infilzate su un bastoncino per poterle<br />
mangiare per la strada.<br />
Può assumere diverse forme, ed essere di diversa<br />
grandezza, sapore e colore, a seconda della varietà.<br />
Tra queste sono da ricordare:<br />
- la Carmen varietà abbastanza recente, molto apprezzata<br />
perché precoce. Dà frutti medio grossi,<br />
di colore tra il giallo e il rosso sfumato, succosi e<br />
aromatici.<br />
- la Max Red Bartlett è la classica pera estiva (disponibile<br />
però sul mercato fino a gennaio) che si<br />
distingue per la qualità della polpa profumata e<br />
succulenta.<br />
- la Santa Maria è una varietà estiva che dà frutti di<br />
dimensioni medie, di colore giallo verde, con polpa<br />
abbastanza succulenta. Si consuma in prevalenza<br />
in estate/autunno.<br />
- la Decana del Comizio, dai frutti grossi e rugginosi<br />
con polpa bianca e aromatica. Si trova sul mercato<br />
fino a dicembre/gennaio.<br />
- la Conference, dai frutti di dimensioni medie dalla<br />
buccia verde-giallo bronzato (o rugginosa) e dalla<br />
polpa bianco giallastra, fondente, molto succosa,<br />
dolce e aromatica. Si trova sul mercato fino a dicembre/gennaio.<br />
- la Abate Fétel, dai frutti grossi e allungati con<br />
buccia giallastra, soffusa di rosso all’insolazione. Si<br />
conserva fino a metà dell’inverno. È ottima cruda.<br />
- la Kaiser, dai frutti grossi con buccia rugginosa su<br />
sottofondo giallo bronzeo e con polpa consistente.<br />
Si conserva fino a gennaio. È ottima sia cruda<br />
che cotta.<br />
- la William bianca è la pera protagonista delle macedonie<br />
in estate. È molto apprezzata per la succosa<br />
polpa di colore bianco avorio e per il profumo<br />
aromatico che la rende perfetta anche per i frullati.<br />
Sono tutte varietà comprese all’interno della denominazione<br />
Pera Mantovana IGP.<br />
La pera: come si conserva<br />
Le pere acquistate vanno maneggiate con cura<br />
perché si ammaccano facilmente. Se sono piuttosto<br />
mature è consigliabile conservarle in frigorifero<br />
chiuse in un sacchetto di carta (i sacchetti di plastica<br />
potrebbero causare marciume perché al loro<br />
interno si crea umidità). Se sono molto dure è meglio<br />
conservarle a temperatura ambiente chiuse in<br />
un sacchetto di carta del pane (i sacchetti di carta<br />
aiutano a prevenire l’avvizzimento perché trattengono<br />
in parte l’umidità prodotta dalla frutta durante<br />
la maturazione).<br />
La pera e il benessere<br />
Come suggerisce il colore bianco della polpa,<br />
contiene potassio e fibra. Il potassio contribuisce<br />
al normale funzionamento del sistema nervoso e<br />
alla normale funzione muscolare nonché al mantenimento<br />
di una normale pressione sanguigna. La<br />
fibra invece mantiene in salute l’intestino.<br />
136
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
IL BUONO DELLA ZUCCA CHE SI FA NIDO<br />
Notizie da Op Ortonatura di Settala (Mi)<br />
La zucca è una cucurbitacea originaria del Messico<br />
e ne esistono diversi tipi, differenti per forma, fusto,<br />
colore e dimensioni del frutto e del seme. La buccia<br />
può essere di colore verde scuro, giallo, arancione,<br />
marroncino chiaro. La polpa varia dal giallo ocra<br />
all’arancione intenso. Quello che fa la differenza,<br />
però, è la consistenza della polpa che può essere<br />
molto ricca di acqua e fibrosa, compatta o addirittura<br />
farinosa. Le zucche molto acquose sono adatte<br />
soprattutto per la preparazione di creme e minestre<br />
e non sono assolutamente adatte per la preparazione<br />
di gnocchi. Quelle compatte vanno bene sia per<br />
la preparazione di minestre che di gratin e risotti;<br />
sono buone anche fritte e, previa cottura in forno o<br />
senz’acqua e dopo alcune ore di sgocciolatura, anche<br />
per torte dolci e salate, gnocchi e ravioli. Quelle<br />
a pasta farinosa sono indicate soprattutto per la<br />
preparazione di gnocchi e ravioli.<br />
La raccolta, l’acquisto<br />
e la conservazione<br />
Le zucche per essere buone devono essere ben<br />
mature. La raccolta avviene normalmente a partire<br />
dalla fine di settembre e fino ai primi di novembre.<br />
Le zucche intere, conservate in luogo buio, non<br />
umido e fresco si conservano fino ai primi di febbraio.<br />
Le zucche iniziate si conservano per pochi<br />
giorni e vanno tenute al fresco. La fetta di zucca<br />
va invece avvolta in un foglio di pellicola trasparente<br />
e conservata in frigorifero. In alternativa, la<br />
fetta può essere accuratamente privata di buccia<br />
e semi, lavata e perfettamente asciugata; posta in<br />
un contenitore a chiusura ermetica in frigorifero si<br />
conserva per 2 giorni.<br />
La zucca e il benessere<br />
Il colore dominante per la zucca è l’arancione.<br />
Questa colorazione è dovuta alle elevate quantità<br />
di betacarotene, una sostanza appartenente alla<br />
famiglia dei carotenoidi, che il nostro organismo<br />
converte in vitamina A, fondamentale per numerose<br />
funzioni dell’organismo. La vitamina A, infatti,<br />
contribuisce al normale metabolismo del ferro e<br />
al mantenimento della pelle, della capacità visiva e<br />
della funzione del sistema immunitario nella normalità.<br />
In generale il betacarotene è un potente<br />
antiossidante che viene assorbito con i grassi e se<br />
assunto con gli alimenti non procura sovradosaggio,<br />
come può invece verificarsi nel caso di un eccessivo<br />
uso di integratori.<br />
La zucca in cucina<br />
Un utilizzo innovativo della zucca in cucina è<br />
nel nuovo formato del Nido di Zucca. Il Nido di<br />
Zucca si compone di un filamento di polpa di<br />
zucca di spessore sottile arrotolato su se stesso.<br />
Questa tipologia di lavorazione, rispetto al tipico<br />
cubetto, consente una cottura uniforme del prodotto,<br />
ha una forma più accattivante e si presta<br />
anche per la decorazione dei piatti. Una modalità<br />
di cottura è la frittura del Nido. Si suggerisce l’utilizzo<br />
di una friggitrice o di una pentola “wok” in<br />
modo da mantenere immerso il prodotto, questo<br />
non si scioglierà, rimarrà dolce e croccante e potrà<br />
essere guarnito a piacimento. Inoltre il prodotto<br />
può essere anche cotto al forno (in questo caso<br />
la zucca tenderà a “caramellizzare”) e si adagierà<br />
su se stesso, diventando un ottimo contorno o<br />
antipasto.<br />
137
icette<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Se state cercando qualche ricetta<br />
per gli ospiti durante le feste vi<br />
suggeriamo alcune portate tra<br />
primi, secondi piatti e dolci che<br />
faranno felici tutti. Sono ricette<br />
scritte dalla maestra di cucina<br />
Giovanna Ruo Berchera per i due<br />
volumi di Comunica in coedizione<br />
con Cairo Editore: Cucinare i<br />
Sapori d’Italia e Avanzi d’Auto-<br />
re. Il primo volume è una guida<br />
alla scoperta dell’Italia del gusto<br />
attraverso i migliori prodotti tipici<br />
italiani e 170 ricette; il secondo<br />
volume, che ha come sottotitolo<br />
“a tavola con gusto e senza<br />
sprechi”, è una guida pratica per<br />
fare una buona spesa, conservare<br />
gli alimenti e cuocerli, corredata<br />
da 120 ricette all’insegna del nonspreco<br />
e dell’impiego degli avanzi.<br />
CON CAIRO<br />
arrivano i libri<br />
del Golosario<br />
Le prime<br />
tre ricette<br />
sono tratte da<br />
Avanzi<br />
d'Autore<br />
Gli agnolotti di carni miste sono<br />
un tipico primo piatto della cucina<br />
piemontese, conosciuto e<br />
apprezzato in tutta Italia, nato<br />
nelle campagne per utilizzare gli<br />
avanzi di carne dei giorni precedenti.<br />
Con l'arrosto avanzato si<br />
può realizzare anche il polpettone,<br />
qui proposto farcito con<br />
prosciutto o mortadella, spinaci<br />
e formaggio.<br />
Come dessert abbiamo optato<br />
per il salame di cioccolato, qui<br />
proposto però con cioccolato al<br />
latte fuso anziché con cacao in<br />
polvere. Inoltre il burro è stato<br />
quasi completamente eliminato<br />
per rendere il dolce più leggero<br />
e adatto anche a fine pasto.<br />
AGNOLOTTI DI CARNI MISTE<br />
per 10-12 persone<br />
tempo di preparazione: 120'<br />
tempo di cottura: 30'<br />
difficile<br />
INGREDIENTI:<br />
- 400 g circa di carni arrosto<br />
- 100 g di salsiccia fresca<br />
- 100 g circa di salumi non<br />
affumicati (facoltativi)<br />
- 120 g di spinaci lessati (o scarola)<br />
- 100 g di verdure a cubetti<br />
(cipolla, sedano, carota)<br />
- 2 spicchi di aglio<br />
- 1 mazzetto aromatico (alloro,<br />
salvia, timo, rosmarino)<br />
- 5 cucchiai di vino bianco<br />
- 1 bicchiere di brodo<br />
- 7 uova<br />
- 500 g di farina (più quella per<br />
infarinare)<br />
138
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
PREPARAZIONE<br />
Tritate finemente le carni cotte e<br />
mettetele in una ciotola con le carni<br />
crude. Aggiungete le uova e il tuorricette<br />
- 70 g di Grana grattugiato<br />
- 120 g di burro<br />
- 1 mazzetto di salvia<br />
- olio extravergine di oliva<br />
- sale, pepe, noce moscata<br />
PREPARAZIONE:<br />
Scaldate 3-4 cucchiai di olio in un<br />
tegame e fatevi appassire le verdure<br />
tagliate a pezzetti con il mazzetto<br />
aromatico e uno spicchio di aglio<br />
(che poi toglierete).<br />
Unite la salsiccia spellata, fatela rosolare<br />
leggermente, irroratela con<br />
il vino bianco, fate evaporare poi<br />
aggiungete le carni arrosto tagliate<br />
a cubetti e i salumi cotti tagliati a<br />
pezzetti. Mescolate, bagnate con<br />
mezzo bicchiere di brodo, mettete<br />
il coperchio e cuocete a fuoco dolce<br />
per 15-20 minuti, aggiungendo<br />
altro brodo se le carni dovessero<br />
tendere ad attaccare sul fondo del<br />
tegame. A cottura ultimata le carni<br />
dovranno essere morbide ma il<br />
fondo di cottura completamente<br />
consumato.<br />
Saltate gli spinaci con 15 g circa di<br />
burro e uno spicchio d’aglio intero,<br />
uniteli alle carni e passate tutto<br />
al tritacarne quando le carni sono<br />
ancora abbastanza calde. A questo<br />
punto, se aveste 3-4 fettine di<br />
prosciutto crudo avanzato tritatele<br />
insieme. Mettete tutto in una ciotola,<br />
lasciate raffreddare poi unite un<br />
uovo e un tuorlo (tenete da parte<br />
l’albume) e 3 cucchiai di Grana, insaporite<br />
con sale, pepe e noce moscata<br />
poi amalgamate bene.<br />
Impastate la farina con 5 uova, un<br />
pizzico di sale e un cucchiaio di<br />
olio. Lavorate l’impasto per circa<br />
un quarto d’ora finché risulterà liscio<br />
e setoso, poi avvolgetelo nella<br />
pellicola e lasciate riposare per circa<br />
mezz’ora in luogo fresco.<br />
Stendete circa un quinto della pasta<br />
in una sfoglia molto sottile e<br />
dividetela a metà. Pennellatene<br />
una con l’albume tenuto da parte<br />
e sbattuto, distribuite sopra tanti<br />
mucchietti di ripieno (che deve<br />
essere completamente freddo per<br />
evitare che inumidisca la pasta),<br />
coprite con l’altra sfoglia, premete<br />
bene intorno alla farcia per fare<br />
fuoriuscire tutta l’aria e ritagliate i<br />
ravioli quadrati.<br />
Procedete allo stesso modo fino a<br />
esaurire gli ingredienti.<br />
Cuocete gli agnolotti in abbondante<br />
acqua salata in ebollizione in 3-4<br />
tornate e per circa un minuto. Scolateli<br />
man mano e depositali in una<br />
larga padella contenente il burro rimasto<br />
scaldato con la salvia. Servite<br />
con il Grana grattugiato.<br />
POLPETTONE FARCITO<br />
per 6 persone<br />
tempo di preparazione: 30'<br />
tempo di cottura: 40'<br />
media difficoltà<br />
INGREDIENTI<br />
- 300 g circa di carni arrosto miste<br />
- 200 g di carne macinata fresca<br />
(vitello e maiale)<br />
- 2 uova e un tuorlo<br />
- 100 g di ricotta cremosa<br />
o la mollica di un panino<br />
ammorbidita nel latte<br />
- 3-4 fette di prosciutto cotto o di<br />
mortadella<br />
- 50 g di Grana Padano grattugiato<br />
- 80 g di formaggio di media<br />
stagionatura che fonda<br />
- 1 cucchiaino di prezzemolo<br />
tritato<br />
- 2 manciate di pangrattato<br />
- 100 g di spinaci saltati al burro<br />
- 1 cucchiaio di farina<br />
- 1 rametto di rosmarino<br />
- 2 rametti di timo<br />
- 1 spicchio di aglio<br />
- 1/2 scalogno<br />
- 1/2 bicchiere di vino bianco<br />
- 1 bicchiere di brodo<br />
- olio extravergine di oliva<br />
- sale, pepe e noce moscata<br />
139
icette<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
INGREDIENTI<br />
- 200 g di cioccolato finissimo al<br />
latte<br />
- 250 g di ricotta cremosa<br />
freschissima<br />
- 200 g di biscotti rotti, anche<br />
misti: ai cinque cereali, digestive,<br />
novellini<br />
- 35 g di burro<br />
- 40 g di zucchero a velo<br />
- 50 g di nocciole sgusciate tostate<br />
lo, la ricotta, il formaggio grattugiato,<br />
una manciata di pangrattato, il<br />
prezzemolo e lo scalogno. Amalgamate<br />
bene e regolate di sale, pepe e<br />
noce moscata. Se il composto risultasse<br />
troppo morbido, unite ancora<br />
un poco di pangrattato. Stendete il<br />
composto su un foglio di carta da<br />
forno in modo da ottenere un grosso<br />
rettangolo spesso circa 2 cm e,<br />
senza arrivare al bordo, stendete<br />
sopra le fette di prosciutto o mortadella,<br />
gli spinaci e il formaggio<br />
tagliato a fettine sottili. Avvolgete il<br />
rettangolo formando un rotolo. Eliminate<br />
la carta da forno e sigillate<br />
bene i bordi. In un tegame antiaderente<br />
scaldate l’olio con lo spicchio<br />
di aglio, il rosmarino e il timo quindi<br />
rosolate il polpettone infarinato da<br />
tutte le parti. Irrorate con il vino<br />
bianco, lasciate evaporare, bagnate<br />
con poco brodo e cuocete in forno<br />
a 180°C per 40 minuti coprendo<br />
(senza sigillare) la superficie con un<br />
foglio di alluminio.<br />
SALAME<br />
DI CIOCCOLATO AL LATTE<br />
CON RICOTTA, BISCOTTI<br />
E NOCCIOLE TOSTATE<br />
per 8 persone<br />
tempo di preparazione: 15'<br />
tempo di cottura: 5'<br />
+ 5 h di raffreddamento<br />
facile<br />
PREPARAZIONE<br />
Mettete le nocciole su un tagliere e<br />
rompetele battendole leggermente<br />
con un batticarne; spezzettatele<br />
ulteriormente con un coltello<br />
ottenendo così un trito irregolare<br />
(pezzetti e parti più fini). Sbriciolate<br />
i biscotti mantenendo qualche<br />
pezzetto non troppo fine. Tritate il<br />
cioccolato, mettetelo in una bacinella<br />
in acciaio sottile, unite il burro<br />
tagliato a pezzetti e fate sciogliere<br />
il tutto a bagnomaria.<br />
Togliete il composto dal bagnomaria,<br />
mescolate per 3-4 minuti<br />
in modo da ridurre leggermente<br />
la temperatura, quindi incorporate<br />
la ricotta e lo zucchero a velo, mescolando<br />
con un cucchiaio di legno.<br />
Aggiungete infine le nocciole e i biscotti<br />
e amalgamate bene. Bagnate<br />
e strizzate un foglio di carta da<br />
forno largo quanto il rotolo e lungo<br />
35-40 cm.<br />
Versate il composto preparato al<br />
centro dandogli la forma di un<br />
tronchetto, poi avvolgetelo nella<br />
carta facendolo rotolare e premendo<br />
un poco con le mani in modo da<br />
eliminare eventuali vuoti di aria e<br />
dargli una forma cilindrica regolare.<br />
Legate il grosso “salame” ottenuto<br />
alle estremità e ponetelo in frigorifero<br />
per almeno 2 ore (l’ideale è<br />
5-6 ore) prima di servirlo tagliato a<br />
medaglioni spessi. Se volete, potete<br />
guarnire ogni medaglione con un<br />
bel ciuffo di panna montata e una<br />
nocciola tostata al centro. In frigorifero<br />
si conserva per 2-3 giorni.<br />
140
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
A seguire tre<br />
ricette tratte<br />
da Cucinare<br />
i Sapori d’Italia<br />
I tortellini in brodo sono il primo<br />
piatto bolognese per eccellenza<br />
(ma anche Modena ne contende<br />
il primato).<br />
Una ricetta talmente preziosa<br />
che negli anni Sessanta fu codificata<br />
e depositata presso la Camera<br />
di Commercio di Bologna<br />
per iniziativa della Dotta Confraternita<br />
del Tortellino.<br />
Secondo la tradizione i tortellini<br />
devono “morire” in un buon<br />
brodo di manzo e cappone o<br />
manzo e gallina e devono essere<br />
di piccole dimensioni, tali<br />
per poter essere contenuti in<br />
ricette<br />
abbondanza in un cucchiaio da<br />
minestra.<br />
La faraona ripiena è un classico<br />
secondo piatto delle feste natalizie,<br />
qui proposto con il tartufo<br />
nero di Norcia ad arricchire il<br />
ripieno.<br />
Come dolce, il soufflé glacé di<br />
arance, una rielaborazione della<br />
base classica del soufflé glacé<br />
con l’impiego delle arance bionde<br />
di Ribera: scorza e succo per<br />
il soufflé e polpa per la salsa di<br />
accompagnamento.<br />
TORTELLINI IN BRODO<br />
per 6-8 persone<br />
tempo di preparazione: 60’<br />
tempo di cottura: 40’<br />
elaborata<br />
INGREDIENTI<br />
- 400 g di farina 00 (più quella per<br />
infarinare)<br />
- 2,5 lt di buon brodo di carne<br />
- 5 uova<br />
- 100 g di mortadella di Bologna<br />
- 100 g di prosciutto crudo<br />
- 120 g di lombo di maiale<br />
affettato<br />
- 100 g di Grana Padano<br />
stravecchio grattugiato<br />
- 1/2 noce di burro<br />
- noce moscata<br />
- 2 cucchiai di olio extravergine di<br />
oliva<br />
PREPARAZIONE<br />
Impastate la farina con 4 uova e<br />
lavorate la pasta per almeno un<br />
quarto d’ora, finché risulterà liscia<br />
ed elastica. Formate una palla, avvolgetela<br />
nella pellicola e lasciatela<br />
riposare per almeno un’ora in<br />
luogo fresco, avvolta nella pellicola.<br />
Scaldate il burro e l’olio in una<br />
padella, fate rosolare il lombo di<br />
maiale, cuocetelo per 2-3 minuti<br />
poi passatelo al tritacarne per due<br />
volte insieme alla mortadella e al<br />
prosciutto crudo. Trasferite il composto<br />
in una ciotola, unite il Grana<br />
e l’uovo rimasto e profumate con<br />
alcune grattate di noce moscata.<br />
Stendete la pasta in una sfoglia<br />
molto sottile (la tradizione emiliana<br />
la vuole stesa rigorosamente<br />
a mano), ritagliatela a quadretti<br />
aventi un lato di circa 3 cm e mettete<br />
al centro di ognuno una pallina<br />
di ripieno delle dimensioni di<br />
una piccola nocciola. Piegate ora<br />
ogni quadratino di pasta in metà,<br />
in modo da ottenere un triangolo,<br />
poi premete bene i bordi per sigillarli.<br />
Ripiegate l’angolo superiore<br />
del triangolo e chiudete i tortellini<br />
ad anello, girandoli attorno al dito<br />
e sigillando insieme i due angoli di<br />
base dopo averli leggermente accavallati.<br />
Disponete i tortellini su<br />
vassoi infarinati e lasciateli asciugare<br />
leggermente prima di cuocerli o<br />
riporli in frigorifero. Cuocete i tortellini<br />
nel brodo e lasciateli bollire a<br />
fuoco dolce per alcuni minuti. Spegnete<br />
e lasciate riposare 2-3 minuti<br />
prima di servire.<br />
141
icette<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
FARAONA RIPIENA<br />
CON TARTUFI NERI DI NORCIA<br />
per 12 persone<br />
tempo di preparazione: 110’<br />
tempo di cottura: 120’<br />
elaborata<br />
INGREDIENTI<br />
- 1 faraona<br />
- 250 g di polpa magra di maiale,<br />
macinata<br />
- 200 g di petto di pollo macinato<br />
- 200 g di pasta di salsiccia<br />
- 50 g di fondo di prosciutto crudo<br />
macinato<br />
- 150 g di prosciutto cotto in una<br />
sola fetta<br />
- 150 g di lardo in una sola fetta<br />
- 180 g di tartufi neri di Norcia<br />
- 100 g di besciamella densa (o<br />
panna fresca)<br />
- 40 g di Parmigiano Reggiano<br />
grattugiato<br />
- 2 uova<br />
- 1 bicchiere di vino bianco secco<br />
- 3 cucchiai di Marsala secco<br />
- 1 cucchiaio di Brandy<br />
- 1 mazzetto aromatico (alloro,<br />
timo, rosmarino, salvia)<br />
- 1 carota<br />
- 1 costola di sedano<br />
- 1 scalogno<br />
- 1 spicchio d’aglio<br />
- 1 bicchiere di brodo<br />
- olio extravergine di oliva<br />
- sale, pepe di mulinello, noce<br />
moscata<br />
PREPARAZIONE<br />
Disossate la faraona (incidendola<br />
dal dorso) senza fiammeggiarla per<br />
evitare che la pelle si rompa durante<br />
la cottura. Se preferite, fatevela<br />
disossare dal macellaio.<br />
Tagliate il prosciutto cotto e il lardo<br />
a bastoncini regolari. Preparate un<br />
cucchiaio di trito aromatico composto<br />
da: timo, rosmarino, carota,<br />
sedano e scalogno.<br />
Mettete in una ciotola le carni e i<br />
salumi macinati, unite le uova, la<br />
besciamella, il Parmigiano, il trito<br />
aromatico, il Marsala, il Brandy e<br />
120 g di tartufo tagliato a piccoli<br />
cubetti. Amalgamate bene, regolate<br />
di sale, pepe e noce moscata poi<br />
farcite la faraona dopo averla salata<br />
leggermente all’interno. Inserite<br />
man mano nella farcia i bastoncini<br />
di prosciutto e lardo in modo tale<br />
da ottenere un mosaico nel momento<br />
in cui affetterete. Cucite la<br />
faraona sul dorso con spago da<br />
cucina.<br />
Sistemate la faraona in una pirofila<br />
da forno unta di olio, salatela,<br />
pepatela, aggiungete le verdure e<br />
gli aromi rimasti e passate in forno<br />
caldo a 190°C per una ventina di<br />
minuti.<br />
Spruzzate con il vino bianco, fate<br />
evaporare e abbassate il forno a<br />
160°C e proseguite la cottura per<br />
circa un’ora e 40 minuti, irrorando<br />
la superficie della faraona di tanto<br />
in tanto con il fondo di cottura e<br />
bagnando con un poco di brodo.<br />
Nell’ultima ora di cottura è consigliabile<br />
coprire la pirofila oppure<br />
coprire la superficie della faraona<br />
con un foglio di alluminio per evitare<br />
che colorisca eccessivamente.<br />
Estraete la faraona dalla pirofila, sistematela<br />
su un piatto da portata e<br />
lasciatela raffreddare.<br />
Passate al colino il fondo di cottura<br />
e mettetene metà in un pentolino;<br />
unite a esso il tartufo rimasto tagliato<br />
a julienne e cuocete a fuoco<br />
dolce per alcuni minuti.<br />
Affettate la faraona e fatela riscaldare<br />
con il sugo senza tartufo. Di-<br />
142
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
ricette<br />
sponete le fette sui piatti, irroratele<br />
con il sugo al tartufo e servite con<br />
un contorno a piacere.<br />
Potete anche servire la faraona ripiena<br />
fredda accompagnandola<br />
con insalata.<br />
SOUFFLÉ GLACÉ DI ARANCE<br />
per 6 persone<br />
tempo di preparazione: 50’<br />
+ riposo<br />
tempo di cottura: 20’<br />
elaborata<br />
INGREDIENTI<br />
- 4 arance bionde di Ribera (Washington<br />
Navel) non trattate<br />
- 2 uova<br />
- 5 cucchiai di zucchero semolato<br />
- 5 cucchiai di zucchero a velo<br />
- 5 cucchiai di Grand Marnier<br />
- 200 g di panna da montare<br />
- 6 pezzi di anice stellato<br />
PREPARAZIONE<br />
Grattugiate un’arancia e mezza o<br />
due (secondo la grandezza) con<br />
una grattugia non troppo fine lasciando<br />
cadere la scorza in un polsonetto<br />
o in una ciotola in acciaio<br />
adatta per cottura a bagnomaria.<br />
Unite i tuorli (tenete da parte gli<br />
albumi), 3 cucchiai di zucchero<br />
semolato e sbattete con una frusta<br />
fino a ottenere un composto<br />
omogeneo e spumoso. Versate 2<br />
cucchiai di liquore e 7 cl di succo<br />
d’arancia e fate addensare a bagnomaria<br />
fino a ottenere una crema<br />
non troppo densa. Togliete dal<br />
bagnomaria, posate il polsonetto<br />
su acqua freddissima e fate raffreddare<br />
mescolando. Versate la crema<br />
in una ciotola. Nello stesso polsonetto<br />
lavato e asciugato, versate gli<br />
albumi e lo zucchero a velo, posate<br />
il recipiente sul bagnomaria caldo e<br />
sbattete energicamente con la frusta<br />
o lo sbattitore elettrico finché<br />
gli albumi risulteranno montati a<br />
neve e saranno caldi e lucidi. Montate<br />
la panna e amalgamatela alla<br />
crema precedentemente preparata<br />
con movimenti delicati dal basso<br />
verso l’alto. Incorporate quindi gli<br />
albumi montati e non più caldi.<br />
Mettete intorno al bordo di 6 formine<br />
individuali in porcellana una<br />
fascia di carta oleata spessa o una<br />
doppia fascia di carta da forno in<br />
modo da rialzarlo. Sigillate bene<br />
con nastro adesivo poi riempite<br />
quasi fino all’orlo con il composto<br />
preparato. Ponete in congelatore<br />
per 4-5 ore. Pelate a vivo le arance<br />
rimaste e asportate gli spicchi con<br />
un coltellino affilato. Versate lo<br />
zucchero rimasto in una padella e<br />
fatelo imbiondire. Aggiungete gli<br />
spicchi delle arance, saltateli per<br />
alcuni istanti con i pezzi di anice<br />
stellato, irrorate con il liquore rimasto<br />
e ritirate dalla fiamma.<br />
Lasciate raffreddare.<br />
Eliminate il nastro<br />
adesivo e le fasce di<br />
carta dai soufflé, disponete<br />
sopra ognuno<br />
un pezzo di<br />
anice stellato<br />
e 2 spicchi<br />
d’arancia e<br />
servite con la salsa<br />
preparata.<br />
143
Adesso 2017<br />
Compie 10 anni il libro che dal 2008<br />
ha accompagnato la vita di tante famiglie, giorno per giorno<br />
L'appuntamento con le cose belle regna sovrano<br />
nella scansione di questo libro che accompagna<br />
l'apertura di ogni mese con un quadro del pittore<br />
Marco Cirnigliaro, una frase su cui riflettere di<br />
illustri scrittori o filosofi e una vignetta umoristica<br />
di Guido Clericetti. Ogni pagina quotidiana contiene<br />
invece la vita in breve di un Santo del giorno<br />
e le proposte in pillole sulle cose di casa.<br />
Su tutte le ricette di stagione con cui Giovanna<br />
Ruo Berchera spiega in modo comprensibile anche<br />
ai neofiti, come preparare da una semplice<br />
frittata alle paste ripiene. A lei quest'anno si affianca<br />
un pool di autori che comprende le sorelle<br />
Manuela e Lucilla Di Chiara che ci raccontano<br />
come preparare le ciambelle dolci; il barman<br />
Domenico Maura con i suoi cocktail di stagione;<br />
le ricette dolci degli chef Ambra Romani e Alfonso<br />
Pepe; le ricette della tradizione di Nanda<br />
Salsi e quelle con le erbe di stagione di Don Sandro<br />
Luparia; fino alle particolari conserve di Bianca<br />
Rosa Gremmo Zumaglini e alle ricette per il<br />
barbecue di Gianfranco Lo Cascio. Oltre alle ricette<br />
ci sono i consigli sul vino e i suoi abbinamenti<br />
di Marco Gatti, la storia delle spezie in cucina di<br />
Maurizio Tiani e i suggerimenti per conservare<br />
il cibo di Giorgia Spigno. E quest'anno le idee<br />
per la casa bella spaziano tra le pillole dell'arredatrice<br />
Giuliana Gentili o le questioni di stile di<br />
Monica Deevasis e il gusto per la cura dell'orto<br />
e del giardino di cui scrive l'agronomo<br />
Maurizio<br />
Lega. Infine il benessere, trattato da<br />
Lucio Sotte,<br />
medico esperto di medicina cinese;<br />
An-<br />
drea Nicola, farmacista, e Mauro Raffa<br />
e Lucia Tancon, naturopati, quindi Gio-<br />
nata Venesio, fisioterapista, che affron-<br />
ta la prevenzione dei problemi strutturali.<br />
I Racconti dell'orto di<br />
Silvia Benzi sono<br />
fiabe da raccontare per vincere le resistenze<br />
dei più piccoli di fronte a un bel<br />
piatto di verdure di stagione; la rubrica<br />
Animal House di<br />
Andrea Voltolini dà<br />
consigli per la cura degli animali. Il libro<br />
invita d alzare lo sguardo con l'omonima<br />
rubrica della<br />
Cooperativa Opera d'Arte<br />
che ci propone viaggi alla scoperta dell'Italia<br />
e delle sue opere d'arte; ma ci sono<br />
anche i viaggi nei musei del cibo di<br />
Fabio<br />
Molinari; i viaggi metaforici con il cinema<br />
di Don Lucio Guizzo; quelli verso i sapori<br />
del lontano Giappone con<br />
Motoko Iwasaki;<br />
fino ai viaggi nello spazio in cui ci ac-<br />
compagna l'astronoma Elena Notari.<br />
euro 9,90<br />
in libreria e sul sito<br />
comunicaedizioni.it
Paris Brest • 1<br />
2 • Torta Degas<br />
Crostata Tropicale • 3<br />
4 • Bicchierino Go Go<br />
Torta marroni e albicocche • 5<br />
6 • Panettone semifreddo & amarene<br />
Sei ricette inedite, ideate per noi dal pastry chef Omar Busi,<br />
che ne ha spiegato passo passo la realizzazione in 6 video irresistibili.<br />
Con questa serie di videoricette è iniziata la collaborazione con Giuso, azienda nata nel<br />
1919 in un piccolo laboratorio di Acqui Terme, oggi importante realtà industriale affermata<br />
a livello nazionale e internazionale e riconosciuta come qualificato<br />
esponente del Made in Italy, specializzata nella produzione di ingredienti<br />
e composti di alta qualità per pasticceria e gelateria artigianale.<br />
Le ricette proposte sono dedicate principalmente agli operatori del settore,<br />
ma possono essere sperimentate anche da appassionati.<br />
Cercatele sulla pagina Youtube de ilGolosario, nella sezione ricette!
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
SULLA TAVOLA DI NATALE<br />
quest’anno è Barbera<br />
Per una questione<br />
di classificazione<br />
(e nomenclatura) si<br />
parla di piramide<br />
qualitativa della<br />
Barbera anche se,<br />
l’annata 2016 - ormai<br />
è chiaro - sarà una<br />
delle migliori “mai<br />
messe in cantina”<br />
a tutti i gradini di<br />
questa piramide.<br />
La vendemmia conclusa quest’anno,<br />
spiegano dal Consorzio Barbera<br />
d’Asti e vini del Monferrato, si può<br />
considerare senza mezzi termini<br />
“storica, con uve barbera di elevato<br />
livello qualitativo, con un titolo alcolometrico<br />
minimo naturale superiore<br />
a 13,50%, accompagnato da<br />
un’acidità totale media di 8,0-9,0 g/l<br />
e un ph pari a circa 3,20”. «Sapevamo<br />
- ha detto il presidente del<br />
Consorzio, Filippo Mobrici - che<br />
sarebbe stato difficile ripetere una<br />
vendemmia come il 2015, che definimmo<br />
senza timore di smentita la<br />
migliore da molti anni a questa parte.<br />
La bellezza della natura sta però<br />
nel fatto che è capace di sorprendere<br />
anche chi la vive quotidianamente,<br />
regalando a tutti i produttori di<br />
Barbera d’Asti un’uva ai limiti della<br />
perfezione».<br />
Così aspettando i risultati di questa<br />
annata, è già possibile assaggiare il<br />
2015 Piemonte Barbera nella versione<br />
frizzante, quella che meglio<br />
si esprime con il salame crudo e con<br />
alcuni piatti che denotano un’ampia<br />
nota grassa. La versione ferma,<br />
con i suoi colori brillanti e sfumature<br />
violacee e con il profumo intenso,<br />
vinoso, con sentori di prugna e ciliegia,<br />
è perfetta con gli antipasti più<br />
tipici della tradizione piemontese,<br />
dal vitello tonnato all’insalata russa.<br />
Stessa teoria di abbinamenti per la<br />
Barbera d’Asti Docg, anche questa<br />
in parte già disponibile nell’annata<br />
2015, che trova espressione in<br />
una ricca gamma di vini, contraddistinti<br />
da uno stile ben definito, volto<br />
a valorizzarne il bouquet e il piacevole<br />
nerbo acido. È così che in una<br />
Barbera d’Asti non mancherà mai<br />
il rosso rubino intenso e profondo,<br />
accompagnato da profumi di frutta<br />
fresca e polposa. Quindi spazio<br />
anche all’abbinamento con i primi,<br />
dagli agnolotti fino a un risotto ai<br />
funghi, ad esempio, ma capace di<br />
146
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
esprimersi molto bene anche con un<br />
secondo come la Finanziera.<br />
La versione Superiore della Barbera<br />
d’Asti prevede l’utilizzo obbligatorio<br />
del legno, sia esso rappresentato<br />
dalle botti di grandi<br />
dimensione, piuttosto che da barriques<br />
e tonneaux. Ne scaturisce un<br />
vino di grande complessità e molto<br />
longevo che al naso ha sentori di<br />
frutta matura, che evolvono fino a<br />
giungere a confettura e frutta sotto<br />
spirito. Non è raro trovare note più<br />
o meno intense balsamiche, speziate<br />
e talvolta floreali; con la maturazione<br />
in legno sviluppa sentori di<br />
cannella, cacao e liquirizia. Al gusto<br />
risulta pieno, di grande calore ed<br />
armonia. L’affinamento regala complessità<br />
e ricchezza di tannini dolci<br />
e vellutati e una lunga persistenza<br />
gusto-olfattiva. È un vino che non<br />
teme di accostarsi ai grandi arrosti,<br />
al bollito e a superbi piatti di cacciagione.<br />
È un vino perfetto per la<br />
tavola natalizia.<br />
Ma questo Natale potremmo anche<br />
assaggiare un esordiente prestigioso,<br />
il Nizza Docg che debutta per<br />
la prima volta con il proprio nome<br />
(e non come sottozona della Barbera<br />
d’Asti Docg) nell’annata 2014. Si<br />
tratta di una barbera 100% ottenuta<br />
dalle vigne di 18 Comuni attorno<br />
a Nizza Monferrato. Oltre a provenienza<br />
e vitigno (100% barbera),<br />
sono precisi i limiti imposti ai vigneti,<br />
che devono avere un’esposizione<br />
Sud o Sud-Est o Sud-Ovest. E la resa<br />
non può superare i 70 quintali per<br />
ettaro. La durata minima dell’affinamento<br />
è di 18 mesi (di cui 6 in<br />
legno) per il Nizza e di 30 mesi (di<br />
cui 12 in legno) per il Nizza Riserva.<br />
Noi l’abbiniamo a selvaggina e<br />
a formaggi piemontesi di grande<br />
stagionatura.<br />
Accanto alla Barbera troviamo poi il<br />
Ruchè di Castagnole Monferrato<br />
Docg, altro vino capace di raccontare<br />
il suo profondo legame con il<br />
territorio di produzione, 7 Comuni<br />
a nord di Asti. Un vino capace di<br />
conquistare con le sue note di frutta<br />
rossa e spezie, tra cui la marasca,<br />
che lo rendono ideale per abbinamenti<br />
importanti come ad esempio<br />
il Tartufo, che nel Basso Monferrato<br />
ha la sua terra di elezione.<br />
147
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
L’ALTO<br />
Nebbiolo<br />
L’Alto Piemonte è<br />
quel lembo di terra<br />
che va dalle Alpi fino<br />
al Lago Maggiore con<br />
alle spalle il massiccio<br />
del Monte Rosa,<br />
che con i suoi 4.600<br />
metri è il secondo<br />
monte più alto<br />
d’Europa e influenza<br />
profondamente il<br />
clima di queste zone.<br />
Protegge il territorio dai freddi<br />
venti del Nord e nel contempo<br />
nelle stagioni calde rinfresca<br />
la zona pedemontana con i<br />
venti provenienti dai ghiacciai<br />
creando il microclima ideale per<br />
la coltivazione del nebbiolo. Dal<br />
punto di vista geologico l’Alto<br />
Piemonte è una zona diversificata,<br />
come ben dimostrano i colori<br />
della terra e della roccia. Partendo<br />
dall’estremo Ovest, dove insiste la<br />
denominazione Coste della Sesia, si<br />
trovano sedimenti marini adagiati<br />
su fondi alluvionali o porfirici.<br />
Proseguendo verso Est ci sono<br />
porfidi e pietre di origine vulcanica.<br />
La zona del Bramaterra è la più variegata:<br />
la maggior parte delle vigne<br />
si estende su un blocco di porfido<br />
che ha però ai margini depositi<br />
marini. A Gattinara le zone vitate<br />
sorgono sopra blocchi di porfido<br />
ocra-bruno molto compatti e duri,<br />
friabili solo in superficie.<br />
Al di là del fiume Sesia, entrando<br />
nella denominazione Colline Novaresi,<br />
troviamo lo stesso porfido del<br />
Boca, di color rosa acceso, che è<br />
tanto friabile da diventare polvere<br />
ed è poverissimo di humus. Scendendo<br />
verso Sud invece i terreni si<br />
fanno ghiaiosi, soggetti a infiltrazioni<br />
di acqua piovana, molto ricchi<br />
di ferro e magnesio. Da Nord a Sud,<br />
lungo questa costa orientale del<br />
fiume Sesia, si susseguono quindi<br />
più denominazioni che portano i<br />
nomi di altrettanti Comuni: Ghemme,<br />
Fara e Sizzano.<br />
I rilievi dell’Ossola a loro volta introducono<br />
in un ambiente differente,<br />
le vigne sono ordinate in terrazzamenti<br />
con forte pendenza sui versanti<br />
del fiume Toce. È una zona di<br />
morene con varietà di suoli, grande<br />
concentrazione granitica e una ric-<br />
148
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
chezza minerale molto complessa.<br />
Il denominatore comune è quindi<br />
il vitigno nebbiolo, che a ogni denominazione<br />
(in cui partecipa in<br />
percentuale variabile) dà risultati<br />
diversi. Le Docg sono due: Gattinara<br />
e Ghemme. Il primo ha almeno<br />
il 90% di nebbiolo - sono ammesse<br />
vespolina max 4% e/o uva rara<br />
(bonarda di Gattinara), complessivamente<br />
non oltre il 10% - ed è<br />
sottoposto a un invecchiamento di<br />
almeno 35 mesi, di cui 24 in legno,<br />
secondo il disciplinare. La tipologia<br />
"Riserva" richiede un periodo di invecchiamento<br />
più lungo: 47 mesi,<br />
di cui 36 in legno.<br />
Il Ghemme per essere tale deve<br />
contenere almeno l’85% di uve<br />
nebbiolo. Sono ammesse vespolina<br />
e uva rara, da sole o congiuntamente,<br />
per un max del 15%.<br />
L’invecchiamento minimo è di 34<br />
mesi, di cui 18 in legno secondo<br />
il disciplinare. La tipologia "Riserva"<br />
richiede un periodo di invecchiamento<br />
più lungo: 46 mesi, di<br />
cui 24 in legno. I vini "Ghemme"<br />
e "Ghemme Riserva", successivamente<br />
al periodo di invecchiamento,<br />
devono essere sottoposti a un<br />
periodo di affinamento in bottiglia<br />
di sei mesi. Il Consorzio Tutela Nebbioli<br />
Alto Piemonte valorizza oltre<br />
a queste due Docg, altre otto Doc<br />
(Boca, Bramaterra, Colline Novaresi,<br />
Coste della Sesia, Fara, Lessona,<br />
Sizzano e Valli Ossolane) che hanno<br />
tutte una percentuale variabile<br />
di nebbiolo (solitamente tra il 50 e il<br />
70% eccetto il Boca che spazia tra<br />
il 70 e il 90%) e condividono una<br />
naturale predisposizione all’invecchiamento.<br />
L’abbinamento da provare<br />
è ancora una volta quello che<br />
vi abbiamo suggerito in un articolo<br />
di questo numero di Papillon: risotto<br />
con il Gorgonzola.<br />
A Golosaria hanno partecipato<br />
17 cantine sotto l’egida<br />
del Consorzio. Eccole:<br />
• BONIPERTI GILBERTO - Barengo<br />
(No)<br />
• AZIENDA VITIVINICOLA F.LLI<br />
IOPPA - Romagnano Sesia (No)<br />
• PODERE AI VALLONI - Boca (No)<br />
• PLATINETTI GUIDO di Fontana S.<br />
e A. - Ghemme (No)<br />
• CASTALDI FRANCESCA - Briona<br />
(No)<br />
• PODERI GARONA di Duella<br />
Renzo - Borgomanero (No)<br />
• PIETRO CASSINA - Lessona (Bi)<br />
• ANTONIOLO - Gattinara (Vc)<br />
• TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA -<br />
Ghemme (No)<br />
• COLOMBERA CARLO -<br />
Masserano (Bi)<br />
• CANTINE DEL CASTELLO CONTI -<br />
Maggiora (No)<br />
• CANTINA DELSIGNORE di Dorelli<br />
Stefano - Gattinara (Vc)<br />
• ANTONIOTTI MATTIA - Sostegno<br />
(Bi)<br />
• CA' NOVA di Codecasa Giada -<br />
Bogogno (No)<br />
• E.C.A. - Villadossola - Verbania<br />
• CANTINE GARRONE -<br />
Domodossola (Vb)<br />
• MAZZONI TIZIANO - Cavaglio<br />
d'Agogna - Novara<br />
www.consnebbiolialtop.it<br />
149
“Per MSC Crociere l’offerta gastronomica è<br />
una delle principali componenti che rendono<br />
unica l’esperienza di una crociera a bordo<br />
delle nostre navi. Il piacere della buona<br />
tavola gioca infatti un ruolo cruciale nella<br />
creazione di emozioni indimenticabili oltre<br />
a consentire ai nostri ospiti la scoperta di<br />
nuovi sapori e nuove culture.<br />
Per questa ragione offriamo ogni giorno<br />
ai nostri viaggiatori menu della massima<br />
qualità, con cibi sempre freschi e genuini.<br />
Ad arricchire ulteriormente l’offerta, MSC<br />
Crociere ha anche stretto collaborazioni<br />
esclusive con Carlo Cracco, Roy Yamaguchi,<br />
Jean-Phillippe Maury e Jereme Leung,<br />
quattro chef di altissimo profilo internazionale,<br />
considerati massimi esperti mondiali<br />
nei rispettivi ambiti culinari, ciascuno dei<br />
quali apporta le proprie competenze d’alta<br />
cucina innalzando a nuovi livelli l’esperienza<br />
gastronomica dei nostri crocieristi”.<br />
Queste le parole di Leonardo Massa, Country<br />
Manager di MSC Crociere, che testimoniano<br />
l’importanza attribuita da MSC all’offerta<br />
gastronomica. L’esperienza culinaria a<br />
bordo delle navi MSC Crociere si distingue<br />
per la straordinaria varietà di cucina e di spazi<br />
dove gustarla.<br />
I grandi buffet dei ristoranti principali sono
msccrociere.it<br />
ilGolosario<br />
I 10 MOTIVI PER CUI<br />
ilGolosario<br />
HA SCELTO<br />
UNA CROCIERA MSC<br />
1 - la qualità delle materie prime impiegate<br />
nella preparazione dei piatti<br />
2 - i cibi sempre freschi<br />
3 - l’attenzione verso chi ha particolari<br />
esigenze alimentari (intolleranze, vegetariani,<br />
ecc.)<br />
4 - la varietà di cucina mediterranea e internazionale<br />
anche nel favoloso, ampio<br />
self service internazionale<br />
5 - i menu ad hoc per i piccoli ospiti<br />
6 - la presenza di diverse aree destinate al<br />
food<br />
7 - la flessibilità degli orari in cui mangiare<br />
8 - i menu leggeri per gli amanti della<br />
forma fisica<br />
9 - la pasta fresca fatta in casa<br />
10 - le tante possibilità di conoscere il meglio<br />
del vino italiano<br />
affiancati da numerosi corner con menu ad<br />
hoc per chi ha particolari esigenze: i bambini,<br />
gli sportivi, chi soffre di intolleranze o allergie,<br />
i vegetariani... Grande cura viene prestata<br />
per garantire soluzioni su misura per le<br />
esigenze alimentari specifiche di ognuno. In<br />
particolare MSC ha ottenuto la certificazione<br />
da Bureau Veritas per i menu senza glutine<br />
in tutto il mondo nei principali ristoranti<br />
delle navi.<br />
Tutte le ricette senza glutine sono preparate<br />
da personale specializzato nelle cucine dedicate<br />
a bordo, utilizzando prodotti immagazzinati<br />
in apposite aree. Accanto alle proposte<br />
per colazione, pranzo e cena, c’è poi un’ampia<br />
proposta di bevande senza glutine.<br />
La Compagnia inoltre arricchisce ulteriormente<br />
l’offerta culinaria attraverso una<br />
partnership con Terchnogym dedicata agli<br />
amanti del wellness: grazie alla collaborazione<br />
con esperti nutrizionisti, MSC Crociere<br />
ha sviluppato un’ampia varietà di menu deliziosi<br />
e bilanciati con una selezione di piatti<br />
leggeri e allo stesso tempo saporiti disponibili<br />
a colazione, pranzo e cena.<br />
Per scoprire lo straordinario mondo del gusto<br />
e dell’accoglienza di MSC Crociere seguite<br />
nei prossimi mesi il portale del gusto<br />
www.ilgolosario.it
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
MSC<br />
crociere:<br />
LE PARTNERSHIP<br />
CON I GRANDI<br />
CHEF<br />
ACCLAMATI<br />
A LIVELLO<br />
GLOBALE<br />
MSC Crociere, la più grande<br />
compagnia di crociere a<br />
capitale privato al mondo e<br />
leader di mercato in Europa,<br />
Sudamerica e Sudafrica,<br />
ha arricchito ulteriormente<br />
l'offerta di alta cucina<br />
internazionale grazie alla<br />
collaborazione con gli chef<br />
pluripremiati Carlo Cracco,<br />
Jean-Phillippe Maury, Jereme<br />
Leung e Roy Yamaguchi.<br />
MSC Crociere continua il suo impegno<br />
per offrire ai suoi ospiti una cucina<br />
di massimo livello internazionale.<br />
A questo proposito ricordiamo<br />
le affermazioni di Gianni Onorato,<br />
Chief Executive Officer di MSC Cruises:<br />
“Il piacere della buona tavola<br />
gioca un ruolo cruciale nella creazione<br />
di emozioni indimenticabili<br />
oltre a consentire ai nostri ospiti<br />
la scoperta di nuovi sapori e nuove<br />
culture. L’esperienza culinaria a<br />
bordo delle navi MSC si distingue<br />
per la straordinaria varietà di cucina<br />
mediterranea e internazionale e di<br />
spazi dove gustarla. Scelti in quanto<br />
massimi esperti mondiali nei rispettivi<br />
ambiti culinari, ciascuno dei<br />
quattro chef di altissimo profilo con<br />
cui attualmente collaboriamo ap-<br />
152
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
porta le proprie competenze d’alta<br />
cucina innalzando a nuovi livelli l’esperienza<br />
gastronomica dei nostri<br />
crocieristi”.<br />
La prima collaborazione, con Carlo<br />
Cracco, è datata 2013. Oltre<br />
a creare ogni anno nuovi speciali<br />
menu di Natale e Capodanno a<br />
bordo delle navi, a partire dall’estate<br />
2016 Cracco ha ideato anche<br />
una ricetta esclusiva per il menu<br />
di gala di ogni crociera. Inoltre lo<br />
chef lombardo ha proposto una<br />
nuova esperienza culinaria per il<br />
club bimbi Doremi. Si tratta di cooking<br />
live show dedicati ai bambini,<br />
che possono così impastare, mescolare,<br />
setacciare, scoprire come<br />
gli ingredienti da cucina possono<br />
prendere forma sotto le loro mani.<br />
Un'esperienza divertente ma anche<br />
educativa che ha riscosso molto<br />
successo sia presso i bambini<br />
che presso i loro genitori.<br />
Mondiale di Pasticceria nel 2002 e<br />
2004, collabora con MSC Crociere<br />
per la realizzazione di una gelateria<br />
e creperia gourmet sulle navi<br />
di prossima generazione di classe<br />
Meraviglia, oltre a un atelier del<br />
cioccolato con cucina a vista. Già<br />
da oggi propone le sue golosità a<br />
bordo di MSC Divina che fa base ai<br />
Caraibi e in futuro sul resto della<br />
flotta della Compagnia, con l'elaborazione<br />
di nuovi dessert nei ristoranti,<br />
ai buffet e nell’MSC Yacht<br />
Club.<br />
Jean-Phillipe Maury, pasticciere<br />
e chocolatier francese incoronato<br />
Miglior Pasticciere di Francia<br />
e Medaglia d’Oro al Campionato<br />
153
I.P.<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Jereme Leung, acclamato chef<br />
cinese, esperto in tutte e quattro<br />
le scuole e metodi di preparazione<br />
della cucina cinese - dim sum, barbecue,<br />
wok e lavoro con il coltello<br />
- porta la sua cucina cinese contemporanea<br />
a bordo di MSC Lirica,<br />
la prima delle navi da crociera<br />
MSC a essere dislocata in Cina da<br />
maggio 2016.<br />
Leung per MSC crea dei nuovi<br />
piatti esclusivi mirati ai gusti dei<br />
crocieristi cinesi, oltre ad arricchire<br />
i menu esistenti con il suo distintivo<br />
tocco creativo.<br />
L'ultima collaborazione in ordine<br />
di tempo è con il famoso chef<br />
nippo-americano e pioniere culinario<br />
a livello internazionale Roy<br />
Yamaguchi, che porterà a bordo<br />
delle navi MSC Crociere la sua cucina<br />
unica, che è una fusione di<br />
più tradizioni culinarie. Yamaguchi<br />
154
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
I.P.<br />
avrà una presenza dedicata e un<br />
ristorante a bordo di MSC Seaside,<br />
la nuova nave di prossima generazione<br />
e una delle più innovative<br />
e rivoluzionarie della Compagnia<br />
che entrerà in servizio a Dicembre<br />
2017 con crociere tutto l’anno da<br />
Miami ai Caraibi. Yamaguchi sarà<br />
coinvolto nell’ideazione e creazione<br />
di ogni particolare del nuovo<br />
ristorante pan-asiatico, mettendo<br />
il suo genio creativo e la sua visione<br />
nella cura di ogni dettaglio<br />
che caratterizza l’esperienza dei<br />
crocieristi: dalla creazione delle ricette<br />
e dei menu, agli abbinamenti<br />
dei vini, alla scelta delle porcellane<br />
per esaltare i piatti e della musica<br />
per creare la giusta atmosfera e<br />
persino nella scelta del tipo di carta<br />
per i menu. Oltre alle collaborazioni<br />
con gli chef, MSC Crociere<br />
offre una vasta scelta di ristoranti<br />
e di altri spazi gastronomici dove<br />
i croceristi possono scoprire i migliori<br />
piatti delle cucine gourmet<br />
mondiali. Le collaborazioni con<br />
gli chef e le altre collaborazioni<br />
in ambito culinario rientrano nella<br />
più vasta strategia di collaborazione<br />
fra MSC Crociere e i maggiori<br />
esperti mondiali che testimonia<br />
l’attenzione all’eccellenza da parte<br />
della Compagnia.<br />
155
un Taccuino<br />
DI SOSTANZA<br />
Tutte le informazioni necessarie e sufficienti a conoscere<br />
2.500 indirizzi in Italia dove si fa “cucina vera”<br />
secondo Paolo Massobrio e Marco Gatti.<br />
Con aggiornamenti e approfondimenti sul web.<br />
Il Gatti Massobrio, il Taccuino dei ristoranti d'Italia<br />
che ha appena compiuto due anni, ha tanti punti<br />
di contatto con la Gault Millau, la guida celebre<br />
per aver lanciato la nouvelle cuisine in Francia e<br />
per aver opposto ai criteri di giudizio della Guida<br />
Michelin (sontuosità del ristorante e delle stoviglie)<br />
una maggiore attenzione al gusto, alla fantasia<br />
dello chef e alla valorizzazione di prodotti freschi<br />
e di qualità.<br />
Anche in questo caso due giornalisti indipendenti<br />
Paolo Massobrio e Marco Gatti, con il loro staff di<br />
collaboratori, vanno alla ricerca dei locali capaci di<br />
proporre una cucina vera, che si alimenta di abilità<br />
in cucina e di una spesa quotidiana possibilmente<br />
fatta al mercato o in campagna.<br />
Non solo una manciata di ristoranti ai vertici, ma<br />
circa 2.500 indirizzi in tutta Italia tra ristoranti,<br />
trattorie, pizzerie e locali polifunzionali<br />
e per ciascuno una breve descrizione<br />
dell’atmosfera o della storia del locale e<br />
l’elenco dei piatti che hanno colpito di più<br />
gli ispettori.<br />
A seguire una serie di informazioni utili, dai<br />
prezzi medi alla presenza di un posteggio,<br />
dall’accoglienza degli animali alla presenza<br />
di camere.<br />
Per ciascuno viene espresso un giudizio che<br />
va dal faccino normale alla corona radiosa<br />
del miglior ristorante. In tutto il Taccuino<br />
sono 256 le corone radiose seguite da 450<br />
faccini radiosi.<br />
La sintesi del Gatti Massobrio rimanda poi<br />
alla completezza del portale www.ilgolosario.it,<br />
con gli aggiornamenti in tempo reale e<br />
la recensione estesa con tanti dettagli in più.<br />
euro 19,50<br />
in libreria e sul sito<br />
comunicaedizioni.it
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
letti per voi<br />
La gioia del riordino in cucina<br />
Roberta Schira, scrittrice e giornalista<br />
gourmet del Corriere della Sera<br />
ha consegnato alle stampe nell’ottobre<br />
del 2016 la sua ultima fatica<br />
letteraria che mette insieme la sua<br />
passione per la cucina e quella per<br />
la psicologia La gioia del riordino<br />
in cucina. Il testo di Roberta Schira,<br />
ispirato alla filosofia di Marie Kondo<br />
autrice de Il magico potere del<br />
riordino, si concentra sulla cucina<br />
come stanza “anima” della casa<br />
dove si riunisce la famiglia. Tra le<br />
regole essenziali per restituirci una<br />
cucina abitabile, dove sentirci in armonia<br />
con il mondo, alcune regole<br />
essenziali come: in cucina comanda<br />
uno solo, curare la pulizia con<br />
un detersivo universale, segnare su<br />
una lavagnetta quello che manca<br />
in dispensa, identificare gli oggetti<br />
non utilizzati e liberarsene, dedicare<br />
7 minuti al giorno al riordino<br />
della cucina. Un invito alla sobrietà<br />
autore Roberta Schira<br />
casa editrice Antonio Vallardi Editore<br />
anno 2016<br />
numero pagine 128<br />
prezzo euro 12,90<br />
e all’ordine che prende in considerazione<br />
tutti gli spazi della stanza, dal<br />
frigorifero alla dispensa, dai pensili<br />
alla pattumiera. Un ordine negli ambienti<br />
e nelle cose, che non esprime<br />
però la fatica di un eccessivo e intollerante<br />
efficientismo, bensì una<br />
gioia e armonia, che potremmo definire<br />
“zen” e che contribuisce a creare<br />
un ordine interiore. Infatti come<br />
scrive l’autrice stessa: «Il disordine in<br />
cucina è la spia e il veicolo di piccoli<br />
disagi e di malesseri diffusi, per<br />
non parlare dei famigerati disordini<br />
alimentari. E invece la cucina, se facciamo<br />
pace con lei, ci ama e ci aiuta<br />
ad amare meglio».<br />
Sette soste<br />
sulla strada della passione<br />
Il nuovo libro di Valerio Bergamini,<br />
Sette soste sulla strada della passione,<br />
è un diario, più che di degustazione,<br />
delle sue passioni, di filosofo<br />
convertito prima sulla strada della<br />
Vespa e poi, nella seconda parte<br />
della sua carriera, lungo il tragitto<br />
del vino e della tavola. Si parte dalle<br />
sue zone, ovvero l’Oltrepò Pavese e<br />
la marca Obertenga.<br />
I Colli Tortonesi sono raccontati da<br />
Walter Massa e dalle birre Montegioco;<br />
l’Oltrepò Pavese invece<br />
attraverso i vini di Giorgio Mercandelli,<br />
Andrea Picchioni e Paolo<br />
Verdi. Le ultime due “stazioni”<br />
enoiche poi cambiano decisamente<br />
prospettiva e, con un salto spaziale<br />
(e concettuale), arrivano al Collio<br />
Goriziano, con i vini di Tenuta Stella<br />
autore Valerio Bergamini<br />
casa editrice Print Service<br />
anno 2016<br />
numero pagine 218<br />
prezzo euro 19,00<br />
e la passione del cavalier Stevanato<br />
per poi passare in Baviera con la<br />
Kuhbacher Bier.<br />
La passione quindi è ben distribuita<br />
tra i due mondi, rivali e affini,<br />
di vino e birra. Naturalmente tutto<br />
è filtrato dallo sguardo dell’autore,<br />
che non racconta la loro storia, ma<br />
la sua lettura, le emozioni provate<br />
nell’incontro. Allora più che una<br />
storia di vignaioli e birrai, questo<br />
libro si potrebbe definire come una<br />
157
letti per voi<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
narrazione di incontri. Il linguaggio<br />
di Bergamini è originale, le<br />
metafore - anche azzardate - non<br />
mancano, però è un racconto appassionante<br />
da bersi come un vino<br />
da meditazione. «Valerio è riuscito<br />
a cogliere questo valore - scrive nella<br />
prefazione Augusto Gentilli - la<br />
grandezza di un vignaiolo, o di un<br />
ristoratore, che non sta tanto nella<br />
qualità di un suo vino o di un suo<br />
piatto bensì nell’etica, nel rispetto<br />
e nella “lungimirante follia” che li<br />
hanno ispirati». Insomma le qualità<br />
che caratterizzano quelli che<br />
Veronelli avrebbe definito “angeli<br />
matti”. Dello stesso autore è stato<br />
anche ristampato, sempre per Print<br />
Service, Lino Maga anzi Maga Lino<br />
Il signor Barbacarlo che racconta la<br />
vicenda umana (ed enoica) di Lino<br />
Maga, sommo produttore in Oltrepò<br />
Pavese.<br />
Le tre regine<br />
UN SECOLO DI STORIA D’ITALIA<br />
Per la prima volta un libro che analizza<br />
un secolo di storia italiana attraverso<br />
gli occhi di tre donne, tre<br />
Regine d’Italia a cui, nella storiografia<br />
ufficiale, è sempre stato dato<br />
poco spazio nonostante la loro<br />
importanza nella politica dell’epoca.<br />
Sono tre le figure che si conosceranno<br />
leggendo questo libro:<br />
Margherita sposa di Umberto I e<br />
prima regina dell’Italia unita; Elena,<br />
moglie di Re Vittorio Emanuele III e<br />
figlia del Principe del Montenegro,<br />
insignita da Papa Pio XI della Rosa<br />
d’Oro, la più alta onorificenza concessa<br />
dalla Chiesa di Roma alle sovrane<br />
del mondo. Infine Maria Josè,<br />
autore Maria Enrica Magnani Bosio<br />
casa editrice Umberto Soletti Editore<br />
anno 2016<br />
numero pagine 185<br />
prezzo euro 15,00<br />
consorte di Re Umberto II passato<br />
alla storia come il Re di Maggio,<br />
che regnò solo pochi giorni ma fu<br />
comunque in grado di lasciare il<br />
segno. Insieme a loro anche due<br />
altre figure di primo piano: Maria<br />
Adelaide d’Asburgo Lorena e Rosa<br />
Vercellana, contessa di Mirafiori,<br />
prima e seconda moglie di Re Vittorio<br />
Emanuele II.<br />
Un cuoco<br />
costava più di un cavallo<br />
autore Carlo G. Valli<br />
casa editrice Cierre Edizioni<br />
anno 2016<br />
numero pagine 246<br />
prezzo euro 16,00<br />
Cosa c’è stato prima di Masterchef?<br />
Anzi prima delle televisione<br />
o della nascita degli stessi ristoranti?<br />
La certezza è una: il cuoco<br />
è sempre esistito e, anzi, è sempre<br />
stato un oggetto del desiderio delle<br />
classi abbienti fin dall’epoca romana<br />
quando, per aggiudicarselo,<br />
i nobili erano disposti a tirar fuori<br />
cifre da capogiro nel corso dell’apposita<br />
fiera. Il libro di Carlo Calli è<br />
proprio questo: un interessante excursus<br />
su questa professione dalla<br />
storia romana in poi. È un lavoro<br />
ricco di testimonianze, ben documentato<br />
e molto esaustivo. Ogni<br />
capitolo corrisponde a una diversa<br />
158
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
letti per voi<br />
epoca, fino all’anno Mille quando<br />
la suddivisione inizia a essere per<br />
secoli. Dal Quattrocento, con lo<br />
sdoganamento della cucina e la<br />
prima editoria dedicata, le notizie<br />
aumentano e i capitoli diventano<br />
più approfonditi, fino ad arrivare al<br />
momento più rivoluzionario nella<br />
storia dei cuochi, tra Settecento e<br />
Ottocento.<br />
Arcimboldo<br />
GUSTOSE PASSIONI<br />
autore Ketty Magni<br />
casa editrice Cairo Editore<br />
anno 2015<br />
numero pagine 201<br />
prezzo euro 15,00<br />
cede, e la disperazione per la sua<br />
scomparsa prematura; il recupero<br />
di Ortensia, povera trovatella che<br />
la carità del pittore riporta in società,<br />
e la sua golosa attenzione per la<br />
tavola e il cibo. Proprio quest’ultima<br />
passione diventa occasione per<br />
l’autrice di inserire un piccolo ricettario<br />
rinascimentale, in chiusura,<br />
per rivivere in tavola le atmosfere<br />
di Arcimboldo.<br />
Atmosfera zero<br />
Un libro per professionisti ma anche<br />
per appassionati. Il lavoro di un<br />
professionista del calibro di Danilo<br />
Angè, che conosciamo e stimiamo<br />
da anni, è finalmente condensato<br />
in un volume di grande pregio. Belle<br />
le immagini, perfetto l’impianto<br />
delle ricette ed estremamente d’attualità<br />
il tema: le cotture a basse<br />
temperature. Angè infatti ha iniziato<br />
a lavorare su questo tema più di<br />
un decennio fa e oggi può essere<br />
considerato uno dei maestri italiani<br />
di questo tipo di cotture.<br />
Il volume approccia la cottura a<br />
bassa temperatura con un’approfondita<br />
parte introduttiva, che<br />
traccia le nozioni basilari, indica gli<br />
strumenti necessari, le modalità e i<br />
tempi di cottura dei vari alimenti,<br />
autore Danilo Angè<br />
casa editrice Italian Gourmet<br />
anno 2016<br />
prezzo euro 68,00<br />
Se avete la passione per l’arte, la<br />
storia e la cucina allora questo è il<br />
libro che fa per voi. Ketty Magni,<br />
scrittrice di razza, ripercorre l’opera<br />
del più bizzarro degli artisti italiani:<br />
gli anni giovanili e di formazione<br />
nella sua Milano dove «c’era ancora<br />
nella memoria la grande epidemia<br />
di peste»; la fama raggiunta<br />
alla corte praghese; il ritorno nella<br />
sua città, dominata dal fervore religioso<br />
instaurato dal cardinal Borromeo,<br />
fino alla morte misteriosa.<br />
Ma non solo. L’autrice ritrae nel<br />
romanzo l’uomo, con le sue ambizioni<br />
e le sue passioni: l’amore per<br />
donna Ludovica Crivelli, corteggiata<br />
da tanti ma che solo a lui si connonché<br />
i vantaggi gastronomici e<br />
nutrizionali che la tecnica consente.<br />
Ricca è poi la parte delle ricette:<br />
60 specialità che spaziano dall’antipasto<br />
ai primi piatti, ai secondi<br />
di carne e di pesce, passando per<br />
i dessert e perfino i cocktail. Il tutto<br />
ampiamente illustrato con le belle<br />
foto di Ioris Premoli, capaci di mettere<br />
in luce i colori e la freschezza<br />
che gli ingredienti mantengono<br />
grazie alla cottura a bassa temperatura,<br />
unita alla maestria dello chef<br />
Angè.<br />
159
letti per voi<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
New York al femminile<br />
Come cambia una città vista con<br />
gli occhi di una donna rispetto a<br />
quelli di un uomo? È la (bella) idea<br />
alla base delle Guide al femminile<br />
di Morellini che vede tra le ultime<br />
uscite il volume firmato dalla<br />
giornalista alessandrina (ma anche<br />
newyorkese e milanese) Elisa B.<br />
Pasino. È un percorso che si snoda<br />
lungo le stagioni dell’anno, con il<br />
sole e la pioggia, nei luoghi che le<br />
newyorkesi amano di più, alla scoperta<br />
degli scorci da non perdere,<br />
i giardini nascosti tra i grattacieli, i<br />
locali e i negozi alla moda e quelli<br />
più tradizionali. Il boccone della<br />
Grande Mela si fa goloso tra Man-<br />
autore Elisa B. Pasino<br />
casa editrice Morellini<br />
anno 2016<br />
numero pagine 144<br />
prezzo euro 11,90<br />
hattan e Brooklyn, ma anche negli<br />
altri distretti: Queens, Bronx e Staten<br />
Island. Questa guida di viaggio<br />
è pensata sia per chi già conosce<br />
bene NYC, ma cerca sempre qualcosa<br />
di nuovo, sia per chi ancora la<br />
sta solo sognando: ognuna può costruirsi<br />
la New York che ama di più<br />
e si accorgerà che è una città per<br />
cui una volta sola non basta.<br />
in libreria e su comunicaedizioni.it<br />
160
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Cronaca<br />
del mio primo viaggio<br />
in Giappone<br />
DAL CONCORSO SULLA CUCINA ITALIANA<br />
ALLA MINI-MINI GOLOSARIA<br />
in viaggio<br />
di Paolo Massobrio<br />
Appena sbarchi<br />
all’aeroporto di Narita<br />
a Tokyo tocchi con<br />
mano quanto sia<br />
tutto diverso. Non<br />
c’è colore nelle case<br />
e nei palazzi che poi<br />
diventano grattacieli<br />
quando raggiungi il<br />
centro della città.<br />
Dicono che i Giapponesi si muovano<br />
solo per due eventi diversamente<br />
importanti: quando fioriscono<br />
i ciliegi in primavera e quando le<br />
foglie degli alberi cambiano colore<br />
per poi cadere a novembre. Per il<br />
resto vivono i ritmi di una città pulitissima<br />
in ogni angolo, ordinata,<br />
dove al mattino vedi sfilare migliaia,<br />
milioni di persone che raggiungono<br />
l’ufficio, solitamente in un grattacielo.<br />
Ma ogni mestiere qui ha una<br />
dignità grande. Lo vedi dalla faccia<br />
della gente. Che fa lo spazzino, oppure<br />
il vigile con la torcia laser: tutti<br />
concorrono a un pezzo di quell’ordine<br />
che fa funzionare una città<br />
così complessa, che più passano i<br />
giorni più diventa bella, più diventa<br />
tua. I taxi sono tantissimi a Tokyo, la<br />
metropolitana è un puzzle di linee.<br />
Quando succede che un treno accumuli<br />
un minuto di ritardo, una voce<br />
chiede scusa alla clientela. (A Roma<br />
al ritorno, dopo 13 ore di viaggio,<br />
ci toccherà invece aspettare per<br />
un ritardo di un’ora dell’aereo che<br />
ci deve portare a Milano. Siamo<br />
in Italia - sigh! - e nessuno chiede<br />
mai scusa). Mi ha accompagnato<br />
in questo viaggio Motoko Iwasaki,<br />
cara amica giapponese e oggi italiana<br />
d’adozione. Con lei il marito<br />
Claudio Gallina, e con me Silvana,<br />
mia moglie. Due le missioni da svolgere.<br />
La prima, una doppia iniziativa con<br />
la Camera di Commercio italiana in<br />
Giappone, che mi ha voluto giudice<br />
di una gara fra otto giovani cuochi<br />
professionisti che dovevano interpretare<br />
la cucina italiana. Quindi<br />
una conferenza a giornalisti e operatori,<br />
a due voci, il sottoscritto e<br />
il critico gastronomico Yamamoto:<br />
trent’anni di enogastronomia nei rispettivi<br />
Paesi. Un momento di confronto<br />
davvero interessante, dove<br />
tuttavia ho cambiato la percezione<br />
di ciò che stavo facendo. E la sin-<br />
Con lo chef 2 stelle Michelin<br />
Shin-ichiro Takagi di Karasawa<br />
I tre vincitori e la giuria al completo del grande concorso di cucina italiana a Tokyo<br />
Premiazione del vincitore del concorso indetto dalla Ca-<br />
mera di Commercio con il responsabile Davide Fantoni<br />
Al ristorante l’Ostu di Tokyo<br />
161
in viaggio<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
tetizzo dicendo che dal Giappone,<br />
sotto tanti punti di vista, c’è da imparare<br />
molto.<br />
Al mattino al mercato del pesce di<br />
Tokyo, con Yamamoto e i funzionari<br />
della Camera di Commercio<br />
scopriamo che il senso di ordine e<br />
pulizia rende questo spazio, fra i più<br />
grandi del mondo, assolutamente<br />
non puzzolente a differenza di tutti<br />
gli altri mercati di pesce. C’è pesce<br />
freschissimo, dal tonno ai grandi<br />
crostacei, a pesci per noi misteriosi.<br />
C’è tutto. Subito dopo, un cuoco<br />
giapponese che fa cucina italiana,<br />
Kazuki Furusawa di Oltrevino, interpreterà<br />
davanti a noi tre piatti giapponesi<br />
con ingredienti italiani scelti<br />
da me (’nduja, pici e cavolo verza di<br />
Montaldo Dora) e tre piatti italiani<br />
con ingredienti giapponesi. Eccoli:<br />
Cavolo verza sotto sale al Kombu<br />
e Yuzu e Shabu Shabu di cavolo<br />
verza, Udon di Pici Toscani al brodo<br />
dashi con pastella fritta in tempura,<br />
Oden di ‘nduja calabrese col daikon<br />
e konjaku e surimi fritto. I piatti<br />
italiani con ingredienti giapponesi<br />
saranno invece Caponata bianca di<br />
radice di loto shitake e cachi, Taglia-<br />
telle al finto ragù bolognese di scorzonera,<br />
Panna cotta con olio novello,<br />
spuma di latte al sale e wasabi<br />
(un’interpretazione superba, tanto<br />
che mi alzo a vado ad abbracciare<br />
lo chef. Anche il collega giapponese<br />
approva).<br />
E questo è il senso di tutto il nostro<br />
viaggio, che è partito dall’iniziativa<br />
della Camera di Commercio condotta<br />
dall’ottimo Davide Fantoni<br />
(brava la collaboratrice Martina Saldi):<br />
favorire una buona contaminazione<br />
fra i due Paesi per fare la più<br />
grande cucina del mondo.<br />
Alla sera si mangia in due locali<br />
diversi: lunedì ospiti delle amiche<br />
del coro della Compagnia Musicale<br />
Nadeshiko in un locale di cucina<br />
giapponese molto buono Hakarime<br />
che interpreta la murena (www.<br />
hakarime.jp), bevendo il fantastico<br />
sake Dassai. Il giorno dopo dal<br />
cuoco giapponese Masato Myane<br />
che a Tokyo ha aperto l’Ostu (www.<br />
ostu.jp), dopo aver passato 5 anni<br />
da Massimo Camia nelle Langhe.<br />
E sarà un cena fantastica (carne<br />
di puledro battuta al coltello, indimenticabili<br />
plin al tartufo bianco,<br />
stracotto di guanciale al Barolo) con<br />
La visita al mercato del pesce<br />
più grande del mondo con Yamamoto<br />
Momento di dialogo tra i due critici enogastronomici<br />
ospiti della Camera di Commercio<br />
Con il critico gastronomico giapponese Yamamoto,<br />
Kazuki Furusawa, chef di Oltrevino e Gerolamo Panzetta<br />
Satoshi Sumia<br />
con il suo pane<br />
Il cuoco del Mikawa<br />
prepara la tempura<br />
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<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
in viaggio<br />
L’ingresso della mini Golosaria<br />
Un folto pubblico fi no dal mattino per<br />
assaggiare i prodotti italiani e giapponesi<br />
una selezione di vini memorabile,<br />
persino il Grignolino della Tenuta<br />
Santa Caterina, il Barolo di Canonica,<br />
il Nebbiolo di Roagna, il Chinato<br />
di Cappellano.<br />
Mercoledì apoteosi con la minimini-<br />
Golosaria, organizzata dalle amiche<br />
della rivista Ryoritsushin. E, ironia<br />
della sorte, siamo proprio negli spazi<br />
dove Oscar Farinetti aveva tentato<br />
di aprire il primo Eataly. Ci saranno<br />
una decina di produttori giapponesi,<br />
fra cui voglio citare il grande<br />
Panezza, Satoshi Sumia con i suoi<br />
pani di Genzano; Masahiro Shimozono<br />
venuto apposta dal sud con<br />
i suoi originali e appetitosi pesciolini<br />
sott’olio agli aromi; la cantina<br />
Fujimaru, il Comune di Tsunaghi; il<br />
produttore di farina di grano Sozaisha;<br />
il produttore di natto Tsukui e il<br />
produttore di pesche Hotoen. E poi<br />
i prodotti italiani in degustazione,<br />
quelli che in un anno ho raccontato<br />
sul portale giapponese della rivista<br />
Ryoritsushin e poi sul Nipposario,<br />
in italiano. E qui rimango colpito<br />
dagli accessi del pubblico, con la<br />
sfilata dei migliori chef di Tokyo e<br />
non solo. Conduco una degustazione<br />
di oltre 20 vini giapponesi, e<br />
mi colpisce l’ottima resa che hanno<br />
ottenuto Petit Manseng, Pinot grigio,<br />
Müller-Thurgau e persino un<br />
rosso memorabile da due tipi di uve<br />
moscato, fra cui il moscato d’Amburgo.<br />
La selezione l’ha fatta una<br />
ragazza bravissima, Hisae Iwakura,<br />
titolare di tre enoteche. Fantastica!<br />
Anche perché sono vini veri, che<br />
magari non sono ancora perfetti,<br />
ma sicuramente una promessa. Il resto<br />
dei giorni sarà per visitare alcuni<br />
produttori locali insieme con Kiyoko<br />
Sone, Tomoko Suga, Yukako Toriyama,<br />
quelle che sono ormai le nostre<br />
amiche di Ryoritsushin. Incredibile<br />
l’incontro con Rikki Ito a Kamakura<br />
di cui racconterò sulla Circolare.<br />
Lui produce frutta e verdura ed ha<br />
accettato la sfida di un produttore,<br />
poi diventato suo amico, di non far<br />
morire l’agricoltura del suo paese.<br />
Alla stazione di Kamakura ho lasciato<br />
il cuore in un piccolo caffè di<br />
una signora giapponese che parla<br />
l’italiano. Il caffè si chiama Rondino<br />
1967 e la torta di pere che fa la signora<br />
è eccezionale. Ma quel caffè<br />
sarà rivelatore di come sono concepiti<br />
i negozi qui: tutti ordinati, puliti,<br />
invitanti, quasi secondo uno stile<br />
I produttori di pesce alla mini Golosaria<br />
I prodotti italiani alla mini Golosaria<br />
La presentazione dei prodotti italiani<br />
alla mini Golosaria con Motoko<br />
Un produttore giapponese che<br />
espone alla mini Golosaria<br />
Con Riccardo Basso di Bassano del Grappa<br />
che importa prodotti italiani da Golosario<br />
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in viaggio<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
Il contadino Rikki Ito prepara il tè<br />
francese. E in Italia avremmo molto<br />
da imparare in presentazione, ma<br />
siamo ancora lontani in fatto di ordine.<br />
Qui sono ordinate come vere<br />
boutique del gusto le macellerie, le<br />
pasticcerie, i negozi di legumi, persino<br />
i negozi di frutta, per non parlare<br />
delle gastronomie.<br />
Certo la visita a Isetan sarà un’esperienza<br />
in questo senso. E difficilmente<br />
si capisce come Farinetti<br />
abbia scelto di puntare su Tokyo<br />
avendo un confronto così imponente,<br />
professionale, unico. A pranzo<br />
andremo in un locale che è nato<br />
proprio sulle orme del Golosario. Si<br />
chiama Oltrevino (www.oltrevino.<br />
com). È delizioso, ha una cantina<br />
spettacolare di vini italiani, ma soprattutto<br />
ha il prodotto: la burrata,<br />
il pane, i salumi… e le fiorentine. A<br />
sorpresa prepara un primo piatto in<br />
mio onore, i rabaton alessandrini,<br />
perfetti. Mangeremo anche una fiorentina<br />
di Wagyu che ci ha lasciati<br />
senza fiato.<br />
Commovente poi è stata la visita<br />
alla Latteria Bebè (www.latteriabebe.com)<br />
ovvero un caseificio<br />
con pizzeria annessa. Anche qui<br />
una contaminazione italiana di un<br />
ragazzo, Daishiro Yamazaki che ha<br />
passato un periodo in Puglia e Ceglie<br />
Messapica: eccolo produttore<br />
di una mozzarella buonissima, ma<br />
anche burrata e caciocavallo. Selezione<br />
di vini anche qui straordinaria,<br />
tutta italiana. Notevole la pizza del<br />
fratello Kentaro.<br />
Apoteosi venerdì con la giornata<br />
organizzata per noi da Thierry Choen,<br />
il più importante importatore<br />
di cibi e vini italiani in Giappone (la<br />
sua azienda si chiama Jet) e creatore<br />
di Solleone Bio che ha spopolato<br />
all’ultima Golosaria. Con lui la visita<br />
in una fabbrica di Sakè dal 1625 Fukumitsuya<br />
con relativo assaggio di<br />
sakè anche invecchiato 10 - 20 anni<br />
(www.fukumitsuya.co.jp). Quindi<br />
da Yamato Soyu, un produttore di<br />
soia dalla produzione diversificata e<br />
intelligente, con un punto vendita<br />
che fa capire e amare il prodotto<br />
con una teoria incredibile di referenze,<br />
nate da questo legume tanto<br />
amato dai giapponesi. Grande<br />
onore l’offerta del tè nella sua casa,<br />
con la mamma di Seiichi Yamamoto,<br />
presidente e Ceo della Yamato<br />
Soysauce.<br />
La signora del Caffè Rondino<br />
Paolo Massobrio alla Latteria Bebè<br />
La degustazioni di vini giapponesi<br />
con la sommelier Hisae Iwakura<br />
Tutti i collaboratori di Ryuritsushin al termine della mini Golosaria<br />
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<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
in viaggio<br />
Con lo chef Shin-ichiro Thakagi,<br />
Thierry e gli amici di Ryoritsushin<br />
eccoci quindi a fare una scorpacciata<br />
di sushi del miglior locale di Kanazawa.<br />
Si chiama Rekireki. È stata<br />
un’esperienza.<br />
Poi una vista in questa vecchia città<br />
molto caratteristica prima di sedersi<br />
a tavoli di Zeniya (www.zeniya.<br />
ne.jp), uno dei migliori ristoranti di<br />
Kanazawa che ci ha fatto raggiungere<br />
i vertici più alti della cucina Kaiseki.<br />
Una serie di assaggi di qualità<br />
eccelsa e di grande bellezza… un ricordo<br />
su tutti l’anguilla (unaghi) grigliata<br />
al tartufo nero. Inizio elegante<br />
con un Giulio Ferrari 2004 e poi<br />
naturalmentel’ sakè. Altre cene che<br />
ricordo con piacere sono quelle monotematiche<br />
come quella dedicata<br />
a un solo pesce, l’anago (murena)<br />
declinato in 10 modi, da Hakarime<br />
(www.hakarime.jp) oppure quella<br />
dedicata al pollo, anche qui in 10<br />
spiedini diversi. Il locale si chiama<br />
Toritama. Clamorosa la visita in un<br />
locale di solo tempura, consigliato<br />
dal collega Yamamoto, il Mikawa<br />
(Mikawa-roppongihills.jimdo.com).<br />
Ma l’apoteosi è stata la visita di sabato<br />
mattina a Eishi Okamoto giovane<br />
vitivinicoltore di Tsunaganedi<br />
che fa dei vini straordinari. A mio<br />
ricordo posso paragonare i vini di<br />
Okamoto solo a quelli di Serge Hochar.<br />
E se uno ama i vini naturali,<br />
be’ vada a trovare questa promessa,<br />
che sa giocare con lo Chardonnay,<br />
il Pinot bianco (grandioso), il Pinot<br />
grigio, fino al Cabernet Franc, al<br />
Merlot, al taglio bordolese e al Sangiovese.<br />
Mi ha emozionato vedere<br />
la campagna di Okamoto, i suoi<br />
vigneti (meno di 4 ettari) accanto<br />
ad ampi meleti e agli orti di questa<br />
zona agricola del Giappone, che ricorda<br />
certe aree italiane.<br />
Lui è la punta avanzata del vino<br />
giapponese che presto affronterà<br />
il mondo. Difficile che ceda alle<br />
lusinghe di qualche importatore,<br />
rimarrà se stesso: pignolo tanto da<br />
vendemmiare e poi staccare acino<br />
per acino a mano per far il mosto.<br />
Il risultato è clamoroso. Ci ha accolto<br />
nella sua cantina, con un salume<br />
tipo culatello fatto da suoi amici<br />
in zona e una teoria di formaggi -<br />
anche un caprino - degni di nota.<br />
Anche qui si stanno attrezzando<br />
per fare squadra. Avremo da imparare<br />
tanto, se vogliamo vincere nel<br />
mondo.<br />
Lo chef Kazuki Furusawa di Oltrevino<br />
La degustazione dei vini giapponesi<br />
di Hisae Iwakura<br />
Con Yamato Soyu, presidente dell’azienda<br />
produttrice di soia e sua moglie<br />
In visita fabbrica di Sakè dal 1625 Fukumitsuya<br />
Le giornaliste di Ryoritsushin<br />
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l’iniziativa<br />
<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
PAPILLON<br />
PER GLI AMICI DEL GOLOSARIO<br />
terremotati<br />
Il 30 ottobre un terribile<br />
evento sismico ha colpito<br />
l’Italia centrale.<br />
Dal palco di Golosaria<br />
abbiamo lanciato un’iniziativa<br />
per aiutare le attività<br />
recensite sul Golosario<br />
che hanno subito danni<br />
importanti dal sisma.<br />
Ecco l’elenco delle diciannove realtà<br />
territoriali che abbiamo deciso<br />
di aiutare promuovendo l’acquisto<br />
dei prodotti di chi ancora riesce a<br />
produrre oppure raccogliendo fondi<br />
attraverso le Cene in ComPagnia<br />
per chi si trova nell’impossibilità di<br />
lavorare (attraverso il sito www.<br />
ilgolosario.it vi terremo costantemente<br />
aggiornati sulla situazione<br />
di queste attività e sulle iniziative<br />
messe in campo).<br />
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<strong>papillon</strong> <strong>69</strong><br />
l’iniziativa<br />
CAMERINO<br />
SALUMERIA MONTANARI<br />
ANNA MARIA<br />
via XX Settembre, 2 - 0737632512<br />
Tutto fermo, stanno ancora stimando i danni ma<br />
stanno tutti bene. Per la produzione se ne parla tra<br />
almeno 2 mesi (ciauscolo).<br />
CASA FRANCUCCI<br />
loc. Rio, 4 - 0737636775<br />
Prodotti disponibili (torroni).<br />
IL CAVALIERE (RISTORANTE)<br />
fraz. Polverina - via Ugo Mariani, 33/35 - 073746128<br />
www.hotelilcavaliere.com<br />
Aprono a dicembre, ma non hanno ancora il menu<br />
Natale, saranno attivi dopo tale data.<br />
CASTELSANTANGELO<br />
SUL NERA<br />
NORCINERIA ALTONERA<br />
via Roma - 073798309<br />
Prodotti disponibili (salami di maiale e cinghiale).<br />
MUCCIA<br />
DISTILLERIA VARNELLI<br />
via Girolamo Varnelli, 10 - tel. 0737647000<br />
www.varnelli.it/it<br />
Prodotti disponibili (liquori).<br />
NORCIA<br />
NORCINERIA FRATELLI ANSUINI<br />
via Anicia, 105 - 0743816643<br />
www.ansuininorcia.com<br />
Prodotti disponibili (salsicce fresche e secche).<br />
CIOCCOLATERIA VETUSTA NURSIA<br />
viale della Stazione, 41/43 - 0743817370<br />
www.norciaciok.it<br />
Prodotti disponibili (cioccolato).<br />
IL NORCINO DI PISTONI ALESSANDRO<br />
fraz. Campi - via Dei Casali, 252 - 0743820133<br />
www.ilnorcino.net/salumi.di.norcia/<br />
Prodotti disponibili (salami di cinghiale e pecorino).<br />
AZ. AGR. SIBILLA<br />
Enrico Foglietti - loc. San Pellegrino<br />
via del Tricaio, 47 - 0743817013<br />
Prodotti disponibili (confetture e succhi di frutta).<br />
CASTELLUCCIO<br />
DI NORCIA COOP. AGR.<br />
loc. Castelluccio - via della Bufera, 17 - 0743821166<br />
www.lenticchiaigpcastelluccio.it/index.php<br />
Prodotti disponibili (lenticchie e legumi).<br />
AZIENDA AGRICOLA<br />
IL QUADRIFOGLIO<br />
via Case Sparse, 3<strong>69</strong> - 0743816751<br />
Prodotti disponibili (lenticchie, salumi e pecorini).<br />
La ricettività nell’agriturismo con camere ora ospita<br />
sfollati.<br />
TAVERNA CASTELLUCCIO<br />
(RISTORANTE)<br />
loc. Castelluccio<br />
via Dietro La Torre, 8 - 0743821158<br />
www.tavernacastelluccio.it<br />
Non sono ancora attivi perché sono nella zona rossa,<br />
ancora inagibile secondo la Protezione Civile.<br />
Ipotesi di riapertura dopo le feste.<br />
BIRRA NURSIA<br />
Monastero di San Benedetto<br />
https://birranursia.com<br />
Confermata inagibilità per pericolo locali in fase<br />
di crollo. La produzione riprenderà probabilmente<br />
solo tra alcuni mesi (birre).<br />
VESPASIA (RISTORANTE RELAIS)<br />
Palazzo Seneca - via Cesare Battisti, 12 - 0743817434<br />
www.vespasia.com<br />
Non sono ancora attivi perché sono locali ancora<br />
inagibili secondo la Protezione Civile. Ipotesi di riapertura<br />
dopo le feste.<br />
SAN GINESIO<br />
RE NORCINO<br />
contrada Gualduccio, 13/14 - 0733<strong>69</strong>4407<br />
www.renorcino.it<br />
Prodotti disponibili (ciauscolo e salumi).<br />
VISSO<br />
PETTACCI GIUSEPPE TARRAGONI<br />
via XXIV Maggio, 5 - 07379282<br />
Attualmente la produzione è bloccata perché nel<br />
sisma hanno perso casa e laboratorio (salumi e<br />
formaggi).<br />
L'ALBERO DEL PANE<br />
via Cesare Battisti, 11 - 0737968000<br />
Attualmente hanno ripreso la produzione del famoso<br />
pane di Visso ma l’edificio è stato dichiarato<br />
parzialmente inagibile. Prodotti disponibili.<br />
CALABRÒ CARNI<br />
piazza Capuzi, 49 - 073795286<br />
Hanno perso i locali dell’attività ma la produzione<br />
di ciauscolo e salumi deperibili sono riusciti a distribuirla<br />
con azione immediata grazie alle macellerie<br />
del Golosario.<br />
SALUMIFICIO CAPPA<br />
fraz. Borgo Sant’Antonio, 15 - 07379237<br />
nessuna risposta, il telefono suona a vuoto (ciauscolo).<br />
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L’ESPERIENZA DI PAPILLON<br />
A PORTATA DI TOUCH<br />
IL GOLOSARIO RISTORANTI<br />
Il nuovo Gatti Massobrio si fa digitale con una guida per iOS e Android<br />
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www.babbi.it<br />
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L’eccellenza è una questione di etichetta.<br />
Lessismore<br />
Tre etichette Tenute del Cerro vincono i Cinque Grappoli Bibenda 2016.<br />
Bibenda 2016, la più prestigiosa Guida Enogastronomica Italiana, ha assegnato i suoi Cinque Grappoli a<br />
tre etichette Tenute del Cerro: Còlpetrone Sacer Montefalco Sagrantino 2008, Brunello di Montalcino<br />
Riserva “Poggio Abate” 2009 e Vino Nobile di Montepulciano Selezione Antica Chiusina 2012.<br />
Tre riconoscimenti d’eccellenza a tre vini da sempre espressione di altissima qualità e passione.<br />
Gli stessi valori di Tenute del Cerro, società vitivinicola del Gruppo Unipol.<br />
tenutedelcerro.it