Roma, Circa 2017

A cura di 

Curated by 

Claudio Composti 

Progetto grafico 

Graphic project 

Angelo Marinelli 

Comunicazione 

Communication 

ArtistProof s.r.l. Roma 

Con il supporto di 

Supported by 

In collaborazione con 

In collaboration with

Quando mi sono messo a tavolino per buttare giù il titolo e qualche idea 

per questo libro, mi sono immaginato di passeggiare per il mercatino 

di Ponte Milvio nel 2050 e di trovare una vecchia scatola di cartoline 

con scritte le parole “Roma (circa 2017)” .All’interno della scatola vi 

era una serie di strane e alquanto bizzarre immagini di donne, che 

osservavano senza essere viste. Se mi chiedeste di tracciare la storia 

di queste cartoline o di descrivere queste immagini, vi direi solo che 

queste furono recuperate da un archivio di fotografia erotica. Questa 

scatola di cartoline immaginaria è all’origine di questo elegante libro e 

sono lieto di ritrovare queste stesse parole stampate su questa pagina 

e firmate:Noé Sendas (Roma circa 2017). 

Noé Sendas 

When I sat down at the table to write down the title and a few ideas for 

this book, I imagined myself in 2050 strolling along Mercatino di Ponte 

Milvio and finding an old cardboard box full with postcards with the 

words Roma (circa 2017) written on it. 

Inside this box there was a set of strange and somehow absurd 

collection of images of women seeing without being seen. If you would 

ask me to track down the history of these postcards, or describe these 

images I would just say they had been rescued from an archeological 

site of glamour. 

This fictional box of postcards was the starting point for this elegant 

book & I am very happy to find these very same words printed on this 

page and signed: 

Noé Sendas, Roma (circa 2017). 

Noé Sendas

ROMA, CIRCA 2017 

di Claudio Composti 

Lungotevere. Anno 2050. Noè Sendas si immagina a Ponte Milvio in un 

mercatino. Tra gli oggetti esposti su un banco, intravede una scatola 

di cartone, segnata e rovinata qua e là da un evidente uso continuo nel 

tempo, ma ancora robusta. Sopra una scritta: “Roma, circa 2017”. La 

scatola contiene vecchie cartoline d’epoca della città di Roma, edite 

dal Museo Vaticano, dal Museo della Galleria Borghese e da ECR Roma. 

Noé Sendas immagina una scena simile, da cui il titolo alla sua prima 

mostra romana, in cui presenta in anteprima un’inedita serie di cartoline 

d’epoca, selezionate e manipolate dall’artista. Un passato di cui Sendas 

si nutre nelle sue opere, ispirandosi alle arti visive, alla letteratura del 

passato, con spirito Dadaista o guardando al cinema di Fellini o al 

teatro dell’assurdo di Beckett, rendendo l’impossibile credibile e, in 

modo elegante e raffinato, assolutamente contemporaneo. Come in 

“Aspettando Godot”, Sendas gioca con il Tempo. Ci costringe infatti 

ad un’attesa voyeuristica di fronte alla serie “Peep Girls”, in cui copre 

con forme geometriche nere, ipotetiche serrature, la silhouette di corpi 

sinuosi di donne, forse ballerine, in piedi su sfondi bianchi, come in 

movimento su un set o un palco e di cui lascia vedere solo le gambe e i 

piedi in movimento o in passi di danza. Un’attesa però disillusa poiché, 

come nella pièce teatrale di Beckett, nulla succede. Nè sapremo mai 

quale sarà il prossimo passo di danza o in quale direzione muoveranno 

quelle splendide gambe o che volto avranno quelle donne, la cui 

identità è ricostruita solo dalla nostra personale fantasia. Sendas si 

pone e ci pone, così, in una porzione di tempo sospesa. In quello spazio 

vuoto che si crea tra il ricordo di un evento e l’evento stesso, ricostruito 

dalla memoria fallace e manipolatoria nella ricostruzione di un passato 

che c’è, ma diverso da come lo abbiamo vissuto. Così come il ricordo 

lascia spazio alla ri-costruzione della memoria, così Sendas riempie 

quello spazio con la propria immaginazione, creando la sua Storia. 

Anzi, ri-creando un nuovo racconto, di cui ricostruisce, a piacere, la trama 

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partendo da vecchie immagini. Il noema della fotografia “è stato”, di 

Roland Barthes, come mezzo veritiero che riporta qui e ora il “fantasma 

di un passato che c’è stato ma non c’è più”, trova in Sendas l’effettiva 

realizzazione, mostrandoci con evidenza il paradosso della presenza / 

assenza della fotografia stessa, che ci fa vedere qualcosa che non c’è 

più fisicamente, ma di cui vediamo l’esistenza. La ricerca e la scelta 

stessa di quali immagini del passato ri-utilizzare e trasformare, sono 

di fatto l’atto creativo di Sendas come artista-demiurgo di un Passato 

che rivive, mutato. Tuttavia, davanti alle sue opere fotografiche siamo 

empatici e si origina in noi una proiezione che ci permette di riconoscere 

e riconoscerci in quelle figure eleganti che tante volte abbiamo visto 

al cinema, forse perché parte del nostro immaginario, ma ci permette 

una identificazione interessante non tanto con i soggetti ritratti, 

quanto con la spiazzante e angosciante frammentazione delle identità 

di queste sue figure. L’eleganza e la naturalezza dei gesti, un ballo, un 

abbraccio, un ritratto (o almeno quel che ne resta, sempre occultato, 

come nella serie Crystal girls) ci pone di fronte a una questione che 

riguarda tutti noi: la frammentazione dell’Io, che tutti portiamo dentro. 

Cosi, di fronte alle opere di Sendas, siamo in bilico tra una tensione 

narrativa, estetico erotica ed una profonda vibrazione che ci tocca 

nell’Inconscio, la zona oscura e profonda che sfugge al controllo della 

coscienza. Nascondendo un disagio dietro un apparente riso leggero, 

una frattura dietro una forma che ci tocca dentro. L’inconscio svela 

l’irrazionalità costitutiva e l’essere frammentato in varie parti di ogni 

individuo. Esattamente come frammentate sono le donne di Sendas, 

con cui non possiamo che provare empatia, che si crea attraverso il 

sistema dei neuroni specchio, che ci permettono di capire l’artista, 

capace di farci sorridere, compiacere o perché no, eccitare con giochi 

soft erotici di gambe e piedi e nella sua irrazionale verità ci porta alla 

sospensione dell’incredulità, esattamente come accade a cinema o 

teatro, meccanismo che consiste nella volontà di sospendere le proprie 

facoltà critiche allo scopo di ignorare le incongruenze e godere di 

un’opera di fantasia. A cui, consapevoli, scegliamo di credere, proprio 

come nel teatro dell’assurdo, in cui i dialoghi senza senso, ripetitivi e 

serrati, sono capaci di suscitare a volte il sorriso nonostante il senso 

tragico del dramma che stanno vivendo i personaggi. Eccoci qui. 

Personaggi inconsapevoli in cerca d’autore, forse. Ognuno, il proprio. 

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ROMA, CIRCA 2017 

by Claudio Composti 

Tiber. Year 2050. Noé Sendas imagines himself on the Ponte Milvio 

in a market. Among the objects on a table, he sees a cardboard box, 

marked and ruined here and there by an evident continuous use over 

time, but still robust. Above a written : “Rome, about 2017”. The box 

contains old postcards of the city of Rome, edited by the Vatican 

Museum, the Museum of the Borghese Gallery and by ECR Rome. Noé 

Sendas imagines a similar scene, from which the title to his first Roman 

exhibition, in which he presents for the first time a series of vintage 

postcards, selected and manipulated by the artist. A past that feeds his 

own imaginary, inspired by visual arts, past literature, Dadaista spirit, or 

by Fellini’s movies or Beckett’s absurd theater, making the impossible 

believeable and, in an elegant way absolutely contemporary. As in 

“Waiting for Godot,” Sendas plays with Time. 

It forces us to a voyeuristic expectation in front of the “Peep Girls” series, 

where he covers with black geometric shapes, hypothetical locks, the 

silhouette of sinuous bodies of women, perhaps ballet dancers, standing 

on white backgrounds as moving on a set or stage and lets you see 

only your legs and feet moving or in dance steps. But a disadvantage 

is that, as in Beckett’s play, nothing happens. We will never know 

what the next stage of dance will be, or in what direction will those 

splendid legs move or which face will have those beautiful women 

whose identity is rebuilt only by our personal imagination. Sendas 

places us in a portion of suspended time. In that empty space that is 

created between the memory of an event and the event itself, rebuilt 

by fallacious and manipulative memory in the reconstruction of a past 

that is there, but different from how we lived it. Just as remembrance 

leaves room for rebuilding memory, so Sendas fills that space with his 

own imagination, creating his own story. In fact, re-creating a new tale, 

which he reconstructs, as desired, the plot from old images. The noema 

of photography “has been”, by Roland Barthes, as a veritable medium 

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that portrays here and now the “ghost of a past that has existed but 

is no longer”, finds in Sendas the actual realization, showing us with 

evidences the paradox of the presence / absence of photography itself, 

which shows us something that is no longer physically, but of which we 

see existence. 

The search and the very choice of what images of the past he wants 

to re-used and transformed, are in fact the creative act of Sendas as 

the artist-demiurge of a past that revives, mutated. However, in front 

of his photographic works we are empathetic and we act a projection 

onto that figures, which allows us to recognize ourself in those elegant 

characters that we have seen so often in the cinema, as part of our 

imagination. But what hits us is not the identification so much with 

the subjects portrayed, as well as with the disturbing and distressing 

fragmentation of those identities. The elegance and the naturalness 

of gestures, a dance, a hug, a portrait (or at least that which remains, 

always concealed, as in the Crystal girls series) confronts us with a 

question that concerns us all: the fragmentation of the Ego, that we 

are all bringing inside. Thus, in the face of Sendas’s works, we are in 

balance between a narrative, aesthetic and a deep vibration that 

touches us in the unconscious, dark and profane area that escapes 

control of consciousness. Hiding a discomfort behind an apparent light 

rice, a fracture behind a form that touches us. The unconscious reveals 

constituent irrationality and is fragmented into various parts of each 

individual. Exactly how fragmented are Sendas’s women, with whom 

we can only feel empathy, created through the mirror neuron system, 

that allow us to understand the artist, able to make us smile, and why 

not, excite us with his soft erotic games of legs and feet and in his 

irrational truth leads us to the suspension of unbelief, just as it happens 

in cinema or theater, a mechanism that consists in the desire to suspend 

our critical faculties in order to ignore inconsistencies and enjoy a work 

of fantasy. So, in front of Sendas’ works, we choose to believe, just as 

in the theater of the absurd, where meaningless dialogues, repetitive 

and tight, are able to arouse sometimes the smile despite the tragic 

sense of the drama that the characters are experiencing. Here we 

are. Unconscious characters in search of author, maybe. Everyone for 

himself. 

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Noé Sendas è nato a Brussells nel 1972, al momento vive tra Berlino / Madrid e 

Lisbona. 

Noé Sendas was born in 1972 in Brussels, currently lives in between Berlin / 

Madrid & Lisboa. 

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Pag 13:Crystal Girl N58, 

2012Archival inkjet print (pigmented inks) on luster paper 

41 x 31cm (frame size) 

Pag 15:Crystal Girl N31, 2016 

Archival inkjet print (pigmented inks) on luster paper 


























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Pag 33:Peep 38, 2016 


24 x 18cm (vintage frame size) 

Pag 35:Peep 15, 2014 



Pag 37:Peep 39, 2016 



ArtistPag 39:Peep 38, 2016 



Pag 41 & Cover:Peep 19, 2012 



Pag 43:Peep 56, 2016 



Pag 45:Peep 18, 2013 



Pag 47:Peep 13, 2012 



Pag 49:YVONE (Benini’s Suite), 2017 


70x 50cm (frame size) 

51:LEAH (Benini’s Suite), 2017 


70x 50cm (frame size) 

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Published by Visionarea on the 

occasion of the exhibition 

Roma (circa 2017) by Noé Sendas 

at Visonarea Art Space Rome, from 

22.09.17 till 12.11.17, curated by Claudio 

Composti. 

Printed by: VisionareaLab, Rome 

Edition: 400 copies 

With thanks from the Artist to Sandra 

Feio, Lourdes Sendas, and to everyone 

from the Visionarea team who 

collaborated on this edition.

Roma, Circa 2017

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