Simon_Roberts_webNew Vedute - Simon Roberts

A cura di
Curated by
Claudio Composti
Progetto grafico
Graphic design
Angelo Marinelli
Comunicazione
Communication
ArtistProof s.r.l. Roma
Ufficio stampa
Press office
FOSFORO, Roma
Con il supporto di
Supported by
In collaborazione con
In collaboration with

LA FOTOGRAFIA DELL’UOMO
di Claudio Composti
“Ogni fotografia è in realtà un mezzo per mettere alla prova, per confermare e per costruire
una immagine totale della realtà” J. Berger
4
“The Family of Man” è una mostra icona della
storia della fotografia, ideata nel 1955 dal
fotografo lussemburghese Edward Steichen
ed installata ora, dopo tre anni di restauro, nelle
sale del castello di Clervaux in Lussemburgo,
dov’è conservata e allestita dal 1994 in modo
permanente. Dopo una serie di esperienze
come fotografo di guerra, ma soprattutto
come fotografo di moda e sperimentatore,
dal pittorialismo alla Straight photography,
Steichen diventò direttore del dipartimento di
fotografia del MoMa di New York: è in questa
occasione che concepì l’idea di una grande
mostra collettiva che avesse come tema
l’Uomo, inteso come parte di un tutto, di una
unica grande famiglia: il Mondo. L’esibizione fu
allestita la prima volta al MoMa e raccoglieva
503 fotografie da 68 paesi. I fotografi coinvolti
furono 273 e i lavori esposti furono selezionati
tra 2 milioni di scatti inviati da autori di tutto
il mondo, tra cui alcuni molto celebri come
Dorothea Lange, Robert Capa, Henri Cartier-
Bresson, Robert Doisneau, August Sander,
Ansel Adams. Nel 1959 passò anche in Italia, a
Torino.
The Family of Man fu progettata per raccogliere
i documenti prodotti nel secondo dopoguerra
con un taglio fortemente antropologico:
come un enorme album di famiglia, globale
ed universale, che avesse come soggetto
l’essere umano, la sua vita e i modi di agire e
comportarsi nel mondo, le relazioni che gli
uomini intrattengono, pur nelle differenze
culturali, come parti di una comunità e membri
della stessa specie.
Simon Roberts, inglese classe 1974, allo stesso
modo pratica questo genere di fotografia, che
potremmo definire antropologica. La tematica
trova altri precursori, come Paul Graham e
Martin Parr, grande fotografo inglese che ha
reso il cattivo gusto un tesoro da difendere,
degno di un clic “…perché rende il mondo
folle, divertente e colorato!” o come il tedesco
Thomas Struth o gli italiani Massimo Vitali e
Walter Niedermayr.
Con la stessa metodicità, da diversi anni
Simon Roberts gira con il banco ottico e il
suo van, dal cui tetto scatta per avere una
visione panoramica rialzata dei soggetti. Al
centro della sua ricerca fotografica c’è sempre
l’essere umano e il paesaggio antropizzato e
come le grandi masse ne fanno uso, dai parchi
alle città, dalla natura ai luoghi del tempo
libero. Ha scattato la Russia post sovietica,

con la serie Motherland e Polyarnye Nochi.
Ha indagato le usanze nel tempo libero della
cultura inglese nella serie We English e la
storia dei pontili inglesi nella serie Pierdom; ha
scattato sulle montagne in Svizzera l’invasione
dei turisti, con la serie Sight Sacralisation;
(Re)framing Switzerland; ha girato il mondo
per documentare la relazione tra città e parchi
nella serie Urban Parks, ritraendoli alla luce dei
diversi modi in cui vengono vissuti, celebrati o
trasformati dalla presenza umana. In tutti i suoi
lavori è impossibile scindere l’aspetto estetico da
quello sociologico. Roberts riflette sui concetti
d’identità individuale e collettiva soprattutto.
Si prende gioco delle ossessioni tecnologiche
di cui tutti siamo schiavi oggi, nella serie The
Last Moment; realizzato tra il 2011 e il 2014,
Simon utilizza immagini pubblicate dai giornali
britannici di grandi eventi pubblici, che vela con
strati semitrasparenti lasciando piccoli cerchi
che inquadrano solo i cellulari delle persone
riunite all’evento mentre scattano fotografie.
Ironica critica dell’ enorme produzione e
consumo di fotografie prodotte e diffuse ogni
giorno in tutto il mondo e del nuovo ruolo
della fotografia nella società contemporanea.
È questo contesto socio-culturale, tecnologico
e psicologico che Roberts analizza. Gioca con
i clichè e gli stereotipi culturali. Come il tipico
souvenir d’Italie da cartolina, nella serie New
Vedute - Alternative Postcards from Italy.
Qui infatti sovrappone immagini scattate
da lui in Italia, a tema sociale e politico, ad
immagini di cartoline originali dell’Italia anni
‘50/’70, secondo gli stereotipi kitsch più tipici:
la gondola di Venezia, i limoni di Sicilia, i turisti
nelle piazze romane; crea così una tensione tra
un paesaggio passato e una contemporaneità
che ha stravolto la storia, la cultura e la
bellezza del Bel Paese, come il turismo di
massa, l’immigrazione e gli abusi edilizi. Con
una visione non scevra da pregiudizi culturali,
che dichiara come ci vedono gli stranieri da
fuori. Lo stesso interesse verso i rituali sociali di
massa lo ritroviamo nella serie Urban Parks –
Green Lungs of the City of the city realizzato
tra il 2015 e il 2016 in cui riflette sulla storia
dei parchi pubblici nelle città: nel XVII secolo
erano dominio riservato alle famiglie benestanti
e ai reali, ma con l’avvento della rivoluzione
industriale nell’800 diventano spazi pubblici,
per necessità medica da un lato, dato lo smog
che inquina le città e per motivi socio politici
dall’altro, data la nascita di una borghesia che
reclama spazi e svaghi sociali adatti ai nuovi
ricchi, dentro e fuori le città; lo stesso ruolo
che ebbero i Pierdoms in Inghilterra, non tanto
come moli di attracco quanto sedi di teatri, caffè
e giostre, meta dei primi week end fuori porta in
cerca di aria salubre, in fuga dalle città inquinate.
Il suo è un excursus dunque sul nostro modo di
vivere come esseri umani, ovunque nel mondo.
Ovunque con spazi da usare per il tempo libero,
con parchi, città e case da abitare. Modi di vivere
diversi, che trovano però un unico comune
denominatore, che Steichen aveva intuito nella
mostra al MoMA: l’essere parte di un unica
grande famiglia umana, con tutte le difficoltà
che ogni famiglia nasconde in sè, se è vero,
come scrisse Tolstoj in Anna Karenina che “…
Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni
famiglia infelice è infelice a modo suo.” Per
questo ognuno di noi si riconosce nelle opere di
Simon Roberts, poiché la sua fotografia diventa
uno specchio delle nostre abitudini, delle nostre
idiosincrasie e degli spazi che chiamiamo casa,
raccontati con lo sguardo di chi di questa
umanità fa parte. Uno sguardo sulla Vita, nella
semplicità del quotidiano e dei rituali sociali,
attraverso una fotografia dell’Uomo.
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HUMANKIND’S PHOTOGRAPHY.
by Claudio Composti
“Every photograph is in fact a means of testing, confirming and constructing a total view of
reality” J. Berger
6
“The Family of Man” was an ambitious
photography exhibition created in 1955
by Edward Steichen, a photographer from
Luxembourg. Since 1994, the collection is
archived and displayed at Clervaux Castle in
Luxembourg, after three years of renovation
work. Steichen’s early experiences in military
photography were remarkable but he’s known
especially as being a fashion photographer
and an experimenter. He gravitated from
Pictorialism to documentary photography
and served as Director of the Department of
Photography at New York’s MoMa. Once at
MoMa he decided to mount a vast collective
exhibition to present the essential oneness of
mankind throughout the world. The exhibition
was first shown at the Museum and brought
together 503 photos from 68 countries.
There were 273 photographers involved and
the final works were chosen from over two
million submissions sent by authors from all
over the world. It included works by famous
photographers such as Dorothea Lange,
Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Robert
Doisneau, August Sander and Ansel Adams.
In 1959 the touring exhibition stopped in Italy,
in the city of Turin.
The Family of Man was intended to gather the
documentation produced after World War II
in an anthropological way: as a universal and
global family album. The subject is “Man”,
every aspect of human life, human behavior
and the way we interact with each other.
It is important to recognize that besides
cultural differences we are part of the same
community.
Simon Roberts, a British photographer born in
1974, equally practices this “anthropological
vision” of photography. Thematically, Roberts’
“vision” has its precursor in the works by
British photographers like Paul Graham and
Martin Parr, but also in the German tradition
like Thomas Struth and the Italians Massimo
Vitali and Walter Niedermayr.
For the past decade Simon Roberts has
travelled with his motorhome and his
monorail view camera, taking photos from the
rooftop so as to get a higher view. The heart
of his photographic research is “Man”, the
manmade landscape and how this vast crowd
relates to it. He travelled in Russia providing
a true glimpse of post-Soviet Russia in his

Motherland and Polyarnye Nochi series. In
England he studied every aspect of the British
culture, from national identity and leisure
in We English to Pierdom which recorded
every remaining British pleasure pier. Sight
Sacralization: (Re)framing Switzerland is a
spectacular view of Swiss idyllic mountains
and the tourist invasion. Urban Parks
documents the relationship between green
spots and cities, highlighting how parks are
transformed, celebrated and lived by people.
In all his works the aesthetic and the
sociological aspect are bound together;
besides individual identity Roberts’ concern
is the collective identity. In The Last Moment,
a project carried out between 2011 and 2014
he mocks the technological obsessions which
enslaves us today. Simon chooses photos
of key world events published in British
broadsheet newspapers. The background
is veiled by using a white ghostly layer, but
every occasion in which someone is using
a camera is noted and then circled, so that
only the device is visible. An ironic criticism
of the massive production and consumption
of photos produced and spread every day
throughout the world, thereby exploring
the role of photography in contemporary
society. Roberts analyses the socio-cultural,
technological and psychological context.
He also plays with cultural stereotypes and
cliches as in the series of works New Vedute
- Alternative Postcards from Italy. Simon’s
socio-political photos of Italy and traditional
tourist postcards from the 50s/70s are
framed one inside the other. This overlapping
technique creates a tension between past and
present, highlighting some of the political,
social and economic challenges facing Italy
today, especially in light of mass tourism,
immigration and urbanization abuses. His
vision isn’t free of cultural prejudice and states
how foreigners see us. The same interest in
social rituals can be pictured in the series of
works Urban Parks - Green Lungs of the City
(2015-2016). Simon reflects on the history
of public parks. In XVII parks were exclusive
domain of wealthy families and royalty, but
by the mid 1800s urban parks were starting
to be seen as a way to serve the public and
latter as a remedy to social ills caused by the
Industrial Revolution and overcrowding in
lower income neighborhoods. Also the British
pleasure piers are seen as an escape from
polluted cities in search of fresh air. His work
therefore outlines our way of living as human
being, anywhere in the world, picturing us in
parks, cities and in our homes. Different ways
that find a common ground that Steichen
had sensed in MoMa exhibition: we are part
of a huge family with all the difficulties every
single family has. If Tolstoj quote from Anna
Karenina is right we are “…All happy families
are alike; each unhappy family is unhappy in
it’s own way.” This is the reason why everyone
can mirror himself in Simon Roberts’ works.
Our habits, our idiosyncrasies and the places
we call home are told through the eyes of
someone who is part of this humanity. In the
clearness of everyday life and of social rituals,
a view of Life through a photography of Man.
7

10
“Gran paradise” (1982)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

12
“Made it this far” (2005)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

14
“Very hot already” (1989)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

16
“A thunderstorm passes” (date unknown)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

18
“It took us 36 hours to get here” (1985)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

20
“Dreaming the day when I can be with you all”
(date unknown)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
25 x 18 cm | 10 x 7”

22
“I never forget you” (1973)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

24
“Happy birthday” (date unknown)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

26
“We did all the major sites” (2012)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

28
“This will take four days to reach you” (1958)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

30
“I have been eating gelati” (2016)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
25 x 18 cm | 10 x 7”

32
“Shock!” (1972)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

34
“Gradually fading away” (1954)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

36
“I will send you £35” (date unknown)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
25 x 18 cm | 10 x 7”

38
“We packed a great deal into three days”
(date unknown)
Stampa su plexiglass
Durospec perspex reverse mounted print
18 x 25 cm | 7 x 10”

40
Foro Romano e Palatino, Rome, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

42
Monumento a Vittorio Emanuele II, Rome, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

46
Mount Pilatus , Lucerne, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

48
Gornergrat, Zermatt, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

Schilthorn, Lauterbrunnen, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”
49

50
Montreux Riviera, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

Uetliberg, Zurich, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”
51

52
Harder Kulm #2, Interlaken, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

Berghaus Diavolezza, Bernina Massif, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”
53

54
Cardada Observation Platform, Locarno, Switzerland,
2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

56
Monte Tamaro, Lugano, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

Jet d ’Eau, Geneva, Switzerland,2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”
57

58
Observation Terrace Sphinx, Jungfraujoch, Switzerland,
2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

60
Harder Kulm #1, Interlaken, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”

Rhine Falls, Neuhausen, Switzerland, 2016
Stampa a pigmenti
Pigment print
114 x 152cm | 45 x 60”
61

64
Royal Wedding Revelers, London, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 150cm | 40 x 59”

66
Poker Face, Sydney, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 150cm | 40 x 59”

68
The Revolution Will Be Televised, Cairo, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 162cm | 40 x 64”

70
Death Of A Dictator, Misrata, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 137cm | 40 x 54”

72
Spot The Queen, Brisbane, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 150cm | 40 x 59”

74
A Quick Burn To The Top, Snowdon, 2013
Stampa Giclee
Giclee print
102 x 150cm | 40 x 59”

76

78

Simon Roberts (1974) is a British photographic artist whose work deals with our relationship
to landscape and notions of identity and belonging. He originally studied a BA Hons Degree
in Human Geography at the University of Sheffield, a subject which has helped inform his
subsequent arts practice. Often employing expansive tableaux photographs, his approach is
one of creating wide-ranging surveys of our time, which examine contemporary economic,
cultural and political landscapes.
His work has been exhibited widely with solo shows at the National Media Museum in Bradford
(UK), the Museo d’Arte Contemporanea di Roma (Italy), and the Multimedia Art Museum in
Moscow (Russia). Recent group exhibitions include Observers: British Photography and the
British Scene (From the 1930s to Now) at Galeria de Arte do SESI in São Paulo (Brazil); and
Unfamiliar Familiarities: Outside Views on Switzerland, at Fotostiftung Schweiz, Winterthur
(Switzerland). His photographs reside in major public and private collections, including the
George Eastman Museum, the Art Collection Deutsche Börse, and the Wilson Centre for
Photography.
Roberts was recently made an Honorary Fellow of the Royal Photographic Society; and in
2010 was, in the capacity of official Election Artist, commissioned by the House of Commons
Works of Art Committee to produce a record of the 2010 UK General Election. He has
published four monographs: Motherland (Chris Boot, 2007), We English (Chris Boot, 2009),
Pierdom (Dewi Lewis Publishing, 2013) and Merrie Albion (Dewi Lewis Publishing, 2017) and
his work has been reproduced in many publications.
www.simoncroberts.com

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