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IL MODELLO CARTASIADi Emiliano Galigani / Direttore comitato organizzativo CartasiaInvestire tempo e risorse in cultura è principalmentesinonimo di sviluppo e promozione territoriale. Questoprimo e per certi versi ovvio assunto non può esseredisgiunto dal considerare l’investimento in cultura comeportatore di uno sviluppo sociale, etico, economico edestetico. Investire in cultura vuol dire anche preoccuparsidi un tema fondamentale: il recupero della nostra memoria.a memoria di ciò che eravamo (senza voler fare operazioninostalgiche, ma unicamente per conservare un patrimonio,conoscerlo e rafforzare le proprie radici per affrontare le sfidefuture con gambe che non siano d’argilla) va preservata,tramandata e comunicata a mio parere in ogni luogo econ ogni mezzo possibile, in maniera trasversale, coinvolgendotutte le generazioni. Questo è esattamente quelloche volevamo fare quando abbiamo pensato a Cartasia.Cartasia è una biennale d’arte contemporanea, che nasceda un’eccellenza produttiva territoriale, e dalle sue radicistorico culturali, con l’ambizione di essere luogo di confrontoper lo sviluppo dell’avanguardia artistica mondiale, aconfronto con un media, la carta, sempre più interessante.Abbiamo creato la manifestazione contando sulle questepeculiarità, su un contesto (la città di Lucca) di estremo pregio,unendo la formula del Simposio (artisti che si incontranoper realizzare le loro opere in un workshop permanente),quella del Concorso, e quella delle mostre e degli eventi.Questo contenitore ha un fil rouge che unisce tutte le manifestazioni:la carta, con la sua storia e le sue possibilità.Il passato e il futuro.I temi dello sviluppo sostenibile, del coinvolgimento delle industrie,del recupero della memoria storica, dell’avanguardiaartistica, della promozione dell’area - vera e propria capitalemondiale della carta - si sono andati unendo nel corsodegli anni attraverso la funzione promozionale dell’arte. Lecampagne stampa nazionali hanno avuto ogni anno unriscontro sempre maggiore, tanto da obbligarci a guardareoltre i confini, puntando a sfide globali. Le collaborazioni conenti internazionali si sono moltiplicate: Sofia (Amateras PaperFestival), Apeldoorn (Holland Paper Biennial), Charmey(Triennale du Papier), gli istituti italiani di cultura all’estero(New York, San Francisco), la città di Metz (Francia).Tutto questo con la consapevolezza che produrre culturaequivale a lasciare un segno profondo del proprio passaggio,del percorso fatto. Produrre cultura vuol dire apportarebenessere economico, sociale ed estetico alla comunità.Mi auguro che Cartasia possa continuare a farlo per moltianni ancora.15