La nascita del diritto in Calabria - M. Morelli
La nascita del diritto in Calabria - M. Morelli
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Progetto<br />
“Teoria <strong>del</strong>la democrazia”<br />
a.s. 2011/2012<br />
Gruppo di lavoro<br />
Prometeo<br />
Componente studenti per la democrazia attiva.<br />
LA CALABRIA NELLA CULTURA DEI<br />
DIRITTI<br />
Modulo I:Storie di Dei,uom<strong>in</strong>i e città.<br />
CONFERENZA DEL 6 MARZO 2012
I gruppo<br />
Le orig<strong>in</strong>i <strong>del</strong> <strong>diritto</strong> <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong><br />
Relatrici: Lettura dei testi: Supporto tecnico:<br />
Licia Lojacono Angela Campisi Veronica Mangiardi<br />
ErikaZaff<strong>in</strong>o Deborah Cosent<strong>in</strong>o Maria Rita Tegano<br />
“ <strong>La</strong> giustizia è elemento <strong>del</strong>lo Stato: <strong>in</strong>fatti il <strong>diritto</strong> è il<br />
pr<strong>in</strong>cipio ord<strong>in</strong>atore <strong>del</strong>la comunità statale e la giustizia è<br />
determ<strong>in</strong>azione di ciò che è giusto” Aristotele , da Politica
Il DIRITTO è costituito dal complesso <strong>del</strong>le norme<br />
che sono a fondamento di qualsiasi società, perché le<br />
persone ne sentono l’esigenza : per esempio il<br />
bisogno di libertà, di giustizia… Esse acquistano<br />
effettivo valore solo quando dallo Stato vengono<br />
tradotte <strong>in</strong> norme giuridiche, l’<strong>in</strong>sieme <strong>del</strong>le quali<br />
costituisce il <strong>diritto</strong> positivo, cioè il complesso <strong>del</strong>le<br />
leggi <strong>in</strong> vigore <strong>in</strong> un certo tempo <strong>in</strong> un determ<strong>in</strong>ato<br />
paese, che hanno come obiettivo una vita ord<strong>in</strong>ata <strong>del</strong>la<br />
comunità. Il <strong>diritto</strong> non è un valore <strong>in</strong> sé: è solo uno<br />
strumento , un mezzo di cui l’uomo si serve per<br />
realizzare i suoi f<strong>in</strong>i.<br />
LE COLONIE GRECHE IN CALABRIA<br />
Le prime leggi scritte furono emanate proprio nelle<br />
colonie.<br />
<strong>La</strong> città-stato greca, la polis, era, prima ancora che un<br />
<strong>in</strong>sieme organizzato di abitazioni, una comunità di cittad<strong>in</strong>i,<br />
una società politica.<br />
<strong>La</strong> parola polis racchiudeva due importanti significati:<br />
-la città <strong>in</strong> senso materiale;
-la città <strong>in</strong> senso giuridico, ovvero una comunità di uom<strong>in</strong>i<br />
liberi, militarmente e politicamente organizzata per<br />
raggiungere scopi comuni:<br />
“Lo Stato non è altro che la somma dei cittad<strong>in</strong>i”.<br />
Aristotele, da Politica<br />
<strong>La</strong> Magna Grecia<br />
Il term<strong>in</strong>e "Magna Grecia" (def<strong>in</strong>ita E dal<br />
locrese Timeo<br />
nel VI sec. a.C.)<br />
fu coniato o dai<br />
Greci orientali<br />
che rimasero<br />
affasc<strong>in</strong>ati dalle<br />
bellezze e dalla<br />
ricchezza dei<br />
luoghi, o dagli<br />
stessi coloni (i<br />
Greci occidentali che si stabilirono nelle nuove città) che<br />
volevano <strong>in</strong> questo modo dichiarare l'<strong>in</strong>dipendenza dalla<br />
madrepatria celebrando le loro terre; <strong>in</strong>fatti le poleis greche<br />
godevano di una loro <strong>in</strong>dipendenza e autonomia e spesso<br />
erano <strong>in</strong> contrasto tra loro per motivi politici e di conquista<br />
.Le spedizioni furono guidate da un ecista, capo dei Greci<br />
colonizzatori, il quale prima <strong>del</strong>la partenza veniva mandato
a <strong>in</strong>terrogare l'oracolo di Delfi per avere istruzioni su dove<br />
fondare la nuova colonia. Questo <strong>in</strong>fatti svolgeva<br />
un'importante funzione di guida e di coord<strong>in</strong>amento per le<br />
spedizioni progettate. <strong>La</strong> fondazione di una città non era<br />
lasciata all'<strong>in</strong>iziativa <strong>in</strong>dividuale <strong>del</strong>l'ecista o di un ristretto<br />
gruppo, ma era organizzata dalla madrepatria, che forniva i<br />
mezzi tecnici (navi, rifornimenti di cibo, <strong>in</strong>gegneri e<br />
architetti) necessari alla colonizzazione. Le nuove poleis<br />
rappresentarono una opportunità di vita migliore per i Greci<br />
emigrati e, per la madrepatria, furono fornitrici di materie<br />
prime, basi e sbocchi per il commercio verso tutta la<br />
penisola italica. <strong>La</strong> Magna Grecia comprende il complesso<br />
di colonie fondate nell'Italia meridionale e nella Sicilia<br />
orientale tra l'VIII e il VI sec. a.C. Quelle che ebbero<br />
maggior importanza furono Cuma, Reggio, Napoli,<br />
Siracusa, Agrigento, Sibari, Crotone, Metaponto e Taranto.<br />
Gli abitanti di queste terre si dissero Italioti e Sicelioti.<br />
Raggiunsero uno splendore più grande <strong>del</strong>la stessa Grecia e<br />
assunsero grande importanza per gli <strong>in</strong>tellettuali elleni tra il<br />
V e il IV sec. a.C.: vi si recò <strong>in</strong> visita Platone e vi si<br />
stabilirono Pitagora, Erodoto e Senofane. Le lotte <strong>in</strong>test<strong>in</strong>e<br />
e l'eterna rivalità tra le poleis porteranno, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, ad un<br />
<strong>in</strong>debolimento <strong>del</strong>le città magnogreche che diverranno<br />
facile preda dei conquistatori romani.
<strong>La</strong> formazione <strong>del</strong>le poleis<br />
Struttura tipica <strong>del</strong>le poleis<br />
Importante fu la<br />
scelta <strong>del</strong> luogo<br />
che derivava da<br />
una conoscenza<br />
dei posti, prima<br />
<strong>del</strong>la<br />
colonizzazione,<br />
dovuta a una<br />
frequentazione di<br />
carattere<br />
commerciale. I siti vennero fondati <strong>in</strong> vic<strong>in</strong>anza dei corsi<br />
d'acqua, <strong>in</strong> zone pianeggianti e fertili che si prestavano bene<br />
all'edificazione di porti. I coloni trovarono <strong>in</strong> Magna Grecia<br />
un clima secco e mite, simile a quelli <strong>del</strong>la madrepatria, e<br />
una terra ricca di boschi e corsi d'acqua.<br />
Una volta fondata, la colonia era necessaria la costruzione<br />
di una c<strong>in</strong>ta muraria per la difesa <strong>del</strong>la città dagli attacchi<br />
nemici; seguiva l'assegnazione dei lotti di terra ai coloni ed<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l'edificazione di grandiosi templi. I popoli colonizzati<br />
com<strong>in</strong>ciarono a vivere rendendosi autori <strong>del</strong>la<br />
trasformazione <strong>del</strong> territorio da una situazione pre-urbana,<br />
fatta di villaggi, alla situazione urbana <strong>del</strong>la città. Questo<br />
passaggio non si esaurisce negli aspetti legati alla<br />
dimensione <strong>del</strong>l'abitato, ma riguarda essenzialmente la sua
nuova organizzazione. In orig<strong>in</strong>e, tale organizzazione prese<br />
l'avvio dalla conquista <strong>del</strong> territorio, con la conseguente<br />
suddivisione <strong>del</strong> terreno coltivabile e di quello edificabile,<br />
<strong>in</strong> lotti uguali assegnati a ciascun componente <strong>del</strong>la<br />
spedizione. Ciò con un preciso riferimento alla condizione<br />
d'uguaglianza dei coloni all'atto <strong>del</strong>la fondazione, che si<br />
lega alla prerogativa greca che identifica la città con la<br />
sua cittad<strong>in</strong>anza, cioè con la comunità dei suoi cittad<strong>in</strong>i.<br />
Questo non vuol dire che i cittad<strong>in</strong>i fossero tra loro uguali<br />
nel senso letterale <strong>del</strong> term<strong>in</strong>e e che non esistessero<br />
differenziazioni.<br />
<strong>La</strong> loro uguaglianza era pr<strong>in</strong>cipalmente espressa dalla<br />
volontà di riconoscersi <strong>in</strong> una legge, che riassumeva le<br />
regole <strong>del</strong>la loro convivenza ed andava a “costituire”<br />
una sorta di patto sociale, attorno al quale si strutturava<br />
la città. I Greci erano molto orgogliosi di<br />
quest'organizzazione, che def<strong>in</strong>ivano <strong>in</strong> qualche modo,<br />
come la loro “libertà”.<br />
Essere cittad<strong>in</strong>o, godere cioè <strong>del</strong> <strong>diritto</strong> di cittad<strong>in</strong>anza, era<br />
una condizione che non riguardava tutti gli abitanti di una<br />
città, ma era riservata ad un gruppo più o meno ristretto<br />
rispetto a tutta la popolazione residente e che naturalmente<br />
riguardava solo gli uom<strong>in</strong>i, con la esclusione <strong>del</strong>le donne e<br />
di quelli che non avevano ancora raggiunto l'età adulta. In<br />
ogni città greca gli abitanti erano essenzialmente<br />
appartenenti a tre gruppi dist<strong>in</strong>ti: gli <strong>in</strong>dividui di condizione
libera, gli schiavi ed i meteci. Questi ultimi erano stranieri,<br />
ai quali potevano essere accordati alcuni diritti da parte<br />
<strong>del</strong>la città che li ospitava e nella quale risiedevano più o<br />
meno stabilmente.
ANTICA GRECIA E MAGNA<br />
GRECIA<br />
Nell'antica Grecia vi era una<br />
condizione legittimata di<br />
esposizione dei figli <strong>in</strong>desiderati.<br />
Vi era la schiavitù: gli schiavi<br />
potevano essere reclutati <strong>in</strong><br />
guerra, essere gli abitanti,<br />
orig<strong>in</strong>ari di un paese<br />
conquistato(gli iloti a Sparta)o<br />
essere debitori <strong>in</strong>solventi(ad<br />
Atene prima di Solone). Gli<br />
schiavi non godevano di diritti né<br />
civili né politici.<br />
Per quanto riguarda il<br />
riconoscimento dei diritti <strong>in</strong> base<br />
al sesso: le donne non potevano<br />
partecipare alla vita politica; <strong>in</strong><br />
base alla razza: i meteci (i perieci<br />
a Sparta)non potevano<br />
partecipare alla vita politica e<br />
godevano di meno diritti, così<br />
come i bamb<strong>in</strong>i.<br />
Avevano la cittad<strong>in</strong>anza solo i<br />
figli di madre e padre ateniesi e<br />
partecipavano alla vita politica<br />
solo gli uom<strong>in</strong>i adulti, liberi e<br />
cittad<strong>in</strong>i.<br />
IL MONDO ODIERNO<br />
Il <strong>diritto</strong> alla vita(, Dichiarazione<br />
Universale dei Diritti Umani,<br />
art.3)<br />
Il <strong>diritto</strong> a non essere schiavi,<br />
(Dichiarazione Universale dei<br />
Diritti Umani,art.4)<br />
Diritto al riconoscimento dei<br />
diritti umani senza dist<strong>in</strong>zioni di<br />
sesso, razza, l<strong>in</strong>gua, op<strong>in</strong>ioni,<br />
religione, <strong>nascita</strong> (Dichiarazione<br />
Universale dei Diritti Umani,<br />
art.2,).<br />
Diritto alla cittad<strong>in</strong>anza<br />
(Dichiarazione Universale dei<br />
Diritti Umani, art.15).
Il <strong>diritto</strong> greco nasce prima <strong>del</strong>la <strong>nascita</strong> <strong>del</strong>la città-stato ( la<br />
polis ) .<br />
Per <strong>in</strong>tenderci erano i re (basileis) a monopolizzare<br />
l'<strong>in</strong>terpretazione giurisprudenziale <strong>del</strong>le themistes, le leggi<br />
ancestrali, tramandate oralmente e considerate espressione<br />
<strong>del</strong>le div<strong>in</strong>ità.<br />
RELIGIONE, NATURA E LEGGE<br />
Gli dei, nella cultura greca, svolgono una precisa funzione<br />
laica, <strong>in</strong>carnando le leggi naturali (), cui devono<br />
conformarsi le leggi degli uom<strong>in</strong>i () all’<strong>in</strong>terno <strong>del</strong>la<br />
società. Gli aspetti cultuali rivestono un potere normativo e<br />
assolvono un compito educativo nel rapporto tra e<br />
: un’antitesi tra legge <strong>del</strong>lo Stato e <strong>diritto</strong> naturale che<br />
trova la sua s<strong>in</strong>tesi orig<strong>in</strong>aria proprio nella figura <strong>del</strong>la<br />
div<strong>in</strong>ità. I Greci <strong>in</strong>trecciavano la loro vita con quella <strong>del</strong>le<br />
div<strong>in</strong>ità, che per essi erano la personificazione <strong>del</strong>le forze<br />
<strong>del</strong>la natura e <strong>del</strong>lo spirito <strong>del</strong>l’uomo.<br />
“Il sole, la luna, i fiumi, le fonti e <strong>in</strong> genere tutte le cose che<br />
giovano alla nostra vita, gli antichi le ritennero div<strong>in</strong>ità per<br />
l’utilità che ne deriva; come fan gli Egizi per il Nilo; e così<br />
il pane fu ritenuto Demetra; il v<strong>in</strong>o, Dioniso; l’acqua,<br />
Poseidone; il fuoco, Efesto, e così via ciascuna cosa di cui<br />
ci serviamo”.<br />
Prodico di Ceo, V sec. a.C., <strong>in</strong> Sesto Empirico, Contro i matematici 9, 18
Saranno le istituzioni e il complesso <strong>del</strong>le leggi a tentare di<br />
conciliare gli estremi <strong>del</strong> dilemma e l’operato di alcuni<br />
uom<strong>in</strong>i lungimiranti che hanno <strong>in</strong>teso lo Stato come<br />
portatore di una superiore norma di <strong>diritto</strong> e giustizia su<br />
misura <strong>del</strong>l’uomo. Questo il contributo dei primi legislatori,<br />
certo ancora lontani dalla risoluzione <strong>del</strong> contrasto,<br />
nell’agire umano, tra ciò che è giusto per legge e ciò che è<br />
giusto per natura, ma proiettati nel futuro, tesi al progresso<br />
<strong>in</strong>tellettuale, culturale e morale <strong>del</strong>la società <strong>in</strong> cui gli<br />
uom<strong>in</strong>i vivono.<br />
“Gli dei dei Greci non sono limitati a un popolo, come<br />
quelli romani, ma si ritrovano dappertutto. Qui non vi è<br />
luogo per il fanatismo religioso, tanto più <strong>in</strong> quanto a<br />
questa religione, per sua natura, manca il dato morale.<br />
Come le forze <strong>del</strong>la natura, gli dei ellenici stanno al di là<br />
<strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male”. H.Berve<br />
Crotone e il culto di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia<br />
Crotone fu<br />
fondata<br />
<strong>in</strong>torno al 710<br />
a.C. da alcuni<br />
coloni<br />
provenienti da<br />
varie regioni<br />
<strong>del</strong>la Grecia,
per lo più achei. Ben presto m<strong>in</strong>acciata a Nord dalla potente<br />
Sibari, a Sud dai bellicosi Bruzi e da Locri, la città subì per<br />
un certo periodo di tempo, nel corso <strong>del</strong> sec. VII, il<br />
predom<strong>in</strong>io di Sibari e per questo chiese aiuto a Sparta.<br />
Sono scarsissimi i resti <strong>del</strong>la antica città Kroton, la cui<br />
estensione e ricchezza monumentale sono testimoniate<br />
pr<strong>in</strong>cipalmente da documenti letterari ; nell'Antiquarium<br />
sono custoditi reperti archeologici provenienti dalla zona<br />
circostante e soprattutto dal santuario di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia a<br />
Capo Colonna dove, sull'orlo <strong>del</strong>la scogliera si erge una<br />
bella colonna dorica, unica superstite <strong>del</strong> famoso tempio<br />
che <strong>in</strong> antico era celebre per le sue pitture(opera di Zeus),<br />
per le statue e le colonne votive <strong>in</strong> oro massiccio.<br />
Culto e Religione a Crotone<br />
Nell'antica colonia achea di Kroton <strong>in</strong>sieme al culto di<br />
Eracle, fondatore mitologico <strong>del</strong>la città, e di Apollo,<br />
ispiratore <strong>del</strong>la fondazione stessa, era molto sentito il culto<br />
di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia , moglie e sorella di Zeus e reg<strong>in</strong>a tra gli<br />
dei. Pochi chilometri più a sud <strong>del</strong>la città, sul promontorio<br />
<strong>La</strong>c<strong>in</strong>io, sorgeva il grande santuario dedicato alla dea, tra le<br />
più grandi aree sacre di tutto il mondo ellenico.<br />
Nel VI secolo a.C. venne eretto un maestoso tempio dorico<br />
a 48 colonne, facente parte <strong>del</strong> monumentale Santuario di<br />
Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia, che già prima era esistente e venerato <strong>in</strong> tutto
il mondo greco. Nello stesso periodo il leggendario Milone,<br />
eroe pluriolimpionico ritenuto figlio di Eracle, fu nom<strong>in</strong>ato<br />
sacerdote <strong>del</strong> tempio<br />
di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia <strong>in</strong><br />
segno <strong>del</strong>l'assoluta<br />
devozione che la<br />
città di Kroton aveva<br />
nei confronti <strong>del</strong> santuario e <strong>del</strong>la dea venerata. Il santuario,<br />
uno dei più grandi e certamente più famosi di tutta la<br />
Magna Grecia,<br />
divenne subito il<br />
pr<strong>in</strong>cipale luogo di<br />
culto <strong>del</strong> versante<br />
ionico, meta di<br />
viandanti e navigatori provenienti da ogni dove pronti a<br />
pagare pegni votivi pur di <strong>in</strong>graziarsi la potente dea. Nel IV<br />
secolo a.C. il Santuario di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia divenne sede sacra<br />
<strong>del</strong>la Lega Italiota, voluta dalle città di Taranto<br />
e Crotone per difendersi dai cont<strong>in</strong>ui attacchi <strong>del</strong>le<br />
popolazioni brettie. Durante gli scavi archeologici sul<br />
promontorio <strong>La</strong>c<strong>in</strong>io, oggi chiamato di Capo Colonna, è<br />
stata r<strong>in</strong>venuta una grossa quantità di ori, gioielli, vasi <strong>in</strong><br />
terracotta e altri oggetti votivi che i pellegr<strong>in</strong>i portavano <strong>in</strong><br />
dono, tra cui il famoso Diadema Aureo e la<br />
misteriosa Barchetta Nuragica, che oggi sono custoditi<br />
presso il Museo Archeologico di Crotone, nella sala<br />
dedicata al Tesoro di Hera. Venerata dunque come dea
protettrice dei v<strong>in</strong>coli familiari, la dea lac<strong>in</strong>ia riceveva<br />
offerte di vesti f<strong>in</strong>emente <strong>in</strong>tessute da parte <strong>del</strong>le giovani<br />
donne prima <strong>del</strong> matrimonio. Una gran parte degli oggetti<br />
votivi r<strong>in</strong>venuti nel santuario, proviene da luoghi lontani,<br />
come le isole <strong>del</strong>l‘Egeo, l‘Anatolia, spesso dall'Africa<br />
mediterranea, il che rende l'idea <strong>del</strong>la profonda diffusione<br />
<strong>del</strong> culto di Hera <strong>La</strong>c<strong>in</strong>ia.<br />
"Hera onorata, che spesso proveniente dal cielo guardi<br />
l'odoroso promontorio <strong>La</strong>c<strong>in</strong>io, accogli la veste di bisso<br />
tessuta da teofili di cleoca con Nosside, figlia nobile".<br />
Hera.<br />
PITAGORA<br />
L’illustre filosofo-matematico era<br />
nato nell’isola di Samo, verso il 580<br />
Diodoro Siculo racconta anche <strong>del</strong>la<br />
consuetud<strong>in</strong>e che avevano le donne<br />
crotoniati di piangere ogni anno la<br />
morte di Achille, mostrando così la loro<br />
partecipazione al dolore <strong>del</strong>la madre<br />
Teti, colei che secondo la leggenda<br />
aveva donato le terre <strong>del</strong> sacro<br />
promontorio <strong>La</strong>c<strong>in</strong>io proprio alla dea
a.C.e per sfuggire al governo tirannico di Policrate, verso<br />
il 530 a.C. emigrò a Crotone.Qui gli fu affidato il ruolo<br />
politico di riorganizzare la vita cittad<strong>in</strong>a, divenendo così il<br />
teorico <strong>del</strong>la restaurazione conservatrice, dando al potere<br />
valore di ideologia. Egli <strong>in</strong>segnava che come l’universo era<br />
l’unità armonica dei diversi , così la vita crotonese doveva<br />
essere unità con l’accordo armonico di tutti i settori sociali.<br />
Al contempo da questa prospettiva nasce l’ideologia <strong>del</strong>lo<br />
stato corporativo, nel quale sono sempre i più forti (gli<br />
aristocratici) a prevalere, riservando per sé il monopolio <strong>del</strong><br />
potere politico ed economico.<br />
Locri e il culto di Afrodite<br />
Resti <strong>del</strong> tempio di Afrodite a Locri
Locri Epizefiri (Λοκροὶ Επιζεφύριοι ) , fu fondata sul mar<br />
Ionio dai greci provenienti dalla Locride nel VII secolo a.C.<br />
Locri Epizefiri fu l'ultima <strong>del</strong>le colonie greche fondate sul<br />
territorio calabrese. I coloni, giunti all'<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> VII secolo<br />
a.C., si stabilirono <strong>in</strong>izialmente presso lo Zephyrion Acra<br />
(Capo Zefirio), oggi Capo Bruzzano, e solo più tardi si<br />
<strong>in</strong>sediarono pochi chilometri a nord <strong>del</strong>la città storica<br />
conservando però l'appellativo di Epizephyrioi, che<br />
significa appunto "attorno a Zephyrio"<br />
Scrive il geografo greco Strabone su Locri Epizefiri:<br />
« Dopo il Promontorio di Eracle (Capo Spartivento,<br />
N.d.R.), si trova quello di Locri, detto Zefirio, che ha il<br />
porto protetto dai venti occidentali e da ciò deriva anche il<br />
nome.<br />
Segue poi la città detta Locri Epizefiri, che fu colonizzata<br />
da quei Locresi che stanno sul golfo di Crisa, condotti qui<br />
da Evante, poco dopo la fondazione di Crotone e Siracusa.<br />
Eforo, perciò, non è nel giusto quando afferma che si<br />
tratta di una colonia dei Locresi Opunzi. Questi coloni,<br />
dunque, abitarono per tre o quattro anni presso lo Zefirio<br />
e c'è là una fonte, chiamata Locria, dove i Locresi posero<br />
il loro accampamento. Poi trasferirono la loro città, con<br />
l'aiuto dei Siracusani. Da Rhegion a Locri vi sono 600<br />
stadi (108 km. N.d.R.); la città sorge sul pendio di un colle<br />
detto Epopis. »<br />
(Strabone, Geografia, VI, 1, 7C259)
Le fonti riguardo alla fondazione di Locri Epizefiri sono<br />
qu<strong>in</strong>di discordanti. Secondo il passo di Strabone qui<br />
riportato la città fu fondata dai Locresi <strong>del</strong> golfo di Crisa,<br />
guidati dall'ecista Evante. Alcune fonti, tra cui Polibio,<br />
dicono che i coloni sarebbero venuti dalla Locride orientale<br />
Altre testimonianze parlano di una provenienza dalla<br />
Locride Ozolia, sul golfo di Cor<strong>in</strong>to. Per quel che concerne<br />
la cronologia <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>la colonia, Pausania e<br />
Polibio la collegano alla prima guerra messenica nel 673<br />
a.C Una <strong>del</strong>le dee più venerate a Locri fu Afrodite , dea<br />
<strong>del</strong>la bellezza, <strong>del</strong>l’amore e <strong>del</strong>la fertilità.Un'antica<br />
tradizione greca la considerava nata dalla schiuma <strong>del</strong> mare<br />
( da afròs=spuma) e giunta <strong>in</strong> una conchiglia sulla spiaggia<br />
di Cipro. Il suo culto fiorì soprattutto nei pressi dei grandi<br />
empori, vic<strong>in</strong>o ai porti dove si praticava la prostituzione<br />
sacra (la stoà di Locri sacra ad Afrodite identificata come<br />
lupanare). Il santuario, che solo di recente è stato attribuito<br />
alla dea Afrodite, <strong>in</strong> precedenza ,per le sue grandi<br />
dimensioni, era considerato sacro a Zeus.
Trono Ludovisi, Palzzo Altemps,Roma; proveniente dal Tempio di<br />
Afrodite, Locri. Afrodite sollevata dalle Ore.<br />
Presenta l'impianto orig<strong>in</strong>ario di epoca arcaica, risalente al<br />
VII secolo a.C. ed epoca ionica, che risale al IV secolo<br />
a.C..Il Santuario di Afrodite è attualmente oggetto di studi e<br />
ricerche, <strong>in</strong> quanto non tutte le sue parti sono state <strong>in</strong>dagate.<br />
Buona parte degli oggetti archeologici r<strong>in</strong>venuti sono oggi<br />
esposti presso il Museo Archeologico Nazionale di Locri<br />
Epizefiri, che fa da porta d'<strong>in</strong>gresso all'omonimo Parco<br />
Archeologico.<br />
Importante div<strong>in</strong>ità per Locri fu Persefone,div<strong>in</strong>ità greca<br />
degli <strong>in</strong>feri.Figlia di Zeus e di Demetra, adombra il ritorno<br />
<strong>del</strong>la primavera sulla terra dopo il lungo letargo<br />
<strong>del</strong>l’<strong>in</strong>verno.
Persefone P<strong>in</strong>ax raffigurante Ade e Persefone.<br />
PERSEFONE APRE LA CESTA MISTICA
RATTO DI PERSEFONE<br />
Zaleuco di Locri<br />
Nonostante la straord<strong>in</strong>aria<br />
importanza per tutta la cultura<br />
occidentale, di Zaleuco sappiamo<br />
veramente molto poco. Egli,<br />
nativo <strong>del</strong>la colonia di Locri<br />
Epizefiri, fu senza dubbio il primo<br />
legislatore <strong>del</strong> mondo occidentale,<br />
ad aver creato un codice scritto di<br />
leggi e pene, citato da diversi<br />
storici antichi tra cui anche
Strabone. Se lo storico Eusebio colloca cronologicamente la<br />
<strong>nascita</strong> di Zaleuco tra il 663 ed il 662 a.C. oggi alcuni<br />
studiosi ne mettono <strong>in</strong> dubbio la reale esistenza. In<br />
particolare il Bentley ritiene che il nome stesso Zaleuco,<br />
potrebbe significare "il lum<strong>in</strong>oso", e sia da riferire ad<br />
una div<strong>in</strong>ità,molto probabilmente Apollo, che avrebbe<br />
donato ai locresi il primo codice scritto, che comunque è<br />
certo sia nato a Locri Epizefiri.<br />
A parte la discutibile tesi <strong>del</strong> Bentley, che parte da una<br />
semplice analisi etimologica, alquanto discutibile anch'essa,<br />
l'importanza di Zaleuco sta non nella sua vita, ma nel<br />
codice di leggi scritte, che purtroppo non è giunto a noi, ma<br />
che era conosciuto nel mondo antico anche e soprattutto dai<br />
romani. Il suo corpus di leggi è da considerarsi il più antico<br />
d’Europa.<br />
Lo stesso Cicerone nel suo "De Legibus" cita<br />
esplicitamente Zaleuco come padre <strong>del</strong> primo codice<br />
occidentale di leggi scritte, codice <strong>in</strong> vigore nella città<br />
di Locri Epizefiri.<br />
L'importanza di questo codice è davvero notevole <strong>in</strong><br />
quanto, per la prima volta, le leggi venivano scritte e<br />
qu<strong>in</strong>di venivano sottratte all'arbitrario uso che ne<br />
facevano i magistrati nei tempi antichi. Questa novità,<br />
fortemente democratica, viene sottol<strong>in</strong>eata da Strabone, il<br />
quale affermava :
“ Mentre prima si affidava ai giudici il compito di<br />
determ<strong>in</strong>are la pena per ciascun <strong>del</strong>itto, Zaleuco la<br />
determ<strong>in</strong>ò nelle Leggi stesse".<br />
Quelle locresi venivano considerate leggi moderne e<br />
democratiche che <strong>in</strong> alcuni casi precorrevano i tempi di<br />
molti secoli, come nel divieto espresso di possedere schiavi,<br />
vigente nella città di Locri Epizefiri. Altre <strong>in</strong>vece erano<br />
espressione <strong>del</strong>la civiltà locrese, come la regolamentazione<br />
<strong>del</strong>la prostituzione sacra, o l'uso <strong>del</strong>la matril<strong>in</strong>earità nella<br />
discendenza nobiliare.<br />
Sibari<br />
<strong>in</strong>torno al 730-720 a.C. e fu<br />
costruita fra due fiumi :Cratis e<br />
Sibaris. Sibari governata da<br />
proprietari terrieri e mercanti.<br />
Sibari, una <strong>del</strong>le più<br />
grandi e antiche città<br />
<strong>del</strong>la Magna Grecia, fu<br />
fondata da coloni Achei
Ricchissima e potente, era nota al mondo antico per il<br />
lusso e la raff<strong>in</strong>atezza dei costumi. Nell’arco di un secolo<br />
essa divenne potentissima <strong>in</strong> quanto capace di controllare il<br />
notevole flusso dei nuovi coloni e i traffici commerciali tra<br />
la Grecia e l’Etruria. I Crotoniati distrussero la città nel 510<br />
a.C. deviando il corso <strong>del</strong> fiume Crati e facendola<br />
sommergere dalle sue acque. R<strong>in</strong>acque per <strong>in</strong>tervento di<br />
Pericle nel 444 a.C come colonia panellenica con il nome di<br />
Thurii. <strong>La</strong> città entrò <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nell’orbita romana, tanto che<br />
nel 194 a.C. divenne sede di una colonia lat<strong>in</strong>a. Questa<br />
prese il nome benaugurante di Copia e rimase <strong>in</strong> vita f<strong>in</strong>o al<br />
VI secolo d.C. Efficace supporto politico per garantire la<br />
durata <strong>del</strong> suo sistema basato su un impero commerciale fu<br />
l’Anfizionia, per la quale le popolazioni locali ricevevano<br />
da Sibari la cittad<strong>in</strong>anza politica. Esse diventavano cittàsatelliti<br />
e sobborghi <strong>del</strong> tutto <strong>in</strong>tegrati economicamente e<br />
politicamente :<br />
“I Sibariti, sfruttando il vasto e fertile territorio,<br />
accumularono grandi ricchezze e, facendo parte <strong>del</strong>la loro<br />
cittad<strong>in</strong>anza a molti, progredirono tanto da essere<br />
considerati di gran lunga i più potenti tra gli abitanti<br />
d’Italia, e il loro numero aumentò a tal grado che il loro<br />
stato contò trecentomila cittad<strong>in</strong>i”. (Diodoro Siculo, VIII)<br />
Sibari la ricca, Sibari potente, Sibari lussuosa per le<br />
meraviglie che vi giungevano d’ogni dove.
Sibari l’immensa megalopoli di oltre c<strong>in</strong>quecento ettari. Ma<br />
la sua sorte peggiore fu forse l’oblio a cui la condannò la<br />
Turi periclea che nel 443 a.C. sorse sulle sue ceneri. Pericle<br />
unì alla spedizione l’architetto Ippodamo di Mileto per<br />
tracciare la nuova città, che avrebbe dovuto avere non solo<br />
un nome particolare , ma anche la funzione politica di<br />
aprire <strong>in</strong> senso panellenico a tutte le componenti etniche<br />
<strong>del</strong>la madre patria .Una nuova città perfetta <strong>in</strong> tutto. Fatta di<br />
nuovi coloni anch’essi perfetti. L’orig<strong>in</strong>e di Sibari è stata<br />
collegata al volere <strong>del</strong>l’oracolo div<strong>in</strong>o e al grande ideale di<br />
pace <strong>del</strong> suo fondatore, Is di Elice. <strong>La</strong> sua natura mite<br />
,<strong>in</strong>fatti ,non gli consentiva più di sopportare la violenza<br />
<strong>del</strong>la tirannia dei Bacchiadi, che allora governavano la sua<br />
città, capitale <strong>del</strong>la Lega Achea. Rassicurato dall’oracolo<br />
di Delfi, partì con il simulacro di Era , protettrice di tutte le<br />
città achee. Arrivato nel sud Italia altojonico riconobbe la<br />
terra <strong>in</strong>dicatagli dalla Pizia:<br />
”Una piana, due fiumi, una corona di monti, nessun porto,<br />
una terra fertile e una popolazione pacifica”.
PROTAGORA<br />
per ciò che non sono.<br />
A Protagora Pericle<br />
affidò l’<strong>in</strong>carico di<br />
redigere le leggi <strong>del</strong>la<br />
nuova colonia. Celebre<br />
la frase posta all’<strong>in</strong>izio<br />
<strong>del</strong>la sua opera teoretica<br />
<strong>La</strong> verità o i discorsi<br />
demolitori:<br />
Di tutte le cose misura è<br />
l’uomo: di quelle che<br />
sono per ciò che sono,<br />
di quelle che non sono,<br />
L’uomo, ogni s<strong>in</strong>golo uomo, è criterio <strong>del</strong>la verità <strong>del</strong>le<br />
cose. Al contempo, animato da un’ ottimistica fiducia nel<br />
progresso <strong>del</strong>l’umanità, Protagora <strong>in</strong>tendeva lo Stato come<br />
portatore e garante di una superiore norma di moralità e<br />
<strong>diritto</strong>, <strong>in</strong> cui si stemperava l’assoluto relativismo <strong>del</strong>la<br />
dottr<strong>in</strong>a <strong>del</strong>l’uomo “misura di tutte le cose” come<br />
deducibile dal dialogo platonico a lui dedicato e ispirato<br />
dall’opera di Protagora Sullo Stato primitivo <strong>in</strong> cui il<br />
sofista esponeva le proprie teorie <strong>in</strong>torno all’orig<strong>in</strong>e <strong>del</strong>la<br />
società e <strong>del</strong>lo Stato.
Vista <strong>del</strong>l’Urbanistica ippodamea di Protagora
I Greci di Sibari<br />
chiamarono Krathis il<br />
fiume che lasciarono<br />
scorrere alla destra <strong>del</strong>la<br />
loro città, perché la<br />
potenza (=kratos) <strong>del</strong>le<br />
sue acque, era sempre<br />
<strong>in</strong>fido e poco praticabile.<br />
Per questo motivo i<br />
Sibariti lo avevano<br />
consacrato alla dea Athena<br />
Krathia, perché da essa<br />
potevano essere protetti<br />
contro un eventuale suo<br />
straripamento.Ad Athena<br />
sarebbe stato eretto un tempietto votivo , di cui ancora si<br />
conserva una statuetta fittile.Altri culti erano tributati a<br />
Zeus, Dionisio, Afrodite ed Eracle si desumono da Diodoro<br />
Siculo (XII 10,7).
Reggio <strong>Calabria</strong><br />
<strong>La</strong> storia di<br />
Reggio <strong>Calabria</strong><br />
<strong>in</strong>izia oltre due<br />
millenni or<br />
sono.Il suo nome<br />
era un tempo<br />
Reghion dal greco<br />
: R|hgion e, dopo<br />
Cuma, viene<br />
<strong>in</strong>dicata come la più antica colonia greca <strong>in</strong> Italia<br />
meridionale. Venne <strong>in</strong>fatti fondata da coloni greci<br />
provenienti da Calcide di Eubea e dai calcidesi di Zancle.<br />
Attestati i culti di Era, Artemide , Demetra e Core.<br />
Nell'antichità Anassila, un tiranno di orig<strong>in</strong>e messenica, la<br />
fece diventare la città e il centro più importante <strong>del</strong>la<br />
Magna Grecia .<br />
A lui si deve il primo<br />
tentativo di unire<br />
politicamente Zancle con<br />
la stessa Reggio. Uniche<br />
tracce visibili, tra il<br />
lungomare Matteotti e<br />
Corso Vittorio Emanuele
Reperti archeologici <strong>del</strong>la c<strong>in</strong>ta muraria<br />
II, sono un tratto <strong>del</strong>le mura, ricostruite forse dopo l'assedio<br />
di Dionisio I nel 387 a.C. e i resti di un impianto termale<br />
d'età romana <strong>del</strong> III d.C. Reggio <strong>Calabria</strong>, è sede di uno tra i<br />
più importanti Musei Nazionali dedicati alla Magna<br />
Grecia. Durante il governo di Anassila, grazie al suo<br />
mecenatismo, i pitagorici fuggiti da Crotone fondarono a<br />
Reggio un centro pitagorico molto importante, che si<br />
espanse soprattutto durante il regno dei siracusani. <strong>La</strong><br />
scuola pitagorica di Reggio era conosciuta <strong>in</strong> tutta la Magna<br />
Grecia ed elevò il senso artistico, filosofico e matematico<br />
<strong>del</strong>la città.Durante la fase archidamica ( da Archidamo, re<br />
spartano) nella Guerra <strong>del</strong> Peloponneso, Reggio mise a<br />
disposizione il proprio porto alle navi di Atene. Era questo<br />
un periodo democratico per la città. Un secolo più tardi,<br />
dopo quasi un annodi assedio, venne distrutta dai siracusani<br />
di Dionigi I. <strong>La</strong> ricostruzione fu opera <strong>del</strong> figlio, Dionigi II,<br />
che la r<strong>in</strong>om<strong>in</strong>ò Febea e la c<strong>in</strong>se di mura. Rhegion si liberò<br />
<strong>del</strong> dom<strong>in</strong>io siracusano nel 351 a.C. <strong>in</strong> un periodo nel quale<br />
fu anche costretta a difendersi dalle popolazioni autoctone.<br />
In questo fu aiutata dagli antichi romani (282 a.C.), che<br />
successivamente la elessero a municipium e ne fecero uno<br />
dei più importanti centri <strong>del</strong> sud <strong>del</strong>la penisola. In età<br />
augustea prese il nome di Regium Julium (Reggio Giulia).
Le antiche leggi dei Regg<strong>in</strong>i<br />
A Reggio era <strong>in</strong> vigore la legislazione di Caronda di<br />
Catania caratterizzata da un alone di sacralità e<br />
leggenda; il suo nome rimanda <strong>in</strong>fatti all'accezione di<br />
“lucente”, presumibilmente <strong>in</strong> connessione con Apollo,<br />
la div<strong>in</strong>ità solare che aveva patroc<strong>in</strong>ato la fondazione di<br />
Rhegion.<br />
Caronda di Catania<br />
Famosissimo legislatore di Catania è<br />
Caronda un personaggio storico che<br />
deve ritenersi vissuto al più tardi nel VI<br />
secolo a.C.. Fu alunno di Zaleuco.<br />
Delle sue leggi si sa che erano molto<br />
rigide, al punto che pare lui sia morto <strong>in</strong><br />
ossequio ad esse. Oltre a riferire che egli<br />
apparteneva al ceto medio catanese questo riferisce su di lui<br />
Aristotele nella Politica:<br />
" (...) quanto alle cariche non è permesso a chi possiede il<br />
censo rifiutarle dopo il giuramento, mentre è permesso ai<br />
poveri: quanto ai tribunali, c'è un'ammenda per i ricchi se<br />
non danno il voto, per i poveri <strong>in</strong>vece c'è immunità ovvero<br />
l'ammenda è grande per gli uni, piccola per gli altri, come<br />
nelle leggi di Caronda" .(Aristotele, Politica, IV,1297,a)
Pare un uomo vero non una figura mitica, Caronda, che<br />
crede <strong>in</strong> qualcosa che non gli viene imposto dall'esterno,<br />
come le convenienze politiche o di casta.<br />
Un giudizio molto s<strong>in</strong>tetico su di lui potrebbe essere<br />
questo:<br />
"Non c'è niente di speciale nel codice di Caronda, se non i<br />
processi per falsa testimonianza (<strong>in</strong> realtà fu il primo a<br />
<strong>in</strong>trodurre la denuncia di questo reato) ma per la<br />
precisione <strong>del</strong>le sue leggi egli è il più rif<strong>in</strong>ito degli odierni<br />
legislatori”. Aristotele ,Politica II,1274,b<br />
Ed ancora viene riferito <strong>in</strong> merito alle sue <strong>in</strong>iziative<br />
giudiziarie:<br />
"In primo luogo è necessario che si assoc<strong>in</strong>o quegli esseri<br />
che non possono esistere se non <strong>in</strong>sieme, come avviene al<br />
maschio e alla femm<strong>in</strong>a per la procreazione dei figli (..) la<br />
prima associazione di questi due esseri è costituita dalla<br />
famiglia, e giustamente Esiodo dice nel suo poema: -<br />
Innanzi tutto la casa, la donna e il bue che ara - ed <strong>in</strong>fatti i<br />
poveri hanno il bue <strong>in</strong>vece <strong>del</strong>lo schiavo. <strong>La</strong> famiglia<br />
dunque è una associazione stabilita da natura per i bisogni<br />
<strong>del</strong>la vita giornaliera, e i suoi componenti Caronda li<br />
chiama - commensali - e Epimenide di Creta - coabitanti<br />
sotto lo stesso focolare . Aristotele, Politica I,1252, b.<br />
Parla di Caronda Cicerone <strong>in</strong> De Legibus III,2,5:
"Colui il quale obbedisce dovrebbe attendersi di poter<br />
divenire sovrano <strong>in</strong> futuro, e colui che regna deve<br />
ricordarsi che, anche presto, dovrà obbedire. E noi<br />
dobbiamo provvedere, come Caronda fece con le sue leggi,<br />
a far sì che i cittad<strong>in</strong>i non solo siano obbedienti a dovere<br />
nei confronti dei magistrati, ma anche che essi li am<strong>in</strong>o e li<br />
rispett<strong>in</strong>o"<br />
Oltre lo scritto quel che si sa di Caronda appartiene alla<br />
leggenda:considerando dannoso il carcere ai f<strong>in</strong>i educativi,<br />
preferiva condannare i colpevoli di reati m<strong>in</strong>ori a dover<br />
sottostare agli sberleffi <strong>del</strong>la cittad<strong>in</strong>anza vestiti da donna<br />
(aveva capito che alcuni quanto più sono malandr<strong>in</strong>i, tanto<br />
più sono suscettibili e vanitosi: Inventarsi vanitosi è l'unico<br />
loro motivo di vita, una volta accantonato il senno che<br />
nasce con l'uomo).E ancora: per evitare che alle riunioni di<br />
governo <strong>in</strong> occasioni di votazioni si prendesse la parola solo<br />
per creare confusione, chiedeva che chi era tra i propositori<br />
di emendamenti si presentasse già con una corda al collo,<br />
da usare qualora la neo proposta venisse giudicata <strong>in</strong>utile, e<br />
qu<strong>in</strong>di resp<strong>in</strong>ta con perdita di tempo.<br />
così pure si esprime Platone, l'allievo di Socrate:<br />
"Gli chiederemo: 'Caro Omero, se è vero che <strong>in</strong> quanto a<br />
virtù non sei terzo a partire <strong>del</strong>la verità, se cioè non sei<br />
quell'artigiano di una copia che abbiamo def<strong>in</strong>ito imitatore,<br />
e se è vero <strong>in</strong>vece che vieni al secondo posto e che sei<br />
riuscito a conoscere quali occupazioni rendono migliori o
peggiori gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> privato e <strong>in</strong> pubblico, dicci quale<br />
stato per merito tuo ha ottenuto un governo migliore, come<br />
<strong>La</strong>cedemone per merito di Licurgo e molti stati grandi e<br />
piccoli per merito di varie altre persone; di' quale stato ti<br />
riconosce il merito di aver agito da buon legislatore e fatto<br />
l'utile dei suoi cittad<strong>in</strong>i. Italia e Sicilia lo riconoscono a<br />
Caronda e noi a Solone, ma a te chi?" (Platone,Repubblica<br />
X 599)<br />
Ateneo ci tramanda che le righe legiferanti di Caronda<br />
servivano come versi per dei canti:<br />
Sappiamo dalle fonti che i nomoi (le leggi) di Caronda<br />
venivano recitati con accompagnamento musicale durante i<br />
banchetti, i simposi. Si trattava di norme piuttosto<br />
“illum<strong>in</strong>ate” dal momento che comm<strong>in</strong>avano ammende<br />
pecuniarie proporzionali al reddito <strong>del</strong>l'imputato; niente<br />
punizioni corporali o taglioni.<br />
Ad Atene (o Catania) pers<strong>in</strong>o le leggi di Caronda erano<br />
cantate <strong>in</strong> feste di v<strong>in</strong>o come Ermippo” (Ateneo)<br />
Ed <strong>in</strong> Diogene <strong>La</strong>erzio troviamo che , mentre la figura di<br />
Pitagora viene quasi relegata nel mito, con la annotazione<br />
di episodi miracolistici, viene così citato Caronda:<br />
"E che molti altri <strong>in</strong> Italia egli abbia resi uom<strong>in</strong>i onesti e<br />
gravi, e tra questi Zaleuco e Caronda legislatori; ché era<br />
sopratutto un appassionato creatore <strong>del</strong>l'amicizia e quando
sapeva che qualcuno aveva adottato i suoi simboli, subito<br />
entrava <strong>in</strong> relazione con lui e gli diveniva amico".<br />
Hipponion e il culto di Proserp<strong>in</strong>a<br />
<strong>La</strong> fondazione di<br />
Hipponion risale<br />
alla f<strong>in</strong>e <strong>del</strong>l’VII<br />
sec. a. C., quando<br />
le coste ioniche e<br />
tirreniche <strong>del</strong>la<br />
<strong>Calabria</strong> vengono<br />
occupate da<br />
gruppi di coloni<br />
provenienti dalla<br />
Grecia che<br />
fondano le città di Sibari, Crotone e Reggio prima e,<br />
qualche tempo dopo, Locri. Quanto alle ragioni <strong>del</strong>la<br />
fondazione <strong>del</strong>la sub colonia da parte di Locri, due le<br />
ipotesi <strong>in</strong>terpretative: una, maggiormente condivisa,che<br />
connette la fondazione con la necessità locrese di<br />
guadagnarsi uno sbocco commerciale sul Tirreno,visti i<br />
suoi pessimi rapporti con Reggio e qu<strong>in</strong>di con Calcidesi<br />
che controllavano il traffico marittimo<strong>del</strong>lo Stretto; l'altra<br />
che ne <strong>in</strong>dividua le ragioni nell'organizzazione politicosociale<br />
ed economica <strong>del</strong>la colonia.È molto probabile che
Locri sia stata <strong>in</strong>dotta, nella fondazione <strong>del</strong>le sue colonie,<br />
da ragioni coesistenti e probabilmente connesse tra di loro.<br />
L’organizzazione <strong>del</strong>la città<br />
Si è ipotizzato, nel corso <strong>del</strong>le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i su Hipponion , che l'<br />
acropoli <strong>del</strong>la città antica fosse ubicata nella parte alta <strong>del</strong><br />
pianoro, ove si è sviluppato l‘<strong>in</strong>tero centro storico <strong>del</strong>la<br />
città medievale. <strong>La</strong> storica urbanizzazione <strong>del</strong> borgo ha così<br />
Resti <strong>del</strong>l’antica Hipponion<br />
condizionato l'<strong>in</strong>dividuazione <strong>del</strong>le abitazioni e<br />
<strong>del</strong>l'impianto greco <strong>del</strong>la città.<br />
Le aree sacre conosciute, tutte <strong>in</strong>dividuate, sono databili<br />
<strong>in</strong>torno alla f<strong>in</strong>e <strong>del</strong> VI sec. a.C<br />
-tranne quella <strong>in</strong> località Scrimbia - e vengono utilizzate a<br />
pieno per tutto il V sec. a. C. Insieme al materiale<br />
proveniente dalla necropoli, quello <strong>del</strong>le aree sacre<br />
rappresenta il più importante nucleo archeologico per la
comprensione e la ricostruzione <strong>del</strong>le vicende storiche <strong>del</strong>la<br />
città greca. L’ archeologo Paolo Orsi mise <strong>in</strong> luce le mura<br />
di c<strong>in</strong>ta difensive <strong>in</strong> località Trappeto Vecchio; r<strong>in</strong>venne un<br />
tempio ionico al Cof<strong>in</strong>o; un altro, di ord<strong>in</strong>e dorico, al<br />
Belvedere Telegrafo; un naiskos (tempietto di piccole<br />
dimensioni) alla Contura <strong>del</strong> Castello.<br />
Culto e Religione<br />
Le conoscenze archeologiche su<br />
Hipponion, f<strong>in</strong> qui acquisite,<br />
permettono di def<strong>in</strong>ire i rapporti o,<br />
meglio, le <strong>in</strong>fluenze <strong>del</strong>la madrepatria<br />
sulle produzioni artigianali, ma anche<br />
sulla vita religiosa ed economica<br />
hipponiate.Hipponion riprende il culto<br />
di Kore-Persefone dalla madrepatria<br />
Locri, come testimonia il r<strong>in</strong>venimento<br />
di p<strong>in</strong>akes al Cof<strong>in</strong>o ed anche a<br />
Scrimbia, ma “aggiunge” il culto <strong>del</strong>la madre Demetra che<br />
a Locri non sembra essere presente.L'esistenza a Hipponion<br />
<strong>del</strong> culto di Persefone si rivela anche attraverso gli autori<br />
antichi che riportano la tradizione secondo la quale Kore,<br />
richiamata dalla splendida natura dei luoghi, era giunta ad<br />
Hipponion dalla Sicilia per raccogliere fiori; tradizione che<br />
poi era rimasta nell'uso locale <strong>del</strong>le donne hipponiate che<br />
raccoglievano fiori, per farsene corone, alla maniera <strong>del</strong>la
dea Persefone. Stretti contatti religioso-culturali con il culto<br />
di Persefone senz'altro diffuso a Hipponion, come<br />
testimonia la lam<strong>in</strong>etta <strong>in</strong>scritta <strong>del</strong>la tomba n. 19, r<strong>in</strong>venuta<br />
alla Necropoli Inam. Essa rappresenta, al momento, il testo<br />
orfico più antico r<strong>in</strong>venuto <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong>, datandosi, dal<br />
contesto tombale, tra V -IV sec. a.C.<br />
<strong>La</strong>m<strong>in</strong>etta orfica di Hipponion<br />
<strong>La</strong>m<strong>in</strong>etta d’oro con testo orfico da<br />
Hipponion V-IV sec. a.C.<br />
Di Mnemos<strong>in</strong>e è questo sepolcro. Quando ti toccherà di<br />
morire,<br />
andrai nelle case di Ade ben costruite: vi è a destra una<br />
fonte,<br />
e presso di essa ritto un bianco cipresso;<br />
qui scendono le anime dei morti e cercano refrigerio.<br />
A questa fonte non avvic<strong>in</strong>arti affatto.<br />
Più avanti troverai la fresca acqua che sgorga<br />
dalla fonte di Mnemos<strong>in</strong>e; d<strong>in</strong>anzi vi stanno custodi,<br />
i quali ti chiederanno con mente saggia<br />
che cosa mai tu cerchi nella tenebra di Ade calig<strong>in</strong>oso.
Rispondi:”sono figlio di Terra e di Cielo stellato,<br />
sono arso di sete e muoio; ma datemi presto<br />
la fresca acqua che sgorga dalla fonte di Mnemos<strong>in</strong>e.<br />
Ed essi certo hanno compassione per volere <strong>del</strong> re di<br />
sotterra;<br />
ed essi certo ti daranno da bere dalla fonte di Mnemos<strong>in</strong>e;<br />
e così anche tu, dopo aver bevuto, andrai per la sacra via<br />
che altri <strong>in</strong>iziati e consacrati percorrono gloriosi.<br />
(trad. Giac<strong>in</strong>to Namia)<br />
DA HIPPONION A VIBO VALENTIA<br />
Il BRUZIO<br />
L’attuale <strong>Calabria</strong> era chiamata Bruzio dalla popolazione<br />
che l’abitò dal IV secolo a.C., dopo che essa era stata<br />
colonizzata dai Greci. Prima <strong>del</strong>l’arrivo dei Romani si può<br />
pensare ad uno stato bruzio, una sorta di confederazione<br />
etnica con una propria cultura e organizzazione politica<br />
unitaria e, nel III secolo a.C., si stava ellenizzando, ma<br />
l’<strong>in</strong>tervento di Roma <strong>in</strong>terruppe questo processo. Dal tempo<br />
<strong>del</strong>la guerra contro Pirro, Hipponion era sotto i Bruzi, ma<br />
s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio <strong>del</strong> II sec. a.C. si <strong>in</strong>staurarono relazioni<br />
ufficiali tra Roma e Vibo.Conclusa la guerra contro Pirro, si
determ<strong>in</strong>ò l’avvic<strong>in</strong>amento di Roma al Bruzio per una<br />
comunanza di <strong>in</strong>teressi tra la politica senatoria romanae<br />
l’aristocrazia cittad<strong>in</strong>a filoromana. Interessa al contempo<br />
sottol<strong>in</strong>eare la resistenza opposta dalle plebi rurali bruzie<br />
miste ad elementi democratici <strong>del</strong>le città greche che<br />
stimolarono l’opposizione a Roma.<strong>La</strong> politica romana di<br />
quegli anni rassicurava il ceto aristocratico dalle pressioni<br />
<strong>del</strong> partito democratico e la plebe si accosterà ad Annibale<br />
<strong>in</strong> funzione antiromana ed antioligarchica. Al contrasto tra i<br />
Bruzi antiromani e le aristocrazie <strong>del</strong>le città magnogreche<br />
filoromane, che ricevevano protezione <strong>in</strong> cambio <strong>del</strong>la<br />
fe<strong>del</strong>tà a Roma, si aggiungeranno le lotte sociali, all’<strong>in</strong>terno<br />
di queste ultime, tra nobiltà e plebe. Dopo la guerra contro<br />
Annibale, gran parte <strong>del</strong> territorio bruzio è trasformato <strong>in</strong><br />
ager publicus Populi Romani e colonie romane e lat<strong>in</strong>e<br />
vengono <strong>in</strong>sediate anche presso le città fe<strong>del</strong>i a Roma,<br />
come Hipponion. Dunque Roma opererà un controllo<br />
politico diretto e non più attraverso il supporto<br />
<strong>del</strong>l’aristocrazia cittad<strong>in</strong>a. Vibo diventa colonia lat<strong>in</strong>a<br />
prima, nel II secolo a.C., e municipium poi.<br />
IL MUNICIPIUM DI VIBO VALENTIA<br />
<strong>La</strong> prima attestazione letteraria di Vibo municipio si trova<br />
<strong>in</strong> Cicerone, In Verrem, V, 16, 40 e risalente al 71-70 a.C.:
“ Ipsis autem Valent<strong>in</strong>is ex tam illustri nobilique municipio<br />
tantis de rebus responsum nullum dedisti”.<br />
<strong>La</strong> effettiva denom<strong>in</strong>azione composta Vibo Valentia pare<br />
risalga a questo momento <strong>del</strong>la sua storia, ancora attestato<br />
<strong>in</strong> Cicerone nel passo già citato.<br />
Anche Strabone tramanda che i Romani cambiarono il<br />
nome <strong>in</strong> Vibo Valentia.<br />
<strong>La</strong> costituzione <strong>in</strong> municipium vedrà nuovi soggetti sociali<br />
affiancare le famiglie dom<strong>in</strong>anti, attuando quello che esso<br />
era nelle <strong>in</strong>tenzioni <strong>del</strong> governo centrale romano, cioè un<br />
mezzo per il passaggio ad un tipo di vita superiore. Del<br />
resto il municipium è una vera e propria repubblica<br />
autonoma.<br />
ORGANIZZAZIONE INTERNA DEL MUNICIPIUM<br />
DI VIBO VALENTIA<br />
Ordo decurionum (consiglio municipale)<br />
ex magistrati col censo di 100.000 sesterzi<br />
senatusconsulta per provvedimenti pubblici<br />
Poteri eleggono i magistrati<br />
controllo dei magistrati
Parallelamente alla organizzazione politica è attestata<br />
quella sacerdotale con i culti dei Dioscuri e di Proserp<strong>in</strong>a<br />
( oltre che di Augusto e <strong>del</strong>la moglie Livia),<br />
con cariche anche femm<strong>in</strong>ili:<br />
una sacerdos Augustae, una sacerdos divae Faust<strong>in</strong>ae, due<br />
magistrae Proserp<strong>in</strong>ae.<br />
Gli Augustales formavano una corporazione con funzione<br />
<strong>in</strong>termediaria tra i decurioni e il popolo, scelti fra i liberti<br />
per decreto dei decurioni.<br />
<strong>La</strong> gerarchia sociale vibonese nel II secolod.C<br />
Decuriones<br />
Augustales<br />
Popolo<br />
Il popolo era formato da municipes e <strong>in</strong>colae (stranieri<br />
residenti), suddiviso <strong>in</strong> curie e tribù.<br />
Esso si riuniva <strong>in</strong> assemblea, con maggior potere <strong>in</strong> età<br />
repubblicana.<br />
L’eredità <strong>del</strong>la civiltà greca, attraverso gli <strong>in</strong>sediamenti<br />
<strong>del</strong>le colonie <strong>del</strong>l’Italia meridionale, si perpetua nei secoli<br />
seguenti f<strong>in</strong>o ad arrivare alla ri<strong>nascita</strong> tardo-medievale,<br />
passando attraverso la civiltà bizant<strong>in</strong>a, le cui tracce sono<br />
ancora oggi riconoscibili. Basti accennare alle matrici<br />
<strong>del</strong>l’arte, <strong>del</strong>l’iconografia e <strong>del</strong>l’architettura bizant<strong>in</strong>a,
avvisabili non solo <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> ed <strong>in</strong> altre parti d’Italia, ma,<br />
congiuntamente a culti, riti e tradizioni, <strong>in</strong> tutti i paesi<br />
<strong>del</strong>l’Est di matrice bizant<strong>in</strong>o-costant<strong>in</strong>opolitana.<br />
DALLA LIBERTA’ DEGLI ANTICHI<br />
ALL’INDIPENDENZA INDIVIDUALE<br />
Se gli uom<strong>in</strong>i si accorgono chiaramente che i loro diritti<br />
non sono un dono <strong>del</strong>la natura ma una conquista<br />
permanente, una battaglia senza f<strong>in</strong>e contro un ritorno alla<br />
condizione animale, una sorta di creazione attiva e<br />
quotidiana, una ribellione che dà alla vita il suo senso, la<br />
sua orig<strong>in</strong>alità, e la sua nobiltà, la nostra azione potrà<br />
mobilitare molte più persone, sarà più vera, più contagiosa<br />
e più efficace. Jean Hamburger, biologo francese<br />
In questa azione non è da trascurare la parte assegnata alla<br />
battaglia <strong>del</strong>le idee. I moti umani durevoli sono fatti prima<br />
dalla l<strong>in</strong>gua e poi dalla spada: ad acquirendum dom<strong>in</strong>ium<br />
hom<strong>in</strong>is l<strong>in</strong>gua, ad defendendum arma[…] videntur<br />
proficere magis scrisse un filosofo che molto soffrì nella<br />
propria carne, per il carcere e la tortura, perché le autorità<br />
avevano paura <strong>del</strong>le sue idee: Tommaso Campanella.
Tommaso Campanella<br />
Promotore di una grande riforma<br />
politica che avrebbe dovuto<br />
liberare la <strong>Calabria</strong> dal dom<strong>in</strong>io<br />
<strong>del</strong> re di Spagna e portare<br />
all’<strong>in</strong>staurazione di una<br />
repubblica. Tommaso<br />
Campanella nacque a Stilo, <strong>in</strong><br />
<strong>Calabria</strong>, il 5 settembre 1568.<br />
Figlio di contad<strong>in</strong>o, non ebbe la<br />
possibilità di istruirsi. Campanella, pronto d’ <strong>in</strong>gegno e di<br />
memoria tenace, desiderando proseguire gli studi, decise di<br />
farsi predicatore domenicano. Per le sue <strong>in</strong>temperanze e,<br />
più probabilmente, per le manifeste simpatie per le dottr<strong>in</strong>e<br />
telesiane venne relegato nel convento modesto e remoto di<br />
Altomonte. Nel 1592, su denuncia di un <strong>in</strong>vidioso che lo<br />
accusò di possedere un dèmone famigliare e di avere<br />
dimostrato disprezzo per la scomunica, venne <strong>in</strong>carcerato<br />
nel convento e sottoposto a processo <strong>in</strong> seno all’ Ord<strong>in</strong>e. L’<br />
accusa pr<strong>in</strong>cipale riguardava la sua aperta difesa <strong>del</strong>le tesi<br />
telesiane. Il processo si concluse con l’ ord<strong>in</strong>e di<br />
abbandonare ogni op<strong>in</strong>ione telesiana e di rientrare <strong>in</strong><br />
<strong>Calabria</strong>. Nel gennaio 1593, giunse a Padova, ospite <strong>del</strong><br />
convento di Sant’ Agost<strong>in</strong>o. Visse qui una vita misera.<br />
Inscritto all’ Università come studente spagnolo, forse<br />
trasse sostentamento impartendo lezioni private. Studiò
medic<strong>in</strong>a, specificatamente anatomia <strong>del</strong>l’ occhio umano.<br />
Conobbe Galilei, che <strong>in</strong>segnava <strong>in</strong> quell’ università. Al<br />
pr<strong>in</strong>cipio <strong>del</strong> 1594, venne arrestato, <strong>in</strong>sieme ad altri due<br />
suoi amici, con l’ accusa di aver disputato de fide con un<br />
ebreo convertito al cattolicesimo e ritornato all’ ebraismo. I<br />
tre, l’ 11 ottobre entrarono nelle carceri romane <strong>del</strong> Santo<br />
uffizio. Le accuse su Campanella si aggravarono,<br />
co<strong>in</strong>volgendo l’ <strong>in</strong>tero suo pensiero filosofico. Nel 1597<br />
venne prosciolto ma riconsegnato ai suoi superiori <strong>del</strong>l’<br />
Ord<strong>in</strong>e perché lo facessero relegare <strong>in</strong> un convento <strong>del</strong>la<br />
sua <strong>Calabria</strong>. Essendosi gli antichi mali <strong>del</strong>la <strong>Calabria</strong><br />
aggravati sotto il predom<strong>in</strong>io spagnolo, si pensò di<br />
organizzare una congiura contro l’ autorità vicereale ed<br />
ecclesiastica. Campanella fu tra gli organizzatori. Dopo lo<br />
sbarco <strong>in</strong> <strong>Calabria</strong> <strong>del</strong> comandante Carlo Sp<strong>in</strong>elli che<br />
represse la rivolta, Campanella fuggì da Stilo a Stignano. Di<br />
qui si avviò verso Roccella, certo di rimanere nascosto<br />
presso Antonio Mesuraca che lo consegnò ai militari. Fu<br />
trasferito nelle carceri di Castelvetere e successivamente a<br />
Squillace dove <strong>in</strong>iziò il processo. Campanella fu oggetto di<br />
duri tormenti, dal “polledro”, alla “corda”, alla “veglia”.<br />
Resistette tenacemente, senza mai tradirsi. Def<strong>in</strong>ito pazzo,<br />
il 13 novembre 1602, fatta salva la vita, venne condannato<br />
al carcere perpetuo. In quest’ anno scrisse <strong>La</strong> Città <strong>del</strong><br />
Sole.
“Da un determ<strong>in</strong>ato punto di vista tutta la storia può essere<br />
<strong>in</strong>tesa come la lotta tra chi cerca un’utopia qui sulla terra<br />
e chi crede che la vita <strong>del</strong>l’uomo sia migliorata da<br />
istituzioni <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua evoluzione, adattate attentamente e<br />
r<strong>in</strong>novate giornalmente dagli sforzi degli uom<strong>in</strong>i.”<br />
(Margaret Mead, ricercatrice americana, 1901-1980)<br />
<strong>La</strong> Città <strong>del</strong> Sole<br />
Dest<strong>in</strong>ata a rimanere un punto di riferimento nella storia<br />
<strong>del</strong>le velleità riformatrici <strong>in</strong> forma utopistica <strong>del</strong><br />
R<strong>in</strong>ascimento è uno straord<strong>in</strong>ario atto di fe<strong>del</strong>tà a un ideale.<br />
Esplodeva così la “visione” <strong>del</strong>la società perfetta, costituita<br />
da creature umane libere e uguali, e sul monte Consol<strong>in</strong>o, il<br />
monte “amico” che lo vide nascere e crescere, sognava una<br />
società rigenerata. Campanella <strong>in</strong>titolava al Sole la suprema<br />
visione <strong>del</strong>la Città come utopia <strong>del</strong> millennio, “democrazia<br />
totalitaria”, identificazione di libertà e ragione, miraggio di<br />
una repubblica felice fondata sulla concordia e sull’ amore,<br />
dove i beni materiali messi <strong>in</strong> comune cancellano ogni<br />
egoismo, e la felicità nasce dalla gioia <strong>del</strong> dovere compiuto.<br />
Ideali sublimi, coi quali anticipava le più feconde e<br />
rivoluzionarie dottr<strong>in</strong>e <strong>del</strong> Settecento illum<strong>in</strong>ista.
“ Qu<strong>in</strong>ci io pur sempre esclamo, sera e dì ti prevegno:<br />
Libertà, Signor, bramo<br />
– E tu pur non m’ ascolti, ma<br />
volgi gli occhi altrove.”<br />
Campanella diede un notevole<br />
impulso per il riscatto morale e<br />
sociale <strong>del</strong>la sua terra, pagando<br />
questo suo amore e questa sua<br />
volontà di riscossa con ben<br />
ventisette anni di duro carcere,<br />
che non riuscirono a farlo<br />
recedere dal suo <strong>in</strong>tendimento di<br />
restituirle il prestigio perduto e<br />
la sua libertà dal pesante giogo<br />
spagnolo <strong>in</strong> cui da tempo era sottomessa e depredata.<br />
“ Io nacqui a debellar tre mali estremi:<br />
tirannide, sofismi, ipocrisia;<br />
ond’ or m’ accorgo con quanta armonia<br />
Possanza, Senno, Amor m’ <strong>in</strong>segnò Temi.<br />
Questi pr<strong>in</strong>cìpi son veri e sopremi<br />
<strong>del</strong>la scoverta gran filosofia,
imedio contro la tr<strong>in</strong>a bugia,<br />
sotto cui tu, piangendo, o mondo, fremi.<br />
Carestie, guerre, pesti, <strong>in</strong>vidia, <strong>in</strong>ganno,<br />
<strong>in</strong>giustizia, lussuria, accidia, sdegno,<br />
tutti a que’ tre gran mali sottostanno,<br />
che nel cieco amor proprio, figlio degno<br />
d’ ignoranza, radice e fomento hanno.<br />
Dunque a diveller l’ ignoranza io vegno.”<br />
LA GIUSTIZIA<br />
Le leggi sono pochissime, tutte scritte <strong>in</strong> una tavola di<br />
rame, alla porta <strong>del</strong> tempio, cioè nelle colonne, nelle quali<br />
sono scritte tutte le quiddità <strong>del</strong>le cose <strong>in</strong> breve: che cos’ è<br />
Dio, che cos’ è angelo, che cos’ è mondo, stella, uomo<br />
ecc…, con gran sale, e d’ ogni virtù la diff<strong>in</strong>izione.<br />
“ Natura, da Signor guidata, fece<br />
Nel spazio la comedia universale,<br />
Dove ogni stella, ogni uomo, ogni animale,<br />
Ogni composto ottien la propria vece.<br />
F<strong>in</strong>ita questa, come stimar lece,
Dio giudice sarà giusto ed eguale;<br />
L’ arte umana, seguendo norma tale,<br />
All’ Autor <strong>del</strong> medesmo satisfece.<br />
Fa regi, sacerdoti, schiavi, eroi,<br />
Di volgar op<strong>in</strong>ione ammascherati<br />
Con poco senno, come veggiam poi<br />
Che gli empi sepesso fur canonizzati,<br />
Gli santi uccisi, e gli peggior tra noi<br />
Prìncipi f<strong>in</strong>ti contra i veri armati.”<br />
Mediante la sua partecipazione reale, attiva e naturale<br />
all’esistenza di una collettività, che conservi vivi certi<br />
tesori <strong>del</strong> passato e certi presentimenti <strong>del</strong> futuro, l’essere<br />
umano ha una radice”.<br />
(Simone Weil, <strong>in</strong>tellettuale francese, 1909-1943)