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Le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia a Portogruaro

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<strong>Le</strong> <strong>celebrazioni</strong> <strong>del</strong> <strong>150°</strong> <strong>anniversario</strong> <strong>del</strong>l’unità d’Italia a <strong>Portogruaro</strong><br />

generazioni e sulle loro idee dobbiamo investire, senza<br />

paure, senza infingimenti.<br />

L’unità d’italia dunque non va ricordata e celebrata soltanto<br />

perché è il punto d’arrivo, il compimento di un lungo e travagliato<br />

cammino, ma soprattutto perché è il punto di partenza di<br />

tanti progetti, di tante idee, di tante aspirazioni.<br />

“I 150 anni <strong>del</strong>l’Unità d’Italia sono una felice occasione<br />

per un nuovo innamoramento <strong>del</strong> nostro essere<br />

italiani, dentro l’Europa unita e in un mondo più equilibratamente<br />

globale”.<br />

Questa essenziale affermazione <strong>del</strong> cardinale Bagnasco,<br />

propone a tutti un obiettivo “alto”, pone come valore “l’essere<br />

italiani” oggi, in relazione al processo di integrazione<br />

europea ed al processo di globalizzazione.<br />

tutte le tensioni, le spinte e le sfide nuove con cui è chiamata<br />

a fare i conti la nostra unità, vanno riconosciute, non<br />

taciute o minimizzate, e vanno affrontate con il necessario<br />

coraggio.<br />

di queste sfide è bene avere una visione ampia.<br />

Non è solo l’italia che vede messa alla prova la sua identità<br />

e funzione di Stato nazionale nel rapporto con l’integrazione<br />

europea, anche se oggi è quella più direttamente<br />

coinvolta.<br />

<strong>Le</strong> scelte europee su questi aspetti e sui tanti problemi<br />

politici ed economici ancora irrisolti, richiedono più pronte<br />

decisioni.<br />

il nostro è sempre stato comunque, tra i paesi fondatori<br />

<strong>del</strong>l’Europa comunitaria, tra i più sensibili e aperti ad un’Europa<br />

di integrazione e di unità.<br />

Essere italiani e lavorare per una integrazione significa oggi<br />

tener conto <strong>del</strong> senso di appartenenza ed al tempo stesso<br />

rispettare le diversità.<br />

oggi proprio a dimostrazione <strong>del</strong> senso di appartenenza ad<br />

una comunità è qui presente una rappresentanza <strong>del</strong>le<br />

associazioni degli immigrati aderenti all’associazione Migranti<br />

onlus, che ringrazio per la loro attività e che saluto.<br />

Per rinnovare il senso di appartenenza, lo spirito unitario<br />

<strong>del</strong>la nazione, per essere italiani, forse serve una rinnovata<br />

coscienza civica nazionale.<br />

abbiamo bisogno di riconoscerci in un passato, ma soprattutto<br />

in un futuro condiviso. abbiamo bisogno di credere in<br />

qualcosa di nuovo, abbiamo bisogno di volere qualcosa di<br />

comune da raggiungere e vivere insieme.<br />

abbiamo bisogno di consegnare alle nuove generazioni<br />

qualcosa di “buono”, di consegnare il “testimone” sapendo<br />

di aver dato il massimo <strong>del</strong> nostro impegno, di sapere che<br />

qualcuno proseguirà con la stessa passione il cammino che<br />

è stato tracciato.<br />

Per ogni persona il passato è un punto di partenza, in relazione<br />

alle scelte future che vuole fare. Nel passato si possono<br />

trovare le motivazioni che ci accomunano per affrontare il<br />

futuro, magari con regole precise e concordate. Ma si possono<br />

trovare anche motivi di ostilità e ciò avviene ogni volta<br />

che l’obiettivo per il futuro vuole essere costruito sulle differenze<br />

e sulle divisioni.<br />

Forse è arrivato il momento di pensare ad un “Patto civi-<br />

co”, per superare una visione individualistica oggi troppo<br />

diffusa, per ricostruire il senso <strong>del</strong>la comunità, per migliorare<br />

il nostro Paese, per essere prima ancora che italiani, “cittadini”,<br />

nel più alto senso <strong>del</strong> termine.

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