CRONISTORIA - Pierantonio Bolognini
CRONISTORIA - Pierantonio Bolognini
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PIERANTONIO BOLOGNINI<br />
<strong>CRONISTORIA</strong><br />
DELLA PRODUZIONE ARMIERA A GARDONE V.T.<br />
(sec. XII- XIX)<br />
Presentazione e revisione dei testi a cura di<br />
Francesco Trovati e Sandra Zubiani<br />
MUSEO DELLE ARMI E DELLA TRADIZIONE ARMIERA<br />
GARDONE V.T.<br />
QUADERNI DEL MUSEO, 5<br />
GENNAIO 2010<br />
1
INDICE ABBREVIAZIONI<br />
ACG Archivio Comunale Gardone V.T.<br />
ACP Archivio Comunale di Pezzaze<br />
APG Archivio Parrocchiale di Gardone<br />
ASB Archivio di Stato di Brescia<br />
ASB IRD Archivio di Stato di Brescia – Imperial Regia Delegazione<br />
ASM Archivio di Stato di Milano<br />
ASV Archivio di Stato di Venezia<br />
AVB Archivio Vescovile Brescia<br />
B.M.P. Biblioteca Municipale di Piacenza<br />
BNM Biblioteca Nazionale Marciana<br />
BQB Biblioteca Queriniana Brescia<br />
2
1105 – IL DARDO GARDONIO<br />
COMPARONI, Storia delle Valli Trompia e Sabbia. Salò, 1805.<br />
Il Comparoni ( ma in realtà il Biemmi) descrivendo la battaglia fra l’esercito bresciano e le forze dei<br />
Valvassori così ci parla delle forze valligiane e del loro armamento :<br />
... Formarono quelli di Valtrompia e Sabbia un reggimento d’arcieri, i quali non solo si<br />
distinguevano nella bravura di scoccar dardi, e ferire, ma portavano ancor certe freccie lavorate<br />
maestrevolmente in Gardone di Val Trompia, e però detti Gardoni...<br />
1311 - BOMBARDE GARDONESI ALLA DIFESA DI BRESCIA<br />
ASB, Pergamene di Bovegno, ( rotolo 7 n. 1), 1326 luglio 11.<br />
“All’assedio posto dall’Imperatore Arrigo VII, i Bresciani rispondono difendendosi con bombarde<br />
gardonesi “ Il termine bombarda in questi anni indicava ogni tipo di arma da fuoco e solo più<br />
tardi passò ad indicare armi di consistenti dimensioni.<br />
1459 - INEQUIVOCABILE TESTIMONIANZA SULLA VOCAZIONE BRESCIANA<br />
ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Reg. 4 , Fol. 104.<br />
La prima inequivocabile testimonianza, fino ad oggi conosciuta, della produzione bresciana di armi<br />
da fuoco ci è data da un dispaccio inviato dal Senato ai Rettori di Brescia con il quale si ordinava<br />
che i maestri-fabbricanti<br />
…. Debbano fare cinquanta bombarde da galea (da usare a bordo delle galee) , dieci da ramparo a<br />
retrocarica con due mascoli ciascuna, venticinque spingarde, cinquanta schioppetti e<br />
cinquantamila ferri da verrettoni per balestre.<br />
1505 - MAESTRI GARDONESI IN FUGA …<br />
ASV, Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori, Brescia, Busta 19, carta. 50.<br />
3
… Alcuni maestri da schioppetti, Archibugi, et ballotte de la terra di Gardon da Valtrompia / si<br />
sono / absentati da quella terra, et andati in un loco chiamato Domodossola, iurisditione de Conti<br />
Borromei del Ducato di Milano …<br />
Nel dispaccio trovano per la prima volta espressione gli effetti delle difficoltà da parte veneta di<br />
conciliare gli interessi della propria politica estera, che non consentivano la fornitura di armi ad<br />
altri stati, e le necessità lavorative dei gardonesi che, in mancanza di ordini, erano costretti ad<br />
emigrare. Il documento è finora la più antica testimonianza che fa riferimento, specificatamente a<br />
Gardone, alla produzione delle armi da fuoco.<br />
1509 – IL MAGLIO DI PIETRO FRANZINI<br />
P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese. Vol. I. Gardone, 2004, sub voce.<br />
A Gardone , il maestro Pietro Francino inventa e realizza un maglio per tirare le canne delle armi<br />
da fuoco. Con il nuovo strumento si riduce il tempo di produzione della canna a meno di un terzo<br />
dell’usuale.<br />
1520 - TUTTO L’AZZALE … DEVE PASSARE PER VENEZIA<br />
M. MORIN, R. HELD, Beretta. La dinastia industriale più antica del mondo, Chiasso,<br />
Acquafresca, 1980.<br />
Nel tentativo di operare uno stretto controllo sulle esportazioni viene stabilito che tutto l’acciaio (<br />
e non il ferro) prodotto nel territorio bresciano e destinato a qualsiasi mercato estero, debba<br />
passare per Venezia. La misura causerà un notevole appesantimento burocratico con conseguenti<br />
spese ed inutili perdite di tempo tanto da essere revocata nel 1533.<br />
1531 – VENTURINO APPRENDE L’ARTE DI FARE ELSE<br />
ASB, Notarile, Comino Fini, notaio in Gardone, Filza 1965 a. 1531-34<br />
Il 9 giugno 1531 maestro Giovanni Zilberti di Pezzaze, abitante in Gardone s’accorda con Reynaldo<br />
da Fino, pure dimorante in Gardone, per insegnare a Venturino, figlio di Reynaldo l’arte di fare else<br />
di spada, per un triennio a partire dal 25 luglio 1531, con l’impegno di dargli il vitto, mentre a<br />
carico del padre resta “il vestir” salvo che nel terzo anno quando mastro Giovanni dovrà dare<br />
all’apprendista un paio di scarpe, un paio di calze “uno zupono de pignolet” ed una berretta. L’atto<br />
è rogato in Gardone alla presenza di Defendente Parolari e Battistino Daffini.<br />
Il 2 agosto 1534 i sopraccitati maestro Zilberti e Reynaldo da Fino, s’impegnano su la preda nella<br />
piazza di Gardone presso l’osteria di S. Marco a far stare Venturino ancora un anno alle dipendenze<br />
della “fosina Zilberti” fino al 2 agosto 1535 a far else di spada con l’impegno che lo Zilberti<br />
fornisca il vitto, dia a Venturino 16 lire, un paio di calze di panno buono ed uno di scarpe buone ed<br />
anche altro se il giovane si comporterà bene.<br />
1537- PROIBIZIONE DELLE ESPORTAZIONI DI ARMI MILITARI<br />
Marco MORIN - Robert HELD, Beretta … cit.<br />
Pochi anni dopo l’abolizione delle norme riguardanti “il passaggio dell’azzale bresciano aVenezia”<br />
il Senato Veneto proibisce l’esportazione di armi militari senza preventiva e specifica licenza. La<br />
nuova norma, più ragionevole della precedente e di più facile realizzazione, permise a Venezia di<br />
esercitare discretamente un concreto controllo sull’ ampio specchio di amicizie, alleanze ed<br />
inimicizie. Dalla documentazione senatoriale del periodo ( molte licenze erano direttamente<br />
concesse dai Rettori di Brescia e la loro documentazione è andata perduta) possiamo redigere un<br />
4
primo e limitato abbozzo statistico sulle armi effettivamente esportate negli anni immediatamente<br />
successivi :<br />
1537 - Alla Repubblica di Ragusa : 600 archibugi, 6000 ferri da pica<br />
1540 – Al Regno di Napoli : 500 corsaletti, 500 celate, 500 archibugi, 500 partigianoni<br />
1542 – Allo Stato Pontificio : 1000 archibugi<br />
- Al Re di Francia : 4000 “armi da dosso” , 4000 moschetti<br />
- Al Duca di Firenze : 1000 archibugi, 300 moschetti<br />
- Alla Repubblica di Siena : 1000 archibugi<br />
- Al Marchese De Vasto : 1000 archibugi, 200 moschetti<br />
- All’Imperatore Carlo V<br />
- Al Re d’Inghilterra<br />
- Al Duca d’Alba<br />
- Ai Cavalieri di Malta<br />
1543 - Al Duca di Ferrara : 600 archibugi<br />
1544 - Al Duca di Ferrara : 1000 archibugi<br />
- Alla Repubblica di Genova : 1000 archibugi.<br />
1546 - 4.000 ARCHIBUSI PER IL FARNESE<br />
B.M.P., Carte Scarabelli, n. 286.<br />
Il 19 agosto del 1546 Venturino Dal Chino ( Chinelli) si impegna contrattualmente a fornire a Pier<br />
Luigi Farnese, duca di Parma e Piacenza, 4000 archibugi a miccia, con scadenza di 6oo al mese.<br />
Riportiamo una stralcio del contratto con la descrizione delle armi ordinate:<br />
“ ... Et più promette vidilicet di dar detti archibusi bene trapanati netti et puliti dentro et fuori...<br />
diritti, giusti, boni recipienti, et siano di bonissimo ferro et sicuri da star a ogni prova solita, et del<br />
garbo come se li darà la forma. Che abbiano la sua vida col fondello con la coda et mira con li<br />
serpentini come sarà la mostra che li si darà, et siano solii (lisci) col buso et focone trapanati e col<br />
focone et mira da mettere e levare, con la sua bacchetta, raschiatore et forme (per le palle) con li<br />
fiaschi et li fiaschini armati, con li cantoni a detti fiaschi tutti quatro con le armature più lunghe<br />
che la mostra, et bene inchiodati, con la misura soglia col capeleto. Et più che detti archibusi<br />
habbino le casse de noce de legno bene stagionate del modello e foggia che li sarà dato...<br />
Il Chinelli si obbligava inoltre : “ darli condotti vidilicet ogni mese secento cominciando dal mese<br />
de sedtembre .... ”.<br />
5
1553 - DALLA RELAZIONE DEL RETTORE CATTERINO ZEN<br />
Relazioni dei Rettori Veneti in Terraferma, XI - Podestaria e Capitanato di Brescia, Milano,<br />
Giuffrè, 1978.<br />
Un interessante scorcio sulla vita e sui costumi del popolo gardonese ci è offerta dalla relazione del<br />
Rettore Zen che nella sua trattazione del territorio bresciano così descrive i nostri avi:<br />
… Tutti portano achibusi, et quelli da Gardone fra gli altri, non si contentano di uno, ma fino le<br />
femine ne portano doi, uno in mano, l’altro alla centura da roda, sono mala generatione,<br />
presuntuosi, luterani, quali non si possono dominare, ma per la Idio gratia … li havemo assettati<br />
per le provisionj fatte et doppoi datele quelle ponitionj … / si sono acquietati tanto che / un mio<br />
cavaliero con doi altri officiali presero un bandito sopra la piazza che gli va la vita, che ad altri<br />
tempi cento non haveriano potuto apparire alla veduta di quel loco…<br />
1554 - UN MONDO DI ARCHIBUSI<br />
Relazioni …, cit., Relazione Cavalli. 1554.<br />
Marino Cavalli nella sua descrizione del territorio, inviata a Venezia nel 1554 al termine del suo<br />
mandato, così ricorda Gardone :<br />
… A Gardon si fa un mondo de archibugi tra le altre cose et li fanno con tanta facilità che in due o<br />
tre fusine se ne faria 400 cane al giorno …<br />
1567 -“SI FANNO ASSAISSIMI ARCHIBUSI”<br />
G. M. CICOGNA , Il primo libro del Trattato militare, Venezia, 1567.<br />
… Nel Bresciano è un loco detto Gardon Val Trompia nel qual loco si fanno assaissimi archibusi<br />
buoni e perfetti …<br />
1570 – SI LAVORA ANCHE LA DOMENICA<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta …, cit.,<br />
Il Senato Veneto, impegnato non soltanto a garantirsi il dominio di Cipro, ma anche il controllo di<br />
tutto l’Adriatico e dell’Egeo, ordina ai Rettori di Brescia di prendere provvedimenti perchè la<br />
produzione delle canne sia continua: si dovrà lavorare giorno e notte, anche la domenica e negli altri<br />
giorni festivi. Si prepara infatti la grande battaglia nvale di Lepanto.<br />
1586 - EDIFICI PER LA LAVORAZIONE DEL FERRO GARDONESI NEL GIUGN0 1586<br />
B.N.M., Manoscritti Italiani Marciani. Classe VII n° 1155 (7453) Brescia – Miscellanea.<br />
Un manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia contiene il resoconto della visita alla<br />
Valtrompia compiuta dai Rettori veneti di Brescia nel giugno del 1586.<br />
Recita il manoscritto:<br />
f. 8 : Viaggio fatto per l’Ill.mo Signor Conte Honoris Scotto Governatore di Brescia in<br />
compagnia dell’Ill.mo Signor Gabriele Corsaro degnissimo Capitano di essa città nella visita del<br />
territorio e delle Valli del Bresciano.<br />
Domenica lì 8 giugno 1586…<br />
f. 12 : Mercore 25<br />
7
La mattina a Gardone, terra grossa in Valtrompia dove fu fatta la mostra di 200 archibuseri,<br />
benissimo disciplinati sotto la carica del Soldato Capo Jacomo, nel qual luogo vi è un forno con<br />
molte fusine; ed ivi si fanno le canne d’archibuso.<br />
Questa Valle è logo separato dal distretto di Bressa, principia sopra la Quadra di Nave, migli 7<br />
sopra la città e finisse nella sommità del Monte Maniva a confino di Bagolin; è di lunghezza miglia<br />
25; nella maggior larghezza un quarto di miglio et dal meggio in su se non quanto capisse il fiume<br />
Mella, et la via contiene 19 comuni…. Si ritrovano in essa Valle anime n. 17.994 et avanti la<br />
guerra ultima arrivavano al n. 21.242. Vi sono Huomini di fattione al n. di 1.840, ma per la peste e<br />
la guerra che fu dell’anno 1578, sono diminuite.<br />
Segue l’elenco degli edifici produttivi inziando dall’Alta Valle.<br />
… a GARDONE : fusine grosse n. 13 et fusine piccole che fanno archibugi n. 40<br />
A INZINO : fusine grosse n. 6 e piccole n. 10 che lavorano fornimenti da fuogo.<br />
1588 – UNA DISASTROSA DISPOSIZIONE<br />
P.B. Gardone e la Valle Trompia. Storia e tradizione CD . Gardone, 2003.<br />
B.N.M., Manoscritti Marciani Iitaliani, n. 1156, ad annum.<br />
Per agevolare i fabbricanti di armature ed i maestri incassatori cittadini, il Governo veneto vietò<br />
l’esportazione del ferro da armatura e delle canne non incassate. La decisione si rivelò disastrosa<br />
per l’economia gardonese. I mercati esteri e nazionali non richiedevano infatti canne immanicate<br />
sia per il vertigionoso aumento del costo dei trasporti che conseguiva al trasferimento di armi<br />
complete rispetto alle sole canne, sia perché l’incassatura italiana non era molto apprezzata<br />
all’estero. La situazione diventa e precaria ed il 20 agosto 1588 i Rettori di Brescia comunicano a<br />
Venezia :<br />
… le Maestranze che in gran numero solevano far tal esercitio… sono andate<br />
diminuendosi talmente che poche n’erano rimaste, avendo la maggior parte d’esse seguito il corso<br />
della materia, che veniva condotta in paesi alieni, dove sono andati a lavorarla. Il qual disordine è<br />
causato da l’ingordigia di alcuni pochi danarosi di quella Valle, li quali essendosi applicati a<br />
questa mercantia, se ne sono anco in breve tempo arrichiti /con/ l’assorber tutto l’utile de le<br />
fatiche de questi poveri maestri…<br />
1588 – ISTITUZIONE DEL FONDACO<br />
P.B. Le fucine gardonesi. Gardone, 2005.<br />
Onde evitare il protrarsi delle difficili situazioni in cui veniva a trovarsi la maestranza gardonese in<br />
occasione del blocco delle richieste da parte di Venezia, a Brescia ed a Gardone vengono istituiti i<br />
Fondaci, organizzazioni commerciali che avrebbero dovuto porre rimedio alle congiunture più<br />
difficili. A tale scopo Venezia elargì un ingente finanziamento di 30.000 ducati. Con questa somma<br />
i gestori dei fondaci avrebbero dovuto acquistare materiale grezzo da distribuire ai maestri artigiani<br />
in ugual misura. I maestri potevano così affrancarsi dalle forniture capestro dei mercanti ed<br />
iniziare la lavorazione senza che fossero praticate scelte discriminanti. Lavorato il ferro e<br />
trasformatolo in canne, avrebbero dovuto settimanalmente consegnare il prodotto finito al fondaco<br />
che l’avrebbe acquistato e pagato in contanti dopo aver detratto il costo della materia prima. Nel<br />
fondaco si sarebbero immagazzinate le canne in attesa delle richieste della Serenissima. La<br />
temporanea mancanza di ordini avrebbe dovuto essere tamponata dallo stoccaggio ed i maestri<br />
avrebbero dovuto ottenere una continuità materiale di lavoro e di risorse per vivere.<br />
Purtroppo però, come spesso accade, l’ingordigia di pochi ( i fondegari) che seppero approfittare in<br />
ogni modo della loro posizione e la connivenza con i mercanti che si vedevano acquistate canne di<br />
scadente qualità prodotte nelle loro fucine, a basso costo da manodopera incapace, resero vano<br />
8
anche questo tentativo voluto dall’Amministrazione veneta sensibile alle necessità dei maestri<br />
produttori.<br />
1601 - NUOVO CONTRATTO PER IL FONDACO<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta..,. cit.<br />
ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Filza 160, 2311.1601.<br />
Nel 1597 il fondegaro gardonese Apollonio Chinelli inviava un dispaccio al governo veneto con il<br />
quale comunicava i ragguardevoli risultati ottenuti, sotto la sua gestione, dal funzionamento del<br />
fondaco : molti maestri erano tornati al lavoro gardonese ed i fondegari avevano acquistato dai<br />
produttori molte più canne del pattuito. La realtà però era ben diversa.: infatti una delle condizioni<br />
che il regolamento del fondaco non aveva purtroppo prevista - l’equa distribuzione del lavoro tra le<br />
maestranze - era stata palesemente violata, causando per i molti esclusi, ridotti alla fame, proteste a<br />
non finire.Cosi’ nel novembre del 1601 viene stipulato un altro contratto che prevede la concessione<br />
del prestito veneziano direttamente ai maestri gardonesi che si devono eleggere il fondegaro.<br />
“ ..... desidera essa Maestranza nominar il fontegaro perchè non vuole più cadere in mano de<br />
mercanti. Non ha voluto che il comun di Gardon s’interessi perchè in esso i mercanti sono molti, et<br />
particolarmente il Chinello, havendo gran parte (notevole peso), saria il negocio, ritornato a<br />
cader nelle loro mani ...”<br />
A fondegaro è nominato Bartolomeo Lorando e per lui le cose si fanno difficili anche per il blocco<br />
esercitato da Venezia sulle esportazioni. Nel 1609 il contratto non gli è rinnovato; un esame delle<br />
scorte del fondaco nel 1608 aveva rilevato che su 3800 canne presenti solo 858 erano utilizzabili.<br />
Anche il buon Lorando, per barcamenarsi, aveva comprato nascostamente e a basso prezzo, canne<br />
scadentissime da quei mercanti che possedevano fucine e salariavano dipendenti incapaci.<br />
1605 - PRIVILEGIO PER UN’INVENZIONE<br />
ASB, Reg. Privilegi, n. 7.<br />
C. QUARENGHI, Tecno-cronografia delle armi da fuoco italiane, Napoli, 1881.<br />
9
Il Senato veneto accorda un privilegio al maestro gardonese Geronimo Zanola per una sua<br />
invenzione riguardante la costruzione ed il funzionamento dei moschetti e per un nuovo Falconetto<br />
da tre le cui prove dettero ottimi risultati.<br />
1606 - SALVACONDOTTO ( E LIBERTA’) PER I BANDITI<br />
ASB, Reg. Privilegi, n. 7.<br />
Il Senato veneto accorda salvacondotto ai banditi ( colpiti dal bando) gardonesi Guerino ed Insino<br />
ritenuti valentissimi maestri armaioli che si trovano per lavoro nello Stato di Milano. Concede<br />
altresì al Capitano di Brescia di accordar salvacondotti a quei banditi maestri di ferrarezza di<br />
Valcamonica e Valtrompia che per peritia di quest’arte importante e necessaria e per migliorata<br />
condotta siano ritenuti meritevoli del ritorno. Il Capitano si affretta a prolungare di otto anni il<br />
salvacondotto al maestro gardonese Battista Mondino detto il Meone per il servitio che da lui si può<br />
ricavare nel suo esercitio di fabricar canne d’Archibugio e di Moschetti. Lo stesso viene accordato<br />
al maestro gardonese Zilberto Castello e verrà pure prorogato il salvacondotto del maestro<br />
gardonese Pietro Mutti.<br />
1606 - GIO. MARIA ZAMBONARDO, A BRESCIA, E’ NOMINATO CUSTODE DELLE<br />
ARMI<br />
ASB, Reg. Privilegi, n. 7.<br />
Riconosciute le sue notevoli capacità e la serietà del suo comportamento, il Senato veneto elegge<br />
l’armaiolo gardonese Gio Maria Zambonardo (i) custode delle armi esistenti nei magazzini di<br />
Brescia con lo stipendio di 40 ducati all’anno.<br />
1607 - I RITORNI SI SUSSEGUONO<br />
ASB Reg. Pivilegi, n. 7.<br />
E’ quindi la volta di Matteo Agostini e Girolamo Reccagni ( detto il Felino) che nel 1608 per<br />
“serenissima” concessione possono ritornare in Valle, e rivedere il loro campanile. Richiesta di<br />
salvacondotto verrà presentata anche da Gio Pietro Gabiolo, grosso negoziante colliense di quel<br />
ferro col quale si fanno le buone canne d’archibugi e moschetti, pure lui al bando.<br />
1608 - IL CONTRABBANDO ED IL “FONDEGO” NELLA RELAZIONE DI ANGELO<br />
BRAGADIN<br />
Relazioni … cit., Relazione Bragadin 1608.<br />
… quei armaroli hanno modo di tratenersi per la comodità che riceveno dalla Serenità Vostra col<br />
mezzo di quel fontego della ferrarezza, non tanto per il ferro che vien esser loro dato in credenza,<br />
quanto per il danaro in pagamento dell’armi che consegnano de volta in volta, battudo il debito che<br />
hanno con esso Fontegoper il ferro ricevuto, che perciò hanno accresciuto le loro botteghe dalle<br />
25 che erano al principio del mio regimento fino alle 38 che hora si ritrovano, et sebene riesce<br />
fruttuosa in questa parte di oservar et accrescer quella maestranza,non però sortisce l’altro fine<br />
dell’esito delle armi (l’esportazione clandestina) … poiché li maestri procurano sempre in<br />
occasion de partiti con forestieri di farne dell’altre di nascosto, come diciò se ne ha avuto saggio in<br />
occorrenza del partito del Signor Duca di Modena de 200 corsaletti che li medesimi maestri<br />
ingordi al guadagno procuravano di fargli a parte senza timor anco degl’ordini in contrario et con<br />
qualche avantaggio più di quello che fanno a Vostra Serenità, perché le sue armi non fossero levate<br />
dal Fontego…<br />
… Il poco frutto (del fondaco è da attribuirsi) a soverchia ingordigia non meno di chi ne ha avuto<br />
il maneggio che de gli stessi maestri facili a lasciarsi persuadere da loro particolari interessi ad<br />
10
ogni eccesso di fraude … con intelligenza con due o tre mercanti tra quei di Gardon et di Bressa, li<br />
quali attendono a contrabbandi d’ogni sorte d’armi per lochi alieni …<br />
1608 – 1000 ARCHIBUGI PER LA MAESTRANZA<br />
C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… , cit., a.a.<br />
Con ducale 12 marzo emessa dall’Eccellentissimo Senato Veneto, si ordina alla Maestranza di<br />
Gardone la fabbricazione di 1000 archibusi.<br />
1610 - LO “SVIAMENTO” DEI MAESTRI GARDONESI IN ALTRI STATI<br />
ASV. Senato, Dispaccio Rettori Brescia, Filza 20.<br />
I governanti degli stati nazionali ed esteri, si resero ben presto conto che per avviare e gestire una<br />
fabbrica di canne era necessaria la presenza di un maestro gardonese e così le offerte per i nostri<br />
“esperti” divennero sempre più allettanti , sia per denaro che per condizioni di lavoro. Molti agenti<br />
di questi stati lavorarono allo sviamento più o meno in incognito e con lusinghieri successi, alcuni<br />
però furono arrestati, infatti a Gardone nel 1610 venne fermato:<br />
“ … un fattor del S.r Steffano Spinola, che era venuto qui per sviar maestri, alcuni de quali<br />
havevano anco dato intentione di andar seco ad un luoco chiamato Ronco sul Genovese, dove esso<br />
Spinola ha fatto fabbricar una fucina da lavorar canne d’arcobugio… ”<br />
In Gardone si va determinando in questi anni una sorta di<br />
polarizzazione che vede da una parte la forte e potente famiglia<br />
dei Rampinelli appoggiata da numerosi sostenitori e dall’altra<br />
quella dei Ferraglio, meno forte ma che può contare sul segreto<br />
supporto dei Chinelli. Il primo tempo di quella che sarà una<br />
cruenta lotta, si chiude col bando inflitto a Geronimo Ferraglio ed<br />
ai suoi due figli Giulio e Giovanni Francesco che si stabiliranno<br />
come maestri di canne nel Ducato di Parma.<br />
1611 – ANCORA SUL “FONDEGO” E SULLE EMIGRAZIONI<br />
Relazioni … cit., Relazione Lando, 1611.<br />
Ulteriori notizie sul fondego e sul precario stato della maestranza, apprendiamo dalla relazione<br />
compilata dal Rettore Antonio Lando:<br />
…Due principali negotij vi sono in quelle Valli, l’uno dell’arte del fabricar canne d’arcobusi in<br />
Gardon… Rinovai nel principio del mio reggimento con ordine dell’Eccelentissimo Senato il<br />
Fontico in Bressa delle dette canne da guerra che si fabricano in Gardon, il quale si è sostentato in<br />
tempo mio convenientemente , per l’occasione che si è havuta di riuscire di honesta quantità di<br />
arme nei moti passati; ma essendo questi in ogni parte sopiti, è cessato anche l’esito delle canne,<br />
il Fontico è pieno di lavori et il capitale che andava girando resta ocioso, onde i maestri che sono<br />
privi di tratenimento pensano di andare a procacciarsi il vito altrove. Io li ho trattenuti in ogni<br />
maniera amorevole, anci essendone partiti sei per il Stato del Gran Duca, ne ho fatto ritornare tre<br />
di loro e ammoniti li parenti che faccino venire anco gl’altri che sono a Pistoia; ma ogni diligenza<br />
11
iesce infruttuosa, mentre non si possino mantenere essendo questa mercantia molto differente<br />
dalle altre…<br />
1612 – AL BANDO IL BANDITO FERRAGLIO<br />
ASV, Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere di Rettori e di altre cariche, Brescia, b. 25.<br />
Riprendono in Brescia gli scontri armati tra le famiglie di alto rango. Viene tristemente ricordato<br />
per le sue nefandezze Gaspare Antonio Martinengo colpevole fra l’altro di favoreggiare il noto e<br />
pericoloso bandito gardonese Girolamo Ferraglio.<br />
Le male azioni del Ferraglio sono ampiamente documentate:<br />
“ Brescia 30 giugno 1612<br />
Noi Pietro Barbarigo Podestà et Steffano Viaro Capitano… Devenendo all’ espeditore<br />
dell’infrascritti casi diciamo…<br />
Geronimo Feraglio, da Gardone similmente bandito di tutte terre e luoghi…<br />
Bortolo Stropiolo, detto Sgrazza da Gardone similmente bandito di tutte terre e luoghi… con altri<br />
al numero di dieci… armati tutti d’archibusi lunghi, et curti, ed anco pistole con barbe postizze si<br />
sono conferiti… nella terra di Lavone nella casa di Andrea Fada et Figlioli ed attaccata una corda<br />
al collo ad esso Andrea lo condussero a certe case, dalle quali levarono una quantità di denari et<br />
altre robe avendoli prima privati delli danari che avevano addosso,… percotendoli con li<br />
12
archibugi… ciò commettendo scientemente e dolosamente contro le leggi divine et humane… et in<br />
sprezzo ai loro bandi… perciò sentenziamo e condannemo che Geronimo Feraglio e Bortolo<br />
Stropiolo siano perpetuamente banditi da Bressa et di tutte le altre città et luochi del Serenissimo<br />
Dominio terresti et marittimi… e se qualcun di loro venirà nelle forze sia condotto al loco solito<br />
della Giustizia, ove per il Ministro di quella, sopra un’ eminente forca sia impiccato per la gola, sì<br />
che muori, con taglia alli captori de lire seicento…”<br />
1613 - IL DRAMMATICO STATO DEL FONDACO<br />
Relazioni... cit., Relazione Stefano Viaro, 1613.<br />
.... Del stato nel qual s’attrova quel fontico di canne eretto dalla Serenità Vostra a beneficio della<br />
maestranza di Gardone, con quelli ordini che furono stimati appropriati di far riuscire quel negotio<br />
conforme all’intentitone... ho fatto il mio possibile acciocchè le canne di esso fontico havessero<br />
essito et quel capitale che s’attrova potesse ragirarsi a beneficio di essa maestranza, ritrovandosi<br />
al presente in tante canne, oltre li ducati ottomille che vi sono stati posti dalla Serenità Vostra,<br />
ducati doimille centotrentasie di ragion del fonticaro, cavati però dall’utile che ne ha ricevuti delli<br />
soldi dieci per canna conforme alli capitoli con lui stabiliti, senz’altro suo capitale et veramente il<br />
maggior patimento c’ho havuto nell’animo nel corso del mio reggimento de doi anni è stato quello<br />
del Fontico et maistranze, poichè essendo proibito a maestri il vendere le canne da guerra ad altri<br />
che al Fontico et portandole in esso, non havendo il fonticaro modo di pagarle, non le può manco<br />
ricevere nè potendo essi maestri venderle ad altri, sono nell’ultima disperatione poichè se ricevesse<br />
esso fonticaro le quattro canne di archibuso overo tre di moschetto al giorno da ciascun maestro,<br />
conforme alli capitoli, né potendo far essito di esse, bisognerebbe che avesse il fonticaro un<br />
grandissimo capitale et però con tutto che vi siano pene gravissime et che ne sia castigato ancora<br />
alcuno, tuttavia nascostamente per sostenersi ne vendono a minor prezzo di quello che le paga il<br />
Fontico et di questo modo levano ancor maggiormente l’occasione di spazzo (vendita) di quelle di<br />
esso Fontico. Sono comparsi più volte avanti di me essi maestri, ricercandomi con le lacrime alli<br />
occhi alcun aiuto, dicendo che se stanno a casa se ne muoiono dalla fame e partendosi per<br />
procurarsi il vitto in altre parti vengono proclamati et castigati et alle volte m’hanno condotto<br />
avanti le numerose loro famiglie, che veramente mi rendevano gran pietà; tuttavia nella miglior<br />
maniera che ho potuto sono andato portando sino al findel mio carico questo negotio tanto<br />
importante , sopra il quale fa bisogno di ponervi accurato pensiero chè non lo facendo<br />
indubitabilmente resteranno pochi maestri a Gardone et si farà perdita in un istesso tempo di quel<br />
commodo che in ogni occasione di bisogno si riceve da essa maestranza.<br />
Ho avuto trattazione così con li mercanti di Gardone, come con li maestri per veder di ritrovar<br />
alcun modo con che fosse somministrato al bisogno di essa maestranza et in altro tempo ne darò di<br />
ciò più particolar conto alla Serenità Vostra et a Vostre Signorie Eccellentissime per non dilatarmi<br />
tanto al presente in questo, tenendo fermamente che le erettioni dei Fontichi sono state la rovina di<br />
tutto il negotio della ferrarezza, che sarebbe stato di grand’utile et servicio alla Serenità Vostra il<br />
procurar solamente che il ferro grezzo non fosse per niun modo estratto dal Bresciano, ma ben<br />
lavorato a piacimento di ciascuno, pagando li suoi dati jet dall’esperienza si può conoscer quanto<br />
ciò fosse tornato a conto …<br />
1614 - PIU’ SOLDI ( E PIU’ ARMI) PER GIO MARIA ZAMBONARDO<br />
ASB, Reg. Privilegi, n. 8, p. 77.<br />
L’armaiolo gardonese Gio Maria Zambonardi che abbiamo ricordato nominato Custode delle armi<br />
di Brescia (1606), lo diviene ora anche di Asola ed Orzinuovi, ed ha lo stipendio aumentato per<br />
l’accrescersi del numero delle armi da conservare. Nella sola Munizione di Brescia esistevano<br />
9895 capi tra armature, moschetti ed archibugi, 4000 picche e 7000 altri archibugi.<br />
13
1614 - I 200 BOMBARDIERI DI BRESCIA<br />
C. QUARENGHI, Tecno- cronografia … cit, a.a.<br />
Viene per la prima volta istituito a Brescia un Corpo di 200 Bombardieri coi rispettivi ufficiali della<br />
riserva i quali siano tenuti a tutti li carichi et obbligazioni, così dell’andar al tiro del Pallio, come<br />
nell’Esamin, Mostre ed altre fattioni.<br />
1615 - UN PREMIO PER PAOLO CHINELLI<br />
Carte della famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …cit., a.a.<br />
Da Cavalcaselle il Provveditore generale di Terra Ferma Antonio Lando decreta un premio di<br />
Ducati 5 al mese da lire 6.4 l’uno, principiando dal giorno 29 aprile per tutto il tempo di sua vita<br />
a PAOLO CHINELLI da Gardone per il secreto di un Moschetto assai più facile ed utile<br />
dell’ordinario perché essendo l’ordinario lungo onze 40 di peso lire sessanta e che si usa col<br />
cavalletto et con l’opera di più persone, questo è lungo onze venticinque solamente, di peso lire<br />
disdotto et viene maneggiato da un uomo solo con la forcina come li Moschetti, porta balla uguale<br />
e fa la medesima passata come l’ordinario.<br />
Il decreto emanato dal Lando, oltre a riconoscere l’importanza e l’utilità dell’invenzione gardonese<br />
stabilendo un adeguato compenso per l’inventore, ordina pure che chiunque azzarderà di<br />
fabbricare moschetti di tal invenzione sia punito di prigione, galera et altro dovendosene riservare<br />
solo al Chinelli la produzione.<br />
1617 – ALTRO MOSCHETTO ED ALTRO INVENTORE (MA SEMPRE GARDONESE)<br />
ASB, Reg. Priv., n. 8, p. 178.<br />
Un nuovo tipo di moschetto da cavalletto, più maneggevole e più leggero di quelli utilizzati al<br />
tempo è ideato e costruito da un altro armaiolo gardonese PIETRO FRANZINI che riceverà<br />
privilegio per la sua invenzione. L’arma : che per le prove che si son fatte riuscì della med. Et<br />
maggior passata ancora degli ordinari Moschetti, quali pesano intorno la metà più di quello, onde<br />
vedendosi il profitto che si può cavar da quest’arma nell’uso di guerra per la facilità di<br />
maneggiarla è bene di promuovere quanto si può l’industria dell’artefice.<br />
1618 – SUPPLICA DELLA MAESTRANZA<br />
ASB, Reg. Privilegi, n. 8, p. 178.<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …, cit., a.a.<br />
La Maestranza degli armaioli e fabbricatori gardonesi di canne d’archibugio, moschetti e<br />
moschettoni implora presso la Repubblica di Venezia che non le venga lasciato mancare il lavoro.<br />
1618 - MIGLIORA LA SITUAZIONE ECONOMICA<br />
P.B. Gardone e la Valtrompia…, cit.<br />
L’abolizione del divieto delle esportazioni d’armi da guerra, dà nuovo slancio all’industria armiera<br />
gardonese consentendo una decisa frenata al flusso migratorio dei maestri ed il ritorno in patria di<br />
molti di essi ( nel 1619 su 28 espatriati 16 ritornavano alle loro fucine gardonesi).<br />
1618 - LA “PRATICA UTILITA’ ” DEL MOSCHETTO CHINELLI<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… , cit., a. a.<br />
14
Fatta la prova del Moschetto inventato dal Chinelli nel 1615, il Senato Veneto avendolo ritenuto di<br />
vera e pratica utilità, ordina che vengano pagati all’inventore, vita natural durante, quattro Ducati al<br />
mese e dati Duc. 100 per una volta tanto, con obbligo di costruire in ogni tempo quella quantità di<br />
moschetti che potessero occorrere pel pubblico servizio.<br />
1620 – CANNE ROTTE IN CAMBIO DI MOSCHETTI<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI, Tecno- cronografia… cit., a.a.<br />
In seguito a disposizione del Senato veneto vengono consegnate dall’Arsenale di Venezia a Paolo<br />
Chinelli una quantità di canne non buone in cambio di un certo numero di Moschetti di sua<br />
invenzione. Fra queste canne non buone del peso complessivo di lib. 32778 e stimate dai periti del<br />
valore di £. 9335 se ne trovano di quelle da archibugi lisci, con ganci antichi, a facette, corte, tonde,<br />
da organi, da moschetti, da pistoni ecc.<br />
1621 – LE CANNE LAZZARINE<br />
B. PISTOFILO, Oplomachia, Siena, 1621.<br />
“… Le canne lazzarine fabbricate a Gardone nel Bresciano fin’hora tutte le altre avanzano… ”<br />
15
1622 - CHE LI MAESTRI DI CANNE D’ARCHIBUSO ABSENTATI DALLO STATO…<br />
Proclama 1622. 27 agosto.<br />
“… Che li maestri di Ferrarezza, Lavoranti, ed altri, come anco quelli delle Canne d’Archibuso e<br />
di Moschetto, absentati dallo Stato, ed andati a lavorar in Stati alieni, termine Mesi uno debbano<br />
essersi ridotti alle Case loro, e non più partire, altrimenti s’intendano perpetuamente banditi, e<br />
capitando, siano appiccati, con Taglia di L. 600”.<br />
27 agosto 1622<br />
Il proclama del 1622 è una sorte di rinnovata amnistia per tutti quei maestri di canne e lavoranti di<br />
ferrarezza che si sono allontanati dalla Valle per necessità di sopravvivenza o per particolari<br />
interessi. E’ concesso loro di ritornare entro un mese. Chi non lo facesse sarà ricercato e<br />
condannato all’impiccagione. Il documento è precisa testimonianza sull’interesse veneto di<br />
mantenere la supremazia nello strategico campo di produzione delle armi che è bene sia mantenuto<br />
dentro i confini del “Territorio”.<br />
1625 – LA RELAZIONE DI MARC’ANTONIO CORNER<br />
ASV, Collegio V, Secreta, b. 37, Relazione del Capitano di Brescia Marc’Antonio Corner.<br />
“ Val Trompia e Val Sabbia fanno 17 mille anime per ciascheduna; Val Camonica con la Riviera di<br />
Iseo contigua a lei ne fa 51 mille, tutta gente valorosa e brava, e ben governata, et ho ammirato<br />
che queste Valli, che non raccolgono biave per doi mesi dell’anno non sentano più la povertà, che<br />
l’istesso piano, perché l’industria supplisse al mancamento della natura, le castagne alla scarsità<br />
del grano, et il buon governo nella partecipazione de’ beni communi prevale alla soggetione de’<br />
poveri contadini del piano pressati come nelli altri luochi dall’avaritia de richi et potenti… Sopra<br />
tutto è considerabilissima la terra di Gardone posta alla bocca della Val Trompia, dove in trenta<br />
fuochi si lavorano canne d’arcobuso e moschetto, le migliori di qualsivoglia altro luoco per la<br />
qualità del ferro molto buono. Il Fontico è tenuto riceverne 330 per mese al qual effetto Vostra<br />
Serenità prestò 6 mila ducati, ma né presenti bisogni ne fabricano ben 4 mila e di vantaggio<br />
ancora.<br />
S’ingegnano ogni giorno d’inventare arme estraordinarie da guerra, che per loro finezza<br />
superano la natura del metalo. Pare che siano ricercate da forestieri, io di questa estraordinaria<br />
qualità non ho mai concessa estrattione, onde alcun Maestro offrirebbe a Vostra Serenità un dacio<br />
di cinque et anco dieci ducati per ogni pezzo secondo la qualità.<br />
Alcuno di quella Maestranza viene sollecitato di condursi in stati alieni, et nel Genovesato<br />
particolarmente, vi ho tenuto l’occhio sopra et costretto alcuno più dubbioso a dar pierzaria di non<br />
partire onde in mio tempo anci mi è riuscito di rivocar nel stato doi valorosi Maestri di moschetti et<br />
uno di armature a difesa, sperando che la promessa che ho fatto di salvacondotto et della gratia<br />
publica sarà da Vostra Serenità approbata et confirmata, né altri quasi resta che possi tentarsi al<br />
ritorno che uno dal Stato di Parma,ma come intendo fa pochissime facende e molta spesa per poca<br />
riuscita. Sarà sempre ottimo mezo, perché non abbracino partito forestiero il concieder l’estrat<br />
ione dell’arme ordinarie et che prontamente ricevino dal fonticaro il debito sovvenimento. L’arte<br />
delli armaroli era grandemente diminuita, et quasi rovinata; con occasione di questo nuovo<br />
impiego si è assai ben rimessa e raddoppiati li Maestri, a quali ho aggiunto un olandese molto<br />
esperimentato nella professione …<br />
Marc’Antonio Corner dopo aver delineato la situazione della Valle ed esternato le qualità ed i meriti<br />
dei gardonesi in particolare, sottolinea i miglioramenti apportati dall’istituzione del fondaco ma non<br />
può non suggerire che il consenso alla libertà di esportazione della canne civili potrebbe migliorare<br />
la situazione economica e sociale dei Maestri gardonesi, sempre tentati dalla fuga verso stati esteri<br />
dove si può lavorare senza vincoli e con maggiore soddisfazione economica.<br />
16
1626 - LA RELAZIONE DI ANDREA DA LEZZE<br />
ASV., Collegio V (Secreta), b. 37, Relazione del Capitano di Brescia Andrea da Lezze.<br />
“ … Nel trattare di questa materia di Munizioni d’Armi, mi si presentano inanti le due condizioni<br />
di artefici sempre dalla Serenità Vostra molto stimate, cioè quelli di Gardone impiegati nella<br />
fabricatione delle Canne di Moschetti et di altre qualità et gli armaroli di Brescia, fabbricatori<br />
delle corazze et di altre armi di dosso. Delli primi sendomi io medesimo trasferito a Gardon, come<br />
ho fatto ad alcuni luochi principali e delle fortezze specialmente di quella giuriditione… ne sono<br />
rimaso a pieno informato et viddi con molto gusto a formare di tutto punto una canna. Trentasei<br />
sono li maestri principali, altri duecento d’inferiori, oltre un numerograndisjimo d’operarij. Lascio<br />
la gran gente che nel cavare et lavorare il ferro si tratiene, sostentandosi quella Valle che contiene<br />
18 mille anime di questo principal essercitio oltre qualche trafico di carbone et de boschi.<br />
Merita veramente quell’arte la pubblica protettione; io con l’occasione della fabrica di X mille<br />
moschetti ordinatimi dall’Eccellentissimo Senato in ducali di 29 aprile dell’anno passato,<br />
principiai col mio carrico anco il tratenimento di essa, la quale in vero s’attrovava in grandissima<br />
miseria, per non dire disperatione, onde molti si eran resi fuggitivi per Milano et Genova, a fucine<br />
che di novo in quelle parti si fabbricavano. Mi contraposi ardentemente a queste fughe et le fermai,<br />
anci con alletamento et di buone parole et di qualche salvo condotto in virtù dell’autorità a noi<br />
Rettori in tal materia concessa, ho conseguito il ritorno di alcuno delli già partiti et di un<br />
principale maestro specialmente, senza il quale mi viene affermato non potere la fucina di Genova<br />
continovare.<br />
… E’ vero che assai mortificati rimasero dall’esserle da me, così richiedendo all’hora il publico<br />
servitio, con rigorose pene impedita l’estrattione delle loro armi in terre aliene, mentre a Milano et<br />
Genova potevan riuscirne con utile di otto sin diece lire per canna, di più del pretio delle lire<br />
undeci che vengono per il publico loro pagate, et hora anco che godono la benigna licenza di<br />
Vostra Serenità, poco esito quanto a moschetti ne fanno, ma molto però el utile che conseguiscono<br />
dalle canne da ucellare, da essi in quantità grande fabricate, et spedite quasi per tutta Europa.<br />
Delli moschetti fabricati per il servitio di Vostra Serenità, ho voluto io assistere a tutte le prove ,<br />
ben sapendo qualche disordine per l’addietro in tal materia…”<br />
La licenza di esportazione delle armi ottenuta dal governo ed i provvedimenti del Da Lezze hanno<br />
ridato respiro alla produzione, ma le comunità di Valle hanno ancora notevoli problemi da risolvere<br />
fra questi spiccano l’estinzione dei debiti e gli abusi dei Vicari e dei Ministri. Negli anni seguenti si<br />
aggiungeranno la carestia e la peste che renderanno ancor più pesante l’indebitamento.<br />
Il ritorno del cacciatore. Disegno di Jacques Callot 1593 – 1635<br />
Venezia, Museo Civico Correr<br />
17
1626 - ACCORDI FRA MAESTRI<br />
Carte famiglia Chinelli.<br />
C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… cit., a.a.<br />
I maestri d’archibugi Tommaso Chinelli per una parte e Gio Maria Bertoglio e Francesco Acquisti<br />
per l’altra, tutti di Gardone, stipulano una convenzione secondo la quale i maestri Gio Maria e<br />
Francesco potranno fabbricare Moschettoni e Falconetti da mezza lira di botta in susu e farne<br />
fabbricare, mentre Tommaso Chinelli li dovrà consigliare ed aiutare ne contravvenirli in alcuna<br />
maniera ma far di tutto ciò che potrà affinché tai Moschettoni riescano nella miglior forma che sia<br />
possibile.<br />
1626 - PAOLO CHINELLI ED I SUOI CANNONI<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta … cit.<br />
Nel 1626 Paolo Chinelli presenta ai Rettori tre cannoncini : due da un libbra e uno da quattro già<br />
collaudati a Gardone. I pezzi sono realizzati in ferro, quindi molto più leggeri di quelli in bronzo.<br />
Uno dei piccoli viene provato nel poligono del Castello di Brescia e con una carica da sei once il<br />
proiettile attraversa tredici “fili di tavola”, mentre un analogo pezzo in bronzo, caricato con tredici<br />
oncie ne trapassa quindici. In proporzione quindi il cannoncino del Chinelli dà risultati nettamente<br />
superiori. Il pezzo viene inviato a Venezia, ma i tradizionali nemici del ferro, umidità e salsedine,<br />
ne sconsigliano l’uso per la Serenissima. Molti pezzi vennero però esportati, specialmente in<br />
Francia.<br />
1627 – TRANSATIONE TRA LA MAG.CA CITTA’ DI BRESCIA ET LA SPETT. VALLE<br />
TROMPIA<br />
Idem, Brescia, Turbini, 1657.<br />
In data 22 giugno è stipulata una “Transatione tra la Mag.ca Città di Brescia et la Spett. Valle<br />
Trompia” sull’annosa questione dei beni da attribuire all’Estimo della Città e a quello della<br />
Valtrompia. Rappresentanti della Valle nelle trattative sono Michele Gabiolo, Orazio Lorando, G.<br />
Paolo Grotti, Tranquillo Rampinelli, Benedetto Richiedei. La “Transatione” prevede che i beni siti<br />
in Valtrompia ed elencati negli Estimi cittadini del 1616 e del 1626 hanno carico di contribuzione<br />
con la Valle. I beni che risultano nell’Estimo cittadino del 1534 ed in quello di Valle del 1542<br />
dovranno conferire nel luogo dove saranno situati.<br />
Nella Transatione accanto agli stemmi di Brescia e di Venezia compare lo stemma trumplino<br />
costituito dal giglio di Francia sormontato da da un lambello a undici punte.<br />
18
Carabina facente parte del trittico di armi realizzate per il re di Francia Luigi XIII<br />
Gardone V.T. – Brescia 1638.<br />
Stoccolma - Armeria Reale Svedese<br />
1627 - “ CHE NESSUN MAESTRO INSEGNI L’ARTE …”<br />
Carte della famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …cit., a.a<br />
Con Decreto 23 settembre la Repubblica ordina solennemente che nessuno dei maestri di Gardone<br />
insegni l’arte di fabbricare Canne da moschetto e d’archibugio a persone estranee alla Valtrompia.<br />
1627 – MOSCHETTI E FALCONETTI COL SECRETO<br />
Carte della famiglia Chinelli.<br />
Francesco Acquisti riceve l’ordine di fabbricare cinquanta Falconetti di portata di lira una la balla di<br />
piombo et altri cinquanta di portata di lire quattro, composti con il suo particolar secreto con<br />
metallo che fa si conservino dalla ruggine.<br />
1628 - LA TERMINAZIONE VALLARESSO<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta … cit.<br />
Il Capitano Alvise Vallaresso nel settembre del 1627 visita le Tre Valli e nella sua relazione scrive<br />
che la popolazione che nasce e vive in un’aria sottile e salubre :<br />
… abbracciarà tra tutte tre le Valli ben 90.000 anime, gente armigera oltre ogni credenza, per i<br />
loro privati interessi, et bellicosa, ancora a mio credere, non già per trar fuori dalle loro case ( non<br />
bellicosi da arruolare per combattere altrove, ma nella difesa del loro paese). Le ordinanze<br />
comparono tutte ben in arnese d’armi et vestiti…<br />
Con il consenso del Senato, il Vallaresso emana una “terminazione” che prevede l’esclusione “dei<br />
forestieri lavoranti nell’arte delle canne” in quanto i forestieri dopo aver imparato l’arte spesso<br />
passa in altri paesi “ come non ritenuto dal legame stretto della propria casa “. Ottiene poi dalla<br />
maestranza il pagamento di una fideiussione a garanzia della permanenza in patria.<br />
1628 - GRANDE CARESTIA E SUPPLICA AL CAPITANO DI BRESCIA<br />
ASV. Senato III (Secreta), Dispacci dei Rettori, Brescia, reg. 30.<br />
19
“ Ill.mo Signor Capitano di Brescia<br />
La povera terra di Gardone in Val Trompia, tanto cara a Sua Serenità sì per la fedeltà sua, come<br />
per la virtù, che possede nell’Arte delle canne, che in essa si fabbricano, in tempo di abbondanza,<br />
mancandole l’esito al suo essercitio, se ne sta male per la sterilità del suolo, maggiormente poi<br />
concorrendo anche la Carestia, come al presente si ritrova. Hora trovandosi in miseria, et<br />
necessità grandissima, più che mai stata… riverentemente supplica Gratia d’essere soccorsa di<br />
some quattrocento del Miglio della Monitione, che Sua Serenità tiene in Brescia, offerendosi<br />
pagarlo prontamente, quando non possa havere commodità di tempo…<br />
Adì 29 marzo 1628<br />
Pietrobon Savoldi Agente della Comunità di Gardone ”.<br />
1629 – GARANZIE PER UN MAESTRO<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia… cit., a.a.<br />
I Provveditori all’Artiglieria di Venezia accettano la garanzia che i gardonesi m. Tommaso Chinelli<br />
q. Tomaso, d. Quinto Rampinelli q. Evangelista d. Francesco Zonacese di Brescia sottoscrivono a<br />
favore di Antonio Marino e Gio Maria Bertoglio nel contratto stipulato nel 1628 colla casa<br />
dell’Arsenale per fornitura di armi da fuoco.<br />
1630 - HA INIZIO LA SECOLARE FAIDA …..<br />
ASV. Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori. Brescia Filza n. 29.<br />
Il 21 luglio, nonostante l’incrudire del morbo pestilenziale, in un agguato, viene ucciso Giuseppe<br />
Chinelli, una fra le maggiori autorità del paese e Alfiere delle Ordinanze delle Tre Valli Bresciane<br />
Il Podestà informa il Consiglio dei Dieci d’aver immediatamente inviato il Notaro che :<br />
“ vide cinque ferite di balle d’arcobugio, che entrando nel ventre tutto intorno all’ombelico,<br />
uscivano con parte degli intestini per sopra la ponta del gallone sinistro. Tre persone si<br />
dechiarirono anco d’averlo fatto: Lodovico Rampinello perché il Chinello l’aveva fatto sbarrar<br />
delle archibugiate per il passato, il Tonno (Maestro Benedetto Tonni) perché li aveva fatto dare<br />
già delle stilettate e che lo voleva far amazzare, et il terzo Savoldo (maestro Giacomo Savoldi) per<br />
l’amicitia che ha con gli altri…”.<br />
Molto probabilmente però la verità non era così semplice, i tre che s’accusavano dovevano sentirsi<br />
protetti da amici potenti e coprivano i veri uccisori. Poiché la verità stentava ad emergere i Chinelli<br />
chiesero a Venezia che il Consiglio dei Dieci delegasse ai Rettori le indagini, garantendo segretezza<br />
ai testimoni ed impunità ai confessi. Una dozzina di colpevoli fu individuata e colpita dal bando, ma<br />
dopo pochi mesi ritornarono in Valle. L’opera di alcuni nobili bresciani e la pragmatica diplomazia<br />
veneziana cercarono di porre pace fra le due famiglie.<br />
1631 - DALLA RELAZIONE DI ALVISE MOCENIGO : I CREDITI GARDONESI<br />
Relazioni… cit., Relazione Alvise Mocenigo, 1631.<br />
Il Mocenigo elenca una lunga serie di armi spedite a Venezia ed in altri luoghi nel corso della sua<br />
amministrazione e soggiunge:<br />
… Fra questi vi sono 9 mille canne da moschetto ch’ordinai per commissione di Vostra Serenità a<br />
tempi de notti passati a quelli maestri di Gardone, i quali avanzano per la maggior parte i denari<br />
né gli sono statti dati per la strettezza in che quella Camera se n’è sempre trovata. E’ necessario<br />
però saldarli, siccom’io gl’ho saldati degli avanzi ch’avevano al mio arrivo al reggimento per circa<br />
20 mille ducati et è anco bene trovar modo di mantener la medesima maestranza col dargli da<br />
20
lavorar o permettergli che possano mandar l’armi loro in ogni luogo, come anco altre volte<br />
raccordai per cambiare il ferro in oro et procurar di trattener quegl’operarij tanto utili a Vostra<br />
Serenità, i quali al presente sono molt’annichilati parte per gl’ odij antichi e nuovi che regnano fra<br />
loro et parte per la peste che sino questi ultimi giorni ha notabilmente afflitto quella povera terra<br />
…<br />
1631 - IL RITORNO DEGLI ESILIATI<br />
A. FAPPANI- C. SABATTI- F. TROVATI Gardone di Valle Trompia: Vicende storiche e<br />
patrimoni d’arte, Brescia, 1984.<br />
Nel settembre del 1631 tornano a Gardone molti degli esiliati dai bandi degli anni precedenti. Si<br />
spiega la facilità con la quale molti gardonesi, conosciuti come non pacifici, riescono a ritornare alle<br />
loro case dopo i bandi, con le particolari condizioni create dalla pestilenza del 1630. La<br />
decimazione portata dall’epidemia fra i minatori dell’alta Valle ed i fabbricatori di canne spinge i<br />
governanti a risolvere il problema con una sapiente politica di compromesso che consente anche la<br />
liberazione di qualche “ribaldo” perché la forza produttiva sopravviva alle gravi calamità.<br />
1632 - “ CONCEDENDO L’ESTRATTIONE DELL’ARMI.... “<br />
Relazioni… cit., Relazione Angelo Contarini, 1632.<br />
Il rettore Angelo Contarini, nella sua relazione, plaude alla decisione del Senato Veneto di<br />
liberalizzare la vendita delle canne, decisione che ha consentito il ritorno a Gardone di una<br />
quarantina di maestri e, di fronte ad un ulteriore blocco consiglia alle autorità venete di supplire in<br />
continuazione con ordini alla maestranza gardonese, da smaltire poi direttamente da Venezia ad<br />
una clientela ritenuta idonea, in modo che i maestri non si allontanino nuovamente evitando fra le<br />
altre cose di dover concedere, per necessità, salvacondotti a quanti hanno compiuto gravi reati che<br />
si sentono così immuni da ogni pena.<br />
.... L’Eccellentissimo Senato, riflettendo sopra i miei debolissimi sensi si compiacque di<br />
abbracciare, (le mie proposte) concedendo l’estrattione dell’armi tutte per qualsivoglia luogo, il<br />
che publicatosi e principatosi ad essequire, partorì effetti quali appunto si desideravano del ritorno<br />
di diverse maestranze ed operarij, che a Genova, nel Milanese, nel territorio di Roma e nel<br />
Parmeggiano si trovavano, de quali sino al numero de 40 in circa sono ritornati a lavorare nelle<br />
fucine di Gardone di Valtrompia, et in altre Valli bresciane, ma mentre i publici rispetti ha<br />
necessitato Vostra Serenità a rinnovare le prohibitioni, molto prudente è stata la risolutione di<br />
cometter la fabricatione di canne da moschetto e di armature da corazza per le publiche monitioni<br />
per trattenere quelle maestranze et consolarle con questo impiego. …<br />
21
1633 – CENTO FALCONETTI PER LA REPUBBLICA E … PER L’ESTERO<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …, cit., a.a.<br />
I maestri Ziliano Acquisti e Gio Maria Bertoglio fanno istanza all’Ecc. Senato di Venezia di poter<br />
fabbricare ogni anno cento Falconetti di ferro de portata di lire una di palla sia per servizio della<br />
Repubblica sia da potersi vendere all’estero.<br />
1634 - SI FONDONO I FALCONETTI<br />
Carte della famiglia Chinelli.<br />
I maestri Ziliano Acquisti e Gio Maria Bertoglio fondono 50 Falconetti di ferro di portata lire una di<br />
balla, col segreto che debbano sempre essere liberi dalla ruggine.<br />
1635 - I CHINELLI SI VENDICANO<br />
ASV, Senato, Dispacci Rettori Brescia, Filza 34 29.IV.1632 a.d.<br />
M.MORIN- R. HELD, Beretta… cit.<br />
Nonostante le abbondanti richieste produttive e la revoca dei bandi, a Gardone cova l’ira sommersa<br />
22
Ogni illusione di riappacificazione crolla miseramente il mattino di domenica 30 settembre. E’ con<br />
rabbia e stupore che alcuni giorni dopo il Podestà di Brescia Giovanni Capello avvisa il governo<br />
della Serenissima:<br />
“ La Domenica, 30 del passato, nell’uscir dalla chiesa Parochiale della Terra di Gardone, Gio<br />
Batta, Alvise e Giacomo fratelli Savoldi furono colpiti con una salva d’archibugiate sbarate fuori<br />
dall’Hosteria situata al di rimpeto d’essa chiesa che subito cadè a terra morto Gio Batta; et sortiti<br />
gl’Insidiatori in molto numero armati d’archibuggi lunghi e curti, seguitorno Alvise che se ne<br />
fuggiva per la piazza, et col sbaro d’altre archubusate fu aterrato; et Giacomo terzo fratello,<br />
sperando di salvarsi dalle loro mani col ritornar in Chiesa, fu dalli medesimi inseguito, che nella<br />
Sacristia convenne lasciar la vita; et incrudelendo li scelerati nelli cadaveri spiranti, col riconoscer<br />
s’erano ancor morti, li sbarorno di poi altre archibusate, trafiggendoli anche con quantità di ferite<br />
di punta e taglio; et presi di poi tutti li cantoni della piazza fecero ivi alto (si fermarono) per<br />
vedere se compariva alcuno in aiuto di quelli infelici; restando ancho mortalmente feriti Gio. Batta<br />
Daffino et Girolamo Franzino, ch’erano ivi assistenti, et sbarate altre archibusate contro altre<br />
persone per ammazzarle.<br />
Per questo aviso ispedij … il mio Giudice del Maleficio et fatta recognitione di così horribile<br />
spettacolo che si rende tanto più compassionevole quanto in un subito si vede estinta tutta una<br />
famiglia (fra l’altro importante) per li molti operaij d’armi che mantenevano in quelle fusine,<br />
essendo restato solo il loro Padre Vecchio, ottuagenario et cieco a deplorare le sue miserie…”<br />
In risposta al tremendo eccidio vennero arrestati, continua il Capello nel suo dispaccio, sette od<br />
otto delli più plebei del luoco e qualche forestiero et bandito ma presto si capì come non avessero<br />
nulla a che fare con gli omicidi; avvedutamente però il Capello rimarca come i fatti siano dovuti a :<br />
… una intestina e inconciliabile inimicizia che è tra li Chinelli et li Rampinelli, et ha causato la<br />
divisione di quella terra, nominandosi tutti sotto quelli soli nomi, ( stando tutti dagli uni o dagli<br />
altri) et essendo questi Savoldi adherenti alli Rampinelli, et gli interfettori dall’altra parte.<br />
Il severo Giudice del Maleficio, con la sua trista cavalcata, riparte impotente e quando forse non ha<br />
ancora raggiunta Brescia:<br />
… Questa notte sono stati uccisi nella propria fusina Bernardino padre e Gio. Maria figlio<br />
Bertoglio, da gente mascherata, et perché ancor questi erano dipendenti dalli Rampinelli…<br />
Sconsolato il Giudice e sconsolato il Podestà che sottolinea, coi dovuti modi, come, nell’intento di<br />
proteggere la produzione delle armi, siano stati inutili i tentativi di riappacificazione e la politica<br />
della giustizia astuta e clemente.<br />
1636 - PACE… TRA I BANDITI (Colpiti dal bando) GARDONESI ….<br />
Sentenza stralcio del Provveditore Zorzi allegata alla Relazione del Podestà Zuan Capello 4<br />
Ottobre 1635.<br />
Noi Alvise Zorzi per la Ser/ma Rep. Di Venezia nello Stato di T.F.<br />
“ Nelle differenze che lungamente sono vertite, e che tuttavia vertivano, tra Andrea, Apollonio, et<br />
Vincenzo dott. Fr.lli Chinelli da una, et DD. Lodovico Rampinelli, Camillo Bertoglio d. Baitello,<br />
et Lazaro Cominazzi, tutti banditi, similmente con D. Antonio Maria Rampinelli et Giulio suo fr/llo,<br />
per ogni loro interesse di qualsivoglia sorte, che possa essere seguito fino ad hora presente tutti da<br />
Gardone, et interessati, o come principali, o come aderenti nella parte dei detti Rampinelli<br />
dall’altra :<br />
23
Udite le ragioni etc…<br />
Vedute le sentenze… a tutto ciò che fra le sudette parti è passato fin hora… Diciamo e terminiamo<br />
… Siano li sopradetti tutti Rampinelli, Savoldi, Tonno, Leporino, et altri banditi et altri… rimessi<br />
liberamente e restituiti dal bando etc. (salvo le pene pecuniarie) : All’incontro li sudetti<br />
Rampinelli, Savoldi et altri… non possano pretender cosa alcuna per qualsivoglia causa… dalli<br />
med.mi Chinelli… essendo in oltre a loro e a tutti gli altri della predetta terra proibito di tenere in<br />
casa propria o appo di se sotto alcun pretesto, bravi, o gente forestiera, che non si trattenesse<br />
propriamente per il lavorar delle canne, et d’altre armi simili o per servire a usi privati della casa<br />
che non pregiudichino alla pace…. (è così stabilita la pace fra le parti) … compreso per la parte<br />
de’ Chinelli.. dichiaremo che:<br />
Ferdinando Parolaro, Gioseppe Nigolino, Gio Batta Bello, Francesco Chinello, processati ed<br />
inquisiti… per il caso di morte di D. Gio. Francesco Rampinelli, seguito il 15 febbraio prossimo<br />
passato… nel qual caso restò anco morto Gio Batta Recà Bresciano, ed altri ne rimasero feriti…<br />
s’intendano tutti relegati per lo spatio di anni uno.. nellà città di Verona .. ( indi liberati) previa<br />
rinunzia ad ogni differenza… tra li (quattro) sud/ti e Maria Rampinelli, il fratello Giulio, Aloisio<br />
Cominazzo, Gio Marco Rampinelli, Girolamo Franzini, Gio. Antonio Rampinelli, Giacomo<br />
Franzini, Giliano Acquisti ed altri che si trovarono presenti…”<br />
Non si dovrà poi procedere contro Giuseppe Acquisti, Giacomo suo figlio detto Borati, maestri di<br />
canne da guerra e Giacomo Bergomo per la morte di Nicolò Comparoni figliolo di Pietro. Per tutti<br />
è tolto il bando.<br />
Tempi duri nelle vie e nelle piazze di Gardone: le faide fra le famiglie dei Chinelli e dei Rampinelli<br />
a cui si associano le famiglie sopraccitate, imperversano. Gli omicidi vengono colpiti dal bando<br />
che, viene però inevitabilmente ritirato o mitigato, per la necessità della forza lavoro dei maestri e<br />
per impedire loro di emigrare, con vantaggio economico, in altri stati.<br />
1636 - “ LA MAESTRANZA DI GARDONE... A ME SEMPRE CARISSIMA “<br />
ASV, Dispacci dei Rettori, Brescia1636, Andrea Corner.<br />
Il nuovo Capitano Veneto Andrea Corner subentrato il 16 febbraio 1636 all’omonimo Francesco<br />
Corner, nella sua prima relazione al Doge tratta della maestranza gardonese:<br />
.... Non ho tralasciato d’informarmi della Maestranza di Gardone a me sempre carissima e della<br />
quale per il publico servitio farò di continuo sommo capitale et si come trovo che per i disordini<br />
che tuttavia regnano fra quelle genti non è più quel negotio nella floridezza ch’era gli anni addietro<br />
così desiderando io d’augumentarlo vivissima sarà la mia applicazione al suo solievo per ridurla in<br />
quiete se mai si potrà procurando di far venire quelli che vi fossero assentati per rimetter il<br />
negotio tanto importante al servitio di V. Ser/tà et intendendo che un tal Paolo Chinelli maestro di<br />
molto valore et di grandissimo ingegno si trova nel Milanese per eriger edificij ne quali è<br />
peritissimo... ho scritto al Residente in Milano che se ne informi particolarmente (anche per altri<br />
della stessa professione) di farli ritornare...<br />
1636 - ORDINE PER 360 MOSCHETTI DA FORCINA AL MESE<br />
Carte della famiglia Chinelli.<br />
I maestri gardonesi Antonio Marino e Gio. Maria Bertoglio si obbligano e sottoscrivono di<br />
consegnare all’Arsenale di Venezia 360 Moschetti da forcina al mese, fino all’estinzione di un loro<br />
debito di Ducati 5949.1.6.<br />
24
1637 - OBBLIGHI DI RICONOSCENZA<br />
Carte della famiglia Chinelli.<br />
Essendo deceduto il m. Francesco Acquisti, Gio Maria Bertoglio per mostrarsi riconoscente a<br />
Tommaso Chinelli con cui avevano sottoscritto un contratto che lo rendeva compartecipe fino al<br />
1626 nell’invenzione dei Pezzetti, si obbliga di continuare a pagargli la sua parte di utile, come era<br />
stato stabilito nel contratto.<br />
1639 - E IL RE DISSE: “TUTTE LE MIE ARMI NON VALGONO UNA DI QUESTE”…<br />
Nell’Armeria Reale di Svezia è conservato un trittico di armi ( 2 pistole e 1 carabina) che vengono<br />
considerate dagli esperti tra le cento armi da fuoco più belle del mondo. La loro storia affonda le<br />
radici anche in terra gardonese. Siamo nel 1628. In seguito alla morte di Vincenzo II Gonzaga, e<br />
due sono i pretendenti alla successione: Carlo di Nevers Gonzaga, legato ad interessi francesi e<br />
veneziani e Francesco Gonzaga interessato a quelli spagnoli. La Spagna per conquistare terre ed<br />
influenza politica tenta le sorti militari, pone l’assedio a Casale Monferrato e Mantova che viene<br />
conquistata e devastata. La città viene però restituita al pretendente filofrancese che muore nel 1637<br />
lasciando erede il nipote Carlo. Il repentino abbandono, da parte dei legati francesi, della città mette<br />
in allarme il governo della Serenissima che teme avvenimenti indesiderati. L’ambasciatore veneto a<br />
Parigi è impegnato nel mantenere viva l’alleanza franco-veneziana ed in questo clima il Correr<br />
rende noto a Venezia il grande desiderio di re Luigi XIII di possedere un paio di pistole bresciane<br />
da cavallo autocaricanti. E’ immediatamente inviato l’ordine ai Rettori bresciani che venga affidata<br />
ai più bravi maestri del tempo la costruzione delle armi per il re.<br />
I Rettori rispondono che il mandato è affidato e che un loro inviato seguirà giornalmente il delicato<br />
lavoro.<br />
25
Il 27 aprile 1639 il Podestà di Brescia Civran avvisa le autorità lagunari che le armi, due pistole e<br />
due carabine (una delle quali è andata perduta), sono state ultimate. Con corrieri e scorta speciale,<br />
previa una consistente assicurazione, le armi, poiché i passi montani sono chiusi, sono inviate via<br />
mare in Francia.<br />
Il 30 ottobre, in Lione, a Luigi XIII che conversa nella sua camera con i cavalieri della corte,<br />
l’ambasciatore veneto presenta il dono del Senato riposto in una mirabile custodia. Il re apre<br />
personalmente la cassetta e, senza permettere che altri le tocchino, esamina le armi tanto desiderate<br />
chiamando ad uno ad uno i suoi cavalieri affinché le ammirino. Pronuncia poi la famosa frase che<br />
ha dato origine al nostro dire : Tutte le mie duecento armi insieme non valgono una di queste ! Il re<br />
ordina poi che sulla sua carrozza personale e con la scorta della sua guardia le armi siano trasferite a<br />
Parigi.<br />
Ma chi furono gli artefici di tanta bellezza? Per l’accuratissimo lavoro vennero impiegati cinque<br />
maestri bresciani, i cui nomi sono assurti a fama mondiale :<br />
Giovanni Cavazzolo fabbricò le piastre a ruota,<br />
Giacinto Secardo realizzò le traforature ornamentali,<br />
Antonio Cosi ed il figlio Carlo le cesellarono,<br />
ed infine LAZARINO COMINAZZO fu l’artefice che con la sua opera rese eccelsa la qualità delle<br />
armi..<br />
E proprio il gardonese Lazarino domanda per le sue canne 180 ducati, somma ingente se rapportata<br />
ai 5 ducati che all’epoca costava una pistola militare, ma compenso giudicato dal Lazarino stesso<br />
proporzionato alla qualità del suo lavoro : “Che nesun altro ha mai fatto tal opera”. (P.B.)<br />
1640 – RELAZIONE DEL CAPITANO NICOLO’ DONATO<br />
Relazioni… cit.,<br />
“… Nella sudetta terra di Gardone si racchiude il maggior corpo della maestranza da canne da<br />
guerra, diffondendosi anco parte per la Valle. Altre volte era assai florida et benestante de cmmodi<br />
per alimentarsi et a proprij bisogni andava riparando quando prima lavorava per il Fondaco<br />
della Serenità Vostra et poi nella fabrica della canna al giorno che riponeva in quelle monitioni,<br />
ma hora ch’è cessato l’uno e l’altro lavoriero, languisce in somma miseria; molti edificij<br />
rimangono derelitti con dubio vehementissimo che quelle genti s’applichino ad altri essercitij fuori<br />
della Valle et indotte dalla necessità abbandonino lo Stato et portino l’arte in quelli d’alieni<br />
Principi, come altre volte è seguito con tanto diservitio publico”.<br />
1641 – UCCISIONE DI LAZARINO COMINAZZI<br />
ASV, Capi del Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori, Brescia, Busta 30.<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta… cit.<br />
Nuova, violenta sparatoria fra le fazioni rivali la sera del 22 luglio 1641. Sul terreno restano quattro<br />
morti, fra cui una donna. Si contano anche numerosi feriti. Giorni dopo Angelo Chinelli, figlio di<br />
donna Marta uccisa nel conflitto, medita ed esercita la sua vendetta che un dispaccio al Consiglio<br />
dei Dieci, così descrive:<br />
“ ( Il Chinelli convinto) che la di lei morte fosse provenuta da Lazaro Cominazzi nel successo<br />
delle archibuggiate, osservandolo per ciò da una finestra dirimpetto alla di lui casa, mentre esso<br />
Cominazzi incauto fosse apparso la sera del 21 agosto susseguente ad un balcone della propria<br />
habitatione, sbarò detto Angelo contro l’infelice Lazaro una archibugiata dalla quale trafitto rese<br />
l’anima al Creatore”<br />
Così lasciava l’amato Gardone il maestro che per fama del suo nome è senz’altro il gardonese più<br />
conosciuto dagli studiosi e dai collezionisti di armi antiche.<br />
26
La morte è seguita da una impressionante sparatoria generale alla quale partecipa tutto Gardone, ma<br />
che stranamente non provoca vittime anche se avrà poi come conseguenza un morto e due feriti,<br />
solo due giorni dopo.<br />
I processi che seguono la morte del maestro si concludono con i consueti bandi e con la proibizione<br />
di portare gli archibugi nell’abitato gardonese.<br />
1641 – GIOVANNI ANTONIO BERETTA E IL SUO CANNONE A RETROCARICA<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta…cit.<br />
Nel 1641 Giovanni Antonio Beretta presenta al governo della Serenissima un cannone a retrocarica<br />
di sua invenzione che dovrebbe agevolare le procedure di fuoco dalla prua delle galee. Scrive che:<br />
… molti autori hanno inventato diversi modi per caricare detti pezzi per dietro, quali mai sono<br />
riusciti perché a tutti li fugge il fuoco per la culatta e non puol fare il suo conveniente tiro. Io,<br />
Serenissimo Principe, ho ritrovato il secretto vero et sicuro per caricarli per la culatta, la quale<br />
resterà come se fosse tutti di un pezzo, che non potrà fuggirli il fuoco e non haverà una minima<br />
esalatione, et il secretto glielo farò vedere in un pezzo di ferro da due libbre di balla, et si può<br />
assicurarsi che il detto secretto riuscirà in ogni gran bocca di cannone, dove che faranno lo stesso<br />
tiro e stessa passata come quelli ordinarij che si caricano per la bocca…<br />
Dopo lunga sperimentazione e prova, il Senato decide di realizzare un falcone da sei libbre a spesa<br />
pubblica anziché, com’era d’uso, a spese dell’inventore ed emise poi questa deliberazione:<br />
… Il fedel Giovanni Beretta da Gardon di Val Trompia, territorio bresciano, raccorda (propone)<br />
con sua supplicatione modo sicuro e facile con il quale potranno esser con la maggior celerità<br />
caricati pezzi d’artiglieria, particolarmente li falconi da sei (libbre) posti nel banco di prora sopra<br />
le galee, rappresentando non potersi questi ricaricare se non con grande incomodo e pericolo,<br />
sopra di che essendosi inteso le informazioni delli Provveditori alle Artiglierie, che stimano il suo<br />
raccordo di publico rilevante servizio… et avendo avuto le fedi della buona riuscita, sia poi<br />
concessi al sudetto Beretta per anni trenta 10 ducati al mese intieri…<br />
Onde evitare i danni “ del rugine” il cannone sarà “alligato con coperta di rame” . L’alligatura<br />
consisteva nell’applicare sul ferro un’amalgama di rame sciolto in mercurio, operazione a cui era<br />
fatta seguire l’evaporazione del mercurio a caldo. La tecnica era usata per la protezione di molti<br />
oggetti in ferro a bordo delle navi.<br />
1641 – LE INVENZIONI DI PAOLO CHINELLI<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI, Tecno-cronografia … cit., a.a.<br />
Paolo Chinelli invia una sua lettera al Doge di Venezia al fine di ottenere un sussidio. Nella missiva<br />
a sostegno della sua richiesta il maestro enuncia e descrive varie sue invenzioni e cioè:<br />
Il vero et sicuro modo di caricar il Cannone con la sola mittà della solita necessaria polvere e di<br />
fare con detta sola mittà l’istessa passata che farà il cannone caricato all’ordinario, invenzione<br />
virtuosa, sicura , che sarà di risparmio et di molto vantaggio al pubblico, poiché nelli Cannoni da<br />
50, si avanzerà per cadaun tiro circa tre Ducati di polvere et le Piazze, che sono munite di Polvere,<br />
per sei mesi, saranno munite per un anno…<br />
Mi offerisco inoltre di mostrar alla S. Vra nuo va et virtuosissima opera di fabricar nuova forma<br />
d’artiglieria, più corta et leggiera di peso, in modo tale che passerà poco più di un terzo<br />
dell’Artiglieria ordinaria usata al presente et sarà di gran comodo non solo per le Galeazza Galere<br />
27
et Vascelli tondi, ma anco per marciar per terra in luochi Paludosi et Montuosi con facilità e<br />
prestezza, per prova della quale farò un Falcone da nave a mie spese e lo metterò all’opera…<br />
1642 – PEL MERITO ET ESTRAORDINARIO VALORE NELLA PROFESSIONE<br />
Carte famiglia Chinelli<br />
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia … , cit., a.a.<br />
Con Ducale del 22 agosto si ordina il pagamento a Paolo Chinelli maestro d’arme da Gardon, d’un<br />
suo credito di L. 1940, per aver consegnato tanti Moschetti di sua invenzione pel valore di L.<br />
11180, in cambio di tante canne d’archibusi rotte ricevute nel 1619 e del valore di L. 9335 e ciò<br />
a suo sollievo e comodo nella sua povertà e pel suo molto merito et estraordinario valore della<br />
professione.<br />
Pare evidente che il Chinelli nonostante la sua bravura e le sue capacità tecniche si trovi in<br />
condizioni economiche non del tutto floride.<br />
1643 – BENEFICI PER PAOLO CHINELLI<br />
Carte della famiglia Chinelli<br />
QUARENGHI, C., Tecno-cronografia … cit., a.a.<br />
Con Ducale del 18 marzo il Senato Veneto concede al maestro gardonese Paolo Chinelli inventore<br />
di una nuova specie di Moschetti e di Spingarde, il privilegio che solo lui possa fabbricarne “ et<br />
una provvigione di Ducati sei al mese buona valuta per anni 20 , onde consolato abbi modo di<br />
riparare alla sua povertà.<br />
1643 - LA RELAZIONE FOSCARINI E I SALVACONDOTTI<br />
Relazioni… cit., Relazione Girolamo Foscarini, 1643.<br />
La relazione che il Rettore Foscarini invia a Venezia tratta della situazione dei maestri gardonesi<br />
con particolare attenzione al problema dei salvacondotti, il permesso di ritorno a casa dei banditi,<br />
che secondo il Rettore, se non gestito con particolare attenzione, può causare il moltiplicarsi dei<br />
delitti ed aumentare il terrore fra le popolazioni della Valle :<br />
… Le maestranze di Gardon e dell’altre terre delle Valli… son sempre state consolate in riguardo<br />
della paterna e pia custodia che ne tiene la Serenità Vostra… ho procurato sempre di conservarvi<br />
la pace e la quiete per non interrompere i vantaggi et il servitio che ne risulta a più gravi interessi<br />
di V.S. così circa la concessione di salvi condotti non ho stimato di essere facile, anzi sono andato<br />
molto parco, havendo conosciuto il benefitio che ne risorge, poiché concedendo senza ritegno i<br />
salvi condotti... vengono a multiplicar i delitti con scontento e timore de buoni, che s’affliggono nel<br />
veder a risorgere in poche hore chi poco prima ha commesso et homicidij et delitti enormi.<br />
Solamente Giovanni Moretto et Giovanni Battista Lametto io ho concorso che siano chiamati a<br />
Gardone col salvo condotto ma ho havuta mira particolare alla loro condittione, ch’è molto<br />
stimata nell’arte… Anco Zuanne Garetto maestro di canne, non bandito ma ritirato fuori dallo<br />
stato di Vostra Serenità, io con i mezi propriij ho fatto che ritorni a Gardon con la famiglia<br />
tutta…<br />
Nella visita ho riconosciuto per molto utile nella prova che ho voluto farsi alla mia presenza, l’uso<br />
in guerra di spingarde e falconetti… i quali con pochissima spesa di polvere et balla potrebbero<br />
riuscire di gran profitto …<br />
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1645 GARDONE NELLE “ORDINATIONI ET REGOLE” DI GIROLAMO VENIER<br />
V. RIZZINELLI- C.SABATTI- F. TROVATI , Brescia e la Valtrompia nella prima metà del<br />
secolo XVII con riproduzione anastatica delle Ordinazioni di G. Venier, Gardone, 1979.<br />
Il capitano veneto di Brescia Girolamo Venier emana il 21 marzo 1645 le sue “Ordinazioni et<br />
regole” per il buon governo dei Comuni e per la conseguente estinzione dei debiti censuari cui<br />
soggiacciono i comuni del Territorio Bresciano e delle Valli.<br />
In seguito all’esame della situazione del nostro comune egli decreta quanto segue:<br />
Venga ridotto il salario annuo dei due Governanti del Comune da l. 102 piccole a l. 80<br />
Quello dei due Giusdicenti civili da l. 202 a l. 80<br />
Quello dei due notai da l. 102 a l. 80<br />
Quello dei sopraconsoli per le appellationi da l. 10 a l. 8<br />
Quello dei tre Consiglieri di Valle da l. 50 a l. 40<br />
Quello dei tre Calmieradori sopra le vettovaglie da l. 42 a l. 36<br />
Quello dei tre Cavalieri sopra le Vettovaglie da l. 26 a l. 22<br />
Quello dei tre Ragionati et Nodali che saldano li conti del da l. 175 a l. 150<br />
Comune, ogni sei mesi<br />
Quello del Massaro Generale da l. 136 a l. 120<br />
Quello dell’Horologero da l. 42 a l. 36<br />
Quello del Console per le denuncie da l. 28 a l. 22<br />
Quello del Campanaro da l. 60 a l. 50<br />
Quello dei due Ufficiali da l. 82 a l. 70<br />
Quello del Sottrador da l. 20 a l. 18<br />
Quello dei due Consiglieri da l. 103 Sialevato<br />
Quello del Camparo o custode dei monti da l. 350 a l. 300<br />
Quello del Predicatore da l. 275 a l . 248<br />
Quello del Massaro che riscuote le tasse dell’Estimo da l. 300 a l. 250<br />
da l. 2005 a l. 1510<br />
Le Ordinazioni ci ricordano poi che il Comune di Gardone<br />
è indebitato per 3327, 15 l. planet e ordinano al Massaro di riscuotere annualmente 3332.14 lire.<br />
La drastica cura del Venier è finalizzata all’estinzione del debito censuario dei comuni ognuno dei<br />
quali, fino al pagamento dei suoi debiti deve limitare le spese e ridurre i compensi percepiti dai suoi<br />
salariati (per Gardone di 495 l. annue). Il deficit che attanaglia i comuni è essenzialmente dovuto ai<br />
censi ed ai livelli che i comuni hanno dovuto sottoscrivere per acquistare generi alimentari di prima<br />
necessità in tempi di carestia, per difendersi dal contagio delle pestilenze e da altre calamità.<br />
1645 – DALLA RELAZIONE DEL PODESTA’ BERNARDINO RENIER<br />
Relazioni dei Rettori Veneti in Terraferma. Milano, Giuffré, 1978 vol XI, cit…<br />
… Il territorio bresciano è di lunghezza di miglia cento… ha in sé molte e grosse terre et Vali… Li<br />
habitanti di detto territorio ascendono al numero di doicentoottantamilla, la Valcamonica n’ha<br />
cinquantaduemilla, Val Sabia undecimilla, et la Valtrompia diecimilla. Sono tutte genti ardite et<br />
feroci et molto inclinate alle armi…<br />
… Vi è la terra famosa di Gardone nella Val Trompia, che per il sito et per li molteplici utilissimi<br />
edificij di fabricar canne et altri instrumenti militari in tanta copia e con tanta facilità et per<br />
l’industria delli abitanti è una delle più celebri terre della Provincia; ridducono là gli huomini le<br />
pietre in ferro et il ferro si convertirebbe subito in oro quando la Serenità Vostra stimasse<br />
29
profittevole il facilitargliene l’essito; ma regna tra quelli abitanti l’invidia e l’odio, onde ne sono<br />
nati et sono tutthora fra di loro capitali discordie, dalle quali ne sono provenute et ogni giorno ne<br />
succedono moltiplicità di homicidij…<br />
… Sarebbe pur di gran solievo che i poveri della medesima terra di Gardone che di continovo<br />
lavorano, potessero dar al publico i lavori che vano facendo e ricever immediate il danaro<br />
necessario a sostentar se stessi e le loro famiglie, che al presente sono costretti quell’infelici dar i<br />
proprij lavori a principali mercanti della medesima terra che si restringono in pocchi, quali oltre<br />
che gli li pagano a vilissimo prezzo li tiraneggiano anco nei pagamenti e molti di questi disperati<br />
si rissolvono talhora d’abbandonar il paese e riddursi poi a lavorare in Stati esteri…<br />
… Mi furono presentate scritture per nome della medesima maestranza di Gardone, desiderando<br />
che si facesse un Fontico acciò che tutte l’armi fossero ripposte in esso tanto de poveri quanto de<br />
ricchi, et che sopra di esso fossero eletti capi che essitassero tutta la mercantia a comun<br />
beneficio…<br />
1654 - ANGELO CONTARINI RIDENUNCIA APPALTI E APPALTATORI<br />
Relazioni… cit., Relazione Angelo Contarini, 1654.<br />
… la maestranza di Gardone…con numero grande de più conspicui edificij per non languire<br />
nell’otio et nelle miserie si porta in alieni stati. Et se alcuna volta la pietà dell’Ecc. Senato, o per<br />
publiche occorrenze o per solo sostentamento di quei popoli ha commesso lavori di canne (o di altri<br />
tipi di armi) accomodamento di moschetti in grossa quantità, comprede de terzette, armature et<br />
altro, acciò tutti potessero partecipare dell’utile, non ha la Serenità Vostra conseguito l’intento<br />
perché ad alcuni pochi si sono accordati gl’appalti di simili lavori con scontento dell’arte in<br />
universale e gli operarij bassi che vi si sono impiegati, tirraneggiati nelle loro mercedi e per molto<br />
meno (di quanto era stato concordato) … hanno convenuto lavorare… per vivere per le loro<br />
numerose famiglie…<br />
1657 - SI PRODUCE POLVERE DA SPARO<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit.<br />
A testimonianza del tentativo di “diversificare” (pur restando nel medesimo ambito) la produzione,<br />
i gardonesi si interessano alla produzione di munizioni. Nel 1657, infatti, viene appaltato a<br />
Francesco Ferraglio l’ incarico per la produzione di polvere da sparo con salnitro estero che egli<br />
stesso importa.<br />
1658 LORENZO CHINELLI DA GARDONE FONDEGARO DELLA SERPE A<br />
MARCHENO<br />
ASB, Notarile, Ottavio Robbi, notaio in Marcheno, filza 6613 a d annos.<br />
Il 19 agosto 1658 nello studio del notaio Ottavio Robbi, alla presenza di testimoni, vengono riuniti i<br />
“ capi maestri da serpe da moschetto, archibuso e schioppettone” che confermano quale “ fondegaro<br />
della serpe” per la durata di sei anni Lorenzo Chinelli di Gardone secondo le regole fissate nel 1655<br />
con l’aggiunta della clausola che i maestri non potranno vendere serpi di nessun tipo a chiunque,<br />
finchè il Chinelli non avrà piazzato tutte quelle che avrà nel fondaco. Nel 1661 al Chinelli succede<br />
il gardonese Gian Antonio Rampinelli e nel 1672, il gardonese sig. Antonio Maria Franzini fu<br />
Giacomo.<br />
1658 – 250.000 LIBBRE DI PROIETTILI ALL’ANNO PER VENEZIA<br />
M. MORIN – R. HELD, Berettta…, cit.<br />
30
Il 19 luglio 1658 i Provveditori delle Artiglierie stabiliscono con Angelo e Ottavio Chinelli un<br />
contratto per la fornitura di 25.000 libbre di polvere estera. Il 17 agosto si stipula l’appalto tra la<br />
Serenissima, Lorenzo Chinelli ed Agostino Rampinelli per la fornitura annua di<br />
duecentocinquantamila libbre di proiettili. Il contratto avrà valore per cinque anni.<br />
1672 – UNA VITA IN PERICOLO<br />
ASB , Ducali dal 1667 al 1672, p. 91.<br />
Con Ducale del 4 novembre il Senato veneto ordina al Capitano di Brescia di sorvegliare affinché la<br />
vita di m. Antonio Apollonio sia preservata dalle mene de’ suoi nemici “ per molti riguardi e<br />
massime consistendo in quella la conservazione del raccordo importante dallo stesso già praticato<br />
di convertir il Ferro in Acciaio”.<br />
1676 - NUOVA TRAGICA ALLUVIONE DEL MELLA<br />
ACP, P. VOLTOLINO, Annali della Comunità di Pezzate, a.a.<br />
Nel mese di maggio si verifica una tragica alluvione che danneggia gravemente l’economia<br />
gardonese. Il Mella gonfiato dallo scioglimento delle nevi, straripa in ogni dove, travolgendo molte<br />
fucine e la maggior parte degli impianti adiacenti. Per l’industria gardonese è il crollo, interviene<br />
però il governo veneto concedendo un prestito di 6.000 ducati, da ripartirsi tra i maestri di canne<br />
nell’usuale maniera. Il prestito deve essere restituito in canne da moschetto senza l’aggravio di<br />
interessi e la faticosa via della ripresa muove i suoi passi.<br />
Così è ricordato dal Voltolino il disastro del 1676:<br />
“ Spettacolo troppo doloroso e lacrimevole riesce il vedere tutte le fucine, forni e molini, che sono<br />
in grandissimo numero in gran parte totalmente disfatti, e li restanti gravissimamente danneggiati<br />
dall’impeto dell’acque, mai più nei secoli passati comprese in tanta copia e furore. Distrutte le<br />
strade, devastati li ponti fabbricati con spese eccessive, con che viene levata a que popoli la<br />
comunicazione e commercio; otturati gli fori delle miniere ed aperte le montagne, resi infruttiferi<br />
gli campi situati al piano, altri intieramente corrosi da fiumi, altri coperti di sabbia, e piene tutte le<br />
travate o sian palificate che attraverso gli fiumi e torrenti per sostenere l’acque e spingerle negli<br />
acquedotti o seriole per gl’incamminamenti degli edifici, molte case atterrate. Insomma con verità<br />
si può dire essere quella povera Valle e luoghi deformati del tutto. Al risarcimento di tali rovine<br />
non basta la somma di scudi centocinquantamila… ”<br />
1677 - GIAN BATTISTA PELI E LE FUCINE DI GARDONE<br />
ASB, Notarile, Comino Rizzino fu Gian Andrea, notaio in Inzino, filza 6822 a.a.<br />
P.<strong>Bolognini</strong>, Le fucine gardonesi nei sec. XVII – XIX Gardone, 2004<br />
Gian Battista fu Matteo Antonelli e Gian Battista fu Paolo Peli, ambedue abitanti in Gardone, il 28<br />
gennaio 1677 giurano che l’edificio di “molar canne” che era del signor Paolo Acquisti ed hora è<br />
del Caporal Antonio Signorino nella contrada delle Cornelle, sul territorio di Gardone, è stato in<br />
gran parte rovinato e tutto ingerato dalle inondazioni del 1676 provenienti dalla Valle di Portegno,<br />
superiore a detto edificio ed in parte lo è stato l’edificio ivi contiguo del medesimo Signorino, che li<br />
ha restaurati e ridotti andanti benché per maggiormente assicurarli vi sia anco bisogno d’altre<br />
spese.<br />
I medesimi messer Antonelli e messer Peli il giorno stesso in Gardone sono testimoni<br />
all’attestazione giurata di Gian Battista Salvinelli di Sarezzo, abitante in Gardone e maestro perito<br />
di fabbricar canne da fucile e uno dei sindaci della maestranza dei fabbricatori di canne e del figlio<br />
Luca, pure maestro di canne. Essi dichiarano che Gian Maria Signorino, figlio del caporale Antonio<br />
è habile et sufficiente per lavorar da maestro boidore nell’arte suddetta di fabricar canne, et in<br />
31
effetti giornalmente si esercita nell’arte medesima… In qualità di testimoni sono presenti pure<br />
Francesco di Simone Moretti e messer Giovanni di Pietro Ardesi gardonesi.<br />
I componenti e discendenti della famiglia Signorino ( Antonio ‘Caporale’ – Bartolomeo – Caporale<br />
‘Gian Maria detto Caporale’) sono proprietari negli ultimi decenni del sec. XVII e nei primi del sec.<br />
XVIII di numerosi impianti facenti parte delle fucine del Graminente (molari e fogatelli) e della<br />
fucina “In fondo alle Cornelle” (alla quale si riferisce l’atto) con molari e trivellatori. La loro<br />
fortuna produttiva cesserà oltre che per il normale evolversi delle cose, anche per effetto delle<br />
esondazioni del Mella che distruggeranno parte dei loro impianti<br />
1678 - “LA PERICOLOSITA’ “ ..... DELLA CACCIA ALLA LEPRE<br />
M. MORIN- R. HELD, Beretta…, cit.<br />
Il Podestà di Brescia consapevole d’una precaria situazione che minacciava di esplodere in aperto<br />
conflitto, nel 1678 avvisò Venezia che la popolazione gardonese si era ormai divisa in due nette<br />
fazioni chiamate di Gardone di Sopra e di Gardone di Sotto. Occasione della divisione era stato<br />
l’inseguimento di una lepre, cacciata dalla parte di sopra, ma uccisa in quella di sotto. Alla<br />
rivendicazione del possesso dell’animale ucciso, seguì una sparatoria generale fra le due fazioni<br />
che causò un morto e numerosi feriti. La pace, dopo un lungo lavoro diplomatico, venne suggellata<br />
a Brescia, nel palazzo del Podestà da duecento gardonesi…. Ma non sarebbe durata a lungo.<br />
1679 – GRANDE INONDAZIONE DI ACQUE<br />
LUCCHINI , Lumezzane nei sec. XVII-XVIII, Brescia, 1978.<br />
“Grande inondazione di acque” viene lamentata dal Consiglio generale del Comune di Lumezzane:<br />
come si deduce dagli Atti del Consiglio l’inondazione ha devastato non solo le strade di quella<br />
Comunità ma anco in diversi altri Comuni della sp. Valle Trompia.<br />
1680 - IL BATTESIMO DI GIUSEPPE BERETTA<br />
APG, Liber Baptizatorum... , ad annum.<br />
32
Il 18 gennaio viene battezzato nella chiesa di S. Marco Giuseppe Beretta, figlio di Lodovico e<br />
Lucia Cominazzi. Padrino per procura fu un certo sig. Giovanni Battista Brisigella di Venezia,<br />
importante armiere veneto che esercitava una bottega vicina a Rialto.<br />
1682 - LA FONDERIA E LE BOMBE DI OTTAVIO CHINELLI<br />
C. QUARENGHI, Le fonderie di cannoni bresciane, Brescia, 1870.<br />
Negli anni in cui a Sarezzo fervevano i lavori delle fonderie dei Bailo, anche a Gardone Ottavio<br />
Chinelli, forse parente degli stessi Bailo, apriva una sua fonderia per la produzione di cannoni in<br />
ferro e bombe. Nel 1682 il Chinelli appaltava la fabbricazione di bombe da 300 e da 500 la cui<br />
tipologia ci viene descritta dalla Ducale 302 del 15 gennaio 1682:<br />
.... Nelle esperienze fatte... si ritrova che le bombe di novissima sagoma prodotta dal Molvitz (un<br />
tedesco attivo alle dipendenze della Serenissima per il controllo delle forniture d’armi ed inviato a<br />
svolgere il suo compito “senza limiti” a Gardone) più grosse delle altre et in conseguenza più<br />
resistenti nei tiri et al sforzo della polvere debbano render sicuro effetto. ... Il capitano di Brescia<br />
confermi (al Chinelli) la continuazione dell’appalto già fatto con dichiaratione però di ridur quelle<br />
da 500 a l. 150 l’una di peso ... e l’altre da 300 a lib. 120... con obbligo dell’appaltadore di<br />
seguitar nella fondita le regole suggerite dal Molvitz cioè di gettarle in una sola volta con i debiti<br />
respiri per evitar la spongosità... con la bocca per la spoletta secondo il disegno e soprattutto di<br />
ferro di ottima qualità per farne con esattezza le peritie...doverà da qui in avanti il partitante<br />
essequire le consegne con l’assistenza del Capo dei Bombardieri che le periterà...<br />
1683 - GIAN ANTONIO RAMPINELLI RICEVE UN PAGAMENTO<br />
ASB, Notarile, Comino Rizzino, n. in Inzino filza 6824, a.a.<br />
Il 14 settembre 1683 “ essendo nel fondego de canne” dell’infrascritto signor Gian Antonio<br />
Rampinelli, sito in Gardone Val Trompia nella contrada dei signori Rampinelli, alla presenza di don<br />
Giovanni Vinati cappellano di San Giovanni di Riviera in Polaveno e del signor Giacomo fu Pietro<br />
Piscatori di Villa d’Ogna, bergamasco “commorante in Gardone”, messer Giovanni fu Paolo<br />
Boventi da Polaveno … versa al signor Gian Antonio fu Marchese Rampinelli di Gardone ed ivi<br />
abitante 205 lire di planeti ad affrancazione del censo costituito da Antonio suo defunto fratello.<br />
GIO ANTONIO RAMPINELLI, erede della nota famiglia gardonese, discende da Marchese figlio<br />
di Scipione e nel 1683 (anno in cui è sottoscritto il documento sopraccitato) è titolare di un<br />
Trivellatore sito nella Fucina Fornace di Sopra (che andrà distrutta dall’inclemenza del fiume) e di<br />
un Fogatello nella Fucina di Manenti. In questi anni la ricca famiglia aveva titoli di proprietà in<br />
cinque fucine attive a Gardone: Fucina del Nespolo, Fucina detta Fornace di Sopra, Fucina<br />
Rampinelli, Fucina Longa, Fucina Vanenti. Cfr P. <strong>Bolognini</strong>, le fucine gardonesi nei sec. XVII –<br />
XIX Gardone, 2004<br />
33
1683 - VENEZIA ED I CANNONI DEL CHINELLI<br />
ASB, Canc. Prefett. Ducali cart. 182.<br />
“ Aloisius Contarini dux venet.... Ger. Grimani cap. Brixiae...<br />
Incaminato dal Precessor Vro con su merito particolare la Fabrica de Mortari di Ferro et disposte<br />
le forme ed il forno per il gietto anco del Canone che si desidera per il Pubblico rilevante<br />
servitio,... cessati … l’impedimenti che differirono la facitura de Forni et altro necessario alla<br />
fondita dei Canoni possiate accettare il Chinelli a disponerla quanto prima come pure a<br />
continuare quella de’ Mortarj.. perchè stabilisca con la pratica l’esperienza et si possa deliberare<br />
il gietto delli uni e delli altri, che sarà conferente allo stesso Chinelli, darete impulso di proseguire<br />
il gietto delle Bombe dalle sagome ult.e delle consegne conforme vi fu ben confermata la facoltà<br />
già impartita al Vro Precessore”<br />
D.to in Nostro Duc. Palatio die17 aprilis ind. 6. 1685 Ger. Alberti sec.o<br />
1683 - FALLISCE LA FUSIONE DEL MORTAIO<br />
Libro Ducale, n. 302, Cancell. Prefettizia, 11 settembre 1683.<br />
“.... Aloisius Contarini.. dux venet.... Hier. Grimani Cap.o Brixiae<br />
Con sentimento se intesa l’esperienza fatta dal partitante Chinelli col gietto del Mortar da 100, che<br />
non riussita, leva il modo e proseguire più oltre in quelli dei generi magg.ri. Vedane l’attenta Vra<br />
Sa. di colgere l’appertura del Novo Forno grande per avvanzare la fabbrica delle bombe dei generi<br />
da 300 e 500 et la sollecitarete conforme anco alle instruz. Datevi dal Mag.o all’Artiglierie”<br />
Dat. In Nro Duc. Palatio, die 11 7bris Ind.o 6 1683 Ger. Alberti segret.<br />
1685 - VENEZIA RINNOVA IL CONTRATTO AD OTTAVIO CHINELLI<br />
C. QUARENGHI, Le fonderie..., cit.<br />
Notevole è la fiducia riposta dai Magistrati all’Artiglieria nel lavoro svolto dal Chinelli e dalle sue<br />
fucine gardonesi testimoniata dal rinnovo , nel 1685, del contratto d’appalto con la precisazione<br />
delle quantità di fornitura:<br />
... Antonio Iustiniano Dux Venet... Dominico Bragadino.. Capitaneo Brixiae...<br />
Tenendo l’obbligo per appalto Ottavio Chinelli in ordine a Ducali 3 genn. 1682 della fabrica di<br />
bombe... nelle sue fucine di Gardone... nel riflesso però al Bisogno delle congiunture presenti.<br />
Conoscendo molto necessaria la Provisione Maggiore di così essentiale requisito resta vivamente<br />
incaricata la vostra diligenza a procurare... un appalto preciso con obbligo di consegnarne 400 al<br />
mese (bombe) et quel più che vi sortisse accordare delli due generi superiori... ma di rintracciare<br />
col mezzo de Proclami e con mira sempre al Maggior pubblico profitto altri incontri a Gardon che<br />
concorrino ad abbracciar partite di Nuova Provisione per accrescerla quanto sia possibile a<br />
misura del bisogno.... in questo premuroso interesse...<br />
Il “premuroso interesse” di cui tratta la Ducale era la guerra sostenuta dalla Serenissima contro la<br />
Turchia, guerra che anche attraverso uno straordinario utilizzo di bombe e granate vide il definitivo<br />
successo sui Mussulmani.<br />
1688 - SUL DAZIO DELLE CANNE D’ARCHIBUGIO<br />
ASV, Lettere Collegio de’ Savi all’eccell.mo Senato, 25 febbraio 1688.<br />
“ Ci vien presentato per parte delle Valli Trompia e Sabbia che il Daciaro di Ferrarezza di<br />
codesta città pretenda al presente d’obligar quelli di Gardone Val Trompia per le Canne da<br />
Schioppo a maggior contribuzione di quello che è solito,… contro la forma delli Privilegi di dette<br />
34
Valli… perciò richiamo la Magnificenza Vostra a far di ordine Nostro commettere ad esso<br />
Daciaro.. . che debba osservare il solito e sempre praticato per la contribuzione della Canne da<br />
Schioppo… et avendo detto Daciaro in contrario, compara citata parte, che le sarà amministrata<br />
giustizia”<br />
Cornelio Corner pres. Del Colleg. De XX Savj<br />
Alvise Foscarini Presid. Senato Venezia 25 febbraio, 1688<br />
1689 - I PRODUTTORI DI CANNE<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit.<br />
P.B. Le fucine gardonesi… cit.<br />
Una nota allegata ad un dispaccio del 1689 inviato a Venezia dai Rettori di Brescia fornisce dati<br />
sulla produzione di armi da guerra vendute dalle singole famiglie di produttori dal 1. luglio 1686 al .<br />
12 luglio 1689:<br />
Antonio Signorino 6.062 canne<br />
Gio. Antonio Rampinelli 5.440 canne<br />
Alessandro Francino 3.895 canne<br />
Pantaleone Belli 3.180 canne<br />
Giuseppe Bertarini 2.114 canne<br />
Fratelli Beretta 2.018 canne<br />
In questi anni i Signorino erano titolari di impianti siti nelle Fucine in Fondo alle Cornelle e in<br />
quella del GraminetoGramineto; i Rampinelli nelle Fucine del Nespolo, Fornace di Sopra, Longa,<br />
Di Manenti; i Franzini nelle Fucine Fornace di Sopra, Lazzaretto, Vecchia, Graminente, Vecchia,<br />
In Capo a Gardone ed i Bertarini nelle Fucine Tra le Seriole e Graminente. I Belli ed i Beretta, in<br />
questi anni, non erano titolari di impianti il che conferma la precipua caratteristica di commercianti<br />
svolta, almeno in questo periodo, dalle due famiglie.<br />
1689 – GRANDI PIOGGE<br />
Diari dei notai Bianchi,…cit.<br />
“ Quest’anno sono state le piogge e tempi cattivi così in longo che si può dire che delle sei parti<br />
dell’anno cinque sono state di continua pioggia con grandi incomodi della Diocesi e delle Valli per<br />
l’inondazioni causate da quelle con gran danno a frutti della Campagna et Edifici vicini ai fiumi,<br />
così che non vi è memoria d’omini di anno simile.”<br />
1696 – GRANDISSIME DISCORDIE : MORTE DI LAZZARINO COMINAZZO<br />
Diari dei notai Bianchi, … cit.<br />
… Adì 29 Ottobre essendosi grandissime discordie e rivoluzioni nella Terra di Gardone di Val<br />
Trompia, per le quali si seguono spesso risse e omicidi, viene per ordine dell’Inquisitori di Stato<br />
interfetto Lazzarino, bravissimo Fabricator di Canne da Schiop, il quale era Capo della fattione<br />
che chiaman di sotto, per non essersi mai voluto presentare nelle forze della Giustizia, né mai<br />
voler rendersi a Sbirri, ch’era andati per rittenerlo (arrestarlo). Vien portato a Brescia ed esposto<br />
sopra d’una eminente Forca nella pubblica Piazza e poi doppo pure vien attaccato alla Forca alla<br />
Mella, in capo alla strada che conduce a Gardone, per raffrenare l’insolenza di quella gente<br />
feroce.<br />
1697 – CONTINUANO LE DISCORDIE – UCCISIONE DI PIETRO CALLIANI<br />
Ibidem, a.a.<br />
35
L’esecuzione di Lazzarino Cominazzo avvenuta nell’ottobre del ’96 non è valsa a sedare le faide<br />
fratricide gardonesi:<br />
“… Adì 23 marzo, stante le sudette discordie di Gardone, non essendosi potuto da Sbirri prendere<br />
un tal Pietro Calliani detto Soldato, Capo della fatione che chiamano di Sopra, vien per ordine di<br />
Venezia interfetto (ucciso) da un suo Confidente, e dopo esser stato esposto a pubblica vista su la<br />
Forca su la Piazza di Brescia per un giorno, vien attaccato anch’esso su d’una forca su la strada<br />
che porta a Gardone a pubblico esempio.”<br />
1697 – PER I GARDONESI NE’ FESTINI NE’ CACCIA<br />
Ibidem, a.a.<br />
“… Adì 17 Maggio molti Gardonesi cittadini davanti alli signori Rettori comparsi son fatti prigioni<br />
nel Castel di Brescia et alli 23 di questo mese son condotti a Venezia..”<br />
“… In questo mese di Giugno d’ordine delli Ecc.mi Signori Rettori viene con pubblico Proclama<br />
proibito in Gardone il far festini publici e l’andar a caccia e tener cani a quest’oggetto, qual<br />
Proclama debbiasi tener sempre appeso in detta Terra a chiara intelligenza di tutti.”<br />
1697 - LA VIOLENZA SI RISOLVE …. CON LA GUERRA<br />
ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia,busta 18.<br />
Nei primi mesi dell’anno il Consiglio di Valtrompia informa i Rettori che molti malviventi sono<br />
ormai rassegnati a risolvere le proprie pendenze con il servizio militare nella guerra di Morea che<br />
sta ampliando il potere della Serenissima nel Levante. I Rettori accettano la proposta e decidono<br />
che i malviventi si debbano portare in località diverse vicine a Venezia, dove il Consiglio dei Dieci<br />
avrebbe stabilito la durata della pena per acquisire l’indulto. Si dovrà però prendere atto della<br />
pervicace contumacia dei rei della “fatione di sotto” che non si sono presentati. I venti malviventi<br />
della “fatione di sopra” giunti a Venezia furono giudicati uno per uno e 11 furono condannati con il<br />
servizio forzato da due a dieci anni. Nove giovani furono rinviati alle loro dimore “ ammoniti a<br />
doversi in avenir contener con quiete, lontani da qualsiasi turbolenza …”<br />
La pace di Corlowitz del 1699 fece cessare le ostilità e tutti fuorno rinviati a casa.<br />
1698 - EMIGRAZIONI E ARRESTI<br />
ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia, busta 131.<br />
Nell’ambito della continua lotta che Venezia esercita contro l’espatrio dei Maestri viene arrestato a<br />
Gardone Bernardino Bazon “ maestro fornidor di canne” . Il suo interrogatorio tenutosi in Brescia ,<br />
ci informa che :<br />
.... nel Piacentino, à Riva, luoco di là dal Ponte dell’Oglio, distante dodeci miglia dalla città di<br />
Piacenza, su l’Acqua detta Lia Mora, vi sia un Maio, e Fucina con un fuoco grosso per liquefar il<br />
ferro crudo, con altra per fabricar Canne, per le quali s’adopera del ferro, che si cava dalle<br />
miniere del sig. Duca di Parma ... dice il Bazon (arrestato) , che lui con un suo fratello, che è poi<br />
morto per violenza di Lazaro Cominazzi, non potendo viver a Gardon perchè non essendo nè d’una<br />
nè dell’altra di quelle fattioni, ambi tenendolo in gelosia, gli era anco da Lazaro medesimo<br />
usurpata la sua Bottega, della quale a lui si conviene pagar l’affitto, onde per sottrarsi de pericoli,<br />
e per procaciar il vitto alla sua famiglia, haveva convenuto abbracciar l’impiego nella sudetta<br />
Fucina del Piacentino, nella quale presentemente vi s’attrovano sei maestri e lavoranti di canne di<br />
Gardon...<br />
Il Bazon dopo esser riuscito a far tornare quattro degli emigrati, potè recuperare la sua libertà.<br />
36
1706 – ADDETTI, MAESTRI ED ASSISTENTI<br />
D. MONTANARI ., Produzione d’armi da guerra... in Atlante Valtrumplino, Brescia, 1982.<br />
Nel 1706 la fabbricazione delle canne impiegava circa 400 addetti, escludendo le donne che<br />
numerose si prestavano per le operazioni di rifinitura. A questa cifra bisogna aggiungere anche<br />
coloro che erano addetti alla produzione ed al trasporto del carbone, oltre ai muratori, in<br />
permanenza occupati nella riparazione e riattamento delle officine. Il lavoro degli operai si svolgeva<br />
sotto la direzione di 32 capi maestri, coadiuvati da 64 assistenti e le maestranze erano raggruppate<br />
secondo la specializzazione.<br />
1708 – UN MAESTRO NEL FABBRICARE MANTICI<br />
ASB, Notarile, Gian Antonio Sedaboni, notaio in Lavone, filza 9668 a.d.<br />
Da un atto rogato in merito a una testimonianza tecnica da lui rilasciata conosciamo maestro Giovan<br />
Giacomo Ferraglio, nativo di Pezzoro, esperto nell’arte di costruire mantici per le fucine ed i forni<br />
che risiede abitualmente in Gardone. I mantici erano l’apparecchiatura che, azionata manualmente<br />
o dalla forza idraulica, dava aria ai fuochi delle fucine o degli alti forni consentendo la intensa<br />
combustione del carbone necessaria per la fusione del minerale od il riscaldamento dello stesso.<br />
1715 – GUAI AI MAESTRI TRANSFUGHI !!<br />
ASV, Terminazione dell’Ecc.mo cap. di Brescia P. Girolamo Cappello concernente le maestranze<br />
delle canne d’archibugio da guerra… 12 maggio 1715.<br />
Noi Pietro Girolamo Cappello per la Ser.ma Repubblica di Venezia.. capit. di Brescia, e sua<br />
giursidiz. :<br />
“ Per togliere una volta il dannatissimo abuso, che rileviamo introdotto in Gardone nella Fabbrica<br />
di canne di vario genere, e ad uso di Guerra senza la cognizione de’ Sindici di quelle Maestranze, e<br />
ad oggetto di render universalmente in esse mantenuto il lavoro, senza che abbino con Pubblico<br />
pregiudizio a disperdersi in esteri Stati, inerendo a Decreti de’ Processori nostri.. particolarmente<br />
alla Terminazione… Daniele Dolfin… 19 luglio 1698 ordiniamo e comandiamo:<br />
37
Che non possa da chi si sia esser stabilito contratto con alcuno de’ particolari delle Maestranze<br />
medesime d’ogni, e qualunque forte di Canne da guerra, senza che prima passi sotto l’esame, e<br />
cognizione de’ Sindaci delle suddette Maestranze così (che questi possano) distribuire con<br />
uguaglianza i lavori… E poiché si rende sempre più della pubblica importanza, che non sia dalle<br />
Valli Trompia, e Sabbia, e Canonica immaginabilmente distratto fuori dal Dominio alcun Artefice<br />
sì istruito di Canne … ne che venga ammesso alcun forestiero ad esercitarsi in tali Lavori, cosicché<br />
passando l’Arte in esteri Stati, ne derivi il grave danno a gente sì benemerita dalla dispersione<br />
della Fabbrica, e fia anco con publico discapito precluso l’esito della negoziazione, resterà<br />
risolutamente proibito a qualunque persona, che si esercita nei lavori delle canne… l’uscir per<br />
cadaun motivo fuori di questo Sato, ne sotto qualsisia colore, o pretesto ammettere, o ricevere<br />
nelle proprie fucine alcuna persona straniera, somministrar ad essa alcun lume, et assistenza, ne<br />
permettere che venga appreso il lavoro sotto le pene corporali, ed afflittive, che meglio paressero<br />
alla Giustizia medesima …”<br />
1715 – NON SIANO ACCRESCIUTE LE FUCINE !<br />
ASV, Ducale 28 settembre 1715.<br />
La ducale del 28 settembre 1715 stabilisce tassativamente che non venga in alcun modo aumentato<br />
il numero delle fucine gardonesi e che vengano eventualmente abbattute quelle eventualmente<br />
costruite di qua dal Mincio.<br />
JOANNES CORNELIUS dei gratia Dux Vnetiarum &c. Nobili, & Sapienti Viro Hieronymo Diedo<br />
de suo mandato Capitaneo Brixiae fideli dilecto salutem<br />
“ Osservate le vostre giurate informazioni del 15 Agosto caduto intorno la Supplicazione<br />
presentata dalla Maestranza della Terra di Gardon… sopra li due punti in esse contenuti,<br />
d’estendere le prescrizioni proprie in modo che non possa desviarli dall’intenzione prudente delle<br />
pubbliche Leggi … resta incaricata con le presenti la puntualità a distribuire gli ordini più vigorosi<br />
e risoluti perché non siano in alcun modo accresciuti li 29 Fuochi, e Fucine racchiuse<br />
all’interno di quella Terra, ed inservienti al lavoro di Canne d’Archibuso, stabilendo quei<br />
Proclami che troverete necessari per l’esecuzione inviolabile di questa pubblica costante volontà.<br />
Per quello che riguarda poi la proibizione, perché di là del Mincio non si erigano in alcun luogo<br />
simili Edifizi per la fabbrica d’esse canne (dovrete vigilare) che non siano eretti in alcun modo gli<br />
Edifizi stessi facendoli demolire se ve ne fossero…”<br />
La ducale si conclude con l’invito a considerare benevolmente la necessaria ingerenza dei Capi o<br />
Sindaci deilla Maestranza nei contratti delle armi da guerra, dato che chiunque vorrà acquistare<br />
questo tipo di armi ora ed in avvenire dovrà sempre intendersi con i suddetti.<br />
1724 - LE FAMIGLIE PROPRIETARIE DEI “FOGHI”<br />
ASV. Inquisitori di Stato. Dispacci dei Rettori. Brescia, busta 232.<br />
Da una deposizione giurata rilasciata nel 1724 le fucine gardonesi e gli impianti a loro annessi<br />
erano, per famiglie, così suddivisi:<br />
FAMIGLIA FUCINE FOGHI<br />
MORETTI 2 4<br />
ZAMBONETTI 1 3<br />
PELLIZZARI 1 4<br />
BERETTA 1 3<br />
CHINELLI 2 5<br />
GASPARINI 1 2<br />
38
MUTTI 1 2<br />
ACQUISTI 1 2<br />
RAMPINELLI 2 4<br />
CHINELLI 1 2<br />
1724 - IN UNIVERSALE SONO MISERABILI…<br />
Relazioni …, cit., Relazione di Giorgio Pasqualigo, 1724.<br />
La situazione economica delle Valli è drammatica specialmente per le importazioni di ferro<br />
dall’estero. Si importa un minerale non per le sue qualità, nettamente inferiori, ma per il prezzo più<br />
basso. I valligiani giustificano però il prezzo alto con il peso gravoso dei dazi :<br />
… (Gli abitanti delle Valli) in universale sono miserabili sì per la ristrettezza delle terre, che per<br />
l’oziosità in che vivono doppo decaduto lo spazzo del ferro e le fatture delle maestranze di Gardon,<br />
le quali giravano un tempo fa per tutta l’Italia e in molti luoghi oltremonti. Il ferro che passa da<br />
Fiume… ha causato lo scredito di quello delle Valli non per la condizione ch’è migliore, ma per il<br />
prezzo minore… per il peso che loro chiamano troppo gravoso dei dacij… Da ciò nasce che in<br />
poche miniere si travaglia, che non se ne tracciano di nuove, che quei sudditi che non hanno altra<br />
arte languiscano nella miseria che si va distrugendo il corpo delle maestranze che così ben ha<br />
servito per tanti secoli V.S. …<br />
1726 - E IL LAVORO VUOLE LE SUE VITTIME<br />
APG, Libro dei morti B 1677-1783, a.a.<br />
Il libro dei morti riporta la descrizione di un non frequente incidente mortale sul lavoro da cui<br />
abbiamo notizie sulla tipologia delle macchina utilizzata per la trivellazione delle canne e sulla<br />
fucina in cui le operazioni avvenivano:<br />
Lorenzo Dancello d’anni 24 circa, mentre lavorava al trivellatore di mess. Giuseppe Mutti alle<br />
Cornelle, caduto sopra il cavadello andante che gli fracassò un braccio et il capo è morto subito;<br />
essendo vissuto cristianamente è stato sepolto in questa chiesa.<br />
1728 - LA PRODUZIONE MILITARE DAL 1728 AL 1776<br />
ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Filza 2639 19.9. 1776.<br />
Riportiamo una relazione agli Inquisitori, compilata nel 1776 dal capitano Acquisti, che riepiloga la<br />
produzione militare dal 1728 :<br />
“ Informazione... dell’anno 1728, anteriore d’anni 38 all’epoca del mio incarico di Pubblica<br />
ispezione nella materia. Li moschetti dunque di Pubbico Servizio dal 1728 usque ad 1738, furono<br />
d’oncie 28 in 30 e di dinari di calibro 30 in 34. Le Pistole di Cavalleria pure di Pubblico Servizio<br />
in oncie 8 in 8 ½ e calibro dinari 24 in 25.<br />
Le canne servite a Potenze Estere, cioè alla Corte di Torino dall’anno 1732 al 1737 ed a quella<br />
di Napoli dal 1740 al 1745 , furono dei generi infrascritti: Le canne da Fucili quadre (ottagonali)<br />
in culatta, e tonde in alta, di oncie 30 in 31, danari 30 a 31 di calibro. Le canne Dragone alla<br />
Fran- cese di oncie 30 in 31 e calibro 24 in 25. Le pistole di Cavalleria di oncie 8 in 8 ½ e calibro<br />
24 in 25. Dal 1758 al 1760 le canne fabbricate per Pubblica ordinazione furono di oncie 30 e<br />
calibro 30 in 30 ½ . Questa stessa misura e calibro fu poi mantenuta dall’anno 1760 sino al 1773<br />
quando i lavori avvennero per Pubblica economia mentre il Principe (Lo Stato) dava, o sia<br />
pagava il ferro, il carbone e le mercedi (stipendi) delle varie sorti de lavoratori, e le canne<br />
restavano per conto suo.<br />
39
Non trovasi Decreti di sorte che proibiscano l’estrazione di canne grezze tostochè di queste non<br />
ne escano dal Paese. Non trovasi ne meno alcun Pubblico documento che inibisca l’estrazione dei<br />
fornimenti grezzi di armi. Durante poi la mia ispezione non è a mia conoscenza che siano qui state<br />
fabbricate canne ad uso di Guerra se non le ultime.<br />
In tempi più remoti vi furono altri Partiti di Francia, Spagna e Russia, ma non ho potuto<br />
precisamente riconoscere le precise formalità, misure e calibri di quelle canne; desumo bensì che<br />
superavano di peso, misura e calibri le canne dell’uso moderno, ma dall’anno 1745 a questa parte<br />
le sopradette Potenze non si sono più servite della nostra Fabbrica avendone erette nei loro<br />
rispettivi stati ”<br />
1730 - “MANCANDO AI GARDONESI FINO IL GIORNALIERO ALIMENTO “<br />
Relazioni…, cit., Relazione di Pietro Vendramin, 1730.<br />
Dopo le guerre di Morea, la Serenissima, che si ritrova gli arsenali stracolmi di armi, fa sospendere<br />
la produzione delle armi da guerra lasciando sussistere solo la produzione delle canne civili che da<br />
sola non è sufficiente a mantenere attiva l’industria gardonese. Le poche armi richieste,<br />
contrariamente ai dettati legislativi del tempo, vengono ordinate solo ai maestri famosi ed ai<br />
mercanti favorendo un ristretto gruppo di artigiani, creando disoccupazione ed emigrazione. La<br />
situazione è destinata a peggiorare ulteriormente ed il capitano veneto Pietro Vendramin in una sua<br />
relazione è testimone di questo drammatico stato dell’economia gardonese:<br />
“… Gli abitanti poi delle Valli Canonica, Trompia e Sabia non sono in universale difficili alla<br />
contribuzione de soliti diritti, benché scarso de prodotti il loro paese: Qualche commune che<br />
rissente più di ogni altro li effetti della sterile situazione, si rende malagevole alli sborsi come<br />
quello di Gardone Val Trompia. Giustifica egli il motivo con l’impotenza e dimostra che giacendo<br />
otiosi li molti edifici ne quali fabbricavansi le canne da schioppo si sj introdotta una povertà<br />
estrema mancandogli fino il giornaliero alimento … ”<br />
40
1731 - UN NUOVO APPALTO<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta..., . cit.<br />
La maestranza di Gardone ottiene un appalto per la trasformazione di 11.500 canne vecchie da<br />
fucile in canne nuove di calibro e lunghezza inferiore, da montare su moderni fucili da guerra. Le<br />
canne, descritte dai contratti come “ canne ferrasche” in realtà erano canne in precedenza scartate o<br />
recuperate da armi rotte, accumulate ormai da generazioni. Si pattuì un prezzo di ventitrè lire e<br />
dicotto soldi per ogni fucile nuovo con montata la canna recuperata. Pareva un buon affare per i<br />
maestri ma ben presto ci si rese conto di quanto tutto fosse diverso. Dopo un lavoro spossante, su<br />
1793 canne inviate allla prova a Brescia, solo 735 resistettero e la interessata spiegazione dei<br />
maestri gardonesi non si fece attendere. Le canne da riutilizzare:<br />
.... non siano ben accompagnate di ferro (non erano fatte con ferro buono), o perchè consumate dal<br />
ruggine e dal salso ... e quelle che restano nella Eccellentissima Casa (l’Arsenale di Venezia ) da<br />
consignarsi non hanno il ferro né calibro sufficiente per poterle al di fuori bollirle e ridurle a<br />
giusto calibro...<br />
1731 – LE PISTOLE DI LAISIN PASCIA’<br />
M. COMINAZZI, Cenni sulla fabbrica d’armi di Gardone Val Trompia. in: “Strenna bresciana<br />
per l’anno 1851 a favore dei danneggiati dal Mella”, Brescia F. Speranza, 1850.<br />
La Serenissima commissiona a Gardone un paio di pistole da regalare al pascià Lasin. Secondo il<br />
Cominazzi “Erano a due canne ciascuna, d’otto once, ad un solo acciarino; fattura, le canne del<br />
Mutti, gli acciarini del Moretti, i lavori di cesello del Bigoni, e costarono ottanta doppie di<br />
Spagna”<br />
1733 - SUPPLICA PER LA CRISI PRODUTTIVA<br />
P.B., Cronologia gardonese, Gardone, 2005.<br />
Il reverendo Giacomo Scaluggia, cappellano gardonese, scrive ad Antonio Chinelli, procuratore<br />
delle Maestranze d’armi gardonesi a Venezia, chiedendo commissioni per sollevare il paese dalla<br />
crisi armiera. Avvisa anche che molti armaioli gardonesi sono partiti per cercar lavoro diretti verso<br />
le officine Piemontesi dove hanno trovato grandi accoglienze ed inviti a ritornarvi.<br />
1734 - SI VIGILA PERCHE’ NON SI FUGGA…<br />
Relazioni …, cit. Relazione Federico Tiepolo, 1734.<br />
Federico Tiepolo invia una realistica relazione sullo stato della maestranza gardonese: i maestri<br />
sono fedeli alla Serenissima, ma se manca loro il lavoro, fonte principale ed unica di guadagno,<br />
non resta che pensare all’estero e a nulla varranno i tentativi di trattenerli in patria<br />
… Alle maestranze di Gardone, molte delle quali trovai ancor vacillanti per ripassare a trovar<br />
serviggio in esteri Stati, ho tenuto l’occhio attento, e mi riuscì mantenerle ferme e costanti ne loro<br />
impieghi, et altresì rassegnate nella loro antica divotione al publico nome; et per tener luntano il<br />
pericolo delle loro disertioni, necessario si rende tenerle in continuo essercizio chè se manca alle<br />
stesse il lavoro, manca loro per conseguenza il modo di mantenersi, e da qui nasce fra quelle genti<br />
la tentatione di andar altrove a cercar miglior fortuna…<br />
1736 - UN MUTTI E LA FABBRICA DI NAPOLI<br />
ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia, busta 20.<br />
41
Già da un anno circolava la voce che la Corte di Napoli necessitava di una ingente fornitura di<br />
canne e che le armi sarebbero state ordinate a Gardone; una lettera con informazioni segrete inviata<br />
dall’armaiolo Diego Costimiglia, dimorante a Napoli, inviata al gardonese Gerolamo Mutti venne<br />
intercettata dalle autorità e consegnata al Capitano di Brescia. Il suo contenuto era però trapelato<br />
alla comunità gardonese. Da Napoli il 24 settembre 1736 si informava il Mutti che :<br />
Duopo qualche giorno gionto qui, sento che vorrebbero qui formare una fabrica di canne, come<br />
peraltro perché si facessero delli fucili … voi vi converà qui portarvi, con qualche uomini per dar<br />
incomincio a detta maestranza. Che so dirvi buscherete una bella somma d’oro; avertite però che<br />
il tutto vi sij sepolto in petto, per non pregiudicarvi ed anche perché io non voglio essere nominato,<br />
tratandosi un interesse del Re. In diffetto, se non riesca la fabrica, non ostante sortirà una<br />
commissione grossa di canne …<br />
Sappiamo che solo gli interventi degli Inquisitori e del Capitano riuscirono a bloccare un massiccio<br />
espatrio di maestri e che la fornitura fu ordinata a Gardone con permesso accordato dal Senato.<br />
1738 - NUOVA DRAMMATICA ESONDAZIONE DEL MELLA<br />
ASB. Notarile, notaio Lodovico Mattanza, filza 11.197 a.a.<br />
A. FAPPANI- C. SABATTI - F. TROVATI, Gardone di Valle Trompia …, cit.<br />
Ad una precaria situazione economica si aggiungono i danni apportati dagli elementi naturali. Nella<br />
notte del 18 ottobre, il fiume Mella, gonfiato dalle copiosissime piogge, esce dagli argini inondando<br />
terreni ed case, distruggendo ponti, travate ed opifici. Una relazione peritale redatta il 17 marzo<br />
1739 offre precise informazioni al riguardo: E’ seriamente compromessa la fucina situata in<br />
Contrada del Ponte, riempita di detriti per l’altezza di quattro braccia e danneggiata per un valore<br />
stimato in 332 scudi. Sorte peggiore tocca alla Fucina Nuova costruita nei pressi del fiume: i danni<br />
ammontano a 413 scudi. E’ distrutta la fucina Rampinelli-Acquisti e demolito un ponte sopra il<br />
torrente della Valle di Gardone per un danno complessivo di 315 scudi.<br />
42
Crolla la travata della fucina da ferro degli eredi di Marc’Antonio Bertè, mentre la furia delle acque<br />
investe anche gran parte della Seriola. La devastazione, tradotta in cifre, è indicata in 670 scudi.<br />
Scompare l’alveo della fucina da ferro detta Lazzaretto verso il Loneto e rovinano tra i flutti<br />
limacciosi i muri che riparano le fucine e formano gli argini del ponte a Gardone. Il Mella invade<br />
il prato detto Fontanella e lo distrugge in parte, on grave pericolo anche per il Molino: per<br />
difenderlo si rende necessaria la costruzione di palizzate. Si lamentano danni valutabili in 688<br />
scudi. Anche le fucine Manenti e dei Moretti son colpite dall’alluvione: per la prima si calcola un<br />
danno di 645 scudi; per la seconda la somma sale a 1093 poiché la forza demolitrice della natura ha<br />
distrutto tutti i ponti che s’eran gettati sulla Seriola, del tutto sommersa dai detriti. Sono inoltre<br />
allagati e devastati 9 piò di terreno che erano in parte tenuti a prato e in parte coltivati a vite nelli<br />
luoghi nominati Savoldi, al Molino, Fontanella, verso Inzino e nella Valle di Gardone. Si lamenta<br />
ancora la distruzione di tavole sessantacinque d’isole con arbori e legne per un danno valutabile in<br />
1620 scudi.<br />
1738 - I RAMPINELLI ED IL FORNO DI TAVERNOLE<br />
ASB, Notarile, Fausti G. Pietro n. in Marcheno filza 11.670 a.d.<br />
Un atto rogato in data 4 settembre 1738 dal notaio marchenese, in Gardone nella casa degli<br />
illustrissimi signori eredi del signor Marchesio Rampinelli “ site nella contrata ai piedi della terra<br />
di Gardone di Valtrompia” attesta la vendita da parte dei Rampinelli di un quarto del Forno<br />
Fusorio di Tavernole di cui erano proprietari. Il sig. Ottavio Rampinelli in qualità di<br />
amministratore dei beni della famiglia:<br />
... vende a Francesco di Giacomo Morandi presente et per nome d’esso suo signor padre stipulante<br />
il quale acquista nominatamente un quarto del Forno di Tavernole sito nel Distretto del Commun di<br />
Cimmo, in quarti diecinove e mezzo indiviso con altri Signori Compartecipi. Parimenti due<br />
carbonili l’uno in fondo a venali al quale da mattina confina il Commun di Cimmo, a mezzo di un<br />
venale de Signor Baili, a sera strada tendente al Forno, a monte un venale del Signor Pietro<br />
Giacomo Benaglia, l’altro più vicino al Forno, a cui confina da mattina un venale di detti Signori<br />
Baili, mediante strada, a mezzo di altro Carbonile de Signori Borghetti, a sera strada, a monte<br />
altro Carbonile acquistato dal Signor Uberto Bordogno, item due venali presso la Seriola... a quali<br />
confina parte per li Signori Trivellini, parte il signor Giovanni Masello, a mezzo di esso Signor<br />
Morandi.... a monte altro Medale di Domino Giuseppe quondam Giovanni Fausti... Poi la portione<br />
d’atrezzi, piazze, acque, acquedotti et ogni altra cosa in qualsivoglia modo spettante, e pertinente<br />
niuna eccettuata... et tutti questi goder et posseder in perpetuo... per il prezzo e stabelito mercato<br />
de piccole 667:10....<br />
1747 - LE COLPE DELLA CRISI A BOLLITORI E MERCANTI<br />
ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori. Busta 234.<br />
Quando ormai la fornitura per il Regno di Napoli va scemando, riprendono i contrasti fra i<br />
mercanti-bollitori ed il resto della Maestranza Gardonese. E’ quanto attesta e cerca di spiegare il<br />
nobile Gerolamo Renier, al suo ritorno dal podestariato in Brescia, agli Inquisitori di Stato con la<br />
sua relazione del 7 settembre 1747:<br />
.... i mercanti e i bollitori a nulla altro pensano ch’a rendersi Padroni assoluti di quest’importante<br />
Fabrica, e tentano la distruzione di tutte le leggi.. (I mercanti bollitori cercano di introdurre nelle<br />
fraglie) persone intieramente inesperte e tolte dalla cultura della Terra. Sopra le mercedi<br />
(compensi) che corrispondono a questi incapaci artefici arbitrano li Mercanti in più modi, (sia<br />
pagando loro molto meno di quanto stabilito dalle leggi, sia dando loro il compenso in generi<br />
alimentari e vestiario a prezzi supervalutati). Durante la sua ispezione a Gardone il Renier ebbe<br />
l’occasione di vedere come si lavorava per il Regno di Napoli e comperò un fucile che poi<br />
esaminato con cura .... ebbe motivo d’amareggiare il mio animo. Ho conosciuto da esso che si<br />
43
sapeva lavorare perfettamente, e che per il Prencipe suo naturale (cioè per Venezia) si era<br />
travagliato tanto male.<br />
Un dispaccio in data 14 luglio 1748, a firma del Capitano Lunardo Dolfin ci fa poi conoscere<br />
direttamente i nomi dei più scandalosi e pregiudicevoli tra i mercanti padroni di fuochi:<br />
Ignazio Rampinelli (connotato di Prepotente)<br />
Ottavio suo fratello<br />
Antonio Bernardelli<br />
Giovanni Beretta qd. Francesco<br />
Matteo Franzini<br />
Giovanni Beretta qd. Bartolomeo<br />
Pietro Moretti<br />
Giuseppe Bertarini qd Ventura (meno scandaloso degli altri)<br />
1748 - IL LAVORO GARDONESE NELLA RELAZIONE DEL GRIMANI<br />
ASV, Inquisitori di Stato, Busta 20.<br />
La relazione di Girolamo Grimani “ savio di terra ferma” ( Segretario di Stato alla guerra) esprime<br />
chiaramente la penosa situazione creatasi a Gardone fra i mercanti ed i maestri produttori. La<br />
supremazia dei primi, contro cui hanno lottato anche altri magistrati veneti, danneggia, sino alla<br />
fame, lo stato economico dei maestri e produce materiali (canne) non più all’altezza della fama<br />
della Fabbrica Gardonese.<br />
“…. Ma prima di dare fine a questa riverente carta, crederei d’offendere mortalmente i riguardi di<br />
si grave materia, se ommettessi alcun cenno… sopra la disciplina delle Maestranze di Gardone…<br />
In questa terra situata nella Val Trompia abita un popolo per la più parte misero, che non trae<br />
alimento, se non dal lavoro delle Canne, ma fedele e valoroso in una Contrada di tanta importanza,<br />
perché membro di una Valle situata al Confine. Ne sentì i frutti nelle più ardue occasioni de soli<br />
addietro e ne rilevò il merito la Serenissima Repubblica assegnandogli sempre il lavoro delle<br />
Canne anche a fronte di contratti altrove stabiliti, et ordinando lavori senza presentaneo bisogno,<br />
ma per accarezzarlo e sostenerlo.<br />
Si divide in Maestranze superiori, et inferiori, cioè commode e povere. Le prime cercano sempre<br />
di soprafar le seconde, e l’Eccellentissimo Senato diede più volte protezione agli oppressi per<br />
motivo di carità, ma insieme di buon servizio della Fabbrica (fabbricazione) utilissima per varij<br />
rispetti. Quindi se tal volta non si ebbero da Gardone Canne perfette col nome delle Maestranze<br />
non è da imputarsi all’universale di quella Misera Popolazione, ma più tosto a pochi di più<br />
fortunati in quel Cielo, che disposero la materia a proprio talento”.<br />
“ Il modo è questo. Li Mercanti e Bollitori cercano di far lavorare le Canne da altri, che da veri<br />
Artisti descritti nelle tre Fraglie, e con prezzo minore impiegando i Villici e Coloni oziosi nella<br />
staggion d’Inverno. Quindi patiscono le Fraglie stesse, e passando per mani poco esperte patisce il<br />
lavoro”<br />
1757 - “ALLUVIONI D’ACQUE, OSSIA ROVINE”<br />
ACP, Annali di Pezzaze, ff. 115-116.<br />
Nella descrizione di Pietro Voltolino gli effetti di una delle ricorrenti alluvioni che arrecarono danni<br />
notevoli alla nostra Valle:<br />
“ Sull’alba di questo infausto giorno (31 agosto), poco avanti proruppe un tale contratempo, ed<br />
impetuosissima pioggia che tutti i torrenti, fiumi e laghi della Lombardia, et in molte altre<br />
Provincie colle loro escrescenze recarono dannosissime alluvioni. Il Lago d’Iseo crebbe in un<br />
44
giorno di cinque brazzi d’altezza, l’Oglio, l’Adige, il Mella, ed altri fiumi fecero colle loro piene, e<br />
rapidità spaventose e memorande ruine. Per tacere d’altre Valli, e Pianure, in questa Valle tutti i<br />
piccioli rivi fatti grossi torrenti schiantarono dalle radici quantità quasi incredibile d’arbori, i<br />
quali tutti andarono a ridurre nel Mella a forza di cozzare contro gli ponti, e travate gli uni e<br />
l’altre demolirono non lasciandoci al di sopra d’Inzino quasi alcun ponte esente dall’impetuoso<br />
conquasso. Si videro in quell’incontro per l’impeto d’una tal piena cose che avevano del terribile<br />
insieme e prodigioso: corne di mole inesplicabile servire di scherzo a detta rovina, confusi andare<br />
gli alberi annosi, anzi le macchine co’ mobili delle case saccheggiate, o atterrate, e tutti questi<br />
cozzando con quanto si apparava loro avanti demolire ponti, travate, case, fucine molini,<br />
intercettare le strade e devastare i terreni. Le fucine disfatte si contaron diciannove, le travate, ed<br />
altro in quantità…. Dalla distruzione… ne derivò la privazione del commercio impedito venendo il<br />
transitare da un luogo all’altro e massime la strada Valeriana in più, e più luoghi dissipata<br />
cagionò una repentina penuria di viveri, e pressoché carestia. Si distrusse quasi affatto in quella<br />
burrasca la spezie del pesce restando essi pesci in quantità incredibile stesi ne’ campi, da’ quali<br />
sgombrati dall’acque ne raccolsero per allora e ne saziarono l’avidità de’ terrazzani, ma estinsero<br />
insieme la speranza di farne in seguito, per gran spazio, o per girare di anni competente la preda.<br />
******<br />
… lasciando immaginare la desolazione delle famiglie, delle quali chi piangea l’usurpo delle<br />
proprie sostanze nelle case, edifici, mobili, e terreni, chi dalla fame languiva…<br />
1757 - 20.000 FUCILI PER VENEZIA E LE TROMBE EOLICHE<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta ..., cit.<br />
G.B. BROCCHI , Trattato mineralogico e chimico, Brescia, 1807-1808.<br />
Il Senato Veneto delibera l’acquisizione di 20.000 fucili per i “ Depositi intangibili “ (le scorte<br />
intangibili) dell’Arsenale di Venezia ed invia a Gardone il Generale Andrea Tartagna per seguirne<br />
la produzione. Il Tartagna piuttosto che affidare il lavoro per appalto ( sul quale gli appaltatori<br />
avrebbero certamente speculato) lo affida per economia, ovvero fornendo il materiale necessario e<br />
pagando direttamente le maestranze impegnate nella produzione, stabilendo però che il prezzo<br />
massimo di ogni arma non avrebbe potuto superare le 35 lire. Condizione ineliminabile per la<br />
lavorazione era il ripristino dell’uso dei mantici e l’eliminazione delle trombe eoliche ormai<br />
utlizzate in quasi tutte le fucine. Sostiene infatti il Tartagna che il ferro trumplino è ottimo per la<br />
produzione armiera ma che l’impiego dei “soffioni” si era dimostrato dannosissimo. Infatti:<br />
.... quell’aria essendo pregna di umidità e di crudezza, invece di ottenere l’economia che si<br />
supponeva nella spesa delli mantici, sono incorsi in due inconvenienti molto maggiori, cioè uno di<br />
spesa più grave per la maggior quantità di carbone che consumano, e l’altro di un pregiudizio<br />
notabile alla qualità e credito delle miniere, mentre il ferro fuso con l’aria di questi soffioni diventa<br />
assai più crudo... e di qualità inferiore e che molto pregiudica alla bontà e alla resistenza delle<br />
canne da Fucile...<br />
L’utilizzo dei mantici fu fortemente avversato dai proprietari dei fuochi e si giunse ad un accordo<br />
solo dopo lo stanziamento da parte veneta di un prestito di 600 ducati. La lavorazione delle 18.000<br />
canne ( 2.000 erano state fornite da tempo) inizierà solo nel 1760.<br />
1759 - L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO A GARDONE NELLA RELAZIONE DEL<br />
CONTE CARLO TARTAGNA<br />
ASB, Cancelleria Prefett. Busta 75, fasc. 19.<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit.<br />
PRESTINI, R.,<br />
“ Illustrissimo Signor Provveditore Colendissimo<br />
45
Mi do l’onore d’umilmente presentare a V.S. questo mio raporto... riguardo alla fabrica delli 18<br />
mila fucili, delli quali premendo in primo luoco di intraprendere il lavoro delle canne, mi sono<br />
portato a Gardone... per conoscere il corpo di quelle maestranze.. e dividere questo in classi<br />
diverse delle quali:<br />
La prima è composta da alcuni proprietari di fuochi andanti, che hanno li loro maestri attuali, che<br />
lavorano canne... ma di queste non sono più di quattro<br />
La seconda classe è composta dalla prima e da cinque o sei affittuali di Fuoche che (avendo più<br />
polso degli altri) fanno li negozianti di Canne da Marchanzia di diversa qualità e longhezza e<br />
questi sono provveduti di quelli maestri che lavorano canne da fucile alla giornata, che non hanno<br />
interesse nel profitto.. se non per quanto ricavano la loro giornale mercede e questi formano<br />
la terza classe composta appunto da soli maestri di canne attuali... al quale numero si uniscono<br />
anche alcuni maestri vecchi, parte che non lavorano e parte che fanno da secondi maestri,<br />
proporzionando la fatica che devono alle forze che hanno.<br />
La quarta classe è composta dalle cinque arti che sono necessarie a perfezionare le canne da fucile<br />
cioè: trivelladori, livelladori, moladori, fondellieri e fornidori. Di ciascheduna di queste arti, che<br />
oggiogiorno non sono distinte come esser dovrebbero, e che sono state altre volte, ve ne sono che<br />
hanno maestri capaci.. e la maggior parte delli altri sono scolari, garzoni ed anche strapazza<br />
mestieri... Alle nominate cinque arti si puote aggiungere ancora la sesta Arte di polidori la quale<br />
viene esercitata e sostenuta dalle Donne.<br />
La quinta classe è composta d’alcuni delli soprannominati proprietari di fuochi andanti per canne<br />
e dalli maestri attuali, e da alcuni proprietari o affittuali o compartecipi di fuochi andanti per altra<br />
ferrarezza, o di fuochi non andanti per esser distrutti. Per venir in chiaro di questa.. del numero<br />
delli maestri, come quello dei fuochi andanti e non andanti... feci chiamar li tre sindaci ed il<br />
cancelliere della maestranza con un vecchio maestro... a motivo di voler sapere di quanto potrà<br />
con fondamento promettersi il Serenissimo Principe di quelli fuochi in capo d’una grossa provvista<br />
d’armi... feci una visita oculare a tutte le fucine ed a tutti li fuochi e conosciuta una verità tanto<br />
importante, la quale esaminata e riletta come veridica dalli sindici e dal cancelliere fu sottoscritta<br />
da me e da tutti loro.<br />
...Le soprannominate cinque classi di persone, formano dunque tutto il corpo delle Maestranze di<br />
Gardone e compongono li 29 fuochi con li quali erano annessi 29 maestri, ma questi al giorno<br />
d’oggi non sono più, come non esistono ne pure li 29 fuochi andanti...<br />
... Li membri di questo corpo, che al giorno d’oggi non è più organizzato come era per lo passato,,<br />
non opera, ne si muove con quella legge che possa fare armonia, ma anzi si regola con molto<br />
disordine e distonanza, e la raggione s’è per la diversa maniera di pensare delle differenti classi,<br />
ciascheduna a seconda del loro particolare interesse e non per la perpetuazione dell’arte, ne per il<br />
pubblico bene, imperociocchè il maggior numero delle Maestranze, che sono li più bisognosi ,<br />
oltre li miserabili nominati della quarta classe, desiderano bensì d’aver occasione di lavorare per<br />
procurarsi il loro vito, ma essendo confusi li buoni con li cattivi, e sciolte quelle arti che per lo<br />
passato formavano le Maestranze di questo corpo, e che ciascheduno rispondeva della sua<br />
inspezione e del lavoro che li era proprio, ma per non essere astretti a lavorare con esattezza non<br />
amano soggiacere alla visita e alla ricognizione di ciò che lavorano, massime ancora trattandosi di<br />
lavorare alli mercanti, imperociocchè questi amano più il buon prezzo che la perfezione del lavoro,<br />
e con ciò disgustano e fanno perdere il coraggio alli più capaci, li quali vorrebbero ( e con<br />
ragione) un regolamento ed un metodo che distinguer potesse le arti, e li esperti di ciascheduna,<br />
ciò che farebbe onore all’arte stessa, distinguerebbe il merito delli più capaci e servirebbe di<br />
stimolo alli più ignoranti per procurarsi con una maggior applicazione il merito di esser esaminati,<br />
riconosciuti ed approvati, per poi esser ammessi nel numero dei primi e più capaci, e per fine<br />
sarebbe del sommo utile per il mantenimento e perfezione dell’arte, come pure per il servizio<br />
pubblico.<br />
La terza classe composta delli maestri bollitori, o siano fabbricatori delle canne greggie, bramano<br />
altresì d’aver occasione d’esser impiegati nel lavoro di canne di fucile per uso da guerra a fine non<br />
46
solo di ricavare la loro mercede in denaro contante, ma per tenersi in esercizio a conservare quella<br />
mano e quell’occhio, che vanno perdendo col lavorare solo canne da caccia, e di differente<br />
costruzione, calibro e proporzione, come sono quelle che lavorano per mercanzia, la maggior parte<br />
resistenti solo alla prova dell’acqua, è questa è anche la classe delli più raggionevoli e più discreti<br />
riguardo al prezzo che può valere una canna da munizione ben lavorata e della resistenza<br />
opportuna...<br />
... Li mercanti, che sono bensì in poco numero, ma li più benestanti e che tengono il commercio con<br />
Brescia, Venezia e Sinegaglia, per d’oltre mare, cercano altresì di fare grossi partiti per<br />
guadagnare assai, nella supposizione di poter far lavorare qualunque delli loro operari subalterni,<br />
altrimenti quando il partito non sia tale come loro vorrebbero, poco o nulla si interessano per il<br />
partito pubblico di canne da guerra....<br />
... Nel mentre che io andavo prendendo tutti questi lumi... non ho lasciato di fare esperimenti per<br />
riconoscere ancora l’abilità di molti maestri delle differenti arti facendo ridurre in canne quelle<br />
lastre di ferro provenute dalla colatura delle 50 canne vecchie prese dall’Arsenale di Venezia...<br />
ma il lavoro di 36 canne è stato ripartito secondo il numero dei maestri ed è stato molto disuguale<br />
sicchè sono stato obbligato a sceglier per ora solo 4 canne e farle lavorare dalli migliori maestri<br />
obbligandoli a servirsi de’ migliori instrumenti e delle più esatte sagome che ho fatto fare... ed<br />
indi fatti li modelli... feci parlare alla maestranza intiera per sentire il loro senimento al<br />
riguardo... In risposta ai capitoli (presentati e concordati) v’è state tra di loro delle dissonanze<br />
riguardo al prezzo... e perciò ho giudicato bene di partire da Gardone, senza contare per ricevuta<br />
una risposta che non era proporzionata alle antecedenti con tutto che ricercassero tutti d’accordo<br />
rimettendosi ad un esperimento sciegliendo li migliori maestri e ... alla condizione di saggiare alle<br />
prove delle canne da farsi in Venezia sicchè doppo tutti questi lumi raccolti concludo che prima di<br />
intraprendere questo impegno... sia necessario di fare un esperimento col far lavorare due o<br />
trecento canne dalli migliori maestri... dalla quale risoluzione dipenderà il dar principio al lavoro.<br />
... Mi dò l’onore di presentare tutto il mio operato alla sapienza dell’Eccellentissimo Senato per<br />
attendere dalla medesima quelli ordini che sarà per prescrivermi...<br />
Carlo Conte Tartagna Sergente Generale<br />
1761 - I DANNI DELL’ALLUVIONE: LA PERIZIA CORBELLINI<br />
AS, Archivio territoriale Ex Veneto. Busta 372.<br />
“Serenissimo Principe<br />
Penetrata la Pubblica Pietà dai danni ultimamente inferiti dal Torrente Mella alla Val Trompia,<br />
concesse l’esenzione dai dacj per un sessennio, onde nella necessità di riparo fosse alli dannificati<br />
meno sensibile la spesa. La difficoltà della loro unione, e concordia alle contribuzioni, ha diferito il<br />
riparo ed accresciuti li danni, minacciando ora il torrente più ferali rovine alle Terre, alle Case,<br />
agli Edificj principali di canne, ed alla stessa reggia strada valeriana quando non vi occorra<br />
pronto il provvedimento. … Ho rilasciato l’ordine al Perito Corbellino di ridursi sul luoco a<br />
riconoscere lo stato, la qualità del bisogno, la spesa occorrente e il modo di ripartirla…<br />
Brescia 17 genaro 1761<br />
D.o And.a Capello V.P.<br />
Adì……… 1761 Brescia<br />
In esecuzione delli Venerati Comandi di Vostra Ecc.a Podestà… il 28 aprile sud.to mi sono<br />
portato… a visitare la situazione soggetta al Torrente Mella, nelle vicinanze della Villa di Gardone<br />
di Valle Trompia all’entrar della Villa sud.ta nel luogo nominato il Prato della Lite, ed<br />
ocularmente considerato li Terreni, gli edifici da canne, e la strada ivi Valeriana… sogieti chi più<br />
chi meno ad esser mal tratati dal Torrente sud.to; così esaminato il Vaso Mella… mi è riuscito di<br />
fisare un progietto… come da disegno fatto su la faccia del Luogho.<br />
Primo rifare la travata… colla quale si minori la velocità e la forza dell’acque…<br />
47
2° Formare quattro penelli, con i quali rimaner possano l’acque nel loro letto, né esalveare a<br />
danno dei sudetti beni<br />
Tanto rassegno all’Ecc.a Vostra… non avendo mancato di provedermi di necessarj lumi dalle<br />
persone pratiche e probe del paese.<br />
… In proporzione del esposizione al pericolo dei danni …la spesa per mia debole opinione<br />
(dovrebbe aggirarsi intorno alle 2.800 lire)<br />
Domenico Corbellino Pub.o Perito hò fatta deta opera …<br />
1763 - RAGIONI E CAUSE DELLO SCARTO DELLE CANNE<br />
ASB, Cancelleria Prefettizia, Busta 76, Relazione Vincenzo Galli.<br />
Fra le ragioni che portano ad un alto numero di canne che non riescono a superare la prova, vi è<br />
indubbiamente quella della sostituzione dei mantici con le trombe eoliche di cui si è gia trattato (v.<br />
1757). L’avveduta relazione sarà confermata dal Brocchi e dal citato accordo fra committenti e<br />
produttori del 1760<br />
..... ma le più attendibili a mio parere sono quelle che vengono introdotte da sopioni, che da<br />
qualche tempo in qua, si usano ne’ forni per colar le vene, in luoco de’ mantici.... (descrizione<br />
della tromba eolica - v. 1763 ) ... ora per quanto sia buona e posata la vena di ferro, sopra di che<br />
io soglio sempre por in opera le più opportune precauzioni non può far a meno il ferro di non<br />
guastarsi nella fusione per l’inevitabile concorso delle particelle acquee, ed in conseguenza<br />
divenire crudo e sfoglioso ....<br />
1766-1770 STATISTICA SULLE PROFESSIONI NELLE VALLI<br />
ASV, Anagrafi di tutto lo Stato della Serenissima Repubblica comandate dall’Ecc.mo Senato...<br />
Venezia 1768.<br />
Territori Negozianti Artigiani Armaioli Fabbr.armi Carrettieri Cavallanti Lavoranti<br />
armifuoco bianche<br />
Campagna<br />
Valcamonica 176 514 11 9 115 101 9.373<br />
Valsabbia 97 778 19 11 73 137 2.992<br />
Valtrompia 71 1.122 130 11 17 203 1.714<br />
Totale 344 2.414 160 31 205 441 14.079<br />
1772 - NUOVA PERIGLIOSA ESONDAZIONE DEL MELLA<br />
ASB, Carcina notaio. Pietro Canarini, filza 12911, ad annum<br />
R., PRESTINI, Villa Carcina,<br />
Una nuova alluvione colpisce la Valle verso la fine dell’estate del 1772. L’entità del disastro che<br />
colpisce “il distretto della Terra di Gardone” è rilevato dal documento redatto dal notaio Pietro<br />
Cancarini di Carcina<br />
“Adì 14 maggio 1773<br />
Costituiti negli atti da me Nod.r Sottoscritto… ed alla presenza delli sottonotati testimoni li D.D.<br />
Domenico Portesi; Gio Maria Pedretti, Giacomo Cetti, e Domenico Lancelotti Periti, quali passati<br />
per ordine dell’Ill.mo ed Ecc.mo sig. Francesco Vendramin Pod.tà e V. Cap.o di Brescia a visitare<br />
il tenere, e Distretto della Valle Trompia in più giornate per rilevare li danni causati dalle<br />
spaventevoli irruzioni del Torrente Mella, e delli molti altri replicatamene avvenute nelli mesi di<br />
settembre e ottobre dello scaduto anno….<br />
48
Indi passando nel distretto della Terra di Gardone, che è una delle principali di essa Valle alla cui<br />
popolazione da la sussistenza, e l’essere la fabbrica delle canne aver rilevato distrutte e demolite le<br />
due alte opposte sponde tra le quali scorre il mentovato rapido Torrente Mella col spianto delli<br />
erborami con la demolizione delle palificate, che lo fortificavano, e difendevano, distrutte e<br />
demolite le due forti Travate alsate al letto del torrente med.mo in prospetto della vicina terra di<br />
Insino per portar, e comunicar le acque a tre larghi alvei, o sian seriole esistenti su le sponde<br />
d’esso Torrente, per l’essercizio e lavoro del mulino della Com.tà medesima; e di due principali<br />
edifici da foco grozzo per il guasto, ed atterramento delle quali Travate, e dei canali longhi per il<br />
trato di mezo miglio si sono resi inoperosi il mulino, et li sud.ti due edifici, e dietro a questi tolto<br />
l’uso delle acque per altri piccoli canali inservienti ad altri sette edifici per il lavoro delle canne, e<br />
di diverse manifatture di ferrarezza sottili.<br />
Aver poi rilevato distrutte e demolite due delle tre parti della larga Travata fabbricata a traverso<br />
del letto del Torrente med.mo; demolito il vicino largo acquedotto per cui si conducevano le aque<br />
in esercizio di due altri edifici da fogo grozzo, l’uno in fine della Terra di Gardone pur questo parte<br />
demolito, l’altro detto alla Fornace inservienti al lavoro, e travaglio delle canne…<br />
Travate, ripari, e fortificazioni di nuove sponde, vasi, e canali necessarii al lavoro degli edifici<br />
sud.ti, e per ristaurare, e rimettere in stato capace all’esercitio li edifici medesimi giudicano<br />
ascendere il danno a Scudi quindici mille… ”<br />
1779 - LA QUADRA DI VALTROMPIA<br />
Descrizione cronografico-storica della Provincia Bresciana. Venezia, 1779.<br />
Secondo la pubblicazione la Quadra di Valtrompia:<br />
... Contiene 19 comuni con circa 13.000 abitanti. Viene separata dalla Valle Camonica dal Monte<br />
Guglielmo. Gode vari privilegi, ed è governata da un vicario eletto dagli abitanti stessi con<br />
subordinazione del Reggimento di Brescia (subordinazione ai due rettori veneti cittadini). La Valle<br />
forma un corpo separato da per sè, ed è rappresentata dal Consiglio composto di tutti i Deputati<br />
delle Comunità, con un Sindaco. Vi si trovano 23 fucine di canne da schioppo, 28 manifatture di<br />
ferro, con quattro fornaci, ove si cola lo stesso metallo. Gli abitanti di questa Valle erano noti a<br />
tempi de’ Romani col nome di Popoli Triumplini ...<br />
GARDONE, terra ben fabbricata sulla riva occidentale del fiume Mella, con circa 1300 abitanti...<br />
oggi dì è la capitale di tutta la Valle. Esercita il traffico, e vi si lavora una grandissima quantità di<br />
armi da fuoco...<br />
1780-84 – STATISTICA DEGLI IMPIANTI E DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE<br />
ASB, Cancelleria prefettizia superiore, busta 46.<br />
Territori Fucine da ferrarezza<br />
Fucine da rame Fucine da canne Fucine da<br />
chioderia<br />
Forni da<br />
ferro<br />
Valcamonica 97 2 0 13 8<br />
Valsabbia 41 0 0 5 4<br />
Valtrompia 33 0 10 16 6<br />
Totale 171 2 10 34 18<br />
1781 – VISITA DELL’ARCIDUCHESSA D’AUSTRIA<br />
BQB, GUERRINI, Paolo: “Valtrompia II” f. 806 . Cronaca di Gardone trascritta da Marco<br />
Cominazzi.<br />
49
…1781, 9 agosto. Fece visita a questa fabbrica S.A.R. la duchessa di Parma, donò larga mancia<br />
agli operai, venne accolta in casa Beccalossi. Il signor Pietro Beccalossi le preparò molti<br />
rinfreschi e le fece sentire una celebrità, cioè un detto Giuseppe Bottasso celebre per suonare il<br />
corno di caccia, quale venne regalato con munificenza ( le regalò 6 zecchini d’oro) e fatto invito di<br />
servire la corte come cacciatore, che tosto accettò e venne inviato a Parma …<br />
Un altro nobile cronista ci ricorda la visita della duchessa di Parma, non nei suoi accenti mondani e<br />
musicali, ma da un punto di vista tecnico e lavorativo.<br />
(P. De Lama, Le fucine di Gardone nel 1794 - Lettera inedita di P. De Lama a Giambattista<br />
<strong>Bolognini</strong>, Reggio Emilia, 1883.)<br />
Sappiamo infatti che una canna “ a torcione” veniva approntata con il lavoro di un’ora del maestro<br />
bollitore, ma in occasione della visita dell’arciduchessa d’Austria:<br />
“ quando la S.A.R la Sig. Duchessa di Parma onorò di sua presenza questa fucina, si formò<br />
dinnanzi a Lei una canna in molto minor tempo… il regalo di 40 zecchini da lei fatto ai fabbri<br />
aveva messo di mal umore i proprietari della fucina, perché i travagliatori non si presentarono al<br />
lavoro che allora quando furono terminati i denari avuti in dono “<br />
Per tramandare ai posteri la visita da cui avevano tratto tanto onore, i sigg. Moretti, padroni della<br />
fucina fecero collocare su uno dei pilastri dell’opificio una celebrativa iscrizione riportata dal De<br />
Lama e purtroppo oggi scomparsa:<br />
D.O.M.<br />
MARIA AMALIA<br />
ARCHIDUC. AUSTRIAE DUC PARMAE<br />
MARIAE THERESIAE<br />
IMPERAT. REGINAEQUE APOSTOL.<br />
FILIA<br />
CUI PAREM NUNQUAM SUSPEXIT<br />
HIC PAGUS<br />
GARDONI<br />
EUTROPIAE VALLIS<br />
QUOD<br />
HANC OFFICINAM REGIA PRAESENTIA<br />
DECORAVERIT<br />
IN FABROS MUNIFICE RESPICIENS<br />
POPULUM QUE SVAVITATE ILLICIENS<br />
TANTAE HEROINAE<br />
ALOYSIUS ET FRATRES DE MORETTIS<br />
IN MAXIMI HONORIS ARGUMENTUM<br />
QUINTO IDUS SEXTILES AN. DOM.<br />
MDCCLXXXI<br />
HOC MONUMENTUM<br />
P.P.<br />
1784 - CRISI DELLA PRODUZIONE<br />
Relazioni…, cit., Relazione Giovanni Grassi, 1784.<br />
50
Dalla relazione al senato del capitano di Brescia Giovanni Grassi redatta il 20 luglio 1784<br />
deduciamo un drammatico quadro economico della Valle. La tremenda siccità del 1782 aveva<br />
portato come conseguenza carestie e fame a cui si aggiunge una profonda crisi dell’attività<br />
industriale che costringe ad abbandonare case e fucine in cerca di lavoro fuori dal Territorio<br />
… Mi è stato di una gravissima commozione fra tanti sciagurati il sciamo ora quasi disperso degli<br />
artefici di Gardone e delle Lumezzane, che rendeva celebre un tempo la loro fabbrica delle canne<br />
da schioppo e degl’azzalini. Erano tutti questi artefici senza alcuna commissione, pubblica,<br />
piangenti e supplichevoli onde averla. Mancavano totalmente delle commissioni private, e<br />
sprovveduti affatto di danaro e di ogn’altro mezzo per farne, erano esinaniti dalla fame…<br />
1784 - UN NUOVO CONTRATTO PER LE MAESTRANZE<br />
M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit.<br />
Il 1784 vede realizzarsi un contratto stipulato fra le maestranze gardonesi e la ditta Beccalossi-<br />
Franzini-Febbrari che prevede una produzione annuale di 10.000 canne (aumentabili a 15.000 o più)<br />
per un periodo di almeno 10 anni. La maestranza, costretta alla firma, accettò una diminuzione dei<br />
compensi garantendo un lavoro sicuro e continuativo: il guadagno era ristretto ma consentiva di<br />
lavorare.<br />
Si concludeva con questo contratto il percorso di asservimento della maestranza gardonese da parte<br />
della Onoranda Maestranza Superiore ( che si celava dietro il nome della ditta) che da più di venti<br />
anni rappresentava l’oligarchia dei mercanti-produttori.<br />
1784 - “SI ESERCITINO NEL LORO MINISTERO NELLI GIORNI DI FESTA ! “<br />
AVB, Parrocchie, fasc. 275, ad diem.<br />
In seguito al contratto stipulato fra le maestranze e la ditta Beccalossi- Franzini-Febbrari per l’<br />
urgente bisogno della partita di armi, il vescovo Giovanni Nani concede, con lettera inviata al<br />
prevosto di Gardone Pietro Gazzetti, la facoltà di lavorare anche nei giorni festivi:<br />
Copia 16 marzo 1784<br />
Rev.mo Sig.r<br />
Avendo l’eccellentissimo Capitanio stabilito costà un Contratto per la fabbrica di alcune Armi<br />
necessarie, e premurose per il pubblico servizio, vorrà Ella permettere a tutti quelli che servono<br />
nell’importante lavoro, che si esercitino nel loro ministero nelli giorni di Festa, onde possa<br />
sollecitamente tutto essere pronto, ed a pubblica disposizione. Confidando nella sua ben nota<br />
prudenza spero che tutto riuscirà con la dovuta moderazione, e riserva, e che prima di portarsi al<br />
lavoro tutti gli operai ascolteranno la Santa Messa e che in quel tempo pure, in cui rimarranno<br />
liberi da un tale lavoro, si ricorderanno del debito della santificazione della Festa, e già nel modo<br />
a loro possibile, eccettuando per altro il Santo Giorno di Pasqua dalla detta permissione di<br />
lavorare.<br />
Mi creda e sono<br />
Di Vs. S. R.ma Aff.mo Obb.mo Giovanni Vescovo di Brescia<br />
A stretto giro di posta il prevosto gardonese, in data 18 marzo, comunica alla Curia bresciana<br />
d’aver avvisato i maestri delle disposizioni vescovili.<br />
1789 - GLI EDIFICI ESISTENTI IN GARDONE<br />
ASB, Archivio Territoriale ex Veneto Busta 398 n. 17.<br />
Gardone adì 17 aprile 1789<br />
51
Nota di tutti li Edificj esistenti in questa terra è Comunità di Gardone, e sono come segue:<br />
p. 4 £.24:16<br />
Un molino di ragione della Comunità andante per proprio conto, esercente d’esso D.o Stefano<br />
Belleri, con ruote n° 5, dico cinque<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una Fucina per canne d’archibugio sopra la Sariola Acqua Longa di ragione di Giovanni Paolo<br />
Moretti quondam Antonio affittata dalla Compagnia dei SS.ri Mercanti di canne, uno dei quali è il<br />
S.r Pietro Beccalossi, con Edifizio si da Terra che da Acqua e Ruote una per il Maglio.<br />
Una detta per Canne, Seriola Acqua Lunga di ragione di Ventura Bertarini con due Edificj, si da<br />
Terra, che da Acqua, e Ruote una per il Maglio. Metà della predetta resta per conto del sud.o<br />
Bertarino il quale non esercita la sua mettà.<br />
p. 1.1/2 £ 9:6<br />
L’altra metà dal pred.o Bertarino affittata alla Compagnia dei S.M. uno de’ quali è Pietro<br />
Beccalossi<br />
p. 2 £. 12:8<br />
Un Edifizio per Canne Sariola Acqua Longa di ragione di: Bartolo, e Fratello Beretta quondam<br />
Giovanni affittata come segue cioè con ruote n° 2 una per molare canne, e l’altra per trivellare<br />
Andrea Pedretti affittuale della ruota per molare<br />
Clemente Moretta, e Compagno affittuali per la ruota per trivellare canne<br />
p. 1 £. 6:4<br />
Un edif.o per trivellare canne Seriola Acqua Longa di ragione di Ventura Bertarino quondam<br />
Giuseppe affittata a Giovanni Peli con ruote una per trivellare<br />
p. 3 £ 18:12<br />
Una Fucina per Canne Seriola Acqua Longa di ragione di Bortolo e Fratello Beretta quondam<br />
Giovanni, e di Andrea e fratello Pedretti, con due Edificj si da Terra, che da Acqua, e ruote una per<br />
il maglio, la quale è posseduta ed esercitata per metà di cadauno delli sud.ti nominati<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una fucina di fuogo grosso Seriola Acqua Longa di ragione di Bartolo e fratello Beretta quondam<br />
Giovanni affittata alla Compagnia dei S.M. uno… con edifizio sia da Tera che da Acqua e ruote<br />
una per il maglio<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un Edifizio per trivellare Canne Seriola Acqua Longa di ragione di Bortolo e fratello Beretta,<br />
affittata a Giuseppe Mutti, e Compagno con ruote una per trivellare Canne<br />
p. 1 £. 6:4<br />
Un Edifizio per molare Canne Seriola del Molino di ragione di Pietro Moretti quondam Simone<br />
esercitata per suo conto con ruote una per Molare Canne<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un Edifizio come sopra Seriola del Molino di ragione di Giacomo Beretta quondam Antonio<br />
affittata a Giuseppe Pedretti di Francesco con ruota una per la mola<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una fucina da ferro per Canne Seriola Molino di ragione di Aloisio Moretti affittata alla<br />
Compagnia dei S.M…<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un Edifizio di ragione Bortolo Daffini, Seriola Molino andante per suo conto con ruote una per<br />
trivellare Canne<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una fucina da ferro per Canne Seriola Molino di ragione di Francesco Beretta quondam Lodovico,<br />
affittata alla Compagnia dei S.M. …<br />
p . 2 £ 12:8<br />
52
Un Edifizio per molare Canne Seriola Molino di ragione del sig. Bortolo Moretti, con ruote due per<br />
molare Canne, una affittata a Maffeo Pedretti e l’altra affittata a Giuseppe Beretta di Lodovico.<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una fucina di ferro Seriola Lazaretto di ragione di Giovanni Maria Mutti quondam Aloisio,<br />
esercitata dal predetto, con edifizio sia da Terra che da acqua, e ruote una per il maglio<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un edifizio per trivellare Canne Seriola Lazzaretto di ragione del sig. Bortolo Moretti quondam<br />
Antonio, affittata a Giuseppe Peli, e Compagno con ruotte una per trivellare Canne<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un edifizio per molare Canne Seriola alle Cornelle di ragione di Pietro Bernardello quondam<br />
Antonio andante per suo conto con ruote una per molare Canne<br />
p. 1 £ 6:4<br />
Un edifizio per trivellare Canne Seriola Cornelle di ragione Maffeo Franzini quondam Antonio<br />
andante per suo conto con ruote una per trivellare Canne<br />
p. 6 £ 37:4<br />
Segue un fucina per Canne di ragione degli Eredi della qd. S.a Tranquilla Rampinelli, Seriola<br />
Rampinelli affittata alla Compagnia dei S.M. uno dei.. P.B. con Edifizio si da Terra che da Acqua e<br />
ruote una per il maglio, e ruote due per molare Canne, e ruote due per trivellare Canne<br />
p. 2 £ 12:8<br />
Una fucina da ferro Fuogo grosso Seriola Rampinelli di Ragione di Ventura Bertarino, e<br />
Compagno, affittata alla Compagnia S.M. uno dei.. P.B., con Edifizio si da terra, che da acqua, e<br />
ruote una per il maglio<br />
Una fucina da ferro Seriola Molino di ragione Maffeo Franzini quondam Graziadio con Edifizio<br />
sia da Terra che da Acqua e ruote una per il maglio.<br />
Giuseppe Franzini Governatore con mio giuramento<br />
Cezare Dafino Governatore con mio giuramento<br />
Per aggionto si descrive<br />
Un Edifizio Seriola Molino di ragione Bortolo, e Fratelli Beretta, e Compartecipi di ruote una per<br />
il maglio per pestare il salisso<br />
Adì 18 aprile 1789<br />
Riferisce Giovan Maria Beriola publico Ministrale aver questa med.a intimato a tutte le persone<br />
come sopra descritte singulo med.o per il pagamento della Tanza a norma come sopra, In fede<br />
Giovanni Battista Daffini Cancelliere di d.ta Comunità.<br />
Ai confini del territorio gardonese, come apprendiamo da analogo documento riguardante Sarezzo,<br />
esistevano poi altre tre fucine gestite da proprietari gardonesi, ed esattamente:<br />
Una fucina di ferro al Ponte di Zenano di ragione di Maffeo Franzini q.m Graziadio andante per<br />
suo conto con Edificij n. 3 si da Terra che da Aqua e Ruote tre per li Magli.<br />
Una fucina di ferro fogo grosso in Contr. Di Noboli di rag. di Giacomo Franzini di Maffeo andante<br />
per suo conto con Edificio si da Terra che da Aqua e Ruote, una per il Maglio.<br />
Una detta da ferro nella Contr. Suddetta di ragione del predetto Franzini di Maffeo con Edificio si<br />
da Terra che da Aqua e Ruote una per il Maglio.<br />
1794 – PIETRO DE LAMA VISITA GARDONE E RIFERISCE….<br />
P. DE LAMA, Le fucine di Gardone nel 1794… cit.<br />
53
Pietro de Lama … viaggiatore emiliano scrive il 17 settembre una lettera all’amico Gian Battista<br />
<strong>Bolognini</strong> per renderlo edotto delle sue impressioni di viaggio sulla Valtrompia visitata, sino ad<br />
Inzino, nella giornata precedente<br />
…. Ieri mattina dunque sono partito alle 11 e mezza a cavallo …<br />
… Passata e ripassata la Mella su ponti di pietra, sono alla fine entrato in Gardone, grosso e<br />
brutto paese situato sul dorso del monte, che può riguardarsi qual domicilio di Ciclopi. Sceso alla<br />
Posta e ordinato il pranzo, sono passato a vedere le diverse fucine, in ciascuna delle quali unico si<br />
è il lavoro dei fabbri. Sono tutte situate sulla Mella, le acque di cui danno moto alle macchine<br />
necessarie alla fabbricazione, e seco rotolano da’ monti le pietre, che stritolate servono di<br />
opportuno fondente al ferro…<br />
Dopo l’interessante notizia che indica l’aggiunta del minerale dolomitico alla lavorazione del ferro<br />
nei fuochi grossi quale fondente, segue la descrizione delle fucine, della sequenza di lavorazione<br />
che in esse avviene e delle “macchine” utilizzate, con particolare riguardo all’utilizzo delle acque<br />
del fiume e delle seriole come forza motrice … quella del primo mi è piaciuta singolarmente, e per<br />
la sua semplicità e per la costanza dell’effetto… e del tipo di aerazione che consente di .. animare<br />
il fuoco della fucina…<br />
… Lasciato Gardone sono andato costeggiando sempre la Mella a Inzino, altro Paese fabrile,<br />
situato al disopra del primo… qui ho visitate le fucine, nelle quali si fanno gli acciarini battendo<br />
col maglio i pezzi tutti nelle rispettive forme… Oh che figure hanno questi diavolacci di fabbri! Oh<br />
che dialetto hanno questi Trompiani! Non pronunciano né il C né il G, ma lo aspirano come<br />
dovrebbesi l’II… Ritornato a Gardone ho pranzato molto bene, mangiando fra le altre cose<br />
polenta con uccelletti arrostiti, pietanza quotidiana, in questo tempo de’ Bresciani e Bergamaschi,<br />
uccellatori appassionati, e del vitello che non invidia la mongana di Roma, la vitella di Sorrento, né<br />
la più vicina di Garfagnana. La squisitezza di questo devesi a mio credere alla circostanza che qui<br />
vengono a pasturare le mandre svizzere, le quali poi scendono nelle basse campagne per<br />
consumare l’erba terzaruola… Finito il pranzo, ho passeggiato per il borgo popolato di armaruoli<br />
occupati ad incassare fucili e di donne che ripuliscono colle grosse lime triangolari, levigano collo<br />
smeriglio, e bruniscono colla spontilla le canne…<br />
… Ho visitato la veramente brutta Cattedrale, poi montato in sella sono partito alle 21 …<br />
1794 - ORDINI PER LA DITTA FRANZINI-BECCALOSSI<br />
M. COMINASSI, Cenni sulla fabbrica..., cit.<br />
Nel 1794, secondo il Cominassi Gardone ricevette una ccmmissione di 6000 moschetti dal regio<br />
governo di Sardegna e di 150.000 (?) fucili dalla Spagna. Le armi furono pagate sei pezzette d’oro<br />
ciascuna. La grossa commissione fu assunta dalla Franzini-Beccalossi per mezzo del sig. Chivotti,<br />
console generale della Spagna nell’isola di Corsica.<br />
1797 – ELIMINAZIONE DELLE “CORPORAZIONI”<br />
Decreto del Comitato Militare della “Repubblica Bresciana”<br />
R. PRESTINI, Villa Carcina…, cit.<br />
“In nome del Sovrano Popolo Bresciano<br />
Il Comitato Militare<br />
nel pressante bisogno di fornire i magazzini nazionali di armi, trovasi un forte incaglio nel di già<br />
esposto disordine dei tomboni, ossiano corporazioni di arti nelle fabbriche di Gardone.<br />
Queste corporazioni si dividono generalmente in esse fabbriche a numero di sei, cioè:<br />
Maestri bollitori di canne<br />
Trivellatori<br />
54
Livellatori<br />
Molatori<br />
Fonditori e Fondelliere<br />
Nessuno può esercitare queste tali arti, quando non discenda dal padre che le abbia esercitate, e<br />
più quello che discenda dal trivellatore, non può fare il livellatore, ma semplicemente stare<br />
attaccato alla individuata professione dei suoi antenati…<br />
Oltrechè però tali Tomboni sono antidemocratici per la loro istituzione, sono anche perniciosi negli<br />
effetti; quindi si espone al Governo il seguente progetto di Decreto.<br />
Considerando il Governo provvisorio l’istantanea urgenza di approvisionare la Nazione di un<br />
numero sufficiente di armi, e quanto antidemocratico il sistema dei Tomboni, ossiano corporazioni,<br />
che vanno ad eternare con esclusiva in poche determinate famiglie l’esercizio dell’arti inservienti<br />
alla fabbrica di canne, per cui resta incagliato l’allestimento delle canne medesime, et impedita la<br />
perfezione a pregiudicio del commercio, della ricchezza nazionale.<br />
Decreta d’ora in avanti abbiano ad essere aboliti tali Tomboni, o Corporazioni all’oggetto che in<br />
quelle fabbriche sia libero a qualunque cittadino l’esercizio di quelle arti, a cui lo destina la sua<br />
naturale inclinazione, giacchè in nessuna parte devono essere lesi i sacri diritti di libertà, e di<br />
eguaglianza.<br />
Brescia, 31 maggio 1797. V.S. Anno I. della libertà italiana.<br />
Coccoli Presidente. Sabatti Vice Presidente. Rambaldini del Comitato. Ferrari Segretario<br />
Il Decreto del Comitato Militare della Repubblica Bresciana rispecchia indubbiamente le necessità<br />
del momento e gli ideali di libertà e uguaglianza di ispirazione francese eliminando però le<br />
“corporazioni” gardonesi che pur anacronistiche per le loro ferree caratteristiche di chiusura,<br />
avevano decisamente contribuito all’affermazione dell’artigianato locale.<br />
1801 – LA RELAZIONE DI GIUSEPPE FRANZINI<br />
G. FRANZINI, Stato presente e preterrito della già Valle Trompia, riguardante le miniere di ferro,<br />
edificj e rispettivo magistero Brescia 21 dicembre 1801<br />
ASM, Cartella n. 156 del fondo “Commercio”, parte moderna.<br />
La relazione si compone di 14 pagine: Nella prima parte del documento il Franzini illustra la<br />
situazione generale della Valle che risulta composta da quindici comuni con “15.000 individui di<br />
fisso incolato”. Nel rapporto vero e proprio si prospetta il quadro veritiero e lacrimoso della Valle<br />
Trompia mentre l’ultima parte è dedicata a Gardone con una descrizione storica dell’arte di<br />
fabricar le canne ed il ricordo dell’antica organizzazione delle Maestranze in Fraglie: Bollitori,<br />
Trivellatori, Livellatori, Molatori e Fondellieri e delle severissime regole per gli iscritti. Il relatore<br />
dà un interessante quadro numerico della Maestranza al tempo impegnata in questa minuscola<br />
“repubblica delle canne” :<br />
“… tredici sono i Maestri bollitori, corrispondenti a tredici fuochi ad uso di canna; ventuno i<br />
Trivellatori; i Livellatori quattordici; venti i Molatori; cinque Fondellieri e settantatre Fornitori.<br />
Questa turba mercenaria, colle rispettive famiglie, forma il numero di circa mille individui, li quali<br />
convivono e sussistono col meschino impiego delle canne, riuscendo impotenti a procacciarsi<br />
altrimenti il giornaliero mantenimento…<br />
… Anco il sesso muliebre, tuttoché non costituente Fraglia, viene indicato a rendere vei più insigne<br />
la fabbrica delle canne. Le donne adunque interessano l’abilità loro nel pulire e lisciare le canne<br />
esteriormente, acciò guadagnino facilmente l’occhio dell’ispettore…”<br />
1801 – NOMI DEGLI ARTISTI E MERCANTI GARDONESI RADUNATISI IN SEZIONE<br />
ACG, Fondo Armi, 1800-1810.<br />
55
Dal verbale di una adunanza degli artisti gardonesi finalizzata all’elezione dei “ periti” e dei<br />
“dispensieri” conosciamo l’elenco nominativo (e la mansione svolta) dei componenti la maestranza<br />
gardonese che presentiamo in ordine alfabetico:<br />
Stefano Ajardi - Fornitore<br />
Giuseppe Antonelli - Livellatore<br />
Pietro Beccalossi - Mercante e proprietario foghi<br />
Gerolamo Beltrame qd. Francesco - Fondegliere<br />
Bernardo Beltrami - Fondegliere<br />
Girolamo Beltrami - Fondegliere<br />
Bortolo Beretta - Fornitore<br />
Francesco Beretta - Molatore<br />
Giacomo Beretta - Fornitore mercante e proprietario foghi<br />
Giacomo Beretta - Capo fornitore<br />
Giuseppe Beretta - Fornitore, mercante, proprietario foghi<br />
Giuseppe Beretta - Molatore<br />
Antonio Beriola - m.o Bollitore<br />
Vincenzo Bernardelli - Molatore<br />
Domenico Bertarini - Fornitore<br />
Francesco Bertarini - Fornitore<br />
Lodovio Bertarini - Fondegliere<br />
Giuseppe Bertoglio - Fornitore<br />
Antonio Bertoletti - Molatore<br />
Gio. Batta Bertoletti - Molatore e merante<br />
Luigi Bertoletti - Molatore<br />
Paolo Bertoletti - Fornitore<br />
Marco Bignotti - Fornitore<br />
Antonio Burla - Trivellatore<br />
Giacomo Cabona - Lavorante al fogo<br />
Gio Battista Cabona - Fornitore e mercante<br />
Pietro Cabona - Fornitore e mercante<br />
Giac. Calino - Livellatore<br />
Prospero Caltrami - Fornitore<br />
Carlo Camossi - Fornitore<br />
Domenico Camossi - Fornitore<br />
Giacomo Antonio Camossi - Fornitore<br />
Bortolo Camplani - Fornitore<br />
Giuseppe Camplani - Fornitore<br />
Angelo Chinelli - m. Bollitore<br />
Ventura Chinelli - Trivellatore<br />
Francesco Cominassi - Fornitore<br />
Giuseppe Cominassi - m. Bollitore<br />
Annibale Daffini - Fornitore<br />
Gio Batta Daffini qd. Rinaldo - Trivellatore<br />
Gio Batta Daffini - Fondegliere<br />
Lorenzo Daffini - Fornitore<br />
Stefano Fiorini - Trivellatore<br />
Antonio Franzini - Fornitore<br />
Gaspare Franzini - Fornitore<br />
Giammaria Franzini qd. Giacomo - Fornitore<br />
56
Giammaria Franzini qd Pro - Fornitore<br />
Gio Franzini - Trivellatore<br />
Lorenzo Franzini - Fornitore<br />
Luigi Franzini - Fornitore<br />
Maffeo Franzini - Trivellatore<br />
Pietro Franzini - Fornitore<br />
Innocenzo Guerini - Fornitore<br />
Gio. Battista Mazetti - Trivellatore<br />
Antonio Moretta - Trivellatore<br />
Carlo Moretta - Fornitore<br />
Giacomo Moretta - Fornitore<br />
Pantaleone Moretta - Fornitore<br />
Pietro Moretto qd. Francesco - Molatore<br />
Rocco Moretti - Molatore<br />
Giacomo Moro - Fornitore<br />
Antonio Mutti - m. Bollitore<br />
Francesco Mutti - Livellatore<br />
Gio Mutti - Livellatore<br />
Gio Batta Mutti - Fornitore<br />
Gio. Batta Mutti - Livellatore<br />
Gio Maria Mutti qd. Antonio - Molatore<br />
Giuseppe Mutti - Livellatore<br />
Luigi Mutti (Bigarola) - LIvellatore<br />
Prospero Mutti - Fornitore<br />
Sperandio Mutti - Proprietario di foghi<br />
Crescenzio Paris - Trivellatore<br />
Giammaria Paris - Trivellatore<br />
Gio. Maria Paris - Trivellatore<br />
Giuseppe Paris (nono) - Trivellatore<br />
Paolo Paris - Trivellatore<br />
Andrea Pedretti qd. Domenico - Molatore e mercante<br />
Antonio Pedretti - Molatore<br />
Carlo Perdetti - m. Fornitore e mercante<br />
Francesco Pedretti - Molatore<br />
Giuseppe Pedretti - Molatore<br />
Pietro Pedretti - Molatore<br />
Gio. Peli - Trivellatore<br />
Pietro Peli - Trivellatore<br />
Giuseppe Pellizzari - Fornitore<br />
Deffendo Rossi - Fornitore<br />
Francesco Timpini - Fornitore<br />
Giacomo Timpini - Fornitore<br />
Giammaria Timpini - Fornitore<br />
Vincenzo Timpini - Fornitore<br />
Carlo Tonni - Fornitore<br />
Giacomo Tonni - Livellatore<br />
Leandro Tonni - Livellatore<br />
Antonio Zambonardi - Fondegliere<br />
Gio. Battista Zambonardi - Fondegliere<br />
Giuseppe Zambonardi - Trivellatore<br />
Pietro Zambonardi - Trivellatore<br />
57
Pietro Zambonardi - Fornitore<br />
Prospero Zambonardi - Fornitore<br />
Domenico Zambonetti - Livellatore<br />
Fran.co Zambonetti - Livellatore<br />
Francesco Zambonetti - Livellatore<br />
Girolamo Zambonetti - Livellatore<br />
Giuseppe Zambonetti - Livellatore<br />
Lorenzo Zambonetti - Fornitore<br />
Sperandio Zambonetti - Fornitore<br />
L’assemblea della maggioranza ha eletto a propri periti:<br />
ANNIBALE DAFFINI con voti affermat. N. 39 negativi N. 33<br />
GIACOMO BERETTA<br />
di Bortolo “ N. 48 “ N. 26<br />
CARLO TONNI “ N. 54 “ N. 20<br />
ANTONIO FRANZINI “ N. 61 “ N. 11<br />
Resta deciso per li dispensieri, che fino alle rispettive elezioni delle arti rimangono provvisori:<br />
GIUSEPPE BERTOGLIO e GIACOMO BERETTA capo<br />
1802 - PER NAPOLEONE 70.000 FUCILI<br />
M. COMINAZZI, Cenni sulla Fabbrica d’armi di Gardone in Valtrompia, 1845.<br />
… con un decreto del 20 settembre 1802 il ministro della guerra (del Regno Italico) incaricò la<br />
fabbrica di 70.000 fucili con baionetta, di 9.000 carabine, 9000 paja di pistole, incombenza che fu<br />
compiuta in tre anni. Annualmente poi, durante il Regno Italico, venivano somministrati 40.000<br />
fucili …<br />
1806 - EUGENIO DI BEAUHARNAIS VISITA LE FABBRICHE GARDONESI<br />
AA. VV. Visitatori illustri in Antologia gardonese, cit.<br />
La presenza dell’antica fabbrica d’armi determinò, dopo quella dell’Arciduchessa d’Austria, la<br />
visita a Gardone di molte personalità politiche, di re e imperatori.<br />
Eugenio di Beahurnais fu vicerè d’Italia dal 1805 al 1814. Era figlio di Josephine Tascher de la<br />
Pagerie, prima moglie di Napoleone vedova di Alexandre Beahurnais deputato agli Stati generali e<br />
vittima del Terrore. In occasione del matrimonio venne adottato con la sorella Ortensia ( che poi<br />
sposando Luigi Bonaparte divenne regina d’Olanda) da Bonaparte. Giunto a Gardone,<br />
riconosciutane ed apprezzatane l’importanza, istituì in Brescia un arsenale con un distaccamento ,<br />
comandato dal capitano Nobili, con sede a Gardone.<br />
1806 – CARICA DEI FORNI FUSORI TRUMPLINI E LORO RESA<br />
ASM, Ministero della guerra, c. 94, Memoria Beroaldi.<br />
( i valori sono espressi in tonnellate)<br />
58
Ubicazione Giorni Minerale Carbone Ghisa Carbone/ Carbone<br />
accensione<br />
Prodotta Minerale Ghisa<br />
Collio 300 882 1.103 466 1,25 2,37<br />
Bovegno 180 662 529 250 0,80 2,12<br />
Brolo 150 551 441 208 0,79 2,12<br />
Pezzaze 300 1.279 1.250 480 0,97 2,60<br />
Robecco 300 1.279 1.250 480 0,97 2,60<br />
Tavernole 150 551 441 208 0,79 2,12<br />
1807 - LA PRODUZIONE GARDONESE SECONDO IL SABATTI<br />
A. SABATTI , Quadro statistico del dipartimento del Mella, Brescia, 1807.<br />
... Un tempo la fabbrica delle armi e delle armature era estesa e fiorente; in oggi la fabbrica più<br />
ragguardevole di queste Valli è quella delle armi da fuoco in Gardone, luogo principale della<br />
Valle Trompia, ed alla distanza di dodici miglia da Brescia. Questa fabbrica alimenta una popola-<br />
zione di 1600 abitanti , i quali travagliano nelle varie arti, che concorrono alla fabbricazione delle<br />
armi . Le canne cavate dal fuoco dai maestri dell’arte passano a quella dei trivellatori, i quali per<br />
mezzo della trivella formano ad esse la cavità interna proporzionata al relativo calibro, ma<br />
siccome questa cavità non può essere perfettamente retta e cilindrata , si passano all’arte dei<br />
livellatori. Questi, oltre che mettono le canne nella linea più retta, cilindrano e puliscono l’interna<br />
cavità in modo, che calata nella canna una bacchetta di ferro che perfettamente compia la bocca,<br />
l’aria interna vi si comprime e rimanda al di fuori la bacchetta che vi si era introdotta. Dall’arte<br />
dei livellatori le canne passano a quella dei molatori; i quali con certe mole puliscono la parte<br />
esterna delle canne e le preparano ad essere finite dall’arte dei fornitori. Avvi pure l’arte dei<br />
fondellieri, che s’impiegano nella sola fabbricazione dei fondelli delle canne che si lavorano in<br />
fabbrica . Le donne attendono alla pulitura delle canne, che è l’ultima mano d’opera.<br />
L’attività di questa fabbrica è capace da apprestare trenta a quaranta mila canne assortite<br />
all’anno e non è gran tempo, che l’affluenza delle commissioni dal Levante, dalla Turchia, dalla<br />
Spagna, dal Piemonte le dava il massimo movimento. Le canne che vi si lavorano, sono riputate<br />
per bontà e forma, ma riescono forse un po’ costose, perchè non tutte reggendo alla prova conviene<br />
rincarare il prezzo di quelle che vi resistono. Una scuola metallurgica fondata nel Dipartimento,<br />
ed affidata a professori, i quali oltre la teoria conoscessero anche la vera pratica dei processi che<br />
sono in uso presso le azioni più accreditate, potrebbe contribuire a rendere perfetta questa fabbrica<br />
col fissare i veri rapporti della formazione della pasta del ferro atta alla fabbricazione delle<br />
canne, ed a stabilire i più sicuri mezzi di ben purgarlo. Una volta che questa fabbrica abbia<br />
ripreso nome può divenire della più grande importanza allo Stato. Frattanto esso l’ha<br />
incoraggiata coll’istituzione in Brescia d’un apposito Arsenale nel locale detto “di S.<br />
Bartolomeo”, diretto da probi ed intelligenti ufficiali, per cui acquisterà molto credito anche<br />
presso le nazioni straniere.<br />
Attualmente si può contare che il lavoro annuo di questa fabbrica produca circa trenta mila canne<br />
di ogni qualità le quali in parte si montano nel Dipartimento, le altre, che sono la massima , si spe-<br />
discono in natura ai committenti.<br />
.... La fabbrica delle lime tanto pel ferro, che pel legno è in Gardone ripartita in dieci piccole<br />
fucine, e provvede tutte le arti che operano nell’armi, e le officine ferrarie della Valle Trompia....<br />
.... Vi sono poi tre fabbriche d’incudi, due nella Valle di Lumezzane, e l’altra in Gardone ma non<br />
sono in costante attività.....<br />
59
..... Le armi da fuoco della nostra fabbrica passano in varie parti d’Italia, nel Levante, in Turchia<br />
la maggior parte di questo commercio si fa per cambio di merce con merce. Le spedizioni delle<br />
armi si fanno per Venezia, e per Livorno.<br />
Fuochi .................. 16<br />
Armi da fuoco le quali Trivellatori ........... 18<br />
attivano fucine di.... Livellatori ............ 10<br />
Molatori ................ 10<br />
Fornitori ............. 34<br />
Fondellieri ............ 4<br />
1807 - STATO DELLE CANNE DA FUCILE CAVATE DAL FOGO PER IL REGIO<br />
SERVIZIO DAI MERCANTI DELLA FABBRICA DI GARDONE<br />
ACG, Faldone 1801-1847.<br />
Nome del mercante-<br />
Proprietario<br />
Pietro Paolo MORETTI<br />
Bortolo MORETTI<br />
Giovanni FRANZINI<br />
G.B. FRANZINI<br />
Pietro CABONA<br />
Ventura BERTARINI<br />
Ang. Matteo PEDRETTI<br />
Numero delle canne<br />
Cavate dal fuoco<br />
1552<br />
938<br />
620<br />
1912<br />
1400<br />
1391<br />
3880<br />
Nome dei maestri<br />
Bollitori<br />
G.M. Franzini fu Ant.<br />
Giuseppe Chinelli<br />
G.B. Beriola<br />
Giu. Beretta fu Antoni<br />
G.M. Bertarini<br />
Bortolo Bertarini<br />
Giovanni Dalera<br />
Giambatt. Beriola<br />
Girolamo Mutti<br />
Giuseppe Beretta fu A.<br />
Giacomo Cabona<br />
Francesco Cominassi<br />
Giovanni Dalera<br />
Giammaria Bertarini<br />
Numero delle canne<br />
accettate<br />
833<br />
495<br />
356<br />
1200<br />
643<br />
1011<br />
1966<br />
Crescenzio PARIS<br />
3313<br />
Giammaria Bertarini<br />
A. Beriola- G.Franzini<br />
Giamm. Franzini fu A.<br />
Gius. Ant. Beretta<br />
2099<br />
G. BERETTA<br />
271 Antonio Beriola<br />
164<br />
Giambat. BERTOLETTI 313 Giuseppe Beretta<br />
Giammaria Bertarini<br />
Gio. Dalera<br />
133<br />
Crescenzo GUERINI<br />
74 Giammaria Bertarini<br />
43<br />
Anto. ZAMBONARDI 96 Franc. Cominassi 31<br />
Totale Canne Provate<br />
15.760<br />
Total canne accettate<br />
8.934<br />
60
1808 – LA PENURIA DI LEGNE ED UN CONTRATTO DI CRESCENZO PARIS<br />
F. TURLA , Valle di Mezane, Brescia, 2002.<br />
Antonio Sabatti nel suo “Quadro statistico….” descrive le condizioni dei boschi trumplini nei primi<br />
anni del secolo lamentandosi del loro insensato sfruttamento e osservando che sarebbe da evitare<br />
il:<br />
…taglio immaturo delle legne, le quali in luogo di lasciarle crescere sino all’età di dodici anni, si<br />
tagliano di nove e di otto, per cui dietro replicate osservazioni ed esperienze sicuramente risulta<br />
che si perde un doppio prodotto di carbone, oltrediché quelle immature non avendo ancora forza di<br />
purgare a dovere il ferro, se ne consuma una maggiore quantità, e non lo si riduce a quella<br />
perfezione, di cui sarebbe suscettibile, a grave danno delle varie fabbriche ed in singolar modo di<br />
quelle delle armi da fuoco…<br />
Il tutto è confermato dal contratto stipulato dal noto commerciante di canne di Gardone Crescenzio<br />
Paris che, alla ricerca di carbone per le sue fucine, aveva preso in subappalto per 2.000 lire legna<br />
lumezzanese da tagliare al 9° anno, ma aveva atteso del tempo per farla tagliare.<br />
Gli venne quindi richiesta dal Comune di Lumezzane la tassa per un anno ed una penale di 20<br />
soldi.<br />
Il Paris però appellandosi alla normativa prevista dallo Statuto di Valtrompia si oppose sia alla<br />
tassa che alla penale sostenendo che:<br />
… Le legne devono essere di dieci butade (10 anni) , sicchè inservino ad uso di carbone, e molto<br />
più lo devono essere in fondi come sono questi del Comune di Lumezzane, opachi e frigidi …”<br />
Nonostante la concretezza della sua posizione però, la Prefettura impose al Paris di osservare i<br />
capitoli dell’asta del subappalto e di effettuare il taglio nei tempi concordati indipendentemente da<br />
ogni scusante, guidata nella sua decisione più da impellenti necessità che dalla logica statutaria<br />
degli avi.<br />
1808 – LEOPOLDO NOBILI ALLA GUIDA DELL’ARSENALE GARDONESE<br />
P.B., Enciclopedia gardonese…, cit.<br />
Il Conte Leopoldo Nobili assume la guida dell’Arsenale gardonese. Durante la sua permanenza dà<br />
vita nuova all’industria trumplina curando le tecniche di raffinamento del ferro utilizzato per la<br />
fabbricazione delle canne ed il processo di stabilizzazione del colore delle stesse.<br />
1811 – IL PARIS PRODUCE LE PRIME CANNE DAMASCATE<br />
M.COMINAZZI Cenni sulla Fabbrica… op cit.<br />
Gio Battista Paris, dell’omonima impresa, introduce nella fabbricazione delle canne la tecnica della<br />
damascatura che le rende più solide ed esteticamente eccezionali.<br />
1812 - NASCE VINCENZO BERNARDELLI FONDATORE DELL’OMONIMA DITTA<br />
P.B. , Dizionario biografico … Inedito.<br />
61
Da Pietro e Lodovica Moretti nasce Vincenzo. Ebbe tre mogli: Maria Bertoletti, Giulia Peli e<br />
Costanza Resini. Staccatosi nel 1865 dalle officine dei fratelli Franzini di via Umberto I°<br />
(l’odierna via Mazzini) iniziò una propria attività armiera indipendente nell’abitazione di via S.<br />
Carlo, dando origine e vita a quella che diverrà la VINCENZO BERNARDELLI ARMI. Seppe<br />
operare con grande equilibrio e, progredendo nel lavoro continuamente, alla sua morte lasciò i figli<br />
Pietro, Lodovico, Antonio e Giulio in un’invidiabile situazione economica e produttiva. Era<br />
soprannominato BASU’ non si sa se per la statura o per il tono di voce particolarmente grave che<br />
lo caratterizzava.<br />
1816 - L’IMPERATORE IN VISITA A GARDONE<br />
M. COMINAZZI, Cenni sulla Fabbrica d’armi … cit.<br />
Il 16 marzo 1816 S. Maestà l’imperatore Francesco I, accompagnato dal ministro Metternich,<br />
giunge in visita alla nostra fabbrica di canne. Apprezzatane l’efficienza “ … ordinerà per ogni anno<br />
la costruzione di 6000 pezzi per uso degli II. RR. Eserciti…” Memore della visita e ricordando la<br />
qualità e la tipologia del lavoro gardonese , con il dispaccio n. 2510 del 13 agosto 1829 stabilì che i<br />
maestri di canne di Gardone fossero esenti dal servizio militare, privilegio che in seguito sarà<br />
confermato da S. M. Ferdinando I.<br />
1816 - LA DITTA PARIS FRANZINI<br />
Nel corso del 1816 la ditta Paris e Franzini fornisce al Governo di Toscana 3000 fucili, 3000<br />
carabine, 5000 pistole, 450 sciabole di cavalleria e 600 di fanteria.<br />
1817 – PROBLEMI COI MANTICI<br />
C. QUARENGH,. Tecnocronografia…, cit., a.a.<br />
Il governo austriaco ordina che nelle fucine gardonesi venga abbandonato l’uso dei mantici e che<br />
vengano introdotte le trombe idroeoliche più convenienti e di maggiore efficacia.<br />
1818 - L’ARCIDUCA RANIERI IN VISITA A GARDONE<br />
M. COMINAZZI , Cenni sulla Fabbrica d’armi … cit.<br />
L’Arciduca Ranieri, Vicerè del Lombardo Veneto, sempre per avere una conoscenza diretta della<br />
produzione armiera gardonese, visita la Fabbrica del centro trumplino. Ripeterà la visita il 28<br />
aprile 1823 in compagnia della moglie Maria Elisabetta.<br />
62
1818 - LA SUPPLICA DELLE MAESTRANZE<br />
ASB - IRD Busta 3807 17.11.1818 , Supplica delle maestranze gardonesi<br />
Le maestranze gardonesi rivolgono una supplica all’autorità onde questa provveda ad una migliore<br />
distribuzione del lavoro e dei relativi pagamenti per evitare quanto già più volte accaduto e che<br />
“gli ingordi mercanti” trovino ogni scappatoia per speculare ancora una volta sul lavoro dei poveri<br />
maestri. Il documento è riprodotto quasi totalmente perchè oltre ad alcune note storiche, chiarisce<br />
la situazione del lavoro e dei lavoranti gardonesi nel periodo indicato.<br />
“Supplica delle maestranze gardonesi contro la chiusura della “fabbrica erariale” e elenco degli<br />
insediamenti produttivi”<br />
All’imperial Regia Delegazione della Provincia Bresciana<br />
Da lontana età la fabbrica delle canne da fucile fu eretta in Gardone e fu sempre attivata coll’uso<br />
del battente ossia maglio, e co’ tubi. Ebbe a crescere in seguito, siccome nella perfezione, così nel<br />
numero degli edifici, prosperò nel commercio, somministrò le occorrenti armi ad uso di guerra al<br />
Principe Veneto che la protesse con munificentissimi decreti, persino colla privativa, e fornì quelle<br />
di mercanzia, ed altrimenti dette di lusso all’interno del Ducato veneto ed all’estero stato. Con tale<br />
stabilimento d’industria, si arricchirono li proprietari della fabbrica, e si videro in istato di<br />
sostenere, ed ampliare le loro officine; di perfezionare con utili esperimenti la manifattura, e<br />
gl’artisti trovarono nel travaglio con che soddisfare ai bisogni delle loro famiglie, nè soffersero<br />
mai fame. Nel 1806 epoca della decadenza dei proprietari della fabbrica, fu introdotto l’uso di<br />
fabbricare canne coll’uso del martello, e coi mantici, in via economica col mezzo della Direzione<br />
d’artiglieria di Brescia... La speculazione fu fatta adottare dal cessato governo italiano. Sebbene<br />
preponderasse l’uso di fabbricare canne col martello, si continuò a fabbricare in parte col battente<br />
le canne ad uso di guerra, fabbrica che escluse pressochè quella delle canne di commercio, e di<br />
lusso. Si volle sostenuta la prova e bollo delle dette canne di lusso in Brescia con una gravosa<br />
spesa di centesimi 60 per canna, che fu forza ai proprietari fabbricatori di vedere il decadimento<br />
del loro commercio, e l’arrenamento delle loro officine, e di tollerarlo fino all’ingresso delle<br />
vittoriose armate dell’ augusto sovrano sul suolo dell’Italia. Sciolto per tal modo l’eclusivo<br />
travaglio per uso della guerra respirarono i depressi proprietari fabbricatori e viddero<br />
nell’avvenire sicura la loro risorsa.<br />
Fatali vicende di carestia, d’incaglio di commercio destarono nell’augustissimo sovrano sensi di<br />
compassione e suscitarono la premura di sostenere la fabbrica (che degnò di visitare in persona)<br />
onde con questa, risorgere li proprietari e gl’artisti ridotti all’estremo della desolazione. Ottimi<br />
effetti si avrebbero potuto ripromettere, se l’esecuzione avesse corrisposto all’intenzione sovrana;<br />
ma fu l’esecuzione raccomandata alla Direzione d’artiglieria di Brescia, influenzata da<br />
quegl’istessi che diriggevano la fabbrica nel cessato governo, i quali anzichè estendere la<br />
beneficenza all’intiero corpo componente la fabbrica.. limitarono il travaglio ad un determinato<br />
esclusivo numero di artisti al martello, costruirono dei fuoghi a tal’uso nelle case e dimenticarono<br />
totalmente le fabbriche a battente, e li proprietari fabbricatori cui avrebbe dovuto.. commettersi<br />
per appalto la decretata beneficenza sovrana... L’augustissimo sovrano.. disciolse la Direzione<br />
d’artiglieria di Brescia cui prefisse di cessare le funzioni coll’ultimo ottobre passato / consentendo<br />
/ ai proprietari fabbricatori di sperare che ulteriori commissioni pubbliche fossero per appaltarsi<br />
ad essi sicchè potessero sostenere i loro stabilimenti.. utili a tutta la Provincia. Attendono l’effetto<br />
sospirato... col timore... (derivante) dall’apparato della tutt’ora vigente Direzione d’artiglieria<br />
(composta da trenta impiegati) che loro pronostica la continuazione per conto pubblico nel modo<br />
finora usato.<br />
... Delegato un riflesso al prospetto della fabbrica di Gardone... che degnerà rilevare potersi<br />
costruire una vistosa quantità di canne negl’antichi stabilimenti attivati da acquedotti sempre<br />
perenni senza servirsi degl’intrusi fuoghi al martello abusivamente eretti nelle case estranee per tal<br />
63
costruzione. Non è mestieri permettere se le canne riescono meglio fatte coi tubi o col battente,<br />
oppure coi mantici e col martello . Siffatta questione fu per lungo tempo e profondamente discussa<br />
da valenti professori nel cessato governo, e nel governo veneto, ed in quest’ultimo fu ritenuto l’uso<br />
del battente e dei tubi come quello che ritenuto anco pari all’uso del mantice e martello, e più utile<br />
alla fabbrica e di minor fatica agli artisti... ai proprietari fabbricatori è rovinosa la fabbricazione<br />
medesima vien tolto un ramo del loro commercio ed alle loro onorate speculazioni; si rovinano le<br />
loro officine colla fabbricazione delle canne a martello, come si è detto, nelle case estranee perchè<br />
restano queste inoperose ed inutili, anzi solo di aggravio al proprietario che nullameno deve<br />
provedere al loro mantenimento, e pagare li pubblici aggravi. Non è dei ricorrenti e non si<br />
presume da essi di mettere le mani nel sacrario dell’amministrazione pubblica per avere le prove<br />
del costo del fucile fabbricato per economia; edotti però dall’esperienza osano affermare, che il<br />
fucile stesso in tal modo fabbricato, comprese le spese degli impiegati, costa assai più di quello,<br />
che potrebbe costare fabbricato per impresa dai proprietari della fabbrica. La condizione<br />
dell’artista non è avvantaggiata per alcun modo, poichè la mercede a lui corrisposta sarebbe, ed è<br />
uguale, anzi sopra tutti individualmente si riserverebbe il travaglio colla fabbricazione per<br />
appalto, la cui mercè, anco tutti si attiverebbero li proprietari fabbricatori, ed i loro foghi a<br />
battente, e così si sosterrebbe e la fabbrica e gl’artisti con avvantaggio dello stato. .... Non resta<br />
ai rivolgenti umilissimi, che d’implorare il braccio e la protezione del primo magistrato provinciale<br />
perchè s’interessi a loro favore presso l’I.R. Governo, acciò questa sia ras- segnata ai piedi<br />
dell’Eccelso Monarca onde ottenergli, che la fabbricazione dei fucili ad uso di guerra occorrenti al<br />
pubblico e sovrano servizio, sia delegata per pubblico appalto, esclusivamente ai soli proprietari<br />
fabbricatori, od in altro modo ripartita sui loro rispettivi foghi a battente, come si costumò sempre<br />
anche sotto il Governo Veneto, mediante privata trattativa. Tale misura è la sola che possa<br />
incontrare le viste e l’interesse del Sovrano; il sostenimento dei fabbricatori e quello degli artisti, e<br />
redimere dalla certa rovina uno stabilimento importante cotanto, unico negli stati di S. Maestà<br />
Imperiale e Reale in Italia, e che formò il soggetto delle più gravi ed interessate cure delle<br />
dominazioni, cui per il variar degli anni ebbe a sottostare<br />
Giuseppe q.m Maffeo Franzini<br />
Crescenzio Paris e figli<br />
Eredi Sperandio Mutti<br />
Pietro e fratelli Cabona<br />
Bortolo Moretti Gardone lì 17 novembre 1818<br />
Giuseppe Bertarini<br />
Pietro Paris per la mia ditta e qual procuratore del signor Pietro Paolo Moretti<br />
1818 – LE FUCINE GARDONESI<br />
“Prospetto dell’antica fabbrica delle canne da fucile situata in Gardone Valle Trompia provincia<br />
di Brescia e dei rispettivi proprietari “<br />
ASB, IRD, Busta. 3807.<br />
In Gardone vi esistono da età remote le sottosegnate officine, nelle quali si costruirono sempre le<br />
canne da fucile e di lusso, ed analoghi articoli a tall’uso, per il nazionale ed esteri stati.<br />
I. Un’officina situata al Ponte Zanano, villaggio vicino a Gardone, di ragione del sig. Giuseppe<br />
q.m Maffio Franzini, serve per costruire le lame di ferro, con le quali si costruiscono le canne<br />
2. Altra simile contigua alla prima, di ragione del detto sig. Franzini, serve al medesimo uso<br />
3. Altra simile vicino al paese di Gardone suddetto detta della Fornace dei sigg. Giuseppe e<br />
fratelli Bertarini, Crescenzio Paris e figli e del detto sig. Franzini<br />
4. Altra officina contigua, detta dei Rampinelli eredi di ragione del sig. Paris<br />
64
5. Altra officina in Gardone, denominata del Molino, di ragione dei sigg. Beccalossi, Feroldi e<br />
Paris<br />
6. Altra simile attivata dal medesimo acquedotto, detta la Fucina Vecchia, di ragione del sig.<br />
Paris<br />
7. Altra fucina detta del Graminente, di ragione dei sigg. Bortolo Moretti, fratelli Cabona e<br />
Carlo Moretta q.m Giacomo<br />
8. Altra officina detta del capo di Gardone, di ragione del sig. Paris<br />
9. Altro fucinetto contiguo di ragione del sig. Giuseppe Cavagnola<br />
10. Altra fucina detta dei Manenti, di ragione del sig. Pietro Paolo Moretti<br />
11. Altra officina sul confin di Gardone vicina ad Inzino, detta il Fucinetto, di ragione del sig.<br />
Giuseppe q.m Maffio Franzini sudetto<br />
12. Altro fucinetto contiguo di ragione dei sig. eredi Simeone Moretti e del sig. Giacomo q.m<br />
Antonio Beretta<br />
13. Altra officina di là del fiume Mella vicno a Gardone di ragione delli sig. eredi q.m Sperandio<br />
Mutti<br />
14. Altra officina contigua detta delle Cornelle, di ragione del sig. Bortolo Moretti<br />
15 Altra officina sul medesimo acquedotto come sopra al n. 14 di ragione dei sigg.<br />
Beccalossi,fratelli Feroldi e Paris e del sig. eredi q.m Maffio Franzini q.m Antonio<br />
1820 - IL GRANDUCA DI TOSCANA<br />
QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
Il Granduca di Toscana Ferdinando III visita le fabbriche gardonesi.<br />
1821 – NO ALLE ESPORTAZIONI<br />
C. QUARENGHI Tecno-cronografia …, cit.<br />
In seguito ai moti rivoluzionari che interessano i territori italiani il governo austriaco proibisce<br />
l’esportazione di armi da fuoco da Brescia e da Gardone. Le fucine rimangono prive di lavoro.<br />
1822 – SUPPLICA DEI MAESTRI<br />
C. QUARENGHI, Tecno cronografia …, cit.<br />
Supplica dei maestri armaioli gardonesi a S.M. l’imperatore d’Austria perché la fabbricazione dei<br />
fucili di fanteria per l’esercito sia portato almeno a 12.000 fucili annui.<br />
1823 – GLI ARTISTI GARDONESI ED IL GOVERNO<br />
ASB – IRD, Busta 3808.<br />
Il Consiglio Aulico di Vienna ordina la fabbricazione di 6.000 fucili di fanteria, e di altre armi per<br />
un importo complessivo di 68.412 fiorini. Si riporta il contratto :<br />
Contratto fra gli artisti gardonesi e l’I.R. Governo<br />
Nell’ufficio dell’Imperial Regio Commissario Distrettuale di Gardone, provincia di Brescia, il<br />
trenta settembre milleottocentoventitre.<br />
In relazione al dispaccio 22 corrente dell’I.R. Governo e allo scopo di sistemare l’annua<br />
fabbricazione di seimille fucili per conto dell’ I.R. Erario Militare, fabbricazione<br />
clementissimamente decretata dalla sovrana munificenza ad esclusivo beneficio degli artisti di<br />
Gardone, non che all’oggetto di precludere l’adito agli incagli, che finora si frapposero in<br />
dipendenza dell’appalto, il nobile signor conte Giuseppe Brebbia, consigliere di governo, primo<br />
comandante del I.R. Delegato Provinciale, ed il signor Nicodemo Capitano comandante il<br />
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Deposito di ricezione d’armi in Brescia, si sono recati personalmente a Gardone, e quivi di<br />
concerto col locale I.R. Commissario Distrettuale si fecero chiamare gli artisti, e per essi i loro<br />
legittimi rappresentanti... e venne stabilito quanto segue:<br />
1. ... Volendo allontanare ogni tipo si speculazione... onde il beneficio ridondi tassativamente a<br />
pro degli artisti, si conviene che la fabbricazione annuale dei seimille fucili, debba eseguirsi in via<br />
economica, cioè per conto ed interesse degli artisti...<br />
2. Che il Signor Capitano Comandante del Deposito di ricezione debba fornire...al principio<br />
d’ogni mese lamine di ferro, più il 30 % a titolo di scorta...<br />
3. Che le dette lamine debbano essere consegnate al capo dell’arte prima, cioè dei Bollitori, che<br />
formate siano consegnate al capo dell’arte seconda e così via...<br />
4. Che il Deposito di ricezione, eseguita l’ordinaria visita delle canne, debba sborsare le mercedi<br />
del travaglio a norma della vigente tariffa ...<br />
5. Che gli artisti debbano obbligarsi, come si obbligano, all’esatta osservanza ed esecuzione<br />
della disciplina in corso relativamente alla fabbricazione delle canne ...<br />
6. Finalmente, che a garanzia del suddetto Deposito di ricezione gli artisti debbano offrire nelle<br />
vie regolari un idoneo mallevadore quale si costituisca garante per la consegna al Deposito di<br />
tante canne quanto saranno le lamine somministrate...<br />
Ciò avuto venne chiuso il presente protocollo, e contrassegnato da tutte le parti intervenute.<br />
1824 – ANCORA PER LE ESPORTAZIONI<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
Con il decreto 31 gennaio, il Governo austriaco autorizza provvisoriamente l’esportazione di fucili<br />
da caccia e di lusso previo uno speciale permesso governativo.<br />
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1824 – UN ALTRO ARCIDUCA DI TOSCANA<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
L’Arciduca di Toscana Leopoldo II visita le fabbriche d’armi gardonesi.<br />
1824 – CANNE PER L’EGITTO<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
La ditta gardonese Franzini fornisce le canne e gli acciarini per due splendide piustole destinate ad<br />
Ibraim pascià d’Egitto. Le armi sono realizzate su disegno del cav. Pelagi e gli ornamenti sono<br />
predisposti dalla Fonderia Manfredini di Milano. Gli ornamenti sono in oro massiccio.<br />
1825 - LA PERFETTA DAMASCATURA<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
La ditta gardonese Crescenzio Paris rappresentata da Gio Battista Paris, viene premiata dall’ I.R.<br />
Istituto Veneto per la perfetta damascatura delle canne da fucile.<br />
1825 - NUOVE PRESENZE REALI A GARDONE<br />
Visitatori illustri, in Antologia gardonese, Brescia, 1969.<br />
L’Arciduca Francesco Carlo, in compagnia della moglie Sofia e del suocero Massimiliano<br />
Giuseppe, re di Baviera visita le nostre fabbriche d’armi.<br />
1827 - LE ARMI FULMINANTI<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit.<br />
Da un registro di conti della ditta gardonese Crescenzio Paris si rilevano notizie sulle armi da<br />
caccia fulminanti ossia coll’innesco a pallottolina di fulminato di mercurio. In data 27 luglio sono<br />
nnotate infatti le seguenti cessioni::<br />
Un para di canne fulminate al sig. Longareti di Urgnano (BG) per lire 2<br />
Un para azzalini fulminanti a Luigi Zanetti per lire 2<br />
Una canna a torchione per lire 6<br />
Una detta fulminante per lire 1<br />
1831 - TROPPI SCARTI<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia …, cit.<br />
Su 488 fucili consegnati dalle officine bresciane, l’ Imperial Regia Delegazione Generale di Polizia<br />
in Milano ne scarta 123. Tale rigore nell’accettazione delle armi indispone immensamente i<br />
fabbricanti bresciani e della Valtrompia.<br />
1834 – UN ALTRO ARCIDUCA ASBURGO A GARDONE<br />
Visitatori illustri, cit.<br />
Continuano nel nostro paese le visite dei principi d’Asburgo: il 13 giugno 1834 è la volta<br />
dell’arciduca Giovanni.<br />
1836 - CRESCENZIO PARIS E LE NUOVE CARABINE<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia …, cit.<br />
67
Crescensio Paris consegna a Milano 1108 carabine con baionetta del nuovo modello fulminante a<br />
cassula con canne provate a doppia carica.<br />
1838 - E’ LA VOLTA DELL’ARCIDUCA LUIGI<br />
Visitatori illustri, cit.<br />
Il 21 settembre 1838 un altro principe Asburgo : l’Arciduca Luigi è in visita a Gardone e alle sue<br />
rinomate fabbriche d’armi.<br />
1838 - SOLLECITO DEI MAESTRI PER NUOVI ORDINI<br />
M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia valtrumplina tra il 1825 ed il 1875 a.a.<br />
1994-1995<br />
I maestri gardonesi il 30 settembre 1838 inviano una lettera a Sua Maestà I.R. Altezza Ferdinando<br />
I per sollecitare ulteriori commesse. Il tenore delle richieste nonostante il fluire degli anni e delle<br />
situazioni socio-storiche permane lo stesso:<br />
“La Fabbrica antichissima delle canne da fuoco in Gardone Valtrompia per la sua Utilità allo<br />
Stato , e per le costanti vite politiche, è sempre stata oggetto di predilezione e di protezione di ogni<br />
sovrano. Percorrendo in questa saggia decisione l’ora defunto augustissimo Sovrano Francesco I,<br />
sempre di gloriosa memoria , e sempre particolarmente caro a questi abitanti, a conoscenza delle<br />
loro miserie e dei loro bisogni per la mancanza di lavoro, nell’anno 1816 onerò graziosamente<br />
questa Fabbrica di sua augusta preferenza e ripetutele successivamente in data 26 marzo 1822, ha<br />
ordinato la fabbricazione per conto erariale di seimila fucili l’anno, per dar mezzi di sussistenza a<br />
questi abitanti e perchè non siano costretti ad espatriare per vivere.<br />
Siffatta caritatevole Paterna provvidenza bastò allora per rendere attiva questa fabbrica, e per<br />
dare il giornaliero sovvenzionamento agli artisti. Ora tali commissioni ed ordinazioni, sia per le<br />
già emarginate proibizioni di esportazioni all’estero, che hanno fatto rivolgere i committenti ad<br />
altre fabbriche sia per Regolamenti Politici e Finanzieri, hanno cessato ed il lavoro delle seimila<br />
canne non è più sufficiente per il mantenimento e per l’impiego degli artisti, che si trovano conse-<br />
guentemente desolati ed oziosi.<br />
Costernati dall’urgente bisogno per vivere stanno per umiliare il trono di V.M.R.A. con le fervide<br />
loro preghiere, onde ottenere un conveniente aumento di lavoro, unico rimedio per i loro mali.<br />
Senza questa benigna Provvidenza, gli artisti e gli abitanti della Valtrompia, poichè tutta la Valle<br />
sente il beneficio dell’attività della Fabbrica, non possono aver mezzi per vivere; iniziati ed addetti<br />
fin dall’infanzia nell’arte dei loro maggiori ed antenati di fabbricar canne, non possono adattarsi,<br />
ne sono capaci di apprendere ed esercitarne un’altra, sicchè il solo lavoro delle canne può loro<br />
fornire i mezzi di sussistenza.<br />
Al fine di corrispondere per quanto è in loro potere vanno di zelo e di premura per accrescere<br />
sempre più il perfezionamento del loro lavoro, e chiameranno incessanti dal Cielo mille e mille<br />
Benedizioni sopra la Vostra Sacra Persona se ciò avverrà. Perciò aspettano con fiducia la Grazia<br />
che umilissimamente implorano, la quale portando la felicità dei ricorrenti, eternamente fra questi<br />
popoli esisterà la grata ricordanza del faustissimo avvenimento”.<br />
1840 - 1200 FUCILI PER PARMA<br />
QUARENGHI Tecnocronografia… op. cit.<br />
Ancora il Paris somministra al Duca di Parma 1200 fucili dopo aver ottenuto uno speciale consenso<br />
dal Governo austriaco che aveva da tempo proibito l’esportazione di armi all’estero.<br />
1842 - VISITA DELL’ARCIDUCA STEFANO<br />
Visitatori illustri … op. cit. p. 118<br />
68
Il 20 luglio del 1842 si conclude, con la visita dell’Arciduca Stefano, la serie delle visite dei principi<br />
austriaci alla fabbrica d’armi gardonese.<br />
1842 - NUOVI ACCIARINI A PERCUSSIONE<br />
C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit., a.a.<br />
Si fabbricano i nuovi acciarini a percussione modello Barona Augustin nel solo stabilimento<br />
erariale. Gli azzalinieri di Lumezzane e di Marcheno cessano di lavorare per conto del Governo<br />
austriaco.<br />
1842 - MUORE ANTONIO BERETTA<br />
P.BOLOGNINI. – F. TROVATI, Enciclopedia …, cit.<br />
Muore a Gardone l’esperto artista Antonio Beretta. In vita colla sua attività professionale aveva<br />
perfezionato il torcimento della verga per la damascatura delle canne.<br />
1843 - PARIS-BERETTA E UN CONTESTATO CONTRATTO DECENNALE<br />
ASB, IRD Busta 3808, 5 gennaio 1843.<br />
ASB, IRD Busta 3808 ,10 luglio 1845.<br />
Il 5 giugno 1843 la Ditta Crescenzio Paris – Eredi fu Antonio Beretta sottoscrive con gli artisti di<br />
canne di Gardone un contratto finalizzato al miglior andamento per la fornitura di canne da guerra.<br />
Con l’accordo le due famiglie di mercanti si riappropriano del ruolo d’intermediari fra governo e<br />
maestranze attraverso la gestione finanziaria dell’intero ciclo produttivo delle canne. S’impegnano<br />
a fornire alla maestranza il carbone per le fucine e si sostituiscono al Centro di ricezione garantendo<br />
di pagare mensilmente in denaro contante i conti dei maestri sempre in base alla tariffa in corso. I<br />
mercanti, di diritto, prelevavano 2 centesimi su ogni lira sul compenso mensile degli artigiani. Nel<br />
1845 il contratto viene rinnovato per altri otto anni.<br />
69
Molti maestri gardonesi si scagliano violentemente contro il contratto accusando i loro sindaci di<br />
essersi lasciati corrompere. Secondo una relazione del Commissario Distrettuale le ditte Paris-<br />
Beretta avrebbero “ fatto un regalo a quattro delli cinque attuali capi d’arte, consistente in una<br />
doppia di Savoia alli capi Andrea Calini – Annibale Cabona – Simone Zambonardi – ed un pezzo<br />
di 20 franchi al capo Carlo Chinelli e ciò per ottenere la firma alla scrittura stessa. Questo fatto è<br />
venuto a cognizione del pubblico perchè l’ha confessato il capo Carlo Chinelli in una pubblica<br />
osteria; in presenza i testimoni ....”<br />
Purtroppo a Vienna il contratto è giudicato una via commerciale agile e praticabile e viene dato<br />
l’ordine che chi protesta “venga messo a tacere” (allora il Commissario Distrettuale è invitato) a<br />
chiamare nel proprio ufficio gli artisti che si oppongono alla ratifica del contratto stesso, per<br />
veder modo d’indurli nella via amichevole a sanzionare l’operato dei capi d’arte.... “<br />
1843 – L’OPERA DEL COMINAZZI<br />
P.B., Scritti vari …<br />
Lo storiografo gardonese Marco Cominazzi dà alle stampe la sua<br />
opera più importante e nota: Cenni sulla Fabbrica d’armi di Gardone<br />
in Valtrompia . Il volumetto, nel pensiero dell’autore “doveva<br />
concretare il suo desiderio di gloria per il suo paese natale e di fama<br />
per lui”. La storia verrà ristampata nel 1861 con nuove annotazioni. La<br />
diffusione dell’opera fruttò al Cominazzi l’invito al Congresso di<br />
Scienze di Milano e moltiplicò le relazioni dello storiografo gardonese<br />
nel campo culturale nazionale ed estero.<br />
1845 - LA SPINGARDA DEI FRANZINI<br />
P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese..., . cit.<br />
L’Ateneo di Brescia premia la ditta Franzini per aver fabbricato una magnifica spingarda di ferro<br />
damascato impreziosita dalle incisioni di Vincenzo Mutti.<br />
1848 – 5000 FUCILI AL MESE<br />
C. QUARENGHI , Tecnocronografia …, cit., a.a.<br />
Secondo lo scritto del Quarenghi a Gardone si fabbricano 5 mila fucili al mese occorrenti per i<br />
bisogni della insurrezione lombarda.<br />
1850 - MORTE DI SANTO MUTTI<br />
C. QUARENGHI, Tecnografia …, cit., a.a.<br />
Muore, all’età di 35 anni, il gardonese Santo Mutti distintissimo nei lavori d’armi dell’Arsenale di<br />
Venezia.<br />
1850 - LA TREMENDA ALLUVIONE<br />
Delle inondazioni del Mella e dei suoi affluenti nella notte del 14 - 15 agosto, Brescia, 1851.<br />
La notte ed il giorno di ferragosto del 1850 furono interessati da una delle più gravi e generalizzate<br />
alluvioni della recente storia bresciana. Da questo cataclisma la Valtrompia subì i danni più<br />
rilevanti.<br />
70
1854 - UNA MEDAGLIA PER ANTONIO BERETTA<br />
C. QUARENGHI , Tecnocronografia , cit., a.a.<br />
Per commissione del barone Susan, l’armaiolo gardonese Antonio Beretta fabbrica due canne alla<br />
lazzarina e due da pistola che, dopo essere state cesellate a Milano, gli meritano la grande medaglia<br />
d’oro dell’ impero assegnatagli dall’Imperatore d’Austria.<br />
1857 – GARDONE E L’ ESPOSIZIONE INDUSTRIALE BRESCIANA<br />
G. ZANARDELLI , Lettere sulla Esposizione Bresciana, Brescia, 1857.<br />
P. B., Marco Cominazzi ed i “ Cenni sulla Fabbrica...”, Gardone, 2004.<br />
Le “esposizioni” caratterizzano gli inizi del secolo XIX contribuendo, secondo lo studioso<br />
Giuseppe Gallia, a stimolare “ una gara fra i nostri migliori, eccitatrice ed educatrice al buon gusto<br />
e al sentimento”. Promosse dall’Ateneo di Brescia, si svolgevano annualmente ed erano seguite da<br />
solenni premiazioni. Iniziate nel 1817 nell’aula Magna del Liceo Bresciano con un’esposizione di<br />
“oggetti d’arte e d’industria dei soci e dei cittadini della città e della provincia “ non si svolsero<br />
nel 1836 (per l’epidemia di colera), ripresero nel 1840 continuando fino al 1848. Nuovamente<br />
sospese, ripresero nel 1857 con la più importante edizione riguardo al profilo politico ed<br />
economico, segnando non solo una ripresa, dopo un decennio di silenzio, ma anche una<br />
manifestazione patriottica attraverso la quale, ricorda il Fappani, si procedette ad una<br />
riorganizzazione delle forze politiche bresciane nell’imminenza della liberazione dallo straniero.<br />
71
La rassegna del 1857 titolata “Esposizione Bresciana di oggetti naturali, industriali e di belle arti”<br />
fu aperta in Crociera S. Luca il 15 agosto 1857 con la presenza di 240 espositori. Per l’occasione<br />
Giuseppe Zanardelli tracciò con le lettere pubblicate sul “Crepuscolo” di Milano e quindi in<br />
volume, un ampio quadro della situazione economica bresciana.<br />
All’arte del ferro e delle armi lo Zanardelli dedica la sua VI lettera che riteniamo opportuno<br />
presentare e ricordare:<br />
.... I fabbricatori d’armi nulla aveano intralasciato a dimostrare non essere la loro industria<br />
scaduta dalla vecchia sua rinomanza; e nel centro della grande sala dell’industria, fucili,<br />
carabine, spingarde, pistole, sciabole, lancie, bajonet- te, pugnali e gruppi di canne faceano<br />
bella msotra di sè... simoboleggiando degnamente Brescia guerriera. Ivi infatti aveano in bella<br />
gara rivaleggiato a mostrare la loro valentia i signori Beretta, Cominazzi, Franzini, Landi, Melli,<br />
Micheloni, Paris e Premoli, tutti infine i nostri più distnti fabbricatori : e nella sala<br />
dell’esposizione, mediante la diligente e completa mostra dei Franzini, po- tevansi seguire e<br />
studiare integralmente i graduati passi delle molteplici trasformazioni, mediante le quali il ferro<br />
informe diventa possente ed elegante archibugio. ....<br />
Antichissima è difatti... la rinomanza delle fabbriche d’armi di Gardone e di Brescia: risale essa<br />
fino al principio del secolo XII, e da quest’epoca andò per lunghi anni aumentando, sì che nel<br />
secolo XV si contavano nella sola città di Brescia 200 fabbriche di armature di ferro. (Seguono<br />
alcuni capoversi destinati alle armature) …<br />
Nè meno distinta è la posizione che occupa Brescia per quanto riguarda le armi da fuoco... che i<br />
bresciani furono i primi ad introdurre nel 1311 nella difesa di questa città contro l’imperatore<br />
Arrigo VII. (Sostiene il prof. Zambelli) che le bombarde, primo strumento del nuovo sistema di<br />
guerra, derivano il proprio nome dal luogo della loro invenzione, essendo tale vocabolo<br />
un’alterazione di lombarde, come erano in principio chiamate....<br />
... E parlando poi in ispecial modo della fabbricazione degli archibugi, vedemmo tanto le<br />
repubbliche che i principi italiani di Piacenza, Milano, Piemonte, Toscana e due Sicilie<br />
alimentare con rilevanti commissioni i diversi manifattori di Gardone, le cui fabbriche salirono<br />
in fama sempre crescente anche all’estero, e fiorirono nel più alto modo col secolo XVIII, nel<br />
quale in tre soli anni dal 1794 al 1797, esse somministrarono alla Spagna 150 mila fucili, come<br />
pari vennero predilette dalla Grecia, dalla Turchia e da tutto il Levante nelle loro ordinazioni.<br />
E appunto nel secolo XVIII venne in gran credito per tutta Europa un nostro peritissimo artefice:<br />
Lazzarino Cominazzo, le cui canne leggiadremente cordonate, cioè rigate all’esterno a finissime<br />
fila metalliche, e dotate di maggior forza di projezione ebbero da lui il nome di Lazzarine, e sono<br />
tuttora preziosis- sime ai greci ai turchi ed ai mercanti. Sono inoltre conservate presso armerie<br />
di Dresda, del Ticino e del Catajo.<br />
72
Nè mancarono per la finitura del fucile e per la sua eleganza e ricchezza abilissimi<br />
cesellatori, fra cui è da distinguersi il nome di Santino Cameri. E finalmente di deve notare<br />
che nei secoli addietro non limitossi la nostra provincia alla fabbrica di canne e fucili, ma<br />
ebbe anche una fonderia di cannoni, esercitata dalla famiglia Bailo di Sarezzo ...<br />
In appresso assai meno copiosa fu la produzione degli opifici di Gardone, e solo nel 1848<br />
raggiunse la cifra di 5000 canne al mese, che proporzionalmente, rappresentavano il<br />
reddito di un milione e mezzo all’anno. Attualmente si fabbricano a Gardone circa dodici<br />
mila canne all’anno rappresentanti mezzo milione di lire: su questa somma 400 mila lire<br />
sono costituite dai fucili di caccia, a canne semplici o doppie, le quali vengono incassate e<br />
ridotte a fucile parte a Gardone, parte a Brescia e parte dai diversi armajuoli cui vengono<br />
spedite nel Lombardo Veneto, nei Ducati, nella Romagna e nella Toscana. Le altre 100<br />
mila lire sono costituite per 79 mila dalle canne commesse dallo esercito e per 30 mila<br />
dalle canne della Grecia e del Levante...<br />
(Segue la descrizione delle varie operazioni di produzione della canna : bollitori, trivellatori<br />
ecc.).<br />
... Riguardo ai pregi delle canne di Gardone, se quelle di Liège, di Saint Etienne, e di<br />
Chatellerault le vincono in forbitezza ed eleganza, le nostre non cedono loro per solidità,<br />
pastosità ed elasticità del ferro e forza di projezione come pure le canne da caccia hanno in<br />
alto grado il pregio di tenere raccolti i pallini per modo che nello spazio, in cui si riferisce<br />
il colpo, non v’abbiano punti incolumi.<br />
La portata del fucile di munizione, quale ora vi si fabbrica a rigatura interna, può valutarsi<br />
in 800 passi; e quella del fucile liscio senza interna rigatura era di 150 a 250 passi: le<br />
carabine ad 800 passi ponno con sicurezza abbattere una sentinella dalla sua vedetta. I<br />
nostri fucili raggiunsero altresì un notevole grado di leggerezza, pesando in generale tre<br />
chilogrammi e parecchi anche meno....<br />
E quanto agli altri accessori che servono al compimento del fucile, i nostri acciarini, le<br />
cui fabbriche trovansi a Marcheno e a Lumezzane, villaggi prossimi a Gardone, furono<br />
sempre distinti dall’epoca dell’invenzione della polvere in poi...<br />
Le nostre canne vengono altresì presso di noi con perfetta precisione incassa- te a formare<br />
il fucile, e belli e benissimo intesi sono anche i calci dei nostri archibugi.... senza singolare<br />
lusso di cesellature, ma costrutti con ottimi legni di noce, semplici e di buon gusto...<br />
Venendo da ultimo ad alcune armi speciali, vi accennerò come qui non siano ignoti i<br />
Revolvers, mentre fra gli altri l’esposizione presenta una pistola del sig. Cominazzi a sette<br />
colpi, limite oltre il quale diventa quasi ridicola tale moltiplicazione. Finalmente si<br />
fabbricano pure sovente delle magnifiche Spingarde, o grandi fucili da lago che, caricate a<br />
pallini da anitra, hanno la portata di 250 passi e, a palla, di un miglio e più. E quest’anno<br />
il sig. Franzini ne presentò una all’esposizione veramente straordinaria perchè costruita a<br />
tortiglione e a damasco, il che non soleva essere delle spingarde, e dotata di singolare<br />
dimensione avendo la lunghezza di quasi tre metri, il calibro di 42 mm. ed il peso di 47 Kg.<br />
La sua portata è doppia delle comuni e caricata a pallini di anitra può raggiungere fino a<br />
500 passi.<br />
73
Da tutto ciò che io venni analizzando fin qui comprenderete come le nostre fabbriche<br />
d’armi in nome di un glorioso passato le reputi e le speri suscettibili di un florido<br />
avvenire. Le circostanze naturali di copiose e perenni acque motrici, di eccellente e<br />
prossimo combustibile, di ottime e ricche vene d’op- portunissimo ferro: una serie di<br />
belle ed illustri tradizioni; una popolazione di operai sveglia, solerte, intelligente,<br />
dotata di somma facoltà imitativa, e facili- tà di assimilazione, e quel che è più,<br />
accesa di grande amore per quest’arte che tiene sua speranza e vanto...<br />
Una curiosa osservazione, che cioè tanto nell’armi da fuoco che in quelle da taglio la<br />
rispettiva industria è da secoli immobilizzata ed ereditaria in alcune famiglie. Così il<br />
signor Cominazzi, che io vi nominai e che fu premiato quest’anno anche dall’Istituto<br />
Lombardo, è discendente dal celebre Lazzarino Cominazzi, onde vi tenni discorso. Ed<br />
anche i nomi dei sig. Paris e Franzini, premiati all’Esposizione bresciana, figurano<br />
nei secoli addietro fra i più distinti armajuoli....<br />
( La lettera si conclude con la trattazione delle lavorazioni di altri metalli nel territorio<br />
della provincia).<br />
ALL’ESPOSIZIONE DEL 1857 SONO PRESENTI LE DITTE GARDONESI:<br />
Industria del ferro:<br />
BIGNOTTI MARCO di Gardone ( Classe II Sez. I n. 51)<br />
Varie lime assortite<br />
ZAPPA GIOVANNI di Gardone ( Classe II Sez. I n. 54)<br />
Quattro lime con marca fiore ( cent. 15 al paio)<br />
Quattro lime con marca W ( cent. 80 al paio)<br />
ZAMBELLI ANTONIO da Inzino (Classe II. Sez. 1 n. 29)<br />
Alcuni stromenti di ferro per usi di agricoltura e domestici:<br />
gioghi e catene<br />
Armi<br />
FRANZINI ANTONIO di Gardone ( Classe II Sez. III n. 199)<br />
Un fucile da lago<br />
Un gruppo di canne a damasco<br />
Sei pezzi di canne a damasco, doppie<br />
Una canna per stutzen<br />
Una canna a damasco semplice<br />
Una canna lavorata in bianco<br />
Un mazzo di verghe di ferro e di acciaio<br />
Un mazzo di verghe bollite per metà<br />
Un pezzo di ferro lavorato a damasco<br />
Una lamina di ferro per le canne a cartoccio<br />
Una canna a cartoccio bollita per metà<br />
Una canna bollita per intero<br />
Una canna trivellata<br />
Una canna molata<br />
Un pezzo di due canne preparate per la bollitura a damasco<br />
Un pezzo di due canne a damasco doppio<br />
74
Un pezzo doppio di canne già saldate<br />
Un pezzo doppio di canne preparate per la saldatura<br />
Un acciarino da spingarda<br />
Quattro acciarini da fucili da caccia<br />
Uno stampo per le palle di fucile<br />
MARTINAZZI MARCO di Gardone ( Classe II. Sez. III n. 202)<br />
Una canna lazzarina rigata<br />
Due canne lazzarine damascate<br />
Uno stutzen da bersaglio<br />
Quattro pistole lazzarine<br />
Una pistola a sette bocche<br />
Tre acciarini<br />
Una fornitura da fucile lavorata a cesello<br />
Molata di ferro raccolta nelle officine per la fabbricazione delle<br />
armi<br />
PARIS CRESCENZIO E PREMOLI ZACCARIA (Classe II Sez. III n. 203)<br />
( fregiati di un premio della Esposizione mondiale di Parigi del 1855)<br />
Dodici fucili da caccia con ornati<br />
Un fucile da caccia lavorato a cesello di lusso<br />
Alcuni esemplari di canne damascate da fucile<br />
1857 - SOSPENSIONE DELLA PRODUZIONE D’ARMI DA GUERRA<br />
ASB, IRC Busta 3808, 16 febbraio 1857.<br />
Con dispaccio del 16 febbraio 1857 il governo austriaco decide la sospensione della produzione di<br />
delle armi da guerra gardonesi. La situazione non muterà fino alla proclamazione del Regno<br />
d’Italia quando a Gardone risulteranno in attività tre fucine con fuochi grossi, 12 fucine con 15<br />
fuochi e magli, 15 trivellatori, 11 livellatori e 9 molatori.<br />
1859 – SEMPRE SUI MANTICI<br />
C. QUARENGHI , Tecnocronografia…, cit.<br />
Per cura del controllore Antonio Rua si aggiungono i mantici alle trombe idro-eoliche dei forni.<br />
1860 - GARDONE CENTRO DI PRODUZIONE DELLE CANNE<br />
Giornale Militare, 1860.<br />
M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia .... op. cit.<br />
Annessa la Lombardia, il nuovo governo si premura di dar maggior vigore all’industria delle armi<br />
riorganizzando la fabrica già esistente e concentrando a Gardone la fabbricazione delle canne.<br />
“… Saranno istituiti in Gardone appositi laboratori per le canne, i quali saranno considerati come<br />
succursali e alla dipendenza della Fabbrica di Brescia. Ivi sarà destinato un rappresentante del<br />
Direttore di Brescia, che sarà sotto la sua dipendenza e responsabilità. La Direzione cercherà due<br />
o tre officine da prendersi a pigione nel paese, ne converrà con i proprietari le locazioni, e farà<br />
pervenire i contratti al Ministero per l’approvazione… Gli operai fabbri dovranno provvedersi essi<br />
medesimi il carbone, e nel fabbricar canne si dovranno rotolare al meglio… al fine di evitare che<br />
nella transizione, venga a mancar lavoro, si manderanno a Gardone fucili di fanteria da riparare…<br />
75
Tabella delle tariffe di competenza del lavoratore in riferimento al particolare tipo di operazione<br />
eseguita<br />
Ordine Operazione eseguita Compenso<br />
1 Al fabbro per fucinare la canna dandogli la lama non rotolata £. 9<br />
2 Al trapanatore compreso il mantenimento dei trapani £. 0.50<br />
3 Al pulitore per pulirla e livellarla internamente £. 0.60<br />
4 Al tornitore per tornirla e compassarla £. 0,17<br />
5 Al molatore per molarla provvedendosi la pietra mola £. 0,24<br />
6 Al riparatore per riparare la canna molata £. 0,10<br />
7 Al guernitore per il guernimento del vitone £. 0,17<br />
8 Al guernitore per il guernimento della canna £. 0,64<br />
9 Al limatore per disgrossare la canna £. 0,30<br />
10 Al limatore per finimento, ed ultimazione canna e vitone £. 0,63<br />
11 Al limatore per limare il fermo di baionetta e il mirino £. 0,12<br />
12 Al pulitore per pulire la canna dopo la prova forzata £. 0,17<br />
13 Al livellatore per livellare prima e dopo la sala umida £. 0,18<br />
14 Per smontare e rimontare il vitone sulla canna, pulirla e £. 0,12<br />
portarla alla visita dei controllori<br />
15 Al finitore per riparare e srugginire la canna per la sala umida £. 0,14<br />
16 Al fabbro per le materie per il vitone fucinato £. 0,38<br />
PREZZO FINALE DELLA CANNA COL VITONE £. 13,46<br />
Tabella descrittiva delle operazioni da eseguire dal fornitore alla canna e dei relativi compensi<br />
Ordine Operazione eseguita Compenso<br />
1 Fare ricuocere la canna, spianarla alla culatta £. 0,06<br />
2 Fare le spire della chiocciola nella canna, pulirla internamente<br />
per la visita e montarla per la prova forzata<br />
£. 0,05<br />
3 Tagliare la canna a giusta lunghezza portare la bocca al giusto<br />
Diametro<br />
£. 0,03<br />
4 Disgrossare il portaluminello e farne le spire per il focone £ 0,20<br />
5 Fucinare il fermo della baionetta e disgrossarlo £. 0,02<br />
6 Fucinare il mirino e disgrossarlo £. 0,03<br />
7 Aggiustare e saldare sulla canna il fermo e il mirino £. 0,10<br />
8 Montare il vitone sulla canna £. 0,05<br />
9 Al capo guernitore per cadauna canna per il mantenimento<br />
degli strumenti ed attrezzi<br />
£. 0,12<br />
TOTALE COMPENSO AL FORNITORE PER CANNA £. 0,66<br />
10 Tornire il vitone £. 0,02<br />
11 Fare le spire al vitone £ 0,05<br />
12 Ripassare le spire del vitone £ 0,06<br />
13 Al capo guernitore per cadaun vitone per il mantenimento<br />
degli strumenti e degli attrezzi<br />
£. 0,04<br />
TOTALE PER CADAUN VITONE £. 0,17<br />
76
1860 - ZANARDELLI : PRIVILEGIO PER I GIOVANI E TRIBUTI<br />
M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia..., cit.<br />
I numerosi interventi operati da Giuseppe Zanardelli a vantaggio dell’economia trumplina e<br />
gardonese sono, in questo caso, evidenziati da una lettera inviata da Zanardelli alla Giunta<br />
Comunale gardonese in risposta ad una richiesta del Sindaco Moretti:<br />
“ Spett.le<br />
Giunta Comunale<br />
Più volte parlai al Ministero della Guerra per l’esonero dei giovani fabbricatori d’armi dalla leva<br />
militare; e per le modificazioni al Contratto per somministrazione d’armi alla Società di Gardone.<br />
Ma funestamente non si trovano le carte. Tutti i Ministeri dolorosamente, forse per l’ingrandimento<br />
del Regno, sono in stato di deplorabile confusione: ma quello della Guerra è un vero caos.<br />
Però, dovessi stare anche a Torino, finita la sessione, unicamente per far lì cose, non partirò prima<br />
che non sia rinvenuta alla luce l’affare.<br />
Posso poi dare a cotesta Giunta e mi affretto di farlo, la lieta novella, che col 1861 verrà tolto il<br />
33,3 per cento della imposta prediale. Cavour sulle interpellanze di Pepoli ne darà in breve<br />
solenne promessa in Parlamento. Ciò avvenne in seguito all’esserci uniti parecchi deputati<br />
Lombardi, e, aver detto al Ministero, che se esso non faceva ciò per propria iniziativa , si sarebbe<br />
proposta una legge per iniziativa parlamentare; mentre la cosa era sì evidentemente giusta che il<br />
Parlamento era impossibile che la negasse.<br />
In questi concerti di deputati lombardi si era anche ventilato di proporre la riforma del Cento, ma<br />
si vide, che, battendo tal via, si sarebbe andati troppo per le lunghe, e si preferì chieder che fosse<br />
tolto il 33,3 per 100; il che torna più semplice: l’unità del catasto verrà poi per tutte le province.<br />
La prego di ciò comunicare al Sig. Arciprete e Pretore e agli altri cointeressati.<br />
M’abbia ora e sempre<br />
Dev.mo Servo<br />
Torino, 7 giugno 1860 G. Zanardelli<br />
1860 - 1 MILIONE DI FUCILI PER GARIBALDI<br />
ACG, Registri delle Delibere Comunali. Anno 1860, 25 maggio.<br />
Nella seduta del 25 maggio 1860 il Consiglio Comunale gardonese, forse colto da un eccesso di<br />
euforia approva una delibera in favore di Garibaldi, che ha appena iniziato la Spedizione dei Mille,<br />
con la quale si promettono al Generale 1.000.000 di fucili che divennero poi in breve tempo un<br />
migliaio:<br />
Per il Generale Garibaldi e la causa italiana !<br />
In Consiglio penetrato dell’alta importanza della causa con tanto ardore e generosità sostenuta dal<br />
prode Generale per l’unità italiana e per consolidare la nostra indipendenza all’esempio di altri<br />
municipi e sebbene le condizioni economiche del Comune siano molto ristrette, pure anch’esso dia<br />
il suo obolo per questa causa che si proponeva la vendita del bosco Codibolo e col ricavato fare<br />
un’offerta oltre a quella fatta per un rifornimento di fucili al Generale Garibaldi.<br />
La proposta accolta con applauso venne formulata come segue:<br />
Il Consiglio Comunale di Gardone offre al Generale Garibaldi<br />
Copiosa offerta di un milione di fucili per un importo di l. 1700<br />
Italiane ed autorizza la raccolta di fondi tramite la vendita del Bosco<br />
da finalizzare alla giusta causa italiana.<br />
77
1861 - UNA RELAZIONE SULL’INDUSTRIA ARMIERA E CONTRO “I CINESI” DEL<br />
TEMPO<br />
ACG, Statistica dell’Industria Manifattrice anno 1861 - Opificio Franzini Antonio fu Giuseppe.<br />
Pubblica Sicurezza, a.a.<br />
Dalla relazione che accompagna i dati statistici produttivi per il 1861 redatti dalla ditta Antonio<br />
Franzini fu Giuseppe, “fabbrica d’armi da fuoco e particolarmente di canne” con un opificio del<br />
valore venale di L. 50.000, traiamo un quadro sull’industria armiera del tempo che si dibatte con i<br />
soliti problemi: arretratezza tecnologica, necessità di protezionismo commerciale, discontinuità<br />
delle commesse pubbliche, ai quali però si contrappongono gli elementi che hanno consentito, sin<br />
dalle origini, la sopravvivenza della produzione gardonese:<br />
“ Queste fabbriche esistevano rinomate fino da tempi remoti, fiorirono, nei primi anni del<br />
precedente secolo fino alla caduta di Napoleone I.<br />
Li Austriaci non lasciarono intentato nessun mezzo per distruggerle ma non riuscirono.<br />
Riuscivano però a farle decadere. Cacciati li Austriaci si rianimavano.<br />
Il governo d’Italia fece già molto, e si creda che farà ancor di più per risuscitare queste nostre<br />
fabbriche. Alcuni privati si sforzano per far progredire queste industrie. Si principierà a (montare)<br />
qualche utile macchina; la produzione ha migliorato d’assai. Li artisti si sono duplicati e<br />
divennero assai più bravi anche per l’impulso dato dal Governo facendosi istruire e perfezionare<br />
nel lavoro delle canne da guerra le quali non lasciano nulla a desiderare confrontandole con quelle<br />
delle altre fabbriche nazionali ed estere.<br />
I privati farebbero assai di più se non mancassero i capitali e le commissioni. E perchè il lavoro<br />
non mancasse sarebbe necessario che il Governo nel conferire le commissioni di fucili ai privati,<br />
allo scopo di proteggere ed incoraggiare le industrie nazionali, cercasse di imporre ai medesimi il<br />
patto che il materiale occorrente fosse fabbricato in paese, e non all’estero, come avvenne alla<br />
Prima fabbrica sociale d’armi a Brescia che avuta dal Ministero dell’ Interno la commissione di<br />
50 mila fucili a condizioni vantaggiose, anzichè far costruire il materiale nelle nostre fabbriche,<br />
buona parte del medesimo viene fatto venire dall’estero a prezzi minori e rovinosi (rispetto a)<br />
quella parte costrutta in paese.<br />
E sì che il Ministero, per quanto consta allo scrivente ha avuta l’intenzione di dare questa<br />
commissione, di incoraggiare le industrie nazionali. Del resto questa Valle offre delle condizoni<br />
molto favorevoli per arrivare ad una grande prosperità.<br />
La materia prima, cioè il ferro viene prodotto in abbondanza nelle nostre miniere che sono<br />
ricche e di buona qualità quando si avesse a migliorare i metodi di lavorazione. Il carbone vi è<br />
abbondante ed a prezzo discreto. Ha esuberante forza motrice, creata dalle acque del Mella. La<br />
nota svegliatezza, robustezza e particolare capacità di quanti vi alloggiano sono elementi sicuri di<br />
riuscita.<br />
Che il Governo Nazionale protegga, ed incoraggi queste industrie e lo scrivente è nel pieno<br />
convincimento che in pochi anni, questa Valle, sotto il duro giogo austriaco sì misera ed avvilita,<br />
risorgerà a nuova vita<br />
78
1862 – LA SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE<br />
G. BONDIO, Società operaie e cooperazione in Antologia gardonese, cit.<br />
Negli anni che conducono l’Italia all’unità politica, le condizioni economiche-sociali sono senza<br />
dubbio ancora molto disagiate. In ogni campo si hanno autentici fenomeni di sfruttamento di donne<br />
e fanciulli che lavorano in luoghi igienicamente dannosi con un minimo di 12-14 ore di lavoro ed<br />
un massimo di 16. In una relazione del Capretti (1886) vengono messi in evidenza i pesanti compiti<br />
che gravano sui bambini di otto-dieci anni che nelle miniere della Val Trompia devono “strisciare<br />
carponi per i cunicoli con il gerletto di minerale sulle spalle “. I salari sono bassissimi, di pura<br />
sopravvivenza. Nessun istituto di previdenza premunisce gli operai dalle malattie. I lavoratori,<br />
senza alcuna tutela statale, per difendere i loro sacrosanti interessi non hanno altro mezzo che<br />
l’associazione sindacale ed il fenomeno acquista perciò vigore prima di tutto nei paesi a carattere<br />
industriale. Le sole associazioni ammesse in Italia si moltiplicarono in forma di società operaie di<br />
mutuo soccorso. A Gardone l’esistenza associativa trova un ambiente estremamente favorevole; già<br />
nel 1861 troviamo testimonianza (prima in provincia con un’analoga iniziativa a Travagliato) di<br />
una società operaia. Il 1862 vede dunque la costituzione ufficiale della “SOCIETA’ OPERAIA DI<br />
MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE” che ha come presidente l’ing. Abeni. Fra notevoli<br />
difficoltà questi precursori delineano ambiziosi programmi: non ci si propone solo di garantire un<br />
sussidio di malattia e di vecchiaia (previa una quota associativa di una lira mensile) ma anche , in<br />
collaborazione con altre consimili Società, di attuare una autentica politica di elevazione sociale e<br />
culturale dell’operaio rendendolo cosciente della propria forza e della propria dignità attraverso la<br />
costituzione di magazzini cooperativi, banche di credito popolari, biblioteche circolanti, gabinetti<br />
di lettura, giornali, scuole.<br />
79
1865 - PER L’ARSENALE<br />
Lettera del Prevosto di Gardone Giovanelli all’on. Zanardelli sull’ampliamento dell’Arsenale<br />
ASB, Carte Zanardelli.<br />
Onorevole sig. Deputato !<br />
Devo ricorrere alla S.V. per avere schiarimenti su una cosa d’importanza. Il progetto della<br />
creazione di uno stabilimento d’armi in questo Comune presentato al Ministro dal Direttore della<br />
Fabbrica d’armi di Brescia Maggiore Tappa venne trasmesso per l’esame a tre uffici della<br />
Camera, uno dei quali lo respinse, l’altro lo approvò, e il terzo domandò schiarimenti al Ministero,<br />
ma in modo da far conoscere che egli pure inclina al rifiuto del progetto.<br />
Importa ora sapere con tutta la possibile sollecitudine se il suddetto progetto sarà sottoposto alla<br />
discussione del Parlamento nell’attuale Sessione, oppure se sarà riservato ad altra.<br />
Ella vede bene che si tratta di cosa importante perchè nel primo caso su esposto sarebbe urgente<br />
che questo Municipio presentasse una petizione al Parlamento onde impedire che il progetto sia<br />
rifiutato, e nel secondo si avrebbe più tempo a fare le stesse pratiche.<br />
Anche a nome di questo nostro Sindaco Moretti La prego a darmi pronta risposta in proposito, e<br />
nella lusinga di essere favorito Le protesto i miei ossequi.<br />
Gardone V.T. 30 gennaio 1865<br />
Dev. Servo Giovanelli Prep.<br />
1866 - RASSICURAZIONI ZANARDELLIANE<br />
M. GUIZZETTI , La produzione armiera nell’economia... cit.<br />
In occasione dell’emanazione di un Reale Decreto che stabiliva la costruzione di una fabbrica<br />
d’armi nell’Italia Centrale , Zanardelli tranquillizza le preoccupazioni espresse dai gardonesi:<br />
Belluno, 4 dicembre 1866<br />
Egregio Sig. Sindaco<br />
Quando alla metà dello scorso mese fu qui il Ministro della Guerra, io, che avea veduto sui<br />
giornali il Decreto stanziava la somma per la fabbrica d’Armi nell’Italia Centrale , gli dissi che<br />
mi sarebbe sembrato più naturale di stabilirla da noi dove vi è un’antica e buona maestranza e<br />
che quest’industria è in amore ed in vigore da secoli. Egli mi rispose che veramente la maestranza<br />
esercitata ai vecchi metodi non giova perchè si deve mutare il sistema e non vi saranno più nè<br />
acciarini né bacchette né simili ordigni nei fucili che caricano dalla culatta; ma che d’altronde vi<br />
sarà molto da fare anche per le altre Fabbriche nello Stato attualmente esistenti vista la numerosa<br />
quantità di fucili che si devono fabbricare e che perciò mentre per Brescia vi sarebbe stato lavoro<br />
più che per l’addietro, ma che nonostante si era manifestata la necessità d’una Fabbrica nuova e<br />
che si era scelta l’Italia Centrale anche perchè là, Comuni e provincia, avevano offerto a tal uopo<br />
assai vantaggi al Governo.<br />
Comunque sia, sarà utile che essi facciano una rimostranza, ma sarebbe necessario vi si associasse<br />
il Comune di Brescia per la maggior importanza che piglia la cosa entrandovi uno dei primi<br />
Comuni d’Italia, il quale d’altronde non può, far a meno di non usare tutte le sollecitazioni per<br />
un’industria che è la principale nella propria città.<br />
E la rimostranza può essere lodata appunto sopra il fatto di aver veduto indirizzare una grande<br />
fabbrica altrove, mentre nel Bresciano v’erano celebri tradizioni antiche e tutto che portava a non<br />
spostare e recare altrove una tale manifattura.<br />
La sostanza dovrebbe essere rivolta al Ministro della Guerra affinchè appunto non lasci morire<br />
l’industria delle armi bresciane.<br />
80
Dico al Ministero della Guerra perchè io assai per esperienza mille e mille petizioni ho vedute<br />
presentate alla Camera quando in sifatto genere di cose vi era poco efficacemente trattato<br />
l’intervento parlamentare.<br />
E’ superfluo l’aggiungere com’io approvo con tutte le mie forze una domanda che per mille e mille<br />
cause mi deve stare sommamente a cuore<br />
Mi abbia sempre devoto<br />
G. Zanardelli<br />
1867 - LA FABBRICA D’ARMI SE NE VA ? ATTENZIONE !!! SCRIVE ZANARDELLI<br />
M. GUIZZETTI , La produzione armiera nell’economia ..., cit.<br />
Viste le difficoltà sorte nella stesura dei contratti per l’acquisizione dei terreni necessari<br />
all’installazione in Gardone della fabbrica erariale d’armi e le incertezze da parte della pubblica<br />
Amministrazione gardonese nell’approvazione degli stessi, si andava ventilando la proposta di<br />
scegliere come luogo per l’impianto il paese di Sarezzo. Il nostro nume tutelare Zanardelli<br />
Segretario della Presidenza della Camera, il 10 marzo 1867 invia alla Giunta Comunale gardonese<br />
la seguente missiva:<br />
81
10 marzo 1867<br />
Onorevole Giunta Comunale<br />
Fino dalla precedente occasione in cui mi sono recato a Firenze nel dicembre, parlai al Ministro<br />
onde scongiurare il pericolo che la Fabbrica d’armi, dipendentemente dalle difficoltà avute nella<br />
esecuzione del contratto Bertarini ( proprietari di una fucina e di parte del terreno), fosse traspor-<br />
tata a Sarezzo secondo le idee vagheggiate dal Bozzani , che senza credervi molto, mi disse di aver<br />
dato in tal senso istruzioni alla Direzione di Brescia nel caso in cui quest’ultima lo avesse trovato<br />
conveniente.<br />
E’ inutile che ripeta quanto io stia presso il Bozzani, che presso il colonnello Maffini per provare<br />
a distoglierli da tale pensiero: ne parlai già a Brescia di tali pratiche con l’ottimo loro<br />
collaboratore Mutti e versando infatti che ne avessi parlato al Tappa, affinchè egli sconsigliasse la<br />
Direzione Generale di Firenze da quel progetto.<br />
Ebbi in proposito una conferenza lunghissima con il sig. Maggiore Tappa il giorno stesso della<br />
mia partenza da Brescia alla metà dello scorso mese e riferì tutte le cose poc’anzi espresse.<br />
In conclusione il Tappa mi ripetè un’idea di lagnanza contro Gardone , ovvero le difficoltà<br />
frapposte secondo lui, in ogni senso da tutti; mi colpiscono le sue idee che per una parte potevano<br />
combaciare con quelle di Bozzani, per il trasferimento a Sarezzo, ma a lungo andare pensai io a<br />
condurlo a miglior consiglio, con l’accarezzare in pari tempo le idee, finii col farmi dichiarare che<br />
egli crede che in più dei conti, ciò che è importante è il capitale riflesso dalla quantità d’acqua<br />
motrice che rende preferibile Gardone a Sarezzo, ma aggiungendo che ormai il contratto Bertarini<br />
non può più andare, almeno nella sua totalità, e mostrandomi invece come dovrebbe conservare un<br />
certo motivo al di sopra di una certa località ove il Comune avrebbe offerto l’area per l’erezione di<br />
un opificio.<br />
1867 - I VENTISEI ARTISTI DELLA DITTA ANTONIO FRANZINI<br />
P.B. I Franzini di Gardone *********<br />
Da un prospetto compilato il 3 settembre 1867 veniamo a conoscenza dei nomi ( e soprannomi) dei<br />
27 artisti impegnati nella ditta Antonio Franzini fu Giuseppe. Antonio, fratello di don Angelo e di<br />
Bortolo, fu il penultimo proprietario della centenaria ditta armiera gardonese, le cui origini<br />
risalivano al sec. XV. Antonio era deceduto tre anni prima della stesura del documento e la ditta<br />
era ormai gestita dal figlio Giuseppe che ne deciderà la chiusura definitiva. Degno di nota è che fra<br />
i dipendenti della “Franzini” al primo posto è indicato Vincenzo Bernardelli, futuro fondatore<br />
dell’omonima ditta.<br />
82
Una inedita fotografia della maestranza della ditta Antonio Franzini.<br />
Per gentile concessione del col. Luigi Leonardi (Pesaro)<br />
N. Cognome, nome , paternità Soprannome Età Professione<br />
1 Bernardelli Vincenzo fu Pietro Basù 38 Finitore di canne<br />
2 Bertoli Benedetto fu Francesco Baga 37 Livellatore<br />
3 Beriola Carlo fu Santo - 19 Trapanatore<br />
4 Cavagna Sebastiano fu Sebastian - 45 Bollitore<br />
5 Camplani Giuseppe fu Santo Sovrano 40 Finitore<br />
6 Cartella Gio. Batta di Vincenzo - 18 -<br />
7 Cabona Annibale di Gio. Maria - 18 Trapanatore<br />
8 Carboncini Antonio di Calocero - 14 Finitore<br />
9 Daffini Romualdo fu Gio Batta - 57 Livellatore<br />
10 Daffini Gio Batta di Romualdo - 27 -<br />
11 Donati Pietro fu Giacomo - 42 Centratore<br />
12 Guerini Alcibiade fu Ventura Cibire 51 Bollitore<br />
13 Gitti Giuseppe fu Bortolo Moscardì 22 Livellatore<br />
14 Gaggia Lorenzo fu Giuseppe - 20 Finitore<br />
15 Ghedi Giuseppe fu Lodovico Pugina 31 Bollitore<br />
16 Mutti Pietro fu Sperandio Minighì 29 Finitore<br />
17 Nulli Angelo fu Gio Batta - 30 Livellatore<br />
18 Pelizzari Giacomo fu Francesco Bacchì 40 Finitore<br />
19 Sanzogni Angelo fu Francesco Gandai 20 Trapanatore<br />
20 Timpini Giuseppe fu Vincenzo Patata 61 Finitore<br />
21 Uberti Giuseppe fu Angelo Monidì 45 Livellatore<br />
22 Zambonardi Pietro di Giuseppe Bagat 30 Finitore<br />
23 Zambonardi Valentino di Giusep Bagat 26 Livellatore<br />
83
24 Zambonardi Prospero di Giusepp Bagat 18 -<br />
25 Zambonardi Andrea fu Vincenzo Bigì 49 Incassatore<br />
26 Timpini Vincenzo di Giuseppe Patatì 24 Finitore<br />
1874 - GIOVAN MARIA MUTTI A ZANARDELLI SULL’ARSENALE<br />
ASB, Archivio Zanardelli, Busta 51.<br />
Gardone 28 maggio 1874<br />
Degnissimo Deputato<br />
Sono possessore della gentilissima Sua il di cui contenuto comunicai al Municipio, in nome del<br />
quale e di tutti i gardonesi la ringrazio di quanto tenuto in loro favore.<br />
Queste nuove premure nell’interesse degli operai di questa fabbrica d’armi sono nuovo titolo alla<br />
loro gratitudine, e cementano quel rispetto ed amore verso di Lei che ad onta delle velleità di<br />
qualche farabutto non verrà mai meno.<br />
Del resto la risposta del Ministro Ricotti non tornò del tutto inaspettata dappoichè consuona con<br />
le dichiarazioni del colonnello Tappa. Non resta che a lamentare il procedere<br />
dell’Amministrazione della Guerra, che oggi vertiginosamente accoglie a centinaia gli operai, per<br />
licenziarli domani, privi di proficua occupazione, e lascia inattive tante macchine nel mentre eroga<br />
milioni di acquisto di altre e nella nuova erezione della fabbrica di Terni. Certamente la fabbrica<br />
Glisenti potrebbe accogliere molti degli operai che rimarranno senza lavoro ma mi si dice che<br />
l’esser essa nel principio della confezione del Vetterli commessi renda l’opera loro intempestiva.<br />
Tuttavia ove il fondo che il Ministro disse rimanergli per le armi portatili in quest’anno, venisse<br />
equabilmente ripartito nelle tre fabbriche ora esistenti, il danno per Gardone non sarebbe gran<br />
fatto rilevante, purchè non avvenga che la circostanza del contemporaneo trasloco degli uffici<br />
ferroviari da Torino a Milano faccia traboccare la bilancia in favore della fabbrica di Valdocco.<br />
Ad ogni modo, checchè ne avvenga, non avremo il rimorso di non aver tentato di scongiurare<br />
l’improvvida misura del licenziamento degli operai nel mentre perdura la crisi annonaria, e da<br />
parte mia le chiedo venia del disturbo arrecatogli ( e questa volta non avrò a pentirmene). Accolga<br />
pertanto i sensi di stima e perfetta osservanza da parte del fratello, della sorella, di tutti gli amici e<br />
di chi sarà sempre orgoglioso di potersi chiamare<br />
Devotissimo servo ed amico Mutti Gio Maria<br />
1876 - I 79 ARTISTI DELLA BERETTA<br />
ACG, Pubblica sicurezza, non cat.<br />
Trascriviamo la:<br />
Nota degli operai addetti alla Fabbrica d’armi della Ditta Pietro Beretta in Gardone Valtrompia che<br />
ai sensi dell’art. 49 della Legge di Pubblica Sicurezza 20 marzo 1865 all. B si trasmette all’on.<br />
Signor Sindaco locale<br />
N. Cognome e nome Paternità Luogo nascita Data Resid.Laboratorio<br />
1 Beretta Antonio Pietro Gardone Gardone<br />
2 Sabatti Domenico Luigi Magno 1831 “<br />
3 Galaggi Angelo Rocco Bergamo 1850 “<br />
4 Baiguera Luigi Giulio Gardone 1852 “<br />
5 Zanetti Angelo Angelo Sarezzo 1855 “<br />
6 Bonometti Enrico Giovanni Brescia 1871 “<br />
84
7 Beretta Giulio Antonio Gardone 1805 “<br />
8 Peruchetti Giovanni Carlo Nave 1843 “<br />
9 Concari Cesare Benedetto Bergamo 1845 “<br />
10 Sabatti Giuseppe Bortolo Gardone 1855 “<br />
11 Zambonardi Andrea Vincenzo Gardone 1818 “<br />
12 Consoli Antonio Francesco Gardone 1862 “<br />
13 Sciatti Pietro Silvestro Brescia 1842 “<br />
14 Sabatti Bortolo Domenico Gardone 1864 “<br />
15 Cerai Luigi Carlo Reggio Emilia 1835 “<br />
16 Bianchi Bortolo Pisogne 1836 “<br />
17 Grazioli Angelo Giuseppe Gardone 1862 “<br />
18 Beltrami Ferdinando Michele Vicenza 1844 “<br />
19 Cortesi Faustino Giuseppe Gardone 1849 “<br />
20 Santoni Francesco Giovanni Sarezzo 1837 “<br />
21 Parth Andrea Martino Gardone 1859 “<br />
22 Parth Bortolo Martino Gardone 1861 “<br />
23 Damiani Giuseppe Ferdinando Lodrino 1859 “<br />
24 Manessi Girolamo Paolo Gardone 1856 “<br />
25 Tempini Francesco Giuseppe Gardone 1859 “<br />
26 Cabona G. Battista Annibale Gardone “<br />
27 Cabona Francesco Matteo Gardone “<br />
28 Remondi Luigi Vigilio Lodrino 1858 “<br />
33 Cabona Matteo Andrea Gardone “<br />
34 Gaggia Lorenzo Felice Gardone “<br />
35 Facchetti Giuseppe G.Battista Gardone “<br />
36 Gitti Giuseppe Bortolo Inzino “<br />
37 Zambonardi Giuseppe Giuseppe Gardone “<br />
38 Peli Giuseppe Andrea Gardone “<br />
39 Beretta Carlo Antonio Gardone “<br />
40 Pintossi Angelo Francesco Gardone “<br />
41 Ghedi Giuseppe Lodovico Gardone “<br />
42 Ghedi Matteo “<br />
43 Beltrami Girolamo Simone Gardone “<br />
44 Camossi Domenico Battista Gardone “<br />
45 Camossi Battista Domenico Gadone<br />
46 Moretti Carlo Giuseppe Gardone “<br />
47 Moretti Francesco Carlo Gardone “<br />
48 Gasparini Giovanni Bortolo Gardone “<br />
49 Mutti Sperandio Domenico Gardone “<br />
50 Franzini Francesco Bortolo Gardone “<br />
51 Salvinelli Giovanni Francesco Inzino “<br />
52 Zanetti Angelo Angelo Zanano di Sarezzo<br />
53 Sabatti Pellegrino “<br />
54 Salvinelli Pietro Francesco Inzino<br />
55 Gardoncini Giuseppe Battista Inzino<br />
56 Cassetti Paolo Giacomo Inzino<br />
59 Zanetti Lorenzo Paolo Inzino<br />
60 Franzini Giovanni Luigi Inzino<br />
61 Foccoli Giovanni Maffeo Marchino<br />
85
62 Foccoli Luigi Giovanni Marchino<br />
63 Foccoli Maffeo Giovanni Marchino<br />
64 Rossi Francesco Gaetano Marchino<br />
65 Rossi Battista Martino Marchino<br />
66 Zubani Andrea Bonaventura Marchino<br />
67 Ceresoli Giovanni Lorenzo Marchino<br />
68 Giovanelli Geremia G. Battista Marchino<br />
69 Sabatti Martino Bortolo Magno d’Inzino<br />
70 Sabatti Giuseppe Magno<br />
71 Rizzini Luigi Lorenzo Magno<br />
72 Foccoli Vincenzo Giuseppe Magno<br />
73 Sabatti Rosolino Pilo Antonio Magno<br />
74 Sabatti Battista Giovanni Magno<br />
75 Sabatti Samuele Giovanni Magno<br />
76 Sabatti Bortolo Giuseppe Magno<br />
77 Zoli Ferruccio Magno<br />
78 Lechi Francesco Pietro Magno<br />
79 Sosta Francesco Magno<br />
80 Bertoli Domenico Lumezzane<br />
81 Facchinetti Pietro Lumezzane<br />
82 Zanetti Antonio Giovanni Lumezzane<br />
83 Zanetti Angelo Antonio Lumezzane<br />
84 Zanetti Giovanni Antonio Lumezzane<br />
85 Zanetti Domenico Giuseppe Lumezzane<br />
La nota, nella copia originale presenta due salti di numerazione (28-33 / 56-59) è redatta il 10<br />
maggio 1878 ed è firmata dal “proprietario della Fabbrica d’armi” Pietro Beretta.<br />
1884 - LE ARMI PORTATILI COSTRUITE DALLA REGIA FABBRICA<br />
ACG, Pubblica Sicurezza non catalogato.<br />
Interessanti notizie sulla produzione degli arsenali bresciani vengono fornite da un Elenco Armi<br />
portatili fabbricate nella R. Fabbrica di Brescia dal 1. gennaio 1872 al 30 giugno 1884 :<br />
ANNO FUCILI 1870 MOSCHETTI MOSCHETTI SPECIALI SCIABOLE<br />
1872 8.200 2.500 - -<br />
1873 26.800 1.490 1600<br />
1874 16.900 1.000 - -<br />
1875 8.800 - - 1.400<br />
1876 14.000 400 - -<br />
1877 23.600 - - -<br />
1878 29.000 - 2.000 -<br />
1879 15.000 - 260 -<br />
1880 17.000 - 5.000 -<br />
1881 18.000 - - -<br />
1882 19.000 2.500 5.800 1.500<br />
1883 40.000 - - -<br />
1884 22.500 - - 2.250<br />
86
1.Seme<br />
N.B. per l’anno 1884 -85 ( 1. luglio 1884- 30 giugno 1885) si devono fabbricare<br />
32.800 2.900<br />
Brescia 4 agosto 1184<br />
1884 - LE NOSTRE FABBRICHE D’ARMI<br />
La Sentinella Bresciana, 26 settembre 1884.<br />
Per incarico del Ministero della Guerra, il chiar. Generale Pastore, delegato a visitare gli<br />
Stabilimenti Governativi, dipendenti dal Ministero medesimo fu in questi giorni nelle nostre<br />
fabbriche di Gardone e di Brescia. Ieri poi nella sala della Loggia si recarono a visitare l’egregio<br />
personaggio il deputato Zanardelli, il comm. Soragni, prefetto della Provincia ed i rappresentanti<br />
dei Municipi di Brescia e Gardone, ai quali il generale Pastore, parlò nei termini più lusinghieri<br />
degli opifizi bresciani per la fabbrica d’armi.<br />
1887 - UNA “PARTICOLARE E DISASTROSA CONCORRENZA” SULLE ARMI: CHE<br />
NE PENSA ZANARDELLI ?<br />
Giuseppe Zanardelli Bresciano e Valtrumplino. Gardone, 1993.<br />
87
Giuseppe Beretta, esponente della dinastia armiera, indirizza da Gardone V.T. il 14 gennaio 1887<br />
una lettera all’onorevole Zanardelli in merito ad una “concorrenza disastrosa” per l’industria<br />
gardonese<br />
“ Egr. Sig.re,<br />
“Approfitto – forse un po’ troppo – dell’amore che Ella porta a questa nostra industria per<br />
raccomandarle di voler adoperare la sua ben meritata influenza per togliere un inconveniente, che<br />
sto per esporle.<br />
Da parecchio tempo il Governo vende all’asta nei principali centri le armi che confisca, a prezzi<br />
vilissimi, creando una concorrenza disastrosa, che riduce di molto la vendita di armi di basso<br />
prezzo. Negozianti girovaghi vanno per le campagne vendendo tali armi a prezzi che variano da<br />
due a cinque lire circa, e così mentre al negoziante di armi nuove vengono a mancare le vendite, il<br />
Governo stesso favorisce i cacciatori di contrabbando, dando modo a questi di provvedersi d’armi<br />
con tenue spesa in sostituzione di quelle state loro sequestrate. A che pro allora mantenere un<br />
esercito di guardie di finanza e sostenere ingenti spese, quando, confiscando le armi adoperate dai<br />
contravventori, si restituiscono indirettamente ai medesimi per poche lire? Quando il cacciatore<br />
abusivo ha in mano un’arma, che non gli costa più di 4 o 5 lire, poco gli importa di perderla, ma<br />
quando, spinto dal vizio, è costretto a comperare un’arma nuova, che per lo meno gli costa 30 lire,<br />
difficilmente corre il rischio di vederla confiscata, e si persuade ad aggiungere anche le poche lire<br />
per la licenza.<br />
Abbandoni il Governo la gretta idea di utilizzare le armi confiscate, la cui vendita – dedotte le<br />
spese – gli rende pochissimo: le distrugga addirittura, e la piccola perdita gli verrà compensata dal<br />
maggior numero di licenze, che verranno domandate. Farà atto di giustizia verso questa nostra<br />
industria, già troppo gravata dalle tasse senza che il Governo si faccia complice dei cacciatori<br />
clandestini. Sono certo ch’ Ella farà il possibile per rimediarvi, e ne La ringrazio fin d’ora. Intanto<br />
colla più alta stima ho l’onore di riverirLa<br />
1890 - ALL’ARSENALE SI LICENZIA<br />
Giuseppe Zanardelli bresciano e valtrumplino… cit.<br />
Giuseppe Beretta<br />
Da una lettera del Ministro della Guerra Bertolè-Viale a Giuseppe Zanardelli datata 5 luglio 1890<br />
apprendiamo quanto segue:<br />
“ Mio caro Zanardelli<br />
In risposta alla tua lettera del 28 giugno u.s. relativa al licenziamento di operai della fabbrica<br />
d’armi di Brescia (vista la riduzione dei finanziamenti statali sul capitolo)... fui costretto<br />
appigliarmi al partito di ridurre il personale operaio di tutte le quattro fabbriche d’armi mercé un<br />
graduale e limitato licenziamento di operai avventizi , da farsi nella stagione più propizia. Nel<br />
dare ai direttori di detti stabilimenti le istruzioni necessarie per tale licenziamento si avvertirono i<br />
medesimi che si lasciava in loro facoltà di applicarle in quelle misure e nelle epoche che<br />
reputassero più convenienti, per modo di evitare qualunque crisi nella classe operaia, tenendo<br />
conto delle condizioni del lavoro disponibile nella regione della fabbrica d’armi.<br />
Conseguentemente a tali disposizioni si dovranno licenziare in complesso fra le quattro fabbriche<br />
d’armi circa n. 1500 operai di cui 267 soltanto nella fabbrica di Brescia (190 già licenziati e n. 77<br />
da licenziare).<br />
Da ciò rilevasi che la misura del licenziamento colpì non proporzionalmente meno la fabbrica<br />
d’armi di Brescia che non le altre tre notando che le località di Torino e di Terni, come è noto,<br />
attraversano momentaneamente un periodo di crisi industriale, se non più acuto, certamente non<br />
meno serio di quello che grava presentemente sul Bresciano.<br />
88
Ond’è che con mio grande dispiacere, mi trovo nella dura necessità di non poter assecondare il<br />
desiderio da te espressomi nella tua pregiata lettera, di estendere maggiormente la misura del<br />
licenziamento alla fabbrica di Terni, a favore di Brescia.<br />
Dolente di non averti potuto giovare in siffatta contingenza, mi professo con la massima stima ed<br />
amicizia<br />
Tuo aff.mo amico e collega – Bertolè-Viale<br />
1890 - COMUNICAZIONE DI ZANARDELLI A GIOVANNI QUISTINI<br />
Giuseppe Zanardelli bresciano e valtrumplino…, cit.<br />
Zanardelli comunica la notizia al suo corrispondente trumplino avv. Giovanni Quistini in data 7<br />
luglio 1890 :<br />
“Non ho cessato si può dire, un giorno dal dare al Ministro della Guerra a voce e per iscritto le più<br />
vive raccomandazioni affinchè rendesse meno dannosi gli effetti della diminuzione di lavoro e<br />
limitasse il più possibile il licenziamento degli operai delle nostre fabbriche d’armi. Dall’ultima<br />
lettera che il Bertolè mi scrive, e che in via riservata le comunico, vedrà quale sia ora lo stato delle<br />
cose; le cifre dei licenziati non concordano con quelle che vennero date.... il Ministero promette di<br />
fare il possibile perchè sia ridotto il numero dei licenziandi da non oltrepassare.. il numero di 227<br />
operai. So che per le altre fabbriche si giunge ad numero molto superiore, a Torino saranno 500 e<br />
a Terni non meno. Quanto alla spesa cui il Governo è stato autorizzato con la legge 6 Aprile 1890,<br />
si tratta di 3 milioni e mezzo e non 5 e mezzo, comprese le buffetterie, da ripartirsi nelle quattro<br />
fabbriche e anche quelle bresciane avranno la loro parte... (che) non può bastare a compensare gli<br />
effetti della diminuzione generale che era purtroppo inevitabile alla fine di un eccezionale periodo<br />
di fabbricazione col quale vennero soddisfatti urgenti bisogni cui si era dovuto rapidamente far<br />
fronte.<br />
Coi saluti più cordiali ed una stretta di mano mi creda sempre<br />
Aff.mo suo Zanardelli<br />
1890 - IL MINISTRO ZANARDELLI E S.M. UMBERTO I IN VISITA A GARDONE<br />
Visitatori Illustri …, cit.<br />
Dopo il glorioso periodo risorgimentale che portò alla costituzione del Regno d’Italia, il 23 agosto<br />
1890, Gardone fu onorato della visita di Sua Maestà Umberto I, re d’Italia, accompagnato dal<br />
principe di Napoli e dal Ministro di Stato Giuseppe Zanardelli.<br />
Dopo aver compiuto l’ormai consueta visita alla Fabbrica d’armi il sovrano raggiunse la sede<br />
municipale e sedette a geniale refezione con i rappresentanti del Consiglio Comunale.<br />
Il Consiglio gardonese deliberò in seguito di autorizzare la spesa di lire “centocinquanta” per il<br />
collocamento di una lapide nella grande sala comunale, a ricordo della visita del sovrano :<br />
VISITANDO VALTROMPIA<br />
UMBERTO I RE D’ITALIA<br />
CON VITTORIO EMANUELE<br />
PRINCIPE EREDITARIO<br />
GIUSEPPE ZANARDELLI MINISTRO<br />
LIBERAMENTE<br />
SEDEVA A BANCHETTO DI POPOLO<br />
IN QUESTA SALA<br />
IL DI’ 23 D’AGOSTO DEL 1890<br />
89
1890 - ZANARDELLI A QUISTINI NUOVAMENTE SULLA FABBRICA D’ARMI<br />
G. Zanardelli bresciano e valtrumplino…. cit.<br />
Il timore della chiusura della Fabbrica d’armi crea notevoli preoccupazioni nei gardonesi.<br />
Zanardelli, a Roma, si impegna con ministri e governo a favore dei gardonesi e di questo dà<br />
comunicazione all’amico Quistini<br />
Roma, 24 dicembre, 1890<br />
Carissimo amico<br />
In seguito alla sua del 12 corrente, parlai all’amico Bertolé-Viale circa alle brutte voci, come<br />
Ella mi esprime che, riguardo al lavoro della Regia Fabbrica d’Armi di Brescia e di Gardone,<br />
impensierisce i nostri operai.<br />
Della soppressione, cui Ella accenna, della nostra Fabbrica non può parlarsi se non nel senso<br />
della chiusura non soltanto della Fabbrica nostra ma di tutte indistintamente ove il Parlamento non<br />
votasse i fondi concernenti l’armamento del bilancio venturo, cioè in quello del 1. Luglio 1891 in<br />
poi. A tutto giugno i fondi più o meno vi sono, e quindi seri timori di forti riduzioni non vi possono<br />
essere. Per il tempo successivo al Giugno sono chieste somme, quanto ai fucili, non molto lontane<br />
dall’esercizio in corso. Ricorda che il Giolitti, pur tiratissimo, ammise tali somme concernenti<br />
l’armamento, mentre nel bilancio della guerra chiese soppressioni di altre spese che il Ministro<br />
proponeva .... e mi pare che tale adesione del Giolitti alle spese per l’armamento fosse data anche<br />
per amichevole condiscendenza alle mie premure.<br />
La fortuna per il lavoro in armi sarebbe se venisse stabilito di fare nuovi fucili a calibro ridotto,<br />
ma la camera si pronunciò nel senso che non si facciano a poco a poco per non avere nell’esercito<br />
due specie di fucili, e lasciarli fare tutti insieme, cioè in un paio d’anni, trattandosi di una spesa di<br />
100 milioni, è cosa la quale in questo momento di frenesia per le economie è poco sperabile<br />
Buone feste e mille saluti del tutto suo<br />
G. Zanardelli<br />
1892 - SI INAUGURA IL “BERSAI”<br />
P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese…cit.<br />
Le origini del “ Bersai” gardonese risalgono alla legge del 2 luglio 1882 che, promulgata su<br />
proposta di Giuseppe Garibaldi, istituiva in Italia il Tiro a Segno Nazionale allo scopo di preparare<br />
le nuove generazioni al servizio militare e di mantenere in addestramento gli effettivi dell’esercito<br />
e delle milizie. Il 13 settembre del 1883, a firma dell’allora sindaco Giuseppe Guerini, veniva<br />
affisso in Gardone un manifesto che invitava i cittadini ad iscriversi nei ruoli dei tiratori. Pochi mesi<br />
dopo, il 20 gennaio 1884, aveva luogo la prima riunione del sodalizio cui avevano aderito<br />
ottantadue soci sotto la presidenza del sindaco Guerini coadiuvato dai consiglieri avv. Giovanni<br />
Quistini, Giacomo Zanetti e dal garibaldino Giuseppe Peruchetti.<br />
Venne iniziata la costruzione del poligono (che prenderà il nome di “Bersai” dalla dialettizzazione<br />
del termine “bersaglio”) in Valle di Gardone, sulla sinistra orografica del torrente Tronto.<br />
Nell’opera si impegnò l’impresa edile Foresti di Bisogne; assistita da Pietro Paolo Cotelli.<br />
90
L’imponente edificio con le sue torri merlettate che lo rendevano del tutto simile ad un maniero<br />
medievale, fu progettato dall’ing. Camillo Arcangeli e costò complessivamente 17.585 lire.<br />
Il 25 settembre 1892 nella sala municipale di Gardone venne inaugurata la Società di Tiro a Segno,<br />
e al Bersai, che restò il poligono di tiro gardonese fino agli anni ’50 del secolo scorso, iniziarono le<br />
competizioni inaugurali che durarono cinque giorni con lo sparo di 14.326 proiettili di fucile ’91.<br />
Il primo colpo fu sparato dall’on. Zanardelli, padrino della cerimonia. Le gare assegnarono poi<br />
trentacinque premi, fra i quali, il primo, un vaso d’alabastro orientale con rifiniture in bronzo<br />
dorato, era dono del re. Sessantacinque furono i tiratori che parteciparono ai vari concorsi ed il<br />
primo premio venne conquistato dalla squadra bresciana; il terzo da quella gardonese composta<br />
dall’avv. Giovanni Bianchi, da Giuseppe Mori e da Pietro Beretta.<br />
1894 - COSTITUZIONE DELLA “ SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO LAVORANTI IN<br />
FERRO IN GARDONE V.T. E MANDAMENTO”<br />
G. BONDIO, Società operaie e cooperazione, cit.<br />
“ In questa nuova organizzazione troviamo aspetti caratteristici dell’importanza attribuita alle<br />
forme associative operaie che impegnano ed impongono quasi uno “ stile di vita” Lo Statuto della<br />
91
società prevede controlli sulla moralità personale dei soci da parte dei dirigenti o di altri soci.<br />
L’espulsione è prevista per i soci di costumi immorali o dediti all’ubbriachezza. Essenziale è la<br />
partecipazione alla vita della Società, chi mancasse per tre sedute senza giustificati motivi si riterrà<br />
dimissionario, chi mancasse per tre volte consecutive all’Assemblea resta espulso dalla Società<br />
decadendo da qualsiasi diritto sociale anche sulle quote versate e sui dividendi. Non può iscriversi<br />
alla Società chi ha alle dipendenze più di cinque operai venendo considerato il medesimo come<br />
principale. La Società garantisce ai soci in caso di malattia un sussidio giornaliero di una lira,<br />
per i primi tre mesi, e di 50 centesimi per gli altri tre mesi. A testimonianza della solidarietà<br />
esistente fra le varie Società operaie il Consiglio Direttivo è autorizzato ad accordare un sussidio<br />
straordinario anche ad operai iscritti ad altre Società operaie di Mutuo Soccorso che fossero<br />
disoccupati e privi di mezzi di sussistenza. Anche la Lavoranti in Ferro destina una parte del<br />
proprio “Tesoro sociale” per formare e mantenere la Biblioteca per la quale vengono<br />
gradatamente acquistati i libri riconosciuti utili per la Società ed i soci”<br />
1899 - INAUGURAZIONE DI DUE LAPIDI<br />
La Provincia di Brescia, 21 settembre 1899.<br />
La ricorrenza della “breccia di Porta Pia” è solennemente celebrata il 20 settembre a Gardone<br />
come lo storico avvenimento che ha ridonato all’Italia la città di Roma ed ha decretato la fine del<br />
potere temporale dei papi. L’imaugurazione è il pretesto per infastidire i cattolici intransigenti che<br />
osteggiano la manifestazione che simboleggia un oltraggio alla libertà e alla sovranità del<br />
pontefice. Nel 1899 lo scontro tra la fazione cattolica e quella liberalzanardelliana vive un momento<br />
particolare dato che le elezioni amministrative hanno visto il separarsi del movimento zanardelliano<br />
in due correnti la più moderata delle quali ha visto il convergere dei voti dell’elettorato cattolico.<br />
La manifestazione vuole dunque sottolineare la supremazia degli zanardelliani “ortodossi” ed<br />
assume una particolare solennità con l’inaugurazione di due lapidi nella sala del consiglio comunale<br />
una a memoria della visita compiuta nel 1890 da re Umberto 1, l’altra a gloria delle benemerenze di<br />
Giuseppe Zanardelli. Così è ricordatol’evento nella cronaca della Provincia di Brescia :<br />
“ Gardone, 20 settembre<br />
La memoranda data venne celebrata a Gardone con quella solennità che risponde allo spirito<br />
libero di questa illustre popolazione. Bandiere e festoni ornavano le vie del paese e l’affluenza di<br />
forestieri da Brescia e da tutta la Valle fu veramente eccezionale.<br />
Al mattino dopo il saggio dei bambini dell’Asilo, in cui rifulsero i meriti delle brave insegnanti che<br />
consacrano tutta l’anima all’educazione delle loro creature, e la distribuzione degli attestati agli<br />
alunni delle scuole elementari, si passò a vedere l’esposizione dei lavori degli allievi della scuola<br />
industriale diretta dall’architetto prof. Luigi Tombola. La mostra ha destato in tutti la migliore<br />
impressione per i progressi fatti dai bravi giovani che si sono segnalati nell’apprendimento. Il<br />
primo premio venne conferito al giovane Cortesi Faustino.<br />
La cerimonia dello scoprimento delle due lapidi a Re Umberto ed all’on Zanardelli, dettate dal<br />
chiarissimo comm. Marino Ballini, assunse un’importanza che resterà scolpita in tutti i cuori.<br />
Nell’ampio salone del Municipio addobbato splendidamente, sono murate le lapidi<br />
commemorative. Una grande folla di persone si assiepava per assistere alla cerimonia. L’Avv.<br />
Quistini pronunciò uno splendido discorso interrotto più volte da vivi insistenti applausi, e del<br />
quale non vi dò il riassunto per tema di non interpretare il mirabile effetto che ha fatto sugli<br />
ascoltatori, perchè denso di fatti e citazioni e smagliante per forma e per concetto.<br />
Oltre a numerose signore e signorine che ornavano leggiadramente la sala, abbiamo notato fra gli<br />
altri il venerando comm. Mario Ballini preside del R. Istituto, il procuratore di Brescia del Re cav.<br />
Frigotto, gli ingegneri Ferdinando Zanardelli e Carminati, i pretori di Gardone e di Bovegno De<br />
Orchi Guido e Pagani Pietro, il Capitano Bariè direttore del R. Arsenale, gli industriali cav.<br />
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Beretta Giuseppe, cav. Alfredo Glisenti e Fratelli Crippa, il sig. Arturo Invernizzi, direttore dello<br />
stabilimento Redaelli, i medici ed i sindaci dei paesi vicini ecc. ecc.<br />
Intervennero pure tutte le associazioni popolari di Gardone con bandiera, nonchè la Società<br />
Triumplina di Bovegno col suo presidente Giovanni Brentana e il valoroso portabandiera, il<br />
veterano Fausti Cristoforo. E’ inutile dire che tutte le autorità del paese vi assistevano, compresi i<br />
tre fabbriceri. Il concorso in paese si fece ancora più numeroso e le vie erano letteralmente stipate.<br />
I trams versarono ad ogni corsa un bel contingente di forestieri.<br />
Il bravo corpo musicale suonò con scelti e gustati pezzi in piazza S. Marco, poi si assistette alla<br />
spettacolo della cuccagna che venne vinta dai giovani Baronio Raffaele e Gamba, entrambi di<br />
Gardone.<br />
Alle ore 17 ebbe luogo un banchetto di oltre 150 coperti servito assai bene dal trattore sig.<br />
Rinaldini Crescenzio nel salone del Municipio e in camere adiacenti. Alla frutta parlarono<br />
dapprima l’operaio sig. Peruchetti Carlo di Giovanni vivamente applaudito, poscia ebbe luogo la<br />
distribuzione dei premi ai tiratori fatta dall’avv. Quistini, il quale portò un vivo ringraziamento a<br />
quanti concorsero alla festa del Tiro a Segno, segnalò alla pubblica riconoscenza l’amico ing.<br />
Carminati, presente al banchetto, che offrì gratuitamente il bellissimo disegno delle due lapidi<br />
inaugurate, e finì applauditissimo invocando la completa amnistia pei carcerati politici.<br />
Chiusero il lieto e simpatico ritrovo belle parole dell’operaio Corridori Giovanni che rivolse a<br />
nome del Comitato un ringraziamento a quanti concorsero alla festa civile e patrottica, e finì<br />
brindando a Giuseppe Zanardelli, il baluardo incrollabile delle libere istituzioni.<br />
Stasera ha luogo un concerto vocale e instrumentale che promette di riuscire brillantissimo per gli<br />
egregi artisti che vi prendono parte e per il grande concorso di pubblico “<br />
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