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Untitled - Pierantonio Bolognini

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LE FUCINE DI GARDONE<br />

nel 1794<br />

Lettera inedita di Pietro De Lama<br />

* *<br />

LE LUMACHE DI GARDONE<br />

Promemoria di Pellegrino Strobel<br />

C.E.L.Bi.B.<br />

Gardone Valtrompia<br />

1984


Ristampe anastatiche valtrumpline.<br />

1. Pietro De Lama, Le fucine di Gardone.<br />

Pellegrino Strobel, Le lumache di Gardone.<br />

2. Cenni sulla fabbrica d'armi in Gardone di Valtrompia cui fra il<br />

martello e la lima compilava Marco Gommassi, (in preparazione)<br />

3. Alessandro Sala, Scorsa in valle Trompia ai monti metalliferi della<br />

provincia, (in preparazione)<br />

Realizzazione e stampa: Società Editrice Vannini - Aprile 1984<br />

Aria di festa a palazzo Bargnani, il 21 agosto 1883. Oltre duecento<br />

alpinisti italiani, convenuti a Brescia già dal giorno prima,<br />

davano inizio al XVI congresso nazionale del Club alpino italiano,<br />

alla presenza di Quintino Sella, Gabriele Rosa, Giuseppe Zanardelli,<br />

Massimo Bonardi, Teodoro Pertusati e altre persone illustri.<br />

"Sella, salutato da un lungo applauso, sorge e con quel suo dire<br />

spontaneo e concettoso, con l'arguzia fina alternantesi a volta a<br />

volta con la nota grave e solenne, strappa ad ogni istante un segno di<br />

approvazione, un applauso. Ricordò Arnaldo, che egli chiamò il<br />

campione bresciano di libero pensiero, il precursore della separazione<br />

della Chiesa dallo Stato. Ricordò l'eroica difesa di Brescia nel<br />

1512 e le dieci giornate del 1849; ricordò infine come il patriottismo<br />

di Brescia si manifestasse ancora in altissimo modo quando nel 1864,<br />

traversando l'Italia una terribile crisi finanziaria, a lui ministro allora<br />

delle finanze, che aveva escogitato l'espediente dell'anticipo delle<br />

imposte, ma che esitava nel valersene, Brescia per la prima annunziasse<br />

che avrebbe anticipato l'imposta. Una ovazione lunghissima<br />

chiuse il discorso del Sella.<br />

Terminato il discorso inaugurale seguirono i lavori del congresso.<br />

Il signor Costanze Glisenti trattò della necessità di un catechismo<br />

di siderurgia, lavoro a cui egli sta attendendo e che spera di<br />

condurre presto a compimento. Il prof. Giuseppe Ragazzoni lesse<br />

sulla geologia bresciana. L'avv. Serafino Navello narrò di una sua<br />

gita in valle dell'Inferno e di certe sue impressioni sulle iscrizioni<br />

simboliche preistoriche trovate in detta valle. Augusto Liuzzi, rappresentante<br />

della sezione dell'Enza, fa omaggio al congresso di una<br />

pubblicazione sopra le fucine di Gardone nel 1794". ("Rivista alpina<br />

italiana", 30 sett. 1883).<br />

V


Quell'opuscolo è questo stesso che il sistema bibliotecario alta<br />

Valtrompia offre ora in edizione anastatica.<br />

L'iniziativa, alla sezione C.A.I. di Parma e Reggio (detta dell'Enza),<br />

era stata suggerita dal programma del congresso, che prevedeva,<br />

un trasferimento a Gardone, con la trainvia inaugurata nel<br />

febbraio dell'anno precedente. I congressisti sarebbero poi proseguiti<br />

per il Gòlem, Pisogne e Breno (da dove i più zelanti sarebbero<br />

saliti a inaugurare il rifugio di Salarne, raggiungendo poi la cima<br />

dell'Adamello).<br />

Anche a Gardone il Liuzzi fece omaggio di parecchie copie<br />

dell'opuscolo, al direttore della fabbrica d'armi e ai rappresentanti<br />

del municipio.<br />

Chi fosse Pietro De Lama, autore dell'omaggio, e come questo<br />

altro non fossero che le sue impressioni di viaggio scritte per lettera<br />

ad un amico (e quindi non destinate alla pubblicazione) è ampiamente<br />

spiegato nella introduzione. Testimonianza genuina, quindi,<br />

tanto più preziosa per una zona non certo ricca di simili documenti.<br />

Particolari curiosi, pure in un testo così breve, abbondano. Non<br />

mi riferisco alla descrizione tecnica della fabbricazione delle canne di<br />

fucile, il cui apprezzamento è lasciato ai discendenti di quei<br />

"diavolacci di fabbri".<br />

Anche il resoconto del viaggio è ricco di spunti interessanti.<br />

Passato borgo Trento, seguendo a cavallo due amici seduti in<br />

carrozza, il De Lama rileva anzitutto il pessimo stato della strada<br />

valligiana. La sua manutenzione spettava ai comuni attraversati, ed<br />

era compito del sindaco di valle ispezionarla due volte l'anno (in<br />

aprile e in ottobre) per richiamarli ai loro obblighi statutari: ma<br />

correva il 1794, entro non molti mesi la repubblica veneta si sarebbe<br />

sfasciata, e il periodo era funestato da carestie e disordini: evidentemente<br />

alle autorità pubbliche valligiane ben altri pensieri frullavano<br />

per la testa.<br />

Entrato, tra Codolazza e Carcina, nel territorio valtrumplino,<br />

senza incontrare i cani di Concesio, famigerati più per le aggressioni<br />

ai viandanti, che per la difesa da eventuali scorrerie di lupi, il De<br />

Lama osserva gli avanzi dell'acquedotto romano, chiamati sul posto<br />

"bocche del diavolo", soprattutto sulla costa della Pendesa.<br />

Da Pregno a Sarezzo la strada allora rimaneva sulla sinistra<br />

(orografica) del Mella, a mezza costa di una scarpata scoscesa, su un<br />

tracciato malsicuro e soggetto a frane. Solo nel 1867-68 fu attuata la<br />

deviazione di Villa e Cogozzo, con la costruzione del ponte di Cogozzo<br />

(già esistevano il ponte di Pregno, ricostruito dopo le alluvioni<br />

dell'agosto 1850 e del settembre 1882, e quello di Zanano).<br />

Giunto alla meta, di Gardone al De Lama piacciono solo le<br />

ingegnose soluzioni tecniche escogitate dagli armaioli. Per il resto il<br />

paese è "grosso e brutto" (contava 1300 abitanti; 350 Inzino), la<br />

VI<br />

parrocchiale "veramente brutta", frequentissimi i gozzi, scorbutico<br />

il dialetto (chissà il suo com'era armonioso). Meno male che trova di<br />

suo gusto il pranzo, a base di polenta e uccelli, e di carne di vitello, la<br />

cui squisitezza è però attribuita a mandrie svizzere mandate a pasturare<br />

sui pascoli valtrumplini.<br />

Da bravo suddito, ricorda la visita della duchessa di Parma<br />

Maria Amalia, avvenuta il 9 agosto 1781, a memoria della quale<br />

Luigi Moretti e fratelli avevano fatto collocare su un pilastro della<br />

loro fucina una iscrizione in latino. Il De Lama la copia diligentemente,<br />

a beneficio del suo amico <strong>Bolognini</strong>, ma anche nostro, dato<br />

che dell'iscrizione s'è persa ogni traccia.<br />

Anche del "buon quadro rappresentante il Cenacolo: parmi di<br />

scuola veneziana", che egli ha visto sul primo altare a destra nella<br />

chiesa di Inzino, la sua testimonianza è rimasta (per ora) l'unica.<br />

Qualche decennio dopo (nel 1849) un altro viandante, zaino<br />

sulle spalle e martello in mano, risaliva la vai Trompia, curioso non<br />

di fucine, ma di molluschi. Era il milanese Pellegrino Strobel (1821-<br />

1895), naturalista e paletnologo, professore all'università di Parma.<br />

Nel 1883 era presidente della sezione del C.A.I. di Parma e Reggio.<br />

Dato che il XVI congresso del C.A.I. prevedeva una visita alla<br />

bassa vai Trompia, lo Strobel ritenne suo dovere, in appendice al<br />

resoconto di viaggio del De Lama, offrire ai congressiti un elenco dei<br />

molluschi da lui reperiti nelle zone di Concesio, Cornelle (a oriente<br />

di Gardone), Inzino, Noboli e Zanano.<br />

Non si illudeva che gli alpinisti convenuti a Brescia si sentissero<br />

invogliati a trasformarsi in tanti malacologi: gli pareva buona l'occasione<br />

per ribadire uno dei molteplici aspetti sotto cui vanno conosciute<br />

e studiate le nostre montagne.<br />

Non si immaginava certo che un omaggio ripetutamente offerto<br />

con tanta solennità, dovesse finire nel dimenticatoio. Il suo promemoria<br />

sulle lumache di Gardone non compare nei Pròdromi della<br />

faunistica bresciana di Eugenio Bettoni, pubblicati l'anno seguente<br />

dall'Ateneo di Brescia; né ritennero il caso di elencare l'opuscolo tra<br />

i "libri e opuscoli che trattano della parte montuosa della provincia<br />

di Brescia pubblicati dal 1800 in avanti" gli autori della Guida alpina<br />

della provincia di Brescia, pubblicata in seconda edizione nel 1889<br />

proprio dal C.A.I. di Brescia, a cui era stato offerto solo sei anni<br />

prima da una "sezione consorella".<br />

Ormilo Valetti<br />

La presente ristampa riproduce esattamente l'originale; si è solo provveduto a<br />

collocare al loro posto le p. 39 e 40, che nell'originale risultano scambiate tra loro.<br />

Sono state aggiunte due vedute: una della strada della Pendesa, di Luigi Basiletti<br />

(dal II volume delle Storie bresciane dell'Odorici, 1854); l'altra di Gardone, di<br />

Gabriele Rottini (agosto 1845, dall'Atlante valtrumplino della Grafo ed.)<br />

VII


4r*. j-n *', -<br />

•s< -'H ,.


CARBONE<br />

OMAGGIO<br />

DELTA<br />

SEZIONE DELL' ENZA<br />

AL<br />

XXI CONGRESSO<br />

DEL<br />

CLUB ALPINO ITALIANO<br />

REGGIO-EMILIA<br />

TIPOGRAFIA DI LUIGI BONOAVALLI<br />

1883.


«S'è «


Ma chi poteva parlare di Alpinismo ai tranquilli<br />

Arcadi del secolo scorso? — II De->Lama e il <strong>Bolognini</strong>,<br />

nati troppo presto, trovarono nei loro concittadini<br />

simulati pastori intenti a belare sonetti ed<br />

egloghe, o dentro le mura della città, o, appena<br />

fuori delle porte, sulle -sponde arse del Crostalo e<br />

della Parma; quantunque, per la via di più nobili<br />

studi, già aperta in queste provincie dal Vallisneri,<br />

procedessero allora, insigni campioni, lo Spallanzani<br />

e il Venturi.<br />

Sulle orme di que' grandi, il De-Lama e il <strong>Bolognini</strong><br />

cominciarono a salire i monti per istudiarnele<br />

bellezze, la natura, e la storia; ed è ben da dolersi<br />

che di quelle escursioni fatte insieme dai due amici<br />

non ci restino che scarsi ricordi.<br />

Fortunatamente però alcuna volta non poterono<br />

andare entrambi; e allora si credettero in obbligo di<br />

communicarsi V un I' altro le impressioni di viaggio,<br />

ed è così che si è potuta conservare la memoria di<br />

alcune delle curiose osservazioni, che essi solevano<br />

fare in quelle loro gite.<br />

x<br />

Fra i viaggi compiuti dal De-Lama senza la<br />

desiderata compagnia dell' indivisibile amico, evvi<br />

quello nelle Provincie Lombardo-Venete, cominciato<br />

il i." Agosto e terminato il 26 Ottobre del 1794; tre<br />

mesi, nei quali il De-Lama studiò pazientemente le<br />

città, le pianure ed i monti specialmente del Veronese<br />

e del Bresciano, dando relazione di quando in<br />

quando delle cose vedute e degli studi fatti, in<br />

lunghissime lettere al suo <strong>Bolognini</strong>; il quale doveva,<br />

anche in quel viaggio, essergli compagno, ma noi<br />

potè, perché occupato allora, appunto nei preparativi<br />

per le sue nozze colla Signorina Vittoria Talenti<br />

di Gualtieri.<br />

Le copie autografe di quelle lettere si trovano<br />

ora néll' Archivio del Museo di Parma, riunite tutte<br />

in un volume, che è il IL 0 delle Lettere Odeporiche<br />

del De-Lama. » Se queste non vi annoieranno<br />

» (scriveva egli ali' amico il 7 Agosto), ve ne scriverò<br />

» almeno una settimanalmente, pregandovi di ser-<br />

» barmele acciò possa farne uso allorquando ini<br />

» venisse il ghiribizzo di scrivere i miei viaggi » (1).<br />

Sono lettere lunghissime, tutte piene di osservazioni<br />

esatte, pazienti, minutissime ; sicché lo stesso<br />

De-Lama alcuna volta chiède scusa ali' amico delle<br />

troppo estese descrizioni. » Abbiate pazienza (gli<br />

dice nella stessa lettera del 7 Agosto, dopo 12 pagine<br />

di scrittura fittissima) abbiate pazienza ; vi<br />

> descrivo ciò che dovevamo vedere insieme ; sono,<br />

» per vostro detto, esatto osservatore, e sono sì lon-<br />

•» tano dal darvi una mentita, che, anziché inter-<br />

» rompere la mia narrazione, aggiungo al presente<br />

» un altro foglio e tiro di lungo. » (2)<br />

x<br />

Fra quelle lettere, tutte inedite, havvene una del<br />

17 Settembre 1794; ed è questa appunto che gli<br />

Alpinisti dell' Enza offrono ora ai colleghi intervenuti<br />

da ogni parte d'Italia al Congresso di Brescia.<br />

Il De-Lama descrive in essa minutamente le<br />

fucine di Guardone, e da ali' amico <strong>Bolognini</strong> i disegni<br />

delle -macchine che allora vi si adoperavano ;<br />

disegni fatti in fretta, come poteva permetterlo un<br />

(1) De Lama — Lettere Odepariche MS. nell'Archivio de] R, Musco di Amichila<br />

di Parma — Voi. II. pag. io.<br />

(2) Dò-lama — MS.- e. s. — pag. 23.


8<br />

rapido maggio di montagna; ma tali però da dare<br />

una adeguata idea di ciò che erano allora quelle<br />

tanto celebrate fucine (3).<br />

Gli Alpinisti Italiani convenuti ora, per la cortese<br />

ospitalità dei Bresciani, ad ammirare le stupende<br />

macchine perfezionate delle fucine di Val<br />

Trompia, non isdegnino dare una rapida occhiata<br />

alle povere macchine primitive disegnate nel 1794<br />

dal De-Lama.<br />

E, ammirando il progresso grandissimo fatto in<br />

meno di cento anni da queste antiche officine, che<br />

il De-Lama chiamava allora madri quasi generali<br />

della Moschetteria Italiana ed anche Oltramontana,<br />

gli Alpinisti, convenuti da ogni parte d'Italia, salutino<br />

questa grande industria nazionale che risorge;<br />

e le annerite volte delle officine di Gardone, al<br />

grido degli Alpinisti, rispondano esse pure con eco<br />

di lieto augurio: EXCELSIOR!<br />

x<br />

Non delle sole f-ucine di Gardone si occupò il<br />

De-Lama nella sua lettera al <strong>Bolognini</strong>; vi incluse<br />

diverse altre osservazioni sulla Val Trompia, e, da<br />

attento osservatore, non dimenticò le piccole lumache<br />

che strisciavano sui massi della Pendosa.<br />

Quelle prime note, stese sui molluschi della Val<br />

Trompia fin dal secolo scorso, richiamarono alla<br />

memoria dal prof. Pellegrino Strobel, Presidente<br />

della Sezione dell'Ernia, le ricerche malacologiche da<br />

lui fatte nella stessa valle, treni' anni or sono; e<br />

(3) II Museo di Parma possedeva già da tempo la.copia autografa di quella lettera<br />

nel volumi-11. delle Lettere OJcporiclie del De-l.ama (pag. 127-140): ma in quella copia<br />

mancavano le ligure.<br />

Fortunatamente però, nel 1877, il Museo potè acquistare anche là lettera originale,<br />

la quale ha intercalati al testo i disegni. — Da quèsV Ultimala tratta'lci presente edizione!<br />

volle perciò, offrire ai colleghi, quasi commento alla<br />

lettera del De-Lama, le notizie da lui raccolte allora;<br />

e, per commodo degli Alpinisti che interverranno<br />

al XVI Congresso, vi aggiunse anche alcune<br />

norme sul modo di proseguire e completare quelle<br />

ricerche.<br />

x<br />

Alla lettera del De-Lama al <strong>Bolognini</strong> ci siamo<br />

creduti in dovere'di far precedere alcuni trevi cenni<br />

biografici di quei due esimi cittadini; i quali, ricordali<br />

onorevolmente ancora al dì d' oggi in Parma<br />

e in Reggio,, certo non saranno del pari conosciuti<br />

fuori della loro città.<br />

Parve a noi che il sapere quanto fossero competenti<br />

nella speciale materia, e stimati dai loro contemporanei,<br />

quegli che scrisse la lettera e l'altro<br />

cui fu diretta, possa in qualche modo aggiungere<br />

importanza alla descrizione che in essa si fa delle<br />

tanto celebrate fucine.<br />

9


CENNI BIOGRAFICI<br />

INTORNO<br />

A PIETRO DE-LAMA<br />

E<br />

A GIAMBATTISTA BOLOGNINI


*- •»- -*•- -v. "T^X" t -CÌ^"c>' 5sr '' "' " - "' ^<br />

PIETRO DE-LAMA<br />

ìietro De-Lama nacque a Colorno (contado di Parma)<br />

il 7 Luglio 1760.<br />

Giovane di svegliato ingegno ed appassionatissirrio<br />

per gli studi archeologici, trovò fortunatamente a maestro<br />

e guida in essi l'illustre Paciaudi, che ebbe sempre per<br />

lui cure ed affetto quasi di padre.<br />

Nel 1778, a soli 18 anni il De-Lama fu nominato assistente<br />

al Paciaudi, allora Bibliotecario e Direttore del<br />

Museo Archeologico di Parma; ed a 2^ anni, nel 1785,<br />

era già egli stesso Direttore del Museo; e tenne poi egregiamente<br />

quella carica per quarant' anni, sino al 31 Gennaio<br />

1825, giorno in cui mori, lasciando di sé, in Parma<br />

e fuori, desiderio grandissimo.<br />

Il De-Lama fu pure per alcuni anni Segretario e poi,<br />

dal 1812. al 1816, Presidente della R. Accademia Parmense<br />

di Belle Arti; e fu per lungo tempo Direttore<br />

della Galleria delle Statue e dei Quadri.<br />

Del molto che egli fece in questi pubblici uffici e<br />

specialmente nella Direzione del Museo Archeologico<br />

Parmense, gelosamente custodito ed energicamente difeso<br />

da lui nei tempi difficilissimi della dominazione<br />

francese, disse già a lungo uno de' suoi successori, il


14<br />

chiarissimo Pigorini nel suo lodato lavoro sull' Origine<br />

e Progressi del R. Museo di Antichità di 'Parma e dei<br />

RR. Scavi di Velleia (Parma - Ferrari, 1869 -pag. 18 - 35.)<br />

Non mi occuperò quindi di questa parte importantissima<br />

della vita del De-Lama, già ampiamente illustrata<br />

da altri ; dirò solo che egli, oltre ali' avere salvato il<br />

Museo in tempi difficili, ne aumentò poi il materiale<br />

scientifico, tutto lo riordinò in nuova più decorosa sede,<br />

e ne illustrò i più insigni monumenti con opere molto<br />

pregiate dagli archeologi d' allora, e da quelli pure dei<br />

dì nostri.<br />

Le più importanti di esse sono:<br />

Le iscrizioni antiche collocate ne' muri della Scala Farnese<br />

(Parma - Carmignani, 1818).<br />

Tavola Alimentaria Veleiate restituita alla sua vera lezione<br />

(Parma Carmignani, 1819).<br />

Tavola legislativa della Gallia Cisalpina (Parma - Carmignani,<br />

1820).<br />

Memoria intorno ad alcuni preziosi. ornamenti antichi<br />

d'oro scoperti in Parma nel 1821 (Roma - De Romanis,<br />

1824).<br />

Guida del Forestiere al Museo di Parma (Parma - Carmignani<br />

1824).<br />

Queste opere e alcune altre minori che qui non è il<br />

caso di ricordare, guadagnarono al De-Lama un bel nome<br />

fra gli archeologi di .quei giorni; sicché egli fu chiamato<br />

a far parte di molte associazioni scientifiche in Italia<br />

e ali' estero, fra le quali piacemi ricordare I 1 Accademia<br />

di Vienna e l'Istituto di Francia.<br />

Egli lasciò pure molte opere inedite, la maggior parte<br />

delle quali si conservano ora nell' archivio del Museo<br />

di Parma, per acquisto fattone specialmente nel 1877;<br />

ricorderò fra esse quelle soltanto che si riferiscono ai<br />

viaggi da lui compiuti, giacché sono quelle appunto che,<br />

meglio di ogni altra, cì dimostrano come questo egregio<br />

predecessore degli Alpinisti dell' Enza fosse, nelle sue<br />

escursioni, attento e studioso osservatore.<br />

Il viaggio da lui fatto da Parma a Firenze nel Novembre<br />

e Dicembre 1790 è descritto in tredici lunghe<br />

lettere da lui dirette agli amici e specialmente al suo<br />

<strong>Bolognini</strong>, e ricopiate da lui stesso in uno stesso volumetto<br />

(DE-LAMA - Lettere XIII dal 26 Novembre al 20<br />

Dicembre 1790 sul suo viaggio da Parma a Firenze.<br />

MS. autogr. nell' Archivio del Museo di Parma ).<br />

Della continuazione di quel viaggio da Firenze e Roma<br />

a Napoli e del ritorno da Napoli a Parma ( Dicembre<br />

1770 - Maggio 1791) ci lasciò un Diario in sei Fascicoli<br />

che ha per titolo Giornale del Viaggio in Italia ( MS.<br />

autogr. come sopra ).<br />

Ancor più importante è la descrizione del viaggio in<br />

Germania, cominciato dal De-Lama il 21 Giugno 1795<br />

e terminato il 30 Agosto 1797. Le accurate osservazioni<br />

da lui fatte in quei due anni e due mesi sono raccolte<br />

nel Diario del Viaggio in Germania - Nove volumi autografi<br />

di testo, a cui fanno seguito tre volumi di tavole<br />

ed uno di carte geografiche; queste e quelle disegnate<br />

tutte, con cura grandissima e molta abilità, dallo autore<br />

stesso.<br />

Di altri viaggi minori e di escursioni alpine da lui<br />

Compiute con allegre brigate ci lasciò la descrizione in diverse<br />

lettere agli amici, raccolte poi da lui stesso nei due<br />

volumi delle Lettere Odeporiche, già citati nella Prefazione.<br />

In quei due volumi, oltre alla lettera relativa alle<br />

fucine di Gardone che ora si pubblica, è sopratutto notevole<br />

un' altra lunga relazione del 26 Agosto 1811, nella<br />

quale il De-Lama descrive al suo <strong>Bolognini</strong> un curioso<br />

viaggio fatto col Prefetto del Dipartimento del Taro, Barone<br />

du Pont del Porte, sull' Appennino Parmense e<br />

15


16<br />

Piacentino e specialmente in Val di Nure, Val di Ceno,<br />

e Val d' Arda; relazione che assai opportunamente potrebbe<br />

venire in seguito pubblicata dagli Alpinisti del-<br />

1' Enza, quando avranno occasione di visitare essi pure<br />

quelle belle vallate.<br />

Non mi diffonderò a dire del modo con cui il De-Lama<br />

compieva e descriveva i suoi viaggi. Il piccolo saggio che<br />

ora se ne pubblica varrà a dimostrarlo; e varrà forse a<br />

invogliare qualche giovane Alpinista a venire- al Museo<br />

Parmense per istudiare, sugli autografi, del De-Lama, con<br />

quanto amore e con quanta cura viaggiassero per loro<br />

studio gli ormai dimenticati turisti del secolo scorso.<br />

// Segretario della Sezione<br />

in<br />

PARMA<br />

GIAMBATTISTA BOLOGNINI<br />

/ali' Ing. Lodovico nacque a Reggio nell' Emilia G. Battista<br />

Bológnini il 20 Maggio 1771 (i), e studiò nell'Università<br />

di Parma (2) ove conobbe quel De-Lama che<br />

oggi qui presentiamo come suo corrispondente. (2)<br />

Tre cose rivelano una circostanza ignota ai biografi<br />

e a' suoi concittadini, che cioè egli non ancora ventenne<br />

aveva il grado, o almeno il titolo di Colonnello : parecchie<br />

lettere dell' amico De-Lama che cosi lo qualificano -<br />

un ritratto conservato dalla famiglia ove si legge: Joannes.<br />

Bapt. Lowes Bológnini Regiensis chiliarcha Monticuli et<br />

arm, prin. Anno 1789. - La Laura d'Ingegnere. (3)<br />

Spiegata una singolare inclinazione alle scienze esatte,<br />

divenne Ingegnere assai riputato e meritò di essere, non<br />

ancora trentenne, ascritto sotto la Republica Francese tra<br />

i Notabili della Città, onde, convocato il Comizio di Lione,<br />

egli vi andò cogli altri Deputati reggiani, figurandovi<br />

(i } II Manzini nelle Memorie storielle dei Reggiani più illustri lo dice nato nel<br />

1773; ma i publici registri parlano altrimenti. Il Bológnini nacque nel 71 a Rivalta poco<br />

lungi dalla città, quando suo padre presiedeva ai lavori d'abbellimento della splendida Villa<br />

Ducale di quel luogo.<br />

(2) Questa circostanza rilevasi dalla biografia-ch' egli scrisse del padre suo. Fu però<br />

'laureato a Modena nel Die. 94, come da Diploma che trovai presso la famiglia.<br />

13^ Suo padre possedeva a Moutecchio. li cognome Lowes è quello d' origine inglese<br />

mutato poi nel passare a Bologna in causa d'un eredità.


18<br />

come membro del Collegio de' Possidenti. Dal Bonaparte<br />

divenuto Re d'Italia fu insignito di cariche e d'onori, e,<br />

fra gli altri, fu creato cavaliere della Corona Ferrea, Presidente<br />

degl' Ingegneri e Capo della Direzione d' acque<br />

e strade pel Dipartimento Reggiano. Così si pose sulle<br />

orme del padre, idraulico insigne e autore d' opere tuttora<br />

consultate, che fu Architetto Municipale, Ingegnere<br />

di Governo, Professore d'Architettura civile e militare<br />

e Ingegnere in capo per le opere straordinarie.<br />

Ma a G. Battista <strong>Bolognini</strong>, come a suo padre, nocque<br />

10 aver mostrato tendenze liberali, onde l'uno e 1' altro-^<br />

furono destituiti dal Duca Francese IV.° appena avvenuta<br />

la Restaurazione del 14, né mai più prestarono la loro<br />

opera tecnica in pubblici servigi, come impiegati stabili.<br />

Disgustati della crescente reazione si rifugiarono a<br />

Parma, ove crebbero i vincoli d 1 amicizia fra G. Battista<br />

<strong>Bolognini</strong> e Pietro De-Lama. Molte gite fecero insieme<br />

e molte lettere si scrissero per communicarsi le impressioni<br />

dei viaggi che uniti non poterono compiere.<br />

Mancando ogni carta dalla famiglia <strong>Bolognini</strong>, non<br />

puossi tracciare passo passo la vita del Nostro; né tener<br />

dietro a'suoi rapporti col celebre archeologo parmense;<br />

solo ci è dato argomentare dai documenti conservati<br />

in Parma che continuasse ad essergli compagno nelle<br />

frequenti escursioni scientifiche, dalle quali dobbiamo<br />

credere che molto apprendesse e che per sua parte ajutassel'amico<br />

De-Lama colle cognizioni tecniche.<br />

Del periodo che giunge sin al 1821 soltanto si sa che<br />

a G. B. <strong>Bolognini</strong> morì il padre in Reggio assalito da<br />

tifo petecchiale che l'uccise in breve (i). Ed egli ne<br />

scrisse poi una diligente e minuta biografia nella quale si<br />

mostra ad un tempo figlio pietoso e accurato scrittore (2).<br />

Le vicende politiche del 1821 recarono al nostro <strong>Bolognini</strong><br />

altre e ben più gravi tribolazioni. Erasi ammo-<br />

( i ) Erra il Manzini quando nelle Memorie Stanche dei Reggiani più Illustri<br />

afferma a pag. 62 e ripete a pag. 285 che 1' Ing. Lod. <strong>Bolognini</strong> morì in<br />

Parma. Dal vivente Cav. Pietro seppi, e ne ebbi conferma dai registri mortuari, che<br />

11 padre di G. Battista mori in Reggio e precisamente nella sua casa in Via Tavolata,<br />

che ora porta il N. 6 azzurro.<br />

(?) V. Notizie Biografiche e Letterarie T. II. pag. Sj.<br />

gliato nel 1795 colla Vittoria Talenti di Gualtieri, e nel<br />

1796 ne aveva avuto un figlio per nome Francesco (i),<br />

il quale, cresciuto nelle tradizioni liberali della famiglia,<br />

prese parte alle cospirazioni patriotiche del aie fu condannato<br />

quale membro di sette proscritte. Com'è noto,<br />

il Duca Francesco IV.° istituì un Tribunale Statario per<br />

giudicare i Carbonari ; derogando dal diritto comune,<br />

ordinò la procedura sommaria senza appello, e in un famoso<br />

Decreto 14 Marzo 1821 comandò che si tenesse<br />

sempre pronto il carnefice, e ripristinò la pena di morte<br />

con esacerbazione (2).<br />

Nel notissimo processo fatto in Rubiera (a mezza<br />

-via fra Modena e Reggio) il Tribunale Statario giudicò<br />

47 Reggiani e Modenesi, quasi tutti giovani distinti e<br />

qualificati (fra cui il figlio del nostro <strong>Bolognini</strong>) con<br />

Sentenza dell' 11 Settembre 1821. Nove furono condannati<br />

a morte (ed uno infatti non contumace la subì),<br />

otto alla galera e gli altri al carcere. A Francesco <strong>Bolognini</strong><br />

toccarono solo sette annidi questa pena, perché<br />

non si potè provare altro se non la sua inscrizione alla<br />

Setta, di cui era stato Cassiere. (3)<br />

Ma la Polizia estense non potè agguantarlo, poiché<br />

il nostro G. Battista lo salvò in un modo strano che<br />

merita di essere narrato.<br />

Appena incominciate le proscrizioni, egli nascose il<br />

figlio nel Convento de' Cappuccini di Reggio, né mai lo<br />

seppero gli sgherri del Duca; se qualcuno di quei poliziotti<br />

vivesse ancora e leggesse questi cenni, forse lo saprebbe<br />

oggi per la prima volta.<br />

Un giorno dell' Agosto 1821 fu veduto il Cav. G. Battista<br />

<strong>Bolognini</strong> entrare nella Chiesa di que' frati ed inginocchiarsi<br />

ad un confessionale come per chiedere 1' asso -<br />

luzionede' suoi peccati. Egli andava a concertare con un<br />

cappuccino (il P. Raimondi) la fuga del figlio che stava<br />

( i ) Nei registri battesimali si trova annoiato coi nomi di Luigi Felice Frauccsca<br />

precisamente sotto il il Gennaio; ne altro figlio ebbe G. Battista.<br />

( 2 ) V. Documenti riguardanti il governo deg'i Austro - Estensi raccolti dalla<br />

Commiss, nominata dal Dittatore Farini - T. 1, I', i, pag. 3.<br />

(3) pocunienti fit. T. I. P. i. pjg. 8.<br />

io


30<br />

celato nel convento ! La Polizia, che sorvegliava attentamente<br />

le famiglie dei processati per avere le traccie dei<br />

contumaci, seppe di questa visita alla Chiesa, ma nulla<br />

potè dire o fare, poiché il luogo non era sospetto e l'atto<br />

del Nostro avea 1' apparenza di una confessione sacramentale,<br />

cioè d' una pratica religiosa che il Governo<br />

vedea assai di buon occhio.<br />

Una circostanza favoriva gli sforzi di G. Battista. Il<br />

Convento dei Cappuccini di Reggio ha un orto che per<br />

buon tratto costeggia internamente le mura della città<br />

verso settentrione ed è la sola parte della cinta muraria<br />

che la Polizia dall'interno non potea sorvegliare;<br />

né, anche potendo, vi pensava, poiché supponeva i frati<br />

per convinzione o per paura lontani dal proposito di favorire<br />

un proscritto.<br />

Mentre si svolgeva il processo di Rubiera, in una notte<br />

buja, il contumace fu calato dalle mura poco lungi da<br />

porta S. Croce, quasi sotto il naso delle sentinelle. G.<br />

Battista che palpitando lo attendeva nel circondario, accolse<br />

il figlio tra le braccia e, attraverso le campagne, lò<br />

trasse incolume al di là dei confini estensi e precisamente<br />

nel territorio di Panna. Chi sa che forse l'amico d'infanzia,<br />

il De Lama, non 1' abbia aiutato in questo frangente<br />

a salvare il figlio pericolante !?.,..<br />

Quali ansie terribili, quante angoscie dovesse provare<br />

G. Battista <strong>Bolognini</strong> in quella circostanza, è più facile<br />

immaginare che descrivere.<br />

Da Parma fuggi poscia Francesco nella Svizzera e vi<br />

dimorò per più anni, tanto che il padre vi si recò a visitarlo<br />

nel 1826, affrontando quelle difficoltà e quei rischi<br />

che minacciavano i parenti degli emigrati e che agli<br />

studiosi della patria storia sono ben noti.<br />

Egli trovò il povero esule alquanto rassegnato alla sua<br />

dura sorte; solo gli leniva il dolore della patria lontana<br />

la cara consorte, a cui s' era unito sino dal 1816. (i)<br />

Del suo viaggio nella Svizzera e nella Savoia, seguendo<br />

1' esempio dell' amico De-Lama, scrisse accura-<br />

{i J Essa vive ancora ed appartiene a quel!' eroica famiglia Ferrari che fu tutta<br />

alle guerre d'indipendenza e che venne giustamente assomigliata alla.famiglia Cairoli.<br />

tamente le sue impressioni ; alcune delle lettere scritte<br />

allora da lui furon poi date alla luce, e mi piace citare<br />

fra esse quella del 26 Settembre 1826, nella quale descrive<br />

stupendemente una sua ardita escursione sui<br />

Ghiacciai del Monte Bianco ( i ).<br />

Scoppiata la rivoluzione, del 1831 G. Battista <strong>Bolognini</strong><br />

non potea restarsi inerte spettatore, né i concittadini<br />

potevano dimenticare lui liberale d' antica data.<br />

Infatti fu eletto membro del Governo Provvisorio nella<br />

Sezione Amministrativa, e come tale lo vediamo firmato<br />

negli avvisi pubblicati in que' brevi giorni di libertà;<br />

per la qual cosa, restaurata la tirannide, fu costretto ad<br />

esulare, né potè rivedere il suo paese se non dopo un'amnistia<br />

ducale. ( 2 )<br />

Ma il povero nostro <strong>Bolognini</strong> cacciato da ogni impiego,<br />

privo del padre, lontano dai congiunti esiliati tutti<br />

psr cause politiche, bandito egli stesso, non era al termine<br />

de' suoi patimenti; dovea provare il massimo dei<br />

dolori, quello di non più rivedere il figlio esule e di<br />

saperlo morto in terra straniera. Il suo Francesco morì<br />

a Montpeìlier nel 1844 ( 3 ) dopo 23 anni d' esilio, desiderando<br />

invano di rivedere la patria, per la quale aveva<br />

cospirato e sofferto.<br />

Oppresso dalle molte angoscie e stanco di vivere,<br />

G. Battista <strong>Bolognini</strong> fini i suoi giorni in Reggio compianto<br />

dai concittadini, nel 15 Marzo 1846, (4) proprio<br />

appena sceso nella tomba, esecrato da tutti e condannato<br />

dalla storia, quel Duca Estense che lo aveva privato<br />

del figlio.<br />

Facendosi eco del cordoglio pubblico, l'illustre Prof.<br />

Viani compose in suo onore un' iscrizione che ce lo di-<br />

( i ) M!' Amicizia, strenna del i8,(O, Reggio, Torreggiali! 1839.<br />

( 2) Manzini — Memorie storielle citate, pag. 286.<br />

( 3 ) Memorie per Infesta patriottica del 28 Maggio iS$2, edite dal Conte C.<br />

Palazzi coi tipi Bondavalli, pag. 25.<br />

( 4 ) 1! Maliziili fu ingannato poiché dai Libri mortuarii della parecchia di S. Salvatore<br />

(3. Teresa) risulta che mori nel giorno 15.<br />

21


22<br />

pinge al vero e che, non so per qual motivo, ancora è<br />

da porsi nel Cimitero suburbano, dove è sepolto ,( i )<br />

Avendo letto nel Manzini un cenno di questa epigrafe<br />

del Viani inserita nella sua Raccolta edita a Torino, mi<br />

prese vaghezza eli qui riportarla come cosa che tocca davvi'cino<br />

il mio assunto. Ma non mi fu dato di trovare quel<br />

libro neppure nella publica Biblioteca Reggiana.<br />

Buon per me allora che mi venne l'ispirazione di<br />

scriverne all'illustre Autore e pregarlo di darmi anche<br />

qualche notizia sul <strong>Bolognini</strong>.<br />

Con singolare cortesia n'ebbi pronta risposta; del che<br />

qui pubblicamente gli professo viva gratitudine.<br />

Dopo detto che il breve tempo e il non avere sotto<br />

mano certe carte gì' impedivano di darmi le desiderate<br />

notizie, il chiaro filologo mi scrive:<br />

« Ed io ed Agostino Gagnoli e Nicomede Bianchi fummo<br />

« intrinseci amici del Cav. <strong>Bolognini</strong> uno de' migliori e<br />

« più gentili e più cari uomini che io m 1 abbia conosciuto<br />

« al mondo: era la bontà, la gentilezza di Reggio. Era un<br />

« grande onore, una vera fortuna del paese nei miseri<br />

« tempi della mia gioventù. Noi ci specchiavamo in lui,<br />

« nella nobiltà del suo carattere, nella sua finissima e<br />

« squisita educazione. Era uomo antico; decoro vivo di<br />

« una illustre e cara famiglia.<br />

« Non so quello che n'abbia scritto il Manzini; fatto<br />

« sta che fu uomo degno d' ogni onore e d' ogni amore.<br />

« L'iscrizióne che io ne dettai fu questa, pubblicata<br />

« tra le mie prime a Torino 1' anno 1850:<br />

( i ) V. Prospero Viani — Iwiffoai [,XXX (dal 1836 ai iSjy) — Torino, Tip.<br />

lieale 1850, pag. 31.<br />

A GIAMBATTISTA BOLOGNINI INGEGNERE<br />

UOMO D 1 ANIMO E D 1 ASPETTO GENTILE<br />

PERFETTO E COMPIUTO DI BONTÀ<br />

CH 1 EBBE E MERITÒ SEGGiO DI ELETTORE<br />

NEL COLLEGIO DEI POSSIDENTI A LIONE<br />

LA PRESIDENZA DEL CORPO DEGL- INGEGNERI<br />

NEL DIPARTIMENTO DEL CROSTOLO<br />

E LA CROCE DI CAVALIERE DA NAPOLEONE<br />

VISSE SOBRIO E IN OGNI BUON COSTUME AMMAESTRATO<br />

ADORNO DI LETTERE PIENO DI CORTESIA<br />

LIBERALE GIOCONDO AMATO DALL 1 UNIVERSALE<br />

FINÌ D 1 A. LXXIV A 1 XVI DI MARZO MDCCCXLVI<br />

DOLOROSO DI LUNGHE SVENTURE<br />

DELL* UNICO FIGLIUOLO PREMORTOGLI IN ESILIO<br />

E DEL CARO FRATELLO VINCENZO E DEL NIPOTE<br />

ESULANTI<br />

Le parole di tant' uomo che conobbe d' appresso il<br />

<strong>Bolognini</strong> mi dispensano dall' aggiungere encomi.<br />

A lui chieggo venia se la brama di valermi d' una sì<br />

autorevole testimonianza m' indusse a pubblicare in<br />

parte la sua letteni senz'attenderne il permesso.<br />

Solo d' una cosa mi dolgo: di non avere più presto<br />

ricorso a lui per dargli tempo eli fornirmi più minute<br />

notizie. •<br />

Poche famiglie italiane ebbero a soffrire come quella<br />

dei <strong>Bolognini</strong> per la causa italiana; di padre in tìglio<br />

per tre generazioni successive furono tutti presi di mira<br />

e perseguitati.<br />

Oltre a G. Battista, un altro figlio ebbe 1' mg. Lodovico<br />

<strong>Bolognini</strong>, e fu quel Vincenzo prode ufficiale sotto<br />

il Primo.Napoleone eh' ebbe a subire con gli altri compagni<br />

d'arme le molte angherie del Governo Estense.<br />

Nel 31 prese parte col grado di Colonnello alla famosa<br />

spedizione che, guidata dal nostro Gèli. Zucchi tenne<br />

23


24<br />

testa agli Austriaci. Fu tra quelli che rimasero catturati<br />

a tradimento e che. tradotti a Venezia, dopo<br />

vari mesi di prigionia ottennero in grazia di poter esulare<br />

in Francia e ivi restare per molt' anni. Rimpatriato<br />

morì in Reggio nel 1857 onorato da tutti ed amato come<br />

conveniva ali' esule benemerito, al prode soldato.<br />

Suo figlio il Cav. Pietro attuale Direttore delle<br />

RR. Poste in Reggio, fu designato come Carbonaro da<br />

quella Sentenza pronunciata in Rubiera 1' 11 Settembre<br />

1821 (i) che condannava, come vedemmo, anche suo<br />

cugino Francesco.<br />

Non gli rimase di meglio che espatriare e ciò fece nel<br />

1826 quando appunto lo zio G. Battista visitava il proprio<br />

figlio nella Svizzera. Dopo la prigionia di Venezia raggiunto<br />

a Lione dal Colonnello Vincenzo suo padre, per<br />

22 anni restò esule e nascosto sotto altro nome; durante<br />

quel lungo periodo si chiamò Francesco Bianchi, e tanta<br />

fu la consuetudine di un tal nome che con esso ancora<br />

suole talvolta chiamarlo la sua consorte, di nazione<br />

francese da lui sposata nei giorni dell' esilio. Tornò nel<br />

48 appena scoppiata la rivoluzione, ma nel 49 dovette<br />

nuovamente allontanarsi per rimpatriare poi più tardi.<br />

Quest' unico superstite della perseguitata famiglia<br />

provò un gran .conforto che può dirsi degno premio a<br />

tanti patimenti. Quando nel 59 i Reggiani con solenne<br />

plebiscito si pronunciarono per 1' annessione, il Cav. Pietro<br />

<strong>Bolognini</strong> fu spedito a Brescia col già nominato Prof.<br />

Viani per presentare il voto di Reggio a Vittorio Emamiele.<br />

11 lungo esilio del Col. Vincenzo e del figliuolo suo<br />

provarono una volta di più la bontà d' animo di G. Battista<br />

<strong>Bolognini</strong>, 1' amico di Pietro De-Lama.<br />

Coni' erasi mostrato figlio pietoso col tessere la biografia<br />

del genitore ed ottimo padre coli' assistere il<br />

proprio figlio profugo e proscritto, così mostrossi affezio-<br />

( i ) V. Documenti cit. T- I. P. ?• — Vedi il condiitinato N. VII.<br />

tìato fratello, perché, durante 1' esilio di Vincenzo e di<br />

Pietro, egli assistette premurosamente e sovvenne sempre<br />

la cognata rimasta priva de'suoi più cari. Questo particolare,<br />

dettomi da chi ben può saperlo, io credo che<br />

meriti la pubblicità, sebbene estraneo alla pubblica vita,<br />

poiché svela al lettore il cor ch'egli ebbe, e mostra, come,<br />

fuoruscito meno degli altri congiunti, si rendesse utile<br />

a'-suoi e nella vita privata egualmente che nella pubblica<br />

si comportasse degnamente.<br />

La scarsità di notizie sulla vita di G. Battista <strong>Bolognini</strong><br />

è dovuta alla malaugurata dispersione dell' archivio<br />

domestico; le continue perquisizioni, le fughe<br />

repentine, i lunghi esili, le molte traversie subite per tre<br />

generazioni da questo illustre casato e più che tutto poi<br />

la riprovevole infedeltà d' amici cui furono affidate le<br />

carte di famiglia, mi costrinsero a contentarmi di qualche<br />

tradizione orale e a valermi d'inesatte notizie già pubblicate.<br />

Così mi fu tolto di presentare G. Battista <strong>Bolognini</strong><br />

sotto l'aspetto che qui più interessa, cioè ne 1 suoi rapporti<br />

famigliar! e scientifici con Pietro De-Lama.<br />

// Segretario della Sezione<br />

in<br />

REGGIO.<br />

25


LE FUCINE DI CARBONE<br />

V K I. 4 9 » 4<br />

LETTERA INEDITA<br />

PIETRO DE-LAMA<br />

GIAMBATTISTA BOLOGNINI


Cll Oitj. (ìofiMiiKalo (|icuuKxll-iMt%< tBoloaiiuit<br />

AMICO CARISSIMO,<br />

Brescia, 17 Settembre 1794.<br />

molteplicità delle mie lettere arguirete facil-<br />

, , • . • • • • -, n<br />

mente quanto ami trattenermi con voi, sebbene<br />

lontano. Se alcune fra quelle non possono piacervi<br />

che per questo titolo, la presente non vi riuscirà<br />

sicuramente discara, dovendo trattenervi di cose tutte<br />

di vostro genio.<br />

Da molti giorni aveva destinato di visitare le<br />

fucine di Gardone, tanto note e madri quasi generali<br />

della moschetterà Italiana e anche Oltramontana;<br />

ma, come sapete, le partite lontane si vanno differendo.<br />

Perciò solamente al momento di abbandonare questo<br />

soggiorno mi sono deciso a soddisfare questa mia<br />

brama. Ieri mattina dunque sono partito alle 11 l\2<br />

coli'amato Giuseppino (1) e col Sig. Pietro Pellizzari.<br />

Mi precedevano essi in una sedia, ed io seguivali a<br />

cavallo. Uscito per porta delle Pile, e passato il<br />

sobborgo di tal nome, ho costeggiato per buon tratto<br />

(i) Giuseppe De-laraa, fratello dell' autore, Tenente nelle Milizie Parmensi, e incaricato<br />

degli affari della Corte di Parma, a Parigi.


30<br />

di cammino il torrente Gara., che scende a lambire<br />

le mura della città verso levante. La strada cessa<br />

ben presto d' essere buona, e, passate le Grassine e<br />

S. Bartolomeo, dove villeggia il Conte Giacinto Balucanti,<br />

comincia ad essere sassosa, sinuosa e profonda<br />

nel mezzo in molti luoghi, e massimamente<br />

vicino a Concesio è allagata a segno, 'che pare di<br />

passare un torrente a guado, tanto è il raccoglimento<br />

dell' acque, che non scolano. Principiasi a salire sensibilmente<br />

al luogo chiamato dagli Abitanti Bocca<br />

del Diavolo., il quale altro non è che un' apertura,<br />

da cui sbocca 1' acqua che altre volte scorreva incanalata<br />

nelP acquedotto detto del Re Desiderio, e<br />

che ora scola da monti superiori. Continuando la<br />

strada, si traversa il piccolo borgo Carsina, sul<br />

di cui ingresso è edificato un grand'arco, che divide<br />

la Giurisdizione bresciana da quella della Valle Trompia,<br />

che_ qui comincia, anticamente detta Trumpiliana,<br />

come manifestamente annuncia la seguente lapida<br />

incastrata nell' angolo di un muro di cinta vicino<br />

alla chiesa di Fiumicello.<br />

IVLIA...<br />

AVGVSTI.<br />

DIVI • TITI.<br />

...TRVMPILlN.<br />

ET • BENACEN.<br />

Si giunge da lì a poco a Serezzo, altro Borgo situato<br />

alle falde della catena dti monti chiamati Pendesa,<br />

lungo la base di cui scorre il Torrente Mella.<br />

Questi monti sono tutti formati di strati quasi orizzontali<br />

di pietra calcarea, alti circa nove pollici. Di<br />

questa fassi grand' uso per gli edificj: così rispar-<br />

miasi una quantità considerabile di legna, che dovrebbe<br />

consumarsi nella cottura dei mattoni, e costruisconsi<br />

fabbriche solide e durevoli, massime negli<br />

angoli quadranti le porte e le finestre. Lungo la<br />

Pendesa vedonsi continuamente gli avanzi di antichi<br />

acquedotti cavati ed addossati alla sponda orientale<br />

dei monti. Sono questi rivestiti internamente in molti<br />

luòghi di mattoni ben larghi ed alti un piede e mezzo<br />

circa, intonacati di un cemento simile a quello di<br />

calce e pozzolana, e bene spesso ricoperti di stallatite<br />

simile a quella di cui sono incrostate la piscina<br />

di Baja, e le terme di Tito. Di questo intonaco si<br />

potrebbero, a mio giudizio,^ .fare scatole e bottoni,<br />

alla moda de' Napoletani e Romani industriosi. Queste<br />

reliquie ricordano al passeggiero la grandezza dei<br />

figli di Quirino, e credo di non ingannarmi pensando<br />

che alla loro costruzione alluda l'iscrizione<br />

che vi trascrivo, collocata nel muro esterno del<br />

Duomo nuovo, che guarda le carceri.<br />

DIVVS • AVGVSTVS<br />

TI . CAESAR • DIVI<br />

AVGVSTI • F • DIVI • N.<br />

AVGVSTVS<br />

AQVAS • IN - COLONIAM<br />

PERDVXERVNT<br />

Vero è che se per Colonia si voglia intendere la<br />

sola città, allora questa iscrizione potrebbe alludere<br />

agli acquedotti di Monpiano, che ora conducono<br />

l'acqua in città a tutte le fonti. Ma io non li ho veduti,<br />

né so se siano veramente antichi.<br />

I punti di vista che offronsi allo sguardo sono belli,<br />

quantunque circoscritti dalla gran caténa montuosa<br />

che rinchiude la Valle.<br />

31


Vedesi la bella povertà della Natura, appariscono<br />

gli sforzi della vegetazione fra massi immensi, calcarei,<br />

rivestiti di pianticelle nelle screpolature e ne'<br />

seni che danno ricetto alle porzioni di pietra decomposta,<br />

nella superficie de' monti, dal sole e strascinata<br />

dalP acqua ne' ripiani. L' occhio e la mente godono<br />

di qualche piacere durante tutto il cammino, frattanto<br />

che il corpo di chi e in legno si sente scombussolare,<br />

e chi è a cavallo s' annoja per la lentezza<br />

con cui conviene lasciare progredire il cavallo. Giuseppino<br />

ha preso il partito di fare la strada alla<br />

cappuccina ; non ho potuto imitarlo, per evitare la<br />

briga di condurre la bestia a mano.<br />

Passata e ripassata la Mella su ponti di pietra,<br />

sono alla fine entrato in Gardone, grosso e brutto<br />

paese situato sul dorso del monte, che può riguardarsi<br />

qual domicilio di Ciclopi. Sceso alla Posta e<br />

ordinato il pranzo, sono passato a vedere le diverse<br />

fucine, in ciascuna delle quali unico si è il lavoro dei<br />

fabbri. Sono tutte situate sulla Mella, le acque di cui<br />

danno moto alle macchine necessario alla fabbricazione,<br />

e seco ruotolano da'monti le pietre, che stritolate<br />

servono di opportuno fondente al ferro. Eccovi<br />

1' ordine da me tenuto nel visitarle.<br />

L°<br />

FUSIONE DEL FERRO<br />

In questa sjL ripurga il ferro-, già spogliato col<br />

fuoco dalle sostanze terree e pietrose a Colilo, dove<br />

si cava, per facilitare con tale prima operazione il<br />

trasporto, diminuire il carico e consumare così util-<br />

mente le legue di que' monti. Frattanto che nella<br />

fornace bolliva il ferro, ho esaminata la struttura del<br />

mantice e del maglio. Quella del primo mi è piaciuta<br />

singolarmente, e per la sua semplicità, e per la sicurezza<br />

costante dell' effetto. L' acqua che scorre nel<br />

canale lapideo A, entrando nei tubi perpendicolari B,<br />

lateralmente di distanza in distanza pertugiati, cade<br />

nella botte C, dalla quale esce nel fondo laterale I).<br />

Nella caduta si sprigiona da lei molta aria, la quale,<br />

per mettersi in equilibrio, sale pel tubo E, che la<br />

conduce per P G ad animare il fuoco nella fucina<br />

H. Nel centro del coperchio della botte C evvi una<br />

apertura quadrata I, turata da una grossa pietra.<br />

Serve questa per ripulire internamente la botte dalle<br />

costanze terree che seco trae F acqua. È incredibile<br />

la quantità d' aria che questa macchina manda con-,<br />

33


34<br />

tmuamente alla fucina : io n' ho fatto la prova al<br />

foro L, levandone il turacelo, ed ho trovato che<br />

questa esciva con molta velocità e veemenza e che<br />

era non poco umida: la qual proprietà giova altresì<br />

a rendere più efficace il carbone, massimamente se è<br />

di terra, di cui però qui non si fa uso. Durante le<br />

mie osservazioni, il ferro bolliva, ed emmi piaciuto<br />

vedere come le scorie si riducano per 1' azione del<br />

fuoco alla mperflcie della massa fusa, la quale, presa<br />

con grossissime e lunghe tenaglie da due brutti ceffi,<br />

è stata messa sotto al maglio, col quale fatta una<br />

scanalatura, v' hanno collocato un grosso pezzo di<br />

ferro con della pietra della Mella polverizzata, e continuando<br />

a battere, ve lo hanno incastrato dentro, lasciandone<br />

fuori un pezzo, che serve di presa per potere<br />

maneggiare meglio, e sotto al maglio per darle<br />

figura, e nella fucina per riscaldarla. Semplicissimo è<br />

pure il meccanismo del maglio, come potete vedere.<br />

Cadendo 1' acqua dal canale di pietra A sulle<br />

pale della ruota B, le imprime un moto circolare, per<br />

cui i larghi denti ferrei C C, incastrati nell' asse D,<br />

urtando nell* estremità del manico del martello E, lo<br />

fanno saliscendere. Questo è fissato mobilmente, a<br />

guisa di leva, ne' fìttoni F F, raccomandati alla<br />

piccola trave G, murata ne' pilastri marmorei II H.<br />

11 fabbro accresce e diminuisce la velocità del martello<br />

regolando la maggior o minore quantità d' acqua,<br />

che muove la ruota, per mezzo della paratoja<br />

ferrea I, ingangherata, come una porta, nell' estremità<br />

interna del canale A, in L, e resa mobile a capriccio<br />

dal manubrio M. La grossa palla ferrea N<br />

appesa alla catena che, attaccata al punto O nel<br />

manubrio, s' aggira sulla carrucola P, patimenti<br />

di ferro, serve a facilitare col suo peso il maneggio<br />

della paratoja e a superare la resistenza dell' acqua,<br />

che cade sulla medesima, allorché è situata transversalmente<br />

sul canale. Con questa turasi lo sfogo laterale<br />

Q, allorché vuoisi far uso della macchina, ed<br />

apresi, chiudendo 1' apertura del canale, quando il<br />

maglio deve cessare dal far rumore. Varia la figura<br />

de' martelli da maglio secondo il bisogno. In questa<br />

fucina non si cavano, dalle masse di ferro ripurgato<br />

che pèzzi prismatici di circa un piede e mezzo di<br />

lunghezza ed un buon pollice di grossezza, per fallirne<br />

grandi, di cui servonsi le donne per ripulire<br />

esternamente le canne, ed altri quadrilateri della<br />

stessa misura, a' quali si da poi la forma d' archibugio<br />

nella seguente fucina.<br />

35


ir<br />

PANNE<br />

In questa, che ha nove sorelle, non si fabbricano<br />

che i soli tubi, o canne da fucile, nel seguente modo.<br />

Allungato e fatto piano sotto il maglio con un<br />

martello un poco rotondato uno de' pezzi quadrilateri<br />

di ferro, si rende concavo a guisa di tegola<br />

con un martello ottuso-fendente ; in seguito messolo<br />

al fuoco, si .addossano sull' incudine i labri,<br />

poi fatto bollire, coli' aiuto sempre della pietra calcarea<br />

polverizzata, s'introduce nel foro, che risulta<br />

dal!' approssimamento de' lati estremi, un ferro rotondo,<br />

e si batte col maglio armato di un martello<br />

piano, sinché sia perfettamente saldata 1' unione,<br />

purgato il ferro per la continuata bulli tura e battitura,<br />

e abbia la canna preso un giusto calibro e la<br />

dovuta lunghezza. In questa, come nelle altre nove<br />

fucine, lavorano tre uomini, i quali con incredibile<br />

sveltezza fabbricano trenta canne al giorno, lo che<br />

da trecento canne quotidiane. Non ho potuto, vedere<br />

come si fabbricano le canne dette a Torchione, ma<br />

me lo ha indicato il labro che ini serviva di guida.<br />

Si piglia una lunga lastra di ferro dolce, i di cui<br />

labri sono assottigliati: si fissa in un' estremità con<br />

una morsa ad una spranga ferrea calibrata, poi si<br />

rivolge spiralmente sulla detta spranga. Si fa bollire,<br />

s' unisce, si salda e si batte, e così in meno d' una<br />

ora è formata la canna. Mi ha la guida assicurato<br />

che anche più sollecitamente poteva farsi quest' operazione,<br />

narrandomi che, quando S, A. R. la Sig. Du-<br />

chessa di Parma onorò di sua presenza questa fucina,<br />

si formò clinnanzi a lei una canna in molto minor<br />

tempo. M' ha detto che il regalo di 40 zecchini da<br />

lei fatto a' fabbri aveva messo di mal umore i proprie<br />

tarj della fucina, perché i travagliatori non si presentarono<br />

al lavoro che allora quando furono terminati<br />

i denari avuti in dono. In memoria di questa<br />

visita onorante, dai Sig. Moretti padroni della fucina<br />

fu collocata in uno de' pilastri che sostentano il tetto<br />

la seguente iscrizione.<br />

D. o. M.<br />

MARIA • AMALIA<br />

ARCHIDVC • AVSTRLE • DVC . PARMA-;<br />

MARLE • THERESLE<br />

IMPERAT • REGIN^EQVE • APOSTOL.<br />

FILIA<br />

CVI . PAREM • NVNQVAM • SVSPEXIT<br />

MIC • PAGVS<br />

GARDONI<br />

EVTROPI-./E • VALLI S<br />

QVOD<br />

HANC • OFFICI NAM • REGIA PR/F.SENT1A<br />

DECORAVERIT<br />

IN • FABROS • MVNIFICE • RESPICIENS<br />

POPVLVMQVE • SVAVITATE • ILLICIENS<br />

TANTA: • HEROINA:<br />

ALOYS1VS • ET • FRATRES • DE • MORETTIS '<br />

IN - MAXÌML • IIONOR1S • ARGVMENTVM<br />

QVINTO • 1DVS • SEXT1LES • AN • DOM.<br />

MDCCLXXXI<br />

HOC • MONVMENTVM<br />

P- • P.<br />

A misura che le canne sono formate passano dalla<br />

o /


38<br />

fucina alla Cole, che li ripulisco, e leviga esternamente<br />

con pochissima fatica degli arruotini, e con molta<br />

sollecitudine nel seguente modo.<br />

in:<br />

^EYIGATURA ESTERNA<br />

11 rocchetto A, che termina 1' asse della ruota esterna<br />

B, aggirandosi per 1' azione dell' acqua cadente<br />

sulla ruota, urta nei denti del cerchio ferreo C, nel<br />

quale è incastrato 1' asse della Cote D, e le da moto.<br />

I/ arruotino seduto sulla trave GG, maneggia colla<br />

mano a suo talento la canna E, che deve ripulire,<br />

e col favore del puntello F la preme contro la cote.<br />

Un sottile condotto HH di legno porta 1' acqua necessaria,<br />

la quale sgocciola sopra la cote e sull' asse<br />

di lei. II sono i sostegni della trave GG incastrata<br />

ali' altro capo nel muro M. Il poco meccanismo di<br />

questa macchina resta quasi tutto celato sotto il livello<br />

del piano interno L del 'laboratorio, come quello<br />

del maglio. Ve ne prevengo, acciocché possiate intendere<br />

meglio, i disegni, che ne ho fatti così a memoria,<br />

senza regole e con poca prospettiva. Uscito da quevsta<br />

monotonamente, (bella parola!) stridula officina, mi ha<br />

la guida condotto a vedere quella in cui si trivellano<br />

le canne, la quale operazione ho osservata con tanto<br />

maggior piacere, perché mi pareva dover essere più<br />

difficile ad eseguirsi di quello, che, è diffatti. Eccovene<br />

la descrizione e il disegno.<br />

RIVELLA.<br />

La Mella è la solita motrice della ruota dentata<br />

A che è fissata ali' estremità dell' asse di una ruota<br />

a pale esterna. I denti di lei incontrando i rocchetti<br />

B C, situati un poco obliquamente, e appoggiati a'<br />

punti D E, li fanno girare. L' asse di questi nella<br />

parte superiore termina con un' imposta F, in cui<br />

s'incastrano a vicenda le trivelle di diverso diametro,<br />

che occorrono per traforare la canna G, la quale tiènsi<br />

volante in mano dal Fabbro semiseduto sul travicello<br />

II. Nel muro I sono collocati i piccoli condotti L L,<br />

che ricevendo l'acqua, la quale ricade dalle pale della<br />

ruota esterna, la lasciano sgocciolare sulla canna, e<br />

sulla trivella acciochè, non si riscaldino di troppo.<br />

39


40<br />

Quest' operazione, che chiamano Livello interno, produce<br />

un moto t/emolo, anche apparente, in tutto il<br />

corpo del lavoratore. Questi può in un giorno trivellare<br />

sin 12 canne, le quali escono già forate dalla<br />

fucina, in cui si formano. Contigua a quest' officina<br />

vi è 1' altra dove non' si fabbricano che le viti del<br />

Culatone.<br />

Lasciato Gardone sono andato costeggiando sempre<br />

la Mella a Inzino, altro Paese fabrile, situato al<br />

di sopra del primo, circa un mezzo miglio, in un luogo<br />

ameno, benché incolto, per la posizione e per le varie<br />

cadute e incanalamenti del torrente. Qui ho visitate<br />

le fucine, nelle quali si fanno gli acciarini battendo<br />

col maglio i pezzi tutti nelle rispettive forme. Quello<br />

de' chiodi, e 1'altre dove si tirano sotto al maglio<br />

le lastre per fare i cerehioni da ruote alti circa<br />

un pollice e quelli da botte più sottili. Quanto<br />

è semplice il meccanismo e sollecito 1' effetto di<br />

queste macchine, quanto provvido e lucroso lo<br />

stabilimento di queste fucine! Oh che. ligure hanno<br />

questi diavolacci di fabri ! Oh che dialetto hanno<br />

questi Trompiani ! Non pronunciano nò il C né<br />

il G, ina lo aspirano, come dovrebbe?! 1' II. A<br />

Concesio aveva cominciato ad avvedermi di questa<br />

mutazione di pronuncia, che qui è al colmo. I gozzi<br />

sono frequen tossimi, come nelle basse e nella città,<br />

massimamente al collo delle donne, che non possono<br />

nasconderlo sì facilmente. Ho visitata la Chiesa,<br />

nella quale ho veduto sul primo altare a mano<br />

destra un buon quadro rappresentante il Cenacolo :<br />

parmi della scuola veneziana.<br />

Ritornato a Gardone ho pranzato molto bene, mangiando<br />

fra l'altre cose polenta con uccelletti arrostiti,<br />

pietanza quotidiana in questo tempo de' Bresciani e<br />

Bergamaschi, uccellatori appassionati, e del vitello che<br />

non invidia la mongana di Peonia, la vitella di Sorrento,<br />

né la più vicina di Garfagnana. La squisitezza<br />

di questo clevesi a mio credere alla circostanza che qui<br />

vengono a pasturare le mandre svizzere, le quali poi<br />

scendono nelle basse campagne per consumare l'erba<br />

terzaruola. Se vostro nonno fosse qui stato, v' assicuro<br />

che s' avrebbe allargata la cinta.<br />

Finito il pranzo, ho passeggiato il borgo popolato<br />

di armaruoli occupati ad incassare fucili e di donne<br />

che ripuliscono colle grosse lime triangolari indicatevi,<br />

levigano collo smeriglio, e bruniscono colla spontilla<br />

le canne. Ho visitata la veramente brutta Cattedrale,<br />

poi montato in sella sono partito alle 21, seguendo<br />

Giuseppino e il Sig. Pietro. La strada m'ha annoiato<br />

più della mattina, sì perché già veduta, come altresì<br />

perché era stanco. Ne' massi della Pendesa ho ritrovate<br />

molte Elici umbilicàto — compresse, che l'umido vespertino<br />

invitava a strisciare mucose. Queste m'hanno<br />

ricordato il piacere che provai a Terni, allorché vidi le<br />

sue rupi popolate di Elici lapidicie, dall' Adanson dette<br />

abitatrici del solo Tenerif. Arrivato a Concesio la<br />

stanchezza m'ha fatto cambiare di vettura col Signor<br />

Pietro, così sono rientrato più comodamente in città.<br />

Ma è tempo che cessi dallo scrivere. Davvero<br />

che questa volta la lettera mi è divenuta troppo<br />

lunga, e la mancanza della carta me ne avvisa. Addio<br />

dunque, abbracciate la Mamina e gli amici per me.<br />

Giuseppino vi saluta; la camminata di ieri lo ha un<br />

po' stonato; spero però che il riposo lo rimetterà in<br />

buono stato. Addio: amate il vostro<br />

PIETRO.<br />

41


LE LUMACHE DI GARDONE<br />

PROMEMORIA<br />

'ROF. PELLEGRINO STROBBL<br />

l'KKSIDKN'I K liti.I,A SKZ1ONK lllij.l,' KN7.\


CHK ed ALPINISTI!?... esclameranno non pochi<br />

di voi, quale rapporto può mai esservi tra quelle<br />

tardigrade e mute bestioline e questi velocipedi soci<br />

di gaia brigata?<br />

Eppure un rapporto e' è. Anche chi va piano, va<br />

lontano quanto gii Alpinisti, e ce lo provano precisamente<br />

le lumache, le quali sono salite ad altezze,<br />

cui forse non pochi Alpinisti, specialmente del mezzodì,<br />

non saranno ancora arrivati, cioè ai piedi dei<br />

ghiacciai e delle nevi perpetue, a più di 2000 metri,<br />

come a mo' d' esempio certe chioccioline a guscio<br />

depresso, colla spira di pochi ina ampi giri, quasi incoloro,<br />

diafano, detto quindi pai nicchio Vitrinae,-e<br />

per 1' abitazione V. glacialis e V. nivalis — ed altre<br />

lumache maggiori, del genere Heliac, a conchiglia pure<br />

depressa, ma di molti giri di spira, solida, .opaca, biancastra,<br />

che dalle condizioni della loro dimora portano<br />

appunto il | nome di II. frigida e di IL glacialis.


46<br />

E F Alpinista che non s' accontenta del vanto di<br />

essere salito nel minor tempo possibile, alla maggior<br />

altezza possibile, con disprezzo della salute e della<br />

vita, ma che mira, come il sodalizio cui appartiene,<br />

allo scopo più serio e più utile, di studiare cioè le<br />

montagne sotto tutti gli aspetti (Art. 1.° dello Statuto),<br />

non può trascurare nemmeno le lumache o,<br />

con termine scientifico, i molluschi di terra e d' aqua<br />

dolce. Dalle vette dei monti, dai piedi dei ghiacciai,<br />

dai passi alpini egli non s'accontenti di portare<br />

seco olezzanti fiorellini e variopinte farfalle, ma si<br />

ricordi ancora delle lumache, i nicchi delle quali<br />

non mancano pure di forme gradevoli e di colori attraenti,<br />

e che per la scienza sono assai più interessanti<br />

delle farfalle, segnatamente per lo studio della distribuzione<br />

geografica degli animali; e ciò precisamente<br />

perché a motivo della derisa lenta locomozione loro<br />

se ne può, passo a passo, tappa a tappa, seguire la<br />

diffusione e rintracciare i centri della medesima, e si<br />

giunge per tal modo benanco a dedurre la conformazione<br />

oro-idrografica ed altre condizioni fisiche d' una<br />

contrada nell' epoca geologica precedente ali' attuale.<br />

Nò 1' Alpinista letterato disprezzi troppo leggermente<br />

quegli animalucci, stimandoli troppo prosaici.<br />

Si ricordi che la chiocciola fu tema di spiritoso e<br />

pungente poema d' uno dei più illustri nostri poeti<br />

di questo secolo; sappia che le lumache, quando amore<br />

le punge, dopo mille carezze, si scoccano a vicenda<br />

dei dardi acuti, calcarei,, di forme differenti secondo<br />

le differenti specie, i quali s'infiggono per lo<br />

più nella cute dell' individuo colpito, che allora si<br />

arrende ed ubbidisce al provido istinto della conservazione<br />

della sua specie. Agli antichi, pazienti e sot-<br />

tili osservatori della natura, dalla quale trassero parte<br />

delle loro ispirazioni poetiche, non isfuggirono quei<br />

duelli amorosi, né ebbero schifo di prendere a prestito<br />

appunto dalla lumaca 1' emblema della loro<br />

divinità più poetica, il. dardo d' Amore.<br />

Ben lungi però dalla pretesa di fare di voi, egregi<br />

colleghi, tanti malacologi, ma solo nella speranza<br />

che vorrete benevolmente arrendervi a' miei ragionamenti<br />

ed alle mie esortazioni, e poiché non mi è dato<br />

di dividere con voi le gioie delle imminenti gite alpestri,<br />

oso inviarvi quale promemoria e ricordo queste<br />

poche e povere linee.<br />

Colle medesime risuscito emozioni, risveglio pensieri<br />

di trent'anni or sono, quando nelle brevi vacanze<br />

autunnali, con lo zaino sulle spalle'ed il martello in<br />

mano, da vero Alpinista, quasi sempre solo, percorreva<br />

le valli e dava la scalata ai monti di Lombardia<br />

e dell' irredento Trentino, appagando il maschio<br />

ed igienico bisogno di fatiche, di rischi, di studio, e<br />

soffocando nella contemplazione della maestà ed armonia<br />

della natura il cupo e muto dolore per le recenti<br />

sanguinose patrie disillusioni.<br />

Sì come Desenzano, Salò, Gargnano, Lovere e Breno<br />

anche Gardone fu la meta di una di quelle amene<br />

gite, e vi giunsi appunto oggi sono trentatre anni;<br />

un anno prima della memoranda catastrofe del Mella,<br />

se non erro. Furono specialmente Concesio, Cornelle,<br />

Inzino, Nobili, Zanano e le sponde e le aque del torrente<br />

or nominato i luoghi da me percorsi ed esplorati.<br />

Darò in appendice F elenco dei molluschi da me<br />

raccolti in quei dintorni. Allo scopo mio e vostro in-<br />

47


48<br />

vece converrà che dica qui due parole intorno alle<br />

loro dimore ed ai loro costumi, affinchè i profani in<br />

questi studi speciali possono avere una guida nelle<br />

ricerche.<br />

Sotto quest' aspetto i molluschi terrestri si distinguono<br />

in vari gruppi, secondo 1' ambiente in cui vivono,<br />

secondo le condizioni della loro dimora e secondo<br />

il loro regime.<br />

La massima parte anche dei molluschi : terrestri<br />

ha prepotente bisogno d'aqua, sono igrofili; conviene<br />

dunque ricercarli specialmente nei luoghi ombreggiati,<br />

umidi, in riva alle aque o da queste spruzzati.<br />

Le conchiglie di questi molluschi sono per lo<br />

più fragili e cornee per la scarsità di sostanza minerale,<br />

ossia di carbonato di calce, che contengono.<br />

Poche specie, e queste sono invece difese da nicchio<br />

consistente, calcareo, biancastro, ricercano le località<br />

asciutte, soleggiate, aride, sabbiose, sono xerofde, e<br />

vivono per lo più in numerose famiglie.<br />

Le une vagano per le fronde degli alberi ed arbusti,<br />

o tra le pianticelle e le erbe, sono frondicole<br />

od erbicole, altre dimorano a terra o dentr' essa,<br />

son terricole, altre infine s' ascondono tra le pietre<br />

6 tra le fessure delle rupi, sono petricole o rupicole,<br />

come p. e. la minùtissima chiocciolina conica, bruna,<br />

detta appunto Helix rupestris. — Dacché il mollusco<br />

per la costruzione del suo guscio ha bisogno di<br />

una data quantità di carbonato di calce, come ho<br />

accennato or ora, così i terreni calcarei, quali precisamente<br />

quelli di Gardone, sono più favorevoli dei<br />

silicei alla vita di quelli animali, date sempre le<br />

necessario condizioni d'umidità; anzi alcuni di essi<br />

sono legati ai terreni calcarei, e dieonsi perciò calcarofili.<br />

Infine distingueremo i molluschi in fitofagi, che<br />

si pascono, cioè, di sostanze vegetali, ed in zoofagi,<br />

ossia che si unirono d' animali o di materie<br />

animali, e sono i meno. Alcuni ponno dirsi pantofagi<br />

od onnivori, ossia indifferenti quanto a regime.<br />

Soltanto i zoofagi ponno riuscire di qualche vantaggio<br />

all'uomo; tutti gli altri gli sono più o meno<br />

dannosi.; massime i nudi o lumaconi, e le chiocciole<br />

maggiori, e queste appunto per la relativa loro mole.<br />

Il danno viene compensato dall' utile nelle sole<br />

specie mangerecce. Di queste, che sono le maggiori<br />

sebbene non le più saporite, o meglio le meno insipide,<br />

havvene tre specie a Gardone, e tutte tre vivono<br />

anche nell' Emilia orientale, e chiamansi Hclix<br />

pomatia, cincta. e Incorimi. La prima, eh' è la<br />

più diffusa e comune in Val Trompia, è invece nel<br />

nostro Appennino e nella nostra pianura meno frequente<br />

dèli' affine //. Incorimi. L' H. cincta trova quivi<br />

il limite occidentale di diffusione nella valle del<br />

Secchia. Siccome per la somiglianzà loro facilmente<br />

cori fondere te 1'una coli'altra queste tre specie, eccovi<br />

P indicazione d'alcuni caratteri che vi basteranno<br />

per poterle distinguere. L' //. pomatia raggiunge<br />

le maggiori dimensioni, 1' //. cincta è la<br />

minore delle tre. La conchiglia della //. lucorum è la<br />

più colorita, essendo ornata da fascio brune, scure,<br />

su fondo biancastro; nella //. pomatia e cincta le<br />

faseie spiccano meno. Quest' ultima ha il guscio più<br />

robusto e 1' H. Incorimi V ha relativamente più fragile.<br />

Infine il nicchio della H. pomatia è ovale, ventricoso,<br />

quello della //. cincta quasi globoso, e quello<br />

della H. Incoroni ha la spira quasi conica e perciò<br />

la bocca, od apertura quasi rombica, mentre che<br />

nelle altre due specie d' essa è più o meno circolare.<br />

49


50<br />

In queste tre, come in altre lumache, osservasi il<br />

fenomeno dell' albinismo, del pari che nei vertebrati<br />

e nell' uomo, e di H. pomatia albine, che si fabbricano<br />

quindi un guscio affatto bianco, furono raccolte<br />

anche a Gardone (1).<br />

Nella provincia di Brescia si è la Val Trompia che<br />

produce gli esemplari più grandi, con conchiglia a<br />

fascie più oscure della H. lucorum (2).<br />

Da quanto ho premesso segue che non è qui il<br />

caso di descrivere, né pure di distinguere .tra loro<br />

le 40 specie di molluschi terrestri viventi da me<br />

raccolte a Gardone, bensì piuttosto d'indicare i luoghi<br />

da perlustrarsi alla ricerca loro.<br />

Cercherete le specie le più igrofile, quali le Succineae<br />

(così dette per la conchiglia ovale od allungata,<br />

fragile, del colore d'ambra) sui muri de' mulini,<br />

sui pali degli argini, sulle erbe e sulle canne,<br />

sui sassi in riva ai ruscelli ed al Mella. Le igrofile<br />

frondicole e le erbicole abitano nei giardini, negli<br />

orti, nei vigneti, nei campi, s'aggirano sulle siepi,<br />

sui tronchi degli alberi, sugli steli e sulle- foglie<br />

delle erbe; e le igrofile terricole- vivono negli stessi<br />

luoghi e nei boschi, ma a terra fra le radici delle<br />

piante, sotto le foglie, le canne ed i legni fracidi,<br />

fra i muschi, sotto i sassi ed i vasi da fiori, nelle<br />

cavità dei vecchi alberi. Sui muri a secco troverete<br />

le specie petricole, fra i crepacci delle rupi le rupicole,<br />

nascoste talvolta tra le felci, i muschi ed i<br />

licheni. — Le xerofìle popolano gli steli, le foglie,<br />

(1) Spinelli Ci. II. — Catalogo dei molluschi terrestri e fluviali della pravincia<br />

bresciana. Brescia, 1851. — 2. edizione, Verona, 1856.<br />

(2) MpluelH op. cil,<br />

i fiori delle erbe, i tronchi degli alberi ed i muri dei<br />

luoghi aridi e riarsi.<br />

Buon bottino di spoglie farete pure tra i sedimenti<br />

del Mella e de' suoi affluenti, e fra esse non<br />

poche di specie delle cime dei monti e di alpestri, le<br />

quali non scendono sino a Gardone (a 338 m.).<br />

Come dissi, non richiamerò 1' attenzione vostra su<br />

tutta la quarantina di specie incontrate a Gardone,<br />

ma soltanto su quelle d'un interesse geografico, e<br />

quindi anche alpinistico, che riduconsi ad una diecina.<br />

Otto di esse sono petricole o rupicole. Una di<br />

queste è nuda, cioè non è difesa da lina conca.,, ma<br />

secerne solo una piccola piastra calcarea interna sulla<br />

cervice ; appartiene ai così detti lumaconi. È piccola,<br />

cenerina, con striscie longitudinali brune ai lati, e<br />

porta impropriamente il nome di Li-max arborum. Il<br />

suo centro di diffusione trovasi nel N. O. d' Europa.<br />

—• Un' altra specie, a chiocciola disciforme, col contorno<br />

carenato ,del diametro di 20 a 25 millimetri,<br />

giallognola, translucida, il Zonites Gemonensìs, proveniente<br />

dal Veneto (Gemona), trova a Gardone il<br />

suo limite occidentale. — Altre due chiocciole schiacciate,<br />

del genere Helioc, sono proprie della Valle del<br />

Po od Alta Italia. Una è piccola, giallo brunastra,<br />

coli' apertura quasi triangolare a margini rovesciati<br />

biancastri, colla spira concava di molti giri ed assai<br />

serrati, e perciò (letta H. angigyra; V altra è della<br />

grandezza del Zonites Gemonensis, biancastra, con<br />

fascia bruna periferica e macchiette dello stesso colore,<br />

d' onde s' ebbe il nome di H. colubrina. È del<br />

pari propria della Valle del Po la Clausilia Strobeli,<br />

piccola, a conchiglia turrita, più o meno longitudinal-<br />

51


52<br />

mente striata, bruna, con papille strieformi biancastre<br />

in alto ai giri; pieghe e laminette ne restringono la<br />

periforme apertura. -- Un'altra Clausilia, del doppio<br />

più grande della nominata, essa pure, bruna, papillifera,<br />

striata, e perciò detta CI. Intestriata, e caratteristica<br />

della Lombardia.<br />

Le Clausiliae distinguonsi dalle altre chiocciole<br />

turrite specialmente per essere fornite d'una lamina<br />

biancastra, che, mobilmente articolata ali' apertura,<br />

serve a chiudere (claudcre) questa, quando 1' animale<br />

s' è ritirato nel nicchio, donde il nome loro; differiscono<br />

inoltre dalla massima parte delle lumache per<br />

avere la spira ravvolta a sinistra, per cui diconsi sinistrorse,<br />

vale a dire che, posta la conchiglia colla<br />

cima, o primo giro della spira, in alto e la base, colla<br />

bocca, in basso, questa trovasi alla nostra sinistra.<br />

— È invece destrorsa una terza chiocciolina turrita,<br />

liscia, di colore bruno violaceo, con largo, orlo bianco<br />

alla bocca, eh' è armata di molte laminette (lentiformi<br />

pure bianche. Fu battezzata Pupa megacheiloì, ed abita<br />

la zona meridionale dell' Europa-media. — Da tutti<br />

gli altri molluschi terrestri a conchiglia turrita di<br />

Gardone distinguesi il Pomalias septemspiralis j)er<br />

essere fornito d' un opercolo corneo, attaccato al<br />

corpo del mollusco e perciò mobile, col quale chiude<br />

P apertura della sua conchiglia cenerina brunastra,<br />

striata longitudinalmente, ornata di fascie trasversali<br />

brune rossastre interrotte. Rinviensi sparso per tutta<br />

quasi l'Europa media; manca però al versante settentrionale<br />

delle Alpi e dell' Appennino nostro.<br />

Mentre al Zoniles ed alle nominate due Helìx<br />

la conchiglia piatta rende facile P introdursi e nascondersi<br />

nelle fessure tra sasso e sasso dei muri a secco<br />

53<br />

e tra le fenditure delle rocce, alle Clausilia e Pupa<br />

ed al Pomatias ciò riesce egualmente agevole grazie<br />

alla piccolezza ed alla forma turrita del loro nicchio.<br />

—• Delle Helioo cincta e lucorum dal guscio<br />

globoso ebbi già a cagionarvi; esse dal S. E. d'Italia<br />

spingonsi sino a Gardone.<br />

A seconda della regione del domicilio vostro vi<br />

tornerà conto di raccogliere le une piuttosto che le<br />

altre delle dieci specie or ora-accennate, come di leggeri<br />

avrete compreso dal predetto. Chi di voi abiterà<br />

nel!' oriente farà ricerca del Limavo arborum e delle<br />

Helioo cohibrina, Pupa megacheilos, Clausilia latestriata<br />

e Strobeli; e se avrà dimora al N. E. gli<br />

torneranno gradite anche le Helioa anyigyra, cincta<br />

e lucorum. Ali' Alpinista nordico converrà raccogliere<br />

tutte le dette specie meno il Limano; e P occidentale<br />

farà interessante bottino del Zonìtes e delle Helix<br />

cincta, lucorum e colubrina, e delle due Clausilie.<br />

Infine gli Alpinisti del mezzodì, e quindi anche quelli<br />

della Sezione dell' Enza, potranno andare in cerca di<br />

tutte le specie in discorso, meno delle Helioo cincta e<br />

lucorum, e se me ne vorranno portare (entro scatola<br />

di legno o di cartone, né già di latta) degli esemplari<br />

vivi delle medesime, ne sarò loro oltremodo riconoscente;<br />

ma specialmente mi raccomanderei per qualche<br />

individuo del Zonites. E con questa preghiera ho<br />

giustificato il titolo di Promemoria dato a questo<br />

scritto, che potrebbe anche intitolarsi: Cicero prò domo<br />

sua.<br />

Vignale di Traversetolo, 19 Luglio 1883.<br />

P. STROBEL.


54<br />

APPENDICE<br />

Nota delle specie di molluschi viventi raccolte a<br />

Garclone.<br />

TERRESTRI.<br />

Limax linzatus Dumont et Do Mortillct, L. coaruìans M. Bielz; var.<br />

Da Campi Mcnegazzi.<br />

cinereus Lister, L. maximus Linnè.<br />

arborum Bouchard. - Chantcreaux.<br />

agrestis L.; v&r. filans Hoy.<br />

marginatiti Draparnaud.<br />

Vitrina (Amalia) elong.itct Drap.?, giovane.<br />

Zonites Draparnaldi Back, Helix lucida Draparnaud.<br />

diaphanus Studer.<br />

nitens Gmclin.<br />

Gemonensis Fèrussac, Helix isodoma Jan.<br />

Helix rupestris Draparnaud.<br />

rotundata Miiller.<br />

obvoluta Mùllcr.<br />

angigyra Zieglcr.<br />

pulchella Miiller.<br />

var. costata M filler.<br />

ciliata Vcnctz.<br />

strigella Draparnaud.<br />

cartliusi.inella Drnparnaud.<br />

fruticum Mii'Lr.<br />

nemoralis Linnè.<br />

pom.jtia Linnè.<br />

Incornili Miiller.<br />

cincta Miiller.<br />

cingulata auctorum; var. colubrina Jan.<br />

unifasci.ita Poiret.<br />

Bulimus (Buliminus) obscunis Miiller.<br />

tridens Miiller.<br />

Bulimus (Gionclla) lubricus Muli., Helix subcylindrica L.<br />

mut. lubricellus Ziegler.<br />

Pupa (Torquilla) frumentum Drap.; var. Illyr'ca Rossmaessler,<br />

triticitnt Ziegler.<br />

arenacea Bruguiere ; var. megacìieilos Jan.<br />

(Pupilla) marginata Drap., muscorum Linnè; mut. edcntula<br />

e unidentata.<br />

minutissima Hartmann, muscorum Draparnaud<br />

pygmaea Drap. ? giovane.<br />

Clausilia (Vcrtigo) albopustulata Jan; vai 1 , latcstriata Charpcntier<br />

lineatala Held, Basileensis Fitzinger.<br />

plicatula Draparnaud.<br />

Strobeli. Porro.<br />

Succinea oblonga Draparnaud.<br />

Pomatias s?ptemspiralis Razumqwsky, macuLitus Draparnaud.<br />

var. Villae Spinelli.<br />

Cyclostoma elegans Miiller.<br />

AQUATICI.<br />

Limnaeus pereger Draparnaud.<br />

truncatulus Miiller.<br />

Ancylus fluviatilis Linnè; var. capuloidcs Jan? giovane.<br />

A^. B. .In questo elenco non intendo d 1 aver enumerate tutte le<br />

specie di molluschi che vivono nelle vicinanze di Gardone, ma solo<br />

quelle ivi da me rinvenute. Ve ne dovrebbe campare un 1 altra ventina<br />

circa, e lo deduco per la conoscenza che ho della fauna malacologica<br />

delle contrade limitrofe, come vi sarà facile comprendere.<br />

Di tre delle enumerate specie il Pini (*) raccolse le spoglie nelle<br />

• concrezioni calcari recenti di Gardone, e cioè, del Zonites Gemonensis,<br />

dell 1 Helix obvoluta e del Pomatias Villae. Converrebbe continuarvi<br />

le ricerche.<br />

(*) Pini Wttpolcouc— Nuova contribuzione alla fauna fossile postpliocen.'cQ<br />

della Lombardia. Milano, 1883.<br />

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