29.05.2013 Views

VALLE TROMPIA - Pierantonio Bolognini

VALLE TROMPIA - Pierantonio Bolognini

VALLE TROMPIA - Pierantonio Bolognini

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

LA<br />

<strong>VALLE</strong><br />

<strong>TROMPIA</strong><br />

Stabilimenti Tipografici<br />

Ditta F. APOLLONIO £y C.<br />

1930 - Brescia - Vili<br />

ANNO VII


presente volume, senza pretese, Vuole presentare la Valle Trompia ed il suo capoluogo, illu-<br />

strandoli nelle loro bellezze naturali, nelle loro secolari industrie, nei loro costumi più caratle-<br />

ristici, nelle loro gloriose tradizioni.<br />

Esce in occasione della inaugurazione di.numerose opere pubbliche costruite dal comune<br />

di Cordone V. T. negli anni VI, VII, Vili dell'Era Fascista e nel giorno in cui tutta la Valle<br />

conviene al Capoluogo per attestare a S. E. Turati, presente, il suo affetto, la sua fede.<br />

Il Volume è anche, modesto, tangibile segno di omaggio e riconoscenza al Partito e al<br />

suo Capo per l'appoggio e l'interessamento efficacemente dati, che permise la rapida, completa<br />

realizzazione delle opere che si inaugurano.<br />

Il campo sportivo del Littorio « Ing. Enrico Redaelli », munifico dono della signora Ca-<br />

rolina Colombo ved. Redaelli, per perpetuare la memoria del compianto figlio ing. Enrico, è l'o-<br />

pera più importante e più completa per il complesso di attività sportive che nel campo stesso si<br />

eserciteranno. Il giuoco del calcio, la pista podistica e ciclistica, il giuoco della palla a mano —<br />

caratteristica della Valle — il giuoco della palla corda, la spaziosa piscina per il nuoto e per la<br />

Colonia elioterapica, la palestra coperta, daranno modo alla gioventù del capoluogo e della valle<br />

di trovare nel campo tutto ciò che può allettare e meglio ancora, servire alla educazione fisica, vo-<br />

luta e particolarmente curata dal governo nazionale.<br />

L'acquedotto della Rendena, fornisce acqua purissima e abbondante alla frazione di In-<br />

zino e al capoluogo. Questo acquedotto realizza aspirazioni e voti, quasi secolari, di una popola-<br />

zione che era costretta a servirsi delle acque del Mella.<br />

V


L<br />

L'ospedale ricovero, dedicalo ai Caduti in guerra, eretto con sottoscrizioni della popola-<br />

zione, di enti e di ditte, vuole testimoniare nel modo pia sensato e più degno, l'amore e la ricono-<br />

scenza verso i gloriosi morti.<br />

L'edificio scolastico, ampliato con due ali nuove e la sopraelevazione di un piano, risponde<br />

alle aumentate esigenze del paese e contiene anche, in sede degna e moderna, l'Asilo comunale.<br />

Il dispensario antitubercolare, con gabinetto radiologico, dovuto alla generosità del medico<br />

condotto dottar Giuseppe Morosini, funziona nello stesso ospedale in un reparto adatto e ha giù-<br />

risulzione da Cardane a Colilo.<br />

II Teatro Bercila, di proprietà del Comm. Bercila, e da quesli generosamente e graluila-<br />

menle messo a disposizione dell' O. N. D. ed E. D. E. S. di Cardane V, T. è slalo restauralo e<br />

dotato di scenari, di mobili e di macchina per proiezioni fisse e mobili.<br />

Il Municipio, un tempo ridallo a pochi disadorni insuffidenli uffici è slato portalo all'ai-<br />

lezza dell'imporlanza del capoluogo e il suo magnifico salone settecentesco è stalo, dal mobilio<br />

alle decorazioni, rimesso nel primitivo originale stile.<br />

Queste, le opere che Cardane V. T. ha costruite in poco più di due anni con concardia<br />

di intenti e di volontà, con passione e amore.<br />

Con giusto orgoglio ospita il Segretario del Parlilo, l'amalo gerarca, che colla sua presen-<br />

za premia due anni di lavoro e di disciplina severa.<br />

VI


Le opere costruite nel comune di Gardone V. T.<br />

negli anni VI - VII - Vili dell'Era Fascista.<br />

Ing. G. Stefanini - Tecnico Comunale<br />

Campo sportivo del Littorio "Ing. Enrico Redaelli<br />

La necessità di un Campo Sportivo dove poter<br />

educare i giovani alla disciplina dello Sport era già<br />

manifesta da molti indizi; ma tutte le iniziative vennero<br />

troncate dalle insuperabili barriere del finanziamento.<br />

Spettava al nuovo Ente E. D. E. S., aderente<br />

all'O. N. D., di rendere realtà il sogno, ricercandone<br />

Veduta panoramica del campo sportivo del Littorio "Ing. Enrico Redaelli"<br />

VII<br />

il finanziamento, il quale è dovuto alla munificenza<br />

della Signora Carolina Colombo Vedova Redaelli,<br />

che ha voluto con quest'opera onorare e ricordare maggiormente<br />

alla gioventù Gardonese il compianto figlio<br />

Ing. Enrico Redaelli.<br />

E' così che sorse su area di proprietà comunale il<br />

Campo Sportivo del Littorio « Ing. Enrico Redaelli ».


Tenendo presente le necessità dello sport ci si<br />

accinse al non facile compito del progetto del Campo<br />

Sportivo cercando di conciliare tutto e cercando di po-<br />

ter ricostruire quanto era necessario per un campo che<br />

vuoi essere all'altezza del tempo dinamico m cui viviamo<br />

pur conservandosi nel limite di modeste pretese.<br />

E' così che accanto al simpatico giuoco di Palla<br />

a mano, amato nelle nostre Valli, è sorto il campo per<br />

il giuoco del calcio; e come occorreva una palestra per<br />

addestrare i giovani all'atletica così necessitava Una<br />

Campo giucco del calcio e veduta della piscina.<br />

Palestra.<br />

Vili<br />

piscina per addestrare i giovani al nuoto e più ancora<br />

in vista della possibilità di poterla adibire a cura elioterapica.<br />

Non bisognava trascurare neanche il tennis,<br />

giuoco utile ad ogni classe di Gardonesi.<br />

Seguendo questi concetti fu elaborato il progetto.<br />

Per rendere possibile la sistemazione di questi<br />

giucchi e per necessaria difesa dal fiume, fu indispensabile<br />

la costruzione di un muro di argine verso il<br />

Mella della lunghezza di metri 164,15.<br />

Il Campo Sportivo comprende pertanto:


a) Un campo per giuoco del calcio delle misure<br />

minime regolamentari di m. 45 X 90 con por,te<br />

regolamentari e rete. Gli fa corona una pista podistica<br />

della larghezza d'i m. 4 e con uno sviluppo medio di<br />

m. 295, delimitata verso il campo del calcio da un<br />

cordone in mattoni. Il fondo venne fatto con pietrisco<br />

e residui di carbone debitamente cilindrati. Il tutto è<br />

regolarmente cintato con paletti in cemento e rete metallica<br />

dell'altezza di m. 2.<br />

b) La palestra con annesse tribune, è un fab-<br />

Tribuna vista di fianco.<br />

Tribuna vista di fronte.<br />

IX<br />

bricato con ossatura in pilastri, travi e solette in cemento<br />

armato. La palestra delle misure interne di metri<br />

8,40 X 14,40, altezza m. 6 è sufficientemente capace<br />

ed è bene arieggiata ed illuminata.<br />

Le tribune addossate per un lato alla palestra<br />

constano di 4 ordini di posti con sedili in legno, sono<br />

lunghe m. 25 ed hanno una disponibilità di circa 200<br />

posti a sedere. Il tetto della palestra forma un comodo<br />

terrazzo a completamento delle tribune. Alle tribune<br />

vi si accede da due scale laterali fino al primo ripiano,


Coppa triennale pel Campionato di Palla a mano<br />

donata dalla signora Carolina Colombo Redaelli.<br />

Il Campo Spor/tivo del Littorio « Ing. Enrico<br />

Redaelli » ormai concepito nelle sue linee generali si<br />

presentava con una manchevolezza. Bisognava predisporre<br />

un accesso comodo, facile ed anche decoroso.<br />

L'esistenza di un passaggio fra la strada Provinciale<br />

e la Sponda Destra del Mella per l'accesso al<br />

Banco Nazionale di Prova ne guidò la scelta per utilizzare<br />

lo stesso passaggio per accedere anche al Campo<br />

Sportivo.<br />

L'ubicazione del Ponte così concepito si prestava<br />

a risolvere anche il problema di una comunicazione<br />

quasi diretta delle località Oneto con l'abitato, ed il<br />

progetto del Campo Sportivo veniva compilato in modo<br />

da rendere possibile in avvenire la costruzione di<br />

una nuova strada che possa servire a collegare la strada<br />

Provinciale con la.località anzidetta.<br />

In seguito a queste ragioni si predispose il progetto<br />

del Ponte che doveva servire per tali scopi.<br />

La larghezza del Fiume in corrispondenza all'allineamento<br />

fissato risulta piuttosto grande (24 metri)<br />

e per conseguenza il Ponte risultava costoso.<br />

D'altra parte un restringimento del corso natu-<br />

Ponte del Littorio.<br />

XI<br />

ti al centro e consistono in camerini aid uno, due e<br />

tre posti.<br />

d) II campo di tennis delle dimensioni di metri<br />

16 X 36 ha il pavimento formato da una massicciata<br />

dello spessore di cm. 30 ricoperto da soletta in<br />

cemento. E' cintato con ferri profilati e rete metallica<br />

dell'altezza di m. 4.<br />

e) Campo dì giucco palla a mano della larghezza<br />

di m. 8 e lungo metri 70. Risultando di lunghezza<br />

piuttosto limitata si è disposta una parete di<br />

legno inclinabile da poter far sporgere sul Mella ed<br />

utilizzabile per la rincorsa del battitore. Il campo è<br />

fiancheggiato da una parete in muratura dell'altezza<br />

di m. 11 ; il fondo è stato fatto con rifiuti di carbone<br />

e calce debitamente cilindrati. Il pubblico è separato<br />

dai giuocatori da una staccionata in profilati di ferro.<br />

La cinta di tutto il campo è stata studiata in modo<br />

da risultare la più economica possibile data la non trascurabile<br />

lunghezza. Fu scelta la cinta in pilastrini di<br />

cemento armato con soletta verticale gettata fra i pilastrini.<br />

Il tutto così concepito ed ordinato necessitava di<br />

un comodo, facile e decoroso accesso.<br />

Si è ideato all'uopo il Ponte del Littorio, ed in<br />

corrispondenza ad esso fu studiato l'ingresso e fu posta<br />

la casa per il custode.<br />

Il lavoro per la costruzione del Campo Sportivo,<br />

dopo regolare asta, venne aggiudicato alla Ditta Leone<br />

Baglioni di Gardone V. T.<br />

I lavori iniziati nell'aprile 1929-VII vennero ultimati<br />

nel novembre 1929-VIII.<br />

rale non era punto consigliabile non solo per l'andamento<br />

sinuoso del Fiume, ma anche per la limitata<br />

altezza che veniva ad essere disponibile fra il piano<br />

stradale ed il letto del Fiume (m. 3.60).<br />

Pertanto in accordo anche con le Amministrazioni<br />

interessate si decise di progettare un Ponte di<br />

24 metri di luce lasciando per quanto fosse possibile<br />

maggior luce tra il Ponte stesso ed il fondo del Mella.<br />

Con tali vincoli la scelta del tipo di ponte riusciva<br />

ben limitata : un ponte ad arco o un ponte con travi<br />

inferiori e sostegni intermedi non erano possibili perché<br />

in tutti e due questi casi si veniva a diminuire fortemente<br />

la sezione libera.<br />

Le travi portanti necessariamente dovevano essere<br />

superiori. Restava la scelta tra una trave sponda<br />

che facesse anche da parapetto con evidente economia<br />

e con maggior possibilità di veduta, e una trave a traliccio<br />

parabolica piuttosto alta che avrebbe dato al<br />

Ponte maggior snellezza, ma che non era scevra da<br />

inconvenienti giacché di maggior costo e necessitando<br />

in questo caso di una controventatura avrebbe deturpato<br />

la vista dell'ingresso al Campo.


ed i vari ripiani sono collegati da una scaletta centrale.<br />

La parte centrale delle Tribune è coperta con<br />

tetto in salonit sostenuto da un'ossatura di pilastri e<br />

travi in cemento.<br />

Campi di Tennis e di Palla a mano.<br />

essere opportunamente regolato in modo che la metà<br />

a nord può comodamente servire per i bambini e per<br />

le provvide cure elioterapiche, mentre la metà a sud<br />

serve egregiamente per nuotatori. La piscina è servita<br />

Lo spazio sottostante alle tribune fu utilmente molto bene da acqua derivata dal. Canale detto del<br />

suddiviso in spogliatoi, uffici, buffet. Fusmetto; lo scarico è studiato in modo da restituire<br />

c) La piscina che misura ben 80 metri di lunghezza,<br />

metri 16 di larghezza massima e m. 8 di minima,<br />

è divisa a metà da un gradino ed ha una superfice<br />

totale di circa 1000 mq. Il livello d'acqua può<br />

Campo sportivo. - Durante i lavori.<br />

l'acqua di derivazione per mezzo di uno sfioratore.<br />

Solo lo scarico di fondo finisce con canalizzazione diretta<br />

nel Fiume Mella.<br />

Gli spogliatoi in numero di 24 furono raggruppa-


Fu scelta perciò la prima soluzione della trave 3.) Rullo compressore da tonn. 1 7,5 adottando<br />

piuttosto bassa formante il parapetto. Circa la careg- caso per caso le condizioni di carico più sfavorevoli. r<br />

giata si scelse una larghezza possibile per medio traf- Le travi sponda risultarono alte metri 2,20 in<br />

Ponte del Littorio per l'ingresso al campo sportivo.<br />

fico e precisamente di metri quattro. mezz'aria, mentre sui piloni d'appoggio discese a me-<br />

Per il carico accidentale massimo si fece l'analisi tri 1,85 ; lo spessore massimo risulta di m. 0,40.<br />

tra i tre casi possibili: II piano d'appoggio è costituito da una soletta<br />

1.) Folla compatta che produca un carico unitario<br />

di 400 Kg. per mq.<br />

2.) Carro a 4 ruote da 10 tonnellate trainato<br />

da due cavalli.<br />

Ingresso al campo sportivo dal ponte del Littorio.<br />

XII<br />

di cm. 15 di spessore appoggiante su travette da centimetri<br />

20 X 25 con interasse da cm. 80.<br />

La soletta venne asfaltata e poscia ricoperta da<br />

massicciata dello spessore di cm. 15.


La altezza della trave sponda sul piano della<br />

massicciata risulta costante di m. 1,20.<br />

I calcoli statici sono stati condotti in accordo con<br />

le prescrizioni ufficiali per la esecuzione delle opere<br />

in cemento armato approvate con R. D. 7 giugno<br />

1928-VI n. 1431.<br />

II peso complessivo del Ponte risultò di circa 148<br />

CA/-XPO SPORTIVO DEL LITTORIO<br />

" ENRICO<br />

tonnellate vale a dire un peso di tonnellate 6,16 per<br />

mi. di ponte.<br />

La costruzione fu aggiudicata dietro regolare asta<br />

alla Ditta Della Torre Luigi di Gardone V. T.<br />

I lavori vennero iniziati nel settembre 1929 ; il<br />

getto ultimato il 27 ottobre 1929, il completo disarmo<br />

e finimento nel marzo 1930-VIII.<br />

Ampliamento fabbricato scolastico.<br />

L'Edificio Scolastico del Capoluogo, fabbricato<br />

a due piani di 5 aule ognuno venne ultimato nel 1 889,<br />

su progetto del compianto Ing. Crescenzio Abeni, e<br />

•jià a quell'epoca la capacità dell'edificio poteva essere<br />

appena sufficente dato che la popolazione era di<br />

soli 2500 individui e le classi si nducevano alla quarta<br />

elementare.<br />

Ora per lo sviluppo industriale la popolazione<br />

stabile del Capoluogo è salita a circa 4500, a cui<br />

deve aggiungersi una popolazione fluttuante di circa<br />

600 persone.<br />

XIII •<br />

Inoltre col nuovo ordinamento scolastico le classi<br />

vennero portate a 5 maschili e 5 femminili.<br />

Di qui l'assoluta necessità dell'ampliamento che<br />

venne predisposto dal Geom. Ettore Contessi.<br />

Esso consiste nella sopraelevazione del vecchio<br />

Fabbricato e nella costruzione di due corpi avanzati<br />

verso mezzodì.<br />

Il piano di sopraelevazione venne progettato simile<br />

agli esistenti, e le aule hanno le dimensioni medie<br />

di m. 6 X 8 con un'altezza di m. 4,20. Oltre alle 5


aule si ripetono in questo piano i due piccoli locali di<br />

m. 5 X 2,80 laterali alla scala, gli ampi corridoi di<br />

m. 2,20 di larghezza e i gabinetti sistemati nelle due<br />

ali a nord.<br />

Gli avancorpi a mezzodì, di due aule ognuno,<br />

una a piano terreno e 1* altra a primo piano terminano<br />

con una terrazza a cui si può accedere direttamente<br />

dal corridoio del nuovo piano di sopraelevazione.<br />

Le aule del piano terreno misurano m. 6 X 8,80<br />

Fabbricato scolastico<br />

Fabbricato scolastico, visto da monte.<br />

XIV<br />

con altezza di m. 4,60 e quelle del primo piano misurano<br />

m. 6,10X8,90 con un'altezza di m. 4,40.<br />

Tutti i locali sono tra loro indipendenti, illuminati<br />

da ampie finestre simili alle preesistenti come pure<br />

simili sono le murature, pavimenti, scale, serramenti,<br />

ecc.<br />

Il fabbricato venne poi completato da un impianto<br />

razionale di riscaldamento ed i gabinetti vennero<br />

forniti di impianto Sanitario secondo le norme vigenti.


Per il riscaldamento venne prescelto il tipo a<br />

vapore a bassa pressione in considerazione che l'impianto<br />

deve funzionare con intermittenza e che tale<br />

tipo necessita di minor superficie di radiatori e diametri<br />

minori nelle tubazioni che non il tipo di riscaldamento<br />

ad acqua e quindi di costo molto inferiore<br />

data la grandezza dell'impianto.<br />

Quale temperatura interna viene fissata + 15"<br />

centigradi quando la temperatura esterna è di 5° centigradi.<br />

La caldaia installata è del Tipo Ideai Brescia -<br />

Serie III per vapore a bassa pressione, con superficie<br />

di riscaldamento di mq. 23,50 e con un rendimento<br />

orario di 164500 calorie.<br />

I Radiatori sono del tipo Italia a due e tre colonne<br />

alti 100 cm. e montati su mensole; sono muniti<br />

di regolatore e commensatore.<br />

La superficie totale dei radiatori installati è di<br />

mq. 179.<br />

La Frazione di Inzino benché attraversata ed<br />

industriata da molte abbondanti acque, era priva di<br />

un impianto razionale di acqua potabile, per cui gli<br />

abitanti si servivano a seconda dei casi o dell'acqua del<br />

Fiume Mella o di qualche pozzo antico, o di qualche<br />

piccola sorgente vicina ; tutte acque però difficilmente<br />

e raramente pure non solo ma nemmeno chiare e per<br />

di più inquinabili.<br />

Valendosi di studi e di elaborati già eseguiti per<br />

il passato, l'Ufficio Tecnico Comunale predispose il<br />

nuovo progetto tenendo conto dei nuovi bisogni del<br />

paese.<br />

Camera dì presa dell'acquedotto nella Valle Renderla.<br />

La Caldaia venne installata nel cantinato ed è<br />

munita di tutti gli accessori di sicurezza e controllo; il<br />

tubo principale porta il vapore nel sottotetto dove avviene<br />

la distribuzione; i ritorni sono sotto i pavimenti<br />

del piano terreno.<br />

Si è provveduto poi alla completa sistemazione<br />

dei cortili con costruzioni di muri sostenenti i terrapieni<br />

e con la formazione di aiuole.<br />

Venne poi delimitata con divisioni in rete metallica<br />

la porzione di cortile riservata all'Asilo Infantile<br />

Comunale.<br />

I lavori vennero aggiudicati dopo regolare asta,<br />

e quindi eseguiti dalla Ditta Ing. Emilio Guldbrandsen<br />

di Brescia per tutte le opere riguardanti gli impianti<br />

Samtari e di riscaldamento, e dalla Ditta Leone Baglioni<br />

di Gardone V. T. per quanto riguarda tutte le<br />

altre opere.<br />

I lavori iniziati nel settembre 1928 vennero completamente<br />

ultimati nel settembre dell'anno successivo.<br />

Acquedotto della Rendena.<br />

La denominazione di « Acquedotto Comunale zazione.<br />

XV<br />

della Rendena » deriva dalla località in cui venne costruito<br />

l'edificio di presa, località situata nella Valle<br />

di Inzino a circa metri 1500 dalla Frazione omonima.<br />

La scelta di questa sorgente fu avvalorata oltre che<br />

dal responso di parecchie analisi chimiche e batteriologiche,<br />

dal requisito della quantità e stabilità della<br />

portata (litri 7 al secondo in periodo di massima magra)<br />

e perché essa è posta in una zona assai remota e<br />

lontana dall'abitato, zone pascolive e coltivate, e quindi<br />

inalterabile.<br />

Essa si trova poi ad un livello alto rispetto all'abitato,<br />

in modo da permetterne la migliore utiliz-


La sorgente sgorga ai piedi di un grande cono<br />

di deiezione ghiaioso scorrendo fra grossi strati di conglomerato<br />

ricoperto da detriti di frane fino nei piani<br />

della strada Comunale della Valle ove venne raccolta<br />

sull'edificio di presa.<br />

Il manufatto di presa consta di una camera di<br />

raccolta con gradini di depurazione, di una vasca di<br />

deposito e decantazione, di una vasca serbatoio della<br />

capacità di me. 30 e di una cella di manovra. Questo<br />

manufatto venne ricavato parte di roccie e parte costruito<br />

in muratura di pietrame; il tutto ricoperto con<br />

soletta in cemento armato ricoperto a sua volta da uno<br />

strato di terreno in modo da rendere meno sentite le<br />

variazioni atmosferiche. Le parti interne, tramezze,<br />

fondo, sono rivestite in cemento impermeabilizzato.<br />

Dalla vasca serbatoio, munita di sfioratore e scaricatore<br />

di fondo, parte direttamente la tubazione principale.<br />

Nella Cella di manovra sono poste le saracinesche<br />

della conduttura pirncipale e dello scaricatore.<br />

La tubazione è tutta in ghisa e percorre sempre<br />

il suolo Comunale della strada della Valle e venne<br />

posta alla profondità varia a seconda della natura del<br />

sottosuolo e delle condizioni di pendenza, mai però a<br />

profondità inferiore ai metri uno ad eccezione del tratto<br />

interessante gli attraversamenti di manufatti esistenti.<br />

La tubazione principale è del diametro di 100<br />

millimetri nel tratto dall'edificio di presa al raggiungimento<br />

della strada provinciale Brescia-Colho, e si riduce<br />

poi al diametro 60 mm. e percorre la via principale<br />

della Frazione Inferiore ed attraversata nuovamente<br />

la strada provinciale percorre la strada della<br />

Levata e si collega in fondo all'abitato del Capoluogo<br />

coli'Acquedotto delle « Saioche ».<br />

Per ovvie ragioni derivanti dalla differenza di<br />

pressione dei due acquedotti non è possibile il loro<br />

collegamento diretto, perciò vennero predisposte saracinesche<br />

in modo tale che la parte nord dell'abitato<br />

del Capoluogo possa essere alimentato o dall'acquedotto<br />

delle « Saioche » come per il passato o dal nuovo<br />

acquedotto della « Rendena ».<br />

XVI<br />

Nella Frazione di Inzino Superiore vennero poste<br />

due tubazioni: una del diametro di 50 mm. che seguendo<br />

la strada alta termina per ora all'inizio della<br />

mulattiera per Magno, tubazione questa che verrà 'prolungata<br />

lungo la strada di « Giusnai » e vecchia provinciale<br />

in modo da poter alimentare le Frazioni Breda<br />

e Bresciana ; una del diametro di 40 mm. percorre il<br />

sottosuolo della strada bassa.<br />

Altri tronchi in tubi di ghisa del diametro di 40<br />

mm. vennero posti lungo laj strada Provinciale, via<br />

S. Rocco, Via Trasversale RR. CC. per permettere<br />

la posa di bocche di incendio ed agevolare la distribuzione<br />

d'acqua ai privati.<br />

Su ogni diramazione ed m più punti della conduttura<br />

principale vennero poste saracinesche in modo<br />

da poter sezionare l'impianto.<br />

Per il servizio pubblico vennero installate fontane<br />

in ghisa a getto intermittente e precisamente n. 3<br />

nella Frazione superiore e n. 3 in quella inferiore. Gli<br />

scarichi vennero eseguiti con tubazioni in cemento.<br />

Vennero messi in opera bocche da incendio con<br />

innesto a baionetta dèi diametro di 40 mm. e precisamente<br />

n. 3 nella Frazione superiore e n. 3 in quella<br />

inferiore. I lavori iniziati nel novembre 1928-VII dovettero<br />

subire una interruzione di tre mesi dovuti alla<br />

stagione rigida e l'impianto venne ultimato ai primi di<br />

giugno 1929-VII.<br />

Complessivamente vennero posti in opera:<br />

mi. 1573,80 tubazione in ghisa diam. 100 mm.<br />

» 905,25 idem idem 60 »<br />

» 102,30 idem idem 50 »<br />

» 430,90 idem idem 40 »<br />

N. 6 fontane ghisa<br />

N. 6 bocche da incendio del diametro di 40 mm.<br />

con innesto a baionetta.<br />

I lavori vennero aggiudicati, dopo regolare asta e<br />

quindi eseguiti dalla Ditta S. A. Giacomo Togni di<br />

Brescia per tutte le opere da idraulico, e dalla Ditta<br />

Omodei e Giacomelli di Bovegno per quanto riguarda<br />

gli scavi e le opere murarie.


GARDONE V. T.<br />

11 salone seicentesco delle riunioni nel<br />

Palazzo Municipale.<br />

GARDONE V. T.<br />

Palazzo Municipale. Scalone d'accesso.


GARDONE VAL TROMP1A.


INZINO (Frazione Gardone V. T)


L'industria delle armi nel territorio bresciano<br />

e particolarmente nella Valle Trompia dalle sue origini al Sec. XVIII<br />

Nell'anno 1808 il prof. G. Brocchi pubblicò un<br />

interessante studio sulle miniere del Dipartimento del<br />

Mella. In quello studio il Brocchi pur con argomenti<br />

interessanti, confutava l'origine o la coltura delle no-<br />

stre miniere Triumpline attibruita sino allora, e concludeva<br />

che la scoperta e l'uso delle miniere nostre non<br />

si avesse ad ammettere in epoca anteriore al periodo<br />

longobardo, ed il Brocchi precisava che si deve prendere<br />

come più sicura la seconda metà del secolo VI.<br />

II Birocchi però ammise anche « che vi erano<br />

valentuomini nel nostro Paese più esercitati in simil genere<br />

di studi che sono a me poco men che stranieri, così<br />

sapran convalidare le mie congetture, o combatterle con<br />

documenti che io avessi ignorato ».<br />

All'invito del Brocchi, solamente nel 1842 rispose<br />

il nostro illustre .Gabriele Rosa, con argomenti<br />

di fine studio e grande indagatore, probabilmente accalorato<br />

da quel fuoco di amor patrio, per cui anche le<br />

materie più ardue e le cose più inorganiche possono<br />

dar oggetto di sfogo all'animo pieno di amore e di<br />

aspirazione per la grandezza del proprio suolo si che<br />

lo si vede, anche attraverso l'oscurità delle epoche trascorse,<br />

grande sempre più grande nella civiltà.<br />

Il Rosa conclude che non solo le nostre miniere<br />

erano coltivate dai romani, ma Io erano già prima<br />

della loro dominazione, da popoli più antichi di origine<br />

greca.<br />

A meglio convalidare la sua asserzione il Rosa<br />

Cav. Luigi Marzoli<br />

cita molti nomi del dialetto nostro riguardanti la lavorazione<br />

del ferro che rivelano la loro origine greca o<br />

meridionale « medol, ena, brasca, strusì, canic, piarda,<br />

presura, manet, gavozza, raz, ecc. ».<br />

Oggi a quasi un secolo di distanza dal periodo<br />

delle citate discussioni classiche, noi abbiamo elementi<br />

ben più precisi per sostenere la tesi del Rosa e di altri<br />

antiquari come chiamava il Brocchi gli studiosi della<br />

antica coltivazione delle nostre miniere.<br />

Le scoperte archeologiche nel nostro territorio<br />

hanno rivelato grandi stazioni di antichi popoli che per<br />

primi usarono il metallo.<br />

La Necropoli di Remedello ci ha dato un poco<br />

di luce sulla permanenza degli antichi liguri o siculi<br />

sul nostro territorio.<br />

Questo antichissimo popolo che ancora adoperava<br />

nella caccia e nella guerra armi di silice, conobbe e<br />

forse anche scoprì il rame nel suo movimento lungo i<br />

litorali del Tirreno, e specialmente in Sardegna ed in<br />

Toscana.<br />

Arrivati i Liguri in Lombardia verso i 3000 anni<br />

prima della nostra era, le loro tombe rivelano che oltre<br />

alle armi di silice, usavano anche delle armi in rame<br />

puro, ed anche ebbero la piccola falce in rame per<br />

mietere meglio le loro colture in sostituzione della primitiva<br />

falce di pietra dura.<br />

Studi importantissimi di archeologia hanno messo<br />

in evidenza che la falce- in rame o di bronzo si trova


solo o più specialmente fra i materiali archeologici<br />

provenienti da stazioni abitate dai Liguri.<br />

Oltre alle armi di rame puro trovate a Remedello,<br />

e nelle palafitte e terramare intorno ai nostri laghi di<br />

Carda e d' Iseo, noi ebbimo la fortuna di trovare alcune<br />

falci di rame sui monti vicini alla Valle Trompia e<br />

Valle Camonica, e poiché in tutte e due le Valli esistevano<br />

buoni giacimenti di rame nativo, ne possiamo<br />

sicuramente concluder che le prime armi nelle nostre<br />

Valli vennero fabbricate dagli antichi Liguri o Siculi.<br />

La permanenza di popoli antichi lavoratori e cercatori<br />

di metallo come furono i Siculi, i Fenici, gli<br />

Umbri-Latini, gli Etruschi, lasciò nella nostra Provincia<br />

e Valli limitrofe, segni indelebili della loro presenza<br />

vicino alle miniere da loro sfruttate, nella toponomastica.<br />

Si è finora parlato dell'origine Ligure-Sicula di<br />

due località in Valle Camonica, Temù e Mù e non<br />

si attribuì mai la stessa origine ad altre località che<br />

nel nostro dialetto pur suonano : Gardù, Vistù, Lavù.<br />

Limù, Tiù, Sirmiù, Pilzù. Taù, Marii, Viù, Daù,<br />

Paitù, Gogliù, Paù, Braù, Mazù, ecc. ed anche nella<br />

Bergamasca proprio nei centri minerari altre località:<br />

Bondiù, Castiù, Azù.<br />

Queste località intorno ai laghi di Iseo e del<br />

Carda fanno pensare che quei popoli eccellenti navigatori,<br />

avevano fatto centro delle loro attività i nostri<br />

laghi poiché nei paraggi dei laghi stessi avevano ottime<br />

miniere di quel metallo prezioso che allora era il rame<br />

(Valle Trompia, Pisogne, Salò e Tremosine) col quale<br />

fabbricavano armi ed utensili per loro e per i popoli<br />

vicini, coi quali avevano scambi.<br />

L'attività mineraria nel periodo eneolitico e protoistorico<br />

della nostra terra è rivelata dalla grande<br />

quantità di armi ed utensili in bronzo trovati nei terreni<br />

delle nostre antiche palafitte, specialmente a Peschiera<br />

sul Carda.<br />

Nelle torbiere di Iseo si rinvennero che noi si<br />

sappia parecchi oggetti od armi in bronzo che vennero<br />

dispersi nella maggior parte, ma basta uno solo di<br />

questi pezzi di bronzo per rivelarci molte cose interessanti.<br />

Trattasi di un casco in rame fuso di forma assolutamente<br />

primitiva, foggiato come una mezza calotta<br />

sferica, ma con un ribordo all'interno per trattenere la<br />

guarnitura o foderatura di pelle e con dei fori laterali<br />

praticati nel bordo per la legatura di cinghiolo, od altro<br />

mezzo che doveva servire a tenere franco il casco<br />

sulla testa.<br />

' Questo esemplare è unico per la sua forma primi-<br />

tiva e semplice e noi lo riteniamo di epoca anteriore ai<br />

caschi di Corneto e che pur essendo di forma emisferica<br />

portano degli accessori e decorazioni di carattere<br />

etrusco più avanzato.<br />

Nulla tuttavia potrebbe apparentemente rivelare<br />

che questo casco e gli altri oggetti siano prodotti di<br />

una fabbricazione locale o quasi, se non venissero in<br />

nostro aiuto elementi utilissimi.<br />

L'analisi di alcuni di questi pezzi antichi in bronzo<br />

ha rivelato che il metallo loro non è bronzo, ma<br />

bensì rame quasi puro ed alcuni in lega di rame con<br />

piccola percentuale di zinco e piombo.<br />

Proprio nella nostra Provincia e nella Bergamasca<br />

specialmente le miniare di rame sfruttate anticamente<br />

erano quelle vicimssime alle miniere di zinco e<br />

piombo, ed è quindi probabilissimo che il rame fuso<br />

contenesse questi altri metalli, casualmente prima e<br />

volutamente in seguito perché gli etruschi così perfetti<br />

nell'arte del fondere e lavorare il rame e bronzo avranno<br />

qui trovato che, par certi pezzi fusi l'aggiunta di<br />

piccola percentuale di minerale di zinco al rame facesse<br />

meglio correre il metallo nelle forme di colata, proprio<br />

così come avviene coll'aggiunta dello stagno.<br />

Un fatto ben strano dobbiamo rilevare nell'esaminare<br />

gli oggetti trovati fra i terreni archeologici della<br />

nostra provincia e nei dintorni. Si tratta della completa<br />

mancanza di forme da fusioni o frammenti di queste<br />

forme impiegate da quei popoli antichi per produrre<br />

in quantità pezzi fusi di rame o bronzo. Queste forme<br />

si trovano abbondanti fra le palafitte al di là dell'Adda<br />

(Como, Varese, ecc.) e nelle terremare e palafitte al<br />

sud della Bresciana (Cremona, Modena, Parma, ecc.)<br />

nel territorio Bergamasco e Bresciano nessuna traccia<br />

di dette forme o di altro attrezzamento per fusioni.<br />

/ Questo particolare è per noi importantissimo nel<br />

dimostrare che quegli antichi abitatori delle nostre terre<br />

avevano già organizzato un lavoro industriale vicinissimo<br />

alle stesse miniere di rame è già sulle nostre valli e<br />

sui nostri laghi vi erano fonderie, dove il metallo veniva<br />

convcrtito in pezzi fusi e specialmente m armi.<br />

Armi trovate nei dintorni della Valle di Scalve<br />

in diverse località, non facevano corredo a tombe, ma<br />

sembravano sortite da nascondigli ed avevano tutta la<br />

apparenza di pezzi appena fusi e che vennero mai im-<br />

piegati. Di particolarissimo interesse fra queste armi è<br />

una spada di tipo detto ad Antenne (X secolo avanti<br />

Cristo circa) trovata presso Castione della Presolana.<br />

Di questo tipo di spada esistono solo pochi esemplari,<br />

qualcuno trovato vicino a Roma ed altri nel Nord


Europa, sicché qualche studioso (Montelius, Dechelette)<br />

riteneva questo tipo di origine nordica.<br />

L'esemplare perfettissimo ed intatto trovato sotto<br />

la Presolana è non molto lontano da altri pezzi di<br />

bronzo, appena usciti dalla fusione, ci fa intravedere<br />

che non molto lontano da quei paraggi esisteva la<br />

fonderia e che perciò anche le spade di quel tipo ritenuto<br />

nordico erano il prodotto dei laboriosissimi etru-<br />

Fiicili di fabbriche bretciane (Gardone V. T.) Sec. XVII. - Raccolta L. Marioli.


sebi, che poi commerciavano armi ed oggetti in rame<br />

e bronzo con tutti i popoli vicini i e che spingevano<br />

negli ultimi tempi i loro prodotti anche al di là delle<br />

Alpi.<br />

Per qualche millennio si scavò e si lavorò rame<br />

nelle nostre terre, e noi pensando che dove erano queste<br />

miniere esistevano ed esistono promisqui banchi o<br />

filoni di minerali di ferro, non possiamo essere lontani<br />

dal vero asserendo che l'età del ferro verso il decimo<br />

secolo avanti Cristo, ebbe pur qui da noi i suoi primi<br />

albori.<br />

L'uso del ferro per la fabbricazione delle armi<br />

fu lento e difficile nei primi tempi. Il metodo di riduzione<br />

del minerale e della lavorazione andò lentamente<br />

divulgandosi perché chi lo conosceva né custodiva<br />

gelosamente il segreto.<br />

Il solo cenno, scritto antico dell'attività mineraria<br />

delle nostre terre, ci è dato da Plinio, che però parlò<br />

solo del territorio Bergamasco per le miniere di rame.<br />

Ma non si deve rimproverare agli antichi scrittori<br />

di aver parlato poco o mai delle nostre miniere e del<br />

nostro ferro, perché, innanzitutto il lavoro delle miniere<br />

e dei metalli non era ritenuto a quei tempi un lavoro<br />

nobile e perciò solamente adatto per popoli inferiori,<br />

Pistole di G, B. Francino Sec. XVII nella raccolta n Foury n Francia.<br />

e secondariamente perché furono sempre le nostre genti<br />

le più tenaci nel tenere il loro lavoro circoscritto dal<br />

più grande segreto.<br />

Noi vedremo più avanti nella seconda parte di<br />

questo mio studio come da noi fu sempre gelosamente<br />

custodito il segreto della lavorazione del ferro, si che<br />

lo stesso Biringuccio Senese parlando sul principio del<br />

1500, del ferro, spiega che nel Bresciano lo si lavorava<br />

con un loro metodo speciale. 'Vedremo anche<br />

come vennero persine emanate delle leggi per meglio<br />

garantire il mantenimento del segreto.<br />

Ed allora viene spontaneo il pensare, che se la<br />

lavorazione del minerale di ferro e del ferro stesso<br />

fosse stata una cosa importante od appresa da altri<br />

popoli o vicini o lontani, e che il ferro bresciano o<br />

bergamasco si fosse lavorato molti secoli dopo di altri<br />

popoli, non vi sarebbe stata ragione per tanto attacca-<br />

mento e per tanto mistero.<br />

Ricordiamo che molto dura fu la lotta che i<br />

Romani ebbero a sostenere per sottomettere i trium-<br />

plini ed i Camuni verso il principio dell'era cristiana,<br />

e poiché le nostre valli non erano delle grandi e convenienti<br />

arterie di comunicazione da e per il Nord<br />

Europa per meritare sì dure lotte, così vien fatto evi-


dente che i Romani volessero colla dominazione, dei<br />

Camuni e dei Triumplini assicurarsi il rifornimento di<br />

ottime armi ed attrezzi di metallo fabbricali da quelle<br />

genti fiere e operose.<br />

La lavorazione delle armi e dei metalli nel nostro<br />

territorio e nel vicino bergamasco nel periodo Romano<br />

è fortemente testimoniata dalle lamine di rame trovate<br />

a Zanano e da due lapidi di marmo trovate a Clusone<br />

(Valle Seriana). Queste lapidi di Clusone ricordano<br />

un Druso Cesare ed un P. Marcio « Armorum Custodi<br />

» e portano scolpito un uomo con un manto ed<br />

intorno uno scudo, elmo, corazza ed armi.<br />

E' evidente che il deposito ed arsenale di Clusone<br />

non servisse ad altro che a raccogliere la forte produzione<br />

di armi necessarie all'Esercito Romano e che<br />

si fabbricavano in quella zona, nella vicina Valle di<br />

Scalve e nella Valle Camonica.<br />

ratteristico di influenza greca, chiamato Oplite o tipo<br />

Beoziano, gli Etruschi che introdussero per primi il<br />

casco metallico senza chiodature, fatto d'un sol pezzo.<br />

Ebbene, tutta questa tradizione di bellezza, di<br />

finezza artistica e tecnica perfetta nel lavorare elmi,<br />

corazze, ecc. non solo venne mantenuta nelle nostre<br />

fucine ed officine, ma esclusivamente da noi si son<br />

prodotti elmi classici così eleganti e con creste così<br />

alte, tutti di un sol pezzo, che in nessun altro luogo,<br />

specie fuori d'Italia poterono mai essere limitati.<br />

Solamente nel secolo IX abbiamo un accenno<br />

positivo dell'attività metallurgica nella Valle Trompia<br />

e ci si rileva una produzione di armi bianche già intensa<br />

tanto che il Re Franco promette grandi premi a<br />

Pistole bresciane di Lazzaro Lazzarino Sec. XVIII nella raccolta " Liberty " Londra.<br />

Quest'industria mineraria e delle armi che noi<br />

vedremo svilupparsi così prospera e potente nel periodo<br />

del rinascimento, ha radici e tradizioni così profonde<br />

da noi che per divenirne più convinti basterebbe<br />

un esame attento particolarmente alle Armi di difesa<br />

lavorate nella nostra Provincia. Per produrre tipi di<br />

bacinelli, di elmi, di corazze, così fini ed eleganti, non<br />

bastano la tecnica e l'esperienza le più perfette, ma<br />

occorre altresì una tradizione artistica di secoli che<br />

solo può esserci pervenuta da quel grande e misterioso<br />

popolo che si chiamò Etrusco, e che per diversi secoli<br />

abitò le nostre terre.<br />

Furono gli Etruschi che per primi usarono il metallo<br />

battuto, e con questo foggiarono per primi le<br />

corazze, gli elmi, le ciste, le sotule, ecc. ecc. Furono<br />

gli Etruschi che divulgarono quel tipo di elmo detto<br />

Italiota dalla cresta alta e di strane forme, così furono<br />

gli Etruschi che ci diedero quel tipo di elmo così ca-<br />

quei lavoratori per intensificare la produzione, ma che<br />

questi nel 811 non vedendo mantenute le promesse si<br />

ribellano fortemente.<br />

Dopo questo tragico episodio non esistono ch'io<br />

sappia finora documentazioni precise sull'industria delle<br />

armi ed il lavoro nelle nostre miniere.<br />

Nei codici Bresciani del principio del 1200, si fa<br />

cenno ai prodotti delle miniere e fucine senza precisare<br />

le località.<br />

Nel 1273 delle fucine di Sarezzo forniscono<br />

armi per il naviglio del lago d'Iseo.<br />

Nel 1311 all'assedio di Brescia dell'Imperatore<br />

Arrigo VII i Bresciani forse per i primi si difendono<br />

con le bombarde. Questo accenno all'impiego delle<br />

bombarde può farci pensare che questi ordigni di guer-<br />

ra che appena facevano la loro comparsa, e che fuori<br />

d'Italia erano chiamati « Lombarde », potevano anche


essere non solo costruiti nelle nostre terre ma anche qui ricercatissimi per tutta l'Europa passavano col nome<br />

inventati. di specialità Lombarde o di Milano.<br />

I nostri fabbricanti di ferri o di armi d'allora avevano<br />

già da tempo relazioni di commercio col mercato<br />

d,i Milano e purtroppo molti nostri prodotti che erano<br />

Pistole di Lazarino Cominazzo. Sec. XVII. — Raccolta L. Marzoli.<br />

IO<br />

Erano le nostre fucine che davano dei semilavo-<br />

rati ottimi in barre, lamiere, fili ecc. e che soprattutto<br />

nell'acciaio avevano una reputazione insuperata. An-


cora nel capoluogo della provincia non si era sviluppato<br />

quel potente artigianato per la finltura delle armi<br />

di offesa e di difesa che nel secolo XVI avrebbe ga-<br />

reggiato e superato le botteghe d'armi di Milano.<br />

Tuttavia è noto che le nòstre fucine Valligiarie<br />

fornivano nei secoli XII e XIII dei coppi per caschi,<br />

celate, bacinetti* forgiati in un sol pezzo che erano<br />

una grande specialità per cui erano ricercatissimi sul<br />

X<br />

X<br />

-<br />

« s<br />

mercato di Milano, e da Milano venivano esportati in<br />

tutta Europa.<br />

Nel secolo XV la industria bresciana delle armi<br />

si espande e colla grandezza di Venezia trova mercati


più facili, e incomincia a produrre in grande serie le<br />

armi da fuoco di allora, in ferro bollito, bombarde,<br />

spingarde, schioppi, archibusi ecc.<br />

Nel 1487 « Lucha Pisani, Franco Foscarini,<br />

Piero Soranzo, Ger Duodo, Pietro Lion, patroni all'arsenal<br />

» ordinano a M. Venturini, M. Piero, tonin<br />

Fucile eia caccia della seconda metà del secolo XVII - Le canne sono marcale col nome n Lazarino Cominazzo n . Questo bellissimo<br />

esempio del lavoro del Cominazzo era nella raccolta privata del signor n Herbert J. Jackson " in Scozia ma da qualche anno trovasi<br />

ormai in una raccolta privata negli Stati Uniti d'America.<br />

Nel 1481 P. M. Trivulzio ordina ad un Magi- et Mignol de Valtrompia maistir de far bombarde,<br />

stro di Valle Trompia « carri trey di arme et in spe- N. 362 bombarde, 250 spingarde, e 200 archibusi.<br />

cialità de bocche trigintadue de spingarde et casse In questo contratto è interessante notare certe condiquatro<br />

de passatori ». • zioni per l'esecuzione del lavoro ; « che tute Bombar-<br />

12


de che loro farà segondo le sue forse siano de un pezo<br />

de pierà e portada de polvere et peso et longeza de<br />

tromba egualmente et siano de bono et optimo fero<br />

ben boiide et salde segondo l'uso de boni maistri « che<br />

tutte bombarde segondo le sue sorte siano tanto in<br />

bocha quanto da driejo non siando, campanade ma<br />

13<br />

siano avalide et ben laurate et siano le sue cane grose<br />

et ben Camese ».<br />

' « Che tutti i Canoni!! segondo sue sorte siano<br />

fatti non mazori ne minori uno delaltro ma tutti se servano<br />

et possine adaptar in ogni tromba justa la sorta ».<br />

(Qui alludono ai mascoli delle bombarde che de-<br />

i<br />

H<br />

I<br />

X<br />

Ji<br />

•g e<br />

I<br />

s<br />

y<br />

jy<br />

o<br />

1


vono imboccarsi bene alla parte posteriore della bom-<br />

barda).<br />

« Che tutte bombarde siano bolade de tre punte,<br />

de ponzon nela cana dent.° si davante come da diredo<br />

tanq.to se puoi adoperar el martelo et questo sia el<br />

segno dela il, Ma, S. ria et cussi etiam ogni Maestro<br />

che farà dite bombarde dieba meter el suo segno super<br />

li contraforti si suso le trombe come suso i canoni et<br />

questo azochè se cognosa quello maistro haverà fatto<br />

la bombarda per poter laudar over biazemar, etc. etc.»<br />

Questo citato è un documento interessantissimo<br />

per la storia delle armi da fuoco.<br />

Nell'anno 1501 la Repubblica Veneta accorda<br />

agli armaioli di Brescia e di Gardone V. T. di vendere<br />

i loro lavori anche all'Estero.<br />

Nel 1509 a Gardone un certo Pietro Franzini<br />

inventa il sistema di tirare le canne sotto i magli.<br />

Nel 1523 la Repubblica Veneta manda nel bresciano<br />

certo Castagna per provvedere 500 archibusi<br />

per uso delle galee sottili.<br />

Nel 1528 e 1529 alle fabbriche Bresciane affluiscono<br />

abbondanti ordini da tutta l'Italia.<br />

Nel 1530 il Senato Veneto accorda privilegi alle<br />

Compagnie degli Archibusieri dì Valtrompia e Valle<br />

Sabbia. ' ' '<br />

Nel 1532 il Marchese del Vasto ordina «40ÙO»<br />

archibusi, « 4000 » celate, 500 moschetti per armare<br />

i suoi soldati.<br />

Notisi che è qui la prima volta che si accenna<br />

alla arma da fuoco leggera chiamata moschetto.<br />

Questo archibugio leggiero con fuocone a serpentino<br />

in luogo della miccia portata a mano, è certo di<br />

invenzione bresciana sul principio del 1 500, e solo venne<br />

introdotto in Francia dal Marchese Strozzi verso<br />

la fine del 500.<br />

All'invenzione del moschetto con serpentino deve<br />

aver seguito rapidamente l'invenzione dell'acciarino a<br />

ruota poiché nel 1532 la Repubblica Veneta con Ducale<br />

del 25 settembre 1532 proibisce l'uso; «Di una<br />

sorte di schioppi che trazeno con artificio de bota<br />

Fogo da sua posta et per esser piccoli si portano sotto<br />

le veste che alcun non si accorzeno ».<br />

Si cerca di attribuire l'invenzione dell'acciarino a<br />

qualche armaiolo di Norimberga ma in un altro mio<br />

scritto dimostrerò come l'acciarino sia nato e si sia<br />

grandemente perfezionato nel Bresciano.<br />

Il documento sopra citato da un'idea dell'introduzione<br />

dell'arma da fuoco corta, che si chiamerà poi<br />

comunemente « pistola » arma questa che raggiunse<br />

un grande perfezionamento nelle nostre fabbriche dovuto<br />

alla rara perizia degli artigiani, o" meglio specia-<br />

1 4<br />

listi, et al fino gusto della linea dell'arma et alle bellis-<br />

sime decorazioni in ferro cesellato e traforato che solo<br />

gli artisti Bresciani seppero raggiungere e divulgare<br />

per tutta l'Europa.<br />

Nell'anno 1532, la famiglia Bailo di Sarezzo<br />

incomincia la sua fonderia di cannoni.<br />

Così per diversi documenti pervenutici si dimostra<br />

durante il secolo XVI un immenso affluire di ordini<br />

alle nostre fucine e fabbriche.<br />

L'attività è grande nelle fabbriche e nel commercio<br />

delle armi d'ogni specie e celebri si fanno i<br />

•esciani negozianti di armi nelle diverse città d'Italia.<br />

Data l'importanza dell'industria e commercio delle<br />

armi, e nonostante l'esistenza di Antichi paratici e<br />

Università che in quell'attività davano forme di regolamenti<br />

e codici, nell'anno 1574 si riformarono a<br />

Brescia gli Statuti degli armaioli, ribadendo severamente<br />

sulla importanza di seguire certe caratteristiche<br />

nella lavorazione che avevano assicurato al Bresciano<br />

tanta celebrità.<br />

Nel Milanese è così sentita la potenza dell'industria<br />

Bresciana delle armi che quelle Università<br />

verso il 1587 pubblicano i loro nuovi Statuti, specie per<br />

caratterizzare le distinzioni fra i loro prodotti e i<br />

prodotti Bresciani.<br />

Sulla fine del 1500 Lazzarino Cominazzo è fra<br />

i più celebrati fabbricanti Bresciani di canne. Un documento<br />

trovato dall'Angelucci nell'Archivio Gonzaga<br />

a Mantova nel 1874, rivela che già nel 1 593 lavorava<br />

a Gardone Lazzarino Cominazzo maestro di<br />

canne, e le canne « Lazzarine » sono già sul principio<br />

del 1600 reputate in tutta Europa ».<br />

I fabbricanti di. canne di Gardone hanno stabi-<br />

lito delle botteghe di finitura a Brescia, ed a Brescia<br />

fanno capo negozianti di ogni paese per l'acquisto di<br />

quelle armi.<br />

I fabbricanti nostri adattano i loro prodotti anche<br />

alle esigenze dei diversi mercati, e così cambiano<br />

i tipi di casse, di montature, di acciarini, e per sino si<br />

adattano certuni a non mettere nomi o marche sulle<br />

canne o sulle piastre degli acciarini. Per quest'ultimo<br />

motivo noi scopriamo nelle raccolte di armi all'estero,<br />

armi di fabbricazione Bresciana, che hanno sulla piastra<br />

dell'acciarino nomi stranieri.<br />

Nello studio dell'arte dell'armi è bellissimo per<br />

noi Italiani constatare che il prodotto nostro era ricercato<br />

in tutto il mondo, era malamente copiato oltre<br />

alpi, era come si dice ora l'articolo alla moda in tutte<br />

le corti, e perciò fabbricanti stranieri che li copiavano,<br />

falsificavano anche le marche dei nostri armaioli.


Nel 1646 un gentiluomo Inglese John Evelyn<br />

attratto dalla rinomanza di Brescia per le armi, scriVe<br />

nel suo diario che « incontrò il vecchio Lazarino Cominazzo<br />

e comprò da lui una bella Carabina per Nove<br />

Pistoles e aggiunge che in Brescia famosa per le armi<br />

da fuoco lavorava celebratissjimo, Jo. Bap. Franco<br />

(probabilmente il G. B. Francino da Gardone).<br />

La divisione del lavoro e la specializzazione insieme<br />

colla maestria del buon gusto dei dirigenti attrassero<br />

nel 1 600 le attenzioni di tutti i concorrenti in<br />

questa nostra potente industria, ed il governo Bresciano<br />

incominciò a impedire l'esodo di artefici, proibì d'<br />

comunicare ai forestieri alcuna notizia sui sistemi u-,<br />

fabbricazione.<br />

15<br />

Nel 1700 continua intensa la produzione delle<br />

armi da fuoco, così, che nei paesi di Lumezzane, Mar-,<br />

cheno e Magno d'Inzino' si specializzano quasi nella<br />

sola produzione degli acciarini.<br />

L'attività delle fabbriche di Gardone è intensa<br />

fino quasi alla fine della Repubblica Veneta, quando<br />

l'invasione Francese segna la cessazione dei privilegi,<br />

e scompagina i mercati. In seguito la concorrenza ed<br />

il cattivo gusto predominante tolgono ai nostri fabbricanti<br />

la possibilità di mantenere la passata efficenza e<br />

qualità della loro produzione, e così nelle nostre valli<br />

il fervore di tanta secolare industria incominciò fatai •<br />

mente a rallentare.


La gloria triumplina<br />

Carlo Bonardi<br />

Gardone inaugura le sue nobili opere di civiltà<br />

preparate con silenzioso amore e m questo giorno, come<br />

sempre, palpita con quello del capoluogo tutto il po-<br />

polo della valle pel vincolo di fraternità antica che<br />

congiunge in unità vivace dalle pendici apriche alle<br />

chiuse verdi dei monti tutti j. paesi della terra trium-<br />

plma.<br />

La Valle Trompia, che unisce alla incantevole<br />

varietà del paesaggio una popolazione dal fine intelletto<br />

e dal quadrato buon senso è in verità la più bresciana<br />

tra le valli, la più vicina alla città, quella che ne ha<br />

sempre condiviso le glorie e le sventure vivendo della<br />

sua stona. Ed è anche la più progredita : da Concesio<br />

(dove un tempo il confine bresciano era guardato da<br />

feroci mastini!) a Collio, per la strada provinciale<br />

ormai insufficiente al traffico malgrado la tramvia, è<br />

una successione che diventa sempre meno interrotta<br />

eli paesi, di edifici, di stabilimenti industriali. Essa ha<br />

saputo vincere la situazione difficile della lontananza<br />

delle grandi linee di comunicazione aggravata dalle<br />

trasformazioni dell'industria (è l'unica delle tre grandi<br />

valli bresciane senza ferrovia ed è la più industriale!)<br />

con miracoli di intraprendenza e di tenacia così da rap-<br />

presentare un modello nelle sue lavorazioni: da quelle<br />

delicatissime della tessitura, alla tradizionale metal-<br />

lurgica e meccanica in tutte le sue svariatissime pro-<br />

duzioni, fino a quella più antica, ma assai progredita,<br />

della agricoltura e della zootecnica!<br />

17<br />

II Mella sonante di acque perenni scendendo dal<br />

Maniva a poco a poco scema, diventa torrente perché<br />

le acque sue vengono ingegnosamente condotte ad ali-<br />

Stradella di Bovegno.<br />

mentare macchine, a irrigare campi! Esso è veramente<br />

in ciò (più che per le onde flave!) per l'opera umana<br />

il simbolo vero della sua valle e la espressione della


antica gloria triumplina : quella della virtù strenua di<br />

lavoro del suo popolo sano.<br />

Questo il vanto legittimo della gente nostra, edu-<br />

cata mirabilmente nei secoli, nata con quello che è<br />

il primo elemento della civiltà e con esso progredita:<br />

il ferro!<br />

Essa dalle epoche più remote alle attuali è stata<br />

animata, guidata, sorretta dal tenace, operoso amore<br />

al lavoro in tutte le espressioni più sapienti!<br />

Non ripetiamo le secolari vicende ma certamente<br />

le miniere triumpline furono precedenti alla conquista<br />

romana e se Cesare Augusto nel 24 avanti Cristo eri-<br />

gendo il Trofeo delle sue vittorie (di cui restano gli<br />

avanzi alla Turbie) vi incideva tra i nomi della « gen-<br />

tes alpinae devictae » i triumplini certo fu perché essi<br />

difesero fieramente la indipendenza e le miniere ago-<br />

gnate da Roma la quale, apprezzando il valore di<br />

quella gente, la annoverò tra i popoli di diritto latino<br />

dipendenti dal Municipio di Brescia.<br />

E' tra noi che la lavorazione del ferro sorge come<br />

industria e si sviluppa e fiorisce, è per l'ingegno di<br />

nostra gente che i suoi prodotti conquistano il mondo<br />

e contribuiscono a dare a Brescia la gloria delle armi.<br />

Nella storia della lavorazione del ferro triumpli-<br />

no, che comprende tutte le epoche nel loro progredire,<br />

noi vediamo la caratteristica della nostra gente: lavoro<br />

tenace ma animato da nobile fierezza, da senso di di-<br />

gnità e di giustizia, da quell'istinto di disciplina che è<br />

I O<br />

forza di. ordine. Il vero lavoro fecondo! Esso ha la sua<br />

luminosa affermazione in quegli Statuti di Bovegno<br />

(che furono oggetto di studio sapiente anche dell'at-<br />

tuale Sommo Pontefice) nei quali, in tempi oscuri, la<br />

gente Triumplina segnava le norme del diritto mine-<br />

rario elaborate dalla secolare esperienza e dal lungo<br />

amore e che tuttora testimoniano il grado di vera ci-<br />

viltà raggiunto!<br />

Valle operosa adunque tra quante possono offrire<br />

l'esempio di quello che l'uomo può conseguire, mal-<br />

grado la asperità della natura, colla intelligenza e colla<br />

volontà! Virtù secolari e mai smentite di una popola-<br />

zione dal fermo animo, dalla parca vita, dai senti-<br />

menti famigliari profondi, dalle virtù umane tenaci<br />

che, per questo suo nobile e immacolato blasone guar-<br />

da, anche nelle ore tristi, sicura l'avvenire perché è<br />

abituata a vincere colle proprie forze le difficoltà.<br />

Gente attaccata con delicato invincibile affetto alla sua<br />

valle e appunto per questo orgogliosamente fedele alla<br />

causa della Patria in pace e in guerra.<br />

Così ancora una volta possiamo esaltare la Valle<br />

in quest'ora della Patria in cui il lavoro è onorato<br />

come una virtù non bestemmiato come un servaggio :<br />

suonano l'inno della gloria le arti feconde del suo po-<br />

polo di operai, di agricoltori dal semplice costume,<br />

dal puro sentire e ne protegge il destino il ricordo impe-<br />

rituro dei suoi morti per 1' Italia raccolti lassù al valico<br />

del Maniva fra le vette eccelse!


it<br />

La ferrovia<br />

irescia - Gardenie V. T. - Idro - Tiene - Trento<br />

II problema di congiungere le città di Brescia e<br />

di Trento con una linea ferroviaria a scartamento normale<br />

destinata a creare un nuovo sfogo al Trentino è<br />

stato lungamente discusso in passato e in modo particolare<br />

quando, finita la grande guerra, debellato e<br />

smembrato l'Impero Austro - Ungarico, sembrava più<br />

facile il raggiungimento del fine al quale tendono con<br />

tanta costanza i Trentini e i Bresciani.<br />

Vane furono le iniziative sorte a tale scopo e cospicue<br />

anche le offerte di alcuni comuni maggiormente<br />

interessati per la realizzazione dell'opera.<br />

La scelta del tracciato della nuova linea ferroviaria<br />

era argomento di lunghe discussioni e se discordi<br />

erano in proposito i pareri, tutti però erano concordi<br />

nel riconoscere la grande importanza della nuova linea<br />

e le sue vitali ragioni di esistenza. Numerose furono le<br />

soluzioni proposte e precisamente: il congiungimento<br />

di Trento con Brescia attraverso la Val Giudicane, il<br />

traforo del Maniva e la Val Trompia; oppure attraverso<br />

la Val Giudicane, l'alta Val Sabbia, la galleria<br />

di Lodnno e la Val Trompia ; oppure attraverso la<br />

Val Giudicarie, la Valle del Chiese e la linea Vobarno-Rezzato;<br />

oppure ancora lungo la sponda occidentale<br />

del Lago di Carda e la Ferrovia Tormini-Rezzato.<br />

Tra questo fiorire di proposte i trentini, assillati<br />

dall'urgente bisogno di uno sbocco sud-occidentale verso<br />

Milano e Genova, preoccupati che ancora una volta<br />

per la ricerca del meglio si rimandasse la possibilità<br />

- Ing. ALDO ZUCCARELLI -<br />

19<br />

del bene, predisponevano senz'altro un progetto di massima<br />

per la costruzione di una ferrovia elettrica a scartamento<br />

normale destinata a congiungere Trento con<br />

Idro attraverso la Valle delle Giudicarie, e inviavano<br />

il progetto stesso, approvato dal Circolo ferroviario di<br />

Bolzano, a Roma presso il competente Ministero, nella<br />

certezza che anche i bresciani non avrebbero indugiato<br />

più oltre a concretare una soluzione che permettesse di<br />

congiungere Idro con Brescia. Non erravano i Trentini<br />

che tosto i Comuni Bresciani interessati dalla nuova<br />

ferrovia addivenivano alla nomina di un Comitato promotore<br />

e sostenitore della iniziativa a far parte del<br />

quale chiamavano gli industriali della Valle Trompia<br />

che all'iniziativa avevano espresso tutto il loro valido<br />

appoggio.<br />

Il Comitato, prese in esame le varie soluzioni state<br />

proposte, persuaso che la nuova ferrovia per rispondere<br />

alle esigenze di una linea di grande traffico dovesse<br />

non solo avere le caratteristiche del percorso più breve<br />

tra la città di Brescia e la città di Trento, ma dovesse<br />

altresì dar vita a vallate prive di mezzi celeri di trasporto,<br />

tenendo in pari tempo presente che la congiunzione<br />

di Trento con Brescia per via ordinaria lungo la<br />

sponda occidentale del Lago di Carda può dirsi ormai<br />

un fatto compiuto essendo in corso di esecuzione i<br />

lavori per la strada Automobilistica Gargnano-Riva,<br />

e che la Valle inferiore del Chiese è già servita da una<br />

tranvia elettrica e dalla ferrovia Rezzato - Vobarno,


decideva di scegliere come tracciato della nuova ferrovia<br />

quello che, lungo tutta la Val Trompia fino a monte<br />

di Gardone, raggiunge Idro percorrendo la galleria<br />

di Lodrino e l'alta Valle Sabbia. E senza<br />

altri indugi, il Comitato medesimo presi gli opportuni<br />

accordi col Comitato di Trento, dava incarico allo<br />

scrivente di procedere allo studio di massima del progetto<br />

della nuova ferrovia.<br />

Dal progetto, che in base ad opportuni rilievi assunti<br />

in luogo venne immediatamente allestito, risulta<br />

che la nuova linea ferroviaria si stacca dalla stazione<br />

di Brescia delle ferrovie dello Stato, raggiunge con<br />

percorso parallelo alla ferrovia Brescia-Milano il torrente<br />

Mella, piega verso nord sottopassando la linea<br />

ferroviaria Brescia-Iseo e la strada statale Padana Superiore<br />

e risale la Valle del Mella, attraversando il<br />

torrente stesso in diversi punti, fino a monte di Gardone<br />

Val Trompia.<br />

Quasi di fronte all'abitato di Brozzo, in riva<br />

sinistra del Mella, la ferrovia, percorrendo la galleria<br />

di Lodrino della lunghezza di circa 6 Km., piega<br />

ad oriente ed imbocca la Valle del torrente Nozza<br />

che percorre fino al paese di Nozza; qui giunta, risale<br />

20<br />

la Valle del Chiese e passando per la galleria di Lavenone,<br />

della lunghezza di circa 1 chilometro, sbocca<br />

ad Idro dove si congiunge con la ferrovia progettata<br />

dai Trentini.<br />

doppi.<br />

Le caratteristiche principali della ferrovia sono:<br />

scartamento normale,<br />

trazione elettrica.<br />

un solo binario di corsa con opportuni rad-<br />

Affinchè il tracciato possa rispondere alle esigenze<br />

di una linea di grande traffico il raggio minimo stato<br />

assunto per le curve ha un'ampiezza di m. 600, tale<br />

cioè da consentire il transito dei treni a forte velocità.<br />

Le pendenze assegnate alla linea sono notevolmente<br />

inferiori alle massime ammesse per le ferrovie elettriche<br />

a scartamento normale; nel tronco Brescia - Gardone<br />

Val Trompia la massima pendenza è inferiore al 16<br />

per mille e soltanto per un breve tratto raggiunge il<br />

28 per mille nel tronco Gardone V. T. Idro, mentre<br />

in alcune ferrovie elettriche di grande importanza e di<br />

recentissima costruzione si è raggiunta anche la pendenza<br />

del 42 per mille, come in Ispagna per le ferro-


vie transpireneiane di Somport e di Fuymorens le<br />

quali avranno lunghi acclivi, non prima raggiunti da,lle<br />

ferrovie principali del 40 e 42 per mille.<br />

La lunghezza totale delle gallerie per il tratto<br />

Brescia •• Gardone V. T. - Idro è di Km. 9 circa, pari<br />

cioè al 18 per cento dell'intero percorso della ferrovia<br />

e questa percentuale si mantiene costante anche per il<br />

tratto Idro-Trento.<br />

Alcune ferrovie elettriche italiane hanno una percentuale<br />

di percorrenza m galleria molto superiore a<br />

quella prevista per la Brescia-Trento, come ad esempio<br />

la Genova - Busalla Ronco, la Bussoleno - Modane e<br />

Bussoleno - Susa, la Genova - Sestri Levante, le quali<br />

raggiungono rispettivamente il 34,8, il 37 e il 37,5<br />

per cento e perciò la nuova ferrovia, che percorre una<br />

zona essenzialmente montana, può dirsi anche, per<br />

questo riguardo non eccessivamente costosa.<br />

Il tracciato è stato studiato in guisa da soddisfare<br />

a due condizioni essenziali : creare una linea di grande<br />

traffico e fornire in pari tempo la possibilità di raccordo<br />

a tutti i numerosi stabilimenti che sono sparsi nelle<br />

valli attraversate dalla ferrovia.<br />

Il considerare la ferrovia in progetto soltanto come<br />

la linea di più breve percorso tra le città di Genova-<br />

Milano e Trento, prescindendo o non tenendo nella<br />

dovuta considerazione il traffico dei numerosi opifici<br />

della Valle Trompia e della Val Sabbia sarebbe stato<br />

un gravissimo errore, specialmente quando si tenga<br />

conto che l'entità del traffico stesso è tale da giustificare<br />

da sola la costruzione della ferrovia.<br />

Se poi si pon mente all'enorme importanza militare<br />

della nuova ferrovia quale linea sussidiaria di ar-<br />

21<br />

roccamento per il Trentino, si comprende come il fornire<br />

possibilità di raccordo agli opifici della Val Trompia,<br />

impqnente arsenale di guerra, sia cosa non solo<br />

utile, ma necessaria ai fini della difesa nazionale.<br />

E ben maggiore potrà essere l'importanza della<br />

ferrovia se il rapido e comodo mezzo di comunicazione<br />

varrà a rimettere in vita l'antica industria mineraria dell'alta<br />

Val Trompia che, fiorentissima in passato, si è<br />

andata completamente estinguendo in questi ultimi cinquant'anni,<br />

vinta dalla concorrenza straniera che si avvaleva<br />

dei facili trasporti attraverso i grandi trafori al-<br />

pini e lungo le grandi linee internazionali.<br />

I giacimenti di Bovegno, Colilo, Pezzaze e Bagolino<br />

hanno sempre fornito un minerale di ferro di<br />

altissimo pregio; recenti studi dell'illustre geologo Prof.<br />

Arturo Cozzaglio prevedono l'esistenza di altri vasti<br />

giacimenti che potrebbero essere sfruttati se non per<br />

far fronte alla concorrenza straniera, per produrre materiale<br />

di alto pregio e per diminuire l'importazione del<br />

ferro es':ero che ora, portato in Italia anche sotto<br />

forma di rottame, grava in modo così dannoso sul bilancio<br />

delle nostre importazioni.<br />

La vastità degli interessi che la nuova linea fer-<br />

roviaria verrà a ravvivare, il più rapido congiungimento<br />

del Trentino con Milano e Genova, la grande importanza<br />

al fine della difesa nazionale, la nuova efficienza<br />

commerciale che la città di Brescia sarà per<br />

assumere, la bellezza turistica delle Valli attraversate<br />

dalla ferrovia, la ferma volontà dei Trentini e dei Bresciani<br />

di raggiungere l'intento comune, fanno sperare<br />

che il progetto trovi nell'aiuto illuminato del governo<br />

nazionale e dei comuni interessati la più rapida attua-<br />

zione.


UN'OPERA DI PIETÀ<br />

L'Ospedale di Gardone V. T,<br />

Un rapido sguardo gettato alla stona della beneficenza<br />

Gardonese mette subito in evidenza che la<br />

beneficenza stessa ha culminato m quell' Istituto che,<br />

sorto con modestia di mezzi e di intendimenti, il po-<br />

polo volle evelato all'attuale efficienza nel ricordo e<br />

nel nome dei gloriosi concittadini caduti per la redenzione<br />

e la grandezza d'Italia: l'Ospedale-Ricovero.<br />

Ed onestamente il poderoso sforzo finanziano<br />

fatto negli ultimi anni per portare 1' Istituto al decoro<br />

onde oggi può onorarsi non ci deve fare dimentichi<br />

della generosità di gesto e di finalità espressa da benemerite<br />

persone che per le prime gettarono le basi e<br />

Sala di mediazione.<br />

23<br />

prodigarono i mezzi per il sorgere della benefica opera:<br />

quindi a noi il dovere di ricordare che un Signor<br />

Consoli Gio. Battista nel 1854 ed una di lui figlia<br />

Maria nel 1862 ricordando che un Caffi Sac. Santo<br />

nel 1 734, un Rampinelli Agostino nel 1 780, un Chinelli<br />

Sac. Angelo nel 1832, un Facchinetti Bortolo<br />

nel 1833 ed un Consoli. Antonio nel 1851 già avevano<br />

destinato una modesta somma in vantaggio dei miserabili<br />

del paese testarono un legato di complessive<br />

L. 22.075, oltre una casa, perché fossero ricoverati i<br />

poveri vecchi e vecchie di Gardone V. T. in caso di<br />

malattia (escluse le forme croniche). In seguito altri


Gabinetto radiologico e radiografico.<br />

.- / -J.^TW ./-.'-li<br />

benefattori, i Sigg. Don Bortolo Franzini, Salvi Caterina<br />

e Picinardi Cesare, disponevano a favore della<br />

Opera Pia (che era stata nel frattempo eretta in Ente<br />

Morale) la somma complessiva di L. 10.613 a condizione<br />

che il reddito corrispondente si dovesse erogare<br />

nelle spese di cura e mantenimento dei poveri infermi<br />

del paese.<br />

Per l'esiguità del patrimonio, il quale non era<br />

sufficiente per dare il reddito necessario alla realizzazione<br />

della volontà dei testatori, la locale Congregazione<br />

di Carità, Amministratrice dell'Opera Pia, provvide<br />

a che il reddito del patrimonio concorresse all'aumento<br />

del capitale: e così alla fine del 1898 il<br />

patrimonio medesimo ascese a L. 113.121,50. Nel<br />

1899, pur non scostandosi di molto dalle intenzioni<br />

dei primi benefattori (se i ricoverati dovessero essere<br />

tali per forme morbose croniche od acute purché indigenti)<br />

si credette opportuno, anzi necessario, per<br />

rendere più pratica e sentita la beneficenza nella classe<br />

povera di questo Comune, di aprire, m adatto locale<br />

espressamente acquistato, un istituto di ricovero per<br />

accogliervi gli infermi cronici poveri ed impotenti di<br />

ambo i sessi: ed ebbe vita così l'istituzione che prese<br />

il nome di Ospedale-Ricovero. '<br />

24<br />

La stentata funzionalità della pia istituzione ebbe<br />

un maggior respiro mercé la munifica elargizione<br />

del Signor Gabriele Beretta che nel 1902 testava a<br />

favore dell'Ospedale-Ricovero la generosa somma di<br />

L. 53.000.<br />

I locali, l'impianto, l'arredamento tutto della originaria<br />

istituzione di quell'epoca rivestivano, per chiare<br />

e facilmente comprensibili ragioni finanziarie, il<br />

carattere della massima modestia e conscguentemente<br />

ne risultava una certa insufficienza : si trattava di due<br />

sale al piano terreno della casa situata in Via Umberto<br />

I (attuale Ospedale), una per maschi e l'altra per<br />

femmine, con una diecina di letti per ciascuna, e sussidiata<br />

da locali per cucina ed alloggio delle Reverende<br />

Suore Ancelle della Carità che erano state chiamate<br />

a dare la loro pietosa opera di assistenza, opera<br />

che tuttora continuano con quello spirito di abnegazione<br />

e di sacrificio che le caratterizza.<br />

Attraverso alla più rigida econqmia, sotto la<br />

guida di Amministratori in qualsiasi tempo saggi, coll'aiuto<br />

di penodiche ed occasionali oblazioni di persone<br />

buone e benefiche si giunse al periodo post-bellico.<br />

Gardone V. T. sentì in quell'epoca il bisogno<br />

morale e spirituale di ricordare in forma tangibile i<br />

propri eroici figli caduti sui campi di battaglia perché<br />

i loro nomi si tramandassero in forma di monito e di<br />

riconoscenza alle generazioni venture: ed un Comitato<br />

di persone di buona volontà nel 1920-21 iniziò<br />

la raccolta di denaro al fine di inalzare un monumento,<br />

ma la considerazione ed il timore che un semplice<br />

monumento per quanto inspirato all'arte più pura potesse<br />

restare una troppo sterile manifestazione di ri-<br />

vjn lato del porticato visto dal cortile centrale.<br />

conoscenza agli eroi che si volevano ricordare fece<br />

prendere forma e sostanza all'intendimento di perpetuare<br />

la memoria dei Gardonesi caduti per la Patria<br />

con un'opera di pietà e di beneficenza che meglio, più<br />

durevolmente e più tangibilmente esprimesse i sentimenti<br />

della popolazione.


Ed ecco costituirsi un più largo Comitato che,<br />

animato da un veramente encomiabile entusiasmo, decise<br />

di ingrandire e rendere più efficiente il modesto<br />

Ospedale-Ricovero dedicandolo ai Caduti in guerra:<br />

il compito che il Comitato si era prefisso non era certamente<br />

di facile risoluzione, ma, vincendo le prime spiegabilissime<br />

difficoltà, si vide tosto con quale passione la<br />

vasta opera di raccolta dei mezzi finanziari occorrenti<br />

fosse condivisa ed appoggiata dalla popolazione tutta.<br />

Generosamente offrirono il ricco, l'industriale, l'esercente,<br />

l'impiegato, l'operaio ed il contadino: tutti! La<br />

gara in certi periodi suscitò sentimenti di vera commozione<br />

e la somma raccolta, quantunque non ancora<br />

sufficiente alla vastità dell'opera da attuarsi, permise<br />

al Comitato di dare inizio ai lavori di ingrandimento<br />

e di sistemazione contemplati nel progetto dei-<br />

l'egregio Sig. Geom. Bortolo Contessi, animatore e<br />

competente tecnico di quanto si doveva fare.<br />

Venne acquistata una casa adiacente per risolvere<br />

una indispensabile^ esigenza di scale, si costrui-<br />

"ono due nuove luminose e vaste sale di degenza<br />

soprastanti a quelle già esistenti con comodissimo ac-<br />

;esso del piano terreno, n. 4 camere per degenti a<br />

Dagamento, n. 4 camere per alloggio delle Reverende<br />

Suore, n. 3 porticati spaziosi ed ariosi circondanti il<br />

jiardmo, ampie terrazze dominanti i verdi declivi dei<br />

nonti vicini ed adatte a trattamenti elioterapici, una<br />

paziosa cucina, refettori, camere di isolamento, canera<br />

mortuaria, servizi samtan moderni ed una splenlida<br />

chiesetta : infine, antistante al locale di ambuatorio<br />

ed m diretta comunicazione colla Via Umberto<br />

I, sorse quello che è bene chiamare il Sacrario<br />

lell'Opera che si intendeva effettuare e cioè un ampio<br />

Atrio.<br />

25<br />

locale, con severe decorazioni e con pareti in finto<br />

marmo sulle quali vennero sistemate due belle lapidi<br />

in fimssima pietra di Botticino, delle quali una portante<br />

incisi i nomi dei Caduti nella lotta per il Risorgimento<br />

e per la completa redenzione d'Italia e l'altra<br />

coi nomi dei più munifici benefattori dell' Istituto,<br />

ed altre due più piccole con incisi i due storici bollettini<br />

della dichiarazione e della fine della guerra : una<br />

lampada votiva m ferro battuto completa l'austerità<br />

dell'ambiente nel quale non si entra sempre che nell'animo<br />

del visitatore sorga un'ondata di commozione,<br />

di riverenza e di dolcezza.<br />

Il generoso intervento della Cassa di Risparmio<br />

delle Provincie Lombarde ha reso possibile la risoluzione<br />

del problema del riscaldamento : oggi un completo<br />

impianto a termosifone è in piena efficienza, e<br />

la spesa venne totalmente sostenuta dalla benefica<br />

Cassa sopra nominata.<br />

L' Istituto è attualmente in discreta funzionalità<br />

nel limite dei mezzi forniti dal reddito del capitale<br />

posseduto : e provvidenzialmente il capitale stesso ha<br />

avuto un notevole incremento col lascito di L. 50.000<br />

fatto dalla benefica Signora Carolina Bianchi nel<br />

1922 e colla generosa elargizione di L. 70.000 fatta<br />

dalla munifica e benemerita signora Carolina Redaelli<br />

nel 1927 in memoria del compianto suo figlio Signor<br />

Ingegnere Enrico, sommandosi alle provvidenziali<br />

oblazioni, del Sig. Beretta Carlo nel 1915, della Signora<br />

Multi Rosa Andreina nel 1916, dell' 111.mo Sig.<br />

Comm. Pietro Beretta nel 1919, del Sig. Battaglia<br />

Andrea nel 1921, del Sig. Riva Cav. Antonio nel<br />

1927, della Cassa Malattia Operai della Ditta Re-


Una delle sale del primo piano.<br />

daelli, Beretta e Bernardelli nel 1927 e del Comune<br />

di Gardone V. T.<br />

lì difficile problema dell'arredamento delle nuove<br />

sale di degenza, capaci ciascuna di dodici letti,<br />

nonché quello di una più moderna dotazione di suppellettili<br />

dell'ambulatorio, è stato possibile risolvere<br />

mercé una nuova generosa offerta di L. 12.000 fatta<br />

dalla sempre benefica Signora Carolina Redaelli.<br />

Oggi Gardone V. T. guarda con orgoglio questo<br />

suo Istituto di pietà e di riconoscenza che indubbia-<br />

A^S» 26<br />

mente è destinato ad un ulteriore sviluppo anche come<br />

sede di dispensano antitubercolare: qualche cosa certamente<br />

manca, ma la fede di chi lo dirige amministrativamente<br />

e di chi con amore lo sorveglia tecnicamente<br />

è salda e sicura per la risoluzione dei problemi<br />

e delle innovazioni che si presenteranno, m ciò animati<br />

dalla certezza che i buoni ed i generosi sempre<br />

daranno per sostenere gli oneri finanziari.<br />

« Bene facendo onoriamo i Caduti in guerra »<br />

sta scritto sul frontone dell' Ospedale-Ricovero : è<br />

nella dicitura il proponimento granitico della popolazione<br />

Gardonese che volle " perpetuo ed in questo<br />

modo onorati i suoi Figli sar i per la grandezza<br />

della Patria.<br />

« Dicono i nomi cari dei morti ecc<br />

sta scritto sulla lapide sulla quale rifulgono in oro i<br />

nomi dei Caduti di Gardone V. T. : è nell'epigrafe<br />

l'ammonimento severo ad essere degni del sacrificio<br />

degli Eroi che diedero per noi la vita, degni nella<br />

austerità e nella purezza dei costumi, degni nelle opere<br />

e nella filantropia.<br />

I Caduti Gardonesi possono dormire tranquilli<br />

il glorioso loro sonno eterno: attorno al trono di Dio,<br />

presso il quale essi riposano, giunge ardente la preghiera<br />

dei beneficati : Gardone V. T. non poteva più<br />

degnamente onorarli.<br />

(Fot. Bravo)<br />

D. L. A.


"Perché la<br />

R. Fabbrica d'Armi di GardoneV.T,<br />

sia sempre ricordata „<br />

- Maggiore Generale d'Art. in A. R. Q. FILANDRO ETTORRE -<br />

Ho scritto questa memoria sull'Arsenale di Cardane<br />

V. T. per rispondere ad un intìito cortesemente<br />

rivoltomi in forma e con espressioni lusinghiere dall'Illustrissimo<br />

Signor Commissario Prefettizio di Cardane<br />

V. T., tanto che non ho saputo esimermene.<br />

Chi, del resto, conosce la mia passione e la strenue<br />

lotta da me sostenuta, a suo tempo, per scongiurare la<br />

soppressione della R. Fabbrica d'Armi di Brescia.-<br />

Gardone V. T. può comprendere che, solo per riguardo<br />

all'egregio funzionario e per la circostanza, esco un<br />

momento dal guscio, nel quale da un pezzo mi sono<br />

rinchiuso.<br />

" pure è dolor che passa ogni dolore<br />

" port- - 'utto di persona viva. "<br />

Animi' 1 " "iosa quercia, chi pensa al germe,<br />

dal e nata? Parimenti chi oggi si<br />

riporta al p<br />

j e) grandioso sviluppo che le Officine<br />

della R. ; " ~i * d'Armi di Gardone Val Trompia<br />

raggiunsero, durante la guerra mondiale, difficilmente<br />

si volge indietro a ricordare l'umile origine<br />

ed il glorioso passato di esse.<br />

Non è qui il caso di rifare, in verità, l'antica storia<br />

delle Fabbriche d'Armi bresciane. Essa potrebbe<br />

risalire al XII secolo, ricca, per lo studioso, di interessanti<br />

vicende e di belle tradizioni. Si possono al riguardo<br />

leggere, fra gli altri scritti e memorie, le interessantissime<br />

pagine di Marco Gommassi (« Cenni sulla<br />

Fabbrica d'Armi di Gardone in Valtrompia » - Tipografia<br />

Bernardoni di Milano - 1845), di Giuseppe<br />

Zanardelli («Lettere sull'Esposizione bresciana 1857»<br />

- Edizione Antonio Valentini - Milano) e di Federico<br />

Odorici (« Cenni storici sulle Fabbriche d'Armi<br />

della Provincia bresciana - 1860»).<br />

Ritengo invece più opportuno e contingente parti-<br />

27<br />

re dall'origine della Fabbrica d'Armi di Stato, facendone<br />

un cenno rapido, seguendola a grandi tratti nelle<br />

sue varie fasi e vicende, per soffermarmi alquanto, infine,<br />

sul periodo della guerra mondiale, come quello che<br />

segna per l'Arsenale in parola, da una parte, il massimo<br />

sviluppo della sua potenzialità produttiva di armi<br />

e munizioni e, dall'altra, il principio della sua scomparsa.<br />

Nella storia.<br />

Furono rinomate e ricercate per tutta Europa nei<br />

secoli dal XII in poi, e specialmente nel XV, le armi<br />

ed armature fabbricate in Gardone V. T. ed adiacenze,<br />

talché oltre agli Stati italiani: ducati, principati,<br />

regno delle Due Sicilie, ecc., Spagna, Grecia, Turchia<br />

e tutte le potenze del Levante le prediligevano e con<br />

le loro numerose e spesso rilevanti ordinazioni mantenevano<br />

prospera e rimunerativa quella fiorente industria<br />

Valtriumplina.<br />

Tali ordinazioni erano affidate direttamente alle<br />

Fabbriche private, ovvero a qualche console, o rappresentante,<br />

che s'incaricava poi di ripartirle ai vari<br />

fabbricanti in proporzione alla capacità e potenzialità<br />

di ciascuno.<br />

Il 29 dicembre 1806 Sua Altezza I. R. il Viceré<br />

Eugenio Beauharnais volle visitare le Fabbriche di<br />

Armi di Gardone V. T., delle quali si menava gran<br />

vanto e ne riconobbe infatti la loro importanza; per<br />

il che con speciale I. R. Decreto istituì quivi un apposito<br />

« Arsenale », a capo del quale prepose un Ufficiale<br />

con altri residenti per dirigere quelle Officine,<br />

che furono chiamate « reali » e coordinarne il<br />

lavoro.


Fu pure in quell'epoca progettata la costruzione<br />

di un vero e proprio Stabilimento con relativo canale<br />

industriale di Inzino; ma i lavori s'iniziarono tardi e<br />

procedettero lentamente.<br />

Nel 1845, secondo quello che ne scrive il Cominassi,<br />

esisteva un vasto fabbricato erariale (dalla descrizione<br />

io credo che sia probabilmente quello che fu<br />

poi chiamato « la palazzina », assegnata fino al 1922<br />

all'alloggio dell'Ufficiale Capo Sezione della R. Fabbrica<br />

d'Armi ed attualmente sede di Uffici statali).<br />

Esso serviva alla residenza dei Controllori e degli<br />

Agenti, nonché dell'Ufficiale che vi si recava da Brescia<br />

per ispezioni, collaudi, visite ecc. Ivi veniva pure<br />

distribuito ai vari operai, che avevano le officine sparse<br />

nel paese e dintorni, il ferro necessario all'allestimento<br />

delle canne da fucili ed ivi istesso venivano poi<br />

provati, m apposito locale, i manufatti alla presenza<br />

dell'ufficiale.<br />

La lavorazione delle canne era affidata alla «Corporazione<br />

della I. R. Fabbrica di Gardone V. T. »<br />

costituita da 180 operai distinti m cinque categorie :<br />

bollitori, trivellatori, livellatori, molitori e finitori, oltre<br />

ad un certo numero di allievi e di operaie. I cinque<br />

Capi delle suddette categorie presieduti dall'Ufficiale<br />

(che d'ordinano era un Capitano) formavano la «Rappresentanza<br />

della Fabbrica ».<br />

La Corporazione, così organizzata, assicurava la<br />

produzione di 2000 canne al mese.<br />

I lavori per la sistemazione dell'Arsenale non furono<br />

ultimati che dopo il 1850 e solo per interessamento<br />

della Commissione incaricata dei provvedimenti<br />

a favore dei danneggiati dall'mnondazione del Mella,<br />

che funestò su vasta scala tutto il territorio della Valtrompia<br />

(14 aprile 1850).<br />

Questa sciagura venne ad aggravare non poco le<br />

tristi condizioni della Valle, che già per l'alternativa<br />

nefasta delle guerre e delle invasioni straniere aveva<br />

visto scemare rapidamente il suo lavoro fino a cessare<br />

del tutto. Le fabbriche d'armi furono così costrette a<br />

chiudersi, anche perché durante il lungo stato d'assedio<br />

fu vietata affatto la fabbricazione di armi di qualsiasi<br />

genere. Solo nel 1859 per il R. Decreto del 10 agosto<br />

l'Arsenale potè riaprirsi col titolo di « Fabbrica<br />

erariale di Brescia » da istituirsi, secondo le disposizioni<br />

emanate, nell'antico Arsenale di Gardone V. T.<br />

sotto la direzione del Maggiore d'Artiglieria Petitti,<br />

incaricato di provvedere al più presto alla riattivazione<br />

di questo importante Stabilimento.<br />

Gardone V. T., dopo parecchi mesi di desolante<br />

disoccupazione, che aveva immiserito molte famiglie di<br />

laboriosi operai, apprese con un senso di sollievo e di<br />

entusiasmo tale provvedimento e la ripresa del lavoro<br />

fu quasi immediata, perché il Municipio deliberava subito<br />

di concorrere alla grande sottoscrizione garibaldina<br />

offrendo mille fucili di fabbricazione locale e nello<br />

stesso tempo Re Vittorio Emanuele dava alla Fabbrica<br />

d'Armi erariale l'ordinazione di altri 20 mila<br />

fucili. Il che costituiva di fatto un vero risveglio di<br />

28<br />

lavoro ben promettente per un definitivo e sicuro avvenire,<br />

che si affermò poi nell'anno successivo, 1860,<br />

allorché, costituitosi l'Esercito italiano, l'Arma d'Artiglieria<br />

comprese nel suo ordinamento (R. D. 17 giugno<br />

1860) detta Fabbrica erariale.<br />

Le vicende politiche di quel periodo fino quasi al<br />

1870 non influirono in alcun modo a suo danno. La<br />

Fabbrica d'Armi potè anzi meglio sistemarsi, cominciando<br />

a raccogliere in propri laboratori le sparse officine,<br />

organizzando le sue maestranze, mettendo a<br />

capo dei vari reparti personale di provata capacità<br />

tecnico-professionale e provvedendosi infine di materiali<br />

e macchinario necessari per dar corso alla fabbricazione<br />

sistematica meccanica di nuove armi.<br />

Poterono così le Officine di Gardone V. T. negli<br />

anni 1868-69 e 70 essere in grado di concorrere<br />

con la Fabbrica d'Armi di Torino alla trasformazione<br />

di oltre 800.000 fucili ad avancarica (coi quali si era<br />

combattuta la campagna del 1866) in fucili ad ago<br />

sistema Carcano.<br />

Nel 1871-72 le Officine vennero ampliate ed<br />

arredate per costruire a nuovo il fucile Wetterly con<br />

una produzione media giornaliera di 100 armi.<br />

Negli anni 1888-89 e 90 in concorso con le Fabbriche<br />

di Torino, Terni e Torre Annunziata attesero<br />

alla trasformazione di oltre 900.000 fucili Wetterly in<br />

Wetterly-Vitali mod. 1870-87.<br />

Negli anni 1892-93 s'iniziò la fabbricazione dei<br />

fucili Mod. '91 e la Fabbrica d'Armi di Brescia -<br />

Gardone V. T. potè per prima distribuire 10.000 di<br />

dette armi agli Alpini. La lavorazione continuò con<br />

una produzione annuale di 30 a 40 mila fra fucili e<br />

moschetti dello stesso modello per un totale di 1 16.000<br />

armi.<br />

Quando nel 1898-99 la prima distribuzione di<br />

dette armi alle truppe e le dotazioni dei magazzini di<br />

mobilitazione furono ultimate, diminuì di conseguenza<br />

la lavorazione, che fu limitata al semplice fabbisogno<br />

dei rifornimenti ordinar! e delle riparazioni.<br />

Alba triste.<br />

L'alba del 1911 non fu lieta per le popolazioni<br />

di Brescia e di Gardone V . T. Essa agghiacciò i loro<br />

cuori, perché nei primi giorni di gennaio appresero con<br />

viva sorpresa e dolorosa impressione che era stato pubblicato<br />

dal Ministero della Guerra il R. D. 29 dicembre<br />

1910, il quale approvava « 1' Istruzione sul funzionamento<br />

del servizio tecnico d'Artiglieria » e per effetto<br />

del quale veniva a togliere alla R. Fabbrica di<br />

Armi di Brescia-Gardone V. T. il carattere autonomo,<br />

aggregandola in un primo tempo, quale stabilimento<br />

sussidiario all'Arsenale di costruzione di Terni<br />

con facoltà al Ministero di ordinarne m prosieguo di<br />

tempo la definitiva soppressione.<br />

Brescia, e specialmente Gardone, colpite si dura-


mente in una delle loro più belle industrie, delle quali<br />

erano state sempre, a buon diritto e merito, tanto orgogliose,<br />

cominciarono ad agitarsi ed a protestare energicamente<br />

presso il Governo del Re, rappresentando a<br />

chi di ragione quanto grave, inopportuno ed ingiustificato<br />

fosse quel provvedimento preso, al certo, troppo<br />

in fretta, non esaminato a fondo e poco ponderato nella<br />

estensione delle sue conseguenze. Le considerazioni,<br />

che parevano pesassero gravemente sulla deliberazione<br />

erano in realtà secondane ed insufficienti a giustificarla.<br />

Prudenzialmente però il Governo, o per dir meglio,<br />

i Governi dell'epoca, per calmare l'agitazione<br />

delle popolazioni interessate, rimandavano volta a volta<br />

l'attuazione del disgraziato provvedimento. Intanto<br />

le condizioni politiche dell'Europa cominciavano a destare<br />

in tutti gli Stati qualche apprensione, sicché il<br />

Governo italiano si turbò esso pure; si accorse solo<br />

allora non soltanto della necessità di lasciare per lo<br />

meno immutata la situazione degli Stabilimenti militari,,,<br />

Gardone V. T. — Regia Fabbrica d'Armi<br />

29<br />

ma di porli anzi in quella efficienza che l'avvicinarsi<br />

,della terribile bufera consigliava.<br />

Onde le Officine di Gardone V. T., che fino al<br />

1911 erano andate languendo per mancanza di lavoro,<br />

cominciarono a riprendere progressivamente la loro<br />

attività. Non mancavano la capacità e l'operosità della<br />

maestranza sempre pronta, potenzialmente, a dare ciò<br />

che da essa si fosse richiesto.<br />

Le cifre, che qui appresso espongo, sono eloquenti<br />

per dimostrare come la produzione ebbe facile incremento<br />

appena alle Officine giunsero dal Ministero gli<br />

ordini e ne furono concessi i relativi mezzi:<br />

Anno 1910 - forza in operai N. 190 produzione moschetti 91 N. 6600<br />

,. 1911 „ „ „ 190 „ „ „ 9000<br />

„ 1912 „ ., „ 230 „ „ „ 12000<br />

„ 1913 „ „ „ 260 „ ,. „ 18000<br />

„ 1914 „ „ „ 260 „ „ „ 21600


Oltre ai moschetti completi di nuova fabbricazione,<br />

naturalmente si riparavano continuamente altre<br />

armi e si allestivano materiali d'ogni altro genere.<br />

La guerra mondiale.<br />

Gli eventi maturavano anche per 1* Italia, la quale<br />

entrò in guerra, è noto a tutti, quasi impreparata e<br />

sprovvista del quantitativo necessario di armi e munizioni.<br />

Il Governo in funzione dovette perciò cambiare<br />

indirizzo, le responsabilità erano gravi, senza mezzi<br />

non si potevano improvvisare armi e munizioni nel<br />

quantitativo occorrente per entrare conveinentemente<br />

in guerra e provvedere, durante la medesima, agli urgenti<br />

e congrui rifornimenti.<br />

Fu grande fortuna e provvidenza per l'esercito<br />

italiano e per le sorti della guerra l'aver il Generale<br />

Dall'Olio assunto il grave peso e la non meno grave<br />

responsabilità di Commissario Generale per le Armi<br />

e Munizioni. L'Uomo eminente, coscienzioso, preveggente,<br />

attivo, fattivo, energico, che vedeva da vicino<br />

e constatava personalmente i bisogni delle truppe operanti<br />

non lesine i mezzi finanziari per concedere alle<br />

Officine di Gardone V. T. ciò che esse chiedevano<br />

per dare tutto il maggior incremento alle sue produzioni,<br />

sicché in breve tempo esse mutarono aspetto: si<br />

ampliarono, si moltipllcarono, si arredarono e si completarono<br />

di nuovo macchinario.<br />

I vecchi e modesti cinque laboratori esistenti su<br />

un'area di circa 7000 mq. videro subito, quasi per incanto,<br />

sorgere accanto ad essi numerosi e vasti laboratori,<br />

ampi magazzini, quasi dieci volte più grandi, occupanti<br />

oltre 100.000 mq. di terreno. La forza motrice<br />

fornita da quattro turbine di vecchio tipo per un<br />

totale di 100 HP nominali, venne sostituita da un moderno<br />

impianto di due turbine sviluppanti 300 HP.,<br />

più da una centrale di riserva termo - idro - elettrica<br />

(Diesel) capace di dare 450 HP di forza. Il vecchio<br />

ed inattivo macchinario fu sostituito da macchine moderne,<br />

circa 1200, d'una efficacia dieci volte maggiore.<br />

Furono fatti a nuovo altri impianti per i servizi<br />

generali e speciali. Ed i trasporti dei materiali furono<br />

facilitati dalla dotazione di due potenti camions e da<br />

una rete di binario interno per carri tramviari raccordata<br />

alla linea elettrica del tram Brescia-Gardone V.T.<br />

Tutto questo importò una spesa aggirantesi attorno<br />

ai quindici milioni, senza contare gli acquisti di<br />

materiali e matene prime occorrenti ad un grande stabilimento<br />

industriale meccanico destinato ad un avvenire<br />

più promette|nte e che avrebbe meritato, senza<br />

dubbio, a guerra finita, tutta la considerazione da parte<br />

del Governo.<br />

Soccorrono le seguenti cifre per segnalare ai competenti<br />

ed ai non competenti ciò che le Officine di<br />

Gardone V. T. produssero, durante la guerra, fra i<br />

materiali di maggior importanza:<br />

30<br />

. r . i Ll- parti d armi proiettili proiettili<br />

Anno forza operai moschetti r ,. r . _,. j i^n<br />

f diverse da 75 da 49<br />

1915<br />

1916<br />

1917<br />

1918<br />

920<br />

2220<br />

3790<br />

3650<br />

80.000<br />

126.000<br />

177.000<br />

145.000<br />

520.000<br />

1.500.000<br />

2.650.000<br />

2.450.000<br />

60.000<br />

330.500<br />

402.000<br />

160.000<br />

90.000<br />

102.000<br />

82.000<br />

17.000<br />

oltre, beninteso, ad una enorme quantità di parti<br />

di ricambio per mitragliatrici italiane ed austriache,<br />

riparazioni su vasta scala a materiali italiani provenienti<br />

dal fronte o ricuperati e catturati al nemico ed<br />

utilizzabili dalle nostre truppe, nonché allestimento di<br />

armi, parti d'armi e munizioni in istudio.<br />

Si costruirono nuove macchine speciali per allestire<br />

viti e lime, traendone un vantaggio economico non<br />

indifferente e si trasformarono molte altre macchine di<br />

vecchio tipo.<br />

Per agevolare ed accellerare la produzione di<br />

armi e rimettere in efficienza quelle che provenivano<br />

dal fronte, mentre le parti principali di esse venivano<br />

allestite nelle Officine di Gardone V. T., molte parti<br />

secondane, costituenti specialmente i fornimenti ed accessori<br />

si affidarono all'industria privata, così dicasi<br />

delle sciabole baionette, armi bianche in genere, le cui<br />

lame vennero sempre provviste da officine private.<br />

Lo stabilimento di Gardone inoltre venne anche<br />

in aiuto alla Fabbrica d'Armi « MIDA » di Brescia,<br />

la quale aveva in ordinazione ingenti quantitativi di<br />

fucili Mod. 91 e pistola mod. 89, fornendo alla medesima<br />

molte parti finite per accelerarne la fabbricazione.<br />

Sospensione<br />

della lavorazione.<br />

Cessò la guerra; per effetto dei successivi licenziamenti<br />

la forza in operai diminuì fino a ridursi appena<br />

ad un centinaio. Dall'ottobre 1919, in seguito a<br />

tassativi ordini ministeriali, fu sospesa ogni lavorazione<br />

di materiale nuovo, mentre continuarono le riparazioni<br />

ad ogni sorta di arma e materiali affluenti continuamente<br />

d'ogni dove ed m considerevoli quantità.<br />

La vita attiva delle Officine diventava ormai un<br />

passato; si lavorava a stenti, mendicando, si può dire,<br />

mese per mese al Ministero ordini per un po' di lavoro<br />

continuativo. La Direzione non mancò di mettere nel<br />

giusto rilievo le deplorevoli condizioni, in cui erano ridotte<br />

le esigue maestranze mentre c'era da poter dar<br />

loro molto lavoro, ripristinando e valorizzando l'immenso<br />

materiale ricuperato e quello di preda bellica.<br />

Si noti: nessun Ministro della Guerra aveva mai<br />

visitato, né prima, né durante la guerra, le Officine di<br />

Gardone V. T. nonostante gl'insistenti inviti del Direttore,<br />

che infine volle approfittare della venuta a Brescia<br />

di S. E. il Ministro Gasparotto per pregarlo di<br />

una sua visita. Il Ministro si compiacque nejl tardi<br />

pomeriggio del 24 settembre 1921 fare una rapida corsa<br />

attraverso quelle Officine e Magazzini.


Le promesse<br />

del Ministro.<br />

Egli, che era accompagnato dal Capo di S. M.<br />

dell'Esercito, S. E. il Generale Vaccari, osservò tutto<br />

attèntamente e non nascose le sue impressioni e considerazioni<br />

nell'apprendere e constatare lo stato miserando,<br />

nel quale in breve tempo era ridotto quello Stabilimento,<br />

che col suo lavoro tanto aveva contribuito al<br />

conseguimento della vittoria e tanto ancora poteva fare<br />

utilizzando l'immenso materiale, di cui magazzini, tettoie,<br />

laboratori, spianate rigurgitavano.<br />

Promise il Ministro che avrebbe provveduto; i<br />

cuori di tutto il personale si aprirono a qualche speranza,<br />

ma S. E. Gasparotto il 26 febbraio 1922 lasciò<br />

il Ministero della Guerra e si ricadde nel buio. La<br />

situazione anzi peggiorò, giacché il Superiore Dicastero<br />

aveva già deliberato la soppressione della Fabbrica<br />

d'Armi eh Brescia, le cui Officine in Gardone<br />

Valtrompia dovevano essere cedute al Consorzio Operaio<br />

Metallurgici Italiano (C.O.M.I.)<br />

Dinanzi al Paese tale provvedimento insieme ad<br />

altri relativi al riordinamento dell'Esercito, fu giustificato<br />

da imperiose esigenze delle Finanze dello Stato<br />

(vedi relazione che precede il R. D. 451 del 20 aprile<br />

1920) e da ragioni politiche, che si dicevano contingenti,<br />

data la grande disoccupazione delle masse<br />

operaie metallurgiche. Ma esaminando obbiettivamente<br />

e guardando francamente in faccia alla realtà delle<br />

cose non vi fu chi non vide come la questione si presentava<br />

sotto tutti gli aspetti: tecnico, industriale, militare,<br />

economico, politico, molto grave e delicato per<br />

la difesa e sicurezza del Paese.<br />

Chi scrive sentì il dovere di segnalare subito alle<br />

influenti Autorità politiche questo grave errore del Governo,<br />

affinchè chi. ne aveva le responsabilità riprendesse<br />

in esame più ponderato, e per amor di Patria,<br />

la questione.<br />

Era infatti ovvio, facile, elementare il confutare<br />

al Governo i motivi che esso adduceva per giustificare<br />

l'inconsulto provvedimento. Ed in vero, sopprimendo le<br />

fabbriche d'Armi di Brescia e di Terni per concentrarle<br />

in quella di Roma, come era previsto dalle disposizioni<br />

ministeriali, il Governo veniva ad orbare lo<br />

Stato di, due Stabilimenti militari, che ormai da anni,<br />

e specialmente durante la gvierra, avevano affermato<br />

nella bontà e sicurezza della loro produzione una assoluta<br />

superiorità, laddove quella di Roma, dopo tre<br />

anni di vita e di spese non lievi, di cui aggravava l'erario,<br />

nel 1921 non era ancora in grado di sostituire<br />

quelle che si andavano di fatto sopprimendo. Né lo<br />

fu mai dipoi.<br />

La Fabbrica d'Armi di Brescia aveva proprio<br />

negli anni più difficili della guerra raggiunto il massimo<br />

valore tecnico non solo nella fabbricazione delle<br />

armi da fuoco e bianche, ma altresì in quelle delle<br />

munizioni e di ogni altro genere di materiali, superando<br />

ostacoli, vincendo difficoltà, aderendo ad ogni richie-<br />

31<br />

sta, animata sempre dal più elevato, intimo e bello dei<br />

sentimenti: quello, cioè, di fornire incessantemente alle<br />

truppe che trovavansi dinanzi al nemico tutto quello<br />

che occorreva sul campo della lotta per combattere e<br />

vincere.<br />

La maestranza fece miracoli di operosità, sacrifici<br />

d'ogni libertà per produrre molto e bene non smentendo<br />

la fama di gente laboriosa e patriotta.<br />

Occorre, per giustizia ed equità, avvertire subito<br />

e riconoscere che sotto il nome di Fabbrica d'Armi di<br />

Gardone V. T. chi scrive vuoi intendere non soltanto<br />

le Officine e laboratori militari, ma comprendere con<br />

esse tutte quelle altre piccole e grandi officine della<br />

regione e specialmente delle Valli di Lumezzane e<br />

Trompia, le quali, più antiche della fabbrica statale,<br />

furono fino al giorno dell'armistizio i migliori ed indispensabili<br />

collaboratori della R. Fabbrica d'Armi ed<br />

a buon diritto furono sempre considerate come dipendenti<br />

dalla medesima; onde le sorti dell'una si ripercuotevano<br />

conscguentemente sulle altre.<br />

Operosità di gente.<br />

Bisogna conoscere a fondo dette Valli eminentemente<br />

industriali per rimanere sorpresi ed ammirati di<br />

quella gente operosa, rimasta fino ad una quindicina di<br />

anni fa primitiva negli usi della lavorazione del ferro;<br />

ora non più. Molti di essi si sono modernizzati, ma<br />

anni addietro era fantastico vedere come sapevano utilizzare<br />

la piccola cascata d'acqua per far lavorare un<br />

maglio ancora rudimentale, una fucina, un forno. Da<br />

quel lavoro da ciclopi, prima della guerra, multiforme,<br />

produttivo, traeva vita un'intera popolazione disseminata<br />

in frazioni ed in gruppi di casupole nere, minuscole<br />

tanto che solo dal ritmo monotono ed incessante<br />

dei magli e dal fumo delle fucine si potevano rivelare<br />

sullo sfondo di quelle oscure montagne.<br />

E' superfluo aggiungere che gente siffatta è, per<br />

sua stessa natura, buona, onesta, devota, rispettosa e<br />

tranquilla tanto quanto è laboriosa e brava nel suo<br />

mestiere, che può dirsi ereditario in quelle famiglie.<br />

Qualità morali e professionali che difficilmente si riscontrano<br />

in operai dei grandi centri industriali e nelle<br />

capitali.<br />

Che se il provvedimento del Governo mirava,<br />

come si voleva far credere, a rendere più sicuro topograficamente<br />

uno Stabilimento militare d'Armi di capitale<br />

importanza per avere in ogni circostanza di tempo<br />

e di situazione politica la certezza di rifornire l'esercito<br />

di armi, esso non era certo in buona fede; giacché<br />

nessuno ignora che in una guerra il nemico mira<br />

alla conquista dei centri vitali della Nazione avversa<br />

ed ha perciò come obbiettivi di attaccare primieramente<br />

le Capitali, ove hanno sede i Governi, e le località, ove<br />

esistono Stabilimenti di rifornimenti militari, Fabbriche<br />

d'Armi e di munizioni. Orbene tali obbiettivi sono oggi-


mai facilmente raggiungibili coi mezzi della lotta aerea,<br />

coi bombardamenti da aeroplani e da dirigibili, ai quali<br />

topograficamente non offrono più ostacolo le località<br />

del paese nemico, sieno esse interne o centrali.<br />

Sta poi il fatto che già Terni è una città interna<br />

e Brescia, se, senza dubbio, prima del 1918 e della<br />

grandiosa vittoria delle armi nostre, poteva destare<br />

preoccupazioni per una facile invasione del suo territorio,<br />

oggi, per fatale destino, compiuti i voti dell' Italia,<br />

Brescia non è più ai confini dello Stato, è anche<br />

essa una città interna, al sicuro d'ogni colpo di mano<br />

finché le Alpi saranno nostre tutte e finché i cuori dei<br />

nostri valorosi soldati sapranno vigilare sulle loro cime.<br />

Del resto per togliere ogni valore alla ragione del<br />

provvedimento nel riguardo della posizione topografica<br />

della Fabbrica d'Armi di Brescia basta considerare,<br />

da un lato, che proprio durante la guerra e sotto la<br />

quotidiana minaccia delle incursioni aeree nemiche le<br />

Officine dj Gardone V. T. si svilupparono, come fu<br />

detto innanzi, e ricordare dall'altro, che il confine dell'Italia<br />

oggi è segnato al Brennero.<br />

Né poteva far presa alle menti coscienti e non<br />

prevenute la così detta ragione economica pel fatto<br />

che non era certamente conveniente abbandonare alla<br />

industria privata un tesoro di tal sorta (che lo Stato,<br />

si badi bene, non ebbe agio di godere, né di sfruttare<br />

convenientemente né in tutto, né in parte) per trame<br />

dalla cessione al C.O.M.I. un compenso molto dubbio<br />

e molto discutibile. Sarebbe stato invece più conveniente<br />

ed opportuno far rientrare nelle casse dell'Erario<br />

quei non pochi milioni spesi per creare la Fabbrica di<br />

Armi di Roma, rimasta, ripeto, improduttiva sempre,<br />

vendendola con sicuro, pronto vantaggio e senza rimorsi<br />

all'industria privata, che ne faceva richiesta.<br />

Stabilimenti militari.<br />

D'altra parte tutti sanno che gli stabilimenti militari,<br />

destinati per il loro scopo, tutt'altro che industriale,<br />

e per la loro stessa natura, a fornire prontamente<br />

ed in qualsiasi momento i mezzi necessari alla<br />

difesa ed alla sicurezza del Paese, sono onerosi allo<br />

Stato, come sono onerosi l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica.<br />

Per diminuirne il peso all'Erario basterebbe<br />

saperli sistemare, organizzare, sfruttare al massimo<br />

grado dando ad essi lavoro continuato e possibilmente<br />

di grande entità.<br />

Se dunque per le considerazioni su esposte la<br />

deliberata cessione delle Fabbriche d'Armi di Brescia<br />

e di Terni era un errore nei riguardi tecnici, industriali,<br />

militari, economici, essa era un più grave errore<br />

dal lato politico.<br />

Non ho bisogno all'uopo di dir molto. Si pensi:<br />

eravamo nel triste, oscuro, nefasto periodo bolscevico<br />

del dopo guerra: occupazioni di fabbriche, ricettazione,<br />

fabbricazione clandestina e furti disarmi, bombe,<br />

32<br />

cartucce, moschetti, pistole, mitragliatrici, proietti d'artiglieria,<br />

ostinato rifiuto da parte degli operai, di lavorare<br />

materiali bellici, anche per conto di nazioni straniere<br />

e proprio in quei momenti il Governo trattava di<br />

cedere al C.O.M.I. i suoi stabilimenti militari con<br />

quanto di materiale bellico contenevano, sprovvedendosi<br />

così di quanto doveva essere invece più che gelosamente<br />

tenuto in propria mano e colla maggiore cura<br />

custodito per la sicurezza dello Stato.<br />

Ma perché m'indugio su questo punto? F'orse<br />

che coloro che mi leggono e che vissero con ansia quei<br />

giorni sciagurati per 1' Italia, non sentono rimescolarsi<br />

il sangue nelle vene, come lo sento io ricordando e<br />

scrivendo ?<br />

I Governi policromi, disorientati, esautorati, che,<br />

come m un film, si succedettero in breve tempo, erano<br />

occupati e preoccupati —• se pure — di tutt'altro che<br />

non della vita degli stabilimenti militari. La guerra ormai<br />

si era vinta e perché affliggersi pensando ad un'altra<br />

guerra? Non v'era ragione, per essi di ricordare il<br />

famoso monito: « si vis pacem, para bellum » e quell'altro,<br />

meno conosciuto, forse, ma non meno vero:<br />

«Fax oliai inermes». Ma... vedi contrasti di opinioni!...<br />

Sembra che in quell'istessa epoca Troscky, uomo<br />

al certo d'insospettabile fede politica, non fosse del<br />

medesimo avviso, giacché nella grande conferenza dei<br />

Sovietti —• 16 febbraio 1921 —• levò alta la sua voce<br />

per affermare e fare intendere che « la sua Repubblica<br />

aveva bisogno d'un grande e forte esercito, mentre<br />

la situazione europea si prospettava - :cora incerta per<br />

quella pace, che si diceva durevole e mondiale, sebbene<br />

ciò non fosse dimostralo ». (V. comunicato sul n. 46<br />

del « Corriere della Sera » — 1 febbraio 1921 — da<br />

Basilea 16 detto).<br />

Cosa dicono i governi.<br />

D'altronde, dicevano sempre i governanti nostri,<br />

l'industria privata ha così prontamente e pienamente<br />

risposto all'appello dei Governi che in qualsiasi altra<br />

x<br />

dolorosa evenienza non mancherebbe di fare altrettanto.<br />

E' ben vero, io dico: l'industria privata ha meritato<br />

e merita tuttora non solo il plauso della Nazione,<br />

ma anche la sua illimitata riconoscenza, perché durante<br />

la guerra superò se stessa in ogni ramo della sua attività<br />

; essa comprese i bisogni del momento e con patriottico<br />

slancio rispose alla chiamata della sua mobilitazione.<br />

Purtroppo però, dopo la guerra, è stata in<br />

gran parte misconosciuta e confusa; ma qui non è il<br />

caso di parlarne e fare il processo a chi l'avrebbe meritato.<br />

Il Paese ed il Governo debbono par riconoscere,<br />

a mente ed a coscienza serena, che l'industria privata,<br />

specialmente per quelle forniture di materiali puramente<br />

e tecnicamente di carattere militare, ha lavorato, si


può dire, accanto agli stabilimenti militari, consigliata<br />

ed arricchita dal personale tecnico militare; né poteva<br />

essere altrimenti, è ovvio il dirlo ed il comprenderlo.<br />

Tale armonica coopcrazione di lavoro è stata appunto<br />

la salvezza dell' Italia e permise pure di venire<br />

m aiuto agli alleati, cui fu ceduto materiale bellico di<br />

nostra fabbricazione e prestato personale tecnico.<br />

Annientando adunque gli stabilimenti militari, nducendone<br />

il personale tecnico, distruggendo, cioè, basi<br />

e nuclei efficienti per tali lavorazioni speciali, come si<br />

potranno facilmente in caso di bisogno —• Deus avertat<br />

— improvvisare Stabilimenti e tecnici militari, ripetendo<br />

i miracoli che si sono compiuti durante la grande<br />

guerra?<br />

Ultima lotta.<br />

La lotta, la campagna per scongiurare il grave<br />

errore del Governo ed il grave danno alla popolazione<br />

di Gardone V. T. fu perduta. Era fatale che il supremo<br />

sacrificio si compisse e con disposizioni tassative<br />

del 1922 fu decretata senz'altro la soppressione della<br />

33<br />

R. Fabbrica d'Armi di Brescia, la cui Sezione di Gardone<br />

V. T. passò alla dipendenza della Fabbrica di<br />

Armi di Terni.<br />

D'allora il resto di quello che fu uno dei più<br />

gloriosi stabilimenti militari è andato lentamente perdendosi,<br />

subendo vicende ed alternative di vita incerta,<br />

stentorea, sospesa agli eventi e che riflette non già spontanee<br />

iniziative delle Superiori Autorità, ma l'influenza<br />

di insistenti, periodiche raccomandazioni e sollecitazioni<br />

per dar lavoro a qualche decina di operai, ovvero<br />

pel bisogno d'eseguire qualche speciale lavorazione<br />

che non convenga dare all'industria privata.<br />

Un giorno la storia scriverà meglio e più estesamente<br />

sulle sue pagine incancellabili le glorie, la fama,<br />

il nome, che attraverso i secoli le fabbriche d'Armi di<br />

Gardone V. T. seppero degnamente conquistare; oggi<br />

intanto i contemporanei con ragione deplorano e rimpiangono<br />

la scomparsa della più importante fra esse,<br />

che era. il loro legittimo orgoglio ; scomparsa, che rimarrà<br />

sempre ingiustificata alle coscienze serene ed<br />

insospettabili di quanti amano veramente la Patria.<br />

Brescia, giugno 1929-VII.<br />

(Fot. Bravr)


VICENDE DEMOGRAFICHE<br />

GARDONESI<br />

Ho sott'occhio due piccoli monumenti storici. Il<br />

volgo profano ride di questa grandiosa classifica a<br />

documenti d'archivio, o come ora, a una semplice<br />

fotografia e a una modesta Guida Alpina della Provincia<br />

di Brescia, uscita per cura dell'Unione Tipo-<br />

Litografica bresciana nel 1889, ma scusiamo la cronaca<br />

e la storia che amano correre spiccie allo scopo<br />

chiuse nella tecnica della loro terminologia come in<br />

una bella e forte armatura.<br />

Chi sa quale Gardonese (io penso a un bizzarro<br />

incisore) ha segnato nel bianco delle pagine scoperte<br />

due vignette sommarie coi profili dei più caratteristici<br />

edifici di Gardone e d' Inzino, assommati come negli<br />

usuali arazzi-ricordo di Venezia e di Roma.<br />

Unisco ai disegni la vecchia fotografia, dove gli<br />

orti chiudono sempre, con abbraccio verde, l'antico panorama,<br />

mentre sulla Piazza della Mura la distrutta<br />

vecchia fontana (*) monta ancora come l'altre consorelle<br />

dei borghi triumplini, la sentinella ai panni madidi<br />

delle comari, borbottando rassegnata sulle proverbiate<br />

contese delle lavandaie; e... mi domando: non sarebbe<br />

utile uno sguardo rapido al passato per poi riassumere<br />

più celere e volitivo il (**) nostro passo verso l'avvenire.<br />

(') Da non confondersi con quella in piazza S. Marco.<br />

(") Ecco l'elenco schematico e quindi più eloquente dei dati.<br />

1542 Divisione parr. 1000-1500 abitanti.<br />

1580 Visita di S. Carlo 1700 abitanti.<br />

1609 Relazione G. da Lezze 1025 abitanti.<br />

1658 Bernardino Paino 1700 abitanti.<br />

1756 Relazione Cattaneo 1339 abitFnti.<br />

1828 Nuov. Diz. 1400 abitanti.<br />

1889 Guida Alpina 2173 abitanti.<br />

1914 Stato clero 3500 abitanti.<br />

- Don LUIGI FALSINA -<br />

35<br />

Spigolature antichissime.<br />

Non voghamo toccare il vastissimo campo della<br />

storia religiosa e civile Gardonese nel suo insieme completo:<br />

ci vorrebbe la mole di un volume; e neppure<br />

l'argomento ancora assai vasto delle sue industrie tante<br />

volte e con vera competenza già esplorato; ci basti<br />

qualche cifra eloquente anche se dimenticata.<br />

Ricordo le scarse spigolature del Biemmi nelle<br />

tenebre romane e più tardi nel foscheggiare delle età<br />

Gota e Longobarda, dove i Triumplini balzano dalle<br />

selvaggie contrade, indomabili paladini delle libertà<br />

primitive, razza incrociata all'orlo dell'orride miniere<br />

coi dannati « ad metalla », abili a spremere l'argento<br />

e il ferro dalle viscere montane e piegarli a difesa e<br />

offesa, a scambi d'industria e di commercio. Che vi<br />

sarà di vero sul prepotente imberbe che il conte Sappone<br />

mandò a tiraneggiare la valle predando il metallo<br />

lavorato e la mercede degli operai? L'incauto padre,<br />

—• ci riferisce la cronachetta di Rodolfo Notaio, —<br />

conobbe l'ira e la vendetta triumplina nel massacro<br />

del figlio che vi aveva mandato.<br />

Psiche gardonese.<br />

Abilità nel foggiarsi le armi migliori e coraggio<br />

nell'impugnarle ad ogni importante fatto d'armi, sono<br />

caratteristiche triumpline e specie Gardonesi sempre più<br />

spiccate nei secoli. Di qui gli ambiti dardi Gardonii<br />

e la collaborazione, impetrata in ogni vicenda pubblica<br />

di Brescia repubblicana o veneta, dei fattivi « Valle-


nani». Non meravigliamo dunque se scandendo la<br />

vita al suono dei magli e temperando i nervi e la figura<br />

all'aspra resistenza del ferro non siano poi nati con<br />

cipria e belletto i cicisbei di Parini.<br />

I Gardonesi infatti, e dietro loro quanto più i<br />

triumplini delle borgate minori, s'affacciano alle prime<br />

relazioni storielle villosi e nerboruti, taciti e fieri sulla<br />

soglia delle fucine operose, tali come il loro selvaggio<br />

dio primitivo Tillino e come l'antico Vulcano che alla<br />

mazza ciclopica abbia abbinato l'asta e la spada di<br />

Marte romano.<br />

Ecco a riprova le impressioni del Giussano, famigliare<br />

fedelissimo del grande Cardinale Borromeo,<br />

dopo la visita apostolica del 1582.<br />

« Finita la Valle Camonica andò (S. Carlo) a<br />

visitare la Valle Trompia, cominciando nella terra di<br />

Gardone, per essere la principale di essa Valle; luogo<br />

nel quale s'esercita l'arte del ferro, che rende gli uomini<br />

/di natura duri, aspri e incivili, a guisa dell'istesso<br />

ferro, intorno al quale stanno sempre occupati ».<br />

Inzino legifera.<br />

Gardone doveva allora essere uscito già da gran<br />

tempo dalla tutqla civile di Inzino. Si sa infatti che<br />

ogni antica Pieve cristiana (come appunto quel paese),<br />

costituivasi quasi infallibilmente sull'anteriore «plebs»<br />

o popolazione del borgo pagano, sdegnando le case<br />

o i piccoli aggruppamenti seminati altrove. Tra queste<br />

ville insignificanti doveva celarsi di certo Gardone,<br />

dato che la Pieve cristiana preferì stabilirsi nel vicino<br />

Inzino (*) e non doveva venire alla preminenza di poi,<br />

che per una lunga via di secoli. Il nome medesimo di<br />

Gardone ci parla del suo ruolo in sott'ordine. Il Momsen<br />

nota decisamente come la Pieve di Maderno avesse<br />

il suo corpo avanzato di guardia verso la vicina pianura<br />

in quell'abitato che fu chiamato appunto per<br />

l'officio suo « Guardione » e più tardi per corruzione<br />

d'etimologia Gardone. Compito analogo ebbe pure \&<br />

terra di Carda sulla riva Veronese.<br />

Ripetiamo il saggio riflesso per Gardone di Valle<br />

Trompia.<br />

La Valle che poteva condurre così brevemente a<br />

tante preziose mete diverse (Riviera d'Iseo e Val Camonica<br />

; Val Sabbia, Giudicane, Val di Ledro e<br />

Trentino e poi ai contigui paesi tedeschi) doveva essere<br />

ben vigilata.<br />

La pieve « d' Inzino » ha dunque le sue scolte a<br />

« Guardone » che tuttora conserva a una svolta del<br />

suo montano S. Rocco il titolo di « Guardia ».<br />

Più in basso il Vescovo di Brescia nella persona<br />

dei suoi advocati o Avogadri, vigila la strozzatura di<br />

(*j Vedi « La Patria » Geografia dell' Italia di Gustavo Strafforello,<br />

sull'egemonia di Inzino nell'età Romana e medioevale dove ricorre spesso<br />

sulle cronache bresciane il nome d'Inzino. '<br />

36<br />

Zanano; infine Carcina o Carsina, che vuoi appunto<br />

dire piccola garda o guardia, poneva il suo minuscole<br />

fortilizio fin dai tempi di Plinio all'imboccatura dell;<br />

Valle, presso le famose porte, oltre le quali « piacendc<br />

a Dio e ai cani di Concesio, postivi a guardia e <<br />

frequente martirio dei viandanti, si poteva arrivare an<br />

che alla vicina città ».<br />

Prevale Gardone.<br />

Forse il nucleo famigliare degli armigeri guardia<br />

ni, in esuberante sviluppo per forza brutale o genialit<br />

d'iniziative, o forse la fatalità di un fenomeno generale<br />

per cui le antiche pievi abbandonarono quasi sempr<br />

alla rovina il suolo primitivo dove si ergeva venerand<br />

la millenaria chiesa madre colle case dei fedeli appresso<br />

per trasportarsi anche solo poco lungi m un nuov<br />

paese o in altra località della medesima borgata, vai<br />

cando un ponte o scendendo semplicemente dalla co<br />

lina al piano: forse dico, l'uno o l'altro, o ambedu<br />

questi fattori crearono l'abitato e la fortuna di Gai<br />

done. Certo che nel 500 era cosa ben sicura ch'ess<br />

sorpassasse assai per potenza numerica e commerci;<br />

le, per atteggiamento di vivere civile e distinzione (<br />

famiglie il sovrastante Inzino.<br />

« E' la terra principale della Valle » dice Giù<br />

sano; tanto che sul processo di separazione della pa<br />

rocchia (1543), il teste Benedetto Zola nota che<br />

vecchio pievano commorava di preferenza e ce!<br />

brava quotidianamente in Gardone più che nella m;<br />

trice di Inzino, « per esser questa terra pocha nei coi<br />

fronti di Gardon eh'è numerosa ».<br />

Quanti sforzi per non perdere quella frazione <<br />

fedeli che anche in seguito, nella vita civile e nel<br />

sfarzo religioso occasionale o nelle stabili dotazioni,<br />

mostrava sempre intraprendente e generosa, di bue<br />

gusto e larga mano! Gli atti di separazione insinuai<br />

che la bellezza e la copia dei parati della pieve ne<br />

hanno altra origine che le elemosine e le donazioni<br />

Gardone.<br />

Del resto sopravvivono numerosi Gardonesi ci<br />

possono ricordare nella cronaca delle contese camp<br />

nilistiche le pretese dei loro padri alla campana ma<br />

giore d'Inzino fusa, si diceva per intiero e in gran pari<br />

colle offerte dei loro antenati.<br />

Comprova di cifre.<br />

Ai tempi di quella separazione uno degli at£<br />

menti più discussi a formare diritto di autonomia<br />

appunto la cifra degli abitanti gardonesi, quanto n<br />

perciò disputata e combattuta.<br />

Anche i più accesi avversar! dovettero tutta 1<br />

convenire che la cospicua frazione aspirante pel s


numero a legittima libertà, passava certo il migliaio.<br />

Si giunge anzi a concedere perfino dagli Inzmesi, ,che<br />

gli scismatici di Gardone potevan ben salire a 1500.<br />

Stirpi gardonesi.<br />

Le numerose adunanze o vicinie, provocate allora<br />

dal curioso dibattito, ci danno anche l'elenco dei cinquantasette<br />

capi casa, chiamati a discutere in proposito.<br />

Lo stile del tempo li chiama vicini o terreni o<br />

terragni nei confronti dell'elemento operaio mobile di<br />

immigrazione, costituente i forinsechi! Ecco l'elenco di<br />

quei cognomi :<br />

« de rampinis (Rampini o Rampinelli), de galuciis<br />

de chinis (Chinelli), de francinis, de cominacn, de<br />

acquistis, de marmdellis, de viola, Zenmi di Bergamo,<br />

de vivianellis (Vianelli), de tonno (Tonni), de manentis,<br />

de zanolis, de piciis (Pizzi), de morettis, de<br />

bosis, (Bpsio), de rechanis (Raccagni), de begnottis,<br />

de belhs, Zambonetto, de pizenardis (Piccinardi), de<br />

arnoldis, de tempinis, de zambonardis, de gatellis, de<br />

Grassis, de fino (Daffini) ».<br />

Non è chi non potrà facilmente desumere da questo<br />

rapido elenco l'origine più o meno antica delle<br />

attuali famiglie Gardonesi. Tre secoli poi alcune ricompariranno<br />

sotto la penna del buon Marco Geminassi<br />

che si divertirà a disporre dialogicamente e secondo<br />

i possibili sensi verbali il mosaico famigliare della<br />

sua patria :<br />

« Scherzi di parole sopra diversi cognomi Gardonesi<br />

per dimande e risposte:<br />

DOMANDA — Ve ne sarebbe taluno che derivi<br />

dal nome del paese?<br />

RISPOSTA — Anzi: Carboncini.<br />

D. —• Ve n'ha di Finanziari?<br />

R. — Già; vi sono i Cartella.<br />

D. — Ditemene uno geografico.<br />

R. — Poli anche più di uno.<br />

D. — Avete dei volatili?<br />

R. — Anche dei Falconi e Galli.<br />

D. — E della selvaggina?<br />

R. — Abbiamo dei Cerwi.<br />

D. — Ve ne sarebbe dei geometrici?<br />

R. — Abbiamo dei Campioni.<br />

D. — Ve ne sono di indumenti?<br />

R. — Vi sono dei Beretta in quantità.<br />

D. — Citatemene alcuno che riguardi la tranquillità<br />

pubblica.<br />

R. —• V'hanno Battaglia, Baiguera e Guerini<br />

in abbondanza.<br />

D. — Desidererei sapere se ve ne sono anche<br />

per casa o per parte di casa.<br />

R. -— Ve ne sono anche di questi: Cabona e<br />

Porta.<br />

37<br />

D. — E per qualità personali?<br />

R. — V'hanno dei Cortesi e dei Graziali.<br />

D.-— Vi sono dei commestibili?<br />

R. — Ve ne sono dei derivanti e cioè: da<br />

Giambone, vi sono dei Zambonardi, e dei Zambonetti.<br />

D. — Per arti e mestieri ve n'ha?<br />

R. —• V'hanno Parali, Fronzini e Franzoni.<br />

D. — E dei cereali?<br />

R. — Abbiamo dei Formenti.<br />

D. — Ditemi qualcuno di colore.<br />

R. — Di questi poi a bizeffe, vi sono dei Bianchi.<br />

e Rossi, Mori, Moretti e Moretta.<br />

D. — Vi sono di incendiari?<br />

R. — Anche: vi sono dei Bricchetti.<br />

D. — Avete dei Fiori?<br />

R. —• Anche di questi abbiamo: delle Viola.<br />

D. — Conoscete qualche cognome meccanico?<br />

R. — Conosco Torcali.<br />

D. — Ditemene taluno attribuente alla temperatura?<br />

R. — Abbiamo dei Frigerio.<br />

D. •— Figaro ve ne domanda per lui.<br />

R. — Per lui dei Peli di ogni qualità e dei Perruchetti.<br />

D. — Ve ne sono di significanti le qualità?<br />

R. — Pel contrario vi sono parecchi Multi<br />

L'innocente spasso che poteva prolungarsi interminabilmente<br />

a fantasia dell'autore, sembra richiamarci<br />

scherzetti analoghi ricamati dal giornalismo più o<br />

meno dotto sugli eletti per le nuove legislature!<br />

S. Carlo visitatore.<br />

Quarantanni dopo le contese della separazione,<br />

S. Carlo saliva a visitare la Valle. Siamo nell'agosto<br />

del 1580. Più che le condizioni demografiche e lo<br />

sviluppo commerciale, interessava il visitatore Apostolico<br />

il serpeggiare subdolo dell'eresia Luterana, ma<br />

intanto conosciamo dalle sue relazioni che il Gardonese,<br />

spinto dalle frequenti invasioni guerresche, dalle<br />

pestilenze e dalle carestie emigrava spesso in Germania,<br />

da cui ritornava colle nuove idee religiose e sociali<br />

apprese tra i luterani tedeschi e sostenute in valle dalla<br />

predicazione di alcuni religiosi che avevano abbracciato<br />

con ardore l'eresia. Veniamo poi a conoscere di<br />

più che il paese era il più importante della Valle, che<br />

la popolazione saliva a 1 700 abitanti, che aveva una<br />

piazza dove il mercato certamente conduceva spesso<br />

spettacoli di canti e di balli, di giucchi acrobatici ed<br />

altre cose profane e che in fine l'usura e il concubinato<br />

desolavano moralmente e finanziariamente la piccola<br />

borgata.


Giovnani da Lezze e la sua relazione.<br />

Assai più interessante e circostanziata la relazione<br />

stesa nel 1609 dal Patrizio Veneto Giovanni da<br />

Lezze. Dopo rapidi cenni generali sull'intiera Valle,<br />

egli si ferma a parlare circostanziatamente d'ogni paese,<br />

dedicando però al solo Gardone quanto di spazio<br />

concede a tutte le altre terre riunite. Il solo rapido<br />

passaggio non impedisce al sagace veneziano di trovare<br />

nelle crisi industriali delle armi che endemicamente<br />

martoriarono poi selmpre gli armaioli di ogni<br />

tempo fino ai nostri giorni, la ragione dell'altalena cui<br />

verrà sottoposto il numero e la prosperità dei Gardo-<br />

•, T-^T ,..2M P '"'<br />

nesi. '•' '-'• i<br />

Sembra infatti che la crisi e la disoccupazione<br />

non dissocino nelle terribili tenzoni questi involontari<br />

collaboratori, dagli artefici veri delle contese personali<br />

e della guerra, ma a tutti, anche a questi semplici<br />

manipolatori di sapienti e pur maledetti ordigni, estendano<br />

in ogni tempo, l'aspra sentenza; chi di spada<br />

ferisce, di spada ancora morirà.<br />

« Gardone — dice dunque Giovanni da Lezze<br />

— è terra situata in Valle Trompia con la quale<br />

valle la terra medesima fa le fattioni pubblici, —<br />

Fuoghi n. 150, anime 1025, et utili 365; la qual terra<br />

è situata in piano ai piedi della montagna chiamata<br />

Pelame, parte del Comune, come comunali, et parte<br />

di persone particolari che in tutto di ragion del<br />

Comune, come ho detto, potrebbero essere in quella<br />

costa che guarda la terra, intorno quaranta piò, che<br />

poi uniti con quelli dei particolari potrebbero ascendere<br />

intorno ai cento piò nella predetta costa.<br />

« Ma inoltre detta costa riguardante la terra, ed<br />

oltre la cima di esso Monte e costa dell'altra parte è<br />

medesimamente pur di ragione dei beni comunali fino<br />

alla metà di essa dalla cima, e da li in poi la medesima<br />

costa è di ragione di particolari, che per confine<br />

vi è appunto una strada che va in Novene (Anveno),<br />

la quale divide i confini del Comune e dei particolari,<br />

e dall'insù comunali, et appresso Novene vi sono anche<br />

beni, pur in monte, di ragione del detto Comune<br />

di Gardone, dei quali tutti beni Comunali ve ne è<br />

particolare castastico nel Comune di Gardone. Da detti<br />

beni Comunali si cavano legni da fuoco. Da quel<br />

di Plainide e da quell'altro che è vicino a Novene<br />

(Anveno) si cava legne da far carboni per bisogno<br />

delle fucine di Gardone.<br />

« I quali boschi così primi come di questi secondi<br />

s'incantano per il taglio e si deliberano al più offerente,<br />

i primi per legne da fuoco, e i secondi per le<br />

fucine, incantandosi a ragione di piò fino ai 50, in<br />

60 lire Bresciane, che potrebbe tutta questa entrata<br />

importare in ragione di piò intorno lire quattro in cinque,<br />

perché l'affittanza dura per dieci anni, cioè per<br />

esempio quest'anno si farà il taglio di una parte della<br />

montagna o con.' 1 tornerà più a conto al pubblico ed<br />

anche al particolare, e dopo il taglio questa montagna<br />

38<br />

torna ad uso del Comune, rispetto al pascolar, m;<br />

però anche detto pascolo è proibito fino ai tre anni, i<br />

dopo i tre anni ognuno può pascolare, perché gli ani<br />

mali non guastano i legnami, da tré in su, e in cap><br />

ai dieci anni, si fa nuovo taglio dimodoché ogni ann<br />

con la divisione di queste montagne il Comune cav<br />

l'entità proporzionatamente, che può importare ir<br />

torno quattro o cinque lire Bresciane per piò in tutt<br />

la somma.<br />

« Oltre queste di sopra nominate, vi sono anch<br />

altre montagne tutte Comunali, dalle quali il Comur<br />

ne riceve lo stesso beneficio.<br />

« La quantità dei quali beni può essere da circ<br />

mille piò di terra, essendo montagne proprie del Comi<br />

ne dimandate di Valmana. In questa terra vi sono into<br />

no 25 in 30 fusine et più, ma se in un luogo vi saram<br />

tre fusine cioè tre o quattro fuoghi, uno solo lavorerà<br />

gli altri sono vacui. Da due anni m qua l'arte è d<br />

tutto abbandonata, dimodoché i Maestri e gli operai p<br />

alimentarsi con le loro famiglie convengono ridursi<br />

stati alieni, come hanno fatto molti, et che è notoi<br />

nei tempi passati, avendo il Principe convenuto fa<br />

diverse provisioni in questo proposito, come si posso<br />

vedere nelle pubbliche Cancellerie, La causa della e<br />

clinazione di questa professione procede per non esse<br />

persone che comprino canne da archibusi, non poten<br />

quelle andare fuori dello Stato, e non potendo gli o]<br />

rai conseguire le loro mercedi dai. Maestri se non<br />

pagamento di altrettante canne fabbricate, le quali p<br />

landosi a Brescia non trovano manco mercante che<br />

guardi.<br />

« II ferro per fabbricare le canne degli archib<br />

che altro esercizio non si fa nella terra di Gardone<br />

cava dalla terra di Collie, et ancora di Bovegno, ti<br />

terre di Valtrompia, ma la principale di questo ese<br />

tio di canne è quella di Gardone ed è il primo meml<br />

e quando questo manca tutte le altre cessano. Nel e<br />

esercitio di canne si adoperano gl'infrascritti maes.tr<br />

primi, quelli che cavano le vene dalla montagna,<br />

qual esercitio vivono si può dire tutti quelle delle t<br />

di Bovegno, e di Colilo i quali vanno a cavar la A<br />

del ferro per le canne di sotto via i monti per cir<br />

o sei miglia et più, con pericolo delle loro vite, por<br />

do ciascuno di'essi, et anche le donne il zerlino tene<br />

sopra la testa un lusore (lume) che conduce quella<br />

sona fino fuor della montagna fino a cinque o sei mi<br />

e come è detto, nori guadagnano più di un « pezzo :<br />

venti in circa per ciascuno.<br />

« Questa vena cavata dal monte si conduce<br />

fornaci nell'istessa maniera appunto che si cuòcinc<br />

che le pietre, dalle quali si cava l'istessa vena cot<br />

pezzetti piccoli. Et in questo esercitio si eserciti<br />

fornacieri et operai, quattro o cinque uomini per f<br />

ce, questi possono guadagnare trenta marchetti al<br />

no, et in due o tre giorni si finisce da cuocere,<br />

questa vena dopo cernita et condotta a forno, si r;<br />

la dentro, continua il fuoco fino a cinque o sei


che mai cessa di lavorare il forno, che serve a tutta la<br />

maestranza con dodici uomini, che guadagnano secorido<br />

gli esercizi loro, perché alcuni portano il carbone, altri<br />

sollecitano il forno veggiando notte e giorno.<br />

« Ogni giorno si cava il ferro purgato, ed ogni<br />

giorno se ne va mettendo della miniera nova, il qual<br />

forno, come si esercita per il tempo da sei o sette mesi,<br />

il resto va vacuo, e questo per mancamento della munizione<br />

perché nel tempo che va vacuo si procede per il<br />

forno venturo, perciò gli operai di detto forno guadagnano<br />

soldi venti et più, secondo il loro esercitio. Si<br />

cava il ferro dal forno, et detto ferro si conduce al fuoco<br />

grosso, cioè alle fucine. Intendendosi un fuoco grosso<br />

quello che forma la lama, la quale così formata si porta<br />

poi alle fusine piccole, dove detta lama si riduce nella<br />

canna dell'arcobuso. La qual canna così ridotta casca<br />

poi in mano di un'altra maestranza che trivella di dentro<br />

per dove si pone la balla. Dopo casca in un^altra<br />

maestranza, che si chiama livellatori, o drezzatorl, che<br />

hanno cura di drizzar et livellar la canna et il buso di<br />

essa. Dopo questa, casca m mano di un'altra maestranza<br />

che s'incarica di metterle il vitone di dietro, senza il<br />

qual vitone la canna non vaierebbe niente. Dopo questa<br />

casca ,m un'altra maestranza chiamata le moladore, le<br />

quali moladori abbelliscono la canna di fuori, senza la<br />

qual molatura la canna non sarebbe di bella vista. In<br />

oltre casca in un'altra maestranza, la quale si chiama<br />

le fornidore, che s'incarica di metterle la mira, il forone,<br />

et il coperchierò con il suo buso appresso la ruoda dove<br />

entra il fuoco.<br />

«Dopo le quali cose, vi entrano poi altre maestranze<br />

per far la cassa, serpa, stampa delle balle, sguradori<br />

et vite, che tutte queste cose ricercano maestri et operai<br />

particolari, et perciò nel fabbricar queste canne vivono<br />

non si può dir molti, ma tutti di quelle parti, con utile<br />

di trenta in quaranta marchetti al giorno, secondo li suoi<br />

esercitii. Questa terra di Gardon è lontana da Bressa<br />

miglia 12, confina nella parte di sopra col Comune di<br />

Inzino, della stessa Valle, de sotto via col Comune di<br />

Sarezzo dell'istessa Valle, dall'altra parte col Comune<br />

di Sale et Riviera d'Iseo, et d'altra parte col Comune<br />

di Pelame (Polaveno) et Quadra di Gussago.<br />

« Di circonferenza tutto questo territorio è di quattro<br />

miglia incirca. In questa terra vi possono essere intorno<br />

150 case abitate dalli Maestri et operai, come s'è<br />

detto di sopra, et è la maggiore habitada de tutta la<br />

Valle, dove si fanno tre mercati alla settimana de Biade,<br />

condotte dal Borghetto, dal piano del Bresciano et<br />

anco da Gussago et altre terre circonvicine, a benefficio<br />

et commodo di tutta la Valle. Nella quale (Valle) non<br />

si fa altro mercati se non il predetto nella detta terra,<br />

di Cardane, et sopra detto mercato non v'è alcun<br />

deputato de biade o altra persona che lo governi per<br />

esser ordmari e stradati; ma quando vi nasce qualche<br />

disordine, all'hora la Valle deputa un uomo, il quale<br />

unito con un altro del Comune, attende al buon governo<br />

di esso mercato.<br />

39<br />

« Et tutta la biada che casca in detta terra resta<br />

tutta a beneficio della Valle, perché non tornerebbe con,to<br />

al conduttore di far dopia spesa nel condurla fuori,<br />

convenendo ritornar indietro a far l'istessa strada che<br />

avessero fatto nel condurla.<br />

Governo della terra di Gardone.<br />

Nel conseglio sono al numero di cento poiché vi<br />

vanno se non i capi delle famiglie, et si fa un Massaro<br />

generale che ha carico di pagar debiti del Comune,<br />

et scoder le entrate. Il Comune però può aver d'entrada<br />

circa 14 mila lire Bresciane che si cavano dai Monti di<br />

raggion del Comune, da affitto dei Dadi et Hostarie,<br />

et anco de Molmi che si incantano, cioè di uno che è<br />

posto apresso la Mella, di cinque ruode assai bello.<br />

Questi danari si dispensano alii salariati del Commune,<br />

cioè alii doi Consoli et Governatori del Comun, doi<br />

Nodari che servono a scrivere le case del Comun. Li<br />

Consoli hanno dieci ducati all'anno per uno, et li Nodari<br />

cinquanta lire Bressane per cadauno, et sono eletti dal<br />

Conseglio. Vi sono vinti huomini del Conseglio li quali<br />

sono in obbligo di ndursi ogni volta che si commanda<br />

il Conseglio. Tre Consiglieri de Valli, eletti dal Comune<br />

a bossoli et balotte; questi sono li principali, che<br />

hanno carico di difender le raggioni del Comune et<br />

hanno 25 soldi Bressani per ogni Conseglio che si fa.<br />

Vi sono 26 soldati delle Ordinanze, che ad ogni mostra<br />

(rivista) se li da 20 soldi Bressani, quando si fa<br />

la mostra nella terra, et andando fuori un ducato. Si<br />

salaria un Medico, il quale ha cento ducati all'anno oltre<br />

gli incerti. Vi è il Maestro di scola, al quale si da<br />

solamente la casa di bando, ma guadagna d'incerti, perché<br />

bisogna che li figli che vanno ad imparar lo pagano.<br />

Vi è la Chiesa Parrocchiale intitolata S. Marco, officiata<br />

dai doi preti: si paga all'organista 255 scudi all'anno<br />

et la casa di bando. A li doi preti se li da ad<br />

uno cento scudi, che è il Curato (ora Prevosto) et<br />

all'altro 50, et a un Padre Zoccolante che dice la<br />

Messa anche lui 20 scudi.<br />

Il Massaro rende conto del speso et scosso a li<br />

tre Ragionati, ballottati dal Comune, li quali hanno \ O<br />

ducati fra tutti tre all'anno.<br />

« Vi è il Convento di Santa Maria degli Angeli<br />

assai bello, con la chiesa; li Padri sono dell'ordine di<br />

S. Giuseppe, Zoccolanti al numero di otto, non hanno<br />

entrada ma vivono d'elemosina. Vi è la chiesa di<br />

di S. Rocco officiata una volta alla settimana dalli detti<br />

preti, et inoltre il Fiume della Mella, che passa per la<br />

Valle, nasce a Colilo et viene a Brescia, et casca nel<br />

Fiume Chies et questa è quella che fa andar tanti<br />

edifici et che rende tanto beneficio al Bressan.<br />

« Nella terra e territorio di Gardon vi è l'infrascritta<br />

quantità di animali: Bovini pe 5 "» n. 10, cavallini<br />

da soma pera n. 10, pegorini pera n. 25 carri n. 10 »,


Bernardino Paino. Memorie del 1800.<br />

Si arriva così fino al 1658, quando Bernardino<br />

Paino inquadrando nel suo « Ciclo della Chiesa Bresciana<br />

» le condizioni specialmente religiose di tutta la<br />

diocesi nostra, riporta gli abitanti da 1025 a 1700.<br />

Gli stati d'anime e il prevosto Cattaneo.<br />

Dopo i numerosi stati d'anime della parrocchia,<br />

tanto utili e precisi a ricostruire il volto del vetusto Gardone<br />

nelle sue contrade, nelle sue famiglie e nel numero<br />

dei suoi abitanti, abbiamo, ultima tra gli antichi, la prezu<br />

elazione del Prevosto Cattaneo del 1 756. Non<br />

stralceremo che pochi periodi, meritando il documento<br />

una pubblicazione per intiero.<br />

A giudizio di quell'intelligente sacerdote, i gusti<br />

e costumi del tempo di S. Carlo sono assai cambiati;<br />

il Gardonese, eccetto una piccola immutabile frazione,<br />

s'è per sempre sdoppiato. Non è più il ciclopc famoso<br />

che si presenta incivile e duro anche a una visita pastorale<br />

cardinalizia e alle conseguenti funzioni solenni, egli<br />

ha ormai assunto il definitivo aspetto moderno: olio e<br />

fuliggine nei suoi opific.i; buongusto e spesso ricercatezza<br />

al di fuori, nel tratto e n. v "' ""-• ; vedesi,<br />

una vera fotografia dei nostri ,"<br />

« Questo popolo, più che per metà forestiere venutovi<br />

quali anticamente e che tal volta vi viene ad abitare<br />

da altri paesi — nota infatti il Prevosto Cattaneo —<br />

vive sul far della città : Amante ed isfarzoso nelle sacre<br />

funzioni, attaccato di troppo ad alcune antiche e non<br />

ben sane costumanze che si cercano recidere al possibile.<br />

« L'anime tutte della parrocchia secondo lo stato<br />

nella decorsa SS. Pasqua descritto ascendono al numero<br />

di 1339.<br />

« Di comunioni n. 965.<br />

« Vi sono quattro o cinque case che vivono more<br />

nobilium, ma per quanto supposto mi viene aggravate da<br />

debiti.<br />

« Altre 5 o 6 di mercatanti che sono m forze.<br />

Molti altri con debiti. Pel numero maggiore esistono<br />

Artefici di canne da schioppo e però vivono a stento<br />

colla mercede quotidiana malpagata e sono senza stabili,<br />

onde se s'ammalano, o se si rendono impotenti al<br />

lavoreno si rendono meschini e compassionevoli, e poi<br />

s'aiutano dagli altri il più che si possa.<br />

40<br />

Una lettera sulle fucine di Gardone di Pietro De<br />

Lama a G. B. <strong>Bolognini</strong>, ci potrebbe portare qualche<br />

notizia sul 1 794, ma essendo di troppo arduo consulto<br />

dobbiamo portarci al 1828.<br />

Il nuovo Dizionario Geografico Universale statistico<br />

storico, edito da Giuseppe Antonelli a Venezia,<br />

riportò allora al volume X.<br />

« Gardone Valtrompia, Borgata Regno Lombardo<br />

Veneto, è a 3 leghe 2/3 a N - O da Brescia,<br />

capoluogo di distretto, sede di una pretura di terza<br />

classe nella Val Trompia e sulla riva destra del Mella.<br />

Ha fabbrica di canne da fucile che occupano la maggior<br />

parte dei suoi abitanti in numero di 1400. Il Distretto<br />

di questo nome composto di 10 comuni ed avente<br />

9000 abitanti, ha molti filatoi di seta e fabbriche<br />

di armi da fuoco ».<br />

La Guida Alpina deila Provincia pubblicata nel<br />

1 889 dall'Unione Tipo - litografica ci porta con salto<br />

grande dai 1400 abitanti del Nuovo Dizionario a 2173<br />

e nota ancora l'esistenza del mercato settimanale nei<br />

giorni di lunedì, martedì e venerdì.<br />

Ultimi dati.<br />

La passeggera pletora bellica, troppo grave per<br />

essere normale, fino a confinare in ogni solaio e a qualunque<br />

abbaino una famiglia, non doveva mutare pel<br />

nulla lo stato normale demografico di Gardone.<br />

Sembra infatti che senza ulteriori sviluppi d< ' '<br />

industria (più che possibili tuttavia per il vasto ai<br />

naie da lunghi anni in quasi completo riposo) pare ripeto<br />

che la saturazione del minuscolo territorio sia defv<br />

nitivamente raggiunta coi 3500 abitanti, segnati ogg<br />

per l'antico territorio comunale, come già prima cioì<br />

della grande guerra che ha rivoluzionato la terra, cioi<br />

nel 1914 furono computati nelle guide e nello stato de<br />

clero allora in corso.<br />

L' unificazione dei Comuni, per cui al vecchi'<br />

Gardone s'aggiunsero da ultimo (dicembre 1927) co<br />

me frazioni, l'antico capoluogo d' Inzino ed anchj<br />

Magno, chiuso e geloso delle sue libertà, ha capovolti<br />

l'antica interdipendenza ed ha così dato alla picco!<br />

storia locale un colpo di timone sì grave da mutarn<br />

completamente il corso.<br />

In questo fatto che vuoi sigillare con definitiv<br />

pietra sepolcrale le vecchie contese e gli odi locali, no<br />

stuonerà mi sembra, l'augurio finale: che dalle infrar<br />

te autonomie e dalla sacrificata non ingloriosa storia e<br />

campanile, nasca — immutato sempre nella nota<br />

caratteristica posa triumplina — più fecondo però<br />

veramente grande, l'avvenire di Gardone.


Gardone V\ T. e le sue parrocchie nella<br />

penna di un prevosto nel XVIII secolo<br />

II Prevosto Gian Antonio Baldassare Cattaneo<br />

da Cane Carmino, nel 1 746 venuto quarantaquattrenne<br />

da Precasaglio alla Parrocchia di Gardone e mortovi<br />

1 )6 anni dopo, è uno dei più intelligenti osservatori del-<br />

..; sua borgata. A lui che lasciò larga orma m archivio<br />

della sua attività organizzativa, dobbiamo la relazione<br />

circostanziata che riportiamo per intiero. Peccato che<br />

il ritratto, la magnifica biblioteca e i manoscritti preziosi<br />

siano emigrati per testamento alla canonica del<br />

suo Cane dove si conservano tuttora : non è infatti temerario<br />

pensare che vi si trovino delle interessanti e<br />

inedite memorie di Gardone.<br />

« Notificazione — relativa al metodo avuto —<br />

dello slalo in cui si Irova la Vicaria di Gardone Val<br />

Trompia — relativa al 1 756 —• quale non s'estende<br />

ad alcun altra Parrocchia ».<br />

La Patrocehiale -<br />

« La Chiesa Parrocchiale è sotto l'invocazione<br />

del glorioso S. Marco Evangelista. Ell'è posta a tre<br />

navi fatte a volto sopra otto pilastri, con dieci finestre<br />

sopra di questi, con altra in facciata, e due in Coro,<br />

qual'è sul gusto moderno. Ha quattro porte per entrarvi<br />

ed uscirne; e nel Iato destro tre sagrestie, una<br />

che porta nell'altre.<br />

« Tutta la fabbrica è ben intesa, e di durata. Fu<br />

consegrata nell'anno 1606 dal Mons. 111. e Rev.mo<br />

Marin Geòrgie, come da lapide posta in uno dei lati<br />

. Don LUIGI FALSINA -<br />

41<br />

del Coro. Sono in essa erette quattro Scuole, cioè del<br />

SS. Sacramento, rM SS. Nome di Gesù, del SS.<br />

Rosario e della ' '.trina Cristiana. Come ad un dipresso<br />

di quella Sj. Sagramento e della Dottrina Cristiana<br />

non so se vi siano i documenti dell'Erezione,<br />

tengo bensì presso di me quello dell'altre due. Questa<br />

Chiesa numera otto altari e ne porterebbe undici il disegno,<br />

ma ne restano tre impediti, uno dal Battisterio,<br />

il secondo dalla porta della sagrestia, ed il terzo da<br />

uno delle dette quattro porte.<br />

« II primo è l'Aitar maggiore dedicato a S. Marco<br />

con pittura di buona mano (*) ed ancona di legno<br />

ben adorato ed organo e due Cantone. La custodia è<br />

di marmi fini sul moderno con doppia Portella, cioè la<br />

prima di legno pitturato, la seconda di ferro coperto<br />

con lastra d'ottone ben iscolpita.<br />

« Quest'Altare non ha obbligazioni che sappia,<br />

ed è mantenuto dalla Sp. Cotta coll'assegno annuale<br />

di soldi cinque per sacco dèlie legne da Carbone, che<br />

si tagliano ne Boschi della Comunità stessa, ch'ora<br />

vendono più, ora meno ; un anno per l'altro però porta<br />

il bisognevole.<br />

« II secondo Altare è del SS. Nome di Gesù con<br />

confraternita pure dello stesso nome. Ha pittura ed<br />

Ancona, di legno (**) con tre o quattro Capitali di<br />

poco provento, e senz'obbligazioni. Per esso si raccoglie<br />

la offerta alla messa Parrocchiale in tutte le quarte<br />

Domeniche del Mese.<br />

(*) Di Francesco Paglia Pittore stimato, 1636-1700.<br />

(**) Ora in marmo.


Chiesa di S. Maria - Interno.<br />

« II terzo è del SS.mo Crocifìsso, a cui è appoggiata<br />

la veneranda Scuola del SS. Sagramento. E' fatto<br />

de marmi, ed è mantenuto in parte dalla Commissaria<br />

Ussoli soscritta, ed in parte da essa Vend.a<br />

Scuola, qual tiene molti capitali, ma per quello sempre<br />

mi fu detto dalli. SS.ri Presidenti e Regenti, li frutti<br />

d'essi non sono bastanti a tutte le gravi spese di Cere<br />

ed olio che consuma, alle dispense di pane, ch'annovalmente<br />

si fanno; come pure all'elemosina di n. 557<br />

Messe che fa in ogni anno celebrare, de quali a principio<br />

ho sperato poter trovarne li fonti, ma provenendo<br />

da molti Capi, da tempi rimoti e da scritture intralciate<br />

ricercano tempo e spesa. (*)<br />

« Oltre queste Messe si fanno fare per ogni<br />

anno sette Uffici da Morto coll'intervento di tutti li<br />

RR. Sacerdoti secolari, qui dimoranti, quali Uffici importeranno<br />

circa altre messe 120. Ed intanto si mantiene<br />

questa Vend.a Scuola, in quanto le vengono fatti<br />

di. tempo in tempo alcuni legati. E per essa raccogliendosi<br />

l'offerta in tutte le terza Domeniche mensuali alla<br />

Messa Parrocchiale come sopra.<br />

(*) Molti capitali e conseguenti aggravi ^iell' attuale fabbriceria provengono<br />

da questa confraternita.<br />

42<br />

« II quarto Altare (procedendo per ordine d'ub<br />

cazione) porta il glorioso nome del gran Arcivescov<br />

di Milano S. Carlo Borromeo, credo per voto antic<br />

di questo Sp. Pubblico, poiché sin qui non s'è trovai<br />

il documento, e solo n'ho veduta indicazione in u<br />

Istrumento antico.<br />

« In quest'Altare si venera con altre Reliqu<br />

principalmente il Corpo di S. Prospero Martire, di e<br />

ho avuta la sorte di trovare altrove 1' Istromento Aute:<br />

tico di Revisione, che mancava nelle poche scritta<br />

datemi da questa Prep.le al mio ingresso. A ques<br />

S. Prospero anno qui molta divozione per le grazi<br />

che riportano ne ricorsi che vi fanno, massime ad p<br />

tendam pluviam, ovve.ro serenitalem (*). Quest'AHa<br />

non ha entrata ne obbligaziom. Si raccoglie per es<br />

l'offerta come sopra nella festa dei Santi e si supplis<br />

all'occorrente da questa Comunità. Di presente se :<br />

fa fare l'Altare di marmi fini, e sono posti in ope<br />

il Parapetto, la mensa e li gradini per li Candelie<br />

attendendosi nell'Estate prossima il compimento.<br />

« II quinto è intitolato di S. Catterina con pittu<br />

ed Ancona vecchia, ed a cui fu annessa dal fu Sigr<br />

Gian Battista Acquisti morto in Venezia la Cappel<br />

nia che sarà descritta qui sotto, coll'entrata per IV<br />

tare di soli cinque scudi annovali, bensì colla doi<br />

zione d'una croce con sei Candellieri piccoli d'argei<br />

e delle tre Tavolette incorniciate d'Ebano fino e<br />

pieghe d'Argento e rosette adorate, ma quest'Argen<br />

ria resta soggetta alla vendita in caso mancasse ]<br />

qualche accidente il frutto del capitale della Capp<br />

lania suddetta. Tiene altresì una lampana d'arge<br />

non so donde venuta e frattanto nell'usuale cotidic<br />

è l'altare più povero degli altri (**).<br />

«Il sesto è della B. V. M. del SS. Rosa<br />

posto dal fondo alla cima a marmi fini con Istatua<br />

legno adorato della SS. Vergine (***). Tiene ale<br />

capitali di Censi, ed ha l'obbligo d'alcune messe<br />

sciate dal q.m Antonio Tonni Codicillante 8 giui<br />

1629 tra rogiti del fu Sig. Valerio Pilotti. Sopra<br />

queste Messe nato qualche dubbio fu preso nell'ai<br />

varcato 1 755 consulto dal Prè Paolo Grossi dell'C<br />

torio di Brescia.<br />

« E per quest'Altare si raccoglie l'offerta cc<br />

sopra nelle prime Domeniche Mensuali; come p<br />

nelle feste della B. V. M.<br />

« II settimo di San Pantaleone Martire con p;<br />

petto di pietra, pittura ed Ancona di legno (****)<br />

ha entrata né obbligazioni, e si mantiene dalla S<br />

labile Comunità, quale celebra la sua festa con<br />

sica per voto solenne 1528, come da lapide post;<br />

Chiesa. Per esso si raccolgono l'offerte della qu<br />

(") La pia pratica continua anche ora.<br />

(**) Un quinterno elegantemente rilegato in lutta cartapecora con 1<br />

sirni caratteri scritti, viene elencando nell'Archivio Parr. i legati e i<br />

degli Acquisti con gli obblighi derivatine.<br />

(*") Trovasi al Museo Sforzesco di Milano.<br />

(****) Ora di marmo.


domenica del mese. Ed a quest'Altare si sono appoggiati<br />

li Confratelli e Consorelle di San Rocco.<br />

« L'ottavo di S. Pietro Martire con pittura ed<br />

Ancona ben adorata. Non ha cosa di certo, raccogliendosi<br />

per esso l'offerte nella seconda domenica di ogni<br />

mese, e mantenendosi nel resto dalla Spett. Comunità<br />

la quale pure celebra con musica la sua festa per altro<br />

voto solenne 1598, come da lapide posta nel muro<br />

presso quest'Altare, a cui annessa viene la Scuola della<br />

Dottrina Cristiana, quale non ha ch'un capitale di<br />

piccole 2500 lasciatole nell'anno decorso 1755 da fu<br />

Sig. Gio. Batta Beccalossi testatare come sotto per<br />

mantenere col frutto di tal Capitale i Libri e l'Imagini<br />

che si danno a fanciulli per eccitarli a frequentare la<br />

scuola.<br />

« A riserva degli Altari di S. Carlo e di S. Cattarina<br />

gl'altri sono previligiati tutti per le sant'Anime<br />

del Purgatorio. Il Maggiore tre volte alla settimana^<br />

per qualsivoglia Anima. Gl'altri cinque un giorno ebdomadale<br />

per ogn'uno relativamente a loro confratelli<br />

e consorelle defonti. La sagrestia Ell'è decentemente<br />

provveduta da sacri arredi tanto per i giorni feriali,<br />

come per li festivi con tre Calici, tre Pissidi,<br />

Ostensorio, Turibolo, Navicella, ed altre cose d'argento,<br />

così li sagri vasi del Battisterio con tre Baldachini<br />

qualche ricamo e broccato ma vecchi così quale<br />

la lezzena di damasco rosso per ricoprir i pilastri e<br />

pareti della Chiesa ma leggeri di molto fatti fare ne<br />

tempi più felici dallo Spett. Pubblico e Divoti ma ora<br />

si stenta a mantenere il bisognevole per la quasi universale<br />

povertà de parrocchiani indebitata altresì la<br />

Comunità di dugento mila lire circa, come pure per<br />

esser frequenti le sacre funzioni molto il concorso ; e<br />

però grave il consumo; ciò non ostante vi si arriva con<br />

inchieste, con offerte ed industrie, che con una gara<br />

mettono in pratica li Presidenti della Sagrastia e degli<br />

Altari per compiere a loro numeri e vi concorre pur<br />

sempre la Comunità. Non mi sono però mai stati dati<br />

le Conti, né li ho cercati, affidato che presiedendovi<br />

sempre persone oneste sieno giuste come per non inoltrarmi<br />

forse troppo.<br />

« Nella biancheria pure v'è il bisogno tanto ne<br />

Corporali e purificatori-quanto ne Camici, Cotte e Tovaglie<br />

ed è.tenuta netta e rattoppata il più che si possa.<br />

Ogni Sacerdote però si serve di Cotte sue come d'alcune<br />

altre cose.<br />

La Prepositura -<br />

•••'* Quésta. Chiesa nell'anno 1686 fu decorata dal<br />

Titolo di Prepositura tanto dall'Ili.mo e Rev.mo Ordinario<br />

di Brescia, quanto dall'Ecc. Senato Veneto<br />

con sue Ducali del di 1 1 settembre dell'anno stesso,<br />

qual pure passò in tenuta li _ -chi stabili assegnati per<br />

43<br />

l'Entrata del Proposto, quali Ducali chiamate in revisione<br />

più volte dal Collegio degl'Ili.mi ed Ecc.mi Savi<br />

alle decime in Rialto furono sempre confermate e scritte<br />

al Libro Grazie come da Fede autentica 9 marzo<br />

1752.<br />

« Ha Capitoli particolari nell'Erezione di Prevostura,<br />

di sollievamento e d'aggravio al Preposto comecché<br />

obbligatasi la comunità a provvedere a sue<br />

spese a di lui soddisfazione il Predicatore dell'Avvento,<br />

e per la quaresima ed esentato il Prevosto dalla<br />

compera dell'olio per la Lampada del SS. Sacramento<br />

ed a lui si sono concedute l'offerte di sette nominate<br />

feste dell'anno che ridondano però in poco; all'incontro<br />

s'è fatto concorrere esso Proposto per scudi dodici<br />

di piccole lire, sette per ognuno alla spesa della Musica<br />

nella, solennità di S. Marco Titolare, supplendo al<br />

di più la Comunità stessa, come sin qui s'è effettuato<br />

hmc inde.<br />

« Sopra essi Capitali nata qualche discussione su<br />

li primi anni dell'erezione ed umiliata la materia dell'Ili.mo<br />

e Rev.mo Ordinano sortì nel 10 di novembre<br />

1689 sentenza m molti capi ed il primo venne<br />

espresso nei seguenti precisi termini : 1.) che li Capitoli<br />

decretati nell'erezione della Prepositura, e confermati<br />

dall'Ecc.mo Senato sieno di perpetua osservanza<br />

senza che possa alcuno contravvenirsi alla benché minima<br />

parte.<br />

« L'entrata poi certa di questo Benefizio, che è<br />

de minori non soggetto a decime, bensì alle pubbliche<br />

gravezze di Taglie, Campatici ecc., depurata che sia<br />

dagl'aggravi si restringe a cento trenta ducati plus,<br />

minusve oltre l'esser la Breda che possiede sul calcolo<br />

di questi sottoposta all'inclemenza delle stagioni. E le<br />

incerte si sono di molte impicciolite per la povertà quasi<br />

Comune, come per essersi estinte, od allontanate alcune<br />

Case delle più doviziose; onde ci vuoi tutto a passalmente<br />

vivere.<br />

« A me Cattaneo sottoscritto, ora dell'età d'anni<br />

54 fu addossata questa Cura nell'anno 1746, poiché<br />

serbato a questo Pubblico Originario il gius perpetuo<br />

della presentazione ali' 111.mo e Rev.mo Ord. senza<br />

che'altro mi conoscesse, né io alcuni d'essi, anzi senza<br />

mia saputa, m'ebbe preferito coi voti ad altri conosciuti<br />

Concorrenti, all'essergli stato dato per accidente<br />

m Brescia il mio nome; qual cosa fattami intendere<br />

negl'ultimi recessi della Val Camonica dove per 16<br />

anni teneva la Parrocchia di Precasaglio Comun di<br />

Ponte di Legno, ed avendovi molto difficoltà ad assumere<br />

questa, per non aver mai veduta questa, Spett.<br />

Val-Trompia, come per altri riflessi, mi fece gran<br />

Cuore l'Ecc.mo e Rev.mo Sig. Card. Quirini Vescovo<br />

Padrone di gioconda memoria a venirvi, ed m tutti<br />

questi dieci anni non ancor compiuti di mia residenza<br />

non m'è accaduto alcun grave disgusto, bensì sempre<br />

sono stato e compatito e rispettato.


Indole gardonese e cura pastorale -<br />

« Per altro nell'esser un popolo più che per metà<br />

forestiere venutovi quali anticamente e che talvolta vi<br />

viene ad abitare da altri paesi è da maneggiarsi col<br />

testo di S. Paolo : argue, obsecra, increpa in omni patientia,<br />

et doctrina. Vive sul far della città: Amante,<br />

ed isfarzoso nelle sagre funzioni. Attaccato di troppo<br />

ad alcune antiche e non ben sane costumanze, che si<br />

cercano recidere al possibile. Temo si seguiti.<br />

Temo negligenza in alcuni a pagar i Legati pii<br />

non usando questi SS. Notai a dar le polize di Legati<br />

al Parroco tuttocchè avvisati per eccetitarne l'adempimento.<br />

Molti sono facili, per quanto si declami, alle<br />

mutue compensazioni perché lavorando per la maggior<br />

parte nella fabbrica delle canne da schioppo con subordinazione<br />

a mercatanti, e venendo per il più pagati<br />

su le mercedi loro giornaliere con roba a prezzo eccedente<br />

cercano se possano segretamente rifarsi.<br />

« Non vi sono poi Coniugati che non coabitino,<br />

ne bestemmiatori, né usurpatori di Chiese, meno malefici<br />

pubblici, dubito di qualche usuraio.<br />

Predicazione -<br />

« Dall'Altare si predica la divina parola ogni<br />

festa, non impedita e queste sono poche, alla Messa<br />

parrocchiale o pur dal Pulpito, concorrendovi anche<br />

molti Forastieri;


« Vi si canta Messa nella festa di S. Rocco ed<br />

altre volte occorrendo e vi si celebra messa m quasi<br />

tutte le feste da Rev. D. Paolo Moretti eletto da Confratelli<br />

m loro Cappellano.<br />

« Ivi contigua è la stanza d'un Romito per servizio<br />

di questa Prepositurale pernottandovi d'estate a<br />

suonar occorrendo ne tempi minacciosi. Questo Romito<br />

veste di nero con collarino da Prete e, credo senza<br />

licenza ; essendo poi giovane, e di poca riflessione manca<br />

m molte cose : si confessa di rado : e non lascia di<br />

sé grandi speranze perché da me e da altri più volte<br />

avvertito non sa mutarsi.<br />

Il Clero -<br />

« In questa Prepositurale sono al n. di 18 h RR.<br />

Sacerdoti secolari senz'alcun Chierico de' quali ^<br />

IL CURATO COADIUTORE<br />

II M. R. Don Vincenzo Zambonetti d'anni 34,<br />

quale ogni cinq'anni viene confermato ed eletto con<br />

mio consiglio dalli Confratelli della Veneranda Scuola<br />

del SS.mo Sagramento, da quali pure se gli contribuisse<br />

il patteggiato salario su li Capi d'obbligo a lui<br />

dati che tutti ben adempie.<br />

Confessori senza salario -<br />

« 2.) Il Rev. Don Pietro Francesco Multi d'anni<br />

compiuti 61 ;<br />

« 3.) Il Rev. Don Giovanni Francesco Acquisti,<br />

d'anni compiuti 51 ;<br />

« 4.) Il Rev. Don Gian Battista Beretta, d'anni<br />

compiuti 49 ;<br />

« 5.) Il Rev. Don Stefano Gian Maria Belleri,<br />

d'anni compiuti 43 ;<br />

« 6.) Il Rev. Don Paolo Mqretti, d'anni compiuti<br />

38;<br />

« 7.) Il Rev. Don Ignazio Eecealossi, di anni<br />

compiuti 37;<br />

« Sacerdoti maeslri di scuola volontari :<br />

« II Rev. Don Giacomo Beretta d'anni compiuti<br />

quarantanove ;<br />

« II Rev. Don Barteo Francini, d'anni compiuti<br />

quarantadue.<br />

Sacerdoti be' '-ciati -<br />

« L'antescritto Don Ignazio Beccalossi possiede<br />

una Cappellania lasciata da fu Sig. Benedetto Beccalossi<br />

di lui zio paterno con suo Testamento stato aper-<br />

:<br />

45<br />

La cupola della Preposilurale di S. Marco,<br />

to nel dì 1 1 aprile 1750, comecché ad essa ivi chiamato<br />

coll'obbligazione di messe per la metà dell'annovale<br />

provento sul capitale del Testatare fissato e per<br />

l'altra metà di far scuola gratis a diciasette figli; quali<br />

obbligazioni vengono adempiute da esso D. Ignazio e<br />

dal suddetto D. Paolo Moretti assunto per coadiutore.<br />

« Ad essa Cappellania poi nell'anno decorso<br />

1 755 per Testamento del fu Sig. Gian Battista Beccalossi<br />

altro zio paterno, de Rogiti del q. Signor Antonio<br />

Moretti Notaio 19 settembre 1753 essendo stato<br />

aggiunto altro capitale di scudi 800 coll'obbligazione<br />

sul frutto da questi proveniente di spiegare la Dottrina<br />

Cristiana dove, come e quando gli sarà ordinato da<br />

me o miei successori : ed esso Rev. Don Ignazio ha<br />

dato tale carico al Rev. Don Stefano Belleri suddetto<br />

che l'adempie col far la quarta classe qui nelle sagrestie<br />

agli Uomini qui da me presentemente destinato (*)<br />

«15.) Il R. D. Francesco Voltolini prete dell'Archipresbiterale<br />

d' Iseo d'anni 26 circa stato assunto<br />

per anni cinque futuri nella Cappellania lasciata qui<br />

dal fu Don Pietro Ussoli uno de miei Predecessori<br />

(*) Dal IX sacerdote il relatore ci porta al XV, ma poi gli altri pure<br />

si trovano col debito numero d'ordine, spostati per trattazione di materia nel<br />

paragrafo: Sacerdoti senza impiego (I).


secondo che dirò più abbasso e coll'obbligazione di<br />

celebrare in ogni anno cento e cinquanta messe e far<br />

scuola a 24 figlioli come eseguisce.<br />

« 16.) Il Rev. Don Angiolo Acquisti d'anni 33<br />

possiede una Cappellania istituita dal Sig. Gian Battista<br />

Acquisti qui onondo, e che fissò e morì nella Serenissima<br />

nostra Dominante da cui venne poi colà la<br />

nobil famiglia Acquisti come da Istrumenco del dì 18<br />

giugno 1659 rog, dal q. Sig. Ottavio Chinelli Notaio<br />

qui in Gardone.<br />

Ritrailo del Saceidole Catlaneo, parroco di Gardone V. T. nel 1756.<br />

« Ad essa Cappellania sono chiamati i Religiosi<br />

di tal casa. Consiste il Capitale censuario della medesima<br />

in mille scudi di piccole lire sette per scudo; rende<br />

annovalmente de Censi scudi simili sessanta de<br />

quali lasciati cinque per ogn'anno a mantenere l'Altare<br />

di S. Cattarina ha per gl'altri 55 l'obbligazione di<br />

celebrare 4 messe ebdomadali oltre alcune feste in esso<br />

Altare come da detto Istrumento, e da una Lapide<br />

posta vicino a detto Altare chiamata pure in esso istrumento,<br />

che tra gl'altre cose così s'esprime a caratteri<br />

maiuscoli d'oro: tres Missas ultra dominicas et Sanctorum<br />

de praecepto, nec non Sanctorum quarum Icones<br />

picturam Altaris exornavit festos dies in Altari familiae<br />

de Aquistis hac in Eccla constructo divaeque Catharinae<br />

dicalo.<br />

Tuttoché il frutto di tal capitale sia lo stesso che<br />

da principio ed annovalmente venghi pagata da questa<br />

Comunità censuaria e sieno altresì per l'addietro state<br />

celebrate dette quattro Messe ebdomadah, non essendovi<br />

posta altra obbligazione, l'attuai suddetto Possessore<br />

ha da sé, non so con qual consiglio, o ragione<br />

ridotte dette 4 messe a tre sole; e si lascia sprovveduto<br />

l'Altare, benché avvisato, e fatto avvertire che ciò non<br />

gli sia lecito.<br />

« II Rev. Don Giacomo Beretta tiene una Cappellania<br />

ammovibile fondata sopra un Capitale di scudi<br />

mille in questa Comunità al sei per cento dal fu<br />

Sig. Lorenzo q. Gio. Pietro Ussoli coll'Istròimento<br />

del dì 10 agosto 1 642 rog. dal q.m Sig. Lorenzo Chinelli<br />

Notaio coll'obbligazione di quattro messe per<br />

ogni settimana in. questa Parrocchiale in perpetuo ma<br />

de quali messe da dirsi nelle domeniche e con ordine<br />

fosse eletto un Capellano da esso Sig. Fondatore, o<br />

suoi eredi di linea maschile assieme delle persone che<br />

venissero destinate a tal elezione da questa Comunità<br />

con altre espressioni in detto Istrumento citato da una<br />

Lapide posta dentro la Chiesa vicino alla porta maggiore.<br />

Ad estinzione di tal debito essa Comunità nell'anno<br />

1710 fece deposito dell'equivalente danaro in<br />

mano del M. 111.e Sig.r Pietro Giacomo Benaglio<br />

Vicario allora di questa Spett. Valle qual deposito fu<br />

proclamato, ed intimato come da Istrumento del dì<br />

13 settembre 1710 rogito dal fu Sig. Martino Rizzinelli,<br />

Notaio,<br />

« Nell'anno poi susseguente 1711 a 8 ottobre ed<br />

Istrumento del fu Sig. Francesco Zambonetti altro Notaio<br />

tornò questa Comunità per mezzo de di Lei Governatori<br />

a levar a censo tal Capitale, e s'obbligò pagar<br />

sopra esso il 4 per cento, cioè scudi quaranta annovali,<br />

e darli a quel Sacerdote che venisse eletto dal Signor<br />

Gian Battista Ussoli, come attinente di sangue de fu<br />

lustitutore colla obbligazione di quelle messe fossero<br />

da questo Signor Gian Battista fissate ed in quelli<br />

giorni e luoghi venissero espressi di suo piacere colla<br />

clausula contraria alla Bolla di S. Pio V 1568 ,de<br />

censit. di non poter francar la Comunità tal Capitale<br />

' di censo se non se dopo che avesse estinti tutti gl'altri<br />

Capitali che teneva passivi.<br />

46<br />

« Sopra di questi quaranta scudi non so quante<br />

messe ora si celebrino né per quale limosina. Per quanto<br />

poi mi vien deitlo il fu Sig. Lorenzo Ussoli Istitutore<br />

come sopra con suo Testamento lasciò erede un<br />

suo fratello per nome Paolo morto in Passirano; onde<br />

di questa Cappellania due cose mi riescono sorprendenti,<br />

cioè come mai il suddetto Sig. Giam-Battista<br />

Ussoli non altro che pronipote dell'Istitutore suddetto<br />

(non già di questi Erede) siasi fatto di questa Cappellania<br />

erede; 2.) come abbia lecitamente potuto variare<br />

la disposizione d'esse messe fatta da un suo Collaterale,<br />

qual variazione meglio si desume dall'Istrumento<br />

1711, (8 ottobre); ed altresì da un Acordio<br />

fatto 17 settembre 1745 tra l'ora q.m Sig. Antonio<br />

Ussoli figlio del detto q.m Sig. GiamBattista ed il Rev.


Don Stefano Belleri vivente ed assunto allora per Cappellano<br />

coll'obbligazione di messe annovali 150 colla ,<br />

elemosina per tutte di soli scudi trentadue, cioè scudi<br />

otto di meno di quanto si paga presentemente sopra<br />

tal capitale.<br />

« 17.) Il Rev. Don Annibale d'anni 53 ;<br />

« 18.) Il Rev. Don Gio. Marco, d'anni 43;<br />

« fratelli Rampinelli.<br />

Questi tengono Cappellania di loro Casa, de<br />

quali non ho mai veduti i fondamenti, credo coll'obbligo<br />

di sole Messe.<br />

« II Convento sotto espresso è tenuto per ogni<br />

festa mandar in questa Chiesa Parrocchiale un Sacerdote<br />

a celebrarvi la Santa Messa come adempie, secondo<br />

la disposizione Testamentaria del q.m Signor<br />

Girolamo de Beati qui di Gardone come da Lapide<br />

posta in questa Chiesa, che si riferisce al di lui Testamento<br />

fatto in Inzino e rogito dal Sig. Sebastiano Maneto<br />

nel dì 24 gennaio 1621. /<br />

Sacerdoti senza impiego -<br />

« 10.) Il Rev. Don Francesco Giuseppe Francini<br />

d'anni 50, quale da molti anni essendo mentecatto<br />

non celebra messa, ne interviene ad alcuna funzione e<br />

se ne sta per lo più in casa.<br />

« 11.) Il Rev. Don Giacomo Filippo Cominazzi<br />

di anni 44;<br />

« 12.) Il Rev. Don Francesco Bernardino Moretti<br />

d'anni 44;<br />

« 13.) Il Rev. Don Angiolo Tanfoglio, d'a. 39;<br />

« 14.) Il Rev. Don Giannantonio Feraglio a. 28.<br />

« In complesso poi tutti essi RR. secolari si guardano<br />

(grazie a Dio) da giucchi ed osteria né sono<br />

indecenti nel vestire anzi usano all'Altare e nelle sagre<br />

funzioni sempre la Veste talare, lasciano bensì desiderare<br />

uno studio maggiore mentre che da alcuni anni<br />

nissuno vuoi far il Definitore de casi mensuali; onde<br />

se stanno sospese le Congregazioni e non vi veggo per<br />

ora altro espediente che obbligare quelli che sono confessori<br />

a far una decisione uno dopo l'altro per turnum.<br />

Più frequenza alla Dottrina Cristiana, e dicono<br />

altresì alcuni la Santa Messa nelle feste troppo immediatamente<br />

innanzi alla Parrocchiale, locchè da occasione<br />

al popolo di partire dalla Chiesa senz'ascoltare<br />

la divina parola con danno altresì degl'Altari per le<br />

offerte che si raccolgono finita la predica. In questa<br />

Chiesa v'è più oltre il grande assurdo nelle donne di<br />

mettervi e lasciarvi panche nove senza prima ottenere<br />

la licenza dell'll.mo e Rev.mo Ord. come fu sentenziato<br />

dell'Ili.mo e Rev.mo Mons. Barteo Gradenigo<br />

24 maggio 1685 come pure d'allungar, alzare, o slargare<br />

le vecchie; onde poco a poco si' rende di troppo<br />

impedito il pavimento.<br />

47<br />

Il Convento -<br />

« Abbiamo poi qui in poca lontananza un Convento<br />

de RR. PP. dell'Osservanza di S. Francesco<br />

eretto da S. Bernardino da Siena 1442 a 20 aprile<br />

come rilevo da una scrittura che fu da esso Santo soscritta<br />

e contiene detto Convento 15, o pur 16 tra<br />

Sacerdoti e Laici. E la Chiesa è d'un bel Vaso con<br />

6 Altari.<br />

« Manchiamo d'Abbazie, di Priorati, di Mona-<br />

Chiesa di S. Carlo - Portichelto a sera.<br />

che, di Conservatori di Donne e di Rendita che sia<br />

intitolata Fabbrica.<br />

« Non si posseggono Stabili disposti a Cause pie,<br />

perché tutti a mia saputa sono stati venduti in pronta<br />

ubbidienza a sovrani comandi.<br />

Opere Pie -<br />

« Due sono i Luoghi pii che qui abbiamo sotto<br />

nome di Commissarie cioè :<br />

« Prima: La Commissaria del SS. Crocifisso lasciata<br />

da fu Prevosto D. Pietro Ussoli in suo Testa-


mento de! dì 6 aprile 1 729 rogito dal fu Sig. Lorenzo<br />

Chinelli consiste in alcuni Capitali di censo, coi quali<br />

censi si debbe mantenere e si mantiene delli tre nominati<br />

Commissan tra quali io uno ne sono, un Cappellano<br />

che celebri annovalmente quel numero di messe<br />

che comporta il frutto che viene dal Capitale ritratto<br />

dalle case vendute qual frutto di presente egl'è di scudi<br />

bresciani, n. 30 e forma l'elemosina per messe 150 a<br />

Soldi 8 per ogn'una così dal Testatare fissata; 2.) che<br />

faccia scuola a quel numero de figli che discretamente<br />

porta il frutto de Capitali formati per li stabili nella<br />

Valle qui di Gardone venduti; onde per ora si sono<br />

eletti figliuoli 24 e per mercede di questi si danno al<br />

Maestro altri scudi 60 sicché tra tutto ottiene esso Cappellano<br />

di presente scudi novanta per ogn'anno, ma si<br />

stenta a scuodere; ed insorse purtroppo qualche lite.<br />

« Seconda : La Commissaria Acquisti venne fondata<br />

dal suddetto Sig. Giam-Battista Acquisti in vari<br />

tempi per diversi Capi, e differenti Istrumenti e Scritture,<br />

cioè: 1.) L'Istituzione della Cappellama sopranotata<br />

coll'Istrumento 1659 sopra la quale cadono le<br />

due ispezioni d'una messa ebdomadale che si tralascia<br />

di dire e dell'Altare non provveduto come sopra e per<br />

tal Cappellania ivi sono eletti tre Commissari Esecu-<br />

11 Santuaiio della valle d'ìnzino.<br />

48<br />

tori che sopra ciò nulla reclamano. 3.) L'accennati<br />

donazione de l'argenteria all'Altare di S. Catterins<br />

colla condizione di venderla per sostenere detta Cap<br />

pellama in caso si minorasse il Capitale o pur il censc<br />

come da Scrittura privata del dì 27 luglio 1676 in cu<br />

sono nominati tre Commissari. ( v )<br />

« 2.) Disposizione per la spesa nella solennit;<br />

di S. Catterina, ed in un Ufficio nel giorno seguente<br />

come pure per la dispensa di pane a poveri due volti<br />

all'anno fondata sopra un capitale di scudi trecento<br />

quarantasei circa dato a censo a questa Comunità il<br />

ragione del 6 per cento come da Istrumento del d<br />

26 agosto 1664 rogito dal fu Sig. Comino Rizziti<br />

Notaio di Magno d' Inzino, in cui per adempimenti<br />

di dette cose vengono nominati cinque Commissari.<br />

« 4.) Un mezzo bosco e una mezza fucina (quel!<br />

venduti sono stati ridotti in due capitali di censo) la<br />

sciati a queste Venerande Scuole del SS. Sagrament<br />

e Rosario in sua Cedola Testamentaria del dì primi<br />

settembre 1678, qual fu decretata nel dì 12 dicembr<br />

dell'anno stesso restando pur l'altre due metà di detJ<br />

bosco e fucina per il fine medesimo quando suc«<br />

deya il caso ivi annunciato per prenderne entrata cc<br />

far celebrare qualche messa, e qualche Esequie p«<br />

se, e suoi defunti; 2.) per comperar Oglio per le Lan<br />

pade di questa Chiesa, e per l'Aitar di S. Catterin;<br />

3.) per far governar l'argenti da lui come sopra dona<br />

il tutto come piacerà alii quattro Commissari in dett<br />

Cedola nominati e conosceranno il bisogno in lor<br />

coscienza inoltre.<br />

« II Vivente qui Sig. Giam-M. Acquisti Pron<br />

potè del suddetto Sig. GiamBattista come Commissar:<br />

nominato in tutti li detti quattro capi avendo qua<br />

sempre colla permissione oppure colla connivenza di<br />

gli altri Commissari maneggiate dette cose e tenute<br />

Libri delle partite e quindi appropriatisi altri affranc;<br />

tisi Capitali e frutti scossi è restato debitore di gross<br />

somma, dallo stesso suo giro posti dappoi li suoi be:<br />

all'Estimo convenne agl'altri Commissari far compar;<br />

per esserne pronunciati e venirne soddisfatti. Anno o<br />

tenuto qualche assegno ma molto ancora s'è perdute<br />

e maggior sventura della Commissaria lo stesso Si<br />

Gio. Maria dopo le promosse diverse liti contro il s<br />

condo e quarto Capo onde da alcuni anni si spende<br />

difenderne le ragioni ne saprei sperare di vedervi pr<br />

sto il fine perché lo stesso facendo da sé le prodott<br />

ed essendo tal volta il Giudice, o produce novi pun<br />

o domanda tempo, o pur bisogna differire per quale!<br />

riguardo e frattanto non si possono adempire i Leg<<br />

al quarto Capo. Ma neppure quelli contenuti nel s<br />

condo perché da sé solo vorrebbe far la dispensa d<br />

pane e la spesa della solennità di S. Catterina; cor<br />

meglio dirò, comecché per disgrazia entrando in que<br />

(*) L'argenterìa qui nominata «per 150 onze circa» venne incamer<br />

e venduta nelle spogliazioni napoleoniche e non restarono che le segrete<br />

ebano e argento.


per uno delli Commissan ho avuto la. necessità di pigliar<br />

tutti i lumi possibilità sostenimento della causa pia.<br />

« Inoltre in questa decretata Cedola Testamene<br />

taria si lasciano Livelli di Ducati 800 circa presi collettivamente<br />

ed un altro da farsi in circa altri Ducati<br />

400 come ivi per ispendere i frutti : 1.) in lire 40 di<br />

cera; 2.) m Messe diciasette nel giorno di S. Catterina<br />

cioè una per ogni Parrocchia delle 17 di questa<br />

Spettabile Valle a lire 10 oltre due candele di detta<br />

cera da darsi per ciascheduna Chiesa; 3.) in dispensa<br />

di sale alle Parrocchie stesse compresivi li due Conventi<br />

in questa Valle esistenti, come più diffusamente<br />

leggesi in. detta Cedola.<br />

« Due poi sono le Levatrici delle donne di parto<br />

ambedue provette ben istrutte ed esperimentate onde<br />

se ne può fidare e sono: La Sig.a Giulia vedova lasciata<br />

dal q.m Sig. Giacopo Antonio Belleri e Donna<br />

Margarita moglie di S.r Antonio Bazzoni.<br />

« Così due sono le maestre di scuola per le figliole<br />

cioè Margherita figlia del Sig. Barteo Vida d'armi<br />

33, Domenica figlia del fu Sig. Antonio Ussoli d'a. 28.<br />

49<br />

Oltre li suddetti Maestri di Scuola vi sono li due<br />

seguenti secolari, cioè: Giacomo q.m Barteo Beretta;<br />

Tom. q.m Giacomo Moro.<br />

Entrambi sono di buoni costumi, e frequenti a<br />

SS. Sagramenti, ma per quello che tengo senza aver<br />

fatta professione della fede ne presa licenza.<br />

E, così tengo de Sacerdoti suddetti Maestri di<br />

Scuola.<br />

Giannantonio Baldassare Caltaneo<br />

In Gardone Val Trompia.<br />

Preposto Vicario Foraneo ».<br />

N. B. — Se ogni pastore avesse l'animo intento<br />

così ai suoi doveri, non perirebbero i fedeli a lui affidati<br />

e la storia dell'uno e degli altri, collegati nella conquista<br />

dell'unica meta ideale, potrebbe concludersi:<br />

Che bella è veramente e santa impresa abitare<br />

nell'unione di una concorde fraternità.<br />

(Fot. Braco)


La Regia Scuola secondaria di avviamento al<br />

lavoro G. ZANARDELLI di ìnlone V. T.<br />

Nell'ottobre del 1903 cominciava a funzionare,<br />

con orario diurno completo, la Scuola Professionale<br />

Operaia « G. Zanardelli » di Gardone V. T.<br />

Dopo oltre 25 anni di vita, attiva e feconda di<br />

risultati, di questa Istituzione, è opportuno considerare<br />

il tempo trascorso ed i risultati raggiunti, allo scopo di<br />

trame incitamento a perfezionare sempre più la Scuola<br />

stessa, particolarmente in relazione alle nuove Leggi<br />

che riordinano le Scuole di Avviamento al Lavoro,<br />

ampliandone largamente le funzioni.<br />

NOTIZIE STORICHE<br />

Fin dal 1877 era sentita in Gardone V. T. la<br />

necessità di provvedere alla istruzione tecnica degli<br />

operai delle industrie locali.<br />

Infatti, in tale anno, l'alierà Sindaco Gay. Moretti<br />

Giuseppe affidava al sig. Mino Pietro l'incarico di<br />

impartire agli operai lezioni di Disegno. Veniva così<br />

istituita una « Scuola di Disegno per gli Artigiani »<br />

con orario festivo. Dopo molti anni di funzionamento<br />

di questa Scuola festiva, nel 1900-01, veniva aggiunto<br />

ad essa un Corso, serale e festivo, di « Elementi di<br />

Elettrotecnica», tenuto disinteressatamente dall'egregio<br />

Ing. G. Baccarani, allora Direttore degli Stabilimenti<br />

« Redaelli » di Gardone V. T.<br />

. Prof. MARIO CRISTOFOL, -<br />

51<br />

In seguito ai favorevoli risultati avuti, con questo<br />

corso, veniva costituita una Commissione incaricata di<br />

studiare i mezzi per l'impianto in Gardone V. T. di<br />

una « Scuola Professionale Operaia », completa dei<br />

corsi diurni, serali e festivi.<br />

La Commissione, presieduta dall'egregio Ing. G.<br />

Baccarani, era composta dalle seguenti egregie persone:<br />

Sig. Moretta Antonio, per il Comune di Gardone<br />

V. T., sigg. Grazioli Arrigo e Bel trami Pietro, per<br />

le locali Società Operaie di Mutuo Soccorso e Sigg.<br />

Corridori Giovanni e Zambonardi Andrea in rappresentanza<br />

degli operai.<br />

Con l'aiuto di alcune benemerite persone, fra cui<br />

è doveroso ricordare l'On. Quistini, il Maggiore Barié,<br />

il Cav. Uff. Beretta Giuseppe, e per l'appoggio<br />

veramente grande e generoso dato da S. E. Giuseppe<br />

Zanardelli, allora Presidente del Consiglio dei Ministri,<br />

la Scuola potè ottenere dall'On. Ministero di Agricoltura,<br />

Industria e Commercio, dalla Provincia e dalla<br />

Camera di Commercio e Industria di Brescia, dalla<br />

Cassa di Risparmio per le Provincie Lombarde in Milano<br />

e dal Comune di Gardone V. T., contributi finanziari,<br />

annuali, sufficienti per poter effettivamente aprire,<br />

nell'anno scolastico 1903-04, la «Scuola Professionale<br />

Operaia », intitolata a Giuseppe Zanardelli in<br />

riconoscimento dell'opera da Lui svolta a favore della<br />

Istituzione.


Il Comm. Ing. Redaelli Pietro, per rendere possibile<br />

l'effettivo funzionamento della Scuola, volle<br />

acquistare un fabbricato per darlo gratuitamente in uso<br />

alla Scuola stessa, e diede pure gratuitamente energia<br />

elettrica e numeroso materiale per le officine.<br />

A dimostrazione della propria riconoscenza, la<br />

Scuola, il 29 giugno 1925, ha voluto inaugurare, nei<br />

propri locali, alla presenza di S. E. il Ministro della<br />

Economia Nazionale On. Nava, una lapide a ricordo<br />

dell'opera svolta a favore della Scuola dal compianto<br />

Comm. Ing. Redaelli Pietro.<br />

Nell'anno scolastico 1903-04 la Scuola raccoglieva<br />

già 23 allievi nel Corso diurno, oltre ad altri 82 nei<br />

Corsi serali e festivi. Le prime gravi difficoltà 'di vita<br />

della Scuola vennero superate specialmente per merito<br />

di alcune generose persone che si offrirono, per alcuni<br />

anni, per insegnare gratuitamente; fra queste è doveroso<br />

ricordare, oltre l'egregio Ing. G. Baccarani, il<br />

Maggiore Generale d'Art. Ettorre Filandro, allora<br />

Capitanò, il Rag. Beltrami, il Geometra Contessi Bortolo<br />

ed altri ancora.<br />

La Scuola si sviluppò rapidamente e l'On. Ministero<br />

di Agricoltura, Industria e Commercio, volle con<br />

R. D. 12 novembre 1906, n. 495, regificarla dandole<br />

il nome di « Regia Scuola Professionale Operaia G.<br />

Zanardelli » e ordinandola con una sezione triennale<br />

diurna ad orario completo, una sezione triennale serale<br />

e una sezione festiva, pure triennale.<br />

Nel 1922 la Scuola lasciava il fabbricato di proprietà<br />

della Soc. An. Giuseppe e Fratello Redaelli,<br />

divenuto ormai insufficiente, e si trasferiva nel grande<br />

fabbricato della Fabbrica d' Armi R. Esercito ottenuto,<br />

in affitto, dal Demanio dello Stato, per il parti-<br />

Gabinetto di scienze e tecnologia.<br />

52<br />

colare interessamento di S. E. il Sen. Avv. Carlo<br />

Bonardi e dell'egregio fratello On. Dott. Italo.<br />

Il fabbricato veniva rapidamente adattato ai nuovi<br />

bisogni e la Scuola poteva così iniziare un nuovo e<br />

fecondo periodo di grande sviluppo, reso possibile dalla<br />

razionalità ed ampiezza dei nuovi locali.<br />

ORDINAMENTO<br />

La Scuola è stata riordinata con R. D. 16 ottobre<br />

1924, n. 2345, e risulta costituita, anche in relazione<br />

alla recentissima Legge 7 gennaio 1929-VI I,<br />

n. 8, dai seguenti Corsi :<br />

Scuola Secondaria di Avviamento al lavoro,<br />

Corso triennale diurno (con Biennio generico misto,<br />

,- maschile e femminile, e terza classe industriale mista,<br />

per meccanici e falegnami e femminile), alla quale si<br />

accede con la licenza della quinta classe elementare.<br />

Gli insegnamenti comuni alla sezione maschile e<br />

a quella femminile sono : Lingua Italiana ; Stona e<br />

Geografia; Coltura Fascista; Lingua Francese; Matematica;<br />

Elementi di Scienze; Igiene; Disegno a mano<br />

libera e geometrico; Calligrafia; Educazione fisica.<br />

Gli insegnamenti particolari per la sezione maschile<br />

sono :<br />

Disegno Professionale, Esercitazioni Pratiche,<br />

(Lavorazione del Legno, Lavorazione dei Metalli,<br />

ecc.)<br />

Gli insegnamenti speciali per la sezione femminile<br />

sono :<br />

Economia domestica, Esercitazioni pratiche (Taglio,<br />

Cucito, Sartoria, Maglieria, Ricamo ecc.)


E' annesso alla Scuola un « Corso Superiore »<br />

denominato « Laboratorio Scuola per Operai Armar<br />

moli», (corso biennale diurno), al quale accedono gli<br />

allievi licenziati dalla Scuola di Avviamento al Lavoro.<br />

In tale corso vengono impartiti i seguenti insegnamenti<br />

:<br />

Coltura generale; Matematica; Elettrotecnica;<br />

Meccanica teorica ed applicata ; Disegno Professionale;<br />

Tecnologia delle Armi; Tecnologia d'Officina, e<br />

vengono compiute esercitazioni pratiche di Aggiustaggio,<br />

Fucinatura e di Lavoraz. alle Macchine Utensili.<br />

Sono annessi alla Scuola anche i « Corsi per Maestranze<br />

» per apprendisti metallurgici e meccanici, muratori,<br />

falegnami ed ebanisti, (Corsi quadriennali serali).<br />

Tali corsi hanno il compito di integrare la coltura<br />

generale, tecnica e pratica degli apprendisti che lavo-<br />

rano durante la giornata nelle industrie locali. Vengono<br />

impartiti insegnamenti di Coltura generale, Aritmetica,<br />

Geometria e Computisteria, Disegno a mano libera e<br />

geometrico, nozioni di Fisica e Chimica e Coltura<br />

Fascista.<br />

Inoltre, ai metallurgici^ vengono impartiti insegnamenti<br />

speciali di Disegno Professionale, Tecnologia di<br />

Officina, Meccanica intuitiva ed Esercitazioni di officina;<br />

ai muratori, insegnamenti di Disegno professionale,<br />

Materiali ed Elementi delle Costruzioni, Statica<br />

delle Costruzioni, e Resistenza dei Materiali;<br />

ai falegnami ed ebanisti, insegnamenti di Disegno<br />

professionale, Tecnologia dei legnami ed Esercitazioni<br />

di lavoro.<br />

E' annessa alla Scuola anche una « Scuola libera,<br />

festiva, di Disegno Professionale » con corsi sepa-<br />

Officina per le esercitazioni alle macchine utensili.<br />

53<br />

rati di Disegno a mano libera, Disegno Geometrico e<br />

Disegno Professionale; le lezioni vengono svolte al<br />

mattino della domenica.<br />

PERSONALE DELLA SCUOLA<br />

E' costituito da n. 1 Direttore, n. 1 1 Insegnanti,<br />

n. 4 Capi officina, n. 1 Segretario economo e da n. 1<br />

Bidello.<br />

BIBLIOTECA<br />

La biblioteca dell» Scuola, e quella per uso degli<br />

allievi, dispongono di n. 837 opere di coltura generale,<br />

tecnica e scientifica.<br />

\<br />

GABINETTI SCIENTIFICI<br />

I gabinetti di Scienze fisiche e naturali e di Tecnologia<br />

sono dotati di numeroso materiale per esperienze<br />

di meccanica, elettricità ecc., di collezioni di minerali<br />

e combustibili, di apparecchi di precisione per controlli<br />

centesimali, per misure angolari ecc.<br />

OFFICINE E LABORATORI<br />

II laboratorio per le esercitazioni di lavorazione<br />

del legno dispone di n. 28 posti di lavoro, di n. 2 torni<br />

per legno, di n. 1 mola per arrotare utensili, di n. 1<br />

sega circolare con bucatrice, e di una piallatrice semplice.


Laboratorio per le esercitazioni di fucinatura.<br />

Gli attrezzi ed i banchi da lavoro sono stati costruiti<br />

nella Scuola stessa, con l'opera degli allievi.<br />

Il laboratorio per le esercitazioni di aggiustaggio<br />

dispone di n. 33 posti di lavoro, montati su banchi<br />

moderni, con piedi di ghisa, di n. 12 piani di riscontro<br />

e di numerosi e moderni strumenti di misura e controllo.<br />

Il laboratorio per le esercitazioni di fucinatura dispone<br />

di n. 4 fuochi di fucina in muratura, azionati da<br />

un elettroventilatore, n. 4 incudini e di attrezzi vari,<br />

di n. 1 maglio pneumatico da 50 Kg. e di n. 1 forno<br />

a nafta per trattamenti termici.<br />

L'officina per le esercitazioni alle<br />

macchine utensili è provvista delle<br />

seguenti macchine:<br />

limatrice, n. 1 piallatrice, n. I<br />

stozzatrice, n. 1 fresatrice universale,<br />

n. 1 rettifica-affilatrice, n. 3 trapani,<br />

n. 1 affilatrice e n. 1 sega<br />

alternativa.<br />

Il laboratorio per le esercitazioni<br />

pratiche di lavori femminili è<br />

provvisto di n. 1 macchina per cucire,<br />

di n. 3 manichini, di n. 1 ferro<br />

elettrico per stirare ecc.<br />

SALA DI MEDIAZIONE<br />

In applicazione alle recenti disposizioni<br />

di Legge sull' Igiene del<br />

Lavoro, la Scuola ha impiantato<br />

una moderna sala di mediazione<br />

per pronto soccorso.<br />

i&ar _)*f 54 issa<br />

BORSE DI STUDIO<br />

Con regolare donazione del cc<br />

rispondente capitale in titoli di St<br />

to, sono state istituite, nel 1918<br />

nel 1922, dal compianto Comi<br />

Dott. Arnaldo Legnazzi, n. 2 Bc<br />

se di studio annuali di L. 250,<br />

quali vengono assegnate, median<br />

concorso bandito annualmente, f:<br />

gli allievi dei Corsi diurni del<br />

Scuola.<br />

CONSIGLIO DI AMMINI-<br />

STRAZIONE<br />

II Consiglio d'Amministrazione<br />

costituito dalle seguenti persone:<br />

Presidente: Moretta Cav. Ar<br />

Ionio - Delegato dal Ministero de<br />

l'Educaz. Naz. ; Membri: Casa<br />

Farfaletti Ing. Cav. Ugo, Delegato del Comune e<br />

Gardone V. T. ; Glisenti Comm. Guido, Delegato de<br />

la Provincia di Brescia ; Beretta Comm. Pietro, De<br />

legato del Consiglio Provinciale dell' Economia e<br />

Brescia; Cristofoli Prof. Mario, Direttóre della Scuo<br />

la, Segretario.<br />

L'egregio Cav. Moretta Antonio, il quale si pui<br />

considerare, con l'egr. Ing. G. Baccarani, il fondatori<br />

della Scuola, tiene la Presidenza del Consiglio di Am<br />

ministrazione dal 1904-05, e alla Scuola stessa hi<br />

dedicato, e dedica, tutto il suo interessamento appas-<br />

OfHcina per le esercitazioni di aggiustaggio.


sionato affinchè essa possa essere<br />

sempre migliore.<br />

ENTRATE ORDINAR \E<br />

La stabilità amministrativa della<br />

Scuola è assicurata dalle entrate<br />

ordinarie fissate con R. Decreto<br />

29 marzo 1928, n. 1273, e costituite<br />

dai seguenti contributi:<br />

Min. Pubbl. Istruz. L. 84.890 —<br />

Provincia di Brescia » 16.228,—<br />

Consiglio Prov. dell'Econom.<br />

Brescia » 9.466,—<br />

Comune di Gardone<br />

Val Trompia » 8.520,—<br />

Cassa Rispar. Prov.<br />

Lombarde, Milano » 3.257,—<br />

Totale L. 122.361,—<br />

GRUPPO INDUSTRIALI della VALTROM-<br />

PIA SOSTENITORE DELLA SCUOLA.<br />

I Signori Industriali della Valtrompia, i quali<br />

aiutano finanziariamente la Scuola fino dalla sua fondazione,<br />

hanno voluto, nel 1925, costituirsi in « Gruppo<br />

» allo scopo di coordinare, ed aumentare, le sovvenzioni<br />

alla Scuola stessa, le quali raggiungono attualmente<br />

la notevole cifra di oltre 20.000 lire annue.<br />

Fanno parte del « Gruppo » le seguenti Ditte :<br />

Sala di mediazione.<br />

55<br />

Laboratorio per le esercitazioni di lavorazione del legno.<br />

Soc. An. Giuseppe e Fratello Redaelli di Milano,<br />

Soc. Bernocchi di Legnano, Soc. An. Trafilerie e Laminatoi<br />

Metalli di Milano, Comm. Beretta Pietro di<br />

Gardone V. T., Soc. An. Fermo Coduri e C. di Milano<br />

ecc.<br />

ALTRI CONTRIBUTI<br />

La Scuola riceve anche contributi finanziari dal<br />

Consorzio Provinciale Obbligatorio per I" Istruzione<br />

Tecnica di Brescia, dai vicini comuni di Villa Carcina,<br />

Sarezzo, Lumezzane, Concesio, Marcheno, nonché<br />

dalle Società Operaie di Mutuo<br />

Soccorso di Gardone Val Trompia.<br />

RISULTATI<br />

La Scuola ha potuto, dopo la<br />

recente guerra, riprendere il suo<br />

sviluppo ascensionale e, resa più efficiente<br />

nei riguardi del Personale,<br />

dei gabinetti scientifici, delle officine<br />

e dei laboraton, ha visto fortemente<br />

aumentare la propria popolazione<br />

scolastica.<br />

Nel 1921-22 essa era costituita<br />

da n. 57 allievi, appartenenti ai soli<br />

corsi diurni, allora esistenti.<br />

Nel 1928-29 ha raggiunto la<br />

forte cifra di n. 292 allievi dei quali<br />

n. 117 appartenenti ai Corsi diurni<br />

maschili, n. 27 appartenenti ai<br />

Corsi diurni femminili e n. 148 ai<br />

Corsi serali e festivi per operai.


I favorevoli risultati degli insegnamenti impartiti<br />

sono rappresentati, in modo evidente, dal conveniente<br />

collocamento, nelle industrie locali, degli allievi licenziati<br />

dalla Scuola.<br />

Dei 120 allievi, licenziati dal Corso superiore<br />

della Scuola, fino a tutto il 1927-28, circa l'85 per<br />

cento risulta occupato nelle industrie meccaniche e metallurgiche<br />

locali con funzioni tecniche e il 1 5 per cento<br />

circa si trova invece collocato con funzioni amministrative<br />

e varie.<br />

E' opportuno rilevare che oltre il 50 ner cento<br />

degli allievi si trova collocato nelle industrie con funzioni<br />

di Capo officina, Capo operaio, Disegnatore tecnico<br />

ecc. ; tale fatto dimostra che gli allievi migliori<br />

della Scuola riescono, dopo un conveniente tirocinio<br />

pratico, compiuto come operai, a raggiungere nelle<br />

industrie posizioni di comando e di responsabilità.<br />

La caratteristica della Scuola è costituita dall'indirizzo<br />

eminentemente pratico dato ai vari insegnamenti,<br />

il quale determina, negli allievi, l'amore al la-<br />

Segreteria.<br />

56<br />

voro e la tendenza, non appena licenziati dalla scuola,<br />

ad occuparsi nelle industrie come operai.<br />

Così, attraverso il tirocinio pratico di lavoro, si<br />

vengono a formare ottimi elementi tecnici per l'officina,<br />

i quali risultano preparati, tecnicamente e praticamente,<br />

ad assolvere le loro importanti funzioni.<br />

La R. Scuola di Avviamento al Lavoro «G. Zanardelli<br />

» di Gardone V. T., con i suoi vari Corsi<br />

diurni, serali e festivi, frequentati da un folto numero<br />

di allievi, ritiene di poter validamente contribuire alla<br />

formazione tecnica delle maestranze operaie per le Industrie<br />

della Valtrompia le quali, rappresentate da oltre<br />

100 stabilimenti ed officine, animati dall'attività di<br />

oltre 6000 operai costituiscono, certamente, un'importante<br />

centro di industrie e di lavoro nel quadro generale<br />

della Nazione Italiana, rinnovata sotto la guida<br />

energica ed appassionata del Capo del Governo e rivolta/<br />

verso l'avvenire per le migliori fortune della<br />

Patria.


Il Banco Nazionale di prova<br />

delle armi da fuoco portatili<br />

Dal momento che i Banchi di Prova sono effetto<br />

e causa, conseguenza e fattore dell'industria delle armi,<br />

non sarebbe forse fuor di luogo che la trattazione dell'istituzione<br />

del Banco Nazionale di Prova, degli scopi<br />

che esso intende conseguire, del suo funzionamento,<br />

della sua attività, dei vantaggi che ne derivano, fosse<br />

preceduta da notizie (*) o cenni relativi:<br />

a) all'industria bresciana delle armi ed alle<br />

sue lontane origini, anteriori all'epoca romana;<br />

(*) Queste notizie vennero tratte dall' interessante articolo pubblicato su<br />

; L'Economia Italiana» del 30 Gennaio 1915, N, 2 del Doti. Carlo Friso.<br />

- Generale Morene -<br />

Esterno.<br />

57<br />

b) alle armi fabbricate nelle varie epoche e<br />

di cui si ha notizia : quali le prime « bombarde » del<br />

1200; i « dardi » gardoni, da Gardone V. T., del<br />

1300 ; i primi scoppi o scoppietti — da cui vennero<br />

gli schioppi — e le armi bianche e da difesa del 1400 ;<br />

i moschetti a miccia, a pietra ed a ruota per pietra,<br />

tutte armi da guerra ; le armi da fuoco per caccia del<br />

secolo XVII; i fucili a bacchetta e quelli a retrocarica;<br />

le armi a ripetizione ed automatiche odierne;<br />

e) allo splendido sviluppo raggiunto dall'industria<br />

nostra nei secoli XVII e XVIII, per opera della<br />

Repubblica veneta;


d) ali' intensa attività delle fabbriche d'armi<br />

bresciane durante le guerre napoleoniche ;<br />

e) al periodo di crisi, a stento superata, durante<br />

la dominazione austriaca ;<br />

/) all'aspra concorrenza fatta dalla similare<br />

industria estera, in questi ultimi decenni;<br />

§) alle ragioni di carattere tecnico, economico<br />

e politico per le quali la nostra industria dovette lottare<br />

con quella, in condizioni di inferiorità;<br />

h) ai necessari provvedimenti adottati dal Governo<br />

italiano per tener m vita la nostra gloriosa industria<br />

delle armi, che dava e da lavoro a migliaia di<br />

operai e che, con una maestranza numerosa e provetta,<br />

con gli impianti e materiali di cui dispone, può essere<br />

di somma utilità nel momento del bisogno, come venne<br />

dimostrato nella guerra mondiale;<br />

i) alla ripresa, infine, realizzata in questi ultimi<br />

anni, per opera principalmente di coraggiosi e lungimiranti<br />

industriali ed uomini di governo ed anche del<br />

Bar-,o Nazionale di prova, il quale, dando alle armi,<br />

per le prove subite, una seria garanzia della loro resistenza,<br />

le fa preferire alle armi estere.<br />

Ma poiché, la trattazione, anche sommaria, di<br />

tanti argomenti, metterebbe forse a dura prova la pazienza<br />

di chi desidera solo avere un'idea dei Banchi<br />

di prova in genere e del Banco Nazionale di prova,<br />

m ispecie, diremo sommariamente di queste provvide<br />

istituzioni.<br />

I Banchi di prova delle armi da fuoco portatili,<br />

da caccia, tiro e difesa, sono stabilimenti nei quali le<br />

armi vengono sottoposte a prove forzate, tendenti ad<br />

assicurarsi che esse — e specialmente le canne e le<br />

chiusure — abbiano, per bontà dei materiali in esse<br />

impiegati e della lavorazione da essi subita, un grado<br />

di resistenza tale da dare sicuro affidamento di resistere<br />

ai tiri ordinari e normali, eseguiti, cioè, in adatte<br />

condizioni delle armi stesse e delle loro munizioni.<br />

E poiché un'arma che lasci a desiderare o nei<br />

riguardi della bontà dei materiali impiegati o nella<br />

accuratezza della lavorazione non resiste a tali prove<br />

e poiché è logico ritenere che quell'arma — appunto<br />

perché difettosa — sarebbe presto o tardi scoppiata<br />

anche se chiamata ad eseguire tiri normali, con danno<br />

più o meno grave pel tiratore e con pencolo anche per<br />

chi gli fosse vicino, ne deriva che i Banchi di prova<br />

sono istituzioni che mirano a salvaguardare l'incolumità<br />

pubblica.<br />

Inoltre, un'arma provata al Banco, che è uno<br />

stabilimento pubblico, indipendente dalle Fabbriche<br />

che mandano le armi per la prova, e che, perché tale,<br />

da pieno affidamento di rigorosa imparzialità, un'arma,<br />

dico, provata, con esito positivo acquista pregio,<br />

poiché da le dovute garanzie di resistenza.<br />

Ne consegue che i Banchi di prova rialzano o<br />

tengono alto il prestigio dell'industria armiera del proprio<br />

paese, concorrendo efficacissimamente a migliorarne<br />

o a mantenerne buona la produzione.<br />

58<br />

Ed ecco, da quanto sopra, emergere che gli scopi<br />

dei Banchi di prova sono precisamente: salvaguardare<br />

l'incolumità pubblica ed accrescere o mantenere<br />

il buon nome dell'industria delle armi.<br />

I più antichi Banchi di prova sono quelli di Londra<br />

(1637), Liegi (1622), St. Etienne (1741) e quello<br />

di Gardone V. T. il cui funzionamento cessò con<br />

la caduta della Repubblica Veneta.<br />

Nel 1910, anno in cui fu tenuto a Bruxelles il<br />

primo congresso internazionale dei Banchi di prova,<br />

questi erano, in Europa, 17 (l'America non aveva e<br />

non ha Banchi di prova ufficiali), stabiliti nella maggior<br />

parte dei grandi centri produttori di armi da<br />

fuoco. Essi erano, oltre a quelli di Londra, Liegi, St.<br />

Etienne, i Banchi di prova di Brescia - Gardone V. T,<br />

e di Eibar (non ancora — a quella data — aperti<br />

al pubblico) Parigi, Birmingham, Suhl, Francoforte<br />

sull'Oder, Obendorf, Amberg, Zella-Mehlis, Vienna,<br />

Praga, Weipert, Ferlach, Budapest.<br />

La prova è, oggi, obbligatoria ovunque, tranne<br />

che in Francia, dove è facoltativa. Sulle armi che<br />

hanno superato la prova, vengono impressi generalmente:<br />

a) dei marchi ufficiali, indicanti qual'è il Banco<br />

che ha provato l'arma; la specie della prova: delle<br />

sole canne, detta provvisoria, e dell'arma finita, detta<br />

definitiva (là dove si effettuano queste due prove, distinte<br />

una dall'altra); la polvere adoperata (nera o<br />

senza fumo); lo stadio della lavorazione dell'arma<br />

presentata alla prova (talvolta); l'entità in Kg. cm.<br />

della prova (talvolta) b) dei dati relativi ali' arma<br />

(calibro, peso delle canne, ecc.) e, talvolta, alla carica<br />

di prova e a quella normale; e) l'anno in cui venne<br />

eseguita la prova.<br />

Ma i Banchi di prova, oltre al compito principalissimo<br />

di sottoporre le armi e le parti d'arma alle<br />

prove forzate di resistenza, hanno anche la funzione<br />

di eseguire studi, ricerche, esperienze, prove tendenti<br />

alla risoluzione di problemi inerenti al tiro delle armi<br />

ed a determinare, tra l'altro, l'influenza dei vari elementi<br />

delle cartuccie, nonché il comportamento balisjàco<br />

dei vari tipi di polvere da caccia e tiro in esse<br />

impiegate, risultante dalle velocità restanti ed iniziale,<br />

dalle pressioni sviluppate., dalla penetrazione, rosata<br />

ecc. Perciò sono dotati di apparecchi e strumenti di<br />

precisione e sono serviti da personale specializzato.<br />

Inoltre, taluni Banchi di prova, compresi della<br />

verità che la prova delle munizioni più che il corollario<br />

logico e necessario della prova delle armi da fuoco, ne<br />

è l'integrazione, tenuto conto che il valore della prova<br />

forzata di resistenza di quelle può essere neutralizzato<br />

dall'impiego di cartuccie inadatte per l'eccessiva pressione<br />

sviluppata, hanno cambiato nome, dopo aver istituita<br />

la prova ufficiale facoltativa delle munizioni. Così<br />

per esempio, il Banco di prova di Parigi, con decreto<br />

Ministeriale del 26-4-1921, è chiamato «Banco di<br />

prova delle armi da fuoco e delle munizioni da caccia»<br />

Quello di Saint-Etienne ha preso, nel 1923, la


denominazione di « Barjco pubblico di prova delle<br />

armi da fuoco e delle munizioni ». i<br />

Quello di Eibar è chiamato « Banco di prova<br />

delle armi da fuoco portatili e delle loro munizioni ».<br />

Quello di Liegi ha tuttora la denominazione di<br />

Banco di prova delle armi da fuoco, ma la prova dei-<br />

le munizioni vi è stata istituita ufficialmente dal 1921.<br />

Analogamente può dirsi del Banco di prova di<br />

Birmingham.<br />

Anche al Banco Nazionale si effettua la prova<br />

delle munizioni, a richiesta degli interessati, Ditte e<br />

privati. Sarebbe però desiderabile che o essa fosse resa<br />

ufficiale, o che fosse reso obbligatorio il collaudo ufficiale<br />

delle polveri senza fumo da caccia e tiro, nei successivi<br />

lotti posti in commercio, presso il Banco Nazionale,<br />

dato che la polvere costituisce l'elemento della<br />

cartuccia più importante agli effetti degli scoppi dell'arma.<br />

La disposizione concorrerebbe meglio a stabilire<br />

responsabilità nei casi di scoppio del fucile; in<br />

occasione dei quali si è, oggi, troppo soliti ad addossarne,<br />

senz'altro, la responsabilità al fabbricante dell'arma,<br />

anche se questa ha subito regolarmente e superato<br />

la prova, mentre si risparmia chi ha confezionato<br />

le cartuccie, anche quando nulla si sa di positivo<br />

del loro comportamento balistico.<br />

IL BANCO NAZIONALE DI PROVA<br />

I migliori Fabbricanti d'armi italiani, constatando<br />

che i loro prodotti non potevano gareggiare con successo<br />

con le armi fabbricate nei Paesi provvisti di Ban-<br />

Sala collaudo.<br />

59<br />

chi di prova, appunto per la maggior fiducia che queste<br />

inspiravano per le prove ufficiali superate e per la ,<br />

presenza su di esse dei relativi marchi, e comprendendo<br />

che la prova ufficiale delle armi avrebbe eliminato<br />

prodotti italiani scadenti, e perciò tali da abbassare il<br />

prestigio di tutta la produzione italiana e da insidiarne<br />

il buon nome, a scapito anche delle armi quanto quelle<br />

estere buone, se non migliori, ma non ugualmente apprezzate,<br />

perché sprovviste dei marchi di prova ufficiali,<br />

per anni ed anni si agitarono per ottenere che<br />

anche in Italia fosse istituito un Banco di prova delle<br />

armi da fuoco portatili, accontentandosi, in un primo<br />

tempo, che la prova fosse facoltativa.<br />

Finalmente, con R. Decreto 13 gennaio 1910<br />

n. 20 venne istituito il Banco di prova delle armi da<br />

fuoco portatili, con Sede a Brescia e con laboratori nei<br />

due principali centri della lavorazione italiana delle<br />

armi : Brescia e Gardone V. ,T.<br />

Per l'impianto e per la gestione del Banco, si<br />

costituì un Consorzio tra i Comuni di Brescia e di<br />

Gardone V. T. e la Camera di Commercio di Erescia,<br />

i quali Enti insieme al Ministero di Agricoltura,<br />

Industria e Commercio, versarono un contributo, una<br />

volta tanto, per sopperire alle spese di primo impianto.<br />

Il Banco doveva vivere e vive, mediante le tasse<br />

che riscuote per le prove fatte.<br />

La gestione amministrativa e tecnica del Banco<br />

venne affidata ad un Consiglio d'Amministrazione di<br />

7 membri, nominati dai tre Enti consorziati, dal Ministero<br />

anzidetto, da quello della Guerra e dai Fabbricanti<br />

d'Armi. ,<br />

Le pratiche burocratiche prima, e poi lo scoppio<br />

della guerra mondiale, impedirono, per parecchi anni,


che il Banco fosse effettivamente aperto al pubblico,<br />

quantunque il lavoro preparatorio fosse stato completamente<br />

ed accuratamente eseguito. Fu solo nel 1920<br />

che potè finalmente aprirsi la sezione di Gardone Val<br />

Trompia mentre quella di Brescia iniziò le prove nel<br />

1921.<br />

Quantunque la prova ufficiale fosse, come si disse,<br />

facoltativa, mandarono al Banco i loro prodotti le<br />

migliori fabbriche, così che il totale delle armi provate<br />

nel 1920 (5 mesi di esercizio di una Sezione, quella<br />

di Gardone V. T.) fu di 5335; nel 1921 (12 mesi<br />

di esercizio per la Sezione di Gardone V. T. e 7 mesi<br />

di esercizio per la Sezione di Brescia) fu di 34802.<br />

Nel 1922 presso le due Sezioni vennero provate<br />

27351 armi.<br />

Nel 1923 ne fruono provate 41644 e nel 1924<br />

48040.<br />

Ma intanto si era fatto strada il concetto dell'obbligatorietà<br />

della prova ufficiale, che ebbe la sua consacrazione<br />

nel R. Decreto Luogotenenziale 30 dicembre<br />

1923 n. 351, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale<br />

del 9 febbraio 1924 N. 34 e che stabiliva che, trascorso<br />

un anno, cioè a partire dal 9 febbraio 1925,<br />

le armi da fuoco portatili di qualunque calibro e dimensione,<br />

fabbricate nel Regno, dovevano essere sottoposte<br />

alla prova presso il Banco di Brescia - Gardone<br />

V. T. al quale fu imposto il titolo di « Banco Nazionale<br />

di prova delle armi da fuoco portatili».<br />

Il Regolamento relativo, compilato dal Ministero<br />

dell'Economia Nazionale, venne pubblicato sulla<br />

Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio 1925 n. 3 (R. D.<br />

16 ottobre 1924 n. 2121).<br />

Sala cronografi.<br />

60<br />

II 1925 — primo anno di prova obbligatoria —<br />

vide salire a 93.709 il numero delle armi provate al<br />

Banco Nazionale.<br />

Nel 1926 vennero provate 87.818 armi, 43045<br />

nel 1927 e 38284 nel 1928.<br />

Putroppo nel 1927 cominciò a diminuire il numero<br />

delle armi provate al Banco Nazionale (numero<br />

che precisa la produzione nazionale, e quindi l'attività<br />

dell'industria) e la diminuzione si accentuò nel<br />

1928, come è dimostrato dall'unito grafico. Delle<br />

cause del grave fatto non è qui il caso di parlare.<br />

Esse però vennero segnalate ai competenti Ministeri.<br />

Questi dati indicano l'attività svolta dal Banco<br />

nei riguardi della prova delle armi.<br />

Il Consiglio d'Amministrazione rimase costituito<br />

da 7 membri: Uno nominato da ciascuno dei tre Enti<br />

Consorziati più sopra nominati, Uno da ciascuno dei<br />

Ministeri dell'Economia Nazionale (da cui il Banco<br />

dipende amministrativamente) e della Guerra (da cui<br />

dipende tecnicamente) e 2 dalla Confederazione Generale<br />

dell' Industria.<br />

Per dare alcune indicazioni di carattere tecnico,<br />

diremo che :<br />

Visite accurate vengono passate ad ogni singola<br />

arma, tanto prima della prova, per accertarsi che quella<br />

abbia i requisiti richiesti, quanto dopo la prova, per<br />

verificare se ha resistito in tutte le sue parti.<br />

La prova delle armi consiste:<br />

a) nel caricare e sparare l'arma con cartuccie<br />

capaci di sviluppare una pressione di molto superiore<br />

— circa il doppio — a quella data dalle cartuccie<br />

adoperate nei tiri ordinari.<br />

I fucili non rigati a retrocarica, sono generalmen-


ioooco<br />

98000<br />

96000<br />

94000<br />

92000<br />

90000<br />

88000<br />

86000<br />

84000<br />

82000<br />

80000<br />

78000<br />

76000<br />

74000<br />

72000<br />

70000<br />

68000<br />

66000<br />

64000<br />

62000<br />

60000<br />

58000<br />

56000<br />

54000<br />

52000<br />

50000<br />

48000<br />

46000<br />

44000<br />

42000,<br />

40000<br />

36000<br />

36000<br />

34000<br />

32000<br />

30000<br />

28000<br />

26000<br />

24000<br />

22000<br />

20000<br />

18000<br />

16000<br />

14000<br />

12000<br />

10000<br />

8000<br />

6000<br />

4000<br />

2000<br />

BANCO NAZIONALE DI PROVA<br />

DELLE ARMI DA FUOCO PORTATILI<br />

Armi lunghe<br />

„ certe<br />

Totftle armi prortte<br />

1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 1928<br />

I<br />

\<br />

looooo<br />

98000<br />

96000<br />

94000<br />

92000<br />

90000<br />

88000<br />

86000<br />

84000<br />

82000<br />

80000<br />

78000<br />

76000<br />

74000<br />

72000<br />

70000<br />

68000<br />

66000<br />

64000<br />

62000<br />

60000<br />

58000<br />

- 56000<br />

54000<br />

52000<br />

50000<br />

46000<br />

46000<br />

44000<br />

42000<br />

40000<br />

38000<br />

36000<br />

34000<br />

32000<br />

30000<br />

28000<br />

26000<br />

24000<br />

22000<br />

20000<br />

19000<br />

16000<br />

14000<br />

12000<br />

10000<br />

6000<br />

6000<br />

4000<br />

2000


te provati all'estero con due prove: una detta provvisoria<br />

delle sole canne isolate od accoppiate ed ancora<br />

sprovviste di camera, — obbligatoria — con polvere<br />

nera, un colpo per canna; pressione in culatta di circa<br />

800 Kg. cmq., pressione nelle parti mediana ed antistante<br />

della canna non dichiarata; l'altra detta defini-<br />

O<br />

tiva, un colpo per canna, dell'arma finita in bianco (di<br />

prescrizione in taluni banchi) o completamente finita ;<br />

eseguita con polvere nera — obbligatoria — pressione<br />

in culatta di 620 Kg. cmq. ; o con polvere senza fumo<br />

—- facoltativa — pressione in culatta 900 Kgr. cmq.<br />

per i calibri 16 e superiori e di 1000 Kg. cmq. per i<br />

calibri inferiori al 16, quando la camera non superi<br />

i 70 mm. di lunghezza.<br />

Dal 1. febbraio 1928, al Banco Nazionale i<br />

fucili non rigati a retrocarica vengono provati con una<br />

unica prova dell'arma finita completamente — in maggioranza<br />

—• o finita in bianco, ma con due colpi per<br />

canna. Le due cartuccie di prova per canna, caricate<br />

sempre con polvere senza fumo, vengono sparate una<br />

subito dopo l'altra, con dosi dì polvere e di piombo<br />

tali che, pur dando entrambe la stessa pressione in<br />

corrispondenza della camera, 900 opr— 1000 Kg.<br />

cmq. come sopra è detto, così da provare la resistenza<br />

della culatta e della chiusura, la prima dia una pressione,<br />

a circa 16 cm. dal vivo di culatta della canna<br />

tale (490 Kg. cmq. circa) da provare anche la resistenza<br />

delle parti mediana ed anteriore della canna<br />

stessa. In altre parole : 1.) si abolì la prova con polvere<br />

nera, riservata ormai alla prova dei soli fucili ad<br />

avancarica, per evitare che un fucile provato con polvere<br />

nera (a 620 Kg. cmq. di pressione di prova)<br />

perché debole, possa essere, dal proprietario, impru-<br />

Poligono di tiro.<br />

61<br />

dente o ignorante, caricato con cartuccie a polvere<br />

senza fumo, dando luogo a inconvenienti, talvolta gravi<br />

e dolorosi. ,<br />

2.) Si sostituì al colpo di prova provvisoria delle<br />

sole canne, di dubbia efficacia, un colpo sparato con<br />

l'arma già finita, con cartuccia sviluppante in culatta<br />

una pressione ben maggiore di quella ottenuta con la<br />

prova provvisoria, anche tenuto conto del diverso stadio<br />

di lavorazione delle canne, ed una pressione convenientemente<br />

elevata a 16 cm. dal vivo di culatta.<br />

Può ben dirsi, per la venta ed a riconoscimento<br />

della rigorosità e serietà delle nostre prove, che con<br />

siffatte modalità, che solo 1" Italia ha adottato, questa<br />

si è portata alla testa delle Nazioni provviste di Banchi<br />

di prova ufficiali. Il che testimonia dell'entità dei<br />

progressi compiuti dell'industria armiera italiana, m<br />

questi ultimi anni. Le rivoltelle e le armi rigate si<br />

provano ad una pressione superiore del 30-50 per cento<br />

alla pressione data dalle cartuccie del commercio.<br />

b) nell'assicurarsi del regolare funzionamento<br />

dell'arma — tanto più se automatica o a ripetizione<br />

— nei suoi van congegni.<br />

Poiché le stesse cartuccie, caricate m modo identico,<br />

danno pressioni diverse a seconda delle condizioni<br />

atmosferiche della giornata, si eseguiscono frequenti<br />

tiri di prova, per ricavare la dose di polvere da adoperarsi,<br />

ferma restando la dose del piombo. Queste<br />

prove si fanno con le canne manometriche tipo internazionale,<br />

così dette perché le loro caratteristiche vennero<br />

stabilite a Liegi negli anni 1911 e 1912 dalla<br />

Commissione tecnica internazionale, riunitasi in seguito<br />

a deliberazione del 1. Congresso internazionale dei<br />

Banchi di prova, che ebbe lo scopo principale di uni-


formare, per quanto possibile, le prove da eseguirsi<br />

presso i Banchi di prova ufficiali degli Stati rappresentati<br />

al Congresso, tra i quali 1' Italia, così da poter<br />

poi considerare equipollenti tra loro i marchi di prova<br />

di detti Banchi e rendere inutili ulteriori prove, nel<br />

Paese importatore, delle armi già regolarmente punzonate<br />

nel Paese esportatore.<br />

La prova subita, con esito positivo, risulta : a) dai<br />

marchi impressi sull'arma e indicanti, per i fucili da<br />

caccia, se l'arma era finita completamente o m bianco;<br />

che la prova è stata eseguita con polvere senza fumo;<br />

le dimensioni della camera; i diametri dell'asta e della<br />

strozzatura; il peso delle canne; si aggiunge lo<br />

stemma di Brescia o di Gardone V. T., a seconda<br />

della Sezione che ha effettuato la prova ; b) dal certificato<br />

di prova, per le armi lunghe, bollato con bollo<br />

da L. 2, e contenente indicazioni relative all'arma,<br />

alla Ditta costruttrice, alla prova; e dal cartellino,<br />

per le armi corte, bollato con bollo da L. 0.50.<br />

E' qui opportuno chiarire che le armi possono essere<br />

provate sia « completamente finite » sia « in bianco<br />

», ma le prime sono generalmente al Banco Nazionale<br />

in forte prevalenza (il 68 per cento nel 1926)<br />

rispetto alle seconde; mentre, in qualche Banco estero,<br />

le armi vengono quasi tutte provate « in bianco ».<br />

La differenza ha grande peso nei riguardi della<br />

importanza che viene ad assumere la prova e quindi<br />

del valore della garanzia che ne deriva.<br />

Poiché mentre il valore della prova in Kg. cmq.<br />

è uguale nei due casi di arma finita e di arma in bianco,<br />

quest'ultima, viene, dopo la prova, sottoposta ad<br />

ulteriori operazioni di finimento e di tempera, operazioni<br />

per le quali è già passata la prima, della quale<br />

quindi può dirsi che non è, dopo la prova, minimamente<br />

modificata, così che i dati (peso delle canne e diametri<br />

interni) impressi sull'arma e segnati sul certificato,<br />

corrispondono esattamente; a quelli che l'arma<br />

aveva all'atto della prova: perciò il grado di resistenza<br />

che l'arma aveva all'atto della prova, non ha subito la<br />

più piccola diminuzione il che, non può sempre affermarsi<br />

per le armi state provate allo stato di «in bianco».<br />

Le armi importate dall'estero sono pure soggette ,/<br />

alla prova presso il Banco Nazionale, qualora non<br />

portino i marchi di prova dei Banchi ufficiali della<br />

Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio e Germania ; poiché<br />

i marchi dei Banchi ufficiali di questi Stati sono<br />

ritenuti dall' Italia equipollenti ai propri, così, come<br />

equipollenti ai propri ciascuna delle 5 Nazioni suddette<br />

considera i marchi del Banco Nazionale di prova.<br />

I punzoni-tipo, occorrenti al marchio delle armi,<br />

sono allestiti dalla R. Zecca di Roma.<br />

62<br />

Le tariffe dei prezzi per le prove, stabilite dal<br />

Consiglio di Amministrazione del Banco Nazionale,<br />

devono essere preventivamente approvate dal Ministero<br />

dell'Economia Nazionale.<br />

Con multe variabili da L. 50 a L. 500 per arma, è<br />

punito chiunque fabbrichi, commerci, esponga in vendita<br />

o detenga, nei magazzeni o negozi, armi o parti<br />

d'arma soggetti alla prova, che non abbiano subito<br />

la prova stessa.<br />

Le contraffazioni ai marchi sono punite ai sensi<br />

del codice penale.<br />

Il personale del Banco è costituito dal Direttore,<br />

che è anche il Segretario del Consiglio d'Amministrazione,<br />

da capi delle prove, aiuti contabili, collaudatori,<br />

operai pel confezionamento delle cariche di prova,<br />

operai aiutanti.<br />

Vincolato al segreto d'ufficio, non deve propalare<br />

il verificarsi di rotture o di difetti delle armi, né fare<br />

apprezzamenti e tanto meno comunicazioni sulla lavorazione<br />

e sulla produzione delle diverse Ditte.<br />

Ogni eventuale informazione relativa al funzionamento<br />

ed al servizio del Banco, notifica di dati di<br />

qualunque specie, discussione o contestazione, è riservata<br />

al Direttore.<br />

Il Banco Nazionale, oltre che degli strumenti,<br />

congegni, attrezzi, materiali per l'esecuzione della prova<br />

delle armi (canne manometriche, cavalietti, materiale<br />

pel confezionamento delle cartucce, termometri,<br />

barometri, igrometri, ecc.); è dotato di apparecchi e<br />

strumenti di precisione necessari per la determinazione<br />

del comportamento balistico delle polveri e cartuccie<br />

(cronografi e loro installazioni, pendolo pel controllo<br />

dei cronografi, cavalietti pel puntamento di precisione,<br />

ecc.), determinazione che costituisce un altro vasto<br />

campo dell'attività del Banco, al quale incombe anche<br />

il collaudo delle polveri da caccia e tiro, le quali non<br />

possono essere poste in commercio se non hanno prima<br />

ottenuto il benestare del Banco Nazionale.<br />

Così questo, istituito per ultimo tra i Banchi rii<br />

Europa, nei nove anni, non ancora compiuti, del suo<br />

funzionamento, ha cercato, come cerca, di assolvere<br />

degnamente i compiti umanitari e patriottici che spettano<br />

a queste benemerite istituzioni, attendendo al suo<br />

lavoro con rettitudine e con rigorosa imparzialità, affinchè<br />

la sua opera valga, sia a ridurre sempre più il<br />

numero delle armi destinate a scoppiare tra le mani di<br />

chi le adopera, sia a migliorare la produzione nazionale,<br />

con evidenti vantaggi per l'industria e pel Paese,<br />

vantaggi di carattere morale, economico e finanziario.<br />

(Fot. Bravo)


LA VAL <strong>TROMPIA</strong><br />

- ITALO BONARDI -<br />

La Val Trompia è la classica valle della fabbricazione<br />

delle armi, della fedeltà alla Repubblica Veneta<br />

e... della polenta e uccelli! La percorre il biondo<br />

e rapido Mella dei nostri poeti; ma ormai esso ha perduto<br />

colore e velocità, perché la sua grande utilizzazione<br />

industriale ed agraria fa apparire il suo letto ben<br />

povero d'acque per diventare pressoché asciutto quando<br />

abbandona la valle. Ciò non toglie che la sua importanza<br />

sia ingigantita per le grandi industrie siderurgiche<br />

e tessili che le sue acque hanno saputo far<br />

sorgere e per le derivazioni a scopo agrario, che le<br />

incanalano nelle rogge e « seriole » che si irradiano<br />

nella fertile pianura bresciana. E' certo che lo sviluppo<br />

industriale della valle, ha superato la potenzialità<br />

del fiume e negli stabilimenti si sono dovuti aggiungere<br />

ai motori idraulici, degli impianti termici per<br />

sopperire alla deficienza della forza motrice.<br />

Da questo fiume, ai tempi della Cisalpina, prendeva<br />

nome la regione che si chiamava il Dipartimento<br />

del Mella; esso nasce dal Monte Maniva a 1669 m.,<br />

che segna lo spartiacque tra la valle del Mella e la<br />

valle del Chiese, e dopo circa 45 Km., giunge nel<br />

comune di Brescia per poi distendersi al piano e immettersi<br />

nell' Oglio al confine bresciano-cremonese. La<br />

valle ,che esso forma gravita perpendicolarmente su<br />

Brescia, a differenza delle altre due grandi valli bresciane,<br />

la Valcamonica e la Valsabbia, che invece<br />

muoiono l'una nel lago d'Iseo, l'altra presso le sponde<br />

del Carda. Al contrario di queste, la Val Trompia<br />

è chiusa a settentrione e non ha sbocco stradale nel<br />

Trentino, per ciò le sue comunicazioni, i suoi traffici,<br />

i suoi interessi convergono forzatamente su Brescia alla<br />

quale è inscuidibilmente unita. Geograficamente ed<br />

63<br />

amministrativamente essa è la classica valle bresciana,<br />

e lo è pure storicamente, poiché nelle secolari vicende<br />

della città non vi fu eroismo al quale non sia legato<br />

il nome dei triumplini. Durante gli assedi subiti da<br />

Brescia da Federico II, Arrigo VII, Filippo Visconti,<br />

Castone di Foix, dall'infame Haynau, troviamo sempre<br />

queste « buone lane di valligiani » in armi, ed i<br />

nomi della grande famiglia degli Avogadro, del Nassino,<br />

del Nigroboni e del Rocchi sono un patrimonio<br />

ideale che non si. perde. Era un poco il senso di difesa<br />

e di indipendenza che li spingeva, perché il castello<br />

di Brescia era appunto il primo baluardo che si opponesse<br />

alla conquista della valle, ragione per cui negli<br />

Statuti Triumplini del 1436 si legge che sempre quei<br />

valligiani sarebbero stati pronti « alla difesa dell'onore<br />

e della utilità della magnifica città di Brescia ».<br />

Fedeltà montanara.<br />

Tale promessa si riallacciava alla conquista che<br />

del bresciano fece pochi anni prima la Repubblica Veneta,<br />

alla quale quei montanari serbarono fede per<br />

quasi quattro secoli nella prospera e nell'avversa fortuna<br />

disposti « ad ogni sorta di privazioni e di sacrifizi<br />

per mantenersi fedeli a S. Marco, pronti a difendere<br />

con gli averi e con le persone il prelibato serenissimo<br />

ducale dominio di Venezia ». Non è quindi arrischiato<br />

il dire che i suoi uomini d'arme contribuirono<br />

non poco a far meritare alla città il glorioso motto di<br />

« Brixia fidelis » e quando essa nel marzo del 1 797 si<br />

dava alle armi della rivoluzione, la valle resistette te-


hacemente ancora per qualche mese al grido di « Viva<br />

S. Marco! ».<br />

Se può dirsi che questa valle cominci appena fuori<br />

degli spalti della città, in realtà essa ha fisicamente<br />

il suo inizio dopo il comune di Concesio, per finire a<br />

S. Colombano frazione del comune di Collio che è<br />

il più settentrionale della vallata. Sono poco meno di<br />

40 chilometri percorsi da una pittoresca strada rotabile,<br />

fiancheggiata dal M ella e seguita in parte da una<br />

Gardone V. T<br />

Parrocchia S. Giorgio e monumento ai Caduti della frazione Inzino.<br />

tranvia elettrica. La valle si calcola abbia 298 Kmq.<br />

di superficie, con una popolazione di 32.000 abitanti<br />

distribuiti in 19 comuni, dei quali undici nella bassa<br />

valle, più popolata e meno estesa, che ha per centro<br />

Gardone Valtrompia, e nove nella parte alta, più estesa<br />

e meno popolata, avente per centro Bovegno.<br />

A Concesio erano in antico le sue porte e si narra<br />

che la città mantenesse m quel paese dei cani per impedire<br />

ai lupi di sboccare nella pianura. Pare però<br />

che questi cani non rispettassero troppo i viandanti che<br />

scendevano dalla valle, tanto che vive ancora il motto :<br />

« se Dio vuole, e i cani di Concesio, arriverò a Brescia<br />

». In questo primo centro, subito si preannunzia la<br />

64<br />

importanza industriale della bassa 1 valle, dove gran<br />

parte della popolazione è occupata negli stabilimenti.<br />

E' l'industria che fa ricchi tutti questi paesi e per una<br />

diecina di chilometri si assiste ad un continuo succedersi<br />

di opifizi. Proprio a Concesio troviamo un grande<br />

stabilimento nel quale si fabbricano tele di lino,<br />

di canapa ed impermeabili; poi, dato uno sguardo al<br />

bel santuario della Stella contornato di cipressi, ci<br />

appare Carcina, dove la siderurgia presenta un'antica<br />

e reputata fonderia; e passato Ponte Pregno, prima<br />

dell'ammirato campanile di Villa, vediamo fiammeggiare<br />

un impianto di trafilerie e laminatoi di metalli,<br />

azionato da 2000 HP, dove lavorano 900 operai; e<br />

poco più distante, a Cogozzo, un altro stabilimento si<br />

presenta imponente, che produce filati e ritorti di cotone,<br />

con 1000 operai e 1 500 HP di forza, che azionano<br />

87.000 fusi. La strada poi ripassa il Mella, ci<br />

fa contemplare il Monte Guglielmo col suo obelisco<br />

religioso in vetta e giunge a Sarezzo, dove ad oriente<br />

si apre una valletta laterale, quella di Lumezzane,<br />

antico feudo degli Avogadro che! qui passarono da<br />

Polaveno, nella quale si contano non meno di 50 ditte<br />

che nelle innumerevoli fucine si dedicano alla lavorazione<br />

degli ottonami, degli oggetti di bronzo e di rame,<br />

degli attrezzi agricoli, di fucili, pistole, posaterie, coltellerie<br />

ed armi bianche, tanto che il Poeta chiamò<br />

quei monti « fertili di spade ».<br />

Ma la sene continua ininterrotta e dopo Sarezzo,<br />

dove si ammira nella parrocchiale, entro ricca cornice<br />

del Dossena, una bella pala del Moretto, e poco lungi<br />

sul Mella l'antico e ben conservato ponte romano di<br />

Noboli, si giunge a Zanano, che ha lapidi romane e<br />

una grande filatura di cascami di seta, la più importante<br />

d' Italia, per poi trovare all'ingresso di Gardone<br />

un altro stabilimento, che produce funi metalliche,<br />

fili di ferro, corda spinosa, azionato da 700 HP, con<br />

oltre 700 operai.<br />

Gardone è il centro della bassa valle, sede di<br />

mandamento, paese che è tutto una officina. Siamo nel<br />

regno delle fabbriche d'armi; qui e nella vicina Inzino<br />

,se ne contano otto, di cui una impiega oltre 400 operai<br />

e risale al 1680. Vi è inoltre una fabbrica d'armi governativa,<br />

una scuola di armaioli ed un Banco per la<br />

prova delle armi. Nel 1924 il Banco ne provò 36.1 14,<br />

quando ancora la punzonatura non era, come ora, obbligatoria<br />

per legge, e per ciò questa cifra non va<br />

presa che come indice della produzione locale. E.'<br />

questo il più grande nostro centro d'armieri, e lo è<br />

da secoli e secoli; per verità non si dovrebbe mai parlare<br />

di questa valle, senza esaltare la gloria delle sue<br />

armi che servirono ad Imperatori e Re e che sono<br />

gioielli d'arte sparsi in tutte le storiche armerie del<br />

mondo (l'Armeria Reale di Torino ne è fulgido esempio),<br />

ma l'argomento merita uno speciale studio e<br />

qui mi basta ricordarlo perché non si dica che lo si<br />

ignora. Va però onorata la tenacia nel mantenere vive<br />

le tradizioni di questa industria e l'intelligenza di quelle


maestranze che seppero piegarsi a tutti i perfezionamenti<br />

dalla meccanica introdotti nella lavorazione.<br />

Questo paese, che otto secoli or sono fabbricava le<br />

bombarde e i dardi gardonii, ora produce la pistola<br />

automatica e la mitragliatrice. Nell'eccellenza di questa<br />

industria è la ragione dei privilegi concessi da<br />

Venezia a questi valligiani.<br />

Pascoli e boschi.<br />

Dopo la conca industriale di Gardone la valle si<br />

restringe ed a Marcheno siamo ormai già nell'alta valle.<br />

Si cominciano infatti a profilare le alte montagne<br />

che la circondano e la chiudono, e da Gardone, che<br />

è alla quota di 380 metri, si raggiungono le Colombine,<br />

che sono a 2214. L'alta valle ha le caratteristiche<br />

fisiche ed economiche comuni dei paesi di montagna.<br />

Boschi, pascoli, bestiame, e, particolari a questa<br />

valle, l'industria della caccia e quella mineraria. Va<br />

pure aggiunta quella del forestiero, poiché è luogo assai<br />

frequentato per la villeggiatura estiva. La caccia si<br />

esercita con le reti nei roccoli, nelle passate e cogli<br />

archetti, prevalentemente situati lungo i sentieri di montagna,<br />

appesi alle frasche. Sono ordegni proibiti, ma<br />

sempre in uso. Si fa agli uccelletti di passo, tordi e<br />

fringuelli per dire dei più noti, e per verità qui non si<br />

esercita solo per divertimento, ma costituisce un discreto<br />

cespite per le popolazioni montane. Ricordiamoci<br />

che siamo nel paese classico della « polenta ed<br />

uccelli » che il Buccelleni nel suo « Viaggio al Meila<br />

» cantò, un secolo fa, con versi ancor oggi ricordati.<br />

Il primo comune che si incontra salendo l'alta<br />

valle è Brezzo dove una strada che si stacca ad oriente<br />

per Lodrino — feudo longobardo — porta in Val<br />

Sabbia. E' una strada di arroccamento fra le due valli<br />

Colilo e Tizio, in fondo il Dosso Alto.<br />

65<br />

che fu preziosa nell'ultima guerra, come sarebbe stata<br />

pericolosa, perché si congiunge con quella che sale<br />

dal Trentino. Per quella strada passò nel 1801 l'armata<br />

di Mac Donald e per essa pochi anni prima discendeva<br />

l'armata austriaca per piombare su Brescia.<br />

Questa facile comunicazione fra le due valli portò<br />

fra esse a comunità di rapporti fino dai tempi più<br />

antichi tanto da farne in certe epoche un insieme amministrativo<br />

distinto dal territorio bresciano. Infatti chi<br />

ama frugare tra le vecchie carte troverà nell'Archivio<br />

Storico di Fano ricchissimi documenti sulla Signoria<br />

di Pandolfo Malatesta in Brescia, il padre del chiomato<br />

Sigismondo, che va dal 1404 al 1421.<br />

I Malatesta.<br />

Tali documenti rappresentano i conti del dare e<br />

dell'avere della corte del Malatesta e vi sono intere<br />

pagine che si riferiscono alle comunità di Val di Sabio<br />

e Val Trompia. In essi sono elencati i comuni tuttora<br />

esistenti, i nomi delle famiglie nobili della valle, il<br />

regime dei dazi comunali, le paghe agli uomini d'arme.<br />

Vennero portati a Fano da Pandolfo dopo la tremenda<br />

sconfitta inflittagli dal Carmagnola per la quale<br />

perdette la Signoria di Brescia e di Bergamo. Essi<br />

mentano I' attenzione degli studiosi perché molte e<br />

molte pagine sono ancora inesplorate anche per la difficoltà<br />

della scrittura, spesso indecifrabile, per quanto<br />

in apparenza sembri chiara.<br />

Lasciato Brozzo, la strada della Valtrompia<br />

giunge a Tavernole di Gimmo, che si presenta con la<br />

sua bella chiesa di San Filastrio. Nella sagrestia si<br />

riunirono per secoli i comuni della valle a Consiglio


e sono stonche le riunioni tenutesi dopo la lega di<br />

Cambrai per mandare uomini a difendere Venezia che<br />

aveva contro di sé tutto il mondo, e quella del 1 797<br />

per resistere alla campagna napoleonica, sempre in<br />

difesa della Serenissima. Ora la sua importanza si<br />

limita ad essere il capolinea della tranvia che sale da<br />

Brescia; giunti lì, ecco, per chi vuoi proseguire, la più<br />

caratteristica mostra retrospettiva e contemporanea dei<br />

mezzi di trasporto; veicoli di ogni genere, animali di<br />

ogni razza sono infatti all'arrivo dei trams, per portarvi<br />

ai paesi dell'alta valle dispersi fra i monti: a Mar-<br />

mentmo, che va ricordato per la sua chiesa affrescata<br />

da Lattanzio Gambara, a Pezlzaze, patria di quel<br />

Diodato che lasciò la vita nella battaglia di Montichiaro<br />

nel 1 106 per difendere Brescia nella lotta coi<br />

Valvassori, a Lavone, dove il dialetto Veneto consacra<br />

un suo ricordo in un significativo motto scolpito come<br />

impresa all'ingresso di una vecchia casa, e che ci rip/<br />

chiama la saggezza dei nostri vecchi: « fa bona dota<br />

alla vegeza », ad Irma, a Pezzoro da dove si sale al<br />

Monte Guglielmo che separa la valle dal lago d'Iseo,<br />

ad Ajale dove la strada faticosamente passa tra il<br />

fiume e due pareti di rocce, e infine a Bovegno e a<br />

Colilo, i due centri più popolosi e più frequentati dell'alta<br />

valle. A Bovegno la vallata si apre, e colpisce<br />

il bel colore dei prati. Qui gli amici della montagna<br />

trovano da studiare tutti gli aspetti del suo problema<br />

economico, specialmente quello zootecnico, costituendo<br />

la industria del bestiame il maggior cespite di guadagno.<br />

Prevale il bestiame che si calcola a 7000 capi<br />

della razza bruna delle Alpi e cioè 58 capi ogni cento<br />

abitanti. Di questi circa i due terzi rimangono tutto<br />

l'anno sul luogo ed il rimanente passa l'autunno e l'inverno<br />

al piano, fenomeno migratorio simile a quello<br />

Pezzoro.<br />

66<br />

delle greggi in Puglia. Nella valle esiste una grand*<br />

proprietà comunale costituita da pascoli che vengonc<br />

dati in affitto di solito per nove anni ai mandriani chi<br />

pagano circa trenta lire per capo di affitto.<br />

L'alpeggio si inizia di solito in giugno e finisce ;<br />

settembre perché le così dette Alpi pascolive vanne<br />

fino ai 2000 metri. Ogni Alpe possiede una cascine<br />

per il ricovero del personale e dei prodotti delle vac<br />

che lattifere, le quali danno da 1500 a 2000 Kg. d<br />

latte all'anno, mentre il bestiame è ricoverato come i<br />

dove è possibile.<br />

Le miniere.<br />

Dopo l'industria zootecnica la valle presen<br />

quella mineraria, industria assai fiorente nel seco<br />

scorso ed antichissima, ma ora in decadenza, pere]<br />

l'alto costo delle ricerche e della produzione min<br />

raria non consente di poter reggere alla concorren:<br />

estera. Ad ogni modo qui le montagne, specie a Bov<br />

gno e salendo verso Collie, sono ricche di minerali<br />

ferro; e risulta che nel 1854 erano aperte ed eserc<br />

in Valtrompia ben 25 miniere e 5 alti forni che pi<br />

ducevano la ghisa. Il minerale che si estraeva e<br />

ferro spatico o carbonato che si presenta in forma<br />

banchi irregolari intercalati al terreno triassico. C<br />

tale industria fosse antica, nei è documentata tes<br />

monianza il Codice montanistico che va consideri<br />

fra i più antichi e che trovasi unito agli Statuti <<br />

comune di Bovegno, deli secolo XIV, preziosissii<br />

pubblicati dal Nogara nel 1898 e studiati dal sac<br />

dote Achille Ratti della Biblioteca Ambrosiana, 1'<br />

tuale pontefice Pio XI. In essi viene sancito il Gov<br />

no della Comunità a forma repubblicana, con suff<br />

gio universale per i maschi maggiorenni; la Comur


era retta da un Consiglio di tre Consoli che duravano<br />

in carica tre mesi ed erano rieleggibili per un anno.<br />

Ogni mese veniva designato un vicario, capo del comune,<br />

il quale per quel tempo non poteva ricevere doni<br />

né andare a casa degli elettori. Tutti, dai 15 a 70<br />

Corna Biacca.<br />

anni, avevano l'obbligo militare ed erano mobilitati al<br />

suono della campana a stormo al grido di « Fuori,<br />

Fuori! ».<br />

Ma tornando al lavoro minerario ricordiamo che<br />

esso veniva esercito fino dai tempi di Roma che vi<br />

mandava i suoi damnaii ad metalla. Già accennai come<br />

nella vallata non siano pochi i segni della conquista<br />

romana, perché se le aquile quinte tolsero Fmdipendenza<br />

alla valle, con esse marciava però la civiltà<br />

di Roma. La conquista fu consacrata da un insigne<br />

monumento, eretto al confine colle Gallie, sopra Montecarlo,<br />

che ancora guarda la fiorita costiera italiana.<br />

E' la torre della Turbie, dove sono i resti del trofeo<br />

delle Alpi costruito per ricordare la campagna vittoriosa<br />

di Cesare Augusto, che sottomise tutti i popoli<br />

alpini dall'Adriatico al Mediterraneo. Sotto la dedica<br />

a Cesare erano ricordati 45 popoli vinti: genles alpinae<br />

deviclae Triumplini, Carmini, ecc.; i triumplini<br />

vennero poi considerati fra le popolazioni di diritto<br />

latino dipendenti dal Municipio di Brescia.<br />

Ma lasciamo i ricordi storici, pur tanto ricchi in<br />

questo angolo delle prealpi, perché solo di memorie<br />

non si vive, anzi si muore, ci basti aver dimostrato<br />

quanto sia appropriata l'invocazione del Monti:<br />

« II suoi che il Mella irriga<br />

. ricco d'onor, di ferro e di coraggio »<br />

67<br />

e ricordiamo invece come Bovegno e Collio siano centri<br />

turistici di primo ordine e delizioso soggiorno estivo.<br />

Oasi di pace.<br />

Chi vuole riposare fra la verde quiete e appartarsi<br />

un poco dalla vita turbinosa ordinaria e respirare<br />

l'aria salubre e balsamica, non troverebbe angolo più<br />

propizio. Esiste ancora un po' dell'atmosfera che faceva<br />

Bovegno fuori del mondo, quando nel dicembre<br />

1571 si suonavano a distesa le campane per propiziare<br />

la vittoria a Venezia contro i turchi, mentre quasi da<br />

tre mesi la vittoria di Lepanto aveva già dato ragione<br />

all'alato Leone Veneto! Non si trovano alberghi di<br />

lusso, ma buoni, puliti, familiari, senza orchestre perché<br />

i garretti si muovono nelle facili escursioni alpine,<br />

per salire a contemplare la lunga distesa delle mon-<br />

Bovegno.<br />

Frazione di Zigole e Predondo.<br />

lagne immortali che portano alle Alpi. Sopra Bovegno<br />

e Collio dominano il Muffetto, le Colombine, il<br />

Maniva, il Dosso Alto, la Corna Biacca, che circondano<br />

e chiudono la valle. Sono gite agevoli, facilitate<br />

dalle strade militari che, per quanto abbandonate,


sono sempre di grande ausilio all'alpinista. La più<br />

importante di queste strade era quella che da Collie,<br />

pe]V San' Colombano, portava al passo del Maniva,<br />

dove nasce il Mella; lassù la strada non scende l'altro<br />

versante, ma sulla cresta della montagna, che fa<br />

da spartiacque fra il Mella e il Chiese, una fitta rete<br />

di strade militari si distende verso i monti della Val<br />

Camonica e della Val Sabbia che servivano i forti<br />

militari disseminati su quella fronte. E' una muraglia<br />

naturale che impedisce da nord l'ingresso in questa<br />

valle e la vista che si gode da quei monti è veramente<br />

incantevole. Pel' quattro anni furono presidiati da tru]<br />

pe costituendo una solida linea di difesa. Ormai i foi<br />

e le caserme poste lassù furono smantellate e i nor<br />

di Dosso Alto, Casa Lite, Pian della Baste, Cirr<br />

Ora non sono che ricordi di guerra che bene avrebbe]<br />

potuto resistere per dare il nome a rifugi alpini od<br />

luoghi di cura climatica. Ma ciò che non distrusse<br />

guerra, pensò di farlo la pace, ed ora quei fabbrica<br />

non servono nemmeno ad ospitare il bestiame che spe<br />

so cerca invano un riparo alle bufere.<br />

(Fot, Bravo)


Le miniere triumpline<br />

:: Carlo Bonardi ::<br />

L'anima di tutti i Triumplini conserva profondo<br />

il ricordo e la speranza di rinascita delle miniere che<br />

un giorno fecero ricca la valle, e per la mortificante<br />

situazione del loro prolungato abbandono, confida nella<br />

nuova legge mineraria per vedere decadute le concessioni<br />

non sfruttate a subentrare ad esse delle attività<br />

più coraggiose e feconde.<br />

E" questa una illusione od una possibilità? Può<br />

la valle che ne conserva la lavorazione (così perfetta<br />

da essere redditizia anche quando il ferro è importato)<br />

ritornare a lavorare il suo ferro e sviluppare la industria<br />

colla materia prima locale?<br />

Il problema è complesso e richiede conoscenze<br />

tecniche specializzate però la storia delle nostre miniere<br />

può insegnarci e merita di essere conosciuta.<br />

La industria mineraria di Valle Trompia risale<br />

alle epoche più remote, certo le miniere di ferro erano<br />

sfruttate fin dai tempi precedenti la conquista romana<br />

e nei secoli noi sappiamo del suo fiorire ; la miniera sfruttata<br />

con tenace lavoro aveva vicino il forno alimentato<br />

dalle legne dei boschi delle montagne stesse e la intelligenza<br />

triumplina, perfetta lavoratrice del ferro, aveva<br />

consolidato un assetto completo, che dalla materia prima<br />

giungeva al prodotto più perfetto: gli oggetti e le<br />

armi più pregiate e squisite di finitura erano nostre. Dal<br />

dardo « gardonio » alle « canne lazzarine » è la storia<br />

della gloriosa lavorazione che ha esemplari preziosi<br />

in tutti i musei del mondo.<br />

Come declinò la tradizionale industria, ricchezza<br />

della valle?<br />

69<br />

Il Dominio Veneto, in un primo tempo era stato<br />

propizio specialmente alle miniere del ferro poiché (a<br />

differenza di quelle di argento, piombo e rame) non<br />

aveva loro imposto tributo ed aveva rispettati i nostri<br />

famosi statuti minerari. Così, essendo le nostre miniere<br />

per la massima parte di ferro, furono lasciate tranquille<br />

ad espandersi conquistando i mercati anche oltre confine.<br />

Lo Stato, ohe pur aveva bisogno delle nostre<br />

armi, volle riservarsene la produzione per le proprie<br />

truppe e nel 1606 istituisce a Brescia e a Gardone<br />

due fondaci ove concentra il ferro estratto per distribuirlo<br />

alle officine: è la prima crisi! Si deve ripararvi<br />

col tornare alla libertà del commercio del ferro riservandone<br />

un quantitativo fisso alla industria delle armi<br />

ed alle necessità Statali: Venezia decorava il Palazzo<br />

Ducale colla superba immagine che tuttora si ammira<br />

e rappresenta Brescia che offre le armi alla Repubblica!<br />

Allora in Valle Trompia erano otto forni e quaranta<br />

fucine e poiché le finitime Valli Camonica e<br />

Sabbia non possedevano minerale sufficente attraverso<br />

i valichi nostri lo prendevano in Valle Trompia giacché,<br />

scriveva, il Correr, « la terra sola di Collie ne ha<br />

tanta abbondanza nei suoi monti sterilissimi che ivi<br />

le vene non mancano mai ».<br />

Vi erano però in Valle anche miniere di argento,<br />

piombo e rame sulle quali la Serenissima voleva percepir<br />

le decime, oggetto di lotte infinite specialmente<br />

coi minatori di Collio che se la intendono coi funzio-


nan locali ed erano sottili in ricorsi ed appelli al Go-<br />

verno!<br />

Nel 1665 la Serenissima volle imporre le decime<br />

anche sul ferro e cominciò allora un periodo di lotte e<br />

di resistenze che aggravò la crisi ormai inevitabile pel<br />

fatale andare del progresso!<br />

La sventura bellica dei primi anni del secolo im-<br />

mobilizzò l'industria, il Governo concesse abbuoni di<br />

decime, aiuti. Si. constatò che in Valle erano in attività,<br />

delle concessioni accertate, tre miniere di ferro, quindici<br />

di piombo, quattro di rame, due di vetriolo e<br />

rame, una di piombo, rame e vetriolo, una di piombo e<br />

rame soltanto, una miniera di ferro ed una di piombo!<br />

Siamo ormai al declinare: è la tecnica che si<br />

muta e contro l'uso del combustibile ligneo ormai insufficente<br />

si afferma il carbone fossile! Siamo agli inizi<br />

della nuova era industriale che andrà rapidamente evolvendosi<br />

con diversi mercati, con comunicazioni a grande<br />

distanza, coi prodigi della tecnica. Ormai il lavoro<br />

della miniera condotto da piccoli gruppi famigliari con<br />

impianti primitivi colle vecchie norme degli statuti lo-<br />

cali non è più possibile.<br />

La vecchia gloriosa industria mineraria resiste tenacemente,<br />

ha ancora qualche vivido guizzo di vita<br />

si difende colla parsimonia eroica dei, suoi lavoratori:<br />

ma le nostre valli romite non possono concepire il nuovo<br />

ordinamento, economico ed industriale che si delinea!<br />

Nel 1 752 a Colilo e S. Colombano le 71 miniere di<br />

un tempo sono ridotte a dieci in attività, a Bovegno<br />

di quarantasette ne restano solo due di rilevabili, a<br />

Pezzaze 29 sono abbandonate, sei in scarsa attività e<br />

vicino ad esse i forni scompaiono e sono ridotti ai due<br />

di Bovegno uno a Collio e uno a Pezzaze!<br />

Da allora il decadimento è andato progredendo:<br />

La industria metallurgica vive, si sviluppa con meraviglioso<br />

spirito di intraprendenza ma bisogna cercare<br />

il ferro altrove perché essa lo lavori, perché il glorioso<br />

arsenale di Gardone possa continuare. La generosa<br />

iniziativa di Francesco Glisenti per coltivare le miniere<br />

Triumplme e sfruttarne in luogo il prodotto si arresta<br />

riducendosi allo stato odierno di semplici lavori<br />

conservativi.<br />

La nuova legge mineraria ha fatto risorgere le<br />

speranze. Il Fascismo chiamando alla ricerca delle materie<br />

prime nazionali ha dato impulso allo studio del<br />

problema. In valle è difficile si possano trovano nuove<br />

miniere, certo però sulla traccia delle antiche coi mezzi<br />

moderni noi potremmo trovare i metalli necessari : ferro<br />

prezioso. Non abbiamo il carbone rna i prodigi di produzione<br />

della energia elettrica, che lo sostituisce, pos-<br />

70<br />

sono dare vita alle miniere perché le nostre acque che<br />

danno il carbone bianco non devono con esso animare<br />

le nostre industrie tradizionali? Vada la energia elettrica<br />

in tutte le contrade d' Italia ad animare le industrie<br />

ma una parte, la necessaria, venga destinata alle<br />

necessità locali: così si risolverà il problema economico<br />

sociale della montagna che si spopola, così potre-<br />

mo vedere, noi triumplini rinascere e risonare di fervido<br />

lavoro le miniere dei padri! In luogo di indennità di<br />

concessione di impianti, tosto consumate, venga assicurata<br />

energia elettrica perché aiuti sfruttamenti minerari<br />

moderni, forni che traggano dalla vena il metallo pre-<br />

zioso, officine che lo lavorino, trasporti che lo rechino<br />

ai grandi mercati!<br />

Il problema è grave, assai complesso, ma rileggendo<br />

la relazione del febbraio 1926 al Consiglio Nazionale<br />

Superiore della Economia Nazionale redatto<br />

da due industriali di alto valore come l'ing. A. Broccardo<br />

e il gr. uff. Giorgio Falc ho sentito rinascere<br />

le speranze poiché la nostra aspirazione ha pure una<br />

rispondenza nei. competenti.<br />

Il minerale di. ferro delle Valli della Lombardia<br />

è stato coltivato e trattato sul posto da epoche antichissime<br />

e gli studi sulle miniere di ferro lombarde sono<br />

molteplici, dato l'alto interesse via via presentato dal-<br />

la secolare industria siderurgica della Lombardia che<br />

da. essa aveva alimento.<br />

Il minerale delle valli Lombarde è costituito essenzialmente<br />

di ferro spatico (Siderite) povero di zolfo<br />

e di fosforo e ricco di manganese, perciò molto adatte<br />

per certi getti speciali e potrebbe dare origine ad una<br />

sana e fiorente industria di qualità.<br />

In quanto alla entità dei giacimenti m queste zon<<br />

minerarie, il Prof. Stella dice che, dalle ricerche corn<br />

piute in questi ultimi decenni nei campi minerari d<br />

Lizzola e Schilpario, nella zona bergamasca, e di Pi<br />

sogne e Bovegno in quella bresciana, si sono messe il<br />

evidenza oltre un milione di tonnellate di minerali<br />

complessivamente; ma è da ritenersi che la quantiti<br />

di minerale esistente sia assai maggiore, da taluni rite<br />

nuta di più di cinque milioni di tonnellate, arrivand'<br />

a valutarla fino a venti, milioni di tonnellate. Pnm<br />

della guerra, la intravista applicazione del forno elei<br />

trico e le migliorabili condizioni dei trasporti hanno ir<br />

dotto un certo risveglio minerario; esplicatosi anzitutt<br />

con nuovi seri lavori di constatazioni e di ricerca ni<br />

gruppi principali per opera di Società siderurgici*<br />

Questa fase di sviluppo fu però interrotta in pari<br />

dalla guerra.<br />

Purtroppo lo sfruttamento di quelle miniere


stato in gran parte esercitato da piccoli proprietari,<br />

agenti indipendentemente gli uni. dagli altri....<br />

Da quanto abbiamo esposto noi crediamo che,<br />

già fin d'ora, si possa procedere allo sfruttamento m<br />

scala ridotta dei giacimenti ferriferi, in modo speciale<br />

di quelli delle Prealpi Lombarde usando il tipo forno<br />

aperto a suola conduttrice ».<br />

Pochi giorni or sono S. E. Martelli Ministro dell'Economia<br />

Nazionale e illustre, competentissimo, in<br />

materia mineraria in un discorso al Congresso nazionale<br />

di geologia confermava non solo il proposito ma l'opera<br />

intensa del Governo per mettere in valore tutte le pos-<br />

NOTA — Può riuscire interessante un raffronto tra il numero delle<br />

investiture minerarie triumpline del 1600 e quelle del 1926 pur avvertendosi<br />

che evidentemente i dati del 1600 sono incompleti specialmente per le primiere<br />

di ferro di cui il Dominio Veneto non curavasi eccessivamente perché non<br />

soggette a decime.<br />

Nel 1600 esistevano:<br />

Colilo, in Valle di S. Colombano, località Dosselli, due di piombo. -<br />

Monte Doss, due di argento e quattro di piombo e una di metallo. - Località<br />

Cristola due di piombo. • Località Val Legor, Val Boven, Pian della<br />

Pietra, tre di piombo, due dì rame. - Monte Savin o Monticini, due di<br />

piombo, due di rame. - Località Stablei, una di piombo. - Costa Tortona,<br />

una di ferro. - Monte di Paio, una dì rame.<br />

Inoltre si sa che esistevano quelle di Prato. Cavallaro, Re, Mondo<br />

Nuovo, miniere di ferro.<br />

Irma - Contrada Eser, quattro di rame, una di piombo, - Monte Schei,<br />

una di rame, - M nte Confine, una di rane.<br />

71<br />

sibili risorse del sottosuolo e ricordando che si è prov-<br />

veduto, oltre che alla unificazione della legislazione<br />

mineraria, al credito minerario concludeva: spetta ora<br />

alle libere iniziative di cimentarsi e alle scienze geolo-<br />

giche il servire loro di guida.<br />

Tale è il nostro voto e nel fiorire gagliardo della<br />

Italia nuova noi confidiamo che la Valle Trompia pos-<br />

sa vedere di nuovo animate le sue miniere e in tal modo<br />

concorrere a dare al nostro paese quella autonomia di<br />

materie prime che è fattore necessario di libertà, di<br />

potenza e di grandezza.<br />

Pezzoro - Ponte di Bontegno, una di piombo.<br />

Pezzaze. - Monte del Radone, contrada A vano, contrada Guas'avino,<br />

una di ferro ciascuna. - Località Doss e Tisolo, una di piombo,<br />

Bovegno. - Monte Castel Vanii, due di piombo. - Località Pagano<br />

(Monte Vestone e Doss Muffetto), una di piombo e una di ferro. - Inoltre<br />

quelle Cavallo e Scremaglia pure di ferro.<br />

Nel 1926 il Ministero della Economia Nazionale portava per la Valle<br />

Trompia i permessi di ricerca di Buzzoline (Bovegno) per piombo, Navazza<br />

e Tergala (Bovegno e Collio) per piombo e zinco e le concessioni:<br />

In Collio, località Razzano, in Pisogne (Ossi) miniera di ferro tutte della<br />

Società alti forni Acciaierie e Ferriere Franchi Gregonni.<br />

In Bovegno località Alfredo, miniera di ferro della Società Anonima<br />

Metallurgica Bresciana già Tempini.<br />

In Collio e Bovegno, località S. Aloisìo, miniera di ferro.<br />

In Pezzaze, località Regina Zoie, miniera di ferro ; in località Valle<br />

della Megua, miniera di ferro tutte della Società Alii Forni Fonderie ed<br />

Acciaierie di Terni.


Viaggio a ritroso del Mella<br />

- Mino Petti -<br />

Viaggio, s'intende, per la valle Trompia,<br />

dal suo sbocco al piano fino agli ultimi monti,<br />

(Non importa se il fiume strìscia per buon tratto<br />

in pianura, onde qualcuno potrebbe tenermi<br />

impegnato dal titolo a seguirne l'intera corrente,<br />

Lo schietto e vero Mella gratificato degli attrì^<br />

butì pei quali sta non ultimo nella fluviale<br />

compagnia lodata dai poeti, il Mella genuino è,<br />

per noi, quello che pugna con innocenti rabbie,<br />

con riccioli candidi dì spuma sul dorso con le<br />

rupi e i ciottoli della montagna triumplina, Ivi<br />

è la sua cuna, quella la palestra delle giovanili<br />

irruenze, quello il campo della virile potenza<br />

piegata al servigio delle industrie, Se abbandona<br />

i cari monti, la pigrizìa del piano lo umilia e<br />

lo perde, Giù al largo ecco il fiume vecchione<br />

camminare stancamente cime appoggiandosi ai<br />

bastoni dei pioppi sulle rive, No, non è più il<br />

Mella questo pìgrone),<br />

Le righe che seguono vorrebbero essere<br />

nell'intenzione dell'Autore e di coloro che gliele<br />

chiesero, una sorta di piacevole ricognizione o<br />

interpretazione della vallata, un intermezzo gar^<br />

bato alle illustrazioni dei luoghi, delle opere, degli<br />

uomini che le lucide pagine del Numero unico<br />

accolgono, Alla onorevole impresa si richiede^<br />

rebbe la penna di persona la quale, per esser<br />

nata su quelle sponde montane di fiume o<br />

cresciuta in contatto lungo con esse, avesse<br />

73<br />

noti e familiari gli aspetti fin delle pieghe più<br />

riposte e insieme avesse scorso le pagine delle<br />

storie locali, tutt'altro che scarne ed uguali,<br />

Preso per mano il lettore e accompagnatolo al<br />

belvedere più vantaggioso quegli potrebbe con<br />

la sapiente padronanza dell'argomento cogliere<br />

succosamente le note caratterizzanti •> intime<br />

ed esteriori •• del paese sottostante, indicarne le<br />

affinità con altri lembi montani, suggerire i<br />

tratti peculiari che fanno inconfondibile tra i<br />

tanti questa specie di verde pennacchio che sor,'<br />

gè niollemente sinuoso lungo l'innervatura dei<br />

corsi d'acqua, sulla fronte di Brescìa, nel cuore<br />

della sua provincia mirabile,<br />

Chi scrive ha, invece, «imparato la valle» a<br />

bocconi ed a strappi, in breve volger di tempo<br />

tra le rapide occhiate impostegli dal mestiere<br />

suo di cronista e le fughe in alto favorite dal<br />

suo amore d'ogni stagione peì monti ; ma né<br />

quelle né queste bastevoli a una conoscenza<br />

totale. Molte porzioni saporite, molti angoli di^<br />

lettosi ne ignora, Sicché ora sul punto di scrv<br />

verne col tono di chi la sa lunga a degli auten^<br />

tici conoscitori, la penna esita imbarazzata,<br />

Ebbene, considerando che ella è mossa a peccare<br />

da una disposizione affettuosa e che s'illude di<br />

arrivare per virtù d'amore dove porta la pratica<br />

dimestichezza, assolvetela in anticipo del fallo<br />

di ignoranza, o amici di Valle Trompia,


II dono di cui siamo innanzitutto<br />

scenti alla vostra valle è quello di una calma<br />

bellezza, Oltrepassate le soglie di essa — là dove<br />

gli opifìcì moderni e le stesse falde dei monti<br />

spelacchiate e quasi polverose di traffici segnano<br />

l'innesto con la città, visibilmente — un fascino<br />

mite e costante avvolge le linee del paese mon/<br />

tane, Non inebria e non estasia come le marine<br />

celebri o l'alpe fastosa dì gelo, Offre una sedu/<br />

zìone tranquilla, senza bagliori insopportabili, ma<br />

senza infingimenti, Apre a poche miglia della città<br />

seni e grembi di una favolosa quiete dove l'oblio<br />

del mondano rumore è perfetto e il tempo si<br />

ascolta fluire solenne, Noi conosciamo la felicità<br />

di questi balzi dal quadrivio bresciano trito di<br />

ruote e dì passi al paese snodantesi ai lati della<br />

strada saliente. Se il tempo è lieto e il sole<br />

impolvera d'oro gli alberi, i quadretti idillici<br />

nitidamente s'allineano ai bordi della via e<br />

l'anima li gode, rifatta vuota e luminosa, Val/<br />

lette che schiudono le braccia verdi, invitando;<br />

campanili richiamanti il gregge delle case ad^<br />

dosso ai muri della pieve j ponti che cavalcano<br />

il fiumiciattolo dispettoso ; declivi fioriti ; san^<br />

tuari e cascine rivelanti con una bianca nota<br />

la loro presenza tra i castagni ; selve d'abeti )<br />

praterìe alte j groppe e profili di monti da presso<br />

e da lungi ; tali gli elementi che distribuiti per<br />

decine di chilometri sull'ossatura nuda delle<br />

prealpi formano la valle, Ma con quale criterio<br />

74<br />

disposti e fantasie capricciose sì da otteneri<br />

ogni effetto di varietà pur conservando all'i:<br />

tero paesaggio una propria aria raccolta ! Difì<br />

cile esprimerlo, S'impara solamente filando sul<br />

scriminatura della strada, Anche difficile di<br />

la nota dominante di questo e quel tratto d<br />

viaggio e come e dove l'uno si congiunga<br />

dissolva nell'altro, Ecco : immaginando un a<br />

tefice intento a foggiarla nei secoli sì pensa eh<br />

tenendo nel grembo divino tutti i balocchi a<br />

cennati, nella parte inferiore fu parco di verd<br />

avarissimo di pini, prodigo di costruzioni e<br />

strade e, in genere, piuttosto trascurato e fa<<br />

Ione nelle varie sistemazioni. Da Gardone<br />

su si pose d'impegno. Sparse dei verdi più Ius1<br />

ed intensi, alternò il velluto delle foreste al<br />

distese dei pascoli incastonandovi cappellet<br />

dìvote ( i paesini li mise in positure eccellen<br />

dove le cestole dei monti si slargavano e lunj<br />

tracce di salici correvano l'acque \ o pure cc<br />

bei ciuffi di pini a lato che facessero sfon<<br />

su alti pianori donde s'affacciassero sulle vallet<br />

discoste e donde le voci delle campane arriva<br />

sero rallegrando e ammonendo fino ai cascine<br />

remoti, Si divertì a indispettire il Mella occli<br />

dendogli il passo, soffocandolo tra guanciali<br />

sassi, stordendolo di esse e giravolte, Procui<br />

ìnsomma, di muovere il paese meglio che p<<br />

teva, tenendo occhio a colori e luci delle diveri<br />

stagioni, alle albe e ai tramonti, Fece le coi<br />

per benino da quanto se ne può giudicare, 1


un eccesso di generosità, dopo aver mandato<br />

per ogni pieghicciola del tessuto rivoli salutari,'<br />

volle occuparsi del vìvo seno stesso montano,<br />

E ne imbottì gli strati col ferro.<br />

* *<br />

Fortune d'un nome, Questo della Valle<br />

Trompia che a noi suggerisce pronunciandolo,<br />

vedute di soffice verde e di umili fonti, volle dire<br />

per secoli luogo di pena buia, per altri secoli<br />

evocò una sorta dì Mongibello dove schiere di<br />

uomini seminudi tempestavano sulle incudini,<br />

«Sudate o fuochi a preparar metalli» era scritto sulle<br />

soglie bruciate, Vietato ai rudi artieri di varcarle»<br />

Così è, amici, Delle miniere di ferro s'ha<br />

un' idea misera : che Roma condannava ad me-<br />

talla lassù i suoi schiavi, supplizio confermato<br />

dell'esistenza in loco dì ruderi di torri per le<br />

scolte aguzzine, Ed è quanto si ricorda con una<br />

vena di incredulità per giunta, tanto è fievole<br />

di lontananza la memoria, Chi scrive non ebbe<br />

opinione diversa fino a pochi mesi addietro<br />

quando la cortesia d'una famìglia amica gli per^<br />

mise dì viaggiare per tre ore, la sua brava<br />

lampada al fianco, la schiena ricurva, nelle<br />

vìscere d'un monte sforacchiato, Fece anch'egli<br />

senza gravame di minerale sul collo uno degli<br />

spaventosi sentieri che gli schiavi prima, le<br />

famiglie dei montanari poi percorsero carponi<br />

logorando le miserabili esistenze. Osservò


Con lei, con la signora serpentina ed ar-mata<br />

siamo ai giorni nostri/ I quali io spero<br />

nessun valligiano vorrà mutare con quelli che<br />

furono. Alla cura, tuttavia sovrana del ferro,<br />

il tempo presente molte ne aggiunse t delle<br />

stoffe, del legno, della casa, del bosco, del<br />

forestiero, infine. Del forestiero che cerca la<br />

valle nell'estate, ansioso di freschi riposi e di<br />

facili vette ; nell' inverno, avido delle distese di<br />

neve sorvolate dagli sci, deliciae nostrae.<br />

Ora è uno sproposito dire che l'ospite ha<br />

rivelato un poco la valle a voi stessi, o trium^<br />

plini, facendovi accorti che esistevano tante<br />

cose preziose intorno a voi, oltre che il cieco<br />

budello della miniera e la fumosa officina ? Vi<br />

siete, un bel giorno, guardati in giro, avete<br />

guardato in alto, Ed hanno avuto un senso e<br />

un linguaggio la foresta e il prato, la casa e il<br />

torrente, il sole e le stagioni mutevolì, Al modo<br />

stesso la vostra gente è cangiata, La tribù di<br />

guerrieri irrequieti e prepotenti dì cui ragiona<br />

la storia, macerata dal secolare martirio nel<br />

grembo dei monti e delle officine è divenuta<br />

un popolo che falcia l'erbe, tronca gli alberi,<br />

conduce le bestie alla pastura, scava le mon^<br />

tagne e piega il ferro dentro e fuori la sua<br />

valle in una vita di accanito lavoro, di risparmio,<br />

di faticoso guadagno) popolo che nella eredita^<br />

ria saggezza fatta di prudenza di pazienza e di<br />

76<br />

un acuto senso, sicuramente romano, del Di><br />

ritto, ha saputo conciliare l'antico e il nuovo,<br />

innestando nel tronco della tradizione i rami di<br />

una vigilata e avveduta modernità, E crea gli<br />

stabilimenti della produzione pregiata, pari alla<br />

rinomanza di tempre) conduce strade, imprigio^<br />

na le acque, apre i ricoveri e gli ospedali ; prov/<br />

vede pensosamente con scuole e palestre e<br />

campì sportivi alla generazione crescente) fa^<br />

vorisce in ogni maniera il turista e l'ospite<br />

abituale; coltiva la memoria dei suoi caduti. In<br />

tale felice contemperamento della esperienza<br />

nativa, secolare, e dei portati della civiltà recente<br />

appare oggi al viaggiatore la Valle,<br />

E il suo ciclo non è più quello tristo e<br />

nemico della vallèa dei deportati, ma sereno<br />

sopra le punte dei campanili e dei picchi e<br />

aperto a tutte le preghiere e le speranze,<br />

* * *<br />

E un' immagine mi rìde nella mente, alla<br />

fine, se penso all'avvenire della vallata, Di una<br />

estrema semplicità e di un senso ben chiaro,<br />

Ecco sullo sfondo verde incurvarsi quel vostro<br />

ponte romano così saldo e bruno di anni, e<br />

sopra muoversi dietro il gagliardetto un pugno<br />

di Ballila lieti nel sole, cantando, come giù basso<br />

le acque del fiume,<br />

(Fot, Bravo)


GEMME ARTISTICHE<br />

TRIUMPLINE<br />

Don LUIGI<br />

FA L SIN A<br />

Lagrimosa incuria.<br />

Le esigenze delle cresciute popolazioni hanno<br />

quasi dovunque nella provincia, ma specialmente in<br />

Valle, abbattute le antiche chiese dove « Le madonne<br />

del trecento miti ed ingenue sui giallastri muri » sorridevano<br />

con teorie d'angeli e di santi nella penembra<br />

mistica delle navate. Dove il barocco ha gettato dominatrice<br />

universale la sua linea slanciata, elegante e frivoletta<br />

non v'è che qualche antico affresco, raro superstite<br />

di quelle remote età in cui Francesco d'Assisi e<br />

Domenico di Gusman, Pietro di Verona e Bernardino<br />

da Siena riempivano di esuberante pietà l'estro inventore<br />

e il sentimento degli artisti contemporanei. Quanta<br />

tristezza innanzi a queste reliquie, spesso deturpate,<br />

che sembrano i rottami dispersi di un naufragio! Nel<br />

nostro Gardone: ora lo scalpello demolitore pose casualmente<br />

alla luce alcuni di questi peccati famigliari,<br />

come ad esempio nei rifacimenti di casa Rovati; ora<br />

l'incuria li lasciò scolorire al sole e alla pioggia dei<br />

secoli, come il S. Cristoforo dell'ex casa Bocchi, ora<br />

come la Madonnina di casa Torcoli, li fece assassinare<br />

con intendimenti di barbaro restauro; i più li lasciò poi<br />

morire di morte violenta o naturale o ritirare, — senza<br />

essere tolti nemmeno oggi, — sotto gl'intonachi candidi<br />

che le epidemie consigliarono tra l'altro, per la Basilica<br />

di S. Maria degli Angeli al Convento.<br />

Fuori Gardone: S. Lorenzo d' Irma magnifico<br />

esemplare d'antica chiesa, abbandonato all'azione demolitrice<br />

del tempo e alle rapine degli antiquari che<br />

ne predarono non pochi affreschi; oltre l'insulto del<br />

suo polittico disperso, lamenta ancora il fatale sparire<br />

dell'antica decorazione, aggraziata e originale anche<br />

all'esterno, e non può che gemere sotto le carezze grossolane<br />

di cui i muratori hanno gratificato abbondantemente<br />

coi calcinosi pennelli il suo volto austero, cam-<br />

77<br />

biando le tinte scure della sua faccia « nigra sed formosa<br />

» di veneranda matrona, nell'aspro candore di<br />

una vecchia cortigiana incipriata.<br />

Vestigia d'arte in Val Trompia.<br />

Sarebbe troppo lungo richiamarci a quanto perì e<br />

a tutti gli spizzichi d'arte antica rimasta quassù, basii<br />

sostare a breve riposo presso tre mirabili esemplari di<br />

ancone popolate da pannelli dipinti con arte e maestria<br />

grande per la cura e il buon gusto dei nostri padri<br />

lontani. Ci spiace escludere dall'elenco, per mancanza<br />

di dati quella di S. Lorenzo, che le memorie dichiarano<br />

mirabili, ma di cui non si ricorda né l'argomento<br />

né l'autore né la composizione né la cornice ma solo<br />

l'inconsulta dilapidazione. (*)<br />

Tavernole e S. Filastrio.<br />

Eccoci dunque a Tavernole presso l'accigliato bastione<br />

di S. Filastrio. Nessuno potrebbe parlarne meglio<br />

e con animo d'intelligente amatore quanto Don<br />

Paolo Guerrini, a cui perciò cediamo intieramente la<br />

parola.<br />

«La chiesa di S. Filastrio di Tavernole, così come<br />

si presenta ora, non risale che al secolo XV e non fu<br />

mai parrocchiale perché Tavernole ebbe sempre la sua<br />

chiesa parrocchiale nel centro dell'abitato e dedicata<br />

ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo ( 1. maggio). Sul<br />

(*} Marco Gommassi non ha eh-; un breve cenno « La chiesa di San<br />

« Lorenzo, antica di ordine goltico, conserva buoni affreschi e la pala del-<br />

« l'altare maggiore, divisa in sei quadretti di buon autore sul gusto antico.<br />

« Sulla facciata è scritto: Cominciata l'anno 1594 - die 30 luio, e sull'sr-<br />

« chltrave della porta maggiore 1523. »


Gardone V. T.<br />

Convento S. Maria degli Angeli - Loggia interna a mezzodì.<br />

fianco meridionale della nuova chiesa parrocchiale, edificata<br />

nel 1900 per iniziativa del parroco Donati, si<br />

scorge ancora la arcata della piccola abside della chiesa<br />

primitiva, e si legge incisa sull'architrave del marmoreo<br />

portale questa inscrizione : « Consorcium terre<br />

de Tabernolis F. F. MDXXIII », che ricorda la costruzione<br />

della stessa chiesa, ora distrutta, fatta fare<br />

l'anno 1523 dal Consorzio o Vicinia della terra di<br />

Tavernole. Probabilmente a questa medesima Società<br />

o Consorzio noi dobbiamo la costruzione di quell'oratorio<br />

quadrangolare, che si trova unito alla chiesa di S.<br />

Filastrio, sul lato settentrionale, e che impropriamente<br />

viene creduto « la sacrestia di S. Filastrio » e la sala<br />

di riunione del Consiglio generale delle Università o<br />

Comune della Valtrompia prima del 1797. (*)<br />

(") II Geminassi ne parla così: t Esistevi ancora il palazzo della Valle<br />

:< ove convennero tutti i Savi di essa Valtrompia a stabilire le leggi adottate<br />

«dai tempi; detto il rinomato Statuto di Valle Trompia. In ogni tempo<br />

i detto palazzo fu luogo di convenzioni politiche ed armigere, nella sala<br />

« maggiore di detto palazzo sotto la volta si osservano dipinte tre donzelle<br />

« sorelle, che simbolicamente alludono alle Ire Valli: Trompra, Sabbia e Ca-<br />

:< monica. Le investiture ed architravi della porta d'ingresso e internamente<br />

et sono di marmo di Tavernole che distmguesi pel fondo nero avente striaste<br />

78<br />

II cimitero del consorzio di Tavernole.<br />

Quell'Oratorio, interessantissimo anche sotto l'aspetto<br />

artistico per gli affreschi che ornano internamente<br />

le sue pareti, deve essere stato il primitivo cimitero<br />

del Consorzio di Tavernole. (*).<br />

La indicazione « Consorzio » lascia facilmente<br />

supporre una confraternita di Carità e di Suffragio, e<br />

designa una di quelle numerose e benemerite associazioni<br />

religiose, che nelle frazioni o località separate<br />

dalla parrocchia, come era Tavernole rispetto a Gimmo,<br />

diventavano tutto; officiavano la chiesa, raccoglievano<br />

e dispensavano elemosine, suffragavano i morti,<br />

aiutavano i vivi coi prestiti dei capitali, e talvolta assumevano<br />

anche di fronte all'Autorità ecclesiastica delle<br />

piccole pose di enti religiosi autonomi, e indipendenti.<br />

Il Consorzio di Tavernole doveva essere stato<br />

fondato o da un frate domenicano o sotto l'influenza<br />

di un convento domenicano. Difatti questo suo oratorio<br />

o cimitero è tutto di intonazione domenicana. Sulla<br />

parete di sfondo, dove è collocato l'unico altarino campeggia,<br />

un crocefisso con dicitura rovinata e vari santi<br />

in adorazione (Domenico, Maddalena e Giovanni<br />

Ap.) Sul davanti della predella sono rappresentati<br />

S. Domenico fiancheggiato dai due Santi domenicani<br />

Pietro martire e Vincenzo Ferreri. La parete di sinistra<br />

e la parete di fondo, sopra e di fianco alla porta<br />

di ingresso, sono tutte affrescate con quindici quadri<br />

della vita di S. Domenico. Ogni quadro è accompagnato<br />

dalla sua relativa leggenda o spiegazione; si<br />

legge chiaramente fra i più vicini:<br />

« Como sancto Dominicho e uno suo compagno<br />

chaminava piovando e laqua non li torbava e no se<br />

bagnava...<br />

« Como la nostra dona verzine Maria de l'abito<br />

a Sancto Dominicho... Como Santo Dominicho e piusori<br />

(alcuni) heretici disputaveno de la fede de Dio e<br />

concludeno che danno se mise la sua fede e fose<br />

preso un grande fogo e quella che non brusava fosse<br />

vera fide... ».<br />

La sola parete di destra porta alcuni affreschi votivi<br />

di altra mano e di tempo posteriore; vi sono rappresentate<br />

alcune Madonne, S. Sebastiano, S. Alessio<br />

eremita, S. Antonio Abate, Girolamo vestito da<br />

Cardinale. Invece il volto, che è la parte più conservata<br />

della decorazione, ritorna al motivo domenicano,<br />

ripetendo quattro volte, fra i quattro evangelisti e i<br />

quattro grandi dottori della chiesa latina, la figura<br />

caratteristica di S. Tomaso d'Aquino. (**)<br />

« bianche. Si osserva il filone di detto marmo sotto S. Filastrio e lungo il<br />

« torrente detto la Marmentina.<br />

« Codesto palazzo ora serve per l'Ufficio Comunale e della Guardia<br />

« Nazionale del Comune di Gimmo. »<br />

(*) Tale lo rivelano l'ampia e profonda camera sepolcrale sotto il<br />

pavimento, e le diciture necrologiche incise sulle pareti.<br />

(**) li Cantù scrivendo per il tf Secolo » una relazione in parte più<br />

circostanziata notava per il volto : a mattina S. Marcus evangelista, S. Tho-


Poiché non e è memoria alcuna dell'esistenza di<br />

un convento domenicano in Valle Trompia, bisogna<br />

pensare ad una irradiazione del Convento di S. Domenico<br />

di Brescia o alla iniziativa di qualche Domenicano<br />

di origine Triumplina. (*)<br />

Per spjegare questa singolare decorazione domenicana,<br />

mi sembra di poterla fissare all'ultimo decennio<br />

del quattrocento e di attribuire a ignoti ma buoni<br />

scolari di Vincenzo Poppa, o almeno a qualche<br />

modesto artista valligiano, che sentì l'influenza della<br />

scuola Foppesca.<br />

L'esame di questi affreschi, che meritano davvero<br />

di essere restaurati e meglio conservati (è lecito segnalarli<br />

alla commissione provinciale « conservatrice »<br />

dei monumenti) diventa anche più interessante, nel rilevare<br />

le numerose note necrologiche, che su di essi<br />

sono state incise a graffito e alcune pie invocazioni o<br />

giaculatorie latine, come queste due soavissime: «Multum<br />

recte piam — prece venerare manam » e « Non /'<br />

libi sit grave — • dicere: mater, ave ».<br />

Con. molta pazienza ho raccolto e trascritto alcune<br />

di quelle note necrologiche ; molte altre se ne potrebbero<br />

raccogliere quasi a formare un piccolo registro<br />

dei morti di Tavernole dall'anno 1498 (ho visto questa<br />

data segnata accanto ad un nome, e forse non è<br />

la più antica) fino alla fine del cinquecento.<br />

Ne riporto soltanto alcune fra le più interessanti:<br />

« M. L. Bonomus Zubani obiit ultimo maj 1 504 —<br />

Mulier Xisti de Saleris obiit de mense febbruan 1503.<br />

— Ven. prosb. Bartholomens Salerius obiit die VI decembris.<br />

— Ven. vir. d. prosb. Lialus obiit die 18<br />

septembris 1505. — M. R. Thurinus de Zaperiìs obiit<br />

9 novembris 1505. — Ven. doni, presb. Baptista de<br />

Saleriis decessit 29 augusti 1507. — Delaidus de<br />

pelisariis (Pelizzari, antica famiglia di Tavernole, come<br />

i Saleri di Gimmo) vitam cum morte commutavit<br />

27 marci 1520. — Papa Leone X morì 1523. —<br />

Venturi depentor 1529. (**)<br />

irus Aquinas, S... S. Ambrosius; a mezzodì S. Joannes evangelista, S. Geronimus,<br />

S. Tomas Aquinus; a sera: Matheus evangelista S. Tomas a<br />

Aquino, Augustinus ; a tramontana: S, Lucas evangelista, S, Tomas a Aquino,<br />

S Gregorius, - Quanto alle leggende eccole per intero riportate. A<br />

mezzogiorno si legge : Come li frati. . , Santi Dommiko in. e tornano a lo<br />

dito convento. Como santo Dommiko e uno compagno chaminava piovando<br />

e laqua no li turbava e no se bagnava. - Como Santo Dominiko e uno<br />

compagno pason una aqua cum bllo (battello?) e lo portinaro vole esser<br />

pagado e sanclo Dominiko dise a lui non o dinari e Dio il mando Io dinaro<br />

A sera: Como la nostra dona verzene de l'abito a Santo Dominiko'<br />

como la giesa e la fede cristiana andava per terra, e per le virludi e bonf,<br />

opinioni de sanclo Dominiko e Santo Francischo se cognosi e se abrazava...<br />

Dio. - Uno buono maistro muratore faseva una stanza e cascò la stanza e<br />

morì lo d'Io maistro e per li orazioni di frati e vìrlude de Sanclo Dominiko<br />

resuscitò. Como s.to Dommiko e piusori eretici disputarono de la fede de<br />

Dio e pretendono che caduno scrìvesse la sua fede, e fosse acceso grande<br />

fogo, e quello che no brusava fosse ve/a fede. - Come vene una visione<br />

osserv^t-t.<br />

(*) Di ciò abbiamo traccie nel culto di S, Pietro Martire un po' dovunque<br />

in Valle, come a Gardone, Pezzaze, Lavone, eie.<br />

(**) Trattasi foiee del cognome e forse sarebbe un antenato di quel<br />

Venturi d'Irma che fece esiliare dal paese Lutta la parentela nel 1695, quando<br />

per fanatismo religioso si fece colpevole di un odioso assassinio.<br />

79<br />

Gardone V. T.<br />

Chiesa di S, Maria degli Angeli - L'Aitar Maggiore.<br />

Presb. Stefen obiit vigesimo augusti 1529 die sabbathi.<br />

— 1536 morì Peder Lovezer. — Die 4 marci<br />

occusus fuit de Lodovicus Amadinus. — Dominus Viviamus<br />

decessit die XII septembris 1544. — Dom.<br />

loann. Albertus de Mazzuchelis die XV septembris<br />

1590 obiit».<br />

La mia attenzione è stata richiamata subito dal<br />

nome del pittore Venturino, morto nel 1526: è lui<br />

Fautore di questi affreschi ? Quale il suo cognome ?<br />

Quali le vestigie dell'opera sua in Valle? Ecco i vari<br />

problemi che racchiude quell'epitaffio, troppo frettoloso<br />

e incompleto per la nostra legittima curiosità di<br />

sapere qualche cosa di più sicuro intorno a questo ignoto<br />

artista triumplino, che forse racchiude per sempre<br />

nel segreto della sua tomba (*) anche il segreto della<br />

sua operosità artistica.<br />

(*) A lui forse dobbiamo aitribuire gli affreschi di quell'epoca del<br />

convento dì Gardone e un po' dovunque in valle ? Peccalo che Ire « gemme »<br />

di quesla cappella in Tavernole siano andale irrimediabilmente perdute.<br />

I. La finestra portava una vetrata (0,86 X 0,40) antica, arieggiente<br />

alle più pregiate del Duomo di Milano e rappresentava S. Antonio di Padova.<br />

II. V'era un lempietto a Tabernacolo esagono, privo del cupolino,<br />

di ordinario valore ; assai pregiali invece i dipinti sugli apecchi dei lati<br />

(0,32 X 0,23) rappresentanti S. Pietro Apostolo, S. Filaslrio V., S. Rocco,


La chiesa di S. Filastrio.<br />

La chiesa di S. Filastrio ha una sola navata con<br />

tre grandi arconi, dalla spiccata forma quattrocentesca;<br />

sul fianco meridionale dalla parte opposta dell'accennato<br />

oratorio del Consorzio di S. Domenico, la<br />

fiancheggia un elegantissimo portichetto cinquecentesco,<br />

con decorazioni e stemmi della stessa epoca. (*)<br />

Fra gli stemmi ne emerge uno col calice eucaristico,<br />

simbolo delle Scuole e Confraternite del Sacramento.<br />

Anche la facciata, semplicissima, conserva tracce<br />

evidenti di una primitiva decorazione quattrocentesca,<br />

della quale rimane soltanto un colossale S. Cristoforo,<br />

protettore dei viandanti e invocato contro la<br />

« mala morte ».<br />

Il portale e le finestre sono state aperte, così come<br />

sono ora, nel 1666 e forse della stessa epoca è l'unico<br />

altare, barocco, dedicato a S. Domenico e a S. Antonio<br />

di Padova. Nell'interno si scorgono avanzi di antichi<br />

affreschi votivi e sembra che tutto l'interno dovesse<br />

essere decorato di affreschi, coperti più tardi — dopo<br />

la peste nel 1630 — con una scialba imbiancatura (**)<br />

Due sole lapidi sepolcrali restano nel pavimento;<br />

la prima è del 1508, e ricorda il Sac. Stefano de<br />

Zaperi: « Sep. ven viri dni, — pbri, st. de. Zapiis. -<br />

missio 1508». La seconda è del 1804 e ricopre la<br />

tomba del medico Feliciano Multi: « Hic. iacent.<br />

ossa eccellentissimi feliciani m. ulti, oblii die vicesima<br />

secunda mensis iunn anno 1804 ».<br />

Il Polittico.<br />

Sull'altar maggiore, fra una ricca soasa secentesca<br />

a fogliami e statue di forma barocca, si conserva<br />

un polittico di molto valore, (***) ma quasi ignorato<br />

e molto trascurato.<br />

E' così costituito da sette tavole, che circondano<br />

una nicchia di una Madonna, scultura in legno aggiun-<br />

S. Apollonio, Tra questi quattro fianchi stavano la portella e il fondo. A<br />

tergo del fondo eravi scritto : Franciscus Ricchini - de Biono pinxit - et<br />

decoravi! anno - pubblica? salutis - M.D.L.V.11I.<br />

Ili 0 M. Commassi che vide tuttociò nota ancora : avvi una « pace »<br />

dipinta sul vetro (il Redentore in grembo alla Madre addolorata). Quale<br />

vetro è assicurato in apposito legno di forma antica.<br />

(*) La veduta della chiesa col portichetto di scorcio è tra le più<br />

suggestive.<br />

(**) Basta scrostare perché emergano subito.<br />

(***) La cornice consta di sei finestre, tre per piano. Le tre di base<br />

avevano l'eguale altezza: in mezzo la Pietà con la Vergine, il Salvatore e<br />

S. Giovanni; a destra S. Filastrio, a sinistra S. Calocero. Nel secondo piano<br />

le nicchie laterali costudiscono a destra S. Lorenzo con S Stefano (S. Filippo<br />

e Giacomo Ap.) a sinistra S. Sebastiano e S. Rocco. Nel mezzo il<br />

vano è assai più alto per la Vergine centrale, trattata con maggior larghezza<br />

come soggetto principale, diprnto non emigrato, come erroneamente si crede.<br />

Purtroppo la cornice fu tagliata, e abbassando la tavola della Vergine venne<br />

ridotta ed angustiata la Pietà di sotto, oltre che rovinato l'effetto d'assieme<br />

della bella cornice. Una cimasa con l'Eterno Padre io credo, sparì nel 1904 in<br />

occasione dell'esposizione bresciana di Arte Sacra, dove mi si assicura comparve.<br />

80<br />

ta più tardi al polittico quando fu collocata nella soasa.<br />

(*)<br />

La nicchia doveva essere il posto della tavola<br />

principale del polittico, ora scomparsa.<br />

Segnando i pezzi dall'alto del lato destro, troviamo:<br />

1.) La Annunciazione; 2.) S. Rocco e S. Sebastiano;<br />

3.) Un Santo martire con corona del martirio<br />

che probabilmente è S. Calogero, patrono di Cimino;<br />

4.) La Pietà (nel centro); 5.) S. Filastrio, vescovo;<br />

6.) Gli Apostoli Giacomo e Filippo; 7,) L'Arcangelo<br />

Gabriele.<br />

Questo polittico è innegabilmente un' opera di<br />

scuola bresciana della fine del quattrocento o del primo<br />

decennio del cinquecento. (**)<br />

Le affinità stilistiche lo avvicinano al polittico della<br />

stessa epoca, che si trova nella chiesa sussidiaria di<br />

Invico a Lodrino; ambidue sono però ridotti ad uno<br />

stato compassionevole di conservazione e richiedono<br />

un restauro urgente e intelligente per poterli salvare<br />

dall'estrema rovina.<br />

La Valle Trompia non è molto ricca di opere<br />

d'arte, ma queste delle due chiese di Tavernole e il<br />

polittico di Lodrino sono certamente fra le più pregevoli<br />

e degne di essere restaurate e costudite con ogni<br />

cura. Chi vorrà studiare ampiamente lo sviluppo dell'arte<br />

bresciana prima del Romanino e del Moretto<br />

non potrà trascurare né gli affreschi né i due polittici,<br />

che abbiamo cercato di illustrare brevemente in questa<br />

nota, perché costituiscono, senza dubbio, dei pezzi,<br />

molto importanti e interessanti, per l'epoca e per la<br />

scuola, e sono ricordi di una vetusta tradizione religiosa<br />

e artistica che la Valle Trompia deve essere orgogliosa<br />

di conservare.<br />

L'Ancona di Lodrino.<br />

L'ancona di Invico (Lodrino) a cui accenna Don<br />

Guerrini non è certo più povera o di più scadente fattura<br />

di quella di Tavernole: peccato che la cornice<br />

sia/stata in parte turpemente raffazzonata da un qualche<br />

falegname locale, allo scopo d'arricchirla e meglio<br />

completarla (!). L'Altare che la possiede è quello laterale<br />

nella chiesetta sussidiaria di S. Rocco a Invico.<br />

Nel centro del polittico apresi, sopra un gran rosone intagliato,<br />

la nicchia della Vergine. Anche qui vi fu un<br />

tempo la sua tavola dipinta? E' facile, ma forse trafugata,<br />

non lasciò di se alcuna memoria. Ai fianchi,<br />

due per parte, si aprono altre quattro nicchie con reliquie,<br />

chiuse da quattro pannelli di legno dipinto, tutti<br />

centinati.<br />

(") La Vergine del centro non è scolpita, ma egualmente dipinta, quindi<br />

non sette, ma 8 tavole. Le due però dell'annunciazione (la Vergine e 1 Ar-<br />

cangelo) sono d'epoca e fattura diversa e più recenti.<br />

(**) Mi sembra di vedere in questi dipinti una gloriosa teoria, le di cui<br />

unità potrebbero ricostruirsi con questi e con altri invidiati elementi, come le<br />

tavole di S. Rocco e dell'Adamino a Bagolino, di S. Afra in Broscia, ecc.


Purtroppo l'ufficio loro di portelle non ha contribuito<br />

poco alle scrostature e al deperimento dei quadri.<br />

In alto abbiamo a mezzo busto e nelle proporzioni<br />

di 40 X 44 S. Lucia e S. Apollonia; in basso per<br />

intiero, 40 X 100, S. Bernardo Abbate e S. Pietro<br />

Apostolo. Il basamento è formato da uno zoccolo decorato<br />

a minuscola loggetta con tredici intercolumi per<br />

il Cristo centrale e i dodici Apostoli, distribuiti ai fianchi.<br />

Il coronamento è formato da un quadrato centrale<br />

dove il Redentore tiene sollevata una corona, e<br />

da due triangoli (con un angelo dipinto ciascuno), ammorbiditi<br />

da un fregio a cornucopie ricorrentisi nel lato<br />

che borda la cimasa. Dicesi che sul Redentore s'alzasse<br />

un ultimo fregio a coronamento, con angeli di<br />

uguale pennello che il resto, asportato da un vecchio<br />

curato è certamente finito nelle mani di un qualche<br />

antiquario. L'ancona, pregevolissima nonostante tutto,<br />

meriterebbe urgenti cure, alle varie tavole in modo speciale,<br />

e un intelligente rifacimento della bistrattata y<br />

cornice.<br />

Trascurate o protette queste sono ricchezze di cui<br />

la Valle può tuttora andare altera. Poche cure e una<br />

vigilanza più oculata garantirà per l'avvenire. Il peggio<br />

è certamente quando si è costretti a vivere di ricordi<br />

e vedere sulle persone straniere i gioielli che furono<br />

già di Famiglia.<br />

Così per l'ancona della Vergine nel Convento di<br />

Gardone. Sembra che usciti esuli i figli di S. Francesco<br />

se ne sia pur ritirata la poesia e il sorriso dell'arte<br />

che furono ai Frati sorelle.<br />

Al Brera abbiamo infatti il grande quadro del<br />

Moretto che ponendo ai piedi di S. Francesco San<br />

Girolarno e S. Antonio Abate, li fa tutti rapire in<br />

estasi, volti alla Vergine che sulle loro .teste si libra<br />

materna e regale.<br />

Per brevità non so che rifarmi a un mio articolo<br />

illustrativo del 1925.<br />

Il Polittico gardonese del Moretto.<br />

Avanzando tra le mura quattrocentesche della<br />

Basilica ultima citata, ancor tutta vibrante di mistica<br />

poesia Francescana, non si può reprimere il senso di<br />

sorpresa e di lieta meraviglia che suscitano il presbiterio<br />

ritornato agli incanti dell'antichissima decorazione<br />

e in esso S. Luigi di Tolosa e S. Bonaventura di<br />

Bagnorea (che ispirarono forse l'analogo gruppo al<br />

Moretto), riapparsi in affresco sotto il soppresso intonaco<br />

; l'altare e la tribuna elegante negli intagli e nell'oro<br />

abbrunito.<br />

« In « cornu evangeli » solamente, si aprono lungo<br />

la navata le cappelle laterali; sono tre, e di mezzo<br />

quella dedicata alla Vergine Maria. Si è da poco provveduto<br />

a ridonarle un po' di grazia, con un restauro<br />

decorativo conveniente, che l'ignoranza degli uomini<br />

e la furia delle milizie alloggiatevi più volte e per<br />

81<br />

ben cinque anni nella grande guerra, avevano reso di<br />

una necessità improrogabile.<br />

E' qui che il pennello del Moretto, la pietà dei<br />

frati e la munificenza di qualche patrizio, fors'anche<br />

della fondatnce famiglia Avogadro fecero sorridere il<br />

polittico disperso oggi nelle pinacoteche di Parigi e di<br />

Milano. Inutile cercarne memoria nei documenti del<br />

soppresso convento, perché non ci fu conservato che<br />

l'atto di fondazione, stipulato nel 1442 tra S. Bernardino<br />

da Siena e i donatori Avogadro.<br />

Scacciati i frati nel 1803, le sei tavole, con la<br />

gran tela di S. Francesco di Assisi, S. Girolamo e S.<br />

Antonio Abate, veneranti la Vergine furono passati<br />

il 12 aprile 1808 al Brera di Milano che nel 1812 ne<br />

cedette per un cambio le due migliori al Louvre di<br />

Parigi.<br />

Oggi non resta che la cornice: linea elegante e<br />

semplicissima che legava i dipinti per farne un'unica<br />

pala.<br />

Vi si svolgeva la solita disposizione cara al Bonvicmo,<br />

la Vergine in alto a venerazione dei santi che<br />

la circondano e su tutti i personaggi e per lo scarso<br />

paese l'imponderabile velo di una melanconia dolcissima.<br />

La cornice di m. 3.10X2.35, dorata e decorata<br />

con la grazia del tempo, è divisa in due ordini a sei<br />

scompartì.<br />

In basso un piccolo gradino di base su cui s'alza<br />

il piedestallo di quattro minuscole lesene rabescate che<br />

intramezzano i vani dei tre quadri del primo piano ad<br />

esclusivo soggetto minorità.<br />

Oggi ancora in corrispondenza alle lesene mediane<br />

vi si vedono effigiati con finezza di miniatura i due<br />

grandi amici discepoli di S. Bernardino e legati apostolici<br />

della crociata di cui stringono la bianca fiamma<br />

ondeggiante, B. Giovanni della Marca e S. Giovanni<br />

da Capistrano, mentre nello specchio sotto il quadro<br />

di mezzo, due angeli su pannelli dovrebbero sostenerne<br />

un terzo trafugato nell'ultima occupazione militare,<br />

ove S. Francesco inginocchiato incrociava le mani trafitte<br />

sul petto.<br />

Un piccolo margine a dame purpuree e dorate, incorniciava<br />

le lesene e le tavole d'ambedue i piani. Nei<br />

tre dipinti più bassi vi era di mezzo S. Francesco d'Assisi,<br />

limitato come tutte le figure dell'aristocratico polittico,<br />

a un terzo del vero. Ritratto su legno di noce,<br />

fu stimato fra le opere migliori dell'artista.<br />

Il Poverello sullo sfondo azzurregnolo del paese,<br />

stringe al petto una piccola croce e colla sinistra appoggia<br />

il corale alla tunica rialzata.<br />

Alla sua destra S. Bonaventura, quasi di fronte<br />

col galero cardinalizio e un ricco piviale di velluto<br />

rosso cupo sul grigio saio stringe nelle mani una croce<br />

stazionale, mentre S. Antonio di Padova nella rozza<br />

tonaca gli si accompagna di fianco, in sottórdine, co!<br />

giglio e un volume aperto nelle mani; tutte e due fiorenti<br />

di una tranquilla maturità.


Lo stesso contrasto a sinistra: S. Luigi della casa<br />

d'Angiò, morto a ventiquattro anni, vescovo di Tolosa<br />

è come il contemporaneo S. Bonaventura, la figura<br />

dominante; veste sull'abito monastico, un fastoso piviale<br />

a gigli araldici d'oro, porta la mitra che avvalora<br />

di più il magnifico profilo della faccia e tiene nelle<br />

mani inguantate l'aperto breviario e il pastorale, mentre<br />

S. Bernardino, raffigurato nel settantenne tradizionale<br />

aspetto, sorregge il monogramma del nome di Gesù<br />

di cui fu zelatore infaticabile.<br />

Nel secondo ordine, la stessa disposizione di lesene<br />

rabescate, alle cui basi in quattro tondi spiccano due<br />

Gardone V. T.<br />

Chiesa di S. Maria degli Angeli - Polittico.<br />

teste di frati e due stemmi francescani, la medesima impostazione<br />

di figure con le dominanti (S. Marco e<br />

S. Chiara) nei due pannelli secondari ai posti estremi e<br />

l'eguale distribuzione di quadri, che essendo tutti e tre<br />

rettangolari non sono come sotto in finestrelle centinate,<br />

se si eccettui l'Assunta, appena adombrata in alto<br />

(nel grande giro dell'aureola) dal fregio triangolare, inscritto<br />

tra le cornici principali e la curva del vano.<br />

Quest'ultimo è il dipinto più grande e il cuore della<br />

composizione: nella fascia che intercorre tra i sovrapposti<br />

trittici e in testa alla cornice fu distribuita infatti<br />

la prima antifona delle lodi: « Assumpta est Maria<br />

in coelum, gaudent Angeli, laudantes benedicunt Do-<br />

82<br />

minum ». La tavola è di pioppo, come le ultime due,<br />

e sorpassa di un terzo gli altri quattro pannelli.<br />

La Vergine nella posa caratteristica, che col Bonvicino<br />

creò il nuovo tipo della Madonna bresciana,<br />

incrociando le braccia sulla porpora delle vesti damascate<br />

morente in sfumature di viola sale tra le nubi,<br />

sorretta e quasi spinta da quattro angioletti, intieramente<br />

ignudi, affacendati senz'agile grazia, tra gli svolazzi<br />

della tunica e del manto.<br />

Alla destra S. Marco, volgendo il fianco destro,<br />

spiega intorno alla persona, quasi intiero il rotolo del<br />

suo vangelo, che stretto nella mano abbandonata lungo<br />

il corpo viene avvicinato dalla sinistra alla sua faccia<br />

di anziano barbuto. E' l'unico personaggio dubbio<br />

per i critici da cui fu battezzato anche S. Paolo o un<br />

Apostolo qualunque, ma non pei gardonesi che vi trovano<br />

subito un omaggio del pittore e dei frati alla parrocchia<br />

appena costituita (1544) di cui l'Evangelista<br />

è patrono, e vi salutano un felice abbinamento col vicino<br />

S. Girolamo che divide con lui nell'iconografia<br />

il simbolo del Icone,<br />

Più indietro e di fronte, il S. Dottore, anch'esso<br />

venerando pel candore della barba fluente, tutto chiuso<br />

nella cappa cardinalizia e chino sotto l'ampio cappello,<br />

tiene colle due mani un libro di cui segue intento<br />

la lettura. A sinistra, sullo sfondo evidentemente restaurato<br />

del ciclo, S. Chiara si avanza verso il centro,<br />

reggendo il turrito ostensorio medioevale, su cui abbassa<br />

la faccia pensosa. Sull'elsa crociata di una lunga<br />

spada appoggiano invece le mani intrecciate di Santa<br />

Catterina, che, più in fondo sta di faccia, tenendo ai<br />

piedi la ruota spezzata del suo martirio e volto l'occhio<br />

e la testa coronata alla Vergine compagna. Di<br />

questi sei dipinti, rivendicati con giustizia alla vecchia<br />

cornice per l'esattezza matematica delle proporzioni<br />

non rimangono ora a Gardone che inadeguati ricordi<br />

nei Ss. Bonaventura e Antonio dell'oratorio di S. Rocco,<br />

separati senza variarli nei due ovali di Villa Bernardelli,<br />

nel S. Francesco del Convento e nell'Assunta<br />

della Sacrestia di S. Carlo.<br />

La soverchiante altezza di quest'ultimo soggetto<br />

./nell'originale, alzo nel mezzo la cornice di corona su<br />

due piccolissime rabescate lesene, dando alla cimasa<br />

una linea angolare, ingentilita nel dislivello dei piani<br />

da volute d'oro, sotto cui due angeli, attribuiti dalla<br />

tradizione ancora al Moretto, si protendono ginocchioni<br />

in atto di preghiera. Sarebbe questa l'intiera visione<br />

di cui perfino si era perduta memoria e che pure per<br />

quasi tre secoli giocondo i frati e il popolo di Gardone,<br />

ma la rivoluzione francese che rapì e disperse tanti tesori<br />

di arte e di fede, strappò alla vecchia Basilica —<br />

come sacrilegamente si spegnerebbe in un occhio la pupilla<br />

— la stupenda tela di S. Francesco e questi altri<br />

suoi gioielli preziosissimi, relegandoli là ove a stento li<br />

può raggiungere il più volonteroso proposito di una<br />

modesta riproduzione.<br />

La mestizia che cinge d'inesplicabile rimpianto<br />

ogni creatura del sommo artista bresciano, sembra qua-


si alimentarsi dall'inutile sforzo dell'amatore intento a<br />

raggruppare invano in ideale ricostruzione quei dieci<br />

scomparsi :<br />

« Dite dunque : dell'ambiente profano a cui vi<br />

condannò il laicizzato pensiero moderno, sospirate voi<br />

o santi relegati, le preci e l'incenso per cui vi crearono<br />

il magistero degli artisti e la pietà dei fedeli? O forse<br />

rimpiangete, o beati, il vuoto anello che aspetta invano<br />

lo splendore delle sue gemme antiche? ».<br />

Conclusione.<br />

Pretendere che il passato ritorni è semplicismo<br />

esagerato e pretesa di rendere legge normale di vita<br />

l'eccezione rara di una tarda restituzione. Non tutti<br />

83<br />

hanno la fortuna, come i Frari di Venezia, di riavere<br />

dopo grave lontananza, il loro Tiziano: e del resto<br />

non tutti sarebbero poi facilmente degni custodi dei<br />

capolavori restituiti. Se non vale rimpiangere l'irrimediabile<br />

passato, dobbiamo tuttavia premunirci contro le<br />

possibili perdite dell'avvenire.<br />

Se ciò avvenisse, il rimprovero dei maggiori che<br />

li commisero con sacrificio ai migliori artisti, e quello<br />

dei beati cittadini del ciclo, esiliati in effige dalle loro<br />

antiche gloriose sedi, andrebbe forse agli intelligenti<br />

che per salvarli li raccolsero all'ombra profana delle<br />

civiche pinacoteche, o piuttosto e con ogni diritto, ai<br />

noti primitivi custodi che li lasciavano perire sotto lo<br />

sfacelo demolitore del tempo, la polvere e la muffa di<br />

un'obliosa colpevole noncuranza?<br />

(Fot. Bratìo)


Canti e pace nella valle d'oro<br />

L'inverno è qui che viene; per tutta la valle gli<br />

alberi, sono già spogli e attorno ai focolari, dove su<br />

gli alari arde il ceppo di Gardena o del Muffetto<br />

fioriscono nell'ora del coprifuoco, le leggende che invitano<br />

le menti a vivere nei secoli.<br />

Batte alle porte l'aria diaccia che scende dal<br />

Maniva e da! Guglielmo; le vetrate si arabescano di<br />

un tenue e candido velo. Fra poco le nevi avranno<br />

ammantato e case e boschi, e praterie ; e gli sciatori,<br />

cantori delle fredde temerità, saliranno festanti questa<br />

valle dell'oro e del ferro, dove ogni casa ha la sua<br />

stona. Saliranno verso S. Colombano e verso il Maniva;<br />

ci sarà chi se ne andrà più oltre: lassù alle<br />

Colombine, e ancor più in alto verso il Gavia dove<br />

lo spinto si estende e si tempera in un bagno di purificazione.<br />

Si giunga d'inverno oppur d'estate; fra il freddo<br />

sano delle nevi o fra l'aria pura e fresca che sprigiona<br />

dalle pinete, quando si ritorna il cuore è ricco di<br />

ricordi e nostalgie.<br />

Non apri libro che parli della Valle Trompia<br />

in cui non si accenni ai filoni d'oro o alle pietre<br />

che, dicono, non ve ne sia una che non contenga ferro.<br />

Ma se tu chiedi a chi ogni anno sale su per questa<br />

valle, dove esiste veramente ogni fonte di ricchezza,<br />

la risposta. è unica: nell'aria fresca e pura; nelle<br />

acque cristalline dalle quali si stillano gli elementi<br />

necessari alla salute: magnesia e ferro; da questo<br />

verde immenso dei boschi di pini e di ance, dentro<br />

i quali si respira a pieni polmoni l'aria impregnata di<br />

oliterio; e nella fecondità del lavoro, che da Carcina<br />

a Sarezzo, da Lumezzane a Gardone, e su, fino a<br />

Collio è tutto un inno festante al lavoro, un'armonia<br />

immensa di, bellezze e di fecondità.<br />

:: Luigi Vecchi ::<br />

85<br />

Da Brescia e da Cremona, da Mantova e da<br />

Verona e da. Milano e perfino da Torino, vengono,<br />

ogni anno, migliaia e migliaia di persone a cercare in<br />

questi paesi pace, tranquillità e salute.<br />

Allora i canti si alternano ai canti su per i sentieri<br />

e sui margini delle fonti dove l'acqua zampilla<br />

fresca e gaia quando l'alba inargenta le cime ed il<br />

tramonto copre d'oro il piccolo Santuario posto lassù<br />

fra Bovegno e Etto.<br />

II Muffctto.


... Etto, paese delle anime morte!<br />

Ma chi portandosi al Santuario di Bovegno non<br />

sente il desiderio di giungere fino a Etto? Allora i<br />

... Etto, paese delle anime morte!<br />

sentieri, abbandonati, le viuzze malate di quella vita<br />

che non giunge mai, sembrano rivivere nello scalpittìo/<br />

dei visitatori che rimbomba sonoro, e nelle canzoni che<br />

echeggiano a valle annunciatrici di risveglio. Così<br />

accade che anche la campana della chiesetta senza<br />

Santi e senza lume davanti all'aperto Tabernacolo dell'altare<br />

maggiore, la picciola campana, mossa dai visitatori,<br />

getta la sua voce sempre bella e pura come per<br />

dire ai figli, lontani « Sono ancora viva e sono ancora<br />

quella che suonava di gioia e di dolore nell'ora della<br />

vita e della morte ».<br />

Così accade che dalla loro tana escono i pochi<br />

rimasti in questo paese inanimato. La voce della campana<br />

li richiama alla realtà! Quanti sono? Quattro,<br />

cinque, sei? Non di più! Ad uno ad uno, ed erano<br />

molti, se ne sono andati tutti gli altri col tempo, è<br />

rimasto 'soltanto chi non 'poteva camminare oltre il<br />

sentiero di Pezzaze. Si dice che' nemmeno nei giorni<br />

di solennità arrivino essi al Santuario. Ma quando la*<br />

86<br />

piccola campana suona, canta nei cuori di questi dimenticati<br />

la felicità, e anche i due nani, Angiolino e<br />

Domenica, mostrano allora gli occhi scintillanti di<br />

gioia. Ma se la campana non suona e giunge ai loro<br />

orecchi l'eco dei passi, sprangano essi la porta della<br />

casa smozzicata e sgretolata e soltanto quando sor<br />

ben sicuri di essere soli fanno capolino.<br />

In questi mesi Domenica e Angiolino vivono di castagne<br />

che vanno raccogliendo sui sentieri degradanti<br />

Chissà quanti anni abbiano questi due fratelli abbandonati<br />

dal mondo e dal tempo? Nemmeno essi lo san<br />

no! Un giorno che la campana suonava e che i lorc<br />

cuori avevano ripreso coraggio, abbiamo ostentato 1;<br />

domanda :<br />

— Dieci — ci rispose la Domenica offrendoci 1:<br />

volubilità delle sue labbra molli e la sua grossa lin<br />

gua, mentre il fratello abbassava la testa come voles<br />

se far correre la mente attraverso il ricordo del tempo<br />

Dieci? oppure cento, chi lo saprà mai. quandi<br />

sono ancor viva..<br />

son nati, questi due rifiuti della vita e della morte.<br />

Ma' se 1 tu 1 l'asci Etto, se guardi in alto e giù ne<br />

immense praterie, tutto ti si offre, tutto è un invito<br />

uno sfolgorìo di luci e di colori.


Ogni anno da Gardone a Collie, quando la canicola<br />

toglie nella città il respiro, le porte delle case<br />

si aprono a ricevere la marea di folla che accorre in<br />

cerca di refrigerio. E allora « beati gli ultimi se i primi<br />

saranno discreti ». Così gli ultimi ogni anno devono<br />

adattarsi come vuole il caso; riversandosi magari qualche<br />

sera sui fienili o nelle « Baite » lontane. Ma che<br />

importa? Forse il buon Poeta non scrisse: « Usanze<br />

de montagna : l'erba la fa de scagna, l'acqua la fa<br />

de vi, aviso ai citadì» ? Basta l'aria fresca e l'appetito!<br />

E quassù si vien cercando nell'estate, aria fresca<br />

e appetito. Li si va a cercare ogni mattina al levar<br />

del sole, dove le passere cinguettano e belano gli armenti;<br />

dove le ginestre giuocano di densità e di soavità<br />

con l'azzurro del cielo : giallo, celeste e verde,<br />

manto immenso che sejmbra avvolgere questa meravigliosa<br />

vallata che mette nel cuore le più care delle<br />

costalgie. /--<br />

Elto: case smozzicate, sgretolate.<br />

Aria dappertutto; e, fra gli alberi, i canti mattutini<br />

che,si intrecciano e si cercano. Canti di fanciulle,<br />

le quali per voler essere in carattere con la deliziosa<br />

atmosfera si svestono dall'abito cittadino indos-<br />

87<br />

sando quello caratteristico di queste montagne che da<br />

loro una nota di eleganza, di giocondità e di gentilezza.<br />

E tu le vedi queste fanciulle ogni mattina, segui-<br />

Dieci - ci rispose la Domenica.<br />

te dagli instancabili cavalieri che suppliscono ben volentieri<br />

la servitù nel trasporto dei sacchi da montagna,<br />

andare ad annerire sotto lo smagliante sole.<br />

Si cambia infatti di colore; si va lassù nelle immense<br />

praterie delle Colombine e di Peseda, al Muffetto<br />

o al Maniva ; alle Corti di Redicampo o ai<br />

prati di Zovato, o al Guglielmo. Chi si accontenta<br />

delle passeggiate più calme va a sedersi sul muricciolo<br />

che cinge il Santuario di Bovegno o a Ludizzo<br />

dove i romani ruderi dicono ancora gli antichi sacrifici<br />

dei cristiani lassù mandati da Cesare a vivere di stento<br />

e di dolore.<br />

Un giorno, non tanto lontano, il villeggiante<br />

prima di andarsene compiva un voto: portava il saluto<br />

al Poeta della « Melodia » presso il suo eremo,<br />

che egli chiamò « La Cà de,le bachere », nella conca<br />

che corre verso Ludizzo e verso Bovegno, posante le<br />

sue basi presso il ruscello dove l'acqua sempre pura e


sempre fresca, come il suo verso, accarezzava dolcemente<br />

la Musa. Ora il Poeta non c'è più! Se n'è andato<br />

insalutato ospite lasciando la sua erba alle galline<br />

, . le quali per essere in carattere si svestono dall' abito cittadino .<br />

r<br />

. indossando quello caratterislico di queste montagne ...<br />

e ai conigli che si cibano con voluttà e le sue massime,<br />

che erano ammirazione e ammonimento, a corrodersi nel<br />

tempo. Una, la più recente e quindi la più fresca an-<br />

88<br />

cora, vive sul muro centrale; vuole giustificare la fuga<br />

del Poeta. Dice essa:<br />

Frate Sole qui con Suora Pace<br />

Ebber compagno un povero Poeta,<br />

Ma sopraggiunto il pubblico loquace<br />

Cacciato a tutti e tre da questa mèta.<br />

Ma il pubblico loquace ch'egli accusa di sì grave<br />

colpa, gli voleva bene, molto bene e mai. avrebbe<br />

pensato che le quotidiane visite Io avrebbero offeso e<br />

stancato. Ma a tutto ci si adatta in questo mondo e<br />

la « Cà de le bachere » se ne va a poco a poco a<br />

finire nell'oblìo che il tempo scava per tutte le cose.<br />

Ora che il buon poeta se n'è andato a vivere fra le<br />

mille colonne che eternano il sacrificio di chi alla Pa-<br />

Alla festa del villaggio.<br />

,/<br />

tria diede il proprio sangue, i villeggianti passano dmnanzi<br />

a. quello che fu l'eremo di Angelo Canossi, come<br />

si passa accanto alle cento altre case, per anelar<br />

più oltre dove pure ben s'addice il verso:<br />

Usanze de montagna<br />

l'erba la fa de scagna<br />

l'acqua la fa de vi<br />

Aoì&o ai diadi!<br />

che ovunque, attórno alla « Cà de le bachere » , è tutto<br />

un tappeto di. erbe e un canto di acqua cristallina.<br />

E si fanno quando si giunge in questi paesi i<br />

sogni, più belli! Chi sa dire quante fanciulle quassù<br />

nell'ora della siesta, dopo di aver intrecciato cicla-


mini, hanno sognato all'ombra dei pini e dei larici<br />

giganteschi, tutta una vita di amore e di sperante?<br />

Tutte! Lo dicono i canti che si spandono alla sera<br />

nell'ora del ritorno quando il sole si è già spento<br />

dentro le immense valli e i monti diventano alti cavalloni<br />

di ombre. Lo dicono i canti che ci porta il<br />

vento scendendo dalle praterie dove il Poeta fuggito<br />

conversava con Santo Francesco; canti di fanciulle<br />

dalla voce cristallina come l'acqua che corre incuneandosi<br />

fra gli alberi e le pietre bianche, striate di<br />

verde, luccicanti, come l'argento, giù a valle.<br />

Accordi di uomini non sempre perfetti che suscitano<br />

risa di giubilo e di bonario scherno dalle fanciulle<br />

pazze di primavera e di giocondità. E giocondità<br />

in questa valle, fino a pochi anni or sono abbandonata<br />

se ne trova in tutte le cose: sui balconi arabescati,<br />

ricchi di gerani e di rose che il tempo cerca<br />

invano di avvizzire; sul volto, tutta soavità spirituale,<br />

delle cento imagini dipinte su ogni casa; nel gorgoglio<br />

delle acque, nel canto degli augelli, nei gmochi<br />

infantili.<br />

Quando la profonda pace avvolge le alta cime<br />

e le fonti purissime cantano solitàrie alla luna e alle<br />

stelle ; quando il carminio del rododendro si colora<br />

di piombo e i declivi si bagnano di rugiada, Gardone<br />

e Bovegno e Collie si vestono di altra vita e di altri<br />

desideri.<br />

La soavità della montagna si stacca dalla febbre<br />

nuova che prende la falange dei villeggianti. Le donne<br />

lasciano l'abito che le fa bambole graziose, nate<br />

improvvisamente fra i ciclamini, i rododendri e il<br />

mirto, per prodigio di fata, e vestono un'altra toletta<br />

, quando la profonda pace .<br />

dai mille e mille colori, tutta civetteria e tutta vanità<br />

di cui anche gli uomini difettano; studiano qui di<br />

meglio piacere col dire madrigali, frasi infiorate ; complimenti<br />

spagnoleschi scipitaggini... estive.<br />

Le sale e le terrazze degli alberghi sfavillano<br />

nell'ora notturna; fremono nel palpito della danza e<br />

delle luci pallide sotto il tremore delle quali le faccie<br />

incipriate si scolorano e gli abiti hanno un tremolìo<br />

d'argento e d'oro antico. Sono queste le ore di follìa<br />

alle quali la vita non può rinunciarvi.<br />

Sono le ore in cui le persone si ritrovano per<br />

assomigliarsi tanto nelle cose fatue ; ore che passano<br />

senza ricordo e senza rimpianto.<br />

Piangono la loro canzone i violini degli alberghi,<br />

si roteano i Jaz nel tenere desta la gioventù che<br />

gira e salta. Ma le ore passano vertiginosamente, le<br />

coppie fanno ritorno alle loro case, le luci ad una ad<br />

una. si spengono... Soltanto la. pace della notte regna<br />

sovrana desiosa di cullarsi nella voce del Mella che<br />

canta, tutta la sua poesia alle cime e agli uomini che<br />

riposano. Ma. la vita riprenderà domani con ritmo<br />

sempre più celere quasi che ogni essere abbia fritta<br />

di divertirsi presago d'un domani men lieto.<br />

Ecco la vita che ogni anno serba a chi viene in<br />

questi paesi a. cercare salute e pace e giocondità.<br />

Ma l'inverno è qui che viene; le ultime ross<br />

infreddolite non vogliono rassegnarsi a morire; un'altra<br />

vita non meno bella fra poco canterà nel candore<br />

delle nevi. Che la valle dell'oro e del ferro offre il suo<br />

fascino in tutte le stagioni.<br />

(Fot. Bravo)


II nome.<br />

LUMEZZ ANE<br />

Chi da Brescia sale per la Valle Trompia, arrivato<br />

presso Sarezzo, vede aprirsi alla sua destra, una<br />

Valletta, la quale si stende per più di sette chilometri<br />

verso mattina. E* questa l'industriosa Valle di Lumezzane.<br />

L'etimologia del suo nome « lume sano » sembra<br />

spieghi il fatto che le dodici frazioni in cui è diviso,<br />

Veduta della valle di Lumezzane e del uuovo tratto di strada Termine-Mezzaluna.<br />

91<br />

sono tutte esposte su sponda aprica di fronte al sole.<br />

E forse per questo, come timbro, i due vecchi Comuni<br />

della Pieve e di S. Apollonio, hanno lungamente<br />

usato la paffuta faccia del sole circondata da raggi, e<br />

S. Apollonio, a testimonianza del Professor Amati<br />

(Dizionario Storico d' Italia), aveva adottato, forse per<br />

questo stesso motivo, come suo stemma, il sole che sorge<br />

fra le montagne, quando Lumezzane Pieve, al cessare<br />

cioè del dominio de' Conti Avogadro, come atto


di deferenza verso gli antichi Signori, ne aveva adottato<br />

lo stemma nobiliare (scudo d'argento con tre scale<br />

attraversate sormontato dalla corona).<br />

Altri invece, pretende trovare in questo nome<br />

« lume sano » l'applicazione agli industriosi ma rozzi<br />

montanari lumezzanesi, del vecchio adagio : « Montanari,<br />

alpini, scarpe grosse ma cervelli fini »,<br />

Posizione e monti.<br />

Lumezzane si stende nella parte orientale della<br />

Valle Trompia, ed è un Vallone a sé, detto in luogo<br />

Val Gobbia, nome, che da alcuni vuoisi derivato dal-/<br />

l'umbro « Gobbio ».<br />

Questa Valle, trovasi stretta fra il Monte Palosso<br />

(m. 1157) a sud, ed il Ladino (m. 1299) a nord.<br />

Per qui subito completare questo cenno dello<br />

Strafforello, (L' Italia ecc.) si notino a mezzodì oltre<br />

il Palosso, che è di fronte alla Pieve, il Monte Conche<br />

col suo celebre Santuario (metri 1 158), ed il Monte<br />

Doppo (m. 1217), fra le cui gughe sorge il piccolo<br />

Santuario di S. Giorgio, eretto su una grande rupe a<br />

metri 1 125.<br />

E tra le vette del nord e il dossone di Vesso (metri<br />

1340), il corno di Sondino (m. 1354) e Prealba<br />

(m. 1271) nei cui pressi, ma su territorio di Bione, si<br />

vedono il Santuario di S. Viglilo M. (m. 1271) e la<br />

passata delle Crocette (1062) «Guida d'Italia del<br />

Touring Club Italiano ».<br />

Le frazioni.<br />

Panorama generale dell'ex'Comune di Pieve (Parrocchia Sv Giovanni).<br />

92<br />

Lumezzane è nome collettivo di parecchi paes<<br />

che un tempo erano riuniti in una sola Comunità. (<br />

Dopo una vita autonoma, secolare, con rece<br />

provvedimenti sono stati nuovamente fusi in un un:<br />

Comune.<br />

Questi raggruppamenti di case, paeselli, frazio<br />

e contrade, come soglionsi chiamare qui, sono ben ]'.<br />

(trascurando qualche men numeroso raggruppamenl<br />

di case, specie di Lumezzane Pieve) e tutte sono ripo<br />

tate anche dal famoso manoscritto, denominato in C;<br />

tastico del 1610 che è conservato nella Bibliotec<br />

Queriniana di Brescia.<br />

Sette costituiscono la Parrocchia della Pieve e<br />

S. Giovanni, e sono: Piatucco, Fontana, Pieve, Rer<br />

zo, Gazzolo, Dosso e Valle; quattro costituiscono 1<br />

Parrocchia di S. Apollonio, e cioè: Montagnone, Se<br />

nico, Premiano e Mosniga.<br />

L'ultima, posta fra le due prime, dal nome dell<br />

Parrocchia, si chiama S. Sebastiano.<br />

Lo Strafforello e la Guida del T. C. I., indican<br />

l'altezza sul 1. m. della varie frazioni:<br />

Valle m. 340, Gazzolo m. 416, S. Sebastiani<br />

m. 497, Pieve m. 500, Fontana m. 526, Renzo me<br />

tri 555, Chiesa di S. Apollonio m. 579, Premiam<br />

m. 596 e Mosniga m. 684.<br />

(*) Avv. F. Glisenti : n II Feudo di Lumezzane ",


Delle frazioni di San Giovanni, lo Strafforello<br />

scrive :<br />

« Sono tutti paeselli di bell'aspetto in pittoresca<br />

posizione con edifici la maggior parte moderni e rimodernati<br />

» e di S. Apollonio afferma che è un bel<br />

paesotto, di carattere moderno con palazzotti signorili<br />

e ville ridenti nel d'intorno.<br />

Or se questo scriveva l'autore nella seconda metà<br />

del secolo scorso, a maggior ragione si dovrebbe ripetere<br />

ora perché Lumezzane va progredendo notevolmente<br />

nell'edilizia. Dappertutto si trovano nuove costruzioni,<br />

alcune delle quali anche belle.<br />

Per non accennare che ad edifici pubblici, a S.<br />

Apollonio, per munifica iniziativa del Rev. Curato<br />

Cav. Don Rovella nel 1903, come S. Sebasliano nel<br />

1906, e più tardi nel 1925 alla Pieve, furono eretli<br />

dalle fondamenla bei edifici per gli Asili Infantili delle<br />

tre Parrocchie, nei quali le Suore Poverelle del Palazzolo<br />

di Bergamo a S. Apollonio e S. Sebasliano; Suore<br />

Canossiane di Bedizzole a S. Giovanni, profondono<br />

tesori di bene a cenlinaia di bimbi ed alle fanciulle.<br />

Quesle istituzioni, per iniziativa dei loro fondatori,<br />

stanno per essere erette in Ente Morale.<br />

La popolazione.<br />

La popolazione di Lumezzane, che nel Catastico<br />

del 1610 era di 3000 abitanli, giusta il censimenlo<br />

Panorama generale ex Comune di S. Sebastiano (Parrocchia di S. Sebastiano).<br />

93<br />

Ufficiale del 1921 raggiungeva i 6345, e dalle risultanze<br />

dell'Anagrafe dell'Ufficio Municipale alla data<br />

del 31 - 12-'1928, a Lumezzane S. Sebastiano (ora<br />

capoluogo) si constatarono n. 417 famiglie con abitanti<br />

n. 1893 ; a S. Apollonio, famiglie n. 487, abitanti<br />

n. 2617; a Lumezzane Pieve famiglie n. 632, abitanti<br />

n. 3087; in totale abitanti n. 7597.<br />

Famiglie con 7 o più figli alla dala del 30 giugno<br />

1928-VI.<br />

Con 7 figli<br />

8 »<br />

9 »<br />

10 »<br />

11 »<br />

12 »<br />

13 »<br />

14 »<br />

15 »<br />

16 »<br />

17 »<br />

18 »<br />

N. 89<br />

» 85<br />

» 91<br />

» 68<br />

» 41<br />

» 33<br />

» 17<br />

» 14<br />

» 1<br />

La frazione di S. Sebastiano, avendo nel 1921<br />

ollenuto di erigersi in Comune autonomo ha provveduto<br />

all'erezione di un proprio Cimitero.<br />

Il progetto fu eseguito dal Geom. Guido Parenti<br />

di Brescia ; l'esecuzione fu appaltata alla Ditta Mai<br />

e C. pure di B rescia sotto la competente direzione del-<br />

1' Ing. Pietro Trombetta. La inaugurazione Ufficiale<br />

1


avvenne il 28 ottobre 1928 per iniziativa dell'Ili.mo<br />

Sig. Cav. Doti. Luigi Giannitrapani, allora Commissario<br />

Prefettizio.<br />

Le inumazioni furono autorizzate nel maggio 1929<br />

Quest'opera venne a costare lire trecentomila.<br />

Resta ora da provvedere ali' ampliamento dei<br />

troppo angusti Cimiteri di S. Apollonio e della Pieve.<br />

Il dialetto.<br />

Lumezzane è notissimo per la singolarità del suo<br />

dialetto, aspro nella pronuncia e con vocaboli usati sol-<br />

tanto qui, e pronunciati con tal singolarità di modo, da<br />

far contrasto vivo con molte altre plaghe della Provincia.<br />

Caratteristici i sopranomi coi quali, tutti si può<br />

dire, vengono chiamati.<br />

Farebbe buon sangue chi volesse farne una raccolta<br />

dei più... strani.<br />

Anche a Lumezzane va tuttavia scomparendo la<br />

singolarità del linguaggio per la maggior compartecipazione<br />

alla vita commerciale extra locale, conseguenza<br />

anche di « qualche » miglioramento di viabilità, ed<br />

anche, un pochino, come logica conseguenza di qualche<br />

agiatezza.<br />

Purtroppo il lungo dominio dei feudatari nel medio<br />

evo, ed in epoca a noi più vicina, il regime Austria-<br />

co, avevano impoverita assai questa zona, un tem<br />

abbastanza fiorente.<br />

Nel 1855 il Governo Austriaco ordinò la chiù;<br />

ra delle fabbriche d'armi da guerra e si ridusse<br />

organizzare l'industria dei fucili da caccia (Gnas<br />

P. 136) Lumezzane risentì certo gran danno anc<br />

sulla formazione intellettuale di questa misura politii<br />

A detta elevazione intellettuale, e di conseguenza<br />

miglioramento del linguaggio, sopratutto del costun<br />

può conferire moltissimo la scuola.<br />

Purtroppo restano ancora in votis gli edifici sco<br />

siici. Provvedere a così grande, urgente, annoso bi:<br />

gno, sarà merito glorioso del Regime.<br />

Panorama generale dell'ex Comune di S. Apollonio (Parrocchia di S. Apollonio).<br />

94<br />

Le strade.<br />

Risale la Valletta di Lumezzane, un" ampia<br />

comoda strada che parte da Crocevia Lumezzane, :<br />

quel di Sarezzo, e passando per la località detta « Te<br />

mine », dove Lumezzane confina con Sarezzo, giunj<br />

a Mezzaluna. Qui la strada si biforca.<br />

Un ramo sale e gira a ridosso del monte fino al]<br />

Pieve, toccando la frazione Dosso, attraversando Pi;<br />

tucco e diramandosi verso Fontana e Renzo. A Ga:<br />

zolo, conduce una carrozzabile che parte al Poni<br />

Termine.<br />

L'altro ramo principale, continua verso S. Sebi<br />

stiano, passa alla Parrocchiale di S. Apollonio,


toccando Sonico, finisce biforcandosi, nelle Frazioni di<br />

Premiano e Mosniga.<br />

Da quest'ultima contrada, con una mulattiera che<br />

passa per la Santella del Cavallo (m. 746), si giunge<br />

fino ai prati di Pieve de Boni (conosciuti col i.ome di<br />

Campi Boni) m. 765); da qui, si diramano sentieri per<br />

Caino, Bione, Binzago e Agnosine.<br />

Nelle vicinanze di Mezzaluna, si diramano la<br />

strada detta Mainone che passa per le numerose ed<br />

importanti officine poste in fondo alla Valle, diventando<br />

mulattiera in località Faidana; sale poi fino al<br />

passo della Cocca di Nave (m. 848) e più in alto, fino<br />

al monte Conche.<br />

Fu detto che risale la Valle di Lumezzane una<br />

ampia e comoda strada, perché in questi ultimi anni,<br />

venne eseguito il primo tronco della nuova strada Crocevia-Lumezzane<br />

S. Apollonio, su progetto dell' Ingegnere<br />

E. Dabbeni e Geom. Moretti.<br />

L'opera fu testé sistemata oltre che per l'interessamento<br />

delle cessate Amministrazioni Comunali, per<br />

quello particolare del Cav. Dott. Luigi Giannitrapani,<br />

benemerito Commissario Prefettizio.<br />

La costruzione costò oltre un milione di lire; la<br />

sistemazione, richiede una spesa di L. 118.000.—<br />

E' da augurarsi che dalla Provincia, e dal Governo<br />

sopratutto, venga riconosciuta la estrema necessità<br />

di dotare la parte superiore della Valle, di una<br />

nuova strada concorrendo alla attuazione del progetto<br />

per la costruzione del tronco Mezzaluna-S. Apollonio,<br />

Asilo infantile di Pieve.<br />

95<br />

sostituendo quella attuale assai disagiata, ripida e peri-<br />

coilosa,<br />

di forte ostacolo al progresso.<br />

L'eco della storia.<br />

L'Illustrazione Bresciana (anno VII n. 118) afferma<br />

che « Lumezzane » è una delle più industriose<br />

fra le nostre ricche « Vallate », perché, aggiunge la<br />

Guida del Touring Club Italiano, i Lumezzanesi la<br />

resero noia ab immemorabile per i lavori in acciaio,<br />

ferro ed ottone. Da Lumezzane, come da Gardone,<br />

capoluogo della Valle Trompia, cantò il Buccelleni:<br />

« ... oltre l'Alpi, oltre l'Egeo<br />

l'armi tonanti del natìo metallo<br />

mandava esperto fabbro, e n'ebbe grido<br />

che non è spento ».<br />

Per questo la gloriosa Repubblica di Venezia, alla<br />

quale, dice il Comm. Glisenti, Lumezzane forniva da<br />

tempo immemorabile lavori in acciaio, ferro ed ottone<br />

(storia: // Feudo di Lumezzane) favorì grandemente la<br />

industria metallurgica esercitata da questi valligiani,<br />

come scrisse nella sua poderosa, benché incompleta<br />

geografia storica d' Italia Gustavo Strafforello.<br />

Fino dal 1610 il famoso Catastico di Brescia, di<br />

Lumezzane Pieve constatata che : « attendono a lavorar<br />

di ferarezza, tolendo il ferro a li forni di Valtrom-


pia, et lavorano esso ferro alle fusine di quelle terre<br />

di Pieve, che sono a numero di sette in circa oltre<br />

altre sei fusinette dove trafilano il ferro: et quelle genti<br />

con queste arti, sostentano sé medesimi et le loro famiglie<br />

senza andar per il mondo, come fanno quelli di<br />

Valsabbio ».<br />

Sulla fine del secolo scorso, Gustavo Strafforello,<br />

nella Valle di Lumezzane, oltre lo stabilimento Fra-<br />

Asilo infantile di S. Sebastiano.<br />

Asilo infantile di S. Apollonio (fondatore Cav. Don G. Rovella).<br />

96<br />

telli Polotti e Tempìni nel quale si produceva acciaio<br />

fuso al crogiuolo per attrezzi ruricoli e ferroviari, parti<br />

d'armi, sciabole per cavalleria, fucinatura di proietti,<br />

p£4 : ^^^J-- e, '••<br />

::<br />

granate smochs, bossoli metallici ecc. constatava alla<br />

Pieve, sette magli per la lavorazione del ferro e dell'acciaio;<br />

altri sette opifici minori per la fabbricazione<br />

di armi, parti di. armi, coltelli, daghe, strumenti rurali<br />

ecc., nei quali si impiegavano 200 operai ed oltre 100


pia, et lavorano esso ferro alle fusine di quelle terre<br />

di Pieve, che sono a numero di sette in circa oltre<br />

altre sei fusinette dove trafilano il ferro: et quelle genti<br />

con queste arti, sostentano sé medesimi et le loro famiglie<br />

senza andar per il mondo, come fanno quelli di<br />

Valsabbio ».<br />

Sulla fine del secolo scorso, Gustavo Strafforello,<br />

nella Valle di Lumezzane, oltre lo stabilimento Fra-<br />

Asilo infantile di S, Sebastiano.<br />

Asilo infantile di S. Apollonio (fondatore Cav. Don G, Rovetta).<br />

3C?&> QA ff^><br />

telli Polotti e Tempìni nel quale si produceva acciaio<br />

fuso al crogiuolo per attrezzi ruricoli e ferroviari, parti<br />

d'armi, sciabole per cavalleria, fucinatura di proietti,<br />

granate sinochs, bossoli metallici ecc. constatava alla<br />

Pieve, sette magli per la lavorazione del ferro e dell'acciaio;<br />

altri sette opifici minori per la fabbricazione<br />

di armi, parti di armi, coltelli, daghe, strumenti rurali<br />

ecc., nei quali si impiegavano 200 operai ed oltre 100


cavalli di forza motrice idraulica; ed a S. Apollonio,<br />

20 opifici in ottonami nei quali si lavoravano, giornal-,<br />

mente, circa 70 quintali di ottone; 25 piccole fabbriche<br />

Acqua fresca e volti .... senza cipria.<br />

Nuovo cimitero di S. Sebastiano.<br />

— 97<br />

di cucchiai e forchette di ottone d'uso comune nelle<br />

campagne Lombarde, del Veneto e del Trentino ; altri<br />

10 piccoli opifici per lavori in ferro, parti d'armi, armi


Parrocchiale di S. Giovanni Battista.<br />

Scasa in noce, opera del 700. - Tela del Veronese ?<br />

Pieve. - Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Ba<br />

98<br />

da taglio, strumenti agricoli per una quantità circa di<br />

100 quintali al giorno; e 50 piccole fabbriche di broccami,<br />

chioderie, ecc., e impiegavano in media, giornalmente,<br />

650 operai (opera citata).<br />

Nell904, Brescia celebrava la sua esposizione<br />

industriale, nella quale ebbero campo di manifestarsi<br />

le attività industriali di tutta la Provincia.<br />

Purtroppo la nostra Valle, non comprese come<br />

poteva e doveva, l'importanza di concorrere generosa<br />

ed unanime, fatta schiava di soverchia timida riservatezza.<br />

Tuttavia chi prende nelle sue mani la dotta e<br />

brillante rassegna che, a rendere imperitura la memoria<br />

dei risultati complessivamente soddisfacenti assai, ne<br />

scrisse il dottor A. Gnaga nel 1905, può constatare<br />

con quanto grande onore abbiano presentato i prodotti<br />

delle proprie industrie le poche ditte che vi hanno<br />

concorso.<br />

Le industrie.<br />

La varietà molteplice della produzione presentata,<br />

la bontà qualificativa dei prodotti metallurgici, la<br />

lavorazione eccellente, meritarono le lodi più lusinghiere<br />

al brillante espositore, il quale fece rilevar l'universale<br />

ammirazione degli innumerevoli e spesso competentisismi<br />

visitatori dell'esposizione, e come molte ditte<br />

Lumezzanesi risultavano tra le prime della Provincia,<br />

quando non erano, per alcuni articoli, uniche produttnci,<br />

non in provincia soltanto.<br />

Così tutte le ditte espositrici ottennero lodi, attestazioni<br />

assai lusinghiere. Alla Ditta Eredi Gnutti<br />

venne assegnata una medaglia d'oro.


E non poteva essere diversamente perché i documenti<br />

presentati da alcune ditte Lumezzanesi, provano<br />

che esse erano fornitrici dei RR. Arsenali, di Ministeri<br />

italiani, alcune anzi, avevano vinto in legali concorsi<br />

molte ditte internazionali, e si erano meritate di<br />

essere fornitrici anche di parecchi Governi Europei e<br />

d'oltre Oceano.<br />

Chi fosse vago di constatare queste asserzioni,<br />

non ha che prendere nelle sue mani l'opera del Gnaga,<br />

alla quale si rimanda, per non ripetere qui inutilmente,<br />

quanto fu già pubblicato e con tanta competenza.<br />

Tre coefficienti si aggiunsero m questi ultimi anni<br />

all'incremento delle locali industrie.<br />

1.) La grande guerra anzitutto che, avendo<br />

costretto molte delle ditte locali a fornirsi di macchi-<br />

3.) Nel dopo guerra, quando per un po' di<br />

tempo venne a mancare la concorrenza estera, specie i<br />

Germanica', le richieste di tutti i mercati metallurgici<br />

d' Italia si riversarono a Lumezzane. E fu un momento<br />

di floridezza, per la quale, oltre l'impiego di tutta<br />

la numerosa maestranza locale, parecchie centinaia di<br />

operai della nostra Provincia e di altre ancora, trovarono<br />

qui un pane più generoso.<br />

Pertanto oggi le nostre officine producono acciaio<br />

trafilato, attrezzi agricoli d'ogni genere dal tridente al<br />

ferro da taglio; fabbrica armi da fuoco militari, per<br />

difesa personale e da caccia ; armi bianche, da scherma<br />

vittoriose in concorsi nazionali ed internazionali; falci<br />

brevettate, coltellerie, e tutto quanto la stessa famiglia,<br />

può richiedere.<br />

Riproduzione di uno schizzo conservato nell' archivio vescovile di Brescia, denotante la ubicazione dell' antica chiesa<br />

parrocchiale di S. Apollonio con la torre romana.<br />

nari moderni perfezionati, ha dato loro l'alto onore di<br />

diventare coefficienti ammirati della grande Vittoria<br />

per la produzione ambita, ammirata, trionfatricé dei<br />

concorsi nazionali su tutte le parti di armi e di forniture<br />

molteplici, per ferrovie, automobili, armature e<br />

via dicendo.<br />

2.) L'applicazione della forza elettrica, che<br />

dal 1906 in poi, si può dire, ha tramutato in tante officine<br />

la maggior parte delle abitazioni locali, favorendo<br />

la costruzione d'officine nuove e l'ampliamento di tutte<br />

le esistenti.<br />

La Soc. Elettrica Bresciana ben sa quanti centinaia<br />

di cavalli di forza, Lumezzane impiega e... paga!<br />

99<br />

Scienze ed arti.<br />

Numerose sono le ditte fornitrici di RR. Arsenali,<br />

e Commissariati dei Ministeri della Guerra, Marina,<br />

Comunicazioni, resesi anche testé aggiudicatrici di importanti<br />

forniture in concorrenza con le più temibili fabbriche<br />

del genere. E questo, è solo possibile per la<br />

moderna attrezzatura tecnica delle fabbriche, e per la<br />

competenza dei dirigenti; coefficenti che, avvertiti dalla<br />

concorrenza, sono ancora misconosciuti da qualche<br />

organo provinciale nelle sue periodiche relazioni.<br />

Ed un cenno particolare merita finalmente la produzione<br />

ottoniera ed affina. Gli industriali Lumezza-


nesi ritirano dalla Nazione e dall'Estero, rottami di<br />

ottone, bronzo ed alpacca; li fondono al crogiuolo<br />

usando le fornelle fusorie, e, sagacemente componendo<br />

a seconda della bisogna, producono candelabri da mensa<br />

e da chiesa; maniglie, pomoli, impugnature da coltelli,<br />

di bastoni, di spade, battenti per porta, tappi,<br />

cavatappi, torchi da pasta per famiglia, rubinetti in<br />

genere, pesi per bilancie ecc., posate in genere, dalle<br />

gregge a quelle cromate inalterabili.<br />

Invero numerosissime sono le piccole industrie;<br />

tuttavia i favorevoli provvedimenti per esse attuate dal<br />

Governo, sono soltanto noti attraverso i giornali; praticamente<br />

sono per esse inesistenti.<br />

Anche nel campo delle scienze e delle arti, Lumezzane,<br />

va ricordata con orgoglio perché uomini della<br />

sua terra ebbero a distinguersi; particolarmente, certo<br />

Giuseppe Gnutti, costruttore, verso il secolo diciasettesimo,<br />

di un quadrante solare in argento con bussola,<br />

attualmente esposto a Firenze nella esposizione di Storia<br />

e delle Scienze.<br />

Parrocchiale di S. Apollonio.<br />

100<br />

Un pochino di storia.<br />

Lumezzane risale senza dubbio nella storia, a secoli<br />

assai remoti. « L'antichità di questo paese, scrive<br />

lo Strafforello, è accertata da molti documenti storici<br />

e da monumenti che si trovano in luogo ».<br />

Chi ad esempio, negli scavi accidentali compiuti<br />

nnche recentemente sia nelle frazioni che nei campi,<br />

non ha visto con i propri occhi, fosse mortuarie certamente<br />

anteriori all'epoca cristiana perché contenenti<br />

piccole lucerne di ferro ad olio dette « leoum » ed<br />

alcuni vasi da terra, tecchie di cotto, talvolta di bronzo,<br />

cucchiai di ferro e qualche moneta di rame?<br />

Eppure, il cristianesimo, qui era entrato fin dai<br />

primi secoli. Nell'800 difatti, Lumezzane S. Apollonio,<br />

difese eroicamente e con grande successo il suo<br />

celebre e rinomato santuario di S. Apollonio contro<br />

l'invasione di molte migliaia di Trentini, (si vuole da<br />

molti storici, salissero a 10.000) qui dalla fame spinti a<br />

cercare di impadronirsi dei celebri tesori che nel celeberrimo<br />

Santuario, costruito si dice, od almeno arricchito,<br />

dal Duca Longobardo Maramaldo, erano costu-


diti (v. storia della Valle Trompia e Sabbia di Comparoni).<br />

Ora, se m numero sì grande i Lumezzanesi poterono<br />

sorgere in difesa di una religione cristiana di cui<br />

il loro tempio era l'esponente, è chiaro che già da qualche<br />

tempo prima, era qui conosciuta e diffusa.<br />

Alcuni pretendono, pare con ragione, sia stata<br />

portata qui da S. Apollonio che fu uno dei primi vescovi<br />

di Brescia.<br />

Dell'antichità di Lumezzane, attestano inoltre tutti<br />

gli storici che se ne occuparono: L'Odorici (storie<br />

Bresciane v. I P. 69) cita il celebre acquedotto Romano<br />

che da Lumezzane S. Apollonio, con percorso<br />

di trenta chilometri, conduceva le acque potabili fino<br />

a Brescia.<br />

Ora questo monumento storico, secondo il Catastico,<br />

fu costruito nel 1970 avanti l'incoronazione di<br />

Gesù Cristo; e recentemente 1' Ing. Ruffini in una<br />

dotta lettura all'Ateneo di Brescia, tenuta il 20 maggio<br />

1923, in base a documenti, prova che l'acquedotto<br />

Romano, fu attivo da oltre due mila anni.<br />

Scasa e altare della Parrocchiale di S. Apollonio distrutti dall'incendio del 1922.<br />

101<br />

A quest'epoca dunque, almeno risale Lumezzane.<br />

« Vuoisi, scrive lo Strafforello, che la Chiesa Parrocchiale<br />

di Lumezzane Pieve, sia stata eretta sugli avanzi<br />

di marmo cipollino e di granito, materiali non esistenti<br />

in Valle ».<br />

Questa edicola probabilmente, sarà stata eretta<br />

per i soldati della 21.a Legione romana, qui allogata,<br />

come sembra certo, anche da un brano di epigrafe<br />

citato dal Comparoni, sulla testimonianza del Rossi e<br />

del Muratori.<br />

Nessuno tuttavia immagini che la Chiesa della<br />

Pieve, costruita sulla edicola romana, sia l'attuale, che,<br />

non risale oltre il 1 700, benché costruita nella stessa<br />

località delle antiche.<br />

L'impronta dei secoli.<br />

Chi osserva i ripostigli che restano verso tramontana<br />

e verso mezzodì dell'attuale Chiesa, si accorge<br />

che sono avanzi di edifici antichi, meglio, delle antiche<br />

chiese.


Fino dal 1565, il vescovo Mons. Bollani, ordinava<br />

la ricostruzione e l'ampliamento della Chiesa<br />

vecchia ed ormai incapace; probabilmente era quella<br />

costruita sull'edicola Romana; e Mons. Marino Giorgi,<br />

Vescovo di Brescia, poteva consacrare questa Chiesa<br />

nuova, o ricostruita, il 13 luglio 1625. L'attuale<br />

invece, venne consacrata nel 1868 dal Vescovo Mons.<br />

Giovanni Verzeri.<br />

Parrocchia di S. G. Battista.<br />

L'attuale chiesa Parrocchiale di S. Apollonio,<br />

risale al 1678. Dove attualmente trovasi la casa del<br />

Parroco, prima erigevasi altra Parrocchiale, la cui<br />

ubicazione è facile rilevare, dallo schizzo fotografico<br />

che riproduce un documento dell' epoca, conservato<br />

nell'archivio vescovile di Brescia.<br />

Ora probabilmente, anche questa vecchia chiesa<br />

(senza dubbio l'antica sua torre), per testimonianza di<br />

tutti gli storici, non furono che la trasformazione di<br />

costruzioni culturali pagane.<br />

Dunque l'esistenza di Lumezzane, perde ne' se-<br />

Parrocchiale di S. Sebastiano,<br />

coli remotissimi; almeno, ai tempi dei Romani; e la<br />

religione cristiana, fu qui conosciuta e praticata, fino<br />

dai primi secoli del cristianesimo.<br />

102 ****<br />

Le tre parrocchie.<br />

Tre sono le Parrocchiali di questa Valle.<br />

S. Giovanni Battista, che è la più antica; S.<br />

Apollonio che fu staccata dalla Pieve; e S. Sebastiano<br />

separata da S. Apollonio ed eretta in Parrocchia<br />

nel 1838.<br />

L'epoca a cui risalgono le prime due Parrocchie,<br />

non è facile stabilirla.<br />

Dagli archivi della Curia Vescovile di Brescia e<br />

da altri documenti, si rileva l'elenco degli Arcipreti<br />

plebani della parrocchia di S. Giovanni; esso risale<br />

soltanto al 1567 ; per cui non può essere ritenuto completo.<br />

L'attuale Arciprete è il Molto Rev. Cavallaro<br />

Don Giovanni, da Gargnano, nominato dal Vescovo<br />

Mons. Corna, il 13 aprile 1908.


Nemmeno l'elenco dei Parroci di S. Apollonio<br />

è esibito completo. Da esso tuttavia, risulta che S. Apollonio,<br />

era Parrocchia indipendente fino dal 1537,<br />

e comprendeva le frazioni di S. Sebastiano, Sonico,<br />

Montagnone, Premiano e Mosniga; dunque, la Parrocchia<br />

della Pieve, dalla quale fu staccata, risaliva<br />

certamente ad epoca molto più antica.<br />

quella di S. Apollonio, e dallo stesso Capomastro<br />

Architetto Bianchi Stefano, comasco, padre del Coadiutore<br />

della frazione di quel tempo, ingrandita nel<br />

1895, riccamente decorata dal 1921 al 1923, ma non<br />

è la prima chiesa di S. Sebastiano. Tutti sanno che,<br />

prima del 1670, un'altra Chiesa erigevasi nel centro<br />

di S. Sebastiano, trasformata poi, e ridotta in abita-<br />

iff".iVftfft£rttr'- •• ^ui-^!? iT^Ai - ^<br />

Torre medioevale dei conii Avogadro fondatori di Lumezzane e monumento dei Caduti.<br />

Negli ultimi giorni del dicembre 1922, nella Parrocchiale<br />

di S. Apollonio si sviluppò un disastroso incendio;<br />

opere d'arte vennero distrutte; le principali<br />

sono : la maestosissima Soasa in pioppo e noce ; gli<br />

scanni laterali in noce, e l'altare maggiore in marmi,<br />

di cui si offre una riproduzione fotografica.<br />

La soasa fu costruita nel 1564 dal maestro Girolamo<br />

Castellar!, con tele di Giovanni Italiani:<br />

(1665); l'altare, in preziosi marmi colorati, nel 1685<br />

e gli scanni laterali, di noce, nel 1720.<br />

La Parrocchiale, col generoso concorso della popolazione,<br />

è oggi rimessa quasi totalmente a nuovo.<br />

L'attuale Chiesa di S. Sebastiano è bensì la<br />

prima Parrocchiale, costruita contemporaneamente a<br />

103<br />

zione civile, sì che non è facile notare ora con precisione,<br />

dove fosse, e molto meno, come costruita.<br />

Parroco attuale, è il Molto Rev. De Giacomo don<br />

Angelo, da Caino, nominato da Mons. Gaggia, il<br />

2 luglio 1925.<br />

Unificazione dei comuni.<br />

Con R. D. 4 dicembre 1927 n. 2353 il Regime<br />

unificava i tre Comuni della Valle di Lumezzane, in<br />

un unico Comune, denominato « Lumezzane ». Venne<br />

a reggerlo, in qualità di Commissario Prefettizio, il<br />

Cav. Dott. Luigi Giannitrapani, consigliere della R.


•O'O


Prefettura di Brescia, avendo come Segretario il Sig.<br />

Ghidini Gaetano da Lumezzane S. Apollonio. Dopo<br />

poco più di un anno di basilare Amministrazione, veniva<br />

proclamato primo Podestà il Cav. Giuseppe Rocca,<br />

da Lumezzane Pieve.<br />

A capoluogo ed a sede Comunale, per la sua posizione<br />

topografica, fu designata la frazione di San<br />

Sebastiano.<br />

Ritorna così l'antica circoscrizione, poiché anche<br />

un tempo, Lumezzane era unica comunità, ed allora<br />

aveva per centro Comunale una casa alla sinistra della<br />

Val Gobbia, alquanto al disotto della località detta<br />

« Termine ».<br />

Forse per questo motivo principale, che sulla strada<br />

Sarezzo-Termine, anticamente, tutte le settimane,<br />

si teneva il mercato.<br />

Vi si conducevano biave dalle terre del piano,<br />

ed i Lumezzanesi vi portarono i loro prodotti, frutto<br />

della loro industria metallurgica, e segnatamente, quelli<br />

della pastorizia m lane e « pannini bassi » che, specialmente<br />

a S. Apollonio, si produssero assai largamente<br />

fino al principio del 1800.<br />

Ma, come non consta quando S. Apollonio siasi<br />

staccato come Parrocchia dalla Pieve, così, resta incerto<br />

quando siasi costituito Comune a sé; probabilmente<br />

i due fatti, avvennero contemporaneamente;<br />

senza dubbio, prima dell'epoca feudale.<br />

S. Sebastiano invece, aveva ottenuto di staccarsi<br />

da S. Apollonio nel 1921 ed erigersi Comune autonomo,<br />

dal 24 marzo 1924.<br />

Ultimo Sindaco e Podestà di S .Apollonio fu<br />

il Sig. Becchetti Angelo fu Giacinto. Primo Sindaco<br />

e Podestà di S. Sebastiano fu il Sig. Cav. Andrea<br />

Gnutti.<br />

Bello sarebbe qui riportare l'elenco dei Sindaci<br />

che ressero i tre Comuni. Ma perché l'elenco riuscirebbe<br />

purtroppo incompleto per il numero assai rilevante<br />

delle persone che hanno coperto la carica onorifica,<br />

e perché i necessari documenti difficilmente risulterebbero<br />

completi, per non far torto a nessuno, sembra<br />

più conveniente omettere anche i molti conosciuti,<br />

ed i molti assai benemeriti, specialmente nei due vecchi<br />

Comuni, e più particolarmente quelli che coprirono la<br />

non facile carica nell* epoca della Signoria degli<br />

Avogadro.<br />

I loro nomi, resteranno tuttavia sempre, con le<br />

loro opere ed i loro sacrifici, registrati indelebilmente<br />

nel cuore di ogni retto ed onesto Lumezzanese.<br />

La signoria degli Avogadro.<br />

Tutti sanno come la Repubblica Veneta, volendo<br />

premiare la fedeltà ed il valore guerresco di Pietro<br />

106<br />

Avogadro, la cui nobilissima famiglia aveva sua sede<br />

principale a Zanano ed a Brescia, con documento in<br />

data 27 novembre 1427, a firma del Doge Francesco<br />

Foscari, assegnava al nominato Pietro Avogadro ed<br />

ai suoi discendenti, la Valle di Lumezzane come feudo,<br />

che largamente compensassero l'Avogadro della perdita<br />

del feudo di Polaveno, ch'egli aveva avuto in possesso<br />

nel 1409 da Pandolfo Malatesta, allora Signore<br />

di Brescia, e che, gli avversar! suoi, avevano distrutto<br />

col ferro e col fuoco.<br />

Gli Avogadro, fissarono quale loro sede, la Torre<br />

che anche oggi si vede sopra la frazione Piatucco.<br />

Ma attualmente, la Torre privata della grande<br />

fossa che girava intorno e nella quale scorrevano le<br />

acque della vicina sorgente Ruonone, e privata del<br />

gran ponte levatoio che stava a monte del fabbricato,<br />

privata dei sotterranei che servirono da prigioni, e di<br />

un pozzo tagliente, privata del maestoso poggiolo di<br />

pietra bianca con ringhiera di ferro su tutte e quattro<br />

le facciate della Torre, privata infine delle due stanze<br />

presso il ponte per il corpo di guardia, nonché della<br />

colombaia coperta di piombo che erigevasi sulla sommità<br />

centrale e da cui si vedeva tutta Lumezzane Pieve,<br />

ben poco rappresenta la fotografia di detta antica Torre.<br />

Tasse e prepotenza.<br />

Il feudo riuscì certamente ai Lumezzanesi, scudo<br />

e difesa per la nobiltà dei Signori che l'impersonavano.<br />

Ma non mancarono gravami di tasse, prepotenze, specie<br />

di rappresentanti dei Signori ed altri motivi che<br />

assai volte fecero sospirare i Lumezzanesi ed invocare<br />

la liberazione, che Lumezzane raggiunse solo, verso<br />

la fine del 1700.<br />

Chi volesse conoscere le vicende non sempre liete<br />

del feudo, non ha che prendere nelle mani gli articoli<br />

del Rev. Prof. Guerrini e del Rev. Falsina che parlano-<br />

della famiglia Avogadro, e specialmente l'opuscolo<br />

più volte citato, dell'Avv. Fabio Glisenti, già<br />

Presidente dell'Ateneo di Brescia, e da lui scritto fin<br />

dal 1891.<br />

Ora si è aperta un'era novella; sia degna dell' Italia,<br />

del Regime!<br />

« Lume sano » splenda nelle forti e tante numerose<br />

menti dei conterrazzani, si che, lasciate per sempre,<br />

le rivalità e le bassezze campanelesche, ognuno pensi<br />

e si adoperi all'unione fattiva, cordiale, arra di progresso<br />

e di benessere.<br />

(Fot. Bravo)


LA CASA DEL MIRACOLO<br />

Stemma Trivellini.<br />

- MINO PEZZI -<br />

C'era una volta... C'e-<br />

ra una volta una nobile<br />

famiglia cresciuta per la<br />

arte di lavorare il ferro<br />

a tanta potenza e ric-<br />

chezza che disegnò di<br />

costruirsi una casa tutta<br />

di ferro. Dimora e ma-<br />

gazzino e fortezza ad un<br />

tempo doveva essere il<br />

singolare edificio; e sa-<br />

rebbe stato certamente<br />

un inviolabile rifugio in<br />

caso di assalto. Di che il signore di quelle terre messo<br />

in allarme mandò a vuoto il progetto. La nobile fami-<br />

glia s'acconciò allora a tirar su la sua casa di pietra...<br />

Potrei cominciare così una breve stona del pa-<br />

lazzo Trivellini di Brezzo, al modo di una fiaba. E il<br />

lettore rammenterebbe la favoletta delle tre galline che<br />

si fecero ciascuna una casina, di paglia, di legno, di<br />

ferro irto di punte: la volpe penetrò nelle due, prime<br />

e mangiò le stordite; ma contro la terza s'arrovellò fe-<br />

rendosi invano. In verità i veli della leggenda s'avvol-<br />

gono intorno alle origini e alle vicende del palazzo la<br />

cui mole possente richiama a Brezzo l'occhio del viag-<br />

giatore e lo incuriosisce. Ma il convoglio tramviario tira<br />

via subito dopo la fermatina e sfuggirebbe a colui che<br />

107<br />

scendesse per un'occhiata torno a torno l'attraente co-<br />

struzione. Avviene quindi che, ignorando il viaggiato-<br />

La facciata del palazzo sull'antica via Valleriana.


e la facciata principale esser proprio l'opposta, volta<br />

alla strada vallenana antica, egli se ne va ignorando il<br />

lato più suggestivo del palazzo, quello che ria conser-<br />

vato in sostanza immutato l'originario aspetto. Si di-<br />

rebbe una mossa dell'edificio, indispettito dell'abban-<br />

dono in cui fu lasciato. Negletta e offesa, la Bella<br />

Casa nasconde il viso come una dama invecchiata.<br />

—• Suvvia, cara signora. Settecento anni! Alla sua<br />

età ella è un miracolo di floridezza, Sapesse che fine è<br />

toccata alle sue coetanee: disperse perfino le ceneri!<br />

E che figura fanno le case del giorno d'oggi, piene di<br />

magagne e di pretese. Lei ha tutto da guadagnare nel<br />

confronto! —<br />

A questo modo verremmo confortando la Casa<br />

bella e vergognosa. Né diremmo bugia. Come non di-<br />

ciamo bugia asserendo che dipendesse da noi e la ri-<br />

storeremmo dei danni sofferti tornandola allo stato an-<br />

tico. Perché ne vale la pena, in parola d'onore; e per-<br />

ché ciò è ancora possibile, fortunatamente. La sua mas-<br />

siccia struttura l'ha salvata dalla rovina totale e dagli<br />

sconci irreparabili piombati sul novantanove per cento<br />

delle coetanee. Lode ai suoi ferrigni costruttori, che<br />

hanno fatto il miracolo.<br />

11 portico sulla strada provinciale. In fondo una lunetta del Cinquecento.<br />

108<br />

* * *<br />

Furono, come il nome dice, i Trivellini famiglia<br />

per più secoli delle più doviziose di Brezzo e forse di<br />

tutta la Valle, spentasi sulla fine del Settecento. Fab-<br />

bri, com'erano tutti in quel tempo che il letto del Mella<br />

era una sola officina sonante; ma toltisi dal gregge per<br />

una straordinaria valentìa e fortuna. I loro prodotti,<br />

trivelle speciali donde forse ebbero cognome e che effi-<br />

giarono orgogliosamente nel loro stemma, catenacci,<br />

ferri da cavallo, chioderie et bracami erano ricercati<br />

da Venezia e da tutto l'Oriente.<br />

Costoro intorno al Milleduecento, non bastando<br />

alle cresciute esigenze della loro industria la casa an-<br />

tica di cui si scorgono i resti interessanti presso la Ca-<br />

nonica, disegnarono di costruirne una nuova, di non<br />

mai veduta saldezza e imponenza. Di ferro addirittu-<br />

ra. Non era il metallo che faceva difetto a loro. Ma<br />

fosse il divieto della Serenissima repubblica sospettosa<br />

di quella novità, fossero difficoltà d'indole tecnica la<br />

dimora futurista non si fece. Venne su invece il palazzo<br />

che ammiriamo tuttora; al quale posero mano varie ge-<br />

nerazioni successive decorandone dentro e fuori la com-<br />

pagine saldissima con dipinti, sculture, graffiti, stemmi


ed ornati; la disarmonia degli stili e delle epoche si<br />

componeva ad armonia dentro le linee severe dell'in-<br />

sieme. Bella certo ai suoi bei dì, casa Trivellini.<br />

E fervida di vita in quella felice stagione che la fede<br />

e l'arte congiunte santificavano e illeggiadrivano le di-<br />

more italiane, dalle stanze scerete agli atrii aperti al<br />

pubblico. Squillavano le incudini nelle fucine, scalpita-<br />

vano i cavalli e i muletti che dalla Valle Trompia e<br />

da Lodrino portavano il minerale, mugghiavano i bovi<br />

che traevano i carri grevi di ferramenta ai depositi;<br />

ma dalle pareti arridevano le madonne soavi e i santi<br />

divoti, splendevano d'oro e d'intagli i soffitti nel cuor<br />

della casa, le porte stemmate con le insegne dicevano<br />

la nobiltà dei padroni procedere dal lavoro e dai com-<br />

merci; sulla facciata del palazzo gli artisti rappresen-<br />

tavano scene di caccia e di guerra, coronate effigi di<br />

sovrani, allegorie delle stagioni e delle coltivazioni.<br />

Lusso di ornati e di colori appreso nei contatti con Ve-<br />

nezia, ma rivissuto del gusto dei signori locali, ai quali<br />

il mestiere non vietava occupazioni gentili. Tant'è che<br />

in Brozzo non trovi metro di muro antico senza tracce<br />

di pennello o di scalpello. Aimè, di tutte quelle oasi<br />

di bellezza che furono le case signorili di Brozzo, dei<br />

Vestigla della bellezza d'un lempo : un soffitto in legno lavorato.<br />

109<br />

Fausti, dei Fregoldi, dei Foresti, dei Robbi non ri-<br />

mane né pure la memoria. Il saccheggio dato dai fran-<br />

cesi al fiero comune nel Novantasette distrusse con lo<br />

archivio locale le cronache e gli annali a cui era affi-<br />

data la notazione minuta delle opere e degli eventi. Ivi<br />

era anche la storia del nostro palazzo, nido di audaci<br />

cospirazioni e resistenze. Ne rimangono fievoli testimo-<br />

nianze diligentemente raccolte da uno studioso sacer-<br />

dote nel secondo volumetto delle « Cronache trium-<br />

piine » da cui ho attinto per questo articolo. Si ram-<br />

menta che nel 1509 il Governo francese gravò Brozzo<br />

di taglie e di bandi perché nel palazzo Trivellini si<br />

erano tenuti convegni politici e s'era congiurato contro<br />

l'aborrito giogo imposto a Brescia da Castone di Foix;<br />

che nel maggio 1 797 entrati i francesi nel Comune do-<br />

po due ore di combattimento con Triumplini e Sabbini<br />

saccheggiarono e diedero fuoro alle case; il palazzo<br />

fu dei pochi — le sue stanze al pianterreno furono<br />

costruite in volto reale — che non s'incendiarono. I<br />

militari s'accontentarono di scagliare il loro furore<br />

contro una fortissima porta dello studio posto ad orien-<br />

te sulla quale si scorgevano sino a poco fa le impronte<br />

delle bocche dei fucili.


Tali le briciole del banchetto di memorie a cui ci<br />

saremmo assisi, se gli annali di Brezzo fossero giunti<br />

a noi. La tradizione orale racconta, dopo, che alla<br />

famiglia Trivellini estinta succedettero varii padroni<br />

del palazzo. Addio amor della casa e culto della sua<br />

bellezza. L'utilità e il tornaconto soffocarono l'esteti-<br />

Un altro aspetto della facciata.<br />

ca, asportarono gli stemmi, vendettero le suppellettili<br />

preziose, impiastricciarono di nuda calce le pareti di-<br />

pinte, accecarono gli archi del grande atrio nella parte<br />

a monte e a mezzodì, aggiunsero come un turpe bub-<br />

bone sul lato orientale un corpo di fabbricato. Riman-<br />

1 10<br />

gono oggi notevoli oltre il massiccio insieme del palaz-<br />

zo e la facciata sulla via Valleriana, le colonne di tra-<br />

vertino solide dai capitelli lavorati, le sale del primo<br />

piano dal soffitto in legno a cassettoni, con una fascia<br />

dipinta di ornati e belle faccine del quattrocento —<br />

occhieggianti sino a poco fa sotto una spalmatura di<br />

bianco — e la lunetta sotto il portico del lato orien-<br />

tale: una madonna col Bimbo circondata da angeli<br />

e santi, un po' deperita. Nell'iscrizione ai suoi piedi si<br />

legge ancora, con molta pazienza: D. Bona phemina<br />

uxor Faustini Trivellini... 1503.<br />

Il meglio della casa è rappresentato da queste<br />

fotografie. Le prime, crediamo, che vengano riprodotte<br />

di un momento tanto singolare ed insigne, miracolosa-<br />

mente rimasto in piedi a traverso tanta rovina di sac-<br />

cheggi, di guastatori e del tempo divoratore. Il palaz-<br />

zo merita davvero una illustrazione più ampia che la<br />

presente, stesa con l'intendimento di farlo conoscere<br />

ed invogliare a vedere i turisti. E merita, anzi impone<br />

a coloro che lo posseggono e lo abitano un alto ri-<br />

spetto.<br />

La Sovrintendenza delle belle Arti, interessata<br />

dal Comm. Capretti, ha curato la riproduzione nella<br />

fotografia degli aspetti più caratteristici e provvederà,<br />

poiché il Palazzo è monumento nazionale, non sol-<br />

tanto ad impedire ogni tocco di mani sconsigliate, ma<br />

ancora a toglier di mezzo le stonature più grossolane<br />

e forse anche farà eseguire taluni restauri.<br />

La casa che gli stemmi di Brescia, della Valle<br />

Trompia, della famiglia insigne adornano e quasi pro-<br />

teggono, la casa costruita dal lavoro, dall'arte e dalla<br />

''religione triumplina che la furia francese e la rabbia<br />

austriaca nel secolo scorso assalirono invano, è sacra.<br />

Essa ha da rimanere testimonianza veneranda tra gli<br />

edifici della Valle, ammirata e inchinata come tra i figli<br />

e i nipoti la figura del vegliardo glorioso.<br />

(Fot. Bravo)


Bovegfno<br />

nella vita e nelle opere<br />

II paesaggio<br />

- 0. Pizzini -<br />

Alla vista di chi sale per la Val Trompia tra non burroni, assoluta quiete nelle cose che concilia la<br />

Gardone e Collio, quasi improvvisamente, si apre me- tranquillità dello spinto; le bellezze naturali purissime<br />

ravigliosa la Conca di Bovegno riposante pur nella non turbate ancora da eccessiva frequenza e che pos-<br />

t~ì "<br />

vivacità delle sue colorazioni. Respiro largo per l'ampiezza<br />

dell'anfiteatro di monti, panorama magnifico tra<br />

un bel cielo azzurro ed ampi dolci pendii avvolti in un<br />

ricco mantello verde vario di tonalità; nessuna visione,<br />

se non lontana ed incerta, di rocciose ed aspre cime;<br />

Panorama generale da Castello,<br />

sono dare tutta la sublime semplicità del loro profumo<br />

incontaminato.<br />

Queste sono le prime impressioni di chi arriva a<br />

Bovegno in cerca di riposo; la permanenza e la graduale<br />

domestichezza con i luoghi e gli abitanti, strin-


gono sempre più i vincoli di simpatia. Perciò qui convengono<br />

da lontane e vicine città affezionati villeggianti,<br />

che ritornano ogni anno sempre con lo stesso entusiasmo,<br />

sicuri di poter godere pienamente il monte,<br />

lungi da compagnie chiassose, senza impacci di abitudini<br />

cittadine inopportunamente trapiantate a limitare<br />

la gioia che innonda il villeggiante innanzi a questa<br />

festa di luce e di colore. No, nessuna schiavitù di abiti<br />

da mattino e da sera, di convenevoli prescritti; in cambio<br />

cordiale ospitalità per tutti sempre, cortesia e bontà<br />

costanti nei valligiani, comodità che per nobile<br />

sforzo del paese ogni anno aumentano.<br />

Meritamente quindi Bovegno fu méta sempre di<br />

gentili spiriti chiedenti alte ispirazioni a questi luoghi<br />

che avvicinano dolcemente ai puri misteri della natura.<br />

Bastino due nomi cari a Brescia ed ali' Italia: Cesare<br />

Abba e Angelo Canossi; del primo il Comune volle<br />

con una iscrizione ricordare l'affetto per Bovegno ristoratore<br />

della sua grande anima di patriota e di educatore;<br />

il secondo in gratitudine per la pace goduta<br />

cantò con l'usato brio da un romito angolo di questa<br />

terra motivi paesani delicatamente intrecciati a visioni<br />

francescane.<br />

Larga illustrazione meriterebbero le belle passeggiate<br />

che da Bovegno portano comodamente ai monti<br />

vicini con frequenti cambiamenti di panorama fino a<br />

larghi orizzonti che abbracciano non solo la nostra<br />

valle, ma anche le due laterali.<br />

Panorama generale da Piano.<br />

112<br />

Ne ricorderemo solo qualcuna tra le comunissime<br />

con esclusione di tutte quelle che interessano più direttamente<br />

i paesi vicini, ai quali il gitante può giungervi<br />

da qui con rapidi mezzi di comunicazione ordinariamente<br />

a sua disposizione.<br />

Al monte Rotondo, montagna veramente caratteristica<br />

per la regolare convessità, si sale in meno di<br />

quattro ore per la strada che un tempo serviva alle<br />

frequenti comunicazioni tra le due valli e che per la<br />

sicurezza del viandante, era sorvegliata da fortilizi<br />

sparsi nei punti dominanti; da un costone presso Re di<br />

Campo si vede attraverso una sella, parta del lago di<br />

Carda; giunti alla cima (1814) del monte ci si trova<br />

largamente compensati della non grave fatica dell'ascesa.<br />

La Valle Camonica mostra orgogliosamente tutte<br />

le sue bellezze: il calmo fiume Oglio con i piccoli affluenti<br />

torrentizi; l'azzurro lago d'Iseo con i ridenti<br />

paesini specchiantisi nella limpidissima acqua e, sopra,<br />

una superba cornice di alti monti fino al candido Adamello<br />

incappucciato di bianco. Chi ama salire ancora<br />

più con altre due ore di cammino giunge al Muffetto<br />

(m. 2071) dal quale lo splendido orizzonte è larghissimo<br />

ed eccezionalmente suggestivo. E sempre sullo<br />

stesso versante maggiori emozioni prova lo scalatore<br />

del Monte Guglielmo (m. 1950) che da all'ospite della<br />

sua vetta fiori alpini, maestose visioni e comodità di<br />

riposo e ristoro in un decoroso albergo. Simpatica gita<br />

è questa, allietata da varietà di panorami e da possi-


ilità di brevi visite a pittoreschi paesi (Pezzoro, Pezzaze,<br />

Etto) ed al famoso Santuario sorto per volontà e<br />

sacrificio di popolo nel luogo dove apparve a gentile<br />

fanciulla Maria Santissima. Il Sacro Tempio costruito<br />

nel sedicesimo secolo e da allora con grande amore e<br />

... il campanile s'è fatto centi o d'una vasta borgata ...<br />

(Fot. Bravi)<br />

costante f^-a curato, sorge in posizione suggestiva r


E' opinione, si può dire generale, che i primi abitatori<br />

della Conca di Bovegno fossero dei Reti nomadi,<br />

possessori di un'arcaica civilità, appartenenti a quel-<br />

le popolazioni delle Valli Bresciane che Plinio chiama:<br />

Gentes Alpinae o Reti secondi per distinguerli<br />

dai veri Reti che occuparono la Valtellina e le Sarche.<br />

Le aquile di Roma penetrano con Druso fra<br />

questi monti, di cui aspra fu la conquista, poiché la<br />

marcia delle legioni trovò una fiera e lunga resistenza<br />

nelle belligere popolazioni indigene, favorite nella difesa<br />

e l'offesa, dalla natura dei luoghi. Indice della<br />

resistenza opposta a Roma fu il trattamento ai vinti, resi<br />

in schiavitù e costretti al duro lavoro nelle miniere del<br />

ferro che allora dovettero iniziarsi. Colla conquista romana,<br />

nei primi anni dell' Impero, dovettero con ogni<br />

probabilità, sorgere anche le prime costruzioni :n muratura,<br />

caserme, fortilizi e nello stesso tempo forse a<br />

che prigioni. Ma queste costruzioni, sparse come vigili<br />

sentinelle in reciproco collegamento, m vane località<br />

di Bovegno e Pezzaze, dovevano sopratutto dar ricetto<br />

ai militi incaricati della sorveglianza dei « damila 1 -.<br />

Per la storia<br />

- Domenico Brentana -<br />

a Piano, a Ludizzo, in Cane di Bovegno, ai CanelH<br />

ed a Mondaro di Pezzaze, e nella ridente natura di<br />

questi monti, colla robusta e severa imponenza delle<br />

loro linee, segnano qui, da quasi venti secoli, l'impronta<br />

di Roma dominatrice.<br />

Molto incerte sono le notizie riguardanti il paese<br />

sulla fine dell' Impero Romano e l'època grigia delle<br />

invasioni barbarichd; sembra però che le condizioni<br />

di schiavitù ed il paganesimo dovessero durare a lungo,<br />

fin oltre Carlo Magno. Ma il seme gettato da Roma<br />

e dal Cristianesimo germoglia anche quassù e verso il<br />

mille si hanno segni evidenti di libertà e delle prime<br />

istituzioni comunali, mentre nel secolo undicesimo si<br />

erige la chiesa parrocchiale dedicandola a S. Giorgio,<br />

il martire guerriero, adattando per questo un tempio ove<br />

^i" si adorava Tillino. Di questo idolo sussisteva pure<br />

una statua in ferro nella terra di Inzino di Valle<br />

Trompia, che ancora nell'840 fu spezzata a persuasione<br />

. Beato Vescovo Ramperto.<br />

La Parrocchiale di Castello viene poi ricostruita<br />

r.I '729 mentre quella di Piano, che già esisteva nel<br />

La torre romana di Ludizzo. l'Fot. Rovìda} La torre romana nella piazza di Castello. (Fot. Rovidai<br />

metalla ». Le stesse costruzioni torriformi, vennero gè- secolo XII, fu rifatta nel 1680, e quella di San Loren-.<br />

neralmente a costituire i primitivi nuclei dei centri abi- zo pure del secolo XII, venne sistemata nel 1594.<br />

tati, e ancora in buona parte permangono -a Castello, Né tardò a sorgere, come espressione di più uma-<br />

114


ni costumi, la Congregazione di Carità che si afferma<br />

ancora nel 1272 con una confraternita sotto la protezione<br />

di San Glisento eremita, col duplice scopo di<br />

provvedere al culto ed alla beneficenza. A questa istituzione,<br />

ordinata da San Carlo Borromeo nel 1580,<br />

municipio e la parrocchiale a Castello.<br />

si aggiunge qualche secolo più tardi per testamento<br />

del 6 febbraio 1606 di Don Giovanni q. Don Francesco<br />

q. Zanon de Brentani l'ospedale di Bovegno,<br />

che ancor oggi costituisce un piccolo gioiello del suo<br />

genere.<br />

L'ordinamento comunale nettamente si dehnea cogli<br />

statuti del 1341 che ancora si conservano i.~l 1^<br />

nicipio di Bovegno. E molte norme contenute in e. ..esti<br />

statuti ancora oggi s'impongono alla meditaziò 2 per<br />

la saggezza a cui sono informate, specie nei r guardi<br />

dell'amministrazione della cosa pubblica e dell-" 1 '.eia<br />

del patrimonio comunale che si era costituito, m^r^ *<br />

non sono da dimenticare negli stessi statuti, le norme<br />

che disciplinano la coltivazione delle miniere, norme<br />

che sono da considerarsi fra le primissime del genere.<br />

Il Comune di Bovegno si mantiene sempre in rapporti<br />

con la città di Brescia di cui segue le sorti, e<br />

dal 1426, dopo le dominazioni dei Visconti e di Pandolfo<br />

Malatesta, passa alla Serenissima che lo tiene,<br />

si può dire ininterrottamente, fino al sorgere della Repubblica<br />

Cisalpina nel 1797. Irma, precedentemente<br />

unita a Bovegno, si stacca con Magno nel 1452, per<br />

tornare a ricongiungersi nel 1928 con R. D. 17 novembre<br />

1927, mentre Magno era già ritornato con<br />

Bovegno nel 1 776. Nei secoli che fu con la Repubblica<br />

Veneta, uomini di Bovegno parteciparono con<br />

altri triumplini e con quelli della Val Sabbia a tutte<br />

le guerre che la Dominante ebbe in terra ed in mare,<br />

acquistandosi come gli schiavoni fama di valorosi.<br />

Il Senato Veneto scriveva alle Valli Trompia e Sab-<br />

. bia chiamandole « Fedehssime ». E. tale fedeltà al<br />

« Serenissimo Principe » non venne meno anche quando<br />

la repubblica degli « Oligarchi » crollava di fronte<br />

115<br />

alla marcia della rivoluzione francese e delle baionette<br />

Napoleoniche.<br />

Molta luce però non ebbe ad illuminare la vita<br />

fra questi monti durante i lunghi secoli della dominazione<br />

veneta, vita che dovette svolgersi stentata ed isolata.<br />

Le memorie di quei tempi, oltre ricordare le frequenti<br />

richieste di armati da parte della Serenissima,<br />

narrano sopratutto di penose carestie; spesso sono accennate<br />

incursioni di banditi contro i quali la difesa<br />

era abbandonata alla popolazione; e non manca purtroppo<br />

la menzione di piccole beghe, tra campanile e<br />

campanile.<br />

I grandi avvenimenti storici si ripercuotevano<br />

quassù come un'eco lontana e spesso deformata, a distanza<br />

di tempo. L'annuncio di Lepanto si ebbe 84<br />

giorni dopo la vittoria. Il paese viene si può dire spopolato<br />

dalla peste del 1629-30-31 che porta via 1750<br />

persone, riduce,ndo la popolazione complessivamente<br />

del 70 per cento. Merita senza dubbio di essere messo<br />

in rilievo la pressione demografica di Bovegno prima<br />

della peste Manzoniana, che era superiore all'attuale,<br />

in confronto dei mezzi di sussistenza.<br />

Quando si pensi alle condizioni dell'agricoltura<br />

di quei tempi, dove si può dire l'unico prodotto dei<br />

seminativi, per quanto allora maggiormente estesi in<br />

luogo, era rappresentato da scarsi raccolti di miglio,<br />

ed il bestiame per quanto abbastanza numeroso dava<br />

un reddito piuttosto limitato, e le importazioni della<br />

pianura, anch'essa non ferace, erano oltremodo difficili<br />

per le aspre e mal sicure vie di comunicazione,<br />

possiamo facilmente dedurre come i nostri vecchi vi-<br />

• v :se.o in condizioni ben più penose delle attuali, e<br />

c:o,, s io spettro della fame e tutte le conseguenze del<br />

.pauptrismo dovesse particolarmente incombere sul<br />

paese.<br />

L'ospedale S, Giovanni a Piano di Bovegno.<br />

Anche le miniere, per quanto attive, sempre in<br />

conseguenza delle difficili vie di comunicazione, non<br />

potevano essere di grande giovamento. In un'epoca di<br />

gravi perturbamenti politici, nello stesso mese nel quale<br />

le soldatesche, in gran parte luterane, di Carlo V


davano il sacco a Roma, come una luce fra le tenebre,<br />

e meravigliosa affermazione di pace cristiana, ricordano<br />

le memorie di allora la comparsa della Beata Vergine,<br />

avvenuta il 22 maggio 1527 nel luogo dove attualmente<br />

sorge il Santuario di Bovegno.<br />

Il santuario della B. V. di Bovegno. (Po'. Rovida)<br />

Dopo il breve periodo Napoleonico s'inizia nel<br />

1814 la dominazione austriaca, ma il pensiero di una<br />

Patria libera ed unita vive sempre quassù; così quando<br />

squillano nel '48 le trombe della resurrezione e<br />

Brescia si batte eroica nel '49, Bovegno non è assente.<br />

Negli anni in cui la riscossa va maturandosi. Felice<br />

Orsin:, fuggito dalle prigioni di Mantova, vieni<br />

ospitato quassù e le sue parole di vaticinio racr 'ie e 1<br />

pochi intimi e sussurrate in paese, contribuiscono<br />

forzare la fede, e a tener viva la speranza -<br />

prossima liberazione. Questa arriva nel giii'vno<br />

ed i gendarmi imperiali lasciano per se<br />

all'appressarsi delle camicie rosse, avan0<br />

v ..


« A la baita, a l'ortesì,<br />

a le erbe e ai furili.<br />

Ma di notte « el mago » vuoi essere indipendente<br />

e dice:<br />

« tota noi vo en gir per strie<br />

so nel bosc dei Bandesac<br />

e le stonge se le rie ».<br />

Ma da qualche tempo, per la prolungata assenza<br />

del poeta, « el mago dei poiac » è disperato e<br />

minaccia d'andarsene, con sé portando una delle nostre<br />

più fresche e graziose leggende. Speriamo che il<br />

poeta torni presto a consolarlo facendo lieti nello stesso<br />

tempo i molti suoi amici di quassù.<br />

L'ambiente.<br />

Bovegno, che unitamente al Comune di Collie,<br />

costituisce la parte superiore della Valle Trompia, è<br />

compreso fra le quote 2214 (Vetta del Crestoso) e<br />

520, fondo valle ad Aiale.<br />

La superficie complessiva, è di Kmq. 53.1 1, di<br />

cui 4.93 appartengono all'ex Comune di Irma.<br />

Nella valle maestra, solcata dal Mella, sboccano<br />

delle convalli, e fra queste le principali sono quelle<br />

di Graticcile, della Meola ed Irma. L'energia idraulica<br />

che può ritrarsi dai corsi d'acqua e in parte utilizzata<br />

ad animare due modeste centrali elettriche<br />

cune segherie, qualche molino, e due fucir- I I<br />

una certa considerazione meritano le forze an r Ji<br />

sponibili. La portata del Mella, nel tratto eh ..• ' ac<br />

tiene in Comune di Bovegno, può ritenersi -^i °" p<br />

intorno alla media di 800 litri al minii*<br />

Mentre alla loro confluenza nel Mella, può - - --u 1<br />

tarsi nella magra media una portata di 30u ì- cr<br />

La Cà de le Bacherà, (Fot. Rovida)<br />

il torrente di Graticcile, di 200 per quello di Irma, e<br />

di 70 per quello della Meola. Sul fondo valle, si può<br />

dir parallela al corso del Mella, si sviluppa la strada<br />

provinciale, che costituisce la fondamentale via di comunicazione.<br />

*£ 117<br />

* * *<br />

La struttura geologica di Bovegno, costituita da<br />

rocce triasiche e pretriasiche non è certamente regolare;'<br />

comunque può ritenersi che la maggior parte del<br />

Comune poggi su terreni silicei, i quali si estendono<br />

verso nord, la separazione di questi terreni da quelli<br />

(Fot.<br />

che in complesso possono ritenersi calcarei, è approssimativamente<br />

data da una linea diretta da E-N-E a<br />

O-S-O, linea che seguendo gli strati degli scisti marriT!j<br />

del Servino, nella parte superiore accompagna<br />

approssimativamente il Mella fin sotto la frazione Ca-<br />

.steK. per poi lasciarlo nel punto in cui esso piega vere<br />

continuare nella direzione di prima raggiun-<br />

•:, il confine territoriale di Bovegno, verso Pez-<br />

paupe.. Wi sopratutto l'ossatura dei terreni sililese<br />

''• rossa, le filladi micacee, il gneis, il porfid'><br />

,:fero, mentre quella dei terreni calcari è soappresentata<br />

dalla cargnola gialla, a cui si<br />

._ frappongono i calcari del trias medio. Fra i terreni<br />

calcari però s'insinuano, assumendo una certa diffusione:<br />

le perforiti raibliane a Savenone, Predonto, Zigole,<br />

Paffione, Zovato, Irma; gli scisti raibliani lungo<br />

la convalle di Irma, scisti raibliani che sono poi continuati<br />

verso sud dalla dolomia principale.<br />

In relazione alla natura geologica dei terreni,<br />

alle vegetazioni da cui gli stessi sono ricoperti ed al<br />

regime delle acque, il suolo è in complesso di una<br />

buona stabilità.<br />

Se molto interessante apparve sempre agli studiosi<br />

in materia la struttura geologica del Comune di<br />

Bovegno, di non minore interesse, anche dal punto di<br />

vista pratico, venne pure considerata la questione mineraria.<br />

Sono da tempo noti infatti a Bovegno vari giacimenti<br />

di blenda, galena ecc., ma in maniera particolare<br />

sono da considerarsi quelli del ferro. Come è noto<br />

il ferro di Bovegno, di cui sono ricchi gli strati del<br />

Servino, come quello delle valli lombarde, trovasi generalmente<br />

allo stato di carbonato (siderite o ferro spa-


tico) povero di zolfo e di fosforo e ricco di manganese,<br />

perciò molto adatto a speciali utilizzazioni.<br />

Osservazioni abbastanza recenti compiute dai professori<br />

Stella, Cozzaglio ed altri, fanno ritenere ancora<br />

di un'importanza cospicua l'entità di questi giacimenti<br />

di ferro.<br />

Graticcile.<br />

(Fot. Rovida/<br />

Ma purtroppo da diversi anni le miniere trovansi<br />

si può dire in totale abbandono, e l'incuria degli uomini<br />

di fronte alla azione distruggitrice degli elementi<br />

naturali, lascia man mano perire anche ciò che era<br />

costato ingenti capitali e lunghi anni di lavoro.<br />

Tenendo conto dei dati raccolti dall'Ossei vatorio<br />

meteorico geodinamico di Memmo, situato In Comune<br />

di Collio alla quota di 100(7 sul mare, e ci: altre<br />

osservazioni, può ritenersi che la media temperatura<br />

di Bovegno sia approssimativamente di 9 alla quota<br />

di 700, con oscillazioni termiche estreme da — 20<br />

a + 30.<br />

L'andamento della temperatura in relazione a!'a<br />

altitudine è, come è noto, subordinato a diversi fattori,<br />

per i quali l'esposizione assume una parte notevole;<br />

comunque può ritenersi che in media la temperatura<br />

diminuisca di un grado per ogni 100-200 metri di<br />

elevazione. La media dei giorni piovosi, piuttosto elevata,<br />

è di 93, con una quantità di acqua cadute, di<br />

m. 1.143, con varianti di un massimo di m. 1.579<br />

(1912) ad un minimo di 0.588 (1900).<br />

La media dei giorni con neve è di 17, con una<br />

quantità media di neve caduta di m. 1.439, variante<br />

da un massimo di m. 2.286 nel 1908 ad un minimo<br />

di m. 0.655 nel 1911.<br />

In relazione al sistema orografico, costituito da<br />

catene relativamentq elevate che racchiudono Bovegno<br />

come in una conca, lo stesso è abbastanza riparato<br />

dai venti.<br />

118<br />

In complesso il clima è temperato e gradevole e<br />

la temperatura non presenta oscillazioni repentine notevoli.<br />

sic * *<br />

Nei riguardi della geografia botanica può distinguersi<br />

a Bovegno una Zona montana che cominciando<br />

verso le quote 250-400, ancor più in basso di Bovegno,<br />

quando la Zona Padana o di transizione finisce,<br />

arriva fin verso i 1600 metri, è questa zona caratterizzata<br />

dai boschi e dai prati.<br />

La zona montana è in alto continuata da quella<br />

alpina dove domina la vegetazione arbustale ed erbacea,<br />

quest'ultima in maniera particolare man mano la<br />

altitudine si eleva.<br />

L'uomo e la natura si sono in una certa qual<br />

guisa accordati per costituire un paesaggio botanico,<br />

corrispondente alle condizioni orografiche dell'ambiente,<br />

le coltivazioni erbacee si :ono particolarmente diffuse<br />

nelle zone pianeggianti e meglio esposte.<br />

Delle tre sottozone nelle quali può distinguersi<br />

la zona montana e cioè, man mano l'a'.titudine si eleva<br />

: del bosco di latifoglie, ^ ' bosco misto, e del bosco<br />

di conifere, o di conifere e faggi, assume particolare<br />

diffusione la sottozona media, che è quella del<br />

bosco frondoso associato alle conifere. Questa sottozona<br />

in dipendenza di fattori probabilmente diversi,<br />

ma fra i quali l'esposizione e la natura del terreno debbono<br />

avere indubbia importanza, ha dei limiti abbastanza<br />

variabili, che però sono generalmente compresi<br />

\ i 500-600 e i 1000-1200.<br />

r :ì bosco frondoso è in prevalenza costituito dal-<br />

Tc» . i , . . . .<br />

'


e, estendendosi anche nella zona alpina, è particolarmente<br />

notato il Citiso od Avermello. /<br />

Gli arbusti della zona alpina, che s'inizia verso<br />

i 1400-1600, si riducono in numero e m proporzioni<br />

man mano l'altitudine si eleva. Tra questi arbusti meritano<br />

considerazione, oltre i precitati, il mugo, il bosso<br />

alpino, il rododendro, il camedrio cervino. Sono pure<br />

numerose le specie erbacee che crescono spontanee nei<br />

prati stabili e nei boschi della zona montana, e nei pascoli<br />

della zona alpina.<br />

Fra le più comuni foraggere si ricordano quelle<br />

appartenenti ai generi: Phleum, Agrostis, Poa, Bnza,<br />

Festuca, Aira, Deschampsia, Bactylis, Trifolium ecc.<br />

Demografia ed economia.<br />

Si è già notato come la densità della popola'zione,<br />

fosse a Bovogno notevolmente efevata anteriormente<br />

alla pestilenza decjli anni 1629-30-31, raggiungendo<br />

la cifra, esclusi* ./lagno, allora unito ad Irma<br />

di 2600 abitanti. Verso la fine del secolo XVII, cinquant'anni<br />

dopo la peste, il numero della popolazione<br />

riducevasi a 900. Un censimento compiuto nel 1809,<br />

comprendendo anche la frazione di Magno, riunitasi<br />

a Bovegno nel 1776, dava la cifra di 1491 individui.<br />

Quest'ultima cifra, nei riguardi della popolazione<br />

residente, saliva a 2562 nel 1901, a 2668 nel 1911,<br />

a 2859 nel 1921, mentre nelle condizioni attuali ' \<br />

popolazione residente è rappresentata, compre. ] ,ào<br />

anche quella di Irma, da 3208 abitanti, .-'.ci quali<br />

2840 sono di Bovegno. L'andamento della popolazione<br />

presente, si mantiene press'a poco parallelo a<br />

quello della residente. Le cifre relative all'andamento<br />

della popolazione specialmente in questi ultimi anni,<br />

non sono certamente lusinghiere, e denotano chiaidmente<br />

che anche a Bovegno tende a manifestarsi quel<br />

doloroso fenomeno della spopolazione già messo in evidenza<br />

nei riguardi della montagna in Italia.<br />

Anche a Bovegno quel certo regresso, che notasi<br />

nei riguardi della popolazione non è dovuto al diminuire<br />

delle nascite, ma all'abbandono del paese. Il<br />

paese viene abbandonato, talora per inurbarsi, ma più<br />

spesso per frequentare gli stabilimenti della media e<br />

bassa Val Trompia, mentre non è raro il caso che,<br />

dei nostri rurali portino la loro attività alla pianura,<br />

dove però è da notarsi che per quanto essi siano tenaci<br />

e parsimoniosi, scarsi come sono di capacità tecniche,<br />

specialmente relative al nuovo ambiente, hanno fatto<br />

generalmente una scarsa fortuna.<br />

La popolazione, oltre che nelle case coloniche<br />

sparse nella piccola proprietà, si distribuisce in nove<br />

frazioni che in ordine al numero degli abitanti sono<br />

rappresentante da: Castello, Piano, Graticcile, Irma,<br />

Magno, Ludizzo, Zigole, Savenone e Predonto.<br />

I miglioramenti subiti dalle comunicazioni, specie<br />

col mondo esterno, hanno avuto un'indubbia in-<br />

| 19<br />

fluenza sullo sviluppo edilizio assunto dalle varie frazioni;<br />

tale sviluppo infatti fu abbastanza sensibile in<br />

quelle prossime alla strada provinciale di Valle, mentre<br />

sono più o meno in decadenza le frazioni lontane<br />

o malamente collegate a quella maggiore via di comunicazione.<br />

Tale fatto devesi senza dubbio mettere in rapporto<br />

ad un nuovo orientamento assunto dalla vita locale,<br />

che vuoi togliersi dall'isolamento antico, e vivere,<br />

per necessità in più facili rapporti con altri paesi.<br />

Ma per spiegare la particolare decadenza che sopratutto<br />

notasi a Ludizzo, come cause determinanti,<br />

oltre l'isolamento, bisogna ammettere anche la cessazione<br />

del lavoro nelle miniere, al quale gli abitanti di<br />

Ludizzo, davano più un cospicuo contributo.<br />

Le condizioni sanitarie sono generalmente buone,<br />

non sussiste endemica nessuna manifestazione morbosa,<br />

e le forme infettive diffusive sono si può dire sempre<br />

importate.<br />

Nel passato, se prevaleva indubbiamente a Bovegno<br />

un'economia di consumo, caratteristica si può<br />

dir generale della montagna, dovevasi però assegnare<br />

una certa importanza all'economia di scambio, alimentata<br />

sopratutto dall'industria mineraria, alla quale<br />

si dedicava una discreta parte della popolazione.<br />

In maniera particolare le miniere del ferro erano<br />

attive nell'alta Val Trompia, e funzionavano diversi<br />

altiforni, anche là, dove attualmente non trovansi che<br />

ruderi. Il ferro prodotto localmente, alimentava in special<br />

modo le fucine di Val Sabbia, e della media e<br />

bassa Val Trompia.<br />

La concorrenza estera resa più facile dall'aprirsi<br />

delle grandi vie di comunicazione, il deficente sviluppo<br />

delle comunicazioni locali, a cui può aggiungersi, sia<br />

pure m linea subordinata, un complesso di altre cause,<br />

determinarono lo spegnersi della stessa industria mineraria.<br />

Allo spegnersi di questa industria, si può dire millenaria<br />

in luogo, si cercò riparo con un'emigrazione<br />

per lo più temporanea all'estero, specialmente verso la<br />

Svizzera, dove la nostra mano d'opera, particolarmente<br />

educata nel lavoro delle miniere che si manteneva<br />

su può dir tradizionale in molte famiglie, venne ricercata<br />

ed apprezzata nella costruzione delle gallerie.<br />

Prima della guerra le rivalse dell' emigrazione<br />

raggiungevano annualmente la media di L. 50.000.—<br />

con dei massimi verso le L. 100.000.— ; nel dopo<br />

guerra l'emigrazione si è notevolmente contratta, e le<br />

rivalse sono discese a non più di L. 30.000.—, di cui<br />

all'mcirca L. 20.000 pervengono dall'America e Lire<br />

10.000.— complessivamente dalla Svizzera e dalla<br />

Francia.<br />

Da qualche anno venne invece assumendo una<br />

certa importanza l'industria del forestiero; numerosi<br />

villeggianti, in media sul migliaio annuo, attratti dalle<br />

bellezze naturali dei luoghi, dal clima gradevole, dalla<br />

cortese ospitalità degli abitanti, frequentano durante<br />

la stagione estiva il paese. Il reddito lordo medio


annuo, di questa nuova industria locale, può calcolarsi<br />

sulle L. 450.000.—<br />

Tranne uno stringhificio iniziatosi già da qualche<br />

anno, che occupa una quarantina di donne, e qualche<br />

altro modestissimo opificio per la lavorazione del legno<br />

o del ferro, ove lavorano in complesso una ventina<br />

di persone, non sussistono a Bovegno, come in genere<br />

nell'alta Val Trompia, opifici industriali, i quali abbondano<br />

invece nella parte media e bassa della Valle.<br />

I maggiori mezzi di sussistenza provengono dalla<br />

terra.<br />

Secondo i dati del nuovo catasto del 1 886, e tenendo<br />

presenti le più recenti trasformazioni dovute sopratutto<br />

dalla riduzione dei seminativi a prato stabile,<br />

arrotondando le cifre, può ritenersi che la superficie<br />

territoriale a Bovegno ed Irma sia come segue suddi-<br />

Bovegno:<br />

Qualnà<br />

delle colture<br />

Seminativi<br />

Prati stabili<br />

Pascoli<br />

Boschi<br />

Incolto produttivo<br />

Superficie<br />

nel catasto<br />

Ea.<br />

39,—<br />

775, -<br />

2058,—<br />

1840,—<br />

7/ ,<br />

Totale sup. prod. 4719,—<br />

Incolto stenle 8,—<br />

Fabbricati rurali I I,—<br />

Fabbricati urbani 4,—<br />

Acque e strade 76,—<br />

Superficie tot. hmq. 4818,—<br />

A Irma:<br />

Seminativi 9,—<br />

Prati stabili 88,—<br />

Pascoli 66,—<br />

Boschi 322, -<br />

Incolto produttivo —,—<br />

Totale sup. prod. 486,—<br />

Incolto stenle —,—<br />

Fabbricati rurali I,—<br />

Fabbricati urbani 1,—<br />

Acque e strade 5,—<br />

Superficie tot. hmq. 493,—<br />

Superficie<br />

attuale<br />

Ea.<br />

6,-<br />

820,-<br />

2058,—<br />

1828,-<br />

7<br />

4719,-<br />

4,—<br />

76,-<br />

4818,-<br />

90,-<br />

66,-<br />

321,—<br />

486,-<br />

5-<br />

493,-<br />

llasuperiìei<br />

totale<br />

0,14<br />

17-<br />

42,60<br />

38,-<br />

0,16<br />

97,90<br />

0,17<br />

0,25<br />

0,08<br />

1,60<br />

100-<br />

1,6?<br />

1830<br />

13,40<br />

65,-<br />

98,35<br />

O?<br />

- 0,iv<br />

: 1,25<br />

100,-<br />

Nei riguardi della proprietà, i terreni produttivi<br />

sono distinti come segue:<br />

A Botiegno:<br />

Coltivazioni —,—<br />

Seminativi —,—<br />

Prati stabili —, —<br />

Pascoli 2032,-<br />

Boschi 1260,-<br />

Incolto produttivo 5,—<br />

Proprietà comunale Ea.<br />

Proprietà privala En.<br />

6,—<br />

820,-<br />

70 »/„ dell'intera 26,—<br />

superficie 568,—<br />

2 —<br />

Totale hmq. 3297,- 1422,-<br />

30°/0 dell'intera<br />

superficie<br />

Ad Irma sono di proprietà comunale quasi tutti<br />

i boschi, tutti i pascoli e alcuni prati, in complesso circa<br />

I'80 per cento dell'intera superficie coltivata.<br />

La rendita catastale dei terreni a Bovegno nel<br />

1928 era di L. 989.662,25 di cui L. 26.740,32 asse-<br />

I 20<br />

gnate alla, proprietà comunale, mentre il resto si suddivideva<br />

fra n. 582 ditte, fra le quali la maggiormente<br />

censita raggiungeva come rendita la cifra di Lire<br />

2364,89.<br />

Ad Irma la rendita complessiva dei terreni raggiungeva<br />

la somma di L. 12.276,88 di cui L. 4567.—<br />

... acqe limpide e loquaci sgorgano...<br />

(Fot. Bravo)<br />

assegnate ai terreni di proprietà comunale, ed il resto<br />

alla proprietà privata suddivisa in n. 87 ditte, fra le<br />

quali la maggiormente censita raggiungeva come rendita<br />

la cifra di L. 499,50.<br />

Dai dati suesposti può nettamente arguirsi l'importanza<br />

che in luogo assume la grande proprietà comunale.<br />

La stessa, sopratutto coi suoi pascoli, assume<br />

un'importanza notevolissima per l'economia del paese.<br />

Come può pure dedursi dai dati esposti, la proprietà<br />

privata, quasi esclusivamente in mano a coltivatori<br />

diretti, si presenta molto suddivisa. La piccola proprietà<br />

coltivatrice, è curata con molto amore, ma purtroppo<br />

dispone di mezzi limitati e di scarsa capacità<br />

tecnica.<br />

Da un esame per quanto superficiale dei dati<br />

esposti può intanto dedursi che il bosco a Bovegno, ma<br />

specialmente ad Irma occupa un'abbastanza elevata<br />

proporzione della superficie territoriale, e ciò costituisce,<br />

indipendentemente dai redditi che dal bosco possono<br />

ricavarsi, un ottimo elemento, nei riguardi sopratutto<br />

della stabilità del terreno.<br />

In relazione, almeno in buona parte, alla stabi-<br />

'lità del terreno, deve porsi la scarsa percentuale degli


incolti improduttivi, che mancano completamente ad<br />

Irma. '<br />

Per quanto si riferisce ai seminativi la loro estensione<br />

già ridotta in confronto del passato remoto, ha<br />

subito specialmente a Bovegno una nuova e sensibile<br />

contrazione m questi ultimi tempi, a vantaggio del<br />

Fresca poesia d'acque alpestri.<br />

/Fot Bravo)<br />

prato stabile; la riduzione dei seminativi a prato stabile,<br />

se da una parte trova la sua corrispondenza in una<br />

certa trasformazione dell'economia locale di consumo,<br />

in economia di scambio, è purtroppo legata ad un dir<br />

stacco dejlla donna dalla terra; la coltivazione dei ;<br />

seminativi era nel passato infatti particolarmente curato<br />

dall'elemento femminile, il quale invece è purtroppo<br />

attualmente attratto dagli stabilimenti fuori paese,<br />

e più spesso dal servizio in città.<br />

Per quanto, tenute presenti le condizioni attuali,<br />

non possa ritenersi che l'ambiente locale si presti ad<br />

una larga diffusione di seminativi, tuttavia se in confronto<br />

di quanto notasi attualmente, specie a Bovegno<br />

assumessero una maggiore estensione alcune coltivazioni<br />

cerealifere particolarmente adattate al luogo (orzo,<br />

segale, ecc.) ed anche la coltivazione della patata,<br />

ciò non potrebbe che ritenersi favorevole in special modo<br />

all'economia domestica della piccola proprietà coltivatrice.<br />

Ma particolarmente la frutticoltura meriterebbe<br />

di essere presa in considerazione, in quanto tutto lascia<br />

ritenere che qui troverebbe buone condizioni per svilupparsi<br />

e riuscire rimunerativa.<br />

La maggior parte della superficie territoriale è<br />

occupata dalle coltivazioni foraggere rappresentate dal<br />

prato stabile e dal pascolo, ed è precisamente dalla<br />

121<br />

utilizzazione dei prodotti del prato e del pascolo mediante<br />

il bestiame, che viene a costituirsi la spina dorsale<br />

dell'«conomia del paese. Nelle condizioni attuali<br />

il bestiame esistente a Bovegno ed Irma risulta dalle<br />

cifre che seguono:<br />

"'<br />

'ovegno :<br />

Irma:<br />

Bovini N.<br />

Equini »<br />

Suini »<br />

Pecore »<br />

Capre »<br />

1828<br />

73<br />

230<br />

273<br />

119<br />

ogni 100 abitanti<br />

65 N.<br />

3 »<br />

8 »<br />

IO<br />

4 »<br />

170<br />

5<br />

25<br />

10<br />

60<br />

ogni 100 sbit.<br />

48<br />

2<br />

7<br />

3<br />

17<br />

Come conclusione, può ritenersi che i mezzi di<br />

vita, della popolazione, mezzi che anche qui sono purtroppo<br />

scarsi, siano dati all'incirca dall'80 per cento<br />

dalla terra, ma che a costituire la rendita lorda complessiva<br />

intervenga il bestiame per circa il 70 per cento,<br />

e fra questo, quello bovino per il 65 per cento.<br />

I problemi più urgenti.<br />

Per l'incremento di Bovegno, non solo, ma di<br />

tutta l'alta Val Trompia, deve sopratutto essere preso<br />

in. considerazione il miglioramento delle condizioni di<br />

viabilità.<br />

L'arteria principale, come già si ebbe ad accennarsi,<br />

è rappresentata dalla provinciale di Val Trompia,<br />

alla quale si collega la rete stradale del Comune,<br />

abbastanza vasta, e costituita da alcune carrozzabili<br />

e da parecchie mulattiere.<br />

La linea tranviaria si arresta a Tavernole sul<br />

Mella, a sei chilometri da Bovegno e prosegue verso<br />

l'alta Valle Trompia solo la provinciale carrozzabile.<br />

Questa carrozzabile da diverso tempo è ritenuta<br />

insufficiente alle esigenze del traffico, e tanto meno<br />

potrebbe rispondere al progresso auspicato dall'alta val-<br />

. ; da molti anni insiste per avere un più conve-<br />

:ce allacciamento coi maggiori centri.<br />

Per quanto nel dopo guerra si sia insistito, e non<br />

senza buone ragioni, per il passaggio nell' alta Val<br />

Trompia di una linea ferroviaria Brescia-Trento, purtroppo<br />

si riconosce anche quassù che l'alta Val Trompia<br />

non può presentare ottime caratteristiche per una<br />

grande via di comunicazione, e si segue con simpatia<br />

la iniziativa che ritorna sul tappeto di una ferrovia<br />

Brescia - Trento che dovrebbe passare per la bassa e<br />

media Valle Trompia.<br />

Ma se appare esagerato pensare ad una linea ferroviaria,<br />

è pure da ritenersi che la questione dei trasporti<br />

non possa essere risolta con una sistemazione<br />

dei servizi automobilistici, i quali, anche per la loro<br />

portata, si adatterebbero in maniera molto incompleta,<br />

pure all'esigenze attuali.<br />

Tenendo presente le condizioni dell'oggi e dell'avvenire,<br />

prevedibile il problema della viabilità per


l'alia Valle non ammette che una soluzione, rappresentata<br />

dal prolungamento della linea tranviaria fino a<br />

Bovegno.<br />

A differenza dei metodi dilatori, e solo pieni di<br />

promesse elettorali, usati dalle Amministrazioni provinciali,<br />

di un tempo, l'Amministrazione attuale ha<br />

fascisticamente provveduto quasi completamente, alla<br />

sistemazione della strada provinciale fino a Bovegno,<br />

in modo che la stessa possa accogliere in sede la linea<br />

tranviaria. Manca solo l'ultimo tronco, di poche centinaia<br />

di metri.<br />

E' vivissima la fiducia da parte di Bovegno, non<br />

solo ma di tutta l'alta Val Trompia, che anche l'ultimo<br />

tronco possa essere sollecitamente ultimato, e che, definiti<br />

fascisticamente gli accordi con chi d'i ragione, sia<br />

pure eseguito il tanto e desiderato prolungamento della<br />

linea tranviaria fino a Bovegno.<br />

Solo con questo, oltre che provvedere in linea<br />

generale a migliorare le condizioni dell'economia dei<br />

trasporti dell'alta Valle, sarà reso possibile, a questi<br />

paesi uno sviluppo industriale che nelle condizioni<br />

attuali, in relazione sopratutto alle comunicazioni ancora<br />

difficili, è indubbiamente ostacolato.<br />

E' innegabile intanto, l'influenza che il prolungamento<br />

della linea tranviaria possa avere sopra lo sviluppo<br />

dell'industria del forestiero, alimentata dalla villeggiatura<br />

estiva, che ormai si è qui decisamente affermata,<br />

e ciò in conseguenza non solo di fattori ambientali<br />

favorevolissimi ma anche dal fatto che Bovegno<br />

trovasi solo a 30 chilometri da Brescia.<br />

I villeggianti che frequentano il paese, sono generalmente<br />

del ceto medio, professionisti ed impiegati,<br />

che mandano la moglie ed i bambini in montagna per<br />

irrobustirli, mentre essi salgono a trovarli alla domenica<br />

o quando possono. Ora è pacifico che un servizio<br />

tranviario ininterrotto con la città, rappresenta il mezzo<br />

di comunicazione, se non altro più ampio ed economico,<br />

e che l'esistenza di tale mezzo può richiamare<br />

in paese maggior numero di villeggianti, presentando<br />

nello stesso tempo anche ai... poco abbienti della città,<br />

le condizioni migliori per poter respirare, facendo una<br />

scappata quassù, un po' di aria fresca, pura e vivificatnce<br />

della montagna.<br />

Ma col prolungamento della linea tranviaria fino<br />

a Bovegno si giungerebbe si può dire nel cuore del<br />

bacino minerario dell'alta valle, bacino che secondo la<br />

opinione concorde dei competenti, merita di essere preso<br />

in considerazione.<br />

Sviluppando la questione, i competenti, sia dal<br />

punto di vista tecnico che economico, potranno stabilire<br />

quali sono le migliori condizioni dello sfruttamento,<br />

come sia opportuna la riunione delle varie concessioni<br />

che attualmente sussistono, ma solo ad uno stato di<br />

letargo, e che cercano di mantenersi in vita, con delle<br />

,periodiche inconcludenti raschiature.<br />

122<br />

Anche i rapporti che possono intercedere tra le<br />

concessioni minerarie e quelle delle forze idrauliche<br />

disponibili in luogo, sembra che debbano essere meglio<br />

studiati, definiti e resi interdipendenti. Così i competenti<br />

potranno ancora stabilire, se sia opportuno iniziare<br />

in pieno lo sfruttamento in special modo del ferro,<br />

oppure tener vivo tale sfruttamento con impianti e<br />

maestranze che potrebbero essere sollecitamente ampliati<br />

in caso di bisogno, in modo che non avvenga<br />

quello che si è verificato durante la guerra, dove i<br />

lavori di ripristino richiesti per iniziare lo sfruttamento<br />

delle nostre miniere, ebbero a durare fin oltre la pace.<br />

Sempre dai competenti dovrà pure definirsi se sia<br />

conveniente fare degli impianti completi per la fusione<br />

in prossimità delle miniere, oppure mantenere quassù<br />

soltanto l'esercizio delle miniere, provvedendo alla fusione<br />

del minerale in prossimità di centri maggiori.<br />

Ma all'infuon di quanto rimane da stabilirsi nei<br />

dettagli, è intanto da riconoscere come principio, che<br />

per una razionale utilizzazione del bacino minerario<br />

di Bovegno, di cui l'importanza è ormai indiscutibile,<br />

il prolungamento auspicato della linea ^'anviaria, assume<br />

un valore pure indiscutibile. L? i industria<br />

mineraria decadde quando si aprire grandi vie<br />

di comunicazione, dalle quali rimasi, joi£»ta; perché<br />

risorga fa bisogno innanzi tutto toglierla dall'attuale<br />

isolamento.<br />

Invito dì molli praterie nei velati declivi.<br />

(Poi. Bravo}<br />

Ma oltre quanto può avere rapporti con l'industria<br />

del forestiero, e con quella mineraria, che in luogo<br />

hanno già delle basi evidenti, non è fuor di luogo prospettare<br />

che dal prolungamento della linea tranviaria<br />

possa avere impulso il sorgere di altre industrie; così<br />

come è avvenuto nella parte bassa e media di Valle


Trompia, per le quali industrie, qui certo non potrebbe<br />

mancare una mano d'opera intelligente, laboriosa e<br />

disciplinata.<br />

Per quanto concerne le condizioni della viabilità<br />

nell'ambito del territorio comunale, esse vanno man<br />

mano migliorandosi ed adattandosi alle vane esigenze<br />

Magno di Bovegno, (Fot. Ravida.)<br />

non escluse quelle turistiche, e ciò per cura dell'Amministrazione<br />

competente. Sono pure a buon punto le<br />

pratiche relative alla costruzione della carrozzabile<br />

Aiale-Irma, secóndo la legge 15 luglio 1906 n. 383.<br />

Si confida che le pratiche stesse possano giungere presto<br />

ad una soluzione per poter iniziare i lavori preventivati<br />

in L. 500.000.—<br />

Questa strada verrà indubbiamente a togliere Irma<br />

e Magno dall'isolamento attuale, rendendo nello<br />

stesso tempo, suscettibile di un maggior sviluppo economico<br />

una convalle abbastanza spaziosa.<br />

Oltre al problema della viabilità da considerarsi<br />

come preminente, ve ne sono degli altri che pur debbono<br />

essere presi in considerazione. Nei riguardi dei<br />

piccoli proprietari, se è ammirevole l'attaccamento degli<br />

stessi dimostrato ai loro terreni, che curano con<br />

molto amore, è però necessario riconoscere che la piccola<br />

proprietà coltivatrice sarebbe notevolmente avvantaggiata<br />

sopratutto da una maggiore capacità tecnica,<br />

relativa alla conoscenza e all'uso delle buone pratiche<br />

colturali, specie nei riguardi delle concimazioni.<br />

All'allevamento ed all'utilizzazione del bestiame<br />

si procede con sistemi piuttosto primitivi. Nei riguardi<br />

del bestiame, che come si è già notato rappresenta un<br />

elemento di primissimo ordine per l'economia locale,<br />

allo scopo sopratutto di riparare alla particolare deficenza<br />

di buoni riproduttori, qualche cosa per iniziativa<br />

della Cattedra Ambulante e dell'Amministrazione comunale<br />

è già stato fatto, introducendo alcuni torelli di<br />

una certa distinzione. Anche una certa propaganda non<br />

è mancata presso i nostri rurali e si è spesso usato per<br />

compiere la medesima, delle riunioni della sezione fa-<br />

123<br />

scista, ma tale propaganda, perché si giunga realmente<br />

a dei buoni risultati è necessario che sia sempre continuata,<br />

sprretta da buoni esempi, e da qualche facilitazione,<br />

specie per l'acquisto dei prodotti (concimi, mangimi<br />

concentrati ecc.) che è indispensabile introdurre<br />

nella pratica agricola e zootecnica locale.<br />

Ma anche qui una buona facilitazione sarebbe<br />

rappresentata da un costo minore dei trasporti, indubbiamente<br />

legato al migliorarsi delle comunicazioni.<br />

* v *<br />

Rimangono i compiti che più particolarmente interessano<br />

l'Amministrazione comunale, l'Organizzazione<br />

Fascista ed il Comitato d'Amministrazione dell'Azienda<br />

Autonoma di cura e soggiorno. Oltre a quanto<br />

vi è già accennato nei riguardi della viabilità, oltre<br />

promuovere opportune iniziative, una delle particolari<br />

preoccupazioni è quella dei miglioramenti delle condizioni<br />

igieniche ed edilizie del paese, tanto più che<br />

lo stesso, con R. Decreto Interministeriale del 30 giugno<br />

1928, venne considerato come luogo di cura. Sviluppando<br />

un programma in tale senso si è già provveduto<br />

e si sta provvedendo alla sistemazione degli approvigionamenti<br />

idrici delle varie frazioni, così verrà<br />

pure sollecitamente iniziata la fognatura per la frazione<br />

Castello, e la sistemazione del Cimitero. Si è<br />

pure provveduto per la compilazione di un piano regolatore<br />

in base al quale verrà attuata una razionale sistemazione<br />

edilizia del paese anche nei riguardi dell'avvenire.<br />

Ma la vasta proprietà comunale, perché possa<br />

adattarsi nel miglior modo alle sue funzioni di produzione<br />

ed alle varie esigenze economiche e demografiche<br />

locali, che devono esattamente valutarsi, presenta<br />

alla pubblica Amministrazione dei compiti di notevole<br />

importanza.<br />

Prescindendo dai boschi, pei quali, m relazione<br />

alle norme dettate dall'Autorità Forestale, l'unica via<br />

da seguire appare quella di conservarli, preservandoli<br />

dai danneggiamenti, e di utilizzarli nel miglior modo,<br />

un particolare interesse meritano i pascoli alpini che<br />

sono intimamente legati all'industria zootecnica locale.<br />

Le Alpi pascolive di Bovegno, s'iniziano a 1 1 50-<br />

12QO sul mare per giungere alla massima quota dello<br />

spartiacque (2214), estendendosi pertanto nelle parti<br />

più elevate della zona montana, e nella zona alpina.<br />

La durata della stagione vegetativa è sopratutto relativa<br />

all'altitudine, così nei pascoli bassi può ritenersi<br />

che il terreno resti scoperto dalla neve dall'aprile al<br />

novembre, mentre più in alto la neve pannane all'mcirca<br />

due mesi di più.<br />

L'esposizione come la configurazione del terreno<br />

è varia, però in generale se sono limitate le zone pianeggianti,<br />

non sono nemmeno diffuse le erte ripide e<br />

scoscese, pericolose per il bestiame.


Lo sgrondo è sollecito e sono limitatissime le zone<br />

surtumose.<br />

L'estensione delle alpi pascolive di Bovegno si<br />

aggira sui 2000 ettari, le stesse sono suddivise in quattordici<br />

alpi maggiori, denominate: Corti di Campo<br />

Molle, Stabile Fiorito, Stabile Solato, Sarle, Poffe di<br />

Stabile Fiorito, Bozzoline, Cardino e Vesgheno, Cigoleto,<br />

Muffetto con Vestone, Poffe di Bacinale, Pile<br />

Redicampo, Corti di Redicampo e Visigno. Le alpi<br />

minori sono rappresentate dalla Valle del Pomo, dai<br />

cascinini di Sarle e dai Cavallini. Le alpi pascolive di<br />

Irma hanno un'estensione di circa 70 ettari e sono denominate<br />

: Confino e Vezzale. Tutte queste alpi sono<br />

affittate per locazioni novennali ed il canone attualmente<br />

in corso raggiunge circa L. 108.372,— a Bovegno<br />

e L, 6000,— ad Irma. Rapportando questi<br />

canoni al numero dei capi normali che vengono alimentati<br />

durante i tre mesi dell'alpeggio, per ognuno<br />

di questi capi si verrebbe a pagare dagli affittuali lire<br />

90 a Bovegno e L. 75 ad Irma.<br />

Riducendo poi in fieno normale il pascolo usufruito<br />

durante l'alpeggio e mettendolo m confronto al<br />

canone, lo stesso fieno verrebbe a costare agli affittuali<br />

attorno a L. 8 al Quintale, il che, pur ammettendo le<br />

alee dell'alpeggio, in relazione ai prezzi correnti del<br />

fieno, può chiaramente dimostrare l'utile delle alpi<br />

pascolive nei riguardi della zootecnia locale.<br />

Ma le alee dell'alpeggio devono costantemenfi:<br />

diminuire e la produzione dei pascoli deve aumentar*..<br />

In relazione a tale principio, già da tempo il Comune<br />

di Bovegno e quello di Irma si sono preoccupati di<br />

dotare tutte le alpi di fabbricati per la lavorazione<br />

del latte, per la conservazione dei latticini, di portici<br />

per il ricovero degli animali, e di migliorare le condizioni<br />

del pascolo provvedendo a ripuliture di cespugli,<br />

a spietramenti ecc. Il ritmo di questi miglioramenti si<br />

è sensibilmente accelerato m questi ultimi anni, così si<br />

sono quest'anno completate opere per l'importo di circa<br />

L. 80.000,— relative sopratutto alla sistemazione ed<br />

alla costruzione di nuovi fabbricati, mentre entrerà sollecitamente<br />

in via di esecuzione un altro progetto di<br />

migliorìe, specialmente nei riguardi colturali, che prevede<br />

una spesa di L. 200.000,—<br />

L'esame delle condizioni nelle quali s ; svolge la<br />

industria zootecnica, mette in evidenza un notevole esodo<br />

di bestiame dal paese, dopo la stagione dell'alpeggio,<br />

.esodo che raggiunge circa la metà della cifra<br />

complessiva.<br />

Questo bestiame sverna alla pianura. Le ragioni<br />

di questo esodo sono legate ad uno squilibrio esistente<br />

tra la produzione foraggera dei pascoli e quella dei<br />

prati stabili, i quali nelle attuali condizioni sono lontani<br />

124<br />

dal produrre il fieno che sarebbe necessario, per trattenere<br />

in luogo tutto il bestiame che ha usufruito dell'alpeggio.<br />

Possono benissimo comprendersi gli inconvenienti<br />

legati alla necessità di questi spostamenti di animali,<br />

e appare logico studiare i mezzi per ridurre, se non<br />

altro, l'importanza di questi esodi temporanei.<br />

Uno dei rimedi più sicuri appare quello di formare<br />

dei nuovi prati stabili, derivandoli sopratutto dai<br />

pascoli. In relazione a tale concetto, dall'Amministrazione<br />

comunale, d'accordo colle competenti Autorità,<br />

venne già presentato un progetto relativo alla formazione<br />

di 8 nuovi prati stabili, provvisti dei rispettivi<br />

fabbricati colonici, da esegursi nelle alpi pascolive meno<br />

elevate di Bovegno, ed in un bosco di Irma. Il<br />

progetto che presume una spesa complessiva di L. 400<br />

•mila si confida che possa entrare presto nella sua fase<br />

esecutiva. E' da notarsi che se la formazione di questi<br />

nuovi prati riesce d'indubbio giovamento nei riguardi<br />

Sulle alpi pascolive - Redicampo. (Fot. A.)<br />

dell'economia locale, avrà pure importanza dal punto<br />

di vista demografico, in quanto nei prati stessi potranno<br />

trovare stabile occupazione 8 famiglie rurali.<br />

Allo scopo di promuovere lo sviluppo del paese<br />

l'Amministrazione comunale e la locale Organizzazione<br />

Fascista, conscie del dovere che ad esse incombe,<br />

faranno del loro meglio per procedere fascisticamente.<br />

Ma lavorando con l'unica aspirazione di compiere<br />

il proprio dovere, specie per la risoluzione di quei<br />

problemi che per quanto di fondamentale importanza<br />

si presentano troppo vasti e complessi, in relazione ai<br />

mezzi disponibili in luogo, si confida di essere costantemente<br />

assistiti dall'appoggio illuminato ed efficace<br />

del" Regime e delle Gerarchle.<br />

Bovegno, 28 Agosto 1929-VII


Opere igieniehe.<br />

1. —• Approvigionamento idrico.<br />

a) Aquedoito del Capoluogo. — Onere complessivo<br />

L. 290.000,- sostenuto interamente con mezzi<br />

ordinari.<br />

La costruzione dell', acquedotto del capoluogo,<br />

eseguita con criteri moderni, assicura alla popolazione<br />

una quantità di oltre 100 litri di acqua al giorno per<br />

persona. La conduttura si svolge su un percorso di chilometri<br />

quattro con bocca di presa in località Piazzole<br />

e Fassole.<br />

Con la costruzione dell'acquedotto sono state collocate,<br />

nei punti più indicati dell'abitato, oltre 20 fontane<br />

pubbliche.<br />

b) Aquedolto della Frazione Magno, •—<br />

Onere complessivo Lire 18.000,— sostenuto interamente<br />

con mezzi ordinari.<br />

e) Acquedotto della Frazione Irma. — Spesa<br />

complessiva L. 45.000,— sostenuta interamente con<br />

mezzi ordinari.<br />

d) Acquedotto della Frazione Graticcile. •—<br />

Spesa complessiva L. 40.000,— fronteggiata con la<br />

contrattazione di un prestito di favore con la Cassa<br />

Depositi e Prestiti.<br />

Opere del Regime<br />

2. — Lavatoi pubblici nelle frazioni: Piano, Graticcile,<br />

Ludizzo, Magno e Irma. — Spesa complessiva<br />

L. 29.000,— fronteggiata interamente con mezzi ordinari.<br />

3. — Sistemazione del Cimitero del Capoluogo.<br />

— Costruzione di n. 14 campate di colombari per una<br />

complessiva spesa di L. 27.000,— sostenuta con mezzi<br />

ordinari.<br />

4. —- Fognatura del Capoluogo. — L'opera che<br />

importa una preventivata spesa di L. 60.000,— è in<br />

125<br />

corso di esecuzione. Tale spesa è fronteggiata mediante<br />

contrattazione di un mutuo con la Cassa Depositi<br />

e Prestiti.<br />

5. — Lavatoio pubblico del Capoluogo. — La<br />

opera è in corso di esecuzione. Alla spesa preventivata<br />

in L. 43.500,— si fa fronte con un mutuo già<br />

accordato dalla Cassa Depositi e Prestiti.<br />

La costruzione del detto lavatoio è strettamente<br />

legata a quella della fognatura ed alla esecuzione di<br />

un ampio terrazzo che verrà sistemato a pubblico<br />

giardino.<br />

6. — Bagni Pubblici. — Eseguiti a cura del locale<br />

Ospedale S. Giovanni. Spesa sostenuta L. 30.000.<br />

Opere stradali.<br />

7. — Sistemazione Strade. — Particolare attenzione<br />

è stata rivolta dall'amministrazione podestarile,<br />

alla pubblica viabilità. Tutte le strade del Comune<br />

sono state sistemate e messe in perfetta efficienza.<br />

Fra le molte opere eseguite in questo campo, si<br />

citano quelle di maggiore importanza e che rivestono<br />

carattere straordinario.<br />

a) Sistemazioie strada Magno franata in seguito<br />

alle alluvioni dell'autunno 1927. Onere complessivo<br />

L. 13.000,— sostenuto per metà dal Comune e<br />

per metà dallo Stato.<br />

b) Sistemazione raccordo .Strada Comunale<br />

Rano con la Provinciale. — Onere complessivo Li-<br />

re 10.000,— fronteggiato con mezzi ordinari. Unitamente<br />

a quest'opera è-stata costruita la tettoia di aspetto<br />

alla fermata dell'autocorriera.<br />

e) Sistemazione Strada Fucine. — Onere di<br />

L. 8.000,— fronteggiato con mezzi ordinari


d) Sistemazione Strada Forcelle. — Onere di<br />

L. 36.000,— fronteggiato con mezzi ordinari.<br />

e) Sistemazione Strada Caprile e Zerlo. —<br />

Spesa di L. 8.000,— sostenuta interamente con mezzi<br />

ordinari.<br />

f) Pavimentazione della via principale del Capoluogo.<br />

— Opera finanziata con mezzi ordinari ed<br />

in via di esecuzione. Spesa complessiva L. 15.000,—<br />

g) Strada Carrozzabile Irma - Alale. — Preventivo<br />

L. 500.000,—<br />

Con Regio Decreto 1 7 novembre 1927 il Comune<br />

di Irma veniva aggregato a questo di Bovegno.<br />

Prima cura dell'amministrazione podestarile fu quella<br />

di esaudire i voti, da tanti anni espressi inutilmente<br />

dalla popolazione, facendo predisporre il progetto per<br />

la costruzione di una strada carrozzabile che, allaccia<br />

l'abitato del predetto cessato Comune con la provinciale<br />

di Valle Trompia.<br />

Il progetto ha già riportato le dovute competenti<br />

Superiori approvazioni e si spera che possa presto entrare<br />

nella fase esecutiva. Tale attuazione, oltre a portare<br />

un grande vantaggio economico alla Valle d'Irma,<br />

sarà per gli Irmensi un compenso per la loro perduta<br />

autonomia comunale.<br />

h) Costruzione del Ponte di Caselli sul Fiume<br />

Mella. — Onere di L. 8.000,— sostenuto col concorso<br />

da parte di privati.<br />

i) Allargamento dei ponti sul Fiume Mella in<br />

Frazione Graticcile. — L'opera preventivata in Lire<br />

8.000,— e finanziata con mezzi ordinari, è in via<br />

di attuazione.<br />

Opere di abbellimento.<br />

8. — Arboramento Strade. — Seguendo le direttive<br />

del Governo Nazionale Fascista, nell'anno 1928<br />

si è iniziata l'opera di arboramento delle strade comunali<br />

nelle vicinanze degli abitati. Oltre 2000 piante<br />

ornamentali abbelliscono di già le adiacenze del paese.<br />

L'onere sostenuto è di L. 10.000,— fronteggiato con<br />

mezzi ordinari.<br />

9. — Piano regolatore. — II piano regolatore<br />

reso obbligatorio per le stazioni di cura e soggiorno<br />

dalle disposizioni contenute nell'art. 23 della legge<br />

15 aprile 1926 numero 765, è nelle linee di massima,<br />

in corso di studio secondo i criteri seguenti: demolizione<br />

di rustiche baracche e di insane abitazioni,<br />

costruzione di tronchi di strade intesi a migliorare le<br />

attuali condizioni di viabilità nei riguardi dell'accesso<br />

al capoluogo ed a mettere in evidenza aree fabbricabili<br />

per l'ulteriore sviluppo del paese, conveniente ampliamento<br />

e sistemazione delle attuali piazzette pubbliche<br />

126<br />

con particolare riguardo alla formazione di modesti<br />

pubblici giardini e viali.<br />

L'esecuzione, anche graduale, del piano regolatore,<br />

rappresenta senza dubbio un primo elemento per<br />

lo sviluppo dell'industria del forestiero in questa preferita<br />

stazione climatica.<br />

10. — Bosco del Littorio. — Onere di L. 8.000<br />

fronteggialo con mezzi ordinari.<br />

Per la rigorosa osservanza delle disposizioni impartite<br />

dalle Superiori Gerarchie, un appezzamento<br />

di terreno di proprietà comunale è stato destinato a<br />

« Bosco del Littorio ». I piccoli Balilla hanno piantato<br />

in detto bosco oltre 9000 piantine di larice e<br />

di abete.<br />

Opere varie.<br />

11. — Poligono di tiro. — Spesa complessiva<br />

L. 250.000,— sostenuta per un quinto dal Comune<br />

con mezzi ordinari. Opera di notevole importanza è<br />

la costruzione del Campo di Tiro a Segno costruito<br />

nell'anno 1927 lungo la riva destra del fiume Mella.<br />

La necessità dell'esecuzione di tale opera era manifesta<br />

essendosi in Bovegno (capoluogo di Mandamento)<br />

già da tempo costituita la Società di Tiro a Segno.<br />

Realizzando il sogno dei dirigenti di detta società, lo<br />

Stato ha autorizzato la chiesta costruzione e l'opera<br />

è stata così eseguita nel modo migliore.<br />

12. — Bonifica montana. — Mentre notevole<br />

attenzione è stata rivolta alla esecuzione di opere pubbliche<br />

delle quali era urgentemente sentita la necessità,<br />

non si trascura di migliorare il patrimonio del Comune.<br />

Nelle opere di miglioramento del patrimonio, ha<br />

particolare importanza la bonifica delle alpi pascolive<br />

che viene effettuata in tre tempi:<br />

a) Miglioramento generale dei pascoli;<br />

b) Costruzione di fabbricati rurali sulle alpi<br />

pascolive ;<br />

e) Riduzione di alcuni appczzamenti pascolivi<br />

a prati stabili con costruzione di cascinali.<br />

Con la esecuzione delle dette opere la produzione<br />

foraggera sarà notevolmente aumentata e si renderà<br />

possibile la permanenza m luogo delle mandrie<br />

per un periodo maggiore dell' attuale, con notevole<br />

vantaggio per l'economia locale.<br />

Mentre le opere indicate al n. 1 sono già state<br />

eseguite con ordinari mezzi di bilancio per un importo<br />

di circa L. 100.000,—, sono in corso di approvazione<br />

i progetti relativi a quelle indicate ai nn. 2 e 3 per<br />

una spesa preventivata in L. 707.308,— che verrà<br />

sostenuta mediante contrattazione di un mutuo.


dova notare che tutte te opere sopra elencate,<br />

eseguite ed in corso di esecuzione, fronteggiate con<br />

mezzi ordinari e straordinari, non hanno apportato ai<br />

contribuenti alcun nuovo gravame fiscale.<br />

Riepilogo.<br />

Opere eseguite:<br />

Acquedotto capoluogo <<br />

Acquedotto frazione Magno.<br />

Acquedotto frazione Irma .<br />

Acquedotto frazione Graticcile<br />

Lavatoi Piano, Graticcile, Ludizzo,<br />

Magno e Irma<br />

Sistemazione cimitero capoluogo .<br />

Bagni pubblici . . . .<br />

Sistemazione strada Magno .<br />

Sistemazione raccordo strada Rano .<br />

Sistemazione strada Fucine .<br />

Sistemazione strada Forcelle.<br />

Sistemazione strada Caprile e Zerlo<br />

Costruzione ponte Caselli<br />

Arboramento strade<br />

Bosco del Littorio<br />

L. 290.000,-<br />

» 18.000-<br />

» 25.000-<br />

» 40.000-<br />

» 29.000-<br />

» 27.000-<br />

» 30.000,-<br />

» 13.000-<br />

» 10.000-<br />

» 8.000-<br />

» 36.000-<br />

» 8.000,-<br />

» 8.000,-<br />

» 10.000-<br />

» 8.000,-<br />

Rìporto L. 560.000,-<br />

Poligono di tiro » 250.000,-<br />

Opere di migliorìa del patrimonio . » 100.000,-<br />

Totale opere eseguite L. 910.000,-<br />

Opere in corso di esecuzione:<br />

Fognatura del capoluogo . . L. 60.000,-<br />

Lavatoio pubblico del capoluogo . » 43.500,-<br />

Pavimentazione della via principale del<br />

capoluogo . . . . : » 15.000,-<br />

Allafgameto ponti Graticcile . » 8.000,-<br />

Totale opere in esecuzione L. 126.500,—<br />

Opere in progetto:<br />

Strada carrozzabile Irma-Aiale . L. 500.000,—<br />

Opere di bonifica montana . . » 707.308,—<br />

Totale opere in progetto L. 1.207.308,—<br />

TOTALE<br />

Opere eseguite . . . L. 910.000,—<br />

Opere in esecuzione . . » 126.500,—<br />

Opere in progetto. . . » 1.207.308,—<br />

Da riportare L.. 560.000,- Totale Generale L. 2.243.808,-<br />

127


COLLIO V. T.<br />

Il territorio di questa stazione climatica comprende<br />

tutta la testata della Valle Trompia, la cui linea<br />

di spartiacque a grande semicerchio comprende il Monte<br />

Ario (q. 1785), la Pezzolina (q. 1802), la Corna<br />

Blaca (q. 2006), monte Pajo (q. 1948), Dosso Alto<br />

(q. 2064), Giogo Maniva per Bagolino (q. 1669),<br />

Monte Maniva (q. 1863), Passo Dasdana per Croce<br />

Domini-Breno (q. 1990), monte Colombine (q. 2206),<br />

Dos Ma (q. 2097).<br />

Il territorio comunale poi si sviluppa a nord, anche<br />

nel versante della Grigna colle sue alpi pascolive. Tutto<br />

il versante di sinistra del Mella fino alla zona dei<br />

129<br />

pascoli, è coperto di una fitta pineta per una estensione<br />

di 8 Km. L'abitato sito in media a mille s. m. è diviso<br />

in tre centri: Capoluogo sulla strada provinciale al 40<br />

Km. da Brescia, frazione S. Colombano verso le sorgenti<br />

del Mella; frazione Memmo con Osservatorio<br />

Meteorologico a nord-ovest.<br />

Per la sua vicinanza alla linea ferroviaria Milano-<br />

Venezia (Km. 40) è la stazione climatica più comoda<br />

e di facile, accesso della Lombardia.<br />

Ospita varie Colonie Alpine per ragazzi : la Rosa<br />

Mussolini, quella Cremonese, quella dei figli dei maestri<br />

d'Italia.


I suoi apprestamenti alberghieri, sotto l'impulso<br />

del Comitato Ammin. dell' Ente Autonomo, si rendono<br />

sempre più moderni. Il paese trae origine dalla coltivazione<br />

delle miniere del ferro all'epoca romana ed<br />

ebbe grande floridezza nel medioevo. Alla fine del<br />

1500 vi fu fondata una stamperia assai pregiata rispetto<br />

all'epoca. Nel 1648 rimase interamente distrutto da<br />

un incendio sviluppatosi in un forno fusorio del ferro.<br />

V I pascoli alpini costituiscono la principale ricchezza'degli-abitanti,<br />

gente tenace, laboriosa ed attaccata<br />

alle tradizioni.<br />

130 •'<br />

Un problema cui attende con opera appassionata,<br />

il solerte Podestà Geom. Luigi Bruni, quale corona-<br />

mento ai tanti lavori di rinnovazione compiuti, è !a<br />

riattivazione della vecchia strada militare S. Colom-<br />

Panorama di Collie V. T.<br />

bano-Maniva-Croce Domini che permetterà la comunicazione<br />

diretta della testata della Valtrompia, con<br />

la Valle Camonica e la Valle Sabbia.<br />

Detta strada costruita prima della guerra si stacca<br />

dalla rotabile Collio-S. Colombario a quota 950 e<br />

cori un percorso di Km. 9 a diverse tornanti tutto sul<br />

^versante di destra, giunge al Passo Maniva (quòta


1669) ove incontra la strada che serve di collegamento<br />

della testata delle tre Valli: Trompia, Sabbia e<br />

Camonica e cioè la Breno-Croce Domini-Dasdana Mamva-Passo<br />

Spina-Rocca d'Anfo.<br />

Collio V. T. - Strada militare del Maniva.<br />

Per quanto detta strada abbia perduto ora il<br />

suo prevalente interesse militare col patrio confine al<br />

Brennero, il suo valore emerge da altre considerazioni:<br />

1.) L'importanza che assume sotto l'aspetto economico,<br />

perché attraverserebbe oltre 100 chilometri di pascoli<br />

alpini, faciliterebbe i trasporti dei prodotti fore-<br />

stali, e dell'industria zootecnica e favorirebbe la crea-<br />

J31<br />

zione d'un nucleo d'Alpi modello com'è nei concetti<br />

dei dirigenti lo sviluppo agricolo bresciano; 2.) Il grandissimo<br />

interesse turistico di detta strada, che riattivata,<br />

rappresenterebbe una magnifica conquista, col consen-<br />

^ire di passare dalla Valle Trompia tutta ammantata<br />

del suo verde caratteristico, alla Valle Camonica ed<br />

alla Valle Sabbia direttamente, attraverso un paesag-<br />

gio incantevole e superbi panorami, segnando un percorso<br />

che per parecchi Km. si mantiene sui 2000 metri, in<br />

un'atmosfera vivificante, fra la pace serena di pascoli<br />

fioriti in cospetto delle perpetue nevi dell' Adamello.


L'industria climatica di Collie, è sempre in continuo<br />

sviluppo per le condizioni naturali del paese che<br />

offre al villeggiante desideroso di ristoro, una variatissima<br />

serie di superbe passeggiate attraverso a rigogliose<br />

pinete che conducono alle vette coronanti tutta la<br />

testata della Valle, nonché alla conca ubertosa delle<br />

Ravenole coi suoi laghi ed a quella iridescente di<br />

Bazena.<br />

diate vicinanze del Capoluogo che ha un piano i<br />

caduta d'oltre mi. 60.<br />

Una fiorentissima sezione di Dopolavoristi, int<br />

telata al concittadino scienziato alpinista D. G. Bruti<br />

incita e tiene in allenamento la gioventù locale, ci,<br />

negli ultimi due anni ha conquistato ambitissimi trof<br />

orgoglio ed ornamento della sede Sociale.<br />

Il « Trofeo Cantore » vinto a Boscochiesanuov;<br />

Colilo V. T. - Frazione S. Colombario Nuova colonia estiva femminile n Rosa Mussolini."<br />

Una ricca serie di sorgenti d'acqua purissima arricchisce,<br />

il versante di sponda destra, così che anche<br />

nel più tardo autunno si vede un rigoglio di verde fin<br />

sotto le cihie. Ve una sorgente a pochi metri dalla<br />

linea di spartiacque (2000 m. s. I. m.) che può sembrare<br />

un miracolo idraulico.<br />

La benemerita Sezione di Brescia del C. A. I.<br />

nei pressi di Passo Maniva, ha adattato ad ampio e<br />

ben fornito rifugio alpino la ex caserma degli alpini,<br />

con un dormitorio di oltre 40 letti e nella annessa Cappella<br />

votiva, dedicata alla Madonna della Neve sono<br />

eternati, i nomi dei 250 Caduti Triumplini.<br />

Detto' rifugio nell'inverno è il luogo di raccolta<br />

dei più baldi amatori dello sci della nostra provincia,<br />

mentre svariati' campi sciistici nelle immediate adiacenze<br />

alla carrozzàbile di valle, accolgono tutti gli<br />

appassionati dello sport invernale anche i principianti è<br />

le campionesse del sesso geritile.<br />

Sotto le 'direttive di un campione di salto, il M.<br />

Pafcrlini, venne apprestato uri trampolino nelle imme-<br />

le Coppe Vaghezza, Collio, Alta Valle Trompia, am<br />

bitissimi premi sciistici ed una lunga sene di allori con<br />

seguiti nelle ultime adunate dopolavoristiche, regionali<br />

dimostrano il fervore e la discplina che animano que<br />

sta gioventù.<br />

Una nota simpatica e caratteristica di questo pae<br />

se, è la conservazione gelosa e fedele del vecchio fol<br />

klore e l'accento suadente e morbido del dialetto lo><br />

cale, vera eccezione nella terra bresciana, sicché nelle<br />

recente adunata di Varese si è nettamente imposta.<br />

Come fu detto, il paese trae origine dalla coltivazione<br />

delle miniere del fèrro, e percorrendo la monlagna<br />

si incontrano ancora numerose quelle abbandonate<br />

« médei » veri camminamenti trogloditici nel ciecc<br />

seno della ròccia,: che fanno pensare come tal genere<br />

di lavoro fosse nell'antichità una vera condanna.<br />

La miniera angusta da costringere a camminai<br />

carponi, senza luce' e senza aria seguiva tortuosamente<br />

l'andamento del minerale, per lo più a stretti fiorami<br />

e l'estrazione veniva compiuta totalmente a forza'uma-


na, senza l'aiuto di alcun mezzo meccanico. Si può<br />

dire che queste popolazioni hanno la loro ragion di vita<br />

dalle miniere, ed ancora adesso formano una ricercatissima<br />

maestranza di minatori, sparsa un po' per tutto<br />

il mondo : ve ne sono circa 300 nelle sole miniere degli<br />

Stati Uniti.<br />

Colilo V. T. - Costumi locali.<br />

L'unica miniera attiva è quella della Torgola ove<br />

si estrae la fiorite, dovuta alla costanza ed alla tenacia<br />

dell'Ing. Martelli, che rilevata la vecchia miniera di<br />

piombo e zinco di troppo scarso prodotto, ne converse<br />

la coltivazione in fiorite, prodotto da lui pazientemente<br />

introdotto nell'industria chimica e nelle fonderie italia-<br />

ne ed esportato perfino nell'America del Nord. Detta<br />

miniera iniziata verso il 1860 venne nel 1902 trasformata<br />

in cava di fiorite, e nonostante le crisi subite si<br />

mantenne sempre attiva.<br />

Ve pure una miniera del ferro, la S. Aloisio,<br />

aperta fino a pochi anni or sono, di proprietà delle<br />

acciaierie Terni, che sfrutta o si dirà meglio, che<br />

133<br />

potrebbe sfruttare un grosso giacimento di minerale a<br />

banco.<br />

Vien fatto di domandare come mai in confronto<br />

della recente legge fascista sullo sfruttamento del sottosuolo,<br />

e sulla decadenza dei diritti di coltivazione<br />

per le miniere inattive, un organismo robusto e beneme-<br />

rito come le acciaierie di Terni, lascino ferma questa<br />

bella miniera, che sarebbe fonte di lavoro costante per<br />

questi forti alpigiani.<br />

Le colonie alpine sanitarie.<br />

Come s'è detto, sono tre. La più anziana è la<br />

bresciana che conta 45 anni di vita ed ora s'intitola a<br />

Collio V. T. - Stazione sportiva invernale.<br />

Trampolino, con la possibilità di saltare circa m. 60.<br />

Rosa Mussolini « perché colle preghiere della Madre<br />

salgano ogni sera al ciclo i voti di cento fanciulle innocenti<br />

ad implorare da Dio la salvezza del Duce per<br />

le maggiori fortune d' Italia ».


Deliberazione della commissione amministratrice<br />

19 aprile 1926. Venne fondata il 15 febbraio 1884<br />

per opera del cav. Rodolfo Rodolfi, auspici e zelatori<br />

Collio, ora proprietà cav. Fracassi, ma si trasferì tre<br />

anni dopo in un fabbricato di sua proprietà pure in<br />

Collio, cui aggiunse subito un nuovo padiglione ad uso<br />

Collio V. T, - Stazione sportiva invernale • Sulla etrada di S, Colombano ai piedi di Corna Bruni e Dosso Alto.<br />

G. Zanardelli, Carlo Gorio, Gabriele Rosa e le menti refettorio e dormitorio.<br />

più elette di Brescia. Dichiarata Ente Morale con R. D. 1887 andò<br />

Accolse 42 fanciulle fin dal primo anno, ed ora rafforzando la situazione patrimoniale per l'opera ala-<br />

... a 1700 melri ....<br />

i beneficati arrivano a 200 circa ogni anno. E' la prima<br />

Colonia Alpina d'Italia, con quella milanese di Cromo.<br />

Prese sede all'inizio in una casa all'entrata di<br />

134<br />

ere del fondatore dottor Rodolfi e poi del dottor Turlini<br />

dal 1896, • • " ' • ' ' .<br />

Nel 1899 le fanciulle beneficate dalla Istituzione


salgono a 80, e via via così che dalla fondazione al<br />

1925 si contano a circa 6000 le ricoverate. '<br />

Nel 1923 il sig. Giacomo Migliorati acquistò ed<br />

Ragazze di Colilo V. T.<br />

offrì alla colonia la vecchia caserma delle Guardie di<br />

Finanza in San Colombano di Collio, che venne adat-<br />

tata con ampia costruzione a nuova sede sotto la soler-<br />

te amministrazione del Prof. Secchi.<br />

Attualmente la Colonia comprende il fabbricato<br />

di Collio e quello nuovo di S. Colombano, quest'ulti-<br />

135 • C<br />

mo specialmente attrezzato con criteri moderni, con<br />

conduttura d'acqua propria, biblioteca, teatro, bagni,<br />

docce, lavanderia ecc.<br />

Due padiglioni principali sono dedicati alla me-<br />

moria di Arturo Migliorati, figlio del benemerito benefattore<br />

perpetuo e fondatore Sig. Giacomo Migliorati;<br />

Costumi di Collio V. T.<br />

Taltro al dottor Filippini già primario chirurgo allò<br />

Spedale di Brescia, che morendo lasciò un legato di<br />

L. 50 mila alla Colonia Sanitaria.


Consultando le note dei registri nosologici della<br />

Colonia, si riceve ottima impressione sui risultati della<br />

cura.<br />

Si nota infatti un costante aumento del peso del<br />

corpo da uno a quasi 5 chilogrammi e conseguentemente<br />

un aumento di vivacità ed energia e uno spiccato<br />

miglioramento delle primitive condizioni di salute delle<br />

bambine. A raggiungere questi risultati, oltre alla buona<br />

organizzazione della Colonia concorse validamente<br />

la ottima alimentazione che si cercò di rendere sempre<br />

più rispondente ai bisogni sia per qualità che per quantità,<br />

ben sapendo che essa rappresenta un fattore principale<br />

per il buon esito della cura. Attualmente la Colonia<br />

è amministrata dal Segretario Federale Signor<br />

Dugnani.<br />

La colonia cremonese.<br />

Questa "fiorentissima casa di salute per bambini<br />

accoglie annualmente dai trecento ai quattrocento fanciulli<br />

d'ambo i sessi della città e provincia di Cremona,<br />

alla saggia direzione del Prof essor Celli e del Signor<br />

Botturini.<br />

Poiché la città e provincia di Cremona da lunga<br />

consuetudine preferiscono la conca di S. Colombano<br />

come luogo di villeggiatura, era naturale e logico che<br />

sorgesse in detta frazione una colonia alpina per bambini<br />

cremonesi. Essa è mantenuta a intere spese delle<br />

Collio V. T. - Miniera di Barite.<br />

136<br />

istituzioni e della cittadinanza cremonese in tre distinti<br />

padiglioni due dei quali portano il nome dei benemeriti<br />

fondatori Sig. Albertoni e Sig. Zacchi. Da oltre venti<br />

anni questa istituzione è in attività, e Collie è altamente<br />

orgogliosa di ospitare la gioventù della ricca ed<br />

attivissima terra Cremonese.<br />

La colonia dell'I. N. A. M.<br />

per i figli dei maestri.<br />

Fu istituita nell'anno 1929 con meravigliosa rapidità<br />

e con risultati superiori ad ogni speranza. Il comune<br />

di Collie ha ceduto gratuitamente l'uso del nuovo<br />

edificio scolastico di S. Colombano nel periodo delle<br />

vacanze estive, - adattando a cucina e magazzino i locali<br />

. del pianterreno. Le opere di adattamento riuscirono<br />

di piena soddisfazione "e la Colonia sotto la direzione<br />

premurosa del Segr. Prov. dell'A. N. I. F. Signor<br />

Piovani e di lui signora coadiuvati da benemeriti<br />

insegnanti, accolse un turno di 52 maschi ed uno di<br />

35 bambine provenienti da ogni regione-d" Italia (Palermo,<br />

Napoli, Fiume, Firenze, Udine, Roma, Cagliari).<br />

Una Colonia veramente unica nel genere, che<br />

ha avuti risultati clamorosamente felici, e che ha un<br />

avvenire ed uno sviluppo indubitato.


Le opere pubbliche.<br />

Nell'ultimo decennio l'Amministrazione Comunale<br />

con ritmo accelerato ha portato a compimento numerose<br />

opere di pubblica utilità, quasi totalmente colle<br />

risorse della civica azienda, così da mutare il volto<br />

della borgata:<br />

Ricostruzione completa Cimitero Capol. L. 160.000<br />

Costruzione nuovo edificio scol. Memmo. » 80.000<br />

Idem Idem S. Colombano. » 240.000<br />

Acquisto ed adattamento ad edificio scolastico<br />

del Capoluogo dell' ex Albergo<br />

Mella » 400.000<br />

Costruz. nuova carrozzabile p. Memmo. » 500.000<br />

Sistemazione piazzali e viali » 100.000<br />

Latrine pubbliche e lavatoi » 50.000<br />

Bagni pubblici, vasche e docce . . . » 20.00(1<br />

Riatto e arredamento sede municipale . » 70.000<br />

Idem Idem Fascio e Organizzaz. G. » 35.000<br />

Da riportare L. 1.655.000<br />

137<br />

Riporto L.<br />

Conduttura acqua Martina (riatto) .<br />

Idem Idem Pomella .<br />

Idem • Idem Bolnovo .<br />

Idem Idem Tizio (in corso) .<br />

Rimboschimenti a pineta di zone nude .<br />

Acquisto sede Ricovero Inabili dedicato<br />

ai Caduti<br />

Parco Rimembranza<br />

Allargamento Viale XX Settembre .<br />

Impianto pubblica illummazione (ampliamento)<br />

Fognatura Capoluogo (in parte) .<br />

.655.000<br />

45.000<br />

35.000<br />

12.000<br />

15.000<br />

60.000<br />

100.000<br />

10.000<br />

40.000<br />

11.000<br />

30.000<br />

Totale L. 2.013.000<br />

Attualmente è in corso d'esecuzione il progetto<br />

generale di migliorìa alle venti alpi pascohve di proprietà<br />

comunale, con una spesa di L. 400.000 ripartita<br />

in un quinquennio. Così tutti i problemi che interessano<br />

l'economia di Colilo trovano nella vigile e ardita opera<br />

dell'Amministratore pubblico, la difesa e la preparazione<br />

per il suo migliore avvenire.<br />

(.Fòt. Allegri)<br />

\


L'Industria Metallurgica in Valtrompia<br />

e gli stabilimenti della Società Anonima<br />

GIUSEPPE & FRATELLO REDAELLI<br />

Gì), stabilimenti Redaelli costituiscono attualmente<br />

l'azienda metallurgica più importante di ;Gardone<br />

Valtrompia. Essi si sono venuti sviluppando su un primo<br />

cospicuo ceppo dato dall'acquisto fatto quasi cinquant'anni<br />

or sono dai Signori Redaelli di vecchi stabilimenti<br />

del luogo rappresentanti il fiore della tradizione<br />

metallurgica valligiana. I primi fabbricati appartenenti<br />

alla Redaelli che si incontrano all'imbocco di Gardone,<br />

venendo da Brescia, in località Gerola, appartenevano<br />

ad una officina Beretta. Quanto esisteva più<br />

avanti, ora pertanto irriconoscibile, in località Ferriera,<br />

apparterà/a alla Officina Multi e ancora più innanzi<br />

v. altri fabbricati che appartenevano ad<br />

una e' .berti denominata più tardi Zambonardi.<br />

Poi pm ... uella. Vallata, a Taverne!? la Redaelli. possiede<br />

quanto formava l'antico alte >rno del Glisenti<br />

ridotto oggi ad ospitare una modesta ;gheria che provvede<br />

al fabbisogno di legname in t. ole e di casse da<br />

imballaggio della Rec.«e.' 1:<br />

Sono oramai decisamente lontani i tempi nei quali<br />

l'alto forno del Glisenti poteva contare fra gli impianti<br />

d'importanza e poteva dare la parte forse più notevo''<br />

della produzione siderurgica della Valtrompia, anno<br />

verata allora, insieme alle valli viciniori, fra i centri di<br />

produzione siderurgica di fama e di importanza europea.<br />

Per il trattamento del poco ma ottimo minerale di<br />

ferro delle vicine miniere i ricchi boschi davano carbone<br />

di legna a buon mercato. Il Mella dava largamente<br />

le piccole quantità di energia occorrenti agli impianti.<br />

Inoltre, fattore economico importantissimo, il ferro<br />

nostrano, soprattutto , proporzione del costo della<br />

vita, ben modesto a quei tempi tanto diversi dai nostri,<br />

aveva allora ancora. Un valore di scambio cospicuo<br />

139<br />

e tale da rendere interessante la produzione anche se<br />

costosa di modeste quantità di ferro. Queste potevano<br />

essere vantaggiosamente - • ''''ate con ogni sorta di<br />

generi di consumo qv '.do icn , uppresentavano addirittura<br />

la controparti . di orivilegi politici ed economici<br />

coi qual? •' ma""" goveii,' erano sovente disposti a<br />

favorire la pro^» -• ^ ' f^rro e dell'acciaio. Allora<br />

erano ancora veramem scarse le disponibilità di ferro<br />

e non si era peranco daio inizio allo sfruttamento in<br />

grande scala delle immense miniere e 11' America,<br />

della. Svezia, della Lorena, né di tutti gli altri ricchi<br />

giacimenti che sì SOL, -^rso dei tempi recenti venuti<br />

mettendo in valore u»« . , --tutto. Insospettate<br />

erano ancora le risorse . "lai giacimenti<br />

di carbone fossile che formano oggi ,., ^pina dorsale<br />

delle potenti siderurgie d'America, di Germania e di<br />

Inghilterra, ed ignoto era l'impiego del coke, esclusivamente<br />

adoperato oggi nei grandi alti forni cresciuti<br />

a tali dimensioni da potere divorare quotidianamente<br />

montagne di minerale e dare in una sola settimana<br />

quanto un alto forno come quello di Tavernol-* ^oteva<br />

dare in tutta una annata. '^.'.i--<br />

Dinanzi a tali rivolgimenti della situazione Ji, :striale<br />

non si poteva più sperare di avere in Valtrompia<br />

impianti di prima produzione che potessero tenere<br />

la concorrenza di tali giganti, piazzati dove più favorevoli<br />

sono le condizioni di ambiente sopratutto per<br />

quanto ha attinènza alla economia dei trasporti e alla<br />

facilità di approvvigionamento, a buone condizióni, di<br />

minerale e di combustibili,<br />

E' manifesto anche che da quando'fu giocoforza<br />

rinunciare alla produzione locale della matèria prima<br />

una somma formidabile di coraggio; dt energie è di


lavoro divenne necessaria per alimentare lo sforzo formidabile<br />

di tenere vive nella Valle le seconde lavorazioni<br />

di quel ferro e di quell'acciaio che, contrariamente'a<br />

quanto avveniva in un passato più fortunato,<br />

doveva ,ora essere importato magari da quelle città<br />

stesse del piano che un tempo, ironia delle cose, erano<br />

completamente tributarie delle vallate anche per quelle<br />

minime qauntità che occorrevano alle più urgenti necessità<br />

in pace e in guerra.<br />

L'alto forno di Tavernole era stato lasciato al<br />

suo fatale destino assai tempo prima che ne facessero<br />

acquisto i Redaelli e tutti gli sforzi di questi furono concentrati<br />

negli ultimi .cinquant'anni sugli impianti di seconda<br />

lavorazione di Gardone. Questi furono oggetto<br />

di sostanziali, in'noyazioni; & trasformazioni. Furono inte-<br />

. 140<br />

Gardone<br />

grati con nuove costruzioni e con nuovi impianti cos<br />

da cancellare completamente le vecchie impronte per<br />

creare uno stabilimento sostanzialmente moderno nel<br />

quale vennero portate ad un alto grado di perfezione<br />

la transazione e la ulteriore lavorazione del ferro<br />

e dell'acciaio che la Redaelli, dalle sue Acciaierie di<br />

Rogoredo in quel di Milano, può mandare a Gardone<br />

in gran copia.<br />

Molteplici sono i prodotti dello Stabilimento e<br />

coprono pressoché tutta la gamma degli articoli che<br />

possono essere fabbricati con filo o con nastro di ferro<br />

e di acciaio.<br />

Di fondamentale importanza sono naturalmente<br />

gli impianti di trafileria nei quali si trasformano in lucidi<br />

fili le matasse di tondino greggio che vengono dai


ibilimento Reda<br />

laminatoi a caldo e che portano correntemente il nome<br />

di vergella o di bordione se di diametro più grosso. Se<br />

ne ricavano fili fino ai diametri più sottili e financo di<br />

poco più di un decimo di millimetro facendoli passare<br />

attraverso fori di trafila anche più sottili della cruna di<br />

un ago. Ridotto a queste minime dimensioni un filo<br />

di ferro mostra delle proprietà anche curiose e la ossidazione<br />

ad esempio di cui i pezzi di ferro delle usuali<br />

dimensioni sono lentamente preda, può svolgersi con<br />

estrema rapidità cosicché un, tal filo può perfino rapidamente<br />

bruciare qualora gli si dia fuoco ad una estremità<br />

con un fiammifero. Proprietà caratteristica e particolarmente<br />

preziosa nei fili trafilati è l'incremento<br />

notevolissimo che può essere otteriuto nella resistenza<br />

alla rottura.<br />

141<br />

Si ottengono economicamente colla trafilazione<br />

fili con una resistenza alla rottura, per unità di sezione,<br />

anche tre volte maggiore della resistenza del ferro e<br />

dell'acciaio greggio dal quale sono .ricavati e quale si'<br />

impiega nelle ordinarie costruzioni metalliche. Questo<br />

fatto ha una importanza economica evidente consentendo<br />

di ridurre al minimo il peso del metallo a parità<br />

di prestazione utile ed ha dato modo ai tecnici di impiegare<br />

i fili soprattutto di acciaio e le funi fatte di tali<br />

fili m costruzioni che son;o ad un tempo meravigliose<br />

di ardimento e di resistenza.<br />

Basti ricordare i ponti sospesi di cui l'America<br />

sopratutto ha dovizia di esempi l'uno più grandioso dell'altro<br />

o le audaci funivie che su un esile cavo di<br />

acciaio, spesso di produzione Redaelli, portano il


Fun, RecM, per trasporto blocch, marm'o fino a 20 Tonn. - Telefenca Wahon - Carrara<br />

142


turista desideroso di emozioni fino sulle vette più eccelse.<br />

Dallo Stabilimento di Gardone sono infatti uscite<br />

in gran copia funi di acciaio per le maggiori funivie<br />

nostre e per una quantità di teleferiche compresa quella<br />

recentemente installata a Carrara dalla Ceretti e Tanfani,<br />

una filiazione della Redaelli, per il trasporto di<br />

blocchi di marmo fino a 20 tonnellate* carico unitario<br />

che fino ad oggi nessuna altra teleferica del mondo è in<br />

condizioni di trasportare.<br />

Funi Redaelli nel ciclo di Cortina d'Ampezzo. - Funivia turistica.<br />

143<br />

Si impiegano naturalmente in tali casi fili che<br />

sono oggetto di cure particolarmente attente non solo<br />

nella trafilazione fatta su banchi di modernissima costruzione<br />

ma anche in tutte le lavorazioni preliminari<br />

e accessorie. I trattamenti termici, coi quali attraverso<br />

una tempera attenuata si sviluppano nell'acciaio attitudini<br />

particolarmente preziose per la' trafilazione, sono<br />

particolarmente curati e controllati a mezzo di apparecchi<br />

di misura della più alta sensibilità e precisione. Le


singole matasse di filo durante la lavorazione ed al<br />

termine, della stessa sono oggetto di molteplici prove<br />

che vengono tutte minuziosamente annotate cosicché il<br />

filo non viene passato alla corderia se non quando si<br />

ha la precisa documentazione che le caratteristiche dei<br />

fili che andranno a comporre una data fune corrispondono<br />

compiutamente alle date prescrizioni. La sorveglianza<br />

• non si allenta nella corderia,. uno dei reparti<br />

più riccamente dotati dello stabilimento dove una larga<br />

serie .di macchine a cordare consente di fabbricare funi<br />

spiroidali fino ,a; 50 millimetri di diametro e funi a tréfili<br />

fino a; 160 .millimetri di diametro e del peso massimo<br />

consentito'dalla- portata dei vagoni ferroviari..•<br />

II filo di ferro rappresenta invece la parte più<br />

corrente del programma di fabbricazione il .quale, oltre<br />

i soliti fili di ferro commerciali, comprende, fili a doppia<br />

Funi RedaeJIi per la Funivia di Fenestrelle.<br />

. • \ •<br />

> 144<br />

zincatura per linee tèlegrafiche e telefoniche unitamente<br />

ad ogni sorta di fili speciali piombati, stagnati e rispondenti<br />

a speciali requisiti. Complemento abituale<br />

della trafileria filo ferro è la Punteria per la trasformazione<br />

del filo di ferro di minor valore in punte di<br />

Parigi di tutte le forme e dimensioni.<br />

Altra lavorazione assai accurata e delicata fatta<br />

dallo Stabilimento è quella dei chiodi da scarpa fatti<br />

su macchine alimentate con filo di speciale qualità e<br />

che lo foggiano a freddo per dare al chiodo un gambo<br />

sottile tanto da potersi impiantare sicuramente. nella<br />

suola senza troppo danneggiarne la resistenza e per<br />

dare alla testa forme e decorazioni variate e bizzarre<br />

per soddisfare simpatie e gusti dei consumatori tradizionalmente<br />

e, diciamo anche, inutilmente diversi da<br />

ragione a regione. Singolari davvero queste predile-


zioni per della roba che va messa sotto i piedi! Eppure<br />

in omaggio alla stessa e con un inutile aggravio nei<br />

costi di produzione si debbono continuare a fabbricare<br />

innumeri tipi diversi di chiodi e per contrassegnare le<br />

diverse dimensioni dei chiodi si debbono continuare ad<br />

usare delle misure che in luogo di fondarsi sulle unità<br />

del sistema metrico, vecchio già questo fin dai tempi<br />

di Napoleone, si avvalgono ancora della libbra del<br />

buon tempo antico. E non è questo un malanno esclusivamente<br />

nostro, anzi a questo riguardo si può proprio<br />

dire che tutto il mondo è paese. Solo recentemente la<br />

Francia ha potuto dare il buon esempio standardizzando<br />

i chiodi da scarpa eliminando così definitivamente<br />

dalla circolazione ben 2254 tipi e misure inutili<br />

di chiodi da scarpa. Però la cosa non piace a tutti e<br />

ad esempio non piace... ai Turchi che desiderano avere<br />

sui loro chiodi la mezzaluna tradizionale!<br />

Un altro riparto dello stabilimento che è andato<br />

negli ultimi tempi assumendo proporzioni sempre più<br />

notevoli è quello che provvede alla laminazione a freddo<br />

dei nastri di ferro e di acciaio. Modestamente impiantato<br />

all'inizio esso è andato via via arricchendosi<br />

di laminatoi potenti e capaci di ridurre nastri di ferro<br />

e di acciaio a spessori minimi, anche solo di un sesto<br />

o di un settimo di millimetro. : Non infrequentemente si<br />

tratta di nastri veramente difficili vuoi, nel caso di nastri<br />

di ferro, per la larghezza che può arrivare fino a<br />

200 millimetri vuoi, nel caso di nastri di acciaio, per<br />

gli specialissimi requisiti di resistenza, di elasticità o<br />

di colore spesso prescritti e ottenibili solo attraverso<br />

delicati processi di tempera.<br />

Parte della corderia dello stabilimento Redaelli in Gardone V. T.<br />

145<br />

Molti di questi speciali nastri di acciaio temperato<br />

sono direttamente impiegati da altro importante<br />

stabilimento della Redaelli nella fabbricazione, su larghissima<br />

scala e anche per esportazione, di ombrelle,<br />

in luogo del materiale svedese della migliore qualità<br />

che quasi esclusivamente si impiegava per questa produzione<br />

in un passato non lontano.<br />

I brevi cenni dati più sopra basteranno speriamo<br />

a dare un quadro abbastanza esatto della molteplice<br />

attività svolta nello Stabilimento Redaelli di Gardone<br />

ed una idea sia pure sommaria della entità dello stesso<br />

che appare del resto già abbastanza chiaramente dalle<br />

fotografie qui riprodotte.<br />

Superfluo il dare qui maggiori ragguagli che se<br />

pure potrebbero avere un diretto interesse per il tecni-<br />

co specializzato in queste lavorazioni, non basterebbero<br />

a mettere nella giusta evidenza, come sarebbe nostro<br />

desiderio, tutto il costante formidabile lavoro svolto<br />

per molti anni con indomita energia, con meditata<br />

audacia e con impiego di capitali ingentissimi per mettere<br />

lo stabiliménto in condizioni di potere efficientemente<br />

assolvere il suo compito vincendo molteplici e<br />

rinnovantesi difficoltà siano esse dovute ai continuati<br />

travolgenti progressi della tecnica oppure siano esse<br />

date dagli uomini e dalla natura delle cose, questa<br />

come Quelli troppo spesso avara nei confronti delle<br />

industrie nostre valligiane. Bisogna rendersi conto che<br />

oggi si vive, si lavora in armonia ai fulgidi. esempi che<br />

ci vengono da quanti reggono i nuovi destini d'Italia,<br />

almeno due volte i più intensamente di un tempo.<br />

Chi non ha, volontà e cuore saldo,,come'un italiano


Funi Redaelli nel cìelo di Kyoto (Giappone).<br />

Funivia di Eizan.<br />

dell'era nuova deve .avere, non può. illudersi di trovare<br />

un asilo più o. meno pietoso in una azienda industriale<br />

costretta essa, pure a guadagnarsi ogni giorno la sua<br />

vita in lotta c'olia concorrenza più acerba. Occorre che<br />

il personale fra-.il. quale l'azienda deve reclutare i suoi<br />

collaboratori dei 'va'riTfranghi sappia 1 vincere l'attaccamento<br />

ad .abitudini ed a forme di vita e di pensiero<br />

consoni solo a superate tradizioni per seguire più agilmente<br />

gli sforzi coraggiosi e pur necessari che l'azienda<br />

deve compiere-per restare in gara coi migliori e vincendo<br />

i molti fattori naturali che hanno una azione sfavorevole<br />

alle 'industrie piantate nelle vallate. Abbiamo<br />

già parlato più addietro dei fattori che hanno cospirato<br />

ad allontanare gli impianti per la produzione in luogo<br />

del ferro e abbiamo messo in evidenza le sfavorevoli<br />

ripercussioni di una siffatta situazione sulle industrie di<br />

seconda lavorazione. Ma occorre ammonire che anche<br />

gli altri residui modesti vantaggi che avevano le industrie<br />

valligiano sono da più parti insidiati quando non<br />

sono addirittura messi nel nulla. Per la energia idroelettrica<br />

che occorre acquistare in aggiunta a quella<br />

generabile in Stabilimento si deve pagare oramai in<br />

Gardone lò stesso prezzo che la' Società distributrice<br />

di energia elettrica può spuntare dall'utente del piano<br />

cosicché -le industrie valligiano debbono pagare n!el<br />

prezzo della' energia le -non indifferenti spese d'am-<br />

146<br />

mortamento e di esercizio delle grandi linee di trasmissione<br />

costruite, a scapito loro, per portare agli utenti<br />

lontani l'energia dei nostri fiumi.<br />

Non si è ancora provveduto invece ad un economico<br />

sistema di trasporti da e per la Valle a mezzo<br />

di una linea delle FF. SS. Un solerte Comitato locale<br />

sta battendosi strenuamente per ottenere la costruzione<br />

di una ferrovia che da Brescia raggiunga Gardone per<br />

poi spingersi come vorrebbero evidenti ragioni economiche<br />

e strategiche fino a 1 rento.<br />

Per intanto però i trasporti da e per Brescia, la<br />

stazione più vicina delle FF. SS., vengono fatti ancora<br />

oggi sulle stesse antiquate linee tranviarie di venti<br />

anni or sono ma il costo unitario dei trasporti è diventato<br />

sette volte almeno quello d'anteguerra mentre i<br />

trasporti per ferrovia costano oggi all'incirca solo cinque<br />

volte tanto il prezzo d'anteguerra. Per inoltrare<br />

a Gardone distante 18 chilometri a mezzo tranvia il<br />

carbone che arriva a Brescia da Genova occorre spendere<br />

una somma pari a quella che si dovrebbe sborsare<br />

per fargli percorrere altri 200 chilometri sulla rete<br />

delle Fh. SS. Senza commenti se non per constatare<br />

come sia veramente singolare ed in stridente contraddizione<br />

colla politica di decentramento e disurbanamento<br />

voluta dal Governo Nazionale che, ad aggravare tali<br />

costi di trasporto delle merci destinate alle vallate, si<br />

applichino da parte delle FF. SS. speciali onerosi contributi<br />

per transito e raccordo nella misura di oltre<br />

L. 3 alla, tonnellata e su merci che, anziché essere<br />

scaricate nella stazione delle Ferrovie con ingombro<br />

di binari, di banchine e con richiesta di prestazione di<br />

ogni genere da parte delle FF. SS., vengono invece<br />

inoltrate sul raccordo delle tranvie dove si provvede<br />

senza disturbo per le FF. SS. al trasbordo sui vagoni<br />

tram.<br />

La rete ferroviaria italiana per il suo impianto<br />

è costata in ugual misura a. tutti i contribuenti italiani<br />

compresi quelli delle vallate, fior di miliardi e non<br />

è giusto che le regioni che non hanno la fortuna di essere<br />

toccate dalla ferrovia ma che si collegano a questa<br />

solo a mezzo delle stazioni di raccordo delle tranvie<br />

locali abbiano a ricevere ivi le merci loro indirizzate'pagando<br />

assai di più di quanto pagano: i destinatari<br />

che hanno la fortuna di abitare località che hanno<br />

avuto a spese di tutti loro proprie stazioni ferroviarie.<br />

L'amore, la passione colla quale noi seguiamo le<br />

vicende tristi e liete dello Stabilimento e della industria<br />

di Gardone ci spingerebbero a dilungarci nella esposizione<br />

di tutto quanto può costituire una insidia, una<br />

minaccia o un pericolo per lo stesso. Ma lo spazio<br />

stringe e dall'altro lato ci conforta il pensiero che un<br />

avvenire migliore ci sta certamente davanti per la precìsa<br />

volontà manifestata dal Governo Nazionale e per<br />

la energica azione dallo stesso promessa per assicurare<br />

cure più attente e maggiori provvidenze e migliori o<br />

almeno più eque condizioni di sviluppo a tutte quelle<br />

forrne< di attività industriale che hanno saputo tenersi<br />

lontane dalle città per serbarsi fedeli, come si fa e si


vuoi fare particolarmente nelle Vallate, alle tradizioni<br />

nostrane più schiette e più sante. Intanto e prò-,<br />

prio in conformità delle tradizioni migliori, senza sorte,<br />

senza battute di aspetto si continua e si continuerà a<br />

lavorare a Gardone per portare lo stabilimento quanto<br />

più innanzi è possibile.<br />

In questi ultimi tempi il ritmo delle nuove costruzioni<br />

e delle trasformazioni nell'assetto dello Stabilimento<br />

si è andato ancora accelerando perché nuove<br />

e maggiori esigenze di carattere tecnico, economico<br />

sociale e nazionale premono da ogni parte e si vuole<br />

patriotticamente marciare all'unisono coi tempi nuovi<br />

Fune Redaelli - Diametro mm. 78, peso q.li 200,— per teleferica Walton,<br />

ì&à. 147 k<br />

per non restare distanziati e trovarsi irresistibilmente<br />

perduti.<br />

In ogni.luogo e in ogni tempo gli industriali hanno<br />

dovuto combattere strenuamente le loro battaglie ma<br />

né le battaglie né il lavoro più duro e la fatica non<br />

spaventano chi oggi degnamente tiene colla Gerenza<br />

della Società Redaelli, e la responsabilità di una grande<br />

industria la quale rappresenta non solo una parte<br />

grande della prosperità e delle fortune di Gardone ma<br />

ha puranche un degno posto nel quadro grandioso delle<br />

forze produttive italiane che lavorano tenacemente alla<br />

crescente prosperità e fortuna del nostro Paese.<br />

e. o.


GIUSEPPE 4 F<br />

STABILIMENTI<br />

Società Ar<br />

Se<br />

Rogoredo<br />

Acciaieria QTiartin Siemens — Acciaieria elettrica — ^reni laminatoi per v<<br />

gella, tonói, profilati, mojette, lamierini — trafilerie — Qoróerie.<br />

Gardone V. T.<br />

trafilerie — Qoróerie — laminatoi a freóóo — punterie — Zincherie — <br />

óerie — fabbricazione óerìvati Òal filo.<br />

Dervio<br />

fabbricazione bacchette, stecche, fusti e forniture óa ombrelle.<br />

Leccò<br />

, trafilerie — Zincherie — lavorazione derivati óal filo.<br />

Napoli<br />

trafilerie — Zincherie — punterie — (Viterie — lavorazione óerivati óal fìl<br />

IMilano<br />

fabbricazione bulloneria stampata a calao e a freóóo.


TLLO REDAELLI<br />

itale di L. 32.000.000<br />

1870 —<br />

filano<br />

e, 52<br />

- PRODOTTI -<br />

Acciai<br />

lingotti in acciaio QTlartin eó elettrico -~ §etti in acciaio.<br />

Laminati<br />

^Vergella e boróione óolce eó elitra óolce per trafileria — Vergella e boróione<br />

in acciaio èuro al carbonio — QTZoiette in acciaio óolce e óuro — '"Conói per<br />

cemento armato — '-Conói e piatti per bullonerie e lavorazioni meccaniche —<br />

(profilati per costruzioni metalliche — lamierini in acciaio óolce eó in acciaio<br />

óolcissimo per stampatura profonóa — lamierini óecapati.<br />

Trafilati<br />

i ferro commerciali luciói, ricotti e zincati — ^ili carcasse ferro fino ai àiametri<br />

più sottili - 'tfili acciaio luciói e zincati fino alle più alte resistenze -- ^ili<br />

carcasse acciaio fino ai óiametri più sottili — Jlli per telefoni, telegrafi e per<br />

trasmissioni energia elettrica — ^fili per molle.<br />

Corde metalliche<br />

i in fili ói acciaio lucióo e zincato ói tutti i óiametri, ói tutte le resistenze e ói<br />

tutte le composizioni — ^uni chiuse — ^uni per aviazione — J'uni per freni,<br />

Punte e Chiodi<br />

ói ^Parigi in filo ferro e acciaio di ogni tipo e óimensione — Qhìoói óa<br />

scarpa ó'ogni tipo e óimensione — Qhioói a gambo quaóro per carpentieri.<br />

Laminati a freddo<br />

Qlastri laminati a freóóo in ferro eó in acciaio o' ogni spessore e ó'ogni larghezza<br />

— Qlastri temperati.<br />

Bulloni e Viti<br />

^Bulloni stampati a calóo eó a freóóo ó'ogni tipo e óimensione - tDaói — Ribattini<br />

— QJiti a legno.<br />

Ombrelleria<br />

Stecche, controstecche, bastoni, fusti e forniture per ombrelle eó ombrellini —<br />

Ombrelleria per esportazione.<br />

j»a» 149 *^>


L'industria delle armi in V alle Trompia<br />

e la Ditta PIETRO BERETTA<br />

« Nella Valle del Metta ogni casa e<br />

un'officina, ogni uomo un artefice,<br />

ogni famiglia esercitò l'industria delle armi<br />

sì che tiene ad essa, come ad una specie di<br />

nobiltà gentilizia ».<br />

GIUSEPPE ZANARDELLI<br />

Una delle necessità che si è affacciata all'uomo<br />

sin dai tempi più remoti, è stata quella di armarsi per<br />

la sua difesa e per procurarsi i mezzi di sostentamento.<br />

Così cominciò a costruire armi, dalle freccie a pietra,<br />

agli altri infiniti mezzi offensivi.<br />

Coll'invenzione della polvere cominciarono ad<br />

essere fabbricati i cosidetti « schioppi », poi gli archi-<br />

bugi, i fucili a pietra focaia; indi quelli a fulminante<br />

ad avancarica, seguiti da quelli a retrocarica, da pri-<br />

ma con cartuccia avente la percussione a spillo, poscia<br />

quelli con cartuccia a percussione centrale, in breve<br />

decorso di tempo sempre più perfezionati, arrivando<br />

infine alle meravigliose armi automatiche.<br />

Delle prime armi portatili si hanno notizie nella<br />

storia nel fatto d'armi di Forlì, avvenuto nel 1281,<br />

fra il Conte Luigi di Montefeltro e Giovanni d'Ap-<br />

prà, Generale del Papa, in cui si fece uso del cpsidetto<br />

schioppo.<br />

Versò il 1480 fa la sua comparsa il primo archi-<br />

bugio, arma in cui lo sparo era ottenuto con Taccensio-;<br />

; 1 5:1 ! *?^» :..,<br />

ne della polvere attraverso un foro della culatta della<br />

canna servendosi di una miccia. Un meccanismo primi-<br />

tivo che col tempo, si trasformerà in uno strumento di<br />

mirabile precisione e di grande efficacia. Poche indu-<br />

strie come quelle delle armi, ebbero la loro fortuna<br />

così intimamente legata alle vicende politiche. Il 25<br />

aprile di ogni anno, da secoli, Gardone festeggia S.<br />

Marco, protettore dei veneziani, né si potrebbe con-<br />

cepire attestazione migliore di devozione e riconoscenza<br />

verso la repubblica che protesse i Gardonesi con leggi<br />

particolari, immunità, privilegi: essa assicurò per lungo<br />

tempo al nostro popolo la prosperità con ingenti acqui-<br />

sti di armi destinate ad armare le navi che la gloriosa<br />

repubblica mandava nei più lontani mari in cerca di<br />

gloria e di ricchezza.<br />

Per le armi bresciane questa fu l'epoca aurea, che<br />

si protrasse durante l'epopea Napoleonica, fino a Wa-<br />

terloo. Quindi sotto il dominio dell'Austria fu il deca-<br />

dimento dell'indùstria «per le infami e scaltre arti<br />

àustriache, che vedevano nel nostro disarmamènto la<br />

loro salvezza ». Ma còll'inizio dèi moti rivoluzionari<br />

che dovevano risolversi coll'indipendènza italiana, le<br />

genti triumpline' non smentirono la-loro-fama dando<br />

uomini alla Santa Causa; e riprendendo a foggiare con<br />

letta •nelle fucine, già deserte il metàllp docile .alla loro<br />

volontà, ne trassero armi per la rivoluzione, così, che


un proclama del Comitato Bresciano di Guerra del<br />

24 giugno 1848, ne parla, molto lodando la prontezza<br />

colla quale i triumplini risposero ali' appello della<br />

Patria.<br />

La Ditta Pietro Beretta fu fondata nel 1680 e<br />

già nei primi decenni del 1700, manifestava una note-<br />

vole attività quale ci risulta da un copialettere del-<br />

l'epoca, cimelio prezioso. Da esso insieme al profumo<br />

del buon tempo antico, spira un'aria di praticità, di<br />

rettitudine commerciale che ben caratterizzavano gli<br />

uomini dell'epoca 1 'delle repubbliche trafficataci e degli<br />

industriosi comuni 'liberi, in cui ogni città vantava una<br />

sua manifattura speciale, una fonte-di ricchezza pro-<br />

pria. Alla prepotente e 'Vana 'nobiltà medioevale; si<br />

andava 1 sostituendo' là-'nobiltà del lavoro e dell'intelli-<br />

genza^ ' " '•''" ' ' ' >' • < >'•"'•'•••'••''<br />

Lavorazione meccanica Spingarde.<br />

«*«.'•, 152'<br />

II fucile, quale descritto dall'Ariosto:<br />

« Un ferro bugio lungo da due braccia<br />

dentro cui polve ed una palla caccia ».<br />

andò man mano perfezionandosi.<br />

La Ditta Beretta fin dall'inizio del XVIII secolo<br />

usò le canne a tortiglione che si ottenevano avvolgendo<br />

una lamina lunga e sottile, resa incandescente intorno<br />

ad una spranga. In seguito questa operazione subì un<br />

miglioramento notevolissimo dando origine alle canne<br />

damascate. Queste erano composte da parecchie lami-<br />

ne di ferro e di acciaio alternativamente sovrapposte,<br />

avvolte a spira e saldate a fuoco : le canne acquista-<br />

vano così quelle doti di resistenza ed elasticità che la<br />

moderna tecnica ottiene per mezzo degli acciai speciali<br />

e delle leghe. La Ditta Beretta subendo le vicende dei<br />

tempi se visse e prosperò nelle epoche fortunate, così


non naufragò in quelle tristi e tenacemente legate alla<br />

vita, giunse attraverso a tutte le difficoltà alla esposizione<br />

Bresciana del 1857, dove rappresentò degnamente,<br />

pur sotto il dominio austriaco l'industria antichissi-<br />

ma. Col ritorno della libertà la ditta andò man mano<br />

assumendo importanza estendendo la sua attività in<br />

Europa ed in Oriente, e diventando una temibile riva-<br />

le delle fabbriche di Liegi .<br />

In luogo delle piccole officine sparse, nel 1880<br />

venne costruito il primo importante capannone che riu-<br />

niva le varie lavorazioni. In seguito seguirono altri note-<br />

volissimi ampliamenti e perfezionamenti: le macchine<br />

assunsero nella lavorazione delle armi una importanza<br />

decisiva, e si moltipllcarono in breve; in luogo delle<br />

ruote idrauliche sorsero centrali elettriche, capaci di<br />

parecchie centinaia di HP.<br />

Reparto lavorazione Pistole.<br />

153<br />

Lo studio più accurato fu dedicato allo scopo di<br />

avere armi sempre più perfette e di costo minore pur<br />

impiegando matene prime delle più rinomate fabbri-<br />

che specializzate d'Europa. Dal 1900 al 1914 la produzione<br />

è in continuo aumento e sono innumerevoli le<br />

onorificenze ed i premi che la Ditta seppe meritarsi in<br />

varie esposizioni nazionali ed estere. All'inizio della<br />

grande guerra tutta la lavorazione delle armi da caccia<br />

fu sospesa, e con alacrità si procedette alla trasformazione<br />

degli impianti e macchinarì in modo di poter dare<br />

il più sollecito e valido appoggio nell'armamento del<br />

nostro esercito. Ogni giorno venivano ultimate centinaia<br />

di canne e varie parti di mitragliarci. Pure a<br />

centinaia al giorno venivano costruite le pistole auto-<br />

matiche Beretta: dapprima-il modella tipo da guerra<br />

cai. 9 mm. quindi il modello 7, 65 è 6,35, quest'ultimo


Esterno dello stabilimento "Beretta".


diffuSissimo oggigiorno. Alla vigilia dell'Armistizio è<br />

stato esperimentato, con ottimi risultati, da una (Com-<br />

missione del Ministero della Guerra un moschetto auto-<br />

matico a 24 colpi brev. Beretta destinato all'arma-<br />

mento leggero delle truppe d'assalto.<br />

Col ritorno alla normalità l'attività dell'industria<br />

non subì rallentamenti e riuscì a mantenere ed ad<br />

aumentare il suo ritmo pur nella seguente gravissima<br />

Armeria Principale esposizione armi da caccia e da difesa.<br />

1,55.<br />

crisi industriale. Oggi più di centomila cacciatori usa-<br />

no i « monobloc » Beretta a cani esterni ed Hammerless;<br />

'<br />

Anche i mercati esteri sono stati a poco a poco<br />

riconquistati non solo dalla bontà del prodotto ma<br />

anche per l'appoggio del Governo Nazionale e per<br />

la preferenza che gli innumerevoli italiani sparsi in<br />

tutto il mondo dedicano ai prodotti della loro Patria.


" > V °^>--*"l- y> < ~ r f - • , -'i.-t > ~- * ~*-• .-f- '^ " -<br />

^wa^'^Va^AiiUikU^^. 1 »^^<br />

Premiate Fabbriche Riunite d'Armi<br />

C. P. E (BresciO N. 41400<br />

Ditta<br />

Gitti Umberto e Sabatti Antonio<br />

• . Gardone V. IV Frazione Inzino (Brescia)<br />

E«po>. di Bruxelles 1910, Medaglia d'Oro - Egpa». di Torino 1911, Medaglia d'Argento - Espos. di Roma 1923, Medaglia d'Oro - Espos. di<br />

Venezia 1923, Gran Targa d'Onore e Medaglia d'Oro - Fiera Campionaria di Padova 1927, Grande Medaglia d'Oro e Massime altre Onorificenze.<br />

Origine, costituzione e vicende<br />

I nomi che costituiscono la ragione della Ditta armi poiché era capo di una famiglia ben nota, e che<br />

sono ben noti nel campo dell'industria delle Armi poi- ricorda la biblica Tribù.<br />

che ambedue provengono da famiglie che da un secolo<br />

esercitano tale industria.<br />

Egli fece parte della ex Bresciana Armi in qua-<br />

lità di Direttore; fu uomo assai stimato per la sua prò-<br />

Prima di costituirsi in Società, il Sabatti assieme bità, capacità e spirito di intraprendenza.<br />

al fratello eserciva 1" Industria delle armi, con impianti II Gitti, pure, prima di unirsi con Sabatti, eserci-<br />

semplici, ma con le piene risorse di un'Arte traman- va una Officina per la lavorazione del fucile con mez-<br />

data da generazione in generazione. Il padre del Sa- zi modesti, ma ben conosciuta per il perfezionamento<br />

batti fu conosciutissimo nel campo dell' Industria delle che aveva raggiunto.<br />

156 '


Sulla fine del 1912, Gitti Umberto e Sabatti An-<br />

tonio, costituivano una Società per l'esercizio dell'In-<br />

dustria, delle Armi da caccia, valendosi di due offi-<br />

cine; una nella località ex Bresciana, l'altra in Valle<br />

di Inzino.<br />

Il nuovo organismo, coll'unione di questi due arti-<br />

sti, dopo poco tempo, sentì il bisogno di ingrandirsi, in<br />

considerazione che le ordinazioni aumentavano ogni<br />

giorno. Durante la guerra, i titolari, dovettero abban-<br />

donare il lavoro per andare a compiere il dovere di<br />

ogni italiano, mentre le loro officine, sotto le di-<br />

rettive dello stesso Sabatti padre, furono trasformate<br />

per lavori d'armi di guerra ^assegnategli dalle Dire-<br />

\57<br />

zioni delle Regie Fabbriche di Brescia e di Roma.<br />

A guerra finita, riprendendo i loro posti di lavóro<br />

e di studio, acquistarono dell'area in località Inzino<br />

per costruirvi sopra l'attuale stabilimento.<br />

L'azienda così ingrandita ed attrezzata con mac-<br />

chinario moderno in modo da ottenere un prodotto stan-<br />

dardizzato, potè assumere quantità di lavoro ed esten-<br />

dere le sue attività anche all'estero ed aumentare la<br />

fabbricazione di vari tipi di fucili, conservando pure,<br />

per tipi finissimi da tiro, quella lavorazione a mano,<br />

tipo inglese, che rende l'arma di una stabilità fortis-<br />

sima e precisione massima e la continuazione dell'anti-<br />

ca ed artistica lavorazione del damasco fino.


I N D I C E<br />

Prefazione pag. V<br />

Le opere costruite nel Comune di Gardone V. T. negli Anni VI-VII-V1II E. F. .. .. .. » VII<br />

L'industria delle armi nel territorio bresciano e particolarmente nella Valle Trompia dalle sue<br />

origini al secolo XVIII .. .. .. ../'' .. .. .. .. .. .. .... » 5<br />

La gloria triumplma .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 17<br />

La ferrovia "Brescia-Gardone V. T.-Idro-Tione-Trento,, .. .. .. .. .. .. .. » 19<br />

L'ospedale di Gardone V. T. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 23<br />

"Perché la R. Fabbrica d'armi di Gardone V. T. sia sempre ricordata,, .. .. .. .. .. » 27<br />

Vicende demografiche gardonesi .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 35<br />

Gardone V. T. e le sue parrocchie nella penna di un prevosto nel XVIII secolo .. .. .. » 41<br />

La Regia Scuola secondaria di avviamento al lavoro G. Zanardelh di Gardone V. T. .. .. » 51<br />

11 Banco Nazionale di prova delle armi da fuoco portatili .. .. .. .. .. » 57<br />

La Val Trompia » 63<br />

Le miniere triumpline .. .. » 69<br />

Viaggio a ritroso del Mella .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 73<br />

Gemme Artistiche Triumpline » 77<br />

Canti e pace nella valle d'oro » 85<br />

Lumezzane .. .. . .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 91<br />

La casa del miracolo .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 107<br />

Bovegno nella vita e nelle opere .. .. .. .. .. .. .. .. .. » III<br />

Collie V. T - .. .. .. .. ... ... » V129<br />

L'Industria Metallurgica in Valtrompia e gli Stabilimenti della Soc. An. Giuseppe e fratello Redaelli » 139<br />

L'industria delle armi m Valle Trompia e la Ditta Pietro Beretta .. .. .. .. .. .. » 151<br />

Premiate Fabbriche Riunite d'Armi Ditta Gitti Umberto e Sabatti Antonio, Gardone V. T., frazione<br />

Inzino (Brescia) * 156<br />

Jlt&J* .Stampato nelle Officine Grafiche della Casa Editrice Ditta F. APOLLONIO & C. * BRESCIA

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!