VALLE TROMPIA - Pierantonio Bolognini
VALLE TROMPIA - Pierantonio Bolognini
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LA<br />
<strong>VALLE</strong><br />
<strong>TROMPIA</strong><br />
Stabilimenti Tipografici<br />
Ditta F. APOLLONIO £y C.<br />
1930 - Brescia - Vili<br />
ANNO VII
presente volume, senza pretese, Vuole presentare la Valle Trompia ed il suo capoluogo, illu-<br />
strandoli nelle loro bellezze naturali, nelle loro secolari industrie, nei loro costumi più caratle-<br />
ristici, nelle loro gloriose tradizioni.<br />
Esce in occasione della inaugurazione di.numerose opere pubbliche costruite dal comune<br />
di Cordone V. T. negli anni VI, VII, Vili dell'Era Fascista e nel giorno in cui tutta la Valle<br />
conviene al Capoluogo per attestare a S. E. Turati, presente, il suo affetto, la sua fede.<br />
Il Volume è anche, modesto, tangibile segno di omaggio e riconoscenza al Partito e al<br />
suo Capo per l'appoggio e l'interessamento efficacemente dati, che permise la rapida, completa<br />
realizzazione delle opere che si inaugurano.<br />
Il campo sportivo del Littorio « Ing. Enrico Redaelli », munifico dono della signora Ca-<br />
rolina Colombo ved. Redaelli, per perpetuare la memoria del compianto figlio ing. Enrico, è l'o-<br />
pera più importante e più completa per il complesso di attività sportive che nel campo stesso si<br />
eserciteranno. Il giuoco del calcio, la pista podistica e ciclistica, il giuoco della palla a mano —<br />
caratteristica della Valle — il giuoco della palla corda, la spaziosa piscina per il nuoto e per la<br />
Colonia elioterapica, la palestra coperta, daranno modo alla gioventù del capoluogo e della valle<br />
di trovare nel campo tutto ciò che può allettare e meglio ancora, servire alla educazione fisica, vo-<br />
luta e particolarmente curata dal governo nazionale.<br />
L'acquedotto della Rendena, fornisce acqua purissima e abbondante alla frazione di In-<br />
zino e al capoluogo. Questo acquedotto realizza aspirazioni e voti, quasi secolari, di una popola-<br />
zione che era costretta a servirsi delle acque del Mella.<br />
V
L<br />
L'ospedale ricovero, dedicalo ai Caduti in guerra, eretto con sottoscrizioni della popola-<br />
zione, di enti e di ditte, vuole testimoniare nel modo pia sensato e più degno, l'amore e la ricono-<br />
scenza verso i gloriosi morti.<br />
L'edificio scolastico, ampliato con due ali nuove e la sopraelevazione di un piano, risponde<br />
alle aumentate esigenze del paese e contiene anche, in sede degna e moderna, l'Asilo comunale.<br />
Il dispensario antitubercolare, con gabinetto radiologico, dovuto alla generosità del medico<br />
condotto dottar Giuseppe Morosini, funziona nello stesso ospedale in un reparto adatto e ha giù-<br />
risulzione da Cardane a Colilo.<br />
II Teatro Bercila, di proprietà del Comm. Bercila, e da quesli generosamente e graluila-<br />
menle messo a disposizione dell' O. N. D. ed E. D. E. S. di Cardane V, T. è slalo restauralo e<br />
dotato di scenari, di mobili e di macchina per proiezioni fisse e mobili.<br />
Il Municipio, un tempo ridallo a pochi disadorni insuffidenli uffici è slato portalo all'ai-<br />
lezza dell'imporlanza del capoluogo e il suo magnifico salone settecentesco è stalo, dal mobilio<br />
alle decorazioni, rimesso nel primitivo originale stile.<br />
Queste, le opere che Cardane V. T. ha costruite in poco più di due anni con concardia<br />
di intenti e di volontà, con passione e amore.<br />
Con giusto orgoglio ospita il Segretario del Parlilo, l'amalo gerarca, che colla sua presen-<br />
za premia due anni di lavoro e di disciplina severa.<br />
VI
Le opere costruite nel comune di Gardone V. T.<br />
negli anni VI - VII - Vili dell'Era Fascista.<br />
Ing. G. Stefanini - Tecnico Comunale<br />
Campo sportivo del Littorio "Ing. Enrico Redaelli<br />
La necessità di un Campo Sportivo dove poter<br />
educare i giovani alla disciplina dello Sport era già<br />
manifesta da molti indizi; ma tutte le iniziative vennero<br />
troncate dalle insuperabili barriere del finanziamento.<br />
Spettava al nuovo Ente E. D. E. S., aderente<br />
all'O. N. D., di rendere realtà il sogno, ricercandone<br />
Veduta panoramica del campo sportivo del Littorio "Ing. Enrico Redaelli"<br />
VII<br />
il finanziamento, il quale è dovuto alla munificenza<br />
della Signora Carolina Colombo Vedova Redaelli,<br />
che ha voluto con quest'opera onorare e ricordare maggiormente<br />
alla gioventù Gardonese il compianto figlio<br />
Ing. Enrico Redaelli.<br />
E' così che sorse su area di proprietà comunale il<br />
Campo Sportivo del Littorio « Ing. Enrico Redaelli ».
Tenendo presente le necessità dello sport ci si<br />
accinse al non facile compito del progetto del Campo<br />
Sportivo cercando di conciliare tutto e cercando di po-<br />
ter ricostruire quanto era necessario per un campo che<br />
vuoi essere all'altezza del tempo dinamico m cui viviamo<br />
pur conservandosi nel limite di modeste pretese.<br />
E' così che accanto al simpatico giuoco di Palla<br />
a mano, amato nelle nostre Valli, è sorto il campo per<br />
il giuoco del calcio; e come occorreva una palestra per<br />
addestrare i giovani all'atletica così necessitava Una<br />
Campo giucco del calcio e veduta della piscina.<br />
Palestra.<br />
Vili<br />
piscina per addestrare i giovani al nuoto e più ancora<br />
in vista della possibilità di poterla adibire a cura elioterapica.<br />
Non bisognava trascurare neanche il tennis,<br />
giuoco utile ad ogni classe di Gardonesi.<br />
Seguendo questi concetti fu elaborato il progetto.<br />
Per rendere possibile la sistemazione di questi<br />
giucchi e per necessaria difesa dal fiume, fu indispensabile<br />
la costruzione di un muro di argine verso il<br />
Mella della lunghezza di metri 164,15.<br />
Il Campo Sportivo comprende pertanto:
a) Un campo per giuoco del calcio delle misure<br />
minime regolamentari di m. 45 X 90 con por,te<br />
regolamentari e rete. Gli fa corona una pista podistica<br />
della larghezza d'i m. 4 e con uno sviluppo medio di<br />
m. 295, delimitata verso il campo del calcio da un<br />
cordone in mattoni. Il fondo venne fatto con pietrisco<br />
e residui di carbone debitamente cilindrati. Il tutto è<br />
regolarmente cintato con paletti in cemento e rete metallica<br />
dell'altezza di m. 2.<br />
b) La palestra con annesse tribune, è un fab-<br />
Tribuna vista di fianco.<br />
Tribuna vista di fronte.<br />
IX<br />
bricato con ossatura in pilastri, travi e solette in cemento<br />
armato. La palestra delle misure interne di metri<br />
8,40 X 14,40, altezza m. 6 è sufficientemente capace<br />
ed è bene arieggiata ed illuminata.<br />
Le tribune addossate per un lato alla palestra<br />
constano di 4 ordini di posti con sedili in legno, sono<br />
lunghe m. 25 ed hanno una disponibilità di circa 200<br />
posti a sedere. Il tetto della palestra forma un comodo<br />
terrazzo a completamento delle tribune. Alle tribune<br />
vi si accede da due scale laterali fino al primo ripiano,
Coppa triennale pel Campionato di Palla a mano<br />
donata dalla signora Carolina Colombo Redaelli.<br />
Il Campo Spor/tivo del Littorio « Ing. Enrico<br />
Redaelli » ormai concepito nelle sue linee generali si<br />
presentava con una manchevolezza. Bisognava predisporre<br />
un accesso comodo, facile ed anche decoroso.<br />
L'esistenza di un passaggio fra la strada Provinciale<br />
e la Sponda Destra del Mella per l'accesso al<br />
Banco Nazionale di Prova ne guidò la scelta per utilizzare<br />
lo stesso passaggio per accedere anche al Campo<br />
Sportivo.<br />
L'ubicazione del Ponte così concepito si prestava<br />
a risolvere anche il problema di una comunicazione<br />
quasi diretta delle località Oneto con l'abitato, ed il<br />
progetto del Campo Sportivo veniva compilato in modo<br />
da rendere possibile in avvenire la costruzione di<br />
una nuova strada che possa servire a collegare la strada<br />
Provinciale con la.località anzidetta.<br />
In seguito a queste ragioni si predispose il progetto<br />
del Ponte che doveva servire per tali scopi.<br />
La larghezza del Fiume in corrispondenza all'allineamento<br />
fissato risulta piuttosto grande (24 metri)<br />
e per conseguenza il Ponte risultava costoso.<br />
D'altra parte un restringimento del corso natu-<br />
Ponte del Littorio.<br />
XI<br />
ti al centro e consistono in camerini aid uno, due e<br />
tre posti.<br />
d) II campo di tennis delle dimensioni di metri<br />
16 X 36 ha il pavimento formato da una massicciata<br />
dello spessore di cm. 30 ricoperto da soletta in<br />
cemento. E' cintato con ferri profilati e rete metallica<br />
dell'altezza di m. 4.<br />
e) Campo dì giucco palla a mano della larghezza<br />
di m. 8 e lungo metri 70. Risultando di lunghezza<br />
piuttosto limitata si è disposta una parete di<br />
legno inclinabile da poter far sporgere sul Mella ed<br />
utilizzabile per la rincorsa del battitore. Il campo è<br />
fiancheggiato da una parete in muratura dell'altezza<br />
di m. 11 ; il fondo è stato fatto con rifiuti di carbone<br />
e calce debitamente cilindrati. Il pubblico è separato<br />
dai giuocatori da una staccionata in profilati di ferro.<br />
La cinta di tutto il campo è stata studiata in modo<br />
da risultare la più economica possibile data la non trascurabile<br />
lunghezza. Fu scelta la cinta in pilastrini di<br />
cemento armato con soletta verticale gettata fra i pilastrini.<br />
Il tutto così concepito ed ordinato necessitava di<br />
un comodo, facile e decoroso accesso.<br />
Si è ideato all'uopo il Ponte del Littorio, ed in<br />
corrispondenza ad esso fu studiato l'ingresso e fu posta<br />
la casa per il custode.<br />
Il lavoro per la costruzione del Campo Sportivo,<br />
dopo regolare asta, venne aggiudicato alla Ditta Leone<br />
Baglioni di Gardone V. T.<br />
I lavori iniziati nell'aprile 1929-VII vennero ultimati<br />
nel novembre 1929-VIII.<br />
rale non era punto consigliabile non solo per l'andamento<br />
sinuoso del Fiume, ma anche per la limitata<br />
altezza che veniva ad essere disponibile fra il piano<br />
stradale ed il letto del Fiume (m. 3.60).<br />
Pertanto in accordo anche con le Amministrazioni<br />
interessate si decise di progettare un Ponte di<br />
24 metri di luce lasciando per quanto fosse possibile<br />
maggior luce tra il Ponte stesso ed il fondo del Mella.<br />
Con tali vincoli la scelta del tipo di ponte riusciva<br />
ben limitata : un ponte ad arco o un ponte con travi<br />
inferiori e sostegni intermedi non erano possibili perché<br />
in tutti e due questi casi si veniva a diminuire fortemente<br />
la sezione libera.<br />
Le travi portanti necessariamente dovevano essere<br />
superiori. Restava la scelta tra una trave sponda<br />
che facesse anche da parapetto con evidente economia<br />
e con maggior possibilità di veduta, e una trave a traliccio<br />
parabolica piuttosto alta che avrebbe dato al<br />
Ponte maggior snellezza, ma che non era scevra da<br />
inconvenienti giacché di maggior costo e necessitando<br />
in questo caso di una controventatura avrebbe deturpato<br />
la vista dell'ingresso al Campo.
ed i vari ripiani sono collegati da una scaletta centrale.<br />
La parte centrale delle Tribune è coperta con<br />
tetto in salonit sostenuto da un'ossatura di pilastri e<br />
travi in cemento.<br />
Campi di Tennis e di Palla a mano.<br />
essere opportunamente regolato in modo che la metà<br />
a nord può comodamente servire per i bambini e per<br />
le provvide cure elioterapiche, mentre la metà a sud<br />
serve egregiamente per nuotatori. La piscina è servita<br />
Lo spazio sottostante alle tribune fu utilmente molto bene da acqua derivata dal. Canale detto del<br />
suddiviso in spogliatoi, uffici, buffet. Fusmetto; lo scarico è studiato in modo da restituire<br />
c) La piscina che misura ben 80 metri di lunghezza,<br />
metri 16 di larghezza massima e m. 8 di minima,<br />
è divisa a metà da un gradino ed ha una superfice<br />
totale di circa 1000 mq. Il livello d'acqua può<br />
Campo sportivo. - Durante i lavori.<br />
l'acqua di derivazione per mezzo di uno sfioratore.<br />
Solo lo scarico di fondo finisce con canalizzazione diretta<br />
nel Fiume Mella.<br />
Gli spogliatoi in numero di 24 furono raggruppa-
Fu scelta perciò la prima soluzione della trave 3.) Rullo compressore da tonn. 1 7,5 adottando<br />
piuttosto bassa formante il parapetto. Circa la careg- caso per caso le condizioni di carico più sfavorevoli. r<br />
giata si scelse una larghezza possibile per medio traf- Le travi sponda risultarono alte metri 2,20 in<br />
Ponte del Littorio per l'ingresso al campo sportivo.<br />
fico e precisamente di metri quattro. mezz'aria, mentre sui piloni d'appoggio discese a me-<br />
Per il carico accidentale massimo si fece l'analisi tri 1,85 ; lo spessore massimo risulta di m. 0,40.<br />
tra i tre casi possibili: II piano d'appoggio è costituito da una soletta<br />
1.) Folla compatta che produca un carico unitario<br />
di 400 Kg. per mq.<br />
2.) Carro a 4 ruote da 10 tonnellate trainato<br />
da due cavalli.<br />
Ingresso al campo sportivo dal ponte del Littorio.<br />
XII<br />
di cm. 15 di spessore appoggiante su travette da centimetri<br />
20 X 25 con interasse da cm. 80.<br />
La soletta venne asfaltata e poscia ricoperta da<br />
massicciata dello spessore di cm. 15.
La altezza della trave sponda sul piano della<br />
massicciata risulta costante di m. 1,20.<br />
I calcoli statici sono stati condotti in accordo con<br />
le prescrizioni ufficiali per la esecuzione delle opere<br />
in cemento armato approvate con R. D. 7 giugno<br />
1928-VI n. 1431.<br />
II peso complessivo del Ponte risultò di circa 148<br />
CA/-XPO SPORTIVO DEL LITTORIO<br />
" ENRICO<br />
tonnellate vale a dire un peso di tonnellate 6,16 per<br />
mi. di ponte.<br />
La costruzione fu aggiudicata dietro regolare asta<br />
alla Ditta Della Torre Luigi di Gardone V. T.<br />
I lavori vennero iniziati nel settembre 1929 ; il<br />
getto ultimato il 27 ottobre 1929, il completo disarmo<br />
e finimento nel marzo 1930-VIII.<br />
Ampliamento fabbricato scolastico.<br />
L'Edificio Scolastico del Capoluogo, fabbricato<br />
a due piani di 5 aule ognuno venne ultimato nel 1 889,<br />
su progetto del compianto Ing. Crescenzio Abeni, e<br />
•jià a quell'epoca la capacità dell'edificio poteva essere<br />
appena sufficente dato che la popolazione era di<br />
soli 2500 individui e le classi si nducevano alla quarta<br />
elementare.<br />
Ora per lo sviluppo industriale la popolazione<br />
stabile del Capoluogo è salita a circa 4500, a cui<br />
deve aggiungersi una popolazione fluttuante di circa<br />
600 persone.<br />
XIII •<br />
Inoltre col nuovo ordinamento scolastico le classi<br />
vennero portate a 5 maschili e 5 femminili.<br />
Di qui l'assoluta necessità dell'ampliamento che<br />
venne predisposto dal Geom. Ettore Contessi.<br />
Esso consiste nella sopraelevazione del vecchio<br />
Fabbricato e nella costruzione di due corpi avanzati<br />
verso mezzodì.<br />
Il piano di sopraelevazione venne progettato simile<br />
agli esistenti, e le aule hanno le dimensioni medie<br />
di m. 6 X 8 con un'altezza di m. 4,20. Oltre alle 5
aule si ripetono in questo piano i due piccoli locali di<br />
m. 5 X 2,80 laterali alla scala, gli ampi corridoi di<br />
m. 2,20 di larghezza e i gabinetti sistemati nelle due<br />
ali a nord.<br />
Gli avancorpi a mezzodì, di due aule ognuno,<br />
una a piano terreno e 1* altra a primo piano terminano<br />
con una terrazza a cui si può accedere direttamente<br />
dal corridoio del nuovo piano di sopraelevazione.<br />
Le aule del piano terreno misurano m. 6 X 8,80<br />
Fabbricato scolastico<br />
Fabbricato scolastico, visto da monte.<br />
XIV<br />
con altezza di m. 4,60 e quelle del primo piano misurano<br />
m. 6,10X8,90 con un'altezza di m. 4,40.<br />
Tutti i locali sono tra loro indipendenti, illuminati<br />
da ampie finestre simili alle preesistenti come pure<br />
simili sono le murature, pavimenti, scale, serramenti,<br />
ecc.<br />
Il fabbricato venne poi completato da un impianto<br />
razionale di riscaldamento ed i gabinetti vennero<br />
forniti di impianto Sanitario secondo le norme vigenti.
Per il riscaldamento venne prescelto il tipo a<br />
vapore a bassa pressione in considerazione che l'impianto<br />
deve funzionare con intermittenza e che tale<br />
tipo necessita di minor superficie di radiatori e diametri<br />
minori nelle tubazioni che non il tipo di riscaldamento<br />
ad acqua e quindi di costo molto inferiore<br />
data la grandezza dell'impianto.<br />
Quale temperatura interna viene fissata + 15"<br />
centigradi quando la temperatura esterna è di 5° centigradi.<br />
La caldaia installata è del Tipo Ideai Brescia -<br />
Serie III per vapore a bassa pressione, con superficie<br />
di riscaldamento di mq. 23,50 e con un rendimento<br />
orario di 164500 calorie.<br />
I Radiatori sono del tipo Italia a due e tre colonne<br />
alti 100 cm. e montati su mensole; sono muniti<br />
di regolatore e commensatore.<br />
La superficie totale dei radiatori installati è di<br />
mq. 179.<br />
La Frazione di Inzino benché attraversata ed<br />
industriata da molte abbondanti acque, era priva di<br />
un impianto razionale di acqua potabile, per cui gli<br />
abitanti si servivano a seconda dei casi o dell'acqua del<br />
Fiume Mella o di qualche pozzo antico, o di qualche<br />
piccola sorgente vicina ; tutte acque però difficilmente<br />
e raramente pure non solo ma nemmeno chiare e per<br />
di più inquinabili.<br />
Valendosi di studi e di elaborati già eseguiti per<br />
il passato, l'Ufficio Tecnico Comunale predispose il<br />
nuovo progetto tenendo conto dei nuovi bisogni del<br />
paese.<br />
Camera dì presa dell'acquedotto nella Valle Renderla.<br />
La Caldaia venne installata nel cantinato ed è<br />
munita di tutti gli accessori di sicurezza e controllo; il<br />
tubo principale porta il vapore nel sottotetto dove avviene<br />
la distribuzione; i ritorni sono sotto i pavimenti<br />
del piano terreno.<br />
Si è provveduto poi alla completa sistemazione<br />
dei cortili con costruzioni di muri sostenenti i terrapieni<br />
e con la formazione di aiuole.<br />
Venne poi delimitata con divisioni in rete metallica<br />
la porzione di cortile riservata all'Asilo Infantile<br />
Comunale.<br />
I lavori vennero aggiudicati dopo regolare asta,<br />
e quindi eseguiti dalla Ditta Ing. Emilio Guldbrandsen<br />
di Brescia per tutte le opere riguardanti gli impianti<br />
Samtari e di riscaldamento, e dalla Ditta Leone Baglioni<br />
di Gardone V. T. per quanto riguarda tutte le<br />
altre opere.<br />
I lavori iniziati nel settembre 1928 vennero completamente<br />
ultimati nel settembre dell'anno successivo.<br />
Acquedotto della Rendena.<br />
La denominazione di « Acquedotto Comunale zazione.<br />
XV<br />
della Rendena » deriva dalla località in cui venne costruito<br />
l'edificio di presa, località situata nella Valle<br />
di Inzino a circa metri 1500 dalla Frazione omonima.<br />
La scelta di questa sorgente fu avvalorata oltre che<br />
dal responso di parecchie analisi chimiche e batteriologiche,<br />
dal requisito della quantità e stabilità della<br />
portata (litri 7 al secondo in periodo di massima magra)<br />
e perché essa è posta in una zona assai remota e<br />
lontana dall'abitato, zone pascolive e coltivate, e quindi<br />
inalterabile.<br />
Essa si trova poi ad un livello alto rispetto all'abitato,<br />
in modo da permetterne la migliore utiliz-
La sorgente sgorga ai piedi di un grande cono<br />
di deiezione ghiaioso scorrendo fra grossi strati di conglomerato<br />
ricoperto da detriti di frane fino nei piani<br />
della strada Comunale della Valle ove venne raccolta<br />
sull'edificio di presa.<br />
Il manufatto di presa consta di una camera di<br />
raccolta con gradini di depurazione, di una vasca di<br />
deposito e decantazione, di una vasca serbatoio della<br />
capacità di me. 30 e di una cella di manovra. Questo<br />
manufatto venne ricavato parte di roccie e parte costruito<br />
in muratura di pietrame; il tutto ricoperto con<br />
soletta in cemento armato ricoperto a sua volta da uno<br />
strato di terreno in modo da rendere meno sentite le<br />
variazioni atmosferiche. Le parti interne, tramezze,<br />
fondo, sono rivestite in cemento impermeabilizzato.<br />
Dalla vasca serbatoio, munita di sfioratore e scaricatore<br />
di fondo, parte direttamente la tubazione principale.<br />
Nella Cella di manovra sono poste le saracinesche<br />
della conduttura pirncipale e dello scaricatore.<br />
La tubazione è tutta in ghisa e percorre sempre<br />
il suolo Comunale della strada della Valle e venne<br />
posta alla profondità varia a seconda della natura del<br />
sottosuolo e delle condizioni di pendenza, mai però a<br />
profondità inferiore ai metri uno ad eccezione del tratto<br />
interessante gli attraversamenti di manufatti esistenti.<br />
La tubazione principale è del diametro di 100<br />
millimetri nel tratto dall'edificio di presa al raggiungimento<br />
della strada provinciale Brescia-Colho, e si riduce<br />
poi al diametro 60 mm. e percorre la via principale<br />
della Frazione Inferiore ed attraversata nuovamente<br />
la strada provinciale percorre la strada della<br />
Levata e si collega in fondo all'abitato del Capoluogo<br />
coli'Acquedotto delle « Saioche ».<br />
Per ovvie ragioni derivanti dalla differenza di<br />
pressione dei due acquedotti non è possibile il loro<br />
collegamento diretto, perciò vennero predisposte saracinesche<br />
in modo tale che la parte nord dell'abitato<br />
del Capoluogo possa essere alimentato o dall'acquedotto<br />
delle « Saioche » come per il passato o dal nuovo<br />
acquedotto della « Rendena ».<br />
XVI<br />
Nella Frazione di Inzino Superiore vennero poste<br />
due tubazioni: una del diametro di 50 mm. che seguendo<br />
la strada alta termina per ora all'inizio della<br />
mulattiera per Magno, tubazione questa che verrà 'prolungata<br />
lungo la strada di « Giusnai » e vecchia provinciale<br />
in modo da poter alimentare le Frazioni Breda<br />
e Bresciana ; una del diametro di 40 mm. percorre il<br />
sottosuolo della strada bassa.<br />
Altri tronchi in tubi di ghisa del diametro di 40<br />
mm. vennero posti lungo laj strada Provinciale, via<br />
S. Rocco, Via Trasversale RR. CC. per permettere<br />
la posa di bocche di incendio ed agevolare la distribuzione<br />
d'acqua ai privati.<br />
Su ogni diramazione ed m più punti della conduttura<br />
principale vennero poste saracinesche in modo<br />
da poter sezionare l'impianto.<br />
Per il servizio pubblico vennero installate fontane<br />
in ghisa a getto intermittente e precisamente n. 3<br />
nella Frazione superiore e n. 3 in quella inferiore. Gli<br />
scarichi vennero eseguiti con tubazioni in cemento.<br />
Vennero messi in opera bocche da incendio con<br />
innesto a baionetta dèi diametro di 40 mm. e precisamente<br />
n. 3 nella Frazione superiore e n. 3 in quella<br />
inferiore. I lavori iniziati nel novembre 1928-VII dovettero<br />
subire una interruzione di tre mesi dovuti alla<br />
stagione rigida e l'impianto venne ultimato ai primi di<br />
giugno 1929-VII.<br />
Complessivamente vennero posti in opera:<br />
mi. 1573,80 tubazione in ghisa diam. 100 mm.<br />
» 905,25 idem idem 60 »<br />
» 102,30 idem idem 50 »<br />
» 430,90 idem idem 40 »<br />
N. 6 fontane ghisa<br />
N. 6 bocche da incendio del diametro di 40 mm.<br />
con innesto a baionetta.<br />
I lavori vennero aggiudicati, dopo regolare asta e<br />
quindi eseguiti dalla Ditta S. A. Giacomo Togni di<br />
Brescia per tutte le opere da idraulico, e dalla Ditta<br />
Omodei e Giacomelli di Bovegno per quanto riguarda<br />
gli scavi e le opere murarie.
GARDONE V. T.<br />
11 salone seicentesco delle riunioni nel<br />
Palazzo Municipale.<br />
GARDONE V. T.<br />
Palazzo Municipale. Scalone d'accesso.
GARDONE VAL TROMP1A.
INZINO (Frazione Gardone V. T)
L'industria delle armi nel territorio bresciano<br />
e particolarmente nella Valle Trompia dalle sue origini al Sec. XVIII<br />
Nell'anno 1808 il prof. G. Brocchi pubblicò un<br />
interessante studio sulle miniere del Dipartimento del<br />
Mella. In quello studio il Brocchi pur con argomenti<br />
interessanti, confutava l'origine o la coltura delle no-<br />
stre miniere Triumpline attibruita sino allora, e concludeva<br />
che la scoperta e l'uso delle miniere nostre non<br />
si avesse ad ammettere in epoca anteriore al periodo<br />
longobardo, ed il Brocchi precisava che si deve prendere<br />
come più sicura la seconda metà del secolo VI.<br />
II Birocchi però ammise anche « che vi erano<br />
valentuomini nel nostro Paese più esercitati in simil genere<br />
di studi che sono a me poco men che stranieri, così<br />
sapran convalidare le mie congetture, o combatterle con<br />
documenti che io avessi ignorato ».<br />
All'invito del Brocchi, solamente nel 1842 rispose<br />
il nostro illustre .Gabriele Rosa, con argomenti<br />
di fine studio e grande indagatore, probabilmente accalorato<br />
da quel fuoco di amor patrio, per cui anche le<br />
materie più ardue e le cose più inorganiche possono<br />
dar oggetto di sfogo all'animo pieno di amore e di<br />
aspirazione per la grandezza del proprio suolo si che<br />
lo si vede, anche attraverso l'oscurità delle epoche trascorse,<br />
grande sempre più grande nella civiltà.<br />
Il Rosa conclude che non solo le nostre miniere<br />
erano coltivate dai romani, ma Io erano già prima<br />
della loro dominazione, da popoli più antichi di origine<br />
greca.<br />
A meglio convalidare la sua asserzione il Rosa<br />
Cav. Luigi Marzoli<br />
cita molti nomi del dialetto nostro riguardanti la lavorazione<br />
del ferro che rivelano la loro origine greca o<br />
meridionale « medol, ena, brasca, strusì, canic, piarda,<br />
presura, manet, gavozza, raz, ecc. ».<br />
Oggi a quasi un secolo di distanza dal periodo<br />
delle citate discussioni classiche, noi abbiamo elementi<br />
ben più precisi per sostenere la tesi del Rosa e di altri<br />
antiquari come chiamava il Brocchi gli studiosi della<br />
antica coltivazione delle nostre miniere.<br />
Le scoperte archeologiche nel nostro territorio<br />
hanno rivelato grandi stazioni di antichi popoli che per<br />
primi usarono il metallo.<br />
La Necropoli di Remedello ci ha dato un poco<br />
di luce sulla permanenza degli antichi liguri o siculi<br />
sul nostro territorio.<br />
Questo antichissimo popolo che ancora adoperava<br />
nella caccia e nella guerra armi di silice, conobbe e<br />
forse anche scoprì il rame nel suo movimento lungo i<br />
litorali del Tirreno, e specialmente in Sardegna ed in<br />
Toscana.<br />
Arrivati i Liguri in Lombardia verso i 3000 anni<br />
prima della nostra era, le loro tombe rivelano che oltre<br />
alle armi di silice, usavano anche delle armi in rame<br />
puro, ed anche ebbero la piccola falce in rame per<br />
mietere meglio le loro colture in sostituzione della primitiva<br />
falce di pietra dura.<br />
Studi importantissimi di archeologia hanno messo<br />
in evidenza che la falce- in rame o di bronzo si trova
solo o più specialmente fra i materiali archeologici<br />
provenienti da stazioni abitate dai Liguri.<br />
Oltre alle armi di rame puro trovate a Remedello,<br />
e nelle palafitte e terramare intorno ai nostri laghi di<br />
Carda e d' Iseo, noi ebbimo la fortuna di trovare alcune<br />
falci di rame sui monti vicini alla Valle Trompia e<br />
Valle Camonica, e poiché in tutte e due le Valli esistevano<br />
buoni giacimenti di rame nativo, ne possiamo<br />
sicuramente concluder che le prime armi nelle nostre<br />
Valli vennero fabbricate dagli antichi Liguri o Siculi.<br />
La permanenza di popoli antichi lavoratori e cercatori<br />
di metallo come furono i Siculi, i Fenici, gli<br />
Umbri-Latini, gli Etruschi, lasciò nella nostra Provincia<br />
e Valli limitrofe, segni indelebili della loro presenza<br />
vicino alle miniere da loro sfruttate, nella toponomastica.<br />
Si è finora parlato dell'origine Ligure-Sicula di<br />
due località in Valle Camonica, Temù e Mù e non<br />
si attribuì mai la stessa origine ad altre località che<br />
nel nostro dialetto pur suonano : Gardù, Vistù, Lavù.<br />
Limù, Tiù, Sirmiù, Pilzù. Taù, Marii, Viù, Daù,<br />
Paitù, Gogliù, Paù, Braù, Mazù, ecc. ed anche nella<br />
Bergamasca proprio nei centri minerari altre località:<br />
Bondiù, Castiù, Azù.<br />
Queste località intorno ai laghi di Iseo e del<br />
Carda fanno pensare che quei popoli eccellenti navigatori,<br />
avevano fatto centro delle loro attività i nostri<br />
laghi poiché nei paraggi dei laghi stessi avevano ottime<br />
miniere di quel metallo prezioso che allora era il rame<br />
(Valle Trompia, Pisogne, Salò e Tremosine) col quale<br />
fabbricavano armi ed utensili per loro e per i popoli<br />
vicini, coi quali avevano scambi.<br />
L'attività mineraria nel periodo eneolitico e protoistorico<br />
della nostra terra è rivelata dalla grande<br />
quantità di armi ed utensili in bronzo trovati nei terreni<br />
delle nostre antiche palafitte, specialmente a Peschiera<br />
sul Carda.<br />
Nelle torbiere di Iseo si rinvennero che noi si<br />
sappia parecchi oggetti od armi in bronzo che vennero<br />
dispersi nella maggior parte, ma basta uno solo di<br />
questi pezzi di bronzo per rivelarci molte cose interessanti.<br />
Trattasi di un casco in rame fuso di forma assolutamente<br />
primitiva, foggiato come una mezza calotta<br />
sferica, ma con un ribordo all'interno per trattenere la<br />
guarnitura o foderatura di pelle e con dei fori laterali<br />
praticati nel bordo per la legatura di cinghiolo, od altro<br />
mezzo che doveva servire a tenere franco il casco<br />
sulla testa.<br />
' Questo esemplare è unico per la sua forma primi-<br />
tiva e semplice e noi lo riteniamo di epoca anteriore ai<br />
caschi di Corneto e che pur essendo di forma emisferica<br />
portano degli accessori e decorazioni di carattere<br />
etrusco più avanzato.<br />
Nulla tuttavia potrebbe apparentemente rivelare<br />
che questo casco e gli altri oggetti siano prodotti di<br />
una fabbricazione locale o quasi, se non venissero in<br />
nostro aiuto elementi utilissimi.<br />
L'analisi di alcuni di questi pezzi antichi in bronzo<br />
ha rivelato che il metallo loro non è bronzo, ma<br />
bensì rame quasi puro ed alcuni in lega di rame con<br />
piccola percentuale di zinco e piombo.<br />
Proprio nella nostra Provincia e nella Bergamasca<br />
specialmente le miniare di rame sfruttate anticamente<br />
erano quelle vicimssime alle miniere di zinco e<br />
piombo, ed è quindi probabilissimo che il rame fuso<br />
contenesse questi altri metalli, casualmente prima e<br />
volutamente in seguito perché gli etruschi così perfetti<br />
nell'arte del fondere e lavorare il rame e bronzo avranno<br />
qui trovato che, par certi pezzi fusi l'aggiunta di<br />
piccola percentuale di minerale di zinco al rame facesse<br />
meglio correre il metallo nelle forme di colata, proprio<br />
così come avviene coll'aggiunta dello stagno.<br />
Un fatto ben strano dobbiamo rilevare nell'esaminare<br />
gli oggetti trovati fra i terreni archeologici della<br />
nostra provincia e nei dintorni. Si tratta della completa<br />
mancanza di forme da fusioni o frammenti di queste<br />
forme impiegate da quei popoli antichi per produrre<br />
in quantità pezzi fusi di rame o bronzo. Queste forme<br />
si trovano abbondanti fra le palafitte al di là dell'Adda<br />
(Como, Varese, ecc.) e nelle terremare e palafitte al<br />
sud della Bresciana (Cremona, Modena, Parma, ecc.)<br />
nel territorio Bergamasco e Bresciano nessuna traccia<br />
di dette forme o di altro attrezzamento per fusioni.<br />
/ Questo particolare è per noi importantissimo nel<br />
dimostrare che quegli antichi abitatori delle nostre terre<br />
avevano già organizzato un lavoro industriale vicinissimo<br />
alle stesse miniere di rame è già sulle nostre valli e<br />
sui nostri laghi vi erano fonderie, dove il metallo veniva<br />
convcrtito in pezzi fusi e specialmente m armi.<br />
Armi trovate nei dintorni della Valle di Scalve<br />
in diverse località, non facevano corredo a tombe, ma<br />
sembravano sortite da nascondigli ed avevano tutta la<br />
apparenza di pezzi appena fusi e che vennero mai im-<br />
piegati. Di particolarissimo interesse fra queste armi è<br />
una spada di tipo detto ad Antenne (X secolo avanti<br />
Cristo circa) trovata presso Castione della Presolana.<br />
Di questo tipo di spada esistono solo pochi esemplari,<br />
qualcuno trovato vicino a Roma ed altri nel Nord
Europa, sicché qualche studioso (Montelius, Dechelette)<br />
riteneva questo tipo di origine nordica.<br />
L'esemplare perfettissimo ed intatto trovato sotto<br />
la Presolana è non molto lontano da altri pezzi di<br />
bronzo, appena usciti dalla fusione, ci fa intravedere<br />
che non molto lontano da quei paraggi esisteva la<br />
fonderia e che perciò anche le spade di quel tipo ritenuto<br />
nordico erano il prodotto dei laboriosissimi etru-<br />
Fiicili di fabbriche bretciane (Gardone V. T.) Sec. XVII. - Raccolta L. Marioli.
sebi, che poi commerciavano armi ed oggetti in rame<br />
e bronzo con tutti i popoli vicini i e che spingevano<br />
negli ultimi tempi i loro prodotti anche al di là delle<br />
Alpi.<br />
Per qualche millennio si scavò e si lavorò rame<br />
nelle nostre terre, e noi pensando che dove erano queste<br />
miniere esistevano ed esistono promisqui banchi o<br />
filoni di minerali di ferro, non possiamo essere lontani<br />
dal vero asserendo che l'età del ferro verso il decimo<br />
secolo avanti Cristo, ebbe pur qui da noi i suoi primi<br />
albori.<br />
L'uso del ferro per la fabbricazione delle armi<br />
fu lento e difficile nei primi tempi. Il metodo di riduzione<br />
del minerale e della lavorazione andò lentamente<br />
divulgandosi perché chi lo conosceva né custodiva<br />
gelosamente il segreto.<br />
Il solo cenno, scritto antico dell'attività mineraria<br />
delle nostre terre, ci è dato da Plinio, che però parlò<br />
solo del territorio Bergamasco per le miniere di rame.<br />
Ma non si deve rimproverare agli antichi scrittori<br />
di aver parlato poco o mai delle nostre miniere e del<br />
nostro ferro, perché, innanzitutto il lavoro delle miniere<br />
e dei metalli non era ritenuto a quei tempi un lavoro<br />
nobile e perciò solamente adatto per popoli inferiori,<br />
Pistole di G, B. Francino Sec. XVII nella raccolta n Foury n Francia.<br />
e secondariamente perché furono sempre le nostre genti<br />
le più tenaci nel tenere il loro lavoro circoscritto dal<br />
più grande segreto.<br />
Noi vedremo più avanti nella seconda parte di<br />
questo mio studio come da noi fu sempre gelosamente<br />
custodito il segreto della lavorazione del ferro, si che<br />
lo stesso Biringuccio Senese parlando sul principio del<br />
1500, del ferro, spiega che nel Bresciano lo si lavorava<br />
con un loro metodo speciale. 'Vedremo anche<br />
come vennero persine emanate delle leggi per meglio<br />
garantire il mantenimento del segreto.<br />
Ed allora viene spontaneo il pensare, che se la<br />
lavorazione del minerale di ferro e del ferro stesso<br />
fosse stata una cosa importante od appresa da altri<br />
popoli o vicini o lontani, e che il ferro bresciano o<br />
bergamasco si fosse lavorato molti secoli dopo di altri<br />
popoli, non vi sarebbe stata ragione per tanto attacca-<br />
mento e per tanto mistero.<br />
Ricordiamo che molto dura fu la lotta che i<br />
Romani ebbero a sostenere per sottomettere i trium-<br />
plini ed i Camuni verso il principio dell'era cristiana,<br />
e poiché le nostre valli non erano delle grandi e convenienti<br />
arterie di comunicazione da e per il Nord<br />
Europa per meritare sì dure lotte, così vien fatto evi-
dente che i Romani volessero colla dominazione, dei<br />
Camuni e dei Triumplini assicurarsi il rifornimento di<br />
ottime armi ed attrezzi di metallo fabbricali da quelle<br />
genti fiere e operose.<br />
La lavorazione delle armi e dei metalli nel nostro<br />
territorio e nel vicino bergamasco nel periodo Romano<br />
è fortemente testimoniata dalle lamine di rame trovate<br />
a Zanano e da due lapidi di marmo trovate a Clusone<br />
(Valle Seriana). Queste lapidi di Clusone ricordano<br />
un Druso Cesare ed un P. Marcio « Armorum Custodi<br />
» e portano scolpito un uomo con un manto ed<br />
intorno uno scudo, elmo, corazza ed armi.<br />
E' evidente che il deposito ed arsenale di Clusone<br />
non servisse ad altro che a raccogliere la forte produzione<br />
di armi necessarie all'Esercito Romano e che<br />
si fabbricavano in quella zona, nella vicina Valle di<br />
Scalve e nella Valle Camonica.<br />
ratteristico di influenza greca, chiamato Oplite o tipo<br />
Beoziano, gli Etruschi che introdussero per primi il<br />
casco metallico senza chiodature, fatto d'un sol pezzo.<br />
Ebbene, tutta questa tradizione di bellezza, di<br />
finezza artistica e tecnica perfetta nel lavorare elmi,<br />
corazze, ecc. non solo venne mantenuta nelle nostre<br />
fucine ed officine, ma esclusivamente da noi si son<br />
prodotti elmi classici così eleganti e con creste così<br />
alte, tutti di un sol pezzo, che in nessun altro luogo,<br />
specie fuori d'Italia poterono mai essere limitati.<br />
Solamente nel secolo IX abbiamo un accenno<br />
positivo dell'attività metallurgica nella Valle Trompia<br />
e ci si rileva una produzione di armi bianche già intensa<br />
tanto che il Re Franco promette grandi premi a<br />
Pistole bresciane di Lazzaro Lazzarino Sec. XVIII nella raccolta " Liberty " Londra.<br />
Quest'industria mineraria e delle armi che noi<br />
vedremo svilupparsi così prospera e potente nel periodo<br />
del rinascimento, ha radici e tradizioni così profonde<br />
da noi che per divenirne più convinti basterebbe<br />
un esame attento particolarmente alle Armi di difesa<br />
lavorate nella nostra Provincia. Per produrre tipi di<br />
bacinelli, di elmi, di corazze, così fini ed eleganti, non<br />
bastano la tecnica e l'esperienza le più perfette, ma<br />
occorre altresì una tradizione artistica di secoli che<br />
solo può esserci pervenuta da quel grande e misterioso<br />
popolo che si chiamò Etrusco, e che per diversi secoli<br />
abitò le nostre terre.<br />
Furono gli Etruschi che per primi usarono il metallo<br />
battuto, e con questo foggiarono per primi le<br />
corazze, gli elmi, le ciste, le sotule, ecc. ecc. Furono<br />
gli Etruschi che divulgarono quel tipo di elmo detto<br />
Italiota dalla cresta alta e di strane forme, così furono<br />
gli Etruschi che ci diedero quel tipo di elmo così ca-<br />
quei lavoratori per intensificare la produzione, ma che<br />
questi nel 811 non vedendo mantenute le promesse si<br />
ribellano fortemente.<br />
Dopo questo tragico episodio non esistono ch'io<br />
sappia finora documentazioni precise sull'industria delle<br />
armi ed il lavoro nelle nostre miniere.<br />
Nei codici Bresciani del principio del 1200, si fa<br />
cenno ai prodotti delle miniere e fucine senza precisare<br />
le località.<br />
Nel 1273 delle fucine di Sarezzo forniscono<br />
armi per il naviglio del lago d'Iseo.<br />
Nel 1311 all'assedio di Brescia dell'Imperatore<br />
Arrigo VII i Bresciani forse per i primi si difendono<br />
con le bombarde. Questo accenno all'impiego delle<br />
bombarde può farci pensare che questi ordigni di guer-<br />
ra che appena facevano la loro comparsa, e che fuori<br />
d'Italia erano chiamati « Lombarde », potevano anche
essere non solo costruiti nelle nostre terre ma anche qui ricercatissimi per tutta l'Europa passavano col nome<br />
inventati. di specialità Lombarde o di Milano.<br />
I nostri fabbricanti di ferri o di armi d'allora avevano<br />
già da tempo relazioni di commercio col mercato<br />
d,i Milano e purtroppo molti nostri prodotti che erano<br />
Pistole di Lazarino Cominazzo. Sec. XVII. — Raccolta L. Marzoli.<br />
IO<br />
Erano le nostre fucine che davano dei semilavo-<br />
rati ottimi in barre, lamiere, fili ecc. e che soprattutto<br />
nell'acciaio avevano una reputazione insuperata. An-
cora nel capoluogo della provincia non si era sviluppato<br />
quel potente artigianato per la finltura delle armi<br />
di offesa e di difesa che nel secolo XVI avrebbe ga-<br />
reggiato e superato le botteghe d'armi di Milano.<br />
Tuttavia è noto che le nòstre fucine Valligiarie<br />
fornivano nei secoli XII e XIII dei coppi per caschi,<br />
celate, bacinetti* forgiati in un sol pezzo che erano<br />
una grande specialità per cui erano ricercatissimi sul<br />
X<br />
X<br />
-<br />
« s<br />
mercato di Milano, e da Milano venivano esportati in<br />
tutta Europa.<br />
Nel secolo XV la industria bresciana delle armi<br />
si espande e colla grandezza di Venezia trova mercati
più facili, e incomincia a produrre in grande serie le<br />
armi da fuoco di allora, in ferro bollito, bombarde,<br />
spingarde, schioppi, archibusi ecc.<br />
Nel 1487 « Lucha Pisani, Franco Foscarini,<br />
Piero Soranzo, Ger Duodo, Pietro Lion, patroni all'arsenal<br />
» ordinano a M. Venturini, M. Piero, tonin<br />
Fucile eia caccia della seconda metà del secolo XVII - Le canne sono marcale col nome n Lazarino Cominazzo n . Questo bellissimo<br />
esempio del lavoro del Cominazzo era nella raccolta privata del signor n Herbert J. Jackson " in Scozia ma da qualche anno trovasi<br />
ormai in una raccolta privata negli Stati Uniti d'America.<br />
Nel 1481 P. M. Trivulzio ordina ad un Magi- et Mignol de Valtrompia maistir de far bombarde,<br />
stro di Valle Trompia « carri trey di arme et in spe- N. 362 bombarde, 250 spingarde, e 200 archibusi.<br />
cialità de bocche trigintadue de spingarde et casse In questo contratto è interessante notare certe condiquatro<br />
de passatori ». • zioni per l'esecuzione del lavoro ; « che tute Bombar-<br />
12
de che loro farà segondo le sue forse siano de un pezo<br />
de pierà e portada de polvere et peso et longeza de<br />
tromba egualmente et siano de bono et optimo fero<br />
ben boiide et salde segondo l'uso de boni maistri « che<br />
tutte bombarde segondo le sue sorte siano tanto in<br />
bocha quanto da driejo non siando, campanade ma<br />
13<br />
siano avalide et ben laurate et siano le sue cane grose<br />
et ben Camese ».<br />
' « Che tutti i Canoni!! segondo sue sorte siano<br />
fatti non mazori ne minori uno delaltro ma tutti se servano<br />
et possine adaptar in ogni tromba justa la sorta ».<br />
(Qui alludono ai mascoli delle bombarde che de-<br />
i<br />
H<br />
I<br />
X<br />
Ji<br />
•g e<br />
I<br />
s<br />
y<br />
jy<br />
o<br />
1
vono imboccarsi bene alla parte posteriore della bom-<br />
barda).<br />
« Che tutte bombarde siano bolade de tre punte,<br />
de ponzon nela cana dent.° si davante come da diredo<br />
tanq.to se puoi adoperar el martelo et questo sia el<br />
segno dela il, Ma, S. ria et cussi etiam ogni Maestro<br />
che farà dite bombarde dieba meter el suo segno super<br />
li contraforti si suso le trombe come suso i canoni et<br />
questo azochè se cognosa quello maistro haverà fatto<br />
la bombarda per poter laudar over biazemar, etc. etc.»<br />
Questo citato è un documento interessantissimo<br />
per la storia delle armi da fuoco.<br />
Nell'anno 1501 la Repubblica Veneta accorda<br />
agli armaioli di Brescia e di Gardone V. T. di vendere<br />
i loro lavori anche all'Estero.<br />
Nel 1509 a Gardone un certo Pietro Franzini<br />
inventa il sistema di tirare le canne sotto i magli.<br />
Nel 1523 la Repubblica Veneta manda nel bresciano<br />
certo Castagna per provvedere 500 archibusi<br />
per uso delle galee sottili.<br />
Nel 1528 e 1529 alle fabbriche Bresciane affluiscono<br />
abbondanti ordini da tutta l'Italia.<br />
Nel 1530 il Senato Veneto accorda privilegi alle<br />
Compagnie degli Archibusieri dì Valtrompia e Valle<br />
Sabbia. ' ' '<br />
Nel 1532 il Marchese del Vasto ordina «40ÙO»<br />
archibusi, « 4000 » celate, 500 moschetti per armare<br />
i suoi soldati.<br />
Notisi che è qui la prima volta che si accenna<br />
alla arma da fuoco leggera chiamata moschetto.<br />
Questo archibugio leggiero con fuocone a serpentino<br />
in luogo della miccia portata a mano, è certo di<br />
invenzione bresciana sul principio del 1 500, e solo venne<br />
introdotto in Francia dal Marchese Strozzi verso<br />
la fine del 500.<br />
All'invenzione del moschetto con serpentino deve<br />
aver seguito rapidamente l'invenzione dell'acciarino a<br />
ruota poiché nel 1532 la Repubblica Veneta con Ducale<br />
del 25 settembre 1532 proibisce l'uso; «Di una<br />
sorte di schioppi che trazeno con artificio de bota<br />
Fogo da sua posta et per esser piccoli si portano sotto<br />
le veste che alcun non si accorzeno ».<br />
Si cerca di attribuire l'invenzione dell'acciarino a<br />
qualche armaiolo di Norimberga ma in un altro mio<br />
scritto dimostrerò come l'acciarino sia nato e si sia<br />
grandemente perfezionato nel Bresciano.<br />
Il documento sopra citato da un'idea dell'introduzione<br />
dell'arma da fuoco corta, che si chiamerà poi<br />
comunemente « pistola » arma questa che raggiunse<br />
un grande perfezionamento nelle nostre fabbriche dovuto<br />
alla rara perizia degli artigiani, o" meglio specia-<br />
1 4<br />
listi, et al fino gusto della linea dell'arma et alle bellis-<br />
sime decorazioni in ferro cesellato e traforato che solo<br />
gli artisti Bresciani seppero raggiungere e divulgare<br />
per tutta l'Europa.<br />
Nell'anno 1532, la famiglia Bailo di Sarezzo<br />
incomincia la sua fonderia di cannoni.<br />
Così per diversi documenti pervenutici si dimostra<br />
durante il secolo XVI un immenso affluire di ordini<br />
alle nostre fucine e fabbriche.<br />
L'attività è grande nelle fabbriche e nel commercio<br />
delle armi d'ogni specie e celebri si fanno i<br />
•esciani negozianti di armi nelle diverse città d'Italia.<br />
Data l'importanza dell'industria e commercio delle<br />
armi, e nonostante l'esistenza di Antichi paratici e<br />
Università che in quell'attività davano forme di regolamenti<br />
e codici, nell'anno 1574 si riformarono a<br />
Brescia gli Statuti degli armaioli, ribadendo severamente<br />
sulla importanza di seguire certe caratteristiche<br />
nella lavorazione che avevano assicurato al Bresciano<br />
tanta celebrità.<br />
Nel Milanese è così sentita la potenza dell'industria<br />
Bresciana delle armi che quelle Università<br />
verso il 1587 pubblicano i loro nuovi Statuti, specie per<br />
caratterizzare le distinzioni fra i loro prodotti e i<br />
prodotti Bresciani.<br />
Sulla fine del 1500 Lazzarino Cominazzo è fra<br />
i più celebrati fabbricanti Bresciani di canne. Un documento<br />
trovato dall'Angelucci nell'Archivio Gonzaga<br />
a Mantova nel 1874, rivela che già nel 1 593 lavorava<br />
a Gardone Lazzarino Cominazzo maestro di<br />
canne, e le canne « Lazzarine » sono già sul principio<br />
del 1600 reputate in tutta Europa ».<br />
I fabbricanti di. canne di Gardone hanno stabi-<br />
lito delle botteghe di finitura a Brescia, ed a Brescia<br />
fanno capo negozianti di ogni paese per l'acquisto di<br />
quelle armi.<br />
I fabbricanti nostri adattano i loro prodotti anche<br />
alle esigenze dei diversi mercati, e così cambiano<br />
i tipi di casse, di montature, di acciarini, e per sino si<br />
adattano certuni a non mettere nomi o marche sulle<br />
canne o sulle piastre degli acciarini. Per quest'ultimo<br />
motivo noi scopriamo nelle raccolte di armi all'estero,<br />
armi di fabbricazione Bresciana, che hanno sulla piastra<br />
dell'acciarino nomi stranieri.<br />
Nello studio dell'arte dell'armi è bellissimo per<br />
noi Italiani constatare che il prodotto nostro era ricercato<br />
in tutto il mondo, era malamente copiato oltre<br />
alpi, era come si dice ora l'articolo alla moda in tutte<br />
le corti, e perciò fabbricanti stranieri che li copiavano,<br />
falsificavano anche le marche dei nostri armaioli.
Nel 1646 un gentiluomo Inglese John Evelyn<br />
attratto dalla rinomanza di Brescia per le armi, scriVe<br />
nel suo diario che « incontrò il vecchio Lazarino Cominazzo<br />
e comprò da lui una bella Carabina per Nove<br />
Pistoles e aggiunge che in Brescia famosa per le armi<br />
da fuoco lavorava celebratissjimo, Jo. Bap. Franco<br />
(probabilmente il G. B. Francino da Gardone).<br />
La divisione del lavoro e la specializzazione insieme<br />
colla maestria del buon gusto dei dirigenti attrassero<br />
nel 1 600 le attenzioni di tutti i concorrenti in<br />
questa nostra potente industria, ed il governo Bresciano<br />
incominciò a impedire l'esodo di artefici, proibì d'<br />
comunicare ai forestieri alcuna notizia sui sistemi u-,<br />
fabbricazione.<br />
15<br />
Nel 1700 continua intensa la produzione delle<br />
armi da fuoco, così, che nei paesi di Lumezzane, Mar-,<br />
cheno e Magno d'Inzino' si specializzano quasi nella<br />
sola produzione degli acciarini.<br />
L'attività delle fabbriche di Gardone è intensa<br />
fino quasi alla fine della Repubblica Veneta, quando<br />
l'invasione Francese segna la cessazione dei privilegi,<br />
e scompagina i mercati. In seguito la concorrenza ed<br />
il cattivo gusto predominante tolgono ai nostri fabbricanti<br />
la possibilità di mantenere la passata efficenza e<br />
qualità della loro produzione, e così nelle nostre valli<br />
il fervore di tanta secolare industria incominciò fatai •<br />
mente a rallentare.
La gloria triumplina<br />
Carlo Bonardi<br />
Gardone inaugura le sue nobili opere di civiltà<br />
preparate con silenzioso amore e m questo giorno, come<br />
sempre, palpita con quello del capoluogo tutto il po-<br />
polo della valle pel vincolo di fraternità antica che<br />
congiunge in unità vivace dalle pendici apriche alle<br />
chiuse verdi dei monti tutti j. paesi della terra trium-<br />
plma.<br />
La Valle Trompia, che unisce alla incantevole<br />
varietà del paesaggio una popolazione dal fine intelletto<br />
e dal quadrato buon senso è in verità la più bresciana<br />
tra le valli, la più vicina alla città, quella che ne ha<br />
sempre condiviso le glorie e le sventure vivendo della<br />
sua stona. Ed è anche la più progredita : da Concesio<br />
(dove un tempo il confine bresciano era guardato da<br />
feroci mastini!) a Collio, per la strada provinciale<br />
ormai insufficiente al traffico malgrado la tramvia, è<br />
una successione che diventa sempre meno interrotta<br />
eli paesi, di edifici, di stabilimenti industriali. Essa ha<br />
saputo vincere la situazione difficile della lontananza<br />
delle grandi linee di comunicazione aggravata dalle<br />
trasformazioni dell'industria (è l'unica delle tre grandi<br />
valli bresciane senza ferrovia ed è la più industriale!)<br />
con miracoli di intraprendenza e di tenacia così da rap-<br />
presentare un modello nelle sue lavorazioni: da quelle<br />
delicatissime della tessitura, alla tradizionale metal-<br />
lurgica e meccanica in tutte le sue svariatissime pro-<br />
duzioni, fino a quella più antica, ma assai progredita,<br />
della agricoltura e della zootecnica!<br />
17<br />
II Mella sonante di acque perenni scendendo dal<br />
Maniva a poco a poco scema, diventa torrente perché<br />
le acque sue vengono ingegnosamente condotte ad ali-<br />
Stradella di Bovegno.<br />
mentare macchine, a irrigare campi! Esso è veramente<br />
in ciò (più che per le onde flave!) per l'opera umana<br />
il simbolo vero della sua valle e la espressione della
antica gloria triumplina : quella della virtù strenua di<br />
lavoro del suo popolo sano.<br />
Questo il vanto legittimo della gente nostra, edu-<br />
cata mirabilmente nei secoli, nata con quello che è<br />
il primo elemento della civiltà e con esso progredita:<br />
il ferro!<br />
Essa dalle epoche più remote alle attuali è stata<br />
animata, guidata, sorretta dal tenace, operoso amore<br />
al lavoro in tutte le espressioni più sapienti!<br />
Non ripetiamo le secolari vicende ma certamente<br />
le miniere triumpline furono precedenti alla conquista<br />
romana e se Cesare Augusto nel 24 avanti Cristo eri-<br />
gendo il Trofeo delle sue vittorie (di cui restano gli<br />
avanzi alla Turbie) vi incideva tra i nomi della « gen-<br />
tes alpinae devictae » i triumplini certo fu perché essi<br />
difesero fieramente la indipendenza e le miniere ago-<br />
gnate da Roma la quale, apprezzando il valore di<br />
quella gente, la annoverò tra i popoli di diritto latino<br />
dipendenti dal Municipio di Brescia.<br />
E' tra noi che la lavorazione del ferro sorge come<br />
industria e si sviluppa e fiorisce, è per l'ingegno di<br />
nostra gente che i suoi prodotti conquistano il mondo<br />
e contribuiscono a dare a Brescia la gloria delle armi.<br />
Nella storia della lavorazione del ferro triumpli-<br />
no, che comprende tutte le epoche nel loro progredire,<br />
noi vediamo la caratteristica della nostra gente: lavoro<br />
tenace ma animato da nobile fierezza, da senso di di-<br />
gnità e di giustizia, da quell'istinto di disciplina che è<br />
I O<br />
forza di. ordine. Il vero lavoro fecondo! Esso ha la sua<br />
luminosa affermazione in quegli Statuti di Bovegno<br />
(che furono oggetto di studio sapiente anche dell'at-<br />
tuale Sommo Pontefice) nei quali, in tempi oscuri, la<br />
gente Triumplina segnava le norme del diritto mine-<br />
rario elaborate dalla secolare esperienza e dal lungo<br />
amore e che tuttora testimoniano il grado di vera ci-<br />
viltà raggiunto!<br />
Valle operosa adunque tra quante possono offrire<br />
l'esempio di quello che l'uomo può conseguire, mal-<br />
grado la asperità della natura, colla intelligenza e colla<br />
volontà! Virtù secolari e mai smentite di una popola-<br />
zione dal fermo animo, dalla parca vita, dai senti-<br />
menti famigliari profondi, dalle virtù umane tenaci<br />
che, per questo suo nobile e immacolato blasone guar-<br />
da, anche nelle ore tristi, sicura l'avvenire perché è<br />
abituata a vincere colle proprie forze le difficoltà.<br />
Gente attaccata con delicato invincibile affetto alla sua<br />
valle e appunto per questo orgogliosamente fedele alla<br />
causa della Patria in pace e in guerra.<br />
Così ancora una volta possiamo esaltare la Valle<br />
in quest'ora della Patria in cui il lavoro è onorato<br />
come una virtù non bestemmiato come un servaggio :<br />
suonano l'inno della gloria le arti feconde del suo po-<br />
polo di operai, di agricoltori dal semplice costume,<br />
dal puro sentire e ne protegge il destino il ricordo impe-<br />
rituro dei suoi morti per 1' Italia raccolti lassù al valico<br />
del Maniva fra le vette eccelse!
it<br />
La ferrovia<br />
irescia - Gardenie V. T. - Idro - Tiene - Trento<br />
II problema di congiungere le città di Brescia e<br />
di Trento con una linea ferroviaria a scartamento normale<br />
destinata a creare un nuovo sfogo al Trentino è<br />
stato lungamente discusso in passato e in modo particolare<br />
quando, finita la grande guerra, debellato e<br />
smembrato l'Impero Austro - Ungarico, sembrava più<br />
facile il raggiungimento del fine al quale tendono con<br />
tanta costanza i Trentini e i Bresciani.<br />
Vane furono le iniziative sorte a tale scopo e cospicue<br />
anche le offerte di alcuni comuni maggiormente<br />
interessati per la realizzazione dell'opera.<br />
La scelta del tracciato della nuova linea ferroviaria<br />
era argomento di lunghe discussioni e se discordi<br />
erano in proposito i pareri, tutti però erano concordi<br />
nel riconoscere la grande importanza della nuova linea<br />
e le sue vitali ragioni di esistenza. Numerose furono le<br />
soluzioni proposte e precisamente: il congiungimento<br />
di Trento con Brescia attraverso la Val Giudicane, il<br />
traforo del Maniva e la Val Trompia; oppure attraverso<br />
la Val Giudicane, l'alta Val Sabbia, la galleria<br />
di Lodnno e la Val Trompia ; oppure attraverso la<br />
Val Giudicarie, la Valle del Chiese e la linea Vobarno-Rezzato;<br />
oppure ancora lungo la sponda occidentale<br />
del Lago di Carda e la Ferrovia Tormini-Rezzato.<br />
Tra questo fiorire di proposte i trentini, assillati<br />
dall'urgente bisogno di uno sbocco sud-occidentale verso<br />
Milano e Genova, preoccupati che ancora una volta<br />
per la ricerca del meglio si rimandasse la possibilità<br />
- Ing. ALDO ZUCCARELLI -<br />
19<br />
del bene, predisponevano senz'altro un progetto di massima<br />
per la costruzione di una ferrovia elettrica a scartamento<br />
normale destinata a congiungere Trento con<br />
Idro attraverso la Valle delle Giudicarie, e inviavano<br />
il progetto stesso, approvato dal Circolo ferroviario di<br />
Bolzano, a Roma presso il competente Ministero, nella<br />
certezza che anche i bresciani non avrebbero indugiato<br />
più oltre a concretare una soluzione che permettesse di<br />
congiungere Idro con Brescia. Non erravano i Trentini<br />
che tosto i Comuni Bresciani interessati dalla nuova<br />
ferrovia addivenivano alla nomina di un Comitato promotore<br />
e sostenitore della iniziativa a far parte del<br />
quale chiamavano gli industriali della Valle Trompia<br />
che all'iniziativa avevano espresso tutto il loro valido<br />
appoggio.<br />
Il Comitato, prese in esame le varie soluzioni state<br />
proposte, persuaso che la nuova ferrovia per rispondere<br />
alle esigenze di una linea di grande traffico dovesse<br />
non solo avere le caratteristiche del percorso più breve<br />
tra la città di Brescia e la città di Trento, ma dovesse<br />
altresì dar vita a vallate prive di mezzi celeri di trasporto,<br />
tenendo in pari tempo presente che la congiunzione<br />
di Trento con Brescia per via ordinaria lungo la<br />
sponda occidentale del Lago di Carda può dirsi ormai<br />
un fatto compiuto essendo in corso di esecuzione i<br />
lavori per la strada Automobilistica Gargnano-Riva,<br />
e che la Valle inferiore del Chiese è già servita da una<br />
tranvia elettrica e dalla ferrovia Rezzato - Vobarno,
decideva di scegliere come tracciato della nuova ferrovia<br />
quello che, lungo tutta la Val Trompia fino a monte<br />
di Gardone, raggiunge Idro percorrendo la galleria<br />
di Lodrino e l'alta Valle Sabbia. E senza<br />
altri indugi, il Comitato medesimo presi gli opportuni<br />
accordi col Comitato di Trento, dava incarico allo<br />
scrivente di procedere allo studio di massima del progetto<br />
della nuova ferrovia.<br />
Dal progetto, che in base ad opportuni rilievi assunti<br />
in luogo venne immediatamente allestito, risulta<br />
che la nuova linea ferroviaria si stacca dalla stazione<br />
di Brescia delle ferrovie dello Stato, raggiunge con<br />
percorso parallelo alla ferrovia Brescia-Milano il torrente<br />
Mella, piega verso nord sottopassando la linea<br />
ferroviaria Brescia-Iseo e la strada statale Padana Superiore<br />
e risale la Valle del Mella, attraversando il<br />
torrente stesso in diversi punti, fino a monte di Gardone<br />
Val Trompia.<br />
Quasi di fronte all'abitato di Brozzo, in riva<br />
sinistra del Mella, la ferrovia, percorrendo la galleria<br />
di Lodrino della lunghezza di circa 6 Km., piega<br />
ad oriente ed imbocca la Valle del torrente Nozza<br />
che percorre fino al paese di Nozza; qui giunta, risale<br />
20<br />
la Valle del Chiese e passando per la galleria di Lavenone,<br />
della lunghezza di circa 1 chilometro, sbocca<br />
ad Idro dove si congiunge con la ferrovia progettata<br />
dai Trentini.<br />
doppi.<br />
Le caratteristiche principali della ferrovia sono:<br />
scartamento normale,<br />
trazione elettrica.<br />
un solo binario di corsa con opportuni rad-<br />
Affinchè il tracciato possa rispondere alle esigenze<br />
di una linea di grande traffico il raggio minimo stato<br />
assunto per le curve ha un'ampiezza di m. 600, tale<br />
cioè da consentire il transito dei treni a forte velocità.<br />
Le pendenze assegnate alla linea sono notevolmente<br />
inferiori alle massime ammesse per le ferrovie elettriche<br />
a scartamento normale; nel tronco Brescia - Gardone<br />
Val Trompia la massima pendenza è inferiore al 16<br />
per mille e soltanto per un breve tratto raggiunge il<br />
28 per mille nel tronco Gardone V. T. Idro, mentre<br />
in alcune ferrovie elettriche di grande importanza e di<br />
recentissima costruzione si è raggiunta anche la pendenza<br />
del 42 per mille, come in Ispagna per le ferro-
vie transpireneiane di Somport e di Fuymorens le<br />
quali avranno lunghi acclivi, non prima raggiunti da,lle<br />
ferrovie principali del 40 e 42 per mille.<br />
La lunghezza totale delle gallerie per il tratto<br />
Brescia •• Gardone V. T. - Idro è di Km. 9 circa, pari<br />
cioè al 18 per cento dell'intero percorso della ferrovia<br />
e questa percentuale si mantiene costante anche per il<br />
tratto Idro-Trento.<br />
Alcune ferrovie elettriche italiane hanno una percentuale<br />
di percorrenza m galleria molto superiore a<br />
quella prevista per la Brescia-Trento, come ad esempio<br />
la Genova - Busalla Ronco, la Bussoleno - Modane e<br />
Bussoleno - Susa, la Genova - Sestri Levante, le quali<br />
raggiungono rispettivamente il 34,8, il 37 e il 37,5<br />
per cento e perciò la nuova ferrovia, che percorre una<br />
zona essenzialmente montana, può dirsi anche, per<br />
questo riguardo non eccessivamente costosa.<br />
Il tracciato è stato studiato in guisa da soddisfare<br />
a due condizioni essenziali : creare una linea di grande<br />
traffico e fornire in pari tempo la possibilità di raccordo<br />
a tutti i numerosi stabilimenti che sono sparsi nelle<br />
valli attraversate dalla ferrovia.<br />
Il considerare la ferrovia in progetto soltanto come<br />
la linea di più breve percorso tra le città di Genova-<br />
Milano e Trento, prescindendo o non tenendo nella<br />
dovuta considerazione il traffico dei numerosi opifici<br />
della Valle Trompia e della Val Sabbia sarebbe stato<br />
un gravissimo errore, specialmente quando si tenga<br />
conto che l'entità del traffico stesso è tale da giustificare<br />
da sola la costruzione della ferrovia.<br />
Se poi si pon mente all'enorme importanza militare<br />
della nuova ferrovia quale linea sussidiaria di ar-<br />
21<br />
roccamento per il Trentino, si comprende come il fornire<br />
possibilità di raccordo agli opifici della Val Trompia,<br />
impqnente arsenale di guerra, sia cosa non solo<br />
utile, ma necessaria ai fini della difesa nazionale.<br />
E ben maggiore potrà essere l'importanza della<br />
ferrovia se il rapido e comodo mezzo di comunicazione<br />
varrà a rimettere in vita l'antica industria mineraria dell'alta<br />
Val Trompia che, fiorentissima in passato, si è<br />
andata completamente estinguendo in questi ultimi cinquant'anni,<br />
vinta dalla concorrenza straniera che si avvaleva<br />
dei facili trasporti attraverso i grandi trafori al-<br />
pini e lungo le grandi linee internazionali.<br />
I giacimenti di Bovegno, Colilo, Pezzaze e Bagolino<br />
hanno sempre fornito un minerale di ferro di<br />
altissimo pregio; recenti studi dell'illustre geologo Prof.<br />
Arturo Cozzaglio prevedono l'esistenza di altri vasti<br />
giacimenti che potrebbero essere sfruttati se non per<br />
far fronte alla concorrenza straniera, per produrre materiale<br />
di alto pregio e per diminuire l'importazione del<br />
ferro es':ero che ora, portato in Italia anche sotto<br />
forma di rottame, grava in modo così dannoso sul bilancio<br />
delle nostre importazioni.<br />
La vastità degli interessi che la nuova linea fer-<br />
roviaria verrà a ravvivare, il più rapido congiungimento<br />
del Trentino con Milano e Genova, la grande importanza<br />
al fine della difesa nazionale, la nuova efficienza<br />
commerciale che la città di Brescia sarà per<br />
assumere, la bellezza turistica delle Valli attraversate<br />
dalla ferrovia, la ferma volontà dei Trentini e dei Bresciani<br />
di raggiungere l'intento comune, fanno sperare<br />
che il progetto trovi nell'aiuto illuminato del governo<br />
nazionale e dei comuni interessati la più rapida attua-<br />
zione.
UN'OPERA DI PIETÀ<br />
L'Ospedale di Gardone V. T,<br />
Un rapido sguardo gettato alla stona della beneficenza<br />
Gardonese mette subito in evidenza che la<br />
beneficenza stessa ha culminato m quell' Istituto che,<br />
sorto con modestia di mezzi e di intendimenti, il po-<br />
polo volle evelato all'attuale efficienza nel ricordo e<br />
nel nome dei gloriosi concittadini caduti per la redenzione<br />
e la grandezza d'Italia: l'Ospedale-Ricovero.<br />
Ed onestamente il poderoso sforzo finanziano<br />
fatto negli ultimi anni per portare 1' Istituto al decoro<br />
onde oggi può onorarsi non ci deve fare dimentichi<br />
della generosità di gesto e di finalità espressa da benemerite<br />
persone che per le prime gettarono le basi e<br />
Sala di mediazione.<br />
23<br />
prodigarono i mezzi per il sorgere della benefica opera:<br />
quindi a noi il dovere di ricordare che un Signor<br />
Consoli Gio. Battista nel 1854 ed una di lui figlia<br />
Maria nel 1862 ricordando che un Caffi Sac. Santo<br />
nel 1 734, un Rampinelli Agostino nel 1 780, un Chinelli<br />
Sac. Angelo nel 1832, un Facchinetti Bortolo<br />
nel 1833 ed un Consoli. Antonio nel 1851 già avevano<br />
destinato una modesta somma in vantaggio dei miserabili<br />
del paese testarono un legato di complessive<br />
L. 22.075, oltre una casa, perché fossero ricoverati i<br />
poveri vecchi e vecchie di Gardone V. T. in caso di<br />
malattia (escluse le forme croniche). In seguito altri
Gabinetto radiologico e radiografico.<br />
.- / -J.^TW ./-.'-li<br />
benefattori, i Sigg. Don Bortolo Franzini, Salvi Caterina<br />
e Picinardi Cesare, disponevano a favore della<br />
Opera Pia (che era stata nel frattempo eretta in Ente<br />
Morale) la somma complessiva di L. 10.613 a condizione<br />
che il reddito corrispondente si dovesse erogare<br />
nelle spese di cura e mantenimento dei poveri infermi<br />
del paese.<br />
Per l'esiguità del patrimonio, il quale non era<br />
sufficiente per dare il reddito necessario alla realizzazione<br />
della volontà dei testatori, la locale Congregazione<br />
di Carità, Amministratrice dell'Opera Pia, provvide<br />
a che il reddito del patrimonio concorresse all'aumento<br />
del capitale: e così alla fine del 1898 il<br />
patrimonio medesimo ascese a L. 113.121,50. Nel<br />
1899, pur non scostandosi di molto dalle intenzioni<br />
dei primi benefattori (se i ricoverati dovessero essere<br />
tali per forme morbose croniche od acute purché indigenti)<br />
si credette opportuno, anzi necessario, per<br />
rendere più pratica e sentita la beneficenza nella classe<br />
povera di questo Comune, di aprire, m adatto locale<br />
espressamente acquistato, un istituto di ricovero per<br />
accogliervi gli infermi cronici poveri ed impotenti di<br />
ambo i sessi: ed ebbe vita così l'istituzione che prese<br />
il nome di Ospedale-Ricovero. '<br />
24<br />
La stentata funzionalità della pia istituzione ebbe<br />
un maggior respiro mercé la munifica elargizione<br />
del Signor Gabriele Beretta che nel 1902 testava a<br />
favore dell'Ospedale-Ricovero la generosa somma di<br />
L. 53.000.<br />
I locali, l'impianto, l'arredamento tutto della originaria<br />
istituzione di quell'epoca rivestivano, per chiare<br />
e facilmente comprensibili ragioni finanziarie, il<br />
carattere della massima modestia e conscguentemente<br />
ne risultava una certa insufficienza : si trattava di due<br />
sale al piano terreno della casa situata in Via Umberto<br />
I (attuale Ospedale), una per maschi e l'altra per<br />
femmine, con una diecina di letti per ciascuna, e sussidiata<br />
da locali per cucina ed alloggio delle Reverende<br />
Suore Ancelle della Carità che erano state chiamate<br />
a dare la loro pietosa opera di assistenza, opera<br />
che tuttora continuano con quello spirito di abnegazione<br />
e di sacrificio che le caratterizza.<br />
Attraverso alla più rigida econqmia, sotto la<br />
guida di Amministratori in qualsiasi tempo saggi, coll'aiuto<br />
di penodiche ed occasionali oblazioni di persone<br />
buone e benefiche si giunse al periodo post-bellico.<br />
Gardone V. T. sentì in quell'epoca il bisogno<br />
morale e spirituale di ricordare in forma tangibile i<br />
propri eroici figli caduti sui campi di battaglia perché<br />
i loro nomi si tramandassero in forma di monito e di<br />
riconoscenza alle generazioni venture: ed un Comitato<br />
di persone di buona volontà nel 1920-21 iniziò<br />
la raccolta di denaro al fine di inalzare un monumento,<br />
ma la considerazione ed il timore che un semplice<br />
monumento per quanto inspirato all'arte più pura potesse<br />
restare una troppo sterile manifestazione di ri-<br />
vjn lato del porticato visto dal cortile centrale.<br />
conoscenza agli eroi che si volevano ricordare fece<br />
prendere forma e sostanza all'intendimento di perpetuare<br />
la memoria dei Gardonesi caduti per la Patria<br />
con un'opera di pietà e di beneficenza che meglio, più<br />
durevolmente e più tangibilmente esprimesse i sentimenti<br />
della popolazione.
Ed ecco costituirsi un più largo Comitato che,<br />
animato da un veramente encomiabile entusiasmo, decise<br />
di ingrandire e rendere più efficiente il modesto<br />
Ospedale-Ricovero dedicandolo ai Caduti in guerra:<br />
il compito che il Comitato si era prefisso non era certamente<br />
di facile risoluzione, ma, vincendo le prime spiegabilissime<br />
difficoltà, si vide tosto con quale passione la<br />
vasta opera di raccolta dei mezzi finanziari occorrenti<br />
fosse condivisa ed appoggiata dalla popolazione tutta.<br />
Generosamente offrirono il ricco, l'industriale, l'esercente,<br />
l'impiegato, l'operaio ed il contadino: tutti! La<br />
gara in certi periodi suscitò sentimenti di vera commozione<br />
e la somma raccolta, quantunque non ancora<br />
sufficiente alla vastità dell'opera da attuarsi, permise<br />
al Comitato di dare inizio ai lavori di ingrandimento<br />
e di sistemazione contemplati nel progetto dei-<br />
l'egregio Sig. Geom. Bortolo Contessi, animatore e<br />
competente tecnico di quanto si doveva fare.<br />
Venne acquistata una casa adiacente per risolvere<br />
una indispensabile^ esigenza di scale, si costrui-<br />
"ono due nuove luminose e vaste sale di degenza<br />
soprastanti a quelle già esistenti con comodissimo ac-<br />
;esso del piano terreno, n. 4 camere per degenti a<br />
Dagamento, n. 4 camere per alloggio delle Reverende<br />
Suore, n. 3 porticati spaziosi ed ariosi circondanti il<br />
jiardmo, ampie terrazze dominanti i verdi declivi dei<br />
nonti vicini ed adatte a trattamenti elioterapici, una<br />
paziosa cucina, refettori, camere di isolamento, canera<br />
mortuaria, servizi samtan moderni ed una splenlida<br />
chiesetta : infine, antistante al locale di ambuatorio<br />
ed m diretta comunicazione colla Via Umberto<br />
I, sorse quello che è bene chiamare il Sacrario<br />
lell'Opera che si intendeva effettuare e cioè un ampio<br />
Atrio.<br />
25<br />
locale, con severe decorazioni e con pareti in finto<br />
marmo sulle quali vennero sistemate due belle lapidi<br />
in fimssima pietra di Botticino, delle quali una portante<br />
incisi i nomi dei Caduti nella lotta per il Risorgimento<br />
e per la completa redenzione d'Italia e l'altra<br />
coi nomi dei più munifici benefattori dell' Istituto,<br />
ed altre due più piccole con incisi i due storici bollettini<br />
della dichiarazione e della fine della guerra : una<br />
lampada votiva m ferro battuto completa l'austerità<br />
dell'ambiente nel quale non si entra sempre che nell'animo<br />
del visitatore sorga un'ondata di commozione,<br />
di riverenza e di dolcezza.<br />
Il generoso intervento della Cassa di Risparmio<br />
delle Provincie Lombarde ha reso possibile la risoluzione<br />
del problema del riscaldamento : oggi un completo<br />
impianto a termosifone è in piena efficienza, e<br />
la spesa venne totalmente sostenuta dalla benefica<br />
Cassa sopra nominata.<br />
L' Istituto è attualmente in discreta funzionalità<br />
nel limite dei mezzi forniti dal reddito del capitale<br />
posseduto : e provvidenzialmente il capitale stesso ha<br />
avuto un notevole incremento col lascito di L. 50.000<br />
fatto dalla benefica Signora Carolina Bianchi nel<br />
1922 e colla generosa elargizione di L. 70.000 fatta<br />
dalla munifica e benemerita signora Carolina Redaelli<br />
nel 1927 in memoria del compianto suo figlio Signor<br />
Ingegnere Enrico, sommandosi alle provvidenziali<br />
oblazioni, del Sig. Beretta Carlo nel 1915, della Signora<br />
Multi Rosa Andreina nel 1916, dell' 111.mo Sig.<br />
Comm. Pietro Beretta nel 1919, del Sig. Battaglia<br />
Andrea nel 1921, del Sig. Riva Cav. Antonio nel<br />
1927, della Cassa Malattia Operai della Ditta Re-
Una delle sale del primo piano.<br />
daelli, Beretta e Bernardelli nel 1927 e del Comune<br />
di Gardone V. T.<br />
lì difficile problema dell'arredamento delle nuove<br />
sale di degenza, capaci ciascuna di dodici letti,<br />
nonché quello di una più moderna dotazione di suppellettili<br />
dell'ambulatorio, è stato possibile risolvere<br />
mercé una nuova generosa offerta di L. 12.000 fatta<br />
dalla sempre benefica Signora Carolina Redaelli.<br />
Oggi Gardone V. T. guarda con orgoglio questo<br />
suo Istituto di pietà e di riconoscenza che indubbia-<br />
A^S» 26<br />
mente è destinato ad un ulteriore sviluppo anche come<br />
sede di dispensano antitubercolare: qualche cosa certamente<br />
manca, ma la fede di chi lo dirige amministrativamente<br />
e di chi con amore lo sorveglia tecnicamente<br />
è salda e sicura per la risoluzione dei problemi<br />
e delle innovazioni che si presenteranno, m ciò animati<br />
dalla certezza che i buoni ed i generosi sempre<br />
daranno per sostenere gli oneri finanziari.<br />
« Bene facendo onoriamo i Caduti in guerra »<br />
sta scritto sul frontone dell' Ospedale-Ricovero : è<br />
nella dicitura il proponimento granitico della popolazione<br />
Gardonese che volle " perpetuo ed in questo<br />
modo onorati i suoi Figli sar i per la grandezza<br />
della Patria.<br />
« Dicono i nomi cari dei morti ecc<br />
sta scritto sulla lapide sulla quale rifulgono in oro i<br />
nomi dei Caduti di Gardone V. T. : è nell'epigrafe<br />
l'ammonimento severo ad essere degni del sacrificio<br />
degli Eroi che diedero per noi la vita, degni nella<br />
austerità e nella purezza dei costumi, degni nelle opere<br />
e nella filantropia.<br />
I Caduti Gardonesi possono dormire tranquilli<br />
il glorioso loro sonno eterno: attorno al trono di Dio,<br />
presso il quale essi riposano, giunge ardente la preghiera<br />
dei beneficati : Gardone V. T. non poteva più<br />
degnamente onorarli.<br />
(Fot. Bravo)<br />
D. L. A.
"Perché la<br />
R. Fabbrica d'Armi di GardoneV.T,<br />
sia sempre ricordata „<br />
- Maggiore Generale d'Art. in A. R. Q. FILANDRO ETTORRE -<br />
Ho scritto questa memoria sull'Arsenale di Cardane<br />
V. T. per rispondere ad un intìito cortesemente<br />
rivoltomi in forma e con espressioni lusinghiere dall'Illustrissimo<br />
Signor Commissario Prefettizio di Cardane<br />
V. T., tanto che non ho saputo esimermene.<br />
Chi, del resto, conosce la mia passione e la strenue<br />
lotta da me sostenuta, a suo tempo, per scongiurare la<br />
soppressione della R. Fabbrica d'Armi di Brescia.-<br />
Gardone V. T. può comprendere che, solo per riguardo<br />
all'egregio funzionario e per la circostanza, esco un<br />
momento dal guscio, nel quale da un pezzo mi sono<br />
rinchiuso.<br />
" pure è dolor che passa ogni dolore<br />
" port- - 'utto di persona viva. "<br />
Animi' 1 " "iosa quercia, chi pensa al germe,<br />
dal e nata? Parimenti chi oggi si<br />
riporta al p<br />
j e) grandioso sviluppo che le Officine<br />
della R. ; " ~i * d'Armi di Gardone Val Trompia<br />
raggiunsero, durante la guerra mondiale, difficilmente<br />
si volge indietro a ricordare l'umile origine<br />
ed il glorioso passato di esse.<br />
Non è qui il caso di rifare, in verità, l'antica storia<br />
delle Fabbriche d'Armi bresciane. Essa potrebbe<br />
risalire al XII secolo, ricca, per lo studioso, di interessanti<br />
vicende e di belle tradizioni. Si possono al riguardo<br />
leggere, fra gli altri scritti e memorie, le interessantissime<br />
pagine di Marco Gommassi (« Cenni sulla<br />
Fabbrica d'Armi di Gardone in Valtrompia » - Tipografia<br />
Bernardoni di Milano - 1845), di Giuseppe<br />
Zanardelli («Lettere sull'Esposizione bresciana 1857»<br />
- Edizione Antonio Valentini - Milano) e di Federico<br />
Odorici (« Cenni storici sulle Fabbriche d'Armi<br />
della Provincia bresciana - 1860»).<br />
Ritengo invece più opportuno e contingente parti-<br />
27<br />
re dall'origine della Fabbrica d'Armi di Stato, facendone<br />
un cenno rapido, seguendola a grandi tratti nelle<br />
sue varie fasi e vicende, per soffermarmi alquanto, infine,<br />
sul periodo della guerra mondiale, come quello che<br />
segna per l'Arsenale in parola, da una parte, il massimo<br />
sviluppo della sua potenzialità produttiva di armi<br />
e munizioni e, dall'altra, il principio della sua scomparsa.<br />
Nella storia.<br />
Furono rinomate e ricercate per tutta Europa nei<br />
secoli dal XII in poi, e specialmente nel XV, le armi<br />
ed armature fabbricate in Gardone V. T. ed adiacenze,<br />
talché oltre agli Stati italiani: ducati, principati,<br />
regno delle Due Sicilie, ecc., Spagna, Grecia, Turchia<br />
e tutte le potenze del Levante le prediligevano e con<br />
le loro numerose e spesso rilevanti ordinazioni mantenevano<br />
prospera e rimunerativa quella fiorente industria<br />
Valtriumplina.<br />
Tali ordinazioni erano affidate direttamente alle<br />
Fabbriche private, ovvero a qualche console, o rappresentante,<br />
che s'incaricava poi di ripartirle ai vari<br />
fabbricanti in proporzione alla capacità e potenzialità<br />
di ciascuno.<br />
Il 29 dicembre 1806 Sua Altezza I. R. il Viceré<br />
Eugenio Beauharnais volle visitare le Fabbriche di<br />
Armi di Gardone V. T., delle quali si menava gran<br />
vanto e ne riconobbe infatti la loro importanza; per<br />
il che con speciale I. R. Decreto istituì quivi un apposito<br />
« Arsenale », a capo del quale prepose un Ufficiale<br />
con altri residenti per dirigere quelle Officine,<br />
che furono chiamate « reali » e coordinarne il<br />
lavoro.
Fu pure in quell'epoca progettata la costruzione<br />
di un vero e proprio Stabilimento con relativo canale<br />
industriale di Inzino; ma i lavori s'iniziarono tardi e<br />
procedettero lentamente.<br />
Nel 1845, secondo quello che ne scrive il Cominassi,<br />
esisteva un vasto fabbricato erariale (dalla descrizione<br />
io credo che sia probabilmente quello che fu<br />
poi chiamato « la palazzina », assegnata fino al 1922<br />
all'alloggio dell'Ufficiale Capo Sezione della R. Fabbrica<br />
d'Armi ed attualmente sede di Uffici statali).<br />
Esso serviva alla residenza dei Controllori e degli<br />
Agenti, nonché dell'Ufficiale che vi si recava da Brescia<br />
per ispezioni, collaudi, visite ecc. Ivi veniva pure<br />
distribuito ai vari operai, che avevano le officine sparse<br />
nel paese e dintorni, il ferro necessario all'allestimento<br />
delle canne da fucili ed ivi istesso venivano poi<br />
provati, m apposito locale, i manufatti alla presenza<br />
dell'ufficiale.<br />
La lavorazione delle canne era affidata alla «Corporazione<br />
della I. R. Fabbrica di Gardone V. T. »<br />
costituita da 180 operai distinti m cinque categorie :<br />
bollitori, trivellatori, livellatori, molitori e finitori, oltre<br />
ad un certo numero di allievi e di operaie. I cinque<br />
Capi delle suddette categorie presieduti dall'Ufficiale<br />
(che d'ordinano era un Capitano) formavano la «Rappresentanza<br />
della Fabbrica ».<br />
La Corporazione, così organizzata, assicurava la<br />
produzione di 2000 canne al mese.<br />
I lavori per la sistemazione dell'Arsenale non furono<br />
ultimati che dopo il 1850 e solo per interessamento<br />
della Commissione incaricata dei provvedimenti<br />
a favore dei danneggiati dall'mnondazione del Mella,<br />
che funestò su vasta scala tutto il territorio della Valtrompia<br />
(14 aprile 1850).<br />
Questa sciagura venne ad aggravare non poco le<br />
tristi condizioni della Valle, che già per l'alternativa<br />
nefasta delle guerre e delle invasioni straniere aveva<br />
visto scemare rapidamente il suo lavoro fino a cessare<br />
del tutto. Le fabbriche d'armi furono così costrette a<br />
chiudersi, anche perché durante il lungo stato d'assedio<br />
fu vietata affatto la fabbricazione di armi di qualsiasi<br />
genere. Solo nel 1859 per il R. Decreto del 10 agosto<br />
l'Arsenale potè riaprirsi col titolo di « Fabbrica<br />
erariale di Brescia » da istituirsi, secondo le disposizioni<br />
emanate, nell'antico Arsenale di Gardone V. T.<br />
sotto la direzione del Maggiore d'Artiglieria Petitti,<br />
incaricato di provvedere al più presto alla riattivazione<br />
di questo importante Stabilimento.<br />
Gardone V. T., dopo parecchi mesi di desolante<br />
disoccupazione, che aveva immiserito molte famiglie di<br />
laboriosi operai, apprese con un senso di sollievo e di<br />
entusiasmo tale provvedimento e la ripresa del lavoro<br />
fu quasi immediata, perché il Municipio deliberava subito<br />
di concorrere alla grande sottoscrizione garibaldina<br />
offrendo mille fucili di fabbricazione locale e nello<br />
stesso tempo Re Vittorio Emanuele dava alla Fabbrica<br />
d'Armi erariale l'ordinazione di altri 20 mila<br />
fucili. Il che costituiva di fatto un vero risveglio di<br />
28<br />
lavoro ben promettente per un definitivo e sicuro avvenire,<br />
che si affermò poi nell'anno successivo, 1860,<br />
allorché, costituitosi l'Esercito italiano, l'Arma d'Artiglieria<br />
comprese nel suo ordinamento (R. D. 17 giugno<br />
1860) detta Fabbrica erariale.<br />
Le vicende politiche di quel periodo fino quasi al<br />
1870 non influirono in alcun modo a suo danno. La<br />
Fabbrica d'Armi potè anzi meglio sistemarsi, cominciando<br />
a raccogliere in propri laboratori le sparse officine,<br />
organizzando le sue maestranze, mettendo a<br />
capo dei vari reparti personale di provata capacità<br />
tecnico-professionale e provvedendosi infine di materiali<br />
e macchinario necessari per dar corso alla fabbricazione<br />
sistematica meccanica di nuove armi.<br />
Poterono così le Officine di Gardone V. T. negli<br />
anni 1868-69 e 70 essere in grado di concorrere<br />
con la Fabbrica d'Armi di Torino alla trasformazione<br />
di oltre 800.000 fucili ad avancarica (coi quali si era<br />
combattuta la campagna del 1866) in fucili ad ago<br />
sistema Carcano.<br />
Nel 1871-72 le Officine vennero ampliate ed<br />
arredate per costruire a nuovo il fucile Wetterly con<br />
una produzione media giornaliera di 100 armi.<br />
Negli anni 1888-89 e 90 in concorso con le Fabbriche<br />
di Torino, Terni e Torre Annunziata attesero<br />
alla trasformazione di oltre 900.000 fucili Wetterly in<br />
Wetterly-Vitali mod. 1870-87.<br />
Negli anni 1892-93 s'iniziò la fabbricazione dei<br />
fucili Mod. '91 e la Fabbrica d'Armi di Brescia -<br />
Gardone V. T. potè per prima distribuire 10.000 di<br />
dette armi agli Alpini. La lavorazione continuò con<br />
una produzione annuale di 30 a 40 mila fra fucili e<br />
moschetti dello stesso modello per un totale di 1 16.000<br />
armi.<br />
Quando nel 1898-99 la prima distribuzione di<br />
dette armi alle truppe e le dotazioni dei magazzini di<br />
mobilitazione furono ultimate, diminuì di conseguenza<br />
la lavorazione, che fu limitata al semplice fabbisogno<br />
dei rifornimenti ordinar! e delle riparazioni.<br />
Alba triste.<br />
L'alba del 1911 non fu lieta per le popolazioni<br />
di Brescia e di Gardone V . T. Essa agghiacciò i loro<br />
cuori, perché nei primi giorni di gennaio appresero con<br />
viva sorpresa e dolorosa impressione che era stato pubblicato<br />
dal Ministero della Guerra il R. D. 29 dicembre<br />
1910, il quale approvava « 1' Istruzione sul funzionamento<br />
del servizio tecnico d'Artiglieria » e per effetto<br />
del quale veniva a togliere alla R. Fabbrica di<br />
Armi di Brescia-Gardone V. T. il carattere autonomo,<br />
aggregandola in un primo tempo, quale stabilimento<br />
sussidiario all'Arsenale di costruzione di Terni<br />
con facoltà al Ministero di ordinarne m prosieguo di<br />
tempo la definitiva soppressione.<br />
Brescia, e specialmente Gardone, colpite si dura-
mente in una delle loro più belle industrie, delle quali<br />
erano state sempre, a buon diritto e merito, tanto orgogliose,<br />
cominciarono ad agitarsi ed a protestare energicamente<br />
presso il Governo del Re, rappresentando a<br />
chi di ragione quanto grave, inopportuno ed ingiustificato<br />
fosse quel provvedimento preso, al certo, troppo<br />
in fretta, non esaminato a fondo e poco ponderato nella<br />
estensione delle sue conseguenze. Le considerazioni,<br />
che parevano pesassero gravemente sulla deliberazione<br />
erano in realtà secondane ed insufficienti a giustificarla.<br />
Prudenzialmente però il Governo, o per dir meglio,<br />
i Governi dell'epoca, per calmare l'agitazione<br />
delle popolazioni interessate, rimandavano volta a volta<br />
l'attuazione del disgraziato provvedimento. Intanto<br />
le condizioni politiche dell'Europa cominciavano a destare<br />
in tutti gli Stati qualche apprensione, sicché il<br />
Governo italiano si turbò esso pure; si accorse solo<br />
allora non soltanto della necessità di lasciare per lo<br />
meno immutata la situazione degli Stabilimenti militari,,,<br />
Gardone V. T. — Regia Fabbrica d'Armi<br />
29<br />
ma di porli anzi in quella efficienza che l'avvicinarsi<br />
,della terribile bufera consigliava.<br />
Onde le Officine di Gardone V. T., che fino al<br />
1911 erano andate languendo per mancanza di lavoro,<br />
cominciarono a riprendere progressivamente la loro<br />
attività. Non mancavano la capacità e l'operosità della<br />
maestranza sempre pronta, potenzialmente, a dare ciò<br />
che da essa si fosse richiesto.<br />
Le cifre, che qui appresso espongo, sono eloquenti<br />
per dimostrare come la produzione ebbe facile incremento<br />
appena alle Officine giunsero dal Ministero gli<br />
ordini e ne furono concessi i relativi mezzi:<br />
Anno 1910 - forza in operai N. 190 produzione moschetti 91 N. 6600<br />
,. 1911 „ „ „ 190 „ „ „ 9000<br />
„ 1912 „ ., „ 230 „ „ „ 12000<br />
„ 1913 „ „ „ 260 „ ,. „ 18000<br />
„ 1914 „ „ „ 260 „ „ „ 21600
Oltre ai moschetti completi di nuova fabbricazione,<br />
naturalmente si riparavano continuamente altre<br />
armi e si allestivano materiali d'ogni altro genere.<br />
La guerra mondiale.<br />
Gli eventi maturavano anche per 1* Italia, la quale<br />
entrò in guerra, è noto a tutti, quasi impreparata e<br />
sprovvista del quantitativo necessario di armi e munizioni.<br />
Il Governo in funzione dovette perciò cambiare<br />
indirizzo, le responsabilità erano gravi, senza mezzi<br />
non si potevano improvvisare armi e munizioni nel<br />
quantitativo occorrente per entrare conveinentemente<br />
in guerra e provvedere, durante la medesima, agli urgenti<br />
e congrui rifornimenti.<br />
Fu grande fortuna e provvidenza per l'esercito<br />
italiano e per le sorti della guerra l'aver il Generale<br />
Dall'Olio assunto il grave peso e la non meno grave<br />
responsabilità di Commissario Generale per le Armi<br />
e Munizioni. L'Uomo eminente, coscienzioso, preveggente,<br />
attivo, fattivo, energico, che vedeva da vicino<br />
e constatava personalmente i bisogni delle truppe operanti<br />
non lesine i mezzi finanziari per concedere alle<br />
Officine di Gardone V. T. ciò che esse chiedevano<br />
per dare tutto il maggior incremento alle sue produzioni,<br />
sicché in breve tempo esse mutarono aspetto: si<br />
ampliarono, si moltipllcarono, si arredarono e si completarono<br />
di nuovo macchinario.<br />
I vecchi e modesti cinque laboratori esistenti su<br />
un'area di circa 7000 mq. videro subito, quasi per incanto,<br />
sorgere accanto ad essi numerosi e vasti laboratori,<br />
ampi magazzini, quasi dieci volte più grandi, occupanti<br />
oltre 100.000 mq. di terreno. La forza motrice<br />
fornita da quattro turbine di vecchio tipo per un<br />
totale di 100 HP nominali, venne sostituita da un moderno<br />
impianto di due turbine sviluppanti 300 HP.,<br />
più da una centrale di riserva termo - idro - elettrica<br />
(Diesel) capace di dare 450 HP di forza. Il vecchio<br />
ed inattivo macchinario fu sostituito da macchine moderne,<br />
circa 1200, d'una efficacia dieci volte maggiore.<br />
Furono fatti a nuovo altri impianti per i servizi<br />
generali e speciali. Ed i trasporti dei materiali furono<br />
facilitati dalla dotazione di due potenti camions e da<br />
una rete di binario interno per carri tramviari raccordata<br />
alla linea elettrica del tram Brescia-Gardone V.T.<br />
Tutto questo importò una spesa aggirantesi attorno<br />
ai quindici milioni, senza contare gli acquisti di<br />
materiali e matene prime occorrenti ad un grande stabilimento<br />
industriale meccanico destinato ad un avvenire<br />
più promette|nte e che avrebbe meritato, senza<br />
dubbio, a guerra finita, tutta la considerazione da parte<br />
del Governo.<br />
Soccorrono le seguenti cifre per segnalare ai competenti<br />
ed ai non competenti ciò che le Officine di<br />
Gardone V. T. produssero, durante la guerra, fra i<br />
materiali di maggior importanza:<br />
30<br />
. r . i Ll- parti d armi proiettili proiettili<br />
Anno forza operai moschetti r ,. r . _,. j i^n<br />
f diverse da 75 da 49<br />
1915<br />
1916<br />
1917<br />
1918<br />
920<br />
2220<br />
3790<br />
3650<br />
80.000<br />
126.000<br />
177.000<br />
145.000<br />
520.000<br />
1.500.000<br />
2.650.000<br />
2.450.000<br />
60.000<br />
330.500<br />
402.000<br />
160.000<br />
90.000<br />
102.000<br />
82.000<br />
17.000<br />
oltre, beninteso, ad una enorme quantità di parti<br />
di ricambio per mitragliatrici italiane ed austriache,<br />
riparazioni su vasta scala a materiali italiani provenienti<br />
dal fronte o ricuperati e catturati al nemico ed<br />
utilizzabili dalle nostre truppe, nonché allestimento di<br />
armi, parti d'armi e munizioni in istudio.<br />
Si costruirono nuove macchine speciali per allestire<br />
viti e lime, traendone un vantaggio economico non<br />
indifferente e si trasformarono molte altre macchine di<br />
vecchio tipo.<br />
Per agevolare ed accellerare la produzione di<br />
armi e rimettere in efficienza quelle che provenivano<br />
dal fronte, mentre le parti principali di esse venivano<br />
allestite nelle Officine di Gardone V. T., molte parti<br />
secondane, costituenti specialmente i fornimenti ed accessori<br />
si affidarono all'industria privata, così dicasi<br />
delle sciabole baionette, armi bianche in genere, le cui<br />
lame vennero sempre provviste da officine private.<br />
Lo stabilimento di Gardone inoltre venne anche<br />
in aiuto alla Fabbrica d'Armi « MIDA » di Brescia,<br />
la quale aveva in ordinazione ingenti quantitativi di<br />
fucili Mod. 91 e pistola mod. 89, fornendo alla medesima<br />
molte parti finite per accelerarne la fabbricazione.<br />
Sospensione<br />
della lavorazione.<br />
Cessò la guerra; per effetto dei successivi licenziamenti<br />
la forza in operai diminuì fino a ridursi appena<br />
ad un centinaio. Dall'ottobre 1919, in seguito a<br />
tassativi ordini ministeriali, fu sospesa ogni lavorazione<br />
di materiale nuovo, mentre continuarono le riparazioni<br />
ad ogni sorta di arma e materiali affluenti continuamente<br />
d'ogni dove ed m considerevoli quantità.<br />
La vita attiva delle Officine diventava ormai un<br />
passato; si lavorava a stenti, mendicando, si può dire,<br />
mese per mese al Ministero ordini per un po' di lavoro<br />
continuativo. La Direzione non mancò di mettere nel<br />
giusto rilievo le deplorevoli condizioni, in cui erano ridotte<br />
le esigue maestranze mentre c'era da poter dar<br />
loro molto lavoro, ripristinando e valorizzando l'immenso<br />
materiale ricuperato e quello di preda bellica.<br />
Si noti: nessun Ministro della Guerra aveva mai<br />
visitato, né prima, né durante la guerra, le Officine di<br />
Gardone V. T. nonostante gl'insistenti inviti del Direttore,<br />
che infine volle approfittare della venuta a Brescia<br />
di S. E. il Ministro Gasparotto per pregarlo di<br />
una sua visita. Il Ministro si compiacque nejl tardi<br />
pomeriggio del 24 settembre 1921 fare una rapida corsa<br />
attraverso quelle Officine e Magazzini.
Le promesse<br />
del Ministro.<br />
Egli, che era accompagnato dal Capo di S. M.<br />
dell'Esercito, S. E. il Generale Vaccari, osservò tutto<br />
attèntamente e non nascose le sue impressioni e considerazioni<br />
nell'apprendere e constatare lo stato miserando,<br />
nel quale in breve tempo era ridotto quello Stabilimento,<br />
che col suo lavoro tanto aveva contribuito al<br />
conseguimento della vittoria e tanto ancora poteva fare<br />
utilizzando l'immenso materiale, di cui magazzini, tettoie,<br />
laboratori, spianate rigurgitavano.<br />
Promise il Ministro che avrebbe provveduto; i<br />
cuori di tutto il personale si aprirono a qualche speranza,<br />
ma S. E. Gasparotto il 26 febbraio 1922 lasciò<br />
il Ministero della Guerra e si ricadde nel buio. La<br />
situazione anzi peggiorò, giacché il Superiore Dicastero<br />
aveva già deliberato la soppressione della Fabbrica<br />
d'Armi eh Brescia, le cui Officine in Gardone<br />
Valtrompia dovevano essere cedute al Consorzio Operaio<br />
Metallurgici Italiano (C.O.M.I.)<br />
Dinanzi al Paese tale provvedimento insieme ad<br />
altri relativi al riordinamento dell'Esercito, fu giustificato<br />
da imperiose esigenze delle Finanze dello Stato<br />
(vedi relazione che precede il R. D. 451 del 20 aprile<br />
1920) e da ragioni politiche, che si dicevano contingenti,<br />
data la grande disoccupazione delle masse<br />
operaie metallurgiche. Ma esaminando obbiettivamente<br />
e guardando francamente in faccia alla realtà delle<br />
cose non vi fu chi non vide come la questione si presentava<br />
sotto tutti gli aspetti: tecnico, industriale, militare,<br />
economico, politico, molto grave e delicato per<br />
la difesa e sicurezza del Paese.<br />
Chi scrive sentì il dovere di segnalare subito alle<br />
influenti Autorità politiche questo grave errore del Governo,<br />
affinchè chi. ne aveva le responsabilità riprendesse<br />
in esame più ponderato, e per amor di Patria,<br />
la questione.<br />
Era infatti ovvio, facile, elementare il confutare<br />
al Governo i motivi che esso adduceva per giustificare<br />
l'inconsulto provvedimento. Ed in vero, sopprimendo le<br />
fabbriche d'Armi di Brescia e di Terni per concentrarle<br />
in quella di Roma, come era previsto dalle disposizioni<br />
ministeriali, il Governo veniva ad orbare lo<br />
Stato di, due Stabilimenti militari, che ormai da anni,<br />
e specialmente durante la gvierra, avevano affermato<br />
nella bontà e sicurezza della loro produzione una assoluta<br />
superiorità, laddove quella di Roma, dopo tre<br />
anni di vita e di spese non lievi, di cui aggravava l'erario,<br />
nel 1921 non era ancora in grado di sostituire<br />
quelle che si andavano di fatto sopprimendo. Né lo<br />
fu mai dipoi.<br />
La Fabbrica d'Armi di Brescia aveva proprio<br />
negli anni più difficili della guerra raggiunto il massimo<br />
valore tecnico non solo nella fabbricazione delle<br />
armi da fuoco e bianche, ma altresì in quelle delle<br />
munizioni e di ogni altro genere di materiali, superando<br />
ostacoli, vincendo difficoltà, aderendo ad ogni richie-<br />
31<br />
sta, animata sempre dal più elevato, intimo e bello dei<br />
sentimenti: quello, cioè, di fornire incessantemente alle<br />
truppe che trovavansi dinanzi al nemico tutto quello<br />
che occorreva sul campo della lotta per combattere e<br />
vincere.<br />
La maestranza fece miracoli di operosità, sacrifici<br />
d'ogni libertà per produrre molto e bene non smentendo<br />
la fama di gente laboriosa e patriotta.<br />
Occorre, per giustizia ed equità, avvertire subito<br />
e riconoscere che sotto il nome di Fabbrica d'Armi di<br />
Gardone V. T. chi scrive vuoi intendere non soltanto<br />
le Officine e laboratori militari, ma comprendere con<br />
esse tutte quelle altre piccole e grandi officine della<br />
regione e specialmente delle Valli di Lumezzane e<br />
Trompia, le quali, più antiche della fabbrica statale,<br />
furono fino al giorno dell'armistizio i migliori ed indispensabili<br />
collaboratori della R. Fabbrica d'Armi ed<br />
a buon diritto furono sempre considerate come dipendenti<br />
dalla medesima; onde le sorti dell'una si ripercuotevano<br />
conscguentemente sulle altre.<br />
Operosità di gente.<br />
Bisogna conoscere a fondo dette Valli eminentemente<br />
industriali per rimanere sorpresi ed ammirati di<br />
quella gente operosa, rimasta fino ad una quindicina di<br />
anni fa primitiva negli usi della lavorazione del ferro;<br />
ora non più. Molti di essi si sono modernizzati, ma<br />
anni addietro era fantastico vedere come sapevano utilizzare<br />
la piccola cascata d'acqua per far lavorare un<br />
maglio ancora rudimentale, una fucina, un forno. Da<br />
quel lavoro da ciclopi, prima della guerra, multiforme,<br />
produttivo, traeva vita un'intera popolazione disseminata<br />
in frazioni ed in gruppi di casupole nere, minuscole<br />
tanto che solo dal ritmo monotono ed incessante<br />
dei magli e dal fumo delle fucine si potevano rivelare<br />
sullo sfondo di quelle oscure montagne.<br />
E' superfluo aggiungere che gente siffatta è, per<br />
sua stessa natura, buona, onesta, devota, rispettosa e<br />
tranquilla tanto quanto è laboriosa e brava nel suo<br />
mestiere, che può dirsi ereditario in quelle famiglie.<br />
Qualità morali e professionali che difficilmente si riscontrano<br />
in operai dei grandi centri industriali e nelle<br />
capitali.<br />
Che se il provvedimento del Governo mirava,<br />
come si voleva far credere, a rendere più sicuro topograficamente<br />
uno Stabilimento militare d'Armi di capitale<br />
importanza per avere in ogni circostanza di tempo<br />
e di situazione politica la certezza di rifornire l'esercito<br />
di armi, esso non era certo in buona fede; giacché<br />
nessuno ignora che in una guerra il nemico mira<br />
alla conquista dei centri vitali della Nazione avversa<br />
ed ha perciò come obbiettivi di attaccare primieramente<br />
le Capitali, ove hanno sede i Governi, e le località, ove<br />
esistono Stabilimenti di rifornimenti militari, Fabbriche<br />
d'Armi e di munizioni. Orbene tali obbiettivi sono oggi-
mai facilmente raggiungibili coi mezzi della lotta aerea,<br />
coi bombardamenti da aeroplani e da dirigibili, ai quali<br />
topograficamente non offrono più ostacolo le località<br />
del paese nemico, sieno esse interne o centrali.<br />
Sta poi il fatto che già Terni è una città interna<br />
e Brescia, se, senza dubbio, prima del 1918 e della<br />
grandiosa vittoria delle armi nostre, poteva destare<br />
preoccupazioni per una facile invasione del suo territorio,<br />
oggi, per fatale destino, compiuti i voti dell' Italia,<br />
Brescia non è più ai confini dello Stato, è anche<br />
essa una città interna, al sicuro d'ogni colpo di mano<br />
finché le Alpi saranno nostre tutte e finché i cuori dei<br />
nostri valorosi soldati sapranno vigilare sulle loro cime.<br />
Del resto per togliere ogni valore alla ragione del<br />
provvedimento nel riguardo della posizione topografica<br />
della Fabbrica d'Armi di Brescia basta considerare,<br />
da un lato, che proprio durante la guerra e sotto la<br />
quotidiana minaccia delle incursioni aeree nemiche le<br />
Officine dj Gardone V. T. si svilupparono, come fu<br />
detto innanzi, e ricordare dall'altro, che il confine dell'Italia<br />
oggi è segnato al Brennero.<br />
Né poteva far presa alle menti coscienti e non<br />
prevenute la così detta ragione economica pel fatto<br />
che non era certamente conveniente abbandonare alla<br />
industria privata un tesoro di tal sorta (che lo Stato,<br />
si badi bene, non ebbe agio di godere, né di sfruttare<br />
convenientemente né in tutto, né in parte) per trame<br />
dalla cessione al C.O.M.I. un compenso molto dubbio<br />
e molto discutibile. Sarebbe stato invece più conveniente<br />
ed opportuno far rientrare nelle casse dell'Erario<br />
quei non pochi milioni spesi per creare la Fabbrica di<br />
Armi di Roma, rimasta, ripeto, improduttiva sempre,<br />
vendendola con sicuro, pronto vantaggio e senza rimorsi<br />
all'industria privata, che ne faceva richiesta.<br />
Stabilimenti militari.<br />
D'altra parte tutti sanno che gli stabilimenti militari,<br />
destinati per il loro scopo, tutt'altro che industriale,<br />
e per la loro stessa natura, a fornire prontamente<br />
ed in qualsiasi momento i mezzi necessari alla<br />
difesa ed alla sicurezza del Paese, sono onerosi allo<br />
Stato, come sono onerosi l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica.<br />
Per diminuirne il peso all'Erario basterebbe<br />
saperli sistemare, organizzare, sfruttare al massimo<br />
grado dando ad essi lavoro continuato e possibilmente<br />
di grande entità.<br />
Se dunque per le considerazioni su esposte la<br />
deliberata cessione delle Fabbriche d'Armi di Brescia<br />
e di Terni era un errore nei riguardi tecnici, industriali,<br />
militari, economici, essa era un più grave errore<br />
dal lato politico.<br />
Non ho bisogno all'uopo di dir molto. Si pensi:<br />
eravamo nel triste, oscuro, nefasto periodo bolscevico<br />
del dopo guerra: occupazioni di fabbriche, ricettazione,<br />
fabbricazione clandestina e furti disarmi, bombe,<br />
32<br />
cartucce, moschetti, pistole, mitragliatrici, proietti d'artiglieria,<br />
ostinato rifiuto da parte degli operai, di lavorare<br />
materiali bellici, anche per conto di nazioni straniere<br />
e proprio in quei momenti il Governo trattava di<br />
cedere al C.O.M.I. i suoi stabilimenti militari con<br />
quanto di materiale bellico contenevano, sprovvedendosi<br />
così di quanto doveva essere invece più che gelosamente<br />
tenuto in propria mano e colla maggiore cura<br />
custodito per la sicurezza dello Stato.<br />
Ma perché m'indugio su questo punto? F'orse<br />
che coloro che mi leggono e che vissero con ansia quei<br />
giorni sciagurati per 1' Italia, non sentono rimescolarsi<br />
il sangue nelle vene, come lo sento io ricordando e<br />
scrivendo ?<br />
I Governi policromi, disorientati, esautorati, che,<br />
come m un film, si succedettero in breve tempo, erano<br />
occupati e preoccupati —• se pure — di tutt'altro che<br />
non della vita degli stabilimenti militari. La guerra ormai<br />
si era vinta e perché affliggersi pensando ad un'altra<br />
guerra? Non v'era ragione, per essi di ricordare il<br />
famoso monito: « si vis pacem, para bellum » e quell'altro,<br />
meno conosciuto, forse, ma non meno vero:<br />
«Fax oliai inermes». Ma... vedi contrasti di opinioni!...<br />
Sembra che in quell'istessa epoca Troscky, uomo<br />
al certo d'insospettabile fede politica, non fosse del<br />
medesimo avviso, giacché nella grande conferenza dei<br />
Sovietti —• 16 febbraio 1921 —• levò alta la sua voce<br />
per affermare e fare intendere che « la sua Repubblica<br />
aveva bisogno d'un grande e forte esercito, mentre<br />
la situazione europea si prospettava - :cora incerta per<br />
quella pace, che si diceva durevole e mondiale, sebbene<br />
ciò non fosse dimostralo ». (V. comunicato sul n. 46<br />
del « Corriere della Sera » — 1 febbraio 1921 — da<br />
Basilea 16 detto).<br />
Cosa dicono i governi.<br />
D'altronde, dicevano sempre i governanti nostri,<br />
l'industria privata ha così prontamente e pienamente<br />
risposto all'appello dei Governi che in qualsiasi altra<br />
x<br />
dolorosa evenienza non mancherebbe di fare altrettanto.<br />
E' ben vero, io dico: l'industria privata ha meritato<br />
e merita tuttora non solo il plauso della Nazione,<br />
ma anche la sua illimitata riconoscenza, perché durante<br />
la guerra superò se stessa in ogni ramo della sua attività<br />
; essa comprese i bisogni del momento e con patriottico<br />
slancio rispose alla chiamata della sua mobilitazione.<br />
Purtroppo però, dopo la guerra, è stata in<br />
gran parte misconosciuta e confusa; ma qui non è il<br />
caso di parlarne e fare il processo a chi l'avrebbe meritato.<br />
Il Paese ed il Governo debbono par riconoscere,<br />
a mente ed a coscienza serena, che l'industria privata,<br />
specialmente per quelle forniture di materiali puramente<br />
e tecnicamente di carattere militare, ha lavorato, si
può dire, accanto agli stabilimenti militari, consigliata<br />
ed arricchita dal personale tecnico militare; né poteva<br />
essere altrimenti, è ovvio il dirlo ed il comprenderlo.<br />
Tale armonica coopcrazione di lavoro è stata appunto<br />
la salvezza dell' Italia e permise pure di venire<br />
m aiuto agli alleati, cui fu ceduto materiale bellico di<br />
nostra fabbricazione e prestato personale tecnico.<br />
Annientando adunque gli stabilimenti militari, nducendone<br />
il personale tecnico, distruggendo, cioè, basi<br />
e nuclei efficienti per tali lavorazioni speciali, come si<br />
potranno facilmente in caso di bisogno —• Deus avertat<br />
— improvvisare Stabilimenti e tecnici militari, ripetendo<br />
i miracoli che si sono compiuti durante la grande<br />
guerra?<br />
Ultima lotta.<br />
La lotta, la campagna per scongiurare il grave<br />
errore del Governo ed il grave danno alla popolazione<br />
di Gardone V. T. fu perduta. Era fatale che il supremo<br />
sacrificio si compisse e con disposizioni tassative<br />
del 1922 fu decretata senz'altro la soppressione della<br />
33<br />
R. Fabbrica d'Armi di Brescia, la cui Sezione di Gardone<br />
V. T. passò alla dipendenza della Fabbrica di<br />
Armi di Terni.<br />
D'allora il resto di quello che fu uno dei più<br />
gloriosi stabilimenti militari è andato lentamente perdendosi,<br />
subendo vicende ed alternative di vita incerta,<br />
stentorea, sospesa agli eventi e che riflette non già spontanee<br />
iniziative delle Superiori Autorità, ma l'influenza<br />
di insistenti, periodiche raccomandazioni e sollecitazioni<br />
per dar lavoro a qualche decina di operai, ovvero<br />
pel bisogno d'eseguire qualche speciale lavorazione<br />
che non convenga dare all'industria privata.<br />
Un giorno la storia scriverà meglio e più estesamente<br />
sulle sue pagine incancellabili le glorie, la fama,<br />
il nome, che attraverso i secoli le fabbriche d'Armi di<br />
Gardone V. T. seppero degnamente conquistare; oggi<br />
intanto i contemporanei con ragione deplorano e rimpiangono<br />
la scomparsa della più importante fra esse,<br />
che era. il loro legittimo orgoglio ; scomparsa, che rimarrà<br />
sempre ingiustificata alle coscienze serene ed<br />
insospettabili di quanti amano veramente la Patria.<br />
Brescia, giugno 1929-VII.<br />
(Fot. Bravr)
VICENDE DEMOGRAFICHE<br />
GARDONESI<br />
Ho sott'occhio due piccoli monumenti storici. Il<br />
volgo profano ride di questa grandiosa classifica a<br />
documenti d'archivio, o come ora, a una semplice<br />
fotografia e a una modesta Guida Alpina della Provincia<br />
di Brescia, uscita per cura dell'Unione Tipo-<br />
Litografica bresciana nel 1889, ma scusiamo la cronaca<br />
e la storia che amano correre spiccie allo scopo<br />
chiuse nella tecnica della loro terminologia come in<br />
una bella e forte armatura.<br />
Chi sa quale Gardonese (io penso a un bizzarro<br />
incisore) ha segnato nel bianco delle pagine scoperte<br />
due vignette sommarie coi profili dei più caratteristici<br />
edifici di Gardone e d' Inzino, assommati come negli<br />
usuali arazzi-ricordo di Venezia e di Roma.<br />
Unisco ai disegni la vecchia fotografia, dove gli<br />
orti chiudono sempre, con abbraccio verde, l'antico panorama,<br />
mentre sulla Piazza della Mura la distrutta<br />
vecchia fontana (*) monta ancora come l'altre consorelle<br />
dei borghi triumplini, la sentinella ai panni madidi<br />
delle comari, borbottando rassegnata sulle proverbiate<br />
contese delle lavandaie; e... mi domando: non sarebbe<br />
utile uno sguardo rapido al passato per poi riassumere<br />
più celere e volitivo il (**) nostro passo verso l'avvenire.<br />
(') Da non confondersi con quella in piazza S. Marco.<br />
(") Ecco l'elenco schematico e quindi più eloquente dei dati.<br />
1542 Divisione parr. 1000-1500 abitanti.<br />
1580 Visita di S. Carlo 1700 abitanti.<br />
1609 Relazione G. da Lezze 1025 abitanti.<br />
1658 Bernardino Paino 1700 abitanti.<br />
1756 Relazione Cattaneo 1339 abitFnti.<br />
1828 Nuov. Diz. 1400 abitanti.<br />
1889 Guida Alpina 2173 abitanti.<br />
1914 Stato clero 3500 abitanti.<br />
- Don LUIGI FALSINA -<br />
35<br />
Spigolature antichissime.<br />
Non voghamo toccare il vastissimo campo della<br />
storia religiosa e civile Gardonese nel suo insieme completo:<br />
ci vorrebbe la mole di un volume; e neppure<br />
l'argomento ancora assai vasto delle sue industrie tante<br />
volte e con vera competenza già esplorato; ci basti<br />
qualche cifra eloquente anche se dimenticata.<br />
Ricordo le scarse spigolature del Biemmi nelle<br />
tenebre romane e più tardi nel foscheggiare delle età<br />
Gota e Longobarda, dove i Triumplini balzano dalle<br />
selvaggie contrade, indomabili paladini delle libertà<br />
primitive, razza incrociata all'orlo dell'orride miniere<br />
coi dannati « ad metalla », abili a spremere l'argento<br />
e il ferro dalle viscere montane e piegarli a difesa e<br />
offesa, a scambi d'industria e di commercio. Che vi<br />
sarà di vero sul prepotente imberbe che il conte Sappone<br />
mandò a tiraneggiare la valle predando il metallo<br />
lavorato e la mercede degli operai? L'incauto padre,<br />
—• ci riferisce la cronachetta di Rodolfo Notaio, —<br />
conobbe l'ira e la vendetta triumplina nel massacro<br />
del figlio che vi aveva mandato.<br />
Psiche gardonese.<br />
Abilità nel foggiarsi le armi migliori e coraggio<br />
nell'impugnarle ad ogni importante fatto d'armi, sono<br />
caratteristiche triumpline e specie Gardonesi sempre più<br />
spiccate nei secoli. Di qui gli ambiti dardi Gardonii<br />
e la collaborazione, impetrata in ogni vicenda pubblica<br />
di Brescia repubblicana o veneta, dei fattivi « Valle-
nani». Non meravigliamo dunque se scandendo la<br />
vita al suono dei magli e temperando i nervi e la figura<br />
all'aspra resistenza del ferro non siano poi nati con<br />
cipria e belletto i cicisbei di Parini.<br />
I Gardonesi infatti, e dietro loro quanto più i<br />
triumplini delle borgate minori, s'affacciano alle prime<br />
relazioni storielle villosi e nerboruti, taciti e fieri sulla<br />
soglia delle fucine operose, tali come il loro selvaggio<br />
dio primitivo Tillino e come l'antico Vulcano che alla<br />
mazza ciclopica abbia abbinato l'asta e la spada di<br />
Marte romano.<br />
Ecco a riprova le impressioni del Giussano, famigliare<br />
fedelissimo del grande Cardinale Borromeo,<br />
dopo la visita apostolica del 1582.<br />
« Finita la Valle Camonica andò (S. Carlo) a<br />
visitare la Valle Trompia, cominciando nella terra di<br />
Gardone, per essere la principale di essa Valle; luogo<br />
nel quale s'esercita l'arte del ferro, che rende gli uomini<br />
/di natura duri, aspri e incivili, a guisa dell'istesso<br />
ferro, intorno al quale stanno sempre occupati ».<br />
Inzino legifera.<br />
Gardone doveva allora essere uscito già da gran<br />
tempo dalla tutqla civile di Inzino. Si sa infatti che<br />
ogni antica Pieve cristiana (come appunto quel paese),<br />
costituivasi quasi infallibilmente sull'anteriore «plebs»<br />
o popolazione del borgo pagano, sdegnando le case<br />
o i piccoli aggruppamenti seminati altrove. Tra queste<br />
ville insignificanti doveva celarsi di certo Gardone,<br />
dato che la Pieve cristiana preferì stabilirsi nel vicino<br />
Inzino (*) e non doveva venire alla preminenza di poi,<br />
che per una lunga via di secoli. Il nome medesimo di<br />
Gardone ci parla del suo ruolo in sott'ordine. Il Momsen<br />
nota decisamente come la Pieve di Maderno avesse<br />
il suo corpo avanzato di guardia verso la vicina pianura<br />
in quell'abitato che fu chiamato appunto per<br />
l'officio suo « Guardione » e più tardi per corruzione<br />
d'etimologia Gardone. Compito analogo ebbe pure \&<br />
terra di Carda sulla riva Veronese.<br />
Ripetiamo il saggio riflesso per Gardone di Valle<br />
Trompia.<br />
La Valle che poteva condurre così brevemente a<br />
tante preziose mete diverse (Riviera d'Iseo e Val Camonica<br />
; Val Sabbia, Giudicane, Val di Ledro e<br />
Trentino e poi ai contigui paesi tedeschi) doveva essere<br />
ben vigilata.<br />
La pieve « d' Inzino » ha dunque le sue scolte a<br />
« Guardone » che tuttora conserva a una svolta del<br />
suo montano S. Rocco il titolo di « Guardia ».<br />
Più in basso il Vescovo di Brescia nella persona<br />
dei suoi advocati o Avogadri, vigila la strozzatura di<br />
(*j Vedi « La Patria » Geografia dell' Italia di Gustavo Strafforello,<br />
sull'egemonia di Inzino nell'età Romana e medioevale dove ricorre spesso<br />
sulle cronache bresciane il nome d'Inzino. '<br />
36<br />
Zanano; infine Carcina o Carsina, che vuoi appunto<br />
dire piccola garda o guardia, poneva il suo minuscole<br />
fortilizio fin dai tempi di Plinio all'imboccatura dell;<br />
Valle, presso le famose porte, oltre le quali « piacendc<br />
a Dio e ai cani di Concesio, postivi a guardia e <<br />
frequente martirio dei viandanti, si poteva arrivare an<br />
che alla vicina città ».<br />
Prevale Gardone.<br />
Forse il nucleo famigliare degli armigeri guardia<br />
ni, in esuberante sviluppo per forza brutale o genialit<br />
d'iniziative, o forse la fatalità di un fenomeno generale<br />
per cui le antiche pievi abbandonarono quasi sempr<br />
alla rovina il suolo primitivo dove si ergeva venerand<br />
la millenaria chiesa madre colle case dei fedeli appresso<br />
per trasportarsi anche solo poco lungi m un nuov<br />
paese o in altra località della medesima borgata, vai<br />
cando un ponte o scendendo semplicemente dalla co<br />
lina al piano: forse dico, l'uno o l'altro, o ambedu<br />
questi fattori crearono l'abitato e la fortuna di Gai<br />
done. Certo che nel 500 era cosa ben sicura ch'ess<br />
sorpassasse assai per potenza numerica e commerci;<br />
le, per atteggiamento di vivere civile e distinzione (<br />
famiglie il sovrastante Inzino.<br />
« E' la terra principale della Valle » dice Giù<br />
sano; tanto che sul processo di separazione della pa<br />
rocchia (1543), il teste Benedetto Zola nota che<br />
vecchio pievano commorava di preferenza e ce!<br />
brava quotidianamente in Gardone più che nella m;<br />
trice di Inzino, « per esser questa terra pocha nei coi<br />
fronti di Gardon eh'è numerosa ».<br />
Quanti sforzi per non perdere quella frazione <<br />
fedeli che anche in seguito, nella vita civile e nel<br />
sfarzo religioso occasionale o nelle stabili dotazioni,<br />
mostrava sempre intraprendente e generosa, di bue<br />
gusto e larga mano! Gli atti di separazione insinuai<br />
che la bellezza e la copia dei parati della pieve ne<br />
hanno altra origine che le elemosine e le donazioni<br />
Gardone.<br />
Del resto sopravvivono numerosi Gardonesi ci<br />
possono ricordare nella cronaca delle contese camp<br />
nilistiche le pretese dei loro padri alla campana ma<br />
giore d'Inzino fusa, si diceva per intiero e in gran pari<br />
colle offerte dei loro antenati.<br />
Comprova di cifre.<br />
Ai tempi di quella separazione uno degli at£<br />
menti più discussi a formare diritto di autonomia<br />
appunto la cifra degli abitanti gardonesi, quanto n<br />
perciò disputata e combattuta.<br />
Anche i più accesi avversar! dovettero tutta 1<br />
convenire che la cospicua frazione aspirante pel s
numero a legittima libertà, passava certo il migliaio.<br />
Si giunge anzi a concedere perfino dagli Inzmesi, ,che<br />
gli scismatici di Gardone potevan ben salire a 1500.<br />
Stirpi gardonesi.<br />
Le numerose adunanze o vicinie, provocate allora<br />
dal curioso dibattito, ci danno anche l'elenco dei cinquantasette<br />
capi casa, chiamati a discutere in proposito.<br />
Lo stile del tempo li chiama vicini o terreni o<br />
terragni nei confronti dell'elemento operaio mobile di<br />
immigrazione, costituente i forinsechi! Ecco l'elenco di<br />
quei cognomi :<br />
« de rampinis (Rampini o Rampinelli), de galuciis<br />
de chinis (Chinelli), de francinis, de cominacn, de<br />
acquistis, de marmdellis, de viola, Zenmi di Bergamo,<br />
de vivianellis (Vianelli), de tonno (Tonni), de manentis,<br />
de zanolis, de piciis (Pizzi), de morettis, de<br />
bosis, (Bpsio), de rechanis (Raccagni), de begnottis,<br />
de belhs, Zambonetto, de pizenardis (Piccinardi), de<br />
arnoldis, de tempinis, de zambonardis, de gatellis, de<br />
Grassis, de fino (Daffini) ».<br />
Non è chi non potrà facilmente desumere da questo<br />
rapido elenco l'origine più o meno antica delle<br />
attuali famiglie Gardonesi. Tre secoli poi alcune ricompariranno<br />
sotto la penna del buon Marco Geminassi<br />
che si divertirà a disporre dialogicamente e secondo<br />
i possibili sensi verbali il mosaico famigliare della<br />
sua patria :<br />
« Scherzi di parole sopra diversi cognomi Gardonesi<br />
per dimande e risposte:<br />
DOMANDA — Ve ne sarebbe taluno che derivi<br />
dal nome del paese?<br />
RISPOSTA — Anzi: Carboncini.<br />
D. —• Ve n'ha di Finanziari?<br />
R. — Già; vi sono i Cartella.<br />
D. — Ditemene uno geografico.<br />
R. — Poli anche più di uno.<br />
D. — Avete dei volatili?<br />
R. — Anche dei Falconi e Galli.<br />
D. — E della selvaggina?<br />
R. — Abbiamo dei Cerwi.<br />
D. — Ve ne sarebbe dei geometrici?<br />
R. — Abbiamo dei Campioni.<br />
D. — Ve ne sono di indumenti?<br />
R. — Vi sono dei Beretta in quantità.<br />
D. — Citatemene alcuno che riguardi la tranquillità<br />
pubblica.<br />
R. —• V'hanno Battaglia, Baiguera e Guerini<br />
in abbondanza.<br />
D. — Desidererei sapere se ve ne sono anche<br />
per casa o per parte di casa.<br />
R. -— Ve ne sono anche di questi: Cabona e<br />
Porta.<br />
37<br />
D. — E per qualità personali?<br />
R. — V'hanno dei Cortesi e dei Graziali.<br />
D.-— Vi sono dei commestibili?<br />
R. — Ve ne sono dei derivanti e cioè: da<br />
Giambone, vi sono dei Zambonardi, e dei Zambonetti.<br />
D. — Per arti e mestieri ve n'ha?<br />
R. —• V'hanno Parali, Fronzini e Franzoni.<br />
D. — E dei cereali?<br />
R. — Abbiamo dei Formenti.<br />
D. — Ditemi qualcuno di colore.<br />
R. — Di questi poi a bizeffe, vi sono dei Bianchi.<br />
e Rossi, Mori, Moretti e Moretta.<br />
D. — Vi sono di incendiari?<br />
R. — Anche: vi sono dei Bricchetti.<br />
D. — Avete dei Fiori?<br />
R. —• Anche di questi abbiamo: delle Viola.<br />
D. — Conoscete qualche cognome meccanico?<br />
R. — Conosco Torcali.<br />
D. — Ditemene taluno attribuente alla temperatura?<br />
R. — Abbiamo dei Frigerio.<br />
D. •— Figaro ve ne domanda per lui.<br />
R. — Per lui dei Peli di ogni qualità e dei Perruchetti.<br />
D. — Ve ne sono di significanti le qualità?<br />
R. — Pel contrario vi sono parecchi Multi<br />
L'innocente spasso che poteva prolungarsi interminabilmente<br />
a fantasia dell'autore, sembra richiamarci<br />
scherzetti analoghi ricamati dal giornalismo più o<br />
meno dotto sugli eletti per le nuove legislature!<br />
S. Carlo visitatore.<br />
Quarantanni dopo le contese della separazione,<br />
S. Carlo saliva a visitare la Valle. Siamo nell'agosto<br />
del 1580. Più che le condizioni demografiche e lo<br />
sviluppo commerciale, interessava il visitatore Apostolico<br />
il serpeggiare subdolo dell'eresia Luterana, ma<br />
intanto conosciamo dalle sue relazioni che il Gardonese,<br />
spinto dalle frequenti invasioni guerresche, dalle<br />
pestilenze e dalle carestie emigrava spesso in Germania,<br />
da cui ritornava colle nuove idee religiose e sociali<br />
apprese tra i luterani tedeschi e sostenute in valle dalla<br />
predicazione di alcuni religiosi che avevano abbracciato<br />
con ardore l'eresia. Veniamo poi a conoscere di<br />
più che il paese era il più importante della Valle, che<br />
la popolazione saliva a 1 700 abitanti, che aveva una<br />
piazza dove il mercato certamente conduceva spesso<br />
spettacoli di canti e di balli, di giucchi acrobatici ed<br />
altre cose profane e che in fine l'usura e il concubinato<br />
desolavano moralmente e finanziariamente la piccola<br />
borgata.
Giovnani da Lezze e la sua relazione.<br />
Assai più interessante e circostanziata la relazione<br />
stesa nel 1609 dal Patrizio Veneto Giovanni da<br />
Lezze. Dopo rapidi cenni generali sull'intiera Valle,<br />
egli si ferma a parlare circostanziatamente d'ogni paese,<br />
dedicando però al solo Gardone quanto di spazio<br />
concede a tutte le altre terre riunite. Il solo rapido<br />
passaggio non impedisce al sagace veneziano di trovare<br />
nelle crisi industriali delle armi che endemicamente<br />
martoriarono poi selmpre gli armaioli di ogni<br />
tempo fino ai nostri giorni, la ragione dell'altalena cui<br />
verrà sottoposto il numero e la prosperità dei Gardo-<br />
•, T-^T ,..2M P '"'<br />
nesi. '•' '-'• i<br />
Sembra infatti che la crisi e la disoccupazione<br />
non dissocino nelle terribili tenzoni questi involontari<br />
collaboratori, dagli artefici veri delle contese personali<br />
e della guerra, ma a tutti, anche a questi semplici<br />
manipolatori di sapienti e pur maledetti ordigni, estendano<br />
in ogni tempo, l'aspra sentenza; chi di spada<br />
ferisce, di spada ancora morirà.<br />
« Gardone — dice dunque Giovanni da Lezze<br />
— è terra situata in Valle Trompia con la quale<br />
valle la terra medesima fa le fattioni pubblici, —<br />
Fuoghi n. 150, anime 1025, et utili 365; la qual terra<br />
è situata in piano ai piedi della montagna chiamata<br />
Pelame, parte del Comune, come comunali, et parte<br />
di persone particolari che in tutto di ragion del<br />
Comune, come ho detto, potrebbero essere in quella<br />
costa che guarda la terra, intorno quaranta piò, che<br />
poi uniti con quelli dei particolari potrebbero ascendere<br />
intorno ai cento piò nella predetta costa.<br />
« Ma inoltre detta costa riguardante la terra, ed<br />
oltre la cima di esso Monte e costa dell'altra parte è<br />
medesimamente pur di ragione dei beni comunali fino<br />
alla metà di essa dalla cima, e da li in poi la medesima<br />
costa è di ragione di particolari, che per confine<br />
vi è appunto una strada che va in Novene (Anveno),<br />
la quale divide i confini del Comune e dei particolari,<br />
e dall'insù comunali, et appresso Novene vi sono anche<br />
beni, pur in monte, di ragione del detto Comune<br />
di Gardone, dei quali tutti beni Comunali ve ne è<br />
particolare castastico nel Comune di Gardone. Da detti<br />
beni Comunali si cavano legni da fuoco. Da quel<br />
di Plainide e da quell'altro che è vicino a Novene<br />
(Anveno) si cava legne da far carboni per bisogno<br />
delle fucine di Gardone.<br />
« I quali boschi così primi come di questi secondi<br />
s'incantano per il taglio e si deliberano al più offerente,<br />
i primi per legne da fuoco, e i secondi per le<br />
fucine, incantandosi a ragione di piò fino ai 50, in<br />
60 lire Bresciane, che potrebbe tutta questa entrata<br />
importare in ragione di piò intorno lire quattro in cinque,<br />
perché l'affittanza dura per dieci anni, cioè per<br />
esempio quest'anno si farà il taglio di una parte della<br />
montagna o con.' 1 tornerà più a conto al pubblico ed<br />
anche al particolare, e dopo il taglio questa montagna<br />
38<br />
torna ad uso del Comune, rispetto al pascolar, m;<br />
però anche detto pascolo è proibito fino ai tre anni, i<br />
dopo i tre anni ognuno può pascolare, perché gli ani<br />
mali non guastano i legnami, da tré in su, e in cap><br />
ai dieci anni, si fa nuovo taglio dimodoché ogni ann<br />
con la divisione di queste montagne il Comune cav<br />
l'entità proporzionatamente, che può importare ir<br />
torno quattro o cinque lire Bresciane per piò in tutt<br />
la somma.<br />
« Oltre queste di sopra nominate, vi sono anch<br />
altre montagne tutte Comunali, dalle quali il Comur<br />
ne riceve lo stesso beneficio.<br />
« La quantità dei quali beni può essere da circ<br />
mille piò di terra, essendo montagne proprie del Comi<br />
ne dimandate di Valmana. In questa terra vi sono into<br />
no 25 in 30 fusine et più, ma se in un luogo vi saram<br />
tre fusine cioè tre o quattro fuoghi, uno solo lavorerà<br />
gli altri sono vacui. Da due anni m qua l'arte è d<br />
tutto abbandonata, dimodoché i Maestri e gli operai p<br />
alimentarsi con le loro famiglie convengono ridursi<br />
stati alieni, come hanno fatto molti, et che è notoi<br />
nei tempi passati, avendo il Principe convenuto fa<br />
diverse provisioni in questo proposito, come si posso<br />
vedere nelle pubbliche Cancellerie, La causa della e<br />
clinazione di questa professione procede per non esse<br />
persone che comprino canne da archibusi, non poten<br />
quelle andare fuori dello Stato, e non potendo gli o]<br />
rai conseguire le loro mercedi dai. Maestri se non<br />
pagamento di altrettante canne fabbricate, le quali p<br />
landosi a Brescia non trovano manco mercante che<br />
guardi.<br />
« II ferro per fabbricare le canne degli archib<br />
che altro esercizio non si fa nella terra di Gardone<br />
cava dalla terra di Collie, et ancora di Bovegno, ti<br />
terre di Valtrompia, ma la principale di questo ese<br />
tio di canne è quella di Gardone ed è il primo meml<br />
e quando questo manca tutte le altre cessano. Nel e<br />
esercitio di canne si adoperano gl'infrascritti maes.tr<br />
primi, quelli che cavano le vene dalla montagna,<br />
qual esercitio vivono si può dire tutti quelle delle t<br />
di Bovegno, e di Colilo i quali vanno a cavar la A<br />
del ferro per le canne di sotto via i monti per cir<br />
o sei miglia et più, con pericolo delle loro vite, por<br />
do ciascuno di'essi, et anche le donne il zerlino tene<br />
sopra la testa un lusore (lume) che conduce quella<br />
sona fino fuor della montagna fino a cinque o sei mi<br />
e come è detto, nori guadagnano più di un « pezzo :<br />
venti in circa per ciascuno.<br />
« Questa vena cavata dal monte si conduce<br />
fornaci nell'istessa maniera appunto che si cuòcinc<br />
che le pietre, dalle quali si cava l'istessa vena cot<br />
pezzetti piccoli. Et in questo esercitio si eserciti<br />
fornacieri et operai, quattro o cinque uomini per f<br />
ce, questi possono guadagnare trenta marchetti al<br />
no, et in due o tre giorni si finisce da cuocere,<br />
questa vena dopo cernita et condotta a forno, si r;<br />
la dentro, continua il fuoco fino a cinque o sei
che mai cessa di lavorare il forno, che serve a tutta la<br />
maestranza con dodici uomini, che guadagnano secorido<br />
gli esercizi loro, perché alcuni portano il carbone, altri<br />
sollecitano il forno veggiando notte e giorno.<br />
« Ogni giorno si cava il ferro purgato, ed ogni<br />
giorno se ne va mettendo della miniera nova, il qual<br />
forno, come si esercita per il tempo da sei o sette mesi,<br />
il resto va vacuo, e questo per mancamento della munizione<br />
perché nel tempo che va vacuo si procede per il<br />
forno venturo, perciò gli operai di detto forno guadagnano<br />
soldi venti et più, secondo il loro esercitio. Si<br />
cava il ferro dal forno, et detto ferro si conduce al fuoco<br />
grosso, cioè alle fucine. Intendendosi un fuoco grosso<br />
quello che forma la lama, la quale così formata si porta<br />
poi alle fusine piccole, dove detta lama si riduce nella<br />
canna dell'arcobuso. La qual canna così ridotta casca<br />
poi in mano di un'altra maestranza che trivella di dentro<br />
per dove si pone la balla. Dopo casca in un^altra<br />
maestranza, che si chiama livellatori, o drezzatorl, che<br />
hanno cura di drizzar et livellar la canna et il buso di<br />
essa. Dopo questa, casca m mano di un'altra maestranza<br />
che s'incarica di metterle il vitone di dietro, senza il<br />
qual vitone la canna non vaierebbe niente. Dopo questa<br />
casca ,m un'altra maestranza chiamata le moladore, le<br />
quali moladori abbelliscono la canna di fuori, senza la<br />
qual molatura la canna non sarebbe di bella vista. In<br />
oltre casca in un'altra maestranza, la quale si chiama<br />
le fornidore, che s'incarica di metterle la mira, il forone,<br />
et il coperchierò con il suo buso appresso la ruoda dove<br />
entra il fuoco.<br />
«Dopo le quali cose, vi entrano poi altre maestranze<br />
per far la cassa, serpa, stampa delle balle, sguradori<br />
et vite, che tutte queste cose ricercano maestri et operai<br />
particolari, et perciò nel fabbricar queste canne vivono<br />
non si può dir molti, ma tutti di quelle parti, con utile<br />
di trenta in quaranta marchetti al giorno, secondo li suoi<br />
esercitii. Questa terra di Gardon è lontana da Bressa<br />
miglia 12, confina nella parte di sopra col Comune di<br />
Inzino, della stessa Valle, de sotto via col Comune di<br />
Sarezzo dell'istessa Valle, dall'altra parte col Comune<br />
di Sale et Riviera d'Iseo, et d'altra parte col Comune<br />
di Pelame (Polaveno) et Quadra di Gussago.<br />
« Di circonferenza tutto questo territorio è di quattro<br />
miglia incirca. In questa terra vi possono essere intorno<br />
150 case abitate dalli Maestri et operai, come s'è<br />
detto di sopra, et è la maggiore habitada de tutta la<br />
Valle, dove si fanno tre mercati alla settimana de Biade,<br />
condotte dal Borghetto, dal piano del Bresciano et<br />
anco da Gussago et altre terre circonvicine, a benefficio<br />
et commodo di tutta la Valle. Nella quale (Valle) non<br />
si fa altro mercati se non il predetto nella detta terra,<br />
di Cardane, et sopra detto mercato non v'è alcun<br />
deputato de biade o altra persona che lo governi per<br />
esser ordmari e stradati; ma quando vi nasce qualche<br />
disordine, all'hora la Valle deputa un uomo, il quale<br />
unito con un altro del Comune, attende al buon governo<br />
di esso mercato.<br />
39<br />
« Et tutta la biada che casca in detta terra resta<br />
tutta a beneficio della Valle, perché non tornerebbe con,to<br />
al conduttore di far dopia spesa nel condurla fuori,<br />
convenendo ritornar indietro a far l'istessa strada che<br />
avessero fatto nel condurla.<br />
Governo della terra di Gardone.<br />
Nel conseglio sono al numero di cento poiché vi<br />
vanno se non i capi delle famiglie, et si fa un Massaro<br />
generale che ha carico di pagar debiti del Comune,<br />
et scoder le entrate. Il Comune però può aver d'entrada<br />
circa 14 mila lire Bresciane che si cavano dai Monti di<br />
raggion del Comune, da affitto dei Dadi et Hostarie,<br />
et anco de Molmi che si incantano, cioè di uno che è<br />
posto apresso la Mella, di cinque ruode assai bello.<br />
Questi danari si dispensano alii salariati del Commune,<br />
cioè alii doi Consoli et Governatori del Comun, doi<br />
Nodari che servono a scrivere le case del Comun. Li<br />
Consoli hanno dieci ducati all'anno per uno, et li Nodari<br />
cinquanta lire Bressane per cadauno, et sono eletti dal<br />
Conseglio. Vi sono vinti huomini del Conseglio li quali<br />
sono in obbligo di ndursi ogni volta che si commanda<br />
il Conseglio. Tre Consiglieri de Valli, eletti dal Comune<br />
a bossoli et balotte; questi sono li principali, che<br />
hanno carico di difender le raggioni del Comune et<br />
hanno 25 soldi Bressani per ogni Conseglio che si fa.<br />
Vi sono 26 soldati delle Ordinanze, che ad ogni mostra<br />
(rivista) se li da 20 soldi Bressani, quando si fa<br />
la mostra nella terra, et andando fuori un ducato. Si<br />
salaria un Medico, il quale ha cento ducati all'anno oltre<br />
gli incerti. Vi è il Maestro di scola, al quale si da<br />
solamente la casa di bando, ma guadagna d'incerti, perché<br />
bisogna che li figli che vanno ad imparar lo pagano.<br />
Vi è la Chiesa Parrocchiale intitolata S. Marco, officiata<br />
dai doi preti: si paga all'organista 255 scudi all'anno<br />
et la casa di bando. A li doi preti se li da ad<br />
uno cento scudi, che è il Curato (ora Prevosto) et<br />
all'altro 50, et a un Padre Zoccolante che dice la<br />
Messa anche lui 20 scudi.<br />
Il Massaro rende conto del speso et scosso a li<br />
tre Ragionati, ballottati dal Comune, li quali hanno \ O<br />
ducati fra tutti tre all'anno.<br />
« Vi è il Convento di Santa Maria degli Angeli<br />
assai bello, con la chiesa; li Padri sono dell'ordine di<br />
S. Giuseppe, Zoccolanti al numero di otto, non hanno<br />
entrada ma vivono d'elemosina. Vi è la chiesa di<br />
di S. Rocco officiata una volta alla settimana dalli detti<br />
preti, et inoltre il Fiume della Mella, che passa per la<br />
Valle, nasce a Colilo et viene a Brescia, et casca nel<br />
Fiume Chies et questa è quella che fa andar tanti<br />
edifici et che rende tanto beneficio al Bressan.<br />
« Nella terra e territorio di Gardon vi è l'infrascritta<br />
quantità di animali: Bovini pe 5 "» n. 10, cavallini<br />
da soma pera n. 10, pegorini pera n. 25 carri n. 10 »,
Bernardino Paino. Memorie del 1800.<br />
Si arriva così fino al 1658, quando Bernardino<br />
Paino inquadrando nel suo « Ciclo della Chiesa Bresciana<br />
» le condizioni specialmente religiose di tutta la<br />
diocesi nostra, riporta gli abitanti da 1025 a 1700.<br />
Gli stati d'anime e il prevosto Cattaneo.<br />
Dopo i numerosi stati d'anime della parrocchia,<br />
tanto utili e precisi a ricostruire il volto del vetusto Gardone<br />
nelle sue contrade, nelle sue famiglie e nel numero<br />
dei suoi abitanti, abbiamo, ultima tra gli antichi, la prezu<br />
elazione del Prevosto Cattaneo del 1 756. Non<br />
stralceremo che pochi periodi, meritando il documento<br />
una pubblicazione per intiero.<br />
A giudizio di quell'intelligente sacerdote, i gusti<br />
e costumi del tempo di S. Carlo sono assai cambiati;<br />
il Gardonese, eccetto una piccola immutabile frazione,<br />
s'è per sempre sdoppiato. Non è più il ciclopc famoso<br />
che si presenta incivile e duro anche a una visita pastorale<br />
cardinalizia e alle conseguenti funzioni solenni, egli<br />
ha ormai assunto il definitivo aspetto moderno: olio e<br />
fuliggine nei suoi opific.i; buongusto e spesso ricercatezza<br />
al di fuori, nel tratto e n. v "' ""-• ; vedesi,<br />
una vera fotografia dei nostri ,"<br />
« Questo popolo, più che per metà forestiere venutovi<br />
quali anticamente e che tal volta vi viene ad abitare<br />
da altri paesi — nota infatti il Prevosto Cattaneo —<br />
vive sul far della città : Amante ed isfarzoso nelle sacre<br />
funzioni, attaccato di troppo ad alcune antiche e non<br />
ben sane costumanze che si cercano recidere al possibile.<br />
« L'anime tutte della parrocchia secondo lo stato<br />
nella decorsa SS. Pasqua descritto ascendono al numero<br />
di 1339.<br />
« Di comunioni n. 965.<br />
« Vi sono quattro o cinque case che vivono more<br />
nobilium, ma per quanto supposto mi viene aggravate da<br />
debiti.<br />
« Altre 5 o 6 di mercatanti che sono m forze.<br />
Molti altri con debiti. Pel numero maggiore esistono<br />
Artefici di canne da schioppo e però vivono a stento<br />
colla mercede quotidiana malpagata e sono senza stabili,<br />
onde se s'ammalano, o se si rendono impotenti al<br />
lavoreno si rendono meschini e compassionevoli, e poi<br />
s'aiutano dagli altri il più che si possa.<br />
40<br />
Una lettera sulle fucine di Gardone di Pietro De<br />
Lama a G. B. <strong>Bolognini</strong>, ci potrebbe portare qualche<br />
notizia sul 1 794, ma essendo di troppo arduo consulto<br />
dobbiamo portarci al 1828.<br />
Il nuovo Dizionario Geografico Universale statistico<br />
storico, edito da Giuseppe Antonelli a Venezia,<br />
riportò allora al volume X.<br />
« Gardone Valtrompia, Borgata Regno Lombardo<br />
Veneto, è a 3 leghe 2/3 a N - O da Brescia,<br />
capoluogo di distretto, sede di una pretura di terza<br />
classe nella Val Trompia e sulla riva destra del Mella.<br />
Ha fabbrica di canne da fucile che occupano la maggior<br />
parte dei suoi abitanti in numero di 1400. Il Distretto<br />
di questo nome composto di 10 comuni ed avente<br />
9000 abitanti, ha molti filatoi di seta e fabbriche<br />
di armi da fuoco ».<br />
La Guida Alpina deila Provincia pubblicata nel<br />
1 889 dall'Unione Tipo - litografica ci porta con salto<br />
grande dai 1400 abitanti del Nuovo Dizionario a 2173<br />
e nota ancora l'esistenza del mercato settimanale nei<br />
giorni di lunedì, martedì e venerdì.<br />
Ultimi dati.<br />
La passeggera pletora bellica, troppo grave per<br />
essere normale, fino a confinare in ogni solaio e a qualunque<br />
abbaino una famiglia, non doveva mutare pel<br />
nulla lo stato normale demografico di Gardone.<br />
Sembra infatti che senza ulteriori sviluppi d< ' '<br />
industria (più che possibili tuttavia per il vasto ai<br />
naie da lunghi anni in quasi completo riposo) pare ripeto<br />
che la saturazione del minuscolo territorio sia defv<br />
nitivamente raggiunta coi 3500 abitanti, segnati ogg<br />
per l'antico territorio comunale, come già prima cioì<br />
della grande guerra che ha rivoluzionato la terra, cioi<br />
nel 1914 furono computati nelle guide e nello stato de<br />
clero allora in corso.<br />
L' unificazione dei Comuni, per cui al vecchi'<br />
Gardone s'aggiunsero da ultimo (dicembre 1927) co<br />
me frazioni, l'antico capoluogo d' Inzino ed anchj<br />
Magno, chiuso e geloso delle sue libertà, ha capovolti<br />
l'antica interdipendenza ed ha così dato alla picco!<br />
storia locale un colpo di timone sì grave da mutarn<br />
completamente il corso.<br />
In questo fatto che vuoi sigillare con definitiv<br />
pietra sepolcrale le vecchie contese e gli odi locali, no<br />
stuonerà mi sembra, l'augurio finale: che dalle infrar<br />
te autonomie e dalla sacrificata non ingloriosa storia e<br />
campanile, nasca — immutato sempre nella nota<br />
caratteristica posa triumplina — più fecondo però<br />
veramente grande, l'avvenire di Gardone.
Gardone V\ T. e le sue parrocchie nella<br />
penna di un prevosto nel XVIII secolo<br />
II Prevosto Gian Antonio Baldassare Cattaneo<br />
da Cane Carmino, nel 1 746 venuto quarantaquattrenne<br />
da Precasaglio alla Parrocchia di Gardone e mortovi<br />
1 )6 anni dopo, è uno dei più intelligenti osservatori del-<br />
..; sua borgata. A lui che lasciò larga orma m archivio<br />
della sua attività organizzativa, dobbiamo la relazione<br />
circostanziata che riportiamo per intiero. Peccato che<br />
il ritratto, la magnifica biblioteca e i manoscritti preziosi<br />
siano emigrati per testamento alla canonica del<br />
suo Cane dove si conservano tuttora : non è infatti temerario<br />
pensare che vi si trovino delle interessanti e<br />
inedite memorie di Gardone.<br />
« Notificazione — relativa al metodo avuto —<br />
dello slalo in cui si Irova la Vicaria di Gardone Val<br />
Trompia — relativa al 1 756 —• quale non s'estende<br />
ad alcun altra Parrocchia ».<br />
La Patrocehiale -<br />
« La Chiesa Parrocchiale è sotto l'invocazione<br />
del glorioso S. Marco Evangelista. Ell'è posta a tre<br />
navi fatte a volto sopra otto pilastri, con dieci finestre<br />
sopra di questi, con altra in facciata, e due in Coro,<br />
qual'è sul gusto moderno. Ha quattro porte per entrarvi<br />
ed uscirne; e nel Iato destro tre sagrestie, una<br />
che porta nell'altre.<br />
« Tutta la fabbrica è ben intesa, e di durata. Fu<br />
consegrata nell'anno 1606 dal Mons. 111. e Rev.mo<br />
Marin Geòrgie, come da lapide posta in uno dei lati<br />
. Don LUIGI FALSINA -<br />
41<br />
del Coro. Sono in essa erette quattro Scuole, cioè del<br />
SS. Sacramento, rM SS. Nome di Gesù, del SS.<br />
Rosario e della ' '.trina Cristiana. Come ad un dipresso<br />
di quella Sj. Sagramento e della Dottrina Cristiana<br />
non so se vi siano i documenti dell'Erezione,<br />
tengo bensì presso di me quello dell'altre due. Questa<br />
Chiesa numera otto altari e ne porterebbe undici il disegno,<br />
ma ne restano tre impediti, uno dal Battisterio,<br />
il secondo dalla porta della sagrestia, ed il terzo da<br />
uno delle dette quattro porte.<br />
« II primo è l'Aitar maggiore dedicato a S. Marco<br />
con pittura di buona mano (*) ed ancona di legno<br />
ben adorato ed organo e due Cantone. La custodia è<br />
di marmi fini sul moderno con doppia Portella, cioè la<br />
prima di legno pitturato, la seconda di ferro coperto<br />
con lastra d'ottone ben iscolpita.<br />
« Quest'Altare non ha obbligazioni che sappia,<br />
ed è mantenuto dalla Sp. Cotta coll'assegno annuale<br />
di soldi cinque per sacco dèlie legne da Carbone, che<br />
si tagliano ne Boschi della Comunità stessa, ch'ora<br />
vendono più, ora meno ; un anno per l'altro però porta<br />
il bisognevole.<br />
« II secondo Altare è del SS. Nome di Gesù con<br />
confraternita pure dello stesso nome. Ha pittura ed<br />
Ancona, di legno (**) con tre o quattro Capitali di<br />
poco provento, e senz'obbligazioni. Per esso si raccoglie<br />
la offerta alla messa Parrocchiale in tutte le quarte<br />
Domeniche del Mese.<br />
(*) Di Francesco Paglia Pittore stimato, 1636-1700.<br />
(**) Ora in marmo.
Chiesa di S. Maria - Interno.<br />
« II terzo è del SS.mo Crocifìsso, a cui è appoggiata<br />
la veneranda Scuola del SS. Sagramento. E' fatto<br />
de marmi, ed è mantenuto in parte dalla Commissaria<br />
Ussoli soscritta, ed in parte da essa Vend.a<br />
Scuola, qual tiene molti capitali, ma per quello sempre<br />
mi fu detto dalli. SS.ri Presidenti e Regenti, li frutti<br />
d'essi non sono bastanti a tutte le gravi spese di Cere<br />
ed olio che consuma, alle dispense di pane, ch'annovalmente<br />
si fanno; come pure all'elemosina di n. 557<br />
Messe che fa in ogni anno celebrare, de quali a principio<br />
ho sperato poter trovarne li fonti, ma provenendo<br />
da molti Capi, da tempi rimoti e da scritture intralciate<br />
ricercano tempo e spesa. (*)<br />
« Oltre queste Messe si fanno fare per ogni<br />
anno sette Uffici da Morto coll'intervento di tutti li<br />
RR. Sacerdoti secolari, qui dimoranti, quali Uffici importeranno<br />
circa altre messe 120. Ed intanto si mantiene<br />
questa Vend.a Scuola, in quanto le vengono fatti<br />
di. tempo in tempo alcuni legati. E per essa raccogliendosi<br />
l'offerta in tutte le terza Domeniche mensuali alla<br />
Messa Parrocchiale come sopra.<br />
(*) Molti capitali e conseguenti aggravi ^iell' attuale fabbriceria provengono<br />
da questa confraternita.<br />
42<br />
« II quarto Altare (procedendo per ordine d'ub<br />
cazione) porta il glorioso nome del gran Arcivescov<br />
di Milano S. Carlo Borromeo, credo per voto antic<br />
di questo Sp. Pubblico, poiché sin qui non s'è trovai<br />
il documento, e solo n'ho veduta indicazione in u<br />
Istrumento antico.<br />
« In quest'Altare si venera con altre Reliqu<br />
principalmente il Corpo di S. Prospero Martire, di e<br />
ho avuta la sorte di trovare altrove 1' Istromento Aute:<br />
tico di Revisione, che mancava nelle poche scritta<br />
datemi da questa Prep.le al mio ingresso. A ques<br />
S. Prospero anno qui molta divozione per le grazi<br />
che riportano ne ricorsi che vi fanno, massime ad p<br />
tendam pluviam, ovve.ro serenitalem (*). Quest'AHa<br />
non ha entrata ne obbligaziom. Si raccoglie per es<br />
l'offerta come sopra nella festa dei Santi e si supplis<br />
all'occorrente da questa Comunità. Di presente se :<br />
fa fare l'Altare di marmi fini, e sono posti in ope<br />
il Parapetto, la mensa e li gradini per li Candelie<br />
attendendosi nell'Estate prossima il compimento.<br />
« II quinto è intitolato di S. Catterina con pittu<br />
ed Ancona vecchia, ed a cui fu annessa dal fu Sigr<br />
Gian Battista Acquisti morto in Venezia la Cappel<br />
nia che sarà descritta qui sotto, coll'entrata per IV<br />
tare di soli cinque scudi annovali, bensì colla doi<br />
zione d'una croce con sei Candellieri piccoli d'argei<br />
e delle tre Tavolette incorniciate d'Ebano fino e<br />
pieghe d'Argento e rosette adorate, ma quest'Argen<br />
ria resta soggetta alla vendita in caso mancasse ]<br />
qualche accidente il frutto del capitale della Capp<br />
lania suddetta. Tiene altresì una lampana d'arge<br />
non so donde venuta e frattanto nell'usuale cotidic<br />
è l'altare più povero degli altri (**).<br />
«Il sesto è della B. V. M. del SS. Rosa<br />
posto dal fondo alla cima a marmi fini con Istatua<br />
legno adorato della SS. Vergine (***). Tiene ale<br />
capitali di Censi, ed ha l'obbligo d'alcune messe<br />
sciate dal q.m Antonio Tonni Codicillante 8 giui<br />
1629 tra rogiti del fu Sig. Valerio Pilotti. Sopra<br />
queste Messe nato qualche dubbio fu preso nell'ai<br />
varcato 1 755 consulto dal Prè Paolo Grossi dell'C<br />
torio di Brescia.<br />
« E per quest'Altare si raccoglie l'offerta cc<br />
sopra nelle prime Domeniche Mensuali; come p<br />
nelle feste della B. V. M.<br />
« II settimo di San Pantaleone Martire con p;<br />
petto di pietra, pittura ed Ancona di legno (****)<br />
ha entrata né obbligazioni, e si mantiene dalla S<br />
labile Comunità, quale celebra la sua festa con<br />
sica per voto solenne 1528, come da lapide post;<br />
Chiesa. Per esso si raccolgono l'offerte della qu<br />
(") La pia pratica continua anche ora.<br />
(**) Un quinterno elegantemente rilegato in lutta cartapecora con 1<br />
sirni caratteri scritti, viene elencando nell'Archivio Parr. i legati e i<br />
degli Acquisti con gli obblighi derivatine.<br />
(*") Trovasi al Museo Sforzesco di Milano.<br />
(****) Ora di marmo.
domenica del mese. Ed a quest'Altare si sono appoggiati<br />
li Confratelli e Consorelle di San Rocco.<br />
« L'ottavo di S. Pietro Martire con pittura ed<br />
Ancona ben adorata. Non ha cosa di certo, raccogliendosi<br />
per esso l'offerte nella seconda domenica di ogni<br />
mese, e mantenendosi nel resto dalla Spett. Comunità<br />
la quale pure celebra con musica la sua festa per altro<br />
voto solenne 1598, come da lapide posta nel muro<br />
presso quest'Altare, a cui annessa viene la Scuola della<br />
Dottrina Cristiana, quale non ha ch'un capitale di<br />
piccole 2500 lasciatole nell'anno decorso 1755 da fu<br />
Sig. Gio. Batta Beccalossi testatare come sotto per<br />
mantenere col frutto di tal Capitale i Libri e l'Imagini<br />
che si danno a fanciulli per eccitarli a frequentare la<br />
scuola.<br />
« A riserva degli Altari di S. Carlo e di S. Cattarina<br />
gl'altri sono previligiati tutti per le sant'Anime<br />
del Purgatorio. Il Maggiore tre volte alla settimana^<br />
per qualsivoglia Anima. Gl'altri cinque un giorno ebdomadale<br />
per ogn'uno relativamente a loro confratelli<br />
e consorelle defonti. La sagrestia Ell'è decentemente<br />
provveduta da sacri arredi tanto per i giorni feriali,<br />
come per li festivi con tre Calici, tre Pissidi,<br />
Ostensorio, Turibolo, Navicella, ed altre cose d'argento,<br />
così li sagri vasi del Battisterio con tre Baldachini<br />
qualche ricamo e broccato ma vecchi così quale<br />
la lezzena di damasco rosso per ricoprir i pilastri e<br />
pareti della Chiesa ma leggeri di molto fatti fare ne<br />
tempi più felici dallo Spett. Pubblico e Divoti ma ora<br />
si stenta a mantenere il bisognevole per la quasi universale<br />
povertà de parrocchiani indebitata altresì la<br />
Comunità di dugento mila lire circa, come pure per<br />
esser frequenti le sacre funzioni molto il concorso ; e<br />
però grave il consumo; ciò non ostante vi si arriva con<br />
inchieste, con offerte ed industrie, che con una gara<br />
mettono in pratica li Presidenti della Sagrastia e degli<br />
Altari per compiere a loro numeri e vi concorre pur<br />
sempre la Comunità. Non mi sono però mai stati dati<br />
le Conti, né li ho cercati, affidato che presiedendovi<br />
sempre persone oneste sieno giuste come per non inoltrarmi<br />
forse troppo.<br />
« Nella biancheria pure v'è il bisogno tanto ne<br />
Corporali e purificatori-quanto ne Camici, Cotte e Tovaglie<br />
ed è.tenuta netta e rattoppata il più che si possa.<br />
Ogni Sacerdote però si serve di Cotte sue come d'alcune<br />
altre cose.<br />
La Prepositura -<br />
•••'* Quésta. Chiesa nell'anno 1686 fu decorata dal<br />
Titolo di Prepositura tanto dall'Ili.mo e Rev.mo Ordinario<br />
di Brescia, quanto dall'Ecc. Senato Veneto<br />
con sue Ducali del di 1 1 settembre dell'anno stesso,<br />
qual pure passò in tenuta li _ -chi stabili assegnati per<br />
43<br />
l'Entrata del Proposto, quali Ducali chiamate in revisione<br />
più volte dal Collegio degl'Ili.mi ed Ecc.mi Savi<br />
alle decime in Rialto furono sempre confermate e scritte<br />
al Libro Grazie come da Fede autentica 9 marzo<br />
1752.<br />
« Ha Capitoli particolari nell'Erezione di Prevostura,<br />
di sollievamento e d'aggravio al Preposto comecché<br />
obbligatasi la comunità a provvedere a sue<br />
spese a di lui soddisfazione il Predicatore dell'Avvento,<br />
e per la quaresima ed esentato il Prevosto dalla<br />
compera dell'olio per la Lampada del SS. Sacramento<br />
ed a lui si sono concedute l'offerte di sette nominate<br />
feste dell'anno che ridondano però in poco; all'incontro<br />
s'è fatto concorrere esso Proposto per scudi dodici<br />
di piccole lire, sette per ognuno alla spesa della Musica<br />
nella, solennità di S. Marco Titolare, supplendo al<br />
di più la Comunità stessa, come sin qui s'è effettuato<br />
hmc inde.<br />
« Sopra essi Capitali nata qualche discussione su<br />
li primi anni dell'erezione ed umiliata la materia dell'Ili.mo<br />
e Rev.mo Ordinano sortì nel 10 di novembre<br />
1689 sentenza m molti capi ed il primo venne<br />
espresso nei seguenti precisi termini : 1.) che li Capitoli<br />
decretati nell'erezione della Prepositura, e confermati<br />
dall'Ecc.mo Senato sieno di perpetua osservanza<br />
senza che possa alcuno contravvenirsi alla benché minima<br />
parte.<br />
« L'entrata poi certa di questo Benefizio, che è<br />
de minori non soggetto a decime, bensì alle pubbliche<br />
gravezze di Taglie, Campatici ecc., depurata che sia<br />
dagl'aggravi si restringe a cento trenta ducati plus,<br />
minusve oltre l'esser la Breda che possiede sul calcolo<br />
di questi sottoposta all'inclemenza delle stagioni. E le<br />
incerte si sono di molte impicciolite per la povertà quasi<br />
Comune, come per essersi estinte, od allontanate alcune<br />
Case delle più doviziose; onde ci vuoi tutto a passalmente<br />
vivere.<br />
« A me Cattaneo sottoscritto, ora dell'età d'anni<br />
54 fu addossata questa Cura nell'anno 1746, poiché<br />
serbato a questo Pubblico Originario il gius perpetuo<br />
della presentazione ali' 111.mo e Rev.mo Ord. senza<br />
che'altro mi conoscesse, né io alcuni d'essi, anzi senza<br />
mia saputa, m'ebbe preferito coi voti ad altri conosciuti<br />
Concorrenti, all'essergli stato dato per accidente<br />
m Brescia il mio nome; qual cosa fattami intendere<br />
negl'ultimi recessi della Val Camonica dove per 16<br />
anni teneva la Parrocchia di Precasaglio Comun di<br />
Ponte di Legno, ed avendovi molto difficoltà ad assumere<br />
questa, per non aver mai veduta questa, Spett.<br />
Val-Trompia, come per altri riflessi, mi fece gran<br />
Cuore l'Ecc.mo e Rev.mo Sig. Card. Quirini Vescovo<br />
Padrone di gioconda memoria a venirvi, ed m tutti<br />
questi dieci anni non ancor compiuti di mia residenza<br />
non m'è accaduto alcun grave disgusto, bensì sempre<br />
sono stato e compatito e rispettato.
Indole gardonese e cura pastorale -<br />
« Per altro nell'esser un popolo più che per metà<br />
forestiere venutovi quali anticamente e che talvolta vi<br />
viene ad abitare da altri paesi è da maneggiarsi col<br />
testo di S. Paolo : argue, obsecra, increpa in omni patientia,<br />
et doctrina. Vive sul far della città: Amante,<br />
ed isfarzoso nelle sagre funzioni. Attaccato di troppo<br />
ad alcune antiche e non ben sane costumanze, che si<br />
cercano recidere al possibile. Temo si seguiti.<br />
Temo negligenza in alcuni a pagar i Legati pii<br />
non usando questi SS. Notai a dar le polize di Legati<br />
al Parroco tuttocchè avvisati per eccetitarne l'adempimento.<br />
Molti sono facili, per quanto si declami, alle<br />
mutue compensazioni perché lavorando per la maggior<br />
parte nella fabbrica delle canne da schioppo con subordinazione<br />
a mercatanti, e venendo per il più pagati<br />
su le mercedi loro giornaliere con roba a prezzo eccedente<br />
cercano se possano segretamente rifarsi.<br />
« Non vi sono poi Coniugati che non coabitino,<br />
ne bestemmiatori, né usurpatori di Chiese, meno malefici<br />
pubblici, dubito di qualche usuraio.<br />
Predicazione -<br />
« Dall'Altare si predica la divina parola ogni<br />
festa, non impedita e queste sono poche, alla Messa<br />
parrocchiale o pur dal Pulpito, concorrendovi anche<br />
molti Forastieri;
« Vi si canta Messa nella festa di S. Rocco ed<br />
altre volte occorrendo e vi si celebra messa m quasi<br />
tutte le feste da Rev. D. Paolo Moretti eletto da Confratelli<br />
m loro Cappellano.<br />
« Ivi contigua è la stanza d'un Romito per servizio<br />
di questa Prepositurale pernottandovi d'estate a<br />
suonar occorrendo ne tempi minacciosi. Questo Romito<br />
veste di nero con collarino da Prete e, credo senza<br />
licenza ; essendo poi giovane, e di poca riflessione manca<br />
m molte cose : si confessa di rado : e non lascia di<br />
sé grandi speranze perché da me e da altri più volte<br />
avvertito non sa mutarsi.<br />
Il Clero -<br />
« In questa Prepositurale sono al n. di 18 h RR.<br />
Sacerdoti secolari senz'alcun Chierico de' quali ^<br />
IL CURATO COADIUTORE<br />
II M. R. Don Vincenzo Zambonetti d'anni 34,<br />
quale ogni cinq'anni viene confermato ed eletto con<br />
mio consiglio dalli Confratelli della Veneranda Scuola<br />
del SS.mo Sagramento, da quali pure se gli contribuisse<br />
il patteggiato salario su li Capi d'obbligo a lui<br />
dati che tutti ben adempie.<br />
Confessori senza salario -<br />
« 2.) Il Rev. Don Pietro Francesco Multi d'anni<br />
compiuti 61 ;<br />
« 3.) Il Rev. Don Giovanni Francesco Acquisti,<br />
d'anni compiuti 51 ;<br />
« 4.) Il Rev. Don Gian Battista Beretta, d'anni<br />
compiuti 49 ;<br />
« 5.) Il Rev. Don Stefano Gian Maria Belleri,<br />
d'anni compiuti 43 ;<br />
« 6.) Il Rev. Don Paolo Mqretti, d'anni compiuti<br />
38;<br />
« 7.) Il Rev. Don Ignazio Eecealossi, di anni<br />
compiuti 37;<br />
« Sacerdoti maeslri di scuola volontari :<br />
« II Rev. Don Giacomo Beretta d'anni compiuti<br />
quarantanove ;<br />
« II Rev. Don Barteo Francini, d'anni compiuti<br />
quarantadue.<br />
Sacerdoti be' '-ciati -<br />
« L'antescritto Don Ignazio Beccalossi possiede<br />
una Cappellania lasciata da fu Sig. Benedetto Beccalossi<br />
di lui zio paterno con suo Testamento stato aper-<br />
:<br />
45<br />
La cupola della Preposilurale di S. Marco,<br />
to nel dì 1 1 aprile 1750, comecché ad essa ivi chiamato<br />
coll'obbligazione di messe per la metà dell'annovale<br />
provento sul capitale del Testatare fissato e per<br />
l'altra metà di far scuola gratis a diciasette figli; quali<br />
obbligazioni vengono adempiute da esso D. Ignazio e<br />
dal suddetto D. Paolo Moretti assunto per coadiutore.<br />
« Ad essa Cappellania poi nell'anno decorso<br />
1 755 per Testamento del fu Sig. Gian Battista Beccalossi<br />
altro zio paterno, de Rogiti del q. Signor Antonio<br />
Moretti Notaio 19 settembre 1753 essendo stato<br />
aggiunto altro capitale di scudi 800 coll'obbligazione<br />
sul frutto da questi proveniente di spiegare la Dottrina<br />
Cristiana dove, come e quando gli sarà ordinato da<br />
me o miei successori : ed esso Rev. Don Ignazio ha<br />
dato tale carico al Rev. Don Stefano Belleri suddetto<br />
che l'adempie col far la quarta classe qui nelle sagrestie<br />
agli Uomini qui da me presentemente destinato (*)<br />
«15.) Il R. D. Francesco Voltolini prete dell'Archipresbiterale<br />
d' Iseo d'anni 26 circa stato assunto<br />
per anni cinque futuri nella Cappellania lasciata qui<br />
dal fu Don Pietro Ussoli uno de miei Predecessori<br />
(*) Dal IX sacerdote il relatore ci porta al XV, ma poi gli altri pure<br />
si trovano col debito numero d'ordine, spostati per trattazione di materia nel<br />
paragrafo: Sacerdoti senza impiego (I).
secondo che dirò più abbasso e coll'obbligazione di<br />
celebrare in ogni anno cento e cinquanta messe e far<br />
scuola a 24 figlioli come eseguisce.<br />
« 16.) Il Rev. Don Angiolo Acquisti d'anni 33<br />
possiede una Cappellania istituita dal Sig. Gian Battista<br />
Acquisti qui onondo, e che fissò e morì nella Serenissima<br />
nostra Dominante da cui venne poi colà la<br />
nobil famiglia Acquisti come da Istrumenco del dì 18<br />
giugno 1659 rog, dal q. Sig. Ottavio Chinelli Notaio<br />
qui in Gardone.<br />
Ritrailo del Saceidole Catlaneo, parroco di Gardone V. T. nel 1756.<br />
« Ad essa Cappellania sono chiamati i Religiosi<br />
di tal casa. Consiste il Capitale censuario della medesima<br />
in mille scudi di piccole lire sette per scudo; rende<br />
annovalmente de Censi scudi simili sessanta de<br />
quali lasciati cinque per ogn'anno a mantenere l'Altare<br />
di S. Cattarina ha per gl'altri 55 l'obbligazione di<br />
celebrare 4 messe ebdomadali oltre alcune feste in esso<br />
Altare come da detto Istrumento, e da una Lapide<br />
posta vicino a detto Altare chiamata pure in esso istrumento,<br />
che tra gl'altre cose così s'esprime a caratteri<br />
maiuscoli d'oro: tres Missas ultra dominicas et Sanctorum<br />
de praecepto, nec non Sanctorum quarum Icones<br />
picturam Altaris exornavit festos dies in Altari familiae<br />
de Aquistis hac in Eccla constructo divaeque Catharinae<br />
dicalo.<br />
Tuttoché il frutto di tal capitale sia lo stesso che<br />
da principio ed annovalmente venghi pagata da questa<br />
Comunità censuaria e sieno altresì per l'addietro state<br />
celebrate dette quattro Messe ebdomadah, non essendovi<br />
posta altra obbligazione, l'attuai suddetto Possessore<br />
ha da sé, non so con qual consiglio, o ragione<br />
ridotte dette 4 messe a tre sole; e si lascia sprovveduto<br />
l'Altare, benché avvisato, e fatto avvertire che ciò non<br />
gli sia lecito.<br />
« II Rev. Don Giacomo Beretta tiene una Cappellania<br />
ammovibile fondata sopra un Capitale di scudi<br />
mille in questa Comunità al sei per cento dal fu<br />
Sig. Lorenzo q. Gio. Pietro Ussoli coll'Istròimento<br />
del dì 10 agosto 1 642 rog. dal q.m Sig. Lorenzo Chinelli<br />
Notaio coll'obbligazione di quattro messe per<br />
ogni settimana in. questa Parrocchiale in perpetuo ma<br />
de quali messe da dirsi nelle domeniche e con ordine<br />
fosse eletto un Capellano da esso Sig. Fondatore, o<br />
suoi eredi di linea maschile assieme delle persone che<br />
venissero destinate a tal elezione da questa Comunità<br />
con altre espressioni in detto Istrumento citato da una<br />
Lapide posta dentro la Chiesa vicino alla porta maggiore.<br />
Ad estinzione di tal debito essa Comunità nell'anno<br />
1710 fece deposito dell'equivalente danaro in<br />
mano del M. 111.e Sig.r Pietro Giacomo Benaglio<br />
Vicario allora di questa Spett. Valle qual deposito fu<br />
proclamato, ed intimato come da Istrumento del dì<br />
13 settembre 1710 rogito dal fu Sig. Martino Rizzinelli,<br />
Notaio,<br />
« Nell'anno poi susseguente 1711 a 8 ottobre ed<br />
Istrumento del fu Sig. Francesco Zambonetti altro Notaio<br />
tornò questa Comunità per mezzo de di Lei Governatori<br />
a levar a censo tal Capitale, e s'obbligò pagar<br />
sopra esso il 4 per cento, cioè scudi quaranta annovali,<br />
e darli a quel Sacerdote che venisse eletto dal Signor<br />
Gian Battista Ussoli, come attinente di sangue de fu<br />
lustitutore colla obbligazione di quelle messe fossero<br />
da questo Signor Gian Battista fissate ed in quelli<br />
giorni e luoghi venissero espressi di suo piacere colla<br />
clausula contraria alla Bolla di S. Pio V 1568 ,de<br />
censit. di non poter francar la Comunità tal Capitale<br />
' di censo se non se dopo che avesse estinti tutti gl'altri<br />
Capitali che teneva passivi.<br />
46<br />
« Sopra di questi quaranta scudi non so quante<br />
messe ora si celebrino né per quale limosina. Per quanto<br />
poi mi vien deitlo il fu Sig. Lorenzo Ussoli Istitutore<br />
come sopra con suo Testamento lasciò erede un<br />
suo fratello per nome Paolo morto in Passirano; onde<br />
di questa Cappellania due cose mi riescono sorprendenti,<br />
cioè come mai il suddetto Sig. Giam-Battista<br />
Ussoli non altro che pronipote dell'Istitutore suddetto<br />
(non già di questi Erede) siasi fatto di questa Cappellania<br />
erede; 2.) come abbia lecitamente potuto variare<br />
la disposizione d'esse messe fatta da un suo Collaterale,<br />
qual variazione meglio si desume dall'Istrumento<br />
1711, (8 ottobre); ed altresì da un Acordio<br />
fatto 17 settembre 1745 tra l'ora q.m Sig. Antonio<br />
Ussoli figlio del detto q.m Sig. GiamBattista ed il Rev.
Don Stefano Belleri vivente ed assunto allora per Cappellano<br />
coll'obbligazione di messe annovali 150 colla ,<br />
elemosina per tutte di soli scudi trentadue, cioè scudi<br />
otto di meno di quanto si paga presentemente sopra<br />
tal capitale.<br />
« 17.) Il Rev. Don Annibale d'anni 53 ;<br />
« 18.) Il Rev. Don Gio. Marco, d'anni 43;<br />
« fratelli Rampinelli.<br />
Questi tengono Cappellania di loro Casa, de<br />
quali non ho mai veduti i fondamenti, credo coll'obbligo<br />
di sole Messe.<br />
« II Convento sotto espresso è tenuto per ogni<br />
festa mandar in questa Chiesa Parrocchiale un Sacerdote<br />
a celebrarvi la Santa Messa come adempie, secondo<br />
la disposizione Testamentaria del q.m Signor<br />
Girolamo de Beati qui di Gardone come da Lapide<br />
posta in questa Chiesa, che si riferisce al di lui Testamento<br />
fatto in Inzino e rogito dal Sig. Sebastiano Maneto<br />
nel dì 24 gennaio 1621. /<br />
Sacerdoti senza impiego -<br />
« 10.) Il Rev. Don Francesco Giuseppe Francini<br />
d'anni 50, quale da molti anni essendo mentecatto<br />
non celebra messa, ne interviene ad alcuna funzione e<br />
se ne sta per lo più in casa.<br />
« 11.) Il Rev. Don Giacomo Filippo Cominazzi<br />
di anni 44;<br />
« 12.) Il Rev. Don Francesco Bernardino Moretti<br />
d'anni 44;<br />
« 13.) Il Rev. Don Angiolo Tanfoglio, d'a. 39;<br />
« 14.) Il Rev. Don Giannantonio Feraglio a. 28.<br />
« In complesso poi tutti essi RR. secolari si guardano<br />
(grazie a Dio) da giucchi ed osteria né sono<br />
indecenti nel vestire anzi usano all'Altare e nelle sagre<br />
funzioni sempre la Veste talare, lasciano bensì desiderare<br />
uno studio maggiore mentre che da alcuni anni<br />
nissuno vuoi far il Definitore de casi mensuali; onde<br />
se stanno sospese le Congregazioni e non vi veggo per<br />
ora altro espediente che obbligare quelli che sono confessori<br />
a far una decisione uno dopo l'altro per turnum.<br />
Più frequenza alla Dottrina Cristiana, e dicono<br />
altresì alcuni la Santa Messa nelle feste troppo immediatamente<br />
innanzi alla Parrocchiale, locchè da occasione<br />
al popolo di partire dalla Chiesa senz'ascoltare<br />
la divina parola con danno altresì degl'Altari per le<br />
offerte che si raccolgono finita la predica. In questa<br />
Chiesa v'è più oltre il grande assurdo nelle donne di<br />
mettervi e lasciarvi panche nove senza prima ottenere<br />
la licenza dell'll.mo e Rev.mo Ord. come fu sentenziato<br />
dell'Ili.mo e Rev.mo Mons. Barteo Gradenigo<br />
24 maggio 1685 come pure d'allungar, alzare, o slargare<br />
le vecchie; onde poco a poco si' rende di troppo<br />
impedito il pavimento.<br />
47<br />
Il Convento -<br />
« Abbiamo poi qui in poca lontananza un Convento<br />
de RR. PP. dell'Osservanza di S. Francesco<br />
eretto da S. Bernardino da Siena 1442 a 20 aprile<br />
come rilevo da una scrittura che fu da esso Santo soscritta<br />
e contiene detto Convento 15, o pur 16 tra<br />
Sacerdoti e Laici. E la Chiesa è d'un bel Vaso con<br />
6 Altari.<br />
« Manchiamo d'Abbazie, di Priorati, di Mona-<br />
Chiesa di S. Carlo - Portichelto a sera.<br />
che, di Conservatori di Donne e di Rendita che sia<br />
intitolata Fabbrica.<br />
« Non si posseggono Stabili disposti a Cause pie,<br />
perché tutti a mia saputa sono stati venduti in pronta<br />
ubbidienza a sovrani comandi.<br />
Opere Pie -<br />
« Due sono i Luoghi pii che qui abbiamo sotto<br />
nome di Commissarie cioè :<br />
« Prima: La Commissaria del SS. Crocifisso lasciata<br />
da fu Prevosto D. Pietro Ussoli in suo Testa-
mento de! dì 6 aprile 1 729 rogito dal fu Sig. Lorenzo<br />
Chinelli consiste in alcuni Capitali di censo, coi quali<br />
censi si debbe mantenere e si mantiene delli tre nominati<br />
Commissan tra quali io uno ne sono, un Cappellano<br />
che celebri annovalmente quel numero di messe<br />
che comporta il frutto che viene dal Capitale ritratto<br />
dalle case vendute qual frutto di presente egl'è di scudi<br />
bresciani, n. 30 e forma l'elemosina per messe 150 a<br />
Soldi 8 per ogn'una così dal Testatare fissata; 2.) che<br />
faccia scuola a quel numero de figli che discretamente<br />
porta il frutto de Capitali formati per li stabili nella<br />
Valle qui di Gardone venduti; onde per ora si sono<br />
eletti figliuoli 24 e per mercede di questi si danno al<br />
Maestro altri scudi 60 sicché tra tutto ottiene esso Cappellano<br />
di presente scudi novanta per ogn'anno, ma si<br />
stenta a scuodere; ed insorse purtroppo qualche lite.<br />
« Seconda : La Commissaria Acquisti venne fondata<br />
dal suddetto Sig. Giam-Battista Acquisti in vari<br />
tempi per diversi Capi, e differenti Istrumenti e Scritture,<br />
cioè: 1.) L'Istituzione della Cappellama sopranotata<br />
coll'Istrumento 1659 sopra la quale cadono le<br />
due ispezioni d'una messa ebdomadale che si tralascia<br />
di dire e dell'Altare non provveduto come sopra e per<br />
tal Cappellania ivi sono eletti tre Commissari Esecu-<br />
11 Santuaiio della valle d'ìnzino.<br />
48<br />
tori che sopra ciò nulla reclamano. 3.) L'accennati<br />
donazione de l'argenteria all'Altare di S. Catterins<br />
colla condizione di venderla per sostenere detta Cap<br />
pellama in caso si minorasse il Capitale o pur il censc<br />
come da Scrittura privata del dì 27 luglio 1676 in cu<br />
sono nominati tre Commissari. ( v )<br />
« 2.) Disposizione per la spesa nella solennit;<br />
di S. Catterina, ed in un Ufficio nel giorno seguente<br />
come pure per la dispensa di pane a poveri due volti<br />
all'anno fondata sopra un capitale di scudi trecento<br />
quarantasei circa dato a censo a questa Comunità il<br />
ragione del 6 per cento come da Istrumento del d<br />
26 agosto 1664 rogito dal fu Sig. Comino Rizziti<br />
Notaio di Magno d' Inzino, in cui per adempimenti<br />
di dette cose vengono nominati cinque Commissari.<br />
« 4.) Un mezzo bosco e una mezza fucina (quel!<br />
venduti sono stati ridotti in due capitali di censo) la<br />
sciati a queste Venerande Scuole del SS. Sagrament<br />
e Rosario in sua Cedola Testamentaria del dì primi<br />
settembre 1678, qual fu decretata nel dì 12 dicembr<br />
dell'anno stesso restando pur l'altre due metà di detJ<br />
bosco e fucina per il fine medesimo quando suc«<br />
deya il caso ivi annunciato per prenderne entrata cc<br />
far celebrare qualche messa, e qualche Esequie p«<br />
se, e suoi defunti; 2.) per comperar Oglio per le Lan<br />
pade di questa Chiesa, e per l'Aitar di S. Catterin;<br />
3.) per far governar l'argenti da lui come sopra dona<br />
il tutto come piacerà alii quattro Commissari in dett<br />
Cedola nominati e conosceranno il bisogno in lor<br />
coscienza inoltre.<br />
« II Vivente qui Sig. Giam-M. Acquisti Pron<br />
potè del suddetto Sig. GiamBattista come Commissar:<br />
nominato in tutti li detti quattro capi avendo qua<br />
sempre colla permissione oppure colla connivenza di<br />
gli altri Commissari maneggiate dette cose e tenute<br />
Libri delle partite e quindi appropriatisi altri affranc;<br />
tisi Capitali e frutti scossi è restato debitore di gross<br />
somma, dallo stesso suo giro posti dappoi li suoi be:<br />
all'Estimo convenne agl'altri Commissari far compar;<br />
per esserne pronunciati e venirne soddisfatti. Anno o<br />
tenuto qualche assegno ma molto ancora s'è perdute<br />
e maggior sventura della Commissaria lo stesso Si<br />
Gio. Maria dopo le promosse diverse liti contro il s<br />
condo e quarto Capo onde da alcuni anni si spende<br />
difenderne le ragioni ne saprei sperare di vedervi pr<br />
sto il fine perché lo stesso facendo da sé le prodott<br />
ed essendo tal volta il Giudice, o produce novi pun<br />
o domanda tempo, o pur bisogna differire per quale!<br />
riguardo e frattanto non si possono adempire i Leg<<br />
al quarto Capo. Ma neppure quelli contenuti nel s<br />
condo perché da sé solo vorrebbe far la dispensa d<br />
pane e la spesa della solennità di S. Catterina; cor<br />
meglio dirò, comecché per disgrazia entrando in que<br />
(*) L'argenterìa qui nominata «per 150 onze circa» venne incamer<br />
e venduta nelle spogliazioni napoleoniche e non restarono che le segrete<br />
ebano e argento.
per uno delli Commissan ho avuto la. necessità di pigliar<br />
tutti i lumi possibilità sostenimento della causa pia.<br />
« Inoltre in questa decretata Cedola Testamene<br />
taria si lasciano Livelli di Ducati 800 circa presi collettivamente<br />
ed un altro da farsi in circa altri Ducati<br />
400 come ivi per ispendere i frutti : 1.) in lire 40 di<br />
cera; 2.) m Messe diciasette nel giorno di S. Catterina<br />
cioè una per ogni Parrocchia delle 17 di questa<br />
Spettabile Valle a lire 10 oltre due candele di detta<br />
cera da darsi per ciascheduna Chiesa; 3.) in dispensa<br />
di sale alle Parrocchie stesse compresivi li due Conventi<br />
in questa Valle esistenti, come più diffusamente<br />
leggesi in. detta Cedola.<br />
« Due poi sono le Levatrici delle donne di parto<br />
ambedue provette ben istrutte ed esperimentate onde<br />
se ne può fidare e sono: La Sig.a Giulia vedova lasciata<br />
dal q.m Sig. Giacopo Antonio Belleri e Donna<br />
Margarita moglie di S.r Antonio Bazzoni.<br />
« Così due sono le maestre di scuola per le figliole<br />
cioè Margherita figlia del Sig. Barteo Vida d'armi<br />
33, Domenica figlia del fu Sig. Antonio Ussoli d'a. 28.<br />
49<br />
Oltre li suddetti Maestri di Scuola vi sono li due<br />
seguenti secolari, cioè: Giacomo q.m Barteo Beretta;<br />
Tom. q.m Giacomo Moro.<br />
Entrambi sono di buoni costumi, e frequenti a<br />
SS. Sagramenti, ma per quello che tengo senza aver<br />
fatta professione della fede ne presa licenza.<br />
E, così tengo de Sacerdoti suddetti Maestri di<br />
Scuola.<br />
Giannantonio Baldassare Caltaneo<br />
In Gardone Val Trompia.<br />
Preposto Vicario Foraneo ».<br />
N. B. — Se ogni pastore avesse l'animo intento<br />
così ai suoi doveri, non perirebbero i fedeli a lui affidati<br />
e la storia dell'uno e degli altri, collegati nella conquista<br />
dell'unica meta ideale, potrebbe concludersi:<br />
Che bella è veramente e santa impresa abitare<br />
nell'unione di una concorde fraternità.<br />
(Fot. Braco)
La Regia Scuola secondaria di avviamento al<br />
lavoro G. ZANARDELLI di ìnlone V. T.<br />
Nell'ottobre del 1903 cominciava a funzionare,<br />
con orario diurno completo, la Scuola Professionale<br />
Operaia « G. Zanardelli » di Gardone V. T.<br />
Dopo oltre 25 anni di vita, attiva e feconda di<br />
risultati, di questa Istituzione, è opportuno considerare<br />
il tempo trascorso ed i risultati raggiunti, allo scopo di<br />
trame incitamento a perfezionare sempre più la Scuola<br />
stessa, particolarmente in relazione alle nuove Leggi<br />
che riordinano le Scuole di Avviamento al Lavoro,<br />
ampliandone largamente le funzioni.<br />
NOTIZIE STORICHE<br />
Fin dal 1877 era sentita in Gardone V. T. la<br />
necessità di provvedere alla istruzione tecnica degli<br />
operai delle industrie locali.<br />
Infatti, in tale anno, l'alierà Sindaco Gay. Moretti<br />
Giuseppe affidava al sig. Mino Pietro l'incarico di<br />
impartire agli operai lezioni di Disegno. Veniva così<br />
istituita una « Scuola di Disegno per gli Artigiani »<br />
con orario festivo. Dopo molti anni di funzionamento<br />
di questa Scuola festiva, nel 1900-01, veniva aggiunto<br />
ad essa un Corso, serale e festivo, di « Elementi di<br />
Elettrotecnica», tenuto disinteressatamente dall'egregio<br />
Ing. G. Baccarani, allora Direttore degli Stabilimenti<br />
« Redaelli » di Gardone V. T.<br />
. Prof. MARIO CRISTOFOL, -<br />
51<br />
In seguito ai favorevoli risultati avuti, con questo<br />
corso, veniva costituita una Commissione incaricata di<br />
studiare i mezzi per l'impianto in Gardone V. T. di<br />
una « Scuola Professionale Operaia », completa dei<br />
corsi diurni, serali e festivi.<br />
La Commissione, presieduta dall'egregio Ing. G.<br />
Baccarani, era composta dalle seguenti egregie persone:<br />
Sig. Moretta Antonio, per il Comune di Gardone<br />
V. T., sigg. Grazioli Arrigo e Bel trami Pietro, per<br />
le locali Società Operaie di Mutuo Soccorso e Sigg.<br />
Corridori Giovanni e Zambonardi Andrea in rappresentanza<br />
degli operai.<br />
Con l'aiuto di alcune benemerite persone, fra cui<br />
è doveroso ricordare l'On. Quistini, il Maggiore Barié,<br />
il Cav. Uff. Beretta Giuseppe, e per l'appoggio<br />
veramente grande e generoso dato da S. E. Giuseppe<br />
Zanardelli, allora Presidente del Consiglio dei Ministri,<br />
la Scuola potè ottenere dall'On. Ministero di Agricoltura,<br />
Industria e Commercio, dalla Provincia e dalla<br />
Camera di Commercio e Industria di Brescia, dalla<br />
Cassa di Risparmio per le Provincie Lombarde in Milano<br />
e dal Comune di Gardone V. T., contributi finanziari,<br />
annuali, sufficienti per poter effettivamente aprire,<br />
nell'anno scolastico 1903-04, la «Scuola Professionale<br />
Operaia », intitolata a Giuseppe Zanardelli in<br />
riconoscimento dell'opera da Lui svolta a favore della<br />
Istituzione.
Il Comm. Ing. Redaelli Pietro, per rendere possibile<br />
l'effettivo funzionamento della Scuola, volle<br />
acquistare un fabbricato per darlo gratuitamente in uso<br />
alla Scuola stessa, e diede pure gratuitamente energia<br />
elettrica e numeroso materiale per le officine.<br />
A dimostrazione della propria riconoscenza, la<br />
Scuola, il 29 giugno 1925, ha voluto inaugurare, nei<br />
propri locali, alla presenza di S. E. il Ministro della<br />
Economia Nazionale On. Nava, una lapide a ricordo<br />
dell'opera svolta a favore della Scuola dal compianto<br />
Comm. Ing. Redaelli Pietro.<br />
Nell'anno scolastico 1903-04 la Scuola raccoglieva<br />
già 23 allievi nel Corso diurno, oltre ad altri 82 nei<br />
Corsi serali e festivi. Le prime gravi difficoltà 'di vita<br />
della Scuola vennero superate specialmente per merito<br />
di alcune generose persone che si offrirono, per alcuni<br />
anni, per insegnare gratuitamente; fra queste è doveroso<br />
ricordare, oltre l'egregio Ing. G. Baccarani, il<br />
Maggiore Generale d'Art. Ettorre Filandro, allora<br />
Capitanò, il Rag. Beltrami, il Geometra Contessi Bortolo<br />
ed altri ancora.<br />
La Scuola si sviluppò rapidamente e l'On. Ministero<br />
di Agricoltura, Industria e Commercio, volle con<br />
R. D. 12 novembre 1906, n. 495, regificarla dandole<br />
il nome di « Regia Scuola Professionale Operaia G.<br />
Zanardelli » e ordinandola con una sezione triennale<br />
diurna ad orario completo, una sezione triennale serale<br />
e una sezione festiva, pure triennale.<br />
Nel 1922 la Scuola lasciava il fabbricato di proprietà<br />
della Soc. An. Giuseppe e Fratello Redaelli,<br />
divenuto ormai insufficiente, e si trasferiva nel grande<br />
fabbricato della Fabbrica d' Armi R. Esercito ottenuto,<br />
in affitto, dal Demanio dello Stato, per il parti-<br />
Gabinetto di scienze e tecnologia.<br />
52<br />
colare interessamento di S. E. il Sen. Avv. Carlo<br />
Bonardi e dell'egregio fratello On. Dott. Italo.<br />
Il fabbricato veniva rapidamente adattato ai nuovi<br />
bisogni e la Scuola poteva così iniziare un nuovo e<br />
fecondo periodo di grande sviluppo, reso possibile dalla<br />
razionalità ed ampiezza dei nuovi locali.<br />
ORDINAMENTO<br />
La Scuola è stata riordinata con R. D. 16 ottobre<br />
1924, n. 2345, e risulta costituita, anche in relazione<br />
alla recentissima Legge 7 gennaio 1929-VI I,<br />
n. 8, dai seguenti Corsi :<br />
Scuola Secondaria di Avviamento al lavoro,<br />
Corso triennale diurno (con Biennio generico misto,<br />
,- maschile e femminile, e terza classe industriale mista,<br />
per meccanici e falegnami e femminile), alla quale si<br />
accede con la licenza della quinta classe elementare.<br />
Gli insegnamenti comuni alla sezione maschile e<br />
a quella femminile sono : Lingua Italiana ; Stona e<br />
Geografia; Coltura Fascista; Lingua Francese; Matematica;<br />
Elementi di Scienze; Igiene; Disegno a mano<br />
libera e geometrico; Calligrafia; Educazione fisica.<br />
Gli insegnamenti particolari per la sezione maschile<br />
sono :<br />
Disegno Professionale, Esercitazioni Pratiche,<br />
(Lavorazione del Legno, Lavorazione dei Metalli,<br />
ecc.)<br />
Gli insegnamenti speciali per la sezione femminile<br />
sono :<br />
Economia domestica, Esercitazioni pratiche (Taglio,<br />
Cucito, Sartoria, Maglieria, Ricamo ecc.)
E' annesso alla Scuola un « Corso Superiore »<br />
denominato « Laboratorio Scuola per Operai Armar<br />
moli», (corso biennale diurno), al quale accedono gli<br />
allievi licenziati dalla Scuola di Avviamento al Lavoro.<br />
In tale corso vengono impartiti i seguenti insegnamenti<br />
:<br />
Coltura generale; Matematica; Elettrotecnica;<br />
Meccanica teorica ed applicata ; Disegno Professionale;<br />
Tecnologia delle Armi; Tecnologia d'Officina, e<br />
vengono compiute esercitazioni pratiche di Aggiustaggio,<br />
Fucinatura e di Lavoraz. alle Macchine Utensili.<br />
Sono annessi alla Scuola anche i « Corsi per Maestranze<br />
» per apprendisti metallurgici e meccanici, muratori,<br />
falegnami ed ebanisti, (Corsi quadriennali serali).<br />
Tali corsi hanno il compito di integrare la coltura<br />
generale, tecnica e pratica degli apprendisti che lavo-<br />
rano durante la giornata nelle industrie locali. Vengono<br />
impartiti insegnamenti di Coltura generale, Aritmetica,<br />
Geometria e Computisteria, Disegno a mano libera e<br />
geometrico, nozioni di Fisica e Chimica e Coltura<br />
Fascista.<br />
Inoltre, ai metallurgici^ vengono impartiti insegnamenti<br />
speciali di Disegno Professionale, Tecnologia di<br />
Officina, Meccanica intuitiva ed Esercitazioni di officina;<br />
ai muratori, insegnamenti di Disegno professionale,<br />
Materiali ed Elementi delle Costruzioni, Statica<br />
delle Costruzioni, e Resistenza dei Materiali;<br />
ai falegnami ed ebanisti, insegnamenti di Disegno<br />
professionale, Tecnologia dei legnami ed Esercitazioni<br />
di lavoro.<br />
E' annessa alla Scuola anche una « Scuola libera,<br />
festiva, di Disegno Professionale » con corsi sepa-<br />
Officina per le esercitazioni alle macchine utensili.<br />
53<br />
rati di Disegno a mano libera, Disegno Geometrico e<br />
Disegno Professionale; le lezioni vengono svolte al<br />
mattino della domenica.<br />
PERSONALE DELLA SCUOLA<br />
E' costituito da n. 1 Direttore, n. 1 1 Insegnanti,<br />
n. 4 Capi officina, n. 1 Segretario economo e da n. 1<br />
Bidello.<br />
BIBLIOTECA<br />
La biblioteca dell» Scuola, e quella per uso degli<br />
allievi, dispongono di n. 837 opere di coltura generale,<br />
tecnica e scientifica.<br />
\<br />
GABINETTI SCIENTIFICI<br />
I gabinetti di Scienze fisiche e naturali e di Tecnologia<br />
sono dotati di numeroso materiale per esperienze<br />
di meccanica, elettricità ecc., di collezioni di minerali<br />
e combustibili, di apparecchi di precisione per controlli<br />
centesimali, per misure angolari ecc.<br />
OFFICINE E LABORATORI<br />
II laboratorio per le esercitazioni di lavorazione<br />
del legno dispone di n. 28 posti di lavoro, di n. 2 torni<br />
per legno, di n. 1 mola per arrotare utensili, di n. 1<br />
sega circolare con bucatrice, e di una piallatrice semplice.
Laboratorio per le esercitazioni di fucinatura.<br />
Gli attrezzi ed i banchi da lavoro sono stati costruiti<br />
nella Scuola stessa, con l'opera degli allievi.<br />
Il laboratorio per le esercitazioni di aggiustaggio<br />
dispone di n. 33 posti di lavoro, montati su banchi<br />
moderni, con piedi di ghisa, di n. 12 piani di riscontro<br />
e di numerosi e moderni strumenti di misura e controllo.<br />
Il laboratorio per le esercitazioni di fucinatura dispone<br />
di n. 4 fuochi di fucina in muratura, azionati da<br />
un elettroventilatore, n. 4 incudini e di attrezzi vari,<br />
di n. 1 maglio pneumatico da 50 Kg. e di n. 1 forno<br />
a nafta per trattamenti termici.<br />
L'officina per le esercitazioni alle<br />
macchine utensili è provvista delle<br />
seguenti macchine:<br />
limatrice, n. 1 piallatrice, n. I<br />
stozzatrice, n. 1 fresatrice universale,<br />
n. 1 rettifica-affilatrice, n. 3 trapani,<br />
n. 1 affilatrice e n. 1 sega<br />
alternativa.<br />
Il laboratorio per le esercitazioni<br />
pratiche di lavori femminili è<br />
provvisto di n. 1 macchina per cucire,<br />
di n. 3 manichini, di n. 1 ferro<br />
elettrico per stirare ecc.<br />
SALA DI MEDIAZIONE<br />
In applicazione alle recenti disposizioni<br />
di Legge sull' Igiene del<br />
Lavoro, la Scuola ha impiantato<br />
una moderna sala di mediazione<br />
per pronto soccorso.<br />
i&ar _)*f 54 issa<br />
BORSE DI STUDIO<br />
Con regolare donazione del cc<br />
rispondente capitale in titoli di St<br />
to, sono state istituite, nel 1918<br />
nel 1922, dal compianto Comi<br />
Dott. Arnaldo Legnazzi, n. 2 Bc<br />
se di studio annuali di L. 250,<br />
quali vengono assegnate, median<br />
concorso bandito annualmente, f:<br />
gli allievi dei Corsi diurni del<br />
Scuola.<br />
CONSIGLIO DI AMMINI-<br />
STRAZIONE<br />
II Consiglio d'Amministrazione<br />
costituito dalle seguenti persone:<br />
Presidente: Moretta Cav. Ar<br />
Ionio - Delegato dal Ministero de<br />
l'Educaz. Naz. ; Membri: Casa<br />
Farfaletti Ing. Cav. Ugo, Delegato del Comune e<br />
Gardone V. T. ; Glisenti Comm. Guido, Delegato de<br />
la Provincia di Brescia ; Beretta Comm. Pietro, De<br />
legato del Consiglio Provinciale dell' Economia e<br />
Brescia; Cristofoli Prof. Mario, Direttóre della Scuo<br />
la, Segretario.<br />
L'egregio Cav. Moretta Antonio, il quale si pui<br />
considerare, con l'egr. Ing. G. Baccarani, il fondatori<br />
della Scuola, tiene la Presidenza del Consiglio di Am<br />
ministrazione dal 1904-05, e alla Scuola stessa hi<br />
dedicato, e dedica, tutto il suo interessamento appas-<br />
OfHcina per le esercitazioni di aggiustaggio.
sionato affinchè essa possa essere<br />
sempre migliore.<br />
ENTRATE ORDINAR \E<br />
La stabilità amministrativa della<br />
Scuola è assicurata dalle entrate<br />
ordinarie fissate con R. Decreto<br />
29 marzo 1928, n. 1273, e costituite<br />
dai seguenti contributi:<br />
Min. Pubbl. Istruz. L. 84.890 —<br />
Provincia di Brescia » 16.228,—<br />
Consiglio Prov. dell'Econom.<br />
Brescia » 9.466,—<br />
Comune di Gardone<br />
Val Trompia » 8.520,—<br />
Cassa Rispar. Prov.<br />
Lombarde, Milano » 3.257,—<br />
Totale L. 122.361,—<br />
GRUPPO INDUSTRIALI della VALTROM-<br />
PIA SOSTENITORE DELLA SCUOLA.<br />
I Signori Industriali della Valtrompia, i quali<br />
aiutano finanziariamente la Scuola fino dalla sua fondazione,<br />
hanno voluto, nel 1925, costituirsi in « Gruppo<br />
» allo scopo di coordinare, ed aumentare, le sovvenzioni<br />
alla Scuola stessa, le quali raggiungono attualmente<br />
la notevole cifra di oltre 20.000 lire annue.<br />
Fanno parte del « Gruppo » le seguenti Ditte :<br />
Sala di mediazione.<br />
55<br />
Laboratorio per le esercitazioni di lavorazione del legno.<br />
Soc. An. Giuseppe e Fratello Redaelli di Milano,<br />
Soc. Bernocchi di Legnano, Soc. An. Trafilerie e Laminatoi<br />
Metalli di Milano, Comm. Beretta Pietro di<br />
Gardone V. T., Soc. An. Fermo Coduri e C. di Milano<br />
ecc.<br />
ALTRI CONTRIBUTI<br />
La Scuola riceve anche contributi finanziari dal<br />
Consorzio Provinciale Obbligatorio per I" Istruzione<br />
Tecnica di Brescia, dai vicini comuni di Villa Carcina,<br />
Sarezzo, Lumezzane, Concesio, Marcheno, nonché<br />
dalle Società Operaie di Mutuo<br />
Soccorso di Gardone Val Trompia.<br />
RISULTATI<br />
La Scuola ha potuto, dopo la<br />
recente guerra, riprendere il suo<br />
sviluppo ascensionale e, resa più efficiente<br />
nei riguardi del Personale,<br />
dei gabinetti scientifici, delle officine<br />
e dei laboraton, ha visto fortemente<br />
aumentare la propria popolazione<br />
scolastica.<br />
Nel 1921-22 essa era costituita<br />
da n. 57 allievi, appartenenti ai soli<br />
corsi diurni, allora esistenti.<br />
Nel 1928-29 ha raggiunto la<br />
forte cifra di n. 292 allievi dei quali<br />
n. 117 appartenenti ai Corsi diurni<br />
maschili, n. 27 appartenenti ai<br />
Corsi diurni femminili e n. 148 ai<br />
Corsi serali e festivi per operai.
I favorevoli risultati degli insegnamenti impartiti<br />
sono rappresentati, in modo evidente, dal conveniente<br />
collocamento, nelle industrie locali, degli allievi licenziati<br />
dalla Scuola.<br />
Dei 120 allievi, licenziati dal Corso superiore<br />
della Scuola, fino a tutto il 1927-28, circa l'85 per<br />
cento risulta occupato nelle industrie meccaniche e metallurgiche<br />
locali con funzioni tecniche e il 1 5 per cento<br />
circa si trova invece collocato con funzioni amministrative<br />
e varie.<br />
E' opportuno rilevare che oltre il 50 ner cento<br />
degli allievi si trova collocato nelle industrie con funzioni<br />
di Capo officina, Capo operaio, Disegnatore tecnico<br />
ecc. ; tale fatto dimostra che gli allievi migliori<br />
della Scuola riescono, dopo un conveniente tirocinio<br />
pratico, compiuto come operai, a raggiungere nelle<br />
industrie posizioni di comando e di responsabilità.<br />
La caratteristica della Scuola è costituita dall'indirizzo<br />
eminentemente pratico dato ai vari insegnamenti,<br />
il quale determina, negli allievi, l'amore al la-<br />
Segreteria.<br />
56<br />
voro e la tendenza, non appena licenziati dalla scuola,<br />
ad occuparsi nelle industrie come operai.<br />
Così, attraverso il tirocinio pratico di lavoro, si<br />
vengono a formare ottimi elementi tecnici per l'officina,<br />
i quali risultano preparati, tecnicamente e praticamente,<br />
ad assolvere le loro importanti funzioni.<br />
La R. Scuola di Avviamento al Lavoro «G. Zanardelli<br />
» di Gardone V. T., con i suoi vari Corsi<br />
diurni, serali e festivi, frequentati da un folto numero<br />
di allievi, ritiene di poter validamente contribuire alla<br />
formazione tecnica delle maestranze operaie per le Industrie<br />
della Valtrompia le quali, rappresentate da oltre<br />
100 stabilimenti ed officine, animati dall'attività di<br />
oltre 6000 operai costituiscono, certamente, un'importante<br />
centro di industrie e di lavoro nel quadro generale<br />
della Nazione Italiana, rinnovata sotto la guida<br />
energica ed appassionata del Capo del Governo e rivolta/<br />
verso l'avvenire per le migliori fortune della<br />
Patria.
Il Banco Nazionale di prova<br />
delle armi da fuoco portatili<br />
Dal momento che i Banchi di Prova sono effetto<br />
e causa, conseguenza e fattore dell'industria delle armi,<br />
non sarebbe forse fuor di luogo che la trattazione dell'istituzione<br />
del Banco Nazionale di Prova, degli scopi<br />
che esso intende conseguire, del suo funzionamento,<br />
della sua attività, dei vantaggi che ne derivano, fosse<br />
preceduta da notizie (*) o cenni relativi:<br />
a) all'industria bresciana delle armi ed alle<br />
sue lontane origini, anteriori all'epoca romana;<br />
(*) Queste notizie vennero tratte dall' interessante articolo pubblicato su<br />
; L'Economia Italiana» del 30 Gennaio 1915, N, 2 del Doti. Carlo Friso.<br />
- Generale Morene -<br />
Esterno.<br />
57<br />
b) alle armi fabbricate nelle varie epoche e<br />
di cui si ha notizia : quali le prime « bombarde » del<br />
1200; i « dardi » gardoni, da Gardone V. T., del<br />
1300 ; i primi scoppi o scoppietti — da cui vennero<br />
gli schioppi — e le armi bianche e da difesa del 1400 ;<br />
i moschetti a miccia, a pietra ed a ruota per pietra,<br />
tutte armi da guerra ; le armi da fuoco per caccia del<br />
secolo XVII; i fucili a bacchetta e quelli a retrocarica;<br />
le armi a ripetizione ed automatiche odierne;<br />
e) allo splendido sviluppo raggiunto dall'industria<br />
nostra nei secoli XVII e XVIII, per opera della<br />
Repubblica veneta;
d) ali' intensa attività delle fabbriche d'armi<br />
bresciane durante le guerre napoleoniche ;<br />
e) al periodo di crisi, a stento superata, durante<br />
la dominazione austriaca ;<br />
/) all'aspra concorrenza fatta dalla similare<br />
industria estera, in questi ultimi decenni;<br />
§) alle ragioni di carattere tecnico, economico<br />
e politico per le quali la nostra industria dovette lottare<br />
con quella, in condizioni di inferiorità;<br />
h) ai necessari provvedimenti adottati dal Governo<br />
italiano per tener m vita la nostra gloriosa industria<br />
delle armi, che dava e da lavoro a migliaia di<br />
operai e che, con una maestranza numerosa e provetta,<br />
con gli impianti e materiali di cui dispone, può essere<br />
di somma utilità nel momento del bisogno, come venne<br />
dimostrato nella guerra mondiale;<br />
i) alla ripresa, infine, realizzata in questi ultimi<br />
anni, per opera principalmente di coraggiosi e lungimiranti<br />
industriali ed uomini di governo ed anche del<br />
Bar-,o Nazionale di prova, il quale, dando alle armi,<br />
per le prove subite, una seria garanzia della loro resistenza,<br />
le fa preferire alle armi estere.<br />
Ma poiché, la trattazione, anche sommaria, di<br />
tanti argomenti, metterebbe forse a dura prova la pazienza<br />
di chi desidera solo avere un'idea dei Banchi<br />
di prova in genere e del Banco Nazionale di prova,<br />
m ispecie, diremo sommariamente di queste provvide<br />
istituzioni.<br />
I Banchi di prova delle armi da fuoco portatili,<br />
da caccia, tiro e difesa, sono stabilimenti nei quali le<br />
armi vengono sottoposte a prove forzate, tendenti ad<br />
assicurarsi che esse — e specialmente le canne e le<br />
chiusure — abbiano, per bontà dei materiali in esse<br />
impiegati e della lavorazione da essi subita, un grado<br />
di resistenza tale da dare sicuro affidamento di resistere<br />
ai tiri ordinari e normali, eseguiti, cioè, in adatte<br />
condizioni delle armi stesse e delle loro munizioni.<br />
E poiché un'arma che lasci a desiderare o nei<br />
riguardi della bontà dei materiali impiegati o nella<br />
accuratezza della lavorazione non resiste a tali prove<br />
e poiché è logico ritenere che quell'arma — appunto<br />
perché difettosa — sarebbe presto o tardi scoppiata<br />
anche se chiamata ad eseguire tiri normali, con danno<br />
più o meno grave pel tiratore e con pencolo anche per<br />
chi gli fosse vicino, ne deriva che i Banchi di prova<br />
sono istituzioni che mirano a salvaguardare l'incolumità<br />
pubblica.<br />
Inoltre, un'arma provata al Banco, che è uno<br />
stabilimento pubblico, indipendente dalle Fabbriche<br />
che mandano le armi per la prova, e che, perché tale,<br />
da pieno affidamento di rigorosa imparzialità, un'arma,<br />
dico, provata, con esito positivo acquista pregio,<br />
poiché da le dovute garanzie di resistenza.<br />
Ne consegue che i Banchi di prova rialzano o<br />
tengono alto il prestigio dell'industria armiera del proprio<br />
paese, concorrendo efficacissimamente a migliorarne<br />
o a mantenerne buona la produzione.<br />
58<br />
Ed ecco, da quanto sopra, emergere che gli scopi<br />
dei Banchi di prova sono precisamente: salvaguardare<br />
l'incolumità pubblica ed accrescere o mantenere<br />
il buon nome dell'industria delle armi.<br />
I più antichi Banchi di prova sono quelli di Londra<br />
(1637), Liegi (1622), St. Etienne (1741) e quello<br />
di Gardone V. T. il cui funzionamento cessò con<br />
la caduta della Repubblica Veneta.<br />
Nel 1910, anno in cui fu tenuto a Bruxelles il<br />
primo congresso internazionale dei Banchi di prova,<br />
questi erano, in Europa, 17 (l'America non aveva e<br />
non ha Banchi di prova ufficiali), stabiliti nella maggior<br />
parte dei grandi centri produttori di armi da<br />
fuoco. Essi erano, oltre a quelli di Londra, Liegi, St.<br />
Etienne, i Banchi di prova di Brescia - Gardone V. T,<br />
e di Eibar (non ancora — a quella data — aperti<br />
al pubblico) Parigi, Birmingham, Suhl, Francoforte<br />
sull'Oder, Obendorf, Amberg, Zella-Mehlis, Vienna,<br />
Praga, Weipert, Ferlach, Budapest.<br />
La prova è, oggi, obbligatoria ovunque, tranne<br />
che in Francia, dove è facoltativa. Sulle armi che<br />
hanno superato la prova, vengono impressi generalmente:<br />
a) dei marchi ufficiali, indicanti qual'è il Banco<br />
che ha provato l'arma; la specie della prova: delle<br />
sole canne, detta provvisoria, e dell'arma finita, detta<br />
definitiva (là dove si effettuano queste due prove, distinte<br />
una dall'altra); la polvere adoperata (nera o<br />
senza fumo); lo stadio della lavorazione dell'arma<br />
presentata alla prova (talvolta); l'entità in Kg. cm.<br />
della prova (talvolta) b) dei dati relativi ali' arma<br />
(calibro, peso delle canne, ecc.) e, talvolta, alla carica<br />
di prova e a quella normale; e) l'anno in cui venne<br />
eseguita la prova.<br />
Ma i Banchi di prova, oltre al compito principalissimo<br />
di sottoporre le armi e le parti d'arma alle<br />
prove forzate di resistenza, hanno anche la funzione<br />
di eseguire studi, ricerche, esperienze, prove tendenti<br />
alla risoluzione di problemi inerenti al tiro delle armi<br />
ed a determinare, tra l'altro, l'influenza dei vari elementi<br />
delle cartuccie, nonché il comportamento balisjàco<br />
dei vari tipi di polvere da caccia e tiro in esse<br />
impiegate, risultante dalle velocità restanti ed iniziale,<br />
dalle pressioni sviluppate., dalla penetrazione, rosata<br />
ecc. Perciò sono dotati di apparecchi e strumenti di<br />
precisione e sono serviti da personale specializzato.<br />
Inoltre, taluni Banchi di prova, compresi della<br />
verità che la prova delle munizioni più che il corollario<br />
logico e necessario della prova delle armi da fuoco, ne<br />
è l'integrazione, tenuto conto che il valore della prova<br />
forzata di resistenza di quelle può essere neutralizzato<br />
dall'impiego di cartuccie inadatte per l'eccessiva pressione<br />
sviluppata, hanno cambiato nome, dopo aver istituita<br />
la prova ufficiale facoltativa delle munizioni. Così<br />
per esempio, il Banco di prova di Parigi, con decreto<br />
Ministeriale del 26-4-1921, è chiamato «Banco di<br />
prova delle armi da fuoco e delle munizioni da caccia»<br />
Quello di Saint-Etienne ha preso, nel 1923, la
denominazione di « Barjco pubblico di prova delle<br />
armi da fuoco e delle munizioni ». i<br />
Quello di Eibar è chiamato « Banco di prova<br />
delle armi da fuoco portatili e delle loro munizioni ».<br />
Quello di Liegi ha tuttora la denominazione di<br />
Banco di prova delle armi da fuoco, ma la prova dei-<br />
le munizioni vi è stata istituita ufficialmente dal 1921.<br />
Analogamente può dirsi del Banco di prova di<br />
Birmingham.<br />
Anche al Banco Nazionale si effettua la prova<br />
delle munizioni, a richiesta degli interessati, Ditte e<br />
privati. Sarebbe però desiderabile che o essa fosse resa<br />
ufficiale, o che fosse reso obbligatorio il collaudo ufficiale<br />
delle polveri senza fumo da caccia e tiro, nei successivi<br />
lotti posti in commercio, presso il Banco Nazionale,<br />
dato che la polvere costituisce l'elemento della<br />
cartuccia più importante agli effetti degli scoppi dell'arma.<br />
La disposizione concorrerebbe meglio a stabilire<br />
responsabilità nei casi di scoppio del fucile; in<br />
occasione dei quali si è, oggi, troppo soliti ad addossarne,<br />
senz'altro, la responsabilità al fabbricante dell'arma,<br />
anche se questa ha subito regolarmente e superato<br />
la prova, mentre si risparmia chi ha confezionato<br />
le cartuccie, anche quando nulla si sa di positivo<br />
del loro comportamento balistico.<br />
IL BANCO NAZIONALE DI PROVA<br />
I migliori Fabbricanti d'armi italiani, constatando<br />
che i loro prodotti non potevano gareggiare con successo<br />
con le armi fabbricate nei Paesi provvisti di Ban-<br />
Sala collaudo.<br />
59<br />
chi di prova, appunto per la maggior fiducia che queste<br />
inspiravano per le prove ufficiali superate e per la ,<br />
presenza su di esse dei relativi marchi, e comprendendo<br />
che la prova ufficiale delle armi avrebbe eliminato<br />
prodotti italiani scadenti, e perciò tali da abbassare il<br />
prestigio di tutta la produzione italiana e da insidiarne<br />
il buon nome, a scapito anche delle armi quanto quelle<br />
estere buone, se non migliori, ma non ugualmente apprezzate,<br />
perché sprovviste dei marchi di prova ufficiali,<br />
per anni ed anni si agitarono per ottenere che<br />
anche in Italia fosse istituito un Banco di prova delle<br />
armi da fuoco portatili, accontentandosi, in un primo<br />
tempo, che la prova fosse facoltativa.<br />
Finalmente, con R. Decreto 13 gennaio 1910<br />
n. 20 venne istituito il Banco di prova delle armi da<br />
fuoco portatili, con Sede a Brescia e con laboratori nei<br />
due principali centri della lavorazione italiana delle<br />
armi : Brescia e Gardone V. ,T.<br />
Per l'impianto e per la gestione del Banco, si<br />
costituì un Consorzio tra i Comuni di Brescia e di<br />
Gardone V. T. e la Camera di Commercio di Erescia,<br />
i quali Enti insieme al Ministero di Agricoltura,<br />
Industria e Commercio, versarono un contributo, una<br />
volta tanto, per sopperire alle spese di primo impianto.<br />
Il Banco doveva vivere e vive, mediante le tasse<br />
che riscuote per le prove fatte.<br />
La gestione amministrativa e tecnica del Banco<br />
venne affidata ad un Consiglio d'Amministrazione di<br />
7 membri, nominati dai tre Enti consorziati, dal Ministero<br />
anzidetto, da quello della Guerra e dai Fabbricanti<br />
d'Armi. ,<br />
Le pratiche burocratiche prima, e poi lo scoppio<br />
della guerra mondiale, impedirono, per parecchi anni,
che il Banco fosse effettivamente aperto al pubblico,<br />
quantunque il lavoro preparatorio fosse stato completamente<br />
ed accuratamente eseguito. Fu solo nel 1920<br />
che potè finalmente aprirsi la sezione di Gardone Val<br />
Trompia mentre quella di Brescia iniziò le prove nel<br />
1921.<br />
Quantunque la prova ufficiale fosse, come si disse,<br />
facoltativa, mandarono al Banco i loro prodotti le<br />
migliori fabbriche, così che il totale delle armi provate<br />
nel 1920 (5 mesi di esercizio di una Sezione, quella<br />
di Gardone V. T.) fu di 5335; nel 1921 (12 mesi<br />
di esercizio per la Sezione di Gardone V. T. e 7 mesi<br />
di esercizio per la Sezione di Brescia) fu di 34802.<br />
Nel 1922 presso le due Sezioni vennero provate<br />
27351 armi.<br />
Nel 1923 ne fruono provate 41644 e nel 1924<br />
48040.<br />
Ma intanto si era fatto strada il concetto dell'obbligatorietà<br />
della prova ufficiale, che ebbe la sua consacrazione<br />
nel R. Decreto Luogotenenziale 30 dicembre<br />
1923 n. 351, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale<br />
del 9 febbraio 1924 N. 34 e che stabiliva che, trascorso<br />
un anno, cioè a partire dal 9 febbraio 1925,<br />
le armi da fuoco portatili di qualunque calibro e dimensione,<br />
fabbricate nel Regno, dovevano essere sottoposte<br />
alla prova presso il Banco di Brescia - Gardone<br />
V. T. al quale fu imposto il titolo di « Banco Nazionale<br />
di prova delle armi da fuoco portatili».<br />
Il Regolamento relativo, compilato dal Ministero<br />
dell'Economia Nazionale, venne pubblicato sulla<br />
Gazzetta Ufficiale del 5 gennaio 1925 n. 3 (R. D.<br />
16 ottobre 1924 n. 2121).<br />
Sala cronografi.<br />
60<br />
II 1925 — primo anno di prova obbligatoria —<br />
vide salire a 93.709 il numero delle armi provate al<br />
Banco Nazionale.<br />
Nel 1926 vennero provate 87.818 armi, 43045<br />
nel 1927 e 38284 nel 1928.<br />
Putroppo nel 1927 cominciò a diminuire il numero<br />
delle armi provate al Banco Nazionale (numero<br />
che precisa la produzione nazionale, e quindi l'attività<br />
dell'industria) e la diminuzione si accentuò nel<br />
1928, come è dimostrato dall'unito grafico. Delle<br />
cause del grave fatto non è qui il caso di parlare.<br />
Esse però vennero segnalate ai competenti Ministeri.<br />
Questi dati indicano l'attività svolta dal Banco<br />
nei riguardi della prova delle armi.<br />
Il Consiglio d'Amministrazione rimase costituito<br />
da 7 membri: Uno nominato da ciascuno dei tre Enti<br />
Consorziati più sopra nominati, Uno da ciascuno dei<br />
Ministeri dell'Economia Nazionale (da cui il Banco<br />
dipende amministrativamente) e della Guerra (da cui<br />
dipende tecnicamente) e 2 dalla Confederazione Generale<br />
dell' Industria.<br />
Per dare alcune indicazioni di carattere tecnico,<br />
diremo che :<br />
Visite accurate vengono passate ad ogni singola<br />
arma, tanto prima della prova, per accertarsi che quella<br />
abbia i requisiti richiesti, quanto dopo la prova, per<br />
verificare se ha resistito in tutte le sue parti.<br />
La prova delle armi consiste:<br />
a) nel caricare e sparare l'arma con cartuccie<br />
capaci di sviluppare una pressione di molto superiore<br />
— circa il doppio — a quella data dalle cartuccie<br />
adoperate nei tiri ordinari.<br />
I fucili non rigati a retrocarica, sono generalmen-
ioooco<br />
98000<br />
96000<br />
94000<br />
92000<br />
90000<br />
88000<br />
86000<br />
84000<br />
82000<br />
80000<br />
78000<br />
76000<br />
74000<br />
72000<br />
70000<br />
68000<br />
66000<br />
64000<br />
62000<br />
60000<br />
58000<br />
56000<br />
54000<br />
52000<br />
50000<br />
48000<br />
46000<br />
44000<br />
42000,<br />
40000<br />
36000<br />
36000<br />
34000<br />
32000<br />
30000<br />
28000<br />
26000<br />
24000<br />
22000<br />
20000<br />
18000<br />
16000<br />
14000<br />
12000<br />
10000<br />
8000<br />
6000<br />
4000<br />
2000<br />
BANCO NAZIONALE DI PROVA<br />
DELLE ARMI DA FUOCO PORTATILI<br />
Armi lunghe<br />
„ certe<br />
Totftle armi prortte<br />
1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 1927 1928<br />
I<br />
\<br />
looooo<br />
98000<br />
96000<br />
94000<br />
92000<br />
90000<br />
88000<br />
86000<br />
84000<br />
82000<br />
80000<br />
78000<br />
76000<br />
74000<br />
72000<br />
70000<br />
68000<br />
66000<br />
64000<br />
62000<br />
60000<br />
58000<br />
- 56000<br />
54000<br />
52000<br />
50000<br />
46000<br />
46000<br />
44000<br />
42000<br />
40000<br />
38000<br />
36000<br />
34000<br />
32000<br />
30000<br />
28000<br />
26000<br />
24000<br />
22000<br />
20000<br />
19000<br />
16000<br />
14000<br />
12000<br />
10000<br />
6000<br />
6000<br />
4000<br />
2000
te provati all'estero con due prove: una detta provvisoria<br />
delle sole canne isolate od accoppiate ed ancora<br />
sprovviste di camera, — obbligatoria — con polvere<br />
nera, un colpo per canna; pressione in culatta di circa<br />
800 Kg. cmq., pressione nelle parti mediana ed antistante<br />
della canna non dichiarata; l'altra detta defini-<br />
O<br />
tiva, un colpo per canna, dell'arma finita in bianco (di<br />
prescrizione in taluni banchi) o completamente finita ;<br />
eseguita con polvere nera — obbligatoria — pressione<br />
in culatta di 620 Kg. cmq. ; o con polvere senza fumo<br />
—- facoltativa — pressione in culatta 900 Kgr. cmq.<br />
per i calibri 16 e superiori e di 1000 Kg. cmq. per i<br />
calibri inferiori al 16, quando la camera non superi<br />
i 70 mm. di lunghezza.<br />
Dal 1. febbraio 1928, al Banco Nazionale i<br />
fucili non rigati a retrocarica vengono provati con una<br />
unica prova dell'arma finita completamente — in maggioranza<br />
—• o finita in bianco, ma con due colpi per<br />
canna. Le due cartuccie di prova per canna, caricate<br />
sempre con polvere senza fumo, vengono sparate una<br />
subito dopo l'altra, con dosi dì polvere e di piombo<br />
tali che, pur dando entrambe la stessa pressione in<br />
corrispondenza della camera, 900 opr— 1000 Kg.<br />
cmq. come sopra è detto, così da provare la resistenza<br />
della culatta e della chiusura, la prima dia una pressione,<br />
a circa 16 cm. dal vivo di culatta della canna<br />
tale (490 Kg. cmq. circa) da provare anche la resistenza<br />
delle parti mediana ed anteriore della canna<br />
stessa. In altre parole : 1.) si abolì la prova con polvere<br />
nera, riservata ormai alla prova dei soli fucili ad<br />
avancarica, per evitare che un fucile provato con polvere<br />
nera (a 620 Kg. cmq. di pressione di prova)<br />
perché debole, possa essere, dal proprietario, impru-<br />
Poligono di tiro.<br />
61<br />
dente o ignorante, caricato con cartuccie a polvere<br />
senza fumo, dando luogo a inconvenienti, talvolta gravi<br />
e dolorosi. ,<br />
2.) Si sostituì al colpo di prova provvisoria delle<br />
sole canne, di dubbia efficacia, un colpo sparato con<br />
l'arma già finita, con cartuccia sviluppante in culatta<br />
una pressione ben maggiore di quella ottenuta con la<br />
prova provvisoria, anche tenuto conto del diverso stadio<br />
di lavorazione delle canne, ed una pressione convenientemente<br />
elevata a 16 cm. dal vivo di culatta.<br />
Può ben dirsi, per la venta ed a riconoscimento<br />
della rigorosità e serietà delle nostre prove, che con<br />
siffatte modalità, che solo 1" Italia ha adottato, questa<br />
si è portata alla testa delle Nazioni provviste di Banchi<br />
di prova ufficiali. Il che testimonia dell'entità dei<br />
progressi compiuti dell'industria armiera italiana, m<br />
questi ultimi anni. Le rivoltelle e le armi rigate si<br />
provano ad una pressione superiore del 30-50 per cento<br />
alla pressione data dalle cartuccie del commercio.<br />
b) nell'assicurarsi del regolare funzionamento<br />
dell'arma — tanto più se automatica o a ripetizione<br />
— nei suoi van congegni.<br />
Poiché le stesse cartuccie, caricate m modo identico,<br />
danno pressioni diverse a seconda delle condizioni<br />
atmosferiche della giornata, si eseguiscono frequenti<br />
tiri di prova, per ricavare la dose di polvere da adoperarsi,<br />
ferma restando la dose del piombo. Queste<br />
prove si fanno con le canne manometriche tipo internazionale,<br />
così dette perché le loro caratteristiche vennero<br />
stabilite a Liegi negli anni 1911 e 1912 dalla<br />
Commissione tecnica internazionale, riunitasi in seguito<br />
a deliberazione del 1. Congresso internazionale dei<br />
Banchi di prova, che ebbe lo scopo principale di uni-
formare, per quanto possibile, le prove da eseguirsi<br />
presso i Banchi di prova ufficiali degli Stati rappresentati<br />
al Congresso, tra i quali 1' Italia, così da poter<br />
poi considerare equipollenti tra loro i marchi di prova<br />
di detti Banchi e rendere inutili ulteriori prove, nel<br />
Paese importatore, delle armi già regolarmente punzonate<br />
nel Paese esportatore.<br />
La prova subita, con esito positivo, risulta : a) dai<br />
marchi impressi sull'arma e indicanti, per i fucili da<br />
caccia, se l'arma era finita completamente o m bianco;<br />
che la prova è stata eseguita con polvere senza fumo;<br />
le dimensioni della camera; i diametri dell'asta e della<br />
strozzatura; il peso delle canne; si aggiunge lo<br />
stemma di Brescia o di Gardone V. T., a seconda<br />
della Sezione che ha effettuato la prova ; b) dal certificato<br />
di prova, per le armi lunghe, bollato con bollo<br />
da L. 2, e contenente indicazioni relative all'arma,<br />
alla Ditta costruttrice, alla prova; e dal cartellino,<br />
per le armi corte, bollato con bollo da L. 0.50.<br />
E' qui opportuno chiarire che le armi possono essere<br />
provate sia « completamente finite » sia « in bianco<br />
», ma le prime sono generalmente al Banco Nazionale<br />
in forte prevalenza (il 68 per cento nel 1926)<br />
rispetto alle seconde; mentre, in qualche Banco estero,<br />
le armi vengono quasi tutte provate « in bianco ».<br />
La differenza ha grande peso nei riguardi della<br />
importanza che viene ad assumere la prova e quindi<br />
del valore della garanzia che ne deriva.<br />
Poiché mentre il valore della prova in Kg. cmq.<br />
è uguale nei due casi di arma finita e di arma in bianco,<br />
quest'ultima, viene, dopo la prova, sottoposta ad<br />
ulteriori operazioni di finimento e di tempera, operazioni<br />
per le quali è già passata la prima, della quale<br />
quindi può dirsi che non è, dopo la prova, minimamente<br />
modificata, così che i dati (peso delle canne e diametri<br />
interni) impressi sull'arma e segnati sul certificato,<br />
corrispondono esattamente; a quelli che l'arma<br />
aveva all'atto della prova: perciò il grado di resistenza<br />
che l'arma aveva all'atto della prova, non ha subito la<br />
più piccola diminuzione il che, non può sempre affermarsi<br />
per le armi state provate allo stato di «in bianco».<br />
Le armi importate dall'estero sono pure soggette ,/<br />
alla prova presso il Banco Nazionale, qualora non<br />
portino i marchi di prova dei Banchi ufficiali della<br />
Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio e Germania ; poiché<br />
i marchi dei Banchi ufficiali di questi Stati sono<br />
ritenuti dall' Italia equipollenti ai propri, così, come<br />
equipollenti ai propri ciascuna delle 5 Nazioni suddette<br />
considera i marchi del Banco Nazionale di prova.<br />
I punzoni-tipo, occorrenti al marchio delle armi,<br />
sono allestiti dalla R. Zecca di Roma.<br />
62<br />
Le tariffe dei prezzi per le prove, stabilite dal<br />
Consiglio di Amministrazione del Banco Nazionale,<br />
devono essere preventivamente approvate dal Ministero<br />
dell'Economia Nazionale.<br />
Con multe variabili da L. 50 a L. 500 per arma, è<br />
punito chiunque fabbrichi, commerci, esponga in vendita<br />
o detenga, nei magazzeni o negozi, armi o parti<br />
d'arma soggetti alla prova, che non abbiano subito<br />
la prova stessa.<br />
Le contraffazioni ai marchi sono punite ai sensi<br />
del codice penale.<br />
Il personale del Banco è costituito dal Direttore,<br />
che è anche il Segretario del Consiglio d'Amministrazione,<br />
da capi delle prove, aiuti contabili, collaudatori,<br />
operai pel confezionamento delle cariche di prova,<br />
operai aiutanti.<br />
Vincolato al segreto d'ufficio, non deve propalare<br />
il verificarsi di rotture o di difetti delle armi, né fare<br />
apprezzamenti e tanto meno comunicazioni sulla lavorazione<br />
e sulla produzione delle diverse Ditte.<br />
Ogni eventuale informazione relativa al funzionamento<br />
ed al servizio del Banco, notifica di dati di<br />
qualunque specie, discussione o contestazione, è riservata<br />
al Direttore.<br />
Il Banco Nazionale, oltre che degli strumenti,<br />
congegni, attrezzi, materiali per l'esecuzione della prova<br />
delle armi (canne manometriche, cavalietti, materiale<br />
pel confezionamento delle cartucce, termometri,<br />
barometri, igrometri, ecc.); è dotato di apparecchi e<br />
strumenti di precisione necessari per la determinazione<br />
del comportamento balistico delle polveri e cartuccie<br />
(cronografi e loro installazioni, pendolo pel controllo<br />
dei cronografi, cavalietti pel puntamento di precisione,<br />
ecc.), determinazione che costituisce un altro vasto<br />
campo dell'attività del Banco, al quale incombe anche<br />
il collaudo delle polveri da caccia e tiro, le quali non<br />
possono essere poste in commercio se non hanno prima<br />
ottenuto il benestare del Banco Nazionale.<br />
Così questo, istituito per ultimo tra i Banchi rii<br />
Europa, nei nove anni, non ancora compiuti, del suo<br />
funzionamento, ha cercato, come cerca, di assolvere<br />
degnamente i compiti umanitari e patriottici che spettano<br />
a queste benemerite istituzioni, attendendo al suo<br />
lavoro con rettitudine e con rigorosa imparzialità, affinchè<br />
la sua opera valga, sia a ridurre sempre più il<br />
numero delle armi destinate a scoppiare tra le mani di<br />
chi le adopera, sia a migliorare la produzione nazionale,<br />
con evidenti vantaggi per l'industria e pel Paese,<br />
vantaggi di carattere morale, economico e finanziario.<br />
(Fot. Bravo)
LA VAL <strong>TROMPIA</strong><br />
- ITALO BONARDI -<br />
La Val Trompia è la classica valle della fabbricazione<br />
delle armi, della fedeltà alla Repubblica Veneta<br />
e... della polenta e uccelli! La percorre il biondo<br />
e rapido Mella dei nostri poeti; ma ormai esso ha perduto<br />
colore e velocità, perché la sua grande utilizzazione<br />
industriale ed agraria fa apparire il suo letto ben<br />
povero d'acque per diventare pressoché asciutto quando<br />
abbandona la valle. Ciò non toglie che la sua importanza<br />
sia ingigantita per le grandi industrie siderurgiche<br />
e tessili che le sue acque hanno saputo far<br />
sorgere e per le derivazioni a scopo agrario, che le<br />
incanalano nelle rogge e « seriole » che si irradiano<br />
nella fertile pianura bresciana. E' certo che lo sviluppo<br />
industriale della valle, ha superato la potenzialità<br />
del fiume e negli stabilimenti si sono dovuti aggiungere<br />
ai motori idraulici, degli impianti termici per<br />
sopperire alla deficienza della forza motrice.<br />
Da questo fiume, ai tempi della Cisalpina, prendeva<br />
nome la regione che si chiamava il Dipartimento<br />
del Mella; esso nasce dal Monte Maniva a 1669 m.,<br />
che segna lo spartiacque tra la valle del Mella e la<br />
valle del Chiese, e dopo circa 45 Km., giunge nel<br />
comune di Brescia per poi distendersi al piano e immettersi<br />
nell' Oglio al confine bresciano-cremonese. La<br />
valle ,che esso forma gravita perpendicolarmente su<br />
Brescia, a differenza delle altre due grandi valli bresciane,<br />
la Valcamonica e la Valsabbia, che invece<br />
muoiono l'una nel lago d'Iseo, l'altra presso le sponde<br />
del Carda. Al contrario di queste, la Val Trompia<br />
è chiusa a settentrione e non ha sbocco stradale nel<br />
Trentino, per ciò le sue comunicazioni, i suoi traffici,<br />
i suoi interessi convergono forzatamente su Brescia alla<br />
quale è inscuidibilmente unita. Geograficamente ed<br />
63<br />
amministrativamente essa è la classica valle bresciana,<br />
e lo è pure storicamente, poiché nelle secolari vicende<br />
della città non vi fu eroismo al quale non sia legato<br />
il nome dei triumplini. Durante gli assedi subiti da<br />
Brescia da Federico II, Arrigo VII, Filippo Visconti,<br />
Castone di Foix, dall'infame Haynau, troviamo sempre<br />
queste « buone lane di valligiani » in armi, ed i<br />
nomi della grande famiglia degli Avogadro, del Nassino,<br />
del Nigroboni e del Rocchi sono un patrimonio<br />
ideale che non si. perde. Era un poco il senso di difesa<br />
e di indipendenza che li spingeva, perché il castello<br />
di Brescia era appunto il primo baluardo che si opponesse<br />
alla conquista della valle, ragione per cui negli<br />
Statuti Triumplini del 1436 si legge che sempre quei<br />
valligiani sarebbero stati pronti « alla difesa dell'onore<br />
e della utilità della magnifica città di Brescia ».<br />
Fedeltà montanara.<br />
Tale promessa si riallacciava alla conquista che<br />
del bresciano fece pochi anni prima la Repubblica Veneta,<br />
alla quale quei montanari serbarono fede per<br />
quasi quattro secoli nella prospera e nell'avversa fortuna<br />
disposti « ad ogni sorta di privazioni e di sacrifizi<br />
per mantenersi fedeli a S. Marco, pronti a difendere<br />
con gli averi e con le persone il prelibato serenissimo<br />
ducale dominio di Venezia ». Non è quindi arrischiato<br />
il dire che i suoi uomini d'arme contribuirono<br />
non poco a far meritare alla città il glorioso motto di<br />
« Brixia fidelis » e quando essa nel marzo del 1 797 si<br />
dava alle armi della rivoluzione, la valle resistette te-
hacemente ancora per qualche mese al grido di « Viva<br />
S. Marco! ».<br />
Se può dirsi che questa valle cominci appena fuori<br />
degli spalti della città, in realtà essa ha fisicamente<br />
il suo inizio dopo il comune di Concesio, per finire a<br />
S. Colombano frazione del comune di Collio che è<br />
il più settentrionale della vallata. Sono poco meno di<br />
40 chilometri percorsi da una pittoresca strada rotabile,<br />
fiancheggiata dal M ella e seguita in parte da una<br />
Gardone V. T<br />
Parrocchia S. Giorgio e monumento ai Caduti della frazione Inzino.<br />
tranvia elettrica. La valle si calcola abbia 298 Kmq.<br />
di superficie, con una popolazione di 32.000 abitanti<br />
distribuiti in 19 comuni, dei quali undici nella bassa<br />
valle, più popolata e meno estesa, che ha per centro<br />
Gardone Valtrompia, e nove nella parte alta, più estesa<br />
e meno popolata, avente per centro Bovegno.<br />
A Concesio erano in antico le sue porte e si narra<br />
che la città mantenesse m quel paese dei cani per impedire<br />
ai lupi di sboccare nella pianura. Pare però<br />
che questi cani non rispettassero troppo i viandanti che<br />
scendevano dalla valle, tanto che vive ancora il motto :<br />
« se Dio vuole, e i cani di Concesio, arriverò a Brescia<br />
». In questo primo centro, subito si preannunzia la<br />
64<br />
importanza industriale della bassa 1 valle, dove gran<br />
parte della popolazione è occupata negli stabilimenti.<br />
E' l'industria che fa ricchi tutti questi paesi e per una<br />
diecina di chilometri si assiste ad un continuo succedersi<br />
di opifizi. Proprio a Concesio troviamo un grande<br />
stabilimento nel quale si fabbricano tele di lino,<br />
di canapa ed impermeabili; poi, dato uno sguardo al<br />
bel santuario della Stella contornato di cipressi, ci<br />
appare Carcina, dove la siderurgia presenta un'antica<br />
e reputata fonderia; e passato Ponte Pregno, prima<br />
dell'ammirato campanile di Villa, vediamo fiammeggiare<br />
un impianto di trafilerie e laminatoi di metalli,<br />
azionato da 2000 HP, dove lavorano 900 operai; e<br />
poco più distante, a Cogozzo, un altro stabilimento si<br />
presenta imponente, che produce filati e ritorti di cotone,<br />
con 1000 operai e 1 500 HP di forza, che azionano<br />
87.000 fusi. La strada poi ripassa il Mella, ci<br />
fa contemplare il Monte Guglielmo col suo obelisco<br />
religioso in vetta e giunge a Sarezzo, dove ad oriente<br />
si apre una valletta laterale, quella di Lumezzane,<br />
antico feudo degli Avogadro che! qui passarono da<br />
Polaveno, nella quale si contano non meno di 50 ditte<br />
che nelle innumerevoli fucine si dedicano alla lavorazione<br />
degli ottonami, degli oggetti di bronzo e di rame,<br />
degli attrezzi agricoli, di fucili, pistole, posaterie, coltellerie<br />
ed armi bianche, tanto che il Poeta chiamò<br />
quei monti « fertili di spade ».<br />
Ma la sene continua ininterrotta e dopo Sarezzo,<br />
dove si ammira nella parrocchiale, entro ricca cornice<br />
del Dossena, una bella pala del Moretto, e poco lungi<br />
sul Mella l'antico e ben conservato ponte romano di<br />
Noboli, si giunge a Zanano, che ha lapidi romane e<br />
una grande filatura di cascami di seta, la più importante<br />
d' Italia, per poi trovare all'ingresso di Gardone<br />
un altro stabilimento, che produce funi metalliche,<br />
fili di ferro, corda spinosa, azionato da 700 HP, con<br />
oltre 700 operai.<br />
Gardone è il centro della bassa valle, sede di<br />
mandamento, paese che è tutto una officina. Siamo nel<br />
regno delle fabbriche d'armi; qui e nella vicina Inzino<br />
,se ne contano otto, di cui una impiega oltre 400 operai<br />
e risale al 1680. Vi è inoltre una fabbrica d'armi governativa,<br />
una scuola di armaioli ed un Banco per la<br />
prova delle armi. Nel 1924 il Banco ne provò 36.1 14,<br />
quando ancora la punzonatura non era, come ora, obbligatoria<br />
per legge, e per ciò questa cifra non va<br />
presa che come indice della produzione locale. E.'<br />
questo il più grande nostro centro d'armieri, e lo è<br />
da secoli e secoli; per verità non si dovrebbe mai parlare<br />
di questa valle, senza esaltare la gloria delle sue<br />
armi che servirono ad Imperatori e Re e che sono<br />
gioielli d'arte sparsi in tutte le storiche armerie del<br />
mondo (l'Armeria Reale di Torino ne è fulgido esempio),<br />
ma l'argomento merita uno speciale studio e<br />
qui mi basta ricordarlo perché non si dica che lo si<br />
ignora. Va però onorata la tenacia nel mantenere vive<br />
le tradizioni di questa industria e l'intelligenza di quelle
maestranze che seppero piegarsi a tutti i perfezionamenti<br />
dalla meccanica introdotti nella lavorazione.<br />
Questo paese, che otto secoli or sono fabbricava le<br />
bombarde e i dardi gardonii, ora produce la pistola<br />
automatica e la mitragliatrice. Nell'eccellenza di questa<br />
industria è la ragione dei privilegi concessi da<br />
Venezia a questi valligiani.<br />
Pascoli e boschi.<br />
Dopo la conca industriale di Gardone la valle si<br />
restringe ed a Marcheno siamo ormai già nell'alta valle.<br />
Si cominciano infatti a profilare le alte montagne<br />
che la circondano e la chiudono, e da Gardone, che<br />
è alla quota di 380 metri, si raggiungono le Colombine,<br />
che sono a 2214. L'alta valle ha le caratteristiche<br />
fisiche ed economiche comuni dei paesi di montagna.<br />
Boschi, pascoli, bestiame, e, particolari a questa<br />
valle, l'industria della caccia e quella mineraria. Va<br />
pure aggiunta quella del forestiero, poiché è luogo assai<br />
frequentato per la villeggiatura estiva. La caccia si<br />
esercita con le reti nei roccoli, nelle passate e cogli<br />
archetti, prevalentemente situati lungo i sentieri di montagna,<br />
appesi alle frasche. Sono ordegni proibiti, ma<br />
sempre in uso. Si fa agli uccelletti di passo, tordi e<br />
fringuelli per dire dei più noti, e per verità qui non si<br />
esercita solo per divertimento, ma costituisce un discreto<br />
cespite per le popolazioni montane. Ricordiamoci<br />
che siamo nel paese classico della « polenta ed<br />
uccelli » che il Buccelleni nel suo « Viaggio al Meila<br />
» cantò, un secolo fa, con versi ancor oggi ricordati.<br />
Il primo comune che si incontra salendo l'alta<br />
valle è Brezzo dove una strada che si stacca ad oriente<br />
per Lodrino — feudo longobardo — porta in Val<br />
Sabbia. E' una strada di arroccamento fra le due valli<br />
Colilo e Tizio, in fondo il Dosso Alto.<br />
65<br />
che fu preziosa nell'ultima guerra, come sarebbe stata<br />
pericolosa, perché si congiunge con quella che sale<br />
dal Trentino. Per quella strada passò nel 1801 l'armata<br />
di Mac Donald e per essa pochi anni prima discendeva<br />
l'armata austriaca per piombare su Brescia.<br />
Questa facile comunicazione fra le due valli portò<br />
fra esse a comunità di rapporti fino dai tempi più<br />
antichi tanto da farne in certe epoche un insieme amministrativo<br />
distinto dal territorio bresciano. Infatti chi<br />
ama frugare tra le vecchie carte troverà nell'Archivio<br />
Storico di Fano ricchissimi documenti sulla Signoria<br />
di Pandolfo Malatesta in Brescia, il padre del chiomato<br />
Sigismondo, che va dal 1404 al 1421.<br />
I Malatesta.<br />
Tali documenti rappresentano i conti del dare e<br />
dell'avere della corte del Malatesta e vi sono intere<br />
pagine che si riferiscono alle comunità di Val di Sabio<br />
e Val Trompia. In essi sono elencati i comuni tuttora<br />
esistenti, i nomi delle famiglie nobili della valle, il<br />
regime dei dazi comunali, le paghe agli uomini d'arme.<br />
Vennero portati a Fano da Pandolfo dopo la tremenda<br />
sconfitta inflittagli dal Carmagnola per la quale<br />
perdette la Signoria di Brescia e di Bergamo. Essi<br />
mentano I' attenzione degli studiosi perché molte e<br />
molte pagine sono ancora inesplorate anche per la difficoltà<br />
della scrittura, spesso indecifrabile, per quanto<br />
in apparenza sembri chiara.<br />
Lasciato Brozzo, la strada della Valtrompia<br />
giunge a Tavernole di Gimmo, che si presenta con la<br />
sua bella chiesa di San Filastrio. Nella sagrestia si<br />
riunirono per secoli i comuni della valle a Consiglio
e sono stonche le riunioni tenutesi dopo la lega di<br />
Cambrai per mandare uomini a difendere Venezia che<br />
aveva contro di sé tutto il mondo, e quella del 1 797<br />
per resistere alla campagna napoleonica, sempre in<br />
difesa della Serenissima. Ora la sua importanza si<br />
limita ad essere il capolinea della tranvia che sale da<br />
Brescia; giunti lì, ecco, per chi vuoi proseguire, la più<br />
caratteristica mostra retrospettiva e contemporanea dei<br />
mezzi di trasporto; veicoli di ogni genere, animali di<br />
ogni razza sono infatti all'arrivo dei trams, per portarvi<br />
ai paesi dell'alta valle dispersi fra i monti: a Mar-<br />
mentmo, che va ricordato per la sua chiesa affrescata<br />
da Lattanzio Gambara, a Pezlzaze, patria di quel<br />
Diodato che lasciò la vita nella battaglia di Montichiaro<br />
nel 1 106 per difendere Brescia nella lotta coi<br />
Valvassori, a Lavone, dove il dialetto Veneto consacra<br />
un suo ricordo in un significativo motto scolpito come<br />
impresa all'ingresso di una vecchia casa, e che ci rip/<br />
chiama la saggezza dei nostri vecchi: « fa bona dota<br />
alla vegeza », ad Irma, a Pezzoro da dove si sale al<br />
Monte Guglielmo che separa la valle dal lago d'Iseo,<br />
ad Ajale dove la strada faticosamente passa tra il<br />
fiume e due pareti di rocce, e infine a Bovegno e a<br />
Colilo, i due centri più popolosi e più frequentati dell'alta<br />
valle. A Bovegno la vallata si apre, e colpisce<br />
il bel colore dei prati. Qui gli amici della montagna<br />
trovano da studiare tutti gli aspetti del suo problema<br />
economico, specialmente quello zootecnico, costituendo<br />
la industria del bestiame il maggior cespite di guadagno.<br />
Prevale il bestiame che si calcola a 7000 capi<br />
della razza bruna delle Alpi e cioè 58 capi ogni cento<br />
abitanti. Di questi circa i due terzi rimangono tutto<br />
l'anno sul luogo ed il rimanente passa l'autunno e l'inverno<br />
al piano, fenomeno migratorio simile a quello<br />
Pezzoro.<br />
66<br />
delle greggi in Puglia. Nella valle esiste una grand*<br />
proprietà comunale costituita da pascoli che vengonc<br />
dati in affitto di solito per nove anni ai mandriani chi<br />
pagano circa trenta lire per capo di affitto.<br />
L'alpeggio si inizia di solito in giugno e finisce ;<br />
settembre perché le così dette Alpi pascolive vanne<br />
fino ai 2000 metri. Ogni Alpe possiede una cascine<br />
per il ricovero del personale e dei prodotti delle vac<br />
che lattifere, le quali danno da 1500 a 2000 Kg. d<br />
latte all'anno, mentre il bestiame è ricoverato come i<br />
dove è possibile.<br />
Le miniere.<br />
Dopo l'industria zootecnica la valle presen<br />
quella mineraria, industria assai fiorente nel seco<br />
scorso ed antichissima, ma ora in decadenza, pere]<br />
l'alto costo delle ricerche e della produzione min<br />
raria non consente di poter reggere alla concorren:<br />
estera. Ad ogni modo qui le montagne, specie a Bov<br />
gno e salendo verso Collie, sono ricche di minerali<br />
ferro; e risulta che nel 1854 erano aperte ed eserc<br />
in Valtrompia ben 25 miniere e 5 alti forni che pi<br />
ducevano la ghisa. Il minerale che si estraeva e<br />
ferro spatico o carbonato che si presenta in forma<br />
banchi irregolari intercalati al terreno triassico. C<br />
tale industria fosse antica, nei è documentata tes<br />
monianza il Codice montanistico che va consideri<br />
fra i più antichi e che trovasi unito agli Statuti <<br />
comune di Bovegno, deli secolo XIV, preziosissii<br />
pubblicati dal Nogara nel 1898 e studiati dal sac<br />
dote Achille Ratti della Biblioteca Ambrosiana, 1'<br />
tuale pontefice Pio XI. In essi viene sancito il Gov<br />
no della Comunità a forma repubblicana, con suff<br />
gio universale per i maschi maggiorenni; la Comur
era retta da un Consiglio di tre Consoli che duravano<br />
in carica tre mesi ed erano rieleggibili per un anno.<br />
Ogni mese veniva designato un vicario, capo del comune,<br />
il quale per quel tempo non poteva ricevere doni<br />
né andare a casa degli elettori. Tutti, dai 15 a 70<br />
Corna Biacca.<br />
anni, avevano l'obbligo militare ed erano mobilitati al<br />
suono della campana a stormo al grido di « Fuori,<br />
Fuori! ».<br />
Ma tornando al lavoro minerario ricordiamo che<br />
esso veniva esercito fino dai tempi di Roma che vi<br />
mandava i suoi damnaii ad metalla. Già accennai come<br />
nella vallata non siano pochi i segni della conquista<br />
romana, perché se le aquile quinte tolsero Fmdipendenza<br />
alla valle, con esse marciava però la civiltà<br />
di Roma. La conquista fu consacrata da un insigne<br />
monumento, eretto al confine colle Gallie, sopra Montecarlo,<br />
che ancora guarda la fiorita costiera italiana.<br />
E' la torre della Turbie, dove sono i resti del trofeo<br />
delle Alpi costruito per ricordare la campagna vittoriosa<br />
di Cesare Augusto, che sottomise tutti i popoli<br />
alpini dall'Adriatico al Mediterraneo. Sotto la dedica<br />
a Cesare erano ricordati 45 popoli vinti: genles alpinae<br />
deviclae Triumplini, Carmini, ecc.; i triumplini<br />
vennero poi considerati fra le popolazioni di diritto<br />
latino dipendenti dal Municipio di Brescia.<br />
Ma lasciamo i ricordi storici, pur tanto ricchi in<br />
questo angolo delle prealpi, perché solo di memorie<br />
non si vive, anzi si muore, ci basti aver dimostrato<br />
quanto sia appropriata l'invocazione del Monti:<br />
« II suoi che il Mella irriga<br />
. ricco d'onor, di ferro e di coraggio »<br />
67<br />
e ricordiamo invece come Bovegno e Collio siano centri<br />
turistici di primo ordine e delizioso soggiorno estivo.<br />
Oasi di pace.<br />
Chi vuole riposare fra la verde quiete e appartarsi<br />
un poco dalla vita turbinosa ordinaria e respirare<br />
l'aria salubre e balsamica, non troverebbe angolo più<br />
propizio. Esiste ancora un po' dell'atmosfera che faceva<br />
Bovegno fuori del mondo, quando nel dicembre<br />
1571 si suonavano a distesa le campane per propiziare<br />
la vittoria a Venezia contro i turchi, mentre quasi da<br />
tre mesi la vittoria di Lepanto aveva già dato ragione<br />
all'alato Leone Veneto! Non si trovano alberghi di<br />
lusso, ma buoni, puliti, familiari, senza orchestre perché<br />
i garretti si muovono nelle facili escursioni alpine,<br />
per salire a contemplare la lunga distesa delle mon-<br />
Bovegno.<br />
Frazione di Zigole e Predondo.<br />
lagne immortali che portano alle Alpi. Sopra Bovegno<br />
e Collio dominano il Muffetto, le Colombine, il<br />
Maniva, il Dosso Alto, la Corna Biacca, che circondano<br />
e chiudono la valle. Sono gite agevoli, facilitate<br />
dalle strade militari che, per quanto abbandonate,
sono sempre di grande ausilio all'alpinista. La più<br />
importante di queste strade era quella che da Collie,<br />
pe]V San' Colombano, portava al passo del Maniva,<br />
dove nasce il Mella; lassù la strada non scende l'altro<br />
versante, ma sulla cresta della montagna, che fa<br />
da spartiacque fra il Mella e il Chiese, una fitta rete<br />
di strade militari si distende verso i monti della Val<br />
Camonica e della Val Sabbia che servivano i forti<br />
militari disseminati su quella fronte. E' una muraglia<br />
naturale che impedisce da nord l'ingresso in questa<br />
valle e la vista che si gode da quei monti è veramente<br />
incantevole. Pel' quattro anni furono presidiati da tru]<br />
pe costituendo una solida linea di difesa. Ormai i foi<br />
e le caserme poste lassù furono smantellate e i nor<br />
di Dosso Alto, Casa Lite, Pian della Baste, Cirr<br />
Ora non sono che ricordi di guerra che bene avrebbe]<br />
potuto resistere per dare il nome a rifugi alpini od<br />
luoghi di cura climatica. Ma ciò che non distrusse<br />
guerra, pensò di farlo la pace, ed ora quei fabbrica<br />
non servono nemmeno ad ospitare il bestiame che spe<br />
so cerca invano un riparo alle bufere.<br />
(Fot, Bravo)
Le miniere triumpline<br />
:: Carlo Bonardi ::<br />
L'anima di tutti i Triumplini conserva profondo<br />
il ricordo e la speranza di rinascita delle miniere che<br />
un giorno fecero ricca la valle, e per la mortificante<br />
situazione del loro prolungato abbandono, confida nella<br />
nuova legge mineraria per vedere decadute le concessioni<br />
non sfruttate a subentrare ad esse delle attività<br />
più coraggiose e feconde.<br />
E" questa una illusione od una possibilità? Può<br />
la valle che ne conserva la lavorazione (così perfetta<br />
da essere redditizia anche quando il ferro è importato)<br />
ritornare a lavorare il suo ferro e sviluppare la industria<br />
colla materia prima locale?<br />
Il problema è complesso e richiede conoscenze<br />
tecniche specializzate però la storia delle nostre miniere<br />
può insegnarci e merita di essere conosciuta.<br />
La industria mineraria di Valle Trompia risale<br />
alle epoche più remote, certo le miniere di ferro erano<br />
sfruttate fin dai tempi precedenti la conquista romana<br />
e nei secoli noi sappiamo del suo fiorire ; la miniera sfruttata<br />
con tenace lavoro aveva vicino il forno alimentato<br />
dalle legne dei boschi delle montagne stesse e la intelligenza<br />
triumplina, perfetta lavoratrice del ferro, aveva<br />
consolidato un assetto completo, che dalla materia prima<br />
giungeva al prodotto più perfetto: gli oggetti e le<br />
armi più pregiate e squisite di finitura erano nostre. Dal<br />
dardo « gardonio » alle « canne lazzarine » è la storia<br />
della gloriosa lavorazione che ha esemplari preziosi<br />
in tutti i musei del mondo.<br />
Come declinò la tradizionale industria, ricchezza<br />
della valle?<br />
69<br />
Il Dominio Veneto, in un primo tempo era stato<br />
propizio specialmente alle miniere del ferro poiché (a<br />
differenza di quelle di argento, piombo e rame) non<br />
aveva loro imposto tributo ed aveva rispettati i nostri<br />
famosi statuti minerari. Così, essendo le nostre miniere<br />
per la massima parte di ferro, furono lasciate tranquille<br />
ad espandersi conquistando i mercati anche oltre confine.<br />
Lo Stato, ohe pur aveva bisogno delle nostre<br />
armi, volle riservarsene la produzione per le proprie<br />
truppe e nel 1606 istituisce a Brescia e a Gardone<br />
due fondaci ove concentra il ferro estratto per distribuirlo<br />
alle officine: è la prima crisi! Si deve ripararvi<br />
col tornare alla libertà del commercio del ferro riservandone<br />
un quantitativo fisso alla industria delle armi<br />
ed alle necessità Statali: Venezia decorava il Palazzo<br />
Ducale colla superba immagine che tuttora si ammira<br />
e rappresenta Brescia che offre le armi alla Repubblica!<br />
Allora in Valle Trompia erano otto forni e quaranta<br />
fucine e poiché le finitime Valli Camonica e<br />
Sabbia non possedevano minerale sufficente attraverso<br />
i valichi nostri lo prendevano in Valle Trompia giacché,<br />
scriveva, il Correr, « la terra sola di Collie ne ha<br />
tanta abbondanza nei suoi monti sterilissimi che ivi<br />
le vene non mancano mai ».<br />
Vi erano però in Valle anche miniere di argento,<br />
piombo e rame sulle quali la Serenissima voleva percepir<br />
le decime, oggetto di lotte infinite specialmente<br />
coi minatori di Collio che se la intendono coi funzio-
nan locali ed erano sottili in ricorsi ed appelli al Go-<br />
verno!<br />
Nel 1665 la Serenissima volle imporre le decime<br />
anche sul ferro e cominciò allora un periodo di lotte e<br />
di resistenze che aggravò la crisi ormai inevitabile pel<br />
fatale andare del progresso!<br />
La sventura bellica dei primi anni del secolo im-<br />
mobilizzò l'industria, il Governo concesse abbuoni di<br />
decime, aiuti. Si. constatò che in Valle erano in attività,<br />
delle concessioni accertate, tre miniere di ferro, quindici<br />
di piombo, quattro di rame, due di vetriolo e<br />
rame, una di piombo, rame e vetriolo, una di piombo e<br />
rame soltanto, una miniera di ferro ed una di piombo!<br />
Siamo ormai al declinare: è la tecnica che si<br />
muta e contro l'uso del combustibile ligneo ormai insufficente<br />
si afferma il carbone fossile! Siamo agli inizi<br />
della nuova era industriale che andrà rapidamente evolvendosi<br />
con diversi mercati, con comunicazioni a grande<br />
distanza, coi prodigi della tecnica. Ormai il lavoro<br />
della miniera condotto da piccoli gruppi famigliari con<br />
impianti primitivi colle vecchie norme degli statuti lo-<br />
cali non è più possibile.<br />
La vecchia gloriosa industria mineraria resiste tenacemente,<br />
ha ancora qualche vivido guizzo di vita<br />
si difende colla parsimonia eroica dei, suoi lavoratori:<br />
ma le nostre valli romite non possono concepire il nuovo<br />
ordinamento, economico ed industriale che si delinea!<br />
Nel 1 752 a Colilo e S. Colombano le 71 miniere di<br />
un tempo sono ridotte a dieci in attività, a Bovegno<br />
di quarantasette ne restano solo due di rilevabili, a<br />
Pezzaze 29 sono abbandonate, sei in scarsa attività e<br />
vicino ad esse i forni scompaiono e sono ridotti ai due<br />
di Bovegno uno a Collio e uno a Pezzaze!<br />
Da allora il decadimento è andato progredendo:<br />
La industria metallurgica vive, si sviluppa con meraviglioso<br />
spirito di intraprendenza ma bisogna cercare<br />
il ferro altrove perché essa lo lavori, perché il glorioso<br />
arsenale di Gardone possa continuare. La generosa<br />
iniziativa di Francesco Glisenti per coltivare le miniere<br />
Triumplme e sfruttarne in luogo il prodotto si arresta<br />
riducendosi allo stato odierno di semplici lavori<br />
conservativi.<br />
La nuova legge mineraria ha fatto risorgere le<br />
speranze. Il Fascismo chiamando alla ricerca delle materie<br />
prime nazionali ha dato impulso allo studio del<br />
problema. In valle è difficile si possano trovano nuove<br />
miniere, certo però sulla traccia delle antiche coi mezzi<br />
moderni noi potremmo trovare i metalli necessari : ferro<br />
prezioso. Non abbiamo il carbone rna i prodigi di produzione<br />
della energia elettrica, che lo sostituisce, pos-<br />
70<br />
sono dare vita alle miniere perché le nostre acque che<br />
danno il carbone bianco non devono con esso animare<br />
le nostre industrie tradizionali? Vada la energia elettrica<br />
in tutte le contrade d' Italia ad animare le industrie<br />
ma una parte, la necessaria, venga destinata alle<br />
necessità locali: così si risolverà il problema economico<br />
sociale della montagna che si spopola, così potre-<br />
mo vedere, noi triumplini rinascere e risonare di fervido<br />
lavoro le miniere dei padri! In luogo di indennità di<br />
concessione di impianti, tosto consumate, venga assicurata<br />
energia elettrica perché aiuti sfruttamenti minerari<br />
moderni, forni che traggano dalla vena il metallo pre-<br />
zioso, officine che lo lavorino, trasporti che lo rechino<br />
ai grandi mercati!<br />
Il problema è grave, assai complesso, ma rileggendo<br />
la relazione del febbraio 1926 al Consiglio Nazionale<br />
Superiore della Economia Nazionale redatto<br />
da due industriali di alto valore come l'ing. A. Broccardo<br />
e il gr. uff. Giorgio Falc ho sentito rinascere<br />
le speranze poiché la nostra aspirazione ha pure una<br />
rispondenza nei. competenti.<br />
Il minerale di. ferro delle Valli della Lombardia<br />
è stato coltivato e trattato sul posto da epoche antichissime<br />
e gli studi sulle miniere di ferro lombarde sono<br />
molteplici, dato l'alto interesse via via presentato dal-<br />
la secolare industria siderurgica della Lombardia che<br />
da. essa aveva alimento.<br />
Il minerale delle valli Lombarde è costituito essenzialmente<br />
di ferro spatico (Siderite) povero di zolfo<br />
e di fosforo e ricco di manganese, perciò molto adatte<br />
per certi getti speciali e potrebbe dare origine ad una<br />
sana e fiorente industria di qualità.<br />
In quanto alla entità dei giacimenti m queste zon<<br />
minerarie, il Prof. Stella dice che, dalle ricerche corn<br />
piute in questi ultimi decenni nei campi minerari d<br />
Lizzola e Schilpario, nella zona bergamasca, e di Pi<br />
sogne e Bovegno in quella bresciana, si sono messe il<br />
evidenza oltre un milione di tonnellate di minerali<br />
complessivamente; ma è da ritenersi che la quantiti<br />
di minerale esistente sia assai maggiore, da taluni rite<br />
nuta di più di cinque milioni di tonnellate, arrivand'<br />
a valutarla fino a venti, milioni di tonnellate. Pnm<br />
della guerra, la intravista applicazione del forno elei<br />
trico e le migliorabili condizioni dei trasporti hanno ir<br />
dotto un certo risveglio minerario; esplicatosi anzitutt<br />
con nuovi seri lavori di constatazioni e di ricerca ni<br />
gruppi principali per opera di Società siderurgici*<br />
Questa fase di sviluppo fu però interrotta in pari<br />
dalla guerra.<br />
Purtroppo lo sfruttamento di quelle miniere
stato in gran parte esercitato da piccoli proprietari,<br />
agenti indipendentemente gli uni. dagli altri....<br />
Da quanto abbiamo esposto noi crediamo che,<br />
già fin d'ora, si possa procedere allo sfruttamento m<br />
scala ridotta dei giacimenti ferriferi, in modo speciale<br />
di quelli delle Prealpi Lombarde usando il tipo forno<br />
aperto a suola conduttrice ».<br />
Pochi giorni or sono S. E. Martelli Ministro dell'Economia<br />
Nazionale e illustre, competentissimo, in<br />
materia mineraria in un discorso al Congresso nazionale<br />
di geologia confermava non solo il proposito ma l'opera<br />
intensa del Governo per mettere in valore tutte le pos-<br />
NOTA — Può riuscire interessante un raffronto tra il numero delle<br />
investiture minerarie triumpline del 1600 e quelle del 1926 pur avvertendosi<br />
che evidentemente i dati del 1600 sono incompleti specialmente per le primiere<br />
di ferro di cui il Dominio Veneto non curavasi eccessivamente perché non<br />
soggette a decime.<br />
Nel 1600 esistevano:<br />
Colilo, in Valle di S. Colombano, località Dosselli, due di piombo. -<br />
Monte Doss, due di argento e quattro di piombo e una di metallo. - Località<br />
Cristola due di piombo. • Località Val Legor, Val Boven, Pian della<br />
Pietra, tre di piombo, due dì rame. - Monte Savin o Monticini, due di<br />
piombo, due di rame. - Località Stablei, una di piombo. - Costa Tortona,<br />
una di ferro. - Monte di Paio, una dì rame.<br />
Inoltre si sa che esistevano quelle di Prato. Cavallaro, Re, Mondo<br />
Nuovo, miniere di ferro.<br />
Irma - Contrada Eser, quattro di rame, una di piombo, - Monte Schei,<br />
una di rame, - M nte Confine, una di rane.<br />
71<br />
sibili risorse del sottosuolo e ricordando che si è prov-<br />
veduto, oltre che alla unificazione della legislazione<br />
mineraria, al credito minerario concludeva: spetta ora<br />
alle libere iniziative di cimentarsi e alle scienze geolo-<br />
giche il servire loro di guida.<br />
Tale è il nostro voto e nel fiorire gagliardo della<br />
Italia nuova noi confidiamo che la Valle Trompia pos-<br />
sa vedere di nuovo animate le sue miniere e in tal modo<br />
concorrere a dare al nostro paese quella autonomia di<br />
materie prime che è fattore necessario di libertà, di<br />
potenza e di grandezza.<br />
Pezzoro - Ponte di Bontegno, una di piombo.<br />
Pezzaze. - Monte del Radone, contrada A vano, contrada Guas'avino,<br />
una di ferro ciascuna. - Località Doss e Tisolo, una di piombo,<br />
Bovegno. - Monte Castel Vanii, due di piombo. - Località Pagano<br />
(Monte Vestone e Doss Muffetto), una di piombo e una di ferro. - Inoltre<br />
quelle Cavallo e Scremaglia pure di ferro.<br />
Nel 1926 il Ministero della Economia Nazionale portava per la Valle<br />
Trompia i permessi di ricerca di Buzzoline (Bovegno) per piombo, Navazza<br />
e Tergala (Bovegno e Collio) per piombo e zinco e le concessioni:<br />
In Collio, località Razzano, in Pisogne (Ossi) miniera di ferro tutte della<br />
Società alti forni Acciaierie e Ferriere Franchi Gregonni.<br />
In Bovegno località Alfredo, miniera di ferro della Società Anonima<br />
Metallurgica Bresciana già Tempini.<br />
In Collio e Bovegno, località S. Aloisìo, miniera di ferro.<br />
In Pezzaze, località Regina Zoie, miniera di ferro ; in località Valle<br />
della Megua, miniera di ferro tutte della Società Alii Forni Fonderie ed<br />
Acciaierie di Terni.
Viaggio a ritroso del Mella<br />
- Mino Petti -<br />
Viaggio, s'intende, per la valle Trompia,<br />
dal suo sbocco al piano fino agli ultimi monti,<br />
(Non importa se il fiume strìscia per buon tratto<br />
in pianura, onde qualcuno potrebbe tenermi<br />
impegnato dal titolo a seguirne l'intera corrente,<br />
Lo schietto e vero Mella gratificato degli attrì^<br />
butì pei quali sta non ultimo nella fluviale<br />
compagnia lodata dai poeti, il Mella genuino è,<br />
per noi, quello che pugna con innocenti rabbie,<br />
con riccioli candidi dì spuma sul dorso con le<br />
rupi e i ciottoli della montagna triumplina, Ivi<br />
è la sua cuna, quella la palestra delle giovanili<br />
irruenze, quello il campo della virile potenza<br />
piegata al servigio delle industrie, Se abbandona<br />
i cari monti, la pigrizìa del piano lo umilia e<br />
lo perde, Giù al largo ecco il fiume vecchione<br />
camminare stancamente cime appoggiandosi ai<br />
bastoni dei pioppi sulle rive, No, non è più il<br />
Mella questo pìgrone),<br />
Le righe che seguono vorrebbero essere<br />
nell'intenzione dell'Autore e di coloro che gliele<br />
chiesero, una sorta di piacevole ricognizione o<br />
interpretazione della vallata, un intermezzo gar^<br />
bato alle illustrazioni dei luoghi, delle opere, degli<br />
uomini che le lucide pagine del Numero unico<br />
accolgono, Alla onorevole impresa si richiede^<br />
rebbe la penna di persona la quale, per esser<br />
nata su quelle sponde montane di fiume o<br />
cresciuta in contatto lungo con esse, avesse<br />
73<br />
noti e familiari gli aspetti fin delle pieghe più<br />
riposte e insieme avesse scorso le pagine delle<br />
storie locali, tutt'altro che scarne ed uguali,<br />
Preso per mano il lettore e accompagnatolo al<br />
belvedere più vantaggioso quegli potrebbe con<br />
la sapiente padronanza dell'argomento cogliere<br />
succosamente le note caratterizzanti •> intime<br />
ed esteriori •• del paese sottostante, indicarne le<br />
affinità con altri lembi montani, suggerire i<br />
tratti peculiari che fanno inconfondibile tra i<br />
tanti questa specie di verde pennacchio che sor,'<br />
gè niollemente sinuoso lungo l'innervatura dei<br />
corsi d'acqua, sulla fronte di Brescìa, nel cuore<br />
della sua provincia mirabile,<br />
Chi scrive ha, invece, «imparato la valle» a<br />
bocconi ed a strappi, in breve volger di tempo<br />
tra le rapide occhiate impostegli dal mestiere<br />
suo di cronista e le fughe in alto favorite dal<br />
suo amore d'ogni stagione peì monti ; ma né<br />
quelle né queste bastevoli a una conoscenza<br />
totale. Molte porzioni saporite, molti angoli di^<br />
lettosi ne ignora, Sicché ora sul punto di scrv<br />
verne col tono di chi la sa lunga a degli auten^<br />
tici conoscitori, la penna esita imbarazzata,<br />
Ebbene, considerando che ella è mossa a peccare<br />
da una disposizione affettuosa e che s'illude di<br />
arrivare per virtù d'amore dove porta la pratica<br />
dimestichezza, assolvetela in anticipo del fallo<br />
di ignoranza, o amici di Valle Trompia,
II dono di cui siamo innanzitutto<br />
scenti alla vostra valle è quello di una calma<br />
bellezza, Oltrepassate le soglie di essa — là dove<br />
gli opifìcì moderni e le stesse falde dei monti<br />
spelacchiate e quasi polverose di traffici segnano<br />
l'innesto con la città, visibilmente — un fascino<br />
mite e costante avvolge le linee del paese mon/<br />
tane, Non inebria e non estasia come le marine<br />
celebri o l'alpe fastosa dì gelo, Offre una sedu/<br />
zìone tranquilla, senza bagliori insopportabili, ma<br />
senza infingimenti, Apre a poche miglia della città<br />
seni e grembi di una favolosa quiete dove l'oblio<br />
del mondano rumore è perfetto e il tempo si<br />
ascolta fluire solenne, Noi conosciamo la felicità<br />
di questi balzi dal quadrivio bresciano trito di<br />
ruote e dì passi al paese snodantesi ai lati della<br />
strada saliente. Se il tempo è lieto e il sole<br />
impolvera d'oro gli alberi, i quadretti idillici<br />
nitidamente s'allineano ai bordi della via e<br />
l'anima li gode, rifatta vuota e luminosa, Val/<br />
lette che schiudono le braccia verdi, invitando;<br />
campanili richiamanti il gregge delle case ad^<br />
dosso ai muri della pieve j ponti che cavalcano<br />
il fiumiciattolo dispettoso ; declivi fioriti ; san^<br />
tuari e cascine rivelanti con una bianca nota<br />
la loro presenza tra i castagni ; selve d'abeti )<br />
praterìe alte j groppe e profili di monti da presso<br />
e da lungi ; tali gli elementi che distribuiti per<br />
decine di chilometri sull'ossatura nuda delle<br />
prealpi formano la valle, Ma con quale criterio<br />
74<br />
disposti e fantasie capricciose sì da otteneri<br />
ogni effetto di varietà pur conservando all'i:<br />
tero paesaggio una propria aria raccolta ! Difì<br />
cile esprimerlo, S'impara solamente filando sul<br />
scriminatura della strada, Anche difficile di<br />
la nota dominante di questo e quel tratto d<br />
viaggio e come e dove l'uno si congiunga<br />
dissolva nell'altro, Ecco : immaginando un a<br />
tefice intento a foggiarla nei secoli sì pensa eh<br />
tenendo nel grembo divino tutti i balocchi a<br />
cennati, nella parte inferiore fu parco di verd<br />
avarissimo di pini, prodigo di costruzioni e<br />
strade e, in genere, piuttosto trascurato e fa<<br />
Ione nelle varie sistemazioni. Da Gardone<br />
su si pose d'impegno. Sparse dei verdi più Ius1<br />
ed intensi, alternò il velluto delle foreste al<br />
distese dei pascoli incastonandovi cappellet<br />
dìvote ( i paesini li mise in positure eccellen<br />
dove le cestole dei monti si slargavano e lunj<br />
tracce di salici correvano l'acque \ o pure cc<br />
bei ciuffi di pini a lato che facessero sfon<<br />
su alti pianori donde s'affacciassero sulle vallet<br />
discoste e donde le voci delle campane arriva<br />
sero rallegrando e ammonendo fino ai cascine<br />
remoti, Si divertì a indispettire il Mella occli<br />
dendogli il passo, soffocandolo tra guanciali<br />
sassi, stordendolo di esse e giravolte, Procui<br />
ìnsomma, di muovere il paese meglio che p<<br />
teva, tenendo occhio a colori e luci delle diveri<br />
stagioni, alle albe e ai tramonti, Fece le coi<br />
per benino da quanto se ne può giudicare, 1
un eccesso di generosità, dopo aver mandato<br />
per ogni pieghicciola del tessuto rivoli salutari,'<br />
volle occuparsi del vìvo seno stesso montano,<br />
E ne imbottì gli strati col ferro.<br />
* *<br />
Fortune d'un nome, Questo della Valle<br />
Trompia che a noi suggerisce pronunciandolo,<br />
vedute di soffice verde e di umili fonti, volle dire<br />
per secoli luogo di pena buia, per altri secoli<br />
evocò una sorta dì Mongibello dove schiere di<br />
uomini seminudi tempestavano sulle incudini,<br />
«Sudate o fuochi a preparar metalli» era scritto sulle<br />
soglie bruciate, Vietato ai rudi artieri di varcarle»<br />
Così è, amici, Delle miniere di ferro s'ha<br />
un' idea misera : che Roma condannava ad me-<br />
talla lassù i suoi schiavi, supplizio confermato<br />
dell'esistenza in loco dì ruderi di torri per le<br />
scolte aguzzine, Ed è quanto si ricorda con una<br />
vena di incredulità per giunta, tanto è fievole<br />
di lontananza la memoria, Chi scrive non ebbe<br />
opinione diversa fino a pochi mesi addietro<br />
quando la cortesia d'una famìglia amica gli per^<br />
mise dì viaggiare per tre ore, la sua brava<br />
lampada al fianco, la schiena ricurva, nelle<br />
vìscere d'un monte sforacchiato, Fece anch'egli<br />
senza gravame di minerale sul collo uno degli<br />
spaventosi sentieri che gli schiavi prima, le<br />
famiglie dei montanari poi percorsero carponi<br />
logorando le miserabili esistenze. Osservò
Con lei, con la signora serpentina ed ar-mata<br />
siamo ai giorni nostri/ I quali io spero<br />
nessun valligiano vorrà mutare con quelli che<br />
furono. Alla cura, tuttavia sovrana del ferro,<br />
il tempo presente molte ne aggiunse t delle<br />
stoffe, del legno, della casa, del bosco, del<br />
forestiero, infine. Del forestiero che cerca la<br />
valle nell'estate, ansioso di freschi riposi e di<br />
facili vette ; nell' inverno, avido delle distese di<br />
neve sorvolate dagli sci, deliciae nostrae.<br />
Ora è uno sproposito dire che l'ospite ha<br />
rivelato un poco la valle a voi stessi, o trium^<br />
plini, facendovi accorti che esistevano tante<br />
cose preziose intorno a voi, oltre che il cieco<br />
budello della miniera e la fumosa officina ? Vi<br />
siete, un bel giorno, guardati in giro, avete<br />
guardato in alto, Ed hanno avuto un senso e<br />
un linguaggio la foresta e il prato, la casa e il<br />
torrente, il sole e le stagioni mutevolì, Al modo<br />
stesso la vostra gente è cangiata, La tribù di<br />
guerrieri irrequieti e prepotenti dì cui ragiona<br />
la storia, macerata dal secolare martirio nel<br />
grembo dei monti e delle officine è divenuta<br />
un popolo che falcia l'erbe, tronca gli alberi,<br />
conduce le bestie alla pastura, scava le mon^<br />
tagne e piega il ferro dentro e fuori la sua<br />
valle in una vita di accanito lavoro, di risparmio,<br />
di faticoso guadagno) popolo che nella eredita^<br />
ria saggezza fatta di prudenza di pazienza e di<br />
76<br />
un acuto senso, sicuramente romano, del Di><br />
ritto, ha saputo conciliare l'antico e il nuovo,<br />
innestando nel tronco della tradizione i rami di<br />
una vigilata e avveduta modernità, E crea gli<br />
stabilimenti della produzione pregiata, pari alla<br />
rinomanza di tempre) conduce strade, imprigio^<br />
na le acque, apre i ricoveri e gli ospedali ; prov/<br />
vede pensosamente con scuole e palestre e<br />
campì sportivi alla generazione crescente) fa^<br />
vorisce in ogni maniera il turista e l'ospite<br />
abituale; coltiva la memoria dei suoi caduti. In<br />
tale felice contemperamento della esperienza<br />
nativa, secolare, e dei portati della civiltà recente<br />
appare oggi al viaggiatore la Valle,<br />
E il suo ciclo non è più quello tristo e<br />
nemico della vallèa dei deportati, ma sereno<br />
sopra le punte dei campanili e dei picchi e<br />
aperto a tutte le preghiere e le speranze,<br />
* * *<br />
E un' immagine mi rìde nella mente, alla<br />
fine, se penso all'avvenire della vallata, Di una<br />
estrema semplicità e di un senso ben chiaro,<br />
Ecco sullo sfondo verde incurvarsi quel vostro<br />
ponte romano così saldo e bruno di anni, e<br />
sopra muoversi dietro il gagliardetto un pugno<br />
di Ballila lieti nel sole, cantando, come giù basso<br />
le acque del fiume,<br />
(Fot, Bravo)
GEMME ARTISTICHE<br />
TRIUMPLINE<br />
Don LUIGI<br />
FA L SIN A<br />
Lagrimosa incuria.<br />
Le esigenze delle cresciute popolazioni hanno<br />
quasi dovunque nella provincia, ma specialmente in<br />
Valle, abbattute le antiche chiese dove « Le madonne<br />
del trecento miti ed ingenue sui giallastri muri » sorridevano<br />
con teorie d'angeli e di santi nella penembra<br />
mistica delle navate. Dove il barocco ha gettato dominatrice<br />
universale la sua linea slanciata, elegante e frivoletta<br />
non v'è che qualche antico affresco, raro superstite<br />
di quelle remote età in cui Francesco d'Assisi e<br />
Domenico di Gusman, Pietro di Verona e Bernardino<br />
da Siena riempivano di esuberante pietà l'estro inventore<br />
e il sentimento degli artisti contemporanei. Quanta<br />
tristezza innanzi a queste reliquie, spesso deturpate,<br />
che sembrano i rottami dispersi di un naufragio! Nel<br />
nostro Gardone: ora lo scalpello demolitore pose casualmente<br />
alla luce alcuni di questi peccati famigliari,<br />
come ad esempio nei rifacimenti di casa Rovati; ora<br />
l'incuria li lasciò scolorire al sole e alla pioggia dei<br />
secoli, come il S. Cristoforo dell'ex casa Bocchi, ora<br />
come la Madonnina di casa Torcoli, li fece assassinare<br />
con intendimenti di barbaro restauro; i più li lasciò poi<br />
morire di morte violenta o naturale o ritirare, — senza<br />
essere tolti nemmeno oggi, — sotto gl'intonachi candidi<br />
che le epidemie consigliarono tra l'altro, per la Basilica<br />
di S. Maria degli Angeli al Convento.<br />
Fuori Gardone: S. Lorenzo d' Irma magnifico<br />
esemplare d'antica chiesa, abbandonato all'azione demolitrice<br />
del tempo e alle rapine degli antiquari che<br />
ne predarono non pochi affreschi; oltre l'insulto del<br />
suo polittico disperso, lamenta ancora il fatale sparire<br />
dell'antica decorazione, aggraziata e originale anche<br />
all'esterno, e non può che gemere sotto le carezze grossolane<br />
di cui i muratori hanno gratificato abbondantemente<br />
coi calcinosi pennelli il suo volto austero, cam-<br />
77<br />
biando le tinte scure della sua faccia « nigra sed formosa<br />
» di veneranda matrona, nell'aspro candore di<br />
una vecchia cortigiana incipriata.<br />
Vestigia d'arte in Val Trompia.<br />
Sarebbe troppo lungo richiamarci a quanto perì e<br />
a tutti gli spizzichi d'arte antica rimasta quassù, basii<br />
sostare a breve riposo presso tre mirabili esemplari di<br />
ancone popolate da pannelli dipinti con arte e maestria<br />
grande per la cura e il buon gusto dei nostri padri<br />
lontani. Ci spiace escludere dall'elenco, per mancanza<br />
di dati quella di S. Lorenzo, che le memorie dichiarano<br />
mirabili, ma di cui non si ricorda né l'argomento<br />
né l'autore né la composizione né la cornice ma solo<br />
l'inconsulta dilapidazione. (*)<br />
Tavernole e S. Filastrio.<br />
Eccoci dunque a Tavernole presso l'accigliato bastione<br />
di S. Filastrio. Nessuno potrebbe parlarne meglio<br />
e con animo d'intelligente amatore quanto Don<br />
Paolo Guerrini, a cui perciò cediamo intieramente la<br />
parola.<br />
«La chiesa di S. Filastrio di Tavernole, così come<br />
si presenta ora, non risale che al secolo XV e non fu<br />
mai parrocchiale perché Tavernole ebbe sempre la sua<br />
chiesa parrocchiale nel centro dell'abitato e dedicata<br />
ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo ( 1. maggio). Sul<br />
(*} Marco Gommassi non ha eh-; un breve cenno « La chiesa di San<br />
« Lorenzo, antica di ordine goltico, conserva buoni affreschi e la pala del-<br />
« l'altare maggiore, divisa in sei quadretti di buon autore sul gusto antico.<br />
« Sulla facciata è scritto: Cominciata l'anno 1594 - die 30 luio, e sull'sr-<br />
« chltrave della porta maggiore 1523. »
Gardone V. T.<br />
Convento S. Maria degli Angeli - Loggia interna a mezzodì.<br />
fianco meridionale della nuova chiesa parrocchiale, edificata<br />
nel 1900 per iniziativa del parroco Donati, si<br />
scorge ancora la arcata della piccola abside della chiesa<br />
primitiva, e si legge incisa sull'architrave del marmoreo<br />
portale questa inscrizione : « Consorcium terre<br />
de Tabernolis F. F. MDXXIII », che ricorda la costruzione<br />
della stessa chiesa, ora distrutta, fatta fare<br />
l'anno 1523 dal Consorzio o Vicinia della terra di<br />
Tavernole. Probabilmente a questa medesima Società<br />
o Consorzio noi dobbiamo la costruzione di quell'oratorio<br />
quadrangolare, che si trova unito alla chiesa di S.<br />
Filastrio, sul lato settentrionale, e che impropriamente<br />
viene creduto « la sacrestia di S. Filastrio » e la sala<br />
di riunione del Consiglio generale delle Università o<br />
Comune della Valtrompia prima del 1797. (*)<br />
(") II Geminassi ne parla così: t Esistevi ancora il palazzo della Valle<br />
:< ove convennero tutti i Savi di essa Valtrompia a stabilire le leggi adottate<br />
«dai tempi; detto il rinomato Statuto di Valle Trompia. In ogni tempo<br />
i detto palazzo fu luogo di convenzioni politiche ed armigere, nella sala<br />
« maggiore di detto palazzo sotto la volta si osservano dipinte tre donzelle<br />
« sorelle, che simbolicamente alludono alle Ire Valli: Trompra, Sabbia e Ca-<br />
:< monica. Le investiture ed architravi della porta d'ingresso e internamente<br />
et sono di marmo di Tavernole che distmguesi pel fondo nero avente striaste<br />
78<br />
II cimitero del consorzio di Tavernole.<br />
Quell'Oratorio, interessantissimo anche sotto l'aspetto<br />
artistico per gli affreschi che ornano internamente<br />
le sue pareti, deve essere stato il primitivo cimitero<br />
del Consorzio di Tavernole. (*).<br />
La indicazione « Consorzio » lascia facilmente<br />
supporre una confraternita di Carità e di Suffragio, e<br />
designa una di quelle numerose e benemerite associazioni<br />
religiose, che nelle frazioni o località separate<br />
dalla parrocchia, come era Tavernole rispetto a Gimmo,<br />
diventavano tutto; officiavano la chiesa, raccoglievano<br />
e dispensavano elemosine, suffragavano i morti,<br />
aiutavano i vivi coi prestiti dei capitali, e talvolta assumevano<br />
anche di fronte all'Autorità ecclesiastica delle<br />
piccole pose di enti religiosi autonomi, e indipendenti.<br />
Il Consorzio di Tavernole doveva essere stato<br />
fondato o da un frate domenicano o sotto l'influenza<br />
di un convento domenicano. Difatti questo suo oratorio<br />
o cimitero è tutto di intonazione domenicana. Sulla<br />
parete di sfondo, dove è collocato l'unico altarino campeggia,<br />
un crocefisso con dicitura rovinata e vari santi<br />
in adorazione (Domenico, Maddalena e Giovanni<br />
Ap.) Sul davanti della predella sono rappresentati<br />
S. Domenico fiancheggiato dai due Santi domenicani<br />
Pietro martire e Vincenzo Ferreri. La parete di sinistra<br />
e la parete di fondo, sopra e di fianco alla porta<br />
di ingresso, sono tutte affrescate con quindici quadri<br />
della vita di S. Domenico. Ogni quadro è accompagnato<br />
dalla sua relativa leggenda o spiegazione; si<br />
legge chiaramente fra i più vicini:<br />
« Como sancto Dominicho e uno suo compagno<br />
chaminava piovando e laqua non li torbava e no se<br />
bagnava...<br />
« Como la nostra dona verzine Maria de l'abito<br />
a Sancto Dominicho... Como Santo Dominicho e piusori<br />
(alcuni) heretici disputaveno de la fede de Dio e<br />
concludeno che danno se mise la sua fede e fose<br />
preso un grande fogo e quella che non brusava fosse<br />
vera fide... ».<br />
La sola parete di destra porta alcuni affreschi votivi<br />
di altra mano e di tempo posteriore; vi sono rappresentate<br />
alcune Madonne, S. Sebastiano, S. Alessio<br />
eremita, S. Antonio Abate, Girolamo vestito da<br />
Cardinale. Invece il volto, che è la parte più conservata<br />
della decorazione, ritorna al motivo domenicano,<br />
ripetendo quattro volte, fra i quattro evangelisti e i<br />
quattro grandi dottori della chiesa latina, la figura<br />
caratteristica di S. Tomaso d'Aquino. (**)<br />
« bianche. Si osserva il filone di detto marmo sotto S. Filastrio e lungo il<br />
« torrente detto la Marmentina.<br />
« Codesto palazzo ora serve per l'Ufficio Comunale e della Guardia<br />
« Nazionale del Comune di Gimmo. »<br />
(*) Tale lo rivelano l'ampia e profonda camera sepolcrale sotto il<br />
pavimento, e le diciture necrologiche incise sulle pareti.<br />
(**) li Cantù scrivendo per il tf Secolo » una relazione in parte più<br />
circostanziata notava per il volto : a mattina S. Marcus evangelista, S. Tho-
Poiché non e è memoria alcuna dell'esistenza di<br />
un convento domenicano in Valle Trompia, bisogna<br />
pensare ad una irradiazione del Convento di S. Domenico<br />
di Brescia o alla iniziativa di qualche Domenicano<br />
di origine Triumplina. (*)<br />
Per spjegare questa singolare decorazione domenicana,<br />
mi sembra di poterla fissare all'ultimo decennio<br />
del quattrocento e di attribuire a ignoti ma buoni<br />
scolari di Vincenzo Poppa, o almeno a qualche<br />
modesto artista valligiano, che sentì l'influenza della<br />
scuola Foppesca.<br />
L'esame di questi affreschi, che meritano davvero<br />
di essere restaurati e meglio conservati (è lecito segnalarli<br />
alla commissione provinciale « conservatrice »<br />
dei monumenti) diventa anche più interessante, nel rilevare<br />
le numerose note necrologiche, che su di essi<br />
sono state incise a graffito e alcune pie invocazioni o<br />
giaculatorie latine, come queste due soavissime: «Multum<br />
recte piam — prece venerare manam » e « Non /'<br />
libi sit grave — • dicere: mater, ave ».<br />
Con. molta pazienza ho raccolto e trascritto alcune<br />
di quelle note necrologiche ; molte altre se ne potrebbero<br />
raccogliere quasi a formare un piccolo registro<br />
dei morti di Tavernole dall'anno 1498 (ho visto questa<br />
data segnata accanto ad un nome, e forse non è<br />
la più antica) fino alla fine del cinquecento.<br />
Ne riporto soltanto alcune fra le più interessanti:<br />
« M. L. Bonomus Zubani obiit ultimo maj 1 504 —<br />
Mulier Xisti de Saleris obiit de mense febbruan 1503.<br />
— Ven. prosb. Bartholomens Salerius obiit die VI decembris.<br />
— Ven. vir. d. prosb. Lialus obiit die 18<br />
septembris 1505. — M. R. Thurinus de Zaperiìs obiit<br />
9 novembris 1505. — Ven. doni, presb. Baptista de<br />
Saleriis decessit 29 augusti 1507. — Delaidus de<br />
pelisariis (Pelizzari, antica famiglia di Tavernole, come<br />
i Saleri di Gimmo) vitam cum morte commutavit<br />
27 marci 1520. — Papa Leone X morì 1523. —<br />
Venturi depentor 1529. (**)<br />
irus Aquinas, S... S. Ambrosius; a mezzodì S. Joannes evangelista, S. Geronimus,<br />
S. Tomas Aquinus; a sera: Matheus evangelista S. Tomas a<br />
Aquino, Augustinus ; a tramontana: S, Lucas evangelista, S, Tomas a Aquino,<br />
S Gregorius, - Quanto alle leggende eccole per intero riportate. A<br />
mezzogiorno si legge : Come li frati. . , Santi Dommiko in. e tornano a lo<br />
dito convento. Como santo Dommiko e uno compagno chaminava piovando<br />
e laqua no li turbava e no se bagnava. - Como Santo Dominiko e uno<br />
compagno pason una aqua cum bllo (battello?) e lo portinaro vole esser<br />
pagado e sanclo Dominiko dise a lui non o dinari e Dio il mando Io dinaro<br />
A sera: Como la nostra dona verzene de l'abito a Santo Dominiko'<br />
como la giesa e la fede cristiana andava per terra, e per le virludi e bonf,<br />
opinioni de sanclo Dominiko e Santo Francischo se cognosi e se abrazava...<br />
Dio. - Uno buono maistro muratore faseva una stanza e cascò la stanza e<br />
morì lo d'Io maistro e per li orazioni di frati e vìrlude de Sanclo Dominiko<br />
resuscitò. Como s.to Dommiko e piusori eretici disputarono de la fede de<br />
Dio e pretendono che caduno scrìvesse la sua fede, e fosse acceso grande<br />
fogo, e quello che no brusava fosse ve/a fede. - Come vene una visione<br />
osserv^t-t.<br />
(*) Di ciò abbiamo traccie nel culto di S, Pietro Martire un po' dovunque<br />
in Valle, come a Gardone, Pezzaze, Lavone, eie.<br />
(**) Trattasi foiee del cognome e forse sarebbe un antenato di quel<br />
Venturi d'Irma che fece esiliare dal paese Lutta la parentela nel 1695, quando<br />
per fanatismo religioso si fece colpevole di un odioso assassinio.<br />
79<br />
Gardone V. T.<br />
Chiesa di S, Maria degli Angeli - L'Aitar Maggiore.<br />
Presb. Stefen obiit vigesimo augusti 1529 die sabbathi.<br />
— 1536 morì Peder Lovezer. — Die 4 marci<br />
occusus fuit de Lodovicus Amadinus. — Dominus Viviamus<br />
decessit die XII septembris 1544. — Dom.<br />
loann. Albertus de Mazzuchelis die XV septembris<br />
1590 obiit».<br />
La mia attenzione è stata richiamata subito dal<br />
nome del pittore Venturino, morto nel 1526: è lui<br />
Fautore di questi affreschi ? Quale il suo cognome ?<br />
Quali le vestigie dell'opera sua in Valle? Ecco i vari<br />
problemi che racchiude quell'epitaffio, troppo frettoloso<br />
e incompleto per la nostra legittima curiosità di<br />
sapere qualche cosa di più sicuro intorno a questo ignoto<br />
artista triumplino, che forse racchiude per sempre<br />
nel segreto della sua tomba (*) anche il segreto della<br />
sua operosità artistica.<br />
(*) A lui forse dobbiamo aitribuire gli affreschi di quell'epoca del<br />
convento dì Gardone e un po' dovunque in valle ? Peccalo che Ire « gemme »<br />
di quesla cappella in Tavernole siano andale irrimediabilmente perdute.<br />
I. La finestra portava una vetrata (0,86 X 0,40) antica, arieggiente<br />
alle più pregiate del Duomo di Milano e rappresentava S. Antonio di Padova.<br />
II. V'era un lempietto a Tabernacolo esagono, privo del cupolino,<br />
di ordinario valore ; assai pregiali invece i dipinti sugli apecchi dei lati<br />
(0,32 X 0,23) rappresentanti S. Pietro Apostolo, S. Filaslrio V., S. Rocco,
La chiesa di S. Filastrio.<br />
La chiesa di S. Filastrio ha una sola navata con<br />
tre grandi arconi, dalla spiccata forma quattrocentesca;<br />
sul fianco meridionale dalla parte opposta dell'accennato<br />
oratorio del Consorzio di S. Domenico, la<br />
fiancheggia un elegantissimo portichetto cinquecentesco,<br />
con decorazioni e stemmi della stessa epoca. (*)<br />
Fra gli stemmi ne emerge uno col calice eucaristico,<br />
simbolo delle Scuole e Confraternite del Sacramento.<br />
Anche la facciata, semplicissima, conserva tracce<br />
evidenti di una primitiva decorazione quattrocentesca,<br />
della quale rimane soltanto un colossale S. Cristoforo,<br />
protettore dei viandanti e invocato contro la<br />
« mala morte ».<br />
Il portale e le finestre sono state aperte, così come<br />
sono ora, nel 1666 e forse della stessa epoca è l'unico<br />
altare, barocco, dedicato a S. Domenico e a S. Antonio<br />
di Padova. Nell'interno si scorgono avanzi di antichi<br />
affreschi votivi e sembra che tutto l'interno dovesse<br />
essere decorato di affreschi, coperti più tardi — dopo<br />
la peste nel 1630 — con una scialba imbiancatura (**)<br />
Due sole lapidi sepolcrali restano nel pavimento;<br />
la prima è del 1508, e ricorda il Sac. Stefano de<br />
Zaperi: « Sep. ven viri dni, — pbri, st. de. Zapiis. -<br />
missio 1508». La seconda è del 1804 e ricopre la<br />
tomba del medico Feliciano Multi: « Hic. iacent.<br />
ossa eccellentissimi feliciani m. ulti, oblii die vicesima<br />
secunda mensis iunn anno 1804 ».<br />
Il Polittico.<br />
Sull'altar maggiore, fra una ricca soasa secentesca<br />
a fogliami e statue di forma barocca, si conserva<br />
un polittico di molto valore, (***) ma quasi ignorato<br />
e molto trascurato.<br />
E' così costituito da sette tavole, che circondano<br />
una nicchia di una Madonna, scultura in legno aggiun-<br />
S. Apollonio, Tra questi quattro fianchi stavano la portella e il fondo. A<br />
tergo del fondo eravi scritto : Franciscus Ricchini - de Biono pinxit - et<br />
decoravi! anno - pubblica? salutis - M.D.L.V.11I.<br />
Ili 0 M. Commassi che vide tuttociò nota ancora : avvi una « pace »<br />
dipinta sul vetro (il Redentore in grembo alla Madre addolorata). Quale<br />
vetro è assicurato in apposito legno di forma antica.<br />
(*) La veduta della chiesa col portichetto di scorcio è tra le più<br />
suggestive.<br />
(**) Basta scrostare perché emergano subito.<br />
(***) La cornice consta di sei finestre, tre per piano. Le tre di base<br />
avevano l'eguale altezza: in mezzo la Pietà con la Vergine, il Salvatore e<br />
S. Giovanni; a destra S. Filastrio, a sinistra S. Calocero. Nel secondo piano<br />
le nicchie laterali costudiscono a destra S. Lorenzo con S Stefano (S. Filippo<br />
e Giacomo Ap.) a sinistra S. Sebastiano e S. Rocco. Nel mezzo il<br />
vano è assai più alto per la Vergine centrale, trattata con maggior larghezza<br />
come soggetto principale, diprnto non emigrato, come erroneamente si crede.<br />
Purtroppo la cornice fu tagliata, e abbassando la tavola della Vergine venne<br />
ridotta ed angustiata la Pietà di sotto, oltre che rovinato l'effetto d'assieme<br />
della bella cornice. Una cimasa con l'Eterno Padre io credo, sparì nel 1904 in<br />
occasione dell'esposizione bresciana di Arte Sacra, dove mi si assicura comparve.<br />
80<br />
ta più tardi al polittico quando fu collocata nella soasa.<br />
(*)<br />
La nicchia doveva essere il posto della tavola<br />
principale del polittico, ora scomparsa.<br />
Segnando i pezzi dall'alto del lato destro, troviamo:<br />
1.) La Annunciazione; 2.) S. Rocco e S. Sebastiano;<br />
3.) Un Santo martire con corona del martirio<br />
che probabilmente è S. Calogero, patrono di Cimino;<br />
4.) La Pietà (nel centro); 5.) S. Filastrio, vescovo;<br />
6.) Gli Apostoli Giacomo e Filippo; 7,) L'Arcangelo<br />
Gabriele.<br />
Questo polittico è innegabilmente un' opera di<br />
scuola bresciana della fine del quattrocento o del primo<br />
decennio del cinquecento. (**)<br />
Le affinità stilistiche lo avvicinano al polittico della<br />
stessa epoca, che si trova nella chiesa sussidiaria di<br />
Invico a Lodrino; ambidue sono però ridotti ad uno<br />
stato compassionevole di conservazione e richiedono<br />
un restauro urgente e intelligente per poterli salvare<br />
dall'estrema rovina.<br />
La Valle Trompia non è molto ricca di opere<br />
d'arte, ma queste delle due chiese di Tavernole e il<br />
polittico di Lodrino sono certamente fra le più pregevoli<br />
e degne di essere restaurate e costudite con ogni<br />
cura. Chi vorrà studiare ampiamente lo sviluppo dell'arte<br />
bresciana prima del Romanino e del Moretto<br />
non potrà trascurare né gli affreschi né i due polittici,<br />
che abbiamo cercato di illustrare brevemente in questa<br />
nota, perché costituiscono, senza dubbio, dei pezzi,<br />
molto importanti e interessanti, per l'epoca e per la<br />
scuola, e sono ricordi di una vetusta tradizione religiosa<br />
e artistica che la Valle Trompia deve essere orgogliosa<br />
di conservare.<br />
L'Ancona di Lodrino.<br />
L'ancona di Invico (Lodrino) a cui accenna Don<br />
Guerrini non è certo più povera o di più scadente fattura<br />
di quella di Tavernole: peccato che la cornice<br />
sia/stata in parte turpemente raffazzonata da un qualche<br />
falegname locale, allo scopo d'arricchirla e meglio<br />
completarla (!). L'Altare che la possiede è quello laterale<br />
nella chiesetta sussidiaria di S. Rocco a Invico.<br />
Nel centro del polittico apresi, sopra un gran rosone intagliato,<br />
la nicchia della Vergine. Anche qui vi fu un<br />
tempo la sua tavola dipinta? E' facile, ma forse trafugata,<br />
non lasciò di se alcuna memoria. Ai fianchi,<br />
due per parte, si aprono altre quattro nicchie con reliquie,<br />
chiuse da quattro pannelli di legno dipinto, tutti<br />
centinati.<br />
(") La Vergine del centro non è scolpita, ma egualmente dipinta, quindi<br />
non sette, ma 8 tavole. Le due però dell'annunciazione (la Vergine e 1 Ar-<br />
cangelo) sono d'epoca e fattura diversa e più recenti.<br />
(**) Mi sembra di vedere in questi dipinti una gloriosa teoria, le di cui<br />
unità potrebbero ricostruirsi con questi e con altri invidiati elementi, come le<br />
tavole di S. Rocco e dell'Adamino a Bagolino, di S. Afra in Broscia, ecc.
Purtroppo l'ufficio loro di portelle non ha contribuito<br />
poco alle scrostature e al deperimento dei quadri.<br />
In alto abbiamo a mezzo busto e nelle proporzioni<br />
di 40 X 44 S. Lucia e S. Apollonia; in basso per<br />
intiero, 40 X 100, S. Bernardo Abbate e S. Pietro<br />
Apostolo. Il basamento è formato da uno zoccolo decorato<br />
a minuscola loggetta con tredici intercolumi per<br />
il Cristo centrale e i dodici Apostoli, distribuiti ai fianchi.<br />
Il coronamento è formato da un quadrato centrale<br />
dove il Redentore tiene sollevata una corona, e<br />
da due triangoli (con un angelo dipinto ciascuno), ammorbiditi<br />
da un fregio a cornucopie ricorrentisi nel lato<br />
che borda la cimasa. Dicesi che sul Redentore s'alzasse<br />
un ultimo fregio a coronamento, con angeli di<br />
uguale pennello che il resto, asportato da un vecchio<br />
curato è certamente finito nelle mani di un qualche<br />
antiquario. L'ancona, pregevolissima nonostante tutto,<br />
meriterebbe urgenti cure, alle varie tavole in modo speciale,<br />
e un intelligente rifacimento della bistrattata y<br />
cornice.<br />
Trascurate o protette queste sono ricchezze di cui<br />
la Valle può tuttora andare altera. Poche cure e una<br />
vigilanza più oculata garantirà per l'avvenire. Il peggio<br />
è certamente quando si è costretti a vivere di ricordi<br />
e vedere sulle persone straniere i gioielli che furono<br />
già di Famiglia.<br />
Così per l'ancona della Vergine nel Convento di<br />
Gardone. Sembra che usciti esuli i figli di S. Francesco<br />
se ne sia pur ritirata la poesia e il sorriso dell'arte<br />
che furono ai Frati sorelle.<br />
Al Brera abbiamo infatti il grande quadro del<br />
Moretto che ponendo ai piedi di S. Francesco San<br />
Girolarno e S. Antonio Abate, li fa tutti rapire in<br />
estasi, volti alla Vergine che sulle loro .teste si libra<br />
materna e regale.<br />
Per brevità non so che rifarmi a un mio articolo<br />
illustrativo del 1925.<br />
Il Polittico gardonese del Moretto.<br />
Avanzando tra le mura quattrocentesche della<br />
Basilica ultima citata, ancor tutta vibrante di mistica<br />
poesia Francescana, non si può reprimere il senso di<br />
sorpresa e di lieta meraviglia che suscitano il presbiterio<br />
ritornato agli incanti dell'antichissima decorazione<br />
e in esso S. Luigi di Tolosa e S. Bonaventura di<br />
Bagnorea (che ispirarono forse l'analogo gruppo al<br />
Moretto), riapparsi in affresco sotto il soppresso intonaco<br />
; l'altare e la tribuna elegante negli intagli e nell'oro<br />
abbrunito.<br />
« In « cornu evangeli » solamente, si aprono lungo<br />
la navata le cappelle laterali; sono tre, e di mezzo<br />
quella dedicata alla Vergine Maria. Si è da poco provveduto<br />
a ridonarle un po' di grazia, con un restauro<br />
decorativo conveniente, che l'ignoranza degli uomini<br />
e la furia delle milizie alloggiatevi più volte e per<br />
81<br />
ben cinque anni nella grande guerra, avevano reso di<br />
una necessità improrogabile.<br />
E' qui che il pennello del Moretto, la pietà dei<br />
frati e la munificenza di qualche patrizio, fors'anche<br />
della fondatnce famiglia Avogadro fecero sorridere il<br />
polittico disperso oggi nelle pinacoteche di Parigi e di<br />
Milano. Inutile cercarne memoria nei documenti del<br />
soppresso convento, perché non ci fu conservato che<br />
l'atto di fondazione, stipulato nel 1442 tra S. Bernardino<br />
da Siena e i donatori Avogadro.<br />
Scacciati i frati nel 1803, le sei tavole, con la<br />
gran tela di S. Francesco di Assisi, S. Girolamo e S.<br />
Antonio Abate, veneranti la Vergine furono passati<br />
il 12 aprile 1808 al Brera di Milano che nel 1812 ne<br />
cedette per un cambio le due migliori al Louvre di<br />
Parigi.<br />
Oggi non resta che la cornice: linea elegante e<br />
semplicissima che legava i dipinti per farne un'unica<br />
pala.<br />
Vi si svolgeva la solita disposizione cara al Bonvicmo,<br />
la Vergine in alto a venerazione dei santi che<br />
la circondano e su tutti i personaggi e per lo scarso<br />
paese l'imponderabile velo di una melanconia dolcissima.<br />
La cornice di m. 3.10X2.35, dorata e decorata<br />
con la grazia del tempo, è divisa in due ordini a sei<br />
scompartì.<br />
In basso un piccolo gradino di base su cui s'alza<br />
il piedestallo di quattro minuscole lesene rabescate che<br />
intramezzano i vani dei tre quadri del primo piano ad<br />
esclusivo soggetto minorità.<br />
Oggi ancora in corrispondenza alle lesene mediane<br />
vi si vedono effigiati con finezza di miniatura i due<br />
grandi amici discepoli di S. Bernardino e legati apostolici<br />
della crociata di cui stringono la bianca fiamma<br />
ondeggiante, B. Giovanni della Marca e S. Giovanni<br />
da Capistrano, mentre nello specchio sotto il quadro<br />
di mezzo, due angeli su pannelli dovrebbero sostenerne<br />
un terzo trafugato nell'ultima occupazione militare,<br />
ove S. Francesco inginocchiato incrociava le mani trafitte<br />
sul petto.<br />
Un piccolo margine a dame purpuree e dorate, incorniciava<br />
le lesene e le tavole d'ambedue i piani. Nei<br />
tre dipinti più bassi vi era di mezzo S. Francesco d'Assisi,<br />
limitato come tutte le figure dell'aristocratico polittico,<br />
a un terzo del vero. Ritratto su legno di noce,<br />
fu stimato fra le opere migliori dell'artista.<br />
Il Poverello sullo sfondo azzurregnolo del paese,<br />
stringe al petto una piccola croce e colla sinistra appoggia<br />
il corale alla tunica rialzata.<br />
Alla sua destra S. Bonaventura, quasi di fronte<br />
col galero cardinalizio e un ricco piviale di velluto<br />
rosso cupo sul grigio saio stringe nelle mani una croce<br />
stazionale, mentre S. Antonio di Padova nella rozza<br />
tonaca gli si accompagna di fianco, in sottórdine, co!<br />
giglio e un volume aperto nelle mani; tutte e due fiorenti<br />
di una tranquilla maturità.
Lo stesso contrasto a sinistra: S. Luigi della casa<br />
d'Angiò, morto a ventiquattro anni, vescovo di Tolosa<br />
è come il contemporaneo S. Bonaventura, la figura<br />
dominante; veste sull'abito monastico, un fastoso piviale<br />
a gigli araldici d'oro, porta la mitra che avvalora<br />
di più il magnifico profilo della faccia e tiene nelle<br />
mani inguantate l'aperto breviario e il pastorale, mentre<br />
S. Bernardino, raffigurato nel settantenne tradizionale<br />
aspetto, sorregge il monogramma del nome di Gesù<br />
di cui fu zelatore infaticabile.<br />
Nel secondo ordine, la stessa disposizione di lesene<br />
rabescate, alle cui basi in quattro tondi spiccano due<br />
Gardone V. T.<br />
Chiesa di S. Maria degli Angeli - Polittico.<br />
teste di frati e due stemmi francescani, la medesima impostazione<br />
di figure con le dominanti (S. Marco e<br />
S. Chiara) nei due pannelli secondari ai posti estremi e<br />
l'eguale distribuzione di quadri, che essendo tutti e tre<br />
rettangolari non sono come sotto in finestrelle centinate,<br />
se si eccettui l'Assunta, appena adombrata in alto<br />
(nel grande giro dell'aureola) dal fregio triangolare, inscritto<br />
tra le cornici principali e la curva del vano.<br />
Quest'ultimo è il dipinto più grande e il cuore della<br />
composizione: nella fascia che intercorre tra i sovrapposti<br />
trittici e in testa alla cornice fu distribuita infatti<br />
la prima antifona delle lodi: « Assumpta est Maria<br />
in coelum, gaudent Angeli, laudantes benedicunt Do-<br />
82<br />
minum ». La tavola è di pioppo, come le ultime due,<br />
e sorpassa di un terzo gli altri quattro pannelli.<br />
La Vergine nella posa caratteristica, che col Bonvicino<br />
creò il nuovo tipo della Madonna bresciana,<br />
incrociando le braccia sulla porpora delle vesti damascate<br />
morente in sfumature di viola sale tra le nubi,<br />
sorretta e quasi spinta da quattro angioletti, intieramente<br />
ignudi, affacendati senz'agile grazia, tra gli svolazzi<br />
della tunica e del manto.<br />
Alla destra S. Marco, volgendo il fianco destro,<br />
spiega intorno alla persona, quasi intiero il rotolo del<br />
suo vangelo, che stretto nella mano abbandonata lungo<br />
il corpo viene avvicinato dalla sinistra alla sua faccia<br />
di anziano barbuto. E' l'unico personaggio dubbio<br />
per i critici da cui fu battezzato anche S. Paolo o un<br />
Apostolo qualunque, ma non pei gardonesi che vi trovano<br />
subito un omaggio del pittore e dei frati alla parrocchia<br />
appena costituita (1544) di cui l'Evangelista<br />
è patrono, e vi salutano un felice abbinamento col vicino<br />
S. Girolamo che divide con lui nell'iconografia<br />
il simbolo del Icone,<br />
Più indietro e di fronte, il S. Dottore, anch'esso<br />
venerando pel candore della barba fluente, tutto chiuso<br />
nella cappa cardinalizia e chino sotto l'ampio cappello,<br />
tiene colle due mani un libro di cui segue intento<br />
la lettura. A sinistra, sullo sfondo evidentemente restaurato<br />
del ciclo, S. Chiara si avanza verso il centro,<br />
reggendo il turrito ostensorio medioevale, su cui abbassa<br />
la faccia pensosa. Sull'elsa crociata di una lunga<br />
spada appoggiano invece le mani intrecciate di Santa<br />
Catterina, che, più in fondo sta di faccia, tenendo ai<br />
piedi la ruota spezzata del suo martirio e volto l'occhio<br />
e la testa coronata alla Vergine compagna. Di<br />
questi sei dipinti, rivendicati con giustizia alla vecchia<br />
cornice per l'esattezza matematica delle proporzioni<br />
non rimangono ora a Gardone che inadeguati ricordi<br />
nei Ss. Bonaventura e Antonio dell'oratorio di S. Rocco,<br />
separati senza variarli nei due ovali di Villa Bernardelli,<br />
nel S. Francesco del Convento e nell'Assunta<br />
della Sacrestia di S. Carlo.<br />
La soverchiante altezza di quest'ultimo soggetto<br />
./nell'originale, alzo nel mezzo la cornice di corona su<br />
due piccolissime rabescate lesene, dando alla cimasa<br />
una linea angolare, ingentilita nel dislivello dei piani<br />
da volute d'oro, sotto cui due angeli, attribuiti dalla<br />
tradizione ancora al Moretto, si protendono ginocchioni<br />
in atto di preghiera. Sarebbe questa l'intiera visione<br />
di cui perfino si era perduta memoria e che pure per<br />
quasi tre secoli giocondo i frati e il popolo di Gardone,<br />
ma la rivoluzione francese che rapì e disperse tanti tesori<br />
di arte e di fede, strappò alla vecchia Basilica —<br />
come sacrilegamente si spegnerebbe in un occhio la pupilla<br />
— la stupenda tela di S. Francesco e questi altri<br />
suoi gioielli preziosissimi, relegandoli là ove a stento li<br />
può raggiungere il più volonteroso proposito di una<br />
modesta riproduzione.<br />
La mestizia che cinge d'inesplicabile rimpianto<br />
ogni creatura del sommo artista bresciano, sembra qua-
si alimentarsi dall'inutile sforzo dell'amatore intento a<br />
raggruppare invano in ideale ricostruzione quei dieci<br />
scomparsi :<br />
« Dite dunque : dell'ambiente profano a cui vi<br />
condannò il laicizzato pensiero moderno, sospirate voi<br />
o santi relegati, le preci e l'incenso per cui vi crearono<br />
il magistero degli artisti e la pietà dei fedeli? O forse<br />
rimpiangete, o beati, il vuoto anello che aspetta invano<br />
lo splendore delle sue gemme antiche? ».<br />
Conclusione.<br />
Pretendere che il passato ritorni è semplicismo<br />
esagerato e pretesa di rendere legge normale di vita<br />
l'eccezione rara di una tarda restituzione. Non tutti<br />
83<br />
hanno la fortuna, come i Frari di Venezia, di riavere<br />
dopo grave lontananza, il loro Tiziano: e del resto<br />
non tutti sarebbero poi facilmente degni custodi dei<br />
capolavori restituiti. Se non vale rimpiangere l'irrimediabile<br />
passato, dobbiamo tuttavia premunirci contro le<br />
possibili perdite dell'avvenire.<br />
Se ciò avvenisse, il rimprovero dei maggiori che<br />
li commisero con sacrificio ai migliori artisti, e quello<br />
dei beati cittadini del ciclo, esiliati in effige dalle loro<br />
antiche gloriose sedi, andrebbe forse agli intelligenti<br />
che per salvarli li raccolsero all'ombra profana delle<br />
civiche pinacoteche, o piuttosto e con ogni diritto, ai<br />
noti primitivi custodi che li lasciavano perire sotto lo<br />
sfacelo demolitore del tempo, la polvere e la muffa di<br />
un'obliosa colpevole noncuranza?<br />
(Fot. Bratìo)
Canti e pace nella valle d'oro<br />
L'inverno è qui che viene; per tutta la valle gli<br />
alberi, sono già spogli e attorno ai focolari, dove su<br />
gli alari arde il ceppo di Gardena o del Muffetto<br />
fioriscono nell'ora del coprifuoco, le leggende che invitano<br />
le menti a vivere nei secoli.<br />
Batte alle porte l'aria diaccia che scende dal<br />
Maniva e da! Guglielmo; le vetrate si arabescano di<br />
un tenue e candido velo. Fra poco le nevi avranno<br />
ammantato e case e boschi, e praterie ; e gli sciatori,<br />
cantori delle fredde temerità, saliranno festanti questa<br />
valle dell'oro e del ferro, dove ogni casa ha la sua<br />
stona. Saliranno verso S. Colombano e verso il Maniva;<br />
ci sarà chi se ne andrà più oltre: lassù alle<br />
Colombine, e ancor più in alto verso il Gavia dove<br />
lo spinto si estende e si tempera in un bagno di purificazione.<br />
Si giunga d'inverno oppur d'estate; fra il freddo<br />
sano delle nevi o fra l'aria pura e fresca che sprigiona<br />
dalle pinete, quando si ritorna il cuore è ricco di<br />
ricordi e nostalgie.<br />
Non apri libro che parli della Valle Trompia<br />
in cui non si accenni ai filoni d'oro o alle pietre<br />
che, dicono, non ve ne sia una che non contenga ferro.<br />
Ma se tu chiedi a chi ogni anno sale su per questa<br />
valle, dove esiste veramente ogni fonte di ricchezza,<br />
la risposta. è unica: nell'aria fresca e pura; nelle<br />
acque cristalline dalle quali si stillano gli elementi<br />
necessari alla salute: magnesia e ferro; da questo<br />
verde immenso dei boschi di pini e di ance, dentro<br />
i quali si respira a pieni polmoni l'aria impregnata di<br />
oliterio; e nella fecondità del lavoro, che da Carcina<br />
a Sarezzo, da Lumezzane a Gardone, e su, fino a<br />
Collio è tutto un inno festante al lavoro, un'armonia<br />
immensa di, bellezze e di fecondità.<br />
:: Luigi Vecchi ::<br />
85<br />
Da Brescia e da Cremona, da Mantova e da<br />
Verona e da. Milano e perfino da Torino, vengono,<br />
ogni anno, migliaia e migliaia di persone a cercare in<br />
questi paesi pace, tranquillità e salute.<br />
Allora i canti si alternano ai canti su per i sentieri<br />
e sui margini delle fonti dove l'acqua zampilla<br />
fresca e gaia quando l'alba inargenta le cime ed il<br />
tramonto copre d'oro il piccolo Santuario posto lassù<br />
fra Bovegno e Etto.<br />
II Muffctto.
... Etto, paese delle anime morte!<br />
Ma chi portandosi al Santuario di Bovegno non<br />
sente il desiderio di giungere fino a Etto? Allora i<br />
... Etto, paese delle anime morte!<br />
sentieri, abbandonati, le viuzze malate di quella vita<br />
che non giunge mai, sembrano rivivere nello scalpittìo/<br />
dei visitatori che rimbomba sonoro, e nelle canzoni che<br />
echeggiano a valle annunciatrici di risveglio. Così<br />
accade che anche la campana della chiesetta senza<br />
Santi e senza lume davanti all'aperto Tabernacolo dell'altare<br />
maggiore, la picciola campana, mossa dai visitatori,<br />
getta la sua voce sempre bella e pura come per<br />
dire ai figli, lontani « Sono ancora viva e sono ancora<br />
quella che suonava di gioia e di dolore nell'ora della<br />
vita e della morte ».<br />
Così accade che dalla loro tana escono i pochi<br />
rimasti in questo paese inanimato. La voce della campana<br />
li richiama alla realtà! Quanti sono? Quattro,<br />
cinque, sei? Non di più! Ad uno ad uno, ed erano<br />
molti, se ne sono andati tutti gli altri col tempo, è<br />
rimasto 'soltanto chi non 'poteva camminare oltre il<br />
sentiero di Pezzaze. Si dice che' nemmeno nei giorni<br />
di solennità arrivino essi al Santuario. Ma quando la*<br />
86<br />
piccola campana suona, canta nei cuori di questi dimenticati<br />
la felicità, e anche i due nani, Angiolino e<br />
Domenica, mostrano allora gli occhi scintillanti di<br />
gioia. Ma se la campana non suona e giunge ai loro<br />
orecchi l'eco dei passi, sprangano essi la porta della<br />
casa smozzicata e sgretolata e soltanto quando sor<br />
ben sicuri di essere soli fanno capolino.<br />
In questi mesi Domenica e Angiolino vivono di castagne<br />
che vanno raccogliendo sui sentieri degradanti<br />
Chissà quanti anni abbiano questi due fratelli abbandonati<br />
dal mondo e dal tempo? Nemmeno essi lo san<br />
no! Un giorno che la campana suonava e che i lorc<br />
cuori avevano ripreso coraggio, abbiamo ostentato 1;<br />
domanda :<br />
— Dieci — ci rispose la Domenica offrendoci 1:<br />
volubilità delle sue labbra molli e la sua grossa lin<br />
gua, mentre il fratello abbassava la testa come voles<br />
se far correre la mente attraverso il ricordo del tempo<br />
Dieci? oppure cento, chi lo saprà mai. quandi<br />
sono ancor viva..<br />
son nati, questi due rifiuti della vita e della morte.<br />
Ma' se 1 tu 1 l'asci Etto, se guardi in alto e giù ne<br />
immense praterie, tutto ti si offre, tutto è un invito<br />
uno sfolgorìo di luci e di colori.
Ogni anno da Gardone a Collie, quando la canicola<br />
toglie nella città il respiro, le porte delle case<br />
si aprono a ricevere la marea di folla che accorre in<br />
cerca di refrigerio. E allora « beati gli ultimi se i primi<br />
saranno discreti ». Così gli ultimi ogni anno devono<br />
adattarsi come vuole il caso; riversandosi magari qualche<br />
sera sui fienili o nelle « Baite » lontane. Ma che<br />
importa? Forse il buon Poeta non scrisse: « Usanze<br />
de montagna : l'erba la fa de scagna, l'acqua la fa<br />
de vi, aviso ai citadì» ? Basta l'aria fresca e l'appetito!<br />
E quassù si vien cercando nell'estate, aria fresca<br />
e appetito. Li si va a cercare ogni mattina al levar<br />
del sole, dove le passere cinguettano e belano gli armenti;<br />
dove le ginestre giuocano di densità e di soavità<br />
con l'azzurro del cielo : giallo, celeste e verde,<br />
manto immenso che sejmbra avvolgere questa meravigliosa<br />
vallata che mette nel cuore le più care delle<br />
costalgie. /--<br />
Elto: case smozzicate, sgretolate.<br />
Aria dappertutto; e, fra gli alberi, i canti mattutini<br />
che,si intrecciano e si cercano. Canti di fanciulle,<br />
le quali per voler essere in carattere con la deliziosa<br />
atmosfera si svestono dall'abito cittadino indos-<br />
87<br />
sando quello caratteristico di queste montagne che da<br />
loro una nota di eleganza, di giocondità e di gentilezza.<br />
E tu le vedi queste fanciulle ogni mattina, segui-<br />
Dieci - ci rispose la Domenica.<br />
te dagli instancabili cavalieri che suppliscono ben volentieri<br />
la servitù nel trasporto dei sacchi da montagna,<br />
andare ad annerire sotto lo smagliante sole.<br />
Si cambia infatti di colore; si va lassù nelle immense<br />
praterie delle Colombine e di Peseda, al Muffetto<br />
o al Maniva ; alle Corti di Redicampo o ai<br />
prati di Zovato, o al Guglielmo. Chi si accontenta<br />
delle passeggiate più calme va a sedersi sul muricciolo<br />
che cinge il Santuario di Bovegno o a Ludizzo<br />
dove i romani ruderi dicono ancora gli antichi sacrifici<br />
dei cristiani lassù mandati da Cesare a vivere di stento<br />
e di dolore.<br />
Un giorno, non tanto lontano, il villeggiante<br />
prima di andarsene compiva un voto: portava il saluto<br />
al Poeta della « Melodia » presso il suo eremo,<br />
che egli chiamò « La Cà de,le bachere », nella conca<br />
che corre verso Ludizzo e verso Bovegno, posante le<br />
sue basi presso il ruscello dove l'acqua sempre pura e
sempre fresca, come il suo verso, accarezzava dolcemente<br />
la Musa. Ora il Poeta non c'è più! Se n'è andato<br />
insalutato ospite lasciando la sua erba alle galline<br />
, . le quali per essere in carattere si svestono dall' abito cittadino .<br />
r<br />
. indossando quello caratterislico di queste montagne ...<br />
e ai conigli che si cibano con voluttà e le sue massime,<br />
che erano ammirazione e ammonimento, a corrodersi nel<br />
tempo. Una, la più recente e quindi la più fresca an-<br />
88<br />
cora, vive sul muro centrale; vuole giustificare la fuga<br />
del Poeta. Dice essa:<br />
Frate Sole qui con Suora Pace<br />
Ebber compagno un povero Poeta,<br />
Ma sopraggiunto il pubblico loquace<br />
Cacciato a tutti e tre da questa mèta.<br />
Ma il pubblico loquace ch'egli accusa di sì grave<br />
colpa, gli voleva bene, molto bene e mai. avrebbe<br />
pensato che le quotidiane visite Io avrebbero offeso e<br />
stancato. Ma a tutto ci si adatta in questo mondo e<br />
la « Cà de le bachere » se ne va a poco a poco a<br />
finire nell'oblìo che il tempo scava per tutte le cose.<br />
Ora che il buon poeta se n'è andato a vivere fra le<br />
mille colonne che eternano il sacrificio di chi alla Pa-<br />
Alla festa del villaggio.<br />
,/<br />
tria diede il proprio sangue, i villeggianti passano dmnanzi<br />
a. quello che fu l'eremo di Angelo Canossi, come<br />
si passa accanto alle cento altre case, per anelar<br />
più oltre dove pure ben s'addice il verso:<br />
Usanze de montagna<br />
l'erba la fa de scagna<br />
l'acqua la fa de vi<br />
Aoì&o ai diadi!<br />
che ovunque, attórno alla « Cà de le bachere » , è tutto<br />
un tappeto di. erbe e un canto di acqua cristallina.<br />
E si fanno quando si giunge in questi paesi i<br />
sogni, più belli! Chi sa dire quante fanciulle quassù<br />
nell'ora della siesta, dopo di aver intrecciato cicla-
mini, hanno sognato all'ombra dei pini e dei larici<br />
giganteschi, tutta una vita di amore e di sperante?<br />
Tutte! Lo dicono i canti che si spandono alla sera<br />
nell'ora del ritorno quando il sole si è già spento<br />
dentro le immense valli e i monti diventano alti cavalloni<br />
di ombre. Lo dicono i canti che ci porta il<br />
vento scendendo dalle praterie dove il Poeta fuggito<br />
conversava con Santo Francesco; canti di fanciulle<br />
dalla voce cristallina come l'acqua che corre incuneandosi<br />
fra gli alberi e le pietre bianche, striate di<br />
verde, luccicanti, come l'argento, giù a valle.<br />
Accordi di uomini non sempre perfetti che suscitano<br />
risa di giubilo e di bonario scherno dalle fanciulle<br />
pazze di primavera e di giocondità. E giocondità<br />
in questa valle, fino a pochi anni or sono abbandonata<br />
se ne trova in tutte le cose: sui balconi arabescati,<br />
ricchi di gerani e di rose che il tempo cerca<br />
invano di avvizzire; sul volto, tutta soavità spirituale,<br />
delle cento imagini dipinte su ogni casa; nel gorgoglio<br />
delle acque, nel canto degli augelli, nei gmochi<br />
infantili.<br />
Quando la profonda pace avvolge le alta cime<br />
e le fonti purissime cantano solitàrie alla luna e alle<br />
stelle ; quando il carminio del rododendro si colora<br />
di piombo e i declivi si bagnano di rugiada, Gardone<br />
e Bovegno e Collie si vestono di altra vita e di altri<br />
desideri.<br />
La soavità della montagna si stacca dalla febbre<br />
nuova che prende la falange dei villeggianti. Le donne<br />
lasciano l'abito che le fa bambole graziose, nate<br />
improvvisamente fra i ciclamini, i rododendri e il<br />
mirto, per prodigio di fata, e vestono un'altra toletta<br />
, quando la profonda pace .<br />
dai mille e mille colori, tutta civetteria e tutta vanità<br />
di cui anche gli uomini difettano; studiano qui di<br />
meglio piacere col dire madrigali, frasi infiorate ; complimenti<br />
spagnoleschi scipitaggini... estive.<br />
Le sale e le terrazze degli alberghi sfavillano<br />
nell'ora notturna; fremono nel palpito della danza e<br />
delle luci pallide sotto il tremore delle quali le faccie<br />
incipriate si scolorano e gli abiti hanno un tremolìo<br />
d'argento e d'oro antico. Sono queste le ore di follìa<br />
alle quali la vita non può rinunciarvi.<br />
Sono le ore in cui le persone si ritrovano per<br />
assomigliarsi tanto nelle cose fatue ; ore che passano<br />
senza ricordo e senza rimpianto.<br />
Piangono la loro canzone i violini degli alberghi,<br />
si roteano i Jaz nel tenere desta la gioventù che<br />
gira e salta. Ma le ore passano vertiginosamente, le<br />
coppie fanno ritorno alle loro case, le luci ad una ad<br />
una. si spengono... Soltanto la. pace della notte regna<br />
sovrana desiosa di cullarsi nella voce del Mella che<br />
canta, tutta la sua poesia alle cime e agli uomini che<br />
riposano. Ma. la vita riprenderà domani con ritmo<br />
sempre più celere quasi che ogni essere abbia fritta<br />
di divertirsi presago d'un domani men lieto.<br />
Ecco la vita che ogni anno serba a chi viene in<br />
questi paesi a. cercare salute e pace e giocondità.<br />
Ma l'inverno è qui che viene; le ultime ross<br />
infreddolite non vogliono rassegnarsi a morire; un'altra<br />
vita non meno bella fra poco canterà nel candore<br />
delle nevi. Che la valle dell'oro e del ferro offre il suo<br />
fascino in tutte le stagioni.<br />
(Fot. Bravo)
II nome.<br />
LUMEZZ ANE<br />
Chi da Brescia sale per la Valle Trompia, arrivato<br />
presso Sarezzo, vede aprirsi alla sua destra, una<br />
Valletta, la quale si stende per più di sette chilometri<br />
verso mattina. E* questa l'industriosa Valle di Lumezzane.<br />
L'etimologia del suo nome « lume sano » sembra<br />
spieghi il fatto che le dodici frazioni in cui è diviso,<br />
Veduta della valle di Lumezzane e del uuovo tratto di strada Termine-Mezzaluna.<br />
91<br />
sono tutte esposte su sponda aprica di fronte al sole.<br />
E forse per questo, come timbro, i due vecchi Comuni<br />
della Pieve e di S. Apollonio, hanno lungamente<br />
usato la paffuta faccia del sole circondata da raggi, e<br />
S. Apollonio, a testimonianza del Professor Amati<br />
(Dizionario Storico d' Italia), aveva adottato, forse per<br />
questo stesso motivo, come suo stemma, il sole che sorge<br />
fra le montagne, quando Lumezzane Pieve, al cessare<br />
cioè del dominio de' Conti Avogadro, come atto
di deferenza verso gli antichi Signori, ne aveva adottato<br />
lo stemma nobiliare (scudo d'argento con tre scale<br />
attraversate sormontato dalla corona).<br />
Altri invece, pretende trovare in questo nome<br />
« lume sano » l'applicazione agli industriosi ma rozzi<br />
montanari lumezzanesi, del vecchio adagio : « Montanari,<br />
alpini, scarpe grosse ma cervelli fini »,<br />
Posizione e monti.<br />
Lumezzane si stende nella parte orientale della<br />
Valle Trompia, ed è un Vallone a sé, detto in luogo<br />
Val Gobbia, nome, che da alcuni vuoisi derivato dal-/<br />
l'umbro « Gobbio ».<br />
Questa Valle, trovasi stretta fra il Monte Palosso<br />
(m. 1157) a sud, ed il Ladino (m. 1299) a nord.<br />
Per qui subito completare questo cenno dello<br />
Strafforello, (L' Italia ecc.) si notino a mezzodì oltre<br />
il Palosso, che è di fronte alla Pieve, il Monte Conche<br />
col suo celebre Santuario (metri 1 158), ed il Monte<br />
Doppo (m. 1217), fra le cui gughe sorge il piccolo<br />
Santuario di S. Giorgio, eretto su una grande rupe a<br />
metri 1 125.<br />
E tra le vette del nord e il dossone di Vesso (metri<br />
1340), il corno di Sondino (m. 1354) e Prealba<br />
(m. 1271) nei cui pressi, ma su territorio di Bione, si<br />
vedono il Santuario di S. Viglilo M. (m. 1271) e la<br />
passata delle Crocette (1062) «Guida d'Italia del<br />
Touring Club Italiano ».<br />
Le frazioni.<br />
Panorama generale dell'ex'Comune di Pieve (Parrocchia Sv Giovanni).<br />
92<br />
Lumezzane è nome collettivo di parecchi paes<<br />
che un tempo erano riuniti in una sola Comunità. (<br />
Dopo una vita autonoma, secolare, con rece<br />
provvedimenti sono stati nuovamente fusi in un un:<br />
Comune.<br />
Questi raggruppamenti di case, paeselli, frazio<br />
e contrade, come soglionsi chiamare qui, sono ben ]'.<br />
(trascurando qualche men numeroso raggruppamenl<br />
di case, specie di Lumezzane Pieve) e tutte sono ripo<br />
tate anche dal famoso manoscritto, denominato in C;<br />
tastico del 1610 che è conservato nella Bibliotec<br />
Queriniana di Brescia.<br />
Sette costituiscono la Parrocchia della Pieve e<br />
S. Giovanni, e sono: Piatucco, Fontana, Pieve, Rer<br />
zo, Gazzolo, Dosso e Valle; quattro costituiscono 1<br />
Parrocchia di S. Apollonio, e cioè: Montagnone, Se<br />
nico, Premiano e Mosniga.<br />
L'ultima, posta fra le due prime, dal nome dell<br />
Parrocchia, si chiama S. Sebastiano.<br />
Lo Strafforello e la Guida del T. C. I., indican<br />
l'altezza sul 1. m. della varie frazioni:<br />
Valle m. 340, Gazzolo m. 416, S. Sebastiani<br />
m. 497, Pieve m. 500, Fontana m. 526, Renzo me<br />
tri 555, Chiesa di S. Apollonio m. 579, Premiam<br />
m. 596 e Mosniga m. 684.<br />
(*) Avv. F. Glisenti : n II Feudo di Lumezzane ",
Delle frazioni di San Giovanni, lo Strafforello<br />
scrive :<br />
« Sono tutti paeselli di bell'aspetto in pittoresca<br />
posizione con edifici la maggior parte moderni e rimodernati<br />
» e di S. Apollonio afferma che è un bel<br />
paesotto, di carattere moderno con palazzotti signorili<br />
e ville ridenti nel d'intorno.<br />
Or se questo scriveva l'autore nella seconda metà<br />
del secolo scorso, a maggior ragione si dovrebbe ripetere<br />
ora perché Lumezzane va progredendo notevolmente<br />
nell'edilizia. Dappertutto si trovano nuove costruzioni,<br />
alcune delle quali anche belle.<br />
Per non accennare che ad edifici pubblici, a S.<br />
Apollonio, per munifica iniziativa del Rev. Curato<br />
Cav. Don Rovella nel 1903, come S. Sebasliano nel<br />
1906, e più tardi nel 1925 alla Pieve, furono eretli<br />
dalle fondamenla bei edifici per gli Asili Infantili delle<br />
tre Parrocchie, nei quali le Suore Poverelle del Palazzolo<br />
di Bergamo a S. Apollonio e S. Sebasliano; Suore<br />
Canossiane di Bedizzole a S. Giovanni, profondono<br />
tesori di bene a cenlinaia di bimbi ed alle fanciulle.<br />
Quesle istituzioni, per iniziativa dei loro fondatori,<br />
stanno per essere erette in Ente Morale.<br />
La popolazione.<br />
La popolazione di Lumezzane, che nel Catastico<br />
del 1610 era di 3000 abitanli, giusta il censimenlo<br />
Panorama generale ex Comune di S. Sebastiano (Parrocchia di S. Sebastiano).<br />
93<br />
Ufficiale del 1921 raggiungeva i 6345, e dalle risultanze<br />
dell'Anagrafe dell'Ufficio Municipale alla data<br />
del 31 - 12-'1928, a Lumezzane S. Sebastiano (ora<br />
capoluogo) si constatarono n. 417 famiglie con abitanti<br />
n. 1893 ; a S. Apollonio, famiglie n. 487, abitanti<br />
n. 2617; a Lumezzane Pieve famiglie n. 632, abitanti<br />
n. 3087; in totale abitanti n. 7597.<br />
Famiglie con 7 o più figli alla dala del 30 giugno<br />
1928-VI.<br />
Con 7 figli<br />
8 »<br />
9 »<br />
10 »<br />
11 »<br />
12 »<br />
13 »<br />
14 »<br />
15 »<br />
16 »<br />
17 »<br />
18 »<br />
N. 89<br />
» 85<br />
» 91<br />
» 68<br />
» 41<br />
» 33<br />
» 17<br />
» 14<br />
» 1<br />
La frazione di S. Sebastiano, avendo nel 1921<br />
ollenuto di erigersi in Comune autonomo ha provveduto<br />
all'erezione di un proprio Cimitero.<br />
Il progetto fu eseguito dal Geom. Guido Parenti<br />
di Brescia ; l'esecuzione fu appaltata alla Ditta Mai<br />
e C. pure di B rescia sotto la competente direzione del-<br />
1' Ing. Pietro Trombetta. La inaugurazione Ufficiale<br />
1
avvenne il 28 ottobre 1928 per iniziativa dell'Ili.mo<br />
Sig. Cav. Doti. Luigi Giannitrapani, allora Commissario<br />
Prefettizio.<br />
Le inumazioni furono autorizzate nel maggio 1929<br />
Quest'opera venne a costare lire trecentomila.<br />
Resta ora da provvedere ali' ampliamento dei<br />
troppo angusti Cimiteri di S. Apollonio e della Pieve.<br />
Il dialetto.<br />
Lumezzane è notissimo per la singolarità del suo<br />
dialetto, aspro nella pronuncia e con vocaboli usati sol-<br />
tanto qui, e pronunciati con tal singolarità di modo, da<br />
far contrasto vivo con molte altre plaghe della Provincia.<br />
Caratteristici i sopranomi coi quali, tutti si può<br />
dire, vengono chiamati.<br />
Farebbe buon sangue chi volesse farne una raccolta<br />
dei più... strani.<br />
Anche a Lumezzane va tuttavia scomparendo la<br />
singolarità del linguaggio per la maggior compartecipazione<br />
alla vita commerciale extra locale, conseguenza<br />
anche di « qualche » miglioramento di viabilità, ed<br />
anche, un pochino, come logica conseguenza di qualche<br />
agiatezza.<br />
Purtroppo il lungo dominio dei feudatari nel medio<br />
evo, ed in epoca a noi più vicina, il regime Austria-<br />
co, avevano impoverita assai questa zona, un tem<br />
abbastanza fiorente.<br />
Nel 1855 il Governo Austriaco ordinò la chiù;<br />
ra delle fabbriche d'armi da guerra e si ridusse<br />
organizzare l'industria dei fucili da caccia (Gnas<br />
P. 136) Lumezzane risentì certo gran danno anc<br />
sulla formazione intellettuale di questa misura politii<br />
A detta elevazione intellettuale, e di conseguenza<br />
miglioramento del linguaggio, sopratutto del costun<br />
può conferire moltissimo la scuola.<br />
Purtroppo restano ancora in votis gli edifici sco<br />
siici. Provvedere a così grande, urgente, annoso bi:<br />
gno, sarà merito glorioso del Regime.<br />
Panorama generale dell'ex Comune di S. Apollonio (Parrocchia di S. Apollonio).<br />
94<br />
Le strade.<br />
Risale la Valletta di Lumezzane, un" ampia<br />
comoda strada che parte da Crocevia Lumezzane, :<br />
quel di Sarezzo, e passando per la località detta « Te<br />
mine », dove Lumezzane confina con Sarezzo, giunj<br />
a Mezzaluna. Qui la strada si biforca.<br />
Un ramo sale e gira a ridosso del monte fino al]<br />
Pieve, toccando la frazione Dosso, attraversando Pi;<br />
tucco e diramandosi verso Fontana e Renzo. A Ga:<br />
zolo, conduce una carrozzabile che parte al Poni<br />
Termine.<br />
L'altro ramo principale, continua verso S. Sebi<br />
stiano, passa alla Parrocchiale di S. Apollonio,
toccando Sonico, finisce biforcandosi, nelle Frazioni di<br />
Premiano e Mosniga.<br />
Da quest'ultima contrada, con una mulattiera che<br />
passa per la Santella del Cavallo (m. 746), si giunge<br />
fino ai prati di Pieve de Boni (conosciuti col i.ome di<br />
Campi Boni) m. 765); da qui, si diramano sentieri per<br />
Caino, Bione, Binzago e Agnosine.<br />
Nelle vicinanze di Mezzaluna, si diramano la<br />
strada detta Mainone che passa per le numerose ed<br />
importanti officine poste in fondo alla Valle, diventando<br />
mulattiera in località Faidana; sale poi fino al<br />
passo della Cocca di Nave (m. 848) e più in alto, fino<br />
al monte Conche.<br />
Fu detto che risale la Valle di Lumezzane una<br />
ampia e comoda strada, perché in questi ultimi anni,<br />
venne eseguito il primo tronco della nuova strada Crocevia-Lumezzane<br />
S. Apollonio, su progetto dell' Ingegnere<br />
E. Dabbeni e Geom. Moretti.<br />
L'opera fu testé sistemata oltre che per l'interessamento<br />
delle cessate Amministrazioni Comunali, per<br />
quello particolare del Cav. Dott. Luigi Giannitrapani,<br />
benemerito Commissario Prefettizio.<br />
La costruzione costò oltre un milione di lire; la<br />
sistemazione, richiede una spesa di L. 118.000.—<br />
E' da augurarsi che dalla Provincia, e dal Governo<br />
sopratutto, venga riconosciuta la estrema necessità<br />
di dotare la parte superiore della Valle, di una<br />
nuova strada concorrendo alla attuazione del progetto<br />
per la costruzione del tronco Mezzaluna-S. Apollonio,<br />
Asilo infantile di Pieve.<br />
95<br />
sostituendo quella attuale assai disagiata, ripida e peri-<br />
coilosa,<br />
di forte ostacolo al progresso.<br />
L'eco della storia.<br />
L'Illustrazione Bresciana (anno VII n. 118) afferma<br />
che « Lumezzane » è una delle più industriose<br />
fra le nostre ricche « Vallate », perché, aggiunge la<br />
Guida del Touring Club Italiano, i Lumezzanesi la<br />
resero noia ab immemorabile per i lavori in acciaio,<br />
ferro ed ottone. Da Lumezzane, come da Gardone,<br />
capoluogo della Valle Trompia, cantò il Buccelleni:<br />
« ... oltre l'Alpi, oltre l'Egeo<br />
l'armi tonanti del natìo metallo<br />
mandava esperto fabbro, e n'ebbe grido<br />
che non è spento ».<br />
Per questo la gloriosa Repubblica di Venezia, alla<br />
quale, dice il Comm. Glisenti, Lumezzane forniva da<br />
tempo immemorabile lavori in acciaio, ferro ed ottone<br />
(storia: // Feudo di Lumezzane) favorì grandemente la<br />
industria metallurgica esercitata da questi valligiani,<br />
come scrisse nella sua poderosa, benché incompleta<br />
geografia storica d' Italia Gustavo Strafforello.<br />
Fino dal 1610 il famoso Catastico di Brescia, di<br />
Lumezzane Pieve constatata che : « attendono a lavorar<br />
di ferarezza, tolendo il ferro a li forni di Valtrom-
pia, et lavorano esso ferro alle fusine di quelle terre<br />
di Pieve, che sono a numero di sette in circa oltre<br />
altre sei fusinette dove trafilano il ferro: et quelle genti<br />
con queste arti, sostentano sé medesimi et le loro famiglie<br />
senza andar per il mondo, come fanno quelli di<br />
Valsabbio ».<br />
Sulla fine del secolo scorso, Gustavo Strafforello,<br />
nella Valle di Lumezzane, oltre lo stabilimento Fra-<br />
Asilo infantile di S. Sebastiano.<br />
Asilo infantile di S. Apollonio (fondatore Cav. Don G. Rovella).<br />
96<br />
telli Polotti e Tempìni nel quale si produceva acciaio<br />
fuso al crogiuolo per attrezzi ruricoli e ferroviari, parti<br />
d'armi, sciabole per cavalleria, fucinatura di proietti,<br />
p£4 : ^^^J-- e, '••<br />
::<br />
granate smochs, bossoli metallici ecc. constatava alla<br />
Pieve, sette magli per la lavorazione del ferro e dell'acciaio;<br />
altri sette opifici minori per la fabbricazione<br />
di armi, parti di. armi, coltelli, daghe, strumenti rurali<br />
ecc., nei quali si impiegavano 200 operai ed oltre 100
pia, et lavorano esso ferro alle fusine di quelle terre<br />
di Pieve, che sono a numero di sette in circa oltre<br />
altre sei fusinette dove trafilano il ferro: et quelle genti<br />
con queste arti, sostentano sé medesimi et le loro famiglie<br />
senza andar per il mondo, come fanno quelli di<br />
Valsabbio ».<br />
Sulla fine del secolo scorso, Gustavo Strafforello,<br />
nella Valle di Lumezzane, oltre lo stabilimento Fra-<br />
Asilo infantile di S, Sebastiano.<br />
Asilo infantile di S. Apollonio (fondatore Cav. Don G, Rovetta).<br />
3C?&> QA ff^><br />
telli Polotti e Tempìni nel quale si produceva acciaio<br />
fuso al crogiuolo per attrezzi ruricoli e ferroviari, parti<br />
d'armi, sciabole per cavalleria, fucinatura di proietti,<br />
granate sinochs, bossoli metallici ecc. constatava alla<br />
Pieve, sette magli per la lavorazione del ferro e dell'acciaio;<br />
altri sette opifici minori per la fabbricazione<br />
di armi, parti di armi, coltelli, daghe, strumenti rurali<br />
ecc., nei quali si impiegavano 200 operai ed oltre 100
cavalli di forza motrice idraulica; ed a S. Apollonio,<br />
20 opifici in ottonami nei quali si lavoravano, giornal-,<br />
mente, circa 70 quintali di ottone; 25 piccole fabbriche<br />
Acqua fresca e volti .... senza cipria.<br />
Nuovo cimitero di S. Sebastiano.<br />
— 97<br />
di cucchiai e forchette di ottone d'uso comune nelle<br />
campagne Lombarde, del Veneto e del Trentino ; altri<br />
10 piccoli opifici per lavori in ferro, parti d'armi, armi
Parrocchiale di S. Giovanni Battista.<br />
Scasa in noce, opera del 700. - Tela del Veronese ?<br />
Pieve. - Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Ba<br />
98<br />
da taglio, strumenti agricoli per una quantità circa di<br />
100 quintali al giorno; e 50 piccole fabbriche di broccami,<br />
chioderie, ecc., e impiegavano in media, giornalmente,<br />
650 operai (opera citata).<br />
Nell904, Brescia celebrava la sua esposizione<br />
industriale, nella quale ebbero campo di manifestarsi<br />
le attività industriali di tutta la Provincia.<br />
Purtroppo la nostra Valle, non comprese come<br />
poteva e doveva, l'importanza di concorrere generosa<br />
ed unanime, fatta schiava di soverchia timida riservatezza.<br />
Tuttavia chi prende nelle sue mani la dotta e<br />
brillante rassegna che, a rendere imperitura la memoria<br />
dei risultati complessivamente soddisfacenti assai, ne<br />
scrisse il dottor A. Gnaga nel 1905, può constatare<br />
con quanto grande onore abbiano presentato i prodotti<br />
delle proprie industrie le poche ditte che vi hanno<br />
concorso.<br />
Le industrie.<br />
La varietà molteplice della produzione presentata,<br />
la bontà qualificativa dei prodotti metallurgici, la<br />
lavorazione eccellente, meritarono le lodi più lusinghiere<br />
al brillante espositore, il quale fece rilevar l'universale<br />
ammirazione degli innumerevoli e spesso competentisismi<br />
visitatori dell'esposizione, e come molte ditte<br />
Lumezzanesi risultavano tra le prime della Provincia,<br />
quando non erano, per alcuni articoli, uniche produttnci,<br />
non in provincia soltanto.<br />
Così tutte le ditte espositrici ottennero lodi, attestazioni<br />
assai lusinghiere. Alla Ditta Eredi Gnutti<br />
venne assegnata una medaglia d'oro.
E non poteva essere diversamente perché i documenti<br />
presentati da alcune ditte Lumezzanesi, provano<br />
che esse erano fornitrici dei RR. Arsenali, di Ministeri<br />
italiani, alcune anzi, avevano vinto in legali concorsi<br />
molte ditte internazionali, e si erano meritate di<br />
essere fornitrici anche di parecchi Governi Europei e<br />
d'oltre Oceano.<br />
Chi fosse vago di constatare queste asserzioni,<br />
non ha che prendere nelle sue mani l'opera del Gnaga,<br />
alla quale si rimanda, per non ripetere qui inutilmente,<br />
quanto fu già pubblicato e con tanta competenza.<br />
Tre coefficienti si aggiunsero m questi ultimi anni<br />
all'incremento delle locali industrie.<br />
1.) La grande guerra anzitutto che, avendo<br />
costretto molte delle ditte locali a fornirsi di macchi-<br />
3.) Nel dopo guerra, quando per un po' di<br />
tempo venne a mancare la concorrenza estera, specie i<br />
Germanica', le richieste di tutti i mercati metallurgici<br />
d' Italia si riversarono a Lumezzane. E fu un momento<br />
di floridezza, per la quale, oltre l'impiego di tutta<br />
la numerosa maestranza locale, parecchie centinaia di<br />
operai della nostra Provincia e di altre ancora, trovarono<br />
qui un pane più generoso.<br />
Pertanto oggi le nostre officine producono acciaio<br />
trafilato, attrezzi agricoli d'ogni genere dal tridente al<br />
ferro da taglio; fabbrica armi da fuoco militari, per<br />
difesa personale e da caccia ; armi bianche, da scherma<br />
vittoriose in concorsi nazionali ed internazionali; falci<br />
brevettate, coltellerie, e tutto quanto la stessa famiglia,<br />
può richiedere.<br />
Riproduzione di uno schizzo conservato nell' archivio vescovile di Brescia, denotante la ubicazione dell' antica chiesa<br />
parrocchiale di S. Apollonio con la torre romana.<br />
nari moderni perfezionati, ha dato loro l'alto onore di<br />
diventare coefficienti ammirati della grande Vittoria<br />
per la produzione ambita, ammirata, trionfatricé dei<br />
concorsi nazionali su tutte le parti di armi e di forniture<br />
molteplici, per ferrovie, automobili, armature e<br />
via dicendo.<br />
2.) L'applicazione della forza elettrica, che<br />
dal 1906 in poi, si può dire, ha tramutato in tante officine<br />
la maggior parte delle abitazioni locali, favorendo<br />
la costruzione d'officine nuove e l'ampliamento di tutte<br />
le esistenti.<br />
La Soc. Elettrica Bresciana ben sa quanti centinaia<br />
di cavalli di forza, Lumezzane impiega e... paga!<br />
99<br />
Scienze ed arti.<br />
Numerose sono le ditte fornitrici di RR. Arsenali,<br />
e Commissariati dei Ministeri della Guerra, Marina,<br />
Comunicazioni, resesi anche testé aggiudicatrici di importanti<br />
forniture in concorrenza con le più temibili fabbriche<br />
del genere. E questo, è solo possibile per la<br />
moderna attrezzatura tecnica delle fabbriche, e per la<br />
competenza dei dirigenti; coefficenti che, avvertiti dalla<br />
concorrenza, sono ancora misconosciuti da qualche<br />
organo provinciale nelle sue periodiche relazioni.<br />
Ed un cenno particolare merita finalmente la produzione<br />
ottoniera ed affina. Gli industriali Lumezza-
nesi ritirano dalla Nazione e dall'Estero, rottami di<br />
ottone, bronzo ed alpacca; li fondono al crogiuolo<br />
usando le fornelle fusorie, e, sagacemente componendo<br />
a seconda della bisogna, producono candelabri da mensa<br />
e da chiesa; maniglie, pomoli, impugnature da coltelli,<br />
di bastoni, di spade, battenti per porta, tappi,<br />
cavatappi, torchi da pasta per famiglia, rubinetti in<br />
genere, pesi per bilancie ecc., posate in genere, dalle<br />
gregge a quelle cromate inalterabili.<br />
Invero numerosissime sono le piccole industrie;<br />
tuttavia i favorevoli provvedimenti per esse attuate dal<br />
Governo, sono soltanto noti attraverso i giornali; praticamente<br />
sono per esse inesistenti.<br />
Anche nel campo delle scienze e delle arti, Lumezzane,<br />
va ricordata con orgoglio perché uomini della<br />
sua terra ebbero a distinguersi; particolarmente, certo<br />
Giuseppe Gnutti, costruttore, verso il secolo diciasettesimo,<br />
di un quadrante solare in argento con bussola,<br />
attualmente esposto a Firenze nella esposizione di Storia<br />
e delle Scienze.<br />
Parrocchiale di S. Apollonio.<br />
100<br />
Un pochino di storia.<br />
Lumezzane risale senza dubbio nella storia, a secoli<br />
assai remoti. « L'antichità di questo paese, scrive<br />
lo Strafforello, è accertata da molti documenti storici<br />
e da monumenti che si trovano in luogo ».<br />
Chi ad esempio, negli scavi accidentali compiuti<br />
nnche recentemente sia nelle frazioni che nei campi,<br />
non ha visto con i propri occhi, fosse mortuarie certamente<br />
anteriori all'epoca cristiana perché contenenti<br />
piccole lucerne di ferro ad olio dette « leoum » ed<br />
alcuni vasi da terra, tecchie di cotto, talvolta di bronzo,<br />
cucchiai di ferro e qualche moneta di rame?<br />
Eppure, il cristianesimo, qui era entrato fin dai<br />
primi secoli. Nell'800 difatti, Lumezzane S. Apollonio,<br />
difese eroicamente e con grande successo il suo<br />
celebre e rinomato santuario di S. Apollonio contro<br />
l'invasione di molte migliaia di Trentini, (si vuole da<br />
molti storici, salissero a 10.000) qui dalla fame spinti a<br />
cercare di impadronirsi dei celebri tesori che nel celeberrimo<br />
Santuario, costruito si dice, od almeno arricchito,<br />
dal Duca Longobardo Maramaldo, erano costu-
diti (v. storia della Valle Trompia e Sabbia di Comparoni).<br />
Ora, se m numero sì grande i Lumezzanesi poterono<br />
sorgere in difesa di una religione cristiana di cui<br />
il loro tempio era l'esponente, è chiaro che già da qualche<br />
tempo prima, era qui conosciuta e diffusa.<br />
Alcuni pretendono, pare con ragione, sia stata<br />
portata qui da S. Apollonio che fu uno dei primi vescovi<br />
di Brescia.<br />
Dell'antichità di Lumezzane, attestano inoltre tutti<br />
gli storici che se ne occuparono: L'Odorici (storie<br />
Bresciane v. I P. 69) cita il celebre acquedotto Romano<br />
che da Lumezzane S. Apollonio, con percorso<br />
di trenta chilometri, conduceva le acque potabili fino<br />
a Brescia.<br />
Ora questo monumento storico, secondo il Catastico,<br />
fu costruito nel 1970 avanti l'incoronazione di<br />
Gesù Cristo; e recentemente 1' Ing. Ruffini in una<br />
dotta lettura all'Ateneo di Brescia, tenuta il 20 maggio<br />
1923, in base a documenti, prova che l'acquedotto<br />
Romano, fu attivo da oltre due mila anni.<br />
Scasa e altare della Parrocchiale di S. Apollonio distrutti dall'incendio del 1922.<br />
101<br />
A quest'epoca dunque, almeno risale Lumezzane.<br />
« Vuoisi, scrive lo Strafforello, che la Chiesa Parrocchiale<br />
di Lumezzane Pieve, sia stata eretta sugli avanzi<br />
di marmo cipollino e di granito, materiali non esistenti<br />
in Valle ».<br />
Questa edicola probabilmente, sarà stata eretta<br />
per i soldati della 21.a Legione romana, qui allogata,<br />
come sembra certo, anche da un brano di epigrafe<br />
citato dal Comparoni, sulla testimonianza del Rossi e<br />
del Muratori.<br />
Nessuno tuttavia immagini che la Chiesa della<br />
Pieve, costruita sulla edicola romana, sia l'attuale, che,<br />
non risale oltre il 1 700, benché costruita nella stessa<br />
località delle antiche.<br />
L'impronta dei secoli.<br />
Chi osserva i ripostigli che restano verso tramontana<br />
e verso mezzodì dell'attuale Chiesa, si accorge<br />
che sono avanzi di edifici antichi, meglio, delle antiche<br />
chiese.
Fino dal 1565, il vescovo Mons. Bollani, ordinava<br />
la ricostruzione e l'ampliamento della Chiesa<br />
vecchia ed ormai incapace; probabilmente era quella<br />
costruita sull'edicola Romana; e Mons. Marino Giorgi,<br />
Vescovo di Brescia, poteva consacrare questa Chiesa<br />
nuova, o ricostruita, il 13 luglio 1625. L'attuale<br />
invece, venne consacrata nel 1868 dal Vescovo Mons.<br />
Giovanni Verzeri.<br />
Parrocchia di S. G. Battista.<br />
L'attuale chiesa Parrocchiale di S. Apollonio,<br />
risale al 1678. Dove attualmente trovasi la casa del<br />
Parroco, prima erigevasi altra Parrocchiale, la cui<br />
ubicazione è facile rilevare, dallo schizzo fotografico<br />
che riproduce un documento dell' epoca, conservato<br />
nell'archivio vescovile di Brescia.<br />
Ora probabilmente, anche questa vecchia chiesa<br />
(senza dubbio l'antica sua torre), per testimonianza di<br />
tutti gli storici, non furono che la trasformazione di<br />
costruzioni culturali pagane.<br />
Dunque l'esistenza di Lumezzane, perde ne' se-<br />
Parrocchiale di S. Sebastiano,<br />
coli remotissimi; almeno, ai tempi dei Romani; e la<br />
religione cristiana, fu qui conosciuta e praticata, fino<br />
dai primi secoli del cristianesimo.<br />
102 ****<br />
Le tre parrocchie.<br />
Tre sono le Parrocchiali di questa Valle.<br />
S. Giovanni Battista, che è la più antica; S.<br />
Apollonio che fu staccata dalla Pieve; e S. Sebastiano<br />
separata da S. Apollonio ed eretta in Parrocchia<br />
nel 1838.<br />
L'epoca a cui risalgono le prime due Parrocchie,<br />
non è facile stabilirla.<br />
Dagli archivi della Curia Vescovile di Brescia e<br />
da altri documenti, si rileva l'elenco degli Arcipreti<br />
plebani della parrocchia di S. Giovanni; esso risale<br />
soltanto al 1567 ; per cui non può essere ritenuto completo.<br />
L'attuale Arciprete è il Molto Rev. Cavallaro<br />
Don Giovanni, da Gargnano, nominato dal Vescovo<br />
Mons. Corna, il 13 aprile 1908.
Nemmeno l'elenco dei Parroci di S. Apollonio<br />
è esibito completo. Da esso tuttavia, risulta che S. Apollonio,<br />
era Parrocchia indipendente fino dal 1537,<br />
e comprendeva le frazioni di S. Sebastiano, Sonico,<br />
Montagnone, Premiano e Mosniga; dunque, la Parrocchia<br />
della Pieve, dalla quale fu staccata, risaliva<br />
certamente ad epoca molto più antica.<br />
quella di S. Apollonio, e dallo stesso Capomastro<br />
Architetto Bianchi Stefano, comasco, padre del Coadiutore<br />
della frazione di quel tempo, ingrandita nel<br />
1895, riccamente decorata dal 1921 al 1923, ma non<br />
è la prima chiesa di S. Sebastiano. Tutti sanno che,<br />
prima del 1670, un'altra Chiesa erigevasi nel centro<br />
di S. Sebastiano, trasformata poi, e ridotta in abita-<br />
iff".iVftfft£rttr'- •• ^ui-^!? iT^Ai - ^<br />
Torre medioevale dei conii Avogadro fondatori di Lumezzane e monumento dei Caduti.<br />
Negli ultimi giorni del dicembre 1922, nella Parrocchiale<br />
di S. Apollonio si sviluppò un disastroso incendio;<br />
opere d'arte vennero distrutte; le principali<br />
sono : la maestosissima Soasa in pioppo e noce ; gli<br />
scanni laterali in noce, e l'altare maggiore in marmi,<br />
di cui si offre una riproduzione fotografica.<br />
La soasa fu costruita nel 1564 dal maestro Girolamo<br />
Castellar!, con tele di Giovanni Italiani:<br />
(1665); l'altare, in preziosi marmi colorati, nel 1685<br />
e gli scanni laterali, di noce, nel 1720.<br />
La Parrocchiale, col generoso concorso della popolazione,<br />
è oggi rimessa quasi totalmente a nuovo.<br />
L'attuale Chiesa di S. Sebastiano è bensì la<br />
prima Parrocchiale, costruita contemporaneamente a<br />
103<br />
zione civile, sì che non è facile notare ora con precisione,<br />
dove fosse, e molto meno, come costruita.<br />
Parroco attuale, è il Molto Rev. De Giacomo don<br />
Angelo, da Caino, nominato da Mons. Gaggia, il<br />
2 luglio 1925.<br />
Unificazione dei comuni.<br />
Con R. D. 4 dicembre 1927 n. 2353 il Regime<br />
unificava i tre Comuni della Valle di Lumezzane, in<br />
un unico Comune, denominato « Lumezzane ». Venne<br />
a reggerlo, in qualità di Commissario Prefettizio, il<br />
Cav. Dott. Luigi Giannitrapani, consigliere della R.
•O'O
Prefettura di Brescia, avendo come Segretario il Sig.<br />
Ghidini Gaetano da Lumezzane S. Apollonio. Dopo<br />
poco più di un anno di basilare Amministrazione, veniva<br />
proclamato primo Podestà il Cav. Giuseppe Rocca,<br />
da Lumezzane Pieve.<br />
A capoluogo ed a sede Comunale, per la sua posizione<br />
topografica, fu designata la frazione di San<br />
Sebastiano.<br />
Ritorna così l'antica circoscrizione, poiché anche<br />
un tempo, Lumezzane era unica comunità, ed allora<br />
aveva per centro Comunale una casa alla sinistra della<br />
Val Gobbia, alquanto al disotto della località detta<br />
« Termine ».<br />
Forse per questo motivo principale, che sulla strada<br />
Sarezzo-Termine, anticamente, tutte le settimane,<br />
si teneva il mercato.<br />
Vi si conducevano biave dalle terre del piano,<br />
ed i Lumezzanesi vi portarono i loro prodotti, frutto<br />
della loro industria metallurgica, e segnatamente, quelli<br />
della pastorizia m lane e « pannini bassi » che, specialmente<br />
a S. Apollonio, si produssero assai largamente<br />
fino al principio del 1800.<br />
Ma, come non consta quando S. Apollonio siasi<br />
staccato come Parrocchia dalla Pieve, così, resta incerto<br />
quando siasi costituito Comune a sé; probabilmente<br />
i due fatti, avvennero contemporaneamente;<br />
senza dubbio, prima dell'epoca feudale.<br />
S. Sebastiano invece, aveva ottenuto di staccarsi<br />
da S. Apollonio nel 1921 ed erigersi Comune autonomo,<br />
dal 24 marzo 1924.<br />
Ultimo Sindaco e Podestà di S .Apollonio fu<br />
il Sig. Becchetti Angelo fu Giacinto. Primo Sindaco<br />
e Podestà di S. Sebastiano fu il Sig. Cav. Andrea<br />
Gnutti.<br />
Bello sarebbe qui riportare l'elenco dei Sindaci<br />
che ressero i tre Comuni. Ma perché l'elenco riuscirebbe<br />
purtroppo incompleto per il numero assai rilevante<br />
delle persone che hanno coperto la carica onorifica,<br />
e perché i necessari documenti difficilmente risulterebbero<br />
completi, per non far torto a nessuno, sembra<br />
più conveniente omettere anche i molti conosciuti,<br />
ed i molti assai benemeriti, specialmente nei due vecchi<br />
Comuni, e più particolarmente quelli che coprirono la<br />
non facile carica nell* epoca della Signoria degli<br />
Avogadro.<br />
I loro nomi, resteranno tuttavia sempre, con le<br />
loro opere ed i loro sacrifici, registrati indelebilmente<br />
nel cuore di ogni retto ed onesto Lumezzanese.<br />
La signoria degli Avogadro.<br />
Tutti sanno come la Repubblica Veneta, volendo<br />
premiare la fedeltà ed il valore guerresco di Pietro<br />
106<br />
Avogadro, la cui nobilissima famiglia aveva sua sede<br />
principale a Zanano ed a Brescia, con documento in<br />
data 27 novembre 1427, a firma del Doge Francesco<br />
Foscari, assegnava al nominato Pietro Avogadro ed<br />
ai suoi discendenti, la Valle di Lumezzane come feudo,<br />
che largamente compensassero l'Avogadro della perdita<br />
del feudo di Polaveno, ch'egli aveva avuto in possesso<br />
nel 1409 da Pandolfo Malatesta, allora Signore<br />
di Brescia, e che, gli avversar! suoi, avevano distrutto<br />
col ferro e col fuoco.<br />
Gli Avogadro, fissarono quale loro sede, la Torre<br />
che anche oggi si vede sopra la frazione Piatucco.<br />
Ma attualmente, la Torre privata della grande<br />
fossa che girava intorno e nella quale scorrevano le<br />
acque della vicina sorgente Ruonone, e privata del<br />
gran ponte levatoio che stava a monte del fabbricato,<br />
privata dei sotterranei che servirono da prigioni, e di<br />
un pozzo tagliente, privata del maestoso poggiolo di<br />
pietra bianca con ringhiera di ferro su tutte e quattro<br />
le facciate della Torre, privata infine delle due stanze<br />
presso il ponte per il corpo di guardia, nonché della<br />
colombaia coperta di piombo che erigevasi sulla sommità<br />
centrale e da cui si vedeva tutta Lumezzane Pieve,<br />
ben poco rappresenta la fotografia di detta antica Torre.<br />
Tasse e prepotenza.<br />
Il feudo riuscì certamente ai Lumezzanesi, scudo<br />
e difesa per la nobiltà dei Signori che l'impersonavano.<br />
Ma non mancarono gravami di tasse, prepotenze, specie<br />
di rappresentanti dei Signori ed altri motivi che<br />
assai volte fecero sospirare i Lumezzanesi ed invocare<br />
la liberazione, che Lumezzane raggiunse solo, verso<br />
la fine del 1700.<br />
Chi volesse conoscere le vicende non sempre liete<br />
del feudo, non ha che prendere nelle mani gli articoli<br />
del Rev. Prof. Guerrini e del Rev. Falsina che parlano-<br />
della famiglia Avogadro, e specialmente l'opuscolo<br />
più volte citato, dell'Avv. Fabio Glisenti, già<br />
Presidente dell'Ateneo di Brescia, e da lui scritto fin<br />
dal 1891.<br />
Ora si è aperta un'era novella; sia degna dell' Italia,<br />
del Regime!<br />
« Lume sano » splenda nelle forti e tante numerose<br />
menti dei conterrazzani, si che, lasciate per sempre,<br />
le rivalità e le bassezze campanelesche, ognuno pensi<br />
e si adoperi all'unione fattiva, cordiale, arra di progresso<br />
e di benessere.<br />
(Fot. Bravo)
LA CASA DEL MIRACOLO<br />
Stemma Trivellini.<br />
- MINO PEZZI -<br />
C'era una volta... C'e-<br />
ra una volta una nobile<br />
famiglia cresciuta per la<br />
arte di lavorare il ferro<br />
a tanta potenza e ric-<br />
chezza che disegnò di<br />
costruirsi una casa tutta<br />
di ferro. Dimora e ma-<br />
gazzino e fortezza ad un<br />
tempo doveva essere il<br />
singolare edificio; e sa-<br />
rebbe stato certamente<br />
un inviolabile rifugio in<br />
caso di assalto. Di che il signore di quelle terre messo<br />
in allarme mandò a vuoto il progetto. La nobile fami-<br />
glia s'acconciò allora a tirar su la sua casa di pietra...<br />
Potrei cominciare così una breve stona del pa-<br />
lazzo Trivellini di Brezzo, al modo di una fiaba. E il<br />
lettore rammenterebbe la favoletta delle tre galline che<br />
si fecero ciascuna una casina, di paglia, di legno, di<br />
ferro irto di punte: la volpe penetrò nelle due, prime<br />
e mangiò le stordite; ma contro la terza s'arrovellò fe-<br />
rendosi invano. In verità i veli della leggenda s'avvol-<br />
gono intorno alle origini e alle vicende del palazzo la<br />
cui mole possente richiama a Brezzo l'occhio del viag-<br />
giatore e lo incuriosisce. Ma il convoglio tramviario tira<br />
via subito dopo la fermatina e sfuggirebbe a colui che<br />
107<br />
scendesse per un'occhiata torno a torno l'attraente co-<br />
struzione. Avviene quindi che, ignorando il viaggiato-<br />
La facciata del palazzo sull'antica via Valleriana.
e la facciata principale esser proprio l'opposta, volta<br />
alla strada vallenana antica, egli se ne va ignorando il<br />
lato più suggestivo del palazzo, quello che ria conser-<br />
vato in sostanza immutato l'originario aspetto. Si di-<br />
rebbe una mossa dell'edificio, indispettito dell'abban-<br />
dono in cui fu lasciato. Negletta e offesa, la Bella<br />
Casa nasconde il viso come una dama invecchiata.<br />
—• Suvvia, cara signora. Settecento anni! Alla sua<br />
età ella è un miracolo di floridezza, Sapesse che fine è<br />
toccata alle sue coetanee: disperse perfino le ceneri!<br />
E che figura fanno le case del giorno d'oggi, piene di<br />
magagne e di pretese. Lei ha tutto da guadagnare nel<br />
confronto! —<br />
A questo modo verremmo confortando la Casa<br />
bella e vergognosa. Né diremmo bugia. Come non di-<br />
ciamo bugia asserendo che dipendesse da noi e la ri-<br />
storeremmo dei danni sofferti tornandola allo stato an-<br />
tico. Perché ne vale la pena, in parola d'onore; e per-<br />
ché ciò è ancora possibile, fortunatamente. La sua mas-<br />
siccia struttura l'ha salvata dalla rovina totale e dagli<br />
sconci irreparabili piombati sul novantanove per cento<br />
delle coetanee. Lode ai suoi ferrigni costruttori, che<br />
hanno fatto il miracolo.<br />
11 portico sulla strada provinciale. In fondo una lunetta del Cinquecento.<br />
108<br />
* * *<br />
Furono, come il nome dice, i Trivellini famiglia<br />
per più secoli delle più doviziose di Brezzo e forse di<br />
tutta la Valle, spentasi sulla fine del Settecento. Fab-<br />
bri, com'erano tutti in quel tempo che il letto del Mella<br />
era una sola officina sonante; ma toltisi dal gregge per<br />
una straordinaria valentìa e fortuna. I loro prodotti,<br />
trivelle speciali donde forse ebbero cognome e che effi-<br />
giarono orgogliosamente nel loro stemma, catenacci,<br />
ferri da cavallo, chioderie et bracami erano ricercati<br />
da Venezia e da tutto l'Oriente.<br />
Costoro intorno al Milleduecento, non bastando<br />
alle cresciute esigenze della loro industria la casa an-<br />
tica di cui si scorgono i resti interessanti presso la Ca-<br />
nonica, disegnarono di costruirne una nuova, di non<br />
mai veduta saldezza e imponenza. Di ferro addirittu-<br />
ra. Non era il metallo che faceva difetto a loro. Ma<br />
fosse il divieto della Serenissima repubblica sospettosa<br />
di quella novità, fossero difficoltà d'indole tecnica la<br />
dimora futurista non si fece. Venne su invece il palazzo<br />
che ammiriamo tuttora; al quale posero mano varie ge-<br />
nerazioni successive decorandone dentro e fuori la com-<br />
pagine saldissima con dipinti, sculture, graffiti, stemmi
ed ornati; la disarmonia degli stili e delle epoche si<br />
componeva ad armonia dentro le linee severe dell'in-<br />
sieme. Bella certo ai suoi bei dì, casa Trivellini.<br />
E fervida di vita in quella felice stagione che la fede<br />
e l'arte congiunte santificavano e illeggiadrivano le di-<br />
more italiane, dalle stanze scerete agli atrii aperti al<br />
pubblico. Squillavano le incudini nelle fucine, scalpita-<br />
vano i cavalli e i muletti che dalla Valle Trompia e<br />
da Lodrino portavano il minerale, mugghiavano i bovi<br />
che traevano i carri grevi di ferramenta ai depositi;<br />
ma dalle pareti arridevano le madonne soavi e i santi<br />
divoti, splendevano d'oro e d'intagli i soffitti nel cuor<br />
della casa, le porte stemmate con le insegne dicevano<br />
la nobiltà dei padroni procedere dal lavoro e dai com-<br />
merci; sulla facciata del palazzo gli artisti rappresen-<br />
tavano scene di caccia e di guerra, coronate effigi di<br />
sovrani, allegorie delle stagioni e delle coltivazioni.<br />
Lusso di ornati e di colori appreso nei contatti con Ve-<br />
nezia, ma rivissuto del gusto dei signori locali, ai quali<br />
il mestiere non vietava occupazioni gentili. Tant'è che<br />
in Brozzo non trovi metro di muro antico senza tracce<br />
di pennello o di scalpello. Aimè, di tutte quelle oasi<br />
di bellezza che furono le case signorili di Brozzo, dei<br />
Vestigla della bellezza d'un lempo : un soffitto in legno lavorato.<br />
109<br />
Fausti, dei Fregoldi, dei Foresti, dei Robbi non ri-<br />
mane né pure la memoria. Il saccheggio dato dai fran-<br />
cesi al fiero comune nel Novantasette distrusse con lo<br />
archivio locale le cronache e gli annali a cui era affi-<br />
data la notazione minuta delle opere e degli eventi. Ivi<br />
era anche la storia del nostro palazzo, nido di audaci<br />
cospirazioni e resistenze. Ne rimangono fievoli testimo-<br />
nianze diligentemente raccolte da uno studioso sacer-<br />
dote nel secondo volumetto delle « Cronache trium-<br />
piine » da cui ho attinto per questo articolo. Si ram-<br />
menta che nel 1509 il Governo francese gravò Brozzo<br />
di taglie e di bandi perché nel palazzo Trivellini si<br />
erano tenuti convegni politici e s'era congiurato contro<br />
l'aborrito giogo imposto a Brescia da Castone di Foix;<br />
che nel maggio 1 797 entrati i francesi nel Comune do-<br />
po due ore di combattimento con Triumplini e Sabbini<br />
saccheggiarono e diedero fuoro alle case; il palazzo<br />
fu dei pochi — le sue stanze al pianterreno furono<br />
costruite in volto reale — che non s'incendiarono. I<br />
militari s'accontentarono di scagliare il loro furore<br />
contro una fortissima porta dello studio posto ad orien-<br />
te sulla quale si scorgevano sino a poco fa le impronte<br />
delle bocche dei fucili.
Tali le briciole del banchetto di memorie a cui ci<br />
saremmo assisi, se gli annali di Brezzo fossero giunti<br />
a noi. La tradizione orale racconta, dopo, che alla<br />
famiglia Trivellini estinta succedettero varii padroni<br />
del palazzo. Addio amor della casa e culto della sua<br />
bellezza. L'utilità e il tornaconto soffocarono l'esteti-<br />
Un altro aspetto della facciata.<br />
ca, asportarono gli stemmi, vendettero le suppellettili<br />
preziose, impiastricciarono di nuda calce le pareti di-<br />
pinte, accecarono gli archi del grande atrio nella parte<br />
a monte e a mezzodì, aggiunsero come un turpe bub-<br />
bone sul lato orientale un corpo di fabbricato. Riman-<br />
1 10<br />
gono oggi notevoli oltre il massiccio insieme del palaz-<br />
zo e la facciata sulla via Valleriana, le colonne di tra-<br />
vertino solide dai capitelli lavorati, le sale del primo<br />
piano dal soffitto in legno a cassettoni, con una fascia<br />
dipinta di ornati e belle faccine del quattrocento —<br />
occhieggianti sino a poco fa sotto una spalmatura di<br />
bianco — e la lunetta sotto il portico del lato orien-<br />
tale: una madonna col Bimbo circondata da angeli<br />
e santi, un po' deperita. Nell'iscrizione ai suoi piedi si<br />
legge ancora, con molta pazienza: D. Bona phemina<br />
uxor Faustini Trivellini... 1503.<br />
Il meglio della casa è rappresentato da queste<br />
fotografie. Le prime, crediamo, che vengano riprodotte<br />
di un momento tanto singolare ed insigne, miracolosa-<br />
mente rimasto in piedi a traverso tanta rovina di sac-<br />
cheggi, di guastatori e del tempo divoratore. Il palaz-<br />
zo merita davvero una illustrazione più ampia che la<br />
presente, stesa con l'intendimento di farlo conoscere<br />
ed invogliare a vedere i turisti. E merita, anzi impone<br />
a coloro che lo posseggono e lo abitano un alto ri-<br />
spetto.<br />
La Sovrintendenza delle belle Arti, interessata<br />
dal Comm. Capretti, ha curato la riproduzione nella<br />
fotografia degli aspetti più caratteristici e provvederà,<br />
poiché il Palazzo è monumento nazionale, non sol-<br />
tanto ad impedire ogni tocco di mani sconsigliate, ma<br />
ancora a toglier di mezzo le stonature più grossolane<br />
e forse anche farà eseguire taluni restauri.<br />
La casa che gli stemmi di Brescia, della Valle<br />
Trompia, della famiglia insigne adornano e quasi pro-<br />
teggono, la casa costruita dal lavoro, dall'arte e dalla<br />
''religione triumplina che la furia francese e la rabbia<br />
austriaca nel secolo scorso assalirono invano, è sacra.<br />
Essa ha da rimanere testimonianza veneranda tra gli<br />
edifici della Valle, ammirata e inchinata come tra i figli<br />
e i nipoti la figura del vegliardo glorioso.<br />
(Fot. Bravo)
Bovegfno<br />
nella vita e nelle opere<br />
II paesaggio<br />
- 0. Pizzini -<br />
Alla vista di chi sale per la Val Trompia tra non burroni, assoluta quiete nelle cose che concilia la<br />
Gardone e Collio, quasi improvvisamente, si apre me- tranquillità dello spinto; le bellezze naturali purissime<br />
ravigliosa la Conca di Bovegno riposante pur nella non turbate ancora da eccessiva frequenza e che pos-<br />
t~ì "<br />
vivacità delle sue colorazioni. Respiro largo per l'ampiezza<br />
dell'anfiteatro di monti, panorama magnifico tra<br />
un bel cielo azzurro ed ampi dolci pendii avvolti in un<br />
ricco mantello verde vario di tonalità; nessuna visione,<br />
se non lontana ed incerta, di rocciose ed aspre cime;<br />
Panorama generale da Castello,<br />
sono dare tutta la sublime semplicità del loro profumo<br />
incontaminato.<br />
Queste sono le prime impressioni di chi arriva a<br />
Bovegno in cerca di riposo; la permanenza e la graduale<br />
domestichezza con i luoghi e gli abitanti, strin-
gono sempre più i vincoli di simpatia. Perciò qui convengono<br />
da lontane e vicine città affezionati villeggianti,<br />
che ritornano ogni anno sempre con lo stesso entusiasmo,<br />
sicuri di poter godere pienamente il monte,<br />
lungi da compagnie chiassose, senza impacci di abitudini<br />
cittadine inopportunamente trapiantate a limitare<br />
la gioia che innonda il villeggiante innanzi a questa<br />
festa di luce e di colore. No, nessuna schiavitù di abiti<br />
da mattino e da sera, di convenevoli prescritti; in cambio<br />
cordiale ospitalità per tutti sempre, cortesia e bontà<br />
costanti nei valligiani, comodità che per nobile<br />
sforzo del paese ogni anno aumentano.<br />
Meritamente quindi Bovegno fu méta sempre di<br />
gentili spiriti chiedenti alte ispirazioni a questi luoghi<br />
che avvicinano dolcemente ai puri misteri della natura.<br />
Bastino due nomi cari a Brescia ed ali' Italia: Cesare<br />
Abba e Angelo Canossi; del primo il Comune volle<br />
con una iscrizione ricordare l'affetto per Bovegno ristoratore<br />
della sua grande anima di patriota e di educatore;<br />
il secondo in gratitudine per la pace goduta<br />
cantò con l'usato brio da un romito angolo di questa<br />
terra motivi paesani delicatamente intrecciati a visioni<br />
francescane.<br />
Larga illustrazione meriterebbero le belle passeggiate<br />
che da Bovegno portano comodamente ai monti<br />
vicini con frequenti cambiamenti di panorama fino a<br />
larghi orizzonti che abbracciano non solo la nostra<br />
valle, ma anche le due laterali.<br />
Panorama generale da Piano.<br />
112<br />
Ne ricorderemo solo qualcuna tra le comunissime<br />
con esclusione di tutte quelle che interessano più direttamente<br />
i paesi vicini, ai quali il gitante può giungervi<br />
da qui con rapidi mezzi di comunicazione ordinariamente<br />
a sua disposizione.<br />
Al monte Rotondo, montagna veramente caratteristica<br />
per la regolare convessità, si sale in meno di<br />
quattro ore per la strada che un tempo serviva alle<br />
frequenti comunicazioni tra le due valli e che per la<br />
sicurezza del viandante, era sorvegliata da fortilizi<br />
sparsi nei punti dominanti; da un costone presso Re di<br />
Campo si vede attraverso una sella, parta del lago di<br />
Carda; giunti alla cima (1814) del monte ci si trova<br />
largamente compensati della non grave fatica dell'ascesa.<br />
La Valle Camonica mostra orgogliosamente tutte<br />
le sue bellezze: il calmo fiume Oglio con i piccoli affluenti<br />
torrentizi; l'azzurro lago d'Iseo con i ridenti<br />
paesini specchiantisi nella limpidissima acqua e, sopra,<br />
una superba cornice di alti monti fino al candido Adamello<br />
incappucciato di bianco. Chi ama salire ancora<br />
più con altre due ore di cammino giunge al Muffetto<br />
(m. 2071) dal quale lo splendido orizzonte è larghissimo<br />
ed eccezionalmente suggestivo. E sempre sullo<br />
stesso versante maggiori emozioni prova lo scalatore<br />
del Monte Guglielmo (m. 1950) che da all'ospite della<br />
sua vetta fiori alpini, maestose visioni e comodità di<br />
riposo e ristoro in un decoroso albergo. Simpatica gita<br />
è questa, allietata da varietà di panorami e da possi-
ilità di brevi visite a pittoreschi paesi (Pezzoro, Pezzaze,<br />
Etto) ed al famoso Santuario sorto per volontà e<br />
sacrificio di popolo nel luogo dove apparve a gentile<br />
fanciulla Maria Santissima. Il Sacro Tempio costruito<br />
nel sedicesimo secolo e da allora con grande amore e<br />
... il campanile s'è fatto centi o d'una vasta borgata ...<br />
(Fot. Bravi)<br />
costante f^-a curato, sorge in posizione suggestiva r
E' opinione, si può dire generale, che i primi abitatori<br />
della Conca di Bovegno fossero dei Reti nomadi,<br />
possessori di un'arcaica civilità, appartenenti a quel-<br />
le popolazioni delle Valli Bresciane che Plinio chiama:<br />
Gentes Alpinae o Reti secondi per distinguerli<br />
dai veri Reti che occuparono la Valtellina e le Sarche.<br />
Le aquile di Roma penetrano con Druso fra<br />
questi monti, di cui aspra fu la conquista, poiché la<br />
marcia delle legioni trovò una fiera e lunga resistenza<br />
nelle belligere popolazioni indigene, favorite nella difesa<br />
e l'offesa, dalla natura dei luoghi. Indice della<br />
resistenza opposta a Roma fu il trattamento ai vinti, resi<br />
in schiavitù e costretti al duro lavoro nelle miniere del<br />
ferro che allora dovettero iniziarsi. Colla conquista romana,<br />
nei primi anni dell' Impero, dovettero con ogni<br />
probabilità, sorgere anche le prime costruzioni :n muratura,<br />
caserme, fortilizi e nello stesso tempo forse a<br />
che prigioni. Ma queste costruzioni, sparse come vigili<br />
sentinelle in reciproco collegamento, m vane località<br />
di Bovegno e Pezzaze, dovevano sopratutto dar ricetto<br />
ai militi incaricati della sorveglianza dei « damila 1 -.<br />
Per la storia<br />
- Domenico Brentana -<br />
a Piano, a Ludizzo, in Cane di Bovegno, ai CanelH<br />
ed a Mondaro di Pezzaze, e nella ridente natura di<br />
questi monti, colla robusta e severa imponenza delle<br />
loro linee, segnano qui, da quasi venti secoli, l'impronta<br />
di Roma dominatrice.<br />
Molto incerte sono le notizie riguardanti il paese<br />
sulla fine dell' Impero Romano e l'època grigia delle<br />
invasioni barbarichd; sembra però che le condizioni<br />
di schiavitù ed il paganesimo dovessero durare a lungo,<br />
fin oltre Carlo Magno. Ma il seme gettato da Roma<br />
e dal Cristianesimo germoglia anche quassù e verso il<br />
mille si hanno segni evidenti di libertà e delle prime<br />
istituzioni comunali, mentre nel secolo undicesimo si<br />
erige la chiesa parrocchiale dedicandola a S. Giorgio,<br />
il martire guerriero, adattando per questo un tempio ove<br />
^i" si adorava Tillino. Di questo idolo sussisteva pure<br />
una statua in ferro nella terra di Inzino di Valle<br />
Trompia, che ancora nell'840 fu spezzata a persuasione<br />
. Beato Vescovo Ramperto.<br />
La Parrocchiale di Castello viene poi ricostruita<br />
r.I '729 mentre quella di Piano, che già esisteva nel<br />
La torre romana di Ludizzo. l'Fot. Rovìda} La torre romana nella piazza di Castello. (Fot. Rovidai<br />
metalla ». Le stesse costruzioni torriformi, vennero gè- secolo XII, fu rifatta nel 1680, e quella di San Loren-.<br />
neralmente a costituire i primitivi nuclei dei centri abi- zo pure del secolo XII, venne sistemata nel 1594.<br />
tati, e ancora in buona parte permangono -a Castello, Né tardò a sorgere, come espressione di più uma-<br />
114
ni costumi, la Congregazione di Carità che si afferma<br />
ancora nel 1272 con una confraternita sotto la protezione<br />
di San Glisento eremita, col duplice scopo di<br />
provvedere al culto ed alla beneficenza. A questa istituzione,<br />
ordinata da San Carlo Borromeo nel 1580,<br />
municipio e la parrocchiale a Castello.<br />
si aggiunge qualche secolo più tardi per testamento<br />
del 6 febbraio 1606 di Don Giovanni q. Don Francesco<br />
q. Zanon de Brentani l'ospedale di Bovegno,<br />
che ancor oggi costituisce un piccolo gioiello del suo<br />
genere.<br />
L'ordinamento comunale nettamente si dehnea cogli<br />
statuti del 1341 che ancora si conservano i.~l 1^<br />
nicipio di Bovegno. E molte norme contenute in e. ..esti<br />
statuti ancora oggi s'impongono alla meditaziò 2 per<br />
la saggezza a cui sono informate, specie nei r guardi<br />
dell'amministrazione della cosa pubblica e dell-" 1 '.eia<br />
del patrimonio comunale che si era costituito, m^r^ *<br />
non sono da dimenticare negli stessi statuti, le norme<br />
che disciplinano la coltivazione delle miniere, norme<br />
che sono da considerarsi fra le primissime del genere.<br />
Il Comune di Bovegno si mantiene sempre in rapporti<br />
con la città di Brescia di cui segue le sorti, e<br />
dal 1426, dopo le dominazioni dei Visconti e di Pandolfo<br />
Malatesta, passa alla Serenissima che lo tiene,<br />
si può dire ininterrottamente, fino al sorgere della Repubblica<br />
Cisalpina nel 1797. Irma, precedentemente<br />
unita a Bovegno, si stacca con Magno nel 1452, per<br />
tornare a ricongiungersi nel 1928 con R. D. 17 novembre<br />
1927, mentre Magno era già ritornato con<br />
Bovegno nel 1 776. Nei secoli che fu con la Repubblica<br />
Veneta, uomini di Bovegno parteciparono con<br />
altri triumplini e con quelli della Val Sabbia a tutte<br />
le guerre che la Dominante ebbe in terra ed in mare,<br />
acquistandosi come gli schiavoni fama di valorosi.<br />
Il Senato Veneto scriveva alle Valli Trompia e Sab-<br />
. bia chiamandole « Fedehssime ». E. tale fedeltà al<br />
« Serenissimo Principe » non venne meno anche quando<br />
la repubblica degli « Oligarchi » crollava di fronte<br />
115<br />
alla marcia della rivoluzione francese e delle baionette<br />
Napoleoniche.<br />
Molta luce però non ebbe ad illuminare la vita<br />
fra questi monti durante i lunghi secoli della dominazione<br />
veneta, vita che dovette svolgersi stentata ed isolata.<br />
Le memorie di quei tempi, oltre ricordare le frequenti<br />
richieste di armati da parte della Serenissima,<br />
narrano sopratutto di penose carestie; spesso sono accennate<br />
incursioni di banditi contro i quali la difesa<br />
era abbandonata alla popolazione; e non manca purtroppo<br />
la menzione di piccole beghe, tra campanile e<br />
campanile.<br />
I grandi avvenimenti storici si ripercuotevano<br />
quassù come un'eco lontana e spesso deformata, a distanza<br />
di tempo. L'annuncio di Lepanto si ebbe 84<br />
giorni dopo la vittoria. Il paese viene si può dire spopolato<br />
dalla peste del 1629-30-31 che porta via 1750<br />
persone, riduce,ndo la popolazione complessivamente<br />
del 70 per cento. Merita senza dubbio di essere messo<br />
in rilievo la pressione demografica di Bovegno prima<br />
della peste Manzoniana, che era superiore all'attuale,<br />
in confronto dei mezzi di sussistenza.<br />
Quando si pensi alle condizioni dell'agricoltura<br />
di quei tempi, dove si può dire l'unico prodotto dei<br />
seminativi, per quanto allora maggiormente estesi in<br />
luogo, era rappresentato da scarsi raccolti di miglio,<br />
ed il bestiame per quanto abbastanza numeroso dava<br />
un reddito piuttosto limitato, e le importazioni della<br />
pianura, anch'essa non ferace, erano oltremodo difficili<br />
per le aspre e mal sicure vie di comunicazione,<br />
possiamo facilmente dedurre come i nostri vecchi vi-<br />
• v :se.o in condizioni ben più penose delle attuali, e<br />
c:o,, s io spettro della fame e tutte le conseguenze del<br />
.pauptrismo dovesse particolarmente incombere sul<br />
paese.<br />
L'ospedale S, Giovanni a Piano di Bovegno.<br />
Anche le miniere, per quanto attive, sempre in<br />
conseguenza delle difficili vie di comunicazione, non<br />
potevano essere di grande giovamento. In un'epoca di<br />
gravi perturbamenti politici, nello stesso mese nel quale<br />
le soldatesche, in gran parte luterane, di Carlo V
davano il sacco a Roma, come una luce fra le tenebre,<br />
e meravigliosa affermazione di pace cristiana, ricordano<br />
le memorie di allora la comparsa della Beata Vergine,<br />
avvenuta il 22 maggio 1527 nel luogo dove attualmente<br />
sorge il Santuario di Bovegno.<br />
Il santuario della B. V. di Bovegno. (Po'. Rovida)<br />
Dopo il breve periodo Napoleonico s'inizia nel<br />
1814 la dominazione austriaca, ma il pensiero di una<br />
Patria libera ed unita vive sempre quassù; così quando<br />
squillano nel '48 le trombe della resurrezione e<br />
Brescia si batte eroica nel '49, Bovegno non è assente.<br />
Negli anni in cui la riscossa va maturandosi. Felice<br />
Orsin:, fuggito dalle prigioni di Mantova, vieni<br />
ospitato quassù e le sue parole di vaticinio racr 'ie e 1<br />
pochi intimi e sussurrate in paese, contribuiscono<br />
forzare la fede, e a tener viva la speranza -<br />
prossima liberazione. Questa arriva nel giii'vno<br />
ed i gendarmi imperiali lasciano per se<br />
all'appressarsi delle camicie rosse, avan0<br />
v ..
« A la baita, a l'ortesì,<br />
a le erbe e ai furili.<br />
Ma di notte « el mago » vuoi essere indipendente<br />
e dice:<br />
« tota noi vo en gir per strie<br />
so nel bosc dei Bandesac<br />
e le stonge se le rie ».<br />
Ma da qualche tempo, per la prolungata assenza<br />
del poeta, « el mago dei poiac » è disperato e<br />
minaccia d'andarsene, con sé portando una delle nostre<br />
più fresche e graziose leggende. Speriamo che il<br />
poeta torni presto a consolarlo facendo lieti nello stesso<br />
tempo i molti suoi amici di quassù.<br />
L'ambiente.<br />
Bovegno, che unitamente al Comune di Collie,<br />
costituisce la parte superiore della Valle Trompia, è<br />
compreso fra le quote 2214 (Vetta del Crestoso) e<br />
520, fondo valle ad Aiale.<br />
La superficie complessiva, è di Kmq. 53.1 1, di<br />
cui 4.93 appartengono all'ex Comune di Irma.<br />
Nella valle maestra, solcata dal Mella, sboccano<br />
delle convalli, e fra queste le principali sono quelle<br />
di Graticcile, della Meola ed Irma. L'energia idraulica<br />
che può ritrarsi dai corsi d'acqua e in parte utilizzata<br />
ad animare due modeste centrali elettriche<br />
cune segherie, qualche molino, e due fucir- I I<br />
una certa considerazione meritano le forze an r Ji<br />
sponibili. La portata del Mella, nel tratto eh ..• ' ac<br />
tiene in Comune di Bovegno, può ritenersi -^i °" p<br />
intorno alla media di 800 litri al minii*<br />
Mentre alla loro confluenza nel Mella, può - - --u 1<br />
tarsi nella magra media una portata di 30u ì- cr<br />
La Cà de le Bacherà, (Fot. Rovida)<br />
il torrente di Graticcile, di 200 per quello di Irma, e<br />
di 70 per quello della Meola. Sul fondo valle, si può<br />
dir parallela al corso del Mella, si sviluppa la strada<br />
provinciale, che costituisce la fondamentale via di comunicazione.<br />
*£ 117<br />
* * *<br />
La struttura geologica di Bovegno, costituita da<br />
rocce triasiche e pretriasiche non è certamente regolare;'<br />
comunque può ritenersi che la maggior parte del<br />
Comune poggi su terreni silicei, i quali si estendono<br />
verso nord, la separazione di questi terreni da quelli<br />
(Fot.<br />
che in complesso possono ritenersi calcarei, è approssimativamente<br />
data da una linea diretta da E-N-E a<br />
O-S-O, linea che seguendo gli strati degli scisti marriT!j<br />
del Servino, nella parte superiore accompagna<br />
approssimativamente il Mella fin sotto la frazione Ca-<br />
.steK. per poi lasciarlo nel punto in cui esso piega vere<br />
continuare nella direzione di prima raggiun-<br />
•:, il confine territoriale di Bovegno, verso Pez-<br />
paupe.. Wi sopratutto l'ossatura dei terreni sililese<br />
''• rossa, le filladi micacee, il gneis, il porfid'><br />
,:fero, mentre quella dei terreni calcari è soappresentata<br />
dalla cargnola gialla, a cui si<br />
._ frappongono i calcari del trias medio. Fra i terreni<br />
calcari però s'insinuano, assumendo una certa diffusione:<br />
le perforiti raibliane a Savenone, Predonto, Zigole,<br />
Paffione, Zovato, Irma; gli scisti raibliani lungo<br />
la convalle di Irma, scisti raibliani che sono poi continuati<br />
verso sud dalla dolomia principale.<br />
In relazione alla natura geologica dei terreni,<br />
alle vegetazioni da cui gli stessi sono ricoperti ed al<br />
regime delle acque, il suolo è in complesso di una<br />
buona stabilità.<br />
Se molto interessante apparve sempre agli studiosi<br />
in materia la struttura geologica del Comune di<br />
Bovegno, di non minore interesse, anche dal punto di<br />
vista pratico, venne pure considerata la questione mineraria.<br />
Sono da tempo noti infatti a Bovegno vari giacimenti<br />
di blenda, galena ecc., ma in maniera particolare<br />
sono da considerarsi quelli del ferro. Come è noto<br />
il ferro di Bovegno, di cui sono ricchi gli strati del<br />
Servino, come quello delle valli lombarde, trovasi generalmente<br />
allo stato di carbonato (siderite o ferro spa-
tico) povero di zolfo e di fosforo e ricco di manganese,<br />
perciò molto adatto a speciali utilizzazioni.<br />
Osservazioni abbastanza recenti compiute dai professori<br />
Stella, Cozzaglio ed altri, fanno ritenere ancora<br />
di un'importanza cospicua l'entità di questi giacimenti<br />
di ferro.<br />
Graticcile.<br />
(Fot. Rovida/<br />
Ma purtroppo da diversi anni le miniere trovansi<br />
si può dire in totale abbandono, e l'incuria degli uomini<br />
di fronte alla azione distruggitrice degli elementi<br />
naturali, lascia man mano perire anche ciò che era<br />
costato ingenti capitali e lunghi anni di lavoro.<br />
Tenendo conto dei dati raccolti dall'Ossei vatorio<br />
meteorico geodinamico di Memmo, situato In Comune<br />
di Collio alla quota di 100(7 sul mare, e ci: altre<br />
osservazioni, può ritenersi che la media temperatura<br />
di Bovegno sia approssimativamente di 9 alla quota<br />
di 700, con oscillazioni termiche estreme da — 20<br />
a + 30.<br />
L'andamento della temperatura in relazione a!'a<br />
altitudine è, come è noto, subordinato a diversi fattori,<br />
per i quali l'esposizione assume una parte notevole;<br />
comunque può ritenersi che in media la temperatura<br />
diminuisca di un grado per ogni 100-200 metri di<br />
elevazione. La media dei giorni piovosi, piuttosto elevata,<br />
è di 93, con una quantità di acqua cadute, di<br />
m. 1.143, con varianti di un massimo di m. 1.579<br />
(1912) ad un minimo di 0.588 (1900).<br />
La media dei giorni con neve è di 17, con una<br />
quantità media di neve caduta di m. 1.439, variante<br />
da un massimo di m. 2.286 nel 1908 ad un minimo<br />
di m. 0.655 nel 1911.<br />
In relazione al sistema orografico, costituito da<br />
catene relativamentq elevate che racchiudono Bovegno<br />
come in una conca, lo stesso è abbastanza riparato<br />
dai venti.<br />
118<br />
In complesso il clima è temperato e gradevole e<br />
la temperatura non presenta oscillazioni repentine notevoli.<br />
sic * *<br />
Nei riguardi della geografia botanica può distinguersi<br />
a Bovegno una Zona montana che cominciando<br />
verso le quote 250-400, ancor più in basso di Bovegno,<br />
quando la Zona Padana o di transizione finisce,<br />
arriva fin verso i 1600 metri, è questa zona caratterizzata<br />
dai boschi e dai prati.<br />
La zona montana è in alto continuata da quella<br />
alpina dove domina la vegetazione arbustale ed erbacea,<br />
quest'ultima in maniera particolare man mano la<br />
altitudine si eleva.<br />
L'uomo e la natura si sono in una certa qual<br />
guisa accordati per costituire un paesaggio botanico,<br />
corrispondente alle condizioni orografiche dell'ambiente,<br />
le coltivazioni erbacee si :ono particolarmente diffuse<br />
nelle zone pianeggianti e meglio esposte.<br />
Delle tre sottozone nelle quali può distinguersi<br />
la zona montana e cioè, man mano l'a'.titudine si eleva<br />
: del bosco di latifoglie, ^ ' bosco misto, e del bosco<br />
di conifere, o di conifere e faggi, assume particolare<br />
diffusione la sottozona media, che è quella del<br />
bosco frondoso associato alle conifere. Questa sottozona<br />
in dipendenza di fattori probabilmente diversi,<br />
ma fra i quali l'esposizione e la natura del terreno debbono<br />
avere indubbia importanza, ha dei limiti abbastanza<br />
variabili, che però sono generalmente compresi<br />
\ i 500-600 e i 1000-1200.<br />
r :ì bosco frondoso è in prevalenza costituito dal-<br />
Tc» . i , . . . .<br />
'
e, estendendosi anche nella zona alpina, è particolarmente<br />
notato il Citiso od Avermello. /<br />
Gli arbusti della zona alpina, che s'inizia verso<br />
i 1400-1600, si riducono in numero e m proporzioni<br />
man mano l'altitudine si eleva. Tra questi arbusti meritano<br />
considerazione, oltre i precitati, il mugo, il bosso<br />
alpino, il rododendro, il camedrio cervino. Sono pure<br />
numerose le specie erbacee che crescono spontanee nei<br />
prati stabili e nei boschi della zona montana, e nei pascoli<br />
della zona alpina.<br />
Fra le più comuni foraggere si ricordano quelle<br />
appartenenti ai generi: Phleum, Agrostis, Poa, Bnza,<br />
Festuca, Aira, Deschampsia, Bactylis, Trifolium ecc.<br />
Demografia ed economia.<br />
Si è già notato come la densità della popola'zione,<br />
fosse a Bovogno notevolmente efevata anteriormente<br />
alla pestilenza decjli anni 1629-30-31, raggiungendo<br />
la cifra, esclusi* ./lagno, allora unito ad Irma<br />
di 2600 abitanti. Verso la fine del secolo XVII, cinquant'anni<br />
dopo la peste, il numero della popolazione<br />
riducevasi a 900. Un censimento compiuto nel 1809,<br />
comprendendo anche la frazione di Magno, riunitasi<br />
a Bovegno nel 1776, dava la cifra di 1491 individui.<br />
Quest'ultima cifra, nei riguardi della popolazione<br />
residente, saliva a 2562 nel 1901, a 2668 nel 1911,<br />
a 2859 nel 1921, mentre nelle condizioni attuali ' \<br />
popolazione residente è rappresentata, compre. ] ,ào<br />
anche quella di Irma, da 3208 abitanti, .-'.ci quali<br />
2840 sono di Bovegno. L'andamento della popolazione<br />
presente, si mantiene press'a poco parallelo a<br />
quello della residente. Le cifre relative all'andamento<br />
della popolazione specialmente in questi ultimi anni,<br />
non sono certamente lusinghiere, e denotano chiaidmente<br />
che anche a Bovegno tende a manifestarsi quel<br />
doloroso fenomeno della spopolazione già messo in evidenza<br />
nei riguardi della montagna in Italia.<br />
Anche a Bovegno quel certo regresso, che notasi<br />
nei riguardi della popolazione non è dovuto al diminuire<br />
delle nascite, ma all'abbandono del paese. Il<br />
paese viene abbandonato, talora per inurbarsi, ma più<br />
spesso per frequentare gli stabilimenti della media e<br />
bassa Val Trompia, mentre non è raro il caso che,<br />
dei nostri rurali portino la loro attività alla pianura,<br />
dove però è da notarsi che per quanto essi siano tenaci<br />
e parsimoniosi, scarsi come sono di capacità tecniche,<br />
specialmente relative al nuovo ambiente, hanno fatto<br />
generalmente una scarsa fortuna.<br />
La popolazione, oltre che nelle case coloniche<br />
sparse nella piccola proprietà, si distribuisce in nove<br />
frazioni che in ordine al numero degli abitanti sono<br />
rappresentante da: Castello, Piano, Graticcile, Irma,<br />
Magno, Ludizzo, Zigole, Savenone e Predonto.<br />
I miglioramenti subiti dalle comunicazioni, specie<br />
col mondo esterno, hanno avuto un'indubbia in-<br />
| 19<br />
fluenza sullo sviluppo edilizio assunto dalle varie frazioni;<br />
tale sviluppo infatti fu abbastanza sensibile in<br />
quelle prossime alla strada provinciale di Valle, mentre<br />
sono più o meno in decadenza le frazioni lontane<br />
o malamente collegate a quella maggiore via di comunicazione.<br />
Tale fatto devesi senza dubbio mettere in rapporto<br />
ad un nuovo orientamento assunto dalla vita locale,<br />
che vuoi togliersi dall'isolamento antico, e vivere,<br />
per necessità in più facili rapporti con altri paesi.<br />
Ma per spiegare la particolare decadenza che sopratutto<br />
notasi a Ludizzo, come cause determinanti,<br />
oltre l'isolamento, bisogna ammettere anche la cessazione<br />
del lavoro nelle miniere, al quale gli abitanti di<br />
Ludizzo, davano più un cospicuo contributo.<br />
Le condizioni sanitarie sono generalmente buone,<br />
non sussiste endemica nessuna manifestazione morbosa,<br />
e le forme infettive diffusive sono si può dire sempre<br />
importate.<br />
Nel passato, se prevaleva indubbiamente a Bovegno<br />
un'economia di consumo, caratteristica si può<br />
dir generale della montagna, dovevasi però assegnare<br />
una certa importanza all'economia di scambio, alimentata<br />
sopratutto dall'industria mineraria, alla quale<br />
si dedicava una discreta parte della popolazione.<br />
In maniera particolare le miniere del ferro erano<br />
attive nell'alta Val Trompia, e funzionavano diversi<br />
altiforni, anche là, dove attualmente non trovansi che<br />
ruderi. Il ferro prodotto localmente, alimentava in special<br />
modo le fucine di Val Sabbia, e della media e<br />
bassa Val Trompia.<br />
La concorrenza estera resa più facile dall'aprirsi<br />
delle grandi vie di comunicazione, il deficente sviluppo<br />
delle comunicazioni locali, a cui può aggiungersi, sia<br />
pure m linea subordinata, un complesso di altre cause,<br />
determinarono lo spegnersi della stessa industria mineraria.<br />
Allo spegnersi di questa industria, si può dire millenaria<br />
in luogo, si cercò riparo con un'emigrazione<br />
per lo più temporanea all'estero, specialmente verso la<br />
Svizzera, dove la nostra mano d'opera, particolarmente<br />
educata nel lavoro delle miniere che si manteneva<br />
su può dir tradizionale in molte famiglie, venne ricercata<br />
ed apprezzata nella costruzione delle gallerie.<br />
Prima della guerra le rivalse dell' emigrazione<br />
raggiungevano annualmente la media di L. 50.000.—<br />
con dei massimi verso le L. 100.000.— ; nel dopo<br />
guerra l'emigrazione si è notevolmente contratta, e le<br />
rivalse sono discese a non più di L. 30.000.—, di cui<br />
all'mcirca L. 20.000 pervengono dall'America e Lire<br />
10.000.— complessivamente dalla Svizzera e dalla<br />
Francia.<br />
Da qualche anno venne invece assumendo una<br />
certa importanza l'industria del forestiero; numerosi<br />
villeggianti, in media sul migliaio annuo, attratti dalle<br />
bellezze naturali dei luoghi, dal clima gradevole, dalla<br />
cortese ospitalità degli abitanti, frequentano durante<br />
la stagione estiva il paese. Il reddito lordo medio
annuo, di questa nuova industria locale, può calcolarsi<br />
sulle L. 450.000.—<br />
Tranne uno stringhificio iniziatosi già da qualche<br />
anno, che occupa una quarantina di donne, e qualche<br />
altro modestissimo opificio per la lavorazione del legno<br />
o del ferro, ove lavorano in complesso una ventina<br />
di persone, non sussistono a Bovegno, come in genere<br />
nell'alta Val Trompia, opifici industriali, i quali abbondano<br />
invece nella parte media e bassa della Valle.<br />
I maggiori mezzi di sussistenza provengono dalla<br />
terra.<br />
Secondo i dati del nuovo catasto del 1 886, e tenendo<br />
presenti le più recenti trasformazioni dovute sopratutto<br />
dalla riduzione dei seminativi a prato stabile,<br />
arrotondando le cifre, può ritenersi che la superficie<br />
territoriale a Bovegno ed Irma sia come segue suddi-<br />
Bovegno:<br />
Qualnà<br />
delle colture<br />
Seminativi<br />
Prati stabili<br />
Pascoli<br />
Boschi<br />
Incolto produttivo<br />
Superficie<br />
nel catasto<br />
Ea.<br />
39,—<br />
775, -<br />
2058,—<br />
1840,—<br />
7/ ,<br />
Totale sup. prod. 4719,—<br />
Incolto stenle 8,—<br />
Fabbricati rurali I I,—<br />
Fabbricati urbani 4,—<br />
Acque e strade 76,—<br />
Superficie tot. hmq. 4818,—<br />
A Irma:<br />
Seminativi 9,—<br />
Prati stabili 88,—<br />
Pascoli 66,—<br />
Boschi 322, -<br />
Incolto produttivo —,—<br />
Totale sup. prod. 486,—<br />
Incolto stenle —,—<br />
Fabbricati rurali I,—<br />
Fabbricati urbani 1,—<br />
Acque e strade 5,—<br />
Superficie tot. hmq. 493,—<br />
Superficie<br />
attuale<br />
Ea.<br />
6,-<br />
820,-<br />
2058,—<br />
1828,-<br />
7<br />
4719,-<br />
4,—<br />
76,-<br />
4818,-<br />
90,-<br />
66,-<br />
321,—<br />
486,-<br />
5-<br />
493,-<br />
llasuperiìei<br />
totale<br />
0,14<br />
17-<br />
42,60<br />
38,-<br />
0,16<br />
97,90<br />
0,17<br />
0,25<br />
0,08<br />
1,60<br />
100-<br />
1,6?<br />
1830<br />
13,40<br />
65,-<br />
98,35<br />
O?<br />
- 0,iv<br />
: 1,25<br />
100,-<br />
Nei riguardi della proprietà, i terreni produttivi<br />
sono distinti come segue:<br />
A Botiegno:<br />
Coltivazioni —,—<br />
Seminativi —,—<br />
Prati stabili —, —<br />
Pascoli 2032,-<br />
Boschi 1260,-<br />
Incolto produttivo 5,—<br />
Proprietà comunale Ea.<br />
Proprietà privala En.<br />
6,—<br />
820,-<br />
70 »/„ dell'intera 26,—<br />
superficie 568,—<br />
2 —<br />
Totale hmq. 3297,- 1422,-<br />
30°/0 dell'intera<br />
superficie<br />
Ad Irma sono di proprietà comunale quasi tutti<br />
i boschi, tutti i pascoli e alcuni prati, in complesso circa<br />
I'80 per cento dell'intera superficie coltivata.<br />
La rendita catastale dei terreni a Bovegno nel<br />
1928 era di L. 989.662,25 di cui L. 26.740,32 asse-<br />
I 20<br />
gnate alla, proprietà comunale, mentre il resto si suddivideva<br />
fra n. 582 ditte, fra le quali la maggiormente<br />
censita raggiungeva come rendita la cifra di Lire<br />
2364,89.<br />
Ad Irma la rendita complessiva dei terreni raggiungeva<br />
la somma di L. 12.276,88 di cui L. 4567.—<br />
... acqe limpide e loquaci sgorgano...<br />
(Fot. Bravo)<br />
assegnate ai terreni di proprietà comunale, ed il resto<br />
alla proprietà privata suddivisa in n. 87 ditte, fra le<br />
quali la maggiormente censita raggiungeva come rendita<br />
la cifra di L. 499,50.<br />
Dai dati suesposti può nettamente arguirsi l'importanza<br />
che in luogo assume la grande proprietà comunale.<br />
La stessa, sopratutto coi suoi pascoli, assume<br />
un'importanza notevolissima per l'economia del paese.<br />
Come può pure dedursi dai dati esposti, la proprietà<br />
privata, quasi esclusivamente in mano a coltivatori<br />
diretti, si presenta molto suddivisa. La piccola proprietà<br />
coltivatrice, è curata con molto amore, ma purtroppo<br />
dispone di mezzi limitati e di scarsa capacità<br />
tecnica.<br />
Da un esame per quanto superficiale dei dati<br />
esposti può intanto dedursi che il bosco a Bovegno, ma<br />
specialmente ad Irma occupa un'abbastanza elevata<br />
proporzione della superficie territoriale, e ciò costituisce,<br />
indipendentemente dai redditi che dal bosco possono<br />
ricavarsi, un ottimo elemento, nei riguardi sopratutto<br />
della stabilità del terreno.<br />
In relazione, almeno in buona parte, alla stabi-<br />
'lità del terreno, deve porsi la scarsa percentuale degli
incolti improduttivi, che mancano completamente ad<br />
Irma. '<br />
Per quanto si riferisce ai seminativi la loro estensione<br />
già ridotta in confronto del passato remoto, ha<br />
subito specialmente a Bovegno una nuova e sensibile<br />
contrazione m questi ultimi tempi, a vantaggio del<br />
Fresca poesia d'acque alpestri.<br />
/Fot Bravo)<br />
prato stabile; la riduzione dei seminativi a prato stabile,<br />
se da una parte trova la sua corrispondenza in una<br />
certa trasformazione dell'economia locale di consumo,<br />
in economia di scambio, è purtroppo legata ad un dir<br />
stacco dejlla donna dalla terra; la coltivazione dei ;<br />
seminativi era nel passato infatti particolarmente curato<br />
dall'elemento femminile, il quale invece è purtroppo<br />
attualmente attratto dagli stabilimenti fuori paese,<br />
e più spesso dal servizio in città.<br />
Per quanto, tenute presenti le condizioni attuali,<br />
non possa ritenersi che l'ambiente locale si presti ad<br />
una larga diffusione di seminativi, tuttavia se in confronto<br />
di quanto notasi attualmente, specie a Bovegno<br />
assumessero una maggiore estensione alcune coltivazioni<br />
cerealifere particolarmente adattate al luogo (orzo,<br />
segale, ecc.) ed anche la coltivazione della patata,<br />
ciò non potrebbe che ritenersi favorevole in special modo<br />
all'economia domestica della piccola proprietà coltivatrice.<br />
Ma particolarmente la frutticoltura meriterebbe<br />
di essere presa in considerazione, in quanto tutto lascia<br />
ritenere che qui troverebbe buone condizioni per svilupparsi<br />
e riuscire rimunerativa.<br />
La maggior parte della superficie territoriale è<br />
occupata dalle coltivazioni foraggere rappresentate dal<br />
prato stabile e dal pascolo, ed è precisamente dalla<br />
121<br />
utilizzazione dei prodotti del prato e del pascolo mediante<br />
il bestiame, che viene a costituirsi la spina dorsale<br />
dell'«conomia del paese. Nelle condizioni attuali<br />
il bestiame esistente a Bovegno ed Irma risulta dalle<br />
cifre che seguono:<br />
"'<br />
'ovegno :<br />
Irma:<br />
Bovini N.<br />
Equini »<br />
Suini »<br />
Pecore »<br />
Capre »<br />
1828<br />
73<br />
230<br />
273<br />
119<br />
ogni 100 abitanti<br />
65 N.<br />
3 »<br />
8 »<br />
IO<br />
4 »<br />
170<br />
5<br />
25<br />
10<br />
60<br />
ogni 100 sbit.<br />
48<br />
2<br />
7<br />
3<br />
17<br />
Come conclusione, può ritenersi che i mezzi di<br />
vita, della popolazione, mezzi che anche qui sono purtroppo<br />
scarsi, siano dati all'incirca dall'80 per cento<br />
dalla terra, ma che a costituire la rendita lorda complessiva<br />
intervenga il bestiame per circa il 70 per cento,<br />
e fra questo, quello bovino per il 65 per cento.<br />
I problemi più urgenti.<br />
Per l'incremento di Bovegno, non solo, ma di<br />
tutta l'alta Val Trompia, deve sopratutto essere preso<br />
in. considerazione il miglioramento delle condizioni di<br />
viabilità.<br />
L'arteria principale, come già si ebbe ad accennarsi,<br />
è rappresentata dalla provinciale di Val Trompia,<br />
alla quale si collega la rete stradale del Comune,<br />
abbastanza vasta, e costituita da alcune carrozzabili<br />
e da parecchie mulattiere.<br />
La linea tranviaria si arresta a Tavernole sul<br />
Mella, a sei chilometri da Bovegno e prosegue verso<br />
l'alta Valle Trompia solo la provinciale carrozzabile.<br />
Questa carrozzabile da diverso tempo è ritenuta<br />
insufficiente alle esigenze del traffico, e tanto meno<br />
potrebbe rispondere al progresso auspicato dall'alta val-<br />
. ; da molti anni insiste per avere un più conve-<br />
:ce allacciamento coi maggiori centri.<br />
Per quanto nel dopo guerra si sia insistito, e non<br />
senza buone ragioni, per il passaggio nell' alta Val<br />
Trompia di una linea ferroviaria Brescia-Trento, purtroppo<br />
si riconosce anche quassù che l'alta Val Trompia<br />
non può presentare ottime caratteristiche per una<br />
grande via di comunicazione, e si segue con simpatia<br />
la iniziativa che ritorna sul tappeto di una ferrovia<br />
Brescia - Trento che dovrebbe passare per la bassa e<br />
media Valle Trompia.<br />
Ma se appare esagerato pensare ad una linea ferroviaria,<br />
è pure da ritenersi che la questione dei trasporti<br />
non possa essere risolta con una sistemazione<br />
dei servizi automobilistici, i quali, anche per la loro<br />
portata, si adatterebbero in maniera molto incompleta,<br />
pure all'esigenze attuali.<br />
Tenendo presente le condizioni dell'oggi e dell'avvenire,<br />
prevedibile il problema della viabilità per
l'alia Valle non ammette che una soluzione, rappresentata<br />
dal prolungamento della linea tranviaria fino a<br />
Bovegno.<br />
A differenza dei metodi dilatori, e solo pieni di<br />
promesse elettorali, usati dalle Amministrazioni provinciali,<br />
di un tempo, l'Amministrazione attuale ha<br />
fascisticamente provveduto quasi completamente, alla<br />
sistemazione della strada provinciale fino a Bovegno,<br />
in modo che la stessa possa accogliere in sede la linea<br />
tranviaria. Manca solo l'ultimo tronco, di poche centinaia<br />
di metri.<br />
E' vivissima la fiducia da parte di Bovegno, non<br />
solo ma di tutta l'alta Val Trompia, che anche l'ultimo<br />
tronco possa essere sollecitamente ultimato, e che, definiti<br />
fascisticamente gli accordi con chi d'i ragione, sia<br />
pure eseguito il tanto e desiderato prolungamento della<br />
linea tranviaria fino a Bovegno.<br />
Solo con questo, oltre che provvedere in linea<br />
generale a migliorare le condizioni dell'economia dei<br />
trasporti dell'alta Valle, sarà reso possibile, a questi<br />
paesi uno sviluppo industriale che nelle condizioni<br />
attuali, in relazione sopratutto alle comunicazioni ancora<br />
difficili, è indubbiamente ostacolato.<br />
E' innegabile intanto, l'influenza che il prolungamento<br />
della linea tranviaria possa avere sopra lo sviluppo<br />
dell'industria del forestiero, alimentata dalla villeggiatura<br />
estiva, che ormai si è qui decisamente affermata,<br />
e ciò in conseguenza non solo di fattori ambientali<br />
favorevolissimi ma anche dal fatto che Bovegno<br />
trovasi solo a 30 chilometri da Brescia.<br />
I villeggianti che frequentano il paese, sono generalmente<br />
del ceto medio, professionisti ed impiegati,<br />
che mandano la moglie ed i bambini in montagna per<br />
irrobustirli, mentre essi salgono a trovarli alla domenica<br />
o quando possono. Ora è pacifico che un servizio<br />
tranviario ininterrotto con la città, rappresenta il mezzo<br />
di comunicazione, se non altro più ampio ed economico,<br />
e che l'esistenza di tale mezzo può richiamare<br />
in paese maggior numero di villeggianti, presentando<br />
nello stesso tempo anche ai... poco abbienti della città,<br />
le condizioni migliori per poter respirare, facendo una<br />
scappata quassù, un po' di aria fresca, pura e vivificatnce<br />
della montagna.<br />
Ma col prolungamento della linea tranviaria fino<br />
a Bovegno si giungerebbe si può dire nel cuore del<br />
bacino minerario dell'alta valle, bacino che secondo la<br />
opinione concorde dei competenti, merita di essere preso<br />
in considerazione.<br />
Sviluppando la questione, i competenti, sia dal<br />
punto di vista tecnico che economico, potranno stabilire<br />
quali sono le migliori condizioni dello sfruttamento,<br />
come sia opportuna la riunione delle varie concessioni<br />
che attualmente sussistono, ma solo ad uno stato di<br />
letargo, e che cercano di mantenersi in vita, con delle<br />
,periodiche inconcludenti raschiature.<br />
122<br />
Anche i rapporti che possono intercedere tra le<br />
concessioni minerarie e quelle delle forze idrauliche<br />
disponibili in luogo, sembra che debbano essere meglio<br />
studiati, definiti e resi interdipendenti. Così i competenti<br />
potranno ancora stabilire, se sia opportuno iniziare<br />
in pieno lo sfruttamento in special modo del ferro,<br />
oppure tener vivo tale sfruttamento con impianti e<br />
maestranze che potrebbero essere sollecitamente ampliati<br />
in caso di bisogno, in modo che non avvenga<br />
quello che si è verificato durante la guerra, dove i<br />
lavori di ripristino richiesti per iniziare lo sfruttamento<br />
delle nostre miniere, ebbero a durare fin oltre la pace.<br />
Sempre dai competenti dovrà pure definirsi se sia<br />
conveniente fare degli impianti completi per la fusione<br />
in prossimità delle miniere, oppure mantenere quassù<br />
soltanto l'esercizio delle miniere, provvedendo alla fusione<br />
del minerale in prossimità di centri maggiori.<br />
Ma all'infuon di quanto rimane da stabilirsi nei<br />
dettagli, è intanto da riconoscere come principio, che<br />
per una razionale utilizzazione del bacino minerario<br />
di Bovegno, di cui l'importanza è ormai indiscutibile,<br />
il prolungamento auspicato della linea ^'anviaria, assume<br />
un valore pure indiscutibile. L? i industria<br />
mineraria decadde quando si aprire grandi vie<br />
di comunicazione, dalle quali rimasi, joi£»ta; perché<br />
risorga fa bisogno innanzi tutto toglierla dall'attuale<br />
isolamento.<br />
Invito dì molli praterie nei velati declivi.<br />
(Poi. Bravo}<br />
Ma oltre quanto può avere rapporti con l'industria<br />
del forestiero, e con quella mineraria, che in luogo<br />
hanno già delle basi evidenti, non è fuor di luogo prospettare<br />
che dal prolungamento della linea tranviaria<br />
possa avere impulso il sorgere di altre industrie; così<br />
come è avvenuto nella parte bassa e media di Valle
Trompia, per le quali industrie, qui certo non potrebbe<br />
mancare una mano d'opera intelligente, laboriosa e<br />
disciplinata.<br />
Per quanto concerne le condizioni della viabilità<br />
nell'ambito del territorio comunale, esse vanno man<br />
mano migliorandosi ed adattandosi alle vane esigenze<br />
Magno di Bovegno, (Fot. Ravida.)<br />
non escluse quelle turistiche, e ciò per cura dell'Amministrazione<br />
competente. Sono pure a buon punto le<br />
pratiche relative alla costruzione della carrozzabile<br />
Aiale-Irma, secóndo la legge 15 luglio 1906 n. 383.<br />
Si confida che le pratiche stesse possano giungere presto<br />
ad una soluzione per poter iniziare i lavori preventivati<br />
in L. 500.000.—<br />
Questa strada verrà indubbiamente a togliere Irma<br />
e Magno dall'isolamento attuale, rendendo nello<br />
stesso tempo, suscettibile di un maggior sviluppo economico<br />
una convalle abbastanza spaziosa.<br />
Oltre al problema della viabilità da considerarsi<br />
come preminente, ve ne sono degli altri che pur debbono<br />
essere presi in considerazione. Nei riguardi dei<br />
piccoli proprietari, se è ammirevole l'attaccamento degli<br />
stessi dimostrato ai loro terreni, che curano con<br />
molto amore, è però necessario riconoscere che la piccola<br />
proprietà coltivatrice sarebbe notevolmente avvantaggiata<br />
sopratutto da una maggiore capacità tecnica,<br />
relativa alla conoscenza e all'uso delle buone pratiche<br />
colturali, specie nei riguardi delle concimazioni.<br />
All'allevamento ed all'utilizzazione del bestiame<br />
si procede con sistemi piuttosto primitivi. Nei riguardi<br />
del bestiame, che come si è già notato rappresenta un<br />
elemento di primissimo ordine per l'economia locale,<br />
allo scopo sopratutto di riparare alla particolare deficenza<br />
di buoni riproduttori, qualche cosa per iniziativa<br />
della Cattedra Ambulante e dell'Amministrazione comunale<br />
è già stato fatto, introducendo alcuni torelli di<br />
una certa distinzione. Anche una certa propaganda non<br />
è mancata presso i nostri rurali e si è spesso usato per<br />
compiere la medesima, delle riunioni della sezione fa-<br />
123<br />
scista, ma tale propaganda, perché si giunga realmente<br />
a dei buoni risultati è necessario che sia sempre continuata,<br />
sprretta da buoni esempi, e da qualche facilitazione,<br />
specie per l'acquisto dei prodotti (concimi, mangimi<br />
concentrati ecc.) che è indispensabile introdurre<br />
nella pratica agricola e zootecnica locale.<br />
Ma anche qui una buona facilitazione sarebbe<br />
rappresentata da un costo minore dei trasporti, indubbiamente<br />
legato al migliorarsi delle comunicazioni.<br />
* v *<br />
Rimangono i compiti che più particolarmente interessano<br />
l'Amministrazione comunale, l'Organizzazione<br />
Fascista ed il Comitato d'Amministrazione dell'Azienda<br />
Autonoma di cura e soggiorno. Oltre a quanto<br />
vi è già accennato nei riguardi della viabilità, oltre<br />
promuovere opportune iniziative, una delle particolari<br />
preoccupazioni è quella dei miglioramenti delle condizioni<br />
igieniche ed edilizie del paese, tanto più che<br />
lo stesso, con R. Decreto Interministeriale del 30 giugno<br />
1928, venne considerato come luogo di cura. Sviluppando<br />
un programma in tale senso si è già provveduto<br />
e si sta provvedendo alla sistemazione degli approvigionamenti<br />
idrici delle varie frazioni, così verrà<br />
pure sollecitamente iniziata la fognatura per la frazione<br />
Castello, e la sistemazione del Cimitero. Si è<br />
pure provveduto per la compilazione di un piano regolatore<br />
in base al quale verrà attuata una razionale sistemazione<br />
edilizia del paese anche nei riguardi dell'avvenire.<br />
Ma la vasta proprietà comunale, perché possa<br />
adattarsi nel miglior modo alle sue funzioni di produzione<br />
ed alle varie esigenze economiche e demografiche<br />
locali, che devono esattamente valutarsi, presenta<br />
alla pubblica Amministrazione dei compiti di notevole<br />
importanza.<br />
Prescindendo dai boschi, pei quali, m relazione<br />
alle norme dettate dall'Autorità Forestale, l'unica via<br />
da seguire appare quella di conservarli, preservandoli<br />
dai danneggiamenti, e di utilizzarli nel miglior modo,<br />
un particolare interesse meritano i pascoli alpini che<br />
sono intimamente legati all'industria zootecnica locale.<br />
Le Alpi pascolive di Bovegno, s'iniziano a 1 1 50-<br />
12QO sul mare per giungere alla massima quota dello<br />
spartiacque (2214), estendendosi pertanto nelle parti<br />
più elevate della zona montana, e nella zona alpina.<br />
La durata della stagione vegetativa è sopratutto relativa<br />
all'altitudine, così nei pascoli bassi può ritenersi<br />
che il terreno resti scoperto dalla neve dall'aprile al<br />
novembre, mentre più in alto la neve pannane all'mcirca<br />
due mesi di più.<br />
L'esposizione come la configurazione del terreno<br />
è varia, però in generale se sono limitate le zone pianeggianti,<br />
non sono nemmeno diffuse le erte ripide e<br />
scoscese, pericolose per il bestiame.
Lo sgrondo è sollecito e sono limitatissime le zone<br />
surtumose.<br />
L'estensione delle alpi pascolive di Bovegno si<br />
aggira sui 2000 ettari, le stesse sono suddivise in quattordici<br />
alpi maggiori, denominate: Corti di Campo<br />
Molle, Stabile Fiorito, Stabile Solato, Sarle, Poffe di<br />
Stabile Fiorito, Bozzoline, Cardino e Vesgheno, Cigoleto,<br />
Muffetto con Vestone, Poffe di Bacinale, Pile<br />
Redicampo, Corti di Redicampo e Visigno. Le alpi<br />
minori sono rappresentate dalla Valle del Pomo, dai<br />
cascinini di Sarle e dai Cavallini. Le alpi pascolive di<br />
Irma hanno un'estensione di circa 70 ettari e sono denominate<br />
: Confino e Vezzale. Tutte queste alpi sono<br />
affittate per locazioni novennali ed il canone attualmente<br />
in corso raggiunge circa L. 108.372,— a Bovegno<br />
e L, 6000,— ad Irma. Rapportando questi<br />
canoni al numero dei capi normali che vengono alimentati<br />
durante i tre mesi dell'alpeggio, per ognuno<br />
di questi capi si verrebbe a pagare dagli affittuali lire<br />
90 a Bovegno e L. 75 ad Irma.<br />
Riducendo poi in fieno normale il pascolo usufruito<br />
durante l'alpeggio e mettendolo m confronto al<br />
canone, lo stesso fieno verrebbe a costare agli affittuali<br />
attorno a L. 8 al Quintale, il che, pur ammettendo le<br />
alee dell'alpeggio, in relazione ai prezzi correnti del<br />
fieno, può chiaramente dimostrare l'utile delle alpi<br />
pascolive nei riguardi della zootecnia locale.<br />
Ma le alee dell'alpeggio devono costantemenfi:<br />
diminuire e la produzione dei pascoli deve aumentar*..<br />
In relazione a tale principio, già da tempo il Comune<br />
di Bovegno e quello di Irma si sono preoccupati di<br />
dotare tutte le alpi di fabbricati per la lavorazione<br />
del latte, per la conservazione dei latticini, di portici<br />
per il ricovero degli animali, e di migliorare le condizioni<br />
del pascolo provvedendo a ripuliture di cespugli,<br />
a spietramenti ecc. Il ritmo di questi miglioramenti si<br />
è sensibilmente accelerato m questi ultimi anni, così si<br />
sono quest'anno completate opere per l'importo di circa<br />
L. 80.000,— relative sopratutto alla sistemazione ed<br />
alla costruzione di nuovi fabbricati, mentre entrerà sollecitamente<br />
in via di esecuzione un altro progetto di<br />
migliorìe, specialmente nei riguardi colturali, che prevede<br />
una spesa di L. 200.000,—<br />
L'esame delle condizioni nelle quali s ; svolge la<br />
industria zootecnica, mette in evidenza un notevole esodo<br />
di bestiame dal paese, dopo la stagione dell'alpeggio,<br />
.esodo che raggiunge circa la metà della cifra<br />
complessiva.<br />
Questo bestiame sverna alla pianura. Le ragioni<br />
di questo esodo sono legate ad uno squilibrio esistente<br />
tra la produzione foraggera dei pascoli e quella dei<br />
prati stabili, i quali nelle attuali condizioni sono lontani<br />
124<br />
dal produrre il fieno che sarebbe necessario, per trattenere<br />
in luogo tutto il bestiame che ha usufruito dell'alpeggio.<br />
Possono benissimo comprendersi gli inconvenienti<br />
legati alla necessità di questi spostamenti di animali,<br />
e appare logico studiare i mezzi per ridurre, se non<br />
altro, l'importanza di questi esodi temporanei.<br />
Uno dei rimedi più sicuri appare quello di formare<br />
dei nuovi prati stabili, derivandoli sopratutto dai<br />
pascoli. In relazione a tale concetto, dall'Amministrazione<br />
comunale, d'accordo colle competenti Autorità,<br />
venne già presentato un progetto relativo alla formazione<br />
di 8 nuovi prati stabili, provvisti dei rispettivi<br />
fabbricati colonici, da esegursi nelle alpi pascolive meno<br />
elevate di Bovegno, ed in un bosco di Irma. Il<br />
progetto che presume una spesa complessiva di L. 400<br />
•mila si confida che possa entrare presto nella sua fase<br />
esecutiva. E' da notarsi che se la formazione di questi<br />
nuovi prati riesce d'indubbio giovamento nei riguardi<br />
Sulle alpi pascolive - Redicampo. (Fot. A.)<br />
dell'economia locale, avrà pure importanza dal punto<br />
di vista demografico, in quanto nei prati stessi potranno<br />
trovare stabile occupazione 8 famiglie rurali.<br />
Allo scopo di promuovere lo sviluppo del paese<br />
l'Amministrazione comunale e la locale Organizzazione<br />
Fascista, conscie del dovere che ad esse incombe,<br />
faranno del loro meglio per procedere fascisticamente.<br />
Ma lavorando con l'unica aspirazione di compiere<br />
il proprio dovere, specie per la risoluzione di quei<br />
problemi che per quanto di fondamentale importanza<br />
si presentano troppo vasti e complessi, in relazione ai<br />
mezzi disponibili in luogo, si confida di essere costantemente<br />
assistiti dall'appoggio illuminato ed efficace<br />
del" Regime e delle Gerarchle.<br />
Bovegno, 28 Agosto 1929-VII
Opere igieniehe.<br />
1. —• Approvigionamento idrico.<br />
a) Aquedoito del Capoluogo. — Onere complessivo<br />
L. 290.000,- sostenuto interamente con mezzi<br />
ordinari.<br />
La costruzione dell', acquedotto del capoluogo,<br />
eseguita con criteri moderni, assicura alla popolazione<br />
una quantità di oltre 100 litri di acqua al giorno per<br />
persona. La conduttura si svolge su un percorso di chilometri<br />
quattro con bocca di presa in località Piazzole<br />
e Fassole.<br />
Con la costruzione dell'acquedotto sono state collocate,<br />
nei punti più indicati dell'abitato, oltre 20 fontane<br />
pubbliche.<br />
b) Aquedolto della Frazione Magno, •—<br />
Onere complessivo Lire 18.000,— sostenuto interamente<br />
con mezzi ordinari.<br />
e) Acquedotto della Frazione Irma. — Spesa<br />
complessiva L. 45.000,— sostenuta interamente con<br />
mezzi ordinari.<br />
d) Acquedotto della Frazione Graticcile. •—<br />
Spesa complessiva L. 40.000,— fronteggiata con la<br />
contrattazione di un prestito di favore con la Cassa<br />
Depositi e Prestiti.<br />
Opere del Regime<br />
2. — Lavatoi pubblici nelle frazioni: Piano, Graticcile,<br />
Ludizzo, Magno e Irma. — Spesa complessiva<br />
L. 29.000,— fronteggiata interamente con mezzi ordinari.<br />
3. — Sistemazione del Cimitero del Capoluogo.<br />
— Costruzione di n. 14 campate di colombari per una<br />
complessiva spesa di L. 27.000,— sostenuta con mezzi<br />
ordinari.<br />
4. —- Fognatura del Capoluogo. — L'opera che<br />
importa una preventivata spesa di L. 60.000,— è in<br />
125<br />
corso di esecuzione. Tale spesa è fronteggiata mediante<br />
contrattazione di un mutuo con la Cassa Depositi<br />
e Prestiti.<br />
5. — Lavatoio pubblico del Capoluogo. — La<br />
opera è in corso di esecuzione. Alla spesa preventivata<br />
in L. 43.500,— si fa fronte con un mutuo già<br />
accordato dalla Cassa Depositi e Prestiti.<br />
La costruzione del detto lavatoio è strettamente<br />
legata a quella della fognatura ed alla esecuzione di<br />
un ampio terrazzo che verrà sistemato a pubblico<br />
giardino.<br />
6. — Bagni Pubblici. — Eseguiti a cura del locale<br />
Ospedale S. Giovanni. Spesa sostenuta L. 30.000.<br />
Opere stradali.<br />
7. — Sistemazione Strade. — Particolare attenzione<br />
è stata rivolta dall'amministrazione podestarile,<br />
alla pubblica viabilità. Tutte le strade del Comune<br />
sono state sistemate e messe in perfetta efficienza.<br />
Fra le molte opere eseguite in questo campo, si<br />
citano quelle di maggiore importanza e che rivestono<br />
carattere straordinario.<br />
a) Sistemazioie strada Magno franata in seguito<br />
alle alluvioni dell'autunno 1927. Onere complessivo<br />
L. 13.000,— sostenuto per metà dal Comune e<br />
per metà dallo Stato.<br />
b) Sistemazione raccordo .Strada Comunale<br />
Rano con la Provinciale. — Onere complessivo Li-<br />
re 10.000,— fronteggiato con mezzi ordinari. Unitamente<br />
a quest'opera è-stata costruita la tettoia di aspetto<br />
alla fermata dell'autocorriera.<br />
e) Sistemazione Strada Fucine. — Onere di<br />
L. 8.000,— fronteggiato con mezzi ordinari
d) Sistemazione Strada Forcelle. — Onere di<br />
L. 36.000,— fronteggiato con mezzi ordinari.<br />
e) Sistemazione Strada Caprile e Zerlo. —<br />
Spesa di L. 8.000,— sostenuta interamente con mezzi<br />
ordinari.<br />
f) Pavimentazione della via principale del Capoluogo.<br />
— Opera finanziata con mezzi ordinari ed<br />
in via di esecuzione. Spesa complessiva L. 15.000,—<br />
g) Strada Carrozzabile Irma - Alale. — Preventivo<br />
L. 500.000,—<br />
Con Regio Decreto 1 7 novembre 1927 il Comune<br />
di Irma veniva aggregato a questo di Bovegno.<br />
Prima cura dell'amministrazione podestarile fu quella<br />
di esaudire i voti, da tanti anni espressi inutilmente<br />
dalla popolazione, facendo predisporre il progetto per<br />
la costruzione di una strada carrozzabile che, allaccia<br />
l'abitato del predetto cessato Comune con la provinciale<br />
di Valle Trompia.<br />
Il progetto ha già riportato le dovute competenti<br />
Superiori approvazioni e si spera che possa presto entrare<br />
nella fase esecutiva. Tale attuazione, oltre a portare<br />
un grande vantaggio economico alla Valle d'Irma,<br />
sarà per gli Irmensi un compenso per la loro perduta<br />
autonomia comunale.<br />
h) Costruzione del Ponte di Caselli sul Fiume<br />
Mella. — Onere di L. 8.000,— sostenuto col concorso<br />
da parte di privati.<br />
i) Allargamento dei ponti sul Fiume Mella in<br />
Frazione Graticcile. — L'opera preventivata in Lire<br />
8.000,— e finanziata con mezzi ordinari, è in via<br />
di attuazione.<br />
Opere di abbellimento.<br />
8. — Arboramento Strade. — Seguendo le direttive<br />
del Governo Nazionale Fascista, nell'anno 1928<br />
si è iniziata l'opera di arboramento delle strade comunali<br />
nelle vicinanze degli abitati. Oltre 2000 piante<br />
ornamentali abbelliscono di già le adiacenze del paese.<br />
L'onere sostenuto è di L. 10.000,— fronteggiato con<br />
mezzi ordinari.<br />
9. — Piano regolatore. — II piano regolatore<br />
reso obbligatorio per le stazioni di cura e soggiorno<br />
dalle disposizioni contenute nell'art. 23 della legge<br />
15 aprile 1926 numero 765, è nelle linee di massima,<br />
in corso di studio secondo i criteri seguenti: demolizione<br />
di rustiche baracche e di insane abitazioni,<br />
costruzione di tronchi di strade intesi a migliorare le<br />
attuali condizioni di viabilità nei riguardi dell'accesso<br />
al capoluogo ed a mettere in evidenza aree fabbricabili<br />
per l'ulteriore sviluppo del paese, conveniente ampliamento<br />
e sistemazione delle attuali piazzette pubbliche<br />
126<br />
con particolare riguardo alla formazione di modesti<br />
pubblici giardini e viali.<br />
L'esecuzione, anche graduale, del piano regolatore,<br />
rappresenta senza dubbio un primo elemento per<br />
lo sviluppo dell'industria del forestiero in questa preferita<br />
stazione climatica.<br />
10. — Bosco del Littorio. — Onere di L. 8.000<br />
fronteggialo con mezzi ordinari.<br />
Per la rigorosa osservanza delle disposizioni impartite<br />
dalle Superiori Gerarchie, un appezzamento<br />
di terreno di proprietà comunale è stato destinato a<br />
« Bosco del Littorio ». I piccoli Balilla hanno piantato<br />
in detto bosco oltre 9000 piantine di larice e<br />
di abete.<br />
Opere varie.<br />
11. — Poligono di tiro. — Spesa complessiva<br />
L. 250.000,— sostenuta per un quinto dal Comune<br />
con mezzi ordinari. Opera di notevole importanza è<br />
la costruzione del Campo di Tiro a Segno costruito<br />
nell'anno 1927 lungo la riva destra del fiume Mella.<br />
La necessità dell'esecuzione di tale opera era manifesta<br />
essendosi in Bovegno (capoluogo di Mandamento)<br />
già da tempo costituita la Società di Tiro a Segno.<br />
Realizzando il sogno dei dirigenti di detta società, lo<br />
Stato ha autorizzato la chiesta costruzione e l'opera<br />
è stata così eseguita nel modo migliore.<br />
12. — Bonifica montana. — Mentre notevole<br />
attenzione è stata rivolta alla esecuzione di opere pubbliche<br />
delle quali era urgentemente sentita la necessità,<br />
non si trascura di migliorare il patrimonio del Comune.<br />
Nelle opere di miglioramento del patrimonio, ha<br />
particolare importanza la bonifica delle alpi pascolive<br />
che viene effettuata in tre tempi:<br />
a) Miglioramento generale dei pascoli;<br />
b) Costruzione di fabbricati rurali sulle alpi<br />
pascolive ;<br />
e) Riduzione di alcuni appczzamenti pascolivi<br />
a prati stabili con costruzione di cascinali.<br />
Con la esecuzione delle dette opere la produzione<br />
foraggera sarà notevolmente aumentata e si renderà<br />
possibile la permanenza m luogo delle mandrie<br />
per un periodo maggiore dell' attuale, con notevole<br />
vantaggio per l'economia locale.<br />
Mentre le opere indicate al n. 1 sono già state<br />
eseguite con ordinari mezzi di bilancio per un importo<br />
di circa L. 100.000,—, sono in corso di approvazione<br />
i progetti relativi a quelle indicate ai nn. 2 e 3 per<br />
una spesa preventivata in L. 707.308,— che verrà<br />
sostenuta mediante contrattazione di un mutuo.
dova notare che tutte te opere sopra elencate,<br />
eseguite ed in corso di esecuzione, fronteggiate con<br />
mezzi ordinari e straordinari, non hanno apportato ai<br />
contribuenti alcun nuovo gravame fiscale.<br />
Riepilogo.<br />
Opere eseguite:<br />
Acquedotto capoluogo <<br />
Acquedotto frazione Magno.<br />
Acquedotto frazione Irma .<br />
Acquedotto frazione Graticcile<br />
Lavatoi Piano, Graticcile, Ludizzo,<br />
Magno e Irma<br />
Sistemazione cimitero capoluogo .<br />
Bagni pubblici . . . .<br />
Sistemazione strada Magno .<br />
Sistemazione raccordo strada Rano .<br />
Sistemazione strada Fucine .<br />
Sistemazione strada Forcelle.<br />
Sistemazione strada Caprile e Zerlo<br />
Costruzione ponte Caselli<br />
Arboramento strade<br />
Bosco del Littorio<br />
L. 290.000,-<br />
» 18.000-<br />
» 25.000-<br />
» 40.000-<br />
» 29.000-<br />
» 27.000-<br />
» 30.000,-<br />
» 13.000-<br />
» 10.000-<br />
» 8.000-<br />
» 36.000-<br />
» 8.000,-<br />
» 8.000,-<br />
» 10.000-<br />
» 8.000,-<br />
Rìporto L. 560.000,-<br />
Poligono di tiro » 250.000,-<br />
Opere di migliorìa del patrimonio . » 100.000,-<br />
Totale opere eseguite L. 910.000,-<br />
Opere in corso di esecuzione:<br />
Fognatura del capoluogo . . L. 60.000,-<br />
Lavatoio pubblico del capoluogo . » 43.500,-<br />
Pavimentazione della via principale del<br />
capoluogo . . . . : » 15.000,-<br />
Allafgameto ponti Graticcile . » 8.000,-<br />
Totale opere in esecuzione L. 126.500,—<br />
Opere in progetto:<br />
Strada carrozzabile Irma-Aiale . L. 500.000,—<br />
Opere di bonifica montana . . » 707.308,—<br />
Totale opere in progetto L. 1.207.308,—<br />
TOTALE<br />
Opere eseguite . . . L. 910.000,—<br />
Opere in esecuzione . . » 126.500,—<br />
Opere in progetto. . . » 1.207.308,—<br />
Da riportare L.. 560.000,- Totale Generale L. 2.243.808,-<br />
127
COLLIO V. T.<br />
Il territorio di questa stazione climatica comprende<br />
tutta la testata della Valle Trompia, la cui linea<br />
di spartiacque a grande semicerchio comprende il Monte<br />
Ario (q. 1785), la Pezzolina (q. 1802), la Corna<br />
Blaca (q. 2006), monte Pajo (q. 1948), Dosso Alto<br />
(q. 2064), Giogo Maniva per Bagolino (q. 1669),<br />
Monte Maniva (q. 1863), Passo Dasdana per Croce<br />
Domini-Breno (q. 1990), monte Colombine (q. 2206),<br />
Dos Ma (q. 2097).<br />
Il territorio comunale poi si sviluppa a nord, anche<br />
nel versante della Grigna colle sue alpi pascolive. Tutto<br />
il versante di sinistra del Mella fino alla zona dei<br />
129<br />
pascoli, è coperto di una fitta pineta per una estensione<br />
di 8 Km. L'abitato sito in media a mille s. m. è diviso<br />
in tre centri: Capoluogo sulla strada provinciale al 40<br />
Km. da Brescia, frazione S. Colombano verso le sorgenti<br />
del Mella; frazione Memmo con Osservatorio<br />
Meteorologico a nord-ovest.<br />
Per la sua vicinanza alla linea ferroviaria Milano-<br />
Venezia (Km. 40) è la stazione climatica più comoda<br />
e di facile, accesso della Lombardia.<br />
Ospita varie Colonie Alpine per ragazzi : la Rosa<br />
Mussolini, quella Cremonese, quella dei figli dei maestri<br />
d'Italia.
I suoi apprestamenti alberghieri, sotto l'impulso<br />
del Comitato Ammin. dell' Ente Autonomo, si rendono<br />
sempre più moderni. Il paese trae origine dalla coltivazione<br />
delle miniere del ferro all'epoca romana ed<br />
ebbe grande floridezza nel medioevo. Alla fine del<br />
1500 vi fu fondata una stamperia assai pregiata rispetto<br />
all'epoca. Nel 1648 rimase interamente distrutto da<br />
un incendio sviluppatosi in un forno fusorio del ferro.<br />
V I pascoli alpini costituiscono la principale ricchezza'degli-abitanti,<br />
gente tenace, laboriosa ed attaccata<br />
alle tradizioni.<br />
130 •'<br />
Un problema cui attende con opera appassionata,<br />
il solerte Podestà Geom. Luigi Bruni, quale corona-<br />
mento ai tanti lavori di rinnovazione compiuti, è !a<br />
riattivazione della vecchia strada militare S. Colom-<br />
Panorama di Collie V. T.<br />
bano-Maniva-Croce Domini che permetterà la comunicazione<br />
diretta della testata della Valtrompia, con<br />
la Valle Camonica e la Valle Sabbia.<br />
Detta strada costruita prima della guerra si stacca<br />
dalla rotabile Collio-S. Colombario a quota 950 e<br />
cori un percorso di Km. 9 a diverse tornanti tutto sul<br />
^versante di destra, giunge al Passo Maniva (quòta
1669) ove incontra la strada che serve di collegamento<br />
della testata delle tre Valli: Trompia, Sabbia e<br />
Camonica e cioè la Breno-Croce Domini-Dasdana Mamva-Passo<br />
Spina-Rocca d'Anfo.<br />
Collio V. T. - Strada militare del Maniva.<br />
Per quanto detta strada abbia perduto ora il<br />
suo prevalente interesse militare col patrio confine al<br />
Brennero, il suo valore emerge da altre considerazioni:<br />
1.) L'importanza che assume sotto l'aspetto economico,<br />
perché attraverserebbe oltre 100 chilometri di pascoli<br />
alpini, faciliterebbe i trasporti dei prodotti fore-<br />
stali, e dell'industria zootecnica e favorirebbe la crea-<br />
J31<br />
zione d'un nucleo d'Alpi modello com'è nei concetti<br />
dei dirigenti lo sviluppo agricolo bresciano; 2.) Il grandissimo<br />
interesse turistico di detta strada, che riattivata,<br />
rappresenterebbe una magnifica conquista, col consen-<br />
^ire di passare dalla Valle Trompia tutta ammantata<br />
del suo verde caratteristico, alla Valle Camonica ed<br />
alla Valle Sabbia direttamente, attraverso un paesag-<br />
gio incantevole e superbi panorami, segnando un percorso<br />
che per parecchi Km. si mantiene sui 2000 metri, in<br />
un'atmosfera vivificante, fra la pace serena di pascoli<br />
fioriti in cospetto delle perpetue nevi dell' Adamello.
L'industria climatica di Collie, è sempre in continuo<br />
sviluppo per le condizioni naturali del paese che<br />
offre al villeggiante desideroso di ristoro, una variatissima<br />
serie di superbe passeggiate attraverso a rigogliose<br />
pinete che conducono alle vette coronanti tutta la<br />
testata della Valle, nonché alla conca ubertosa delle<br />
Ravenole coi suoi laghi ed a quella iridescente di<br />
Bazena.<br />
diate vicinanze del Capoluogo che ha un piano i<br />
caduta d'oltre mi. 60.<br />
Una fiorentissima sezione di Dopolavoristi, int<br />
telata al concittadino scienziato alpinista D. G. Bruti<br />
incita e tiene in allenamento la gioventù locale, ci,<br />
negli ultimi due anni ha conquistato ambitissimi trof<br />
orgoglio ed ornamento della sede Sociale.<br />
Il « Trofeo Cantore » vinto a Boscochiesanuov;<br />
Colilo V. T. - Frazione S. Colombario Nuova colonia estiva femminile n Rosa Mussolini."<br />
Una ricca serie di sorgenti d'acqua purissima arricchisce,<br />
il versante di sponda destra, così che anche<br />
nel più tardo autunno si vede un rigoglio di verde fin<br />
sotto le cihie. Ve una sorgente a pochi metri dalla<br />
linea di spartiacque (2000 m. s. I. m.) che può sembrare<br />
un miracolo idraulico.<br />
La benemerita Sezione di Brescia del C. A. I.<br />
nei pressi di Passo Maniva, ha adattato ad ampio e<br />
ben fornito rifugio alpino la ex caserma degli alpini,<br />
con un dormitorio di oltre 40 letti e nella annessa Cappella<br />
votiva, dedicata alla Madonna della Neve sono<br />
eternati, i nomi dei 250 Caduti Triumplini.<br />
Detto' rifugio nell'inverno è il luogo di raccolta<br />
dei più baldi amatori dello sci della nostra provincia,<br />
mentre svariati' campi sciistici nelle immediate adiacenze<br />
alla carrozzàbile di valle, accolgono tutti gli<br />
appassionati dello sport invernale anche i principianti è<br />
le campionesse del sesso geritile.<br />
Sotto le 'direttive di un campione di salto, il M.<br />
Pafcrlini, venne apprestato uri trampolino nelle imme-<br />
le Coppe Vaghezza, Collio, Alta Valle Trompia, am<br />
bitissimi premi sciistici ed una lunga sene di allori con<br />
seguiti nelle ultime adunate dopolavoristiche, regionali<br />
dimostrano il fervore e la discplina che animano que<br />
sta gioventù.<br />
Una nota simpatica e caratteristica di questo pae<br />
se, è la conservazione gelosa e fedele del vecchio fol<br />
klore e l'accento suadente e morbido del dialetto lo><br />
cale, vera eccezione nella terra bresciana, sicché nelle<br />
recente adunata di Varese si è nettamente imposta.<br />
Come fu detto, il paese trae origine dalla coltivazione<br />
delle miniere del fèrro, e percorrendo la monlagna<br />
si incontrano ancora numerose quelle abbandonate<br />
« médei » veri camminamenti trogloditici nel ciecc<br />
seno della ròccia,: che fanno pensare come tal genere<br />
di lavoro fosse nell'antichità una vera condanna.<br />
La miniera angusta da costringere a camminai<br />
carponi, senza luce' e senza aria seguiva tortuosamente<br />
l'andamento del minerale, per lo più a stretti fiorami<br />
e l'estrazione veniva compiuta totalmente a forza'uma-
na, senza l'aiuto di alcun mezzo meccanico. Si può<br />
dire che queste popolazioni hanno la loro ragion di vita<br />
dalle miniere, ed ancora adesso formano una ricercatissima<br />
maestranza di minatori, sparsa un po' per tutto<br />
il mondo : ve ne sono circa 300 nelle sole miniere degli<br />
Stati Uniti.<br />
Colilo V. T. - Costumi locali.<br />
L'unica miniera attiva è quella della Torgola ove<br />
si estrae la fiorite, dovuta alla costanza ed alla tenacia<br />
dell'Ing. Martelli, che rilevata la vecchia miniera di<br />
piombo e zinco di troppo scarso prodotto, ne converse<br />
la coltivazione in fiorite, prodotto da lui pazientemente<br />
introdotto nell'industria chimica e nelle fonderie italia-<br />
ne ed esportato perfino nell'America del Nord. Detta<br />
miniera iniziata verso il 1860 venne nel 1902 trasformata<br />
in cava di fiorite, e nonostante le crisi subite si<br />
mantenne sempre attiva.<br />
Ve pure una miniera del ferro, la S. Aloisio,<br />
aperta fino a pochi anni or sono, di proprietà delle<br />
acciaierie Terni, che sfrutta o si dirà meglio, che<br />
133<br />
potrebbe sfruttare un grosso giacimento di minerale a<br />
banco.<br />
Vien fatto di domandare come mai in confronto<br />
della recente legge fascista sullo sfruttamento del sottosuolo,<br />
e sulla decadenza dei diritti di coltivazione<br />
per le miniere inattive, un organismo robusto e beneme-<br />
rito come le acciaierie di Terni, lascino ferma questa<br />
bella miniera, che sarebbe fonte di lavoro costante per<br />
questi forti alpigiani.<br />
Le colonie alpine sanitarie.<br />
Come s'è detto, sono tre. La più anziana è la<br />
bresciana che conta 45 anni di vita ed ora s'intitola a<br />
Collio V. T. - Stazione sportiva invernale.<br />
Trampolino, con la possibilità di saltare circa m. 60.<br />
Rosa Mussolini « perché colle preghiere della Madre<br />
salgano ogni sera al ciclo i voti di cento fanciulle innocenti<br />
ad implorare da Dio la salvezza del Duce per<br />
le maggiori fortune d' Italia ».
Deliberazione della commissione amministratrice<br />
19 aprile 1926. Venne fondata il 15 febbraio 1884<br />
per opera del cav. Rodolfo Rodolfi, auspici e zelatori<br />
Collio, ora proprietà cav. Fracassi, ma si trasferì tre<br />
anni dopo in un fabbricato di sua proprietà pure in<br />
Collio, cui aggiunse subito un nuovo padiglione ad uso<br />
Collio V. T, - Stazione sportiva invernale • Sulla etrada di S, Colombano ai piedi di Corna Bruni e Dosso Alto.<br />
G. Zanardelli, Carlo Gorio, Gabriele Rosa e le menti refettorio e dormitorio.<br />
più elette di Brescia. Dichiarata Ente Morale con R. D. 1887 andò<br />
Accolse 42 fanciulle fin dal primo anno, ed ora rafforzando la situazione patrimoniale per l'opera ala-<br />
... a 1700 melri ....<br />
i beneficati arrivano a 200 circa ogni anno. E' la prima<br />
Colonia Alpina d'Italia, con quella milanese di Cromo.<br />
Prese sede all'inizio in una casa all'entrata di<br />
134<br />
ere del fondatore dottor Rodolfi e poi del dottor Turlini<br />
dal 1896, • • " ' • ' ' .<br />
Nel 1899 le fanciulle beneficate dalla Istituzione
salgono a 80, e via via così che dalla fondazione al<br />
1925 si contano a circa 6000 le ricoverate. '<br />
Nel 1923 il sig. Giacomo Migliorati acquistò ed<br />
Ragazze di Colilo V. T.<br />
offrì alla colonia la vecchia caserma delle Guardie di<br />
Finanza in San Colombano di Collio, che venne adat-<br />
tata con ampia costruzione a nuova sede sotto la soler-<br />
te amministrazione del Prof. Secchi.<br />
Attualmente la Colonia comprende il fabbricato<br />
di Collio e quello nuovo di S. Colombano, quest'ulti-<br />
135 • C<br />
mo specialmente attrezzato con criteri moderni, con<br />
conduttura d'acqua propria, biblioteca, teatro, bagni,<br />
docce, lavanderia ecc.<br />
Due padiglioni principali sono dedicati alla me-<br />
moria di Arturo Migliorati, figlio del benemerito benefattore<br />
perpetuo e fondatore Sig. Giacomo Migliorati;<br />
Costumi di Collio V. T.<br />
Taltro al dottor Filippini già primario chirurgo allò<br />
Spedale di Brescia, che morendo lasciò un legato di<br />
L. 50 mila alla Colonia Sanitaria.
Consultando le note dei registri nosologici della<br />
Colonia, si riceve ottima impressione sui risultati della<br />
cura.<br />
Si nota infatti un costante aumento del peso del<br />
corpo da uno a quasi 5 chilogrammi e conseguentemente<br />
un aumento di vivacità ed energia e uno spiccato<br />
miglioramento delle primitive condizioni di salute delle<br />
bambine. A raggiungere questi risultati, oltre alla buona<br />
organizzazione della Colonia concorse validamente<br />
la ottima alimentazione che si cercò di rendere sempre<br />
più rispondente ai bisogni sia per qualità che per quantità,<br />
ben sapendo che essa rappresenta un fattore principale<br />
per il buon esito della cura. Attualmente la Colonia<br />
è amministrata dal Segretario Federale Signor<br />
Dugnani.<br />
La colonia cremonese.<br />
Questa "fiorentissima casa di salute per bambini<br />
accoglie annualmente dai trecento ai quattrocento fanciulli<br />
d'ambo i sessi della città e provincia di Cremona,<br />
alla saggia direzione del Prof essor Celli e del Signor<br />
Botturini.<br />
Poiché la città e provincia di Cremona da lunga<br />
consuetudine preferiscono la conca di S. Colombano<br />
come luogo di villeggiatura, era naturale e logico che<br />
sorgesse in detta frazione una colonia alpina per bambini<br />
cremonesi. Essa è mantenuta a intere spese delle<br />
Collio V. T. - Miniera di Barite.<br />
136<br />
istituzioni e della cittadinanza cremonese in tre distinti<br />
padiglioni due dei quali portano il nome dei benemeriti<br />
fondatori Sig. Albertoni e Sig. Zacchi. Da oltre venti<br />
anni questa istituzione è in attività, e Collie è altamente<br />
orgogliosa di ospitare la gioventù della ricca ed<br />
attivissima terra Cremonese.<br />
La colonia dell'I. N. A. M.<br />
per i figli dei maestri.<br />
Fu istituita nell'anno 1929 con meravigliosa rapidità<br />
e con risultati superiori ad ogni speranza. Il comune<br />
di Collie ha ceduto gratuitamente l'uso del nuovo<br />
edificio scolastico di S. Colombano nel periodo delle<br />
vacanze estive, - adattando a cucina e magazzino i locali<br />
. del pianterreno. Le opere di adattamento riuscirono<br />
di piena soddisfazione "e la Colonia sotto la direzione<br />
premurosa del Segr. Prov. dell'A. N. I. F. Signor<br />
Piovani e di lui signora coadiuvati da benemeriti<br />
insegnanti, accolse un turno di 52 maschi ed uno di<br />
35 bambine provenienti da ogni regione-d" Italia (Palermo,<br />
Napoli, Fiume, Firenze, Udine, Roma, Cagliari).<br />
Una Colonia veramente unica nel genere, che<br />
ha avuti risultati clamorosamente felici, e che ha un<br />
avvenire ed uno sviluppo indubitato.
Le opere pubbliche.<br />
Nell'ultimo decennio l'Amministrazione Comunale<br />
con ritmo accelerato ha portato a compimento numerose<br />
opere di pubblica utilità, quasi totalmente colle<br />
risorse della civica azienda, così da mutare il volto<br />
della borgata:<br />
Ricostruzione completa Cimitero Capol. L. 160.000<br />
Costruzione nuovo edificio scol. Memmo. » 80.000<br />
Idem Idem S. Colombano. » 240.000<br />
Acquisto ed adattamento ad edificio scolastico<br />
del Capoluogo dell' ex Albergo<br />
Mella » 400.000<br />
Costruz. nuova carrozzabile p. Memmo. » 500.000<br />
Sistemazione piazzali e viali » 100.000<br />
Latrine pubbliche e lavatoi » 50.000<br />
Bagni pubblici, vasche e docce . . . » 20.00(1<br />
Riatto e arredamento sede municipale . » 70.000<br />
Idem Idem Fascio e Organizzaz. G. » 35.000<br />
Da riportare L. 1.655.000<br />
137<br />
Riporto L.<br />
Conduttura acqua Martina (riatto) .<br />
Idem Idem Pomella .<br />
Idem • Idem Bolnovo .<br />
Idem Idem Tizio (in corso) .<br />
Rimboschimenti a pineta di zone nude .<br />
Acquisto sede Ricovero Inabili dedicato<br />
ai Caduti<br />
Parco Rimembranza<br />
Allargamento Viale XX Settembre .<br />
Impianto pubblica illummazione (ampliamento)<br />
Fognatura Capoluogo (in parte) .<br />
.655.000<br />
45.000<br />
35.000<br />
12.000<br />
15.000<br />
60.000<br />
100.000<br />
10.000<br />
40.000<br />
11.000<br />
30.000<br />
Totale L. 2.013.000<br />
Attualmente è in corso d'esecuzione il progetto<br />
generale di migliorìa alle venti alpi pascohve di proprietà<br />
comunale, con una spesa di L. 400.000 ripartita<br />
in un quinquennio. Così tutti i problemi che interessano<br />
l'economia di Colilo trovano nella vigile e ardita opera<br />
dell'Amministratore pubblico, la difesa e la preparazione<br />
per il suo migliore avvenire.<br />
(.Fòt. Allegri)<br />
\
L'Industria Metallurgica in Valtrompia<br />
e gli stabilimenti della Società Anonima<br />
GIUSEPPE & FRATELLO REDAELLI<br />
Gì), stabilimenti Redaelli costituiscono attualmente<br />
l'azienda metallurgica più importante di ;Gardone<br />
Valtrompia. Essi si sono venuti sviluppando su un primo<br />
cospicuo ceppo dato dall'acquisto fatto quasi cinquant'anni<br />
or sono dai Signori Redaelli di vecchi stabilimenti<br />
del luogo rappresentanti il fiore della tradizione<br />
metallurgica valligiana. I primi fabbricati appartenenti<br />
alla Redaelli che si incontrano all'imbocco di Gardone,<br />
venendo da Brescia, in località Gerola, appartenevano<br />
ad una officina Beretta. Quanto esisteva più<br />
avanti, ora pertanto irriconoscibile, in località Ferriera,<br />
apparterà/a alla Officina Multi e ancora più innanzi<br />
v. altri fabbricati che appartenevano ad<br />
una e' .berti denominata più tardi Zambonardi.<br />
Poi pm ... uella. Vallata, a Taverne!? la Redaelli. possiede<br />
quanto formava l'antico alte >rno del Glisenti<br />
ridotto oggi ad ospitare una modesta ;gheria che provvede<br />
al fabbisogno di legname in t. ole e di casse da<br />
imballaggio della Rec.«e.' 1:<br />
Sono oramai decisamente lontani i tempi nei quali<br />
l'alto forno del Glisenti poteva contare fra gli impianti<br />
d'importanza e poteva dare la parte forse più notevo''<br />
della produzione siderurgica della Valtrompia, anno<br />
verata allora, insieme alle valli viciniori, fra i centri di<br />
produzione siderurgica di fama e di importanza europea.<br />
Per il trattamento del poco ma ottimo minerale di<br />
ferro delle vicine miniere i ricchi boschi davano carbone<br />
di legna a buon mercato. Il Mella dava largamente<br />
le piccole quantità di energia occorrenti agli impianti.<br />
Inoltre, fattore economico importantissimo, il ferro<br />
nostrano, soprattutto , proporzione del costo della<br />
vita, ben modesto a quei tempi tanto diversi dai nostri,<br />
aveva allora ancora. Un valore di scambio cospicuo<br />
139<br />
e tale da rendere interessante la produzione anche se<br />
costosa di modeste quantità di ferro. Queste potevano<br />
essere vantaggiosamente - • ''''ate con ogni sorta di<br />
generi di consumo qv '.do icn , uppresentavano addirittura<br />
la controparti . di orivilegi politici ed economici<br />
coi qual? •' ma""" goveii,' erano sovente disposti a<br />
favorire la pro^» -• ^ ' f^rro e dell'acciaio. Allora<br />
erano ancora veramem scarse le disponibilità di ferro<br />
e non si era peranco daio inizio allo sfruttamento in<br />
grande scala delle immense miniere e 11' America,<br />
della. Svezia, della Lorena, né di tutti gli altri ricchi<br />
giacimenti che sì SOL, -^rso dei tempi recenti venuti<br />
mettendo in valore u»« . , --tutto. Insospettate<br />
erano ancora le risorse . "lai giacimenti<br />
di carbone fossile che formano oggi ,., ^pina dorsale<br />
delle potenti siderurgie d'America, di Germania e di<br />
Inghilterra, ed ignoto era l'impiego del coke, esclusivamente<br />
adoperato oggi nei grandi alti forni cresciuti<br />
a tali dimensioni da potere divorare quotidianamente<br />
montagne di minerale e dare in una sola settimana<br />
quanto un alto forno come quello di Tavernol-* ^oteva<br />
dare in tutta una annata. '^.'.i--<br />
Dinanzi a tali rivolgimenti della situazione Ji, :striale<br />
non si poteva più sperare di avere in Valtrompia<br />
impianti di prima produzione che potessero tenere<br />
la concorrenza di tali giganti, piazzati dove più favorevoli<br />
sono le condizioni di ambiente sopratutto per<br />
quanto ha attinènza alla economia dei trasporti e alla<br />
facilità di approvvigionamento, a buone condizióni, di<br />
minerale e di combustibili,<br />
E' manifesto anche che da quando'fu giocoforza<br />
rinunciare alla produzione locale della matèria prima<br />
una somma formidabile di coraggio; dt energie è di
lavoro divenne necessaria per alimentare lo sforzo formidabile<br />
di tenere vive nella Valle le seconde lavorazioni<br />
di quel ferro e di quell'acciaio che, contrariamente'a<br />
quanto avveniva in un passato più fortunato,<br />
doveva ,ora essere importato magari da quelle città<br />
stesse del piano che un tempo, ironia delle cose, erano<br />
completamente tributarie delle vallate anche per quelle<br />
minime qauntità che occorrevano alle più urgenti necessità<br />
in pace e in guerra.<br />
L'alto forno di Tavernole era stato lasciato al<br />
suo fatale destino assai tempo prima che ne facessero<br />
acquisto i Redaelli e tutti gli sforzi di questi furono concentrati<br />
negli ultimi .cinquant'anni sugli impianti di seconda<br />
lavorazione di Gardone. Questi furono oggetto<br />
di sostanziali, in'noyazioni; & trasformazioni. Furono inte-<br />
. 140<br />
Gardone<br />
grati con nuove costruzioni e con nuovi impianti cos<br />
da cancellare completamente le vecchie impronte per<br />
creare uno stabilimento sostanzialmente moderno nel<br />
quale vennero portate ad un alto grado di perfezione<br />
la transazione e la ulteriore lavorazione del ferro<br />
e dell'acciaio che la Redaelli, dalle sue Acciaierie di<br />
Rogoredo in quel di Milano, può mandare a Gardone<br />
in gran copia.<br />
Molteplici sono i prodotti dello Stabilimento e<br />
coprono pressoché tutta la gamma degli articoli che<br />
possono essere fabbricati con filo o con nastro di ferro<br />
e di acciaio.<br />
Di fondamentale importanza sono naturalmente<br />
gli impianti di trafileria nei quali si trasformano in lucidi<br />
fili le matasse di tondino greggio che vengono dai
ibilimento Reda<br />
laminatoi a caldo e che portano correntemente il nome<br />
di vergella o di bordione se di diametro più grosso. Se<br />
ne ricavano fili fino ai diametri più sottili e financo di<br />
poco più di un decimo di millimetro facendoli passare<br />
attraverso fori di trafila anche più sottili della cruna di<br />
un ago. Ridotto a queste minime dimensioni un filo<br />
di ferro mostra delle proprietà anche curiose e la ossidazione<br />
ad esempio di cui i pezzi di ferro delle usuali<br />
dimensioni sono lentamente preda, può svolgersi con<br />
estrema rapidità cosicché un, tal filo può perfino rapidamente<br />
bruciare qualora gli si dia fuoco ad una estremità<br />
con un fiammifero. Proprietà caratteristica e particolarmente<br />
preziosa nei fili trafilati è l'incremento<br />
notevolissimo che può essere otteriuto nella resistenza<br />
alla rottura.<br />
141<br />
Si ottengono economicamente colla trafilazione<br />
fili con una resistenza alla rottura, per unità di sezione,<br />
anche tre volte maggiore della resistenza del ferro e<br />
dell'acciaio greggio dal quale sono .ricavati e quale si'<br />
impiega nelle ordinarie costruzioni metalliche. Questo<br />
fatto ha una importanza economica evidente consentendo<br />
di ridurre al minimo il peso del metallo a parità<br />
di prestazione utile ed ha dato modo ai tecnici di impiegare<br />
i fili soprattutto di acciaio e le funi fatte di tali<br />
fili m costruzioni che son;o ad un tempo meravigliose<br />
di ardimento e di resistenza.<br />
Basti ricordare i ponti sospesi di cui l'America<br />
sopratutto ha dovizia di esempi l'uno più grandioso dell'altro<br />
o le audaci funivie che su un esile cavo di<br />
acciaio, spesso di produzione Redaelli, portano il
Fun, RecM, per trasporto blocch, marm'o fino a 20 Tonn. - Telefenca Wahon - Carrara<br />
142
turista desideroso di emozioni fino sulle vette più eccelse.<br />
Dallo Stabilimento di Gardone sono infatti uscite<br />
in gran copia funi di acciaio per le maggiori funivie<br />
nostre e per una quantità di teleferiche compresa quella<br />
recentemente installata a Carrara dalla Ceretti e Tanfani,<br />
una filiazione della Redaelli, per il trasporto di<br />
blocchi di marmo fino a 20 tonnellate* carico unitario<br />
che fino ad oggi nessuna altra teleferica del mondo è in<br />
condizioni di trasportare.<br />
Funi Redaelli nel ciclo di Cortina d'Ampezzo. - Funivia turistica.<br />
143<br />
Si impiegano naturalmente in tali casi fili che<br />
sono oggetto di cure particolarmente attente non solo<br />
nella trafilazione fatta su banchi di modernissima costruzione<br />
ma anche in tutte le lavorazioni preliminari<br />
e accessorie. I trattamenti termici, coi quali attraverso<br />
una tempera attenuata si sviluppano nell'acciaio attitudini<br />
particolarmente preziose per la' trafilazione, sono<br />
particolarmente curati e controllati a mezzo di apparecchi<br />
di misura della più alta sensibilità e precisione. Le
singole matasse di filo durante la lavorazione ed al<br />
termine, della stessa sono oggetto di molteplici prove<br />
che vengono tutte minuziosamente annotate cosicché il<br />
filo non viene passato alla corderia se non quando si<br />
ha la precisa documentazione che le caratteristiche dei<br />
fili che andranno a comporre una data fune corrispondono<br />
compiutamente alle date prescrizioni. La sorveglianza<br />
• non si allenta nella corderia,. uno dei reparti<br />
più riccamente dotati dello stabilimento dove una larga<br />
serie .di macchine a cordare consente di fabbricare funi<br />
spiroidali fino ,a; 50 millimetri di diametro e funi a tréfili<br />
fino a; 160 .millimetri di diametro e del peso massimo<br />
consentito'dalla- portata dei vagoni ferroviari..•<br />
II filo di ferro rappresenta invece la parte più<br />
corrente del programma di fabbricazione il .quale, oltre<br />
i soliti fili di ferro commerciali, comprende, fili a doppia<br />
Funi RedaeJIi per la Funivia di Fenestrelle.<br />
. • \ •<br />
> 144<br />
zincatura per linee tèlegrafiche e telefoniche unitamente<br />
ad ogni sorta di fili speciali piombati, stagnati e rispondenti<br />
a speciali requisiti. Complemento abituale<br />
della trafileria filo ferro è la Punteria per la trasformazione<br />
del filo di ferro di minor valore in punte di<br />
Parigi di tutte le forme e dimensioni.<br />
Altra lavorazione assai accurata e delicata fatta<br />
dallo Stabilimento è quella dei chiodi da scarpa fatti<br />
su macchine alimentate con filo di speciale qualità e<br />
che lo foggiano a freddo per dare al chiodo un gambo<br />
sottile tanto da potersi impiantare sicuramente. nella<br />
suola senza troppo danneggiarne la resistenza e per<br />
dare alla testa forme e decorazioni variate e bizzarre<br />
per soddisfare simpatie e gusti dei consumatori tradizionalmente<br />
e, diciamo anche, inutilmente diversi da<br />
ragione a regione. Singolari davvero queste predile-
zioni per della roba che va messa sotto i piedi! Eppure<br />
in omaggio alla stessa e con un inutile aggravio nei<br />
costi di produzione si debbono continuare a fabbricare<br />
innumeri tipi diversi di chiodi e per contrassegnare le<br />
diverse dimensioni dei chiodi si debbono continuare ad<br />
usare delle misure che in luogo di fondarsi sulle unità<br />
del sistema metrico, vecchio già questo fin dai tempi<br />
di Napoleone, si avvalgono ancora della libbra del<br />
buon tempo antico. E non è questo un malanno esclusivamente<br />
nostro, anzi a questo riguardo si può proprio<br />
dire che tutto il mondo è paese. Solo recentemente la<br />
Francia ha potuto dare il buon esempio standardizzando<br />
i chiodi da scarpa eliminando così definitivamente<br />
dalla circolazione ben 2254 tipi e misure inutili<br />
di chiodi da scarpa. Però la cosa non piace a tutti e<br />
ad esempio non piace... ai Turchi che desiderano avere<br />
sui loro chiodi la mezzaluna tradizionale!<br />
Un altro riparto dello stabilimento che è andato<br />
negli ultimi tempi assumendo proporzioni sempre più<br />
notevoli è quello che provvede alla laminazione a freddo<br />
dei nastri di ferro e di acciaio. Modestamente impiantato<br />
all'inizio esso è andato via via arricchendosi<br />
di laminatoi potenti e capaci di ridurre nastri di ferro<br />
e di acciaio a spessori minimi, anche solo di un sesto<br />
o di un settimo di millimetro. : Non infrequentemente si<br />
tratta di nastri veramente difficili vuoi, nel caso di nastri<br />
di ferro, per la larghezza che può arrivare fino a<br />
200 millimetri vuoi, nel caso di nastri di acciaio, per<br />
gli specialissimi requisiti di resistenza, di elasticità o<br />
di colore spesso prescritti e ottenibili solo attraverso<br />
delicati processi di tempera.<br />
Parte della corderia dello stabilimento Redaelli in Gardone V. T.<br />
145<br />
Molti di questi speciali nastri di acciaio temperato<br />
sono direttamente impiegati da altro importante<br />
stabilimento della Redaelli nella fabbricazione, su larghissima<br />
scala e anche per esportazione, di ombrelle,<br />
in luogo del materiale svedese della migliore qualità<br />
che quasi esclusivamente si impiegava per questa produzione<br />
in un passato non lontano.<br />
I brevi cenni dati più sopra basteranno speriamo<br />
a dare un quadro abbastanza esatto della molteplice<br />
attività svolta nello Stabilimento Redaelli di Gardone<br />
ed una idea sia pure sommaria della entità dello stesso<br />
che appare del resto già abbastanza chiaramente dalle<br />
fotografie qui riprodotte.<br />
Superfluo il dare qui maggiori ragguagli che se<br />
pure potrebbero avere un diretto interesse per il tecni-<br />
co specializzato in queste lavorazioni, non basterebbero<br />
a mettere nella giusta evidenza, come sarebbe nostro<br />
desiderio, tutto il costante formidabile lavoro svolto<br />
per molti anni con indomita energia, con meditata<br />
audacia e con impiego di capitali ingentissimi per mettere<br />
lo stabiliménto in condizioni di potere efficientemente<br />
assolvere il suo compito vincendo molteplici e<br />
rinnovantesi difficoltà siano esse dovute ai continuati<br />
travolgenti progressi della tecnica oppure siano esse<br />
date dagli uomini e dalla natura delle cose, questa<br />
come Quelli troppo spesso avara nei confronti delle<br />
industrie nostre valligiane. Bisogna rendersi conto che<br />
oggi si vive, si lavora in armonia ai fulgidi. esempi che<br />
ci vengono da quanti reggono i nuovi destini d'Italia,<br />
almeno due volte i più intensamente di un tempo.<br />
Chi non ha, volontà e cuore saldo,,come'un italiano
Funi Redaelli nel cìelo di Kyoto (Giappone).<br />
Funivia di Eizan.<br />
dell'era nuova deve .avere, non può. illudersi di trovare<br />
un asilo più o. meno pietoso in una azienda industriale<br />
costretta essa, pure a guadagnarsi ogni giorno la sua<br />
vita in lotta c'olia concorrenza più acerba. Occorre che<br />
il personale fra-.il. quale l'azienda deve reclutare i suoi<br />
collaboratori dei 'va'riTfranghi sappia 1 vincere l'attaccamento<br />
ad .abitudini ed a forme di vita e di pensiero<br />
consoni solo a superate tradizioni per seguire più agilmente<br />
gli sforzi coraggiosi e pur necessari che l'azienda<br />
deve compiere-per restare in gara coi migliori e vincendo<br />
i molti fattori naturali che hanno una azione sfavorevole<br />
alle 'industrie piantate nelle vallate. Abbiamo<br />
già parlato più addietro dei fattori che hanno cospirato<br />
ad allontanare gli impianti per la produzione in luogo<br />
del ferro e abbiamo messo in evidenza le sfavorevoli<br />
ripercussioni di una siffatta situazione sulle industrie di<br />
seconda lavorazione. Ma occorre ammonire che anche<br />
gli altri residui modesti vantaggi che avevano le industrie<br />
valligiano sono da più parti insidiati quando non<br />
sono addirittura messi nel nulla. Per la energia idroelettrica<br />
che occorre acquistare in aggiunta a quella<br />
generabile in Stabilimento si deve pagare oramai in<br />
Gardone lò stesso prezzo che la' Società distributrice<br />
di energia elettrica può spuntare dall'utente del piano<br />
cosicché -le industrie valligiano debbono pagare n!el<br />
prezzo della' energia le -non indifferenti spese d'am-<br />
146<br />
mortamento e di esercizio delle grandi linee di trasmissione<br />
costruite, a scapito loro, per portare agli utenti<br />
lontani l'energia dei nostri fiumi.<br />
Non si è ancora provveduto invece ad un economico<br />
sistema di trasporti da e per la Valle a mezzo<br />
di una linea delle FF. SS. Un solerte Comitato locale<br />
sta battendosi strenuamente per ottenere la costruzione<br />
di una ferrovia che da Brescia raggiunga Gardone per<br />
poi spingersi come vorrebbero evidenti ragioni economiche<br />
e strategiche fino a 1 rento.<br />
Per intanto però i trasporti da e per Brescia, la<br />
stazione più vicina delle FF. SS., vengono fatti ancora<br />
oggi sulle stesse antiquate linee tranviarie di venti<br />
anni or sono ma il costo unitario dei trasporti è diventato<br />
sette volte almeno quello d'anteguerra mentre i<br />
trasporti per ferrovia costano oggi all'incirca solo cinque<br />
volte tanto il prezzo d'anteguerra. Per inoltrare<br />
a Gardone distante 18 chilometri a mezzo tranvia il<br />
carbone che arriva a Brescia da Genova occorre spendere<br />
una somma pari a quella che si dovrebbe sborsare<br />
per fargli percorrere altri 200 chilometri sulla rete<br />
delle Fh. SS. Senza commenti se non per constatare<br />
come sia veramente singolare ed in stridente contraddizione<br />
colla politica di decentramento e disurbanamento<br />
voluta dal Governo Nazionale che, ad aggravare tali<br />
costi di trasporto delle merci destinate alle vallate, si<br />
applichino da parte delle FF. SS. speciali onerosi contributi<br />
per transito e raccordo nella misura di oltre<br />
L. 3 alla, tonnellata e su merci che, anziché essere<br />
scaricate nella stazione delle Ferrovie con ingombro<br />
di binari, di banchine e con richiesta di prestazione di<br />
ogni genere da parte delle FF. SS., vengono invece<br />
inoltrate sul raccordo delle tranvie dove si provvede<br />
senza disturbo per le FF. SS. al trasbordo sui vagoni<br />
tram.<br />
La rete ferroviaria italiana per il suo impianto<br />
è costata in ugual misura a. tutti i contribuenti italiani<br />
compresi quelli delle vallate, fior di miliardi e non<br />
è giusto che le regioni che non hanno la fortuna di essere<br />
toccate dalla ferrovia ma che si collegano a questa<br />
solo a mezzo delle stazioni di raccordo delle tranvie<br />
locali abbiano a ricevere ivi le merci loro indirizzate'pagando<br />
assai di più di quanto pagano: i destinatari<br />
che hanno la fortuna di abitare località che hanno<br />
avuto a spese di tutti loro proprie stazioni ferroviarie.<br />
L'amore, la passione colla quale noi seguiamo le<br />
vicende tristi e liete dello Stabilimento e della industria<br />
di Gardone ci spingerebbero a dilungarci nella esposizione<br />
di tutto quanto può costituire una insidia, una<br />
minaccia o un pericolo per lo stesso. Ma lo spazio<br />
stringe e dall'altro lato ci conforta il pensiero che un<br />
avvenire migliore ci sta certamente davanti per la precìsa<br />
volontà manifestata dal Governo Nazionale e per<br />
la energica azione dallo stesso promessa per assicurare<br />
cure più attente e maggiori provvidenze e migliori o<br />
almeno più eque condizioni di sviluppo a tutte quelle<br />
forrne< di attività industriale che hanno saputo tenersi<br />
lontane dalle città per serbarsi fedeli, come si fa e si
vuoi fare particolarmente nelle Vallate, alle tradizioni<br />
nostrane più schiette e più sante. Intanto e prò-,<br />
prio in conformità delle tradizioni migliori, senza sorte,<br />
senza battute di aspetto si continua e si continuerà a<br />
lavorare a Gardone per portare lo stabilimento quanto<br />
più innanzi è possibile.<br />
In questi ultimi tempi il ritmo delle nuove costruzioni<br />
e delle trasformazioni nell'assetto dello Stabilimento<br />
si è andato ancora accelerando perché nuove<br />
e maggiori esigenze di carattere tecnico, economico<br />
sociale e nazionale premono da ogni parte e si vuole<br />
patriotticamente marciare all'unisono coi tempi nuovi<br />
Fune Redaelli - Diametro mm. 78, peso q.li 200,— per teleferica Walton,<br />
ì&à. 147 k<br />
per non restare distanziati e trovarsi irresistibilmente<br />
perduti.<br />
In ogni.luogo e in ogni tempo gli industriali hanno<br />
dovuto combattere strenuamente le loro battaglie ma<br />
né le battaglie né il lavoro più duro e la fatica non<br />
spaventano chi oggi degnamente tiene colla Gerenza<br />
della Società Redaelli, e la responsabilità di una grande<br />
industria la quale rappresenta non solo una parte<br />
grande della prosperità e delle fortune di Gardone ma<br />
ha puranche un degno posto nel quadro grandioso delle<br />
forze produttive italiane che lavorano tenacemente alla<br />
crescente prosperità e fortuna del nostro Paese.<br />
e. o.
GIUSEPPE 4 F<br />
STABILIMENTI<br />
Società Ar<br />
Se<br />
Rogoredo<br />
Acciaieria QTiartin Siemens — Acciaieria elettrica — ^reni laminatoi per v<<br />
gella, tonói, profilati, mojette, lamierini — trafilerie — Qoróerie.<br />
Gardone V. T.<br />
trafilerie — Qoróerie — laminatoi a freóóo — punterie — Zincherie — <br />
óerie — fabbricazione óerìvati Òal filo.<br />
Dervio<br />
fabbricazione bacchette, stecche, fusti e forniture óa ombrelle.<br />
Leccò<br />
, trafilerie — Zincherie — lavorazione derivati óal filo.<br />
Napoli<br />
trafilerie — Zincherie — punterie — (Viterie — lavorazione óerivati óal fìl<br />
IMilano<br />
fabbricazione bulloneria stampata a calao e a freóóo.
TLLO REDAELLI<br />
itale di L. 32.000.000<br />
1870 —<br />
filano<br />
e, 52<br />
- PRODOTTI -<br />
Acciai<br />
lingotti in acciaio QTlartin eó elettrico -~ §etti in acciaio.<br />
Laminati<br />
^Vergella e boróione óolce eó elitra óolce per trafileria — Vergella e boróione<br />
in acciaio èuro al carbonio — QTZoiette in acciaio óolce e óuro — '"Conói per<br />
cemento armato — '-Conói e piatti per bullonerie e lavorazioni meccaniche —<br />
(profilati per costruzioni metalliche — lamierini in acciaio óolce eó in acciaio<br />
óolcissimo per stampatura profonóa — lamierini óecapati.<br />
Trafilati<br />
i ferro commerciali luciói, ricotti e zincati — ^ili carcasse ferro fino ai àiametri<br />
più sottili - 'tfili acciaio luciói e zincati fino alle più alte resistenze -- ^ili<br />
carcasse acciaio fino ai óiametri più sottili — Jlli per telefoni, telegrafi e per<br />
trasmissioni energia elettrica — ^fili per molle.<br />
Corde metalliche<br />
i in fili ói acciaio lucióo e zincato ói tutti i óiametri, ói tutte le resistenze e ói<br />
tutte le composizioni — ^uni chiuse — ^uni per aviazione — J'uni per freni,<br />
Punte e Chiodi<br />
ói ^Parigi in filo ferro e acciaio di ogni tipo e óimensione — Qhìoói óa<br />
scarpa ó'ogni tipo e óimensione — Qhioói a gambo quaóro per carpentieri.<br />
Laminati a freddo<br />
Qlastri laminati a freóóo in ferro eó in acciaio o' ogni spessore e ó'ogni larghezza<br />
— Qlastri temperati.<br />
Bulloni e Viti<br />
^Bulloni stampati a calóo eó a freóóo ó'ogni tipo e óimensione - tDaói — Ribattini<br />
— QJiti a legno.<br />
Ombrelleria<br />
Stecche, controstecche, bastoni, fusti e forniture per ombrelle eó ombrellini —<br />
Ombrelleria per esportazione.<br />
j»a» 149 *^>
L'industria delle armi in V alle Trompia<br />
e la Ditta PIETRO BERETTA<br />
« Nella Valle del Metta ogni casa e<br />
un'officina, ogni uomo un artefice,<br />
ogni famiglia esercitò l'industria delle armi<br />
sì che tiene ad essa, come ad una specie di<br />
nobiltà gentilizia ».<br />
GIUSEPPE ZANARDELLI<br />
Una delle necessità che si è affacciata all'uomo<br />
sin dai tempi più remoti, è stata quella di armarsi per<br />
la sua difesa e per procurarsi i mezzi di sostentamento.<br />
Così cominciò a costruire armi, dalle freccie a pietra,<br />
agli altri infiniti mezzi offensivi.<br />
Coll'invenzione della polvere cominciarono ad<br />
essere fabbricati i cosidetti « schioppi », poi gli archi-<br />
bugi, i fucili a pietra focaia; indi quelli a fulminante<br />
ad avancarica, seguiti da quelli a retrocarica, da pri-<br />
ma con cartuccia avente la percussione a spillo, poscia<br />
quelli con cartuccia a percussione centrale, in breve<br />
decorso di tempo sempre più perfezionati, arrivando<br />
infine alle meravigliose armi automatiche.<br />
Delle prime armi portatili si hanno notizie nella<br />
storia nel fatto d'armi di Forlì, avvenuto nel 1281,<br />
fra il Conte Luigi di Montefeltro e Giovanni d'Ap-<br />
prà, Generale del Papa, in cui si fece uso del cpsidetto<br />
schioppo.<br />
Versò il 1480 fa la sua comparsa il primo archi-<br />
bugio, arma in cui lo sparo era ottenuto con Taccensio-;<br />
; 1 5:1 ! *?^» :..,<br />
ne della polvere attraverso un foro della culatta della<br />
canna servendosi di una miccia. Un meccanismo primi-<br />
tivo che col tempo, si trasformerà in uno strumento di<br />
mirabile precisione e di grande efficacia. Poche indu-<br />
strie come quelle delle armi, ebbero la loro fortuna<br />
così intimamente legata alle vicende politiche. Il 25<br />
aprile di ogni anno, da secoli, Gardone festeggia S.<br />
Marco, protettore dei veneziani, né si potrebbe con-<br />
cepire attestazione migliore di devozione e riconoscenza<br />
verso la repubblica che protesse i Gardonesi con leggi<br />
particolari, immunità, privilegi: essa assicurò per lungo<br />
tempo al nostro popolo la prosperità con ingenti acqui-<br />
sti di armi destinate ad armare le navi che la gloriosa<br />
repubblica mandava nei più lontani mari in cerca di<br />
gloria e di ricchezza.<br />
Per le armi bresciane questa fu l'epoca aurea, che<br />
si protrasse durante l'epopea Napoleonica, fino a Wa-<br />
terloo. Quindi sotto il dominio dell'Austria fu il deca-<br />
dimento dell'indùstria «per le infami e scaltre arti<br />
àustriache, che vedevano nel nostro disarmamènto la<br />
loro salvezza ». Ma còll'inizio dèi moti rivoluzionari<br />
che dovevano risolversi coll'indipendènza italiana, le<br />
genti triumpline' non smentirono la-loro-fama dando<br />
uomini alla Santa Causa; e riprendendo a foggiare con<br />
letta •nelle fucine, già deserte il metàllp docile .alla loro<br />
volontà, ne trassero armi per la rivoluzione, così, che
un proclama del Comitato Bresciano di Guerra del<br />
24 giugno 1848, ne parla, molto lodando la prontezza<br />
colla quale i triumplini risposero ali' appello della<br />
Patria.<br />
La Ditta Pietro Beretta fu fondata nel 1680 e<br />
già nei primi decenni del 1700, manifestava una note-<br />
vole attività quale ci risulta da un copialettere del-<br />
l'epoca, cimelio prezioso. Da esso insieme al profumo<br />
del buon tempo antico, spira un'aria di praticità, di<br />
rettitudine commerciale che ben caratterizzavano gli<br />
uomini dell'epoca 1 'delle repubbliche trafficataci e degli<br />
industriosi comuni 'liberi, in cui ogni città vantava una<br />
sua manifattura speciale, una fonte-di ricchezza pro-<br />
pria. Alla prepotente e 'Vana 'nobiltà medioevale; si<br />
andava 1 sostituendo' là-'nobiltà del lavoro e dell'intelli-<br />
genza^ ' " '•''" ' ' ' >' • < >'•"'•'•••'••''<br />
Lavorazione meccanica Spingarde.<br />
«*«.'•, 152'<br />
II fucile, quale descritto dall'Ariosto:<br />
« Un ferro bugio lungo da due braccia<br />
dentro cui polve ed una palla caccia ».<br />
andò man mano perfezionandosi.<br />
La Ditta Beretta fin dall'inizio del XVIII secolo<br />
usò le canne a tortiglione che si ottenevano avvolgendo<br />
una lamina lunga e sottile, resa incandescente intorno<br />
ad una spranga. In seguito questa operazione subì un<br />
miglioramento notevolissimo dando origine alle canne<br />
damascate. Queste erano composte da parecchie lami-<br />
ne di ferro e di acciaio alternativamente sovrapposte,<br />
avvolte a spira e saldate a fuoco : le canne acquista-<br />
vano così quelle doti di resistenza ed elasticità che la<br />
moderna tecnica ottiene per mezzo degli acciai speciali<br />
e delle leghe. La Ditta Beretta subendo le vicende dei<br />
tempi se visse e prosperò nelle epoche fortunate, così
non naufragò in quelle tristi e tenacemente legate alla<br />
vita, giunse attraverso a tutte le difficoltà alla esposizione<br />
Bresciana del 1857, dove rappresentò degnamente,<br />
pur sotto il dominio austriaco l'industria antichissi-<br />
ma. Col ritorno della libertà la ditta andò man mano<br />
assumendo importanza estendendo la sua attività in<br />
Europa ed in Oriente, e diventando una temibile riva-<br />
le delle fabbriche di Liegi .<br />
In luogo delle piccole officine sparse, nel 1880<br />
venne costruito il primo importante capannone che riu-<br />
niva le varie lavorazioni. In seguito seguirono altri note-<br />
volissimi ampliamenti e perfezionamenti: le macchine<br />
assunsero nella lavorazione delle armi una importanza<br />
decisiva, e si moltipllcarono in breve; in luogo delle<br />
ruote idrauliche sorsero centrali elettriche, capaci di<br />
parecchie centinaia di HP.<br />
Reparto lavorazione Pistole.<br />
153<br />
Lo studio più accurato fu dedicato allo scopo di<br />
avere armi sempre più perfette e di costo minore pur<br />
impiegando matene prime delle più rinomate fabbri-<br />
che specializzate d'Europa. Dal 1900 al 1914 la produzione<br />
è in continuo aumento e sono innumerevoli le<br />
onorificenze ed i premi che la Ditta seppe meritarsi in<br />
varie esposizioni nazionali ed estere. All'inizio della<br />
grande guerra tutta la lavorazione delle armi da caccia<br />
fu sospesa, e con alacrità si procedette alla trasformazione<br />
degli impianti e macchinarì in modo di poter dare<br />
il più sollecito e valido appoggio nell'armamento del<br />
nostro esercito. Ogni giorno venivano ultimate centinaia<br />
di canne e varie parti di mitragliarci. Pure a<br />
centinaia al giorno venivano costruite le pistole auto-<br />
matiche Beretta: dapprima-il modella tipo da guerra<br />
cai. 9 mm. quindi il modello 7, 65 è 6,35, quest'ultimo
Esterno dello stabilimento "Beretta".
diffuSissimo oggigiorno. Alla vigilia dell'Armistizio è<br />
stato esperimentato, con ottimi risultati, da una (Com-<br />
missione del Ministero della Guerra un moschetto auto-<br />
matico a 24 colpi brev. Beretta destinato all'arma-<br />
mento leggero delle truppe d'assalto.<br />
Col ritorno alla normalità l'attività dell'industria<br />
non subì rallentamenti e riuscì a mantenere ed ad<br />
aumentare il suo ritmo pur nella seguente gravissima<br />
Armeria Principale esposizione armi da caccia e da difesa.<br />
1,55.<br />
crisi industriale. Oggi più di centomila cacciatori usa-<br />
no i « monobloc » Beretta a cani esterni ed Hammerless;<br />
'<br />
Anche i mercati esteri sono stati a poco a poco<br />
riconquistati non solo dalla bontà del prodotto ma<br />
anche per l'appoggio del Governo Nazionale e per<br />
la preferenza che gli innumerevoli italiani sparsi in<br />
tutto il mondo dedicano ai prodotti della loro Patria.
" > V °^>--*"l- y> < ~ r f - • , -'i.-t > ~- * ~*-• .-f- '^ " -<br />
^wa^'^Va^AiiUikU^^. 1 »^^<br />
Premiate Fabbriche Riunite d'Armi<br />
C. P. E (BresciO N. 41400<br />
Ditta<br />
Gitti Umberto e Sabatti Antonio<br />
• . Gardone V. IV Frazione Inzino (Brescia)<br />
E«po>. di Bruxelles 1910, Medaglia d'Oro - Egpa». di Torino 1911, Medaglia d'Argento - Espos. di Roma 1923, Medaglia d'Oro - Espos. di<br />
Venezia 1923, Gran Targa d'Onore e Medaglia d'Oro - Fiera Campionaria di Padova 1927, Grande Medaglia d'Oro e Massime altre Onorificenze.<br />
Origine, costituzione e vicende<br />
I nomi che costituiscono la ragione della Ditta armi poiché era capo di una famiglia ben nota, e che<br />
sono ben noti nel campo dell'industria delle Armi poi- ricorda la biblica Tribù.<br />
che ambedue provengono da famiglie che da un secolo<br />
esercitano tale industria.<br />
Egli fece parte della ex Bresciana Armi in qua-<br />
lità di Direttore; fu uomo assai stimato per la sua prò-<br />
Prima di costituirsi in Società, il Sabatti assieme bità, capacità e spirito di intraprendenza.<br />
al fratello eserciva 1" Industria delle armi, con impianti II Gitti, pure, prima di unirsi con Sabatti, eserci-<br />
semplici, ma con le piene risorse di un'Arte traman- va una Officina per la lavorazione del fucile con mez-<br />
data da generazione in generazione. Il padre del Sa- zi modesti, ma ben conosciuta per il perfezionamento<br />
batti fu conosciutissimo nel campo dell' Industria delle che aveva raggiunto.<br />
156 '
Sulla fine del 1912, Gitti Umberto e Sabatti An-<br />
tonio, costituivano una Società per l'esercizio dell'In-<br />
dustria, delle Armi da caccia, valendosi di due offi-<br />
cine; una nella località ex Bresciana, l'altra in Valle<br />
di Inzino.<br />
Il nuovo organismo, coll'unione di questi due arti-<br />
sti, dopo poco tempo, sentì il bisogno di ingrandirsi, in<br />
considerazione che le ordinazioni aumentavano ogni<br />
giorno. Durante la guerra, i titolari, dovettero abban-<br />
donare il lavoro per andare a compiere il dovere di<br />
ogni italiano, mentre le loro officine, sotto le di-<br />
rettive dello stesso Sabatti padre, furono trasformate<br />
per lavori d'armi di guerra ^assegnategli dalle Dire-<br />
\57<br />
zioni delle Regie Fabbriche di Brescia e di Roma.<br />
A guerra finita, riprendendo i loro posti di lavóro<br />
e di studio, acquistarono dell'area in località Inzino<br />
per costruirvi sopra l'attuale stabilimento.<br />
L'azienda così ingrandita ed attrezzata con mac-<br />
chinario moderno in modo da ottenere un prodotto stan-<br />
dardizzato, potè assumere quantità di lavoro ed esten-<br />
dere le sue attività anche all'estero ed aumentare la<br />
fabbricazione di vari tipi di fucili, conservando pure,<br />
per tipi finissimi da tiro, quella lavorazione a mano,<br />
tipo inglese, che rende l'arma di una stabilità fortis-<br />
sima e precisione massima e la continuazione dell'anti-<br />
ca ed artistica lavorazione del damasco fino.
I N D I C E<br />
Prefazione pag. V<br />
Le opere costruite nel Comune di Gardone V. T. negli Anni VI-VII-V1II E. F. .. .. .. » VII<br />
L'industria delle armi nel territorio bresciano e particolarmente nella Valle Trompia dalle sue<br />
origini al secolo XVIII .. .. .. ../'' .. .. .. .. .. .. .... » 5<br />
La gloria triumplma .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 17<br />
La ferrovia "Brescia-Gardone V. T.-Idro-Tione-Trento,, .. .. .. .. .. .. .. » 19<br />
L'ospedale di Gardone V. T. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 23<br />
"Perché la R. Fabbrica d'armi di Gardone V. T. sia sempre ricordata,, .. .. .. .. .. » 27<br />
Vicende demografiche gardonesi .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 35<br />
Gardone V. T. e le sue parrocchie nella penna di un prevosto nel XVIII secolo .. .. .. » 41<br />
La Regia Scuola secondaria di avviamento al lavoro G. Zanardelh di Gardone V. T. .. .. » 51<br />
11 Banco Nazionale di prova delle armi da fuoco portatili .. .. .. .. .. » 57<br />
La Val Trompia » 63<br />
Le miniere triumpline .. .. » 69<br />
Viaggio a ritroso del Mella .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 73<br />
Gemme Artistiche Triumpline » 77<br />
Canti e pace nella valle d'oro » 85<br />
Lumezzane .. .. . .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 91<br />
La casa del miracolo .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. » 107<br />
Bovegno nella vita e nelle opere .. .. .. .. .. .. .. .. .. » III<br />
Collie V. T - .. .. .. .. ... ... » V129<br />
L'Industria Metallurgica in Valtrompia e gli Stabilimenti della Soc. An. Giuseppe e fratello Redaelli » 139<br />
L'industria delle armi m Valle Trompia e la Ditta Pietro Beretta .. .. .. .. .. .. » 151<br />
Premiate Fabbriche Riunite d'Armi Ditta Gitti Umberto e Sabatti Antonio, Gardone V. T., frazione<br />
Inzino (Brescia) * 156<br />
Jlt&J* .Stampato nelle Officine Grafiche della Casa Editrice Ditta F. APOLLONIO & C. * BRESCIA