Allegato A alla delibera di Consiglio Comunale n. 84 del 16-17/6 ...

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ichieste per gli usi abitativi, come appunto il rispetto di determinati standard funzionali, di prefissate caratteristiche dimensionali e strutturali, nonché di sicurezza e igienico-sanitario. Altro aspetto da tenere in considerazione è quello di definire l’autonomia funzionale e gestionale degli spazi dove sono insediate più specifiche funzioni nella medesima unità edilizia, soprattutto dove sono presenti abitazioni nella stessa unità edilizia. L’uso promiscuo di spazi comuni può creare notevoli problemi di carattere condominiale, in particolare dove sono presenti e vengono utilizzati gli stessi spazi dalle abitazioni e dalle strutture turistico-ricettive. D’altra parte la trasformazione funzionale di molte unità edilizie in attrezzature ricettive extralberghiere e in particolare in esercizi di affittacamere, ha posto notevoli problemi per quanto riguarda la conservazione fisica e strutturale dell’edificio, oltre alla conservazione tipologica. Le trasformazioni funzionali sono consentite purché in ogni caso siano salvaguardate le caratteristiche fisiche dell’edificio, per cui la V.P.R.G. detta specifiche e puntuali norme rispetto al mantenimento dell’organizzazione spaziale del distributivo e al mantenimento dell’assetto formale dei prospetti, prevedendo la conservazione strutturale dell’edificio, intesa, come conservazione dell’integrità degli elementi e delle strutture murarie. E’ appunto per questa ragione che la viene posta particolare cura e attenzione anche per quanto riguarda l’inserimento degli impianti negli edifici storici, al fine di non compromettere la staticità e l’integrità fisica delle murature. Aspetto quest’ultimo che non viene attentamente valutato nei casi di “adeguamento igienico-sanitario” comportanti la realizzazioni di numerosi servizi. Tali interventi vengono autorizzati come interventi di straordinaria manutenzione, ma di fatto spesso stravolgono il distributivo interno e compromettono l’integrità delle strutture murarie, tanto più che tali interventi vengono rilasciati per usi abitativi ma di fatto vengono realizzati per trasformare le abitazioni in affittacamere. I danni che tali interventi possono provocare sulle strutture murarie degli edifici della città antica sono facilmente intuibili, considerata la loro delicatezza. La varietà delle tipologie e il considerevole numero di unità edilizie, ove è possibile insediare le attrezzature ricettive, può consentire una ordinata ed equilibrata distribuzione di queste funzioni nel tessuto storico senza creare effetti negativi soprattutto sulla funzione abitativa. Il passaggio da una categoria funzionale all’altra, se non regolamentata, può comportare effetti diretti ed indiretti sull’assetto urbanistico del centro storico, in termini di dotazione di servizi e di opere infrastrutturali. La presente variante normativa vuole ovviare a questa mancanza distinguendo le attrezzature ricettive in strutture alberghiere ed extralberghiere, così come definite dalla L.R. n. 33/02, e quest’ultime tra strutture ricettive extralberghiere adibite ad uso ricettivo esclusivo e quelle adibite prevalentemente ad uso abitativo. Pertanto con la approvazione della presente variante normativa si porrebbe un freno alle modifiche d’uso delle unità immobiliari residenziali, prevedendo per le strutture ricettive extralberghiere adibite ad uso ricettivo esclusivo la possibilità di insediarsi alle stesse condizioni e con gli stessi limiti nelle unità edilizie ove è previsto l’insediamento delle attrezzature ricettive alberghiere. Le attrezzature ricettive extralberghiere adibite prevalentemente ad uso abitativo possono insediarsi nelle unità edilizie ove sono consentite le abitazioni purché nel 6
caso dei bed & bhreak-fast l’unità immobiliare non sia inferiore ai 60 mq di superficie utile abitabile, di cui 45 mq da riservare ad uso abitativo esclusivo per garantire un minimo di funzionalità della parte di alloggio utilizzata dal privato proprietario residente nella medesima unità immobiliare. Tale norma tende a salvaguardare in primo luogo l’abitazione, consentendo altre promiscue utilizzazioni nell’unità immobiliare, mantenendo la prevalenza dell’uso principale fissando le dimensioni minime previste per l’alloggio. Le unità ammobiliate ad uso turistico e le residenze d’epoca extralberghiere sono consentite nelle unità edilizie ove è prevista la residenza, purché l’unità immobiliare non sia inferiore ai 45 mq., al fine di non consentire la frammentazione del patrimonio immobiliare che sarebbe incompatibile con la conservazione fisica e tipologica delle unità edilizie e del tessuto storico architettonico della città. Viene pertanto modificato il punto 9 dell’art. 22 comma 1 delle N.T.A. comprendendo tra le attrezzature ricettive anche le strutture extralberghiere e per fornire un quadro normativo coerente vengono modificate le utilizzazioni compatibili previste nella parte III delle schede dell’Appendice 1, uniformando le definizioni. 7
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