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Ramandolo, Nimis - Claudio Fabbro

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Giuseppe Longo - Benvenuti nella "vigna-giardino" (**)<br />

Benvenuti nella “vigna-giardino” del Raman-dolo! Non so esattamente a chi<br />

spetti la paternità del felice appellativo. Posso, invece, dire che lo stesso<br />

fotografa fedelmente la realtà di quello che è, e resterà, il primo cru del Friuli<br />

- Venezia Giulia. Infatti, l’attribuzione della D.O.C. – la cui evoluzione<br />

naturale è proprio la D.O.C.G., la denominazione di origine controllata e<br />

garantita – al prezioso bianco ottenuto dalle uve di Verduzzo giallo, in questa<br />

piccola area dei Colli Orientali, ha dato alla vitivinicoltura soprattutto del<br />

comune di <strong>Nimis</strong> (anche se non va dimenticato che il disciplinare ritaglia un<br />

angolo particolarmente vocato pure a Sedilis e a Coia, in quel di Tarcento)<br />

quella “spinta” che attendeva da anni. Per farla diventare quell’irrinunciabile<br />

volano di sviluppo auspicato, anche perché su questi rilievi, e ancor di più<br />

sulle pendici della Bernadia, non c’è valida alternativa alla vite. O un buon<br />

vino di qualità – e dunque il dolce <strong>Ramandolo</strong> – o il bosco, peraltro poco<br />

pregiato, con ciò che ne consegue sotto il profilo del reddito e pure riguardo<br />

alla necessità di tenere i giovani “ancorati” alla terra, anche in funzione di<br />

salvaguardia di un’area pedemontana pressoché integra e con un patrimonio<br />

naturalistico di tutto rispetto.<br />

Oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti: i vigneti sono stati per larga parte<br />

ammodernati, e l’esigenza era particolarmente sentita; altri sono stati creati<br />

nuovi di zecca, soprattutto nella zona di <strong>Ramandolo</strong>, attraverso un piano di<br />

riordino fondiario, bene equilibrato con l’ambiente circostante, che ha<br />

beneficiato anche degli appositi e provvidenziali incentivi comunitari. Tanto<br />

che il risultato ha avuto il plauso dell’Unione europea, la quale ha voluto<br />

vedere “di persona” quello che i viticoltori sono stati capaci di realizzare,

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