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Volta Mantovana , Passiti d’Italia, 2005<br />
Svariati altri studi epidemiologici condotti in diversi paesi hanno identificato<br />
una “forma a U” nella correlazione tra l’assunzione di alcool e mortalità per<br />
malattie cardiovascolari. Per cui basse dosi di assunzione riducono il rischio,<br />
maggiori annullano il beneficio e altre ancora superiori fanno aumentare il<br />
rischio. L’ampia maggioranza degli autori riconduce il fenomeno alla<br />
contemporanea presenza, nelle bevande alcoliche, di fattori di protezione e<br />
fattori di danno. Gli studi generalmente non distinguono il vino dalle altre<br />
sorgenti di alcool e gli studi di Renaud, per primi, hanno permesso di<br />
formulare in maniera sostanziata l’ipotesi che il vino potesse contenere più<br />
componenti “utili” che non altre bevande alcoliche.<br />
Lo studio di Grønbæk del 1995 ha successivamente rafforzato l’evidenza già<br />
riportata nel Kaiser-Permanente Study di una ridotta mortalità nei soggetti<br />
che preferivano il vino ad altre bevande alcoliche. In pratica il rischio<br />
diminuiva della metà nei modesti bevitori di vino rispetto agli astemi, mentre