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Ramandolo, Nimis - Claudio Fabbro

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vegetazione, ridandogli piena funzionalità.<br />

Parlando della chiesetta di San Giorgio ho fatto cenno all’esistenza di una<br />

strada (detta anche “pista”) forestale. Ebbene, tutti i boschi che circondano<br />

<strong>Nimis</strong> e le sue frazioni – non dimentichiamo che Nemas significava “bosco<br />

sacro”, con richiami probabilmente celtici – sono stati dotati di queste<br />

comode vie di accesso, che se da un lato facilitano le operazioni dei boscaioli,<br />

e in particolare il trasporto del legname a valle, offrono anche la possibilità di<br />

salutari, e per niente faticose, camminate. Anche a cavallo. Alcune, poi,<br />

raggiungono punti panoramici suggestivi. E se avete la mountain-bike sono la<br />

“palestra” ideale per questo tipo di sport, nel quale giocano un fattore<br />

importante anche le modeste pendenze.<br />

A proposito di camminate, un consiglio: prendete la strada sterrata del rio<br />

Chiaron, salite a Sedilis, quindi a Useunt – sostando dinanzi alla chiesetta<br />

della Madonna della Pace – fino a raggiungere la zona del monumento-faro<br />

della Bernadia. Omaggio ai Caduti di tutte le guerre – e questi paesi hanno<br />

pagato purtroppo un pesante tributo –, sorge dinanzi al forte costruito<br />

durante il primo conflitto mondiale, nel 1915-18. Avrete camminato per circa<br />

due ore, ma da questo punto tutta la pianura friulana sarà sotto i vostri occhi.<br />

E proprio i prati circostanti sono stati eletti a punto d’incontro – e di lancio –<br />

da quanti amano il volo a vela con deltaplano o parapendio.<br />

Ma, una volta che siete sulla Bernadia, non perdete l’occasione di visitare le<br />

suggestive grotte di Villanova, “scavate” dalle acque di questa montagna. Poco<br />

più in là, il “sistema carsico” lascia ammirare in tutta la sua maestosità il<br />

“portale” dell’abisso di Vigant, un orrido scoperto come le grotte un secolo fa:<br />

vi entra l’acqua di un ruscello che, dopo un “salto” di qualche centinaio di<br />

metri, esce nel Cornappo. E una volta ridiscesi a <strong>Nimis</strong>? Lo stomaco<br />

sicuramente vi richiamerà, per cui bisognerà in qualche modo accontentarlo.<br />

Ma niente paura. Ho già ricordato l’esistenza di un significativo numero di<br />

agriturismi, nei quali la tradizione non è disgiunta dalla cortesia, consueta fra<br />

la gente di questo angolo di Friuli. Ma a <strong>Nimis</strong>, come pure a Torlano,<br />

<strong>Ramandolo</strong> e Cergneu e, su su, fino a Chialminis, esistono delle trattorie di<br />

grande fama, rinomate per i loro piatti semplici ma appetitosi, fra i quali le<br />

saporite carni cotte alla griglia dei fogolârs – da accompagnare con robusti<br />

Refoschi – dominano la scena. Per non parlare poi delle osterie private, che<br />

“fioriscono” soprattutto in primavera, già da San Giuseppe, e delle peschiere<br />

di San Gervasio, Valle e Cergneu Superiore che offrono squisiti piatti di trota<br />

cresciuta nelle cristalline acque che sgorgano dalle montagne. Solo per citare<br />

una pietanza tradizionale, ricordo che alcuni locali sono rinomati per la<br />

cottura del salame o del cotechino (muset) sotto la cenere, un piatto tipico di<br />

<strong>Nimis</strong>: nella Motta, in mezzo a quell’oasi naturalistica che si attraversa diretti<br />

a Savorgnano del Torre, è diventato un vero e proprio simbolo.<br />

Infine, come per coronare il pranzo? Ci sono i rustici uessuz usciti dal forno di<br />

San Gervasio seguendo una ricetta medioevale già in uso presso i frati che<br />

abitavano un piccolo convento all’ombra della storica pieve. Ma non

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