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Emocromatosi, gene HFE

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L’emocromatosi ereditaria<br />

Massimo Franchini 1 , Dino Veneri 2<br />

Riassunto. L’emocromatosi ereditaria è una patologia del metabolismo del ferro caratterizzata<br />

da un progressivo accumulo di ferro nei tessuti che, se non trattato in tempo,<br />

provoca danni irreversibili ai vari organi. I recenti progressi della medicina molecolare<br />

hanno mutato radicalmente le conoscenze fisiopatologiche e l’approccio diagnostico di<br />

questa malattia. Tuttavia, la saturazione della transferrina e la ferritina sierica rimangono<br />

i test di screening più efficaci per l’identificazione dei soggetti affetti da emocromatosi<br />

ereditaria. Il salasso terapeutico rappresenta il cardine della terapia: se la salassoterapia<br />

viene iniziata prima dell’insorgenza di danni d’organo irreversibili, la spettanza<br />

di vita di questi pazienti è paragonabile a quella della popolazione sana.<br />

Parole chiave. <strong>Emocromatosi</strong>, <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong>, <strong>gene</strong>tica, sovraccarico marziale.<br />

Summary. Hereditary hemocromatosis.<br />

Hereditary hemochromatosis is a disorder of iron metabolism characterized by a progressive<br />

tissue iron overload which leads to an irreversible organ damage if it is not treated<br />

timely. The recent developments in the field of molecular medicine have radically<br />

changed the physiopathology and the diagnosis of this disease. However, transferrin saturation<br />

and serum ferritin are still the most reliable tests for the detection of subjects<br />

with hereditary hemochromatosis. Therapeutic phlebotomy is the mainstay of the treatment<br />

of hereditary hemochromatosis. If phlebotomy is started before the onset of irreversible<br />

organ damages, the life expectancy of these patients is similar to that of normal<br />

population.<br />

Introduzione<br />

Oggi<br />

Key words. Genetics, <strong>HFE</strong> <strong>gene</strong>, hemochromatosis, iron overload.<br />

L’emocromatosi ereditaria (EE) è la malattia<br />

autosomica più comune nella popolazione caucasica,<br />

dal momento che colpisce circa 1 individuo<br />

ogni 200 1 . In questa patologia vi è un’alterazione<br />

del metabolismo del ferro caratterizzata<br />

da un aumentato assorbimento intestinale e<br />

da un progressivo accumulo nell’organismo di<br />

ferro con conseguenti danni irreversibili ai vari<br />

organi 2-4 . Sebbene l’emocromatosi sia nota da<br />

oltre un secolo, tuttavia la <strong>gene</strong>tica di questa<br />

malattia è stata chiarita, anche se ancora non<br />

completamente, solo in questi ultimi anni 5,6 . In<br />

questa breve rassegna analizzeremo le principali<br />

caratteristiche dell’emocromatosi ereditaria,<br />

con particolare riferimento allo studio<br />

<strong>gene</strong>tico, alla diagnosi, alla clinica ed alla terapia.<br />

Genetica<br />

Vol. 95, N. 10, Ottobre 2004<br />

Il primo caso di emocromatosi è stato riportato<br />

nel 1865 da Trosseau, il quale descrisse una sindrome<br />

caratterizzata da cirrosi epatica, diabete<br />

mellito e pigmentazione bronzina della cute. Tuttavia,<br />

il riconoscimento di una malattia a sé stante<br />

caratterizzata da un progressivo incremento nei<br />

tessuti del ferro risale al 1889 ad opera di von Recklinghausen<br />

che per primo coniò il termine emocromatosi<br />

3 . Dopo l’identificazione dell’ereditarietà<br />

dell’emocromatosi da parte di Sheldon nel 1935, un<br />

sostanziale progresso nella comprensione della trasmissione<br />

<strong>gene</strong>tica e della base molecolare di questa<br />

malattia venne fatto nel 1976 da Simon e colleghi<br />

7 , i quali descrissero l’EE come una malattia autosomica<br />

recessiva strettamente associata con il<br />

complesso HLA (Human Leukocyte Antigen)-A3,<br />

situato sul braccio corto del cromosoma 6.<br />

1 Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Azienda Ospedaliera, Verona, 2 Dipartimento di Medicina Clinica<br />

e Sperimentale, Sezione di Ematologia, Università, Verona.<br />

Pervenuto il 3 marzo 2004.


458 Recenti Progressi in Medicina, 95, 10, 2004<br />

Nel 1996, Feder e colleghi 8 localizzarono in<br />

questo cromosoma il <strong>gene</strong> responsabile della maggior<br />

parte dei casi di emocromatosi ereditaria,<br />

chiamato successivamente <strong>HFE</strong>. Gli stessi autori<br />

descrissero 2 mutazioni di questo <strong>gene</strong> (la mutazione<br />

C282Y e la mutazione H63D) che rendevano<br />

conto dell’88 percento dei 178 casi di emocromatosi<br />

ereditaria inclusi nel loro studio 8 . Da allora<br />

sono state descritte altre mutazioni nell’ambito<br />

del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong>, alcune più frequenti, quali la mutazione<br />

S65C, ed altre più rare, quali le mutazioni<br />

V53M, V59M, H63H, Q127H, Q283P, P168X,<br />

E168Q, E168X e W169X 9 . L’analisi di tutte le mutazioni<br />

del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong> (emocromatosi <strong>HFE</strong>-associata<br />

o emocromatosi di tipo 1) conferma la diagnosi<br />

nell’85% circa dei casi in Italia. L’emocromatosi<br />

di tipo 2, o emocromatosi giovanile, è una<br />

malattia autosomica recessiva di cui sono state<br />

identificate 2 forme (2A e 2B). L’emocromatosi giovanile<br />

2A è causata da una mutazione in un <strong>gene</strong><br />

non ancora identificato localizzato sul cromosoma<br />

1q 10,11 . L’emocromatosi giovanile 2B è causata da<br />

mutazioni (attualmente ne sono state identificate<br />

2, la 93delG e la 166C-T) del <strong>gene</strong> HAMP codificante<br />

per l’epcidina, un peptide chiave nella regolazione<br />

dell’assorbimento di ferro nei mammiferi<br />

12,13 . L’emocromatosi di tipo 3 è a trasmissione<br />

autosomica recessiva ed è determinata da mutazioni<br />

(sono note al momento 4 mutazioni: E60X,<br />

M172K, Y250X, AVAQ594-597del) del <strong>gene</strong> del recettore<br />

2 della transferrina (TFR2) 14,15 . L’emocromatosi<br />

di tipo 4 è una forma di emocromatosi autosomica<br />

dominante associata con mutazioni<br />

(N144H, A77D, Y64N) nel <strong>gene</strong> della ferroportina<br />

1 (chiamato anche IREG1, o MTP1 o SLC11A3)<br />

che codifica una proteina implicata nel trasporto<br />

intestinale del ferro 16 . Recentemente, è stata sco-<br />

Tabella 1. Classificazione dell’emocromatosi ereditaria.<br />

perta una nuova mutazione nel <strong>gene</strong> della ferroportina<br />

(V162del) che provoca, negli individui eterozigoti,<br />

una alterazione prevalentemente a carico<br />

del metabolismo del ferro del sistema reticoloendoteliale<br />

con una ridotta capacità di rilascio<br />

del ferro da parte delle cellule fagocitiche. Pertanto,<br />

in questa variante, il ferro si accumula<br />

principalmente a livello delle cellule del sistema<br />

reticoloendoteliale epatico (cellule di Kupffer), differenziandosi<br />

così dall’emocromatosi classica dove<br />

invece il ferro si accumula a livello delle cellule<br />

parenchimali epatiche 12 . Esiste poi un’altra forma<br />

di emocromatosi ereditaria presente fin dalla<br />

nascita (emocromatosi neonatale) a trasmissione<br />

autosomica recessiva il cui <strong>gene</strong> responsabile non<br />

è ancora stato identificato. Infine, un cenno a parte<br />

merita la sindrome iperferritinemia-cataratta,<br />

caratterizzata da elevati livelli di ferritina sierica<br />

in assenza di sovraccarico marziale. Tale patologia<br />

a trasmissione autosomica dominante è causata<br />

da mutazioni (puntiformi o delezioni) nell’<br />

“iron responsive element (IRE)” del <strong>gene</strong> dell’Lferritina<br />

17,18 . La tabella 1 mostra la classificazione<br />

<strong>gene</strong>tica dell’emocromatosi ereditaria.<br />

Quadro clinico<br />

L’emocromatosi ereditaria classica, o emocromatosi<br />

di tipo 1, è caratterizzata da un lento,<br />

progressivo accumulo di ferro nei vari organi. La<br />

presentazione clinica di questa malattia è cambiata<br />

radicalmente nel corso di questi ultimi anni.<br />

Infatti, se alcuni anni fa non era raro diagnosticare<br />

casi di emocromatosi ereditaria in fase<br />

avanzata caratterizzati da cirrosi epatica, diabete,<br />

ipogonadismo e pigmentazione cutanea, al<br />

giorno d’oggi, grazie alla maggior conoscenza di<br />

Malattia Trasmissione Gene coinvolto Locus Mutazioni<br />

<strong>Emocromatosi</strong> ereditaria di tipo 1 Autosomica <strong>HFE</strong> 6p21 C282Y, H63D, S65C, V53M, V59M,<br />

<strong>Emocromatosi</strong> giovanile<br />

recessiva H63H, Q127H, Q283P, P168X,<br />

E168Q, E168X e W169X<br />

tipo 2A Autosomica<br />

recessiva<br />

non noto 1q21 non note<br />

tipo 2B Autosomica<br />

recessiva<br />

HAMP 19q13 93delG, 166C-T<br />

<strong>Emocromatosi</strong> di tipo 3 Autosomica TFR2 7q22 E60X, M172K, Y250X,<br />

recessiva AVAQ594-597del<br />

<strong>Emocromatosi</strong> di tipo 4 Autosomica<br />

dominante<br />

SLC11A3 2q32 N144H, A77D, Y64N, V162del<br />

<strong>Emocromatosi</strong> neonatale Autosomica<br />

recessiva<br />

non noto non noto non noto<br />

Sindrome iperferritinemia-cataratta Autosomica L-ferritina 19q13 C14G, C18T, T22G, G32A, G32C,<br />

dominante G32T, C33A, C33T, C36A, C39T,<br />

A40G, A40G-G41C, G51C, DelC10-<br />

A38, DelU22-C27, DelA38-C39,<br />

DelU42-G57


questa patologia ed alla maggior frequenza con<br />

cui si eseguono esami di laboratorio di controllo,<br />

è più frequente diagnosticarla in una fase clinica<br />

più precoce.<br />

I sintomi d’esordio sono spesso subdoli ed includono<br />

stanchezza cronica, artromialgie, riduzione<br />

della libido, letargia, o il riscontro di epatomegalia.<br />

Tutte le complicanze cliniche, ad eccezione<br />

dell’artropatia, sono correlate con il<br />

grado di sovraccarico marziale.<br />

Gli uomini sono più frequentemente colpiti rispetto<br />

alle donne, dal momento che queste ultime<br />

a causa dei cicli mestruali e delle gravidanza<br />

hanno un maggior consumo di ferro nel corso della<br />

loro vita e tendono a sviluppare i sintomi in<br />

età più avanzata.<br />

Il danno tessutale da sovraccarico di ferro<br />

trova la sua espressione più importante in organi<br />

quali il fegato, il cuore, il pancreas e la cute.<br />

Il fegato è solitamente il primo organo colpito e<br />

l’epatomegalia è presente in più del 95% dei pazienti<br />

sintomatici; tuttavia, essa può essere presente<br />

anche in assenza di sintomatologia o con<br />

normali test di funzionalità epatica. La fibrosi<br />

epatica legata all’accumulo di ferro evolve in cirrosi<br />

che a sua volta rappresenta un fattore di rischio<br />

per l’insorgenza di carcinoma epatocellulare.<br />

La deposizione di ferro a livello miocardico<br />

comporta una dilatazione ventricolare ed una ridotta<br />

frazione di eiezione che si estrinsecano clinicamente<br />

in scompenso cardiaco e turbe del ritmo.<br />

L’accumulo di ferro a livello delle insule<br />

pancreatiche porta al diabete insulino dipendente.<br />

L’ipogonadismo, legato alla ridotta produzione<br />

di gonadotropine associata a ridotta<br />

funzione ipotalamo-ipofisaria dovuta al deposito<br />

di ferro, è comune in entrambi i sessi e può precedere<br />

le altre manifestazioni cliniche della malattia.<br />

L’artropatia si sviluppa nel 25-50% dei<br />

pazienti e non è in relazione con l’entità del sovraccarico<br />

marziale, dal momento che può rappresentare<br />

il sintomo di esordio e non migliora<br />

dopo terapia ferro-depletiva. L’artropatia dell’emocromatosi<br />

ereditaria ha le caratteristiche dell’osteoartrite<br />

ed è caratterizzata da condrocalcinosi<br />

(deposizione di cristalli di pirofosfato di calcio)<br />

e depositi emosiderinici sinoviali. Le prime<br />

articolazioni colpite sono solitamente le piccole<br />

articolazioni delle mani, soprattutto la seconda<br />

e la terza metacarpofalangea. Una poliartrite<br />

progressiva può colpire anche le ginocchia, i polsi<br />

e l’anca.<br />

Per quanto riguarda le mutazioni del <strong>gene</strong><br />

<strong>HFE</strong>, l’omozigosi C282Y è caratterizzata da un<br />

marcato sovraccarico marziale e pertanto si associa<br />

alle forme clinicamente più severe della<br />

malattia. La doppia eterozigosi C282Y/H63D può<br />

esprimere un fenotipo emocromatosico, di solito<br />

moderato, mentre i soggetti con omozigosi H63D<br />

o eterozigosi C282Y o H63D <strong>gene</strong>ralmente sono<br />

normali 19 . L’entità dell’accumulo di ferro dipende,<br />

comunque, anche da fattori acquisiti quali la<br />

presenza concomitante di epatite cronica virale o<br />

l’alcool.<br />

M. Franchini, D. Veneri: L’emocromatosi ereditaria 459<br />

Per quanto riguarda le altre mutazioni meno<br />

frequenti del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong>, alcuni studiosi hanno<br />

mostrato che la mutazione S65C è implicata in<br />

forme lievi di emocromatosi 20 , mentre la mutazione<br />

E168X determina un fenotipo emocromatosico<br />

solo in presenza della mutazione C282Y<br />

(doppia eterozigosi C282Y/E168X) 21,22 .<br />

L’emocromatosi giovanile o emocromatosi di<br />

tipo 2 colpisce in eguale misura maschi e femmine<br />

ed è caratterizzata da un quadro clinico sovrapponibile<br />

all’emocromatosi classica, con la<br />

differenza che l’insorgenza delle complicanze<br />

(ipogonadismo, cardiopatia) si verifica nelle prime<br />

tre decadi di vita. Il quadro clinico e l’età di<br />

insorgenza dei sintomi (4 a – 5 a decade di vita)<br />

dell’emocromatosi di tipo 3 sono sovrapponibili<br />

all’emocromatosi classica.<br />

L’emocromatosi di tipo 4 ha un quadro clinico<br />

caratteristico: infatti alcune forme sono caratterizzate<br />

da un accumulo di ferro esclusivamente a<br />

livello reticoloendoteliale e pertanto sono prive<br />

di manifestazioni cliniche, mentre altre forme<br />

hanno un sovraccarico marziale anche a livello<br />

parenchimale, sovraccarico che si estrinseca in<br />

un quadro clinico simile a quello dell’emocromatosi<br />

classica 12,23-25 .<br />

L’emocromatosi neonatale è una patologia<br />

estremamente grave ed inevitabilmente fatale<br />

caratterizzata da un marcato accumulo, nel periodo<br />

perinatale, di ferro nell’organismo con insufficienza<br />

epatica 2 .<br />

Infine, la sindrome iperferritinemia-cataratta,<br />

essendo caratterizzata da un aumento dell’L-ferritina,<br />

non si accompagna ad un sovraccarico<br />

marziale parenchimale. Pertanto, il quadro<br />

clinico di questa patologia comprende unicamente<br />

l’insorgenza precoce di cataratta bilaterale<br />

18 .<br />

Diagnosi<br />

I criteri diagnostici dell’emocromatosi ereditaria<br />

sono andati rapidamente cambiando in<br />

questi ultimi anni 26 . Infatti, quando la diagnosi<br />

era basata unicamente su criteri clinici, prima<br />

della scoperta del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong>, venivano diagnosticati<br />

solamente una minoranza di casi in fase<br />

avanzata. Oggi, la disponibilità di una serie di<br />

test biochimici e molecolari, da usare in combinazione,<br />

rende possibile la diagnosi di questa<br />

malattia in una fase molto precoce, ancor prima<br />

della comparsa della sintomatologia.<br />

Attualmente, la diagnosi di emocromatosi<br />

ereditaria si basa sull’esecuzione di test di primo<br />

livello (test biochimici: saturazione della transferrina<br />

e ferritina sierica) e di secondo livello<br />

(test <strong>gene</strong>tici: analisi molecolare del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong> o<br />

degli altri geni). La saturazione della transferrina<br />

rappresenta il test di laboratorio più sensibile<br />

(è infatti il primo parametro ad alterarsi) per<br />

valutare l’accumulo di ferro nell’organismo: in<br />

base ai dati disponibili in letteratura il cut-off<br />

prescelto è 45%.


460 Recenti Progressi in Medicina, 95, 10, 2004<br />

Il fatto che la saturazione della transferrina<br />

sia un test di facile esecuzione, poco costoso e<br />

sensibile, lo rende inoltre particolarmente adatto<br />

come test di screening. La ferritina sierica misura<br />

l’entità del sovraccarico di ferro nell’organismo:<br />

sono considerati patologici valori > 200<br />

µg/L nella donna e > 300 µg/L nell’uomo. Inoltre,<br />

la ferritina sierica ha un valore predittivo sulla<br />

possibile esistenza di un danno epatico: infatti il<br />

valore di 1000 µg/L è considerato il cut-off per la<br />

possibile presenza di danni d’organo 2 . Il limite<br />

principale di questo test è la bassa specificità:<br />

infatti, trattandosi di una proteina della fase<br />

acuta, elevati livelli di ferritinemia si possono riscontrare<br />

in un’ampia gamma di condizioni comprendenti<br />

stati infiammatori acuti e cronici.<br />

La triade caratterizzata dall’incremento del<br />

ferro e della ferritina sierici e dall’aumento della<br />

saturazione della transferrina si riferisce all’emocromatosi<br />

classica; nell’emocromatosi di tipo<br />

4, invece, l’iperferritinemia (che riflette l’aumento<br />

dei depositi di ferro a livello del sistema<br />

reticoloendoteliale) si accompagna ad un normale<br />

livello di sideremia e ad una normale saturazione<br />

della transferrina.<br />

Similmente, la sindrome iperferritinemia-cataratta<br />

è caratterizzata da un incremento isolato<br />

della ferritina sierica (dovuta all’incremento<br />

della subunità L della ferritina) con sideremia e<br />

saturazione della transferrina normali.<br />

Il secondo livello d’indagine diagnostica dell’e-<br />

2. Criteri clinici diagnostici e terapeutici delle varie forme di emocromatosi ereditaria.<br />

mocromatosi ereditaria comprende l’analisi molecolare<br />

delle mutazioni note del <strong>gene</strong> <strong>HFE</strong> e degli<br />

altri geni responsabili dell’EE (<strong>gene</strong> TFR2,<br />

HAMP, FPN1): la necessità di estendere la ricerca<br />

al maggior numero possibile di mutazioni è a<br />

nostro avviso giustificata dal fatto che in Italia, a<br />

differenza delle altre popolazioni nord europee,<br />

l’omozigosi C282Y è presente solamente nel 65%<br />

dei casi di emocromatosi ereditaria ed inoltre,<br />

seppur raramente, vi possono essere casi di EE<br />

dovuti a doppia eterozigosi per varie mutazioni 21 .<br />

Nei casi in cui dalle indagini di laboratorio risultino<br />

livelli di ferritina superiori a 1000 µg/L<br />

(ricordiamo che questo valore rappresenta la soglia<br />

per la possibile presenza di danno epatico)<br />

o transaminasi alterate, sarà necessario ricorrere<br />

alla biopsia epatica per valutare il grado di<br />

coinvolgimento epatico (fibrosi o cirrosi). Inoltre,<br />

nei casi non definiti dal punto di vista <strong>gene</strong>tico,<br />

la biopsia epatica è un elemento diagnostico<br />

essenziale dal momento che permette di definire<br />

la reale entità del sovraccarico marziale<br />

attraverso il dosaggio della concentrazione del<br />

ferro intraepatico (HIC, espresso in µol/g) e la<br />

determinazione dell’indice epatico del ferro (HII<br />

= HIC/età) che correla la concentrazione intraepatica<br />

di ferro con l’età del paziente. Metodiche<br />

non invasive per la determinazione dell’entità<br />

del sovraccarico marziale includono la SQUID<br />

(superconducting quantum interference device),<br />

una metodica che ha le proprietà paramagneti-<br />

Malattia Diagnosi* Clinica Terapia<br />

<strong>Emocromatosi</strong> ereditaria Aumento ferro Esordio 4 a -5 a decade Salassi, terapia<br />

di tipo 1 e ferritina sierici di vita ferrochelante<br />

Aumento saturazione Progressivo accumulo<br />

transferrina (>45%) di ferro nei vari organi<br />

<strong>Emocromatosi</strong> giovanile Aumento ferro Esordio 2 a decade Salassi, terapia<br />

e ferritina sierici di vita con ipogonadismo ferrochelante e<br />

Aumento saturazione ed insufficienza cardiaca trapianto cardiaco<br />

transferrina (>45%)<br />

<strong>Emocromatosi</strong> di tipo 3 Aumento ferro Esordio 4 a -5 a decade Salassi, terapia<br />

e ferritina sierici di vita ferrochelante<br />

Aumento saturazione Progressivo accumulo<br />

transferrina (>45%) di ferro nei vari organi<br />

<strong>Emocromatosi</strong> di tipo 4 Aumento della ferritina La clinica dipende dalla Salassi, eritropoietina<br />

sierica presenza o meno<br />

Normale saturazione di sovraccarico marziale<br />

transferrina e sideremia parenchimale<br />

<strong>Emocromatosi</strong> neonatale Aumento di ferro Massivo accumulo Trapianto di fegato<br />

e ferritina sierici di ferro a livello<br />

Aumento saturazione epatico nel periodo<br />

transferrina (>45%) perinatale<br />

Sindrome iperferritinemia-cataratta Aumento di ferritina Insorgenza precoce Nessuna terapia<br />

sierica (subunità L) di cataratta ferrodepletiva<br />

Normale saturazione bilaterale. Nessun sovraccarico<br />

transferrina e sideremia parenchimale di ferro<br />

* La diagnosi inoltre si avvale dello studio del metabolismo del ferro nei familiari e dell’analisi <strong>gene</strong>tica nelle forme in cui il <strong>gene</strong> responsabile<br />

è stato individuato


che dell’emosiderina e della ferritina, e la risonanza<br />

magnetica con apparecchiature di ultima<br />

<strong>gene</strong>razione.<br />

Terapia<br />

Il cardine della terapia dell’emocromatosi è<br />

rappresentato dal salasso terapeutico, che consiste<br />

inizialmente nella rimozione di 350-450 ml di<br />

sangue (contenenti mediamente 200-250 mg di<br />

ferro) 1-2 volte la settimana secondo la tolleranza<br />

ematologica e soggettiva del paziente.<br />

L’obiettivo è quello di ottenere uno stato di<br />

ferrodeplezione, cioè raggiungere livelli di ferritina<br />

sierica inferiori a 50 µg/L ed una saturazione<br />

della transferrina al di sotto del 50%. Una volta<br />

terminata la fase iniziale di attacco, il paziente<br />

inizia una fase di mantenimento<br />

(<strong>gene</strong>ralmente un salasso ogni 2-3 mesi) con l’obiettivo<br />

di mantenere la saturazione della transferrina<br />

e la ferritinemia al di sotto dei valori<br />

prefissati.<br />

È importante sottolineare che i pazienti che<br />

iniziano la salassoterapia prima dell’instaurazione<br />

di danni d’organo irreversibili hanno una<br />

spettanza di vita paragonabile alla popolazione<br />

normale.<br />

Nei pazienti con emocromatosi di tipo 4, è necessario<br />

proseguire con la salassoterapia per lungo<br />

tempo prima di poter normalizzare i depositi<br />

di ferro, a causa della difficoltà di mobilizzazione<br />

del ferro dal sistema reticoloendoteliale 27 .<br />

Inoltre, in tali pazienti, dal momento che vi può<br />

essere una ridotta tolleranza ematologica alla<br />

salassoterapia, può essere indicata una concomitante<br />

terapia con eritropoietina con lo scopo di<br />

stimolare l’eritropoiesi midollare. Una rapida<br />

anemizzazione durante i salassi si riscontra pure<br />

nei pazienti con sindrome iperferitinemia-cataratta;<br />

comunque, in questi pazienti, essendo<br />

aumentata la subunità L della ferritina sierica,<br />

non vi è alcun sovraccarico parenchimale marziale<br />

e pertanto non è indicata alcuna terapia<br />

ferrodepletiva 17 .<br />

Nei casi in cui non è possibile effettuare i salassi<br />

per la concomitante presenza di anemia o di<br />

patologie quali cardiopatia e cirrosi di grado<br />

avanzato, può trovare indicazione l’utilizzo di<br />

farmaci chelanti del ferro. Il farmaco per il quale<br />

vi è la maggior esperienza clinica è la desferioxamina.<br />

Tuttavia, questo farmaco, a causa<br />

dello scarso assorbimento gastrointestinale e<br />

della breve emivita, deve essere somministrato<br />

per via sottocutanea (20-40 mg/kg/die) in infusione<br />

continua (8-10 ore) utilizzando una pompa<br />

infusionale 28 . Una alternativa a questa modalità<br />

di somministrazione, è l’iniezione sottocute 2 volte<br />

al giorno di boli di 1000 mg di desferioxamina<br />

29 .<br />

La tabella 2 mostra i principali criteri clinici,<br />

diagnostici e terapeutici delle varie forme di<br />

emocromatosi ereditaria.<br />

M. Franchini, D. Veneri: L’emocromatosi ereditaria 461<br />

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Indirizzo per la corrispondenza:<br />

Dott. Massimo Franchini<br />

Ospedale Policlinico<br />

Servizio di Immunoematologia e Trasfusione<br />

Piazzale Ludovico Scuro<br />

37134 Verona<br />

Tel: 0039-045-8074321 FAX: 0039-045-8074626<br />

E-mail: massimo.franchini@mail.azosp.vr.it<br />

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