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I Prefetti del Regno nel ventennio fascista - Scuola Superiore dell ...

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INTRODUZIONE<br />

particolare situazione provinciale lo richiedesse, da un Commissario straordinario.<br />

Il nuovo mo<strong>del</strong>lo, anche se temporaneo, non si rivelò risolutivo degli annosi<br />

problemi e di ciò è chiara espressione il contenuto <strong>del</strong>la circolare telegrafica<br />

inviata da Mussolini <strong>nel</strong> febbraio 1944, <strong>nel</strong>la quale veniva ricordato<br />

ai Capi <strong>del</strong>le Province che erano anche Capi <strong>del</strong> Partito.<br />

Uno dei problemi più rilevanti per Mussolini, superata la fase “rivoluzionaria”,<br />

era quello <strong>del</strong>la normalizzazione: ribadire l’autorità <strong>del</strong>lo Stato e<br />

dei suoi rappresentanti dinanzi a qualsiasi altro centro di potere.<br />

Nell’elaborazione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo <strong>fascista</strong> Mussolini diede sempre priorità al<br />

concetto unitario di Stato e <strong>nel</strong>la scelta tra organi di partito e organi di governo<br />

puntò fortemente su questi ultimi, almeno a livello periferico.<br />

Non pare difficile coglierne le ragioni: la prefettura appariva sicuramente<br />

più affidabile, più “governabile” e più idonea a consolidare il regime con<br />

il pieno controllo <strong>del</strong>le province.<br />

In sostanza in periferia l’esercizio <strong>del</strong> potere fu demandato alle istituzioni<br />

tradizionali <strong>del</strong>lo Stato, al centro furono, invece, adottate soluzioni diverse<br />

facenti riferimento prevalentemente al Partito.<br />

Questo consentì di agevolare la continuità rispetto al vecchio Stato liberale,<br />

di controllare gli avversari politici e di rafforzare il potere esecutivo;<br />

di ottenere, in sostanza, il consolidamento <strong>del</strong> fascismo.<br />

E lo strumento più idoneo allo scopo fu individuato proprio <strong>nel</strong>l’istituto<br />

prefettizio.<br />

La conseguenza più immediata fu la diramazione <strong>del</strong>la circolare <strong>del</strong> 1927<br />

che, in tema di rapporti tra organi di Governo e organi di partito, riaffermò<br />

<strong>nel</strong>la figura <strong>del</strong> prefetto la più alta autorità <strong>del</strong>lo Stato <strong>nel</strong>la provincia e il<br />

rappresentante diretto <strong>del</strong> potere esecutivo centrale.<br />

Nella forma, in verità, la circolare fu sempre puntualmente rispettata,<br />

tanto che le stesse convocazioni dei Federali per questioni non attinenti al<br />

partito, avvenivano attraverso la persona <strong>del</strong> prefetto.<br />

La scelta si scontrò con le gerarchie <strong>del</strong> partito uscite rafforzate dalla marcia<br />

su Roma e ansiose di vedere realizzate le loro aspettative di comando.<br />

Mussolini cercò di risolvere la questione, come si è visto, con un innesto di<br />

elementi di fede <strong>fascista</strong> <strong>nel</strong> tessuto istituzionale. Non soltanto con il ricorso<br />

alla nomina a prefetto o a questore ma anche con il semplice affidamento <strong>del</strong>l’incarico<br />

di reggenza di una Prefettura o di una Questura, con la nomina ai più<br />

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