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Analisi tipologica dell'edilizia tradizionale: la tipizzazione ... - Padis

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Parte seconda<br />

PER UNA METODOLOGIA DI ANALISI E CRITICA


CAPITOLO II-1<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong><br />

dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong><br />

<strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

I. Il senso del tipo<br />

Tra le molte definizioni che, a partire da Quatremère de Quincy,<br />

sono state date del concetto di "tipo", una delle più convincenti è<br />

quel<strong>la</strong> che vede in esso l'espressione antropologica di un uso<br />

consolidato, perfezionato dal<strong>la</strong> sua lunghissima applicazione, non<br />

però in riferimento ad un singolo oggetto esistente, quanto più ad<br />

una forma astratta, quasi "idealistica", che può incorrere, nel<strong>la</strong> sua<br />

realizzazione materiale, in variazioni anche significative senza<br />

perdere il suo significato.<br />

Il tipo costituisce dunque, come fondamento antropologico<br />

dell'architettura, una promessa di permanenza. La sua validità è in<br />

genere legata al vastissimo grado di applicazione, al<strong>la</strong> sua<br />

ripetizione in diverse condizioni, dimensioni, ricchezza di<br />

esecuzione ecc.: è proprio questa infinità di manifestazioni che<br />

conduce, per via deduttiva, a considerare il tipo come una<br />

soluzione "sempre efficace", perlomeno entro determinati limiti<br />

62<br />

contestuali.<br />

La metafora biologica che è spesso stata applicata allo<br />

studio tipologico dell'architettura considera le singole unità edilizie<br />

di base come delle "cellule", entità che fanno parte del più ampio<br />

organismo urbano. La crescita di questo organismo segue<br />

determinate regole dettate da condizioni economiche,<br />

morfologiche, culturali ecc., utilizzando le "cellule" come elementi<br />

di crescita. Il tutto avviene, come nel caso degli esseri viventi,<br />

seguendo un più ampio e in buona parte imperscrutabile disegno.<br />

A partire dagli anni '50 del Novecento, soprattutto grazie agli studi<br />

iniziati da Saverio Muratori a Roma e Venezia ed Ernesto N.<br />

Rogers a Mi<strong>la</strong>no e poi continuati dai loro allievi, l'analisi <strong>tipologica</strong><br />

dei fenomeni urbani ha conosciuto un forte sviluppo ed una<br />

diffusione molto ampia. Nel tentativo di recuperare un senso di<br />

"continuità" (per usare un termine rogersiano) con l'architettura<br />

<strong>tradizionale</strong>, l'analisi <strong>tipologica</strong> si è occupata di individuare delle<br />

"invarianti di picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>", quale ad esempio il tipo come<br />

espressione di una funzione sedimentata, che potessero da un <strong>la</strong>to<br />

spiegare <strong>la</strong> nascita e l'evoluzione delle città storiche, nonché<br />

orientare le modalità di intervento dei progettisti contemporanei.<br />

Proprio per il suo intimo legame con <strong>la</strong> "picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>", lo<br />

studio del tipo ha costituito un valido antidoto contro l'utopismo<br />

tardomodernista, proponendo un'alternativa che si distinguesse dal


Capitolo II-1<br />

gigantismo degli interventi urbani a sca<strong>la</strong> metropolitana. Per <strong>la</strong> sua<br />

discendenza "culturale", e come alternativa al<strong>la</strong> "tabu<strong>la</strong> rasa" delle<br />

avanguardie moderniste, il tipo è servito anche a soddisfare <strong>la</strong><br />

necessità di contestualizzare il "carattere" e <strong>la</strong> funzione delle nuove<br />

costruzioni, un'esigenza divenuta centrale nel decennio del<strong>la</strong><br />

ricostruzione postbellica.<br />

I risultati di questi studi e delle realizzazioni che li hanno<br />

seguiti sono stati vari e di diversa qualità. La costanza dei tipi e le<br />

affinità non indifferenti nei sistemi urbani da essi generati hanno<br />

fatto sì che questa metodologia di analisi venisse da alcuni<br />

considerata infallibile, in grado dunque di spiegare anche i più<br />

complessi fenomeni di aggregazione: esiste al giorno d'oggi anche<br />

un "movimento" per lo studio tipologico delle città, fortemente<br />

legato agli insegnamenti di Saverio Muratori.<br />

Ma vi sono stati anche numerosi critici di questa<br />

metodologia: da un <strong>la</strong>to c'è chi ha attaccato <strong>la</strong> validità del sistema<br />

di analisi in quanto tale, obiettando all'alto grado di determinismo<br />

meccanicistico che esso implica; dall'altro, chi ha criticato non tanto<br />

il metodo quanto i risultati, osservando che il culturalismo implicito<br />

nel<strong>la</strong> ricerca di radici "forti" per l'architettura scade, in molti casi, nel<br />

passatismo nostalgico.<br />

Se il tipo ha rivestito un ruolo non secondario nel<strong>la</strong><br />

63<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

rie<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> pratica compositiva dell'architettura in<br />

riferimento agli aspetti più strettamente funzionali, storici e<br />

urbanistici, non si può dire lo stesso per quanto riguarda l'ambito<br />

tecnologico e ambientale. L'architettura <strong>tradizionale</strong>, tipizzata per<br />

definizione, si è evoluta sì rispondendo a precisi modelli di uso, ma<br />

anche per fungere da mediazione tra i fruitori e gli elementi naturali<br />

che intervengono sul contesto - sole, luce, aria, venti, precipitazioni<br />

ecc. L'architettura moderna del ventesimo secolo ha in buona parte<br />

rie<strong>la</strong>borato queste modalità di interazione, cambiando<br />

radicalmente l'equilibrio <strong>tradizionale</strong>: grandi superfici aumentano il<br />

grado di trasparenza a fronte del<strong>la</strong> maggiore opacità <strong>dell'edilizia</strong><br />

<strong>tradizionale</strong>; gli spazi protetti dagli agenti atmosferici sono ora più<br />

liberamente esposti al mondo esterno. Anche le caratteristiche<br />

costruttive determinate dalle nuove tecnologie incidono su questo<br />

equilibrio: il te<strong>la</strong>io in cemento armato viene tamponato da elementi<br />

leggeri, rinunciando al<strong>la</strong> massa termica fornita dal<strong>la</strong> muratura<br />

portante; il vetro e l'acciaio rendono possibili le grandi superfici<br />

vetrate.<br />

Il problema del<strong>la</strong> qualità ambientale dell'architettura<br />

moderna è ampio e non ancora del tutto risolto. Le nuove tecniche<br />

rendevano sì possibili soluzioni architettoniche rivoluzionarie, ma<br />

obbligavano ad un ulteriore aumento del grado tecnologico per<br />

consentirne successivamente <strong>la</strong> fruizione in "condizioni di comfort".<br />

Ma <strong>la</strong> nuova architettura, figlia dell'ideologia modernista del<strong>la</strong>


Capitolo II-1<br />

rivoluzione industriale, non concepiva questo come un problema,<br />

ignara delle gravissime conseguenze che queste scelte avrebbero<br />

causato sul<strong>la</strong> lunga durata.<br />

L'architettura del secondo dopoguerra, che ha trovato il suo<br />

fondamento teorico in una rivisitazione critica dell'ideologia<br />

modernista, ha negato <strong>la</strong> validità dei modelli compositivi, figurativi<br />

ed in parte funzionali di quel movimento, accettandone però le<br />

innovazioni tecnologiche. Chi invece nello stesso periodo storico<br />

ha portato avanti le idee forti del moderno secondo una linea di<br />

continuità, quali ad esempio gli architetti del<strong>la</strong> corrente high-tech,<br />

ha accentuato <strong>la</strong> valenza del mito macchinista, nato con le grandi<br />

esposizioni universali del XIX secolo.<br />

Ciò che si vuole dunque sottolineare è l'esistenza, oltre ai<br />

tipi "c<strong>la</strong>ssici" legati a significati estetici, funzionali, economici ecc.,<br />

anche di "tipi ambientali", ossia schemi compositivi evolutisi a<br />

causa del<strong>la</strong> loro positiva influenza sul<strong>la</strong> qualità ambientale dello<br />

spazio interno. Metodi per proteggere gli ambienti domestici dalle<br />

intemperie, per conservare una temperatura più alta o più bassa<br />

rispetto all'esterno, per favorire <strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione: diversi di questi<br />

accorgimenti sono stati tipizzati dal<strong>la</strong> sedimentazione storica, ed è<br />

possibile rintracciarli in un grandissimo numero di esempi.<br />

I tipi ambientali, simili per molti versi a quelli morfologici, si<br />

64<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

ripetono, a differenza di questi, non secondo zone culturali<br />

omogenee, quanto per regioni climatiche. La casa a corte, esempio<br />

c<strong>la</strong>ssico di tipo morfologico, può considerarsi allo stesso tempo un<br />

tipo ambientale, essendo possibile trovarne esempi in molte<br />

regioni dal clima simile a quello del bacino mediterraneo.<br />

Una questione che potrebbe rive<strong>la</strong>rsi un interessante<br />

legame tra tecnica e metafisica rimane però aperta. Così come al<br />

concetto di tipo è stato attribuito, soprattutto da parte di alcuni<br />

autori, un significato che va ben oltre quello strettamente<br />

funzionale, così il tipo ambientale potrebbe rappresentare più del<strong>la</strong><br />

semplice necessità di proteggersi da un clima ostile. In un<br />

interessante volume intito<strong>la</strong>to Formal Structure in Indian<br />

Architecture1, K<strong>la</strong>us Herdeg ha individuato alcuni elementi<br />

ricorrenti nel<strong>la</strong> morfologia delle architetture del subcontinente<br />

indiano. Si dà il caso che alcuni di questi morfemi rispondono<br />

ottimalmente anche al clima locale: è possibile dunque che il piano<br />

estetico e quello ambientale - tecnico possiedano dei punti di<br />

intersezione?<br />

Appare chiaro che taluni aspetti del<strong>la</strong> strutturazione<br />

dell'architettura interagiscono su diversi piani di significato, non<br />

so<strong>la</strong>mente legati ad un funzionamento di base, ma anche a livello<br />

simbolico. Quello che Herdeg definisce "struttura formale" è<br />

palesemente determinato anche dal<strong>la</strong> necessità di conservare un


Capitolo II-1<br />

microclima interno favorevole allo sviluppo del<strong>la</strong> vita umana. Si<br />

tratta, dunque, del<strong>la</strong> riproposizione attraverso il tipo di una<br />

condizione di vita ancestrale, nel<strong>la</strong> quale le esigenze spirituali del<strong>la</strong><br />

figurazione e quelle materiali del<strong>la</strong> creazione di un rifugio<br />

coincidevano. Questo può essere dunque il vero senso del "tipo":<br />

l'incarnazione di valori e significati antichi, <strong>la</strong> "promessa di<br />

permanenza".<br />

II. Il tipo come strumento di analisi e progettazione<br />

La possibilità di individuare una <strong>tipizzazione</strong> non so<strong>la</strong>mente<br />

nell'ambito del<strong>la</strong> morfologia funzionale, ma anche per quanto<br />

riguarda delle costanti ambientali, può essere sicuramente sfruttata<br />

nell'ambito di uno studio come il presente, volto a individuare delle<br />

soluzioni fortemente radicate nel<strong>la</strong> realtà culturale per <strong>la</strong><br />

progettazione di sistemi insediativi a basso contenuto tecnologico.<br />

Una volta ipotizzata <strong>la</strong> validità del metodo, ossia rilevata <strong>la</strong><br />

rispondenza dell'astrazione del tipo al<strong>la</strong> realtà costruita, è dunque<br />

possibile prenderlo in considerazione come strumento progettuale,<br />

realizzandone un'applicazione in chiave contemporanea. Così<br />

come questo è stato fatto per i tipi morfologici, è senz'altro<br />

possibile procedere nel<strong>la</strong> stessa maniera per i tipi ambientali.<br />

L'analisi di queste invarianti va però condotta con alcuni partico<strong>la</strong>ri<br />

accorgimenti. Gli studi tipologici c<strong>la</strong>ssici hanno messo a fuoco <strong>la</strong><br />

65<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

dimensione urbana, individuando i tipi come elementi di base e i<br />

processi di crescita come loro successiva aggregazione. Allo<br />

stesso modo, i tipi ambientali non vengono necessariamente<br />

conclusi nel<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del singolo edificio, o vengono incorporati in<br />

architetture di tale dimensioni da poter essere considerate a tutti gli<br />

effetti oggetti a sca<strong>la</strong> urbana. Tale è il caso ad esempio delle case<br />

urbane di alcune città indiane, costituite prevalentemente da<br />

piccole unità addensate intorno a spazi aperti, secondo il modello<br />

is<strong>la</strong>mico del "pa<strong>la</strong>zzo a padiglioni".<br />

I tipi ambientali riscontrabili in esempi di questo genere sono<br />

difficilmente realizzabili sul<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del singolo edificio di dimensioni<br />

normali; ciononostante, anche nell'architettura <strong>tradizionale</strong> non è<br />

difficile individuare tipi ambientali che incorporano diversi corpi di<br />

fabbrica, spazi aperti, strade ecc., come nel caso delle vie porticate<br />

di molte città nordafricane. Il valore urbano di questi tipi non va<br />

pertanto sottovalutato, né nelle fasi di analisi, né in quel<strong>la</strong> di<br />

applicazione.<br />

Un ulteriore problema è quello dell'applicazione di questi tipi<br />

dal punto di vista dell'ottenimento di condizioni di venti<strong>la</strong>zione e<br />

igieniche sufficienti. Non va trascurato il fatto che buona parte delle<br />

innovazioni morfologiche apportate dall'architettura moderna sono<br />

state, almeno inizialmente, introdotte al fine di migliorare le<br />

condizioni di vita dei residenti delle pestilenziali Mietkasernen; una


Capitolo II-1<br />

più efficiente venti<strong>la</strong>zione, nonché l'azione battericida dei raggi<br />

so<strong>la</strong>ri, hanno contribuito al raggiungimento di condizioni igieniche<br />

più accettabili. Chiaramente rinunciare a queste conquiste non è<br />

pensabile né moralmente possibile; è dunque necessario<br />

individuare un equilibrio, che pur nello sfruttare le potenzialità<br />

ambientali di questi tipi, non rinunci ad ottenere standard igienici<br />

consoni.<br />

Nei paesi in via di sviluppo <strong>la</strong> problematica è<br />

sostanzialmente inversa, poiché è necessario, in tutti gli interventi<br />

di edilizia abitativa, e soprattutto in quelli destinati alle fasce meno<br />

abbienti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, raggiungere livelli igienici sufficienti, al<br />

fine di garantire <strong>la</strong> salubrità delle costruzioni. In questo caso i tipi<br />

ambientali possono fornire validi spunti progettuali, poiché anche<br />

da quel punto di vista si tratta di forme sperimentate ed efficaci. Se<br />

Bungalow a Lahore: in rosso, <strong>la</strong> zona “calda” dell’anello termico, che protegge il nucleo “freddo” interno<br />

66<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

ovviamente non sono in grado di attestarsi su standard qualitativi<br />

come quelli imposti dal<strong>la</strong> normativa edilizia moderna, allo stesso<br />

tempo possono comunque migliorare le condizioni igieniche del<strong>la</strong><br />

comune edilizia a basso costo nei paesi in via di sviluppo.<br />

III. Quattro "tipi ambientali" del contesto di riferimento<br />

Il concetto di "anello termico"<br />

L'anello termico è una partico<strong>la</strong>re conformazione p<strong>la</strong>nimetrica che<br />

si può riscontrare in numerosissime opere di edilizia domestica del<br />

periodo c<strong>la</strong>ssico e coloniale. Si tratta di un corridoio continuo, di<br />

<strong>la</strong>rghezza variabile, che separa le zone abitative interne dal<strong>la</strong><br />

facciata dell'edificio. Nei periodi di maggiore inso<strong>la</strong>zione, questo<br />

semplice dispositivo permette di iso<strong>la</strong>re <strong>la</strong> zona abitata<br />

dall'irraggiamento so<strong>la</strong>re e dall'aria calda proveniente dall'esterno.<br />

Gli spazi interni rimangono, di fatto, ciechi: è però possibile una<br />

loro venti<strong>la</strong>zione (cross-venti<strong>la</strong>tion), agendo sulle aperture sui <strong>la</strong>ti.<br />

L'anello termico infatti il più delle volte non è descritto da pareti<br />

chiuse, ma piuttosto da elementi leggeri o mobili, come possono<br />

essere tende, schermi, separè e altri divisori che si attestano lungo<br />

il perimetro delle colonne che inscrivono lo spazio abitativo.<br />

L'anello termico assolve altri due importanti compiti: da un


Capitolo II-1<br />

<strong>la</strong>to, essendo un corridoio continuo, di permettere una venti<strong>la</strong>zione<br />

dello spazio intorno al nucleo centrale, con un conseguente<br />

abbassamento di temperatura; dall'altro, come nel<strong>la</strong> migliore<br />

tradizione dell'architettura is<strong>la</strong>mica, quello di definire chiaramente<br />

<strong>la</strong> gerarchia degli spazi costruiti, tra serventi e serviti.<br />

Questa partico<strong>la</strong>re tipologia è stata utilizzata in diverse<br />

conformazioni. Raro è il caso di un anello completo che giri tutto<br />

intorno all'edificio, anche perché tale accorgimento risulta<br />

necessario solo nei casi in cui si tratti di una costruzione iso<strong>la</strong>ta<br />

(condizione non molto frequente nell'architettura cittadina). Più<br />

spesso si riscontrano invece dei corridoi ubicati su due <strong>la</strong>ti lunghi<br />

dell'edificio, mentre i <strong>la</strong>ti corti rimangono ciechi.<br />

L'anello termico presenta, secondo i canoni di abitabilità<br />

nostrani, una serie di limitazioni, come l'impossibilità di condurre<br />

luce naturale all'interno dello spazio centrale, almeno in grandi<br />

quantità; <strong>la</strong> scarsità del<strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione nelle giornate<br />

partico<strong>la</strong>rmente calde, nonché <strong>la</strong> difficoltà di raggiungere un<br />

adeguato livello di ricambio d'aria. Nelle costruzioni ottocentesche<br />

in Pakistan questi inconvenienti sono stati solo parzialmente<br />

superati dall'uso di sistemi meccanici di venti<strong>la</strong>zione (venti<strong>la</strong>tori,<br />

impianti di condizionamento ecc.) e di illuminazione artificiale. Non<br />

bisogna però dimenticare che <strong>la</strong> tradizione del costruito spontaneo<br />

implica spesse volte una chiusura notevole degli spazi, a vantaggio<br />

67<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

del comfort termico ma a discapito del<strong>la</strong> qualità ambientale<br />

generale.<br />

Disposizione altimetrica dei volumi<br />

La complessa artico<strong>la</strong>zione dei volumi nell'edilizia domestica delle<br />

città indiane segue uno schema che, nel suo rispondere alle<br />

esigenze di costruzione dello spazio urbano, risulta favorevole<br />

anche per una fruizione climaticamente ottimizzata. Il principio<br />

compositivo consiste nel compiere una progressiva sottrazione di<br />

volumi dall'ingombro prismatico del<strong>la</strong> costruzione man mano che si<br />

Javeli a Jaisalmer, India: evidenziato in arancione il progressivo svasamento dei volumi verso l’alto


Capitolo II-1<br />

procede dal basso verso l'alto. Risulta così che gli spazi al<br />

pianoterra sono chiusi e compatti, mentre gli ultimi piani sono<br />

arieggiati, generalmente tramite <strong>la</strong> costruzione di un invaso vuoto<br />

ruotante intorno al<strong>la</strong> corte centrale.<br />

Le strade delle città sono dunque prive di grandi aperture. Al<br />

pianoterra delle case sono alloggiate botteghe di piccole<br />

dimensioni - se il proprietario del<strong>la</strong> casa in questione è un<br />

commerciante, saranno le sue stesse botteghe. L'ingresso<br />

all'abitazione avviene generalmente da una strada secondaria,<br />

essendo i fronti principali dedicati precipuamente al commercio. Gli<br />

ingressi sono piccoli e poco appariscenti, pertanto facilmente<br />

control<strong>la</strong>bili e sicuri.<br />

I piani superiori sono invece più aperti, permettendo anche<br />

una maggiore venti<strong>la</strong>zione dell'edificio. La vita del<strong>la</strong> famiglia<br />

procede in sintonia con <strong>la</strong> conformazione degli spazi: <strong>la</strong> giornata<br />

comincia ai piani alti, e i membri del<strong>la</strong> famiglia scendono poi nei<br />

piani più bassi, freschi e bui, durante il corso del<strong>la</strong> giornata: gli<br />

ambienti ai piani bassi sono dunque quelli serali. Il ciclo si completa<br />

di nuovo in alto, sui tetti a terrazza, i quali, essendo stati scaldati<br />

per tutto il giorno dal sole, offrono una superficie ideale per dormire<br />

all'aperto. La famiglia si trasferisce dunque nuovamente verso<br />

l'alto, dove passa <strong>la</strong> notte2. 68<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

Una costruzione artico<strong>la</strong>ta in questa maniera presenta<br />

dunque i seguenti vantaggi:<br />

Corti centrali<br />

- ampio sfruttamento degli spazi al pianoterra, più "redditizi"<br />

rispetto a quelli alti;<br />

- possibilità di venti<strong>la</strong>zione ottimale degli ambienti alti;<br />

- possibilità di espansione degli spazi alti in caso di<br />

"al<strong>la</strong>rgamento" del<strong>la</strong> famiglia.<br />

Elemento fondamentale dell'abitazione - cittadina e rurale - del<strong>la</strong><br />

regione indiana è <strong>la</strong> corte centrale. Premesso che si tratta forse<br />

dell'espediente più diffuso nelle aree calde del pianeta per<br />

migliorare le condizioni termiche delle abitazioni, risulta però utile<br />

sottolineare l'uso partico<strong>la</strong>rmente raffinato che se ne è fatto nelle<br />

costruzioni is<strong>la</strong>miche, mediate e tradotte poi nel Subcontinente<br />

indiano.<br />

La corte centrale, anche negli edifici di modesta entità,<br />

mostra una serie di vantaggi ed un'amplissima flessibilità nell'uso.<br />

Come elemento distributivo e spaziale è presente in una<br />

combinazione pressoché infinita di varianti; come dispositivo<br />

bioclimatico <strong>la</strong> sua funzione varia dal vano di venti<strong>la</strong>zione, al<strong>la</strong><br />

semplice presenza come "elemento freddo" a contatto con le pareti


Capitolo II-1<br />

del<strong>la</strong> casa. Sovente si<br />

riscontrano poi nelle corti<br />

altre funzioni, come <strong>la</strong><br />

raccolta dell'acqua piovana<br />

o <strong>la</strong> presenza di<br />

attrezzature speciali per<br />

<strong>la</strong>vorazioni artigianali o<br />

agricole.<br />

Nel<strong>la</strong> tradizione indiana,<br />

<strong>la</strong> "casa a corte" esiste,<br />

come tipologia, da tempi<br />

immemorabili. Dal<br />

Casa a corte a Meknes (Marocco)<br />

semplice recinto delle case<br />

in fango del deserto del<br />

Rajahstan all'invaso monumentalmente decorato delle ricche<br />

magioni cittadine, essa trascende il semplice significato ancestrale<br />

di "spazio delimitato e protetto" per diventare un ambiente aperto<br />

polifunzionale.<br />

Meritano un primo spazio di attenzione gli accorgimenti che<br />

vengono adottati per mantenere le corti ad una temperatura<br />

costantemente bassa:<br />

- rapporto altezza - <strong>la</strong>rghezza studiato in maniera da<br />

69<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

impedire l'eccessivo soleggiamento;<br />

- uso di gronde molto sporgenti;<br />

- presenza, al<strong>la</strong> quota pavimento, di specchi d'acqua o<br />

pozzi, che raffreddano l'ambiente tramite un processo di<br />

trasformazione isentalpica dell'aria.<br />

Le corti interne sono pertanto spazi che si trovano<br />

costantemente ad una temperatura più bassa rispetto al resto del<strong>la</strong><br />

costruzione. Le zone abitative, soprattutto se separate dall'esterno<br />

(come nel caso re<strong>la</strong>tivo all'anello termico) affacciano sulle corti<br />

centrali, permettendo così l'immissione, all'interno del<strong>la</strong> casa,<br />

dell'aria più fredda. La differenza di temperatura che si viene a<br />

creare tra le superfici esposte e quelle ombreggiate provoca<br />

immediatamente una venti<strong>la</strong>zione naturale che coadiuva nel<strong>la</strong><br />

creazione di un effetto camino - l'aria calda viene risucchiata<br />

dall'interno degli ambienti e risale verso l'alto. L'effetto camino<br />

viene accentuato<br />

ulteriormente<br />

restringendo <strong>la</strong><br />

sezione del<strong>la</strong> corte<br />

centrale a favore<br />

dell'altezza,<br />

aumentando così <strong>la</strong><br />

velocità dell'aria in<br />

movimento.<br />

Corte interna porticata a Sri Lanka (G. Bawa)


Porticati e colonnati<br />

Elemento presente prevalentemente nell'architettura sacra, il<br />

colonnato presenta, nel<strong>la</strong> semplicità del<strong>la</strong> sua esecuzione<br />

architettonica, un espediente di grande efficacia per <strong>la</strong><br />

realizzazione di un effettivo ombreggiamento del corpo costruito. Il<br />

colonnato, o porticato, se inteso nel<strong>la</strong> sua accezione più urbana, è<br />

un tipo certo non originale del<strong>la</strong> regione indiana, ma deriva più<br />

probabilmente dalle costruzioni occidentali di matrice attica,<br />

ellenistica e poi araba.<br />

Zanzibar: casa cittadina con porticato al pianoterra<br />

Capitolo II-1<br />

70<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale<br />

Passaggi porticati a Sri Lanka (G. Bawa)<br />

Nel mondo is<strong>la</strong>mico, e soprattutto nel<strong>la</strong> costruzione di<br />

moschee con annessi porticati per lo svolgimento delle funzioni<br />

commerciali tipiche dei luoghi di pellegrinaggio, <strong>la</strong> "piazza coperta"<br />

è un elemento che ha trovato, nel corso dei secoli, un <strong>la</strong>rgo campo<br />

di applicazione. Le moschee stesse, soprattutto quelle di matrice<br />

nordafricana, sono spesso costituite da piazze coperte, con<br />

semplici suddivisioni spaziali scandite dall'ordine del colonnato.<br />

L'intersezione tra lo spazio interno ed esterno è una semplice<br />

interruzione dell'ordine colonnato nel<strong>la</strong> sua zona centrale, per<br />

proseguire solo sui <strong>la</strong>ti, formando spesso uno schema a<br />

quadriportico analogo a quello delle basiliche di pellegrinaggio<br />

dell'era romanica.


Nelle diverse correnti architettoniche che si sono intersecate<br />

nel<strong>la</strong> regione indiana, molteplici esempi di architettura temp<strong>la</strong>re<br />

hanno utilizzato elementi porticati per <strong>la</strong> definizione degli spazi<br />

pubblici. La netta contrapposizione tra spazi ombreggiati e<br />

soleggiati provoca fenomeni di venti<strong>la</strong>zione utili per<br />

l'abbassamento del<strong>la</strong> temperatura all'interno del<strong>la</strong> zona del<br />

porticato.<br />

Note<br />

Capitolo II-1<br />

1 K. Herdeg, Formal Structure in Indian Architecture. New York: Rizzoli, 1990.<br />

2 Per una interessante descrizione del<strong>la</strong> vita di una famiglia parsi a Lahore, si<br />

veda il romanzo di Bapsi Sidhwa, Il talento dei Parsi. Vicenza: Neri Pozza, 2000.<br />

71<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>tipologica</strong> dell’edilizia <strong>tradizionale</strong>: <strong>la</strong> <strong>tipizzazione</strong> ambientale


CAPITOLO II-2<br />

L’architettura<br />

contemporanea e lo<br />

sviluppo: identità e alterità<br />

I. L'identità moderna e l'alterità del contesto<br />

Nel mondo in via di sviluppo, nelle cosiddette "economie di<br />

transizione", il fare architettura costituisce un'attività riccamente<br />

problematica, continuamente in sospensione tra i vincoli imposti<br />

dal<strong>la</strong> limitatezza delle risorse e le potenzialità che proprio il<br />

superamento di questi vincoli è in grado di esprimere. Chiaramente<br />

sussiste <strong>la</strong> possibilità di apportare un significativo grado di<br />

innovazione tecnologica, intesa non necessariamente come<br />

"aumento del<strong>la</strong> complessità"; ma ciò che più ci interessa in questa<br />

specifica parte dello studio è <strong>la</strong> questione linguistica, l'ampliamento<br />

dello spettro delle possibilità espressive.<br />

È possibile infatti rintracciare, nel <strong>la</strong>voro di molti architetti<br />

"occidentali" che hanno operato nei paesi in via di sviluppo,<br />

interessanti contaminazioni culturali, derivanti proprio dal<strong>la</strong> volontà<br />

di interpretare positivamente una condizione attuale, ossia quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> limitatezza delle risorse. A partire da Le Corbusier, che in<br />

72<br />

Verso un'architettura scrive "Non c'è l'uomo primitivo; ci sono<br />

mezzi primitivi. L'idea è costante, in potenza dall'inizio" 1, gli<br />

architetti del<strong>la</strong> modernità si sono confrontati con il superamento di<br />

questa scarsezza di mezzi, inventando nuove soluzioni tecniche,<br />

immediatamente riverberatesi nell'ambito figurativo<br />

dell'architettura.<br />

Spesso questo ha portato al<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di veri e propri<br />

palinsesti tecnici: applicazioni del tutto sconsiderate di tecnologie<br />

complesse in contesti non adatti al<strong>la</strong> loro riproduzione. In alcuni<br />

casi <strong>la</strong> mitopoietica universalista del<strong>la</strong> modernità si è scontrata<br />

fragorosamente con le realtà del regionalismo, del<strong>la</strong> differenza dei<br />

modelli locali, delle condizioni esterne. In molti altri casi però, i<br />

risultati sono stati bril<strong>la</strong>nti, sia per gli aspetti ambientali affrontati in<br />

maniera innovativa, sia per l'efficacia figurativa dell'architettura che<br />

ne è derivata.<br />

Ciò che ha sempre reso problematico il rapporto tra gli<br />

architetti provenienti dal mondo industrializzato e le realtà di<br />

sviluppo è stata <strong>la</strong> volontà di applicare in maniera pedissequa<br />

modelli provenienti da contesti culturali diversi. Ma questa<br />

tendenza non ha rappresentato una costante nel complesso<br />

rapporto tra l'architettura e l'alterità, se così si vuole riassumere <strong>la</strong><br />

problematica di cui ci stiamo occupando. In alcune epoche e<br />

regioni, ad esempio durante il colonialismo britannico in India,


Capitolo II-2<br />

l'adattamento delle tipologie edilizie tradizionali alle necessità dei<br />

coloni ha dato luogo al<strong>la</strong> nascita di nuove forme costruttive,<br />

sinteticamente ideate per rispondere a esigenze figurative<br />

d'importazione nell'ambito di una realtà locale estrema e<br />

condizionante. Lo sviluppo del bungalow2, ad esempio,<br />

rappresenta un processo di questo genere, dall'esito quanto mai<br />

interessante.<br />

Se da un <strong>la</strong>to l'edilizia "minore" ha sempre mostrato una<br />

maggiore propensione all'adattamento, quel<strong>la</strong> "monumentale" ha<br />

invece più pervicacemente conservato <strong>la</strong> sua identità specifica,<br />

cadendo spesso nel<strong>la</strong> creazione di palinsesti non so<strong>la</strong>mente<br />

tecnologici ma anche figurativi. Eppure, anche in questo campo - si<br />

pensi al<strong>la</strong> Dacca di Kahn, o forse anche al<strong>la</strong> Chandigardh di Le<br />

Corbusier - alcune architetture eccezionali hanno dimostrato come<br />

<strong>la</strong> comprensione delle "culture altre" è effettivamente possibile,<br />

tanto da poter reinterpretare questo sapere e restituirlo come<br />

risposta forte ad un problema che va ben al di là del<strong>la</strong> creazione di<br />

condizioni ambientali confortevoli.<br />

In questi celebri esempi, l'architettura moderna conserva<br />

dunque <strong>la</strong> sua identità, entrando in dialogo con l'alterità del<br />

contesto. È vero che si tratta di opere ideate dai due più grandi<br />

maestri dell'architettura del ventesimo secolo; Is<strong>la</strong>mabad, <strong>la</strong> nuova<br />

capitale per il Pakistan, non è nemmeno lontanamente<br />

73<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

paragonabile a quanto costruito nel Punjab indiano e nel<br />

Bang<strong>la</strong>desh. Ma abbandonando <strong>la</strong> dimensione urbana di questi<br />

interventi alquanto singo<strong>la</strong>ri, possiamo rintracciare molti altri<br />

esempi felici, accanto, ovviamente a fallimenti di vario genere.<br />

Quello che si tenterà di compiere, nelle prossime pagine,<br />

sarà dunque un regesto di alcuni interventi puntuali nei contesti di<br />

sviluppo; interventi che si ritengono significativi per il loro modo di<br />

interagire con l'ambiente dato, con l'universo culturale e materiale<br />

nel quale sono stati realizzati; nonché, e questo è quanto più ci<br />

importa, i diversi modi in cui l'identità dell'architettura moderna si è<br />

misurata con l'alterità dei contesti differenti.<br />

Il periodo storico che è oggetto del<strong>la</strong> presente analisi<br />

sull'architettura "occidentale" nel mondo in sviluppo è <strong>la</strong> seconda<br />

metà del ventesimo secolo; tale periodo pone, soprattutto se<br />

considerato sotto quest'ottica, un problema non indifferente legato<br />

al<strong>la</strong> preponderanza eidetica nel<strong>la</strong> pratica architettonica, questione<br />

del<strong>la</strong> quale si è già par<strong>la</strong>to in precedenza. Nelle opere che stanno<br />

per essere analizzate <strong>la</strong> componente ideologica è fortemente<br />

presente, e funge anzi da fattore determinante centrale, sempre<br />

chiaramente visibile.<br />

Forse proprio per <strong>la</strong> strutturazione più fragile - almeno da un<br />

punto di vista di risorse - dei contesti di sviluppo, in questi esempi


Capitolo II-2<br />

<strong>la</strong> preponderanza dell'idea sembra prendere piede in maniera più<br />

forte rispetto alle opere che gli stessi architetti hanno realizzato in<br />

altri contesti. Purtuttavia è anche riconoscibile una linea di<br />

continuità, che consente una "trasfusione" delle medesime basi<br />

concettuali da un contesto all'altro senza sostanziale variazione. In<br />

altre parole, cambia il grado di "visibilità" del<strong>la</strong> componente<br />

ideologica, ma rimane invariata <strong>la</strong> sua "intenzionalità".<br />

II. Gradi e modi del costruire nello sviluppo<br />

Centro culturale Jean-Marie Tjibaou, Noumea, Nuova Caledonia.<br />

Renzo Piano Building Workshop, con Ove Arup & Partners, 1991-<br />

1998.<br />

Il centro culturale progettato da Renzo Piano nel<strong>la</strong> Nuova<br />

Caledonia costituisce un esempio di "inserimento poetico" molto<br />

caratterizzato. Seguendo una linea di ricerca che gli è propria,<br />

Piano si ispira a morfologie naturali, trasformandone <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e<br />

riadattando gli oggetti così ottenuti in un processo di composizione<br />

a livello paesaggistico.<br />

Il centro culturale a Noumea nasce proprio da una dinamica<br />

di questo genere. Le strutture in legno <strong>la</strong>mel<strong>la</strong>re e acciaio che<br />

Piano utilizza come "guscio" per proteggere e definire i singoli<br />

74<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

Renzo Piano: centro culturale a Noumea. Vista complessiva, porticato e dettaglio costruttivo<br />

padiglioni del complesso sono chiaramente ispirate al<strong>la</strong> struttura<br />

delle nervature delle foglie. Nelle intenzioni dell'architetto, lo scopo<br />

di questi gusci è quello di schermare il sole e modu<strong>la</strong>re l'azione del<br />

vento, alternativamente catturandolo per raffreddare i padiglioni, o<br />

proteggendo da esso gli spazi interni. Anche il sistema (per <strong>la</strong> verità<br />

non del tutto convincente) di venti<strong>la</strong>zione passiva ideato all'interno<br />

dei padiglioni, dovrebbe in qualche modo dipendere da o<br />

col<strong>la</strong>borare con le grandi foglie.<br />

L'intento figurativo di Renzo Piano è chiaro, e costruisce un


Capitolo II-2<br />

insieme che <strong>la</strong>vora efficacemente sulle diverse scale di percezione:<br />

dal<strong>la</strong> dimensione paesaggistica sino a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> definizione del<br />

dettaglio, il centro culturale riesce effettivamente a dominare il<br />

contesto, determinandolo in maniera univoca. È proprio a questa<br />

univocità che vogliamo rivolgere <strong>la</strong> nostra attenzione: essa esprime<br />

<strong>la</strong> predominanza di un'idea ineluttabile, di un meccanismo che<br />

intende porsi come "tramite" invalicabile gli tra elementi naturali e<br />

l'essere umano.<br />

Il carattere di tecnologia industriale delle opere di Piano - ed<br />

il Centro culturale Tjibaou non fa eccezione - è tale da tendere ad<br />

una trasposizione figurativa dall'ambito architettonico a quello<br />

industriale, tanto da alludere, più che al concetto di "edificio", a<br />

quello di "macchina". Il vasto uso di semi<strong>la</strong>vorati industriali, di<br />

componentistica in acciaio, nonché dello stesso legno <strong>la</strong>mel<strong>la</strong>re,<br />

versione altamente "ingegnerizzata" di un materiale naturale,<br />

esprimono chiaramente questa affinità non so<strong>la</strong>mente visiva.<br />

Si tratta in questo caso di un palinsesto? Piano decide, in<br />

Nuova Caledonia, di utilizzare tecnologie importate in blocco, il che<br />

include ovviamente anche materiali, componenti, nonché il knowhow<br />

necessario per <strong>la</strong> realizzazione dell'opera. L'identità moderna<br />

del<strong>la</strong> sua architettura viene affermata in maniera forte, e gli "scudi"<br />

da lui concepiti sono, in questo senso, più strumento di protezione<br />

da un ambiente "ostile" che non reali elementi di derivazione<br />

75<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

naturale. Il dialogo con il paesaggio è abilmente risolto, grazie<br />

anche all'informalità del<strong>la</strong> disposizione p<strong>la</strong>nimetrica ed al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong><br />

abbastanza ridotta dei singoli oggetti; purtuttavia, si tratta di<br />

"macchine", di complessi "respiratori" collocati in un paesaggio, in<br />

un rapporto innegabilmente di "dominazione".<br />

Centro di formazione per l'avicoltura Kahere Ei<strong>la</strong>, Koliagbe,<br />

Guinea. Heikkinen - Komonen Architetti, 1997-2000.<br />

Ad un estremo opposto rispetto al<strong>la</strong> "esuberanza tecnologica" di<br />

Renzo Piano possiamo collocare <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> per avicoltura realizzata<br />

dagli architetti fin<strong>la</strong>ndesi Mikko Heikkinen e Marku Komonen.<br />

Forse limitati da un budget bassissimo (appena superiore ai<br />

100.000 dol<strong>la</strong>ri), gli architetti hanno utilizzato tecnologie costruttive<br />

di base, realizzate con materiali facilmente disponibili e messi in<br />

opera da maestranze locali.<br />

Posti di fronte al<strong>la</strong> problematica centrale del costruire nello<br />

sviluppo - <strong>la</strong> limitatezza delle risorse - i progettisti non hanno<br />

rinunciato a mettere in atto un dialogo fra tradizione locale e<br />

figuratività moderna. Così l'impianto p<strong>la</strong>nimetrico, artico<strong>la</strong>to da<br />

padiglioni intorno ad un'ampia corte centrale dominata da un<br />

albero, è basato sul<strong>la</strong> tipica disposizione dei vil<strong>la</strong>ggi del<strong>la</strong> Guinea,<br />

che è stata qui reinterpretata per riprodurre, all'interno di un centro<br />

di formazione professionale, il senso di "comunità"


Capitolo II-2<br />

Heikkinen - Komonen: centro di formazione per avicoltura a Koliagbe, Guinea<br />

Pianta, veduta d’insieme e interno di un’au<strong>la</strong> didattica<br />

76<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

dell'insediamento tipico.<br />

I tre padiglioni che<br />

circondano <strong>la</strong> corte centrale<br />

manifestano invece con<br />

decisione <strong>la</strong> loro provenienza<br />

europea, se non addirittura<br />

scandinava. Le forme, il<br />

proporzionamento, il rigore<br />

geometrico che li caratterizza<br />

è inequivocabilmente<br />

riconducibile ad una<br />

contemporaneità<br />

dell'architettura neomoderna; ciononostante, l'immagine definitiva<br />

creata da questa architettura non induce necessariamente a<br />

considerar<strong>la</strong> un palinsesto. In parte, ciò è riconducibile al<strong>la</strong> qualità<br />

dei materiali e delle tecniche costruttive adoperate.<br />

I padiglioni sono infatti realizzati principalmente con una<br />

muratura portante in blocchi di terra pressata, innovazione<br />

introdotta per evitare il consumo di combustibili per <strong>la</strong> cottura dei<br />

<strong>la</strong>terizi. Questi blocchi stabilizzati sono completati da singoli<br />

elementi in calcestruzzo, al fine di rendere possibili aperture più<br />

ampie rispetto a quelle che sarebbero ottenibili tramite <strong>la</strong><br />

tecnologia <strong>tradizionale</strong>.


Capitolo II-2<br />

Il legno, risorsa partico<strong>la</strong>rmente scarsa, è stato utilizzato per<br />

realizzare i pi<strong>la</strong>stri che sostengono <strong>la</strong> copertura dell'au<strong>la</strong> didattica:<br />

in mancanza di singoli tronchi di dimensioni sufficienti, questi<br />

pi<strong>la</strong>stri sono stati composti tramite l'aggregazione di quattro parti di<br />

dimensioni ridotte, unite da un'anima in ferro. Anche per <strong>la</strong><br />

travatura del<strong>la</strong> copertura è stato adottato un principio analogo: le<br />

travi in legno, troppo sottili per poter da sole sostenere il carico,<br />

sono state "armate" grazie a semplici tiranti in acciaio. Le altre<br />

tecniche adoperate nel<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> seguono<br />

logiche simili: utilizzo di risorse locali, "trasformate" però attraverso<br />

una "meccanizzazione" elementare, che ne consente l'estensione<br />

delle prestazioni.<br />

Tutti questi accorgimenti necessari per supplire al<strong>la</strong><br />

indisponibilità di materiali da costruzione adeguati sono stati resi<br />

possibili dal<strong>la</strong> conoscenza delle proprietà dei materiali, dunque una<br />

forma di sapere che coniuga l'empirismo del costruire con <strong>la</strong><br />

"cultura razionale" di stampo occidentale. L'applicazione di questa<br />

struttura conoscitiva forte, però, ha portato ad un risultato che<br />

intende dialogare con <strong>la</strong> realtà circostante, sussumendo<strong>la</strong> come<br />

parte fondante del processo che dà forma all'architettura.<br />

77<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

Dacca, nuova capitale del Bang<strong>la</strong>desh. Louis I. Kahn, 1962-1973<br />

Ciò che Louis Kahn ha compiuto con i suoi edifici in Bang<strong>la</strong>desh<br />

(ma anche con i suoi interventi ad Ahmedabad, in India) trascende<br />

per molti versi il senso del presente studio. Kahn,<br />

contemporaneamente a Le Corbusier, rimette in discussione <strong>la</strong><br />

questione del<strong>la</strong> monumentalità, una delle "vittime eccellenti" del<br />

nichilismo modernista. Per fare questo, riparte dalle radici<br />

dell'occidente, ad esempio del<strong>la</strong> cultura architettonica del<strong>la</strong> Roma<br />

imperiale, ma trova proprio in una congiunzione ideale con<br />

l'identità specifica del subcontinente indiano <strong>la</strong> sua ragione<br />

d'essere.<br />

Attento interprete delle tecniche costruttive già nelle sue<br />

opere statunitensi, Kahn affronta <strong>la</strong> scarsità di risorse delle<br />

economie di sviluppo comprendendone i processi di mutamento, e<br />

applicando poi queste potenzialità nei suoi edifici. Nascono così le<br />

acrobazie costruttive del campidoglio di Dacca, <strong>la</strong> magnifica volta<br />

rigata del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> delle assemblee, le coraggiose strutture in<br />

calcestruzzo armate con bambù e altre fibre vegetali3. Il prometeismo dell'architetto è in questo partico<strong>la</strong>re caso<br />

rivolto però, in un certo senso, "all'indietro": Kahn non sta<br />

"inventando" nuove forme, quanto tentando di ricuperare spazialità<br />

antiche - i grandi mausolei moghul - tramite un processo che non


Capitolo II-2<br />

Louis Kahn: assemblea nazionale del Bang<strong>la</strong>desh Vista dal centro cittadino e pianta<br />

78<br />

si limita esclusivamente ad un'imitazione formale. Se l'architettura<br />

è determinata fortemente dalle tecniche che ne consentono <strong>la</strong><br />

messa in opera, è necessario riprodurre anche questa condizione<br />

di autenticità per porre in atto una continuità con <strong>la</strong> storia4. È questo un palinsesto? Quanto forte è <strong>la</strong> componente<br />

ideologica di questa architettura? La profondità metafisica<br />

dell'opera è tale che risulta difficile sondare <strong>la</strong> domanda,<br />

comprenderne le ragioni ultime. È di fatto innegabile che <strong>la</strong> nuova<br />

capitale del Bang<strong>la</strong>desh, a circa trenta anni dal suo<br />

completamento, ha assunto un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong><br />

costruzione dell'identità di una nazione . La capacità mostrata da<br />

Kahn di comprendere le istanze immateriali, interpretandole nel<strong>la</strong><br />

materialità del costruito, il tutto all'interno di un dialogo profondo tra<br />

identità moderna e alterità specifica, costituisce comunque un<br />

esempio di grandissimo valore.<br />

Hassan Fathy<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

Accanto a questi tre esempi, testimone ciascuno di una diversa<br />

manifestazione dell'ideologia modernista, si può affiancare l'opera<br />

di Hassan Fathy, l'architetto egiziano che negli anni '50 e '60 diede<br />

un grande impulso allo studio dell'architettura nei contesti di<br />

sviluppo tramite i suoi scritti e <strong>la</strong> sua attività di docente in<br />

Inghilterra.


Diversamente dagli autori<br />

di cui si è fin qui par<strong>la</strong>to,<br />

Fathy proveniva da un<br />

contesto di sviluppo, e delle<br />

sue problematiche era<br />

pertanto intriso in maniera<br />

p<strong>la</strong>usibilmente più profonda<br />

rispetto ad essi. Inoltre, a<br />

dimostrazione di quanto<br />

sovrastrutturale sia il<br />

linguaggio moderno, Fathy<br />

utilizza disinvoltamente il<br />

repertorio vernaco<strong>la</strong>re,<br />

tramutandolo in uno<br />

strumento di attuazione <strong>tipologica</strong> e semantica di rara efficacia. La<br />

capacità di leggere <strong>la</strong> contemporaneità nelle opere di Fathy è<br />

acquisita: lo stemperamento dell'innovazione formale è tanto<br />

accentuato da riportare <strong>la</strong> figurazione ad uno stato<br />

apparentemente "primitivo". Ma nel caso di Fathy non si può<br />

par<strong>la</strong>re certamente di mimesi dell'architettura spontanea: il rigore e<br />

l'ordine formale con cui avviene <strong>la</strong> composizione e lo studio dello<br />

spazio architettonico, testimoniano un'intenzionalità che distingue<br />

nettamente lo "spontaneo" dal "progettato".<br />

Hassan Fathy, Casa Hamed Said a El Marg, 1945<br />

Capitolo II-2<br />

Ciò che dunque distingue nettamente Fathy dagli altri autori<br />

79<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

considerati è <strong>la</strong> volontà di non "formalizzare" <strong>la</strong> ricerca compositiva<br />

con un linguaggio estraneo: nelle case da lui realizzate, l'intero<br />

processo di figurazione avviene tramite un col<strong>la</strong>ge di elementi<br />

costruttivi tradizionali, riutilizzati però secondo modalità che non si<br />

ritiene del tutto errato definire di "spoglio". Dal repertorio formale<br />

tipico dell'architettura domestica nordafricana, Fathy deduce<br />

pertanto le componenti che sono necessarie ai suoi scopi e le<br />

congiunge tra di loro, utilizzando dunque linguaggio e tecniche<br />

costruttive tradizionali e al limite del pittoresco, dando luogo a<br />

nuovi risultati espressivi.<br />

III. Conclusione<br />

I quattro autori che abbiamo considerato rappresentano altrettanti<br />

modi di operare ideologicamente nei contesti "informali" dello<br />

sviluppo. Come si è potuto constatare, <strong>la</strong> gamma di questi sistemi<br />

teorici, anche considerata <strong>la</strong> distanza cronologica che li separa, è<br />

a dir poco vasta. Se ciascuna delle modalità di intervento<br />

presentate possiede una intrinseca coerenza, creando esempi più<br />

che validi di architettura contemporanea, purtuttavia queste opere<br />

rispondono in maniera diversa a quelle che sono state poste come<br />

premesse concettuali al presente <strong>la</strong>voro.<br />

Il procedimento che abbiamo, nell'ambito di queste pagine,


Capitolo II-2<br />

definito come "palinsesto", presenta una serie di problematiche<br />

proprie, che ne rendono più complessa l'applicazione nei contesti<br />

di sviluppo. La mancanza di un collegamento con <strong>la</strong> realtà<br />

materiale del costruire costituisce per l'architettura uno dei più<br />

grandi rischi; e tale pericolo assume connotati ancora più<br />

drammatici quando entra in gioco anche <strong>la</strong> limitatezza delle risorse.<br />

Benché gli esempi presentati siano egregiamente risolti, non<br />

necessariamente possono essere tutti egualmente riprodotti come<br />

"modelli procedurali". La fortissima componente tecnologica di un<br />

intervento come quello di Piano, ad esempio, presuppone <strong>la</strong> totale<br />

sostituzione delle pratiche costruttive specifiche con altre di<br />

"importazione". Lo stesso si può dire del<strong>la</strong> componente figurativa.<br />

Per le architetture di Kahn e di Heikkinen - Komonen, l'equilibrio è<br />

già ristabilito, almeno sotto l'aspetto dell'uso delle risorse. Benché<br />

il patrimonio figurativo non rinunci comunque ad un linguaggio di<br />

tipo "storicamente" moderno, l'uso di tecniche costruttive<br />

appropriate, anzi l'innovazione apportata ad esse, ne rende più<br />

bi<strong>la</strong>nciato l'equilibrio materiale e concettuale. Fathy, al termine<br />

opposto degli altri, sia per <strong>la</strong> componente costruttiva che quel<strong>la</strong><br />

figurativa, sceglie di "citare" l'architettura <strong>tradizionale</strong>, evitando così<br />

di incorrere in problemi di "inserimento culturale".<br />

La condizione ideale, probabilmente, è da ricercarsi proprio<br />

nel termine medio, quello che è lontano sia dall'imposizione di una<br />

tecnicità impropria, ma anche dall'attitudine almeno<br />

80<br />

apparentemente rinunciataria di Fathy. Questo poiché si ritiene che<br />

è proprio attraverso <strong>la</strong> dialettica tra innovazione e conservazione -<br />

tra modernità e tradizione - che può venire al<strong>la</strong> luce un nuovo modo<br />

di fare architettura, un modo, appunto, che trovi <strong>la</strong> sua ragion<br />

d'essere nell'equilibrio tra queste due po<strong>la</strong>rità.<br />

Note<br />

L’architettura contemporanea e lo sviluppo: identità e alterità<br />

1 Le Corbusier, Verso un'architettura, trad. P. Cerri. Mi<strong>la</strong>no, Longanesi, 1984, p.<br />

53.<br />

2 Vedi M. Desai, "The Adaptation and Growth of the Bungalow in India", in<br />

Environmental Design, n. 15-16, 1995.<br />

3 Vedi F. Langford, "Concrete in Dacca", in Mimar, n. 6, ott. - dic. 1982.<br />

4 Vedi, a questo proposito, gli scritti di Kahn, ed in partico<strong>la</strong>re "Legge e rego<strong>la</strong><br />

in Architettura", in Casabel<strong>la</strong>, n. 693, ottobre 2001, p. 4-5.<br />

5 Al riguardo, è fondamentale <strong>la</strong> testimonianza riportata nelle interviste<br />

contenute nel documentario "My Architect: A Son's Journey", di N. Kahn.


CAPITOLO II-3:<br />

Le tecniche costruttive<br />

tradizionali e <strong>la</strong> loro<br />

applicazione attuale<br />

I. Premessa<br />

Nel<strong>la</strong> pratica architettonica contemporanea, dominata da<br />

un'inarrestabile corsa verso il perfezionamento degli standard<br />

tecnologici, l'uso di tecniche costruttive tradizionali può essere<br />

considerato uno "strappo al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>". Benché quest'affermazione<br />

contenga un certo grado di approssimazione, é anche vero che,<br />

per diverse ragioni, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via<br />

di sviluppo vengono privilegiati metodi costruttivi moderni,<br />

espressione del<strong>la</strong> cosiddetta "industria edilizia".<br />

Quali siano le ragioni di questa tendenza costituisce una<br />

domanda complessa, che necessita di una molteplicità di risposte.<br />

Da un <strong>la</strong>to sono di grande rilevanza i fattori economici, poiché le<br />

tecniche costruttive standardizzate vengono offerte (e spesso<br />

dipinte) come le più facilmente utilizzabili ed economicamente<br />

vantaggiose. Ciò può considerarsi valido a livello "globale", ed il<br />

modo in cui stanno crescendo le grandi città di tutto il mondo ne é<br />

81<br />

senz'altro una prova.<br />

Una seconda ragione risiede nel fatto che le capacità<br />

artigianali richieste per utilizzare molte delle tecniche costruttive<br />

tradizionali sono in buona misura scomparse, perlomeno nelle<br />

nazioni più ricche, nelle quali il processo di specializzazione del<br />

<strong>la</strong>voro ha favorito i modi di produzione industriale. La perdita di<br />

questo patrimonio di conoscenze ed abilità non potrà essere<br />

invertita se non tramite complesse strategie di formazione<br />

professionale. Nei paesi in via di sviluppo questo problema é meno<br />

evidente, ma il numero già normalmente basso di artigiani<br />

qualificati non può tenere il<br />

Herbert Ablinger: edificio industriale con<br />

struttura portante in terra. Pie<strong>la</strong>ch, Austria<br />

passo con l'enorme tasso di<br />

crescita del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ed il<br />

conseguente fabbisogno<br />

abitativo.<br />

Una terza ragione, che<br />

deriva dal<strong>la</strong> nostra storia<br />

culturale, ci riporta all'inizio del<br />

ventesimo secolo: <strong>la</strong> nascita<br />

del<strong>la</strong> "estetica macchinista",<br />

rappresentata dall'architettura<br />

Futurista prima e Moderna poi,<br />

ha attribuito alle tecniche


Capitolo II-3<br />

tradizionali un significato di "moralità regressiva". La predominanza<br />

di quest'ideologia rispetto ad altre, ad esempio il "razionalismo<br />

costruttivo" di Auguste Choisy1, ha <strong>la</strong>nciato l'architettura su di una<br />

strada di instancabile innovazione, in buona misura percorsa<br />

ancora oggi.<br />

Le radici di questo fenomeno vanno però ricercate ancora<br />

più indietro nel tempo, durante <strong>la</strong> seconda metà del XIX secolo,<br />

epoca nel<strong>la</strong> quale il "moderno" prodotto industriale cominciò a farsi<br />

strada rispetto all' "antiquato" oggetto artigianale. L'apprezzamento<br />

per i prodotti del<strong>la</strong> catena di montaggio, contro il quale si<br />

scagliarono numerosi intellettuali da John Ruskin in poi, costituisce<br />

a tutt'oggi una delle più radicate matrici culturali del nostro tempo.<br />

Dal Crystal Pa<strong>la</strong>ce del 1851 al<strong>la</strong> Halle des Machines del 1889,<br />

l'assimi<strong>la</strong>zione dell'estetica industriale nell'architettura seguirà un<br />

percorso destinato a cambiare radicalmente il volto delle<br />

costruzioni.<br />

La dipendenza dell'architettura dal<strong>la</strong> tecnica é un fenomeno<br />

che si é già manifestato in precedenti epoche storiche: il concetto<br />

di arte del costruire risale ai tempi medievali, e alcune formu<strong>la</strong>zioni<br />

teoriche, quali <strong>la</strong> Art de Bâtir di Labrouste o <strong>la</strong> Baukunst di Mies<br />

fanno riferimento alle abilità dei capomastri del gotico. Ciò che però<br />

é radicalmente cambiato é <strong>la</strong> qualità di mediazione operata dal<strong>la</strong><br />

tecnica: se in origine si trattava di un insieme di abilità volte a<br />

82<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

trasformare risorse esistenti e disponibili in materia costruita, <strong>la</strong><br />

rivoluzione industriale apporterà un nuovo grado di separazione,<br />

consistente nel<strong>la</strong> capacità di creare risorse non direttamente<br />

disponibili in natura.<br />

É chiaro che questo processo può so<strong>la</strong>mente avere luogo<br />

<strong>la</strong>ddove sia presente un sistema industriale altamente<br />

specializzato. Fino all'avvento dell'industrializzazione coloniale,<br />

quelle regioni geografiche nelle quali tale evoluzione ancora non<br />

aveva avuto luogo dovevano necessariamente fare affidamento su<br />

tecniche costruttive tradizionali.<br />

La produzione industriale in sé non é moralmente<br />

discutibile, poiché può essere considerata semplicemente uno<br />

strumento di mediazione tra l'universo materiale ed il mondo<br />

immateriale delle esigenze umane. Ciò che sicuramente però<br />

costituisce un problema obiettivo é il costo del sistema industriale:<br />

dal punto di vista di sfruttamento delle risorse, impatto ambientale,<br />

nonché di vera capacità di soddisfare i bisogni dell'uomo,<br />

rimangono sicuramente aperte molte questioni.<br />

Date queste premesse, lo scopo di questo capitolo sarà<br />

quello di illustrare alcune considerazioni sull'uso delle tecniche<br />

costruttive tradizionali nel contesto edilizio contemporaneo, sia nei<br />

paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Verrà prestata


Capitolo II-3<br />

attenzione sia a tecniche consolidate che ad altre di carattere più<br />

innovativo, e verranno presentati alcuni esempi.<br />

II. Le tecniche costruttive tradizionali e <strong>la</strong> loro applicazione<br />

nell'architettura contemporanea<br />

Svantaggi derivanti dall'uso di tecniche costruttive tradizionali<br />

Per avvicinarci alle radici del problema dell'uso nel contesto<br />

contemporaneo delle tecniche costruttive tradizionali é necessario<br />

analizzare attentamente quali sono i motivi che potrebbero<br />

frenarne l'applicazione, sia nei paesi industrializzati che in quelli in<br />

via di sviluppo.<br />

Un primo motivo, secondo Amos Rapoport2, é da<br />

identificarsi nelle tendenze socioculturali prevalenti, le quali<br />

possono essere considerate una conseguenza del<strong>la</strong><br />

"occidentalizzazione" del mondo. Nel costruire una casa per il<br />

proprio uso, <strong>la</strong> maggior parte delle persone preferisce aderire ad<br />

una "immagine" che faccia riferimento ad un partico<strong>la</strong>re stile di vita,<br />

spesso a scapito di altri fattori, quali i costi, il comfort, <strong>la</strong><br />

durevolezza delle strutture ecc. In ogni area suburbana delle<br />

grandi città occidentali, ad esempio, é raro incontrare edifici<br />

residenziali realizzati con tecniche radicalmente diverse rispetto a<br />

83<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

quelle delle case adiacenti. Oltre ad essere un riparo, <strong>la</strong> casa é il<br />

simbolo di uno stile di vita, di una mentalità, dell'appartenenza ad<br />

una comunità e dello status economico e sociale del<strong>la</strong> persona che<br />

<strong>la</strong> abita.<br />

Il fatto che una casa esprima tutti questi valori rende difficile<br />

una rie<strong>la</strong>borazione dell'immagine complessiva dell'edificio:<br />

Rapoport considera questo fatto una costante pressoché<br />

universale, applicabile al<strong>la</strong> maggior parte delle società del mondo.<br />

Come esempio, cita il caso di un programma di sviluppo abitativo<br />

nell'Altip<strong>la</strong>no peruviano3, che dovette confrontarsi (e infine cedere)<br />

Djenne (Mali): <strong>la</strong> grande mosche in terra, costruita nel 1907


Capitolo II-3<br />

al desiderio dei fruitori finali di avere tetti in <strong>la</strong>miera metallica<br />

piuttosto che costruiti con tecniche tradizionali, nonostante il<br />

pessimo grado di comfort consentito da questo specifico materiale.<br />

Ma l'immagine era più importante, e dovette essere imposta come<br />

priorità.<br />

La necessità di avere un riparo, secondo Rapoport, é fisica<br />

ma anche psicologica, e piuttosto che vivere in una casa che non<br />

corrisponda al<strong>la</strong> propria idea di "casa", molte persone sono<br />

disposte a rinunciare a potenziali vantaggi.<br />

Oltre a questi fattori culturali ve ne sono altri, molto più<br />

concreti, che impediscono <strong>la</strong> diffusione più ampia delle tecniche<br />

costruttive tradizionali: <strong>la</strong> mancanza di abilità artigianali negli<br />

operatori del settore é un motivo; un altro é legato al<strong>la</strong> disponibilità<br />

di risorse primarie.<br />

Benché in genere le tecniche costruttive tradizionali<br />

vengono realizzate con materiali disponibili localmente, é anche<br />

vero che il cambiamento delle condizioni ambientali può aver<br />

causato <strong>la</strong> riduzione nel<strong>la</strong> accessibilità di tali risorse. Il caso del<br />

legno é evidente: in molte regioni l'uso eccessivo del patrimonio<br />

boschivo per fini edilizi ed energetici ha reso sempre più rara<br />

questa risorsa, soprattutto quando non sono stati messi in atto<br />

programmi di rimboschimento.<br />

84<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

Oltre all'evidente danno ecologico causato dal<br />

disboscamento, che provoca erosione del suolo, scomparsa degli<br />

habitat naturali ecc., é chiaro che <strong>la</strong> diminuzione del materiale edile<br />

comporta l'innalzamento dei prezzi, riducendo quindi il numero di<br />

utenti finali che hanno accesso a questo bene. Se nei paesi<br />

industrializzati il sistema del mercato offre prodotti alternativi che<br />

possono sostituire completamente il legno, nelle aree più povere<br />

del mondo non sempre sono disponibili altre tecniche che possano<br />

supplire al<strong>la</strong> mancanza di questo materiale. A causa del<strong>la</strong> durata<br />

limitata del legno come materiale da costruzione, il suo riuso per<br />

fini edilizi può essere compiuto solo entro determinati limiti, anche<br />

se in alcune regioni nelle quali <strong>la</strong> sua disponibilità é estremamente<br />

limitata, le travi di grandi dimensioni vengono tradizionalmente<br />

riutilizzate più volte in edifici successivi.<br />

Il legno rappresenta il caso più evidente di questa<br />

problematica, ma molti altri materiali da costruzione sono<br />

comunque divenuti meno facilmente accessibili a causa del<strong>la</strong><br />

scomparsa delle loro pratiche produttive. In molti casi, i prodotti<br />

industriali sono diventati l'unica vera alternativa, in termini sia di<br />

accessibilità che di costi.<br />

In anni recenti, nelle economie emergenti sono stati condotti<br />

molti programmi per ripristinare le tecniche tradizionali di<br />

produzione dei materiali; benché alcune esperienze si siano


Capitolo II-3<br />

rive<strong>la</strong>te positive, non é stata possibile <strong>la</strong> loro diffusione su <strong>la</strong>rga<br />

sca<strong>la</strong>.<br />

Un altro tipo di problema, di grande importanza nei contesti<br />

industrializzati, é quello dell'adeguamento delle tecniche<br />

tradizionali alle normative edilizie. Gli standard prestazionali attuali<br />

sono in genere basati sulle caratteristiche dei sistemi costruttivi<br />

industrializzati, che vengono standardizzati e certificati per quanto<br />

riguarda <strong>la</strong> resistenza meccanica, <strong>la</strong> normativa antincendio, i<br />

parametri igienici, <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> finitura ecc. La maggior parte<br />

delle tecniche costruttive tradizionali non è stata sottoposta a<br />

questo processo di standardizzazione normativa, e viene pertanto<br />

esclusa da un uso rego<strong>la</strong>re, ponendo un serio ostacolo al<strong>la</strong> sua<br />

diffusione.<br />

Per "aggiornare" le tecniche costruttive tradizionali é<br />

richiesto uno sforzo di ricerca molto ampio, poiché é necessario<br />

giungere ad un livello di standardizzazione che ne assicuri <strong>la</strong><br />

costanza di esecuzione al di là delle condizioni locali. Nonostante<br />

<strong>la</strong> comprovata fattibilità di questo processo, dimostrata dallo<br />

sviluppo di tecniche semi-industrializzate di costruzione in terra<br />

negli Stati Uniti, si tratta certamente di un traguardo a lungo<br />

termine, che investe sia il settore pubblico sia quello privato.<br />

Rimane comunque aperta una questione di carattere ideologico:<br />

quanto più "sostenibili" possono considerarsi delle tecniche<br />

85<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

dall'esecuzione artigianale, che utilizzino però materie prime non<br />

locali al fine di assicurare <strong>la</strong> buona riuscita dell'opera?<br />

Nei paesi in via di sviluppo, nei quali <strong>la</strong> normativa edilizia<br />

non é ancora consolidata e consente quindi una maggiore<br />

flessibilità, questo problema non é così evidente, ma richiede<br />

comunque delle serie riflessioni. È importante stabilire delle<br />

prestazioni minime dei materiali e delle tecniche costruttive, per<br />

assicurare che <strong>la</strong> loro applicazione non sia di fatto nociva per <strong>la</strong><br />

salute o metta a repentaglio l'incolumità dei fruitori. Se queste<br />

tecniche venissero rese appetibili da un punto di vista economico<br />

ma anche culturale, é p<strong>la</strong>usibile che diventerebbero un'alternativa<br />

valida non so<strong>la</strong>mente nelle economie di sviluppo, ma anche<br />

nell'occidente industrializzato.<br />

Vantaggi derivanti dall'uso di tecniche costruttive tradizionali<br />

Dopo aver brevemente analizzato i problemi principali derivanti<br />

dall'uso di tecnologie tradizionali, si può passare ad un'analisi di<br />

quelli che invece sono i vantaggi che si possono ottenere tramite <strong>la</strong><br />

loro applicazione. L'elenco dei benefit è alquanto ampio, anche<br />

<strong>la</strong>sciando da parte motivazioni strettamente ideologiche o<br />

estetiche: le loro potenzialità sono assolutamente fuori<br />

discussione. Alcuni di questi vantaggi possono essere considerati<br />

in un contesto generale; altri sono invece specifici delle situazioni


di sviluppo.<br />

Capitolo II-3<br />

Thatta (Sindh, Pakistan): case con “gabbie” per catturare i venti<br />

Il primo punto rilevante é nuovamente quello delle<br />

prestazioni. La ridotta aderenza alle normative edilizie non significa<br />

necessariamente prestazioni insufficienti, poiché spesso<br />

l'impostazione del sistema normativo é tale da escludere i materiali<br />

tradizionali non su base prestazionale. La corretta applicazione<br />

delle tecniche costruttive premoderne può fornire ottimi risultati<br />

che, d'altro canto, sarebbero difficilmente ottenibili tramite i sistemi<br />

costruttivi standardizzati.<br />

Ciascuna regione geografica ha prodotto, nel corso del<strong>la</strong><br />

86<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

sua storia, un patrimonio di tecniche caratteristiche, che<br />

possiedono <strong>la</strong> virtù di essere perfettamente adattate all'ambiente<br />

fisico nel quale sono nate. Il collegamento tra condizioni materiali<br />

e costruzione é diretto, derivante da un lungo processo di<br />

evoluzione tecnica: <strong>la</strong> conoscenza pre-scientifica dei fenomeni<br />

naturali ha consentito persino lo sviluppo di sistemi tecnici ad alta<br />

complessità, come le torri del vento o sistemi di raffreddamento ad<br />

acqua. I tipi edilizi regionali sono spesso perfettamente adattati<br />

anche agli ambienti più estremi: Rapoport cita il caso dell'igloo<br />

eschimese come l'esempio più <strong>la</strong>mpante. Ovviamente é anche<br />

possibile trovare delle eccezioni a questa norma: in alcuni casi<br />

partico<strong>la</strong>ri le istanze simboliche sono state privilegiate rispetto a<br />

quelle del comfort o del<strong>la</strong> economicità; in generale però<br />

l'adattamento alle condizioni locali é ottimale.<br />

Durante <strong>la</strong> seconda metà del XX secolo, il recupero di<br />

queste logiche "regionali" é stato al centro del dibattito<br />

architettonico; in parte, l'architettura so<strong>la</strong>re passiva è stata il<br />

risultato di questo dibattito e del<strong>la</strong> "riscoperta" di strumenti tecnici<br />

di antica origine.<br />

Nel contesto delle economie emergenti, le tecniche<br />

costruttive tradizionali, se applicate correttamente, possono<br />

consentire <strong>la</strong> realizzazione di soluzioni economiche e molto<br />

efficienti, in campo residenziale e non.


Capitolo II-3<br />

Questa considerazione ci porta al prossimo punto del<strong>la</strong><br />

questione, quello economico. Da questo punto di vista, le<br />

condizioni variano ampiamente a seconda del carattere specifico<br />

del sistema economico locale. Nei paesi occidentali, <strong>la</strong> scelta di<br />

adottare tecniche costruttive tradizionali può condurre ad un<br />

aumento dei costi; ciò può essere dovuto a diversi fattori: da un <strong>la</strong>to<br />

<strong>la</strong> necessità di avvalersi di manodopera con abilità specifiche e di<br />

limitata presenza sul mercato, con il conseguente aumento del<br />

costo; dall'altro, i materiali da costruzione industriali sono<br />

disponibili a costi bassi, e nessuna tecnica <strong>tradizionale</strong> può<br />

competere con essi sotto questo aspetto. Se é vero che si può<br />

ottenere un ammortamento grazie al<strong>la</strong> maggiore efficienza<br />

energetica, si tratta di tempi molto estesi che non agevo<strong>la</strong>no <strong>la</strong><br />

diffusione di queste pratiche. In assenza dunque del desiderio di<br />

un'immagine architettonica di tipo diverso o di una migliore qualità<br />

ambientale, é difficile che le tecniche costruttive alternative si<br />

impongano su una vasta sca<strong>la</strong>.<br />

Nelle economie di sviluppo le cose sono alquanto diverse.<br />

La mancanza di risorse monetarie causa una sostanziale<br />

impossibilità di acquisire materiali prodotti industrialmente. Dato<br />

che molte delle tecniche tradizionali possono essere eseguite<br />

senza un gran numero di <strong>la</strong>voratori specializzati, ed i materiali<br />

necessari sono spesso direttamente disponibili dall'ambiente<br />

circostante, i singoli individui o intere comunità possono utilizzarle<br />

87<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

con un enorme vantaggio economico. Un gran numero di comunità<br />

rurali nei paesi in via di sviluppo mettono in atto questo processo<br />

ancora oggi, sfruttando abilità e conoscenze che vengono<br />

trasmesse di generazione in generazione.<br />

Una volta che queste comunità rurali vengono disciolte a<br />

causa del<strong>la</strong> migrazione urbana, le condizioni sociali che<br />

consentono <strong>la</strong> messa in atto di queste pratiche costruttive vengono<br />

meno. La perdita di identità culturale e di spirito comunitario<br />

comporta anche l'abbandono delle tecniche costruttive tradizionali:<br />

le conseguenze di questo processo sono devastanti, poiché "l'atto<br />

del costruire" in quanto tale rappresenta uno dei più importanti<br />

fattori di coesione sociale, all'interno del quale ogni categoria di<br />

individui - uomini, donne, anziani e bambini - trovano il proprio<br />

ruolo. Il costruire costituisce l'atto di fondazione per antonomasia.<br />

In molti programmi di recupero di insediamenti informali in<br />

tutto il mondo il riutilizzo di pratiche costruttive estinte é stato al<br />

centro degli interventi. Il riportare in vita il processo che consentiva<br />

di costruire il vil<strong>la</strong>ggio può dar luogo al<strong>la</strong> ricostituzione dell'unità<br />

sociale autocosciente, incarnata nell'atto col<strong>la</strong>borativo del<br />

costruire. Dato che l'intero processo, dal<strong>la</strong> produzione dei materiali<br />

sino al<strong>la</strong> costruzione ed al<strong>la</strong> finitura, può essere compiuto<br />

all'interno del<strong>la</strong> comunità stessa, sono richieste poche risorse<br />

monetarie. Inoltre viene ridotto l'impatto ambientale, con ovvi


Capitolo II-3<br />

vantaggi da un punto di vista ecologico.<br />

I risultati più importanti vengono però ottenuti sotto l'aspetto<br />

del<strong>la</strong> qualità sociale, poiché il livello di vita del<strong>la</strong> comunità può<br />

migliorare notevolmente, soprattutto nel<strong>la</strong> messa in atto di strategie<br />

di self-help. La rivitalizzazione delle tecniche costruttive<br />

tradizionali, pertanto, può consentire anche un miglioramento da<br />

un punto di vista "umanitario".<br />

Come estensione di questa considerazione, possiamo far<br />

riferimento a quello che Fritz Schumacher definì "tecnologia dal<br />

volto umano". Nell'osservare che in genere <strong>la</strong> tecnologia tende a<br />

ridurre il <strong>la</strong>voro manuale, Schumacher scrive:<br />

Il tipo di <strong>la</strong>voro che <strong>la</strong> tecnologia moderna riduce in maniera più efficace<br />

é l'abile e produttivo <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> mani dell'uomo, che maneggiano veri<br />

materiali di un tipo o un altro. In una società industriale avanzata questo<br />

<strong>la</strong>voro é divenuto molto raro, e guadagnare decorosamente tramite<br />

queste attività é praticamente impossibile. Una gran parte delle<br />

moderne nevrosi potrebbero essere derivate proprio da questo fatto;<br />

perché gli esseri umani, che vennero definiti da Tommaso d'Aquino<br />

esseri con cervello e mani, apprezzano più di qualsiasi altra cosa essere<br />

impegnati utilmente e creativamente con le mani e con il cervello. 4<br />

Questa affermazione comporta un gran numero di<br />

considerazioni successive. Benché intrisa di considerazioni<br />

ideologiche di matrice marxista, va a criticare buona parte delle<br />

88<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

esperienze culturali del XX secolo e, in partico<strong>la</strong>r modo, l'ideologia<br />

dominante del modernismo in architettura e nelle arti industriali.<br />

La questione é però più sottile; quanto Schumacher afferma<br />

contiene un senso profondo di verità, poiché il sentimento di<br />

piacere implicito nell'atto del fare é innegabile. È forse l'intera<br />

cultura moderna ad essere a rischio a causa del<strong>la</strong> perdita<br />

dell'attitudine al "fare"? È meglio <strong>la</strong>sciare questa domanda senza<br />

risposta, ma i risultati positivi ottenuti tramite le attività di self-help<br />

nei paesi in via di sviluppo non possono che dare ragione alle<br />

affermazioni di Schumacher.<br />

Un ulteriore e fondamentale aspetto dell'uso delle<br />

tecnologie tradizionali é quello del loro impatto ambientale. Per<br />

definizione, queste tecnologie sono prevalentemente <strong>la</strong>bourintensive,<br />

e si avvalgono di risorse disponibili localmente. Queste<br />

due peculiarità assicurano un certo grado di sostenibilità: <strong>la</strong> grande<br />

quantità di manodopera richiesta implica in genere l'assenza di<br />

macchinari dispendiosi e ad alto consumo energetico, e le risorse<br />

locali non richiedono trasporti su lunghe distanze, riducendo<br />

ulteriormente l'aggravio sul bi<strong>la</strong>ncio energetico.<br />

Nelle nazioni industrializzate, <strong>la</strong> quantità di <strong>la</strong>voro manuale<br />

può in genere essere ridotta tramite l'uso di macchinari di picco<strong>la</strong><br />

dimensione, in genere meno dannosi da un punto di vista ecologico


dei grandi impianti di produzione.<br />

Chiaramente bisogna considerare l'impatto che queste<br />

tecniche hanno sul paesaggio fisico. Se condotto senza controllo o<br />

una conoscenza minima delle proprietà del tessuto naturale, l'uso<br />

di materiali ottenuti direttamente dall'ambiente può causare danni<br />

ecologici di non lieve entità. Ad esempio, abbattere una foresta per<br />

costruire baite in legno non é esattamente un'attività ecologica, ma<br />

tali estremi possono essere control<strong>la</strong>ti attraverso un uso equilibrato<br />

delle risorse rinnovabili. Si può comunque ipotizzare che coloro<br />

che utilizzano le tecniche costruttive tradizionali per il loro carattere<br />

ecologico dovrebbero, almeno in certa misura, possedere una<br />

sufficiente consapevolezza ambientale per evitare certe<br />

contraddizioni.<br />

Possibili ambiti di miglioramento<br />

Capitolo II-3<br />

Come si è visto, le tecniche costruttive tradizionali possiedono un<br />

enorme potenziale, che spazia dagli aspetti economici a quelli<br />

sociali ed ambientali. Nonostante questo, il loro campo di<br />

applicazione é assai limitato, per diverse ragioni, sia nei paesi in<br />

via di sviluppo che in quelli industrializzati. Per ciascuna di queste<br />

due realtà, anche se con un alto grado di generalizzazione, é<br />

possibile ipotizzare alcune strategie per aumentare l'uso di queste<br />

tecnologie. Tali strategie possono essere riassunte sotto tre punti:<br />

89<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

formazione professionale, riduzione dei costi, e miglioramento<br />

attraverso <strong>la</strong> ricerca tecnologica. Ciascuno di questi tre aspetti<br />

trova applicazione sia nei paesi ricchi che in quelli poveri.<br />

La formazione professionale comporta <strong>la</strong> creazione o<br />

l'al<strong>la</strong>rgamento di una c<strong>la</strong>sse di operai specializzati che siano in<br />

grado di utilizzare le tecniche costruttive tradizionali su base non<br />

elitaria. Le modalità con le quali questi operai possono essere<br />

formati variano da regione a regione5, e dovrebbero in genere<br />

rispettare i modi consolidati di trasmissione culturale. Una volta che<br />

questa c<strong>la</strong>sse professionale sia stata formata e sia operativa sul<br />

mercato, <strong>la</strong> riduzione dei costi sarà una delle prime conseguenze.<br />

Un'ulteriore questione legata al<strong>la</strong> formazione professionale,<br />

e di fondamentale importanza, é re<strong>la</strong>tiva all'espansione del<strong>la</strong><br />

coscienza ambientale che queste tecniche possono causare, da un<br />

punto di vista generale ma anche più specificamente ecologico.<br />

Nel contesto delle economie industriali, ciò può essere associato<br />

ad una promozione di queste tecniche da un punto di vista di<br />

"moda".<br />

La riduzione dei costi é da un <strong>la</strong>to legata al<strong>la</strong> formazione<br />

professionale; dall'altro, é determinata dal<strong>la</strong> disponibilità dei<br />

materiali. L'accessibilità dipende da molti fattori, dal<strong>la</strong> disponibilità<br />

delle materie prima nelle vicinanze, al<strong>la</strong> qualità delle infrastrutture


Capitolo II-3<br />

a livello nazionale, fino al<strong>la</strong> normativa che rego<strong>la</strong> l'uso delle risorse<br />

naturali.<br />

La ricerca tecnologica nel campo delle costruzioni<br />

tradizionali può favorire <strong>la</strong> loro applicazione sia nei paesi in via di<br />

sviluppo sia in quelli industrializzati. Da un <strong>la</strong>to può accelerare il<br />

processo di standardizzazione che, come è stato precedentemente<br />

osservato, costituisce un ostacolo per <strong>la</strong> diffusione a <strong>la</strong>rgo raggio.<br />

Dall'altro, può migliorare le prestazioni dei materiali, fornendo delle<br />

alternative per quelli non facilmente accessibili, e adattando le<br />

tecniche tradizionali ai bisogni contemporanei.<br />

Nei contesti di sviluppo numerosi progetti hanno contribuito<br />

al<strong>la</strong> promozione dell'uso delle tecniche costruttive tradizionali<br />

tramite le suddette strategie. Benché molte di queste iniziative<br />

abbiano dato risultati eccellenti, <strong>la</strong> loro influenza é rimasta limitata<br />

ad ambienti ristretti, poiché le pressioni economiche e culturali<br />

imposte dalle tecniche "moderne" non <strong>la</strong>sciano molto spazio alle<br />

alternative.<br />

90<br />

III. Conclusione<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

Come si è visto, le tecniche costruttive tradizionali vengono al<br />

giorno d'oggi alquanto dibattute; sorge dunque <strong>la</strong> domanda sul<br />

perché di tanto interesse. Sembra in fatti che non tutti gli sforzi<br />

convergano in una so<strong>la</strong> direzione, ma siano piuttosto frammentati<br />

su diverse posizioni ideologiche.<br />

Da un <strong>la</strong>to, le nazioni industrializzate sembrano aver trovato<br />

in queste tecniche una nuova frontiera di sviluppo economico. Da<br />

questo punto di vista, il fattore estetico svolge un ruolo importante,<br />

non del tutto bi<strong>la</strong>nciato tra nostalgia vernaco<strong>la</strong>re e vera<br />

progettazione architettonica.<br />

Un altro fattore importante è quello rappresentato dal<br />

"misticismo ecologico" così in voga nel<strong>la</strong> società occidentale<br />

odierna: gli esponenti radicali di questo movimento vedono nelle<br />

pratiche costruttive tradizionali uno strumento di emancipazione<br />

dal<strong>la</strong> catene del<strong>la</strong> produzione industriale.<br />

Infine, nei paesi in via di sviluppo le tecniche costruttive<br />

tradizionali vengono considerate per <strong>la</strong> loro "appropriatezza", una<br />

sorta di "ultimo baluardo" prima del col<strong>la</strong>sso finale delle megalopoli<br />

del terzo mondo. Al<strong>la</strong> ricerca di un nuovo (e politicamente corretto)<br />

Existenzminimum, sia gli operatori dello sviluppo sia i costruttori


locali cercano di realizzare una "architettura per i poveri".<br />

I primi due fattori considerati non sembrano di fatto<br />

possedere molto potenziale per divenire un vero nuovo stimolo per<br />

l'architettura, mancando di quel<strong>la</strong> demiurgica forza di risolvere i<br />

problemi che è tipica del<strong>la</strong> disciplina: si tratterebbe, almeno<br />

apparentemente, di edifici convenzionali con un "look" pittoresco.<br />

Può darsi dunque che le cose debbano funzionare al<br />

contrario. Invece di imparare dai paesi ricchi, dovrebbero essere i<br />

paesi in via di sviluppo ad insegnare, non tanto <strong>la</strong> pratica<br />

costruttiva in sé, quanto il punto di vista ideologico del costruire con<br />

ciò che già esiste. Se mai questo processo dovesse venire al<strong>la</strong><br />

luce, lo si potrebbe battezzare reverse technology transfer.<br />

Note<br />

1 Vedi R. Banham, Theory and Design in the First Machine Age. New York:<br />

Praeger, 1967, p. 23-34.<br />

2 Vedi A. Rapoport, House Form and Culture. Englewood Cliffs: Prentice-Hall,<br />

1969, specialmente il capitolo 3.<br />

3 A. Rapoport, ibidem, p. 22-24.<br />

Capitolo II-3<br />

91<br />

Tecniche costruttive tradizionali e loro applicazione attuale<br />

4 E. F. Schumacher. Small is Beautiful. Point Roberts: Hartley and Marks, 1999,<br />

p. 122.<br />

5 Vedi P. Oliver, "Transmitting Technologies", in Mimar n.38, March 1991.


CAPITOLO II-4:<br />

Un caso di studio: le<br />

costruzioni in terra oggi<br />

I. Premessa. Perché le costruzioni in terra?<br />

Tra tutte le tecniche costruttive che appartengono al passato<br />

"vernaco<strong>la</strong>re" dell'architettura, le costruzioni in terra sono senz'altro<br />

quelle che hanno più profondamente affascinato i progettisti, a<br />

partire dal<strong>la</strong> seconda metà del XX secolo. Di conseguenza, questa<br />

tecnica è stata continuamente riutilizzata, rie<strong>la</strong>borata e innovata.<br />

Le ragioni per questo interesse diffuso sono molte, e si tenterà qui<br />

di esporne alcune.<br />

Le ragioni culturali innanzi tutto, considerato che le<br />

costruzioni in terra rappresentano un modo antico, addirittura<br />

arcaico di fare architettura: si può quasi affermare che<br />

appartengono al "DNA architettonico" del genere umano. Grazie<br />

al<strong>la</strong> sua vastissima diffusione, <strong>la</strong> costruzione in terra è parte del<br />

patrimonio architettonico di quasi ogni cultura.<br />

Nel<strong>la</strong> sua costante ricerca di radici, l'architettura si é<br />

occupata molte volte l'idea dell'edificio primitivo: ne è prova il<br />

92<br />

dibattito, avvenuto a partire dal XVIII secolo, sul<strong>la</strong> capanna<br />

primitiva. Durante il XX secolo, nell'ambito delle ampie ricerche<br />

antropologiche sulle culture primitive quali quelle di Frobenius<br />

sull'Africa antica, l'interesse si é spostato all'architettura<br />

spontanea, dissolvendo il velo quasi "mitico" che avvolgeva le<br />

teorizzazioni precedenti. Il celebre volume di Bernard Rudofsky<br />

Architecture without Architects, pubblicato al principio degli anni<br />

'70, risvegliò un enorme interesse per le costruzioni in terra.<br />

Se durante i periodi precedenti gli studi sull'architettura<br />

primitiva erano stati alimentati dall'interesse antropologico<br />

Zone di diffusione delle costruzioni in terra in tutto il pianeta (da Houben)


Capitolo II-4<br />

nell'ambito sociale, ad esempio nel famoso caso italiano dei Sassi<br />

di Matera, l'architettura spontanea venne successivamente<br />

investigata per le sue potenzialità estetiche da un <strong>la</strong>to, e, a partire<br />

dai primi anni '70, momento di def<strong>la</strong>grazione del<strong>la</strong> grande crisi<br />

energetica ed ecologica, per i suoi aspetti di sostenibilità,<br />

prevalentemente legati ai fattori tecnici ed ai metodi so<strong>la</strong>ri passivi.<br />

Accanto a questa tendenza chiaramente occidentale, i<br />

progetti di sviluppo in tutto il mondo hanno cominciato ad<br />

interessarsi alle tecniche costruttive tradizionali, piuttosto che<br />

all'applicazione in contesti di sviluppo di pratiche industrializzate.<br />

Ciò fu reso possibile anche grazie ad un primo momento di sintesi,<br />

avvenuto a seguito del<strong>la</strong> realizzazione di interventi di cooperazione<br />

internazionale che avevano messo in evidenza i limiti del transfer<br />

di tecnologie operato su base "dogmatica". Le “tavole” di Mahoney,<br />

sviluppate per conto delle Nazioni Unite, furono un risultato di<br />

queste riflessioni, una critica nei confronti di quanto era stato<br />

realizzato sino a quel momento.<br />

Le costruzioni in terra, chiaramente, hanno svolto un ruolo<br />

fondamentale in questo processo di sviluppo, con un rinnovato<br />

interesse che legava i paesi industrializzati a quelli in via di<br />

sviluppo. Al<strong>la</strong> fine degli anni '70 una serie di associazioni, quali <strong>la</strong><br />

francese CRATerre, hanno iniziato il loro programma di ricerca e<br />

cooperazione. A tutt'oggi, l'interesse in questo campo non é ancora<br />

93<br />

diminuito.<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

II. L'adattamento ai contesti industrializzati contemporanei<br />

A differenza di molte altre tecniche costruttive tradizionali, le<br />

costruzioni in terra vivono una grande popo<strong>la</strong>rità, che le ha portate<br />

ad essere adattate al contesto architettonico contemporaneo.<br />

Queste innovazioni, purtuttavia, non hanno alterato<br />

significativamente il carattere delle tecniche originali, contribuendo<br />

al<strong>la</strong> sostanziale conservazione delle tecniche tradizionali nel<strong>la</strong><br />

Sistema di casseforme commerciale per <strong>la</strong> realizzazione di pareti portanti in terra


pratica contemporanea.<br />

Capitolo II-4<br />

Il primo risultato del<strong>la</strong> ricerca tecnologica è stato quello di<br />

stabilire una serie di prove che possono fornire le informazioni<br />

necessarie sulle caratteristiche delle materie prime, a partire dal<br />

terriccio utilizzato per l'impasto. Queste informazioni determinano<br />

<strong>la</strong> procedura ottimale da seguirsi per ottenere <strong>la</strong> massima qualità<br />

del prodotto finito1. È stato sviluppato un gran numero di test, e i<br />

dati risultanti possono essere utilizzati sin dal<strong>la</strong> fase di<br />

progettazione. In generale, questi metodi di analisi stabiliscono i<br />

valori di parametri quali composizione chimica, resistenza agli<br />

agenti acidi, e<strong>la</strong>sticità, p<strong>la</strong>sticità, forza legante, ritiro del materiale,<br />

nonché <strong>la</strong> resistenza meccanica finale del<strong>la</strong> struttura risultante.<br />

Un secondo traguardo raggiunto dal<strong>la</strong> ricerca tecnologica<br />

ha consentito da ottimizzare i sistemi costruttivi esistenti, al fine di<br />

assicurare <strong>la</strong> qualità dei risultati. A questo fine sono state introdotte<br />

alcune innovazioni, in genere derivanti da processi di<br />

razionalizzazione delle tecniche tradizionali. In molti casi ciò è stato<br />

compiuto semplicemente utilizzando gli strumenti che vengono<br />

normalmente usati nei cantieri edilizi, per compiere<br />

meccanicamente delle operazione altrimenti eseguibili a mano con<br />

maggiore dispendio di forza <strong>la</strong>voro e minore precisione.<br />

Tra i procedimenti meccanici <strong>la</strong> compattazione, che consiste<br />

94<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

sostanzialmente nell'applicazione di una pressione sull'impasto, é<br />

uno dei più efficaci. La compattazione sortisce effetti positivi sia per<br />

quanto riguarda <strong>la</strong> resistenza meccanica, grazie all'aumento del<strong>la</strong><br />

densità, e per <strong>la</strong> permeabilità all'acqua, che viene ridotta<br />

diminuendo le fessure nel materiale. L'aumento del<strong>la</strong> resistenza<br />

meccanica che viene ottenuto tramite <strong>la</strong> compattazione é re<strong>la</strong>tivo<br />

al<strong>la</strong> quantità di liquidi presenti nel terriccio utilizzato: se <strong>la</strong><br />

composizione é troppo secca o troppo umida, <strong>la</strong> compattazione<br />

potrebbe non avvenire correttamente.<br />

Le costruzioni in "terra compattata" (rammed earth) vengono<br />

Arizona: fasi del<strong>la</strong> realizzazione di un casa in “rammed earth construction”


Capitolo II-4<br />

realizzate tramite un processo di compattazione, che è stato<br />

ottimizzato grazie all'adozione di presse meccaniche. Il termine<br />

<strong>tradizionale</strong> francese - pisè - indica una tecnica costruttiva che<br />

richiedeva una notevole quantità di manodopera; i mezzi meccanici<br />

possono superare questa limitazione ed ottenere risultati<br />

control<strong>la</strong>bili.<br />

Inoltre, poiché le costruzioni in terra compattata sono basate<br />

sull'uso di casseforme, alcune imprese hanno sviluppato delle<br />

forme altamente sofisticate e riutilizzabili, che vengono studiate per<br />

tenere in forma le pareti sino a quando non sia giunto a termine il<br />

periodo di essiccamento.<br />

Oltre al<strong>la</strong> compattazione, <strong>la</strong> materia prima può essere<br />

<strong>la</strong>vorata in blocchi, tramite l'uso di presse manuali o meccaniche.<br />

Questi blocchi vengono poi utilizzati per formare le pareti, con una<br />

malta per legante. L'incremento di resistenza meccanica viene<br />

ottenuto durante il processo di compattazione che ha luogo prima<br />

del<strong>la</strong> posa in opera. Le pareti non portanti possono essere<br />

realizzate senza compattazione, ad esempio con i wickels, forme<br />

cilindriche di argil<strong>la</strong> stabilizzate con paglia, oppure co<strong>la</strong>ndo un<br />

composto liquido in una cassaforma sottile.<br />

Le possibili composizioni chimiche dei terreni sono state<br />

studiate ampiamente, consentendo così di identificare soluzioni<br />

95<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

per <strong>la</strong> stabilizzazione ed il miglioramento delle prestazioni. Se<br />

tradizionalmente <strong>la</strong> stabilizzazione veniva eseguita utilizzando<br />

paglia o altre fibre vegetali, oggi possono essere utilizzati diversi<br />

tipi di additivi chimici, quali ad esempio il comune cemento<br />

port<strong>la</strong>nd, il bitume, <strong>la</strong> calce ecc., tutte sostanze mirate a migliorare<br />

<strong>la</strong> resistenza meccanica finale delle strutture portanti2. Altri additivi,<br />

che vengono mesco<strong>la</strong>ti all'intonaco di finitura, sono utilizzati per<br />

migliorare <strong>la</strong> resistenza alle infiltrazioni dell'acqua e dell'umidità.<br />

Il problema fondamentale delle costruzioni in terra è,<br />

naturalmente, legato alle infiltrazioni liquide, poiché le pareti non<br />

sono generalmente impermeabili. Come si è visto, tale<br />

inconveniente può essere in parte mitigato; tramite gli additivi è<br />

risultato però anche necessario sviluppare una serie di dettagli<br />

costruttivi specifici, volti a impedire il più possibile l'ingresso<br />

dell'acqua nelle fughe, come sempre i punti più sensibili del<strong>la</strong><br />

struttura.<br />

Gernot Minke ha presentato, nel suo Earth Construction<br />

Handbook3, una serie di dettagli costruttivi sviluppati<br />

appositamente per questo tipo di costruzioni. La realizzazione del<br />

plinto, ad esempio, è di fondamentale importanza, poiché è proprio<br />

in quel punto che viene separata <strong>la</strong> massa di terra dal terreno<br />

umido. Il giunto tra <strong>la</strong> base in calcestruzzo o in pietra e <strong>la</strong> struttura<br />

in terra deve essere protetto da ogni infiltrazione, poiché ogni


Capitolo II-4<br />

Dettali costruttivi e giunti per <strong>la</strong> costruzione in terra, da Houben<br />

96<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi


Capitolo II-4<br />

aggiustamento in quel<strong>la</strong> zona potrebbe comportare serie<br />

conseguenze al<strong>la</strong> stabilità dell'intera costruzione.<br />

La lista delle innovazioni che sono state sviluppate potrebbe<br />

continuare; ma ciò che è stato sinora illustrato dovrebbe bastare a<br />

dimostrare che le tecniche costruttive tradizionali possiedono<br />

realmente il potenziale per essere adattate all'edilizia<br />

contemporanea.<br />

III. Un "costruttore in terra" di oggi: Rick Joy<br />

Come si è visto, l'adattabilità delle costruzioni in terra non è<br />

so<strong>la</strong>mente una questione teorica, ma è stata anche ampiamente<br />

sperimentata. È purtuttavia chiaro che l'uso di questa tecnica<br />

fornisce i migliori risultati so<strong>la</strong>mente nelle condizioni climatiche più<br />

adatte, ovvero nelle regioni calde ed aride. È per questa ragione<br />

che vi sono pochi esempi europei di costruzioni in terra<br />

contemporanee, mentre ve ne sono moltissimi nel<strong>la</strong> zona sudoccidentale<br />

degli Stati Uniti ed in Australia.<br />

Ciò che risalta maggiormente delle costruzioni in terra<br />

contemporanee è il fatto che, nonostante queste facciano<br />

fortemente riferimento alle potenzialità figurative del<strong>la</strong> tecnica<br />

specifica, hanno e<strong>la</strong>borato una nuova estetica di matrice<br />

chiaramente moderna, senza cedere alle nostalgie vernaco<strong>la</strong>ri. La<br />

97<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

Rick Joy, Catalina House, Arizona, 1997<br />

composizione mostra grande originalità, così come l'esecuzione<br />

tecnica e lo studio del dettaglio architettonico, il tutto perfettamente<br />

adattato al carattere dell'ambiente.<br />

Le case progettate da Rick Joy sono tra gli esempi più<br />

interessanti. Avendo studiato in Arizona, Joy è chiaramente<br />

influenzato dall' "estetica del deserto", <strong>la</strong> stessa che diede forma<br />

al<strong>la</strong> Taliesin West di Wright. La terra compattata assume forme<br />

moderne, perde qualsiasi ornamento, ed il disegno è ridotto a linee<br />

pure. La tessitura delle pareti in terra reagisce all'azione del<strong>la</strong> luce<br />

del deserto in maniera sorprendente, creando dei giochi vibratili di


Capitolo II-4<br />

luce ed ombra; si tratta dello stesso fenomeno osservato da Sverre<br />

Fehn nel<strong>la</strong> case primitive del deserto marocchino.<br />

Il riduzionismo formale adottato da Joy ha motivazioni<br />

anche di carattere tecnologico, poiché <strong>la</strong> trasformazione di ogni<br />

artico<strong>la</strong>zione in giunti sottili rende più ardua l'infiltrazione<br />

dell'acqua. Le rare precipitazioni dell'Arizona non costituiscono un<br />

serio rischio per <strong>la</strong> stabilità delle pareti, che vengono "cotte" al sole<br />

sino a raggiungere un altissimo grado di resistenza.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni dimensionali tra le pareti opache e le finestre<br />

testimonia l'autenticità del metodo costruttivo utilizzato, poiché è<br />

possibile ottenere luci ampie so<strong>la</strong>mente tramite espedienti tecnici<br />

Rick Joy, Catalina House, Arizona, 1997. Sezione trasversale e vista dell’interno<br />

98<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

di una certa complessità. Tale carattere ricorda inoltre <strong>la</strong> penombra<br />

tipica del<strong>la</strong> case del deserto in altre regioni: in climi come questo,<br />

è di fondamentale importanza il tenere lontana dall'interno del<strong>la</strong><br />

casa <strong>la</strong> fortissima luce del giorno.<br />

Questi edifici sono una prova materiale del<strong>la</strong> fattibilità<br />

dell'uso delle tecniche costruttive tradizionali nel contesto<br />

contemporaneo: non solo una fattibilità tecnologica, ma anche <strong>la</strong><br />

possibilità di reinterpretare queste tecniche in chiave moderna,<br />

evitando un regressivo "ritorno al<strong>la</strong> natura".


Una pressa manuale per <strong>la</strong> produzione di blocchi in<br />

terra cruda (da Ahmed)<br />

Capitolo II-4<br />

IV. Costruzioni in terra<br />

contemporanee nei paesi in<br />

via di sviluppo<br />

Nelle economie emergenti, le<br />

costruzioni in terra possono<br />

risultare enormemente efficaci,<br />

soprattutto grazie al<strong>la</strong> loro<br />

flessibilità ed al basso consumo<br />

di risorse. Si tratta delle uniche<br />

tecniche costruttive che<br />

consentono l'accesso a<br />

processi di autocostruzione a<br />

comunità con scarse o nessuna<br />

risorsa finanziaria.<br />

Uno dei maggiori punti di interesse riguarda <strong>la</strong> disponibilità<br />

di materiali per produrre gli orizzontamenti degli edifici. Poiché il<br />

legno, che viene spesso usato a questo scopo, è eccessivamente<br />

costoso o non disponibile, sono stati compiuti molti sforzi per<br />

sviluppare sistemi voltati efficienti e di semplice realizzazione.<br />

Ogni regione geografica nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> scarsità di legno è da<br />

sempre stata un fattore limitante ha sviluppato un proprio tipo di<br />

volta: tra le più comuni le volte egiziane, afgane o persiane. La<br />

99<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

ricerca tecnologica ha consentito di ottimizzare queste tipologie<br />

tradizionali, in modo facilitarne <strong>la</strong> posa in opera tramite semplici<br />

guide mobili. Le volte possono essere realizzate su grandi luci<br />

senza utilizzare complesse impalcature ed in brevi periodi di<br />

tempo.<br />

È pertanto possibile, applicando <strong>la</strong> ricerca tecnologica di<br />

base alle tecniche costruttive tradizionali, realizzare edifici che<br />

svolgano funzioni non esclusivamente residenziali. In alcuni<br />

vil<strong>la</strong>ggi del Pakistan settentrionale, ad esempio, gli insediamenti<br />

dei rifugiati afgani, composti principalmente di case in terra, sono<br />

Costruzioni in terra in Pakistan: casseforme in legno e “compasso” per <strong>la</strong> realizzazione di una volta


Plinti di fondazione e tipologie di volte, da Houben<br />

Capitolo II-4<br />

100<br />

stati integrati da uno spazio<br />

voltato più ampio, che serve<br />

per tutte le funzioni del<br />

vil<strong>la</strong>ggio, dal <strong>la</strong>voro comunitario<br />

alle assemblee o per le<br />

celebrazioni.<br />

Per il futuro di molte<br />

regioni del mondo che stanno<br />

tentando di liberarsi<br />

dall'oppressione del<strong>la</strong> povertà,<br />

le costruzioni in terra possono<br />

pertanto essere un modo di<br />

migliorare le condizioni di vita<br />

Intonacatura stagionale di una casa in terra, Mali<br />

senza sacrificare le poche risorse economiche, proteggendo allo<br />

stesso tempo l'ambiente naturale, una delle ricchezze più preziose.<br />

Note<br />

Un caso di studio: le costruzioni in terra oggi<br />

1 Vedi G. Minke, Earth Construction Handbook. Southampton: WIT Press, 2000,<br />

p. 21 e seguenti.<br />

2 Vedi Ahmed, K.I. Up to the Waist in Mud. Dhaka: University Press, 1994.<br />

3 Vedi G. Minke, Earth Construction Handbook, p. 120 e seguenti.

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