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L'Iddio ridente - Zona Editrice

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62.<br />

...non riesco più a vedere il firmamento come quando ero ragazzo,<br />

durante la guerra c’era l’oscuramento, il cielo notturno,<br />

il firmamento era vibrante, sembrava che palpitasse, era come<br />

se tutto fosse stato creato per sbalordirmi, con la fine della guerra<br />

finì anche l’oscuramento e un cielo come quello non sono<br />

riuscito più a vederlo e i miei occhi per certi splendori è come<br />

fossero accecati per sempre<br />

Si esce da questa accanita lettura con un sentimento di orfanità e<br />

di dolore, ma non di lutto o malinconia, e soprattutto con la gioia di<br />

aver percorso una poesia non minimalista, come di solito l’odierno<br />

menù letterario ammanisce, ma tesa nella sua volontà di dire e di<br />

spasimare tra istanze diverse e soprattutto su uno scenario vasto e di<br />

fondamento, in cui la parola poetica appare pienamente viva e giustificata.<br />

Al riguardo e a congedo, possiamo citare l’iscrizione 21, perfetta<br />

nel suo annodo di generosa esposizione (della speranza) e di<br />

brutale chiusura funeraria, fulgido esempio dell’antifrastico mondo<br />

del grande poeta italiano in Norvegia:<br />

21.<br />

la speranza andava mostrata subito<br />

inutile tenerla nascosta per paura che venisse derubata<br />

sostenerla con versi blasfemi o sferici<br />

e alla fine delle composizioni<br />

come sbattendo il coperchio<br />

di una cassa da morto<br />

per chiudere tutto

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