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L'Iddio ridente - Zona Editrice

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165.<br />

L’italiano come lingua totalmente letteraria, una lingua formata dai<br />

poeti per scrivere le poesie, trasmessa in eredità da quelli che amiamo<br />

e sono venuti prima di noi, è la lingua eretica per eccellenza, il<br />

latino era diventato chiesastico e teologico, che cosa fare? È necessario<br />

portarla avanti sino all’ultimo strazio, non è necessario andare in<br />

farmacia per morire subito amando la lingua italiana perché i puristi<br />

erano rivoluzionari, giacobini o Carbonari, la marmaglia sanfedista<br />

parlava e agiva in dialetto. Siamo fortunati solo gli italiani e gli islandesi<br />

possono leggere con una certa facilità testi del duemila, i testi all’origine<br />

della nostra lingua che va continuamente arricchita con i modi<br />

della lingua parlata e espressioni dialettali più appropriate, pressappoco<br />

così mi ha insegnato De Santis. In dialetto amo Belli di cui ho la<br />

bellissima edizione Feltrinelli con più di duemila sonetti, il resto neppure<br />

lo tocco. Ho una grossa antologia dei poeti del 200, mi propongo di<br />

rivedere tutto, iniziando da quella poesia bellissima di Francesco<br />

d’Assisi, e per oggi non rompete i coglioni…<br />

166.<br />

una poesia che comunica e scomunica<br />

tiene giudizio sopra di voi<br />

i versi sono particelle mentali<br />

che superando la velocità della luce<br />

si scaraventano sulla vostra immobilità<br />

(non fare l’addormentata, svegliati!)

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