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Un ritorno dimenticato 2000numero 93 94 95 96 97 98 99 100 101 ...

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1<br />

12<br />

Franco Mari & Carlo Frapporti<br />

naturalisti<br />

fotografie Ettore Centofanti<br />

FAUNA<br />

La ricomparsa spontanea sull'arco<br />

alpino italiano dei tre grandi carnivori<br />

lince, orso bruno e lupo, ha originato<br />

vivaci discussioni che hanno interessato<br />

non solo la comunità scientifica,<br />

ma hanno coinvolto anche la stampa<br />

e i mass media, tanto che attualmente<br />

sono ben poche le persone che<br />

ignorano questo importante fenomeno.<br />

Sicuramente in questo ha giocato un<br />

ruolo determinante il notevole impatto<br />

che questi affascinanti predatori esercitano<br />

sull'immaginario collettivo.<br />

Probabilmente è proprio questo il motivo<br />

per cui un'altra notizia, forse ancora<br />

più interessante almeno dal punto di vista<br />

scientifico, continua ad essere quasi<br />

ignorata: per la prima volta lo sciacallo<br />

dorato (Canis aureus) ha fatto la<br />

sua comparsa sul territorio italiano in<br />

modo del tutto spontaneo.<br />

L'immagine di questo canide presso il<br />

grande pubblico è sicuramente poco<br />

accattivante e non gode certo della<br />

stessa considerazione riservata ai suoi<br />

lo sciac<br />

più illustri compagni di viaggio, ma fa<br />

parte anch'esso di quelle specie che<br />

con un lento processo storico di colonizzazione,<br />

hanno raggiunto la regione<br />

alpina orientale.<br />

Il primo dato certo di presenza dello<br />

sciacallo sul nostro territorio risale già<br />

all'inizio del 1<strong>98</strong>4 quando un esemplare<br />

è stato abbattuto nei pressi di S. Vito<br />

di Cadore in provincia di Belluno.<br />

Questo fatto impone una riflessione; lo<br />

sciacallo era già arrivato nel bellunese<br />

quando ancora la sua possibile comparsa<br />

nelle zone del Carso triestino e<br />

goriziano, poste al confine con la ex Yugoslavia,<br />

veniva solo ipotizzata.<br />

Questa situazione, che rispecchia per<br />

grandi linee quanto accaduto per il lupo<br />

sul versante opposto, nelle Alpi occidentali,<br />

è tipica di quelle specie elusive<br />

e adattabili in cui gli individui subadulti,<br />

lasciato il nucleo famigliare, diventano<br />

erratici e compiono spostamenti<br />

anche considerevoli alla ricerca<br />

di nuovi territori in cui insediarsi.<br />

Il lungo viaggio verso nord-ovest compiuto<br />

dallo sciacallo dorato partendo<br />

dal suo areale di origine nell'Europa<br />

sud-orientale, sembra sia iniziato circa<br />

30 anni fa e, favorito da una serie concomitante<br />

di situazioni, avrebbe seguito<br />

due probabili direttrici di spostamento.<br />

<strong>Un</strong> primo flusso, che avrebbe comportato<br />

l'arrivo della specie nelle attuali Slovenia<br />

e Croazia già a partire dagli anni<br />

'50, sembrerebbe correlato alla presenza<br />

in quelle zone di greggi di ovicaprini<br />

portati dalla Macedonia per<br />

sfuggire ad una forte siccità, e al cui seguito<br />

avrebbero viaggiato anche gli<br />

sciacalli.<br />

<strong>Un</strong> secondo avrebbe avuto invece origine<br />

dalla Bulgaria, dove la protezione<br />

accordata alla specie nel 1<strong>96</strong>2 ne aveva<br />

decretato un forte incremento numerico;<br />

attraverso i territori della ex Yugoslavia<br />

prima e successivamente dell'<strong>Un</strong>gheria,<br />

esemplari erratici in dispersione<br />

avrebbero raggiunto le aree sudorientali<br />

dell'Austria verso la fine degli

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