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QUALITÀ DELLA VITA DEL TRAUMATIZZATO CRANICO ...

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<strong>QUALITÀ</strong> <strong><strong>DEL</strong>LA</strong> <strong>VITA</strong> <strong>DEL</strong> <strong>TRAUMATIZZATO</strong><br />

<strong>CRANICO</strong> PERCEPITA DAL PAZIENTE E<br />

DALLA SUA FAMIGLIA<br />

Coordinatore scientifico di progetto<br />

RITA FORMISANO<br />

IRCCS S. Lucia<br />

Jessica Rigon, Elisabetta Giugni<br />

IRCCS S. Lucia<br />

Eloise Longo<br />

Istituto Superiore di Sanità<br />

Umberto Bivona<br />

IRCCS S. Lucia – Istituto Superiore di Sanità<br />

Finanziamento privato


Sezione III: Attività per progetti<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

Il trauma cranico rappresenta una delle principali cause di disabilità nei<br />

giovani (15-35 anni) e una delle problematiche di maggiore rilevanza sociale<br />

per gli esiti a lungo termine in una popolazione produttiva con lunga speranza<br />

di vita. Il percorso riabilitativo del trauma cranico grave è spesso complesso<br />

e prolungato, per la necessità di un intervento precoce e multidisciplinare,<br />

dalla Terapia Intensiva alla Riabilitazione, fino alla ridomiciliazione. Le<br />

difficoltà di reinserimento sociale sono prevalentemente determinate dai<br />

disturbi cognitivi e comportamentali (Jennett, 1981), anche se studi più<br />

recenti hanno dimostrato che l’associazione dei deficit motori può ulteriormente<br />

compromettere il reinserimento lavorativo e la partecipazione alla vita<br />

sociale di questi soggetti (Greenspan, 1996).<br />

È noto che le conseguenze del trauma cranico non riguardano soltanto il<br />

paziente che ne è affetto ma il suo intero nucleo familiare (Lezak, 1988), che<br />

spesso percepisce i cambiamenti della vita del paziente in maniera più sofferta<br />

(Koskinen, 1998). Una indagine affidabile sulla qualità della vita del<br />

paziente con esiti di trauma cranico deve quindi prevedere uno studio preliminare<br />

sulla consapevolezza del paziente (Fleming, 1996, 1998; Prigatano,<br />

2005) e la somministrazione di un questionario sulla qualità della vita percepita<br />

dal paziente e dal suo familiare più prossimo (“ caregiver ” o “ caretaker ”).<br />

Le scale di outcome (Jennett e Bond, 1975) prendono infatti in considerazione<br />

il recupero dell’autonomia funzionale del traumatizzato cranico, ma<br />

non la qualità della sua reintegrazione sociale.<br />

Scopo di questo studio è correlare gli indici di gravità della fase acuta, la<br />

durata del programma riabilitativo e gli esiti neuromotori, neurosensoriali e<br />

neuropsicologici con la qualità della vita del traumatizzato cranico, come percepita<br />

dal paziente e dal suo familiare, a medio e lungo termine.<br />

METODI<br />

Ai fini di stabilire un piano di intervento riabilitativo individuale mirato,<br />

che faciliti il reinserimento sociale, oltre che migliorare la qualità di vita<br />

stessa del paziente, il protocollo di studio propone l’impiego di strumenti di<br />

valutazione con l’obiettivo di approfondire i disturbi della consapevolezza e la<br />

qualità della vita, nel paziente con esiti di trauma cranio-encefalico (TCE). I<br />

pazienti inclusi presentano esiti di trauma cranico lieve, moderato e grave, in<br />

accordo alla scala di valutazione del coma di Glasgow (GCS) in fase acuta<br />

(Teasdale & Jennett, 1974).<br />

L’indagine coinvolge il paziente e un suo caregiver, ai quali vengono somministrate<br />

delle scale di valutazione successivamente poste a confronto, e<br />

un’équipe clinica (medico di riferimento del reparto, psicologo e sociologo)<br />

che si occupa della somministrazione delle diverse scale. Il confronto è svolto<br />

per valutare la possibile discrepanza tra la percezione delle problematiche<br />

esperite dal paziente con quanto osservato dal suo caregiver e la gravità dei<br />

deficit cognitivo-comportamentali secondo il riscontro clinico. Allo stesso<br />

740 2006


Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />

campione di soggetti, caregiver e pazienti, viene inoltre somministrato uno<br />

strumento di indagine sulla qualità della vita e sul reinserimento sociale.<br />

Nell’ambito dello studio multicentrico internazionale cui prende parte la<br />

Fondazione Santa Lucia è prevista la somministrazione delle seguenti scale di<br />

valutazione:<br />

– Glasgow Outcome Scale – Extend form (GOS-E, Jennett e Bond, 1975;<br />

Levin, 2001);<br />

– Questionario di Autoconsapevolezza (S.A.D.I.) (Fleming et al., 1996,<br />

1998; Borgaro e Prigatano, 2003);<br />

– Short Form 36 (SF-36) (Ware e Sherbourne, 1992; Apolone et al., 1998);<br />

– Questionario sulla qualità della vita del traumatizzato cranico (QOLIBRI)<br />

(Truelle, 2004);<br />

– Community Integration Questionnaire (CIQ) (Willer et al., 1993).<br />

Il protocollo di studio, rispetto alle scale di valutazione sopra citate, ha<br />

subito delle modifiche in itinere per esigenze di tipo metodologico e rispetto<br />

alla batteria iniziale è stato escluso il questionario Short Form 36.<br />

I dati clinici, raccolti dal medico di riferimento del reparto dell’Unità<br />

Post-Coma della Fondazione Santa Lucia, ai fini dell’approfondimento<br />

sono:<br />

– la localizzazione della lesione più importante alla TC o RM cerebrale<br />

alla data dell’intervista;<br />

– la gravità del trauma comprendente i valori di GCS (Teasdale G.,<br />

Jennett B., 1974), la durata del coma (in giorni), l’Amnesia post-traumatica<br />

(APT) in giorni o mesi (Artiola et al., 1980), la Glasgow Outcome Scale (GOS)<br />

(Jennett e Bond, 1975), la rilevazione di problemi clinici, le cure mediche e<br />

riabilitative in corso. Sono somministrate, inoltre, la Disability Rating Scale<br />

(DRS) (Rappaport et al., 1989; Hall et al., 1985; Novack et al., 1992; Fryer and<br />

Hafley 1987) e la Levels of Cognitive Functioning (LCF) (Hagen et al., 1972;<br />

Levin et al., 1979; Mc Millan TM et al., 1996).<br />

La durata complessiva dell’impegno richiesto al paziente varia in un<br />

range temporale da 30 minuti a due ore, a seconda delle capacità di collaborazione<br />

e dei livelli di stancabilità del paziente. Come previsto dal protocollo,<br />

inoltre, nei casi di esauribilità attentiva del paziente i questionari sono somministrati<br />

con la guida dell’esaminatore e frazionando l’impegno richiesto in<br />

più sedute. Il tempo richiesto per la somministrazione delle scale di valutazione<br />

al caregiver è di un’ora al massimo.<br />

Gli strumenti specifici per la valutazione della qualità della vita e della<br />

consapevolezza dei propri deficit, somministrati dallo psicologo e/o sociologo,<br />

sono i seguenti:<br />

– Qolibri (Truelle, 2004). Lo strumento è somministrato solo ai pazienti<br />

già in fase di ridomiciliazione.<br />

– Awareness Questionnaire – (versione per il familiare) (Sherer M. et al.,<br />

1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />

2006 741


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Awareness Questionnaire – (versione per il paziente) (Sherer M. et al.,<br />

1998a, 1998b,1998c, 2003).<br />

– PCRS (Patient Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />

PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il paziente) –<br />

POST (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />

PRE (Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS (Patients Competency Rating Scale) (versione per il familiare) –<br />

POST(Prigatano G.P. et al., 1986).<br />

– PCRS-NR (versione per il paziente) - PRE (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il paziente) - POST (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il familiare) - PRE (Patient Competency Rating<br />

Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– PCRS-NR (versione per il familiare) - POST (Patient Competency<br />

Rating Scale Neurorehabilitation) (Borgaro e Prigatano, 2003).<br />

– NPI (Neuropsychiatric Inventory) (Cummings et al 1994), somministrato<br />

al familiare<br />

– SADI (Self Awareness of deficit Interview) (Fleming e al., 1996)<br />

– ADI (Awareness Deficit Interview) (Fleming et al., 1996) (versione per il<br />

familiare).<br />

– Batteria di test neuropsicologici, per indagare le funzioni cognitive di:<br />

attenzione, memoria e apprendimento, intelligenza, funzioni esecutive, linguaggio,<br />

già somministrata nella routine clinica di valutazione del traumatizzato cranico<br />

e, quindi, non considerata nella durata della seduta del protocollo di studio.<br />

Nel presente studio, all’atto dell’arruolamento, i pazienti sono sottoposti<br />

ad un esame di risonanza magnetica (RM) encefalica con un magnete superconduttivo<br />

con intensità del campo magnetico di 1,5T (Somatom Vision plus,<br />

Siemens medical solutions, Erlangen Germania). Per l’esecuzione dell’esame<br />

il paziente viene posizionato supino ed è utilizzata la bobina circolare polarizzata<br />

per lo studio dedicato del cranio. Il protocollo di acquisizione delle<br />

immagini è effettuato con tomogrammi orientati sul piano assiale e posizionati<br />

paralleli alla linea retta tangente al margine superiore della commissura<br />

anteriore e al margine inferiore della commissura posteriore (bicommissurale)<br />

secondo il sistema stereotassico di Talairach. Il centro di uno degli stati<br />

del volume corrisponde alla bicommissurale ed il volume di acquisizione è<br />

stato esteso in maniera da coprire tutto l’encefalo. Le sezioni sono state posizionate<br />

parallele alla retta passante per il margine inferiore delle coclee, perpendicolarmente<br />

al piano sagittale, definito come in piano passante per il<br />

seno sagittale superiore, la falce cerebrale e la porzione mediana della sutura<br />

fronto-nasale (nasion).<br />

742 2006


Qualità della vita del traumatizzato cranico percepita dal paziente e dalla sua famiglia<br />

I parametri di acquisizione sono:<br />

– Spessore di strato 3 mm;<br />

– Strati contigui;<br />

– Acquisizione interfacciata.<br />

Per tutti i pazienti sono state eseguite le seguenti acquisizioni sul piano<br />

assiale della durata media totale di circa 40 minuti:<br />

– Localizer;<br />

– Multiple echo (Densità protonica – T2);<br />

– T1;<br />

– Fast-FLAIR ;<br />

– Gradient echo con tecnica convenzionale.<br />

Terminato l’esame di RM encefalica le immagini ottenute sono trasferite<br />

tramite rete locale Ethernet alle stazioni di lavoro dedicate.<br />

I dati di ciascun esame sono stati archiviati in apposito elemento di archiviazione<br />

elettronica e salvati su CD-R al fine di poter effettuare, mediante software<br />

dedicato, in determinate regioni di interesse (ROI), le misurazioni sia<br />

dei parametri quantitativi dell’intensità del segnale che le valutazioni di parametri<br />

di tipo quantitativo (area lesionale e carico lesionale).<br />

La sede e l’esistenza delle lesioni traumatiche saranno correlate all’entità<br />

dei deficit cognitivo-comportamentali, la consapevolezza dei deficit, la qualità<br />

della vita (come viene percepita dal paziente e dal suo caregiver) e reinserimento<br />

sociale.<br />

– Apolone G., Mosconi P. (1998) J Clin Epidemiol 51(11): 1025-1036.<br />

– Artiola L., Fortuny I., Briggs M., Newcombe F., Ratcliff G., Thomas C. (1980)<br />

J Neurol Neurosur Ps 43: 377-379.<br />

– Borgaro S.R., Prigatano G.P. (2003) Brain Injury 17(10): 847-853.<br />

– Cummings J.L. (1994) Neurology 44: 2308-2314.<br />

– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1998) J Head Trauma Rehabil 13(5): 39-51.<br />

– Fleming J.M., Strong J., Ashton R. (1996) Brain Injury 10(1): 1-15.<br />

– Fryer L., Haffey W. (1987) J Head Trauma Rehabil 2(3): 51-63.<br />

– Greenspan A.I., Wrigley J.M., Kresnow M., Branche-Dorsey C.M., Fine P.R. (1996)<br />

Brain Injury 10(3): 207-218.<br />

– Hagen C., Malkmus D., Durham P. (1972) Levels of cognitive functioning. Downey<br />

(CA): Rancho Los Amigos Hospital.<br />

– Hall K., Cope N., Rappaport M. (1985) Arch Phys Med Rehab 66: 35-37.<br />

– Jennett B., Bond M. (1975) Lancet 1: 480-484.<br />

– Jennett B, Teasdale G. (1981) Management of head injuries. Philadelphia: Davis.<br />

– Koskinen S. (1998) Brain Injury 12(8): 631-648.<br />

– Levin H.S., Boake C., Song J., McCauley S., Contant C., Diaz-Marchan P., Brundage<br />

S., Goodman H., Kotrla K.J. (2001) J Neurotrauma 18(6): 575-584.<br />

– Levin H.S., High W.M., Goethe K.E., Overall J.E., Sisson R.A. et al. 1987 J Neurol<br />

Neurosurg Psychiatry 50: 183-193.<br />

2006 743


Sezione III: Attività per progetti<br />

– Levin H.S., O’Donnell V.M., Grossmann R. (1979) J Nerv Ment Dis 167: 675-684.<br />

– Lezak M.D. (1988) J Clin Exp Neuropsychol 10(1): 111-123.<br />

– Mc Millan T.M., Jongen E.L., Greenwood R.J. (1996) J Neurol Neurosurg Psychiatry<br />

60(4): 422-427.<br />

– Muzaux J.M., Masson F., Levin H.S., Alaoui P., Maurette P., Barat M. (1997) Arch<br />

Phys Med Rehabil 78: 1316-1320.<br />

– Novack T.A., Bergquist T.F., Bennett G., Gouvier W.D. (1992) J Head Trauma Rehabil<br />

6(4): 69-77.<br />

– Olver J.H., Ponsford J.L., Curran C.A. (1996) Brain Injury 10(11): 841-848.<br />

– Prigatano G.P., Fordyce D.J., Zeiner H.K., Roueche J.K., Pepping M., Wood B.C.<br />

(1986) Neuropsychological rehabilitation after brain injury. Johns Hopkins University,<br />

Baltimore.<br />

– Prigatano G.P. (2005) J Head Trauma Rehabil 20(1): 19-29.<br />

– Rappaport M., Herrero-Backe C., Rappaport M.L., Winterfield K. (1989) Arch Phys<br />

Med Rehab 70: 885-892.<br />

– Sherer M., Hart T., Nick T.G., Whyte J., Thompson R.N., Yablon S.A. (2003) Arch<br />

Phys Med Rehab 84:168-176.<br />

– Sherer M., Bergloff P., Boake C., High W., Levin E. (1998a) Brain Inj 12: 63-68.<br />

– Sherer M., Bergloff P., Levin E., High W.M.Jr, Oden K.E., Nick T.G. (1998b) Journal<br />

of Head Trauma Rehabilitation 13: 52-61.<br />

– Sherer M., Boake C., Levin E., Silver B.V., Ringholz G., High W.M.Jr (1998c) J Int<br />

Neuropsych Soc 4: 380-387.<br />

– Teasdale G., Jennett B. (1974) Lancet 2(7872): 81-84.<br />

– Truelle J.L. (2004) Eur J Neurol 11(Suppl 2): 347.<br />

– Ware J.E.Jr, Sherbourne C.D. (1992) Med Care 30(6): 473-483.<br />

– Willer B., Rosenthal M., Kreutzer J.S. (1993) Journal of Head Trauma Rehabilitation<br />

8: 75-87.<br />

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