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Un esempio di<br />
innovazione:<br />
il prodotto lavato<br />
ed asciugato, passa<br />
nel “polar wind”,<br />
un vero e proprio<br />
tunnel che permette<br />
agli ortaggi di<br />
raggiungere gli<br />
effettivi requisiti di<br />
raffreddamento e<br />
stabilizzazione<br />
del prodotto prima<br />
del suo<br />
confezionamento<br />
www.laziodiqualita.it<br />
hanno portato al riconoscimento<br />
del valore del<br />
progetto da parte della<br />
Regione Lazio e della Comunità<br />
Europea che hanno<br />
sostenuto l’azienda con<br />
dei finanziamenti. Questo<br />
ha permesso a San Lidano<br />
di arrivare a presentare al<br />
pubblico, all’inizio di luglio<br />
il nuovo stabilimento<br />
di Sezze: un grande centro<br />
di lavorazione di ortaggi<br />
che si sviluppa su<br />
4000 mq, altamente tecnologizzato,completamente<br />
climatizzato ed automatizzato.<br />
Questo imponente<br />
centro di lavorazione<br />
è studiato al minimo<br />
dettaglio per valorizzare e<br />
trasmettere la genuinità e<br />
la freschezza dei prodotti<br />
che i soci vi conferiscono.<br />
SEI PRODOTTI PONTINI NEL PROGETTO<br />
“AGRICOLTURA “AGRICOLTURA<br />
DI QUALITÀ”<br />
I prodotti pontini arricchiscono l’elenco delle produzioni tradizionali del Lazio censite nel progetto<br />
“Agricoltura di qualità” insieme ad altre venti prelibatezze laziali. Sono in tutto sei le “chicche” pontine<br />
il lardo di San Nicola, il pestato di olive di Gaeta, l’arancio biondo di Fondi, la zucchina con il fiore, le<br />
mostarde ponzesi e il pane cafone. Il senso del progetto, promosso dall’assessorato regionale all’Agricoltura,<br />
Arsial e dalle Aree decentrate dell’agricoltura si pone l’obiettivo di salvaguardare e dare visibilità<br />
a quei prodotti che hanno una storia che nelle metodiche di lavorazione rispettano gli insegnamenti<br />
della tradizione. Piccole produzioni che però poso esser in grado di conquistare una fetta di<br />
mercato sempre più grande e che possono essere simboli della storia e della cultura di una regione. A<br />
partire dal lardo prodotto a Cori, con una particolare lavorazione che prevede il lardo aromatizzato<br />
con pepe, rosmarino e ginepro pria della salatura, fino ad arrivare alle arance bionde di Fondi, specie<br />
autoctona presente solo nell’area pontina. Senza dimenticare le mostarde ponzesi, dolci preparati con<br />
vino cotto, semola di grano duro, finocchietto e fichi d’india o il pestato di olive di Gaeta, ottenuto con<br />
olio, olive e alici. Il tutto magari accompagnato dal pane cafone di Castelforte cotto nel forno a legna<br />
di castagno.<br />
17 <strong>Litorale</strong><strong>Pontino</strong> www.laziodiqualita.it<br />
Un esempio lampante è<br />
rappresentato dalla stabilizzazione<br />
termica che<br />
precede il confezionamento:<br />
il prodotto lavato ed<br />
asciugato, passa nel “polar<br />
wind”, un vero e proprio<br />
tunnel che permette<br />
agli ortaggi di raggiungere<br />
gli effettivi requisiti di<br />
raffreddamento e stabilizzazione<br />
del prodotto prima<br />
del suo confezionamento.<br />
Un modello da seguire<br />
dunque, uno stimolo<br />
per il settore agricolo pontino<br />
per superare una crisi<br />
che fino ad ora ha trovato<br />
parziale risposta istituzionale<br />
solo nel progetto dei<br />
“Distretti rurali” ma che ha<br />
visto fino ad oggi la mancanza<br />
di iniziativa e partecipazione<br />
“dal basso”.<br />
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