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LE TIGRI DI MOMPRACEM.pdf - nat russo

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Un giorno però lord James, stanco di carneficine e di pericoli, forse ricordandosi di avere una<br />

nipote, aveva abbando<strong>nat</strong>o il mare e si era stabilito a Labuan, seppellendosi sotto i grandi boschi del<br />

centro.<br />

Lady Marianna, che toccava allora il quattordicesimo anno, e che in quella vita perigliosa aveva<br />

acquistata un fierezza ed energia unica, quantunque sembrasse un'esile bambina, aveva cercato di<br />

ribellarsi ai voleri dello zio, credendo di non potersi abituare a quell'isolamento e a quella vita quasi<br />

selvaggia, ma il lupo di mare, che pareva non nutrisse molta affezione per lei, era rimasto<br />

inflessibile.<br />

Costretta a subire quella strana prigionia, si era interamente data a completare la propria<br />

educazione, che fino allora non aveva avuto tempo di curare. Dotata di una tenace volontà, a poco a<br />

poco aveva modificato gl'impeti feroci, contratti in quelle aspre e sanguinose battaglie, e quella<br />

ruvidità contratta nel continuo contatto colla gente di mare. Era così diventata una appassio<strong>nat</strong>a<br />

cultrice della musica, dei fiori, delle arti belle, mercé le istruzioni di un'antica confidente di sua<br />

madre, spenta più tardi dall'ardente clima tropicale. Col progredire dell'educazione, pur<br />

conservando in fondo all'anima qualche cosa dell'antica fierezza, era diventata buona, generosa,<br />

caritatevole.<br />

Non aveva abbando<strong>nat</strong>a la passione per le armi e gli esercizi violenti, e ben spesso, indomita<br />

amazzone, percorreva i grandi boschi, inseguendo perfino le tigri, o pari ad una najade si tuffava<br />

intrepidamente nelle azzurre onde del mar Malese; ma più sovente si trovava là ove la miseria o la<br />

sventura infieriva, recando soccorsi a tutti gli indigeni dei dintorni, a quegli indigeni che lord James<br />

odiava a morte, come discendenti di antichi pirati.<br />

E così quella fanciulla, colla sua intrepidezza e la sua bontà e per la sua bellezza, si era meritata<br />

quel soprannome di "Perla di Labuan", soprannome volato così lontano e che aveva fatto battere il<br />

cuore della formidabile Tigre della Malesia. Ma sotto quei boschi, quasi lontana da ogni creatura<br />

civile, la bambina, diventata ragazza, non si era mai accorta di essere donna; ma quando ebbe<br />

veduto quel fiero pirata, senza sapere il perché, ella aveva provato uno strano turbamento. Cos'era?<br />

Ella lo ignorava, ma si vedeva sempre dinanzi agli occhi, e alla notte le appariva in sogno,<br />

quell'uomo dalla figura così fiera, che aveva la nobiltà di un sultano e che possedeva la galanteria<br />

d'un cavaliere europeo, quell'uomo dagli occhi scintillanti, dai lunghi capelli neri e quel viso su cui<br />

leggevasi a chiare parole un coraggio più che indomito e un'energia più unica che rara. Dopo<br />

d'averlo affasci<strong>nat</strong>o coi suoi occhi, colla sua voce, colla sua bellezza, era rimasta a sua volta<br />

affasci<strong>nat</strong>a e vinta.<br />

Aveva dapprima cercato di reagire contro quel battito del cuore, che per lei era nuovo, come era<br />

nuovo per Sandokan, ma invano. Sentiva sempre che una forza irresistibile la spingeva a rivedere<br />

quell'uomo e che non ritrovava la calma di prima che presso di lui; si sentiva solamente felice<br />

quando si trovava al letto di lui e quando gli leniva gli acuti dolori della ferita col suo chiacchierìo,<br />

coi suoi sorrisi, colla sua impareggiabile voce e colla sua mandola. E bisognava vederlo in quei<br />

momenti, Sandokan, quando ella cantava le dolci canzoni del lontano paese <strong>nat</strong>ìo,<br />

accompagnandole coi delicati suoni del melodioso istrumento.<br />

Allora non era più la Tigre della Malesia, non era più il sanguinario pirata. Muto, anelante,<br />

madido di sudore, rattenendo il respiro, per non turbare coll'alito quella voce argentina e melodiosa,<br />

ascoltava come un uomo che sogna, come se avesse voluto imprimersi nella mente quella lingua<br />

sconosciuta che lo inebriava, che gli soffocava le torture della ferita, e quando la voce, dopo aver<br />

vibrato un'ultima volta, moriva coll'ultima nota della mandola, lo si vedeva rimanere a lungo in<br />

quella posa, colle braccia tese come se volesse attirare a sé la fanciulla, collo sguardo<br />

fiammeggiante fisso in quello umido di lei, col cuore sospeso e gli orecchie tesi come se ascoltasse<br />

ancora.<br />

In quei momenti egli non si ricordava più di essere la Tigre, dimenticava la sua Mompracem, i<br />

suoi prahos, i suoi tigrotti e il portoghese, che forse in quell'ora, credendolo per sempre spento,<br />

vendicava la sua morte chissà con quali sanguinose rappresaglie.<br />

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