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le basiliche paleocristiane di cimitile - La scuola di Pitagora editrice

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LE BASILICHE PALEOCRISTIANE DI CIMITILE<br />

NELLA CULTURA ARCHITETTONICA DELL'OTTOCENTO<br />

<strong>di</strong> DANILA JACAZZI<br />

Nel comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, definito dal Chierici “il monumento d’arte pa<strong>le</strong>ocristiana<br />

più suggestivo del Mezzogiorno d’Italia” 1 la comp<strong>le</strong>ssità della storia<br />

trova un esemplare palinsesto: il sovrapporsi del<strong>le</strong> strutture architettoniche, cresciute<br />

<strong>le</strong> une sul<strong>le</strong> altre nel corso dei secoli, gli interventi <strong>di</strong> restauro operati fino ad oggi,<br />

<strong>le</strong> indagini archeologiche condotte negli ultimi decenni restituiscono un sito, in parte<br />

ancora da esplorare, <strong>di</strong> particolare interesse per lo stu<strong>di</strong>o e la ricerca.<br />

Alla fine del III secolo d.C., nei pressi della città <strong>di</strong> Nola, <strong>le</strong> spoglie del martire Felice<br />

vennero sepolte nell’area <strong>di</strong> una piccola necropoli2 . Le chiese costruite a partire<br />

dal IV secolo sopra e accanto alla sua tomba costituiscono il comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong><br />

o<strong>di</strong>erno. Lo stesso toponimo, Cimiti<strong>le</strong>, riportato nel Libro terzo del<strong>le</strong> Antichità <strong>di</strong> Pirro<br />

Ligorio, allude alla sua originaria funzione: «Cimiti<strong>le</strong> è vico de’ Campani populi sotto<br />

a Nola, che vuo<strong>le</strong> <strong>di</strong>re Cimenterio, dove furono coronati molti martiri della corona<br />

del sancto martirio, ove furono sepelliti» 3 .<br />

A partire dalla metà dell’Ottocento i “ruderi” pa<strong>le</strong>ocristiani <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> attirano l’interesse<br />

della comunità scientifica. Antiquari, storiografi e stu<strong>di</strong>osi pubblicano i primi<br />

rilievi e <strong>di</strong>segni che corredano eru<strong>di</strong>te pubblicazioni sui temi del neo-liturgismo, dell’ecc<strong>le</strong>siologia<br />

e dell’architettura agli inizi del Cristianesimo.<br />

Le fonti documentarie sul<strong>le</strong> trasformazioni e sui restauri del comp<strong>le</strong>sso <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> in<br />

età moderna restituiscono <strong>le</strong> comp<strong>le</strong>sse vicende della “riscoperta” ottocentesca del<strong>le</strong><br />

<strong>basiliche</strong> antiche e i primi approcci -più che altro conservativi- al restauro degli e<strong>di</strong>fici4<br />

. L’analisi comparata dei registri originali della Commissione Conservatrice dei<br />

Monumenti <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> <strong>La</strong>voro, istituita nel 1869, custo<strong>di</strong>ti presso il Museo Campano<br />

<strong>di</strong> Capua, e dei fascicoli conservati presso l’Archivio Centra<strong>le</strong> dello Stato <strong>di</strong><br />

Roma documentano in dettaglio i vari interventi <strong>di</strong> restauro progettati e in parte effettuati<br />

dalla seconda metà dell’800 fino agli anni ‘50 del XX secolo, integrando e<br />

verificando dati già noti alla storiografia5 . Dagli Atti della Commissione Conservatrice<br />

<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> <strong>La</strong>voro si evince che la chiesa <strong>di</strong> San Felice in Pincis e <strong>le</strong> quattro <strong>basiliche</strong><br />

annesse -la cappella <strong>di</strong> San Calionio, la cappella dei SS. Martiri, la basilica <strong>di</strong><br />

San Tommaso e la basilica <strong>di</strong> Santo Stefano- vennero <strong>di</strong>chiarate monumento d’antichità<br />

già nel 18706 . In particolare Demetrio Salazaro, componente della Commis


1<br />

110<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

sione Conservatrice dei Monumenti ed Oggetti <strong>di</strong> Antichità e Bel<strong>le</strong> Arti, sol<strong>le</strong>citò,<br />

con una persona<strong>le</strong> proposta presentata alla Commissione, il riconoscimento del titolo<br />

<strong>di</strong> Monumento Naziona<strong>le</strong> per la chiesa e <strong>le</strong> annesse <strong>basiliche</strong> 7 . <strong>La</strong> rappresentanza politica<br />

loca<strong>le</strong> -il Comune <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>- si adoperò attivamente nel 1873 per la Conservazione<br />

del comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong>, presentando un esposto sul<strong>le</strong> rare antichità del proprio<br />

territorio, ma, constatata l’impossibilità <strong>di</strong> destinare alcuna somma <strong>di</strong> denaro per<br />

il restauro degli e<strong>di</strong>fici, il sindaco richiese ai componenti della Commissione Conservatrice<br />

<strong>di</strong> provvedere ai costi degli interventi ritenuti utili per la tutela del comp<strong>le</strong>sso.<br />

Nella circostanza, la Commissione confermò il suo impegno ricordando <strong>di</strong><br />

aver incaricato il Salazario <strong>di</strong> effettuare un’ispezione e re<strong>di</strong>gere una relazione, rinviando,<br />

però, la possibilità <strong>di</strong> un proporzionato sussi<strong>di</strong>o da destinarsi ai lavori al riconoscimento<br />

ufficia<strong>le</strong> da parte del Ministero del titolo <strong>di</strong> Monumento Naziona<strong>le</strong> 8 .<br />

<strong>La</strong> preoccupazione per lo stato del<strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> e la necessità <strong>di</strong> intervenire quanto meno<br />

per il consolidamento del<strong>le</strong> strutture generarono una fitta corrispondenza tra il Preposito,<br />

il Comune, la Prefettura, la Commissione Conservatrice e il Ministero, tanto<br />

che venne eseguita una prima perizia estimativa dei lavori urgenti finanziati dalla comunità<br />

religiosa e dal Comune 9 .<br />

Solo nel 1876 il Sotto-Prefetto <strong>di</strong> Nola, sol<strong>le</strong>citato dalla<br />

Commissione Conservatrice, spedì al Ministero una relazione<br />

genera<strong>le</strong> ed un progetto specifico redatto dall’ingegnere<br />

civi<strong>le</strong> <strong>di</strong> Nola Fortunato Capaldo, nel qua<strong>le</strong><br />

erano in<strong>di</strong>cate <strong>le</strong> riparazioni in<strong>di</strong>spensabili per la conservazione<br />

del comp<strong>le</strong>sso pa<strong>le</strong>ocristiano 10 . Nonostante la<br />

situazione attua<strong>le</strong>, alterata dagli scavi archeologici e dai<br />

restauri condotti tra la fine dell’800 e gli inizi dell’900,<br />

renda estremamente comp<strong>le</strong>sso ogni confronto, la relazione<br />

al<strong>le</strong>gata al progetto dell’ingegnere Capaldo, purtroppo<br />

privo dei relativi grafici, appare <strong>di</strong> grande interesse<br />

per ricostruire lo stato del<strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> alla fine dell’Ottocento<br />

11 . Dopo una breve introduzione genera<strong>le</strong> sul-<br />

1 Plan Gènéral de l'état acque des<br />

anciennes basiliques et autres monuments<br />

sacrès ainsi que de la<br />

nouvel<strong>le</strong> èglise paroissa<strong>le</strong> a Cimiti<strong>le</strong><br />

près de Nola - Plan de la Basilique,<br />

da F. LAGRANGE, Histoire<br />

de Sain Paulin de No<strong>le</strong>, deuxieme<br />

e<strong>di</strong>tion, t. II, Librairie Frères, Paris<br />

1881, pp. 349-350.


Danila Jacazzi<br />

l’origine del sito <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, la relazione riferisce del cattivo stato <strong>di</strong> conservazione e<br />

del<strong>le</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> riconoscere nei pochi resti degli e<strong>di</strong>fici superstiti la ricchezza dei<br />

monumenti originari. Descrive, poi, nei dettagli <strong>le</strong> varie strutture del comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong>.<br />

Per accedervi si doveva varcare un cancello <strong>di</strong> ferro che immetteva in una<br />

corte bislunga e in un ampio spiazzo. Un cancello <strong>di</strong> <strong>le</strong>gno e un arco inquadrato da<br />

due colonne <strong>di</strong> granito rosso immettevano in un corridoio - che, a parere dell’ingegnere,<br />

«dovette servire negli antichi tempi da preparatorio agli esercizi religiosi» - e<br />

nel corpo della prima basilica, quella <strong>di</strong> San Felice in Pincis, parzialmente interrato,<br />

tanto che per accedervi bisognava scendere quattro scalini. L’e<strong>di</strong>ficio appariva coperto<br />

a volta con tracce <strong>di</strong> affreschi lungo <strong>le</strong> pareti e, nella pavimentazione, si notavano lapi<strong>di</strong><br />

funerarie con resti <strong>di</strong> iscrizioni muti<strong>le</strong>. Dieci colonne <strong>di</strong> marmo cipollino con<br />

capitelli ionici e corinzi <strong>di</strong>videvano lo spazio della navata. All’interno il Capaldo annota<br />

la presenza <strong>di</strong> un sarcofago e <strong>di</strong> un’urna <strong>di</strong> marmo ornati <strong>di</strong> bassorilievi, <strong>di</strong> una<br />

vasca anch’essa in marmo, forse destinata ad acquasantiera, e <strong>di</strong> e<strong>le</strong>menti marmorei<br />

decorati con bassorilievi, giu<strong>di</strong>cati in parte frammenti dell’antico pulpito e in parte<br />

lastre tombali rinvenute in precedenti scavi. Descrive sommariamente il piccolo altare<br />

<strong>di</strong> San Felice, e la tomba del Santo composta da una vasca sostenuta da colonnine<br />

a spirali, nonché sei tombe <strong>di</strong> martiri con lapi<strong>di</strong> e<br />

iscrizioni incassate nel muro. Continuando il percorso<br />

l’ingegnere passa nel Carcere <strong>di</strong> San Gennaro, struttura<br />

posta al <strong>di</strong> sotto della nuova parrocchia<strong>le</strong> <strong>di</strong> San Felice,<br />

e nel Carcere chiamato <strong>di</strong> Santa Alcalà cui si accedeva<br />

tramite 19 scalini con iscrizione de<strong>di</strong>catoria sulla porta<br />

d’accesso. Gli ambienti visitati appaiono coperti da volte,<br />

prive <strong>di</strong> luci, sottoposte ad un terrapieno collocato a ridosso<br />

della basilica. L’ambiente superiore risulta coperto<br />

da una semplice tettoia <strong>di</strong> <strong>le</strong>gno, in parte cadente, che<br />

provoca danni da infiltrazione <strong>di</strong> acque al<strong>le</strong> strutture sottostanti.<br />

L’ingegnere propone, dunque, come intervento<br />

prioritario, <strong>di</strong> ricostruire <strong>le</strong> coperture degli ambienti su-<br />

2 Basiliques de No<strong>le</strong>, da C. e G.<br />

ROHAULT DE FLEURY, <strong>La</strong> Messe,<br />

Paris 1883-1889, tav. CCLIII.<br />

111<br />

2


112<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

periori e sostituire la pavimentazione in battuto per preservare <strong>le</strong> strutture della basilica<br />

antica.<br />

<strong>La</strong> descrizione continua con l’analisi degli ambienti che costituiscono la seconda basilica,<br />

la Cappella dei SS. Martiri, cui si accede tramite una porta con iscrizione de<strong>di</strong>catoria.<br />

Qui il Capaldo registra la presenza <strong>di</strong> tracce <strong>di</strong> pavimentazione a piccoli pezzi<br />

<strong>di</strong> marmo, <strong>di</strong> pareti ricoperte <strong>di</strong> affreschi in cattive con<strong>di</strong>zioni e della volta <strong>le</strong>sionata in<br />

più punti, che giu<strong>di</strong>ca bisognosa <strong>di</strong> urgenti restauri. L’ambiente era illuminato da un<br />

piccolo finestrino, che si affacciava sulla corte della casa parrocchia<strong>le</strong>. Il percorso a questo<br />

punto si arresta e l’ingegnere termina la sua relazione sostenendo che <strong>le</strong> altre strutture<br />

superstiti poste nel corti<strong>le</strong> grande sono in pessimo stato, prive <strong>di</strong> coperture e <strong>di</strong><br />

monumenti. Ri<strong>le</strong>va soltanto la presenza <strong>di</strong> colonne sparse e tracce <strong>di</strong> colonne incassate<br />

nel<strong>le</strong> murature, nonché <strong>di</strong> frammenti <strong>di</strong> affreschi e conclude che non sia possibi<strong>le</strong> programmare<br />

un intervento <strong>di</strong> restauro per l’ingente spesa necessaria.<br />

<strong>La</strong> Commissione Conservatrice <strong>di</strong>ede incarico <strong>di</strong> esaminare la relazione e il progetto<br />

del Capaldo a Demetrio Salazaro che, verificatane con un sopralluogo la fattibilità,<br />

propose <strong>di</strong> aspettare l’approvazione dal Ministero della Pubblica Istruzione per dare<br />

il via all’esecuzione dei lavori che, a suo giu<strong>di</strong>zio, non avrebbero apportato alcun<br />

danno al<strong>le</strong> antiche strutture 12 . Dagli Atti della Commissione risulta che il progetto,<br />

accompagnato dalla relazione dell’ingegnere e dal parere del Salazaro, venne inviato<br />

al Ministero e, successivamente, al Genio Civi<strong>le</strong> che ne richiese il relativo capitolato<br />

per procedere all’appalto dei lavori 13 .<br />

Nonostante la consegna del capitolato richiesto il progetto rimane inattuato per l’improvvisa<br />

morte del Capaldo 14 .<br />

Le successive vicende, dettagliatamente ricostruite da Carlo Ebanista, videro il coinvolgimento<br />

<strong>di</strong> monsignor Gennaro Aspreno Galante, insigne stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> storia ecc<strong>le</strong>siastica<br />

e archeologia cristiana, nell’opera <strong>di</strong> valorizzazione del<strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> 15 . Su richiesta<br />

dell’archeologo “esploratore del<strong>le</strong> catacombe” Giovan Battista de Rossi, fondatore<br />

nel 1863 del Bul<strong>le</strong>ttino <strong>di</strong> Archeologia Cristiana, cui collaborò anche il Galante<br />

che de<strong>di</strong>cò all’amico un volume e<strong>di</strong>to nel 1900, il monsignore fece realizzare dall’architetto<br />

Stanislao Ferrari la pianta genera<strong>le</strong> del comp<strong>le</strong>sso <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> da al<strong>le</strong>gare al


Danila Jacazzi<br />

volume <strong>di</strong> François <strong>La</strong>grange su San Paolino, pubblicato in seconda e<strong>di</strong>zione nel 1881 16 .<br />

L’insieme <strong>di</strong> ambienti descritti nella relazione del Capaldo nel 1876 corrisponde nella<br />

struttura al <strong>di</strong>segno pubblicato da <strong>La</strong>grange, anche nei dettagli degli e<strong>le</strong>menti decorativi,<br />

anzi ad una <strong>le</strong>ttura incrociata del<strong>le</strong> fonti, il Plan Gènéral de l’état acque des anciennes<br />

basiliques et autres monuments sacrès ainsi que de la nouvel<strong>le</strong> èglise paroissa<strong>le</strong> a<br />

Cimiti<strong>le</strong> près de Nola si è rivelata, in effetti, la trasposizione grafica della descrizione<br />

annessa al progetto del Capaldo 17 .<br />

Nonostante il coinvolgimento del Galante <strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> continuarono a versare in stato<br />

<strong>di</strong> abbandono. Ancora nel 1882 la Commissione Conservatrice ne segnala l’importanza,<br />

denunciando il pericolo <strong>di</strong> imminenti crolli: «In mezzo ad antiche are e tumuli<br />

marmorei de’ primi vescovi <strong>di</strong> quella chiesa, si veggono in abbondanza epigrafi<br />

cristiane <strong>di</strong> que’ medesimi tempi e susseguenti, miste a non poche <strong>di</strong> epoca romana,<br />

e tutte <strong>di</strong> somma importanza. Né sono <strong>di</strong> minore interesse altri non pochi monumenti<br />

<strong>di</strong> epoca longobarda; ed è uno stupore vedere tutto quell’insieme <strong>di</strong> opere e <strong>di</strong><br />

architettura, che, nonostante <strong>le</strong> ingiurie <strong>di</strong> tanti secoli, rivelano tuttora la loro grandezza<br />

e magnificenza in quel<strong>le</strong> sparse reliquie che ne rimangono.<br />

Esso può <strong>di</strong>rsi un monumento unico nel suo<br />

genere. A custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quel<strong>le</strong> quattro antiche <strong>basiliche</strong> riunite<br />

insieme è deputato un Preposito, il qua<strong>le</strong> tiene altresì<br />

la cura <strong>di</strong> una annessa chiesa parrocchia<strong>le</strong>, sventuratamente<br />

fatta e<strong>di</strong>ficare su parte <strong>di</strong> detti sacri e<strong>di</strong>ficii, i<br />

quali sono posti sotto la giuris<strong>di</strong>zione spiritua<strong>le</strong> del vescovo<br />

<strong>di</strong> Nola. Lo stato <strong>di</strong> loro conservazione è ta<strong>le</strong>, che,<br />

se non vi saranno apportate <strong>le</strong> necessarie riparazioni, massime<br />

al<strong>le</strong> volte, finiranno <strong>di</strong> crollare all’intutto fra non<br />

lungo andare <strong>di</strong> tempo» 18 .<br />

Ma soprattutto grazie all’intervento <strong>di</strong> Gennaro Aspreno<br />

Galante, stu<strong>di</strong>osi italiani e stranieri cominciarono a mostrare<br />

interesse per quella che fu definita “la città del<strong>le</strong><br />

<strong>basiliche</strong>”. Storiografi e archeologi, come l’abate Luigi<br />

3 C. e G. ROHAULT DE FLEURY,<br />

<strong>La</strong> Messe, Paris 1883-1889, tav.<br />

CCL.<br />

113<br />

3


114<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

Tosti “Direttore Genera<strong>le</strong> dei Sacri Monumenti”, Miche<strong>le</strong> Ruggiero, uno dei più autorevoli<br />

protagonisti dell’archeologia campana dell’Ottocento, dal 1875 al 1893 <strong>di</strong>rettore<br />

degli scavi <strong>di</strong> Antichità <strong>di</strong> Pompei e Pozzuoli, oltre al già citato de Rossi vennero<br />

coinvolti dal Galante nella <strong>di</strong>ffici<strong>le</strong> impresa <strong>di</strong> promuovere i restauri <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong><br />

19 . Ma anche se vennero realizzati solo parziali interventi <strong>di</strong> sostituzione del<strong>le</strong> coperture<br />

e <strong>di</strong> isolamento del<strong>le</strong> strutture <strong>di</strong> fondazione dall’umi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> risalita, che si<br />

protrassero fino alla fine del secolo XIX, la notorietà che il sito aveva acquisito nella<br />

comunità scientifica non rimase senza esito. Eru<strong>di</strong>ti e stu<strong>di</strong>osi dell’era cristiana si confrontarono<br />

in ipotesi restitutive ed interpretative degli antichi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto, dando<br />

vita ad una considerevo<strong>le</strong> produzione e<strong>di</strong>toria<strong>le</strong> <strong>le</strong>gata ai temi del rapporto tra religione<br />

ed arte che connotano il liturgismo europeo.<br />

Tra gli storici che nel XIX secolo hanno stu<strong>di</strong>ato e contribuito alla riscoperta del comp<strong>le</strong>sso<br />

basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, Chierici ricorda il francese François <strong>La</strong>grange, i tedeschi<br />

Adolf Buse 20 e Heinrich Holtzinger 21 , l’austriaco Frank Wickhoff 22 ; gli olandesi A<strong>le</strong>xander<br />

Wil<strong>le</strong>m Byvanch 23 e Goldsmidt 24 ; tra gli italiani annovera, invece, Giuseppe Cappel<strong>le</strong>tti,<br />

Gioacchino Tagliatatela, Alfonso Capecelatro, Raffae<strong>le</strong> Cattaneo, Mariotti,<br />

Baldoria e Croce 25 . Tra questi, in particolare, Char<strong>le</strong>s Roualth de F<strong>le</strong>ury (1801-1875),<br />

de<strong>di</strong>cò un’ampia trattazione al<strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane. Figlio <strong>di</strong> Hubert (1835-1905),<br />

architetto allievo <strong>di</strong> Durand all’Eco<strong>le</strong> Polytechnique, Char<strong>le</strong>s aderì a quel filone <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> europei, il Liturgismo, che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento<br />

si caratterizzò per l’attenzione rivolta al<strong>le</strong> prescrizioni liturgiche e al rapporto con la<br />

tra<strong>di</strong>zione architettonica del culto, specialmente quella me<strong>di</strong>oeva<strong>le</strong>, per evidenziare <strong>le</strong><br />

scelte relative alla costruzione del nuovo e al restauro del<strong>le</strong> preesistenze.<br />

Attraverso <strong>le</strong> sue dettagliate descrizioni, raccolte durante il viaggio a Cimiti<strong>le</strong>, lo stu<strong>di</strong>oso<br />

documenta lo stato del comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> con rilievi e schizzi raccolti poi in<br />

una collana <strong>di</strong> sei volumi, “<strong>La</strong> Messe”, pubblicata a Parigi nel 1883-1889 in collaborazione<br />

con il figlio Georges, che continuerà l’opera paterna curandone la pubblicazione<br />

postuma 26 .<br />

Nei volumi dell’opera Char<strong>le</strong>s Rohault de F<strong>le</strong>ury passa in rassegna alcuni tra gli e<strong>di</strong>fici<br />

più rappresentativi della tarda antichità e del me<strong>di</strong>oevo, stu<strong>di</strong>andone l’articolazione, gli


Danila Jacazzi<br />

e<strong>le</strong>menti decorativi e la simbologia architettonica in rapporto<br />

all’organizzazione degli spazi liturgici. Attraverso la<br />

raccolta <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni pubblicata si può seguire l’itinerario italiano<br />

dei due architetti che nel territorio napo<strong>le</strong>tano visitano<br />

e <strong>di</strong>segnano planimetrie ed e<strong>le</strong>menti scultorei del<strong>le</strong><br />

chiese <strong>di</strong> Gaeta, Terracina, Fon<strong>di</strong>, Sessa, Calvi, Sant’Angelo<br />

in Formis, Casertavecchia, Benevento, Sa<strong>le</strong>rno e Cava<br />

<strong>di</strong> Tirreni.<br />

Le tavo<strong>le</strong> grafiche relative al comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong><br />

furono eseguite dal figlio Georges, come appare<br />

<strong>le</strong>gittimo dedurre dal<strong>le</strong> date apposte sul<strong>le</strong> incisioni realizzate<br />

tra il 1879 e il 1881, quando Char<strong>le</strong>s risulta ormai<br />

deceduto. Anche se non sempre fedeli, <strong>le</strong> incisioni<br />

<strong>di</strong> Rohault de F<strong>le</strong>ury rivestono un particolare valore documentario;<br />

i <strong>di</strong>segni sono accompagnati da un’accurata<br />

descrizione dei luoghi e da un’ipotesi <strong>di</strong> ricostruzione del<br />

comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> all’epoca <strong>di</strong> San Paolino.<br />

A sinistra dell’entrata alla basilica, secondo la descrizione<br />

<strong>di</strong> Char<strong>le</strong>s Rohault de F<strong>le</strong>ury, si apriva il passaggio che<br />

conduceva alla Cappella dei SS. Martiri, accuratamente<br />

delineata nel<strong>le</strong> tavo<strong>le</strong> dell’opera. Sul muro vi erano resti<br />

<strong>di</strong> affreschi deteriorati dal tempo, con motivi figurativi all’epoca<br />

poco riconoscibili, <strong>di</strong> cui l’autore tenta una ipotetica<br />

ricomposizione grafica non sempre corrispondente alla<br />

realtà. Rohault de F<strong>le</strong>ury <strong>di</strong>segna, infatti, sull’intradosso<br />

un motivo a festone <strong>di</strong> alloro con nastro intrecciato a spira<strong>le</strong>,<br />

mentre allo stato attua<strong>le</strong> l’intradosso presenta figure<br />

<strong>di</strong> angeli. Le due aperture nella parete ovest risultano oggi<br />

più ampie rispetto al <strong>di</strong>segno ottocentesco; nella parte bassa<br />

vicino all’altare sinistro è, inoltre, raffigurato il velario che<br />

appare <strong>di</strong>pinto su un muro continuo.<br />

4 C. e G. ROHAULT DE FLEURY, <strong>La</strong><br />

Messe, Paris 1883-1889, tav. LVII.<br />

5 Cimiti<strong>le</strong>, cappella dei Ss. Martiri,<br />

parete nord-ovest.<br />

115<br />

4<br />

5


116<br />

Rohault de F<strong>le</strong>ury <strong>di</strong>segna accuratamente i frammenti marmorei osservati nella basilica<br />

<strong>di</strong> San Felice che, a suo parere, componevano la struttura originaria <strong>di</strong> un ambone<br />

del qua<strong>le</strong> propone la ricostruzione grafica. Lo stu<strong>di</strong>oso si sofferma, inoltre, a descrivere<br />

lo stato <strong>di</strong> conservazione dei mosaici, degli archi e dei timpani dell’e<strong>di</strong>cola<br />

mosaicata, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>segna una possibi<strong>le</strong> ricostruzione.<br />

Dalla basilica <strong>di</strong> San Felice Char<strong>le</strong>s Rohalt de F<strong>le</strong>ury prosegue sa<strong>le</strong>ndo <strong>le</strong> sca<strong>le</strong> <strong>di</strong> col<strong>le</strong>gamento<br />

con la chiesa moderna (basilica nova). Nella parte meri<strong>di</strong>ona<strong>le</strong> del comp<strong>le</strong>sso<br />

visita la cappella de<strong>di</strong>cata a San Calione. Dopo la basilica <strong>di</strong> San Tommaso,<br />

seguendo il muro <strong>di</strong> chiusura del giar<strong>di</strong>no, arriva alla basilica <strong>di</strong> Santo Stefano, de<strong>di</strong>cata<br />

a Sant’Etienne e alla Vergine Incoronata e conclude la sua descrizione con la<br />

basilica <strong>di</strong> San Giovanni che, secondo la testimonianza <strong>di</strong> Rohault de F<strong>le</strong>ury, era in<br />

rovina e abbandonata.<br />

Gli ampi riferimenti contenuti nell’opera dello stu<strong>di</strong>oso francese ad analoghe configurazioni<br />

architettoniche riscontrabili negli e<strong>di</strong>fici dell’Europa me<strong>di</strong>oeva<strong>le</strong> sanciscono<br />

il riconoscimento del<strong>le</strong> <strong>basiliche</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> come monumento tra i più importanti<br />

dell’arte pa<strong>le</strong>ocristiana, riferimento imprescin<strong>di</strong>bi<strong>le</strong> nel <strong>di</strong>battito storico-architettonico<br />

europeo sul tema del sacro e dell’arte cristiana.<br />

Appen<strong>di</strong>ce<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

a cura <strong>di</strong> G. ANGELINO<br />

Archivio Centra<strong>le</strong> dello Stato <strong>di</strong> Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione<br />

Genera<strong>le</strong> Antichità e Bel<strong>le</strong> Arti, I Versamento, II Serie, busta 438, fascicolo 147, Relazione:<br />

Basiliche <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>.<br />

«<strong>La</strong> S.V. mi incarica <strong>di</strong> riferire sullo stato del<strong>le</strong> Basiliche dello abitato <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, e<br />

<strong>di</strong> proporre con la massima economia quei lavori puramente necessari per la conservazione.<br />

All’oggetto nell’ultimo scorso 1 settembre mi recava con <strong>le</strong>i ad esaminare<br />

quei monumenti religiosi ma con ritardo <strong>le</strong> invio la presente relazione, perché affari


Danila Jacazzi<br />

professionali <strong>di</strong> maggiore importanza non mi hanno permesso <strong>di</strong> occuparmi prima<br />

<strong>di</strong> ora, mi auguro quin<strong>di</strong> che la sua eccessiva cortesia saprà scusarmi una tardanza<br />

non prodotta dalla mia volontà.<br />

Fu antica costumanza il seppellire i morti fuori dalla città ed anzi fra Romani lo comandavano<br />

espressamente <strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi del<strong>le</strong> XII Tavo<strong>le</strong>. Ad esempio della città eterna, così<br />

tutte <strong>le</strong> altre Città, Municipio e Prefettura, essendo governate del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi Romane,<br />

seppellivano anche esse fuori <strong>le</strong> mura i loro defunti. E ciò <strong>di</strong>mostra come spesso nella<br />

nostra compagnia si siano ritrovate <strong>di</strong>sperse nei campi del<strong>le</strong> vestigia <strong>di</strong> sontuosi sepolcri<br />

o avanzi <strong>di</strong> cadaveri. Ciò nonostante a <strong>di</strong>spetto della <strong>le</strong>gge ta<strong>le</strong> prescrizione non<br />

veniva rigorosamente approvata siccome prova l’avere spesse volte ritrovato e tombe<br />

ed ossami <strong>di</strong> cadaveri nello interno della città negli scavi che si sono fatti. È bene osservare<br />

però che ciò va<strong>le</strong>va solamente per coloro che professavano la religione <strong>di</strong> Cristo,<br />

perocchè per la maggior parte del<strong>le</strong> Nazioni pagane era costume <strong>di</strong> cadaveri. A<br />

somiglianza <strong>di</strong> tutte <strong>le</strong> altre, così pure l’antica Città <strong>di</strong> Nola ebbe il suo Cimitero a<br />

poca <strong>di</strong>stanza dal<strong>le</strong> sue mura, secondo si ri<strong>le</strong>va ancora dal Boldetti nel<strong>le</strong> sue Osservazioni<br />

sugli antichi Cimiteri dei Cristiani <strong>di</strong> Roma. Lunghi dalla Città <strong>di</strong> Nola poco<br />

più della metà <strong>di</strong> un miglio, in un Casa<strong>le</strong> nominato Cimitino,<br />

è situato il Cimitero molto ce<strong>le</strong>bre detto in Pincis,<br />

per essere stato ivi sepolto il sacro corpo <strong>di</strong> San Felice<br />

(…).<br />

Ora appunto in questo sito, vi si ritrovano <strong>le</strong> <strong>di</strong>verse Basiliche<br />

sul<strong>le</strong> quali mi conviene riferire: lo stato <strong>di</strong> esse<br />

presentemente è ta<strong>le</strong> che si dura fatica a riconoscer<strong>le</strong> per<br />

quel<strong>le</strong>, che si trovano descritte negli storici <strong>di</strong> quei tempi,<br />

nei quali da poco esse erano state innalzate. Di quella<br />

grandezza <strong>di</strong> monumenti, <strong>di</strong> marmi e <strong>di</strong> costruzioni non<br />

rimane oggi che un avanzo meschino, poiché malamente<br />

conservati. Gli Orsini <strong>di</strong> Nola, antica famiglia magnatizia<br />

Barona<strong>le</strong>, cercarono <strong>di</strong> conservare queste antiche reliquie<br />

dalla guerra religiosa, e perciò vi fecero alcuni lavori<br />

in marmo, secondo apparisce dagli stemmi della fa-<br />

6 C. e G. ROHAULT DE FLEURY,<br />

<strong>La</strong> Messe, Paris 1883-1889, tav.<br />

CLXXXIV.<br />

117<br />

6


7<br />

118<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

miglia che vi si <strong>le</strong>ggono in fronte. Poiché quin<strong>di</strong> dell’arte del 3 o e 4 o secolo della<br />

Chiesa non vi resta che una apparenza lontana, egli è d’uopo fermarsi al ricordo del<br />

tempo, unico prestigio a parer mio, de’ monumenti in esame, e ritenerlo però ragione<br />

sufficiente per conservare ciò che attraverso <strong>di</strong> tanti secoli è fino a noi arrivato, obbligandoci<br />

a rif<strong>le</strong>ttere sul<strong>le</strong> con<strong>di</strong>zioni sociali, nel<strong>le</strong> quali i nostri antichi padri si trovavano.<br />

Nel contempo, sarà sempre uno stimolo allo stu<strong>di</strong>o degli archeologi e degli<br />

storici i quali troveranno qualche cosa <strong>di</strong> più, ove ricercare i principi del<strong>le</strong> loro osservazioni.<br />

Sarà inoltre un lustro pel Comune <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, perciocché da molte parti<br />

ivi si comunica per quel prestigio <strong>di</strong> religione che spesso ha tanta influenza sul<strong>le</strong> azioni<br />

degli uomini. Ciò premesso, verrò man mano descrivendo presentemente <strong>le</strong> <strong>di</strong>verse<br />

Basiliche ossiano <strong>le</strong> cose per <strong>le</strong> quali abbiano ragione ad essere conservate, io accennerò<br />

a quel<strong>le</strong> che veramente lo meritano aggiungendo in separato al<strong>le</strong>gato un progetto<br />

sommario dei lavori occorrevoli per <strong>le</strong> necessarie riparazioni che saranno successivamente<br />

in<strong>di</strong>cate.<br />

1 A BASILICA<br />

A destra dell’attua<strong>le</strong> chiesa Parrocchia<strong>le</strong> resta un cancello <strong>di</strong> ferro pel qua<strong>le</strong> si entra<br />

in una corte bislunga, che va a finire in un grande spiazzo. Nel muro settentriona<strong>le</strong><br />

si scorge un cancello <strong>di</strong> <strong>le</strong>gno e poco dopo <strong>di</strong> fronte una porta che ha a destra ed a<br />

sinistra una colonna <strong>di</strong><br />

marmo granito rosso senza<br />

capitello. Entriamo per<br />

questa porta nella Basilica<br />

Maggiore detta <strong>di</strong> San Felice<br />

in Pincis. Scendendo<br />

quattro scalini <strong>di</strong> marmo ci<br />

troveremo in una specie <strong>di</strong><br />

corridoio, il qua<strong>le</strong> dovette<br />

servire negli antichi tempi<br />

<strong>di</strong> preparatoio agli esercizi<br />

religiosi. È coverto da volta<br />

7 C. e G. ROHAULT DE FLEURY,<br />

<strong>La</strong> Messe, Paris 1883-1889, tav.<br />

CCXXXI.


Danila Jacazzi<br />

e fù già tutto <strong>di</strong>pinto nel<strong>le</strong> sue mura da quell’arte vetustissima che <strong>di</strong>pingeva a tratti<br />

o linee, come si può apprezzare in qualche minutissimo pezzo che ancora ne rimane.<br />

Vi sono ancora del<strong>le</strong> figure <strong>di</strong> santi, ma che facilmente saranno state <strong>di</strong>pinte molto<br />

tempo <strong>di</strong> poi: ha il pavimento col pen<strong>di</strong>o verso il presbiterio, e malamente lastricato<br />

da rotte lapi<strong>di</strong> <strong>di</strong> marmi, in qualche parte del<strong>le</strong> quali si <strong>le</strong>ggono ancora dei caratteri,<br />

ma in sì piccola quantità e così logori dal continuo che non è possibi<strong>le</strong> trarne alcuna<br />

notizia. Avvi a mano destra una grande urna <strong>di</strong> marmo incastrata nel muro ed adorna<br />

<strong>di</strong> bello basso rilievo, che molto facilmente si scorge essere un sarcofago. Di qui si<br />

scende normalmente nel presbiterio <strong>di</strong> questa Basilica in<strong>di</strong> nella grande navata <strong>di</strong>visa<br />

da due intercolunni malamente <strong>di</strong>sposti. Ta<strong>le</strong> è tagliata alla lunghezza <strong>di</strong> circa 5m da<br />

un muro che la separa dal resto della chiesa. Nel mezzo <strong>di</strong> questo muro sta una piccola<br />

porta che conduce nel prosieguo della su in<strong>di</strong>cata navata, ove ricorda dell’antica<br />

sua destinazione ed oggi potrebbe benissimo chiamarsi un sotterraneo al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />

si poggia l’attua<strong>le</strong> chiesa parrocchia<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>. A sinistra della detta porta trovasi<br />

una piccola scala assai degradata fatta per poter <strong>di</strong>scendere nella Basilica dalla chiesa<br />

suddetta. Nel mezzo del presbiterio trovasi una grande urna <strong>di</strong> marmo, avente in un<br />

lato un bellissimo lavoro in bassorilievo, rappresentante costumi pagani. Ivi a costo<br />

una vasca <strong>di</strong> marmo poco lavorata forse destinata per l’acqua benedetta. Addossate<br />

al<strong>le</strong> pareti vedensi <strong>di</strong>verse lastre <strong>di</strong> marmo lavorate in bassorilievo ed altri piccoli pezzi<br />

marmorei, che <strong>di</strong>consi<br />

parte opere avanzi dell’antico<br />

pulpito, che ora più<br />

non esiste e parte essere<br />

state tolte da moltissime<br />

tombe che si sono scavate.<br />

Nel mezzo della prima<br />

parte della navata sorge piccolo<br />

altare de<strong>di</strong>cato a San<br />

Felice in Pincis avente a ridosso<br />

una vasca <strong>di</strong> marmo<br />

sostenuta da due colonne<br />

8 C. e G. ROHAULT DE FLEURY,<br />

<strong>La</strong> Messe, Paris 1883-1889, tav.<br />

CCXXXII.<br />

119<br />

8


120<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

<strong>di</strong> marmo bianco a spira che vuo<strong>le</strong>si racchiudesse il corpo del Santo. A sinistra si vede<br />

una piccola Cappella con un altare perfettamente nudo, ed a destra rincassate nel<br />

muro sono sei tombe coverte da lapide <strong>di</strong> marmo con rispettive iscrizioni, li quali ricordano<br />

i nomi de’ martiri che vi sono sepolti. Il pavimento <strong>di</strong> questa parte già descritta<br />

scorgersi essere stato <strong>di</strong> marmo da piccoli pezzi che ancora vi sono rimasti. <strong>La</strong><br />

volta e <strong>le</strong> pareti del presbiterio sono <strong>di</strong> nudo intonaco e quel<strong>le</strong> della navata descritta<br />

<strong>di</strong>pinta con affreschi <strong>di</strong>strattati dal tempo e perfettamente irriconoscibili. I due intercolunni<br />

succennati sono formati da <strong>di</strong>eci colonne <strong>di</strong> marmo cipollino con capitelli<br />

quali ionici e quali corinzi tutti <strong>di</strong> marmo bianco, ma poco adatti. In giro al<strong>le</strong> pareti<br />

<strong>di</strong> questa parte della navata sono <strong>di</strong>sposte altre similfatte colonne, <strong>di</strong> cui alcune per<br />

metà incastrate nella parete altre risaltate. Il resto della navata, vuol <strong>di</strong>re il sotterraneo<br />

all’attua<strong>le</strong> chiesa, non merita <strong>di</strong> essere descritto, perché non conserva alcun carattere<br />

specia<strong>le</strong>. Ha infatti il pavimento a terrapieno malamente livellato, con <strong>le</strong> pareti<br />

nude d’intonaco ed in qualche parte <strong>di</strong> recente restaurate. Soltanto verso la metà,<br />

sul lato destro, trovasi una Cappella con balaustrata <strong>di</strong> fabbrica <strong>di</strong> recente costruzione,<br />

e sulla finestra trovasi vari (…) ove la tra<strong>di</strong>zione storica religiosa vuo<strong>le</strong> che sia stato<br />

il Carcere e la tomba <strong>di</strong> San Gennaro. Qui finisce la prima Basilica, alla qua<strong>le</strong> era<br />

però unito un altro loca<strong>le</strong>, detto Carcere dei Martiri. Tra il cancello <strong>di</strong> <strong>le</strong>gno ed il<br />

vano per cui si entra nella descritta Basilica trovasi sulla sinistra un’altra porta precedente<br />

una scala formata da 19 scalini <strong>di</strong> pezzi <strong>di</strong> battuto in me<strong>di</strong>ocre con<strong>di</strong>zione i<br />

quali finiscono nella suddetta carcere, chiamata <strong>di</strong> Santa Alcalà dalla seguente iscrizione<br />

che si <strong>le</strong>gge in testa della porta. Grotta e Carcere <strong>di</strong> Santa Alcalà, in cui fu la<br />

Santa\ oltre moltissimi altri martiri\ carcerata insieme con <strong>le</strong> Sante Tecla e Susanna, Vergini<br />

e Martiri, tutti Nobili Nolane, i corpi del<strong>le</strong> quali riposano ora nella chiesa del<strong>le</strong> Monache<br />

<strong>di</strong> san Giorgio <strong>di</strong> Sa<strong>le</strong>rno vi è un pozzo de’ corpi <strong>di</strong> SS. Martiri. Una colonna, a<br />

cui si flagellavano i suddetti. Si entra nel primo comp<strong>le</strong>sso pavimentato <strong>di</strong> lastrico e<br />

con pareti senza intonaco. Nel mezzo <strong>di</strong> esso si vede una colonnetta <strong>di</strong> bianco marmo<br />

<strong>di</strong> un doppio decimetro <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere stata un secolo ad<strong>di</strong>etro dell’altezza<br />

<strong>di</strong> un metro e mezzo, ma che ora è ridotta a circa trenta centimetri per esserne<br />

state continuamente svelte dette schegge da coloro, che visitavano questi luoghi.<br />

Dal lato settentriona<strong>le</strong>, me<strong>di</strong>ante vano arcato si passa in altro compreso, in cui


Danila Jacazzi<br />

trovasi un poggio coverto da una pietra <strong>di</strong> marmo al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> cui sarebbe il pozzo<br />

de’ Santi Martiri secondo la suddetta iscrizione. Questi compresi sono privi <strong>di</strong> luci<br />

coperti da volte che restano al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> un pavimento a terrapieno <strong>di</strong> una località<br />

a ridosso della prima descritta basilica. Ta<strong>le</strong> loca<strong>le</strong> è coperto da cadente impalcatura<br />

<strong>di</strong> <strong>le</strong>gname con lastrico a so<strong>le</strong> per modo che <strong>le</strong> acquazzoni si intromettano e rimangono…(...)<br />

del terrapieno del pavimento arrecando danno non solo al<strong>le</strong> sottoposte<br />

volte, ma ancora alla cona della basilica Maggiore. E’ <strong>di</strong> maggior interesse alla conservazione<br />

del<strong>le</strong> parti già descritte della Basilica, <strong>di</strong> ricostruire il coperto del loca<strong>le</strong> medesimo<br />

e <strong>di</strong> lastricarsi il suo pavimento.<br />

2 A BASILICA<br />

Di impatto all’entrata della Basilica descritta entriamo per una porta in un’altra detta<br />

de’ SS. Martiri. Troviamo dapprima un piccolo compreso con pavimento <strong>di</strong> piccoli<br />

pezzi <strong>di</strong> marmo e <strong>le</strong> pareti in<strong>di</strong>stintamente <strong>di</strong>pinte ed affresche. Di fronte sono due<br />

colonnine a mosaico con capitelli senza base lateralmente a tre scalini <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa in<br />

un altro ambiente. In testa della porta per la qua<strong>le</strong> vi si entra trovasi la seguente iscrizione.<br />

Basilica dei Santi Martiri; <strong>La</strong> qua<strong>le</strong> è un intiero pozzo pieno de’ Corpi e Sangue<br />

delli suddetti e si sente bollire né loro natali. Una donna incredula vi calò la corona, e<br />

venne su piena <strong>di</strong> sangue, <strong>le</strong> cui goccio<strong>le</strong> incavarono il marmo. A man destra si vede il<br />

luogo, ove San Felice fu <strong>di</strong>feso dal<strong>le</strong> te<strong>le</strong> d’Aragni.<br />

Questo compreso è circondato<br />

ne’ lati da un poggio<br />

<strong>di</strong> mezzo metro alto. Le pareti<br />

e la volta sono <strong>di</strong>pinte<br />

ad affreschi logori dal<br />

tempo e questa è <strong>le</strong>sionata<br />

in vari sensi e devesi restaurare.<br />

Riceve lume da un<br />

finestrino privo <strong>di</strong> chiusura<br />

corrispondente nella corte<br />

della casa Parrocchia<strong>le</strong>. Il<br />

pavimento è ugualmente<br />

9 C. e G. ROHAULT DE FLEURY,<br />

<strong>La</strong> Messe, Paris 1883-1889, tav.<br />

CCXVII.<br />

121<br />

9


10<br />

11<br />

122<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento<br />

come la precedente <strong>di</strong> marmo, ma quasi tutto spezzato.<br />

Dal pavimento si vede un rincasso quadrato <strong>di</strong> circa 25<br />

cm, coverto da una superficie piana da una lastra <strong>di</strong><br />

marmo, in cui sono incavati 5 piccoli buchi. Nel lato<br />

meri<strong>di</strong>ona<strong>le</strong> poi si vede un poggio <strong>di</strong> fabbrica <strong>di</strong> non<br />

antica costruzione, sul qua<strong>le</strong> poggia lapide <strong>di</strong> marmo in<br />

un punto incavata e coverta da nobi<strong>le</strong> mensola <strong>di</strong> <strong>le</strong>gname.<br />

A questa pietra si accenna nella iscrizione riportata.<br />

A destra ed a sinistra <strong>di</strong> questo compreso sono 2<br />

vani aperti, che mettono ognuno in un altro compreso,<br />

in quella a destra de quali si vede una specie <strong>di</strong> tomba<br />

scavata a cui, credo accenni anche la seconda parte della<br />

detta ispezione.<br />

ALTRE DUE BASILICHE<br />

Oltre del<strong>le</strong> descritte due <strong>basiliche</strong> ve ne sono ancora altre<br />

due in un grande corti<strong>le</strong>, dove va a terminare quella<br />

corte bislunga, che si è accennata al principio della presente<br />

descrizione esse però sono per la gran parte scoverte,<br />

e non presentano alcun ricordo <strong>di</strong> monumento.<br />

Qualche colonna semplicemente <strong>di</strong>spersa e per metà incastrata<br />

nel muro; qualche poggio <strong>di</strong> marmo, sotto del<br />

qua<strong>le</strong> la superstizione crede essere dei pozzi <strong>di</strong> sangue;<br />

qualche pezzo d’intonaco <strong>di</strong>pinto con affreschi irriconoscibili,<br />

e tutto ciò che rimane <strong>di</strong> queste due Basiliche,<br />

al<strong>le</strong> quali io stimo inuti<strong>le</strong> alcuna riparazione, anche perché<br />

vi occorrerebbe una forte spesa, dovendo cominciare<br />

dal covrir<strong>le</strong>. Questa è la con<strong>di</strong>zione in cui si rattrovano<br />

i locali che ho preso ad esaminare, e su cui la S.V. mi<br />

onorava <strong>di</strong> riferire. In quanto ai lavori a farsi si potranno<br />

ri<strong>le</strong>vare dal progetto che si al<strong>le</strong>ga, dal che si desume l’ammontare<br />

della spesa».<br />

10 C. e G. ROHAULT DE FLEURY, <strong>La</strong><br />

Messe, Paris 1883-1889, tav. CCLIV.<br />

11 Cimiti<strong>le</strong>, basilica <strong>di</strong> San Felice,<br />

e<strong>di</strong>cola mosaicata parete nord-ovest.


Danila Jacazzi<br />

Note<br />

1 G. CHIERICI, Cimiti<strong>le</strong>, in «Archivio Storico <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> <strong>La</strong>voro», anno II, vol. II, Milano 1959,<br />

(stampa 1960), pp. 159-169.<br />

2 <strong>La</strong> bibliografia su Cimiti<strong>le</strong> è ricca <strong>di</strong> riferimenti; pertanto, nell’economia del presente saggio, si<br />

segnalano gli atti del Convegno Internaziona<strong>le</strong> <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> (Cimiti<strong>le</strong> 23-24 ottobre 2004), Il comp<strong>le</strong>sso<br />

basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, a cura <strong>di</strong> M. DE MATTEIS e C. EBANISTA, Arte Tipografica E<strong>di</strong>trice,<br />

Napoli 2008, rinviando alla bibliografia ivi segnalata.<br />

3 Libro III dell’antichità <strong>di</strong> Pyrrho Ligorio patrizio neapolitano…, manoscritto conservato all’Archivio<br />

<strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Torino, ms. a. III. 8 (vol. 6), c. 8 v.<br />

4 Le ricerche presso la Biblioteca del Museo Campano <strong>di</strong> Capua (MCC) e l’Archivio Centra<strong>le</strong><br />

dello Stato <strong>di</strong> Roma (ACS) sono state condotte dall’arch. Giustina Angelino in occasione della<br />

redazione della Tesi <strong>di</strong> <strong>La</strong>urea Il comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, a.a. 2007/2007, relatore prof.<br />

D. Jacazzi, Facoltà <strong>di</strong> Architettura, Seconda Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli.<br />

5 C. EBANISTA, Il comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> tra XVIII e XX secolo. Restauri e scavi in S. Felice,<br />

in Nola e il suo territorio dal secolo XVII al XIX secolo. Momenti <strong>di</strong> storia cultura<strong>le</strong> e artistica, a<br />

cura <strong>di</strong> T.R. TOSCANO, Ager Nolanus, Nola 1998, pp. 259-406.<br />

6 MCC, Atti della Commissione Conservatrice dei Monumenti <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> <strong>La</strong>voro (d’ora in poi<br />

Atti), vol. I, Tornata del 04\04\1870, p. 4.<br />

7 MCC, Atti, vol. I, Tornata del 04\04\1870, p. 9.<br />

8 MCC, Atti, vol. II, Tornata dell’08\01\1873, p. 14.<br />

9 Cfr. C. EBANISTA, <strong>La</strong> parrocchia<strong>le</strong> tra rinnovamento e<strong>di</strong>lizio e memoria dell’antico, in <strong>La</strong> parrocchia<strong>le</strong><br />

<strong>di</strong> S. Felice nel comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong> <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, a cura <strong>di</strong> C. EBANISTA, LER, Napoli-Roma<br />

1999, pp. 48-50.<br />

10 Ivi, p. 269. L’ingegnere Capaldo è documentato per una serie <strong>di</strong> lavori nel territorio Nolano.<br />

In particolare dal 1843 risulta incaricato della perizia dei tratti stradali dell’abitato <strong>di</strong> Cicciano,<br />

del restauro del campani<strong>le</strong> della chiesa madre <strong>di</strong> Saviano nel 1861e dei lavori eseguiti dal 1867<br />

per la rete strada<strong>le</strong> <strong>di</strong> Saviano. Cfr. V. AMMIRATI, Il campani<strong>le</strong> della Chiesa Madre <strong>di</strong> Saviano,<br />

in «Obbiettivo Saviano», anno II, n. 5 (15), sett-ott. 1997, p. 3; IDEM, ‘O Frasso tra cronaca,<br />

storia e poesia, in «Obbiettivo Saviano», anno 2002, p. 3.<br />

11 ACS, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Genera<strong>le</strong> Antichità e Bel<strong>le</strong> Arti, I versa-<br />

123


124<br />

mento, II serie, busta 438, fascicolo 147, Basiliche <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, Relazione 1876.<br />

12 MCC, Atti, vol. III, Tornata dell’08\3\1876, pp. 19-20.<br />

13 MCC, Atti, vol. III, Tornata del 7\3\1877, pp. 20, 40.<br />

14 MCC, Atti, vol. III, Tornata del 07\03\1877, p. 51; C. EBANISTA, Il comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong>….cit.,<br />

p. 269.<br />

15 Ivi, pp. 269-273.<br />

16 Sull’argomento, cfr. A. BARUFFA, Giovanni Battista de Rossi. L’archeologo esploratore del<strong>le</strong> catacombe,<br />

Libreria E<strong>di</strong>trice Vaticana, Città del Vaticano 1994; G.A. GALANTE, Giovan Battista de<br />

Rossi e l’archeologia cristiana nella storia della chiesa, Tip. Giannini, Napoli 1900.<br />

17 F. LAGRANGE, Histoire de Sain Paulin de No<strong>le</strong>, deuxieme e<strong>di</strong>tion, t. II, Librairie Frères, Paris<br />

1881, pp. 349-350.<br />

18 MCC, Atti, vol. IV, Tornata dell’08\03\1882, pp. 96-97.<br />

19 Le ricerche effettuate dall’Ebanista documentano che nel 1884 Galante si recò a Roma per <strong>di</strong>scutere<br />

con Tosti, con il qua<strong>le</strong> era già in contatto da circa due anni, del restauro <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>.<br />

Cfr. C. EBANISTA, Il comp<strong>le</strong>sso basilica<strong>le</strong>….cit., p. 270.<br />

20 A. BUSE, Paulin, bischof von No<strong>le</strong> und seine zeit (350-450), G.J. Manz, Regensburg 1856.<br />

21 H. HOLTZINGER, Die Basilika des Paulinus zu Nola, in «Zeitschrift für bildende Kunst», 20<br />

(1885), pp. 135-147.<br />

22 F. WICKHOFF, Die Apsis-Mosaik des Paulinus in Nola, in «Römische Quartalschrift», 3 (1889),<br />

pp. 158-176.<br />

23 A.W. BYVANCK, De gebouwen aan het graf van Sint Felix bij Nola in Campanie, in «Mededeelingen<br />

van het Nederlandsch historisch Instituut te Rome», IX, 1929, pp. 49-70.<br />

24 R.C. GOLDSCHMIDT, Paulinus’ Churches at Nola. Texts, Translations and Commentary, Am-<br />

sterdam 1940.<br />

25 Su Chierici a Cimiti<strong>le</strong>, cfr. S. CARILLO, L’opera <strong>di</strong> Gino Chierici nel comp<strong>le</strong>sso <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong>, in<br />

Monumenti e ambienti. Protagonisti del restauro del dopoguerra, Atti del Seminario Naziona<strong>le</strong>, a<br />

cura <strong>di</strong> G. FIENGO, L. GUERRIERO, Quaderni del Dipartimento <strong>di</strong> Restauro e Costruzione dell’Architettura<br />

e dell’Ambiente, Seconda Università <strong>di</strong> Napoli, 4, Arte Tipografica, Napoli 2004,<br />

pp. 385-406.<br />

26 C. e G. ROHAULT DE FLEURY, <strong>La</strong> Messe: Etudes archeologiques sur ses monuments, Morel, Paris<br />

1883-1889.<br />

Le <strong>basiliche</strong> pa<strong>le</strong>ocristiane <strong>di</strong> Cimiti<strong>le</strong> nella cultura architettonica dell'Ottocento

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