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osservatorio73-74 - Osservatorio Letterario

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atlantidei, con l’intenzione di rinsaldare l’antica alleanza<br />

che legava i delfini alla nostra gente. Fra gli<br />

ambasciatori era presente anche il mio futuro marito,<br />

Adaion, che conobbi in occasione di uno dei favolosi<br />

balli organizzati in occasione dei festeggiamenti.<br />

L’opale chiamato sole fu riposto nel Labirinto dei Mille<br />

Cristalli, strettamente sorvegliato, e la Regina rigenerò<br />

la magia per riscaldare il pianeta. Tutto era andato per<br />

il verso giusto ed io, preso congedo dai sovrani, tornai a<br />

casa accompagnata dall’ambasciata, felice e<br />

soddisfatta. Ma come voi ben sapete, mia cara<br />

sorellina, poco tempo dopo decisi di intraprendere un<br />

nuovo viaggio… ma questa è un’altra storia.<br />

E la promessa che avevo fatto all’umano di tornare in<br />

superficie a visitarlo? Come ogni promessa che ho fatto<br />

durante la mia vita – fatta eccezione di quella a Kleth il<br />

Falco Folle – l’ho mantenuta. Non saranno passate<br />

duecento maree da quando, presa dalla nostalgia,<br />

decisi di fare un salto sul mondo di superficie e<br />

ritrovarmi nei luoghi della mia prima giovinezza. Devi<br />

sapere che gli umani calcolano lo scorrere degli anni<br />

diversamente da noi e anche se non conosco<br />

precisamente in che modo, sono certa che da quel<br />

giorno per loro è passato molto tempo. Così, senza<br />

sapere se avrei rivisto Luigi oppure no, nuotai alla baia<br />

di pietra, dove lo avevo incontrato per la prima volta.<br />

Nel Labirinto dei Mille Cristalli avevano ruotato gli<br />

specchi, spostando il riflesso del sole all’altro emisfero.<br />

C’era la luna, però, grande e pallida a illuminare quella<br />

romantica sera terrestre. Un silenzio magico permeava<br />

il luogo, mentre la superficie dell’acqua era una calma<br />

coperta d’argento che si agitava appena appena in uno<br />

sciabordio rilassante. Sospiravo di malinconia nel<br />

vedere che la scogliera, nonostante tutto, era rimasta<br />

intatta al lavorio umano. Spuntai fuori e mi diedi una<br />

rapida occhiata intorno: sopra, rischiarato dai fievoli<br />

raggi lunari, vidi un uomo sdraiato sulla pietra. Era<br />

anziano e sembrava dormisse, perché i suoi occhi erano<br />

chiusi ed egli giaceva immobile. Uscii fuori quatta<br />

quatta, incantando la mia pinna e trasformandola in un<br />

paio di agili gambe, e mi avvicinai al vecchio dormiente.<br />

A vederlo, mi accorsi che c’era qualcosa di vagamente<br />

familiare in quel vecchietto, ma per quanto mi sforzassi<br />

di ricordare non capivo. All’improvviso ebbi una<br />

folgorazione. I lineamenti di quel viso rugoso, bruciato<br />

dal sole e dalla salsedine… non potevano esserci dubbi.<br />

Mi ricordai della buffa faccia di stupore che Luigi fece la<br />

prima volta che ci incontrammo e sorrisi. “Luigi!” lo<br />

chiamai dunque nella sua dolce lingua, ma il vecchietto<br />

non mi rispose. Allora gli posai una mano sulla guancia<br />

per scuoterlo dolcemente con una carezza, e fu così che<br />

scoprii che Luigi era freddo, gelido come i ghiacci del<br />

mare del sud. Posai una mano sul suo fragile torace: il<br />

cuore aveva smesso di battere proprio lì, nel luogo che<br />

più aveva amato nella sua vita. Il destino aveva voluto<br />

che lo incontrassi quella sera, ma io non volevo credere<br />

che il caro Luigi era morto. I miei occhi si bagnarono di<br />

molte lacrime e il mio cuore soffrì una grande tristezza,<br />

simile al senso di vuoto che provai quando Adaion mio<br />

marito morì. Ma non c’era nulla che io potessi fare, se<br />

non stringerlo a me e baciarlo sulle gelide labbra, un<br />

bacio che lo avrebbe raggiunto ovunque si trovasse, un<br />

bacio di addio.<br />

Non piangete, Ildratha. Non dovete disperare per Luigi,<br />

la morte è la via naturale delle cose e gli umani, ahimè,<br />

hanno una vita così breve… Ma io sento che lo spirito di<br />

Luigi perdura, e benevolo sorveglia eternamente sulla<br />

sua amata baia di pietra. Sì, un giorno non lontano vi ci<br />

condurrò e anche voi potrete ammirare l’azzurro del<br />

cielo e l’illusione di un sole che non è. Ma adesso<br />

riposate sorellina, è tardi e l’ora delle fiabe è passata da<br />

un pezzo… Sogni d’oro piccola, sogni d’oro…<br />

…Grandi Tracce… Grandi Tracce… Grandi Tracce…<br />

Mariano José de Larra (Madrid,<br />

24 marzo 1809 – Madrid, 13<br />

febbraio 1837) critico satirico e<br />

letterario, scrittore costumbrista e<br />

giornalista spagnolo, nonostante la<br />

sua breve vita, è considerato,<br />

assieme a Espronceda, Bécquer e<br />

Rosalía de Castro, uno dei massimi<br />

esponenti del romanticismo<br />

spagnolo. Pubblicò più di duecento<br />

articoli in soli otto anni, gettando le<br />

basi per la saggistica. Scrisse sotto<br />

vari pseudonimi, tra cui Figaro, Duende, Bachiller, El<br />

pobrecito hablador. Assieme a Iris M. Zavala, Larra<br />

rappresenta il Romanticismo democratico in azione. Lontano<br />

dal godere di effusioni sentimentali, Figaro pone la Spagna al<br />

centro della sua opera critica e satirica. La sua opera deve<br />

essere interpretata alla luce del contesto delle Cortes, nate<br />

subito dopo il Decennio vergognoso (1823-33) e la Prima<br />

guerra Carlista (1833-40).<br />

Suicidatosi giovanissimo, a 27 anni, al suo funerale Zorrilla<br />

si consacrerà poeta, leggendo un'elegia. Nel 1908, alcuni<br />

rappresentanti della Generazione del 98, Azorin, Unamuno, e<br />

Baroja, portano una corona di fiori sulla sua tomba, omaggio<br />

che rappresenta la riscoperta e l'identificaziopne del gruppo<br />

con il pensiero di Larra e con la sua preoccupazione per la<br />

Spagna.<br />

Mariano José de Larra nasce il 24 marzo del 1809 a Madrid,<br />

in Calle de Segovia, dove si trovava in passato la Casa de la<br />

Moneda, nella quale lavorava suo nonno. I suoi genitori,<br />

Mariano de Larra y Langelot e la sua seconda moglie Maria de<br />

los Dolores Sanchez de Castro. Il padre medico e<br />

afrancesado, si distinse occupando il posto di medico militare<br />

per l'esercito bonapartiano, durante la Guerra di<br />

Indipendenza, per cui nel 1813, quando il piccolo Mariano<br />

aveva quattro anni, la sua famiglia dovette lasciare il Paese<br />

seguendo il re Giuseppe Bonaparte nell'esilio, prima a<br />

Burdeos e poi a Parigi. Grazie all'amnistia promossa da<br />

Ferdinando VII, la famiglia poté ritornare in patria nel 1818 e<br />

si stabilì a Madrid, dove il padre divenne medico personale<br />

dell'infante don Francisco de Paula, uno dei fratelli di re<br />

Ferdinando. Larra proseguì gli studi cominciati in Francia a<br />

Madrid, e seguì suo padre nelle destinazioni che il suo lavoro<br />

gli procurava in tutta la Spagna (Corella,22-23; Càceres, 23-<br />

24; Aranda de Duero, 1824 in poi). [Fonte: Wikipedia]<br />

Ora riportiamo un racconto con la nota critica della<br />

Traduttrice:<br />

Mariano José de Larra (1809-1837)<br />

FINALMENTE REDATTORE<br />

- Ya soy redactor -<br />

Traduzione e note © di Valentina Monaca<br />

Per quale strana fatalità l’uomo anela sempre a ciò<br />

che non ha? Domandiamo a un imberbe che cosa<br />

22<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove ANNO XIV – NN. 73/<strong>74</strong> MARZ.-APR./MAGG.-GIU. 2010

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