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P. Angelo Manfredi G. M. Conforti - Italia

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GUIDO MARIA CONFORTI<br />

1865-1931


Guido M. <strong>Conforti</strong> arcivescovo – vescovo di Parma, 12 dicembre 1907


ANGELO MANFREDI<br />

GUIDO MARIA CONFORTI<br />

1865 – 1931<br />

Presentazione<br />

di<br />

Luciano Monari<br />

EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA


Copertina Studio Zani – Parma<br />

© 2010 EMI della Coop. SERMIS<br />

Via di Corticella, 179/4 – 40128 Bologna<br />

Tel. 051/32.60.27 – Fax 051/32.75.52<br />

sermis@emi.it<br />

www.emi.it<br />

N.A. 2653<br />

ISBN 978-88-307- 1892-0<br />

Finito di stampare nel mese di febbraio 2010<br />

dalla GESP – Città di Castello (PG)


A Betta e Antonio<br />

con gratitudine<br />

e fraternità<br />

«Cette foi qui nous rend banals<br />

de cette grande banalité que tous les saints<br />

ont acceptée,<br />

et qui les a conduits<br />

jusqu’au bout de la terre»<br />

M. DELBRÊL, La joie de croire,<br />

Paris 1967, 86


SOMMARIO<br />

Prefazione del superiore generale dei saveriani, Rino Benzoni ....... Pag. 7<br />

Prefazione del vescovo di Parma, Enrico Solmi ............................. » 8<br />

Presentazione, Luciano Monari .................................................... » 11<br />

Abbreviazioni, Ermanno Ferro ...................................................... » 15<br />

Introduzione, <strong>Angelo</strong> <strong>Manfredi</strong> ..................................................... » 23<br />

Capitolo primo. Formazione e anni giovanili ............................... » 33<br />

Capitolo secondo. Vicario generale del vescovo Magani ............... » 89<br />

Capitolo terzo. <strong>Conforti</strong> a Ravenna ............................................. » 155<br />

Capitolo quarto. <strong>Conforti</strong> a Campo di Marte .............................. » 195<br />

Capitolo quinto. <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915 .............. » 243<br />

Capitolo sesto. <strong>Conforti</strong> e il suo clero .......................................... » 303<br />

Capitolo settimo. <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924 ............. » 361<br />

Capitolo ottavo. Ministero episcopale, congregazione, viaggio in<br />

Cina. 1925-1928 ........................................................................ » 451<br />

Capitolo nono. Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong> ....................... » 511<br />

Capitolo decimo. Gli ultimi anni ................................................ » 575<br />

Capitolo undicesimo. Una lettura storica della spiritualità di<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong> ................................................................. » 625<br />

Bibliografi a, Ermanno Ferro ......................................................... » 669<br />

Indice onomastico, Pietro Bonardi ............................................... » 709<br />

Indice generale ............................................................................ » 731


Il superiore generale dei saveriani<br />

PREFAZIONE<br />

Ci sono personaggi che, con il passare del tempo, sbiadiscono fi no a scomparire;<br />

altri invece tendono a crescere. Nei primi, probabilmente, prevalevano<br />

aspetti secondari e contingenti, legati a vicende storiche per defi nizione passeggere;<br />

nei secondi invece, pian piano si rafforza la convinzione che, al di là<br />

del contingente, essi abbiano vissuto qualche cosa di duraturo. Cadute le foglie,<br />

passato il rumore, venuti meno coloro che hanno vissuto le loro stesse vicende,<br />

appare che questi ultimi abbiano qualcosa da dire anche al nostro oggi,<br />

sotto molti aspetti così diverso da quello da loro conosciuto; gli altri no.<br />

Alla schiera dei personaggi che con il tempo acquistano spessore, appartiene<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong> (1865-1931), arcivescovo di Ravenna dal 1902 al<br />

1904, vescovo di Parma dal 1907 alla morte, fondatore dei Missionari saveriani<br />

già nel 1895, proclamato beato nel 1996.<br />

Stranamente, possiamo dire, per scoprire il motivo del permanere di una<br />

fi gura, si deve ritornare indietro nel tempo e ricollocarla nella contingenza<br />

della storia e della cronaca da essa vissute, proprio per saper distinguere il<br />

caduco dal perenne, e cogliere nei fatti ciò che in profondità ha mosso la medesima<br />

persona. Ciò vale in modo particolare per i santi, per i quali bisogna<br />

riuscire a togliere la patina della agiografi a, spesso fuorviante e ripetitiva, per<br />

riammetterli nel contesto storico da loro vissuto e così, dal modo con cui lo<br />

hanno interpretato, scoprire il fi l rouge di una vita, i valori profondi che l’hanno<br />

mossa e sostenuta e quello che può essere importante per noi.<br />

Di biografi e su mons. <strong>Conforti</strong> ce ne sono varie. Subito dopo la sua morte i<br />

suoi fi gli missionari, ma non solo loro, hanno sentito il bisogno di mettere per<br />

iscritto aspetti signifi cativi di questa importante fi gura della chiesa italiana di<br />

inizio XX secolo. Ma, senza sminuire l’importanza di questi scritti, da tempo<br />

si sentiva, soprattutto all’interno della congregazione saveriana da lui fondata,


8 Prefazione<br />

il bisogno di uno studio diverso, di una “biografi a scientifi ca”, di una ricerca<br />

cioè che riuscisse ad ancorare il personaggio nello spessore della storia. La<br />

Provvidenza ci ha fatto incontrare la persona giusta per questo lavoro, in don<br />

<strong>Angelo</strong> <strong>Manfredi</strong>, sacerdote della diocesi di Lodi, giovane studioso di storia<br />

della chiesa, che proprio sulla chiesa parmense di fi ne del XIX secolo aveva<br />

condotto i suoi studi di dottorato.<br />

Leggendo ora questa biografi a, che tra l’altro si lascia accostare con piacere<br />

anche dal punto di vista letterario, si viene a conoscere una infi nità di informazioni<br />

che poi l’autore riesce a portare verso una espressiva sintesi. Don<br />

<strong>Angelo</strong> ha saputo far dialogare i suoi studi e le sue conoscenze con quanto già<br />

scritto da altri su mons. <strong>Conforti</strong>, vagliandolo con la lente dello storico serio,<br />

ma umile e competente. Ne emerge un mons. <strong>Conforti</strong> “credibile”, sia nella<br />

sua dimensione prettamente umana e storica, sia in quella cristiana della santità,<br />

sia in quella di vescovo nella chiesa italiana, sia infi ne come missionario<br />

per il mondo.<br />

Lo studio proposto a don <strong>Angelo</strong> viene editato a quattordici anni dalla beatifi<br />

cazione di mons. <strong>Conforti</strong>. Con questo libro i saveriani hanno desiderato<br />

essere pronti per la eventuale canonizzazione, poiché esso dimostra, con la<br />

prova storica alla mano, la grandezza e l’eroicità dell’uomo e del cristiano, del<br />

vescovo e del missionario.<br />

Non ci resta che ringraziare don <strong>Angelo</strong> e augurarci che questa biografi a<br />

possa essere letta da molti, saveriani e non, e così contribuire a rinnovare nella<br />

chiesa italiana quello slancio missionario cui mons. <strong>Conforti</strong> seppe così autorevolmente<br />

contribuire.<br />

Don <strong>Angelo</strong> <strong>Manfredi</strong> ci ha detto a più riprese come, nel corso di questo<br />

lavoro che lo ha impegnato per vari anni, abbia scoperto con gioia un mons.<br />

<strong>Conforti</strong> nuovo anche per lui, fi no a innamorarsene. Non credo che ciò sia<br />

avvenuto a scapito della serietà della analisi storica. La stessa scoperta la auguro<br />

ai lettori di questo libro.<br />

P. R INO BENZONI, sx<br />

Roma, 8 luglio 2009<br />

Il vescovo di Parma<br />

Il <strong>Conforti</strong> e i Missionari saveriani rappresentano per me persone e situazioni<br />

che da generiche e quasi evanescenti sono diventate sempre più reali,<br />

esperienza di vita nel corso degli anni. Chi, come me, ha compiuto tutto l’iter<br />

seminaristico tradizionale, ha incontrato l’ideale missionario, per così dire,


Prefazione<br />

sui banchi della sua formazione per poi renderlo parte integrata del ministero<br />

presbiterale. Non mi era sconosciuta la storia di <strong>Conforti</strong> quando, con<br />

il Seminario di Modena, io giovane alunno di teologia visitai lo Studentato<br />

saveriano a Parma, il Museo d’arte cinese ed etnografi co, terminando questo<br />

primo incontro con la celebrazione eucaristica nella cappella dell’Istituto che,<br />

allora, risentiva fortemente della riforma liturgica. Un passo decisivo nella conoscenza<br />

fu poi l’insegnamento agli studenti saveriani, italiani e non. Un contatto<br />

dal quale trassi la sensazione netta di avere a che fare con “membri” di<br />

una famiglia, con una fi sionomia ben precisa, con un senso di appartenenza,<br />

o meglio di fi gliolanza, forte e radicato. Incontro stimolante per un docente<br />

di teologia morale del matrimonio e della famiglia, che mi ha immesso nel<br />

vasto contesto del mondo che i ragazzi portavano, confermando la rifl essione<br />

teologica e magisteriale con le loro tradizioni o mettendo in rilievo valori,<br />

impronte fortemente marcate nelle loro culture. L’una caro e il mysterium<br />

magnum prendevano allora le coloriture dei continenti testimoniando l’unico<br />

Vangelo.<br />

Mai avrei immaginato il successivo incontro, diretto e speciale, con il beato<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong>: la mia nomina a vescovo di Parma e l’ingresso nella<br />

città ducale il 30 marzo 2008, quasi a cento anni esatti dal suo. L’apparente<br />

casualità dell’evento la leggo ormai come Provvidenza e avverto un senso di<br />

benevola paternità del mio insigne predecessore. Lo sperimento spesso e lo<br />

invoco mentre percorro volentieri a piedi il lungo Parma per raggiungere dalla<br />

sede vescovile, la sua, il “suo Campo di Marte”, entrando direttamente in<br />

Santuario per cercare, davanti all’urna, luce, forza e conforto. Una traiettoria<br />

sorprendente per una conoscenza che è cresciuta fi no al dialogo intimo della<br />

fede, alle confi denze episcopali tra un povero e, per ora, giovane vescovo e un<br />

gigante del ministero apostolico. Percorso anche questo mediato dalle persone<br />

e dai volti di chi, dopo il martire Caio Rastelli, protomartire della congregazione,<br />

ha detto sì al Signore nel carisma missionario saveriano.<br />

Singolare appare anche la vita di Guido Maria, per la sua apparente normalità<br />

(ma la è mai quella dei cristiani veri?), per i modi nei quali si realizza<br />

la sua chiamata presbiterale ed episcopale. A fronte di chi crede ancora chiusa<br />

e blindata la vita della chiesa e della “fabbrica dei preti”, il seminario, Guido<br />

Maria ci stupisce per l’unicità del suo percorso. Le strade abitudinarie di Parma<br />

frequentate per la sua istruzione, le esperienze spirituali di un bambino che cresce,<br />

il dialogo con il Crocefi sso e infi ne i segni infi di di una malattia che poteva<br />

essere pietra tombale del suo presbiterato, ma che invece sembra allenarlo alle<br />

misteriose disposizioni di Chi aveva in serbo per lui una vita ancora più sorprendente,<br />

sembrano tratti scomposti per un disegno nuovo che solo Chi lo ha<br />

9


10 Prefazione<br />

ideato saprà ricomporre non senza la ripetuta disponibilità del <strong>Conforti</strong> stesso.<br />

Essere vescovo e fondatore! Ministero episcopale vissuto, diremmo con immagine<br />

ardita, con un cuore grande e la testa alta. Con il cuore di chi si dedica a<br />

un servizio universale, come è la chiamata apostolica e di chi guarda lontano,<br />

oltre – lo dico ex experientia – il comprensibile affanno per la propria diocesi e le<br />

preoccupazioni, quasi le ansie, per corrispondere a un dono così totalizzante.<br />

Sorprende e conforta vedere Guido Maria nelle vie impervie di un periodo<br />

storico drammatico e con vicende personali e istituzionali altalenanti<br />

tra quelle soddisfazioni che accarezzano il cuore del pastore e quelle umane<br />

delusioni, fraintendimenti, critiche e “fallimenti” che soltanto il Pastore dei<br />

pastori riesce a trasformare in Grazia e a farne intuire la portata a chi, come il<br />

vescovo, vi è soggetto.<br />

Saluto con viva gratitudine la nuova biografi a, scientifi ca, dettagliatissima<br />

al punto da indurre la lettura anche di quelle note minutissime che in altri<br />

testi rallegrerebbero il lettore velocizzando il raggiungimento dell’ultima pagina.<br />

Proprio lo scorrere delle pagine dà ragione, illumina questo normale, intricato<br />

percorso di vita facendo emergere una personalità altissima, moderna,<br />

pur contrassegnata dal suo tempo, attualissima per la vita di un vescovo oggi.<br />

Vita sollecitata ancora a guardare lontano, a quel mondo che Guido Maria<br />

ha voluto evangelizzare con i suoi missionari e che ora viene a trovarci qui, a<br />

Parma, chiedendo la stessa luce e sollecitando i saveriani a una comunione e<br />

a un servizio nuovo con la chiesa del loro fondatore. Motivo di gratitudine,<br />

urgenza pastorale non più procrastinabile.<br />

L’auspicio è di potere presto ritrovarci abbracciati dal colonnato del Bernini<br />

a celebrare la canonizzazione di mons. <strong>Conforti</strong>, ricavandone, ne sono<br />

certo, l’esperienza universale della chiesa e godendo con lui e tramite lui la<br />

Realtà effi giata nel catino del suo Santuario: il Paradiso con la Vergine Madre,<br />

i santi e san Guido Maria.<br />

+ ENRICO SOLMI<br />

Parma, 17 agosto 2009


PRESENTAZIONE<br />

Per senso del dovere ho letto con attenzione pignola questa biografi a di<br />

mons. <strong>Conforti</strong>, note comprese (e non sono poca cosa!); e, come spesso accade,<br />

sono stato ricompensato. Il guadagno è stato notevole e ha ripagato<br />

largamente la fatica.<br />

Ho incrociato da sempre la famiglia missionaria saveriana per i suoi legami<br />

con la mia diocesi di origine (Reggio Emilia) e con le diocesi che ho servito<br />

come vescovo (Piacenza e ora Brescia). Ho avuto anche la gioia di poter<br />

insegnare per qualche anno esegesi del Vangelo di Giovanni ai missionari che<br />

si preparavano a Parma; mi sento quindi un po’ membro di famiglia. Conoscere<br />

il fondatore della congregazione, per di più vescovo di una diocesi vicina<br />

che amo, mi interessa molto: come è riuscito a coniugare armonicamente<br />

vocazione missionaria e il servizio non facile a una diocesi? Che posizioni ha<br />

preso di fronte ai cambiamenti storici di cui è stato testimone?<br />

Una biografi a è come un “romanzo di formazione” che descrive la crescita<br />

umana del protagonista attraverso le sue esperienze personali, gli incontri,<br />

gli eventi di cui è attore (o, a volte, vittima). Assistiamo così allo spettacolo<br />

sorprendente e sempre ammirevole di una personalità che prende forma<br />

poco alla volta nutrendo sogni e desideri, misurandosi con diffi coltà e ostacoli,<br />

successi e fallimenti, confrontandosi con la durezza del mondo e con i<br />

desideri degli altri. Mons. <strong>Conforti</strong> vive tra il 1865 e il 1931. La questione<br />

romana è aperta e procura tensioni non piccole ai credenti. I governi che si<br />

succedono sono quasi sempre anticlericali e non perdono occasione per dare<br />

“puntura di spillo” alla chiesa. All’interno della chiesa ci sono tensioni sgradevoli<br />

tra transigenti e intransigenti; nasce e muore l’Opera dei congressi;<br />

la Rerum novarum affronta la questione sociale e mette in moto una serie<br />

impressionante di iniziative tra i cattolici. Bisogna prendere posizione nei<br />

confronti di molteplici avvenimenti: gli scioperi contro gli agrari, la prima<br />

guerra mondiale, le violenze di destra e di sinistra, la presa del potere da


12 Presentazione<br />

parte di Mussolini, la Conciliazione. Intrecciata con questa storia italiana<br />

c’è la storia della Cina dove si apre la prima missione saveriana: la rivolta dei<br />

Boxer e la guerra con le potenze occidentali, la fi ne dell’impero e la nascita<br />

della repubblica; tutti eventi che accompagnano la crescita umana e cristiana<br />

di Guido <strong>Conforti</strong>. È bello vedere come un uomo, un credente ha cercato<br />

di confrontarsi con tutto questo groviglio di storia, come ha trovato la sua<br />

collocazione propria, come ha risposto creativamente e, nello stesso tempo,<br />

ha dato alla sua vita una forma sempre più precisa e caratteristica.<br />

Al termine della lettura, mi sembra di aver capito qualcosa. C’è nella<br />

vita di mons. <strong>Conforti</strong> la chiarezza di un’esistenza che si sviluppa da radici<br />

precise: <strong>Conforti</strong> è di Parma, appartiene a Parma con tutto il suo cuore.<br />

Ma, nello stesso tempo, da questa solidissima base, l’interesse, il desiderio,<br />

il servizio si allargano fi no ad assumere un’ampiezza davvero universale,<br />

cattolica. Ma la cosa più sorprendente è la “normalità” in cui questa dilatazione<br />

avviene; sembra che non potesse essere altrimenti. Giustamente<br />

<strong>Angelo</strong> <strong>Manfredi</strong> nota che l’esistenza di mons. <strong>Conforti</strong> è stata nello stesso<br />

tempo lineare e tortuosa. Lineare perché la vocazione missionaria è presente<br />

da sempre e quindi i diversi avvenimenti si inseriscono su una linea di coerenza<br />

interna profondissima; tortuosa perché il cammino per raggiungere<br />

il traguardo non ha seguito le strade pensate o previste, ma si è sviluppato<br />

attraverso impedimenti che hanno costretto a frequentare sentieri nuovi.<br />

Non ci sono avvenimenti impressionanti nella vita di <strong>Conforti</strong>, non lampi<br />

di originalità straordinari, non avventure che lascino col fi ato sospeso. Scrive<br />

molto ma non è eccezionale nello stile; ha una spiritualità intensa ma che si<br />

muove secondo le linee tradizionali (l’Imitazione di Cristo, San Francesco di<br />

Sales, la devozione al Sacro Cuore); profondamente tomista, ma senza particolari<br />

genialità. C’è una esperienza mistica all’origine (il “dialogo” col Crocifi<br />

sso della Pace), ma poi la storia del rapporto con Cristo si sviluppa secondo<br />

i canoni di una retta teologia, di una morale consolidata, di una ascetica precisa<br />

e diffusa. <strong>Conforti</strong> sembra l’incarnazione della santità come la defi niva<br />

Pio XI: non fare cose straordinarie ma fare straordinariamente bene le cose<br />

ordinarie. L’impegno pastorale è chiarissimo nelle sue linee: catechesi, gruppi<br />

giovanili, animazione missionaria. Impegno forte, ma anche qui senza cose<br />

eccezionali. E tuttavia ci sono due cose che mi hanno colpito.<br />

La prima è la connaturalità che <strong>Conforti</strong> è riuscito a creare con quello che<br />

crede, che conosce, che fa. Leggere e capire una questione di san Tommaso<br />

è problema di intelligenza; ma non sempre (anzi raramente) quello che si<br />

capisce diventa capace di plasmare desideri e sentimenti. Questo sembra invece<br />

essere il caso di mons. <strong>Conforti</strong>: la teologia e la morale che ha studiato


Presentazione<br />

sono diventate il suo mondo interiore, i suoi pensieri e desideri. Tanto che,<br />

ricorda il biografo, la sua pastorale potrebbe essere accusata di un eccesso<br />

di “intellettualismo” perché <strong>Conforti</strong> è convinto che, se i cristiani fossero<br />

istruiti nella loro fede, il problema della perseveranza sarebbe praticamente<br />

risolto. Il fatto è che così si comporta lui: quando è convinto di una verità,<br />

quella verità diventa parte integrante della sua vita.<br />

Verso la fi ne del volume <strong>Manfredi</strong> ricorda quelle che lui chiama “battaglie<br />

sanguinose” che hanno scandito la vita del nostro, a cominciare dalla<br />

opposizione del padre alla vocazione sacerdotale; poi la malattia che sembra<br />

impedirgli l’ordinazione e che di fatto gli impedisce la partenza per le missioni;<br />

il rifi uto del vescovo al suo progetto formativo missionario; il fallimento<br />

della prima missione cinese; la fi ne “ingloriosa” dell’episcopato a Ravenna; i<br />

problemi ricorrenti di salute. L’elenco è impressionante. Sembrava che tutto<br />

venisse spontaneo “quasi necessario”. E invece ci accorgiamo che tutto è stato<br />

conquistato, raggiunto attraverso una lotta interiore profonda. L’autore riconosce<br />

a <strong>Conforti</strong> una grande “capacità di ricominciare” e vuol dire capacità<br />

di integrare eventi sempre nuovi e imprevisti dentro al proprio cammino di<br />

vita. La vita di <strong>Conforti</strong> nel suo svolgersi concreto, non è stata come l’aveva<br />

immaginata o desiderata lui. Eppure, attraverso vicoli ciechi, ritorni, fallimenti,<br />

delusioni, <strong>Conforti</strong> è arrivato dove lo indirizzava l’esperienza iniziale.<br />

Si sente missionario e non può andare in missione per motivi di salute; bene,<br />

diventerà padre e maestro di missionari. Presenta al vescovo il suo progetto<br />

di formazione missionaria e riceve un rifi uto; bene, aspetterà e sarà come il<br />

Signore vuole. E così la vita procede attraverso rinunce sempre nuove alle<br />

quali <strong>Conforti</strong> deve adattarsi. Il bello è che lo fa serenamente come se fosse<br />

pienamente convinto che questo corso delle cose è giusto e buono. Almeno<br />

questo è quello che appare; quanto gli sia costato questo atteggiamento di<br />

“santa indifferenza” non possiamo saperlo. C’è un pudore in quest’uomo che<br />

gli impedisce di manifestare troppo i suoi sentimenti. Ma certamente la sua<br />

capacità di elaborare i fallimenti e trasformarli in opportunità di crescita è<br />

sorprendente.<br />

Insomma, se capisco bene, mons. <strong>Conforti</strong> è una persona “normale”, con<br />

buone capacità ma non geniale. Il suo atteggiamento di fronte alla questione<br />

romana, alla guerra, al fascismo è equilibrato e saggio; non è quello che oggi<br />

chiameremmo “profetico”. Le sue scelte pastorali si collocano nella media<br />

superiore degli atteggiamenti dei vescovi del suo tempo: ottime, ma non<br />

innovative o straordinarie. La sua percezione della rivoluzione “culturale”<br />

che si va preparando non è particolarmente acuta; ma il problema non è suo.<br />

Pochissimi, in quegli anni, si accorgevano che il mondo aveva imbroccato<br />

13


14 Presentazione<br />

una strada nuova e che la distanza dalla chiesa andava crescendo. La visione<br />

di <strong>Conforti</strong> è chiaramente etnocentrica: la civiltà occidentale cristiana è<br />

“la” civiltà e la si deve considerare misura della civiltà autentica. L’annuncio<br />

del Vangelo va unito con la diffusione della civiltà cristiana nei luoghi dove<br />

domina la barbarie. Ci vorrà ancora tempo per comprendere che stiamo passando<br />

da una visione normativa e canonica della cultura a una visione empirica;<br />

che quindi bisognerà fare un cammino lungo e faticoso per rifondare<br />

valori e progetti antichi in modo nuovo, con pazienza e lucidità.<br />

Ma non si può far colpa a <strong>Conforti</strong> di non aver visto quello che noi stessi<br />

dopo quasi cent’anni facciamo ancora fatica a cogliere. E chissà quante delle<br />

nostre posizioni sembreranno insuffi cienti a quelli che verranno dopo di<br />

noi. Eppure la sua vita è davvero un capolavoro di fede. <strong>Conforti</strong> è un uomo<br />

autentico. Ha intuito la sua vocazione e l’ha realizzata con perseveranza e<br />

fedeltà, attraverso i momenti facili e quelli diffi cili della vita. Ed è stato un<br />

uomo libero; si è lasciato condurre dagli eventi, o meglio da Dio attraverso<br />

gli eventi. Mi ha colpito, ad esempio, il suo atteggiamento di fronte alle<br />

critiche non tenere (a me sembra ingenerose) di alcuni missionari in Cina.<br />

Quanto debbano averlo fatto soffrire non è diffi cile immaginare. Eppure dal<br />

suo atteggiamento non traspare nessun risentimento: non si lamenta, non<br />

accusa, non si difende; cerca solo di vedere quali scelte possano rispondere<br />

nel modo migliore ai problemi di fatto esistenti. Il resto non dipende da lui<br />

e lui lo consegna al Signore con un cuore libero.<br />

Invidio (spero santamente) questa libertà: saper rispondere agli eventi<br />

non a partire dal risentimento ma dalla ricerca spassionata del bene, di ciò<br />

che è meglio nella situazione concreta. Molte tensioni si placherebbero e si<br />

stabilirebbero spazi autentici di pace.<br />

+ LUCIANO MONARI<br />

vescovo di Brescia<br />

vicepresidente della Conferenza Episcopale <strong>Italia</strong>na<br />

12 giugno 2009


ABBREVIAZIONI<br />

Questo volume, nato dallo studio sulla documentazione autografa e bibliografi<br />

ca oggi disponibile, riportata in modo specifi co qui nelle pagine fi -<br />

nali, fa costante riferimento ad alcune voci fondamentali in materia, tali da<br />

essere considerate “fonti”: esse vengono ora elencate per sigla o per la dicitura<br />

ridotta utilizzata nelle note, completate dalla versione estesa.<br />

ACSCS = Archivio del Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani,<br />

Parma.<br />

Antologia = Antologia degli scritti di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, a cura<br />

di CERESOLI Alfi ero e FERRO Ermanno, Parma 2007.<br />

ASDV = Archivio Storico Diocesano Vescovile, Parma.<br />

ASR = Archivio Saveriano Roma, presso la sede generalizia<br />

dei saveriani.<br />

ASV = Archivio Segreto Vaticano.<br />

BANZOLA, Prima pietra = BANZOLA PELLEGRI Maria Ortensia, Parma 24 aprile<br />

1900: prima pietra dell’edifi cio Missioni Estere. Dall’audace<br />

progetto alla realizzazione della sede stabile fuori Porta Farini,<br />

in Parma negli anni società civile e religiosa. 5°: 1900<br />

orizzonti di sangue e di speranze, Parma 2001, pp. 93-201.<br />

BARSOTTI, Servo di Dio = BARSOTTI Giulio, Il servo di Dio Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

Fondatore della Pia Società Saveriana, Istituto Missioni<br />

Estere, Parma 1953, pp. 219.<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong> = BONARDI Giovanni, Guido Maria <strong>Conforti</strong>, Istituto<br />

Missioni Estere – Parma, Cromotopia E. Sormani –<br />

Milano 1936, pp. 292 + 13 tavole.<br />

CIONI, Grande = CIONI Raffaello, Un grande vescovo italiano: Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong>, Istituto Saveriano Missioni Estere,<br />

Tipografi a La Bodoniana, Parma 1944, pp. 248.<br />

CSCS = Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, Parma.


16 Abbreviazioni<br />

DALL’AGLIO, Diocesi = DALL’AGLIO Italo, La Diocesi di Parma. Appunti di storia<br />

civile e religiosa sulle 311 Parrocchie della Diocesi,<br />

Scuola Tipografi ca Benedettina, 2 voll., Parma 1966,<br />

pp. 1160.<br />

DBI = Dizionario Biografi co degli <strong>Italia</strong>ni, 49 voll., Roma<br />

1960 e ss.<br />

DHGE = Dictionnaire d’Historie et de Geógraphie Ecclésiastique,<br />

26 voll., Paris 1912 e ss.<br />

DIP = Dizionario degli Istituti di Perfezione, 10 voll., Roma<br />

1974-2003.<br />

DSMCI = Dizionario Storico del Movimento Cattolico in <strong>Italia</strong>,<br />

4 voll. in 6 t., Casale Monferrato 1981 e ss.<br />

DSpir = Dictionnaire de Spiritualité ascètique et mystique,<br />

doctrine et histoire, 17 voll., Paris 1937 e ss.<br />

DThC = Dictionnaire de Theologie Catholique, 33 voll., Paris<br />

1923-1972.<br />

EC = Enciclopedia Cattolica, 12 voll., Città del Vaticano<br />

1948-1954.<br />

EncIt = Enciclopedia <strong>Italia</strong>na, 49 voll., Milano 1948 e ss.<br />

Epistolario = Servo di Dio Guido M. <strong>Conforti</strong> arcivescovo vescovo<br />

di Parma fondatore della Pia Società di S. Francesco<br />

Saverio per le Missioni Estere Parma. Epistolario, dattiloscritto<br />

a cura della Postulazione Saveriana, 21 voll.,<br />

Parma-Roma dal 1941.<br />

FCT 1 = TEODORI FRANCO, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Lettere a Monsignor Luigi Calza s.x., ai Padri Caio Rastelli<br />

e Odoardo Manini e Lettere Circolari ai Saveriani,<br />

Procura Generale Saveriana, Roma 1977, Tipografi ca<br />

S. Paolo – Tivoli, pp. 316.<br />

FCT 2 = TEODORI FRANCO, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Lettere ai Saveriani 2: Pellegri, Sartori, Bonardi, Armelloni,<br />

Pelerzi, Dagnino Amatore e Vincenzo, Procura<br />

Generale Saveriana, Roma 1977, Tipografi ca S. Paolo<br />

– Tivoli, pp. 288.<br />

FCT 3 = TEODORI FRANCO, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Lettere ai Saveriani 3: Uccelli e Casa Apostolica di Vicenza,<br />

Popoli e Casa Apostolica di Poggio, Gazza, Magnani,<br />

Morazzoni, Vanzin, Bassi e Missionari in Cina, Procura


Abbreviazioni<br />

Generale Saveriana, Roma 1977, Tipografi ca S. Paolo<br />

– Tivoli, pp. 464.<br />

FCT 4 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Unione Missionaria del Clero. Lettere e Discorsi dalla<br />

Fondazione (1916) al termine del suo mandato di Presidente<br />

(1927), Procura Generale Saveriana, Roma<br />

1978, Tipografi a S. Paolo – Tivoli, pp. 704+XXXII.<br />

FCT 5 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Lettere<br />

e documenti dal 1895 al 1931 e breve documentazione<br />

della Congregazione fi no ad oggi, Procura Generale<br />

Saveriana, Roma – Casa Madre delle Piccole<br />

Figlie, Parma 1980, Tipografi ca S. Paolo – Tivoli, pp.<br />

1026+LXXXIV.<br />

FCT 6 = TEODORI Franco, a cura di, Andrea Ferrari e Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> nella Chiesa di Parma 1850-1893,<br />

Postulazione Generale Saveriana, Roma 1983, Stabilimento<br />

Tipolitografi co Sped.im, Monte Compatri,<br />

pp. LXXX + 1096.<br />

FCT 7 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Servizio ecclesiale e carisma missionario. Vol. I: Il vescovo<br />

Magani. Azione e contrasti, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1987, pp. VIII+696.<br />

FCT 8 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Servizio ecclesiale e carisma missionario. Vol. II: Fondazione<br />

dell’Istituto Saveriano, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1987, pp. XVI+687.<br />

FCT 9 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Servizio ecclesiale e carisma missionario. Vol. III:<br />

La Diocesi di Parma tra successi e amarezze, Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1987, pp.<br />

XXIV+880.<br />

FCT 10 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Servizio ecclesiale e carisma missionario. Vol. IV: Missione<br />

di Cina ed Olocausto, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1987, pp. XXXII+776.<br />

FCT 11 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

arcivescovo di Ravenna. Vol. I: Dalla nomina e consa-<br />

17


18 Abbreviazioni<br />

crazione alla presa di possesso, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1992, pp. XVI+656.<br />

FCT 12 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Il buon pastore di Ravenna. Vol. II, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1993, pp. XVI+952.<br />

FCT 13 = TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Vol. III: da Ravenna alla Città della Croce (Stauropoli),<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1995,<br />

pp. XXXII+1040.<br />

FCT 14 = TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Missione in Cina e Legislazione saveriana, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1995, pp. XVI+1152.<br />

FCT 15 = TEODORI Franco, a cura di, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. Nomina e Possesso,<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano<br />

1995, pp. XVI+416.<br />

FCT 16 = TEODORI Franco, a cura di, Beatifi cazione di Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> e inizio sua azione pastorale a Parma<br />

(1908-1909), Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano 1995, pp. CVI+596.<br />

FCT 17 = TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

Arcivescovo-Vescovo di Parma. Omelie catechetiche.<br />

Padre Nostro. Credo. Sacramenti, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1997, pp. XVI+608.<br />

FCT 18 = TEODORI Franco, a cura di, Azione pastorale. Insegnamenti-Fortezza<br />

del beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>,<br />

arcivescovo-vescovo di Parma negli anni 1910-1911,<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997,<br />

pp. XL+750.<br />

FCT 19 = TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Visita pastorale. Congressi giovanile e eucaristico.<br />

Rapine al Consorzio di Parma.1912, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. VIII+368.<br />

FCT 20 = TEODORI Franco, a cura di, L’anima del beato Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> nei suoi Giubilei Sacerdotale ed Episcopale<br />

con Esercizi Spirituali, Lumi e Propositi. Ritiri<br />

in <strong>Italia</strong> e Cina, Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano 1997, pp. VIII+360.


Abbreviazioni<br />

FCT 21 = TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Omelie e lettere. Giubileo costantiniano. Primo<br />

Congresso catechistico. Settimana catechistica, 1913, Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998, pp.<br />

II+608.<br />

FCT 22 = TEODORI Franco, a cura di, Atti. Discorsi. Lettere del<br />

beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma.<br />

La martire di Villula. Guerra mondiale. Pio X e Benedetto<br />

XV. Sinodo Diocesano. 1914, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1998, pp. IV + 533.<br />

FCT 23 = TEODORI Franco, a cura di, Atti. Discorsi. Lettere<br />

del beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di<br />

Parma. Terremoto di Avezzano. L’<strong>Italia</strong> in guerra. Seconda<br />

visita pastorale. Consorzio. Capitolo Cattedrale e<br />

Ospizi Civili. Insegnamento catechistico. Notiziari della<br />

Gazzetta di Parma. 1915, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1998, pp. IV+444.<br />

FCT 24 = TEODORI Franco, a cura di, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. Visita pastorale.<br />

Omelie e Discorsi. La Guerra in corso. Lettere al Clero e<br />

Popolo. Contrasti in Cattedrale. Sacerdoti e Parrocchie.<br />

1916, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano<br />

1999, pp. IV+444.<br />

FCT 25 = TEODORI Franco, a cura di, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. Omelie e Lettere.<br />

La Guerra e una sconfi tta. Lettere a Clero e Popolo. Capitolo<br />

Cattedrale e Proposta di Compromesso. Attività<br />

Catechistica. 1917, Libreria Editrice Vaticana, Città<br />

del Vaticano 1999, pp. IV+412.<br />

FCT 26 = TEODORI Franco, a cura di, Diario. Atti. Discorsi<br />

del beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo<br />

di Parma. Pastorali di Quaresima. III Visita Pastorale.<br />

Discorso agli Uffi ciali. Lettere a Clero e Popolo. Oblati<br />

del S. Cuore. 1918-1920, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1999, pp. 896.<br />

FCT 27 = TEODORI Franco, a cura di, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. Omelie in Duomo.<br />

Panegirici dei Santi. Discorsi vari. Giubileo Anno<br />

19


20 Abbreviazioni<br />

Santo. Lettere a Clero e Popolo. IV Visita Pastorale. Pastorali<br />

di Quaresima 1921-1925, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 2000, pp. IV+688.<br />

FCT 28 = TEODORI Franco, a cura di, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. Diario d’Anima e<br />

Operativo. Panegirici e Omelie. Istruzioni a Clero e Popolo.<br />

Lettere. 1926-1931, Libreria Editrice Vaticana, Città<br />

del Vaticano 2000, pp. IV+688.<br />

FERRO, Pagine = FERRO Ermanno, a cura di, Pagine confortiane. Scritti<br />

e discorsi di Guido Maria <strong>Conforti</strong> per i Missionari<br />

Saveriani, Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, pro<br />

manuscripto, Parma 1999, pp. 600.<br />

GM = La Giovane Montagna, giornale parmigiano dal<br />

1900.<br />

GP = Gazzetta di Parma, quotidiano dal 1735.<br />

GRAZZI, Il libro = GRAZZI, Il Libro delle Conversazioni Saveriane (poi<br />

Le 20 Conversazioni Saveriane), manoscritto in tre<br />

tomi, redatto a Roma tra il 1943-1952, su dettatura<br />

di padre Giovanni Bonardi, pp. 434.<br />

GRAZZI, La storia = GRAZZI Luigi Agostino sx, La storia di Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> nel suo tempo e nella sua opera, manoscritto<br />

redatto negli anni 1947-1969, pp. 62.<br />

Hierarchia Catholica = Hierarchia Catholica medii e recentioris aevi, VIII e IX,<br />

Patavii 1978-2002.<br />

L’Eco = L’Eco. Foglio uffi ciale della Curia Vescovile di Parma,<br />

Tipografi a Vescovile Fiaccadori, Parma, dal gennaio<br />

1909.<br />

LP = CONFORTI Guido Maria, Lettere pastorali (Ravenna<br />

1902-1905 / Parma 1908-1931), Roma 1983 (raccolta<br />

fotostatica ad opera di Augusto Luca).<br />

LUCA, Sono tutti = LUCA Augusto sx, Sono tutti miei fi gli. Il beato Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> vescovo di Parma fondatore dei missionari<br />

saveriani, EMI, Bologna 1996, pp. 224+12 tavole.<br />

MANFREDI, Vescovi = MANFREDI <strong>Angelo</strong>, Vescovi, clero e cura pastorale. Studi<br />

sulla diocesi di Parma alla fi ne dell’Ottocento, Analecta<br />

Gregoriana n. 278, Editrice Pontifi cia Università<br />

Gregoriana, Roma 1999, pp. 776.


Abbreviazioni<br />

MENOZZI, Lettere = Lettere pastorali dei vescovi dell’Emilia-Romagna, a<br />

cura di Daniele Menozzi, Genova 1986, pp. 268-<br />

271.<br />

Parma negli anni 1-13 = AMICI DEL CINQUENOVEMBRE, Parma negli anni. Società<br />

civile e religiosa, Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani,<br />

quaderni annui stampati prima da Graphital –<br />

Parma, poi da Pubbliprint Grafi ca – Traversetolo<br />

(PR), dal 1998, sinora 13 numeri.<br />

Positio = Positio super virtutibus parmensis beatifi cationis et<br />

canonizationis servi Dei Guidonis Mariae <strong>Conforti</strong>, Tipografi<br />

a Guerra et Belli, Roma 1976, per un totale di<br />

pp. 1018.<br />

Sinodo 1914 = Synodus Dioecesana Parmensis XIX, VI-VII-VIII Octobris<br />

Anno MCMXIV, Parmae 1915, pp. XXVI+418.<br />

Sinodo 1930 = Synodus Dioecesana Parmensis Anno MCMXXX celebrata,<br />

Parmae 1931, pp. 320.<br />

Summarium = Summarium, in Positio super causae introductione<br />

parmensis beatifi cationis et canonizationis servi Dei<br />

Guidonis Mariae <strong>Conforti</strong>, Tipografi a Guerra et Belli,<br />

Roma 1955, pp. 1121.<br />

Testimonianze 1,2,3 = Testimonianze extraprocessuali raccolte dal padre Luigi<br />

Grazzi tra il 1935 e il 1951, I: di Laici, pp.142;<br />

2: di Missionari Saveriani e altri Religiosi, pp. 162; 3:<br />

di Sacerdoti, pp. 250; dattiloscritto a cura di Augusto<br />

Luca e Miranda Ravanetti, Parma 2004.<br />

VANZIN, Pastore = VANZIN Vittorino Callisto, Un pastore, due greggi,<br />

Scuola Tipografi ca Istituto Missioni Estere, Parma<br />

1950, pp. 283+8 tavole.<br />

Vita Nostra = Vita Nostra, Bollettino privato dell’Istituto S. Francesco<br />

Saverio per le Missioni Estere Parma, Offi cina<br />

Grafi ca Fresching & C., Parma dal 1918.<br />

NB: Tutte le fotografi e o cartoline d’epoca riprodotte in questo volume, quando<br />

non indicato diversamente, provengono dall’Archivio fotografi co del Centro<br />

Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani presso l’Istituto Missioni Estere in Parma.<br />

21<br />

(Ermanno Ferro, sx<br />

Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani<br />

Parma, 31 maggio 2009 – Pentecoste)


INTRODUZIONE<br />

Quando si vuol intraprendere la ricostruzione della biografi a di un vescovo<br />

della prima metà del XX secolo, ci si trova inevitabilmente davanti a una tal<br />

massa di documentazione scritta, che viene la tentazione di evocare un “buon<br />

cataclisma”, espressione paradossale dello storico Marc Bloch, il quale, in realtà,<br />

intendeva ben altro che una improvvisa e provvidenziale riduzione delle<br />

fonti 1 . Queste poi saranno tanto più abbondanti, quando il personaggio da<br />

indagare sia stato insieme vescovo, fondatore di una congregazione missionaria,<br />

nonché dotato di una così grande capacità di lavoro, pur nella malferma<br />

salute, da utilizzare abbondantemente lo strumento epistolare per intervenire<br />

nelle molteplici questioni che lo coinvolgevano.<br />

Ma le tracce della vita di Guido Maria <strong>Conforti</strong> non sono certo state<br />

diminuite da nessun provvidenziale incendio. Anzi, un’altra impresa ha conservato<br />

e messo a disposizione un immenso materiale documentario: impresa,<br />

questa, davvero provvidenziale, dal punto di vista storiografi co s’intende.<br />

Tra i missionari che entrarono nella congregazione saveriana ancora vivente<br />

il fondatore, un giovane originario del Lazio, Franco Teodori, dopo un periodo<br />

di servizio di evangelizzazione in Cina, rientrò in <strong>Italia</strong> a seguito delle<br />

violenze scatenate contro i cattolici da Mao 2 . Impegnato in cariche organizzative<br />

presso la casa generalizia dei saveriani, p. Teodori si dedicò contemporaneamente<br />

a rintracciare, raccogliere, riprodurre e pubblicare tutto ciò che<br />

riguardava Guido <strong>Conforti</strong>, per il quale serbava un ricordo fi liale. A questa<br />

enorme opera egli fu esortato anche dai vari superiori generali della congregazione,<br />

nonché dai postulatori della causa di beatifi cazione del <strong>Conforti</strong>.<br />

1 Marc BLOCH, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino 1969, 76-78.<br />

2 Franco TEODORI, Da Dio al diavolo. Memoria di un mascalzone e Da Tivoli alla Cina con<br />

processi e prigioni comuniste. Nelle lettere a Gilda Bernoni, mamma Vittoria e don Luigi Cicinelli,<br />

Tivoli 2001; Ermanno FERRO, Franco Teodori (1909-2004) “racconta” il suo <strong>Conforti</strong>, in Parma<br />

negli anni 9/2004, 11-84.


24 Introduzione<br />

Nel frattempo altri saveriani, come il p. Luigi Grazzi, raccoglievano ricordi<br />

e testimonianze di coloro che avevano potuto conoscere da vicino il vescovo<br />

fondatore.<br />

La vasta impresa di pubblicazione del Teodori, iniziata nel 1966 e conclusa<br />

nel 2000, composta dai ventotto volumi delle cosiddette Fonti <strong>Conforti</strong>ane<br />

Teodoriane e da altri testi collaterali, pone al ricercatore un problema dal<br />

punto di vista metodologico. Bisogna, cioè, considerare tutta questa documentazione<br />

come già edita, e non come nascosta negli archivi ecclesiastici<br />

e di altro genere. D’altra parte, il lavoro di Teodori, encomiabile sotto<br />

moltissimi aspetti, presenta qualche diffi coltà dal punto di vista scientifi co.<br />

Teodori, anzitutto, organizza la materia secondo un criterio sostanzialmente<br />

cronologico, però non sempre rispettato: ad esempio i volumi 4 e 5 della<br />

serie, riguardanti rispettivamente l’impegno di <strong>Conforti</strong> per la fondazione<br />

dell’Unione missionaria del clero e i rapporti del vescovo con la congregazione<br />

parmense delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, raccolgono<br />

documenti su ampi archi temporali 3 . Invece nei primi volumi, dalla<br />

chiara natura cronologica, la pubblicazione integrale delle lettere di <strong>Conforti</strong><br />

costituisce il corpo del testo, mentre le lettere dei destinatari e degli altri<br />

suoi interlocutori, articoli di giornale, e tutta una documentazione parallela<br />

vengono messi in nota con accostamenti non sempre facili da seguire rispetto<br />

ai testi confortiani 4 . Alcuni testi poi, sia del protagonista come di altri personaggi,<br />

venivano collocati in amplissime appendici, non in fondo ai volumi<br />

ma alla fi ne dei rispettivi capitoli. Questa organizzazione oggettivamente<br />

faticosa – per chi ha raccolto tutto e per chi si accinge alla lettura – veniva<br />

agevolata da minuziosissime tavole cronologiche iniziali e da buoni indici dei<br />

nomi posti a conclusione del volume. Ma negli ultimi anni, quando il p. Teodori<br />

aveva raggiunto le novanta primavere, la necessità di pubblicare almeno<br />

i testi di <strong>Conforti</strong> lo portava a ulteriori cambiamenti nella organizzazione<br />

dei volumi: di anno in anno egli riporta prima i documenti uffi ciali (lettere<br />

pastorali, decreti), poi l’epistolario secondo i manoscritti, suddiviso talvolta<br />

per grandi organizzazioni di destinatari (vescovi, sacerdoti, laici), altre volte<br />

semplicemente in ordine cronologico. Per un po’ appaiono ancora gli arti-<br />

3 Senza contare che i volumi 1-3 raccolgono, per destinatari, le lettere indirizzate da <strong>Conforti</strong><br />

ai suoi missionari; senza dire che il volume 14 è l’insieme dei documenti riguardanti<br />

solo la congregazione e la sua attività in Cina; e così via.<br />

4 L’opera di Teodori, in certo senso, può considerarsi un’anticipazione dell’impianto concettuale<br />

dei siti internet, con i cosiddetti “link” di collegamento: peccato che il buon padre<br />

operasse non con lo strumento virtuale, ma con la tradizionale carta stampata e con l’ausilio<br />

della semplice, classica macchina da scrivere.


Introduzione<br />

coli di giornale già raccolti dalla sua acribia; poi spariscono anche quelli. E<br />

soprattutto, negli ultimi volumi, p. Franco non elabora più, certamente per<br />

sola mancanza di tempo, i preziosi indici analitici, cui ci aveva abituati.<br />

Va aggiunto un altro fatto, rilevante da un punto di vista storiografi co: il<br />

raccoglitore Teodori dà normalmente cenni sommari sulle provenienze archivistiche,<br />

collocandole all’inizio di ciascun volume. Si ha così un’altra lacuna:<br />

per ogni documento pubblicato non è esplicitamente detto da quale archivio<br />

provenga! 5 Certo in molti casi la provenienza può essere ricostruita “a fi uto”.<br />

Ma resta il fatto che tale lacuna rischia di rendere del tutto inutilizzabile questa<br />

immane documentazione. In realtà l’opera del Teodori non è stata solo<br />

quella di pubblicare i documenti trovati: tutto ciò che egli ha rintracciato<br />

lo ha poi raccolto e conservato, in originale oppure in fotocopia, unendolo<br />

assieme a tutta la documentazione della causa di beatifi cazione, a lettere e<br />

altro materiale donato da varie persone, nonché originali e copie di materiale<br />

degli archivi di Casa madre e di Casa generalizia saveriana. In seguito, tutto<br />

è confl uito a Parma nel Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, recentemente<br />

costituito: qui, oggi, viene pazientemente ordinato. Quindi è vero che nei<br />

volumi del Teodori non ci sono quasi mai precisi riferimenti archivistici ai<br />

singoli documenti; ma grazie all’ordine cronologico ricostruito ora nel Centro<br />

Studi, i pezzi archivistici si possono controllare, e se ne può, in buona parte,<br />

verifi care l’autenticità e l’esatta provenienza.<br />

Dunque una prima scelta metodologica è stata il partire dalle Fonti <strong>Conforti</strong>ane<br />

Teodoriane come edizione base della grandissima parte della documentazione<br />

su Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Ovviamente non si è trascurato di cercare<br />

in vari archivi, anche se in moltissimi casi ci si è resi conto che Teodori era<br />

già passato di lì e aveva trovato e pubblicato tutto il materiale utile. Di conseguenza,<br />

la scelta del presente volume è stata anche quella di non aggiungere<br />

un’appendice documentaria con materiale inedito: esso viene solamente citato<br />

laddove utilizzato. Si è poi preferito lasciare eventuali pubblicazioni integrali,<br />

di testi confortiani come di documenti a lui strettamente connessi, alla<br />

benemerita serie dei quaderni Parma negli anni. Questi quaderni – elaborati a<br />

Parma presso il Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, da un gruppo di persone<br />

5 Si tenga conto che l’anziano missionario, che visse lunghi anni a Roma, era talmente<br />

conosciuto da cardinali e funzionari di curia, che ebbe accesso anche a parti riservate degli<br />

archivi ecclesiastici: ce ne siamo resi conto, ad esempio, per un documento riguardante<br />

l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche durante il regime fascista, e da noi citato<br />

qui nel capitolo settimo. Il documento apparteneva al periodo di Pio XI, reso accessibile agli<br />

studiosi solo nel 2009 per decisione di papa Benedetto XVI, ma Teodori l’aveva già visto e<br />

dattilografato anni prima!<br />

25


26 Introduzione<br />

volontarie autodenominatesi “Amici del Cinquenovembre” –, da più di un<br />

decennio, ossia dalla beatifi cazione del <strong>Conforti</strong> in poi, raccolgono e pubblicano<br />

ogni anno gli atti di una giornata di studio dedicata solitamente ad<br />

indagare il rispettivo anno secolare. Ossia: il quaderno del 1999, ad esempio,<br />

riguarda il 1899; il quaderno del 2000 riguarda il 1900 e così via. Ogni quaderno<br />

infi ne non disdegna di pubblicare altra interessante documentazione,<br />

come pure curiose ed attraenti tavole fotografi che d’epoca 6 .<br />

Va chiarito un altro dato rilevante, da un punto di vista storiografi co: di<br />

biografi e del <strong>Conforti</strong> non ne mancano! Certamente si tratta, almeno per le<br />

biografi e edite – ve ne sono anche di inedite 7 – di testi fatti per il grande pubblico<br />

e connessi in varia maniera con il percorso della beatifi cazione: sono, in<br />

altri termini, biografi e “divulgative”, sostanzialmente prive di note e di riferimenti<br />

documentari ampi e così via. Il che, però, non vuol affatto dire che tali<br />

libri siano nati senza un previo lavoro di ricerca e senza peculiari pregi, anzi!<br />

Viene utile qui citare, ad esempio, la prima biografi a redatta dal saveriano p.<br />

Giovanni Bonardi ancora nel 1936: preziosa perché raccoglie la testimonianza<br />

del principale collaboratore di <strong>Conforti</strong> nella animazione e conduzione della<br />

congregazione saveriana, nonché i ricordi di tanti dei primi missionari; oppure<br />

quella intitolata Un pastore, due greggi del saveriano p. Vittorino Callisto<br />

Vanzin, anch’egli testimone diretto del fondatore e soprattutto acuto osservatore<br />

delle vicende e capace di intuizioni interpretative formidabili; o ancora la<br />

più recente del p. Augusto Luca, che oltre a farsi leggere per vivacità di stile ha<br />

alle spalle una conoscenza notevolissima della documentazione, proveniente<br />

dalla sua esperienza di postulatore della causa di beatifi cazione. Dunque la<br />

vita del <strong>Conforti</strong> era già nota e narrata ampiamente. E anche questo, dal punto<br />

di vista storiografi co, non è secondario.<br />

Che cosa allora s’è cercato nella presente ricerca? Anzitutto, la richiesta della<br />

congregazione saveriana, che è bello qui ricordare nei suoi termini precisi,<br />

era quella di un’opera con i crismi della scientifi cità, capace di “comunicare,<br />

ai giovani membri di una congregazione che si sta sempre più internazionalizzando,<br />

le radici della sua storia”. E per scientifi cità si intendono: precisio-<br />

6 Posto che l’anno di morte del <strong>Conforti</strong> fu il 1931, gli “Amici del Cinquenovembre”, che<br />

tutti gli anni si incaricano di organizzare la giornata di studio, sono impegnati almeno fino<br />

al 2031, ed è questo il cordialissimo augurio di chi scrive!<br />

7 È indispensabile in proposito la ricerca condotta da Ermanno FERRO, Bibliografia confortiana<br />

commentata, e pubblicata pro manuscripto presso il Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani<br />

a Parma nel 2004.


Introduzione<br />

ne della documentazione e quindi delle citazioni, esattezza dei riferimenti<br />

bibliografi ci, ampiezza dell’analisi. Cui si aggiunge anche qualche più defi nita<br />

intenzionalità.<br />

Il <strong>Conforti</strong> appare così inserito nelle vicende ecclesiali, nazionali e – nei<br />

limiti della sua biografi a quasi tutta italiana – internazionali del tempo. Quindi<br />

una attenzione rilevante al contesto del tempo: aspetto che non era certo<br />

assente nelle biografi e precedenti, ma che aveva qui agio di essere approfondito.<br />

Inoltre questo intento si è sposato opportunamente con un altro: sapendo che<br />

tra i manzoniani “venticinque lettori” ci potesse essere qualche non italiano, si<br />

è cercato di non dar per scontato che tutti avessero per acquisiti i sommi capi<br />

della storia d’<strong>Italia</strong>, nei suoi ultimi e importanti snodi coincidenti con il risorgimento,<br />

con lo stato unitario liberale, con la prima guerra mondiale, e infi ne<br />

con l’instaurazione del regime fascista. Certo, per un italiano le brevi righe che<br />

provano a sintetizzare queste vicende sembreranno inutili; forse lo potrebbero<br />

essere anche per un lettore spagnolo. Ma per un indonesiano, un congolese o<br />

un brasiliano non lo sono certamente, sempre che – come ovvio non è – ci sia<br />

poi qualcuno di questi che abbia il coraggio di aprire il volume e di imbarcarsi<br />

nella sua lettura.<br />

La scientifi cità di queste pagine è data poi – ma direi soprattutto – dalle<br />

domande che si incrociano con lo stile della trattazione e costituiscono<br />

altrettante cerniere delle varie sue parti. S’è cercato, cioè, di individuare le<br />

questioni ancora aperte della biografi a confortiana, e di farne emergere altre<br />

dalla documentazione recentemente acquisita. Non sempre s’è data risposta<br />

defi nitiva: ma anche questo fa parte del lavoro di ricerca, dove spesso, a ogni<br />

risposta che si dà, si aprono tante nuove domande. A questo proposito, secondo<br />

un metodo che è opportunamente insegnato in quella grande scuola che<br />

è l’Università Gregoriana di Roma, per ciascun capitolo s’è cercato di raccogliere,<br />

oltre a qualche linea di sintesi, anche alcune ulteriori piste di indagine,<br />

così come via via emergevano.<br />

A detta degli stessi studiosi saveriani, il <strong>Conforti</strong> è stato fi nora conosciuto<br />

più come fondatore di una congregazione missionaria che come vescovo di<br />

Ravenna e di Parma. Il presente lavoro ha l’intenzione di operare non solo un<br />

riequilibrio, ma anche una maggior comprensione del reciproco infl usso dei<br />

due grandi amori che muovevano il <strong>Conforti</strong>: la missione e la diocesi. Ora,<br />

una peculiarità del personaggio Guido Maria <strong>Conforti</strong> è stata questa duplice<br />

dedizione, che lo animava fi n dall’adolescenza, e ha anche istituzionalmente<br />

attraversato più di metà della sua esistenza: chi scrive ritiene che neppure uno<br />

Scalabrini, che fu insieme vescovo e fondatore, avesse a vivere in maniera così<br />

27


28 Introduzione<br />

profonda entrambi gli aspetti. E questo poneva anzitutto un problema di<br />

ordine nel racconto: le vicende del ministero pastorale di <strong>Conforti</strong> in <strong>Italia</strong> e<br />

quelle della sua responsabilità verso i saveriani procedevano sempre intrecciate<br />

e contemporanee, nella mente, nel cuore e sulla scrivania del vescovo fondatore,<br />

pressoché ogni giorno. Ma chi prova a delineare un profi lo biografi co<br />

deve necessariamente distinguere, in quanto “distinguere resta ancora il solo<br />

mezzo che si sia trovato per non confondere” 8 .<br />

Dunque, in linea di massima, s’è tentato di costruire alcuni macro-periodi<br />

della vita di Guido Maria <strong>Conforti</strong>: la formazione, il primo ministero parmense,<br />

la vicenda di Ravenna, gli anni di ritiro a Campo di Marte per curare<br />

la sua fondazione missionaria, e quattro periodi del lungo episcopato parmense.<br />

In essi si è alternata la descrizione dell’impegno sacerdotale e poi di<br />

vescovo in <strong>Italia</strong> e la delineazione delle vicende della congregazione saveriana.<br />

Spesso nei capitoli l’ordine è proprio questo: prima vescovo, poi fondatore.<br />

In realtà l’intreccio, a chi vorrà leggere, si articola in maniera più complessa e<br />

con vari rimandi. Le sintesi di ogni capitolo sono anche un tentativo mirato<br />

al recupero facile del fi lo conduttore unitario. Due capitoli sono monografi ci<br />

e trasversali, e riguardano altrettanti aspetti della pastorale di <strong>Conforti</strong> a Parma:<br />

il rapporto col clero (capitolo sesto), e il magistero episcopale con alcune<br />

scelte di lungo termine (capitolo nono). Si tratta di temi precipui di storia<br />

della pastorale, e in essi si sono utilizzati alcuni degli strumenti tipici di questa<br />

branca della storiografi a ecclesiastica: le lettere pastorali e altra documentazione<br />

istituzionale, ad esempio; nonché qualche indagine statistica, molto<br />

limitata per non appesantire la trattazione. S’è scelto di non “aggredire” altro<br />

materiale, ad esempio tutti i questionari delle visite pastorali, soprattutto della<br />

prima: ciò, sia per economia di spazi e tempi, sia perché quel tipo di documentazione,<br />

come ormai la storiografi a ammette pacifi camente, è più idoneo<br />

a trasmettere le visioni dei singoli parroci. La storia della pastorale infatti non<br />

è la storia dei vescovi, perché non sono solo i vescovi a far la pastorale: ma qui<br />

stiamo cercando di fare la storia di un vescovo, e quindi ci interessa soprattutto<br />

la sua visione della pastorale. Del resto i documenti ci permettono di aver<br />

un’idea, riteniamo, più che suffi ciente delle condizioni della diocesi di Parma<br />

negli anni di vita del <strong>Conforti</strong>. E questo in attesa che qualcuno si cimenti a<br />

verifi care i dati posseduti nel confronto con questi materiali pressoché inediti,<br />

qui riportati.<br />

Lo sbilanciamento monografi co sul <strong>Conforti</strong> vescovo di Parma è, potremmo<br />

dire, corretto in parte dal capitolo quarto, che descrive gli anni in cui egli,<br />

8 Mons. D’Hulst, in Yves CONGAR, Vera e falsa riforma nella Chiesa, Milano 1994 2 , 79.


Introduzione<br />

dimissionario da Ravenna, è arcivescovo titolare di Stauropoli e risiede a Campo<br />

di Marte totalmente impegnato a “educare giovani missionari nell’umile<br />

mio Istituto”: sono stati sicuramente anni chiave per la vita della congregazione<br />

saveriana. In quella trattazione si tengono le fi la di quanto avviene prima<br />

e anche di quanto sfocia poi in una maggior stabilità dell’Istituto. Ma anche<br />

i pochi mesi del viaggio in Cina del 1928, delineati nel capitolo ottavo, pur<br />

essendo un’esperienza che giunge verso la fi ne della vita di <strong>Conforti</strong>, rivestono<br />

un signifi cato così alto da implicare un rilievo anche quantitativo: da qui l’esserci<br />

attardati in una descrizione che rasenta alle volte la cronaca o ripercorre<br />

il suo Diario.<br />

Il capitolo fi nale, sulla spiritualità del <strong>Conforti</strong>, costituisce anche un tentativo<br />

di sintesi del suo profi lo a varie dimensioni: vengono infatti toccati<br />

non solo la vita di preghiera e gli elementi essenziali della sua fede, ma anche<br />

alcuni aspetti della sua visione culturale, del suo approccio alle responsabilità<br />

pastorali, e così via. Un tentativo, in altri termini, di individuare qualche linea<br />

della sua Weltanschauung, che è spiritualità e visione cristiana del mondo in<br />

quanto profondamente pervasa della sua esperienza di credente. Anche questo<br />

tema, come si dice più ampiamente nel capitolo, è condotto con gli strumenti<br />

e gli sguardi di chi fa storia e non di chi fa teologia spirituale: si tratta,<br />

in entrambi i casi, di “comprendere”, ma in modi e con approcci differenti e<br />

complementari.<br />

Ad oggi siamo certi che la documentazione riguardante <strong>Conforti</strong> ci sia<br />

completamente nota? È chiaro che non è così. Probabilmente archivi parrocchiali<br />

ed episcopali, di case religiose e di privati, possono svelare elementi inediti<br />

della sua corrispondenza. Tre lacune sono fi nora rimaste tali, nonostante<br />

vari tentativi di colmarle: una parte dell’epistolario con Andrea Carlo Ferrari,<br />

precisamente quelle del periodo 1894-1902 9 ; quasi tutte le lettere di <strong>Conforti</strong><br />

a Pietro Maffi , suo ausiliare a Ravenna 10 ; una parte dell’epistolario riguardante<br />

l’Unione missionaria del clero 11 . Si tratta, soprattutto per le lettere a Maffi ,<br />

di una lacuna non indifferente. Si spera che ulteriori ricerche di materiale<br />

9 Lo spiega bene Franco Teodori nel sesto volume delle sue Fonti <strong>Conforti</strong>ane Teodoriane,<br />

alle pp. 16-17.<br />

10 Ne parla ancora F. Teodori in più capitoli dei suoi volumi 11-13, dedicati all’episcopato<br />

ravennate del <strong>Conforti</strong>: qui si hanno molte lettere di Maffi a <strong>Conforti</strong>, ma non viceversa.<br />

Anche una nostra ricerca nell’archivio annesso alla biblioteca Maffiana di Pisa finora non ha<br />

dato esito.<br />

11 È ancora il Teodori a ragguagliarci, alla pagina 27 del quarto dei volumi appena ricordati.<br />

29


30 Introduzione<br />

inedito, indagini su fi loni qui appena accennati e altri studi di contesto possano<br />

ulteriormente arricchire, modifi care, integrare questo lavoro, che, come<br />

diceva il compianto p. Paulius Rabikauskas, docente di paleografi a e diplomatica<br />

all’Università Gregoriana, in quanto lavoro storiografi co è destinato<br />

ad essere sorpassato a breve: “Se pubblicate documenti, la vostra opera resterà<br />

per sempre, se invece cercate di fare delle sintesi storiche, queste dureranno<br />

solo qualche decennio”. Ma per andare avanti con la comprensione, bisogna<br />

pure che qualcuno, ogni tanto, tenti di redigere qualche racconto e qualche<br />

sintesi.<br />

Ringraziare non è solo doveroso, ma anche gioioso, perché dice quell’intreccio<br />

di relazioni umane che soggiacciono a una ricerca. Il primo ringraziamento<br />

va ai saveriani che hanno chiesto, voluto e sostenuto questo studio:<br />

al superiore generale p. Rino Benzoni e con lui alla direzione generale<br />

dell’Istituto saveriano residente a Roma; al gruppo di lavoro del Centro Studi<br />

<strong>Conforti</strong>ani Saveriani che ha promosso quest’opera, in modo speciale al suo<br />

coordinatore, p. Ermanno Ferro, che in tutti questi anni mi ha affi ancato,<br />

sostenuto, suggerito, corretto e sempre benevolmente incalzato; e al p. Mario<br />

Menin che ormai vari anni addietro con p. Ermanno mi ha proposto di impegnarmi<br />

nella ricerca sul <strong>Conforti</strong> e l’ha sempre guardata con entusiasmo. Credo<br />

di poter dire senza esagerazione che il cinquanta per cento della ricerca sia<br />

merito di p. Ermanno. Non posso poi dimenticare i saggi e competenti padri<br />

Amato Dagnino ed Augusto Luca, che con la loro premura e i loro suggerimenti<br />

hanno dato tantissimo a quest’opera; p. Guglielmo Camera, attuale<br />

postulatore, sempre così attento e discreto; nonché tutti i “correttori”, dal<br />

p. Antonio Trettel, al p. Alfi ero Ceresoli e al p. Battista Mondin. Dico pure<br />

grazie a tutti i saveriani che ho incontrato in questi anni. Essi hanno in vario<br />

modo contribuito all’esito del lavoro: dal p. Carlo Pozzobon, responsabile per<br />

l’<strong>Italia</strong>, ai padri direttori di Casa madre Mario Giavarini prima ed Emilio Baldin<br />

poi, ai padri bibliotecari di Parma Piergiorgio Bettati e Umberto Domine;<br />

al p. Gabriele Ferrari che, con i padri Giancarlo Lazzarini e Luigi Zucchinelli,<br />

mi invitava sempre a parlare ai saveriani della “Tre-mesi di aggiornamento” a<br />

Tavernerio in quel di Como, da cui traevo preziosi spunti di confronto; al p.<br />

Emilio Iurman che mi chiedeva sempre, incontrandoci alla mensa fraterna di<br />

Casa madre, a che punto era <strong>Conforti</strong> (che soddisfazione quando fi nalmente<br />

gli ho potuto dire che avevamo fatto il funerale!); ai tanti missionari incontrati<br />

in Casa madre, a Tavernerio, a San Pietro in Vincoli di Ravenna: questa<br />

biografi a è nata nel confronto con chi oggi continua il carisma del <strong>Conforti</strong>.<br />

Un grazie sentito al p. Piergiorgio Manni e ai saveriani che nel febbraio 2007


Introduzione<br />

mi hanno ospitato per una stupenda settimana di conversazioni pastoraliconfortiane<br />

in Giappone.<br />

Nell’esprimere i ringraziamenti mi è impossibile ignorare quanto mi abbia<br />

agevolato la mia ricerca di dottorato su Vescovi, clero e cura pastorale. Studi<br />

sulla diocesi di Parma alla fi ne dell’Ottocento, conclusasi nel 1999 con il conseguimento<br />

del dottorato in storia della chiesa presso la Pontifi cia Università<br />

Gregoriana in Roma. Non posso dunque non rinnovare il mio grazie a quanti<br />

mi avevano aiutato all’epoca di elaborazione della accennata mia tesi di laurea,<br />

in particolare al mondo ecclesiale parmense che, in modo simile e diverso, dà<br />

continuità all’esperienza storica dei suoi vescovi del passato.<br />

Un grazie va a chi mi ha detto “coraggio, fai questo lavoro!”: a mio fratello<br />

Antonio e a Betta, agli amici fraterni Paolo Baroni e Francesca Cerri, allora<br />

responsabili giovani di Azione cattolica, che, richiesti all’inizio di un consiglio<br />

se, tra i mille impegni pastorali, ci potesse stare anche questo, mi dissero:<br />

“Tu sei matto; ma lo farai!”. A mons. Giacomo Capuzzi, allora vescovo (ora<br />

emerito) di Lodi, che benevolmente mi accordò il permesso di dedicare qualche<br />

ritaglio di tempo al <strong>Conforti</strong>. Ai miei cari collaboratori d’uffi cio, dott.<br />

Deborah Zoncada Tirinzoni e Gigi Lombardi, che mi sostituivano nelle mie<br />

assenze. Agli attuali responsabili giovani di Azione cattolica, Lucia Comaschi<br />

e Fabio Mazzocchi, che hanno seguito con simpatia queste mie escursioni<br />

parmigiane e cinesi. A Silvia Bonvini che mi ha aiutato per la lingua cinese<br />

(per quel poco che per fortuna se ne doveva parlare) e soprattutto con la sua<br />

amicizia a distanza. Un grazie alle persone che con la loro ospitalità e gentilezza<br />

mi hanno agevolato nello studio, all’Archivio segreto vaticano, alla<br />

Biblioteca palatina di Parma, alla biblioteca del seminario di Lodi e altrove.<br />

Un grazie alla prof. Gabriella Rossetti e allo staff della biblioteca Maffi ana di<br />

Pisa. Grazie ai giovani che ogni tanto mi chiedevano: “Ma tu cosa c’entri con<br />

Parma?”, e a quel punto sopportavano le mie lunghe spiegazioni. Tra di loro<br />

vorrei ricordare soprattutto Maria e Cesare Ghezzi, con la piccola Emma.<br />

Un grazie, come sempre, a don Ermanno Livraghi, che sostiene, motiva,<br />

conforta, e grazie anche ai confratelli del seminario di Lodi e degli studi teologici<br />

riuniti di Lodi, Crema, Cremona e Vigevano; grazie all’attuale vescovo<br />

di Lodi mons. Giuseppe Merisi.<br />

Ancora, un grazie al p. Giacomo Martina, professore emerito della “Gregoriana”,<br />

maestro di “mestiere dello storico” e di umanità: in ogni pagina di<br />

questa ricerca c’è, spero, un’impronta del suo prezioso insegnamento.<br />

Infi ne, grazie a chi dal cielo sicuramente mi ha sostenuto: a mamma e<br />

papà, e anche al soggetto/oggetto di questa ricerca, che ho preso l’abitudine di<br />

salutare, nel segno delle sue spoglie mortali e nel semplice crocifi sso di carta-<br />

31


32 Introduzione<br />

pesta, ora esposti nel Santuario <strong>Conforti</strong>, ogni volta che la Casa madre saveriana<br />

mi accoglieva per i miei studi. Spero non sia scontento, mons. <strong>Conforti</strong>,<br />

che qualcuno abbia cercato di parlar di lui, schivo com’era: nei suoi scritti<br />

parla molto poco di sé.<br />

don ANGELO MANFREDI<br />

Lodi, 3 maggio 2009 – IV domenica di Pasqua<br />

«E ho altre pecore che non provengono da questo recinto:<br />

anche quelle io devo guidare…» (Gv 10,16).


La famiglia<br />

CAPITOLO PRIMO<br />

FORMAZIONE E ANNI GIOVANILI<br />

Il contesto in cui Guido Maria <strong>Conforti</strong> nasce e vive i primi anni di esistenza,<br />

al di là dei ricordi lasciati da chi lo ha conosciuto bambino e che quasi<br />

naturalmente sono addolciti dall’esito della sua vita e da innegabili moduli<br />

agiografi ci, distingue questa fi gura dalle tipologie familiari di gran parte del<br />

clero del tempo. Guido non proviene da una famiglia nobile o della borghesia<br />

legata alla religiosità tradizionale, come era di gran parte di quel clero<br />

cittadino, canonicale o “consorziato”, dalla cultura aggiornata e dal sapore<br />

vagamente settecentesco. Neppure discende da quelle modeste famiglie della<br />

campagna, e soprattutto dell’Appennino, che offrivano allora la maggioranza<br />

del “basso clero” di parrocchia. Non si può generalizzare, ma neppure sminuire<br />

l’origine tendenzialmente classista del clero del tempo, il quale si incarnava<br />

d’altronde nella struttura stessa dei seminari di Parma. Il clero “cittadino”, infatti,<br />

frequentava il seminario vero e proprio; quello di campagna si formava a<br />

Berceto, o nel “Seminario di S. Anna per i chierici poveri”, o, in parte, viveva<br />

“a dozzina”, cioè pagando una piccola quota per vitto e alloggio, presso qualche<br />

parente, e frequentava da esterno i corsi di ginnasio, fi losofi a o teologia 1 .<br />

La famiglia del <strong>Conforti</strong> era di ben differente collocazione sociale. La madre<br />

Antonia Adorni 2 , di famiglia borghese cittadina, era donna di religiosità since-<br />

1 L’edificio del Seminario di S. Anna fu chiuso nel 1858, ma per anni ancora restava nel<br />

seminario “grande” la distinzione delle “due mense”. Sulla situazione dei seminari nella diocesi<br />

parmense nel periodo della formazione di <strong>Conforti</strong> si veda <strong>Angelo</strong> MANFREDI, Vescovi, clero e<br />

cura pastorale. Studi sulla diocesi di Parma alla fine dell’Ottocento, Roma 1999, 57-125, d’ora in<br />

poi solo MANFREDI, Vescovi.<br />

2 In una delle prime biografie del <strong>Conforti</strong>, il saveriano Vittorino Callisto Vanzin definisce<br />

mamma Antonia “giovane di buona famiglia” (V. C. VANZIN, Un pastore, due greggi, Parma<br />

1950, 12, d’ora in poi solo VANZIN, Pastore). Si veda pure il primo biografo confortiano Giovanni<br />

BONARDI, Guido Maria <strong>Conforti</strong>, Parma-Milano 1936, 11-12, d’ora in poi solo BONAR-


34 Capitolo primo<br />

ramente vissuta 3 ; il padre Rinaldo invece ha una storia personale piuttosto interessante<br />

4 . I testimoni narrano di un uomo di notevole abilità tecnica nella<br />

gestione del suo importante fondo rurale, e di forte dedizione al lavoro, che<br />

pretendeva anche dai dipendenti. È certo che le proprietà, che conduceva con<br />

esiti assai produttivi, erano beni ex ecclesiastici incamerati al tempo delle soppressioni<br />

“giacobine”, più tardi messi all’asta 5 e acquisiti, sembra, da Rinaldo<br />

con l’abilità di chi conosce la terra per averla lavorata da dipendente 6 . Si trattava,<br />

dunque, di un parvenu ma non senza merito e capacità personale, privo sì della<br />

formazione culturale della borghesia del tempo, ma con una competenza pratica<br />

e una capacità imprenditoriale che erano state valorizzate dalla scalata sociale.<br />

Il tema della religiosità personale di Rinaldo <strong>Conforti</strong> apre scenari di notevole<br />

interesse nella comprensione della vicenda del fi glio Guido. I testimoni<br />

a questo riguardo descrivono un atteggiamento non dissimile dalla normalità<br />

degli adulti maschi del tempo, in gran parte del nord <strong>Italia</strong>: pratica sacramentale<br />

rispettosa delle normative, linguaggio talora violento ma non irreligioso.<br />

La religiosità sentita, o meglio manifestata, era più femminile che dei capifamiglia<br />

7 .<br />

DI, <strong>Conforti</strong>. Il massimo storico di Guido M. <strong>Conforti</strong>, il saveriano Franco Teodori, riporta<br />

queste notizie a proposito di mamma Antonia: “Era nata a Parma il 25 febbraio 1829 (…)<br />

da Giacinto figlio di Luigi e da Francesca Signifredi, della Parrocchia di S. Quintino…” (F.<br />

TEODORI, a cura di, Andrea Ferrari e Guido Maria <strong>Conforti</strong> nella Chiesa di Parma 1850-1893,<br />

Roma 1983, 242, d’ora in poi solo FCT 6). Il saveriano Luigi Agostino Grazzi offre altri dati:<br />

afferma che i genitori di Antonia, domiciliati in Parma, dove il padre era geometra, possedevano<br />

un podere adiacente alla tenuta di Casalora e nell’estate vi si recavano per la “villeggiatura”.<br />

Sarebbe stata questa circostanza a far conoscere Antonia e Rinaldo. Il matrimonio fu celebrato<br />

il 4 febbraio 1851 nella chiesa cittadina di San Quintino. La famiglia Adorni sarebbe di origini<br />

genovesi, e Antonia sarebbe stata educata in una specie di “collegio” femminile informale<br />

tenuto da alcune religiose di comunità sciolte in età napoleonica, probabilmente agostiniane<br />

(L. A. GRAZZI, La storia di Guido Maria <strong>Conforti</strong> nel suo tempo e nella sua opera, manoscritto<br />

redatto negli anni 1947-1969, 16, 23, 25-26, d’ora in poi solo GRAZZI, La storia).<br />

3 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 12; VANZIN, Pastore, 13.<br />

4 VANZIN, Pastore, 10-11; FCT 6, 37-38. Vedi pure Augusto LUCA, Sono tutti miei figli.<br />

Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> vescovo di Parma fondatore dei missionari saveriani, Bologna<br />

1996, 17, d’ora in poi solo LUCA, Sono tutti.<br />

5 Sulla condizione precedente della famiglia <strong>Conforti</strong> vedi LUCA, Sono tutti, 15-16. Sarebbe<br />

stato un prozio, Antonio <strong>Conforti</strong> (1791-1857), funzionario del ministero ducale delle<br />

finanze e acceso volterriano, a dare indicazioni utili ai familiari: GRAZZI, La storia, 10.<br />

6 Si veda GRAZZI, La storia, 37-38 e 43-45. Pare che, sia nel periodo di proprietà monastica<br />

che nel successivo passaggio alla proprietà <strong>Conforti</strong>, la coltivazione prevalente fosse la<br />

risaia. Nel 1869 Rinaldo <strong>Conforti</strong> ampliava le sue proprietà con un ulteriore acquisto di<br />

terreni stavolta non ecclesiastici: GRAZZI, La storia, 50-51.<br />

7 LUCA, Sono tutti, 23. Teodori accentua molto di più l’atteggiamento “non religioso” di


Formazione e anni giovanili<br />

Tuttavia la condizione di acquirente di beni ex ecclesiastici ha generato una<br />

diatriba tra i biografi del <strong>Conforti</strong>. Franco Teodori, ad esempio, sottolinea<br />

il fatto che Rinaldo era di diritto, e probabilmente si sentiva, scomunicato,<br />

a motivo appunto dell’acquisto di beni ex ecclesiastici 8 , e a questa presa di<br />

distanza obbligata dalle misure canoniche ricollega l’opposizione di Rinaldo<br />

alla vocazione ecclesiastica di Guido e la sua assenza alla prima santa messa del<br />

fi glio, celebrata nel santuario di Fontanellato il 23 agosto 1888 9 . La maggior<br />

parte degli altri biografi del <strong>Conforti</strong>, compreso il più recente Augusto Luca,<br />

tende a relativizzare molto la questione, evidenziando come si trattasse di beni<br />

Rinaldo, e riassumendo alcune testimonianze così si esprime: “(Rinaldo) non era né religioso<br />

né di Chiesa, né tanto meno amico dei preti. E non tanto perché per vari anni aveva avuto<br />

a Ravadese l’esempio non edificante del Parroco D. Paolo Agnetti (quello che battezzò Guido)<br />

che negli ultimi tempi indulgeva nel bere, ma perché era di natura ribelle, autonomo e<br />

autoritario e di coscienza sporca anche per le Censure che non gli importavano niente. Se<br />

la figlia Merope, nella sua deposizione, nel tentativo filiale di difendere il padre che non<br />

andava in Chiesa, parla del papà che ‘partecipava però alle pratiche religiose che, ad iniziativa<br />

della madre, si svolgevano nell’ambito della famiglia, tra cui, tutte le sere, la recita del Santo<br />

Rosario’, fa un quadro idilliaco che forse corrisponde in parte alla realtà solo negli ultimi<br />

anni quando Rinaldo ormai era vecchio e malato. Ma fa capire bene anche dell’altro, come<br />

quando deve dire, con le sorelle, che il papà non fu presente neppure alla prima S. Messa di<br />

D. Guido a Fontanellato!” (FCT 6, 38).<br />

8 La scomunica latae sententiae a coloro che per acquisto, occupazione di beni usurpati a<br />

enti ecclesiastici, e per coloro che li avevano ricevuti in dono da acquirenti, già comminata<br />

dal Concilio di Trento nel XVI secolo, era stata riaffermata da Pio IX in varie riprese: MAN-<br />

FREDI, Vescovi, 308.<br />

9 È interessante ricordare anche la scelta del neosacerdote di celebrare la prima messa non<br />

nella sua parrocchia di origine, Ravadese di Cortile San Martino (“Ravadese è un villaggio,<br />

formato da diversi caseggiati, chiamati Castellaro, Casalora, Certosino e Chiesa”, così Italo<br />

DALL’AGLIO, in La Diocesi di Parma. Appunti di storia civile e religiosa sulle 311 Parrocchie<br />

della Diocesi, Parma 1966, in due volumi, con numerazione di pagine continua, 797; per<br />

storia della Parrocchia: 796-801, d’ora in poi solo DALL’AGLIO, Diocesi), ma appunto presso<br />

il noto santuario mariano parmense gestito dai domenicani. Cfr. FCT 6, 237 e MANFREDI,<br />

Vescovi, 333-334. L’opzione per Fontanellato appare chiaramente da una lettera del <strong>Conforti</strong><br />

all’amico sacerdote don Clemente Antolini, scritta il 26 agosto 1888, in cui è detto: “Avea<br />

deliberato di celebrare la mia prima messa colla massima solennità nell’umile Chiesetta del<br />

nativo paesello, ma ragioni fortissime, difficoltà insormontabili m’han fatto mutare divisamento,<br />

non senza mio dolore. Pazienza!” (Ermanno FERRO, a cura di, Pagine confortiane.<br />

Scritti e discorsi di Guido Maria <strong>Conforti</strong> per i Missionari Saveriani, ciclostilato, Parma<br />

1999, 78, d’ora in poi solo FERRO, Pagine). I beni acquisiti dal <strong>Conforti</strong> erano appartenuti<br />

all’antico monastero cistercense di Valserena, oggi noto a Parma come Certosa Paradigna,<br />

ubicato fuori città sulla strada per Colorno; quanto è rimasto dell’antica struttura è stato<br />

recentemente restaurato e ospita l’istituzione universitaria del Centro Studi Archivio della<br />

Comunicazione.<br />

35


36 Capitolo primo<br />

che da molto tempo erano passati in mano allo stato, diversamente dagli incameramenti<br />

più recenti causati dalle leggi unitarie del 1866-67, e che quindi<br />

l’eventuale scomunica o non era valida o non era neppur percepita 10 .<br />

Su questo aspetto, sarebbe importante sicuramente dare una spiegazione<br />

della effettiva ostilità di Rinaldo rispetto alle scelte di Guido, anche se almeno<br />

in parte è possibile ricollegarla alle aspettative del padre, che probabilmente<br />

sperava di affi dare a Guido l’amministrazione dei beni di famiglia 11 . Inoltre<br />

è certo che Guido chiese e ottenne la sanatoria per le acquisizioni del padre,<br />

un’operazione di una certa frequenza allora, soprattutto via via che il tempo<br />

creava distanza dalle aste di vendita dei beni 12 ; ma questo è un segno che le<br />

scelte del padre erano percepite come irregolari, forse solo per uno scrupolo<br />

estremo del fi glio ormai sacerdote 13 . Si aggiunga un ulteriore, piccolo elemento<br />

10 Lo si è chiarito anche da alcune conversazioni avute con il p. Augusto Luca recentemente;<br />

si veda la sua trattazione esplicita in LUCA, Sono tutti, 14-18.<br />

11 Ne parlano BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 19-20 e VANZIN, Pastore, 26-29; 22. Teodori poi contrappone<br />

l’intelligenza di Guido all’indocilità del fratello maggiore Ismaele, motivando così<br />

l’opposizione del padre all’entrata in seminario (FCT 6, 41-42); ma se può essere vero che<br />

la scelta di far frequentare a Guido le scuole in città era parte di un progetto familiare, è<br />

anche vero che all’epoca della richiesta di Guido a entrare in seminario, cioè nel 1876, era<br />

da poco mancato (nel 1875 durante il servizio militare) il primo fratello di Guido, Giacinto,<br />

ventiquattrenne (LUCA, Sono tutti, 13). Dunque credo si possa dire che i progetti familiari ed<br />

economici di Rinaldo siano di difficile delineazione.<br />

12 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 334-340. Al morente papà Rinaldo, il figlio don Guido fece<br />

firmare questa richiesta di perdono, da lui stesso redatta e il cui autografo è oggi esposto alle<br />

Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane presso la Casa madre saveriana a Parma: “Io sottoscritto<br />

dichiaro al cospetto di Dio Onnipotente che per tutto ciò che riguarda i beni di Chiesa da<br />

me acquistati intendo di sottomettermi a tutte quelle condizioni che la Santa Chiesa nella<br />

quale intendo di voler morire quale figlio devoto, m’imporrà onde essere prosciolto da ogni<br />

vincolo di Censura incorso. In fede di che etc. / Ravadese 28 febbraio 1895 / <strong>Conforti</strong> Rinaldo<br />

[grafia stentatissima; ndc] /Oppici Don Giuseppe Rettore di Frassinara Testimonio”. La<br />

forma della richiesta di sanatoria non si discosta da documenti analoghi dello stesso territorio:<br />

cfr. MANFREDI, Vescovi, 335-339.<br />

13 È piuttosto probabile che la richiesta di sanatoria fosse voluta da don Guido, nella sua<br />

massima attenzione a tutto ciò che potesse aver l’ombra di infrangere le leggi ecclesiastiche,<br />

in particolare nella fattispecie di terreni che fossero stati acquistati da altri e poi passati ai<br />

<strong>Conforti</strong> senza che questi sapessero dell’origine ecclesiastica: si veda la richiesta di sanatoria<br />

per i quattro fratelli in data 10 settembre 1897, in Franco TEODORI, a cura di, Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong>. Servizio ecclesiale e carisma missionario. Vol. I: Il Vescovo Magani. Azione e contrasti,<br />

Città del Vaticano 1987, 356-357, d’ora in poi solo FCT 7. Ma proprio questo testo<br />

ribadisce quanto già si sa, ossia che solo in parte i beni furono acquistati “di terza mano”,<br />

mentre una parte fu acquistata “dal R. Demanio”. Il p. Luca, in alcune sue osservazioni che<br />

come sempre gentilmente mi ha fatto giungere, afferma che circa quei terreni, confiscati<br />

quarant’anni prima, nessuno più ricordava da dove venissero. Per l’esperienza personale di


Formazione e anni giovanili<br />

indiziario: nel primo numero dell’Eco della Curia, il bollettino uffi ciale diocesano<br />

voluto dal <strong>Conforti</strong> da poco vescovo di Parma nel 1909 14 , si pubblica un<br />

decreto del 1895 che riafferma la scomunica sui possessori di beni ecclesiastici,<br />

compresi quelli usurpati prima del 1816, con una specifi ca sui beni dei ducati<br />

di Parma e Piacenza 15 . È per lo meno curioso che sul primo numero di una rivista<br />

uffi ciale si scelga di ripubblicare un decreto di quasi quindici anni prima,<br />

riguardante beni espropriati da quasi un secolo; è assai probabile che il <strong>Conforti</strong><br />

fosse a conoscenza di questa inserzione, quando non sia stato lui stesso<br />

l’ispiratore 16 . Quanto alla percezione, presente allora nella opinione popolare,<br />

che questi beni monastici incamerati all’inizio del XIX secolo, fossero sottoposti<br />

alla riprovazione divina ed ecclesiastica per lo meno al pari dei beni più<br />

recentemente espropriati dallo Stato risorgimentale, è interessante raccogliere<br />

la colorita testimonianza di un parroco di pianura, don <strong>Angelo</strong> Calzolari, che<br />

nello Status Animarum della sua parrocchia, Roncopascolo, che peraltro dista<br />

da Casalora 11 km in linea d’aria, riportava nell’anno 1889 per ciascuna azienda<br />

agricola abitata il riferimento all’antica proprietà ecclesiastica, aggiungendo<br />

commenti di questo genere:<br />

Incamerate dal Piemonte e dallo stesso vendute nel 14 ottobre 1871 al Signor Mirteo<br />

Artusi morto in Parma il martedì santo 6 anzi 4 aprile 1882 per un colpo apopletico<br />

(sic) datogli nanti (sic; innanzi) la Chiesa Magistrale della Steccata. Morì senza mai<br />

poter parlare sine lux et sine crux (sic; equivalente: con funerale civile) senza Sanatoria<br />

17 .<br />

chi è nato e cresciuto in contesto agricolo, i contadini e gli affittuari su queste cose hanno<br />

una buona, anzi ottima memoria.<br />

14 In questo periodo, sulla scorta della riforma della curia romana in corso di attuazione da<br />

parte di Pio X, e della conseguente nascita di Acta Apostolicae Sedis, partono molte riviste ufficiali<br />

diocesane. Sull’argomento, pare che non esista ancora uno studio storico e canonistico.<br />

15 L’Eco. Foglio ufficiale della Curia vescovile di Parma 1909, Tipografia Fiaccadori, Parma,<br />

7, d’ora in poi solo L’Eco.<br />

16 Ancora nel 1913, dopo la prima visita pastorale, il vescovo <strong>Conforti</strong> nei Monita ad<br />

clerum raccomanda di ottenere le sanatorie per i beni ecclesiastici incamerati e venduti: vedi<br />

ad esempio L’Eco 1913, 137-138.<br />

17 MANFREDI, Vescovi, 313-316. Don <strong>Angelo</strong> Calzolari, ordinato sacerdote e subito coadiutore<br />

dello zio parroco di Roncopascolo, gli successe alla morte, nel 1850, e fu parroco in<br />

quel paese fino al 1901, anno della sua morte. Notizie in Brenno TAGLIAVINI, Memorie vissute,<br />

memorie ricevute. In quel di Roncopascolo, Baganzola (PR) 2008, 77-79, che riporta anche<br />

vari brani del Chronicon parrocchiale citato, redatto dal Calzolari. Ringrazio il caro amico<br />

don Brenno, anche lui parroco a Roncopascolo ininterrottamente dal 1950, per l’attenzione<br />

affettuosa a questi studi.<br />

37


38 Capitolo primo<br />

Il buon parroco un po’ sgrammaticato, e che sappiamo in rapporti con il<br />

giovane sacerdote <strong>Conforti</strong> che poi sarà suo vicario generale e suo vescovo,<br />

oltre a costruire questo interessante de mortibus persecutorum padano, non è<br />

improbabile che sollevasse le questioni di scomunica e sanatoria anche nella<br />

predicazione. Era il solo? Sarebbe interessante raccogliere altri documenti.<br />

Comunque non si può certo escludere che parte del clero, soprattutto nelle<br />

parrocchie un tempo più occupate da proprietà ecclesiastiche, si servisse della<br />

predicazione o di altri mezzi per far sentire la condanna ecclesiastica delle<br />

“usurpazioni”.<br />

Guido <strong>Conforti</strong> proviene dunque da una famiglia benestante, anche se<br />

priva di legami consolidati con l’oligarchia nobiliare o con la borghesia colta<br />

della città. Questa sua origine lo distingueva, rispetto allo status sociale di<br />

provenienza, dalla maggior parte del clero del tempo.<br />

È inoltre interessante esaminare l’atteggiamento religioso degli altri componenti<br />

della famiglia. Le sorelle 18 sembrano condividere sostanzialmente l’atteggiamento<br />

religioso di Guido: una di esse, Merope, non sposata, starà al fi anco<br />

del fratello vescovo di Parma nell’ultimo decennio di vita, dal 1921 al 1931<br />

per accudire alle sue necessità quotidiane 19 ; mentre Paolina andrà sposa dell’avvocato<br />

<strong>Angelo</strong> Piva, noto esponente del movimento cattolico parmigiano 20 .<br />

Diversa invece era la posizione del fratello maggiore, Ismaele, che si scontrò<br />

con il capofamiglia Rinaldo per la sua scelta affettiva: si era innamorato di una<br />

donna della campagna, mentre il padre puntava a un matrimonio di prestigio.<br />

Per qualche tempo Ismaele decise di convivere con la sua donna senza regolare<br />

matrimonio, proprio negli anni in cui Guido veniva ordinato sacerdote e muoveva<br />

i primi passi nel ministero pastorale 21 . Anche in questo caso fu il diretto<br />

intervento di Guido, in occasione di una grave malattia del fratello, a regolarizzare<br />

la situazione. Ismaele comunque pare in buoni rapporti con il fratello sacerdote,<br />

non così per quanto riguarda la pratica religiosa: sembra infatti essere<br />

18 Rinaldo <strong>Conforti</strong> e Antonia Adorni ebbero 10 figli, tre dei quali morti ancora bambini<br />

e due in età giovanile: Giacinto (1851-1875), Adele (1853-1873), Ismaele (1854-1857),<br />

Merope (1855-1861), Ismaele (1857-1919), Clotilde (1860-1941), Francesco (1862-1864),<br />

Guido (1865-1931), Merope (1866-1945) e Paolina (1870-1943). Cfr. FCT 6, 243; LUCA,<br />

Sono tutti,13 e l’albero genealogico inedito a cura di E. Ferro, in fase di composizione presso<br />

il Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, da cui si sono ricavati questi dati.<br />

19 Si veda la testimonianza di Merope <strong>Conforti</strong> in Summarium. Positio super causae introductione<br />

parmensis beatificationis et canonizationis servi Dei Guidonis Mariae <strong>Conforti</strong>, Roma<br />

1955, 231-238, d’ora in poi solo Summarium.<br />

20 Ibid., 211-214.<br />

21 FCT 6, 238, 263, 801-802.


Formazione e anni giovanili<br />

l’unico a non andare alla comunione pasquale nella sua parrocchia nel 1897 22 .<br />

Nel 1914 egli si oppone a che la fi glia Jolanda riceva la prima comunione a<br />

sette anni, come stabilito nel 1910 secondo la linea pastorale di Pio X 23 .<br />

Le notizie riguardanti la famiglia di Guido Maria <strong>Conforti</strong> ci riportano al<br />

contesto sociale e politico dei primi anni della sua vita. Guido viene alla luce<br />

a Casalora di Ravadese nel comune parmense di Cortile San Martino il 30<br />

marzo 1865, poco dopo la svolta fondamentale del processo di unifi cazione<br />

italiana, la “seconda guerra di indipendenza”. Il lettore italiano conosce bene<br />

il lungo processo di fermenti intellettuali, di ipotesi politiche, di movimenti<br />

rivoluzionari che diffusero tra le classi colte della penisola l’idea di unifi care a<br />

livello statale quel territorio, l’<strong>Italia</strong>, che il ministro austriaco Klemens Metternich<br />

aveva defi nito soltanto come “un’espressione geografi ca” 24 .<br />

L’<strong>Italia</strong> non era politicamente unita da molti secoli. Soprattutto nel XIX<br />

secolo, a causa dell’azione congiunta del desiderio di innovazione istituzionale<br />

portato dalle riforme illuministiche e dalla rivoluzione francese, nonché<br />

dell’idea di nazionalità diffusa dal romanticismo, parte della nobiltà, la borghesia<br />

e il mondo intellettuale italiano aderirono al movimento di unifi cazione<br />

che poi fu chiamato “risorgimento d’<strong>Italia</strong>”. Questo però comportava<br />

un insieme di obiettivi da raggiungere: estromettere il controllo militare e<br />

politico esercitato dall’impero d’Austria-Ungheria, direttamente sul “Regno<br />

Lombardo Veneto” e indirettamente su diversi degli stati in cui si scomponeva<br />

la penisola, tra cui il “ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi”; riassorbire<br />

e ricollocare le diverse dinastie che regnavano su questi diversi organismi<br />

statuali, dinastie che spesso erano legate per parentela e interessi ad altri stati<br />

europei: ad esempio i Borbone di Parma e Napoli alle famiglie regnanti di<br />

22 MANFREDI, Vescovi, 385.<br />

23 Lo si sa dalla lettera del <strong>Conforti</strong> in data 18 marzo (leggibile in F. TEODORI, a cura<br />

di, Atti. Discorsi. Lettere del beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo di Parma. La<br />

martire di Villula. Guerra mondiale. Pio X e Benedetto XV. Sinodo diocesano 1914, Città del<br />

Vaticano 1998, 137, d’ora in poi solo FCT 22) nella quale ancora una volta, con discrezione<br />

e franchezza, Guido, già vescovo a Parma, fa pressione sul fratello. L’età dei sette anni come<br />

momento per l’accesso alla prima confessione e alla prima comunione è stabilita dal decreto<br />

Quam singulari della Sacra congregazione dei Sacramenti dell’8 agosto 1910: Giacomo<br />

MARTINA, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. III: L’età del liberalismo, Brescia 1995,<br />

112-113. Molto significativa sui rapporti tra i due fratelli è anche la lettera del 26 giugno<br />

1907, nella quale Guido chiede al fratello, in stile molto discreto, di lasciare in collegio una<br />

delle figlie; vedila in F. TEODORI, a cura di, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovo-vescovo<br />

di Parma. Nomina e possesso, Città del Vaticano 1996, 209, d’ora in poi solo FCT 15.<br />

24 Cfr. Stuard Joseph WOOLF, in Storia d’<strong>Italia</strong>. Dal primo Settecento all’Unità. 5: l’Illuminismo<br />

e il Risorgimento, Torino 1973, 240.<br />

39


40 Capitolo primo<br />

Francia e Spagna; infi ne, individuare un ruolo per uno di questi monarchi, il<br />

pontefi ce romano, che era insieme capo assoluto di un territorio che da circa<br />

un millennio si era sedimentato attorno al vescovo di Roma, e che ora si chiamava<br />

Stato pontifi cio.<br />

I fermenti risorgimentali ebbero una guida in una delle dinastie, i Savoia<br />

che governavano il “Regno di Sardegna”, corrispondente all’<strong>Italia</strong> nordoccidentale<br />

e alla grande isola del Mediterraneo. Dopo un primo fallito<br />

tentativo militare nel 1848-49 e dopo una paziente tessitura di alleanze<br />

europee, i Savoia con l’appoggio della Francia e di molti esuli di tutta <strong>Italia</strong><br />

iniziavano una guerra con l’Austria che non solo ebbe esito positivo, ma scatenò<br />

una serie di colpi di stato e disordini in tutto il centro-nord dell’<strong>Italia</strong>,<br />

in particolare in Emilia, Romagna e Toscana, da dove le dinastie regnanti<br />

furono scacciate. Contemporaneamente, un capo militare che aveva fatto<br />

esperienza della “guerriglia” in America Latina, Giuseppe Garibaldi, con<br />

un gruppo di volontari era sbarcato nel meridione d’<strong>Italia</strong> e stava riuscendo<br />

ad abbattere la monarchia territorialmente più grande ma politicamente<br />

tra le più arretrate, il Regno delle Due Sicilie. Per evitare che questo movimento<br />

rivoluzionario creasse un’alternativa alla leadership politica dei Savoia,<br />

le truppe piemontesi andarono incontro ai garibaldini, attraversando<br />

e conquistando gran parte del dominio pontifi cio, dove già erano in corso<br />

fermenti unitari. Nel 1861 nasceva così il Regno d’<strong>Italia</strong>, che per ora circondava<br />

interamente Roma e la regione attorno alla città del papa; in dominio<br />

dell’Austria rimanevano le zone del nord-est della penisola.<br />

Lo Stato unitario aveva inizio così in una situazione di tensione rispetto<br />

alla gerarchia ecclesiastica, mentre molti cattolici, sinceramente credenti, condividevano<br />

anche le idee e gli slanci del risorgimento. I governi unitari, continuando<br />

una politica già iniziata con la presa di potere dei liberali nel Regno di<br />

Sardegna, attuarono una serie di scelte politiche, giuridiche e amministrative<br />

che, direttamente o indirettamente, avevano il signifi cato di una pressione<br />

sulla struttura ecclesiale.<br />

Guido nasceva nel 1865, e solo un anno dopo era approvata la prima delle<br />

leggi eversive dell’asse ecclesiastico 25 . Trascorsero altri tre anni, e l’urgenza di<br />

25 La legge n. 3096 del 7 luglio 1866 “sulla soppressione delle Corporazioni religiose di<br />

tutto il Regno”, e la successiva legge n. 3848 del 15 agosto 1867 “di soppressione degli Enti<br />

ecclesiastici secolari in tutto il Regno e di liquidazione dell’Asse ecclesiastico” ponevano fine<br />

al riconoscimento giuridico delle congregazioni religiose, confiscavano tutto il patrimonio<br />

degli istituti regolari e miravano a una progressiva eliminazione delle comunità religiose con<br />

la proibizione di accettare novizi; inoltre confiscavano tutto il patrimonio di enti che non<br />

fossero benefici e fabbricerie parrocchiali, mense episcopali e seminari, tassando questi ulti-


Formazione e anni giovanili<br />

ripianare il bilancio statale portò il governo della cosiddetta “destra storica” 26<br />

a porre la celebre “tassa sul macinato”, cioè sulla macinazione del grano e<br />

quindi sull’alimento base della popolazione, creando una tensione sociale che<br />

degenerò in violenti scontri soprattutto nelle campagne, nonché a Parma 27 .<br />

Nell’anno successivo, 1870, mentre a Roma si stava celebrando il Concilio<br />

Vaticano I, la situazione politica europea, con la guerra tra Prussia e Francia,<br />

pose le condizioni perché lo Stato italiano occupasse quel che rimaneva dello<br />

Stato pontifi cio e Roma, mentre il papa Pio IX si chiudeva in Vaticano rompendo<br />

le relazioni diplomatiche con il Governo italiano. Questi avvenimenti,<br />

e la loro percezione negli ambienti della campagna parmense, sono felicemente<br />

evocati da Grazzi nel manoscritto inedito già più volte qui citato 28 .<br />

Infanzia e formazione a Parma<br />

Guido trascorre i primi anni della sua vita 29 nell’azienda agricola di Ca-<br />

mi due ambiti con un prelievo straordinario del 30% del capitale e riducendo drasticamente<br />

i capitoli cattedrali. Notizie essenziali in MANFREDI, Vescovi, 295-299.<br />

26 Il leader politico della destra, Camillo Benso di Cavour, era morto il 6 giugno 1861; i<br />

suoi eredi politici furono: Bettino Ricasoli, presidente del Consiglio dei ministri nel 1861-<br />

62 e nel 1866-67; Urbano Rattazzi, capo del governo nel 1862 e poi ancora nel 1867; Luigi<br />

Carlo Farini, che era stato “dittatore” nel periodo di passaggio dell’Emilia-Romagna allo<br />

stato unitario e fu primo ministro nel 1863; e altri tra cui Quintino Sella, ministro delle<br />

Finanze.<br />

27 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 39.<br />

28 GRAZZI, La storia. Grazzi raccoglie, senza citazioni esplicite, una grande quantità di<br />

notizie sul contesto familiare e sociale di Casalora e della città di Parma, in una prosa suggestiva,<br />

tra il romanzesco e il poetico. La sua narrazione si interrompe al 1870. Per le vicende<br />

della recente storia d’<strong>Italia</strong> si vedano utilmente: Stuart Joseph WOOLF, in Storia d’<strong>Italia</strong>, cit.,<br />

5, 240-508; John M. ROBERTS, L’<strong>Italia</strong>, in Storia del mondo moderno. IX: le guerre napoleoniche<br />

e la restaurazione (1793-1830), a cura di Charles William CRAWLEY (New Cambridge<br />

Modern History, 9), [Milano] 1969, 486-517 (storia politica dell’<strong>Italia</strong> fino all’Unità);<br />

Ernesto RAGIONIERI, in Storia d’<strong>Italia</strong>. Dall’Unità ad oggi. 11: Lo Stato liberale, Torino 1976,<br />

1668-1743; Denis MACK SMITH, L’<strong>Italia</strong>, in Storia del Mondo Moderno. 10: il culmine della<br />

potenza europea (1830-1870), a cura di John Patrick TUER BURY (New Cambridge Modern<br />

History, 10), [Milano]1970, 701-745 (l’<strong>Italia</strong> unita).<br />

29 Sul battesimo di Guido Maria e sulla fama del parroco di Ravadese don Paolo Agnetti<br />

si vedano le testimonianze riportate in FCT 6, 231, le quali attribuiscono al parroco Agnetti<br />

l’accennato problema di etilismo, tanto da far sorgere nel seminarista <strong>Conforti</strong>, anni dopo,<br />

il dubbio se il battesimo fosse stato valido. GRAZZI, La storia descrive il parroco di Ravadese<br />

come un affarista e afferma che don Agnetti fu l’acquirente dei terreni dell’opera parrocchiale<br />

di Vestana di Corniglio, confiscati e messi all’asta dallo Stato. Dai registri dell’Archivio<br />

centrale dello Stato risulta che 29 appezzamenti dell’estensione complessiva di poco più di<br />

41


42 Capitolo primo<br />

salora, nella bassa parmense, di proprietà del padre 30 . Le biografi e 31 raccolgono<br />

dalle testimonianze dei parenti vari episodi dell’infanzia, su cui non ci<br />

si dilunga. Esse tuttavia permettono di desumere – con tutte le riserve metodologiche<br />

del caso, poiché si tratta di inferenze posteriori dettate alla luce<br />

della successiva fi gura umana del <strong>Conforti</strong> – i segni di una normale vivacità<br />

di un bimbo che ha la fortuna, oggi rarissima, di crescere nei campi. Parlano<br />

pure di una interessante sensibilità del bambino e di qualche infortunio che<br />

gli capitò: il più grave fu una caduta da un albero, che forse lasciò qualche<br />

segno sulla costituzione, già originariamente non robusta, di Guido.<br />

Poco dopo il compimento dei sette anni, ossia nell’ottobre del 1872, Guido<br />

viene condotto a Parma 32 , ospite di Dorotea Maini, detta Dorina, vedova,<br />

e di sua fi glia Giovanna, nubile e maestra, legate per parentela, almeno sembra,<br />

ai <strong>Conforti</strong>. Era una sistemazione “a dozzena”, come allora si diceva, ossia<br />

con un piccolo corrispettivo per vitto e alloggio, e intanto Guido era inserito<br />

nella scuola elementare tenuta dai fratelli delle scuole cristiane, popolarmente<br />

chiamata “gli Ignorantelli”. La scuola “La Salle” è una antica istituzione in<br />

città, e si connota come luogo di formazione di buon livello, cui possono<br />

accedere anche fi gli di famiglie povere, insieme a ragazzi di ceto sociale più<br />

elevato, com’era il fi glio di Rinaldo <strong>Conforti</strong>. I fratelli delle scuole cristiane<br />

erano giunti a Parma su richiesta della duchessa Maria Luigia nel 1836, e<br />

molto presto avevano visto crescere il numero dei loro alunni 33 . Questa congregazione<br />

religiosa nell’Ottocento era in piena espansione e si distingueva<br />

anche per l’impegno catechistico, soprattutto in <strong>Italia</strong> 34 .<br />

13 ettari furono vinti all’asta da un tal Giovanni Savi nel settembre 1876 per 770 lire, cinque<br />

in più della base d’asta. Invece diversi Agnetti (Alessandro, Giuseppe, Lucio, Stefano) sono<br />

deliberatari di vari beni ex ecclesiastici a Berceto, Borgo Val di Taro, Felino e Sorbolo. Per<br />

Vestana potrebbe trattarsi di una successiva acquisizione oppure di un prestanome (sui documenti<br />

delle aste dei beni ex ecclesiastici: MANFREDI, Vescovi, 307 nota 49; 316-317). Don<br />

Paolo Agnetti fu parroco a Ravadese dal 1839 al 1869 (DALL’AGLIO, Diocesi, 801).<br />

30 Pare che i beni di proprietà di Rinaldo <strong>Conforti</strong> ammontassero a circa cento ettari, non<br />

tutti concentrati a Casalora di Ravadese (FCT 6, 237; Summarium, 231 riporta in proposito<br />

la testimonianza della sorella Merope). Sui documenti medievali riguardanti Casalora vedere<br />

GRAZZI, La storia, 41-42.<br />

31 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 12-15; CIONI Raffaello, Un grande vescovo italiano Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong>, Parma 1944, 7-15, d’ora in poi solo CIONI, Grande; VANZIN, Pastore, 15-19.<br />

32 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 15-18 (che data al 1873 la venuta a Parma); VANZIN, Pastore, 19-26;<br />

LUCA, Sono tutti, 11-13 e 19-21.<br />

33 Cfr. <strong>Angelo</strong> BIANCHI, Istruzione pubblica ed iniziative educative della Chiesa nei ducati<br />

padani, in Chiesa e prospettive educative in <strong>Italia</strong> tra restaurazione e unificazione, a cura di<br />

Luciano PAZZAGLIA, Brescia 1994, 584.<br />

34 Cfr. Alphonse Maurice HERMANS, voce “Fratelli delle Scuole Cristiane”, in Dizionario


Formazione e anni giovanili<br />

Da questo momento in avanti, si può dire che Parma rappresenti lo scenario<br />

continuo della vita di Guido, salvo, se si vuole, il breve periodo di episcopato<br />

a Ravenna. Il bambino, sembra senza grossi traumi 35 , vive il distacco<br />

dalla famiglia e l’inserimento in un ambiente comunque molto protetto. Le<br />

Maini sono descritte dai testimoni con le caratteristiche tipiche di un piccolo<br />

mondo antico: le due pie signore vivono modestamente e accolgono il piccolo<br />

parente con un forte investimento d’affetto. Ogni giorno Guido si recava a<br />

scuola dagli Ignorantelli. Tra la messa quotidiana, la catechesi e altri appuntamenti<br />

spirituali tipici delle scuole del tempo, mantenuti nonostante la fi ne<br />

relativamente recente dell’antico Ducato, e il rosario quotidiano nell’ospitale<br />

casa delle Maini, il bambino riceveva un’educazione religiosa fatta di pratiche<br />

di pietà tradizionali, consolidate e accompagnate dallo studio del catechismo<br />

36 .<br />

Non è improbabile poi che ben presto accedesse a quegli eventi religiosi<br />

“di cartello” che facevano la vita di una città come Parma: i pontifi cali solenni,<br />

i quaresimali, in cattedrale o altrove, altre celebrazioni o predicazioni<br />

straordinarie 37 . Per quanto limitate dal controllo della prefettura 38 , in nome<br />

di uno Stato che proprio in quegli anni passava da un governo di destra con<br />

vaghi propositi di riformismo ecclesiastico, alla “sinistra storica” giurisdizionalista<br />

per convinzione 39 , queste ritualità pubbliche potevano essere ancora<br />

degli Istituti di Perfezione, 4, Roma 1977, 728-746, con ampia bibliografia (d’ora in poi solo<br />

DIP); per quanto riguarda l’impegno catechistico si cita la diffusione del Manuel du catéchiste<br />

e la creazione di gruppi di “catechisti volontari”. Sui lasalliani e <strong>Conforti</strong>: Secondino<br />

SCAGLIONE, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> e i lasalliani di Parma: il fascino di una presenza, in<br />

Rivista lasalliana 70 (2003), 299-322.<br />

35 Notizie, provenienti dal processo di beatificazione, sul distinto profitto scolastico del<br />

piccolo Guido: S. SCAGLIONE, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> e i lasalliani, cit., 301-302.<br />

36 Una testimonianza dello stesso <strong>Conforti</strong> sull’influenza dei “bei catechismi” dei lasalliani<br />

sulla sua vocazione in S. SCAGLIONE, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> e i lasalliani, cit.,<br />

303-305; cfr. anche LUCA, Sono tutti, 19.<br />

37 Una recente ed esauriente rassegna della prassi religiosa parmigiana, legata ai suoi santi<br />

e patroni, può essere letta nell’opera di Massimiliano FAZZI, Il nuovo santuario di Parma.<br />

Santi e Reliquie a Parma e nel Parmense, pubblicata tra il 2004 e 2006 in quattro volumi: I.<br />

Patroni; II. Storie di Santi; III. I Fondatori di Congregazioni Religiose; IV. Il Reliquiario.<br />

38 MANFREDI, Vescovi, 512-515.<br />

39 La cosiddetta “rivoluzione parlamentare” del marzo 1876 portava alla formazione del<br />

primo ministero Depretis; ministro della Giustizia, con la competenza dei culti, divenne<br />

Pasquale Stanislao Mancini, caposcuola del giurisdizionalismo napoletano, dal marzo 1876 al<br />

marzo 1878: Mario MISSORI, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno<br />

d’<strong>Italia</strong>, Roma 1989, 53-55. Sul Mancini: Emilio ALBERTARIO, in Enciclopedia <strong>Italia</strong>na, XXII,<br />

Roma 1934, 86 (d’ora in poi solo EncIt).<br />

43


44 Capitolo primo<br />

tra i grandi spettacoli determinanti per l’immaginario collettivo, grazie alle<br />

movenze antiche della liturgia e alla musica, e quindi richiamavano un folto<br />

pubblico, in cui non mancavano proprio “donne e fanciulli” 40 . Secondo un<br />

tipico processo di imitazione nel gioco di ciò che colpisce l’immaginazione,<br />

e che ha spinto nei secoli migliaia di bambini a “giocare alla messa”, anche<br />

indipendentemente dalla successiva vocazione, di Guido si ricordano episodi<br />

in questa direzione. Tanto più che casa Maini era l’atelier di fi ducia per la manutenzione<br />

degli abiti liturgici di una delle parrocchie di città: anche questo è<br />

un quadretto di una volta 41 .<br />

Della visibilità pubblica della religione cattolica faceva parte anche il seminario.<br />

L’immagine dei seminaristi, colti nella passeggiata quotidiana o nel<br />

servizio liturgico o nella preghiera, è sicuramente una delle tradizionali vie<br />

attraverso cui in un preadolescente si delinea la possibilità di un’identifi cazione<br />

42 . Così, pare, fu anche per Guido, da come lo racconta un testimone:<br />

Sull’origine della vocazione del piccolo Guido, ricordo di aver sentito da lui stesso,<br />

che vi ha contribuito una visita fatta alla cappella del seminario nel giorno della<br />

Purifi cazione.<br />

Egli era allora in pensione presso una pia Signora di Parma. Passando con detta<br />

Signora davanti al Seminario, e vedendo la porta addobbata ed aperta al pubblico,<br />

vi entrarono, e Guido poté osservare alcuni seminaristi mentre pregavano in cappella.<br />

Ne rimase così bene impressionato che sentì il desiderio di rivedere ancora quei<br />

“pretini”. Quel fatto, diceva il servo di Dio, contribuì al mio orientamento spirituale<br />

verso il seminario. 43<br />

Un percorso classico e, in senso positivo, assolutamente non originale, ma<br />

adeguato ai meccanismi interiori di un ragazzo di 10-11 anni. Tuttavia un’altra<br />

esperienza spirituale ci offre una connotazione più personale e specifi ca<br />

del cammino del piccolo Guido. Non solo tutti i biografi hanno raccontato<br />

il fatto 44 , ma nella chiesa della Casa madre dei saveriani si conserva tuttora,<br />

ben in rilievo, l’oggetto che ha determinato questa esperienza: un grande crocifi<br />

sso in cartapesta, di buona fattura ma senza particolari connotati artistici,<br />

40<br />

MANFREDI, Vescovi, 514.<br />

41<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 17-18; FCT 6, 40-41; Summarium, 232, testimonianza di Merope<br />

<strong>Conforti</strong>, che, essendo di poco inferiore a lui d’età, l’aveva seguito a casa Maini.<br />

42 Cfr. ad esempio Luigi BETTAZZI, Farsi uomo. Confessioni di un vescovo, Torino 1977,<br />

18.<br />

43 Testimonianza di don Giovanni Barili data all’interno del Processo informativo per la<br />

Causa del <strong>Conforti</strong>, il 13 ottobre 1941 e riportata in buona parte in FCT 6, 328.<br />

44<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 87; CIONI, Grande, 21-22; VANZIN, Pastore, 29-30; LUCA, Sono<br />

tutti, 20-21.


Formazione e anni giovanili<br />

che un tempo faceva parte di una chiesa di confraternita o oratorio di Santa<br />

Maria della Pace, che si trovava in Borgo delle Colonne, nella zona nord-est<br />

della città, tra le antiche mura e il monastero di San Giovanni, molto vicino<br />

alla sede della scuola 45 . Guido pare visitasse regolarmente questa chiesa e vi<br />

si fermasse per una preghiera personale: “E lo guardavo, e lui guardava me e<br />

pareva che mi dicesse tante cose” 46 , sembra fossero le parole che, a distanza di<br />

45 Quando Guido iniziava la frequenza alla scuola “La Salle”, questa era collocata in casa<br />

Battei in Borgo delle Colonne; proprio nel 1875, ultimo anno di iscrizione del <strong>Conforti</strong>,<br />

l’istituzione si trasferiva nel palazzo dei conti Scutellari nell’omonimo borgo, appena più<br />

distante da casa Maini ma vicino al duomo (cfr. S. SCAGLIONE, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

e i lasalliani, cit., 301).<br />

46 Mentre si rimanda a FCT 6, 39, 280-286 e 325-327 per testimonianze in proposito,<br />

qui si riportano alcuni passi delle più eloquenti, delegando alla stessa fonte il compito<br />

di informare adeguatamente sui testimoni: – don Giuseppe Parma (4 aprile 1934): “Dal<br />

Crocifisso ebbe anzi la prima ispirazione e la vocazione missionaria fino dai più teneri anni.<br />

L’ultima volta che io fui a Parma, nell’estate 1930, e che ebbi il piacere – doveva essere la volta<br />

ultima! – di passare con lui parecchie ore dopo il pranzo, ciò che sempre avveniva quando<br />

tornavo a Parma, mi fece vedere nel corridoio a mattina dell’Episcopio il grande Crocifisso<br />

del soppresso Oratorio della Pace che egli aveva fatto con cura restaurare e che voleva collocare<br />

sull’Altare Maggiore del Duomo in memoria del Sinodo che doveva essere celebrato pochi<br />

mesi dopo, nell’autunno. Ebbene, mi diceva che da bambino, frequentando quell’Oratorio<br />

e pregando ai piedi di quel Crocifisso, aveva udito le prime voci interne che lo chiamavano<br />

ad andare nelle missioni o a compiere qualche opera importante missionaria”; – don Ormisda<br />

Pellegri (20 maggio 1941): “Nel periodo in cui fu a Parma in casa Maini, ogni giorno<br />

nell’andare a scuola dai Fratelli, visitava nella Chiesa della Pace, in Borgo delle Colonne, un<br />

grande Crocifisso, davanti al quale sostava in fervida preghiera, come egli stesso mi raccontava.<br />

Molti anni dopo, quando era già vescovo di Parma, fece portare questo Crocifisso per<br />

farlo restaurare, in Vescovado. Dopo che lo ebbe fatto restaurare, trovandomi un giorno in<br />

Vescovado, egli mi condusse a vederlo, e mi disse: ‘Le piace?’ (io risposi affermativamente).<br />

‘Ma lei non sa la storia di questo Crocifisso. Quando io ero a casa Maini, mi fermavo tutte le<br />

mattine, andando ai Fratelli, davanti a Lui, e Lo guardavo e Lui guardava me e pareva che mi<br />

dicesse tante cose’. Parlando, lo scorso inverno, di questo fatto alla signora Merope, sorella<br />

del Servo di Dio, ella, nel sentire la mia narrazione rimase molto sorpresa e disse: ‘Adesso<br />

comprendo quel che successe a me, ben due volte, mentre quel Crocifisso appena restaurato<br />

era nel corridoio ad asciugare, sorpresi mio fratello che guardava immobile e a lungo il Crocifisso.<br />

La prima volta, per quanto gli passassi vicina, non diede segno di accorgersi di me,<br />

la seconda volta, quando lo vidi così estatico, ne ebbi quasi timore e non osai avvicinarmi’.<br />

Anche il Signor Oliva Adolfo mi ha raccontato, senza che io lo interrogassi, che il Servo di<br />

Dio, parlandogli del Crocifisso, mentre glielo mostrava, gli disse: ‘Vedi? È questo che mi ha<br />

dato la vocazione’”; – don Almerico Guareschi (6 luglio 1941): “Ho sentito, sempre dallo<br />

stesso Servo di Dio, che da giovanetto, mentre era in pensione a Parma e frequentava le<br />

scuole dei Fratelli delle Scuole Cristiane, si recava spesso a pregare nell’Oratorio della Pace<br />

in Borgo delle Colonne, ed era attratto specialmente da un grande Crocefisso, verso il quale<br />

ebbe sempre poi sentita venerazione”; – don Antonio Schiavi (10 dicembre 1941): “Ho saputo<br />

che il Servo di Dio, da fanciullo, fu messo in dozzena a Parma, presso una buona famiglia<br />

45


46 Capitolo primo<br />

anni, il <strong>Conforti</strong> utilizzerà per raccontare quei momenti. Non solo non abbiamo<br />

motivo per escludere questa narrazione dal novero dei dati interessanti a<br />

nostra disposizione, ma anche il fatto che quel crocifi sso, abbandonato dopo<br />

la chiusura della piccola chiesa 47 , fu ricuperato e restaurato a cura dello stesso<br />

<strong>Conforti</strong>, divenuto vescovo di Parma, ci dice di un legame affettivo particolare.<br />

Senza dubbio si tratta di una personalizzazione dell’esperienza religiosa,<br />

non direi precoce, ma indubbiamente profonda, a misura di ragazzo, certamente,<br />

ma con una sensibilità particolare.<br />

per frequentare le scuole elementari presso i Fratelli delle scuole Cristiane. In quel periodo<br />

visitava spesso la Chiesa della Pace, in Borgo delle Colonne, sostando in fervorosa preghiera<br />

davanti ad un grande Crocifisso, per il quale sentiva un particolare trasporto”.<br />

47 L’oratorio di Santa Maria della Pace, che, per alcuni anni (1865-1876 circa: cfr.<br />

DALL’AGLIO, Diocesi, 120; FCT 5, 84-85; Parma e don Carlo Maria Baratta, salesiano, a<br />

cura di Francesco MOTTO, Roma 2000, 279), fece funzione di chiesa parrocchiale per San<br />

Benedetto malconcia, fu chiuso con la soppressione della confraternita a cui apparteneva e<br />

conseguente incameramento dei beni da parte della Congregazione municipale di carità, nel<br />

1913 (si veda la decisione del Consiglio di Stato in L’Eco 1913, 330-345; Uldarico FERRARI,<br />

Parma “città di Maria”, Parma 1932, 192-194; DALL’AGLIO, Diocesi, 46; Chiese e conventi di<br />

Parma, a cura di Felice da MARETO, Parma [1978], 224). Sembra che il crocifisso sia stato<br />

portato nella chiesa dell’Immacolata Concezione, vicino alla chiesa di San Francesco, oratorio<br />

anch’esso chiuso al culto nel 1913 (DALL’AGLIO, Diocesi, 94; Chiese e conventi, 88-89); si<br />

può presumere quindi che tale oratorio fungesse in qualche modo da deposito di arredi sacri<br />

spostati da chiese e oratori soppressi; fu riaperto al culto nel 1954 o 1958. Don Ormisda<br />

Pellegri, nella citata testimonianza infatti riferisce che “il Servo di Dio venne a sapere che era<br />

stato collocato nell’oratorio della Concezione presso San Francesco, e ciò gli procurò grande<br />

piacere, e gli diede la possibilità di ritirarlo”. Dunque in un anno per ora imprecisabile <strong>Conforti</strong><br />

fece ricuperare il crocifisso da dove era stato portato, lo fece restaurare e porre in Vescovado.<br />

Da lì, per il Sinodo diocesano del 1930, il crocifisso fu collocato, sempre per decisione<br />

di <strong>Conforti</strong>, sopra l’altar maggiore della Cattedrale (lettera a Del Soldato, arcidiacono del<br />

capitolo, 20 ottobre 1930; cfr. FCT 28, 663). Il 22 marzo 1942 fu trasportato alla Casa<br />

madre dei saveriani (cfr. Vita nostra, 25/4 [marzo-aprile 1942], 5), e posto dapprima nella<br />

cosiddetta “Sala Rossa”, poi sopra l’altare nella nuova chiesa grande (1959), quindi nella<br />

cappella del Santissimo Sacramento di quest’ultimo ambiente (1967); in occasione della beatificazione<br />

del <strong>Conforti</strong> (1996) fu posto al centro di una nuova Cappella laterale ricavata a<br />

sinistra dell’abside, a pochi passi dalla tomba del vescovo fondatore. Oggi tale “Cappella del<br />

crocifisso”, come si presenta ai visitatori del “Santuario <strong>Conforti</strong>”, costituisce il riferimento<br />

storico più significativo per la vita del <strong>Conforti</strong>, e il centro focale della spiritualità dei saveriani.<br />

Ai piedi del crocifisso, il manufatto artistico dello scultore trentino Livio Conta “Dalla<br />

contemplazione confortiana alla sequela saveriana” vuol sottolineare la continuità dell’esperienza<br />

del <strong>Conforti</strong> bambino nella spiritualità dei missionari saveriani e delle missionarie di<br />

Maria (cfr. E. FERRO, Sui luoghi di Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Breve guida a Santuario, Memorie,<br />

Casa madre saveriana, Missionari saveriani, Parma 25 marzo 2008, 18-20).


Formazione e anni giovanili<br />

Il seminario<br />

Nel novembre 1876, a undici anni, Guido ottiene di entrare nel seminario<br />

di Parma come alunno interno. Pare che papà Rinaldo si opponesse<br />

a questa scelta, a cui invece era favorevole la madre 48 . Vescovo di Parma era<br />

in quegli anni (1871-1882) Domenico Maria Villa 49 , vicentino di stampo<br />

intransigente, per alcuni anni privo di exequatur 50 . E proprio in quell’anno<br />

1876, “rettore sostituto” del seminario della città fu nominato il ventiseienne<br />

don Andrea Ferrari, che assumerà la carica di rettore l’anno successivo.<br />

Ferrari, originario di una frazione della val d’Enza in Appennino, di famiglia<br />

modesta, era stato ordinato sacerdote nel 1874, e dopo una breve esperienza<br />

pastorale a Fornovo era divenuto docente e vicerettore nel seminario diocesano.<br />

Questo cursus, defi nito da alcuni “fulmineo”, non deve sorprendere più<br />

di tanto: in questo periodo era abbastanza normale che rettori e docenti dei<br />

seminari fossero piuttosto giovani, mentre sacerdoti esperti ed attempati si<br />

occupavano piuttosto della direzione spirituale dei chierici 51 . Ferrari succe-<br />

48 FCT 6, 41-43; BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 19-20; VANZIN, Pastore, 26-29; LUCA, Sono tutti,<br />

22-23. L’origine della notizia sembra essere in particolare la testimonianza della sorella Merope<br />

<strong>Conforti</strong>: si veda Summarium, 232-233. Don Pietro Coruzzi, nella sua testimonianza raccolta<br />

nel 1932, raccontava dei disagi anche economici talvolta sofferti da <strong>Conforti</strong> a motivo,<br />

probabilmente, dell’ostilità del padre (cfr. Testimonianze extraprocessuali raccolte dal saveriano<br />

p. Luigi Grazzi tra il 1935 e il 1951; I: di Laici, pp. 142; 2: di Missionari Saveriani e altri<br />

Religiosi, pp. 162; 3: di Sacerdoti, pp. 250; dattiloscritto a cura di Augusto LUCA e Miranda<br />

RAVANETTI, Parma 2004, d’ora in poi solo Testimonianze e vol.; qui: Testimonianze 3, 59).<br />

49 Sul noto “vescovo dei poveri” a Parma si vedano: Anna Maria Adorni e il suo tempo.<br />

Atti del Convegno di studio nel centenario della morte (1893-1993), a cura di Pietro BONARDI e<br />

Ubaldo DELSANTE, Parma 1994, pp. 326; Umberto COCCONI, Chiesa e società civile a Parma<br />

nel XIX secolo. L’azione pastorale e catechistica di mons. Domenico Villa, Leumann (TO) 1998;<br />

Sono povero di tutto ma non di cuore. Vita e azione pastorale di Mons. D. M. Villa vescovo di<br />

Parma dal 1872 al 1882, a cura di Amilcare PASINI e Umberto COCCONI, Fidenza 2009.<br />

50 Con la presa di Roma e la fine dello Stato pontificio, il Regno d’<strong>Italia</strong> aveva unilateralmente<br />

regolato la situazione giuridica della Chiesa attraverso la cosiddetta “Legge delle<br />

Guarentigie” (legge del 13 maggio 1871 n. 214) che formalmente dichiarava la fine dell’exequatur,<br />

ma in realtà lo manteneva in vigore per proroga. L’exequatur era un atto dello Stato<br />

che doveva essere applicato alle decisioni ecclesiastiche perché esse fossero rese giuridicamente<br />

valide. Era una struttura giuridica tipica degli stati precedenti alla rivoluzione francese. In<br />

senso stretto, l’exequatur riguardava le nomine dei vescovi alle sedi del Regno d’<strong>Italia</strong>: senza<br />

approvazione statale, questi vescovi, nominati validamente dalla Santa Sede, non venivano<br />

riconosciuti tali dalle istituzioni pubbliche e quindi, ad esempio, non entravano in possesso<br />

dei beni della mensa episcopale e le loro nomine di parroci ecc. non erano riconosciute dallo<br />

Stato. Cfr. Giacomo MARTINA, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni III, cit., 240.<br />

51 MANFREDI, Vescovi, 73-74.<br />

47


48 Capitolo primo<br />

deva a una fi gura tipica di rettore, Giuseppe Carcelli (1821-1883), che dopo<br />

ventidue anni di rettorato si era dimesso per motivi di salute. Già membro<br />

della Compagnia di Gesù, aveva portato nel seminario cittadino l’impronta intransigente<br />

tipica dei gesuiti della restaurazione. Ci sono giunti i suoi “Avvisi ai<br />

prefetti”, molto signifi cativi per comprendere lo stile educativo del seminario<br />

dove <strong>Conforti</strong> fu formato 52 . Al tempo di Carcelli il seminario ebbe l’impianto<br />

teorico che lo contraddistinse per molti anni in seguito: tomismo puro in fi losofi<br />

a e teologia dogmatica e benignismo alfonsiano in teologia morale 53 .<br />

<strong>Conforti</strong> si inseriva dunque in una istituzione formativa ormai ben delineata<br />

nella sua ispirazione teoretica, spirituale ed educativa: un seminario<br />

“intransigente” 54 . Gli ultimi esponenti della linea rosminiana erano usciti dal<br />

gruppo dei docenti tra il 1878 e il 1879 55 . Il tomismo vi era coltivato ben<br />

prima dell’intervento autoritativo dell’Aeterni Patris di papa Pecci, e aveva<br />

generato l’iniziativa culturale dell’Accademia Leone XIII, che nasce nel 1880 56 .<br />

L’insegnamento di tutte le materie fi losofi co-teologiche era gestito da docenti<br />

di convinzioni “ultramontane” 57 : Luigi Mercati per la dogmatica, Carcelli e<br />

poi Ferrari per la morale, il vicentino intransigente Giovanni Battista Tescari<br />

(poi vescovo di Borgo San Donnino dal 1886) per il diritto canonico e l’eloquenza,<br />

lo stesso Ferrari per la disciplina delle Fontes (oggi è un aspetto della<br />

teologia fondamentale) e per la storia ecclesiastica.<br />

52 Ibid., 96-104. A proposito di una delle grandi paure di questo stile educativo, che<br />

in gergo si chiamava “le amicizie particolari”, si veda: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 24-25; VANZIN,<br />

Pastore, 40-43.<br />

53 MANFREDI, Vescovi, 149. Sul definitivo prevalere della teologia morale alfonsiana contro<br />

le tendenze rigoristiche nella Chiesa cattolica dell’Ottocento vedi: G. MARTINA, Storia<br />

della Chiesa III, cit., 111-113.<br />

54 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 21-25; VANZIN, Pastore, 31-50; LUCA, Sono tutti, 24-28.<br />

55 MANFREDI, Vescovi, 153.<br />

56 Su tutta la vicenda del tomismo parmense del XIX secolo, si veda: MANFREDI, Vescovi,<br />

145-158. All’impegno di <strong>Conforti</strong> seminarista e giovane vicerettore fanno riferimento le sue<br />

esercitazioni di tipo filosofico, in particolare la dissertazione sulla “libertà” del 1888 (leggibile<br />

in FCT 6, 626-637) e altre dimostrazioni, di datazione più incerta (FCT 6, 850-855).<br />

Soprattutto la dissertazione sulla libertà, condotta in pieno stile di quaestio disputata scolastica,<br />

partendo dall’enciclica Libertas di Leone XIII mostra l’assimilazione del neotomismo<br />

dell’Ottocento e di alcuni concetti che si ritrovano nel Sillabo di Pio IX.<br />

57 Il termine “ultramontano”, e “ultramontanismo” per la corrente di pensiero, è in origine<br />

dispregiativo, e viene dalla Francia. I teologi francesi, di ispirazione gallicana, così definivano<br />

i seguaci della scuola teologica romana, centralisti e infallibilisti in ecclesiologia: quelli<br />

che venivano di là dalle Alpi, ultra montes in latino, da cui il francese ultramontanistes. Ma,<br />

come spesso avviene, questa definizione sprezzante fu assunta come una bandiera di fierezza<br />

dai teologi “romani” e dagli intransigenti francesi come Louis Veuillot (1813-1883), e si<br />

diffuse nel gergo ecclesiale anche in <strong>Italia</strong>.


Formazione e anni giovanili<br />

Insieme a questa progettualità teorica, va notato un altro aspetto tipico<br />

dell’insegnamento dei seminari del tempo. I docenti sono per lo più giovani<br />

che passano direttamente dall’apprendimento all’insegnamento, senza studi<br />

di specializzazione, e con un tirocinio alla didattica assimilato attraverso un<br />

percorso dalle materie del ginnasio a quelle della scuola teologica: Ferrari fu<br />

docente di matematica e fi sica nel 1875, di dogmatica e “fonti” nel 1878, di<br />

storia ecclesiastica nel 1879, di morale nel 1883 58 .<br />

Qual era il clima che si respirava nel seminario parmense in quegli anni?<br />

Proviamo a delinearlo in brevi schizzi, rimandando altrove per documentazioni<br />

più approfondite 59 . Lo stile disciplinare era rigido e il ritmo di vita molto<br />

intenso, anche se per certi aspetti non più pesante di quello dei coetanei che<br />

già erano al lavoro. Il seminario era un ambiente chiuso e protetto, che doveva<br />

servire ad abituare i futuri sacerdoti al distacco dalla famiglia ma anche al<br />

sentirsi “distaccati” dalla società, meglio, dal “secolaresco”. Gli alunni, in molti<br />

casi provenienti da famiglie modeste, dovevano acquisire un tratto non raffi -<br />

nato ma con qualche aspetto di nobiltà – non si parla dialetto, non ci si dà del<br />

“tu”, non ci si chiama per nome o soprannome ma solo per cognome – e una<br />

forte padronanza sugli affetti e sulle loro manifestazioni. L’ascetica tendeva a<br />

dominare sulla mistica, il cammino spirituale sul percorso di formazione intellettuale.<br />

Le convinzioni erano pienamente papali. Tuttavia si lasciava un certo<br />

spazio alla creatività, soprattutto nel campo della musica e della letteratura:<br />

tipiche di questo tempo sono le “accademie” legate a ogni evento, con l’ampia<br />

produzione di liriche nelle lingue vive (italiano, francese) e morte (latino,<br />

greco), dai metri più svariati, e con l’apprendimento e l’esecuzione di musiche<br />

e mottetti. La rigidità sostanziale era però corretta, oltre che dall’energia dei<br />

giovani e dal carattere gioviale della gente parmigiana, dalla presenza di fi gure<br />

che sapevano interpretare con buon senso le indicazioni tramandate. Il vescovo<br />

Villa, molto presente in seminario, quanto era chiuso culturalmente tanto era<br />

58 Cfr. FCT 6, 28-29. I manuali che VANZIN, Pastore, 44-45 e 78 enumera per gli studi<br />

letterari e filosofici del ginnasio e del liceo corrispondono sostanzialmente a quanto sappiamo<br />

da altre fonti sul seminario urbano di Parma. Ancora nel 1887, una interessante relazione di<br />

un’ispezione compiuta dal provveditore agli studi Domenico Denicotti ai seminari parmensi<br />

mostra l’uso della grammatica latina di Francesco Bianchi, dell’antologia di Luigi Fornaciari,<br />

dell’edizione dei Fioretti di San Francesco curata dal p. Antonio Cesari e prodotta da Fiaccadori<br />

(edizione del 1859, cfr. CLIO 6630), degli esercizi latini di Gian Battista Gandino (cfr.<br />

MANFREDI, Vescovi, 142-144 e 676-686), mentre il manuale di filosofia di Gaetano Sanseverino<br />

equivaleva a una vera scelta di campo in direzione del più puro tomismo “leoniano”. Il<br />

Sanseverino, infatti, era il manuale utilizzato nel seminario di Perugia sotto l’episcopato di<br />

Gioacchino Pecci (MANFREDI, Vescovi, 141-142 e nota 360).<br />

59 Ancora una volta mi permetto di rimandare a MANFREDI, Vescovi, 55-172.<br />

49


50 Capitolo primo<br />

generoso nel servizio ai poveri; e doveva essere un uomo affettuoso, nei limiti<br />

della mentalità del tempo: proprio il piccolo Guido era tra coloro che il presule<br />

vicentino seguiva con attenzione, anche per riguardo alla sua salute fragile. Ma<br />

soprattutto Ferrari, senza mai venir meno alle indicazioni della tradizione e alla<br />

mentalità intransigente in politica 60 , viveva il suo ruolo con cordialità e indulgenza.<br />

<strong>Conforti</strong>, nell’omelia in occasione della morte del suo antico rettore,<br />

che dopo essere transitato dagli episcopati di Guastalla e Como aveva guidato<br />

l’arcidiocesi milanese dal 1894 al 1921, ricorderà la comunicativa di Ferrari<br />

insegnante, il suo stile educativo e la sua capacità di lavoro 61 .<br />

Il chierico <strong>Conforti</strong> sembra inserirsi in questo mondo senza problemi rilevanti,<br />

e con buoni risultati: ad esempio in quinta ginnasio fu l’unico della<br />

sua classe ad ottenere la valutazione optime sia in scritto che in orale 62 , e per<br />

il secondo anno di teologia (1884-1885) ebbe “lode distinta” dall’unanimità<br />

del corpo insegnante 63 . I condiscepoli ne ricordano lo spirito di pietà e l’impegno<br />

nello studio. Le esercitazioni scolastiche e quelle di predicazione, le<br />

composizioni in occasioni delle accademie o altre vicende analoghe, raccolte<br />

dal Teodori nel sesto volume che qui si continua a citare 64 , non mostrano una<br />

particolare originalità, ma una buona profondità spirituale e una consumata<br />

arte letteraria e retorica 65 : se la letteratura italiana sarà la disciplina che inse-<br />

60 Va ricordata, perché significativa di tutto un mondo, la scena seguita all’omelia del<br />

successore di Villa, Giovanni Andrea Miotti, per la commemorazione dei caduti italiani a<br />

Dogali, nel 1887 (omelia che non ci è stata tramandata, ma che doveva avere un tono fortemente<br />

patriottico): “In seguito alla disfatta di Dogali, in Duomo ci fu una funzione per<br />

i caduti, alla quale parteciparono i chierici teologi. Il Vescovo Mons. Miotti, ligio alla Casa<br />

Reale, tenne un discorso patriottico (da notare che in Seminario c’erano tendenze opposte,<br />

alle quali era favorevole anche il Rettore). Rientrati i chierici in Seminario si misero a criticare<br />

il discorso del Vescovo, ed il rettore Ferrari, capitato di mezzo a quelli disse: ‘O ragazzi, i<br />

superiori possono dire alle volte delle cose che non possiamo sapere, perché essi hanno delle<br />

altre viste. Certo vi dico che io non l’avrei fatto. E basti’”: testimonianza di don Ferdinando<br />

Venturini, in FCT 6, 69. Analoga testimonianza, con qualche particolare differente, in<br />

Testimonianze 3, 177.<br />

61 L’Eco 1921, 81-91, anche in FCT 6, 121-128, 142, 149, 158, 174, 187.<br />

62 FCT 6, 247 e 251.<br />

63 Ibid., 273.<br />

64 Il Teodori, in FCT 6, 90-96, elenca titoli e presenta queste composizioni. Per esteso poi<br />

le riporta alle seguenti pagine: 254-257: “Motivi di amare Maria. Traccia”; 420-429: dissertazione<br />

sul papa Gregorio VII; 430-439: discorso sul Rosario; 498-510: “Leone X°, grande<br />

mecenate delle lettere e delle arti”; 511-513: “Il papato e l’<strong>Italia</strong>. Pensieri varii”; 524-532:<br />

panegirico di San Bernardo degli Uberti; 586-588: “Morte del giusto e suo primo ingresso<br />

nella gloria”, descrizione oratoria; 899-913: dissertazioni di letteratura, eloquenza e sacra<br />

scrittura; 850-855: dissertazioni di teologia naturale.<br />

65 In queste prime composizioni tornano spesso motivi di tipo storiografico, come nello


Formazione e anni giovanili<br />

gnerà nei primi anni del suo ministero, l’impronta retorica classica resterà<br />

sempre costante nella sua omiletica e nella sua produzione pastorale 66 .<br />

Esemplare nel suo tratto e nei suoi comportamenti, tanto da essere considerato<br />

un alunno modello, <strong>Conforti</strong> mostra, pur nella costante repressione<br />

delle sue emozioni, una ricerca dell’amicizia, nel senso più limpido e sereno<br />

del temine. È molto signifi cativa una sua lettera dell’ottobre 1886 a Giuseppe<br />

Venturini, quasi coetaneo 67 . Lo stile è immediato e sincero, e veniamo a sapere<br />

di una “passeggiata in velocipede a due ruote” fatta dai due seminaristi: il<br />

mezzo meccanico, che doveva essere un’assoluta novità per l’epoca, sarà ben<br />

presto proibitissimo al clero di tutt’<strong>Italia</strong> 68 .<br />

Problemi di salute e ordinazione sacerdotale<br />

Proprio la rete di amici seminaristi fu di aiuto al <strong>Conforti</strong> nell’affrontare<br />

una crisi che avrebbe potuto cambiare il percorso della sua esistenza. For-<br />

scritto su Gregorio VII, nella dissertazione su Leone X più volte rimaneggiata e pubblicata<br />

poi nel 1896, nel panegirico su Bernardo degli Uberti; ma qualche accenno si ritrova pure<br />

nel discorso sul Rosario. <strong>Conforti</strong> rivela la classica impostazione intransigente, con una lettura<br />

storica che di fatto è apologetica, in particolare del papato (cfr. anche i brevi accenni<br />

in FCT 6, 511-513). Può essere interessante provare a cogliere le fonti dell’interpretazione<br />

storiografica della figura di Leone X, di cui la storiografia protestante (i citati “Centuriatori<br />

di Magdeburgo”) ma anche alcuni storici cattolici come il Pallavicino sottolineavano lo spirito<br />

più rinascimentale che cristiano. Il <strong>Conforti</strong> sembra più vicino ad autori utilizzati nei<br />

seminari come Tommaso Michele Salzano e Pietro Balan.<br />

66 Una vivace e realistica descrizione dello stile letterario di <strong>Conforti</strong> si può leggere in<br />

VANZIN, Sono tutti, 187-189, da cui stralciamo appena qualche riga: “Monsignor <strong>Conforti</strong><br />

ha scritto moltissimo e si può dire che non sia passato giorno della sua vita episcopale in cui<br />

non abbia composto qualcosa per la stampa, ma gli sono mancati gli elementi fondamentali<br />

dello scrittore: l’originalità del contenuto e la qualità della forma. Egli scriveva senza alcuna<br />

preoccupazione artistica, currenti calamo, allo scopo esplicitamente confessato, di istruire, di<br />

informare, di comunicare al clero e ai fedeli le disposizioni, gli ordini, il pensiero del pastore.<br />

Non ha mai ritenuto che la sua produzione avesse un valore letterario tale da assicurarle un<br />

posto indipendente dai motivi occasionali e pastorali che la suggerivano. Inviava spesso le sue<br />

pastorali anche a persone amiche fuori della diocesi e gradiva le loro valutazioni: ma era ben<br />

lungi dal pensare di aver dato vita ad opere durature che potessero resistere all’usura del tempo.<br />

La costruzione stilistica della sua frase, come il vocabolario abituale, avevano una fissità<br />

riconosciuta e per di più derivata evidentemente dalle esercitazioni scolastiche”.<br />

67 G. Venturini era nato a Beduzzo nel 1864, quindi di un anno più vecchio di <strong>Conforti</strong>;<br />

era entrato nel seminario di Berceto nel 1875 e passato in quello di Parma nel 1877; ordinato<br />

nel 1885, fu all’inizio economo spirituale a Petrignacola, frazione di Corniglio; fu poi<br />

parroco di Bellena dal 1895 al 1945 (DALL’AGLIO, Diocesi, 253; FCT 6, 263-264).<br />

68 FCT 6, 404-405.<br />

51


52 Capitolo primo<br />

se a partire dagli anni del liceo (1881) 69 e sicuramente a partire dal 1883,<br />

<strong>Conforti</strong> iniziò a presentare sintomi di uno stato patologico di diffi cile defi<br />

nizione. Ecco raccolte in sintesi alcune espressioni desunte principalmente<br />

dalle testimonianze del processo di canonizzazione 70 . Don Picinotti parla di<br />

“attacchi epilettici e di sonnambulismo” 71 e racconta:<br />

Io fui presente ad uno degli attacchi che avvenne durante la villeggiatura a Carignano,<br />

e che ebbe la durata di 24 ore. Trovai il servo di Dio già in terra, vestito, senza<br />

la talare, all’alzata delle sei del mattino e non si riebbe che al mattino seguente alla<br />

stessa ora. Durante gli attacchi non subiva gravi convulsioni, ma restava come in<br />

stato catalettico 72 .<br />

Don Giuseppe Venturini, l’amico ricordato sopra, sposta a un tempo successivo<br />

questi attacchi, e così li descrive:<br />

Verso la fi ne degli studi [il <strong>Conforti</strong>] andò soggetto per circa due anni a convulsioni<br />

epilettiche, che lo travagliavano in certi tempi fi n due volte al giorno, mentre in altri<br />

tempi poterono tardare due o tre giorni l’una dall’altra 73 .<br />

Invece il breve accenno di <strong>Angelo</strong> Calzolari sembra contraddire i ricordi<br />

di Picinotti e di Venturini, perché parla di “rari disturbi ed anche delle<br />

convulsioni” 74 ; ma bisogna anche ricordare che Calzolari riferisce i ricordi<br />

dello stesso <strong>Conforti</strong>. Infi ne riportiamo la testimonianza dell’amico e compagno<br />

di seminario don Giuseppe Parma:<br />

Io ho visto mons. <strong>Conforti</strong> sempre gracile e cagionevole di salute e più ancora nel<br />

tempo che fu seminarista. Erano allora sofferenze veramente gravi, essendo poi soggetto<br />

alle convulsioni con stiramenti di nervi al punto che molte volte abbiamo<br />

temuto dovesse soggiacere al male. Durante l’inverno spessissimo ne era colto e talora<br />

anche imprevedutamente nel tempo che si diceva l’Uffi cio della Madonna o si faceva<br />

Lettura Spirituale. Ho detto che più spesso questo avveniva d’inverno, ma qualche<br />

volta anche d’estate. Ricordo che una volta a Carignano fu colto al mattino, mentre<br />

si alzava, verso le cinque; e non si riebbe che verso mezzanotte. Erano frequenti in lui<br />

quei mali di capo, quei crampi, quell’intontimento che sono segni premonitori od<br />

69 Teodori fa riferimento all’inverno 1882-1883, forse al gennaio di questo anno: FCT 6,<br />

264. Si confrontino i biografi: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 37-55; VANZIN, Pastore, 65-84; LUCA, Sono<br />

tutti, 29-31.<br />

70 Un’ampia raccolta di documentazione in proposito si ha in FCT 6, 258-264.<br />

71 FCT 6, 258.<br />

72 Ibid., 259.<br />

73 Ibid., 263.<br />

74 Ibid., 259.


Formazione e anni giovanili<br />

effetti del male patito che era sempre seguito da un indebolimento impressionante e<br />

da un pallore. 75<br />

La biografi a di Bonardi, che poté raccogliere per primo alcune testimonianze<br />

dirette di chi era cresciuto in seminario con <strong>Conforti</strong>, racconta una di<br />

queste crisi di sonnambulismo, confermata sostanzialmente da altri testi 76 :<br />

Uno dei fenomeni più osservati è quello della lettura ad occhi chiusi e a luce spenta.<br />

Durante gli accessi pur non conservandone il ricordo, rispondeva a tono e sosteneva<br />

lunghe conversazioni. A Carignano 77 durante un accesso un sacerdote che era andato<br />

a sostituire il Canonico Ferrari ritiratosi per qualche tempo nel suo paese natio Lalatta,<br />

in ossequio agli ordini del Dott. Faelli 78 , per stuzzicarlo cominciò a parlar male dei<br />

Gesuiti e ad esaltare Pombal 79 , l’uomo delle grandi vedute, diceva, che aveva capito le<br />

loro nequizie ed aveva menato con tanto buon risultato la guerra contro di essi.<br />

Il <strong>Conforti</strong> rimbeccò subito richiamando la Storia Ecclesiastica del Salzano 80 .<br />

– Ma lei si fi da del Salzano? Quello è un cantastorie.<br />

– Cosa dice? I fatti sono fatti, e la documentazione è quella che vale.<br />

E in così dire si alza dal letto, va alla scansia dei libri, sale sopra uno sgabello e prende<br />

il libro del Salzano e dicendo la pagina lo apre.<br />

75 Cfr. Testimonianze 3, 129.<br />

76 La si riporta da BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 39; è confermata dalla testimonianza di don Picinotti<br />

in FCT 6, 259.<br />

77 È la località fuori Parma che ospitava la “casa di villeggiatura” del seminario.<br />

78 Il dottor Narciso Faelli era il medico del seminario (si vedano i molti riferimenti in FCT<br />

6, sub voce), ed era il padre di Emilio Faelli, che sarà deputato liberale e massone al Parlamento<br />

(una “particolare” massoneria, quella di Faelli, il quale, oltre ad appoggiare il lavoro missionario<br />

di <strong>Conforti</strong>, nel 1908 volle intervenire alla Camera contro l’emendamento Bissolati che chiedeva<br />

l’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, mostrando un senso<br />

di Realpolitik decisamente interessante: MANFREDI, Vescovi, 605-606 e nota 451). Il dottore del<br />

seminario “aveva ordinato che si cercasse di tenerlo sveglio e di contraddirlo quando parlava”<br />

(BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 38).<br />

79 Sebastian Carvalho y Mello, marchese di Pombal (1699-1782), ministro dell’assolutismo<br />

illuminato portoghese, fu uno dei più acerrimi nemici dei gesuiti, e uno dei protagonisti della<br />

sequenza di espulsioni dei membri della Compagnia da molti stati europei, che fu il preludio<br />

alla soppressione della congregazione. Il suo nome si lega anche alla ricostruzione di Lisbona<br />

devastata dal terremoto del 1755: il quartiere settecentesco prende ancor oggi il nome di “città<br />

pombalina”. Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. II: l’età dell’assolutismo,<br />

Brescia 1994, 308-310.<br />

80 Si tratta dell’allora diffuso manuale di storia ecclesiastica, già in precedenza ricordato,<br />

di Tommaso Michele SALZANO, Corso di storia ecclesiastica dalla creazione del mondo sino ai<br />

giorni nostri comparata con la storia politica dei tempi, Napoli 1855, 4 volumi; il <strong>Conforti</strong><br />

possedeva un’edizione sempre napoletana del 1875, che è conservata in CSCS; il brano<br />

su Pombal è alle pagine 144-145 del IV volume. Il Salzano (1807-1890), domenicano, fu<br />

anche maestro dei Sacri Palazzi e arcivescovo titolare, e contribuì alla stesura degli schemi<br />

del Concilio Vaticano I.<br />

53


54 Capitolo primo<br />

– Signorino, sa leggere?<br />

– Sono un po’ miope, non ci vedo abbastanza (era perfettamente buio).<br />

– Non ho mai saputo che Lei fosse miope. Allora leggo io. E lesse di seguito parecchie<br />

pagine.<br />

Nelle letture che faceva di giorno fu osservato che leggeva sempre ad occhi chiusi.<br />

La diagnosi dei medici che incontrarono <strong>Conforti</strong>, in particolare il medico<br />

del seminario Narciso Faelli e il dottor Luigi Gambara, che ebbe in cura <strong>Conforti</strong><br />

adulto, parlano di “crisi nervose manifestantisi con accessi epilettiformi”<br />

dovute non a “nevrosi epilettica ereditaria od acquisita” bensì a “ipersensibilità<br />

del sistema nervoso” 81 . Faelli connetteva queste crisi allo “sviluppo troppo<br />

precoce: infatti [<strong>Conforti</strong>] a 14-15 anni era già di una statura di adulto” 82 .<br />

Crisi epilettoidi o epilettiformi…: anche una persona non esperta in medicina<br />

coglie sotto queste espressioni l’incertezza della diagnosi, insieme a vaghe<br />

reminiscenze manzoniane 83 . Dalla documentazione sembrano emergere due<br />

tipi di fenomeni: prolungate perdite di coscienza, pare senza vere convulsioni<br />

ma con le membra irrigidite o un lieve movimento; e forme di sonnambulismo;<br />

almeno una testimonianza parla di crisi frequenti, anche più volte al giorno.<br />

Pare utile qui anticipare qualche altro dato sulla salute fi sica di <strong>Conforti</strong>,<br />

che forse permette di completare il quadro di una struttura psicofi sica che<br />

condizionerà non poco il futuro vescovo e fondatore dei saveriani. S’è già<br />

fatto riferimento a un infortunio infantile, una caduta da un albero che aveva<br />

comportato uno svenimento piuttosto prolungato e forse un trauma cranico.<br />

Una costante era invece la predisposizione a patologie respiratorie. Nell’inverno<br />

1890-91, scrivendo alla madre, <strong>Conforti</strong> dà informazioni sulla sua malattia<br />

81 FCT 6, 259; “forma epilettoide e epilettiforme” (FCT 6, 262).<br />

82 Ibid., 263.<br />

83 Per i lettori non italiani, che non hanno il dovere di conoscere I promessi sposi, un<br />

classico della letteratura d’<strong>Italia</strong>, riporto la bella pagina, nel capitolo 31, in cui l’autore Alessandro<br />

Manzoni descrive il momento nel quale la peste arriva a Milano, ma molti medici<br />

e politici non vogliono chiamarla col suo nome: “Ma sul finire del mese di marzo [1630],<br />

cominciarono, prima nel borgo di porta orientale, poi in ogni quartiere della città, a farsi<br />

frequenti le malattie, le morti, con accidenti strani di spasimi, di palpitazioni, di letargo, di<br />

delirio, con quelle insegne funeste di lividi e di bubboni; morti per lo più celeri, violente,<br />

non di rado repentine, senza alcun indizio antecedente di malattia. I medici opposti alla<br />

opinion del contagio, non volendo ora confessare ciò che avevano deriso, e dovendo pur dare<br />

un nome generico alla nuova malattia, divenuta troppo comune e troppo palese per andarne<br />

senza, trovarono quello di febbri maligne, di febbri pestilenti: miserabile transazione, anzi<br />

trufferia di parole, e che pur faceva gran danno; perché, figurando di riconoscere la verità,<br />

riusciva ancora a non lasciar credere ciò che più importava di credere, di vedere, che il male<br />

s’attaccava per mezzo del contatto”.


Formazione e anni giovanili<br />

polmonare, e parla di una “terza” ricaduta 84 . Non sappiamo però quando vada<br />

collocata la prima. A Ravenna, nel momento in cui (siamo nell’estate 1903)<br />

in <strong>Conforti</strong> appare il fenomeno di violenti sbocchi di sangue, immediatamente<br />

si fa riferimento “alla debolezza dei bronchi” 85 . Chiaramente questo<br />

tipo di fragilità, oltre a diventare una ipoteca fastidiosa per chi doveva usare<br />

frequentemente la voce e senza microfoni di sorta, faceva subito pensare alla<br />

temutissima tubercolosi polmonare. Nella prospettiva, che incombeva su tutti<br />

i seminaristi di quel tempo, di dover prestare servizio militare, <strong>Conforti</strong> fece<br />

richiesta per il cosiddetto “volontariato di un anno”, che era una delle forme<br />

di “addolcimento” dello spauracchio della caserma, utilizzate dai chierici di<br />

fi ne Ottocento e inizio Novecento 86 : ma fu riformato proprio per “defi cienza<br />

toracica” 87 . <strong>Conforti</strong>, già adulto, cercherà un sollievo nelle cure termali a<br />

Vetriolo di Levico e Rabbi in Trentino, nonché a Recoaro nel Veneto 88 . Altri<br />

sintomi che si individuano di volta in volta sono: problemi gastrici 89 e insonnia<br />

90 .<br />

Anche soltanto a partire dalle descrizioni fatte dai compagni di seminario,<br />

si può dire che <strong>Conforti</strong> fosse con ogni probabilità malato di epilessia. Si tratta<br />

della forma detta “epilessia del grande male”, che si manifesta normalmente<br />

durante il periodo adolescenziale e che in molti casi scompare completamente<br />

al compiersi del processo di crescita 91 . Dunque, al di là della prudenza manifestata<br />

dai medici del tempo, <strong>Conforti</strong> era un epilettico. Non abbiamo notizie<br />

di familiari che avessero sofferto nell’adolescenza della stessa patologia, e sa-<br />

84 LUCA, Sono tutti, 26-27, 33-34.<br />

85 Si veda in altri due volumi delle Fonti <strong>Conforti</strong>ane Teodoriane (cioè: F. TEODORI, a<br />

cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Il Buon Pastore di Ravenna. Vol. II, Città del Vaticano 1993,<br />

e F. TEODORI, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Vol. III. Da Ravenna alla città della Croce<br />

(Stauropoli), Città del Vaticano 1994; d’ora in poi solo FCT 12 e FCT 13), e precisamente<br />

in FCT 12, 24-27, 485, 515-516 e FCT 13, 17.<br />

86 FCT 6, 269-272; cfr. MANFREDI, Vescovi, 91-93.<br />

87 FCT 6, 272: Teodori usa il termine oggi in disuso, “insufficienza”, mentre l’originale<br />

parla di “deficienza”.<br />

88 LUCA, Sono tutti, 86 e 137.<br />

89 FCT 6, 404-405. Anche a Ravenna in alcuni periodi mangiava pochissimo: FCT 13, 93<br />

e 866.<br />

90 Testimonianza del suo domestico <strong>Angelo</strong> Calzolari: “Soffriva molto d’insonnia, ed io<br />

stesso più volte fui intrattenuto da Lui fino a tarda notte per fargli compagnia” (FCT 13,<br />

21); “Soffriva anche di reumatismi, tanto che qualche volta stentava a muoversi” (Positio<br />

Super Virtutibus Parmensis beatificationis et canonizationis servi Dei Guidonis Mariae <strong>Conforti</strong>,<br />

Tipografia Guerra e Belli, Roma 1976, d’ora in poi solo Positio, 39).<br />

91 Diagnosi e informazioni fornitemi dall’amica dott.ssa Francesca Avogadro dell’unità di<br />

pronto soccorso dell’ospedale di Lodi, che ringrazio.<br />

55


56 Capitolo primo<br />

rebbe interessante capire se in effetti vi siano tracce di questo, giacché spesso<br />

l’epilessia è legata all’ereditarietà. Che poi queste crisi avessero dei collegamenti<br />

con tensioni a livello psicologico, è diffi cile dirlo 92 .<br />

Sta di fatto che queste crisi “epilettiformi” furono motivo per il rinvio<br />

dell’ordinazione sacerdotale, e motivo legittimo, perché l’epilessia era impedimento<br />

tradizionale e pressoché invalicabile all’accesso agli ordini sacri 93 .<br />

Ricevuti gli ordini minori nel settembre 1883, il chierico <strong>Conforti</strong> vide i<br />

suoi compagni di corso ammessi successivamente al suddiaconato, al diaconato<br />

e all’ordinazione sacerdotale, mentre la sua posizione era fermata dalle<br />

incertezze dei superiori. Sembra comunque che il dubbio sull’ammissibilità<br />

di <strong>Conforti</strong> al sacerdozio fosse del vescovo Miotti, succeduto a Villa nel<br />

1882 94 . Invece chi non sembrava dubitare mai della vocazione di <strong>Conforti</strong><br />

era il suo rettore, Andrea Ferrari. Segni evidenti di questa sorta di intuizione<br />

sono: l’aver chiamato il <strong>Conforti</strong>, già segnato da questi misteriosi attacchi,<br />

alla responsabilità di vicedecano e poi di decano di una camerata; la decisione<br />

da parte di Miotti, ma senza dubbio per richiesta del rettore, di trattenere in<br />

seminario <strong>Conforti</strong>, che nell’estate del 1887 aveva concluso gli studi ma era<br />

92 Negli anni di seminario, la tensione si poteva ricollegare alla contrarietà del padre al suo<br />

percorso vocazionale (FCT 6, 42-43): pare che il padre gli negasse i fondi per comprare i libri<br />

per lo studio e le candele per leggere alla sera. Forse non è da escludere, anche se la cronologia<br />

stabilita non va in questa direzione, che influisse nello stress di Guido il comportamento di<br />

suo fratello Ismaele, in aperto scontro con il padre per la questione del matrimonio. Ismaele,<br />

come già ricordato, convisse senza sposarsi con Giovanna Oppici, e questo dovrebbe essere<br />

avvenuto tra il 1888 e il 1892, almeno secondo Teodori (FCT 6, 238), che però parla di una<br />

questione che “risaliva a quando Guido era ancora seminarista” (FCT 6, 801), mentre Guido<br />

fu ordinato nel 1888: segno che probabilmente lo scontro tra papà Rinaldo e Ismaele era<br />

ancora precedente.<br />

93 L’epilessia come irregolarità canonica a ricevere gli ordini è esplicitamente menzionata<br />

nel codice del 1917, canone 984 n. 3, naturalmente non in vigore nel periodo in cui <strong>Conforti</strong><br />

era in seminario, ma che raccoglie normative precedenti (si veda Codex Iuris Canonici, Romae<br />

1917, nota a p. 281; e Gerad OESTERLÉ, Irregularités, in Dictionnaire de Droit Canonique, VI,<br />

Paris 1957, 42-66). Mi sembra di poter dire che al tempo delle crisi di <strong>Conforti</strong>, la medicina<br />

non fosse a conoscenza del decorso dell’“epilessia del grande male” e della frequente cessazione<br />

delle manifestazioni patologiche al compimento della crescita: cfr. ad esempio la sintetica precisa<br />

voce di Gioacchino FUMAROLA, Epilessia, in EncIt 14, Roma 1932, 93-95.<br />

94 Giovanni Andrea Miotti (Caspoggio/SO 1822 – Parma 1893), ordinato sacerdote nella<br />

diocesi di Como, cui appartiene la Valtellina, nel 1845, fu insegnante nelle scuole pubbliche e<br />

in seminario, rettore del ginnasio di Sondrio dal 1849, poi, per pochi anni (1862-64) preside a<br />

Chieri in Piemonte. Parroco a Montagna in Valtellina (1864-68), a S. Agostino e Antonino nel<br />

suburbio di Como (1868-1871), infine arciprete e vicario foraneo di Sondrio (1871-1882), fu<br />

eletto vescovo a Parma nel 1882 appunto, dove rimase fino alla morte. Su di lui cfr. MANFREDI,<br />

Vescovi, 490-495.


Formazione e anni giovanili<br />

ancora “minorista”, come allora si diceva, ossia aveva ricevuto solo gli ordini<br />

minori, e dandogli l’incarico di insegnante di prima ginnasio e il compito di<br />

vicerettore 95 ; e una serie di lettere del 1886, che ci sono state conservate, in<br />

cui Ferrari stesso incoraggia il <strong>Conforti</strong> 96 .<br />

Le crisi andarono diradandosi prima del 1888, fi no a non ripresentarsi più,<br />

come, peraltro, oggi sembra accertato avvenga in molti casi alla fi ne della fase<br />

di crescita puberale. <strong>Conforti</strong> attribuì la guarigione a una grazia impetrata<br />

dalla Madre di Dio, e all’intercessione di Anna Maria Adorni, fondatrice a<br />

Parma di una Congregazione religiosa femminile impegnata in campo caritativo<br />

e assistenziale 97 . In pochi mesi, tra la primavera e l’estate del 1888,<br />

95 FCT 6, 414-416.<br />

96 Scritte tutte e tre da Carignano, si possono leggere in FCT 6, 393-394 (15 settembre<br />

1886); 401-402 (28 settembre 1886); 406-408 (7 ottobre 1886). Non ci è stata conservata<br />

invece la relazione sul seminarista <strong>Conforti</strong> per l’ammissione agli ordini: “Si può pensare che<br />

il parere del Rettore Ferrari sia stato dato a voce al Vescovo Miotti. Una notizia ricevuta da<br />

P. Franco Teodori dell’Istituto Saveriano Missioni Estere, può far supporre altrimenti. Sembra<br />

che Mons. Andrea Ferrari lasciando Parma per la sede di Guastalla, per qualche ragione<br />

sconosciuta o per errore, abbia portato con sé un plico del Seminario di Parma. Ora questo<br />

plico si troverebbe nell’Archivio arcivescovile di Milano”: Silvana BARONCINI, Mons. Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> nel primo periodo dell’episcopato a Parma (1907-1915), tesi di laurea presso<br />

l’Università degli Studi di Roma, facoltà di Magistero, anno accademico 1978-79, relatore<br />

Mario Belardinelli, 13 nota 2.<br />

97 LUCA, Sono tutti, 30-31. In merito, F. Teodori presenta la schietta testimonianza di Maria<br />

Cleofe Lupini, deposta nel processo per la beatificazione dell’Adorni: “Moltissime volte vidi<br />

mons. <strong>Conforti</strong>, ancora giovane, chierico, accedere alla stanza della buona madre, ed uscirne<br />

tutto lieto e consolato. Dopo una di queste visite, ricordo d’aver sentito dalla Madre Adorni<br />

stessa, che il giovane <strong>Conforti</strong>, allora affetto da epilessia, era stato a deporre nel seno della buona<br />

mamma, che tanta predilezione aveva sempre nutrito per le anime sacerdotali, la sua grande<br />

pena che gli recava il timore di non poter raggiungere l’ideale del Sacerdozio, e che la serva di<br />

Dio con quella sicurezza che non lasciava dubbi, l’aveva assicurato che non solo sarebbe stato<br />

Sacerdote, ma sarebbe addivenuto santo; ed aggiungeva: “Quanto è umile il chierico <strong>Conforti</strong>!”<br />

(FCT 6, 85). Anna Maria (al secolo Carolina) Adorni (Fivizzano di Massa Carrara 1805 – Parma<br />

1893), rimasta vedova nel 1844, si era dedicata alle detenute del carcere femminile di Parma;<br />

diede il via all’Opera del Buon Pastore, sul modello dell’omonimo istituto francese fondato da<br />

S. Maria Eufrasia Pelletier (Jacques ARRAGAIN, in DIP 6, Roma 1980, 368-371); fondò l’istituto<br />

delle Ancelle dell’Immacolata, comunemente dette Suore del Buon Pastore; è riconosciuta come<br />

venerabile dalla Congregazione per le cause dei santi dal 1977. Su di lei, che tanti contatti visse<br />

con il <strong>Conforti</strong> e ne godette della più viva stima e venerazione, si veda la notevole bibliografia<br />

già pubblicata: Roberto SIMONAZZI, Un apostolo di carità. La serva di Dio Anna Maria Adorni,<br />

Parma 1940, pp. 416; Stanislaus A S. FAMILIA, Beatificationis et canonizationis servae Dei Annae<br />

Mariae Adorni… Positiones et articuli pro conficiendo Processu Informativo, Parmae 1940, pp. 65;<br />

Le meraviglie di Dio in Madre Anna Maria Adorni, Parma 1947, pp. 16; Stanislao PEDERZANI,<br />

Cenni biografici della serva di Dio Madre Anna Maria Adorni, Parma 1948, pp. 116; Raffaello<br />

CIONI, Anna Maria Adorni, Parma 1953, pp. 256; Parmensis Beatificationis et Canonizationis<br />

57


58 Capitolo primo<br />

<strong>Conforti</strong> fu promosso agli ordini maggiori, e fu ordinato sacerdote il 22 settembre<br />

di quell’anno. Il rapporto di fi ducia e di sostegno creatisi con Andrea<br />

Ferrari in particolare negli anni oscuri della malattia rimasero intatti per tutto<br />

il seguito dell’esistenza dei due ecclesiastici, e furono forse l’esito più duraturo<br />

della misteriosa patologia, a parte, penso, un profondo timore per la debolezza<br />

della propria salute che segnò la psicologia di <strong>Conforti</strong>.<br />

La formazione spirituale<br />

Prima di esaminare gli appunti spirituali del chierico <strong>Conforti</strong>, può essere<br />

utile cercare di rintracciare le sue fonti di ispirazione nei libri di meditazione<br />

da lui utilizzati negli anni di seminario. Qualche testimonianza ci offre scarne<br />

notizie. Due suoi testi frequentati sono i classici di Alfonso Maria De’ Liguori:<br />

la Pratica di amare Gesù Cristo 98 e le Glorie di Maria 99 . Il suo primo biografo<br />

accenna al “libro del Ralese sul Sacro Cuore” che in una testimonianza diventa<br />

il “Ralife” e che fi nalmente, grazie a un’altra testimonianza di don Ettore Savazzini,<br />

diventa “Callifet”. In realtà si tratta dell’opera De l’excellence de la dévo-<br />

servae Dei Annae Mariae Adorni. Positio super causae introductione, Roma 1970, pp. 597; 1980:<br />

FCT 5, sub voce; A. LUCA, Far rifiorire la speranza. Anna Maria Adorni, Roma 1982, pp. 212; Al<br />

servizio dei più deboli, Roma 1983, pp. 228; 1983: FCT 6, sub voce; Pietro BONARDI e Ubaldo<br />

DELSANTE, a cura di, Anna Maria Adorni. Atti del Convegno di studio nel centenario della morte,<br />

Parma 1994, pp. 328; Roberto BENECCHI, Santi di Parma e provincia, Parma 1999, pp. 172;<br />

M. Placida CESAREO, Al servizio dei più deboli, in La donna nelle comunità ecclesiali dell’Emilia<br />

Romagna. Atti convegno Parma 1995, Ravennatensia XVIII, Cesena 2001, 147-160; A. LUCA,<br />

Anna Maria Adorni a servizio degli altri, Parma 2003, pp. 144.<br />

98 Ho utilizzato un’edizione coeva, di formato piccolo, per avere un’idea anche “materiale”<br />

del libretto che il <strong>Conforti</strong> utilizzava nelle sue meditazioni: Pratica di amare Gesù Cristo<br />

opera di S. Alfonso Maria De’ Liguori, Brescia, presso Lorenzo Gilberti, 1840, formato 14,5 x<br />

8,5 cm. L’edizione critica, promessa da molti anni, non è ancora realizzata. Per ora è uscita<br />

l’introduzione generale all’edizione critica delle opere ascetiche, a cura di Oreste GREGORIO,<br />

Giuseppe CACCIATORE e Domenico CAPONE, edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1960;<br />

nonché i volumi: 2 (Del gran mezzo della preghiera e opuscoli affini, 1962); 9 (Apparecchio<br />

alla morte e opuscoli affini, 1965); 10 (Via della salute e opuscoli affini, 1968), sempre per lo<br />

stesso editore appena citato. Confermano l’uso di questo testo FCT 6, 252-253 e VANZIN,<br />

Pastore, 55.<br />

99 Ho consultato l’edizione del Marietti del 1845: S. Alfonso Maria DE’ LIGUORI, Opere<br />

Ascetiche, I, 1845, che si apre proprio con le “Glorie di Maria” (pp. 3-361); un’edizione in<br />

piccolo formato, di poco successiva, in più volumi, è quella della libreria Salesiana (3 a ed.<br />

del 1900; interessante la lista della collana “Collezione ascetica”, con edizioni del Liguori,<br />

di Frassinetti, Scaramelli, Bellarmino, Pinamonti, oltre, naturalmente, alle operette di don<br />

Bosco). Cfr. BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 45.


Formazione e anni giovanili<br />

tion au Coeur adorable de Jésus-Christ del gesuita del XVII-XVIII secolo Joseph<br />

de Galliffet 100 . Infi ne si fa riferimento a una “vita di san Francesco Saverio” 101<br />

che sembra essere quella di Giuseppe Massei, con tavole illustrate 102 . Per ora<br />

non abbiamo altri riferimenti che si collochino negli anni del seminario. I suoi<br />

propositi, che più avanti citeremo analiticamente, fanno allusione, per l’anno<br />

1884, al “Xempis”, ossia alla diffusissima Imitazione di Cristo, spesso attribuita<br />

a Tommaso da Kempis.<br />

Non è molto, ma non è neppure nulla. Certo se i testimoni, in particolare<br />

il Bonardi, collaboratore del <strong>Conforti</strong> per anni, ricordano questi libri, è<br />

assai probabile che abbiano nella memoria un accenno, un riferimento personale<br />

ascoltato dal <strong>Conforti</strong>. Dunque possiamo ipotizzare che questi siano<br />

testi “cari” al nostro uomo. Indubbiamente ne avrà letti anche altri, come<br />

si usava allora nei seminari, nelle pratiche della “meditazione” mattutina e<br />

della “lettura spirituale”. Ma, allora come oggi, si trattò per lo più di testi “di<br />

consumo”, trattatelli devozionali utili, ma non immortali o per lo meno non<br />

così ricordati da chi li ha usati 103 . Quel che ci viene tramandato, con il nome<br />

100 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 32. Il canonico Ettore Savazzini aggiunge: “I libri classici della<br />

devozione al S. Cuore di Gesù dei Padri De La Colombière e Callifet” (Testimonianze 3,<br />

156). Joseph de Galliffet (Le Tholonet/Aix-en-Provence 1663 – Lyon 1749), gesuita, durante<br />

la formazione ebbe come direttore spirituale san Claude de la Colombière, che diffuse la<br />

devozione al Sacro Cuore a seguito delle rivelazioni alla monaca Marguerite-Marie Alacocque<br />

nel monastero di Paray-le-Monial. Galliffet, rettore di vari collegi e seminari, fu per vari anni<br />

assistente del preposito generale della Compagnia di Gesù per la Francia. La sua opera, che<br />

voleva dare una solida base teologica alla devozione al Sacro Cuore, in un periodo in cui il<br />

rigorismo di stampo giansenista polemizzava duramente contro i “cordicoli”, fu bloccata dal<br />

generale dei gesuiti Tyrso Gonzalez nel 1697, ed ebbe la prima edizione in latino nel 1726 e<br />

in francese nel 1733: Paul BAILLY, in Dictionnaire de Spiritualité, VI, Paris 1967, 80-83 (d’ora<br />

in poi solo DSpir). Ho trovato un’edizione italiana, edita a Bologna nel 1875.<br />

101 Lo afferma ancora il canonico E. Savazzini, in FCT 6, 253.<br />

102 Anche noi concordiamo per quanto afferma A. LUCA, Sono tutti, 28. Infatti la “Vita<br />

di Saverio” del padre gesuita Giuseppe Massei (1626-1698) fu pubblicata per la prima volta<br />

in Roma nel 1861. Qui si è utilizzata un’edizione illustrata del 1894: Vita di S. Francesco<br />

Saverio della Compagnia di Gesù apostolo delle Indie, descritta dal p. Giuseppe Massei della<br />

medesima Compagnia, nuova edizione accresciuta per cura del p. Raffaele Ballerini, Roma,<br />

tipografia editrice di San Giovanni, Desclée, Lefebvre e C. 1894; le poche stampe sono per<br />

lo più di origine inglese e francese, e rappresentano soggetti del tipo: “Giappone – medico<br />

e maestro di scuola” (p. 161), oppure “Sanciano – veduta della baia di Sunti – cappella del<br />

sepolcro di S. Francesco Saverio” (p. 231). Il p. Raffaele Ballerini era nipote del più noto<br />

gesuita Antonio Ballerini, docente nel Collegio romano e scrittore della Civiltà Cattolica,<br />

come asserisce G. MARTINA, Storia della Compagnia di Gesù in <strong>Italia</strong> (1814-1983), Brescia<br />

2003, 51.<br />

103 Alcuni esempi di questo tipo di letteratura sono i libri di meditazione per i sacerdoti<br />

59


60 Capitolo primo<br />

di De’ Liguori, con l’apporto della devozione al Sacro Cuore e dell’agiografi a<br />

gesuitica, con l’Imitazione, ci offre una linea spirituale diffusa nei seminari del<br />

tempo, solida e tradizionale, fortemente cristocentrica, attenta all’aspetto sentimentale<br />

e non solo all’ascesi, con una venatura missionaria grazie al Saverio,<br />

ma anche al De’ Liguori.<br />

Raccolte queste poche informazioni sulle fonti “scritte”, o meglio stampate,<br />

della spiritualità del giovane <strong>Conforti</strong>, non possiamo dimenticare<br />

che la fi sionomia interiore di un giovane si plasma non solo attraverso le<br />

letture, ma anche, e per certi aspetti soprattutto, tramite la predicazione<br />

orale, molto frequente in seminario, e tramite l’accompagnamento del “padre<br />

spirituale”. Questa fi gura, insieme a quella del rettore, è sicuramente<br />

l’origine di molte delle tracce impresse nel profi lo spirituale dei giovani<br />

seminaristi. Purtroppo è sempre piuttosto diffi cile che di quest’opera quasi<br />

quotidiana resti una traccia documentaria. Insieme al rettore Ferrari, che<br />

più sopra abbiamo cercato di descrivere sinteticamente, negli anni di seminario<br />

furono direttori spirituali del “maggiore” il gesuita Labadini dal 1879<br />

al 1881 104 , don Giovanni Orsini 105 (almeno dal 1884 fi no al 1886), poi<br />

don Francesco Musetti 106 (per un solo anno, il 1886-1887), in seguito don<br />

Francesco Grassi 107 (1887-1891). Non ci è per ora possibile cogliere intonazioni<br />

particolari della spiritualità di queste fi gure di padri spirituali.<br />

Altro momento determinante per l’emergere e lo stabilizzarsi di una fi gura<br />

spirituale personale è il tempo degli esercizi spirituali. In questo quadro si collocano<br />

i “propositi giovanili”, raccolti già dal Teodori nel sesto volume delle<br />

sue fonti confortiane 108 . Si tratta di testi di propositi redatti di solito con brevi<br />

consigliati dal vescovo Villa al suo clero nel 1876; vedi utilmente U. COCCONI, Chiesa e<br />

società, cit., 150 e MANFREDI, Vescovi, 225-230.<br />

104 Dai ricordi di mons. Ettore Savazzini, raccolti in Testimonianze 3; si veda anche la<br />

testimonianza di don O. Pellegri (ibid., 135) che lo chiama “Sabadini”.<br />

105 Parroco di Torrechiara dal 1876 al 1885, anno in cui rinuncia alla parrocchia (DALL’AGLIO,<br />

Diocesi, 1038).<br />

106 Nato a Monchio nel 1846 e ordinato sacerdote nel 1871, era stato rettore di Berceto<br />

(1877-1883) e in seguito parroco a Baganzolino (dal 1883 al 1895); poi rinunciò e divenne<br />

canonico della cattedrale; più tardi, mantenendo il titolo del canonicato, risiedette a Monchio,<br />

suo paese d’origine, ove morì nell’ottobre 1915 (DALL’AGLIO, Diocesi, 215; L’Eco 1915, 245; Il<br />

seminario di Parma, cit., 156, 164).<br />

107 Dovrebbe essere il don Francesco che fu parroco a Monchio dal 1836 al 1846 e a<br />

Cassio dal 1846 al 1867 (DALL’AGLIO, Diocesi, 341; II, 670). Un altro Francesco Grassi fu<br />

parroco a Corchia dal 1850 al 1905, ma sembra inverosimile che da Corchia potesse fare il<br />

padre spirituale del seminario (DALL’AGLIO, ibid., 421).<br />

108 Si utilizzerà qui l’edizione dei propositi giovanili riportata in FERRO, Pagine, 15-31: si<br />

citeranno secondo il numero progressivo apposto di lato dal curatore del volume.


Formazione e anni giovanili<br />

frasi al futuro (“farò”, “eviterò”), organizzate in liste e spesso scritte su piccoli<br />

fogli o cartoncini da tenere nel breviario o nel libro di preghiere più utilizzato.<br />

È un genere letterario ben noto (forse poco studiato), e ancor oggi praticato 109 .<br />

Nel tempo forte degli esercizi spirituali si è invitati a raccogliere in sintesi gli<br />

impegni, da rivedere durante l’anno, con una certa frequenza regolare (ogni<br />

settimana, oppure nel ritiro mensile) 110 , in modo da misurare il percorso compiuto<br />

e le lacune o le diffi coltà ancora da superare 111 . La metodologia alla base<br />

di questa pratica è molto elementare ed effi cace, permettendo di fatto una<br />

sorta di “stabilizzazione” delle intuizioni e degli obiettivi. L’esperienza dice<br />

che il metodo della lista dei propositi, probabilmente molto diffuso, era sicuramente<br />

proposto in particolare dai predicatori gesuiti, secondo uno stile non<br />

codifi cato ma, crediamo, tramandato oralmente tra coloro che erano allenati<br />

agli “esercizi” di sant’Ignazio di Loyola. E gesuiti erano spesso i predicatori di<br />

queste settimane di formazione spirituale intensa 112 .<br />

Il confronto tra questi primi scritti personali del <strong>Conforti</strong> e altri testi da lui<br />

utilizzati nel tempo della formazione ci permette di individuare alcuni snodi<br />

e sottolineature del suo profi lo interiore, e indicare qualche germe vitale che<br />

andrà a svilupparsi nella successiva sua storia personale.<br />

L’insieme delle direttive che il giovane seminarista dà al proprio impegno di<br />

crescita spirituale non sembra avere tratti particolarmente originali, com’è ovvio<br />

in un’età e in un percorso che è apprezzabile per gli slanci di entusiasmo e poesia<br />

più che per scelte che solo l’esperienza di vita può offrire. Questi sono alcuni<br />

degli snodi accennati: l’acquisizione della regolarità nella vita di preghiera 113 ;<br />

l’individuazione dei “punti deboli” della propria struttura e l’impegno ascetico<br />

a contrastarli attraverso la celebre norma dell’age contra 114 , con una particolare<br />

109 Anche l’articolo “Parlare di Dio, a Dio”, in Giovanni POZZI, Grammatica e retorica<br />

dei santi, Milano 1997, 261-401, pur citando i “foglietti devoti” e analizzando le lettere di<br />

emigrati cinesi, non indaga l’argomento.<br />

110 Nel 1884 <strong>Conforti</strong> si impegna a rileggerli “ogni settimana” (n. 25); impegno che si<br />

ribadisce nel 1885 (n. 73). Su alcuni punti l’interesse si intensifica, fino alla rilettura quotidiana<br />

nel 1886 (n. 105), e diventa “ogni sabato” alla vigilia dell’ordinazione, nel 1888 (n.<br />

142).<br />

111 Restano diverse tracce di questo utilizzo anche negli stessi testi, ad esempio: “Sopra<br />

questi 4° (sic) punti farò ogni giorno speciale esame”, è un proposito del 1886 (FERRO, Pagine,<br />

23, con il numero 105).<br />

112 MARTINA, Storia della Compagnia, cit., 40-43. Tra i gesuiti ricordati come predicatori<br />

in seminario a Parma ci sono il p. Pincelli (Testimonianze 3, 154; il teste è mons. Ettore<br />

Savazzini) e p. Enrico Massara (ibid., 135: teste don Ormisda Pellegri).<br />

113 Propositi nn. 1-2 e 6 del 1883; 9-10, 13-15, 18-26 e 29 del 1884; 38, 40-46, 48-55,<br />

70-74 del 1885; 103 e 106 del 1886; 108, 112-116, 124, 126, 139 del 1888.<br />

114 Propositi nn. 31-34 del 1884; 56-67 del 1885; 94-96 del 1886; 130-137 del 1888. In<br />

61


62 Capitolo primo<br />

attenzione alla sfera affettiva 115 , senza esitare ad utilizzare gli strumenti tradizionali<br />

della penitenza anche corporale 116 . Si tratta di impegni tipici del cammino<br />

spirituale dettato da sant’Ignazio 117 . Qua e là si nota l’assorbimento di alcune<br />

letture alfonsiane, come ad esempio: l’insistenza sulla comunione spirituale 118<br />

proposta dal Liguori in connessione con la frequente ricezione dell’eucaristia 119 ;<br />

la lettura costante di testi spirituali mariani, chiamati dal <strong>Conforti</strong> “qualche<br />

libro che parli delle sue glorie” 120 , pratica che deve sfociare in un impegno a parlare<br />

“di Maria con qualche compagno” 121 ; la preferenza dell’obbedienza rispetto<br />

alle mortifi cazioni corporali, da lui espressa con i termini: “A Dio torna più<br />

gradita un’azione di poco momento, ma informata dallo spirito di obbedienza,<br />

che non aspre e dure penitenze dalla propria volontà guidate” 122 . Relativamente<br />

essi le tematiche spesso ritornano e sono: la vanagloria, la rilassatezza, la compostezza, l’ira,<br />

il parlare di sé e l’esprimere giudizi. Nei propositi del 1885, che costituiscono il testo più<br />

ampio e dettagliato, si ha una conferma di questa autodiagnosi: “Avendo ne’ Santi esercizi<br />

conosciuto esser miei principali difetti I la vana compiacenza, II l’impazienza, III la dissipazione”<br />

(n. 76).<br />

115 Propositi nn. 3-4 del 1883; 17 del 1884; 39, 55, 57, 86 e 91 del 1885; 97, 101 e 104<br />

del 1886; 110 e 125 del 1888.<br />

116 Propositi n. 93, in generale; chiedendo invece la “debita permissione” (al padre spirituale)<br />

per il flagello (n. 110), per il cilicio (n. 141) e per il digiuno (n. 146).<br />

117 Tipicamente ignaziana – pare perfino banale scriverlo – è la dedica “ad maiorem Dei<br />

gloriam”, che ritorna nel 1886 (n. 92) e nel 1888 (n. 108), ma la si intravede già nel 1885 (n.<br />

37): vedi pure il commento di E. FERRO alle pp. 28-29.<br />

118 Propositi nn. 2, 44, 46 e 115.<br />

119 Cfr. LIGUORI, Pratica di amare, cit. cap. 8, n. 32.<br />

120 Propositi nn. 53 e 123.<br />

121 Propositi n. 16 del 1884; si veda anche i nn. 53 e 123. Cfr. la “Introduzione necessaria<br />

a leggersi” delle Glorie di Maria, cit., I, 7-8.<br />

122 Propositi n. 90 del 1885; cfr. LIGUORI, Pratica di amare, cit., cap. 5 n. 13. Un accenno di<br />

difficile interpretazione del proposito n. 17 del 1884 può anche ricondurci al Liguori. Scrive<br />

<strong>Conforti</strong>: “Fuggirò con sommo orrore qualunque cosa potesse offendere la santa purità, e<br />

reciterò per tale fine due volte al giorno il ‘O mia Signora’”. Forse si tratta della “canzoncina”<br />

che inizia con le parole “Vaga rosa, sei pietosa”, la cui seconda strofa recita: “O mia Signora,<br />

dammi la sorte / ch’io sempre t’ami, e nella morte / io spiri l’alma chiamando te” (LIGUORI, Le<br />

Glorie di Maria, cit., I, 285), che forse veniva utilizzata come una giaculatoria facile a ricordarsi.<br />

Ma, a p. 22 del Manuale di Preghiere ad uso degli alunni dell’Istituto S. Francesco Saverio<br />

per le Missioni Estere, stampato a Parma da Fresching già nel 1916, si trova per intero questa<br />

preghiera, che quindi può essere la medesima e indicata perciò dal <strong>Conforti</strong> ai suoi allievi missionari<br />

tra le preghiere da recitarsi alla sera: “O mia Signora e Madre mia Maria, a Voi tutto mi<br />

offro ed in fede della mia devozione Vi offro e consacro per questa notte gli occhi, le orecchie,<br />

la lingua, il cuore e tutto me stesso. In questa notte, o buona Madre, sarò tutto vostro; Voi<br />

guardatemi come cosa e possessione vostra e datemi la vostra S. Benedizione”.


Formazione e anni giovanili<br />

pochi sono i cenni alla comunione frequente, molto insistita dal Liguori 123 : se<br />

ne parla solo per dare una norma alla preparazione 124 ; sembrerebbe che da seminarista<br />

<strong>Conforti</strong> riceva la comunione tutti i venerdì, collegata alla devozione<br />

al Sacro Cuore di Gesù 125 .<br />

Già p. Ermanno Ferro sottolinea, nel suo sintetico commento ai propositi<br />

126 , due tratti che diventeranno costanti nella biografi a del <strong>Conforti</strong>: l’atteggiamento<br />

di mitezza cercato nelle relazioni con il prossimo e i primi accenni<br />

a una vocazione profonda alla salvezza degli “infedeli”. Quindi, già nel 1883,<br />

poco più che diciottenne, il <strong>Conforti</strong> così si impegna: “Sarò sempre gioviale<br />

e allegro con tutti, userò carità ed amorevolezza in ogni cosa; ma mi guarderò<br />

bene dalle inutilità e dissipazioni” 127 ; proposito che poi torna e si sviluppa anche<br />

successivamente 128 . Il tratto gentile e mite dei rapporti umani sarà tipico<br />

del <strong>Conforti</strong>, che pur doveva fare i conti con un temperamento “irascibile”,<br />

almeno da quanto si può desumere dai suoi propositi. Anche questo potrebbe<br />

essere un impegno proveniente dalle letture alfonsiane 129 , ma naturalmente<br />

non è un’esclusiva del predicatore napoletano: si potrebbe parlare di una sorta<br />

di stile “salesiano” (in riferimento, s’intende, a san Francesco di Sales) diffuso<br />

nel modello presbiterale del tempo. <strong>Conforti</strong> diciannovenne, quando sceglie<br />

le sue “principali devozioni”, cita, oltre al Santissimo Sacramento, al Sacro<br />

Cuore, all’Immacolata – indicazioni già signifi cative di un’impronta ultramontana<br />

– “S. Giuseppe, l’<strong>Angelo</strong> Cust[ode], S. Luigi Gonz[aga], S. Guido,<br />

il B. Giovanni Berghamans (sic), il Xaverio” 130 . Luigi Gonzaga e Giovanni<br />

Berchmans 131 sono i modelli tipici dei seminaristi del tempo, ed entrambi<br />

sono gesuiti. Gesuita è anche Francesco Saverio: e qui emerge probabilmente<br />

quella lettura agiografi ca che ha lasciato un’impronta profonda nel progetto<br />

123 Pratica di amare, cit., cap. 2 n. 10; cap. 8, nn. 26-32.<br />

124 Propositi nn. 18, 45, 116: “Impiegherò del tempo che passa da una comunione all’altra<br />

metà in prepa[razione] e metà in ringra[ziamento] e prima di comm[unicarmi] farò l’atto<br />

di C[ontrizione]”.<br />

125 Propositi n. 16 e 50. Potrebbe essere questa la frequenza normale dei seminaristi alla<br />

comunione in quel periodo. Per la questione della comunione frequente nell’Ottocento e<br />

della devozione al Sacro Cuore si veda MARTINA, Storia della Chiesa III, cit., 111-113.<br />

126 Pagine, 29-31.<br />

127 Propositi n. 8.<br />

128 Propositi nn. 36, 77-78.<br />

129<br />

LIGUORI, Pratica di amare, cit., cap. 6, nn. 1-3<br />

130 Propositi n. 14, del 1884.<br />

131 Giovanni Berchmans fu beatificato nel 1865 e canonizzato nel 1888, quindi era<br />

una “devozione” in piena diffusione: cfr. MARTINA, Storia della Compagnia, cit., 229-230<br />

e nota 1.<br />

63


64 Capitolo primo<br />

di vita del giovane chierico. Ritorna regolarmente la preghiera, collocata nelle<br />

domeniche, “alla SS. Trinità per tutti gli eretici ed infedeli” 132 .<br />

La vita quotidiana del seminarista diventa spazio di crescita spirituale non<br />

soltanto nel tempo dedicato alla preghiera e nell’impegno ascetico, ma anche<br />

nello studio, con un percorso che va affi nandosi col passare del tempo 133 . Ci<br />

si può sorprendere invece per la totale assenza di riferimenti alla propria situazione<br />

di salute e ai disagi attraversati. Eppure proprio dal 1883, l’anno dei<br />

primi propositi scritti, emergono le forme di svenimenti e sonnambulismo<br />

più sopra descritte: ma non se ne accenna, neanche come di situazioni da<br />

offrire in qualche modo a Dio.<br />

In sintesi, possiamo individuare nel giovane <strong>Conforti</strong> una fi sionomia spirituale<br />

molto classica e solida, tipica dei seminari dell’Ottocento. All’impegno<br />

ascetico attento e talvolta scrupoloso si unisce una devozione più affettiva,<br />

alimentata al Sacro Cuore, alla fi gura di Maria, allo stile alfonsiano di “amar<br />

Gesù Cristo”. L’eucaristia è ancora molto adorata, ma relativamente poco ricevuta,<br />

pur con i passi avanti dell’antigiansenismo del tempo. Letture ed esercizi<br />

spirituali abituano a una meditazione regolare, a una verifi ca costante tramite<br />

gli “esami” quotidiani, settimanali e mensili. Lo stesso Alfonso De’ Liguori<br />

imposta i suoi trattati come degli “esercizi” molto ben strutturati 134 . Il senso<br />

di Dio viene letto con le categorie della “gloria” e dell’amore. Il rapporto con i<br />

confratelli è improntato a mitezza e benevolenza, quasi una moderata nobiltà<br />

spirituale. L’esigenza muratoriana della “regolata devozione” è integrata a livello<br />

di senso della misura, ma superata da una connotazione meno intellettuale e<br />

più affettiva 135 . Probabilmente le più profonde esigenze spirituali e psicologiche<br />

di <strong>Conforti</strong> trovavano in questa proposta un’ampia soddisfazione, pur dando<br />

un’impronta un poco rigida e compressa al comportamento esteriore, o questa<br />

è l’impressione che ne ricava un lettore del XXI secolo. Il giovane seminarista<br />

non aveva probabilmente bisogno d’altro per crescere e sviluppare le intuizioni<br />

personali, che di una base solida con sicurezza garantita. Se si può ipotizzare<br />

che l’assenza dai propositi di riferimenti al proprio stato di salute sia sintomo<br />

di una sorta di rimozione, non patologica e spiegabilissima, è indubbio che<br />

132 Propositi nn. 15, 49 e 119.<br />

133 Propositi nn. 33, 68 e 138. Si veda ancora il commento di E. FERRO in Pagine, cit., 29.<br />

134 Le Glorie di Maria sono formate da capitoli divisi in due “punti”, seguiti da un “esempio”<br />

e conclusi con una “preghiera”: un preciso e regolare allenamento alla meditazione. Si<br />

veda anche la chiara esposizione della struttura spirituale nell’ampio capitolo 8 della Pratica<br />

di amare Gesù Cristo.<br />

135 Cfr. LIGUORI, Le glorie di Maria, cit., I, 314.


Formazione e anni giovanili<br />

questa struttura spirituale abbia giovato al <strong>Conforti</strong> nel continuare il proprio<br />

cammino nonostante (e attraverso) la crisi psicofi sica della prima giovinezza,<br />

e nel progettare un disegno che andava al di là delle mura del seminario e dei<br />

confi ni della pur ampia diocesi parmense 136 .<br />

L’intuizione missionaria<br />

In una lettera all’amico don Giuseppe Venturini 137 , con il quale <strong>Conforti</strong><br />

intrattenne un epistolario piuttosto frequente nei primi anni di sacerdozio, si<br />

ha un primo cenno documentato a un progetto di ampio respiro: “I disegni<br />

che da tanto tempo vagheggio”. Siamo nel settembre 1889, a un anno esatto<br />

dall’ordinazione sacerdotale 138 . Si tratta, come è evidente dal contesto e da<br />

molti accenni di questo periodo, dell’idea missionaria.<br />

Quando e come <strong>Conforti</strong> percepì la sua intuizione missionaria? Bonardi,<br />

collaboratore diretto del suo fondatore per molti anni, forse partendo da ricordi<br />

e conversazioni raccolte di prima mano, colloca l’innamoramento per<br />

le missioni nell’anno della terza ginnasiale, dunque attorno al 1878-1879,<br />

in occasione della lettura della biografi a illustrata del Saverio 139 . Un’altra testimonianza<br />

collega l’intuizione missionaria a una visita all’Istituto di San<br />

Calogero a Milano 140 :<br />

Ricordo che una volta mi confi dava tutta la commozione da lui provata in una visita<br />

che fece per la prima volta all’Istituto delle Missioni di S. Calogero in Milano, dove<br />

leggendo nella cappella i nomi dei missionarii di quel Seminario sacrifi catisi nelle<br />

136 È significativo il giudizio dato da Germain LIÉVIN, Alphonse de Liguori, in DSpir I,<br />

Paris 1937, 357-389: Alfonso scrive come un missionario, scrive come predica le sue missioni.<br />

137 Su G. Venturini si ricordi quanto detto alla nota 67.<br />

138 La lettera è scritta a Carignano, l’11 settembre.<br />

139 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 27. In LUCA, Sono tutti, 27-28 si colloca questa lettura nell’anno<br />

della IV ginnasio. Più semplicemente, in VANZIN, Pastore, 59 si parla di “studente ginnasiale”.<br />

140 Per notizie sull’Istituto delle Missioni Estere di Milano (in seguito noto come PIME)<br />

si vedano: Armando RIZZA, in DIP, V, Roma 1978, 142-144; Domenico COLOMBO, in DIP<br />

VII, Roma 1983, 93-96 (con annessa bibliografia). Su quello che è stato l’apporto di p.<br />

Paolo Manna alla trasformazione del “Seminario lombardo” in Pontificio Istituto Missioni<br />

Estere informa bene Giuseppe BUTTURINI, Le missioni cattoliche in Cina tra le due guerre<br />

mondiali. Osservazioni sul metodo moderno di evangelizzazione di p. Paolo Manna, Bologna<br />

1998, 26.<br />

65


66 Capitolo primo<br />

terre degli infedeli, disse che provò tale desiderio di farsi missionario che avrebbe<br />

rinunciato magari a tutto pur di assecondare questa sua ardente vocazione 141 .<br />

Non è possibile collocare nel tempo questa visita a San Calogero, e pare<br />

diffi cile che sia avvenuta prima o contemporaneamente all’esperienza della<br />

lettura della biografi a del Saverio. Chi ha esperienza di queste intuizioni che<br />

segnano una vita, sa che si tratta di momenti nativi, o, per usare un termine<br />

dell’estetica di Jacques Maritain 142 , di “intuizioni creative” insieme semplici<br />

e germinali, cariche di aspettative e di utopie, capaci di inalveare energie personali<br />

intense, ma anche di nascere, scomparire, riaffi orare come fi umi carsici<br />

che tornano alla luce grazie ai più svariati e occasionali stimoli. Quel che è<br />

certo è che la fi gura di Francesco Saverio accompagnerà per sempre il <strong>Conforti</strong><br />

nella realizzazione del suo progetto, e che d’altra parte l’istituzione che<br />

vedrà la luce a Parma avrà notevoli punti in comune, almeno all’inizio, con il<br />

seminario lombardo per i sacerdoti che si volevano dedicare alla missione ad<br />

gentes, salvo poi distinguersi nella successiva evoluzione delle due realtà.<br />

Dunque, un innamoramento adolescenziale per la vita missionaria,<br />

come poteva scattare in una percentuale piuttosto elevata di alunni dei<br />

seminari ottocenteschi, dove cresceva la diffusione di una letteratura<br />

missionario-avventurosa, espressione dello slancio popolare nella Chiesa<br />

cattolica europea verso il sostegno alle missioni estere 143 . Ma il chierico<br />

141 Testo di don Riccardo Varesi del 1940, in Testimonianze 3, 172. Pronunciato pure nel<br />

1941 in Summarium, 185.<br />

142 Jacques MARITAIN, L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia, Brescia 1983 (prima<br />

edizione, in inglese, nel 1953; prima traduzione in italiano, nel 1957).<br />

143 VANZIN, Pastore, 61-62 sintetizza con la sua nota maestria tutto un mondo e scrive:<br />

“Guido legge con avidità le pagine della storia o della cronaca delle Missioni. Sono gli anni<br />

in cui infieriscono ad intermittenza le persecuzioni in Cina, nel Tonkino, nell’Annam, nella<br />

Cocincina e in altri paesi di missione. Gli echi della sanguinosa lotta giungono nei seminari<br />

attraverso i fascicoli degli ‘Annali della Propagazione della Fede’ e delle ‘Missioni Cattoliche’ di<br />

Lione tradotte in italiano dall’Istituto Missionario di Milano. Guido è uno zelatore dell’opera<br />

della Propagazione della fede e compie il suo incarico con particolare impegno. Nelle ricreazioni<br />

si parla del Clet, del Perboyre, del Vénard, di quel patriarca missionario che fu Mons.<br />

Retord, e gli spiriti si infiammano nella gioia della nuova primavera di eroismi che fermentano<br />

il mondo cristiano. Sono pure gli anni delle grandi imprese apostoliche del Massaia, del De<br />

Jacobis in Africa e delle spedizioni missionarie salesiane nell’America del Sud, capitanate dal<br />

Cagliero. Nel secolo del positivismo, del materialismo, della massoneria, quando tanti rinnegati<br />

e traditori si affannavano a spegnere scientificamente i lumi della Fede nei cuori e nei cervelli<br />

dei cattolici per riportare l’umanità alle posizioni originarie, sconsacrandola e avvilendola<br />

nella ricerca di utopistici paradisi terrestri, il Cristianesimo nasceva rigoglioso nelle lontane<br />

terre pagane, impregnato come sempre dal sangue degli apostoli. Laggiù bisognava andare<br />

per vivere la vita cristiana nella sua autentica espressione, per valorizzare le virtù personali,


Formazione e anni giovanili<br />

<strong>Conforti</strong> sembra non arrestarsi ai sogni e alle fantasie di imprese nella<br />

jungla e fra le tigri.<br />

I biografi ci attestano di due tentativi di contatto con istituti religiosi a<br />

carattere anche missionario: i gesuiti e i salesiani di don Bosco. Il primo caso<br />

conferma che l’intuizione originaria riemergeva in occasioni particolarmente<br />

propizie: durante un corso di esercizi spirituali, in IV o V ginnasiale – anni<br />

1879/1881 – il <strong>Conforti</strong> interpellò il predicatore gesuita sulla possibilità di<br />

entrare nella Compagnia per dedicarsi alle missioni tra i non cristiani, e la<br />

risposta, prima del padre predicatore e poi, sembra per iscritto, del provinciale<br />

144 , fu che la Compagnia non accettava richieste vincolate a una destinazione<br />

ministeriale precisa. Verso l’inizio del 1885, ventenne e in pieno periodo<br />

di crisi a causa della sua situazione di salute, <strong>Conforti</strong> scrisse direttamente a<br />

don Giovanni Bosco, allegando un’offerta, chiedendo preghiere per la propria<br />

vocazione e proponendosi per una delle missioni salesiane iniziate dieci anni<br />

prima 145 . Fosse non molto chiara la lettera, o fosse il torinese troppo impegnato<br />

per sbrigare tutta la corrispondenza, sta di fatto che il “prefetto di sacrestia” del<br />

per dimostrare a Cristo che la sua passione aveva ancora la forza di scardinare l’egoismo, di<br />

sublimare le esigenze della carne, di riprodurre continuamente i frutti della grazia”. A conferma<br />

di quanto detto dal Vanzin, sul chierico <strong>Conforti</strong> che si nutre della letteratura missionaria<br />

del tempo, depongono le seguenti pubblicazioni pervenute a noi, ma possedute prima da lui<br />

e poi messe a disposizione dei suoi alunni missionari con il contrassegno tuttora ben leggibile<br />

dell’antico primo timbro “Seminarium Aemilanum S. Francisci Xav. Pro Exteris Missionibus”:<br />

Scelta di lettere edificanti scritte dalle Missioni straniere, preceduta dai quadri geografici, storici…<br />

dei paesi di missioni, Milano 1825-1829, 18 voll.; Annali della propagazione della fede: raccolta<br />

delle lettere di Vescovi e dei missionarj delle missioni nei due mondi…, Parigi-Lione 1839-1926;<br />

Annali dell’Opera della S. Infanzia, Parigi 1846 e ss.; Le Missioni Cattoliche. Bullettino settimanale<br />

illustrato dell’Opera La Propagazione della Fede, Milano, anno primo 1872 e ss., con diverse<br />

annate sparse della edizione originale Les Missions Catholiques. Bulletin hebdomadaire illustré<br />

de L’Ouvre de la Propagation de la Foi, Lyon-Paris-Bruxelles 1868 e ss. Sulla medesima ideologia<br />

missionaria vigente all’epoca di <strong>Conforti</strong> chierico si vedano pure: Giovanni ZAMPETTI, Le<br />

Pontificie Opere Missionarie, in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum. 350<br />

anni a servizio delle missioni, III/2, Rom - Freiburg - Wien 1976, in particolare 415-425 e la<br />

bibliografia alle pp. 413-414; G. MARTINA, Storia della Chiesa III, cit., 122-123 e nota 92 a p.<br />

156; Josef METZLER, in Storia della Chiesa. Dalle missioni alle chiese locali (1846-1965), (Fliche<br />

– Martin, 24), Cinisello Balsamo 1990, 30-36.<br />

144 Le case gesuitiche dell’Emilia facevano parte della provincia veneta della Compagnia<br />

di Gesù. Non si dimentichi che in quel periodo la Compagnia stava riprendendo strutturazione<br />

e impegno dopo le soppressioni seguite all’unità d’<strong>Italia</strong> (G. MARTINA, Storia della<br />

Compagnia, cit., in particolare 116 nota 5).<br />

145 La prima spedizione missionaria salesiana, con don Giovanni Cagliero, fu nel 1875 in<br />

Argentina. Nel 1876 i salesiani giungono anche in Uruguay, e nel 1883 in Brasile (Ramon<br />

ALBERDI e Cosimo SEMERARO, in DIP, VIII, Roma 1988, 1699-1702).<br />

67


68 Capitolo primo<br />

Santuario dell’Ausiliatrice accanto all’oratorio di Valdocco in Torino, a nome<br />

del suo fondatore, ringraziò per l’offerta ma non fece cenno a un possibile passaggio<br />

di <strong>Conforti</strong> ai salesiani 146 .<br />

Il fi ume carsico dell’intuizione missionaria non è di fatto documentabile<br />

negli anni dal 1881 in poi: anni che corrispondono al lungo periodo della malattia<br />

di <strong>Conforti</strong>; eccettuato il contatto tentato coi salesiani. Probabilmente il<br />

chierico è preso dalla situazione precaria del suo cammino verso il sacerdozio,<br />

e a livello emotivo non può reggere a una prospettiva ancora più alta rispetto<br />

a quella, per lui già diffi cile, del raggiungimento dell’ordinazione sacerdotale.<br />

Oppure deve accettare, a livello razionale, che una persona di salute precaria<br />

non potrà mai essere ammessa a un’avventura che, a quei tempi, richiedeva<br />

una condizione psicofi sica molto robusta. Anzi, proprio l’esperienza della misteriosa<br />

malattia potrebbe aver dato al giovane chierico il motivo per rileggere<br />

la propria vocazione missionaria come impegno per formare e inviare altri<br />

nelle terre “pagane”, in una sorta di compensazione spirituale per la forzata<br />

rinuncia al sogno di partire lui stesso per lidi lontani. Si tratta, come si vede,<br />

di congetture, alla luce dell’evoluzione successiva del personaggio.<br />

Invece, nel momento in cui si sblocca la situazione critica della sospensione<br />

del percorso verso il sacerdozio, riemerge l’intuizione missionaria, ormai<br />

consolidata, quindi non più una velleità adolescenziale di avventure esotiche.<br />

A partire dalla lettera a Venturini già ricordata del settembre 1889, si possono<br />

contare almeno otto riferimenti ai “disegni vagheggiati” nel giro di due anni<br />

e mezzo circa, in gran parte contenuti in lettere e biglietti all’amico sacerdote<br />

che diviene, in certo senso, il confi dente del giovane vicerettore 147 . Si potrebbe<br />

anzi ipotizzare che proprio in questo periodo, più sereno sia a livello fi sico<br />

che nelle relazioni umane, l’intuizione creativa si trasformi in progetto vero<br />

146 La lettera del salesiano Luigi Dappert, da Torino in data 9 febbraio 1885 è esposta a<br />

Parma alle Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane, ove può essere letta nella sua versione autografa.<br />

Ne parlano FCT 6, 267; BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 29-30; CIONI, Grande, 33-34; LUCA, Sono tutti,<br />

28; VANZIN, Pastore, 63 (che dice solo di un contatto coi salesiani).<br />

147 Vedili nelle seguenti lettere a Venturini, qui indicate secondo la versione da autografo<br />

nella raccolta di FERRO, Pagine: 11 settembre 1889 (56-57); 25 dicembre 1889 (58-59); 1°<br />

aprile 1890 (60-61); 19 agosto 1891 (65-66); 5 ottobre 1891 (66-67); 28 dicembre 1891<br />

(68). Vanno inoltre tenuti presenti altri accenni espliciti: del <strong>Conforti</strong> a don Clemente Antolini,<br />

in lettera del 18 maggio 1892 (ibid., 79-81); di A. Ferrari a <strong>Conforti</strong>, nelle lettere del<br />

12 gennaio 1891 (FCT 6, 714) e del 28 novembre 1891 (FCT 6, 763); di don Giuseppe<br />

Maria Pinchetti, in lettera a <strong>Conforti</strong> dal Collegio Capranica di Roma, senza data, ma da<br />

FCT 6, 813 posta attorno all’agosto 1889. Si veda infine la lettera di <strong>Conforti</strong> a Venturini,<br />

del 26 dicembre 1892 (Pagine, 69). Tutti questi accenni al “disegno da lungo vagheggiato”<br />

sono considerati da FERRO, Pagine, 87-90.


Formazione e anni giovanili<br />

e proprio, e forse in questo contesto si potrebbe collocare il contatto con il<br />

seminario di San Calogero di cui abbiamo notizia dalla testimonianza di don<br />

Varesi più sopra riportata. Molti elementi andavano a concorrere nella direzione<br />

di una defi nizione più concreta dell’ideale: la scelta di accettare la propria<br />

condizione di salute inadatta a un ruolo missionario diretto; l’esperienza<br />

di educatore in seminario, che apriva uno scenario possibile alla propria vocazione;<br />

la percezione della consistenza dei beni che una futura eredità paterna<br />

metterà a disposizione per la realizzazione del progetto 148 . L’intensifi carsi degli<br />

accenni a questo “disegno”, nella documentazione che ci è stata conservata,<br />

dice una accelerazione dell’intenzione del <strong>Conforti</strong>, motivata dal fatto che egli<br />

vedeva una possibilità concreta di realizzazione 149 .<br />

I primi anni di sacerdozio e la realizzazione di un progetto<br />

Dal punto di vista del ministero in diocesi, l’ordinazione sacerdotale non<br />

determina per don Guido un mutamento di assetto. Continua il suo servizio<br />

di vicerettore in seminario accanto al rettore Ferrari, e seguita pure l’insegnamento<br />

ai seminaristi, del ginnasio prima, e poi del liceo 150 . Per la celebrazio-<br />

148 Rinaldo <strong>Conforti</strong> era del 1823, e quindi nell’anno dell’ordinazione del figlio aveva<br />

superato i sessantacinque anni, età, per quel tempo, indubbiamente invidiabile. Non è<br />

improbabile che lui stesso, o la madre, avessero accennato ai figli ormai adulti le condizioni<br />

dell’asse ereditario. Rinaldo <strong>Conforti</strong> morirà nel 1895.<br />

149 Potrebbe aver concorso al riaffiorare o al mantenersi del sogno missionario di <strong>Conforti</strong><br />

l’amicizia con un altro seminarista, Giovanni Porta. Diverse testimonianze di confratelli del<br />

seminario parmense di quegli anni affermano che tra <strong>Conforti</strong> e Porta ci fosse una profonda<br />

condivisione dell’ideale missionario: “Mi disse che fin dai primi anni del Seminario avevano<br />

concertato di andare missionari all’estero anzi di istituire assieme il Seminario delle Missioni”<br />

(testimonianza di don Mario Ghezzi, parroco di Trevignano di Palanzano dove Porta era<br />

sepolto, in Testimonianze 3, 74). Cfr. anche le testimonianze di: don Igino Rubini (ibid.,147);<br />

don Ferdinando Venturini (ibid., 178); don Michele Riccò (ibid., 236); altri parenti sul Porta<br />

(ibid., 249-250). Porta, compagno di camerata di <strong>Conforti</strong> nel 1883-84 e nel 1886-87 (FCT<br />

6, 919 e 931), già sofferente nel 1887 (lettera di don Giuseppe Venturini a Ferrari del 1° ottobre<br />

1887, in FCT 6, 448), morì nel luglio 1888 per una pleurite (FCT 6, 554 e 566).<br />

150 <strong>Conforti</strong> sarà per tutta la vita un “letterato”, nel senso di appassionato soprattutto di<br />

letteratura italiana e latina. Si veda la sua produzione da studente e da giovane insegnante, già<br />

citata in FCT 6, 899-913. In particolare sono molti gli accenni a Dante. Gli studenti, a distanza<br />

di anni, ricordavano la sua speciale predilezione per Dante e l’uso del commento di Giovanni<br />

Andrea Scartazzini, la cui prima edizione è del 1882. Da notare che lo Scartazzini (1837-1901,<br />

valtellinese) era pastore protestante (cfr. la testimonianza di don Lino Lesignoli, in Testimonianze<br />

3, 89). Insegnava anche religione o “apologetica” in liceo, utilizzando come manuali: Andrea<br />

FERRARI, Trattato della religione diviso in quattro parti: Dio, l’uomo, la rivelazione, la Chiesa, Fer-<br />

69


70 Capitolo primo<br />

ne quotidiana pare scegliesse con una certa frequenza la chiesa di S. Lucia,<br />

“che era una chiesa comoda per i professori del Seminario, non impegnati in<br />

Duomo” 151 . Per un certo periodo si recava nella parrocchia di Antognano, a 6<br />

km circa verso sud dal centro di Parma, per supplire nel servizio domenicale<br />

il parroco già nominato ma non ancora insediato 152 . La collaborazione con<br />

l’amico e maestro che l’aveva sostenuto negli anni diffi cili della malattia era<br />

sicuramente una solida garanzia per il <strong>Conforti</strong> stesso nelle sue incertezze, e<br />

per i superiori nel caso, che non si verifi cò, di ricadute o crisi.<br />

Secondo le abitudini del cursus honorum clericale del tempo, <strong>Conforti</strong><br />

avrebbe potuto trascorrere un certo numero di anni in questo ministero intenso,<br />

ma non troppo stressante, e metodico, per poi passare, senza bisogno<br />

di concorso, a una parrocchia di prestigio e sicurezza economica o a un canonicato<br />

della città. Invece il giovane sacerdote inizia a confrontarsi con i<br />

superiori riguardo ai suoi “disegni” missionari. E trova la decisa opposizione<br />

del vescovo Miotti 153 :<br />

Per ciò che riguarda il disegno che ti ho manifestato l’ultima volta che fosti a Parma,<br />

ben veggo di non poter riescire a nulla. Son troppo forti le opposizioni che tosto<br />

insorgerebbero anche per parte di coloro che in altis habitant,<br />

scrive a Venturini nel Natale 1889, come si è ricordato. Per di più, il suo<br />

garante, cioè il Ferrari, viene scelto come vescovo di Guastalla 154 : siamo nel<br />

rara, Tipografia Sociale Ambrosini, 1877 (il Ferrari era solo omonimo del rettore del seminario<br />

parmense ed era arciprete vicario foraneo di S. Maria Codifiume, frazione di Argenta, Diocesi<br />

di Ferrara; un esemplare di questo testo è stato recentemente individuato tra i libri appartenuti<br />

a <strong>Conforti</strong>, ed è custodito in CSCS); Enrico GIOVANNINI, La forza della verità sull’errore, ovvero<br />

Saggio di apologia cristiana offerto ai giovani studiosi italiani, Tip. Pontificia Mareggiani, Bologna<br />

1876; nonché “il Gujeau in tre volumi”, un testo che per ora non siamo riusciti ad identificare,<br />

ma ricordato nelle testimonianze di don Cesare Bizzarri, di don Riccardo Frati e di don Mario<br />

Ghezzi (Testimonianze 3, 22, 68 e 74).<br />

151 Testimonianza di mons. Enrico Triani, allora chierichetto e chierico esterno delle prime<br />

classi del ginnasio, in Testimonianze 3, 168.<br />

152 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 70; LUCA, Sono tutti, 32. Questa esperienza si può collocare tra la<br />

conclusione della reggenza del parroco Giacomo Oppici (ottobre 1889) e la successione con<br />

don Emilio Edel (fine gennaio 1890): DALL’AGLIO, Diocesi, 202. Da un’altra testimonianza,<br />

pare che avesse fatto servizio anche a Bianconese, frazione di Fontevivo, a circa 15 km da<br />

Parma, e questo può essere collocato tra il marzo 1893 e il luglio 1895 (cfr. DALL’AGLIO,<br />

ibid., 277), o anche prima, perché pare che sostituisse nelle celebrazioni festive il parroco<br />

malato: cfr. Testimonianze 2, 27.<br />

153 Lo annota molto bene F. Teodori in FCT 6, 621.<br />

154 Carlo SNIDER, L’episcopato del cardinale Andrea C. Ferrari. I: gli ultimi anni dell’Ottocento,<br />

Vicenza 1981, 61-69. Cfr. pure FCT 6, 654 e ss.


Formazione e anni giovanili<br />

giugno 1890. L’opera di consiglio e soprattutto di mediazione verso Miotti<br />

veniva meno, per la distanza geografi ca e la diversità di ruoli che ora si creavano<br />

tra <strong>Conforti</strong> e Ferrari; e sappiamo che nel giro di tre anni e mezzo il<br />

giovane prelato di Lalatta passava da Guastalla a Como, e infi ne all’arcidiocesi<br />

di Milano. Sembra che Miotti abbia chiesto a <strong>Conforti</strong> di succedere a Ferrari<br />

nella responsabilità del seminario cittadino 155 e, successivamente, nella guida<br />

del seminario di montagna di Berceto 156 . <strong>Conforti</strong> riuscì a evitare queste<br />

nomine. Anzi, nella prima parte del 1891, quindi a giochi fatti almeno per<br />

la successione di Ferrari 157 , <strong>Conforti</strong> accennava alla madre circa un progetto<br />

di voler concorrere per una parrocchia di campagna, per ragioni di salute e<br />

“in vista di un’altra meta” che era appunto la creazione di un istituto per la<br />

formazione di missionari 158 . La parrocchia secondo i biografi 159 doveva essere<br />

quella di Beduzzo, in val Parma, che però era libera nel 1888, quindi nell’anno<br />

dell’ordinazione di <strong>Conforti</strong>, e non nel 1890-91 160 . Ragioni di salute 161<br />

bloccano questo primo tentativo, ma Miotti non sembra contrario alla scelta<br />

di <strong>Conforti</strong> per il ministero pastorale diretto, e sembra che prospetti la parrocchia<br />

collinare di Collecchio, che nel maggio 1892 vede la morte del parroco<br />

don Pietro Pellegrini, in sede dal 1868 162 .<br />

155<br />

LUCA, Sono tutti, 33 e lettera a don Antolini dell’11 maggio 1891 (cfr. FERRO, Pagine,<br />

80).<br />

156<br />

VANZIN, Pastore, 112; LUCA, Sono tutti, 33.<br />

157 Diviene rettore del seminario urbano don Antonio Ghezzi. Non si sa se la proposta<br />

per Berceto venne nel 1890 o nel 1891, quando in effetti don Paolo Calzolari (che divenne<br />

parroco di Santa Maria Borgo Taschieri, in città, fino alla morte nel 1928; DALL’AGLIO,<br />

Diocesi, 170; L’Eco 1928, 5) fu sostituito da don Luigi Parenti, che ritroveremo più oltre a<br />

motivo della sua patologia psichiatrica, la quale si rivelò alcuni anni dopo e creò notevoli<br />

problemi a <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma.<br />

158 Lettera del 19 febbraio 1891 (vedila in FERRO, Pagine, 34-35).<br />

159 Si hanno queste notizie da alcuni appunti stesi dal giovane chierico Vanzin nel 1918,<br />

dopo aver ascoltato alcuni accenni dello stesso <strong>Conforti</strong>, e sono riportate in FCT 6, 803-<br />

804.<br />

160<br />

DALL’AGLIO, Diocesi, 247. Quale altra parrocchia poteva essere l’obiettivo di <strong>Conforti</strong>?<br />

Forse Bazzano, antica pieve sull’Enza, vacante dal gennaio al novembre 1891 (DALL’AGLIO,<br />

ibid., 243)? Secondo i dati successivi di un decennio ma indicativi, di MINISTERO DI GRAZIA E<br />

GIUSTIZIA E DEI CULTI. DIREZIONE GENERALE DEL FONDO PER IL CULTO, Attività e passività delle<br />

parrocchie del Regno d’<strong>Italia</strong> e sugli assegni di congrua a carico del Fondo per il Culto (dicembre<br />

1896), Roma 1897, I, 392-393 e 396-397, Beduzzo aveva un beneficio parrocchiale con<br />

un’entrata annua prevista di lire 780,80, mentre Bazzano godeva di entrate per lire 774,70.<br />

Si trattava dunque di parrocchie “povere”, con reddito inferiore al minimo previsto dalla<br />

legge, di circa 800 lire.<br />

161<br />

LUCA, Sono tutti, 33-34.<br />

162<br />

DALL’AGLIO, Diocesi, 398. La prebenda di Collecchio, secondo la relazione ministeria-<br />

71


72 Capitolo primo<br />

Il progetto nella mente di <strong>Conforti</strong> è sempre più chiaro e oggettivamente<br />

possibile: diventare parroco di una parrocchia economicamente stabile e collocata<br />

in una posizione geografi ca favorevole all’apertura di un seminario per<br />

vocazioni missionarie; il modello poteva essere Berceto o qualche noviziato<br />

e scuola di formazione di tipo religioso. Questa prospettiva viene sconvolta<br />

dalla decisione di Miotti di nominare il <strong>Conforti</strong> alla prebenda canonicale<br />

“suddiaconale” di Moletolo, istituita nel capitolo cattedrale di Parma 163 . La<br />

nomina, dell’aprile 1892 164 , era sicuramente prestigiosa, tanto più in quanto<br />

conferita a un sacerdote di 27 anni. Ma comportava l’obbligo della residenza,<br />

anche se, per inveterata consuetudine, i canonici della cattedrale erano<br />

esentati dalla maggior parte del servizio liturgico della chiesa principale di<br />

Parma, affi dato al cosiddetto Consorzio dei vivi e dei morti 165 . <strong>Conforti</strong> a<br />

questo punto era canonicamente legato alla città di Parma, e quindi avrebbe<br />

dovuto eventualmente trovare un’altra soluzione per i suoi “disegni”. Peraltro<br />

il vescovo Miotti non si peritava di suggerire, direttamente nella nomina e in<br />

maniera, diremmo, autorevole, il campo di azione per il suo zelo apostolico:<br />

“Nutriamo fi ducia che quest’Atto di Nostra particolare benevolenza varrà ad<br />

ispirarLe il santo desiderio di moltiplicare gli Alunni del Santuario, di provvedere<br />

con qualche istituzione specialmente al bene de’ giovanetti abbandonati,<br />

che fi n d’ora dovrà considerare come la sua eredità”. Dunque, canonico in<br />

città per continuare a servire il seminario, e per investire forze (e ricchezze)<br />

nel mantenere gli alunni poveri del seminario stesso 166 e in qualche istituzione<br />

le del 1897 (MINISTERO, Attività e passività, cit., 390-391), aveva una rendita parrocchiale di<br />

lire 1104,97. Non si trattava dunque di una parrocchia tra le più povere, benché non fosse<br />

neanche particolarmente dotata. Probabilmente il parroco era infermo o in pericolo di vita<br />

da tempo, il che si accorderebbe bene con le parole raccolte dal chierico Vanzin (“quando<br />

sarà vacante Collecchio, andrete là”, avrebbe detto il vescovo Miotti) e con la scansione<br />

cronologica analizzata. Cfr. anche Collecchio per l’Arciprete prof. D. Carlo Ferri, a cura di<br />

Ferruccio BOTTI, Parma 1962, 82-89.<br />

163 Il fatto che il titolo canonicale sia collegato con il nome di una parrocchia della<br />

campagna non comportava nessun servizio pastorale a Moletolo: si trattava di un antico<br />

ricordo di connessioni soprattutto di tipo fondiario (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 663-663).<br />

Un racconto forse colto dai ricordi dello stesso <strong>Conforti</strong>, ma, come sopra si diceva, da<br />

valutare con qualche legittimo dubbio quanto a precisione cronologica e geografica, sulle<br />

vicende delle candidature del <strong>Conforti</strong> a parroco e della nomina a canonico vedi: BONARDI,<br />

<strong>Conforti</strong>, 93-95.<br />

164 In FCT 6, 800 e 811-812 si possono leggere sia la lettera di Miotti sia la bolla pontifica,<br />

entrambe del 14 aprile.<br />

165 Gino MARCHI, Venerando Consorzio dei vivi e dei morti eretto nella basilica cattedrale di<br />

Parma. Note cronologiche dal sec. XIV al sec. XX, Parma 1992, 64-67.<br />

166 Sul problema del calo del reddito del seminario e del contemporaneo aumento del


Formazione e anni giovanili<br />

“per i giovanetti abbandonati”: questa seconda richiesta forse coincideva con<br />

la prima, oppure poteva collegarsi, nei progetti del vescovo, all’impegno di<br />

sostenere le recenti fondazioni in città: la stimmatina (1876) e soprattutto la<br />

salesiana (1888). Con bonaria ironia <strong>Conforti</strong>, pochi giorni dopo la nomina,<br />

così scriveva all’amico don Clemente Antolini 167 :<br />

Tutte le cose fanno il loro tempo, ed anche l’ermellino, quondam prezioso assai, ora<br />

è venuto a buon mercato, tu intanto prega per me il Signore, affi nché i miei poveri<br />

disegni, oggetto di tutte le più ardenti aspirazioni del mio cuore, e che ora sono<br />

stati sconcertati alquanto, non abbiano a rimanere in eterno nel campo sereno degli<br />

ideali.<br />

L’intuizione missionaria di <strong>Conforti</strong> sembra subire una battuta d’arresto,<br />

in una volontà precisa del superiore ecclesiastico che inalvea le energie personali<br />

e le risorse fi nanziarie (future) del suo giovane e promettente educatore<br />

in un’altra intenzionalità, ben diversa dalle missioni estere. Un anno dopo, il<br />

30 marzo 1893, il vescovo Miotti moriva, e quanto sarebbe avvenuto in seguito<br />

era un percorso assolutamente imprevedibile. Nella primavera del 1892<br />

<strong>Conforti</strong> poteva solo immaginare una quasi indefi nita continuazione del suo<br />

servizio diocesano, da educatore in seminario, e più avanti forse da funzionario<br />

della curia, in una esistenza ritmata da orari tranquilli e sempre uguali,<br />

forse utili per la sua salute, non certo per le sue aspirazioni 168 . La sua opera a<br />

favore della formazione dei chierici parmensi era apprezzata dagli alunni, che<br />

scoprivano dietro l’assoluta fedeltà ai regolamenti del loro vicerettore 169 , un<br />

numero dei seminaristi provenienti da classi sociali economicamente povere e quindi bisognosi<br />

di borse di studio mi permetto di citare MANFREDI, Vescovi, 63-71.<br />

167 Lettera del 18 maggio 1892 (cfr. FERRO, Pagine, 81-82).<br />

168 Tra le letture di questo periodo, si scopre che <strong>Conforti</strong> accosta delle “dispense del Leo<br />

Taxil” (lettera a Venturini del 29 febbraio 1888: FERRO, Pagine, 49-50). Si tratta probabilmente<br />

di un testo edito nell’anno precedente da Fiaccadori (CLIO 6635; MANFREDI, Vescovi, 287).<br />

Leo Taxil, ossia Gabriel-Antoine-Jogand Pagès, per diversi anni (dal 1885 al 1897) si spacciò<br />

per un transfuga della massoneria occulta, raccontando delle logge massoniche nefandezze<br />

d’ogni genere, che da molta stampa cattolica erano prese come attendibili. Nell’aprile 1897<br />

rivelò pubblicamente di aver costruito una gigantesca mistificazione: G. MARTINA, Storia della<br />

Chiesa III, cit., 342-343; Aldo Alessandro MOLA, Storia della massoneria italiana. Dalle origini<br />

ai nostri giorni, Milano 1992, 212-216 e 246-247.<br />

169 Nei propositi degli esercizi spirituali alla vigilia dell’ordinazione presbiterale (settembre<br />

1888), <strong>Conforti</strong> scriveva: “Veglierò con tutta attenzione perché le regole del Seminario<br />

siano puntualmente osservate, vincendo in ciò ogni natural ritrosia e umano riguardo”<br />

(FERRO, Pagine, 26, n. 144). Il ricordo di un suo deciso intervento a fronte di un “disordine<br />

73


74 Capitolo primo<br />

animo attento alle persone e sensibile alle più avanzate prospettive spirituali e<br />

pastorali della chiesa dell’Ottocento, prima fra tutte l’idea missionaria 170 .<br />

La lettura delle lettere scritte da <strong>Conforti</strong> in questi anni, in particolare a<br />

don Giuseppe Venturini e a don Clemente Antolini 171 , è rivelatrice della personalità<br />

del giovane sacerdote e delle sue quotidiane occupazioni: l’impegno<br />

in seminario con le vicende, liete e tristi, dei suoi alunni 172 ; il piccolo mondo<br />

ecclesiastico della città 173 ; le polemiche tra intransigenti e liberali, di cui il <strong>Conforti</strong><br />

si interessa in maniera partecipe e di cui volentieri riferisce al suo amico,<br />

economo spirituale nella montagna 174 . Ma soprattutto mostra una cordialità e<br />

uno spirito ironico che la riservatezza innata e rafforzata dal lavoro su sé stesso<br />

lasciava trasparire solo di fronte agli amici più cari, o alla mamma.<br />

Per chi frequenta gli scritti del <strong>Conforti</strong>, sempre molto misurati nelle<br />

espressioni e gestiti in uno stile sempre attento alle norme letterarie del tempo,<br />

colpiscono espressioni dialettali come “Boja d’un mond!” 175 o passaggi di<br />

leggera, amichevole ironia 176 . Si può certamente avanzare un’ipotesi come la<br />

seguente: <strong>Conforti</strong> era di animo molto sereno e bonariamente ironico, ma sentiva<br />

il bisogno di persone veramente fi date per esprimere questa sua struttura<br />

di personalità. Solo quando si sentiva pienamente a proprio agio esprimeva i<br />

sentimenti e l’innata vivacità, mentre in generale tendeva a tenere molto sotto<br />

controllo le espressioni emotive, probabilmente, oltre che per l’educazione<br />

morale” causato da un “decano di camerata”: testimonianza di don Mario Affolti, in Testimonianze<br />

3, 5.<br />

170 Sullo stile educativo del <strong>Conforti</strong>: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 69-75; VANZIN, Pastore, 89-92;<br />

CIONI, Grande, 53-62.<br />

171 Per avere più agevolmente un’idea complessiva di questi testi, è meglio leggerli<br />

nell’edizione di FERRO, Pagine, 41-91, che non, sparse e inframmezzate da lunghissime<br />

note, in FCT 6.<br />

172 Un’epidemia di influenza nel gennaio 1890 mieteva una vittima tra gli alunni (cfr.<br />

FERRO, Pagine, 59).<br />

173 Una visita del vescovo ai superiori del seminario nell’autunno 1887 (FERRO, Pagine,<br />

45); le celebrazioni per il giubileo di Leone XIII nel gennaio 1888 (ibid., 48); varie nomine<br />

parrocchiali (ibid., 49, 53, 54 e 65); alcune vicende del Collegio Maria Luigia, che coinvolgevano<br />

ecclesiastici ed ex ecclesiastici (ibid., 50); predicatori in città (ibid., 54-55); la salute<br />

del vescovo Miotti (ibid., 55, 69, 70 e 82).<br />

174 Una polemica contro Filippo Linati, cattolico liberale, nella lettera a Venturini del 19<br />

novembre 1887 (FERRO, Pagine, 45); una conferenza di Paganuzzi nel dicembre successivo<br />

(ibid., 46); l’alleanza tra moderati e clericali per le elezioni amministrative dell’autunno<br />

1889 (ibid., 58), un comizio di Imbriani (ibid., 60: si tratta del deputato repubblicanoradicale<br />

Matteo Renato Imbriani-Poerio, fondatore dell’associazione Pro <strong>Italia</strong> Irredenta, e<br />

naturalmente legato alla massoneria).<br />

175 Lettera a Venturini del 29 dicembre 1893 (FERRO, Pagine, 71).<br />

176 Se ne veda un elenco nelle considerazioni di FERRO, Pagine, 90-91.


Formazione e anni giovanili<br />

ricevuta, per una sorta di rispetto per l’interlocutore. È quindi pure plausibile<br />

affermare che <strong>Conforti</strong> sentisse il bisogno di avere accanto alcuni amici di<br />

cui poter avere totale fi ducia. La pertinenza di questa ipotesi come chiave di<br />

lettura di alcuni passaggi della biografi a confortiana emergerà più oltre.<br />

Spiritualità e omiletica del giovane don Guido Maria<br />

Si vorrebbero qui tracciare, quasi in forma di sintesi, alcune linee dell’assimilazione<br />

spirituale e teologica del giovane <strong>Conforti</strong>, così come emergono<br />

dai suoi scritti “pubblici”, cioè da dissertazioni oppure appunti composti per<br />

interventi oratori di vario tipo: omelie, discorsi nelle “accademie”, conferenze.<br />

Le considerazioni che verranno svolte tengono insieme i discorsi degli ultimi<br />

anni da seminarista e quelli dei primi anni sacerdotali: di fatto la vicinanza<br />

cronologica 177 e la continuità di ispirazione permettono una visione unitaria<br />

178 .<br />

Anzitutto, il “discorso sul Rosario”, che <strong>Conforti</strong> seminarista avrebbe dovuto<br />

pronunciare nella chiesa parrocchiale di Carignano nell’ottobre 1886,<br />

ma che per motivi di salute poté utilizzare solo nell’anno successivo 179 , è<br />

ricco di spunti che ricollegano a quanto stava pubblicando Leone XIII nelle<br />

sue encicliche sul rosario. Queste stesse linee, insieme culturali e pastorali,<br />

erano continuamente rilanciate dal vescovo Miotti nelle sue lettere di quegli<br />

anni 180 . Nell’impegno a diffondere la preghiera del rosario c’era una precisa<br />

lettura del presente, costruita alla luce di alcune fasi storiche del passato. San<br />

Domenico aveva ricevuto la preghiera del rosario da Maria perché fosse arma<br />

della lotta contro il grande pericolo dell’eresia albigese. Oggi, di fronte alla<br />

nuova eresia che è rappresentata dal mondo moderno e dall’ideologia liberale,<br />

bisogna riprendere in mano quest’arma, che da Domenico in avanti ha<br />

177 Il primo discorso di cui si ha notizia è quello sul rosario, che fu composto da <strong>Conforti</strong><br />

nel 1886 ma, per un attacco febbrile, non fu pronunziato nella parrocchiale di Carignano,<br />

all’inizio di ottobre di quell’anno, ma slittò all’ottobre successivo: FCT 6, 430-439.<br />

178 I testi sono raccolti nelle appendici ai diversi capitoli di FCT 6: il discorso sul Rosario,<br />

del 1886-87, alle pp. 430-439; vari discorsi sulla passione, databili tra il 1889 e il 1891, alle<br />

pp. 638-643, 698-712 e 773-776; un’omelia sul purgatorio del 1891, pp. 783-794; due<br />

discorsi sulla Propagazione della fede e sulla Sant’infanzia, pp. 842-849; un’omelia domenicale<br />

del luglio 1892, pp. 856-859; una conferenza sul “rispetto umano” pronunciata attorno<br />

al 1892-93, pp. 890-898.<br />

179 È il citato FCT 6, 430-439.<br />

180 MANFREDI, Vescovi, 502-506.<br />

75


76 Capitolo primo<br />

permesso di vincere tutte le battaglie più diffi cili, compresa Lepanto 181 e altri<br />

avvenimenti militari 182 . Questa visione, che si potrebbe chiamare la divulgazione<br />

della lettura leonina della storia, è uno dei prodotti dell’intransigenza<br />

del XIX secolo, e traspare anche nelle dissertazioni scolastiche di tipo storico,<br />

come quella su Gregorio VII, l’opera poi stampata su Leone X e il panegirico<br />

a san Bernardo degli Uberti, patrono di Parma 183 . <strong>Conforti</strong> se n’è appropriato<br />

in maniera convinta. Si può ritenere che anche la sua adesione, insieme al<br />

suo superiore Ferrari, al Terz’ordine francescano, si possa ricollegare a questa<br />

ispirazione culturale-spirituale: ricostruiamo la cristianità a partire dai grandi<br />

esempi del medioevo credente 184 . Parimenti <strong>Conforti</strong> si ritrova pienamente<br />

allineato al suo vescovo Miotti in una delle tematiche tipiche della pastorale<br />

del vescovo valtellinese: la lotta contro il rispetto umano soprattutto nei giovani,<br />

l’educazione a una testimonianza di fede coraggiosa 185 .<br />

Nei discorsi per la Settimana santa, di cui ci sono rimaste tre redazioni<br />

di varia lunghezza e a volte in parte sovrapponibili, databili tra il 1889 e il<br />

1891, si legge abbastanza chiaramente la movenza spirituale di Alfonso De’<br />

Liguori:<br />

Fedeli cristiani, qual gratitudine, quanto amore non deve in noi ridestare la vista di<br />

un Dio che per salvare e dar la vita alle sue miserabili creature, con eccesso di infi nita<br />

carità sacrifi ca se stesso in un mare di pene e di dolori? Qual animo che punto abbia<br />

sentimento di fede e tenerezza non ne ritrarrà fermi proponimenti di spendere se<br />

stesso per l’amore e il servigio di tanta bontà? 186<br />

181 Non si dimentichi che la festa della Madonna del Rosario era stata istituita da san Pio<br />

V dopo la battaglia di Lepanto. In molte parrocchie della mia diocesi la festa del Rosario è la<br />

“sagra” anche se non è la festa del titolare della chiesa, e in alcuni luoghi viene chiamata con<br />

il nome di “Madonna della vittoria” o “Vittorina”.<br />

182 Se Miotti nelle sue pastorali ripete come un ritornello “Lepanto, Temesvarre e Corfù”<br />

(MANFREDI, Vescovi, 505 nota 75), riferendosi anche alla riconquista di Timisoara del 1716 e<br />

all’assedio di Corfù (1716-1718), <strong>Conforti</strong> allude alle battaglie di Petervaradino (1716) e di<br />

Belgrado del 1718: tutti episodi bellici tra gli austriaci del principe Eugenio e i turchi nella<br />

“terza guerra turca”.<br />

183 Rispettivamente in FCT 6, 420-429, 498-513 e 524-532, con citazioni di Giuseppe<br />

De Maistre e di Pietro Balan.<br />

184 Ferrari e <strong>Conforti</strong> si iscrissero al Terz’ordine nel novembre 1887 (cfr. FCT 5, 46-47 e<br />

FCT 6, 450). Per l’impegno di Miotti per il Terz’ordine si veda in MANFREDI, Vescovi, 507-<br />

508.<br />

185 In FCT 6, 890-898 è riportata una conferenza del 1892 o 1893, forse alla “Scuola<br />

di religione” per studenti liceali: si confronti con la pastorale del gennaio 1892 intitolata<br />

“Ignominia del rispetto umano” (MANFREDI, Vescovi, 515-523).<br />

186 FCT 6, 699; anche 638 e 711.


Formazione e anni giovanili<br />

È lo schema della Pratica di amar Gesù Cristo, di alfonsiana memoria. “Vedendo<br />

Iddio che gli uomini si fan tirare da’ benefi ci, volle per mezzo de’<br />

suoi doni, cattivarli al suo amore” (cap. 1 n. 3). Pure alfonsiano, o comunque<br />

ricollegato alla grande predicazione delle missioni popolari e agli Esercizi<br />

ignaziani, è il ripetuto accostamento tra un momento della passione e alcuni<br />

dei peccati degli uomini 187 . Vi riecheggia chiaramente lo schema della celebre<br />

“canzoncina” alfonsiana: Gesù mio con dure funi 188 e, se ci si pensa, anche<br />

dell’altra, più nota Tu scendi dalle stelle, benché di carattere natalizio 189 . Va poi<br />

aggiunto che soprattutto nel più ampio discorso sulla Passione del 1890 non<br />

mancano accenni ai luoghi comuni sugli ebrei, qualifi cati come “deicidi”, ma<br />

era normale per quel tempo.<br />

I discorsi sull’Opera di propagazione della fede e sulla Sant’infanzia dicono<br />

invece la precoce e sempre viva sensibilità missionaria del giovane <strong>Conforti</strong>.<br />

Quello sull’Opera di propagazione fu poi riutilizzato per una della lettere pastorali<br />

del periodo di Ravenna 190 . In questi due discorsi 191 , come nell’articolo<br />

scritto per il centenario di Cristoforo Colombo (1892), in cui, come molti in<br />

quel periodo, si augurava l’avvio del processo di beatifi cazione del navigatore<br />

genovese 192 , ci sono alcune allusioni al celebre binomio “fede e civiltà”, che<br />

ritroveremo più avanti.<br />

Un lettore frettoloso potrebbe rimanere in parte deluso da queste poche<br />

considerazioni: in fondo, nulla di particolarmente originale emerge in <strong>Conforti</strong>.<br />

Ma questa serena assimilazione della tradizione spirituale e delle indicazioni<br />

pastorali di Leone XIII e del vescovo Miotti dicono molto di <strong>Conforti</strong>:<br />

la sua convinta obbedienza, la sua capacità di appropriarsi di ciò che era sicuro<br />

teologicamente e spiritualmente.<br />

187 Vedere tutto il lungo discorso sulla Passione di Gesù in FCT 6, 698-712.<br />

188 S. Alfonso Maria DE’ LIGUORI, Opere Ascetiche, I, Torino 1845, 531.<br />

189 Ibid., 530-531.<br />

190 FCT 6, 842-845.<br />

191 È sintomatico constatare come il <strong>Conforti</strong> pronunci questi discorsi nella chiesa gesuitica<br />

di San Rocco in Parma, ove accanto alla cappella dedicata a san Francesco Saverio esiste,<br />

dal 1656, la lapide a ricordo della scelta di questo santo a compatrono della città, in seguito<br />

all’efficacia tutelare esperimentata in una ennesima peste. Per una descrizione della coincidenza<br />

e per comprendere quanto il <strong>Conforti</strong> vivesse della devozione popolare parmigiana al<br />

Saverio si veda utilmente: Maria Ortensia BANZOLA ed Ermanno FERRO, Francesco Saverio e<br />

Parma, in Parma negli anni 11/2006. 1906: Guido M. <strong>Conforti</strong> sulle orme di Francesco Saverio,<br />

Parma 2007, 207-229.<br />

192 FCT 6, 860-862. Per comprendere il contesto cittadino, all’interno del quale il <strong>Conforti</strong><br />

elabora questo discorso al Colombo, è necessario analizzare tutta la pubblicazione Nel<br />

IV centenario della scoperta d’America. A Cristoforo Colombo. Numero unico edito per cura del<br />

Comitato Colombiano Parmense, Tipografia Vescovile Fiaccadori, Parma 1892, pp. 20.<br />

77


78 Capitolo primo<br />

Per una sintesi<br />

Gli anni giovanili di <strong>Conforti</strong> si caratterizzano indubbiamente per due<br />

passaggi di diversa, ma comunque intensa criticità. Prima la malattia, che<br />

sembra mettere in questione la chiamata al sacerdozio diocesano che pure<br />

pareva, a <strong>Conforti</strong> e al suo rettore Ferrari, molto chiara, tanto da resistere,<br />

almeno all’inizio, all’opposizione paterna. Poi l’atteggiamento negativo del<br />

vescovo Miotti alla realizzazione di un progetto missionario che ha radici antiche<br />

nell’animo del giovane chierico, e che, proprio a motivo della salute<br />

fragile, aveva già dovuto subire un adattamento: da missionario a formatore<br />

di missionari.<br />

Se è vero che il processo di crescita personale avviene proprio nella tensione<br />

tra il desiderio e la realtà, si potrebbe dire che le prove subite dal giovane <strong>Conforti</strong><br />

lo avviano a una maturità precoce. Ma l’esperienza insegna che un’eccessiva<br />

distanza tra il desiderio profondo e la realtà che si riesce a realizzare<br />

rischia di trasformarsi in frustrazione eccessiva, in rassegnazione, in una sorta<br />

di cinismo o in altre conseguenze psicologiche pesanti. Tanto più in una struttura<br />

personale indubbiamente segnata da una fragilità psicofi sica.<br />

È interessante cogliere l’espressione del <strong>Conforti</strong>, citata in precedenza: “Il<br />

campo sereno degli ideali”. Con lucidità il ventisettenne vicerettore del seminario<br />

sa distinguere il mondo dei sogni dall’impegno alla concretizzazione,<br />

anche parziale, dei progetti. Non rimuove, come intollerabile per il senso di<br />

fallimento, il progetto missionario, e neppure lo idealizza come irraggiungibile<br />

illusione di adolescente. <strong>Conforti</strong> resta nel campo dei progetti e dei tentativi,<br />

accettando di volta in volta l’attesa, l’adattamento, la proposta. Probabilmente<br />

l’esperienza dell’attraversamento della misteriosa patologia degli anni<br />

di seminario, alla fi ne positiva, ha offerto una chiave di lettura: ha dovuto<br />

attendere, ma alla fi ne è riuscito.<br />

Sicuramente ha giovato al <strong>Conforti</strong> la vicinanza di persone amiche e capaci<br />

di stemperare le tensioni, a cominciare da Ferrari 193 . La spiritualità classica<br />

193 Molto eloquente, perché riassuntiva di quanto si sta constatando, è la lettera di Ferrari<br />

al “Rev. Chierico G. M. <strong>Conforti</strong> - Casalora - da Carignano 15 settembre 1886”, riportata in<br />

FCT 6, 393-394, e di cui riproduciamo alcune righe: “Mio carissimo <strong>Conforti</strong>, mille grazie<br />

della gentilissima sua: essa mi riuscì gradita assai, ma non mi apportò quelle consolazioni<br />

che io desiderava dalle notizie di un notevole miglioramento di sua salute; però non perdo<br />

per nulla la speranza di siffatte consolazioni; le avrò da un’altra sua lettera apportatrice di<br />

più lieta novella. Per questo io prego, e vorrei essere degno tanto da ottenerle dal Signore la<br />

sospirata grazia; ma ahimé! Che non lo posso: pregheranno altri ancora, e se è espediente al<br />

bene dell’anima sua, non dubiti, non si perda d’animo”. Nonché l’altra lettera, del 20 aprile


Formazione e anni giovanili<br />

acquisita e fatta propria negli anni di seminario ha fornito le chiavi di lettura<br />

intellettuali per questi passaggi. Ma una sorta di robustezza interiore, che non<br />

è rigida ma appunto capace di attesa e adattamento, è la componente determinante,<br />

credo, della personalità interiore del <strong>Conforti</strong>. E il tirocinio umano<br />

vissuto in questi anni giovanili sarà indispensabile per superare le altre prove<br />

che attraverseranno l’esistenza del vescovo fondatore dei saveriani.<br />

1892, scritta sempre da Ferrari nel momento in cui <strong>Conforti</strong> è nominato canonico, con<br />

espliciti accenni al realizzarsi “di mie profezie” cullate da tempo; vedila in FCT 6, 800-803,<br />

e dalla quale pure stralciamo qualche riga: “Carissimo Sig. Professore, sono poco, anzi, nulla<br />

in tutto; però mi consolo che, se non altro, sono un po’ profeta. Quello infatti ch’ella mi dice<br />

nella carissima Sua di ieri, risponde perfettamente ad una mia profezia, e ritengo che altre<br />

mie profezie potranno avverarsi”.<br />

79


80 Capitolo primo<br />

La grande tenuta agricola dei <strong>Conforti</strong>,<br />

a Casalora di Ravadese, attorniata<br />

dalle terre che si perdono nell’infinito<br />

orizzonte della pianura parmense.<br />

A destra, particolare della casa in cui<br />

nacque Guido Maria, il 30 marzo 1865.<br />

Le foto sono entrambe del 1965.


Formazione e anni giovanili<br />

Papà Rinaldo <strong>Conforti</strong><br />

(Basilicanova 1823 - Casalora 1895)<br />

Mamma Antonia Adorni<br />

(Parma 1829 - 1900)<br />

Prima fotografia pervenuta di Guido Maria, diciannovenne.<br />

81


82 Capitolo primo<br />

Ravadese: la Chiesa parrocchiale, al cui fonte<br />

(foto a sinistra) venne battezzato Guido Maria<br />

nel pomeriggio del 30 marzo 1865.<br />

Foto esterno, 1920 ca.; foto interni, 1936 ca.


Formazione e anni giovanili<br />

Parma, Borgo delle Colonne n. 28:<br />

ex Oratorio di Santa Maria della Pace,<br />

oggi ridotto ad uso profano.<br />

Qui, negli anni 1873-1876,<br />

il piccolo Guido, andando a scuola<br />

dai Fratelli delle Scuole Cristiane,<br />

era solito sostare dinanzi<br />

a un grande Crocifisso.<br />

83<br />

Divenuto vescovo della città,<br />

mons. <strong>Conforti</strong> rintraccia<br />

il Crocifisso, e dopo averlo restaurato<br />

lo fa esporre sopra l’altare maggiore<br />

della Cattedrale, a ricordo del Sinodo<br />

diocesano del 1930: vi rimane fino<br />

al 22 marzo 1942, quando viene<br />

donato ai Saveriani.<br />

Questa foto documenta il Crocifisso<br />

nel Duomo di Parma, al 12 settembre<br />

1941.


84 Capitolo primo<br />

Parma - Piazza Duomo: tra la Cattedrale ed il Battistero dell’Antelami si nota l’antico edificio<br />

del Seminario maggiore, dopo i restauri voluti dal vescovo Domenico Maria Villa. G. M. <strong>Conforti</strong><br />

vi trascorre il periodo della formazione ed i primi sette anni di sacerdozio, dal 1876 al 1895.


Formazione e anni giovanili<br />

Parma - Seminario maggiore, anno scolastico 1887-1888.<br />

Il chierico Guido Maria è seduto in prima fila (sesto da destra).<br />

Parma - Seminario maggiore, anno scolastico 1888-1889: don Guido Maria neo sacerdote,<br />

vice rettore e professore di Lettere è seduto in terza fila (undicesimo da destra).<br />

85


86 Capitolo primo<br />

Maria Lucrezia<br />

Zileri Dal Verme<br />

(1839-1923),<br />

seconda fondatrice<br />

delle Orsoline<br />

Missionarie,<br />

venerabile.<br />

Eugenia Picco (1867-1921),<br />

Superiora generale delle Piccole<br />

Figlie, beata.<br />

Anna Maria Adorni<br />

(1805-1893), fondatrice<br />

delle Ancelle<br />

dell’Immacolata,<br />

Suore del Buon Pastore,<br />

venerabile.<br />

Agostino Chieppi<br />

(1830-1891),<br />

fondatore delle Piccole<br />

Figlie, venerabile.<br />

Parma - Cattedrale,<br />

sabato 22 settembre 1888:<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

è ordinato sacerdote.<br />

Nella Chiesa di Parma<br />

sono attive in quel tempo<br />

le sei personalità di spicco<br />

qui ricordate.<br />

Andrea Carlo Ferrari<br />

(1850-1921),<br />

vescovo di Guastalla,<br />

poi di Como, infine<br />

cardinale di Milano,<br />

beato.<br />

Giocondo Lorgna (1870-1928),<br />

fondatore delle Domenicane<br />

Imeldine, venerabile.


Formazione e anni giovanili<br />

Parma - Piazza Duomo: lo storico Palazzo vescovile, come appariva all’epoca di G. M. <strong>Conforti</strong><br />

Vicario generale del vescovo Francesco Magani, dal febbraio 1895 al maggio1902.<br />

87


CAPITOLO SECONDO<br />

VICARIO GENERALE DEL VESCOVO MAGANI<br />

Primi approcci con Magani e con Ledóchowski<br />

Negli anni tra il 1893 e il 1901 si colloca la fondazione e l’evoluzione<br />

del Seminario emiliano delle missioni estere, cioè del progetto missionario<br />

intuito da <strong>Conforti</strong>. Si può dire che fautore di questa attuazione sia il nuovo<br />

vescovo di Parma Francesco Magani. La svolta impressa alla vita del <strong>Conforti</strong><br />

partirà proprio dalla morte del vescovo Miotti e dalle scelte del successore,<br />

che saranno determinanti anche per la vocazione sacerdotale diocesana di<br />

<strong>Conforti</strong>.<br />

Francesco Magani, sacerdote pavese, parroco di una importante comunità<br />

cittadina ed erudito di un certo livello, fu indicato a candidato per Parma dal<br />

Ferrari 1 , allora vescovo di Como, sollecitato da Leone XIII ad avanzare delle<br />

proposte per Parma tramite l’uditore Tancredi Fausti 2 . Ferrari aveva conosciuto<br />

Magani attraverso l’Accademia di San Tommaso eretta in Parma dal vescovo<br />

Villa, di cui Magani faceva parte 3 . Ma tra la nomina pontifi cia e l’ingresso<br />

1 FCT 7, 115-116; non è dato di conoscere quali fossero gli altri tre candidati proposti<br />

dal Ferrari.<br />

2 Tancredi Fausti, di Roma (1831-1895), dopo una carriera come insegnante e funzionario<br />

in vicariato di Roma e in curia, fu promosso arcivescovo titolare dell’antica Seleucia,<br />

e fu poi assessore del S. Uffizio (Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, VIII, a cura<br />

di Remigius RITZLER e Pirminus SEFRIN, Patavii 1978, 511; d’ora in poi solo Hierarchia<br />

Catholica). La procedura per la nomina di Magani è significativa del modo in cui Leone XIII<br />

individuava i candidati per le numerose diocesi italiane. Più che attraverso canali istituzionali,<br />

ad esempio l’arcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana o quello di Modena Carlo<br />

Borgognoni, papa Pecci raccoglieva indicazioni di persone di fiducia, come alcuni cardinali<br />

residenti in curia a Roma ma con legami in varie zone d’<strong>Italia</strong> (ad esempio Lucido Parocchi),<br />

oppure vescovi residenziali da lui nominati, e di cui aveva fiducia, come il Ferrari che da lì a<br />

pochi mesi sarebbe diventato arcivescovo a Milano.<br />

3<br />

MANFREDI, Vescovi, 154-157. Magani fu aggregato all’Accademia come socio ordinario<br />

il 1° gennaio 1882: FCT 6, 357.


90 Capitolo secondo<br />

in diocesi, Magani dovette attendere ben diciotto mesi, a motivo del ritardo<br />

dell’exequatur statale. Su questo ritardo sono state diffuse varie interessanti<br />

leggende, versione scritta di tradizioni orali dell’epoca. In realtà Magani si<br />

trovò, con un’altra ventina di arcivescovi e vescovi del tempo, tra cui, a un<br />

certo punto, anche Ferrari e soprattutto Domenico Svampa per Bologna e<br />

Giuseppe Sarto per Venezia, come “ostaggio” di una complessa trattativa sotterranea<br />

tra il governo di Giovanni Giolitti e la Santa Sede, riguardo al preteso<br />

patronato statale sulla sede patriarcale veneziana 4 ; e fu il cambio di governo,<br />

e l’avvento di Francesco Crispi alla presidenza del consiglio 5 , a determinare<br />

lo sblocco degli exequatur in cambio di una misura ecclesiastica, l’erezione<br />

della prefettura apostolica dell’Eritrea, che andava incontro alle esigenze della<br />

politica coloniale crispina 6 .<br />

Il giovane vicerettore del seminario di Parma incontrava per la prima volta<br />

Magani proprio a Como, a casa del Ferrari, nel settembre successivo. Ne<br />

abbiamo notizia in una lettera del <strong>Conforti</strong> all’amico don Venturini del 13<br />

settembre 1893: “Con grande piacere ho potuto vedere ed ossequiare Mons.<br />

Magani, che in incognito venne a trovare Mons. Ferrari. Mi ha trattato con<br />

molta benevolenza, e gratissima impressione ha prodotto in me. Preghiamo<br />

il Signore che venga presto fra noi” 7 . Altro non sappiamo del colloquio e dei<br />

successivi contatti di <strong>Conforti</strong>, di Ferrari e di altri. In quell’incontro il giovane<br />

vicerettore fece già parola del suo sogno 8 ? Che impressione ebbe Magani di<br />

4 Lo jus patronatus è il diritto di persone, famiglie, enti sia ecclesiastici che laici di intervenire<br />

nella nomina ai benefici ecclesiastici, proveniente dall’aver assicurato i beni economici<br />

necessari per questa carica ecclesiastica. Lo stato italiano presumeva che la nomina a<br />

patriarca di Venezia, un tempo soggetta allo jus patronatus della Repubblica di Venezia e<br />

successivamente del Regno Lombardo Veneto incorporato alla dinastia asburgica austriaca,<br />

fosse passato al re d’<strong>Italia</strong>, mentre la Santa Sede contestava questo diritto.<br />

5 Il cambio di ministero avvenne il 15 dicembre 1893 (cfr. M. MISSORI, Governi, alte<br />

cariche, cit., 79-82).<br />

6<br />

MANFREDI, Vescovi, 563-565. L’<strong>Italia</strong> unita si affacciò piuttosto tardi alla politica coloniale,<br />

che alla fine dell’Ottocento vedeva le nazioni europee muoversi per assicurarsi spazi<br />

di azione o punti strategici soprattutto in Africa e in Cina. Fu soprattutto Francesco Crispi<br />

(Ribera/AG 1818 – Napoli 1901), presidente del Consiglio dei ministri dall’agosto 1887 al<br />

febbraio 1891 e dal dicembre 1893 al marzo 1896, a perseguire la politica coloniale, a partire<br />

dalla base di una compagnia commerciale privata ad Assab, in Eritrea. Una striscia di alcuni<br />

chilometri di entroterra sul mar Rosso fu la prima colonia italiana, appunto l’Eritrea. Crispi<br />

riuscì ad ottenere che quest’area fosse ecclesiasticamente distaccata dal distretto missionario<br />

etiopico, allora affidato ai padri lazzaristi francesi, diventando territorio missionario autonomo<br />

affidato ai cappuccini italiani. Cfr. E. RAGIONIERI, in Storia d’<strong>Italia</strong>. IV: dall’Unità ad<br />

oggi, Tomo 3, Torino 1976, 1767-1773 e 1821-1829.<br />

7<br />

FERRO, Pagine, 70-71.<br />

8<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 82 parla di un successivo incontro “alcuni mesi dopo”.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

<strong>Conforti</strong>? Ferrari “intercedette” per il suo ex allievo? E che ne pensava il canonico<br />

Pietro Tonarelli, ora vicario capitolare e da tempo amico ed estimatore<br />

del suo giovanissimo collega nel capitolo cattedrale?<br />

Possiamo soltanto dire che il 9 novembre il Tonarelli nominava <strong>Conforti</strong> a<br />

direttore della Pia opera della propagazione della fede per la diocesi, in sostituzione<br />

del defunto canonico Leonida Brignoli 9 . <strong>Conforti</strong> già si era impegnato<br />

nella Pia opera, soprattutto nel momento in cui a responsabile diocesano<br />

era stato nominato il Ferrari 10 , dopo un periodo di stanca dell’iniziativa 11 .<br />

Tonarelli in qualche modo confermava con una veste uffi ciale l’idea missionaria<br />

di <strong>Conforti</strong>. Più importante è poi la lettera che il <strong>Conforti</strong> stesso in data<br />

9 marzo 1894 12 inviava al cardinale Miecislao Ledóchowski 13 , prefetto della<br />

Sacra congregazione di propaganda fi de. In questa missiva egli espone dapprima,<br />

fi nalmente in maniera compiuta e cosciente, le vicende della propria<br />

vocazione missionaria:<br />

Fin dagli anni miei più verdi ho sentito sempre fortissimo trasporto a dedicarmi alle<br />

Estere Missioni e non avendo potuto assecondare questa santa inclinazione a tempo<br />

debito, per ragioni affatto indipendenti da me, ho divisato da diversi anni di fondare<br />

io stesso per l’Emilia un Seminario, destinato a questo sublimissimo scopo.<br />

Segue una sintetica descrizione dell’istituto, del suo scopo missionario, del<br />

suo riferimento a Propaganda fi de, dell’impegno a dare “regola uniforme” ai<br />

missionari che formerà e del desiderio di dedicarsi alle missioni in Asia, in<br />

riferimento al patrono san Francesco Saverio. Tra le indicazioni concrete descritte<br />

nella lettera, si dice che gli allievi, al termine del secondo corso liceale,<br />

“si decideranno, o di voler essere preti secolari ovvero di dedicarsi irrevocabil-<br />

9 FCT 7, 144-149.<br />

10 FCT 7, 146: solo per i mesi dal marzo al giugno 1890.<br />

11 Luciano SCACCAGLIA, L’opera della propagazione della fede a Parma nel secolo XIX. Il contributo<br />

del primo <strong>Conforti</strong>, Roma 1981, in particolare 119-123; per il contributo di <strong>Conforti</strong>:<br />

126-148.<br />

12 FCT 8, 89-95.<br />

13 Mieczyslaw Halka Ledóchowski (Klimontów/Sandomierz 1822 – Roma 1902), studente<br />

all’Accademia ecclesiastica di Roma, ordinato sacerdote nel 1845, dopo aver percorso<br />

la carriera diplomatica a Lisbona, in America Latina e come nunzio a Bruxelles, divenne<br />

arcivescovo di Gniezno e Poznan, allora appartenenti al Regno di Prussia, nel 1865. Si scontrò<br />

con il Governo prussiano di Bismarck durante il Kulturkampf e fu arrestato nel 1874.<br />

Cardinale nel 1875, l’anno successivo venne chiamato a Roma, dove visse da arcivescovo in<br />

esilio fino al 1886, quando si dimise dalla sede arcivescovile. Rimase a Roma e nel 1892 fu<br />

nominato prefetto di Propaganda fide. Cfr. EncIt 20, Roma 1933, 727 e Silvio FURLANI, in<br />

Enciclopedia Cattolica 7, Città del Vaticano 1951, 1016-1017 (d’ora in poi solo EC).<br />

91


92 Capitolo secondo<br />

mente alle Missioni”, e nel primo caso sarebbero passati al Seminario maggiore<br />

diocesano; inoltre, “l’istituto frequenterà da principio, per mancanza di<br />

personale insegnante, le scuole del Seminario Vescovile”.<br />

È evidente che prima di avanzare questa proposta al prefetto di Propaganda,<br />

<strong>Conforti</strong> deve aver avuto il benestare del vescovo nominato di Parma,<br />

che accoglieva pienamente l’intuizione missionaria del suo giovane canonico<br />

con tale decisione che, di fatto, capovolgeva le indicazioni del predecessore al<br />

<strong>Conforti</strong> 14 .<br />

Sappiamo da una lettera a Ferrari del 1° maggio 1894 15 , che <strong>Conforti</strong> riceve<br />

notizia dell’approvazione del Ledóchowski in missiva pervenutagli tramite<br />

il Tonarelli, il quale si recava a Roma per questioni inerenti al governo<br />

provvisorio diocesano. Dunque anche il vicario capitolare approvava i passi<br />

verso Propaganda 16 , mentre il Ferrari, pur al corrente dei desideri missionari<br />

di <strong>Conforti</strong>, fu informato dalla nuova situazione dopo il benestare di Ledóchowski.<br />

La prima sede della fondazione confortiana, in Borgo del Leon d’Oro, a<br />

pochi passi da cattedrale e seminario, fu acquistata tra il 24 aprile 17 e il di-<br />

14 Fonte primaria per conoscere la strategia e i tempi nei quali il <strong>Conforti</strong> diede corpo al<br />

suo progetto missionario sono i “Cenni storici”, venti scritti che il fondatore dei saveriani<br />

elaborò e pubblicò per Vita nostra, bollettino interno all’Istituto da lui avviato, e editati<br />

negli anni 1918-1921. In essi lo scrivente narra, a distanza oltre ventennale e quindi con il<br />

solo supporto della memoria e di qualche documento, la storia dell’istituzione missionaria<br />

parmense da lui realizzata. Recentemente sono stati pubblicati, in versione elaborata sugli<br />

autografi, da FERRO, Pagine, 369-412; qui si citeranno secondo questa edizione. In questi<br />

scritti <strong>Conforti</strong> prima racconta dei suoi approcci verso il card. Ledóchowski, e afferma che<br />

“si recò [a Pavia] poco dopo aver scritta la surriferita lettera a Propaganda, per ottenere<br />

anche il beneplacito e la benedizione dell’illustre Presule. Monsignore udì con piacere e vivo<br />

interessamento l’esposizione del progetto, ebbe parole incoraggianti per l’opera e pochi giorni<br />

dopo rinnovava anche per lettera al Can. <strong>Conforti</strong> l’espressione della sua compiacenza”<br />

(FERRO, Pagine, 374-375). Purtroppo questa lettera non ci è stata tramandata, altrimenti<br />

potremmo avere la certezza se i ricordi di <strong>Conforti</strong> riportano l’esatta successione dei contatti.<br />

Personalmente ritengo che un consenso almeno di massima, anche a voce, del Magani fosse<br />

necessario prima di “fare dei passi” presso Propaganda. Si tenga conto che il <strong>Conforti</strong>, più<br />

avanti nello stesso primo brano dei “Cenni storici”, anticipa di un anno la data della prima<br />

lettera sua a Ledóchowski (FERRO, Pagine, 371).<br />

15 FCT 8, 108-111.<br />

16 Anzi, possiamo attribuire all’intervento personale di Tonarelli, che doveva avere appoggi<br />

e conoscenze in curia romana, l’immediata approvazione da parte di Ledóchowski del<br />

progetto descrittogli dal <strong>Conforti</strong>.<br />

17 È la data della risposta di Ledóchowski a <strong>Conforti</strong>: può essere letta in FCT 8, 94 nota<br />

62.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

cembre 1894 18 , data di una successiva lettera di <strong>Conforti</strong> al prefetto di Propaganda<br />

19 . Dunque, <strong>Conforti</strong> agisce nei mesi di attesa dell’exequatur di Magani,<br />

sicuramente con pieno appoggio sia del vescovo nominato 20 che del vicario<br />

capitolare.<br />

Nella vicenda Tonarelli<br />

Proprio i due personaggi che sembrano concordi nell’appoggiare il progetto<br />

missionario confortiano, provocano, nei loro rapporti, una repentina svolta<br />

che sarà determinante per il destino ecclesiale dello stesso <strong>Conforti</strong>.<br />

Le vicende della controversia per l’eredità Ortalli sono state tante volte<br />

raccontate e discusse 21 , e non sembra il caso in questa sede di dilungarsi più<br />

di tanto. I fatti sono noti 22 . Un ricco e religioso possidente di Parma, Mattia<br />

Ortalli, fi gura importante del movimento cattolico cittadino, morendo nel<br />

1889 aveva lasciato in eredità al vescovo Miotti un cospicuo patrimonio di<br />

beni mobili e immobili, per il sostegno economico della diocesi e in particolare<br />

perché fossero incrementate le entrate del seminario. In realtà i beni<br />

Ortalli erano intestati a favore della diocesi, ma la mancanza di una defi nita<br />

legislazione sui beni ecclesiastici, il timore di incameramenti da parte dei governi<br />

della sinistra anticlericale e il tentativo di evitare le tassazioni spingevano<br />

le chiese italiane a quelle che sarebbero state defi nite “frodi pie”: intestazioni<br />

fi ttizie, eredità fi duciarie e così via. In questo caso, la scelta era appunto quella<br />

18 Le ricevute d’affitto della casa acquistata, in cui erano ancora alloggiati alcuni inquilini,<br />

datano dal 1° novembre 1894 al 1° aprile 1895, e ci sono pervenute, controfirmate dal<br />

<strong>Conforti</strong>, in un piccolo “Libro d’Affitto” presente tuttora tra i suoi autografi (cfr. ACSCS,<br />

alla data).<br />

19 Anche per il carteggio intercorso tra il <strong>Conforti</strong> e il prefetto il Propaganda card. M.<br />

Ledóchowski è bene fare riferimento alla versione pubblicata da FERRO, Pagine, 93-119,<br />

poiché costruita su minute e autografi; edizione che qui si citerà. Per questa lettera vedi le<br />

pp. 97-99.<br />

20 In data 27 aprile <strong>Conforti</strong> riscriveva al Ledóchowski: “Mi recherò il più presto possibile<br />

a Pavia dal Veneratissimo mio Vescovo, cui la nequizia dei tempi tiene ancor lungi dalla sua<br />

sede; gli esporrò per intero quello che ho ideato e metterò ogni cosa sotto la sua protezione”<br />

(FERRO, ibid., 96-97). Penso di poter dire che questa non sarebbe stata la prima notizia del<br />

progetto confortiano ricevuta dal Magani, che però sicuramente sarebbe stato informato<br />

nell’aprile dell’indicazione di Propaganda: “Parmi adunque che Ella debba per ora limitarsi<br />

ad aprire un Collegio lasciandogli un carattere d’istituto diocesano sotto la dipendenza<br />

dell’Ordinario” (FCT 8, 94).<br />

21 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 104-105; LUCA, Sono tutti, 41-44.<br />

22 FCT 7, 61-95; 9, 52-55 e 58-64; MANFREDI, Vescovi, 256-257.<br />

93


94 Capitolo secondo<br />

di un’intestazione a persone fi siche (il vescovo Miotti) che avrebbero dovuto<br />

assicurare non solo l’amministrazione a pro degli enti ecclesiastici, ma anche<br />

la trasmissione ereditaria ad altre persone fi siche di fi ducia: eredità fi duciaria.<br />

Miotti aveva intestato i beni Ortalli a Ferrari, il quale, diventando vescovo,<br />

prima a Guastalla e poi a Como, aveva riconsegnato la “fi ducia” a Miotti.<br />

Questi aveva deciso di fare erede fi duciario dei “beni Ortalli” il cancelliere Tonarelli,<br />

e lo stesso era stato nominato erede dei beni personali di Miotti, con<br />

il compito di adempiere tutta una serie di legati. Nel gennaio 1893 moriva il<br />

vicario generale Giuseppe Burlenghi; nel marzo lo seguiva il vescovo Miotti.<br />

Tonarelli diventava vicario capitolare e la “fi ducia”, cioè il documento che attestava<br />

che i beni Ortalli non erano proprietà della persona fi sica intestataria<br />

ma destinati ad essere trasmessi a favore della diocesi, non si trovò più.<br />

Magani era venuto a conoscenza dell’eredità Ortalli, probabilmente da<br />

Ferrari e da altri, e si aspettava di vedersi riconsegnati i beni che erano destinati<br />

alla diocesi. Nell’ottobre 1894 Tonarelli dava le dimissioni da “delegato<br />

diocesano”. In queste settimane avvennero una serie di episodi che mostrano<br />

la spaccatura tra il nuovo vescovo e il Tonarelli. Magani, peraltro, non difettava<br />

di un carattere autoritario, e soprattutto mostrava di avere fi n dall’inizio<br />

un disegno preciso su Parma 23 : era stato inviato a riordinare la diocesi, per<br />

togliere abusi di potere e disordini in ogni direzione, dal congresso di musica<br />

sacra all’autonomia eccessiva dei religiosi…<br />

Tra l’ottobre 1894 e il gennaio 1895 partirono i classici ricorsi a Roma<br />

sulla questione: Magani scriveva lunghissime lettere al Segretario di Stato Mariano<br />

Rampolla del Tindaro, ma anche Tonarelli non mancava di appoggi in<br />

curia vaticana. La controversia, che spaccò in due il clero, soprattutto cittadino,<br />

e contribuì a formare nella psicologia dell’anziano vescovo la mentalità<br />

del complotto, si prolungò per tutto il periodo dell’episcopato Magani, fi no<br />

al 1907, con strascichi successivi.<br />

Al di là della ragione o del torto in sede giuridica – senza dimenticare che<br />

queste vicende non potevano essere defi nite davanti ai tribunali civili, perché,<br />

appunto, si trattava di “frodi pie” – mi è sembrato in altro luogo 24 di poter<br />

interpretare questa vicenda e altre che nacquero nel periodo dell’episcopato<br />

Magani come sintomi di una sorta di scontro epocale tra due visioni della<br />

chiesa diocesana. Tonarelli rappresentava una struttura capitolare-corporativa<br />

di diocesi italiana: la compagine ecclesiale, strettamente legata con la società<br />

cittadina, vede nel capitolo il punto di sintesi tra i gruppi, i notabili, le fami-<br />

23 MANFREDI, Vescovi, 566-578.<br />

24 Ibid., 257-262.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

glie aristocratiche, gli ordini clericali e religiosi; il vescovo deve trattare con<br />

il capitolo tutte le vicende, e appoggiarsi sui notabili ecclesiastici per tutto<br />

ciò che riguarda l’amministrazione diocesana. È la visione che, con profonde<br />

radici medievali, si incarna nel funzionariato capitolare cittadino del Seicento<br />

e del Settecento, in <strong>Italia</strong> come in Germania e altrove 25 , e che rispecchia in<br />

particolare la struttura sociale di una città capitale aristocratica e clericale come<br />

Parma. Magani invece è il colto, ironico e aggressivo portavoce di una visione<br />

più accentrata, episcopocentrica, della diocesi, che era contigua alla teologia<br />

ecclesiale ultramontana. Come il sommo pontefi ce è il sovrano assoluto e infallibile<br />

della compagine ecclesiale, così il vescovo, inviato del papa, è il vero<br />

centro e realtà di sintesi della diocesi, e in punta di diritto canonico è chiamato<br />

a riordinare, a togliere abusi, a fare giustizia di privilegi presunti di potentati<br />

locali, in nome di uno slancio pastorale di riconquista della società alla fede 26 .<br />

Di fatto, l’evoluzione culturale e sociale dell’<strong>Italia</strong> dell’Ottocento e Novecento,<br />

togliendo risorse economiche proprio alle collegiate, oltre che ai religiosi<br />

spesso alleati ai capitoli, e più a lungo termine innescando un processo<br />

che farà saltare la struttura oligarchica delle città-stato preunitarie, creerà le<br />

condizioni per la sconfi tta della concezione “capitolare” della diocesi. Per ora,<br />

Tonarelli è il rappresentante di una struttura ben radicata in Parma. Tutti deprecheranno<br />

i suoi atteggiamenti nei confronti del vescovo, ma molti saranno<br />

suoi alleati, e di fatto Tonarelli continuerà, con i beni Ortalli, a fi nanziare case<br />

religiose, enti di benefi cenza e tante attività ecclesiali 27 . Meno quelle dove il<br />

vescovo Magani avrà stabilito il suo pieno e assoluto controllo.<br />

Ferrari e <strong>Conforti</strong> tenteranno sempre di mediare tra i due contendenti, con<br />

25 È significativo l’interesse che la storiografia ecclesiastica europea ha dedicato ai cosiddetti<br />

Fasti, cioè ai repertori prosopografici dei notabili ecclesiastici, un’attenzione che, dopo<br />

alcune monumentali opere del XVIII secolo, ha visto una forte ripresa negli ultimi decenni;<br />

si vedano: Helmut FLACHENECKER, Il contributo di “Germania Sacra” alla storia delle diocesi<br />

tedesche; Bernard ANDENMATTEN, L’“Helvetia Sacra” et l’historiographie diocésaine en Suisse;<br />

Hèlén MILLET, Les “Fasti ecclesiae gallicanae”; Diana E. GREENWAY, Fasti ecclesiae anglicanae,<br />

in Storia della Chiesa in Europa. Tra ordinamento politico-amministrativo e strutture ecclesiastiche,<br />

a cura di Luciano VACCARO, Brescia 2005, 551-92.<br />

26 Su questo orientamento “accentratore”, vissuto con diverse sfumature ad esempio dagli<br />

stessi Giovanni Battista Scalabrini e Geremia Bonomelli, sarebbero interessanti ulteriori scandagli;<br />

cenni in Alberto MONTICONE, L’episcopato italiano dall’unità al concilio vaticano II, in<br />

Clero e società nell’<strong>Italia</strong> contemporanea, a cura di Mario ROSA, Roma-Bari 1992, 262-275.<br />

27 Compreso L’Avvenire d’<strong>Italia</strong>, quotidiano cattolico di un certo spicco, voluto dall’arcivescovo<br />

D. Svampa e dal conte Giovanni Grosoli, con sede a Bologna ma diffuso in tutto<br />

il nord <strong>Italia</strong>: Enrico LUCATELLO, in EC 2, Città del Vaticano 1949, 558-559; Alessandro<br />

ALBERTAZZI, Il cardinale Svampa e i cattolici bolognesi (1894-1907), Brescia 1971, 67-93.<br />

95


96 Capitolo secondo<br />

nessun risultato 28 . Ma quel che più conta è che lo scontro Magani-Tonarelli<br />

porterà <strong>Conforti</strong> a essere vicario generale della diocesi. Il 10 ottobre 1894,<br />

come sopra si diceva, Tonarelli dà le dimissioni da delegato vescovile, nomina<br />

che aveva ricevuto da Magani venti giorni prima 29 . L’8 gennaio 1895 Magani<br />

nomina <strong>Conforti</strong> suo delegato “ad instar vicarii generalis” 30 , obbligandolo poi<br />

a prendere i gradi accademici in teologia per poterlo nominare vicario generale<br />

a pieno titolo, cosa che avverrà il 7 marzo 1896 31 .<br />

Franco Teodori, nell’introduzione al volume che raccoglie la documentazione<br />

su queste vicende, riferisce la sorpresa per la nomina di un sacerdote così<br />

giovane, insieme a un vero “plebiscito di consensi” 32 . I biografi del <strong>Conforti</strong><br />

offrono ulteriori elementi: Bonardi afferma che Magani, pur facendo “una<br />

cosa che andava contro le venerabili tradizioni del passato”, “vedeva giusto.<br />

Tanto giusto che ben presto si accorse di quale prezioso aiuto gli era il giovane<br />

sacerdote, che seppe ben presto accattivarsi la stima e l’affetto del suo<br />

clero, senza per questo venir meno al suo dovere”. Quindi, il primo biografo<br />

tende anche a esaltare la fi gura del Magani 33 . Cioni accenna solo al fatto che<br />

“qualche vecchio avrà storto la bocca e biascicato amaro, ma la nomina fu<br />

bene accetta” 34 . Vanzin, come sempre con acutezza, approfondisce le reazioni<br />

del clero alla nomina del <strong>Conforti</strong>, sottolineando la persuasione diffusa che<br />

il giovane vicario generale avesse una spiritualità così alta da non diventare<br />

uomo di potere e di carriera 35 , e dall’altra parte, forse ampliando per induzio-<br />

28 FCT 7, 70ss.<br />

29 FCT 7, 239 e 50.<br />

30 Vedi il decreto di nomina in FCT 7, 343-345.<br />

31 FCT 7, 48-61, con tutti i riferimenti ai documenti citati; per il decreto di nomina vedi<br />

in 474-475.<br />

32 FCT 7, 51.<br />

33<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 83.<br />

34<br />

CIONI, Grande, 76.<br />

35 “Guido ha poco più di trent’anni e otto di sacerdozio ed ha asceso con rapidità eccezionale<br />

i gradi della carriera ecclesiastica fino alle soglie dell’episcopato. I suoi compagni coetanei<br />

non sono affatto sorpresi e tanto meno irritati: sanno che egli ‘non ambì tali onori, ma li<br />

subì con ripugnanza’, ‘che se ne sentiva confuso’, che egli considerava quelle nomine come<br />

‘l’initium dolorum’, e perciò ‘tutti ne furono soddisfatti perché ne riconoscevano i meriti’.<br />

Per parte sua, nel disimpegno dei diversi uffici ‘portò sempre diligenza e scrupolosità e fu<br />

accompagnato dal compiacimento del clero’ e ‘si notava in lui una grande dipendenza dal<br />

vescovo, affabilità nel modo di trattare, ed anche grande abilità nel condurre a termine pratiche<br />

difficili’, ‘così da meritare la stima e la benevolenza di tutti. Anche il suo comportamento<br />

esterno era così edificante che attirava la simpatia e l’ammirazione’. Ora, avviene in genere<br />

che i sacerdoti, come tutti gli uomini, nel contatto quotidiano col mondo degli affari, nel<br />

progressivo distacco dalle forme contenute della gioventù, divengano disinvolti, e al termine


Vicario generale del vescovo Magani<br />

ne alcuni cenni dello stesso Magani, afferma che il vescovo di origine pavese<br />

sentiva in <strong>Conforti</strong> il complemento necessario in spiritualità e contatto con<br />

la realtà che mancava a lui, studioso teorico e amante dell’erudizione 36 . Così<br />

anche Luca parla di “echi di generale soddisfazione” per quanto riguarda l’accoglienza<br />

della nomina, mentre sottolinea “l’ottima impressione” causata in<br />

Magani dai primi incontri con il giovane vicerettore 37 .<br />

Che cosa spinse effettivamente Magani a nominare a vicario generale un<br />

sacerdote di meno di 30 anni, inesperto di amministrazione e di diritto, il più<br />

giovane dei capitolari?<br />

È certo, ma anche diffi cilmente documentabile, che Magani dovesse stimare<br />

molto <strong>Conforti</strong>. Alcuni incontri, prima e dopo l’entrata uffi ciale a Parma,<br />

avranno sicuramente generato in Magani ammirazione e attenzione per<br />

questo giovane educatore animato da un nuovo e limpido slancio missionario.<br />

Ripeto, possiamo arguire tutto questo dai fatti successivi, ma in mancanza di<br />

documenti diretti, dobbiamo collocare questa stima nel campo delle esperienze<br />

individuali non misurabili con i poveri metri della storiografi a.<br />

È pure possibile, ma anche qui i documenti difettano, che qualcuno possa<br />

aver suggerito <strong>Conforti</strong> al vescovo, forse lo stesso Ferrari, che poteva così<br />

contare su un suo “agente” fedele nell’opera di appoggio e riconciliazione da<br />

compiere, pur a distanza, nella diocesi di origine.<br />

Mi si consenta però di avanzare un’ipotesi – siamo sempre nel campo del<br />

possibile, non del certo – che forse può in parte spiegare come la stima verso<br />

questo sacerdote sia diventata scelta positiva e, se vogliamo, azzardo di una<br />

nomina così importante. <strong>Conforti</strong> era canonico, probabilmente il più giovane.<br />

Tradizione voleva che i principali collaboratori del vescovo fossero cano-<br />

di qualche anno la figura del seminarista discreto, pio, dedito alla vita interiore, è sopraffatta<br />

da quella del prete dinamico, motorizzato, perennemente ingolfato nella predicazione o<br />

nella gestione del beneficio parrocchiale. Anche Guido poteva trovare nelle molteplici cure<br />

che richiedevano la sua attività, ragioni più che sufficienti per giustificare un tenore di vita<br />

esterna ad alto potenziale e un mutamento della sagoma individuale. Ma questo non si verifica<br />

affatto, né ora né mai. In mezzo al turbine del lavoro, i compagni continuano a scorgere<br />

un uomo che soltanto una leggera pinguedine differenzia dal giovane levita che hanno conosciuto<br />

in seminario; ma è sempre lui, nel gesto quasi compassato, nella parola attenuata, nella<br />

sollecitudine silenziosa, appena accentuata da qualche striatura di nervosismo. Il suo mondo<br />

interiore è sempre intatto, le sue preoccupazioni massime sono sempre quelle spirituali; è<br />

sempre e soprattutto un sacerdote” (VANZIN, Pastore, 94-95).<br />

36 VANZIN, Pastore, 96. Bisogna tuttavia ricordare che Magani non mancava di esperienza<br />

pastorale diretta, essendo stato per anni parroco di una parrocchia urbana di Pavia, e quindi<br />

l’affermazione secondo cui Magani fosse “un uomo geniale nei discorsi e forse meno abile<br />

nell’amministrazione ordinaria di un gregge” rischia di essere per lo meno semplificante.<br />

37 LUCA, Sono tutti, 38-39.<br />

97


98 Capitolo secondo<br />

nici. <strong>Conforti</strong> aveva tutte le condizioni formali per essere vicario generale,<br />

ma anche per essere completamente al di fuori da tutti i giochi di partito e<br />

da tutte le pretese egemoniche del capitolo. In altre parole, Magani forse, in<br />

un lampo del suo istinto irruento, potrebbe (potrebbe!) aver ragionato così: il<br />

vicario deve essere un capitolare? E io faccio il più giovane!<br />

Questo non signifi ca che non abbia contato anche la stima di Magani verso<br />

<strong>Conforti</strong>: anzi, proprio l’ammirazione verso il giovane vicerettore potrebbe<br />

essere stata la motivazione determinante per la decisione Però mi pare che<br />

questo possa inserirsi bene nella mentalità del Magani, incline a trovare tutte<br />

le strade per far prevalere il suo disegno di “ordinamento” accentratore. E un<br />

vicario giovane, docilissimo e inesperto di amministrazione poteva essere lo<br />

strumento più adatto in questo suo disegno, in cui l’amministrazione era lui<br />

stesso, Magani.<br />

Bisogna anche dire che il vescovo “ricompensò” <strong>Conforti</strong> soprattutto dal<br />

punto di vista del suo disegno missionario. Si riprenderanno più oltre, trattando<br />

della nuova fondazione missionaria, le scelte da parte del Magani, già<br />

sin d’ora elencabili: nel sostenere giuridicamente e moralmente il “Seminario<br />

emiliano”; nell’affi ancare a <strong>Conforti</strong> in successione due vicerettori scelti tra le<br />

fi gure più di spicco del suo giovane clero, come don Caio Rastelli e poi don<br />

Ormisda Pellegri, in un tempo di diminuzione del numero di clero; nell’approvazione<br />

diocesana delle normative della nuova istituzione, senza alcun intervento,<br />

laddove è ben nota la precisione al limite della pignoleria che Magani<br />

metteva nel controllo di ciò che riguardava il diritto canonico; nella stessa scelta<br />

di fare del nuovo Seminario missionario il “monumento a Cristo Redentore”<br />

che la diocesi di Parma avrebbe fi nanziato per l’anno santo 1900; senza parlare<br />

dell’appoggio incondizionato presso le congregazioni vaticane. Si ha la netta<br />

impressione che Magani abbia sempre un occhio di riguardo per questa nuova<br />

realtà, con un atteggiamento diametralmente opposto rispetto alla diffi denza<br />

dello stesso presule nei confronti, ad esempio, delle dame orsoline, istituto<br />

educativo ormai tre volte secolare a Parma ma che proprio in quegli anni,<br />

grazie a una superiora di grande spessore religioso e di notevole energia, madre<br />

Lucrezia Zileri Dal Verme 38 , stava ristrutturando le proprie regole 39 .<br />

38 Sulla serva di Dio madre Lucrezia Zileri Dal Verme (al secolo Drusilla) esiste una biografia<br />

dei tempi e con prefazione del <strong>Conforti</strong>: Giulio MONETTI, La Madre Maria Lucrezia<br />

Zileri Dal Verme priora generale delle Dame Orsoline parmensi del Sacro Cuore, Parma 1930<br />

(pp. XIX+583). Vedi inoltre: Edvige TAVONI, Tre secoli, tre sogni, una suora. Vita della serva di<br />

Dio Madre M. Lucrezia Zileri Dal Verme Orsolina del Sacro Cuore, Parma 1961, pp. VI+356;<br />

Paolo CALLIARI, in DIP 10, Roma 2003, 676-677.<br />

39 FCT 9, 69-82. Sulle dame orsoline si vedano: P. CALLIARI, voce Orsoline Missionarie


Vicario generale del vescovo Magani<br />

Vicario generale<br />

Dal gennaio 1895 al giugno 1902 Guido Maria <strong>Conforti</strong> ricoprì dunque,<br />

in diocesi di Parma, il ministero di collaboratore immediato e ordinario<br />

del vescovo, dapprima come “delegato ad instar vicarii generalis”, poi come<br />

“provicario generale” (23 febbraio 1895), infi ne, dopo aver dato gli esami<br />

per i gradi accademici in teologia 40 , come vicario generale a tutti gli effetti.<br />

Sembra che il suo insegnamento in seminario si sia ridotto alle ore di “religione”,<br />

una sorta di corso di apologetica, in liceo 41 , e intanto, nei primi<br />

mesi del suo nuovo ministero, si occupa della sistemazione della nuova casa<br />

missionaria in Borgo del Leon d’Oro e del “reclutamento” dei primi alunni.<br />

Di fatto, come mostra l’intreccio, anche editoriale…, di questa parte delle<br />

“Fonti <strong>Conforti</strong>ane Teodoriane”, gli anni in questione vedranno lo svolgersi<br />

parallelo dell’impegno in diocesi accanto al vescovo Magani e dei primi passi<br />

della congregazione saveriana.<br />

Quale vicario generale fu Guido Maria <strong>Conforti</strong>? Per comprendere lo stato<br />

della documentazione di questa fase del suo ministero presbiterale diocesano,<br />

del Sacro Cuore, in DIP 6, Roma 1973, 894-896; Mario SPINELLI, Sull’orlo dell’inferno. Storie<br />

delle Orsoline Missionarie del Sacro Cuore, Roma 2002, pp. 256+VIII.<br />

40 La vicenda dei gradi accademici di <strong>Conforti</strong> è descritta in FCT 7, 54-59. Un antico<br />

diritto del collegio dei protonotari apostolici de numero participantium dava a questo corpo<br />

ecclesiale, che è ancora l’ultimo avanzo della chiesa romana nella sua fase “bizantina-altomedioevale”<br />

(Paulius RABIKAUSKAS, Diplomatica pontificia. Praelectionum lineamenta, ad uso<br />

degli studenti, Roma 4 1980, 29, 56 e 88; P. RABIKAUSKAS, Die Römische Kuriale in der Päpstlichen<br />

Kanzlei, Roma 1958, 63-70), il diritto di conferire il dottorato in teologia e in diritto<br />

canonico, tramite un esame scritto e orale. Anche l’Almo Collegio Teologico Parmense aveva<br />

questo diritto, e qui sarebbe interessante capire come mai Magani e <strong>Conforti</strong> scelsero di non<br />

appoggiarsi a questo strumento più “casalingo”. Fatto sta che addirittura nell’agosto 1894<br />

<strong>Conforti</strong> scrive al collegio dei protonotarii per chiedere informazioni per conseguire la laurea<br />

in Sacra Teologia “non per sentimento di vanità, ma per un doveroso riguardo al Capitolo<br />

della Basilica cattedrale, i cui membri sono pressoché tutti laureati” (FCT 7, 54; 234-235).<br />

La data e la motivazione sono quantomeno sospette. Magani a voce gli aveva già prospettato<br />

qualcosa? La pratica resta sospesa per più di un anno, quando, nel dicembre 1895, è il<br />

decano dei protonotarii che scrive, sollecitando a <strong>Conforti</strong> una risposta sulla sua laurea. Fu<br />

così che, su ordine di Magani, nel febbraio 1896 svolge il suo esame scritto sul tema della<br />

“consustanzialità dello Spirito con Padre e il Figlio”, e all’inizio di marzo l’esame orale.<br />

41 Cfr. varie testimonianze, tra cui quella di don Ernesto Battaglia, in Testimonianze 3,<br />

196; ed anche quella di don Luigi Campanini, ibid., 209. A vicerettore gli succede don<br />

Alberto Bertogalli, ordinato nello stesso 1895, e forse lo sostituisce anche nell’insegnamento:<br />

Il seminario di Parma, cit., 127 e 164. Don Bertogalli fu poi vicerettore fino al 1903, e in<br />

seguito canonico della cattedrale.<br />

99


100 Capitolo secondo<br />

bisogna fare il punto sul ruolo che era stato assegnato al giovane canonico 42 .<br />

Generalmente, il vicario generale non scrive molto, e quindi non lascia molta<br />

documentazione diretta. Lo stesso epistolario a livello quantitativo mostra<br />

che le missive di <strong>Conforti</strong> nel suo ruolo di vicario generale sono di gran lunga<br />

meno numerose rispetto alla sua corrispondenza da vescovo 43 .<br />

Un vicario generale, secondo le abitudini non scritte di molti vescovi e<br />

di molte diocesi italiane, riceve molte persone, opera soprattutto nei colloqui,<br />

interviene a molte riunioni e offre molti pareri, soprattutto al vescovo.<br />

È dunque una sorta di Ghost Writer ma non tanto delle omelie del vescovo:<br />

peraltro il Magani non avrebbe certo richiesto l’aiuto di chicchessia, stante la<br />

sua (consapevole) qualità di oratore e di scrittore 44 . È piuttosto dietro a determinazioni,<br />

decisioni, decreti che si potrebbe intravedere, ma non provare, il<br />

consiglio e l’intervento del vicario generale. La stessa lista di documenti uffi -<br />

ciali fi rmati da <strong>Conforti</strong> per l’anno 1895, in una situazione di salute precaria<br />

42 Nel decreto di nomina a delegato vescovile, emesso dal Magani in data 8 gennaio 1895<br />

(FCT 7, 343-345), sono elencate con precisione le competenze del <strong>Conforti</strong>: corrispondenza<br />

della curia episcopale non riservata al vescovo stesso, cause, dispense e documentazioni<br />

matrimoniali, esami degli ordinandi, dei confessori, delle novizie e claustrali; assoluzione dei<br />

casi riservati, benedizione delle sacre suppellettili, invio (in assenza del vescovo) di vicari a<br />

parrocchie che ne avessero urgente bisogno (cfr. Gaetano MORONI, Dizionario di erudizione<br />

storico-ecclesiastica, 99, Venezia 1860, 16-20).<br />

43 La prima missiva come vicario generale è una notificazione ai parroci del 25 marzo<br />

1895, ed è alla pagina 84 del primo volume dell’Epistolario; la prima lettera dopo la nomina<br />

a Ravenna (21 maggio 1902) è a pagina 78 del secondo volume del medesimo Epistolario,<br />

di 304 pagine dattiloscritte comprese le lettere al Ledóchowski e tutte quelle concernenti<br />

il nuovo seminario saveriano. Solo i primi diciotto mesi da arcivescovo, producono 267<br />

pagine di dattiloscritto, e i due anni successivi (1904-1905) constano di altre 354 cartelle<br />

dattiloscritte. Facendo dei calcoli solo approssimativi ma che possono rendere l’idea, si passa<br />

da 43 fogli dattiloscritti all’anno di lettere del periodo di <strong>Conforti</strong> vicario generale, a 177<br />

per ogni anno da arcivescovo a Ravenna: un ritmo più che quadruplicato! Per questo calcolo<br />

di scritti ci si riferisce a Epistolario di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, 21 volumi dattiloscritti a cura<br />

della Postulazione Saveriana, dal 1941 in poi, con trascrizione ricavata dai testi originali<br />

pervenuti, in veste di autografi, minute o copie da originale così come oggi sono custoditi a<br />

Parma nell’archivio del Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, ove i volumi sono consultabili;<br />

d’ora in poi solo Epistolario e pagina.<br />

44 Chi volesse cimentarsi con la lettura delle noiosissime pastorali del vescovo Miotti, potrà<br />

gustare la vivacità, l’ironia, lo stile moderno delle lettere del Magani, che sanno rivestire di<br />

una forma ancora affascinante contenuti talvolta sconcertanti (come la pagina della lettera<br />

pastorale del 15 agosto 1901 che si occupa della gente che sputa in chiesa!). E bisogna anche<br />

aggiungere che lo stile del <strong>Conforti</strong>, soprattutto nella corrispondenza formale e nei documenti<br />

ufficiali, è generalmente di tradizione “puristica”, cioè riprende i canoni della prosa italiana<br />

più classica, secondo il modello della sua formazione letteraria in seminario, e quindi risulta<br />

simile a quello del Miotti. Sulle lettere pastorali cfr. MANFREDI, Vescovi, 488-490, 620.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

101<br />

del vescovo 45 , mostra con chiarezza non solo la situazione tipica del vicario<br />

generale, ma anche la scelta di Magani di accentrare il più possibile in sé gli<br />

atti di governo.<br />

Dunque ben poco ci rimane per comprendere il suo ruolo e il suo atteggiamento<br />

in quegli anni non facili della chiesa parmense. Di solito i biografi<br />

ne descrivono la mitezza e la capacità di mediare, a fronte di un superiore intransigente<br />

e rigido, fi no alla ripresa della tipica immagine biblico-clericale di<br />

Davide che con la sua arpa addolcisce l’ira di Saul. Le testimonianze, raccolte<br />

peraltro a distanza di diversi anni, parlano del <strong>Conforti</strong> come del “vicario delle<br />

grazie”, e pare che queste immagini provenissero dalle battute scherzose dello<br />

stesso Magani 46 . Bonardi parla di equanimità, equilibrio e inviolata riverenza<br />

al vescovo, ma deve ammettere che <strong>Conforti</strong> “non riuscì completamente nel<br />

suo intento” 47 . Vanzin utilizza il termine “dramma nascosto”: <strong>Conforti</strong> non<br />

condivideva i modi di fare del suo vescovo, e al momento della richiesta di Pio<br />

X per il ministero di vescovo coadiutore ne parlerà nei termini più espliciti,<br />

ma con sorprendente controllo del proprio equilibrio interiore professò sempre<br />

totale docilità al suo superiore 48 . Nella questione dello scontro tra Magani<br />

e Tonarelli il Vanzin deve riconoscere il fallimento dell’azione pacifi catrice del<br />

<strong>Conforti</strong>, che in altre controversie però emergeva con una maggiore effi cacia 49 .<br />

Infi ne Augusto Luca utilizza le metafore del “barcamenarsi” e dell’“attutire i<br />

colpi”, quale azione del <strong>Conforti</strong> tra le ire e la determinazione del Magani e le<br />

reazioni dei confratelli sacerdoti e dei religiosi di Parma 50 .<br />

45 FCT 7, 52-53.<br />

46 CIONI, Grande, 120-121; si accentuano qui gli aspetti coloriti della stima del clero<br />

verso il vicario generale: “Meglio un no da mons. <strong>Conforti</strong> che un sì da mons. Magani”.<br />

Analoghi episodi in LUCA, Sono tutti, 40.<br />

47 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 104.<br />

48 “La concordia non era frutto di supina sottomissione forse per mancanza di idee proprie<br />

e di spirito di iniziativa, ma soltanto di virtù talmente affinata da non lasciar intravedere<br />

nemmeno le apparenze della reazione” (VANZIN, Pastore, 96).<br />

49 “Per questioni d’interesse materiale il clero è diviso in due fazioni ed i nemici esultano<br />

nel constatare che il fattore economico si rivela fra i preti preponderante e determinante. È<br />

quanto essi predicano da decine di anni, e non ci voleva meno di una conferma degli avversari<br />

per consolidare le loro posizioni. Monsignor <strong>Conforti</strong> interviene, e con tatto e pazienza<br />

che per lui è l’equivalente della carità, sta per raggiungere una soluzione di comune soddisfazione,<br />

quando per l’intromissione di un malevolo, tutto ritorna in alto mare. Ma in altre<br />

questioni raggiunge spesso la meta e il suo vescovo gliene dà atto, come quando gli passa il<br />

fascicolo di una causa che era stata portata a Roma e la cui sentenza conclusiva collimava con<br />

la tesi sostenuta dal <strong>Conforti</strong>; e monsignor Magani ha scritto sul frontespizio della pratica:<br />

Ut justificeris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris”: VANZIN, Pastore, 98.<br />

50 “Il buon vicario doveva barcamenarsi tra queste onde infide, conservando inalterata


102 Capitolo secondo<br />

Negli anni in cui <strong>Conforti</strong> affi anca Magani nel governo della diocesi parmense,<br />

una sequenza di tensioni e controversie animano la scena ecclesiale,<br />

soprattutto cittadina, come se la rottura con Tonarelli avesse agito da catalizzatore<br />

di nodi irrisolti, generando una sorta di reazione a catena. Le avvisaglie del<br />

clima turbolento si erano già avute con la questione del congresso di musica<br />

sacra 51 , in cui Magani si era posto come custode dell’ortodossia liturgica voluta<br />

dalla Santa Sede e aveva creato un precedente con don Carlo Maria Baratta e i<br />

salesiani, che in quel momento non vollero sollevare polemiche. L’urto con Tonarelli<br />

fece da detonatore per altre vicende: il periodico diocesano La Sveglia,<br />

già vicino al gruppo dei giovani cattolici di Giuseppe Micheli ma in tensione<br />

con gli ultra-intransigenti dell’Eco di San Tommaso, rivista dell’Accademia, fu<br />

chiuso, e il nuovo settimanale cattolico, La Provincia, fu affi dato proprio all’ala<br />

più estrema e polemica del clero intransigente 52 . La Provincia iniziò ad attaccare<br />

vari esponenti del clero e dei religiosi parmigiani, e in particolare si oppose<br />

duramente a un tentativo clerico-moderato per le elezioni amministrative cittadine<br />

del 1895 53 , con i toni dell’Albertario 54 e forse con ancor più estremismo,<br />

fi nché uno degli esponenti del movimento cattolico cittadino, il fi losofo<br />

fedeltà al suo vescovo e cercando di attutirne i colpi di maglio. In tutto il tempo in cui fu<br />

al suo fianco mons. <strong>Conforti</strong> si mostrò sempre rispettoso, fedele e filialmente affezionato al<br />

vescovo, di cui stimava l’alto intelletto e la rettitudine, anche se non poteva approvare il metodo<br />

di governo” (LUCA, Sono tutti, 44 e 40).<br />

51 La vicenda è riassunta molto bene in FCT 7, 21-30; cfr. pure MANFREDI, Vescovi, 573-<br />

574.<br />

52 Paolo TRIONFINI, Chiesa e movimento cattolico a Parma a fine Ottocento, in Parma e don<br />

Carlo Maria Baratta, salesiano. Atti del Congresso aprile 1999, Roma 2000, in particolare<br />

354-358, pagine ricavate da documenti tra le “Carte Micheli” della Biblioteca Palatina di<br />

Parma. La pubblicazione di La Sveglia cessa il 5 dicembre 1894; La provincia di Parma inizia<br />

a uscire il 5 febbraio 1895. Anche qui <strong>Conforti</strong> sembra essere impegnato in un tentativo di<br />

mediazione.<br />

53 L’espressione “clerico-moderatismo” si riferisce ad alleanze tra i cattolici e i “partiti d’ordine”<br />

(liberali moderati di centro) in occasioni elettorali amministrative (elezioni comunali o<br />

provinciali). I cattolici italiani, cui era proibito (non expedit) dalla Santa Sede partecipare alle<br />

elezioni della camera dei deputati, come atto che avrebbe implicitamente riconosciuto i “fatti<br />

compiuti” ossia l’abbattimento del potere e dell’indipendenza temporale del papa, potevano<br />

però tentare di partecipare alle elezioni amministrative. In varie città questo avveniva tramite<br />

accordi con i moderati, contro i liberali di sinistra, i radicali, i repubblicani, che portavano<br />

avanti idee spesso fortemente anticlericali.<br />

54 Don Davide Albertario (Filighera/PV 1846 – Carenno/BG 1902) fu figura discussa di<br />

giornalista cattolico intransigente, per lunghi anni leader del giornale di Milano Osservatore<br />

Cattolico, spesso in violenta polemica con i vescovi G.B. Scalabrini di Piacenza e G. Bonomelli<br />

di Cremona (cfr. Alfredo CANAVERO, in Dizionario Storico del Movimento Cattolico in<br />

<strong>Italia</strong>, 2° vol., Casale Monferrato 1982, 9-16; d’ora in poi solo DSMCI).


Vicario generale del vescovo Magani<br />

103<br />

e poeta Mansueto Tarchioni (ma il nome non corrispondeva al carattere) non<br />

prese posizione sulle colonne della liberale Gazzetta di Parma, generando una<br />

denuncia per diffamazione che fi nì in tribunale coinvolgendo Tonarelli, il salesiano<br />

Baratta e i nomi di maggior rilievo del laicato cattolico 55 . Nel frattempo il<br />

vescovo Magani interveniva anche pubblicamente contro alcune congregazioni<br />

religiose, accusate di mettere da parte i legittimi diritti dell’autorità episcopale<br />

56 . Ancora, il vescovo pretese di intervenire con un controllo canonico nei<br />

confronti dell’antica corporazione clericale del Consorzio dei vivi e dei morti,<br />

che da tempo immemorabile assicurava il servizio liturgico in cattedrale, in<br />

una fase delicatissima di controversie giuridiche, per cui gli Ospizi civili di<br />

Parma avanzarono istanza per far sottomettere il Consorzio alle leggi eversive<br />

sulle corporazioni ecclesiastiche. Il Consorzio, discretamente dotato di beni e<br />

fi no a quel momento esente dagli incameramenti delle leggi 1866-67, dovette<br />

stare in giudizio contro gli Ospizi civili, con un intervento del capitolo che<br />

però Magani osteggiò, sollevando le reazioni del clero consorziale e capitolare<br />

cittadino 57 . Altra controversia oppose il vescovo all’Almo Collegio Teologico,<br />

in cui il capo della diocesi vide l’ennesimo alleato del “nemico” Tonarelli e dei<br />

55 FCT 9, 3-21; MANFREDI, Vescovi, 578-583.<br />

56 FCT 9, 40-52 (benedettini); 84-89 (domenicani); 107-108 (stimmatini); MANFREDI,<br />

Vescovi, 585-595 (salesiani).<br />

57 Notizie e bibliografia essenziale sulla complessa vicenda: MANFREDI, Vescovi, 257, nota<br />

154. La controversia nel 1903 vide un periodo di forte dibattito, dovuto all’intervento del<br />

prefetto Domenico De Rosa (M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 541), arrivato a Parma<br />

da Benevento con una notoria e dichiarata posizione anticlericale, in un momento molto<br />

importante del dibattimento processuale, in cui intervennero Vittorio Scialoja (Torino 1856<br />

– Roma 1933, giurista, senatore dal 1904, ministro della Giustizia con Sonnino nel 1909-<br />

10 e degli Esteri nei due ministeri Nitti del 1919-1920; cfr. Emilio AL[BERTARIO], in EncIt<br />

XXXI, Roma 1936, 150-151) a favore degli Ospizi civili e l’ex ministro Bruno Chimirri<br />

(Serra S. Bruno/CZ 1842 – Amato/CZ 1917, deputato della destra moderata dal 1876<br />

al 1913, poi senatore, ministro dell’Agricoltura e poi della Giustizia nel primo governo di<br />

Antonio Di Rudinì, 1891-1892, ministro delle Finanze nel governo Giuseppe Saracco 1900-<br />

1901: Giovanni ALIBERTI, in Dizionario biografico degli <strong>Italia</strong>ni 24, Roma 1980, 781-784;<br />

d’ora in poi solo DBI) per il Consorzio. Per le fonti giornalistiche sulle vicende di quell’anno<br />

si veda Pietro BONARDI, Parma 1903: città e diocesi senza G. M. <strong>Conforti</strong>, in Parma negli anni<br />

8/2003, 67-86. Sul ruolo di <strong>Conforti</strong> nella vicenda del Consorzio ci si occuperà più oltre.<br />

Qui basti dire che la vertenza si concluse nel 1929, per quel che riguardava il rapporto tra<br />

Consorzio ed enti pubblici: i beni del Consorzio furono definitivamente acquisiti all’Ospedale<br />

maggiore di Parma, salvo alcune chiese e cappelle e una certa somma di rendita per il<br />

soddisfacimento degli oneri di culto. Nel 1930 fu formulato il nuovo statuto del Consorzio:<br />

G. MARCHI, Venerando Consorzio dei vivi e dei morti eretto nella basilica cattedrale di Parma,<br />

cit., 115-129.


104 Capitolo secondo<br />

religiosi 58 . La stessa Provincia e poi alcune lettere pastorali di Magani presero<br />

posizione contro i giovani democratici cristiani, che a Parma costituivano un<br />

gruppo numeroso, agguerrito e guidato da un leader di spicco come Giuseppe<br />

Micheli. Magani, amico di Giambattista Paganuzzi, identifi cò in Micheli uno<br />

dei suoi nemici più duri, chiedendo tra l’altro di rifi utargli la presidenza al<br />

congresso cattolico di Bologna del 1903 59 .<br />

Ho riassunto qui, in maniera non gerarchica ma secondo le modalità, appunto,<br />

di “reazione a catena” che caratterizzarono questa fase, le principali<br />

controversie che scossero il clero e il laicato cattolico parmigiano negli anni di<br />

<strong>Conforti</strong> vicario generale. Quale fu il ruolo del giovane vicario in questo intrico<br />

di tensioni? Se si esamina la documentazione riguardante queste controversie,<br />

si potrebbe concludere che l’azione mediatrice del <strong>Conforti</strong> fu sostanzialmente<br />

ineffi cace. Così, peraltro, come quella di Ferrari. Magani procedeva<br />

sulla strada dello scontro, a volte trovava persone e gruppi che tentavano di<br />

glissare e smorzare i toni, ma ben presto le tensioni erano tali da fi nire in curia<br />

romana oppure nei tribunali civili. Come si è visto più sopra, i biografi , con<br />

sfumature diverse, confermano questa prima lettura.<br />

Forse però può essere utile approfondire almeno due tra le controversie che<br />

agitarono la chiesa parmense di quegli anni, per tentare di vedere se sia possibile<br />

una maggior chiarezza sul ruolo e sull’atteggiamento del <strong>Conforti</strong>.<br />

La prima è la “madre di tutte le controversie”, cioè lo scontro tra Magani<br />

e Tonarelli. L’arcivescovo Ferrari si interpone attivamente per tentare una<br />

mediazione e un accomodamento, tra l’altro approvato dalla Congregazione<br />

vaticana per i vescovi e regolari 60 . A motivo di puntigli e di mancati incontri e<br />

chiarimenti, il tentativo del Ferrari fallisce. Da dove sappiamo queste notizie?<br />

Anche dalla continua corrispondenza tra il Ferrari e il <strong>Conforti</strong>. Apparentemente<br />

<strong>Conforti</strong> non ha nessun ruolo “uffi ciale” in questa trattativa, in realtà<br />

l’informazione continua del Ferrari lo confi gura come un fi ancheggiatore “in<br />

loco” dell’opera di mediazione, attraverso vie informali, non scritte, visite non<br />

uffi ciali. Come dire: Ferrari mette il peso della sua autorità e dell’uffi cialità,<br />

ma il lavoro di comunicazione, di contatto, di progressivo avvicinamento è<br />

svolto in gran parte da <strong>Conforti</strong> 61 .<br />

58 FCT 9, 30-39; MANFREDI, Vescovi, 165: Magani riuscì a trasformare l’Almo Collegio in<br />

Facoltà Teologica per gli studi in seminario, rimuovendo di fatto la dirigenza a lui avversa e<br />

inserendovi tutti i docenti del seminario; <strong>Conforti</strong> divenne priore del Collegio.<br />

59<br />

MANFREDI, Vescovi, 595-607.<br />

60 Si vedano i documenti citati in FCT 7, 67-95 e poi sviluppati per esteso nel volume<br />

dal Teodori.<br />

61 Ferrari a <strong>Conforti</strong>, il 25 agosto 1895: “Mons. Vescovo ne parlerà, io credo, con Lei


Vicario generale del vescovo Magani<br />

105<br />

Questa vicenda non ebbe l’esito sperato da Ferrari e <strong>Conforti</strong> 62 . Andò diversamente<br />

la controversia sorta tra le dame orsoline e il vescovo Magani,<br />

tra l’altro dopo un primo periodo di ottimi rapporti. Istituzione nobiliare<br />

educativa sorta alla fi ne del XVI secolo sotto la guida spirituale dei gesuiti,<br />

il Collegio delle dame orsoline di Parma aveva vissuto l’evoluzione tipica di<br />

analoghi “conservatori”. Scuola stimata per le fi glie della nobiltà locale, nei<br />

secoli XVIII e XIX aveva continuato il suo servizio educativo, ma al suo interno<br />

la struttura di tipo religioso senza voti solenni aveva subito i contraccolpi<br />

del mutamento sociale. La vita comune era ormai poco più che formale, e la<br />

guida spirituale dei padri gesuiti non sussisteva più a motivo della soppressio-<br />

di queste cose, ma Ella vegga di tenerlo tranquillo tranquillo (sic), che le cose si potranno<br />

aggiustare alla meglio” (FCT 7, 409). Ferrari a <strong>Conforti</strong>, il 7 dicembre 1895: “Ella vegga di<br />

parlarne con Mons. Vescovo per quel conto che credesse di farne su quanto viene esposto<br />

in questi due fogli” (FCT 7, 421). Ferrari a <strong>Conforti</strong>, il 7 aprile 1896: “Se Ella pertanto<br />

arriverà a persuadere Mons. Vescovo di chiamare il C. Tonarelli” (FCT 7, 481). <strong>Conforti</strong><br />

a Ferrari, il16 agosto 1896: “Ho proposto meco stesso non solo di non aggiunger legna al<br />

fuoco, ma ben anche di portar acqua per ispegnerlo, e questo per debito di coscienza, ma<br />

a ben poco approdano i miei sforzi” (FCT 7, 511). Cfr. anche: lettera di <strong>Conforti</strong> a Ferrari<br />

del 30 agosto 1896 (FCT 7, 533); Magani a Ferrari, il 1° settembre 1896: “Ho pregato jer<br />

sera Mons. <strong>Conforti</strong> perché cercasse di indurlo [Tonarelli] a più miti consigli” (FCT 7, 536);<br />

vedi anche FCT 7, 537 e 586, lettere di Tonarelli a Ferrari del 4 settembre e del 21 ottobre<br />

1896. Gli stessi contendenti, Magani e Tonarelli, scrivendo ad altri accennano a questo<br />

continuo lavoro di contatto svolto da <strong>Conforti</strong> (ad esempio FCT 7, 76. 87. 90 e 92). In un<br />

fondo dell’Archivio segreto vaticano recentemente reso accessibile, e che ha svelato moltissimo<br />

materiale in gran parte inedito sulla controversia Tonarelli, di cui speriamo di poter<br />

presto dar conto, è emersa una lettera di <strong>Conforti</strong> a Tonarelli del 30 dicembre 1895, in cui<br />

il giovane vicario generale comunicava all’anziano canonico: “Ho scritto, pochi giorni or<br />

sono, una lunghissima lettera all’Eminentissimo Ferrari, scongiurandolo ad interporsi presso<br />

la Sac. Congregazione dei VV. e RR. allo scopo di persuaderla della convenienza di un amichevole<br />

componimento fra la S. V. e Mons. Vescovo ed evitare le funeste conseguenze di un<br />

legale processo, che ad altro non servirebbero che ad accentuare fra noi la discordia, invece<br />

di ricondurvi la tanto sospirata pace. Ieri sera riceveva dal medesimo risposta, ed assicuravami<br />

d’aver fatto in proposito pressanti pratiche, con speranza di qualche buon risultato. Ella<br />

intanto, Monsignore, qualora vedesse di poter mettere in salvo il Suo onore, senza procedere<br />

innanzi per le vie legali, non si opponga al tentativo di un nuovo pacifico componimento,<br />

e ne avrà merito presso Dio e l’approvazione di tutti i buoni”. In attesa di approfondire la<br />

questione alla luce della nuova documentazione, si può dunque ipotizzare che sia stato <strong>Conforti</strong><br />

a suggerire al Ferrari di far intervenire la Congregazione dei vescovi e regolari, laddove<br />

la mediazione di Ferrari stesso non riusciva a ottenere che Magani accettasse il compromesso<br />

(cfr. ASV, Congr. Concist., Visite Apostoliche, b. 39).<br />

62 “Ho sofferto non poco da tutto questo insieme di cose, e se ho un conforto si è il<br />

riflesso di aver sempre seguito le orme di Chi, ben più di me, era degno d’essere ascoltato”:<br />

<strong>Conforti</strong> a Ferrari, il 15 novembre 1896 (FCT 7, 94. 555). Il riferimento è, naturalmente,<br />

al Ferrari stesso.


106 Capitolo secondo<br />

ne della Compagnia e delle successive vicende. In questa situazione di tenue<br />

sopravvivenza della vita religiosa un decreto reale del 1873 aveva dichiarato<br />

le dame orsoline “congregazione religiosa”, confi scando i beni e controllando<br />

strettamente l’ammissione di nuove dame. Nel 1884 era stata eletta priora la<br />

contessa Lucrezia Zileri, che si prefi sse il duplice obiettivo di liberare l’istituzione<br />

dal controllo statale e di restituire consistenza alla vita religiosa. Il<br />

primo obiettivo fu raggiunto nel 1898 con la vittoria presso il tribunale civile:<br />

il Collegio fu riconosciuto “istituto laicale di fondazione privata”, e quindi<br />

reso indipendente nella gestione dei beni e nella struttura interna. Assicurata<br />

l’indipendenza civile del Collegio, la madre Zileri volle rivedere le antiche<br />

regole, per fare delle dame orsoline una congregazione religiosa con i tre voti.<br />

Per lo stato, il Collegio, istituzione laicale, era distinto dalle dame in quanto<br />

persone private. La revisione delle costituzioni, condotta con competenza e<br />

prudenza anche per l’intervento del cardinale protettore 63 Camillo Mazzella 64<br />

e poi del suo successore come protettore Andrea Ferrari, si concluse con l’approvazione<br />

pontifi cia nel 1899, e con il capitolo generale che rielesse priora<br />

la madre Lucrezia nell’ottobre 1900 65 . In termini di diritto canonico, le dame<br />

orsoline non emettevano i tre voti classici, ma il voto di castità e di “perseveranza<br />

nell’istituto”, anche per evitare eventuali interventi delle leggi eversive.<br />

Questa soluzione si ricollegava alle antiche costituzioni del Collegio.<br />

Magani aveva presieduto, su delega del cardinal protettore Ferrari, il capitolo<br />

generale, e i suoi interventi erano stati molto apprezzati dalle religiose.<br />

Ma l’attenzione da parte della madre Zileri a evitare tutto ciò che pubblicamente<br />

potesse dare adito alla revoca della situazione “laicale” dell’istituto di<br />

fronte allo stato, e la consuetudine del Collegio a una certa indipendenza<br />

(com’era normale in queste strutture Ancien Régime), crearono ben presto<br />

tensioni con Magani. Le dame accettavano novizie e deliberavano vestizioni e<br />

professioni di nuove religiose senza chiedere il permesso della curia. Nell’autunno<br />

del 1901 Magani si lamentava di questo presso il padre gesuita Antonio<br />

Zamboni, che stava predicando gli esercizi spirituali alla comunità delle<br />

63 Sulla figura canonica del “cardinale protettore” di un ordine religioso: vedere Andrea<br />

BONI, in DIP 2, Roma 1975, 276-280.<br />

64 Camillo Mazzella (Vitulano/BN 1833 – Roma 1900), gemello di Ernesto che fu arcivescovo<br />

di Bari, gesuita, docente a Lione, negli Stati Uniti e alla Gregoriana (1878), dove<br />

fu prefetto generale degli studi e contribuì alla rinascita del tomismo; cardinale nel 1886, fu<br />

vescovo suburbicario di Palestrina (1897) e impegnato in varie congregazioni romane: cfr.<br />

necrologio in Civiltà Cattolica 51 (1900) fasc. 1195, 91-95; Emile AMANN, in Dictionnaire<br />

de Théologie Catholique 10, Paris 1928, 478, d’ora in poi solo DThC; Mario DE CAMILLIS,<br />

in EC 8, Roma 1952, 526-527.<br />

65 FCT 9, 69-73.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

107<br />

dame. Immediatamente la madre Zileri chiese un incontro con il vicario generale<br />

<strong>Conforti</strong>, per spiegare le ragioni di questa scelta. Da quel momento in<br />

avanti, <strong>Conforti</strong> diventa il mediatore paziente tra il vescovo e la priora. Riesce<br />

a far superare a Magani il colpo di una lettera del cardinale Girolamo Gotti 66 ,<br />

prefetto della Sacra congregazione dei vescovi e regolari, che nelle intenzioni<br />

di Roma doveva essere “esortatoria” nel chiedere al vescovo di “sospendere” gli<br />

atti pur riconosciuti legittimi di giurisdizione per evitare interventi statali, ma<br />

che Magani sentì come rimprovero e intervento ingiusto, immediatamente<br />

presumendo un complotto ordito dalla madre Zileri, dal Ferrari, dai gesuiti<br />

contro di lui 67 . Nell’aprile 1902, prima attraverso il <strong>Conforti</strong> poi per lettera,<br />

Magani, pur rivendicando il suo diritto di controllo dell’istituto, si impegna a<br />

delegare per le vestizioni e le professioni e a evitare che si facciano atti uffi ciali<br />

in curia 68 .<br />

Dallo spoglio della documentazione riguardante queste e altre controversie,<br />

raccolta minuziosamente dal Teodori nei volumi 7 e 9 della sua opera, si<br />

può confermare il giudizio espresso dai biografi del <strong>Conforti</strong>, con qualche<br />

approfondimento.<br />

Il giovane vicario generale rimane fedele all’obbedienza, non solo esteriore,<br />

al suo vescovo, e tenta di fare il possibile per mediare tra le diverse<br />

posizioni. Come Ferrari, <strong>Conforti</strong> non approva l’operato dell’ex cancelliere<br />

e vicario capitolare Tonarelli, ma neppure gli atteggiamenti virulenti de La<br />

Provincia e del suo direttore don Comelli, violento nelle polemiche e sempre<br />

in atteggiamento di difensore del vescovo perseguitato dai complotti. L’azione<br />

di <strong>Conforti</strong>, più che sui contenuti e sulle soluzioni di tipo giuridico, canonistico,<br />

è sul piano delle relazioni umane. Mantiene contatti con tutti: non<br />

66 Girolamo Maria Gotti (al secolo Antonio, carmelitano scalzo: Genova 1834 – Roma<br />

1916), preposito generale del suo ordine dal 1881 al 1892, cardinale nel 1895, fu internunzio<br />

in Brasile, prefetto della Congregazione delle indulgenze, poi dei Vescovi e regolari e<br />

successore di Ledóchowski a Propaganda fide: M. DE CAMILLIS, in EC 6, 962; Carlo Maria<br />

FIORENTINO, in DBI 58, Roma 2002, 153-155; Umberto Pietro GAMBA e Angelico CARATTI-<br />

NO, Cardinale Gerolamo Maria Gotti Carmelitano Scalzo 1834-1916. Una vita per l’Ordine,<br />

la Chiesa, le Missioni, s.l. 2008.<br />

67 Non abbiamo il testo della lettera della Congregazione dei vescovi e regolari, ma si può<br />

comunque ipotizzare che presso questo ente romano vi fosse, nei confronti del Magani, una<br />

sorta di “prevenzione”, causata dalla reazione del vescovo di Parma agli interventi della congregazione<br />

stessa riguardo alla questione Tonarelli e in particolare alla vicenda del canonico<br />

Martino Martini, coinvolto suo malgrado nelle polemiche e che Magani aveva punito con<br />

la sospensione della predicazione (cfr. FCT 9, 21-30). Magani agli interventi giurisdizionali<br />

della Congregazione dei vescovi e regolari reagiva appellandosi con lunghe lettere al segretario<br />

di Stato Rampolla e accusando il dicastero romano di essere male informato.<br />

68 FCT 9, 81.


108 Capitolo secondo<br />

solo con il suo vescovo e con Ferrari, ma anche con i canonici, con i religiosi,<br />

con gli esponenti del movimento cattolico coinvolti nelle controversie. I suoi<br />

rapporti non sono percepiti da nessuno come formali, utilitaristici o venati<br />

da ipocrisia. In altre parole: tutti sanno come la pensa e da che parte sta, ma<br />

anche che è sincero e fl essibile riguardo alle soluzioni. E che non approfi tta<br />

della sua posizione “di potere”. La descrizione più espressiva della sua fi gura<br />

viene proprio dal Magani, che lo defi nisce “un galantuomo” 69 . <strong>Conforti</strong><br />

stesso sembra distinguere nei suoi interlocutori la stima per le persone e per<br />

i ruoli ricoperti, e le scelte concrete più o meno condivisibili. Il suo vescovo,<br />

che vedeva nemici dappertutto, compresi – come si è visto per la vicenda<br />

delle dame orsoline – i suoi stimatissimi gesuiti e il cardinal Ferrari, mai ebbe<br />

nei confronti del <strong>Conforti</strong> la minima impressione di doppio gioco o di non<br />

piena sintonia.<br />

Alla luce di questi elementi bisogna cercare di chiarire quale sia stato il<br />

“dramma nascosto” del giovane vicario generale, come lo defi nisce il Vanzin.<br />

Su questo tema già ho avuto occasione di dire qualcosa altrove 70 . L’unica<br />

espressione diretta del disagio di <strong>Conforti</strong> non è di questi anni di vicario<br />

generale, ma al momento della proposta di Pio X di eleggerlo vescovo coadiutore<br />

cum jure successionis, quindi nel 1907 e dopo l’esperienza ravennate 71 .<br />

Nonostante la distanza cronologica e anche l’evoluzione dell’esperienza del<br />

<strong>Conforti</strong> – sono passati più di dodici anni dalla nomina a “delegato vescovile”,<br />

e in mezzo c’è stato il periodo di Ravenna – proviamo a ricuperare qui la<br />

lettura del rapporto tra Magani e <strong>Conforti</strong> tentata da quest’ultimo nella sua<br />

risposta a papa Sarto.<br />

<strong>Conforti</strong>, dopo le consuete proteste di inadeguatezza – in lui sicuramente<br />

sincere, ma che, possiamo dire, fan parte del genere letterario – descrive il suo<br />

punto di vista sulla sua diocesi di origine:<br />

A tutti infatti son note le condizioni attuali di questa Diocesi, piuttosto lagrimevoli,<br />

dovute in gran parte ad un sistema di governo che io non mi sento di approvare e col<br />

quale si prosegue ognora. Conosco troppo bene persone e cose per poter asserire che<br />

la mia promozione a Coadiutore di Mons. Magani non servirebbe punto a migliorare<br />

indirizzo e inutili tornerebbero all’uopo i miei buoni uffi cii, come già ebbi a sperimentare<br />

per il passato, e con me sperimentarono personaggi eminenti, di me ben più<br />

69 LUCA, Sono tutti, 40.<br />

70 MANFREDI, Vescovi, 620-624.<br />

71 FCT 15, 229-233: lettera di Pio X del 16 settembre 1907 e risposta del <strong>Conforti</strong> del<br />

18 settembre. Tanto la lettera autografa del papa quanto la minuta della risposta del <strong>Conforti</strong><br />

sono ora leggibili pure nella edizione critica riportata in Valentino SANI, Eventi e accadimenti<br />

nella inquieta Parma del 1907, in Parma negli anni 12/2007, 52-59.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

109<br />

autorevoli. Di fronte alla Diocesi, verrei soltanto a condividere una responsabilità<br />

tremenda.<br />

L’accenno a Ferrari è qui trasparente. La lettura di <strong>Conforti</strong> è quella<br />

dell’ineffi cacia della sua azione, nei confronti di un “sistema di governo” che<br />

<strong>Conforti</strong> stesso non si sente di approvare. L’espressione è generica e può signifi<br />

care molte cose. <strong>Conforti</strong> potrebbe, con queste parole, indicare la propria<br />

dissociazione dall’indirizzo accentratore di Magani, ma anche dal suo stile di<br />

relazioni con il clero, con i religiosi e con i laici. Potrebbe ancora alludere alla<br />

chiusura del gruppo dirigente della diocesi, di fatto in quel momento rappresentato<br />

da Magani, dal suo ex segretario e ora vicario generale canonico Pietro<br />

Del Soldato e dal segretario (e futuro biografo… o meglio agiografo di Magani<br />

72 ) don Enrico Grassi 73 . È indizio interessante che il <strong>Conforti</strong> nella prima<br />

minuta della lettera al papa poi ampiamente rifatta, faccia proprio riferimento<br />

a quest’ultimo aspetto:<br />

[la diocesi] poi non saprebbe comprendere la necessità di un Vescovo Coadiutore<br />

mentre Monsignor Magani, nonostante l’età avanzata, è sempre in uno stato di<br />

mente lucida e robusta, di corpo vigoroso, e per la direzione diocesana ha un Vicario<br />

Generale in età giovanissima, che gode di tutta la sua fi ducia ed abita nello stesso suo<br />

Episcopio 74 .<br />

Si noti che il vescovo Magani aveva già chiesto da tempo un coadiutore,<br />

ma sperava proprio nel Del Soldato 75 , che <strong>Conforti</strong> aveva così descritto in una<br />

lettera precedente a Ferrari:<br />

Mons. Del Soldato non sarebbe l’uomo adatto, sia perché non possiede tutte le doti<br />

che si richiederebbero, sia anche perché non gode la stima e la simpatia della grande<br />

maggioranza del Clero e del laicato. Si perpetuerebbe forse uno stato doloroso di<br />

cose. Osservo inoltre che non mi pare siavi questo bisogno, almeno per il momento,<br />

trovandosi S. E. Mons. Magani in fl orida salute 76 .<br />

72 Enrico GRASSI, Di Mons. Francesco Magani vescovo di Parma. Ricordi e rilievi, edizione<br />

fotostatica. Sulla vicenda di questa biografia, si vedano gli “schiarimenti sulla presente pubblicazione”<br />

dell’autore, Fontanellato, 3 dicembre 1957, a p. 3 dell’edizione.<br />

73 Il Del Soldato alla nomina definitiva di <strong>Conforti</strong> a Parma fu “promosso” arcidiacono<br />

del capitolo della cattedrale e protonotario apostolico, ma naturalmente non fu più vicario<br />

generale. Don E. Grassi fu insegnante in seminario e poi parroco dell’importante Priorato<br />

di Fontanellato.<br />

74 FCT 15, 231 nota 63 e V. SANI, Eventi, cit., 56.<br />

75 FCT 15, 111: <strong>Conforti</strong> a Ferrari, in data 1° marzo 1906; e parla di una proposta risalente<br />

a due anni prima.<br />

76 FCT 15, 111.


110 Capitolo secondo<br />

Proprio questa missiva a Ferrari, scritta da <strong>Conforti</strong> in tempi non sospetti,<br />

cioè un anno e mezzo prima della richiesta di Pio X, può chiarire l’idea che di<br />

Magani aveva <strong>Conforti</strong>, che parla di “usato metro a campane doppie” 77 , cioè,<br />

se l’immagine non ci svia, di un governo duro, aggressivo e rigido.<br />

Data la delicatezza e la riservatezza del <strong>Conforti</strong>, è diffi cile stabilire che cosa<br />

egli non condividesse nel governo del suo vescovo, in particolare negli anni in<br />

cui è stato vicario generale. Sicuramente, s’è detto poco sopra, non approvava<br />

i modi duri e l’atteggiamento che escludeva a priori il compromesso e il dialogo.<br />

Altrettanto prendeva le distanze dalla scelta dei collaboratori immediati,<br />

in particolare nei confronti di Del Soldato. Quanto alle determinazioni concrete<br />

a livello pastorale, sembra certo che <strong>Conforti</strong> fosse sostanzialmente dalla<br />

parte di Magani riguardo alla vicenda Tonarelli, mentre mantenne anche in<br />

seguito un atteggiamento riservato e distante nei confronti dei redattori della<br />

intransigente Provincia.<br />

Altro sembra diffi cile specifi care a partire dai documenti. Si possono pertanto<br />

fare due ipotesi. <strong>Conforti</strong> potrebbe essere stato davvero quasi totalmente<br />

dissenziente dalle posizioni di governo episcopale di Magani, e allora sarebbe<br />

ammirevole la sua obbedienza e dedizione, che pure rasenterebbe una<br />

sorta di dissociazione interiore, sopportata per lunghi anni, in cambio della<br />

piena disponibilità di Magani ad accompagnare ed approvare la fondazione<br />

missionaria del suo vicario generale. E forse di una sorta di infl usso “securizzante”<br />

del forte Magani sulla psicologia del <strong>Conforti</strong> 78 . Oppure <strong>Conforti</strong> non<br />

condivideva alcuni aspetti dell’episcopato di Magani, in particolare i metodi<br />

di governo, senza essere del tutto in opposizione ai suoi obiettivi pastorali, ed<br />

eventualmente aumentando le distanze con il passare del tempo e con l’irrigidimento<br />

progressivo dello stesso Magani, dovuto anche all’opera di coloro<br />

che succedettero a <strong>Conforti</strong> in curia. Sembra certo che <strong>Conforti</strong> avesse per<br />

Magani sincera stima e ammirazione, come emerge anche nel discorso del<br />

1920 in occasione della traslazione della salma dal cimitero della Villetta alla<br />

Cattedrale 79 . La stima obiettiva e serena di <strong>Conforti</strong> era ricambiata dal Magani<br />

con una fi ducia notevole, sia nell’opera di contatto informale con le varie<br />

realtà diocesane, sia nella partenza del progetto missionario saveriano.<br />

77 “Tirar giù a campane doppie” (Ippolito Nievo, Carlo Goldoni nei Rusteghi…) significa<br />

dir male a tutto spiano, picchiare di santa ragione…<br />

78 Era l’ipotesi che si faceva in MANFREDI, Vescovi, 623-624.<br />

79 L’Eco, 1920, 188-195; FCT 26, 807-818.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

Nel movimento cattolico parmigiano<br />

111<br />

Prima di delineare le vicende del Seminario emiliano delle missioni estere,<br />

può essere utile volgere l’attenzione a un aspetto delle vicende diocesane, che<br />

è quello del movimento cattolico. Non mancano gli studi aggiornati su questa<br />

realtà 80 e su chi, partendo da Parma, fu protagonista di rilievo nazionale prima<br />

e dopo negli anni gelidi del regime fascista, ossia Giuseppe Micheli 81 . Ci<br />

interessa qui in modo particolare l’atteggiamento e il ruolo del giovane Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong>, che, pur non essendo direttamente impegnato nell’attività<br />

sociale – si può dire che <strong>Conforti</strong> non fu mai un “prete del movimento” come<br />

invece fu il suo allievo e poi collaboratore don Giovanni Del Monte – non<br />

mancò di relazioni e di interventi nei confronti del movimento cattolico locale<br />

82 .<br />

Rievochiamo qui, senza ulteriori approfondimenti, la situazione parmense<br />

dell’ultimo quindicennio del XIX secolo. Dopo lo slancio intransigente<br />

impresso dal vescovo vicentino Villa e dopo alcuni anni di crisi, con l’episcopato<br />

Miotti si posero le basi per una lenta ma effettiva ripresa del movimento<br />

cattolico, fi nalmente liberato dalle ipoteche legittimiste della vecchia nobiltà<br />

fi loborbonica 83 . Potremmo dire che a partire dal 1889, anno di fondazione<br />

80 In particolare: Giorgio CAMPANINI, Chiesa e Movimento cattolico a Parma fra Ottocento e<br />

Novecento. Studi e ricerche, Parma 1995, pp. 123; Paolo TRIONFINI, Una storia lunga un secolo.<br />

L’Azione cattolica a Parma (1870-1982), Parma 1998, pp. 320; ID., Vita ecclesiale e religiosa a<br />

Parma nella crisi di fine ’800, in Parma negli anni 3/1998, 109-120; nonché i sempre coloriti<br />

accenni di Pietro BONARDI nei diversi volumi della collana “Parma negli anni”: Parma nel<br />

1898. Tra vita normale e tumulti per il pane, in Parma negli anni 3/1998, 13-107; La Chiesa<br />

di Parma nella travagliata gioia di un Anno Santo, in Parma negli anni 5/1900, 28-61; La<br />

Chiesa di Parma nel 1901: intese e dissapori, in Parma negli anni 6/2001, 27-67; Parma 1903:<br />

città e diocesi senza G. M. <strong>Conforti</strong>, in Parma negli anni 8/2003, 21-119; Parma 1904: triboli<br />

cattolici e lotta politica, in Parma negli anni 9/2004, 85-131.<br />

81 La bibliografia su questa figura di laico cattolico è molto ampia. Per brevità segnaliamo<br />

solo Giuseppe Micheli nella storia d’<strong>Italia</strong> e nella storia di Parma, a cura di Giorgio VECCHIO<br />

e Matteo TRUFFELLI, Roma 2002.<br />

82 Sull’espressione “preti del movimento”, ossia quei sacerdoti che alla fine dell’Ottocento<br />

e all’inizio del Novecento dedicavano molto tempo e molte energie nello sviluppo del movimento<br />

cattolico sociale, economico, di stampa, fino alla politica, si veda Achille ERBA, Preti<br />

del sacramento e preti del movimento. Il clero torinese tra azione cattolica e tensioni sociali nell’età<br />

giolittiana, Milano 1984.<br />

83 Nel primo capitolo s’è accennato alle vicende che portarono all’unificazione d’<strong>Italia</strong>.<br />

Parma, prima dell’unità d’<strong>Italia</strong>, era la capitale di un piccolo stato, che fu attribuito dal<br />

congresso di Vienna (1815) “provvisoriamente” alla moglie di Napoleone Bonaparte, Maria<br />

Luigia d’Austria, e alla sua morte ritornò a un ramo collaterale della dinastia dei Borbone. Le<br />

famiglie nobili più legate alla corte borbonica, come i Pallavicino, i Sanvitale, i Simonetta,


112 Capitolo secondo<br />

della Scuola di religione per giovani studenti, sulla scena parmigiana del movimento<br />

cattolico sociale rimanevano tre linee, in contatto ma pure con differenze<br />

notevoli tra loro. Resisteva, con attenzioni nuove, l’antica tendenza,<br />

tipicamente cittadina, all’alleanza tra cattolici e moderati-costituzionali per<br />

arginare lo strapotere dei cosiddetti partiti “popolari” (democratici, radicali,<br />

repubblicani e socialisti) almeno nelle elezioni amministrative. Incarnata<br />

dall’avvocato Luigi De Giorgi e dal conte Raffaele Boselli, la linea che più<br />

tardi sarà chiamata “clerico-moderata” rispondeva alle tendenze di “partito<br />

dell’ordine” delle classi nobili e borghesi cattoliche della vecchia Parma.<br />

Presso il collegio salesiano di San Benedetto, un gruppo di giovani ex allievi<br />

salesiani o amici del rettore don Carlo Baratta si distingueva per l’elaborazione<br />

di una linea economico-sociale che sarà chiamata neofi siocratica, avendo<br />

come mente elaboratrice don Baratta e quella fi gura originale che fu Stanislao<br />

Solari. La neofi siocrazia solariana ebbe un certo spazio nel congresso<br />

cattolico di Fiesole del 1896, ma nel suo fondo incarnava un’utopia ruralista<br />

inattuabile 84 . Proveniva da questo gruppo, ma assumeva presto una posizione<br />

distinta, Giuseppe Micheli, giovane dirigente degli universitari cattolici<br />

parmigiani. I giovani micheliani si impegnavano in una serie di iniziative sociali<br />

che li apparentavano presto con altri esponenti della stessa generazione<br />

cattolica, quelli che saranno i “democratici cristiani”: Filippo Meda, <strong>Angelo</strong><br />

Mauri, don Romolo Murri. La linea democratico-cristiana di Micheli era<br />

però meno estremista di quella di don Murri, e non disdegnava di accedere<br />

a alleanze anche al di là dei confi ni strettamente confessionali. Non è un<br />

caso che il conte Giovanni Grosoli, per il congresso cattolico di Bologna del<br />

alla caduta del ducato divennero i sostenitori dell’opposizione cattolica, improntata a Parma<br />

all’obiettivo di ritornare alla situazione precedente, a un’<strong>Italia</strong> divisa e governata da queste<br />

diverse dinastie (“legittimismo”).<br />

84 La “neofisiocrazia” era una visione dell’economia mondiale che si richiamava vagamente<br />

agli economisti “fisiocratici” del Settecento, i quali ritenevano che la vera ricchezza degli stati<br />

fosse l’agricoltura, e che fosse necessario lasciare completa libertà di commercio per sviluppare<br />

al massimo le diverse produzioni agricole. I fisiocratici erano perciò contrari all’imposizione<br />

di dazi doganali. La neofisiocrazia cattolica si basava anche sulle innovazioni agricole portate<br />

dalla chimica moderna (utilizzo di concimi azotati) e proponeva la piena libertà del commercio,<br />

che avrebbe portato ogni nazione a sviluppare le culture più produttive in base ai<br />

diversi climi (“produzione isotermica”), avrebbe restituito importanza all’agricoltura a scapito<br />

dell’industria che creava disparità sociali, urbanizzazione selvaggia e abbandono della pratica<br />

religiosa, e alla fine avrebbe portato all’instaurazione di una società pacifica, prospera e sobria<br />

(secondo un ideale bucolico) e quindi cristiana. Sulla neofisiocrazia si veda: Sandro ROGARI,<br />

Ruralismo e anti-industrialismo di fine secolo. Neofisiocrazia e movimento cooperativo cattolico,<br />

Firenze 1984; MANFREDI, Vescovi, 530-540 con più ampia bibliografia; bibliografia anche in<br />

Parma negli anni 11/2007, 28 (sui primi rapporti tra Solari e <strong>Conforti</strong>, 27-32).


Vicario generale del vescovo Magani<br />

113<br />

1903, di fronte alla prospettiva di uno scontro tra “giovani” democratici cattolici<br />

e “vecchi” cattolici intransigenti-legittimisti, avesse a scegliere Micheli<br />

come vicepresidente.<br />

Il gruppo dei giovani guidati da Micheli fu il più attivo nella fondazione di<br />

comitati parrocchiali, associazioni, casse rurali e cooperative, soprattutto nella<br />

zona tradizionalmente “bianca” della montagna e con l’appoggio di alcuni sacerdoti,<br />

ad esempio don Ormisda Pellegri, parroco a Cassio sulla strada della<br />

Cisa. Questo lavoro di propaganda ebbe il suo culmine nel 1897, quando il<br />

giovane leader aveva solo 23 anni 85 . Proprio nello stesso anno, in febbraio, si<br />

celebrava il processo tra don Comelli e la Gazzetta di Parma, che coinvolse<br />

anche i maggiori esponenti, sacerdoti e laici, del movimento cattolico: De<br />

Giorgi sarà uno degli avvocati della Gazzetta, e Baratta con Micheli saranno<br />

chiamati a testimoniare 86 .<br />

Come si poneva <strong>Conforti</strong> in questo intreccio di forze e di rapporti? Il<br />

giovane vicario generale veniva da una formazione intransigente, e nelle sue<br />

lettere agli amici, nei primi anni del suo ministero, non mancava di riprendere<br />

le polemiche contro i cattolici “liberali” legati al conte Filippo Linati, e<br />

ad apprezzare la penna polemica del canonico Martino Maria Martini che<br />

scriveva sui giornali cattolici locali 87 . Alcuni gesti di sostegno al circolo giovanile<br />

“Leone XIII” e al lavoro educativo di don Baratta mostrano la sua sostanziale<br />

sintonia con la nuova intransigenza dei “giovani” 88 . Da vicario generale<br />

85 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 51-52.<br />

86 FCT 9, 8.<br />

87 Si vedano le lettere all’amico don Giuseppe Venturini, in particolare quelle del 19<br />

novembre 1887 (FERRO, Pagine, 45), del 19 dicembre 1887 (ibid., 44-47), del 29 febbraio<br />

1888 (ibid., 49), del 30 maggio 1888 (ibid., 52); “il solitario” era lo pseudonimo giornalistico<br />

del canonico Martino Martini. Mi sembrano distanti da quanto la documentazione<br />

apporta alla ricerca le riflessioni di Franco BERTAZZA, in B. Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Suo coinvolgimento<br />

politico-sociale nella storia e rapporti con il clero (1887-1906), Albese con Cassano<br />

(Como) 1999, pp. 520.<br />

88 Illumina in proposito la testimonianza di G. Micheli, rilasciata al tribunale diocesano<br />

per la Causa del <strong>Conforti</strong> il 12 maggio 1942: “Ma oltre a questo io ebbi modo di conoscere<br />

mons. <strong>Conforti</strong> pei notevoli rapporti da lui avuti con don C.M. Baratta. Io ero alla testa<br />

degli studenti cattolici Parmensi di quei tempi, che avevano per centro di ogni loro attività<br />

il collegio di S. Benedetto. Frequentandolo quasi giornalmente ebbi occasione di incontrare<br />

assai spesso mons. <strong>Conforti</strong>. E fu allora che d’accordo con don Baratta e con mons. <strong>Conforti</strong><br />

si istituirono tre patronati: uno per gli studenti, dal quale poi sorse il Circolo Universitario<br />

Cattolico, e prima ancora la Sezione Giovani ed altre istituzioni giovanili; uno per la buona<br />

stampa (…); uno per gli operai che diede luogo a particolari iniziative, ed una più importante<br />

che si esplicò colla istituzione di un laboratorio per giovani operaie in Borgo Montassù,<br />

nel quale si reclutarono particolarmente le giovani disoccupate. Alle spese dei tre patronati


114 Capitolo secondo<br />

partecipava a un’infi nità di benedizioni di bandiere, inaugurazioni di circoli,<br />

incontri e manifestazioni in cui prendeva la parola per discorsi di circostanza<br />

che non ci sono tramandati se non dai cenni dei giornali locali, che al di là del<br />

sempre costante ed entusiastico apprezzamento che il <strong>Conforti</strong> riscuote non<br />

sembrano rimarcare particolari originalità da un punto di vista del progetto<br />

sociale 89 . D’altronde il vicario generale, in questi casi, non è il teorico del<br />

movimento cattolico, ma ha il ruolo di confermare, con la presenza, l’appoggio<br />

che il vescovo e la diocesi offrono a questa realtà associazionistica. Paolo<br />

Trionfi ni sottolinea inoltre il “paziente lavoro di tessitura operato tra i ‘giovani’<br />

e il vescovo dal vicario generale <strong>Conforti</strong>” 90 . Ancora una volta: sembra un<br />

ritornello, ma questo è quanto ci viene continuamente restituito dalle carte<br />

e dalle testimonianze. <strong>Conforti</strong> dunque non teorico della sociologia cattolica<br />

né stratega del movimento, ma capace di tenere i contatti, di cercare equilibri<br />

e di sostenere iniziative positive per la crescita delle persone. Egli neppure<br />

sembra approfondire più di tanto i diversi risvolti e le differenti posizioni tra<br />

i giovani: apprezza le elaborazioni della neofi siocrazia, di cui alcuni suoi missionari<br />

applicheranno gli aspetti tecnici in Cina 91 , senza per questo sposare<br />

totalmente la linea solariana.<br />

La situazione subisce un certo cambiamento dopo il 1898, quando, al culmine<br />

di una crisi della produzione agricola e dei salari in corso da diversi anni,<br />

il rincaro dei prezzi dei generi di prima necessità portò ad alcuni tumulti e<br />

scioperi in varie città e zone d’<strong>Italia</strong>. A Milano le manifestazioni, per lo più<br />

pacifi che, furono represse dall’esercito con l’uso di armi da fuoco e diverse<br />

vittime civili. Il nuovo governo, conservatore e militarista, mise sotto accusa<br />

non solo i socialisti, ma anche le associazioni cattoliche più avanzate in campo<br />

sociale. I disordini del 1898, che la stampa fi logovernativa dipinse come<br />

tentativi di rivoluzione socialista, portarono anche a una forte crisi interna nel<br />

mondo cattolico, in cui i “giovani” furono visti come pericolosamente inclini<br />

alla rivendicazione sociale 92 . La repressione governativa ai moti popolari pa-<br />

si provvedeva particolarmente col provento della prebenda canonicale che mons. <strong>Conforti</strong><br />

generosamente passava a don Baratta che era alla testa dei tre patronati. (…) Ricordo come<br />

egli dicesse nelle prime adunanze dell’Ente che desiderava aiutare opere buone intanto che<br />

non poteva ancora realizzare la istituzione di un’opera ben maggiore, alla quale pensava di<br />

poter dedicare in seguito tutta la sua attività e tutti i suoi mezzi” (Summarium, 600-602).<br />

89 Si veda ad esempio la cronologia messa a punto da Teodori in FCT 9, 115-135.<br />

90 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 56-57.<br />

91 FCT 5, 188 e V. SANI, Parma 1906, cit., 44-47.<br />

92 Non abbiamo le reazioni di <strong>Conforti</strong> ai fatti del maggio 1898, che coinvolsero l’amico<br />

cardinale Ferrari. Abbiamo una risposta di quest’ultimo a una lettera di <strong>Conforti</strong>, che purtroppo<br />

non ci è stata conservata: FCT 9, 325-326. Il beato Giovanni Battista Scalabrini,


Vicario generale del vescovo Magani<br />

115<br />

ralizza l’azione dell’associazionismo cattolico, che riprende successivamente<br />

anche a Parma e vede ancor più rilevante il ruolo di Micheli, che nel 1900<br />

fa partire il giornale La Giovane Montagna 93 . La divaricazione tra giovani e<br />

vecchi a livello nazionale si approfondisce, e Magani, antico amico del leader<br />

dei “vecchi” intransigenti, Giovanni Battista Paganuzzi 94 , e persuaso che il<br />

movimento cattolico si stia allontanando dalla dimensione puramente religiosa<br />

e di rivendicazione della questione romana, prende una serie di posizioni,<br />

pubbliche e non solo, contro il Micheli 95 . <strong>Conforti</strong> in quegli anni diventa<br />

vescovo a Ravenna, si trova nel pieno del confl itto tra giovani e vecchi, e<br />

manifesta da qui in avanti la sua preoccupazione per le posizioni sempre più<br />

estreme di don Romolo Murri 96 . La reazione alla crisi dell’Opera dei congressi<br />

e alla deriva modernistica di Murri e di alcuni ex “democratici cristiani”, come<br />

con orgoglio si autodefi nivano i “giovani” cattolici; la radicalizzazione delle<br />

posizioni socialiste che si fanno sempre più minacciose sia per progetti eversivi<br />

dell’ordine costituito, sia per espressioni anticlericali e antireligiose 97 ; la<br />

“conciliazione silenziosa” promossa da Pio X e dal capo del governo Giovanni<br />

vescovo di Piacenza, impegnato in ambito caritativo e nell’assistenza agli emigranti, e in<br />

dialogo con il mondo liberale, ha giudizi molto duri sui moti del 1898: mi permetto di citare<br />

A. MANFREDI, L’ecclesiologia di Scalabrini nelle sue lettere pastorali e nel governo pastorale della<br />

diocesi di Piacenza, in L’ecclesiologia di Scalabrini. Atti del II convegno storico internazionale.<br />

Piacenza, 9-12 novembre 2005, a cura di Gaetano PAROLIN e Agostino LOVATIN, Urbaniana<br />

Univesity Press, Città del Vaticano 2007, 208-212; sui moti del 1898: Franco GAETA, La crisi<br />

di fine secolo e l’età giolittiana, in Storia d’<strong>Italia</strong> dall’unità alla fine della prima repubblica, dir.<br />

Giuseppe GALASSO, Milano 1996, 61-79.<br />

93 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 53. Nel 1899, nelle elezioni amministrative a Parma<br />

vinte dalle sinistre, i cattolici avevano presentato una lista propria: Luisella BRUNAZZI<br />

MENONI, Inquietudini di fine secolo a Parma nel 1899, in Parma negli anni 4/1999, 72.<br />

94 Giovanni Battista Paganuzzi (Venezia 1841-1923), avvocato, fu presidente dell’organizzazione<br />

di coordinamento del movimento cattolico italiano, l’Opera dei congressi e dei<br />

Comitati cattolici, dal 1889 al 1902, e il maggior rappresentante dell’intransigenza cattolica<br />

dei cosiddetti “vecchi” dell’Opera dei congressi (cfr. Silvio TRAMONTIN, Paganuzzi Giambattista,<br />

in DSMCI 2, cit., 441-448).<br />

95 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 54-57.<br />

96 Romolo Murri (Montesampietrangeli/AP 1870-Roma 1944), sacerdote della diocesi<br />

di Fermo dal 1893 dopo gli studi a Roma, oratore e studioso della società, fu uno dei leader<br />

dei giovani cattolici di inizio XX secolo; fondava un movimento politico, la Lega democratica<br />

nazionale, con cui si presentò alle elezioni del 1909. In quell’anno fu scomunicato per<br />

le sue posizioni moderniste. Rientrò nella chiesa nel 1943 (cfr. Maurilio GUASCO, Murri<br />

Romolo, in DSMCI 2, cit., 414-422).<br />

97 Sembra ormai certo che il movimento socialista in <strong>Italia</strong> assuma una connotazione<br />

apertamente antireligiosa nel primo decennio del Novecento, con le prime manifestazioni di<br />

distacco dalla pratica tradizionale anche a Parma: MANFREDI, Vescovi, 607-620; 641-649.


116 Capitolo secondo<br />

Giolitti, porteranno il <strong>Conforti</strong>, come d’altronde il Ferrari, dalle originarie<br />

posizioni intransigenti e temporaliste all’atteggiamento patriottico e di appoggio<br />

all’alleanza coi “partiti dell’ordine” che culminerà a livello nazionale<br />

con il “patto Gentiloni” del 1913 98 . Evoluzione comune alla maggioranza dei<br />

vescovi italiani, che con i limitati strumenti culturali a loro disposizione cercarono<br />

di leggere le dinamiche sociali italiane con esiti indubbiamente conservatori,<br />

a differenza di “addetti ai lavori” come Micheli e ancor di più Luigi<br />

Sturzo 99 . L’amicizia con Micheli da parte di <strong>Conforti</strong> non verrà meno, mentre<br />

le posizioni politiche tenderanno a distanziarsi. Ma di questo più avanti.<br />

La fondazione saveriana: da Borgo del Leon d’Oro a Campo Marte<br />

Questi anni così intensi per il ministero diocesano di <strong>Conforti</strong> sono anche<br />

i tempi della nascita della sua fondazione missionaria. Ed è una domanda<br />

legittima quella che nasce dalla sorpresa nel vedere un sacerdote relativamente<br />

giovane e fi sicamente non robustissimo che affronta contemporaneamente le<br />

tensioni di una responsabilità diocesana in tempi problematici e l’impegno di<br />

far partire un progetto missionario di impatto molto grande.<br />

Dopo aver ottenuto una approvazione di massima da parte di Propaganda<br />

fi de, <strong>Conforti</strong> si assume l’onere dell’acquisto di una struttura per ospitare<br />

i primi giovani per un “Seminario emiliano delle missioni estere” tutto da<br />

inventare 100 . L’investimento economico sembra fosse di questa consistenza:<br />

quindicimila lire per l’acquisto della casa e ventimila per l’adattamento, spese<br />

cui <strong>Conforti</strong> fece fronte con il capitale del suo benefi cio di ordinazione<br />

(cioè con i fondi che provenivano dalla sua famiglia) e con la “generosità di<br />

un’ignota benefattrice” 101 . Così Bonardi, tra i primi abitanti di Borgo del<br />

98 Se ne parlerà al cap. 5.<br />

99 Don Luigi Sturzo, uno dei capi dei giovani “democratici cristiani”, sacerdote della diocesi<br />

di Caltagirone in Sicilia (1871-Roma 1959), dopo un lungo impegno nel movimento<br />

cattolico sociale all’inizio del XX secolo, dopo la prima guerra mondiale fu uno dei fondatori<br />

e a lungo segretario del Partito popolare italiano (cfr. Gabriele DE ROSA, Sturzo Luigi, in<br />

DSMCI 2, cit., 615-624).<br />

100 Lo stabile fu acquisito “dai signori Formentini, di Vignale di Traversetolo” (FERRO, Pagine,<br />

371). Per tutte le vicende economiche, edilizie e di contesto del primo seminario in città e<br />

poi per la realizzazione della grande struttura dell’attuale Casa Madre, si veda l’ampio e ricco<br />

articolo di Maria Ortensia BANZOLA PELLEGRI, Parma, 24 aprile 1900: prima pietra dell’edificio<br />

Missioni Estere. Dall’audace progetto alla realizzazione della sede stabile fuori Porta Nuova”, in<br />

Parma negli anni 5/2000, Parma 2001, 93-201; d’ora in poi solo BANZOLA, Prima pietra.<br />

101 LUCA, Sono tutti, 51; FCT 8, 30-31.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

117<br />

Leon d’Oro n. 12, descrive il lavoro di ristrutturazione: “Furono abbattute<br />

le pareti divisorie di varie camere, fatti tre dormitori di cui due capaci di<br />

oltre venti letti ciascuno, con camerate, lavandini, refettorio, camere per i<br />

superiori, salette e cappella, più un piccolo cortile per le ricreazioni all’aria<br />

aperta” 102 . I lavori si prolungarono per tutta l’estate 1895, tra l’altro con la<br />

provvisoria ospitalità offerta nello stabile in ristrutturazione al giornale cattolico<br />

La Provincia. Il decreto di erezione canonica dell’istituto fu emesso dal<br />

vescovo Magani in giorno 1° novembre 1895 103 . A metà novembre 1895 il<br />

primo gruppo di seminaristi entrava nello stabile: quattordici, secondo Bonardi<br />

104 , diciassette secondo Teodori 105 , che comunque divennero, per la fi ne<br />

di novembre, ventuno, più il <strong>Conforti</strong> e il vicerettore, don Caio Rastelli, che<br />

era ordinato sacerdote il 24 novembre 1895. La prima immagine fotografi ca<br />

del gruppo è del dicembre, e mostra una compagnia di ragazzini, preadolescenti<br />

in grande maggioranza 106 . Di quel primo gruppo nessuno divenne<br />

missionario saveriano 107 , mentre ben otto divennero sacerdoti diocesani, tra<br />

cui si ritroveranno alcuni stretti collaboratori di <strong>Conforti</strong>, in particolare: don<br />

Antonio Caselli (1875-1956) fu segretario di <strong>Conforti</strong> a Ravenna e poi docente<br />

in seminario 108 ; don Giovanni Del Monte (1882-1956) fu esponente<br />

di spicco del movimento cattolico, giornalista e studioso di storia, antifascista<br />

109 . Oliviero Maghenzani moriva di meningite nel 1896, quindicenne, e<br />

la sua fi gura sarà ricordata ed evocata da Giovanni Guareschi, suo nipote per<br />

parte di madre 110 .<br />

102<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 97-98; Cfr. anche “Cenni storici” in FERRO, Pagine, PC 375. Per<br />

una pianta approssimativa, redatta dopo molti anni sulla base dei ricordi dello stesso G.<br />

Bonardi, vedi BANZOLA, Prima pietra, 178-180. In questo ultimo studio vengono riportati<br />

molti brani di un’altra fondamentale fonte di storia saveriana, i tre manoscritti intitolati Il<br />

libro delle Conversazioni Saveriane, redatti da Luigi GRAZZI a Roma presso la Postulazione<br />

Saveriana tra il 1943 e 1952, sulla base di una dettatura mnemonica del p. Giovanni Bonardi,<br />

conservati oggi presso il CSCS e che d’ora in poi si citerà solo con GRAZZI, Il libro. Molte<br />

pagine dello stesso manoscritto, con trascrizione delle allegate planimetrie, erano state pubblicate<br />

pure in FCT 8, 388-391.<br />

103 Vedi il testo, riportato nella versione latina originale, in FCT 8, 121-123.<br />

104<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 98.<br />

105 FCT 8, 32, che riporta i dati dei “Cenni storici” (FERRO, Pagine, 375).<br />

106 Si veda l’inserto fotografico all’inizio di FCT 8, e la più eloquente foto a colori, inserita<br />

tra altre suggestive, in BANZOLA, Prima pietra, 103.<br />

107 Vedi i nomi e relativi dati biografici in FCT 8, 134-135.<br />

108 Il seminario di Parma, cit., 70-72.<br />

109 Ibid., 108-110.<br />

110 Alessandro GNOCCHI, Don Camillo e Peppone. L’invenzione del vero, Milano 1995,<br />

21-32. Giovanni Guareschi (1908-1968) fu giornalista e scrittore umoristico. In <strong>Italia</strong> e in


118 Capitolo secondo<br />

Da dove venivano questi primi allievi? Come mai avevano scelto il seminario<br />

di <strong>Conforti</strong>? C’era stata un’opera di “propaganda”? Come si era mosso<br />

il giovane fondatore per raccogliere quelle prime vocazioni? Qualcuno proveniva<br />

dai seminari diocesani, come Caselli, forse invitato da don Caio Rastelli<br />

che meditava di partire per le missioni e cercava di “contagiare” altri condiscepoli.<br />

Ma i più piccoli?<br />

L’elenco delle provenienze, che desumiamo dalla stessa testimonianza del<br />

fondatore 111 , è indubbiamente interessante: quattro erano originari della città,<br />

due di San Prospero, due di San Secondo, uno di San Leonardo, uno di Colorno,<br />

uno di “Sant’Andrea” 112 , uno di Soragna, uno di Marore, uno di Fraore,<br />

uno di Coloreto, uno di Valera, uno di Gaione, uno di Fontanelle, uno<br />

di Cassio e uno di fuori diocesi, Scandiano, in provincia di Reggio Emilia.<br />

Alcuni di questi paesi per molti lettori non dicono nulla. San Prospero e San<br />

Lazzaro erano centri rilevanti alle porte di Parma, sulla via Emilia verso est,<br />

e Marore e Coloreto erano frazioni di San Lazzaro; San Leonardo era la parrocchia<br />

sede del vicariato di Cortile San Martino, sempre vicinissimo a Parma<br />

ma verso nord 113 ; Fraore e Valera erano frazioni di San Pancrazio Parmense,<br />

sempre sulla via Emilia ancora vicinissimo a Parma ma stavolta verso ovest;<br />

Gaione era frazione di Vigatto, verso le colline a sud di Parma. Tutti i comuni<br />

fi nora citati appartengono presentemente al municipio parmense, che fi no<br />

agli anni ’40 del XX secolo si limitava all’antica cinta di mura.<br />

Dunque questi nuovi allievi del <strong>Conforti</strong> provenivano da centri immediatamente<br />

suburbani. San Secondo, Colorno e Soragna sono centri rilevanti<br />

della bassa pianura, così come alla bassa appartiene Fontanelle di Roccabianca;<br />

Cassio è sulla strada della Cisa, a più di 800 metri d’altezza, in comune di<br />

Lesignano Palmia. Insomma, su venti nuovi allievi, quattro provenivano dalla<br />

città, otto dai paesi del suburbio nel raggio di pochi chilometri, cinque dalla<br />

bassa pianura, uno forse dalla collina (Sant’Andrea, ma potrebbe essere anche<br />

di bassa pianura) e uno dalla montagna, più un reggiano. Basta confrontare<br />

questi semplici dati geografi ci con le provenienze dei sacerdoti diocesani ordinati<br />

dal 1895 al 1904 114 per rendersi conto di interessanti differenze: i seminaristi<br />

diocesani di quel periodo (ma si tratta di situazioni pressoché costanti)<br />

provenivano soprattutto dalla montagna (43 ordinazioni), in secondo luogo<br />

tutta Europa è celebre per le sue novelle sul personaggio del parroco don Camillo e del sindaco<br />

comunista Peppone, da cui sono stati tratti alcuni film ancor oggi riproposti.<br />

111 Vedi “Cenni storici” in FERRO, Pagine, 375.<br />

112 Due sono le parrocchie così chiamate in diocesi di Parma.<br />

113 Si ricordi che da una frazione di Cortile San Martino proveniva lo stesso <strong>Conforti</strong>.<br />

114 MANFREDI, Vescovi, 203; ma si vedano pure le pp. 190-209.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

119<br />

dalla bassa pianura (24 ordinazioni), poi si classifi cavano la media pianura<br />

(le parrocchie attorno a Parma, 20 ordinazioni), la città (17 ordinazioni) e,<br />

sempre ultima, la collina (11 ordinazioni). La carenza di allievi missionari<br />

dalla montagna si spiega in parte per l’esistenza del seminario di Berceto, che<br />

raccoglieva i seminaristi delle zone più “feconde” di vocazioni almeno fi no al<br />

ginnasio o al liceo, quindi nelle classi d’età di cui in gran parte era costituito<br />

l’istituto di Borgo del Leon d’Oro.<br />

Resta comunque la sorprendente presenza di allievi della città e delle zone<br />

adiacenti, completamente “fuori scala” rispetto non solo ai dati del seminario<br />

di Parma di quel tempo, ma, come si diceva, a linee di tendenza abbastanza<br />

consolidate. Come mai questa provenienza “vicina” dei primi allievi missionari<br />

del <strong>Conforti</strong>?<br />

Senza escludere naturalmente una almeno iniziale idealità missionaria diffusa<br />

tra questi adolescenti, e che poi, come spesso succede, viene a sfumare<br />

lungo il cammino, si possono tracciare diverse ipotesi. Anzitutto, potrebbe<br />

essere che la notizia di questo nuovo seminario si sia diffusa tra il clero della<br />

città e del circondario, senza raggiungere i centri più lontani. Per quanto fosse<br />

nota la fi gura di <strong>Conforti</strong>, in una diocesi vasta come quella parmense e tenendo<br />

conto dei ritmi di vita e di spostamento del tempo, non è improbabile<br />

che non tutti i parroci sapessero di questa nuova iniziativa e quindi potessero<br />

consigliare i genitori a inviarvi possibili alunni. Lo stesso <strong>Conforti</strong> potrebbe<br />

aver proposto l’invio di qualche promettente ragazzo ai sacerdoti più vicini<br />

e più facilmente raggiungibili 115 . Però forse il successivo esito della maggior<br />

115 L’intervento di parroci e altri sacerdoti per il pagamento delle rette o “dozzene” di<br />

questi primi allievi è documentato nel manoscritto di L. Grazzi appena ricordato, nel quale<br />

sono riversati, oltre alle trascrizioni delle accennate “conversazioni” romane con p. Giovanni<br />

Bonardi, anche i “registri del Leon d’Oro utili a completare lo specchietto e la cronologia dei<br />

primi alunni” (GRAZZI, Il libro, 255). Da essi risulta che Riccardo Cabrini, quattordicenne nel<br />

1895, veniva sovvenzionato (ibid., 256-257) dall’arciprete del suo paese, Gaione (don Pietro<br />

Galeazzi: DALL’AGLIO, Diocesi, 525); Giovanni Del Monte, già citato, aveva come benefattori<br />

(ibid., 258) il canonico don Pietro Zanni di Reggio Emilia, che pagava anche parte della<br />

retta di Giovanni Bonardi (o meglio, il canonico Zanni a un certo punto istituì un “posto<br />

gratuito”: ibid., 262), e il rettore di San Lazzaro (don Antonio Campanini: DALL’AGLIO, Diocesi,<br />

888); mentre il parroco di San Prospero (don Giacomo Capretti: DALL’AGLIO Diocesi,<br />

914) sovvenzionava le rette dei suoi parrocchiani Amadeo Pelosi (quindicenne nel 1895) e<br />

Riccardo Chiari (dodicenne nel 1895; 259). Riccardo Mariani, della città, era aiutato dalla<br />

“Superiora di S. Carlo” cioè delle Suore di S. Andrea, Figlie della Croce (cfr. Yves POUTET, in<br />

DIP, III, Roma 1976, 1563-1564), che gestivano un collegio femminile, e da don Virginio<br />

Pignoli (GRAZZI, Il libro, 262; su Pignoli vedere nota 125 al cap. 3 di questo libro). Umberto<br />

Gambara (dodicenne nel 1895) vedeva l’intervento economico del suo parroco di San<br />

Secondo (don Gioacchino Campanini: DALL’AGLIO, Diocesi, 930; il Campanini interveniva


120 Capitolo secondo<br />

parte di questi primi alunni e dei molti che nei primi anni popolavano aule e<br />

camerate del seminario missionario può suggerire un’altra indicazione.<br />

Da qualche anno in Parma era venuto meno il “seminario di S. Anna per i<br />

chierici poveri”, una sorta di struttura “di serie B” per coloro che non avevano<br />

i mezzi per pagare una retta intera. Questa realtà, analoga ad altre istituzioni<br />

educative di molte città d’<strong>Italia</strong>, era stata dapprima inglobata nel Seminario<br />

“grande” con i lavori di restauro promossi dal vescovo Villa, e poi era rimasta<br />

solo come distinzione tra “due mense”; i seminaristi di famiglie benestanti<br />

pagavano di più e mangiavano meglio, gli altri si dovevano accontentare.<br />

Ma di questa situazione abbiamo tracce fi no al 1890 116 . In più, fi no alla fi ne<br />

anche per Giuliano Pescaroli, anch’egli di San Secondo: GRAZZI, Il libro, 263, e per Amadio<br />

Paini, sempre della stessa cittadina, ibid., 269) don Emilio Bolgarani, parroco “nei dintorni<br />

di San Secondo” cioè a Castellaicardi (DALL’AGLIO, Diocesi, 348) e soprattutto del canonico<br />

Crema “che era a S. Secondo e che in seguito diventò benefattore insigne dell’Istituto con<br />

diritto di ritratto esposto nell’atrio” (GRAZZI, Il libro, 262; cfr. anche 269, per interventi del<br />

Crema per Amadio Paini). Antonio Fanfulla, soragnese, era mantenuto al Leon d’Oro dal<br />

suo arciprete (ibid., 264; il parroco di Soragna era don Davide Vecchi: DALL’AGLIO, Diocesi,<br />

996), come Atos Gerbella dal suo prevosto di Colorno (GRAZZI, Il Libro, 264; era don Ettore<br />

Savazzini, figura molto nota del clero parmense, che si citerà spesso nelle prossime pagine;<br />

su di lui: Andrea MAGGIALI, Monsignor Ettore Savazzini, Parma 2003, pp. 228). A Giuseppe<br />

Scanzaroli, di Cassio, pagava la retta lo zio sacerdote “ma non era molto puntuale, per<br />

quanto generoso” (ibid., 265: non sappiamo chi fosse questo parente, forse don Giovanni<br />

Carcelli, parroco a Casola di Terenzo dal 1855 al 1901; DALL’AGLIO, Diocesi, 336, citato<br />

nello stesso testo); per un altro cassiese, Francesco Ablondi, entrato nel 1896, interveniva<br />

il suo parroco, don Ormisda Pellegri (GRAZZI, Il libro, 269). Carlo Gobbi di Parma aveva il<br />

sostegno di don Luigi Leoni, figura di rilievo del clero cittadino, del Consorzio dei vivi e dei<br />

morti e del rettore di San Quintino (ibid., 265; il parroco di San Quintino era don Riccardo<br />

Ferrari: DALL’AGLIO, Diocesi, 185). Due allievi della collina, Giuseppe Alfieri di Mattaleto<br />

(tredicenne nel 1896) e Innocenzo Boschi di Langhirano (quattordicenne sempre nel 1896)<br />

furono sovvenzionati da don Lodovico Tarasconi (GRAZZI, Il libro, 268; era in quel momento<br />

arciprete di Calestano, dove rimase fino al 1916, quando passava a Fornovo: DALL’AGLIO,<br />

Diocesi, 294. 501; Antonio SCHIAVI, La diocesi di Parma, Parma 1925, 109). Inoltre per molti<br />

alunni interveniva ampiamente ma occasionalmente Tonarelli. Da registrare l’intervento di<br />

don Alberto Bertogalli a favore di Luigi Rinaldi di Neviano Arduini (GRAZZI, Il libro, 271):<br />

il Bertogalli entrò più avanti nell’Istituto e partì missionario, ma dovette poi rientrare in<br />

<strong>Italia</strong>. Infine un debito piuttosto forte, lasciato da Alberto Ceci di San Secondo, fu saldato<br />

nel 1899 da p. Lino Maupas (ibid., 272). A ulteriore conferma di tutto quanto si è appena<br />

descritto sta una testimonianza del Bonardi: “Il reclutamento del 1895 per il Leon d’Oro fu<br />

fatto a mezzo dei parroci, buoni amici del <strong>Conforti</strong>, non ci poteva essere una gran selezione<br />

e del gran valore; il buono è cominciato con le adesioni spontanee dei primi ex seminaristi”<br />

(GRAZZI, Il libro, 248). L’arido elenco qui sopra riportato permette dunque di individuare<br />

amicizie e relazioni del <strong>Conforti</strong>.<br />

116 MANFREDI, Vescovi, 57-65.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

121<br />

dell’Ottocento rimaneva anche una certa aliquota di “chierici esterni” (come<br />

peraltro lo era stato anche Ferrari nei suoi primi anni di formazione seminaristica):<br />

ragazzi che frequentavano le scuole del seminario, ma, avendo punti<br />

d’appoggio – come parenti, sia famiglie laiche che sacerdoti – in città, risparmiavano<br />

sulla retta della vita comune vivendo in casa di questi congiunti.<br />

Probabilmente un buon numero di questi esterni proveniva dalla città stessa<br />

o da paesi vicini, vista la maggior probabilità di avere parenti in città.<br />

Dunque il “seminario emiliano” potrebbe essere stato visto, in quei primi<br />

anni, come “seminario dei poveri”, cioè di quei ragazzi, fi gli di famiglie dal<br />

reddito modesto, che per embrionale vocazione e capacità di studio avrebbero<br />

potuto percorrere almeno in parte gli anni di formazione clericale, ma<br />

che cercavano modi per diminuire l’investimento economico necessario. Il<br />

fondatore assicurava una retta molto bassa fi no al momento della decisione<br />

defi nitiva per la vocazione missionaria. La proposta pedagogica era più affi<br />

dabile che non il chiericato esterno. Quindi un certo numero di parroci e<br />

famiglie che forse avrebbero inserito questi adolescenti in una situazione di<br />

chiericato esterno li affi dano al giovane fondatore 117 . Questo non avviene per<br />

i chierici della montagna, dove Berceto svolgeva già questa funzione 118 .<br />

Iniziava così la vicenda del Seminario emiliano delle missioni estere. Come<br />

spesso avviene, la partenza non coincise con la solenne inaugurazione che si<br />

svolse qualche settimana dopo, precisamente il 3 dicembre 1895, giorno di<br />

san Francesco Saverio, con l’atto uffi ciale di erezione dell’istituto e memora-<br />

117 Le note di Grazzi appena citate (in Il libro, 256-273) confermano sostanzialmente<br />

questa ipotesi. È interessante anche notare come in molti casi le famiglie dei seminaristi saldano<br />

in natura, come era uso frequente nei seminari dell’epoca, per venire incontro a chi<br />

non poteva avere facilmente denaro liquido ma disponeva di generi utili per l’istituto. Provenienze<br />

e merci non sono prive d’interesse: Cabrini di Gaione pagava con “due quintali di<br />

melica (granoturco) e uno di patate” (GRAZZI, Il libro, 257), Giubellini di Calestano con “uno<br />

stajo di castagne verdi” (ibid., 258), Bertoli di Marore con “50 bottiglie, con salumi, lardo<br />

e formaggio” (ibid., 259: con tanto di cifre di valutazione dei generi), Scanzaroli di Cassio<br />

con “castagne, pomi e pere per un valore di 15 lire” (ibid., 265), Ablondi, sempre di Cassio,<br />

pagava con legna “grossa”, “carbone dolce di faggio” e carichi di patate e fagioli, lardo, strutto,<br />

prosciutti (ibid., 269-270). Invece il debito residuo di Mariani di Parma, 6 lire e 40 centesimi,<br />

fu ripianato con “legature (di libri) fatte al Collegio” (ibid., 262): il padre, o chi per lui,<br />

faceva evidentemente il legatore… Don Aldo Margini, tra i primi alunni del Leon d’Oro e poi<br />

sacerdote di Reggio Emilia, conferma i dati in una sua testimonianza: “Io ero un ragazzetto<br />

di 10 anni e desideravo andare in Seminario; fui facilitato ad abbracciare lo stato ecclesiastico,<br />

entrando nell’Istituto del <strong>Conforti</strong> ove la dozzina era inizialmente di L. 8 (poi salita a L. 12),<br />

mentre nel Seminario vescovile era di L. 35 mensili” (Testimonianze 3, 102).<br />

118 La presenza di un seminarista di Cassio si spiega forse per il legame tra <strong>Conforti</strong> e don<br />

Ormisda Pellegri, parroco di Cassio e da sempre legato all’ideale missionario.


122 Capitolo secondo<br />

bile discorso di Magani. Di tutto, naturalmente, fu informato Ledóchowski.<br />

I “Cenni storici”, scritti un quarto di secolo dopo, in brevi righe descrivono la<br />

vita quotidiana di Borgo del Leon d’Oro:<br />

Gli alunni del nuovo Istituto frequentavano le Scuole del vicino Seminario Vescovile<br />

119 e si valevano anche dell’opera di quel Direttore Spirituale, che era allora il Can.<br />

Giovanni Scauri 120 , uomo pieno di carità che ispirava grande fi ducia ai giovani ed era<br />

affezionatissimo all’Istituto ed al suo fondatore.<br />

In casa il Can. <strong>Conforti</strong>, nelle ore libere dalle molteplici sue occupazioni, attendeva<br />

alla cura spirituale degli Alunni colla predicazione festiva, colle istruzioni morali dei<br />

giovedì e colla meditazione che ogni giorno faceva in Cappella. Gli alunni partecipavano<br />

anche alle funzioni della Cattedrale, quando interveniva il Vescovo, senza però<br />

prestare servizio 121 .<br />

Una testimonianza di uno dei primi allievi, a quasi mezzo secolo di distanza,<br />

evoca con immediatezza il clima spirituale del giovane istituto e dei suoi<br />

alunni adolescenti:<br />

Io ho un’impressione precisa su come ci venivamo formando alle cose missionarie.<br />

Abbiamo letto tanto: per la miseria, se abbiamo letto! Calza ed io … e poi gli altri;<br />

erano frequenti le conversazioni missionarie sia da parte del Fondatore che da parte<br />

degli altri superiori. “Le Missioni cattoliche” di Milano erano state comperate da<br />

Mons. <strong>Conforti</strong> per intero, e noi andavamo con gli occhi su quelle annate arretrate<br />

ch’erano tuttavia palpitanti sotto le tenera freschezza della nostra novità ideale 122 .<br />

Inizia qui una delle esperienze fondamentali dell’esistenza del <strong>Conforti</strong>,<br />

che in modi diversi lo accompagnerà per tutto il resto della sua vita. Prete<br />

diocesano, vicario generale, ogni mattina condivideva la preghiera dei suoi<br />

alunni e dettava la meditazione 123 . Presumibilmente nella cappella veniva an-<br />

119 Tra Borgo del Leon d’Oro e il Seminario ci sono circa 150 metri, passando per vicolo<br />

San Moderanno.<br />

120 Don Giovanni Scauri risulta padre spirituale del seminario dal 1892 al 1901 (Il seminario,<br />

cit., 164). In precedenza era stato arciprete di Traversetolo dal 1872 al 1894 (FCT 6,<br />

409; DALL’AGLIO, Diocesi, 1054; Sonia MORONI, La Chiesa di Traversetolo, in Valli del Termina<br />

quaderno n. 2, dic. 2000, 150-156).<br />

121 “Cenni storici” in FERRO, Pagine, 378.<br />

122 G. Bonardi in GRAZZI, Il libro, 110.<br />

123 “Le meditazioni: le assicuro che faceva le meditazioni lui prima in camera (si alzava<br />

alle 4) poi le faceva a noi. D’inverno, al Leon d’Oro, ci faceva la meditazione dall’altare, sulla<br />

predella; si avvolgeva in un gran mantello lungo e ci spiegava le meravigliose meditazioni<br />

chiare e precise nei punti e nelle composizioni di luogo che ricordo ancora”: testimonianza<br />

di don Francesco Ablondi, allievo del Leon d’Oro, poi sacerdote diocesano e parroco a Selva<br />

del Bocchetto (Testimonianze 3, 2).


Vicario generale del vescovo Magani<br />

123<br />

che celebrata l’eucaristia, su un semplice altare che era stato di proprietà del<br />

defunto canonico professor don Leonida Brignoli, già professore del chierico<br />

<strong>Conforti</strong> e suo predecessore nella carica di direttore delle opere Missionarie in<br />

Parma. Si recava poi in curia, distante pochi minuti a piedi – diventerà una<br />

passeggiata un po’ più lunga quando l’Istituto si trasferirà in Campo di Marte<br />

– senza dover passare dalla cattedrale, dove il Capitolo, per secolare consuetudine,<br />

non era obbligato ad assicurare la preghiera pubblica quotidiana. Si<br />

tratteneva per tutta la mattina in uffi cio. Per l’ora di pranzo ritornava presso i<br />

suoi ragazzi, era a loro disposizione e, probabilmente nella sua stanza, alternava<br />

il disbrigo della corrispondenza agli incontri con i giovani allievi, oppure<br />

si recava ancora in curia o usciva per qualche visita. Più avanti, quando i veri<br />

e propri “allievi missionari” avranno l’obbligo di una seconda meditazione,<br />

questa sarà dettata ancora da lui, prima di cena, nel suo studio 124 . Poi la cena,<br />

la ricreazione, la preghiera serale.<br />

Don Guido, insieme a don Caio, il vicerettore, non vivevano appartati<br />

rispetto agli alunni, come avveniva in molti seminari italiani, ma avevano un<br />

contatto continuo con i seminaristi: stile “di famiglia” probabilmente mutuato<br />

da Ferrari, e continuato anche a Campo di Marte 125 . Da vescovo la sua presenza<br />

non sarà più quotidiana, ma comunque <strong>Conforti</strong> vorrà essere presente<br />

il più possibile. D’estate, secondo una linea sempre più forte nei seminari<br />

dell’Ottocento e a partire dalla sua esperienza di vicerettore, solo per pochi<br />

giorni <strong>Conforti</strong> lasciava che i suoi alunni si recassero in famiglia, trasferendo il<br />

ritmo del Borgo del Leon d’oro, un poco mitigato, in campagna: dapprima a<br />

Carignano 126 , nello stesso paese dove si svolgeva la villeggiatura del seminario,<br />

124 FCT 8, 386, con la testimonianza di G. Bonardi presa da GRAZZI, Il libro, 121. “Faranno<br />

perciò la meditazione e l’esame di coscienza due volte al giorno” redigerà il <strong>Conforti</strong> al n. 2<br />

delle “Regole speciali” preparate nel 1897 (FERRO, Pagine, 129). Sempre da Bonardi veniamo<br />

informati su una parte dell’orario quotidiano: 5.30 alzata, 6 meditazione, 6.30 S. Messa, 7.15<br />

colazione, 8-10 scuola in seminario, 10-10.30 ricreazione, 10.30-11 studio, 11-12 scuola…<br />

dalle 18 alle 20 ancora studio, tra le 21 e le 21.15 a letto (GRAZZI, Il libro, 229-230).<br />

125 Indicazione offerta a voce da p. Augusto Luca nel “Convegno saveriano” di Tavernerio<br />

(CO) dell’agosto 2006. Bonardi così continua a narrare: “Mi fece impressione la dimestichezza<br />

dei superiori, e la fraternità dei ragazzi fra di loro. Venendo io da Berceto, tutto ciò<br />

aveva uno stacco di novità. Sia Mons. <strong>Conforti</strong> che P. Rastelli mangiavano con noi; però in<br />

un tavolino al centro del refettorio; mentre noi eravamo nelle tavole longitudinali, sotto le<br />

pareti del salone. Poi quel comportarsi alla buona, familiarmente, quasi rompendo lo schema<br />

dell’“Olimpo obbligatorio” che fra noi e i superiori del Seminario era venuto elevandosi”<br />

(Grazzi, Il libro, 105-106). Però, al “Leon d’Oro”, forse per mancanza di spazio, superiori e<br />

alunni pranzavano in locali diversi (ibid, 131).<br />

126 “Fu preso in affitto un villino a Carignano dei Signori Lori” (“Cenni storici” in FERRO,<br />

Pagine, 378).


124 Capitolo secondo<br />

poi, dal 1897, quasi sempre a Vigatto 127 . Già all’inizio dell’anno scolastico<br />

1896-1897 gli alunni erano quasi raddoppiati, arrivando ad essere 36, tre in<br />

teologia e gli altri nelle classi ginnasiali, soprattutto prima, seconda e terza:<br />

nessuno risulta essere in liceo. Lo stesso numero si ebbe nell’anno successivo.<br />

Ma fi nalmente <strong>Conforti</strong> poté distinguere tra gli alunni della “scuola apostolica”<br />

e gli “aspiranti missionari”, i più grandi, che avevano già fatto una iniziale<br />

scelta per la vocazione missionaria. I primi saranno Odoardo Manini, Gaetano<br />

Zilioli, Bonfi glio Conti e Luigi Calza 128 . Calza diverrà il primo vicario<br />

apostolico della missione dell’Honan, Conti e Zilioli saranno sacerdoti diocesani<br />

129 ; di Manini, uno dei primi due inviati da <strong>Conforti</strong> in Cina, si parlerà<br />

qui più avanti.<br />

La sede primitiva era già al limite della capienza nel secondo anno scolastico.<br />

Non mancavano richieste di entrata nel seminario missionario, e il fondatore<br />

dovette rispondere negativamente ad alcuni ragazzi. Probabilmente già<br />

al momento dell’acquisto della casa in Borgo del Leon d’Oro, o poco dopo,<br />

<strong>Conforti</strong> pensava a una soluzione più ampia.<br />

Ma per fi nanziare l’operazione, <strong>Conforti</strong>, non si sa su consiglio di chi o<br />

sull’esempio di quale altra iniziativa, ebbe l’idea di tentare una lotteria nazionale<br />

130 . I premi in denaro sarebbero stati fi nanziati da una riserva di cinquantamila<br />

lire già disponibili nell’agosto 1897 131 , e la lotteria avrebbe agito da<br />

“moltiplicatore”, permettendo quindi di accantonare una riserva suffi ciente<br />

non solo per la costruzione ex novo della sede dell’Istituto, ma anche per il<br />

mantenimento di un buon numero di alunni. <strong>Conforti</strong> prese così contatto<br />

127 Nella villa dei Dalla Rosa (BANZOLA, Prima pietra, 118-119). Vi sono ricordi piacevolissimi<br />

su queste vacanze estive trascorse dai primi alunni del <strong>Conforti</strong> a Vigatto e narrati dalla<br />

mente ancora lucida del Bonardi, a distanza di quasi cinquant’anni: si vedano in GRAZZI, Il<br />

libro, 89-103, 105-109. Poco più avanti, ancora Bonardi ci informa sulle vacanze dell’estate<br />

1899, trascorse nella Villa Volpi di Mariano (ibid., 116).<br />

128 “Cenni storici”, in FERRO, Pagine, 381, con l’aggiunta: “Facevano due volte al giorno<br />

la meditazione e l’esame di coscienza. Avevano un dormitorio a parte ed a mensa la frutta in<br />

più di tutti gli altri. In tutto il resto non si differenziavano”.<br />

129 Bonfiglio Conti, nato a Ramiano nel 1878, ordinato nel 1902, rettore del seminario<br />

di Parma dal 1926 al 1928 (mantenendo la cura parrocchiale), parroco a Diolo dal 1903 al<br />

1918 e a Soragna dal 1918 al 1941 (DALL’AGLIO, Diocesi, 445 e 996). Gaetano Zilioli, nato<br />

a Noceto nel 1877, ordinato nel 1900, fu canonico della collegiata di Colorno e cappellano<br />

del locale ospedale psichiatrico, e dal 1929 al 1953 arciprete di Fornovo (ibid., 491-501).<br />

130 Si veda BANZOLA, Prima pietra, 105-108 e le molte pagine di FCT 8, 45-48, 207-227,<br />

231-263, 271-289, 409-414.<br />

131 Lo afferma <strong>Conforti</strong> stesso in lettera a Ledóchowski del 12 agosto 1897: cfr. FCT 8,<br />

241.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

125<br />

con il deputato del collegio di Parma Domenico Oliva 132 , che si prese l’incarico<br />

di proporre alla Camera dei deputati la “leggina” che avrebbe dato<br />

l’approvazione alla lotteria. Contemporaneamente <strong>Conforti</strong> scrisse a tutti i<br />

vicari generali delle diocesi italiane perché interessassero quanti più deputati<br />

locali all’approvazione della legge istitutiva della lotteria. Questa operazione<br />

di <strong>Conforti</strong>, che tra l’altro ebbe esito ampiamente positivo, è interessante<br />

perché mostra, da una parte, un modo di procedere che oggi sarebbe defi nito<br />

“lobbystico”; e, dall’altra, dice quanto, in epoca di pieno non expedit, l’intervento<br />

delle curie diocesane potesse essere considerato effi cace, se non su tutti<br />

almeno su una maggioranza di deputati.<br />

L’intervento alla Camera dei deputati del deputato Oliva, in data 26 marzo<br />

1898, che si può leggere nei cenni storici e in Teodori 133 , si muove in un ordine<br />

di idee che poteva essere gradito al mondo politico italiano del tempo. I<br />

missionari che il <strong>Conforti</strong> sta formando andranno a portare la civiltà in mezzo<br />

alla barbarie, e si dedicheranno anche agli emigranti italiani in America. E<br />

continuava:<br />

Non ci occupiamo di una vana obbiezione che riguarderebbe il carattere religioso<br />

dell’opera. A questa obbiezione rispondono innanzi tutto i nomi dei proponenti 134 , il<br />

132 Era stato candidato dalla Associazione conservatrice liberale parmense ed era appoggiato<br />

dalla Gazzetta di Parma, quindi era di orientamento moderato-costituzionale. Aveva<br />

vinto al ballottaggio contro il socialista Carlo Sacerdoti: cfr. FCT 8, 225-227. Fu direttore<br />

del Corriere della sera fino al 1900: cfr. F. GAETA, La crisi di fine secolo, cit., 338.<br />

133<br />

FERRO, Pagine, 383-384 e FCT 8, 277-289 ove si hanno altri documenti e riferimenti<br />

agli atti parlamentari.<br />

134 Firmatari della proposta di ordine del giorno erano, oltre all’Oliva, i deputati <strong>Angelo</strong><br />

Papadopoli di Venezia; Raffaele De Cesare (Spinazzola/BA 1845 – Roma 1918), giornalista,<br />

conservatore e favorevole a uno schieramento di cattolici “nazionali”, vicino al Prinetti,<br />

deputato dal 1897 al 1904 e senatore dal 1910 (Giuseppe MONSAGRATI, in DBI 33, Roma<br />

1987, 514-518); Carlo Fabri (Piacenza 1866-1951), deputato per il collegio di Bettola, sottosegretario<br />

con Sonnino nel 1909-1910, appartenente alla destra costituzionale; Roberto<br />

Biscaretti (Torino 1845-Molinetti di Recco/GE 1940), deputato dal 1895, poi senatore, della<br />

destra “subalpina”, promotore dell’Automobile Club e cofondatore della Fiat (DBI 10, Roma<br />

1968, 657-658); Pietro De Giorgio (di Lanciano, 1848-1901), deputato dalla XVII alla XXII<br />

legislatura, sempre appartenente alla destra; Alfredo Codacci Pisanelli (Firenze 1861-Roma<br />

1929), docente di diritto a Camerino, Pavia, Pisa, deputato della destra “salandrina” dal 1897<br />

alla morte, sottosegretario al tesoro e all’agricoltura (Francesca SOCRATE, in DBI 26, Roma<br />

1982, 559-562); il noto Vittorio Emanuele Orlando, allora giovane deputato appartenente<br />

allo schieramento di destra; Giuseppe De Nava (Reggio C. 1858 – Roma 1924), della destra<br />

conservatrice e già capo di gabinetto di G. Prinetti, deputato ininterrottamente dal 1897 alla<br />

morte, sottosegretario agli interni nel 1906, ministro dell’Industria durante la guerra, poi<br />

ministro dei Trasporti, dei Lavori pubblici, delle Finanze, del Tesoro in vari governi del dopo-


126 Capitolo secondo<br />

favore con cui tutti, senza distinzione di partito o di credenza, accolgono le Missioni<br />

Cristiane: infi ne la certezza che qui non si nasconde alcun meschin fi ne politico. Non<br />

si può dubitare che qui non si tratti di cosa di interesse generale: si tratta di un vero<br />

e proprio e altissimo interesse nazionale. Nulla di più italiano, di una scuola italiana<br />

di Missionari <strong>Italia</strong>ni.<br />

L’argomentazione sfrutta il valore patriottico che non solo in <strong>Italia</strong> veniva<br />

attribuito alle azioni missionarie della chiesa dell’Ottocento. Viene qui facile<br />

citare gli anticlericali francesi che, mentre confi scavano i beni ecclesiastici, affermavano<br />

che l’anticlericalismo non era merce d’esportazione. Una missione<br />

italiana era pur sempre una presenza italiana nei territori dove era in pieno<br />

svolgimento la corsa coloniale delle potenze occidentali. Oliva, poi, attribuiva<br />

all’istituzione un impegno nei confronti degli emigranti italiani. Questo<br />

potrebbe sembrare un ruolo che non fu mai nell’orizzonte progettuale del<br />

<strong>Conforti</strong>. Ma proprio alcuni mesi prima, precisamente nell’agosto 1897 135 , il<br />

cardinale Ledóchowski “girava” a <strong>Conforti</strong> una richiesta di un vescovo brasiliano,<br />

precisamente Claudio José Gonçalves Ponce de Leão della città di Rio<br />

Grande do Sul 136 , per avere clero italiano per la cura pastorale delle colonie<br />

italiane nella sua diocesi. Anche questi interventi erano sotto la giurisdizione<br />

di Propaganda fi de, e <strong>Conforti</strong> aveva manifestato la piena disponibilità ad<br />

andare dove Propaganda avesse indicato, pur esprimendo la preferenza per<br />

guerra (Fulvio MAZZA, in DBI 38, Roma 1990, 705-708); Luigi Podestà (Castell’arquato/<br />

PC 1838-Roma 1929) deputato per due legislature di Oleggio; Emilio Conti (Milano 1842-<br />

1919), deputato dal 1886 al 1890 e dal 1892 al 1900, senatore dal 1906, vicino a Depretis<br />

e antigiolittiano, residente nel Lodigiano; Secondo Cremonesi, deputato di Lodi fino 1900,<br />

definito da un sacerdote “ateo, materialista nei principi, liberale moderato nelle applicazioni”;<br />

era professore di medicina (su Conti e Cremonesi mi permetto di citare A. MANFREDI, Un<br />

vescovo in sospeso e qualche bega clericale. Documenti sull’exequatur di Mons. Giovanni Battista<br />

Rota (1888-1889), in In fide et novitate vitae. Studi in onore di S.E. Mons. Giacomo Capuzzi,<br />

Lodi 1999, 187 nota 30, 196 nota 51; Giuseppe Laudisi e Tarantini, entrambi della provincia<br />

di Bari, vicini agli agrari locali; oltre al deputato Radice, di cui per ora non si è riusciti ad avere<br />

altri dati. Nei “Cenni storici” – ove si trova l’elenco per cognome appena descritto; i nomi<br />

propri sono nostri – si parla di una sessantina tra senatori e deputati che, su interessamento<br />

dei vicari generali, aderirono alla proposta (FERRO, Pagine, 382-383). Per quanto è stato possibile<br />

ricostruire finora, i firmatari, provenienti da vari collegi d’<strong>Italia</strong>, erano in gran parte della<br />

stessa area politica di Oliva, il centro-destra costituzionale antigiolittiano.<br />

135 Per l’inaspettata richiesta di Propaganda con connessa lettera del suo prefetto e relativo<br />

sviluppo della vicenda vedi FCT 8, 22-24 e 237-244.<br />

136 Diocesi nello stato più meridionale del Brasile, ai confini con Argentina e Uruguay.<br />

Claudio José Gonçalves Ponce de Leão, lazzarista, di S. Salvador de Bahia (1841-1924), prima<br />

che a S. Pedro do Rio Grande do Sul era stato vescovo a Goiás (1881-1890) e nel 1912<br />

divenne arcivescovo titolare di Anazarbo (cfr. Hierarchia Catholica, VIII, 288 e 450).


Vicario generale del vescovo Magani<br />

127<br />

le missioni “d’Oriente”, in sintonia con l’opera del santo patrono, Francesco<br />

Saverio. La richiesta per gli emigranti non ebbe seguito a motivo della<br />

mancanza, per quel momento, di missionari da inviare, ma lasciò due tracce<br />

nella storia della congregazione saveriana: nell’intervento del deputato Oliva,<br />

che citando l’emigrazione sapeva di poter toccare un tasto di grande interesse<br />

politico; e nel regolamento in data 31 dicembre 1898, che è l’unico che cita<br />

tra gli scopi del seminario “le Missioni tra gli Emigrati <strong>Italia</strong>ni nelle lontane<br />

contrade dell’America” 137 .<br />

La proposta di legge confacente doveva passare attraverso una apposita<br />

commissione parlamentare 138 . I tempi sembravano allungarsi, sicuramente<br />

anche a motivo della situazione politica interna italiana, dopo i disordini a<br />

Milano e in altre città d’<strong>Italia</strong> del maggio 1898 e la conseguente caduta del<br />

ministero Di Rudinì. Il cammino del progetto sembra riprendere tra il novembre<br />

e il dicembre 1898, ma la commissione impone come condizione<br />

che l’istituto del <strong>Conforti</strong> venga eretto a ente morale riconosciuto dalle legge.<br />

Questa procedura, che oggi non creerebbe nessuna perplessità trattandosi di<br />

una legittima richiesta di legalizzazione, per il mondo ecclesiastico della fi ne<br />

dell’Ottocento generava un’immediata reazione negativa. Le leggi eversive del<br />

1866-67, e tutti i decreti che ancora in quegli anni improvvisamente privavano<br />

un’istituzione ecclesiale dei beni perché dichiarata “congregazione religiosa”<br />

oppure “confraternita” – <strong>Conforti</strong> aveva seguito da vicino le vicende delle<br />

dame orsoline e stava affrontando quella che sarà la lunga controversia sul<br />

Consorzio dei vivi e dei morti – erano di fatto una minaccia sempre incombente.<br />

<strong>Conforti</strong> rinuncia decisamente all’idea della lotteria, e quindi anche<br />

a eventuali ipotesi di servizio all’emigrazione italiana. E questo perché il suo<br />

progetto prevedeva una vera congregazione religiosa, e quindi il riconoscimento<br />

e il controllo statale poteva diventare un pericoloso boomerang in caso<br />

di inasprimento dei divieti alle congregazioni religiose 139 .<br />

137 Il “Regolamento Emigrati” era stato elaborato dal <strong>Conforti</strong> in data 31 dicembre 1898,<br />

in 44 appositi articoli: può essere letto in FERRO, Pagine, 138-143.<br />

138 FCT 8, 47.<br />

139 In linea di diritto le “leggi eversive” e altri successivi interventi legislativi vietavano la<br />

costituzione di congregazioni religiose, privavano di personalità giuridica e quindi di diritti<br />

economici le congregazioni esistenti e impedivano generalmente l’accoglienza di novizi. Ma,<br />

come spesso avviene in <strong>Italia</strong>, di fatto gli ordini religiosi trovavano degli escamotages, come<br />

quello di dichiarare che le giovani accolte nei monasteri di clausura fossero delle infermiere<br />

per le anziane, con il tacito accordo delle autorità locali. Salvo che qualche ministro della<br />

Giustizia particolarmente zelante e anticlericale non decidesse di inviare un’ispezione generale,<br />

oppure, che i beni degli ordini “formalmente inesistenti” non diventassero oggetto<br />

degli interessi di qualche ente pubblico, come avvenne per il contenzioso tra Consorzio dei


128 Capitolo secondo<br />

<strong>Conforti</strong> ripiegava allora su un’iniziativa più limitata, di portata locale,<br />

una “fi era di benefi cenza”, che si tenne nei locali di rappresentanza dell’episcopio<br />

parmigiano dal 23 al 27 maggio 1900, con un’ampia preparazione che<br />

coinvolse soprattutto le signore delle classi elevate della città, e che apportò<br />

un introito di varie migliaia di lire – La Giovane Montagna annunciava un<br />

incasso di 7000 lire – e anche una notevole risonanza nell’ambito cittadino e<br />

provinciale all’opera missionaria del fondatore 140 .<br />

Intanto maturava il trasferimento del Seminario emiliano nella nuova e defi<br />

nitiva sede. Riprendiamo qui il fi lo dell’attenzione a questo aspetto “edilizio”<br />

e pratico dell’impegno confortiano 141 . Come s’è detto, già nel secondo e terzo<br />

anno di vita dell’istituto lo spazio della casa di Borgo del Leon d’Oro era risultato<br />

insuffi ciente. Non si dimentichi che nell’anno 1895, precisamente l’8<br />

marzo, era venuto a mancare il padre di Guido, l’anziano patriarca Rinaldo,<br />

che aveva lasciato ai fi gli una notevole eredità. Sicuramente, dopo il periodo<br />

del lutto e le necessarie trattative per la divisione dei beni 142 , il <strong>Conforti</strong> si<br />

trovò a disporre di un ulteriore apporto fi nanziario, se non suffi ciente per lo<br />

meno utile per la ricerca di una sistemazione più ampia. Nel luglio-agosto<br />

1899, mentre stava dando il via al progetto della fi era di benefi cenza, <strong>Conforti</strong><br />

intavolò trattative con la contessa Anna Simonetta Pallavicino, patronessa<br />

della stessa fi era 143 , per un terreno appena fuori da porta San Michele, sulla via<br />

vivi e dei morti e gli ospizi civili di Parma. Cfr. MARTINA, Storia della Chiesa, III: l’età del<br />

liberalismo, cit., 89-91 con la bibliografia citata. <strong>Conforti</strong> sembra rileggere questa scelta di<br />

abbandono di un progetto attraverso un motivo spirituale, come si esprime in una lettera a<br />

Rastelli del 17 agosto 1899: “In questo ho riconosciuto un avviso del Signore il quale non<br />

ha permesso che si raggiungesse l’intento desiderato forse perché voleva che si riponesse da<br />

noi maggior fiducia nella sua ammirabile provvidenza” (FCT 1, 41. Il saveriano p. Romano<br />

Vidal ipotizza che questa sia la prima chiara ricorrenza, nell’epistolario confortiano, dell’idea<br />

di fiducia nella Provvidenza).<br />

140 L’idea appare in una lettera di <strong>Conforti</strong> del giugno 1899, quindi pochi mesi dopo il<br />

naufragio della lotteria. Sintesi e indicazioni documentarie in FCT 8, 55-59.<br />

141 Se ne parla in modo particolareggiato e con dovizia di documentazione in BANZOLA,<br />

Prima pietra, 108-120.<br />

142 Sappiamo che Guido si accontentava del bene immobile meno apprezzato dagli altri<br />

fratelli, che era quello situato in Ghiara di Fontanellato (testimonianza di Merope <strong>Conforti</strong>,<br />

in Positio, 127); ma è certo che il suo valore permetteva al giovane vicario generale una sicurezza<br />

economica di tutto rispetto.<br />

143 Anna Pallavicino (1879-1921) era moglie del conte Giovanni Simonetta, uno dei<br />

nobili parmigiani vicini al mondo ecclesiale, tanto da essere insignito del titolo di cameriere<br />

di cappa e spada nel 1877 da Pio IX. La contessa Anna “è una delle benefattrici di Parma<br />

che davano il loro apporto a diverse iniziative di mons. <strong>Conforti</strong>” (BANZOLA, Prima pietra,<br />

111); “fu un’anima grande e nobile, piena di forte fede e di carità, che per 50 anni fu esempio<br />

nella Chiesa di Parma, anche come Patrona e grande Benefattrice della congregazione delle


Vicario generale del vescovo Magani<br />

129<br />

Emilia 144 . La trattativa sembrava defi nita, ma in realtà non se ne fece niente.<br />

Il secondo tentativo fu, nell’autunno dello stesso 1899, con gli Ospizi Civili,<br />

per l’acquisto di una struttura che era l’antico Conservatorio delle Esposte 145 ,<br />

ma l’ipotesi fu presto abbandonata. Un passo più concreto fu invece l’acquisto,<br />

che fu mandato ad effetto, di un orto “tra le carceri di San Francesco e<br />

l’Istituto San Benedetto” 146 , di proprietà della marchesa Faustina Lalatta Malaspina,<br />

anche lei patronessa dell’istituto. Il contratto fu fi rmato nel novembre<br />

1899 147 . Ma neppure l’orto “Malaspina” risultò adatto ai progetti di <strong>Conforti</strong>,<br />

perché giudicato insalubre 148 .<br />

Così, ormai nel 1900, fu condotta a buon fi ne la trattativa per l’acquisto di<br />

una consistente area in Campo di Marte. Il proprietario era Virginio Marchi,<br />

fi glio di un Antonio, acquirente di beni ex ecclesiastici 149 . Il progetto fu delineato<br />

dall’ingegner Carlo Pelleri di Collecchio, che era già stato contattato<br />

quando sembrava che la Casa madre dovesse sorgere sui terreni della contessa<br />

Chieppine / Piccole Figlie” (FCT 8, 479); per lei, nella funzione di suffragio, il 17 marzo<br />

1915, mons. <strong>Conforti</strong> ebbe parole di ammirazione e riconoscenza profonda: “Vivrà la sua<br />

memoria in quanti la conobbero. Chi scriverà la storia di questi ultimi tempi della Chiesa<br />

Parmense, dovrà ricordare tra le persone più benemerite la contessa Anna Simonetta, che i<br />

miei illustri antecessori ebbero in venerazione e adiutrice instancabile in molte opere buone”<br />

(FCT 5, 368-373, con il testo completo del discorso). Sarà ancora lei, nel marzo 1908, a<br />

fare dono al <strong>Conforti</strong> del prezioso autografo dell’ultima lettera del Saverio a Ignazio, scritto<br />

a Goa il 9 aprile 1552.<br />

144 Quest’area, chiamata “tenuta del Castelletto”, dovrebbe essere tra la via Emilia (nella<br />

direzione est, verso Reggio e sud) e l’attuale viale Partigiani d’<strong>Italia</strong>, non lontano dallo stadio<br />

“Tardini”.<br />

145 “Il fabbricato in oggetto dovrebbe essere quello non più esistente, dell’ex convento di<br />

Santa Maria delle Grazie che si trovava nella zona dell’attuale via al Collegio Maria Luigia”<br />

(BANZOLA, Prima pietra, 112 nota 38). Era dunque un edificio nella zona sud-orientale della<br />

città murata.<br />

146 Si tratta di una zona tra via del Prato, viale Mentana e via Saffi, nell’estremità nord-est<br />

della città murata.<br />

147 Per tutte queste vicende cfr. FCT 8, 48-52.<br />

148 “Cenni storici” in FERRO, Pagine, 402. Poco lontano stavano sorgendo alcune industrie,<br />

tra cui uno zuccherificio della Società Ligure Lombarda, che, secondo la testimonianza<br />

del Bonardi, “spandeva una puzza nauseabonda” (cit. in BANZOLA, Prima pietra, 113).<br />

149<br />

MANFREDI, Vescovi, 325 nota 109. Comunque è certo che il terreno acquistato dal<br />

<strong>Conforti</strong> non era ex ecclesiastico. Evidentemente la famiglia Marchi agiva, come si direbbe<br />

oggi, in campo immobiliare. Pare fosse in rapporti con Luigi Lusignani, sindaco di Parma<br />

dal 1906 al 1910, che fu accusato di averlo favorito nella sua attività (BANZOLA, Prima pietra,<br />

120 nota 53; Salvatore ADORNO, Gli agrari di Parma nell’età giolittiana tra politica, amministrazione<br />

e interessi, in Municipalità e borghesie padane tra Ottocento e Novecento. Alcuni casi di<br />

studio, a cura di S. ADORNO e C. SORBA, Milano 1991, 162 ss. Per una descrizione del terreno<br />

in Campo di Marte, all’epoca, vedi BANZOLA, ibid., 115-120.


130 Capitolo secondo<br />

Pallavicino, e che non solo si occupò della progettazione ma anche seguì i<br />

lavori gratuitamente 150 . Anche la ditta che all’inizio si assunse l’incarico dei lavori<br />

era la stessa che aveva curato la ristrutturazione di Borgo del Leon d’Oro,<br />

con il capomastro Quirino Zamboni, che più avanti dovette passare la mano<br />

ad altri 151 .<br />

La prima pietra fu posta dal vescovo Magani il 24 aprile 1900, come segno<br />

del “monumento a Cristo Redentore” nell’anno giubilare 152 e forse anche in<br />

ricordo della prima lettera del Ledóchowski, datata 24 aprile 1894 153 . Ancora<br />

una volta Magani è affettuosamente accanto al <strong>Conforti</strong> negli atti più importanti<br />

del percorso della nuova istituzione. Il suo discorso 154 , muovendosi<br />

anch’esso nel quadro di una visione epica e civilizzatrice del missionario, si<br />

conclude con accenti molto personali:<br />

Giorno verrà che quando le mie ossa riposeranno alla Villetta – e si volse a guardare<br />

i due lunghi fi lari di pioppi altissimi che conducono al Cimitero – da questo nido<br />

benedetto spiccheranno il volo robusto gli aquilotti del Vangelo, per portare la Fede<br />

a coloro che ancora giacciono nelle tenebre e nelle ombre di morte ed il mio spirito<br />

sussulterà alla visione delle magnifi che conquiste che essi opereranno 155 .<br />

“Il nido degli aquilotti” sarà, per Bonardi e la prima generazione dei saveriani,<br />

il titolo “fi orito” del loro seminario, e sarà anche il titolo di una delle<br />

prime produzioni cinematografi che uscite dagli artigianali laboratori di Campo<br />

di Marte 156 .<br />

Non seguiremo qui le varie fasi della costruzione dell’edifi cio, che vide la<br />

presenza continua di <strong>Conforti</strong> accanto al Pelleri, uno sforzo notevole da un<br />

punto di vista economico e anche un costo in vite umane: un povero muratore<br />

fi nì schiacciato da una volta disarmata troppo presto. Un interessante<br />

registro e tante fatture su carta intestata fi n-de-siêcle testimoniano del faticoso<br />

ma anche solerte procedere dei lavori 157 . I seminaristi di <strong>Conforti</strong> entrarono<br />

150 Sulla figura e sull’atteggiamento religioso del Pelleri vedi BANZOLA, ibid, 128-132 e<br />

Ferruccio BOTTI, a cura di, Collecchio per l’Arciprete prof. D. Carlo Ferri, cit., 82-89.<br />

151 BANZOLA, Prima pietra, 141.<br />

152 Ibid., 121-127.<br />

153 Ibid., 133 e nota 77.<br />

154 Una sintesi, desunta dalla cronaca del neonato giornale “La Giovane Montagna” (d’ora<br />

in poi solo GM), in FCT 8, 557-558.<br />

155 BANZOLA, Prima pietra, 136, dalla cronaca della GM. Su tutta la celebrazione, 133-<br />

140.<br />

156 Il nido degli aquilotti. Storia di una vocazione, regia di Mario Frassineti, Parma 1924:<br />

cfr. Vita Nostra 7/4 (1924), 32.<br />

157 In BANZOLA, Prima pietra, 141-150 e 188-200 in cui si trovano pure due curiose pagi-


Vicario generale del vescovo Magani<br />

131<br />

nell’edifi cio nell’autunno del 1901, e con loro il fondatore, che riprendeva la<br />

sua vita normale tra curia e formazione dei futuri missionari, solo allungando<br />

un po’ la strada del suo tragitto quotidiano.<br />

Prima realizzazione missionaria<br />

e suo riconoscimento di congregazione religiosa<br />

Per ragioni di linearità espositiva, abbiamo condensato qui sopra le vicende<br />

della “base di partenza” dei saveriani. Contemporaneamente, in quegli anni<br />

cruciali tra il 1897 e il 1901, si crearono le circostanze per il primo invio in<br />

Cina di due giovani dell’istituto, e, in quell’occasione, nacque formalmente<br />

la congregazione religiosa che <strong>Conforti</strong> aveva da sempre progettato e di cui il<br />

“Seminario emiliano” doveva essere il primo stadio.<br />

Riepiloghiamo brevemente le vicende parmensi, per dare una prima rapida<br />

visione del percorso che portò i primi due saveriani in Cina 158 .<br />

Come detto, nell’autunno del 1895 i primi seminaristi trovano casa in<br />

Borgo del Leon d’Oro. Tra il 1897 e il 1898 prende corpo il tentativo di<br />

lotteria nazionale, che fallisce. Nel frattempo Ledóchowski chiede dei missionari<br />

per gli italiani emigrati nel sud del Brasile: siamo nell’agosto del 1897.<br />

<strong>Conforti</strong> risponde di non aver ancora dei soggetti disponibili. Il progetto di<br />

ne illustrate (143-144), intitolate “Parma laboriosa affianca Mons. <strong>Conforti</strong>”, con una esposizione<br />

suggestiva di matrici delle bollette compilate dalle ditte aventi maestranze impegnate<br />

nella costruzione. Sulla statua a Cristo Redentore che doveva campeggiare la sommità della<br />

facciata, vedi alle pp. 164-168. Infine un’analisi dell’architettura nel contesto dei movimenti<br />

artistici dell’epoca è sviluppata alle pp. 154-163.<br />

158 Per una conoscenza sulla “prima missione saveriana in Cina” e sul contesto nel quale<br />

essa avviene, si vedano: Edoardo MANINI, Episodi della Rivoluzione cinese 1900, Parma 1901,<br />

pp. 254; Agostino Luigi GRAZZI, P. Caio Rastelli, Parma 1941, pp. 64, ristampato decenni<br />

dopo con il titolo Sotto la furia dei Boxers. Caio Rastelli, Parma s.d.; L.A. GRAZZI, I rapporti<br />

tra i BB. Martiri cinesi del 1900 con mons. <strong>Conforti</strong> ed i primi Saveriani, Parma 1946, pp. 16;<br />

Augusto LUCA, Nella Cina dei Boxers. La prima missione saveriana, Bologna 1994, pp. 254;<br />

Luigi LANZI, Due parmigiani reporters in Cina tra ’800 e ’900, in Parma negli anni 4/1999,<br />

Parma 2000, 84-94; L. LANZI, Saveriani e martiri in Cina nella rivolta dei Boxer, in Parma<br />

negli anni 5/2000, Parma 2001, 62-89; L. LUCA, Caio Rastelli figlio primogenito, in Con loro<br />

sempre. Missionari saveriani martiri della carità, Brescia 2000, 17-79; Enzo TRAMONTANI,<br />

Tai-Yuan. L’ora del sogno. Maria Chiara Nanetti nella Cina dei martiri, Bologna 2000, pp.<br />

128; Giulio MATTIELLO, Gli inizi della missione saveriana nel Honan (1899-1912). Metodologia<br />

missionaria dei Saveriani, [s.l. 2001], pp. 192; Ugo TROMBI, Episodi della rivoluzione<br />

cinese 1900 prima pubblicazione monografica di un figlio missionario del <strong>Conforti</strong>, in Parma<br />

negli anni 6/2001, Parma 2002, 89-100.


132 Capitolo secondo<br />

lotteria viene abbandonato all’inizio del 1899. L’anno successivo <strong>Conforti</strong><br />

cerca un terreno adatto alla costruzione di un edifi cio, e tra l’aprile 1900 e il<br />

novembre 1901 nasce il primo lotto dell’attuale Casa madre.<br />

Ma nel 1898, in occasione della Grande esposizione delle Missioni cattoliche<br />

di Torino 159 , era arrivato in <strong>Italia</strong> 160 il padre francescano Francesco<br />

Fogolla 161 , originario dell’Appennino pontremolese, missionario nello Chan-<br />

Si settentrionale – nella grafi a normativa pinyin in uso attualmente si deve<br />

scrivere Shanxi 162 , vicariato apostolico affi dato ai frati minori, che a Parma<br />

da sempre hanno un centro importante e molto apprezzato dalla popolazione<br />

cittadina, la chiesa dell’Annunziata in pieno Oltretorrente. Fogolla portava<br />

con sé alcuni giovani cinesi, com’era uso dei missionari del tempo, oltre a<br />

molti oggetti per l’esposizione torinese. In agosto, a Parigi, sarà ordinato vescovo,<br />

come provicario apostolico per affi ancare l’anziano vicario in carica, p.<br />

Gregorio Grassi 163 . Il Fogolla fece tappa a Parma nel marzo 1898, incontrando<br />

varie realtà ecclesiali, come avviene sempre con i missionari 164 . Celebrò<br />

la messa anche nel piccolo “Seminario emiliano” in Borgo del Leon d’Oro,<br />

suscitando ammirazione e interesse 165 . Il giovane vicerettore Caio Rastelli e<br />

uno degli allievi missionari più “anziani” e avanzati negli studi, Odoardo Manini,<br />

comprendendo che il Fogolla aveva chiesto a <strong>Conforti</strong> di aggregargli<br />

qualcuno dei suoi missionari, insistettero presso il giovane fondatore per par-<br />

159 Aperta il 30 aprile e visitata dal re d’<strong>Italia</strong> il 1° maggio, era un’esposizione “di arte sacra<br />

e delle missioni” parallela alla esposizione nazionale dell’industria: notizie in Civiltà Cattolica<br />

49 (1898), fasc. 1150, 487-489.<br />

160 FCT 8, 294-312.<br />

161 Una scheda biografica in L. LANZI, Due parmigiani, cit., 84 nota 177. Più ampiamente<br />

in: L. LANZI, Francesco Fogolla missionario e martire, Parma 1996, pp. 208; L. LANZI, Francesco<br />

Fogolla apostolo in Cina, Parma 1997, pp. 192; L. LANZI, Francesco Fogolla e Martiri<br />

Cinesi. Raccolta iconografica, Parma 2000, pp. 96; Pietro ROSSI, San Francesco Fogolla, Parma<br />

2003, pp. 165.<br />

162 Lo Shanxi – Chan-Si è la trascrizione francese all’epoca molto in uso; le Poste cinesi<br />

seguiranno la trascrizione inglese Shansi – è una vasta provincia, appartenente alla “regione<br />

del nord-est”, a sud-ovest rispetto a Pechino, e confina a sud con l’Henan, che sarà il campo<br />

d’azione della successiva missione saveriana. Al nord fa da confine un ampio tratto della<br />

grande muraglia. La superficie è di 156.000 kmq, pari a poco più di metà della superficie<br />

dell’<strong>Italia</strong>. La popolazione stimata nel 1999 era di 31.720.000 abitanti. La capitale, Taiyuan,<br />

che era sede del vicariato apostolico, attualmente ha una popolazione di oltre un milione e<br />

mezzo di abitanti. Dati dal Calendario atlante De Agostini 2001, Novara 2000, 327.<br />

163 FCT 8, 378-382.<br />

164 E. FERRO, Fermenti di missionarietà a Parma nel 1898, in Parma negli anni 3/1998,<br />

Parma 1999, 121-133.<br />

165 FCT 8, 386-387.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

133<br />

tire. Fogolla si offriva di intervenire presso la congregazione di Propaganda<br />

fi de onde ottenere tutti i permessi necessari. C’era praticamente tutta l’estate<br />

per mettere a punto la preparazione dei due primi inviati. Infi ne, nel settembre,<br />

Magani mise a disposizione di <strong>Conforti</strong> per la funzione di vicerettore un<br />

altro sacerdote diocesano, don Ormisda Pellegri, giovane parroco di Cassio<br />

nell’Appennino, impegnato nel movimento cattolico 166 , ma da sempre “simpatizzante”<br />

delle missioni 167 . Tutto sembrava indicare che il passaggio di Fogolla<br />

fosse provvidenziale. Certo Manini non era ancora sacerdote e mostrava<br />

qualche lacuna soprattutto nell’impegno di vita spirituale, mentre don Caio<br />

assicurava un entusiasmo, ma anche una maturità, ideali. Manini frequentò<br />

alcune lezioni di medicina all’università di Parma 168 , per raccogliere ulteriori<br />

competenze utili in terra cinese.<br />

In questo contesto, <strong>Conforti</strong> decise di portare a compimento il progetto che<br />

era venuto delineandosi. Il “Seminario emiliano” diversamente, ad esempio,<br />

dall’Istituto lombardo di San Calogero, quello che sarà poi il PIME, doveva<br />

formare dei missionari che fossero religiosi a tutti gli effetti, coi tradizionali<br />

voti di castità, povertà e obbedienza più un voto specifi co, che nella formula<br />

emessa da Rastelli e Manini il 3 dicembre 1898, suona così: “Firmissime<br />

propono ac statuo per biennium, sub voti obligatione, juxta regulas huius<br />

Instituti me totum dicare atque impendere pro conversione infi delium” 169 .<br />

Dunque, nell’estate e autunno di quell’intensissimo 1898, tra gli ambagi<br />

dei passaggi parlamentari della leggina per la lotteria nazionale, <strong>Conforti</strong> stese<br />

un regolamento provvisorio per la neonata congregazione, esemplandolo sulle<br />

regole dell’Istituto di San Calogero, e chiese a Magani di dare l’approvazione<br />

diocesana alla nuova congregazione, avvisando contestualmente Propaganda<br />

166 Da Cassio, “don Pellegri era stato nominato rettore del Seminario di Berceto che<br />

ne era privo, dopo la malattia di don Luigi Parenti. Trovò un ambiente non propriamente<br />

cattivo, ma in via di esserlo. Col suo tatto e ‘savoir faire’ mise le cose a posto”. Si veda pure<br />

FCT 8, 219-221.<br />

167 FCT 8, 36 e 313-315. Per la “propaganda missionaria” di Pellegri a Berceto, vedere la<br />

testimonianza di Bonardi in GRAZZI, Il libro, 33-61.<br />

168 È ancora Bonardi che lo testimonia: GRAZZI, ibid., 110. Secondo Ugo BERTINI, Pio XI<br />

e la medicina per le Missioni, Roma 1930, 81-85, <strong>Conforti</strong> sarebbe stato addirittura il primo<br />

in <strong>Italia</strong> a far frequentare a un missionario dei corsi di medicina.<br />

169 Vedi il testo della “Promessa apostolica”, nella prima stesura scritta da mons. <strong>Conforti</strong><br />

già il 10 aprile 1898, in FCT 8, 290-293; nonché in quella da lui ricordata nei “Cenni storici”,<br />

ugualmente in FCT 8, 329-330. Contestualmente, Magani con decreto dello stesso 3<br />

dicembre 1898 erigeva la fondazione saveriana in congregazione religiosa di diritto diocesano.<br />

Perspicaci considerazioni su questo passo canonico in A. LUCA, Missionari Saveriani<br />

1906: approvazione pontificia, in Parma negli anni 11/2007, 147-150.


134 Capitolo secondo<br />

fi de del passo formale compiuto 170 . Ancora una volta Magani approvò il progetto<br />

del suo vicario generale, naturalmente ad experimentum ma senza tanti<br />

indugi: conoscendo la sua pignoleria, c’è da pensare non solo ad un’ampia indulgenza<br />

per il suo collaboratore, ma anche a un suo apporto, almeno di consigli<br />

e indicazioni generali. Il decreto di erezione della congregazione di diritto<br />

diocesano porta la data 3 dicembre 1898 171 , il “benestare” di Ledóchowski<br />

avviene in una lettera del 10 gennaio successivo 172 .<br />

In effetti nella lettera d’auguri di <strong>Conforti</strong>, in cui comunicava a Ledóchowski<br />

anche l’approvazione vescovile alla nuova congregazione, era presente la<br />

notizia dell’accordo con il Fogolla per l’invio in Cina. Dovette così essere<br />

sorprendente, per non dire scioccante, per il giovane fondatore una successiva<br />

lettera del prefetto di Propaganda fi de, in data 19 gennaio, in cui chiede<br />

spiegazioni:<br />

Stimo pertanto necessario ed opportuno di rammentare a V. S. che la destinazione<br />

alle missioni di codesti alunni deve farsi dalla S. Cong.ne di Propaganda; e perciò<br />

d’ora innanzi, a scanzo d’inconvenienti ed abusi, che potrebbero ridondare a pregiudizio<br />

degli alunni stessi, la S. V., quando ne abbia dei disponibili e pronti per le<br />

missioni, sarà compiacente di darne partecipazione a questa S. Cong.ne, la quale<br />

assegnerà ad essi la missione 173 .<br />

Cos’era successo? La risposta, umile e deferente, del <strong>Conforti</strong> 174 , ci chiarisce<br />

almeno una parte delle vicende. L’accordo tra <strong>Conforti</strong> e Fogolla era<br />

che quest’ultimo prendesse accordi con Propaganda, e probabilmente ciò era<br />

avvenuto, o direttamente o tramite la curia dell’ordine dei Minori a Roma.<br />

Forse del benestare di Propaganda non era stato fatto documento scritto, forse<br />

si trattò di una conversazione orale in cui non tutto era stato chiarito tra i<br />

due interlocutori 175 . Sta di fatto che <strong>Conforti</strong> era certo che Propaganda fosse<br />

170 FCT 8, 348-350.<br />

171 FCT 8, 331-335. Il regolamento in FCT 8, 353-362 e in FERRO, Pagine, 130-138.<br />

172 Così si esprime testualmente il cardinale: “Debbo poi singolarmente congratularmi<br />

con V. S. del favore, che Mons. Vescovo di Parma accordava a cotesto Seminario erigendolo<br />

in Congregazione Religiosa, e della benevola disposizione, da cui sono affetti verso il<br />

medesimo i Vescovi della regione Emiliana, commendandolo al loro Clero. Ciò ridonda a<br />

lode di V. S., che si viene rendendo sempre più benemerita di un’opera cotanto utile, donde<br />

possiamo attenderci non pochi vantaggi in pro delle Missioni” (da autografo in ACSCS;<br />

FCT 8, 348).<br />

173 Da autografo in ACSCS, busta “Propaganda Fide”.<br />

174 Pubblicata in FCT 8, 392-395.<br />

175 A questo si riferisce Fogolla, il 12 febbraio 1899, scrivendo al <strong>Conforti</strong>: “Monsignore,<br />

Sento dal M.R.P. Provinciale che la propaganda Le ha voluto fare delle difficoltà e crearle


Vicario generale del vescovo Magani<br />

135<br />

informata e assenziente, tanto da parlarne quasi en passant nella sua lettera di<br />

fi ne dicembre a Ledóchowski, mentre forse alla Congregazione si attendevano<br />

atti più formali e precisi.<br />

Potrebbe anche aver giocato un altro fatto. Dal prefetto di Propaganda,<br />

come già detto sopra, era già arrivata a <strong>Conforti</strong> l’altra richiesta per la colonia<br />

italiana a Rio Grande do Sul, nell’agosto 1897. Nella risposta <strong>Conforti</strong><br />

affermava di sperare “di avere fra un anno e mezzo alcuni sacerdoti già<br />

preparati a correre ovunque vorrà mandarli l’obbedienza” 176 . Fatti i calcoli,<br />

forse il prefetto – o, per meglio dire, chi per lui – potrebbe aver sospettato di<br />

un atteggiamento non limpido da parte della direzione del nuovo istituto. A<br />

posteriori si può comprendere come le previsioni di <strong>Conforti</strong> siano state stravolte<br />

soprattutto dallo zelo del Rastelli cui si aggiunse Manini, che in effetti<br />

sacerdote non era.<br />

Superato, anche con un rapido viaggio a Roma di <strong>Conforti</strong>, l’incidente<br />

diplomatico con Propaganda 177 , che deve aver messo a dura prova la serenità<br />

del <strong>Conforti</strong>, così scrupoloso nella scelta di devozione e di obbedienza<br />

verso la Santa Sede, proseguirono i complessi preparativi per la partenza dei<br />

due verso la Cina. Il 5 febbraio Manini riceveva il suddiaconato. Il 4 marzo<br />

1899 nell’aula maggiore dell’episcopio era fi ssato il rito della consegna del<br />

crocifi sso. La sera precedente, nella cappella di Borgo del Leon d’Oro, c’era<br />

stato un momento di preghiera che aveva coinvolto i giovani della nascente<br />

congregazione 178 . I due sarebbero partiti il giorno stesso, da Parma a Genova,<br />

per poi dividersi: Manini si sarebbe imbarcato a Marsiglia con Fogolla,<br />

Rastelli avrebbe preso una nave a Genova. L’arrivo nello Shanxi era previsto<br />

delle inquietudini per causa dei suoi due allievi che debbono venire con me in Cina. Io sono<br />

veramente meravigliato di questo; avvegnacché avendone io parlato personalmente con Sua<br />

Eminenza il Cardinale Prefetto” (da autografo in ACSCS, cartella “Fogolla”; FCT 8, 400).<br />

176 FCT 8, 238.<br />

177 Lo spiega molto bene <strong>Conforti</strong> stesso, in una lettera al Fogolla del febbraio 1899, nella<br />

quale confessa di aver ricevuto le scuse da parte dei collaboratori del prefetto di Propaganda.<br />

Questi, per riparare all’inconveniente, si interessa “d’ufficio per ottenere su un battello francese<br />

posto gratuito anche ai due Missionari del Seminario Emiliano” (da minuta in ACSCS,<br />

alla data; FCT 8, 401).<br />

178 “La sera innanzi nella Cappella dell’Istituto si svolgeva nell’intimità della famiglia, una<br />

cerimonia toccante, in cui i due giovani Apostoli ricevevano solennemente per l’ultima volta<br />

in quel santo luogo, ove avevano spesso effuso il loro cuore innanzi a Dio, la benedizione di<br />

Gesù Sacramentato ed udivano pure per l’ultima volta la parola commossa del loro Superiore;<br />

parola che veniva dal cuore ed esprimeva per essi i migliori auguri per un apostolato lungo<br />

e fecondo” annota il <strong>Conforti</strong> in “Cenni storici” (FERRO, Pagine, 392). Per i particolari, sulla<br />

cerimonia di addio e su tutta la partenza vedi FCT 8, 403-408.


136 Capitolo secondo<br />

per il maggio successivo 179 . Nella sera precedente alla partenza, un’infrazione<br />

disciplinare piuttosto rilevante di Manini accentuò i dubbi di <strong>Conforti</strong> sulla<br />

“tenuta” spirituale di questo giovane 180 .<br />

Non è qui la sede per seguire le vicende di questa prima avanguardia missionaria,<br />

che trascorse in Cina pochi mesi in piena rivolta dei Boxer 181 . Rastelli<br />

si inserì molto bene nella missione, imparò in breve tempo un po’ di<br />

cinese, e fu presto inviato nelle stazioni missionarie del vasto territorio. Manini<br />

si buttò anima e corpo nel dispensario della missione, fu seguito, anche<br />

se faticosamente e con momenti di tensione, dal suo “superiore” don Caio.<br />

Ma quando questi fu inviato nel ministero missionario effettivo, Manini mostrò<br />

un rallentamento dell’impegno spirituale e un eccessivo attivismo, unito<br />

a una mancanza d’impegno nello studio della lingua. Il fondatore seguiva<br />

queste evoluzioni da lontano, nella frammentarietà del via-vai delle lettere<br />

dalla Cina. Poi esplose la tensione politica, che interruppe completamente le<br />

comunicazioni tra <strong>Italia</strong> e Celeste Impero. Nel novembre 1899 iniziavano i<br />

primi attacchi a missioni diplomatiche e religiose occidentali, toccando ben<br />

presto lo Shanxi.<br />

Il 9 luglio 1900 a Tayuan-fu venivano crudelmente uccisi i vescovi Grassi,<br />

Fogolla, altri frati francescani, suore italiane e alcuni cinesi 182 , mentre il<br />

corpo di spedizione occidentale stava dirigendosi da Tientsin verso Pechino,<br />

che avrebbe occupato in agosto. Rastelli e Manini, fuori località al momento<br />

dell’eccidio, riuscirono a fuggire in una residenza fortifi cata dei padri di<br />

Scheut nella Mongolia Interna (Siao-kiao-pan), dove con altri missionari e<br />

cristiani rifugiati dovettero subire un lungo assedio.<br />

Lentamente, e solo verso la fi ne del 1900, giungevano a Parma le notizie,<br />

prima del martirio di Fogolla (fi ne settembre), e molto più tardi, dello scampato<br />

pericolo per i due saveriani (23 dicembre). I due, anche su indicazione di<br />

<strong>Conforti</strong>, si reinseriscono nella missione francescana in piena ricostruzione,<br />

anzi Rastelli ne diventa procuratore: ma nel febbraio 1901, dopo circa un<br />

mese di malattia, muore. La notizia arriva a Parma il 3 maggio successivo.<br />

<strong>Conforti</strong> ordina a Manini, nel frattempo ordinato sacerdote 183 , di rientrare in<br />

179 L. LANZI, Due parmigiani reporters, cit., 84-94.<br />

180 L’episodio disciplinare di Manini è descritto in FCT 8, 429-433, utilizzando abbondanti<br />

pagine di GRAZZI, Il libro, da 179 e ss.<br />

181 Si veda L. LANZI, Saveriani e martiri in Cina, cit., per intero.<br />

182 Furono beatificati da Pio XII nel 1946 e canonizzati da Giovanni Paolo II il 1° ottobre<br />

2000.<br />

183 FCT 10, 469-474.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

137<br />

patria: questi arriverà in <strong>Italia</strong> il 21 dicembre del 1901, sbarca a Napoli 184 e,<br />

facendo sosta a Roma, giunge a Parma il 13 gennaio 1902 185 .<br />

Se si pensa che tutte queste vicende, e in particolare i lunghi mesi senza notizie<br />

certe neppure dal ministero degli Esteri, tra l’estate e il dicembre 1900,<br />

avvengono mentre si fabbricano i muri dell’edifi cio di Campo di Marte, si<br />

resta sorpresi della capacità di resistenza di <strong>Conforti</strong>. Lo stress di queste lunghe<br />

attese, delle notizie incerte e addirittura negative, deve essere stato altissimo.<br />

In più, continuava il ministero da vicario generale e la responsabilità<br />

di un’opera che richiedeva attenzione, investimenti fi nanziari, responsabilità.<br />

Tanto più quando poi, dalla tarda primavera del 1901, <strong>Conforti</strong> si rese conto<br />

che il suo soggetto migliore, p. Caio, era morto in Cina, e laggiù rimaneva un<br />

giovane seminarista che aveva manifestato limiti molto gravi, come testimoniavano<br />

le ultime, dolorose relazioni dello stesso p. Caio.<br />

<strong>Conforti</strong> resterà sempre legato con l’affetto alla memoria di Rastelli. Ma si<br />

può ipotizzare che tra maggio e dicembre 1901 si sia almeno posto il problema,<br />

se quella prima missione non fosse stata troppo avventata. Non abbiamo<br />

suoi testi che ci permettano di chiarire meglio il suo stato d’animo, ma ancora<br />

una volta probabilmente fu necessaria una rilettura delle vicende di quei mesi.<br />

<strong>Conforti</strong> forse fu aiutato dal considerare martire don Caio Rastelli, anche se<br />

di martirio propriamente non si trattò. Il suo entusiasmo che aveva trascinato<br />

lo stesso <strong>Conforti</strong> ad aderire alla proposta di Fogolla, il suo impegno missionario<br />

breve ma solerte, il martirio della cristianità dello Shanxi settentrionale<br />

giustifi carono, agli occhi del fondatore, un percorso che comunque, almeno<br />

sul versante di Manini, mostrava i segni evidenti del fallimento 186 .<br />

L’evoluzione del “seminario missionario emiliano”<br />

Sempre in quei pochi mesi di inizio secolo maturava un ulteriore cambiamento<br />

rispetto alla prima esperienza del Seminario emiliano. Nei “Cenni<br />

storici” scritti a distanza di quasi vent’anni, <strong>Conforti</strong> racconta:<br />

184 FCT 10, 475.<br />

185 L. LANZI, “Padre don Caio Rastelli vittima di fede e amore”. La morte in Cina ed il pianto<br />

corale di Parma, in Parma negli anni 6/2001, Parma 2002, 68-88; FCT 10,483-495.<br />

186 Manini, dopo il primo periodo a Parma in cui si prestò a conferenze missionarie in<br />

diverse parrocchie, chiese di passare al clero diocesano. In seguito, attorno al 1911 abbandonava<br />

il ministero sacerdotale. Si vedano le abbondanti e precise notizie in LUCA, Nella Cina<br />

dei Boxers, cit., 232-242.


138 Capitolo secondo<br />

Essendosi constatato col fatto che ben pochi erano gli alunni che entrati nell’Istituto<br />

in tenera età si decidevano poi ad abbracciare la vita missionaria, si incominciò a<br />

rifl ettere se non fosse conveniente limitare per l’avvenire l’accetazione (sic) a quei<br />

giovani che avessero ultimato almeno il Ginnasio per non frustrare quasi del tutto lo<br />

scopo della fondazione. Si decise intanto di tenere sino a Liceo compiuto quelli che<br />

avessero voluto continuare a rimanere nell’Istituto 187 .<br />

Questa notizia secondo il <strong>Conforti</strong> si riferisce all’anno scolastico 1898-99.<br />

Dopo alcuni anni di impegno educativo, l’antico vicerettore si rendeva conto<br />

che il Seminario emiliano fi niva per essere un seminario minore a prezzo più<br />

contenuto rispetto a quello diocesano, senza riuscire a dare agli adolescenti<br />

che lo frequentavano una vera passione missionaria.<br />

Scrivendo ai due saveriani in Cina il 23 dicembre del 1900, mentre esprime<br />

tutta la sua gioia di avere fi nalmente buone notizie su di loro, <strong>Conforti</strong> li<br />

informa sulla scelta compiuta riguardo agli allievi missionari più giovani:<br />

Ho già adottato il sistema di non accettare giovani che non abbiano almeno ultimato<br />

il terzo anno Ginnasiale e non addimostrino qualche inclinazione all’ardua vita del<br />

Missionario. Andrà, è vero, limitandosi il numero delle accettazioni, ma intanto la<br />

Congregazione nostra prenderà uno stampo omogeneo e meglio potrà rispondere<br />

allo scopo santissimo per cui è stata istituita. Dei molti giovani che da principio sono<br />

stati accettati con quella larghezza di criteri che voi ben sapete, nessuno a mio avviso<br />

è per riuscire Missionario 188 .<br />

Di fatto, dunque, con l’anno 1900 si chiudeva, o meglio andava ad esaurimento<br />

l’esperienza di allievi delle prime tre classi del ginnasio, mentre si continuava<br />

a provare a lavorare con i piccoli che ormai crescevano da alcuni anni<br />

nell’Istituto e con i liceali. Si noti che questo avveniva proprio nel momento<br />

in cui l’Istituto entrava nella sua nuova ampia sede; come <strong>Conforti</strong> poteva<br />

facilmente prevedere, tutta quella struttura rischiava di essere abitata da pochi<br />

adolescenti e giovani 189 . La scelta di <strong>Conforti</strong> potrebbe sembrare a prima vista<br />

molto limitata: perché non ammettere addirittura solo quelli che avevano<br />

fi nito il liceo? Ma per i tempi, era già un intervenire alla radice.<br />

187 FERRO, Pagine, 405, n. 1591.<br />

188 Da autografo in ACSCS, alla data; FCT 10, 294.<br />

189 Nel febbraio 1903, scrivendo da Ravenna agli alunni e al padre spirituale residenti a<br />

Parma, <strong>Conforti</strong> parla delle sue preghiere al Signore “perché vi conceda di vedere aumentare<br />

le vostre diradate file, sicché in tempo non lontano possiate essere una falange, un esercito”.<br />

La minuta di questo biglietto, presente in ACSCS, è stata parzialmente pubblicata in Parma<br />

negli anni 8, Parma 2004, 170, con l’omissione della frase sopra citata: ma “diradate file”<br />

figura nell’autografo.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

139<br />

È noto che i seminari minori, a partire da quelli di montagna esistenti<br />

in molte diocesi dell’Appennino tosco-emiliano 190 , svolgevano la funzione<br />

principale di scuole “secondarie di primo grado” (come si direbbe secondo la<br />

terminologia attuale), cioè di scuole successive al corso elementare, più accessibili<br />

economicamente rispetto ai costosi ginnasi-licei statali. Tanto più una<br />

realtà come il Seminario missionario che abbassava ulteriormente la quota di<br />

contributo familiare. Molte meno famiglie potevano pensare di progettare<br />

un ginnasio superiore e un liceo per i loro fi gli, quindi c’era già una notevole<br />

selezione 191 .<br />

Per comprenderne l’importanza e intuire il percorso interiore di <strong>Conforti</strong>,<br />

val la pena fare alcune considerazioni globali sugli studenti del nuovo istituto<br />

missionario, a partire dai sommari ma interessanti dati desunti dal “Registro<br />

delle Dozzene” e pubblicati da Teodori 192 , per gli anni dal 1895 al 1907. Chi<br />

erano e da dove venivano i primi candidati a essere missionari nella congregazione<br />

di <strong>Conforti</strong>? Completiamo qui alcune considerazioni per i primissimi<br />

anni di vita in Borgo del Leon d’Oro, già anticipate in un precedente paragrafo.<br />

Nei primi dodici anni di attività del Seminario emiliano per le missioni<br />

estere sono registrati ottantadue iscritti in totale 193 . Di questi, 19 saranno effettivamente<br />

saveriani (alcuni usciranno più avanti dalla congregazione), 22<br />

diventeranno preti diocesani, 31 usciranno dal percorso di formazione clericale;<br />

due moriranno prima di aver concluso gli studi e di 8 non abbiamo dati<br />

precisi (ma quasi sicuramente saranno usciti). Dunque, per fare una percentuale,<br />

meno del 25% (precisamente il 23,17%) sarà effettivamente saveriano, il<br />

26,83% passerà nel clero di Parma (21 casi) o di Borgo San Donnino (un solo<br />

caso), quasi la metà uscirà completamente dal percorso verso il sacerdozio.<br />

Da quali diocesi provengono questi 82 alunni? 55 provengono da centri<br />

della diocesi di Parma, pari al 67,07%. Dieci, e cioè il 12,2%, da diocesi<br />

emiliane, e precisamente tre da Borgo San Donnino, sei da Reggio, uno da<br />

Modena. Perciò il “Seminario emiliano”, nonostante gli interventi pubblici<br />

dei vescovi dell’Emilia, resterà per questi primi anni sostanzialmente seminario<br />

parmense. Altri 16 provengono da diverse regioni ecclesiastiche (19,51%),<br />

mentre di due non abbiamo indicazioni. Queste ultime provenienze sono<br />

190 MANFREDI, Vescovi, 108-125.<br />

191 Cfr. BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 131-132.<br />

192 FCT 8, 197-201.<br />

193 Abbiamo escluso dal computo don Ormisda Pellegri, entrato come vicerettore dopo<br />

un’ampia esperienza in parrocchia e in seminario a Berceto. Pellegri in quegli anni non entrò<br />

formalmente nella congregazione.


140 Capitolo secondo<br />

decisamente curiose: sei provengono dalla diocesi di Noto, nella Sicilia sudorientale<br />

(tanti quanti i candidati provenienti da Reggio Emilia!), due dal<br />

cremonese e altrettanti dalle diocesi di Arezzo e San Sepolcro (AR), uno per<br />

ciascuna. Un allievo per ciascuna di queste provenienze: Trento, Lodi, Brescia,<br />

Mileto e Boston (ma questo è p. Bonardi, che possiamo considerare parmense<br />

a tutti gli effetti, in quanto la sua nascita fu trascritta tra gli atti del comune di<br />

Berceto, appena sei anni dopo, al rientro della famiglia in <strong>Italia</strong>).<br />

Tutti gli studenti di queste diocesi più lontane arrivano in Casa madre<br />

dopo il 1901: Camillo Gentilini da Trento in quell’anno; Eugenio Berselli<br />

da Modena nel 1902; Emilio Peviani di Casalpusterlengo (LO) e Corrado<br />

Di Natale di Noto 194 nel 1903; nel 1904 un altro siciliano e tre reggiani; nel<br />

1905 un siciliano, un bresciano e un aretino (Assuero Bassi, futuro prefetto<br />

e poi vicario apostolico di Luoyang); nel 1906 addirittura non c’è neanche<br />

un parmense nuovo alunno, mentre si registrano Sabatino Pucci di Mileto,<br />

Stefano Chieli di San Sepolcro e tre siciliani.<br />

Si può dunque dire che la svolta impressa dal <strong>Conforti</strong> nel 1901 portò a<br />

un cambiamento netto di provenienze dei nuovi alunni. Sarebbe interessante<br />

studiare il motivo di questi affl ussi localizzati in zone d’<strong>Italia</strong> particolari come<br />

Noto o Arezzo, ma non è qui la sede per questo approfondimento. Piuttosto è<br />

interessante notare che dei 19 alunni che divennero effettivamente saveriani,<br />

12 sono di questo periodo, su 28 entrate, con un tasso di perseveranza del<br />

42,86%, mentre uno solo, Rodolfo Barilla, diventerà sacerdote diocesano 195 .<br />

Dunque una netta ed effi cace inversione di tendenza: certo non tutti arrivarono<br />

alla conclusione degli studi ecclesiastici, ma almeno il seminario missionario<br />

smise di essere un passaggio economicamente conveniente verso il<br />

seminario diocesano di Parma. E divenne, se non emiliano, almeno italiano.<br />

A livello di esiti fi nali, i non parmigiani ebbero questo destino: divennero<br />

saveriani due fi dentini su tre, un reggiano su sei (p. Pietro Uccelli, entrato già<br />

sacerdote), un modenese su uno, un siciliano su sei, due aretini su due, due<br />

cremonesi su due, un calabrese (Mileto) su uno, mentre il trentino (tra l’altro,<br />

suddito di sua maestà imperiale-reale austriaca), il bresciano e il lodigiano non<br />

divennero saveriani o uscirono presto dalla congregazione. Il livello di motiva-<br />

194 Partito per la Cina dopo l’ordinazione sacerdotale, morirà per malattia nel 1909, a<br />

23 anni (L. LANZI, Padre don Caio, cit., 79 nota 17). Entrava dunque a Campo di Marte a<br />

diciassette anni.<br />

195 Non si confonda con Gualtiero Barilla fratello di Riccardo, fondatori della nota dinastia<br />

industriale parmense, e che trascorse un periodo come allievo del <strong>Conforti</strong>; cfr. Barilla.<br />

Cento anni di pubblicità e comunicazione, a cura di Albino IVARDI GANAPINI e Giancarlo<br />

GONIZZI, Milano 1994, 73.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

141<br />

zione per questi non diocesani è dunque molto alto, se si eccettua il caso, abbastanza<br />

comprensibile, dei siciliani (11 saveriani su 24 entrati, quasi la metà).<br />

Torniamo ora ai 55 parmensi, di cui solo 8, cioè il 14,55%, divennero saveriani.<br />

Qual era la loro provenienza? Nei primissimi anni, come più sopra s’è<br />

detto, la gran parte proveniva dalla città e dalle immediate vicinanze. Proviamo<br />

ora a valutare le provenienze per tutti i dodici anni dal 1895 al 1907, per<br />

verifi care se quella prima linea di tendenza si è confermata anche in seguito.<br />

Da Parma provengono 13 alunni (23,64%). Secondo la ripartizione tra bassa<br />

pianura, media pianura (attorno a Parma o poco lontano), collina e montagna<br />

196 , si hanno i seguenti risultati: bassa pianura 13 197 , media pianura 14 198 ,<br />

collina 2 199 , montagna 12 200 , mentre di Delfi no Menegalli, entrato tra i primi<br />

nel 1895 e uscito nel 1899, si dice che è di Sant’Andrea, che potrebbe essere<br />

S. Andrea a mane (Torrile, bassa) oppure Sant’Andrea oltre Taro (Medesano,<br />

collina). A parte il basso numero di vocazioni dalla collina, che è linea di<br />

tendenza tipica della situazione della diocesi parmense 201 , almeno in parte la<br />

situazione singolare del seminario di <strong>Conforti</strong> rispetto alle vocazioni diocesane<br />

di Parma è confermata: la montagna, che nel clero diocesano fa la parte del<br />

leone (39,13%), qui è allo stesso livello (21,82%), anzi leggermente inferiore<br />

alla città e alla media pianura, che invece nell’andamento del seminario diocesano<br />

hanno una capacità più limitata nel reclutamento del clero 202 . Il fatto<br />

è in parte spiegabile, e l’abbiam già scritto più sopra: fi nché il seminario di<br />

Borgo del Leon d’Oro era una succursale economicamente più conveniente<br />

del seminario diocesano, gli adolescenti dei paesi di montagna tenderanno a<br />

optare per il più vicino Berceto, che era, a livello pratico, un’offerta analoga.<br />

Invece si conferma lo stretto rapporto tra istituto confortiano e la città e i<br />

suoi dintorni. Diventeranno poi saveriani uno di Ghiara e uno di Paroletta di<br />

Fontanellato e quattro di San Secondo (bassa), uno di Roccaprebalza (Luigi<br />

Calza) e uno di Bergotto (montagna, entrambe le parrocchie in comune di<br />

Berceto) e uno di Noceto (media pianura): sorprendente l’exploit di San Se-<br />

196 MANFREDI, Vescovi, 190-197.<br />

197 Sette da San Secondo, uno da Paroletta e un altro da Ghiara di Fontanellato, uno da<br />

Fontanelle, uno da Soragna, uno da Colorno e uno da Grugno.<br />

198 Due da San Prospero, due da Noceto, uno rispettivamente da Monticelli Terme,<br />

Montechiarugolo, Fraore, San Leonardo, Gaione, Coloreto, Marore, Valera, Vicofertile e<br />

Casalbaroncolo.<br />

199 Mattaleto e Langhirano.<br />

200 Tre da Bergotto, due da Calestano, due da Cassio, uno da Neviano Arduini, uno da<br />

Ramiano, uno da Rigoso, uno da Lozzola e uno da Roccaprebalza.<br />

201 MANFREDI, Vescovi, 208.<br />

202 MANFREDI, ibid., 205-209.


142 Capitolo secondo<br />

condo (quattro saveriani su sette alunni) e in generale l’esito positivo di coloro<br />

che provenivano dalla bassa pianura occidentale (sei saveriani su 14 entrati),<br />

mentre si distribuisce in maniera abbastanza equilibrata il numero di coloro<br />

che diverranno sacerdoti diocesani: su 21, 7 dalla media pianura, 4 dalla bassa,<br />

2 da Parma (il più basso tasso di perseveranza in generale: su 13 entrati, solo<br />

due sacerdoti diocesani e 11 usciti), 2 dalla collina, 6 dalla montagna.<br />

I numeri sono (o sembrano) sempre ossa aride, ma indubbiamente su un<br />

campione di questo genere dicono molto. L’impressione di <strong>Conforti</strong> secondo<br />

la quale tra i primi entrati nessuno era “per riescire missionario” è sostanzialmente<br />

confermata. Ed egli, con tutto l’amore per la sua diocesi e per il<br />

suo seminario, non aveva fondato un istituto che aveva richiesto un enorme<br />

investimento non soltanto economico, unicamente per ripristinare un “seminario<br />

per chierici poveri” 203 . Questa sua consapevolezza lo fece optare per una<br />

scelta indubbiamente dolorosa e, per molti aspetti, impopolare. Non più un<br />

seminario pieno di ragazzi e “utilizzato” da clero e famiglie locali per un primo<br />

tirocinio di studio e formazione spirituale, per poi dirottare il fl usso maggiore<br />

verso il clero diocesano: ma un’istituzione educativa proiettata in un orizzonte<br />

italiano e più direttamente e visibilmente orientata verso la formazione di<br />

giovani missionari 204 .<br />

203 Bonardi, probabilmente raccogliendo considerazioni dello stesso <strong>Conforti</strong>, a distanza<br />

di mezzo secolo parla di alcuni alunni come “di quelli che avevano preso l’Istituto del <strong>Conforti</strong><br />

come un Seminario di facilitazione, un ente creato per i seminaristi poveri”, e aggiunge:<br />

“Tanto più che questa mentalità era stata abbastanza favorita agli inizi, non essendone estraneo<br />

neppure il fondatore e contribuendo anzi ad esporre la finalità del piccolo seminario<br />

confortiano come un’opportuna provvidenza diocesana del genere” (GRAZZI, Il libro, 129).<br />

204 Credo si possa dire che le considerazioni di Grazzi, alla p. 296 del suo manoscritto<br />

redatto in base alle “Conversazioni saveriane” avute con p. Bonardi, non siano adeguate alla<br />

realtà storica. Egli parla del governo di don Pellegri (1899-1911) come “puramente amministrativo<br />

e disamorato”. E aggiunge: “La Congregazione moriva tra gli anni 1903-1910,<br />

che chiamerei d’una fase fossile; non si vedono tentativi di reclutamento appena appena<br />

sufficienti a non anchilosarsi”. In realtà Grazzi proiettava su quegli anni un modello di<br />

reclutamento di massa possibile solo negli anni 1930-40. Mentre un elenco esemplificativo<br />

degli ingressi di quegli anni dimostra come i soggetti entrati all’inizio del ’900 a Campo di<br />

Marte si siano rivelati in qualche modo il “nerbo” della congregazione saveriana: Luigi Calza,<br />

superiore della seconda spedizione in Cina e primo prelato del distretto missionario affidato<br />

ai saveriani; Amatore Dagnino, entrato nel 1903, fu il primo superiore generale dopo <strong>Conforti</strong>;<br />

Pietro Uccelli, entrato nel 1904, fu una delle figure di santità più notevoli dell’istituto;<br />

Assuero Bassi e Stefano Chieli, entrati nel 1905 e 1906, furono tra i missionari pionieri<br />

della Cina, e il primo fu prelato missionario di Luoyang. Appena più avanti lo stesso Grazzi,<br />

alle pp. 300-301 del suo manoscritto, individua la situazione dei primi anni del seminario<br />

missionario e la svolta impressa nel reclutamento a Campo di Marte secondo la linea che s’è<br />

cercato qui di motivare.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

143<br />

Si comprende allora la connessione, non solo di tempo, tra questa scelta<br />

più selettiva e la partenza dell’Apostolato di Fede e Civiltà 205 . Nel marzo<br />

del 1900, <strong>Conforti</strong>, dopo aver chiesto l’autorizzazione a Ledóchowski e aver<br />

ottenuto il solito largo benestare da Magani, scrive a tutti i vescovi italiani<br />

e ai vicari generali per proporre una forma di fi nanziamento popolare per<br />

la formazione dei futuri missionari, chiamata appunto Apostolato di Fede e<br />

Civiltà, che consisteva nell’offerta annuale di 10 centesimi 206 . Ogni diocesi,<br />

tramite il vicario generale, doveva indicare il nome di un pio sacerdote o laico<br />

che se ne facesse promotore. La proposta, analoga nella forma a quelle più<br />

antiche della Propagazione della fede e della Santa infanzia, secondo <strong>Conforti</strong><br />

non avrebbe diminuito il sostegno a queste due proposte popolari di sensibilizzazione<br />

missionaria, ma si poneva in un campo, quello del sostegno alla<br />

formazione dei missionari, che non aveva un’iniziativa diretta già esistente.<br />

Per far partire la proposta, <strong>Conforti</strong> aveva redatto un “numero unico” che fu<br />

inviato ai vescovi di tutta <strong>Italia</strong> 207 .<br />

L’accostamento tra questa iniziativa a orizzonte italiano e la scelta riguardante<br />

il seminario di Campo di Marte è, secondo me, estremamente signifi -<br />

cativa. <strong>Conforti</strong> sa per esperienza che per la formazione dei missionari sono<br />

stati e saranno necessari notevoli fondi. Molti li ha investiti direttamente, altri<br />

li ha trovati, e continua a cercarli. Ma sa anche che questi fondi dovranno<br />

andare secondo il fi ne per cui sono stati raccolti, e quindi è necessario che<br />

l’orientamento missionario dell’Istituto sia più incisivo e reale. Infi ne si può<br />

immaginare che il <strong>Conforti</strong> intuisca che attraverso questa diffusione a tappeto<br />

dell’Apostolato di Fede e Civiltà, anche l’Istituto si farà conoscere e forse<br />

inizierà a raccogliere altre vocazioni, visto che l’intervento esplicito dei vescovi<br />

emiliani non aveva dato molto frutto. Interessante che tra le prime adesioni<br />

episcopali vi sia, in data 2 aprile 1900, quella del vescovo di Noto, Giovanni<br />

Blandini 208 !<br />

205 F. Teodori, nel vol. FCT 8, fa un accenno riassuntivo dell’iniziativa alle pp. 54-55;<br />

mentre produce una trattazione diffusa, con la riproduzione dei relativi carteggi intercorsi<br />

tra <strong>Conforti</strong>, i vescovi d’<strong>Italia</strong> e i loro vicari diocesani alle pp. 496-553.<br />

206 Corrispondenti, grosso modo, a 30 eurocent di oggi.<br />

207 Si veda una riproduzione della prima pagina in BANZOLA, Prima pietra, 124. Gran<br />

parte dei testi invece in FCT 8, 510-517.<br />

208 Originario di Palagonia, diocesi di Caltagirone (1832-1913), era parroco del suo paese<br />

natale, e fu consacrato a Noto nel 1875 (cfr. Hierarchia Catholica, 411).


144 Capitolo secondo<br />

Per una sintesi<br />

Impegno, relazioni, decisioni. Sintetizzerei così quanto emerge dalle sempre<br />

più numerose notizie riguardanti il giovane vicario generale e fondatore<br />

dell’Istituto saveriano. Da un punto di vista metodologico val la pena sottolineare<br />

che mentre abbonda la documentazione riguardante i primi passi della<br />

congregazione, è più limitata, parziale e frammentaria quella che concerne<br />

il ministero di vicario generale. Ma una visione, per quanto possibile sincronica<br />

– e, speriamo, non confusa – del duplice movimento di <strong>Conforti</strong> ci<br />

permette di illuminare reciprocamente l’uno e l’altro polo della sua vicenda<br />

in quegli anni a cavallo del secolo.<br />

L’intensità dell’impegno richiesto al giovane prelato è sicuramente notevole,<br />

tenendo conto di una salute non robusta e fl orida. Certo, fu impegno<br />

soprattutto di contatti, di lavoro d’uffi cio, e meno di viaggi e sforzi fi sici.<br />

Però lo stress psicologico doveva essere rilevante, soprattutto per l’attenzione<br />

che veniva richiesta su due fronti. Negli anni 1899-1901 poi l’esposizione<br />

arrivò al limite: due giovani allievi in Cina in stato di persecuzione, l’edifi cio<br />

di Campo di Marte da seguire, le tensioni in diocesi che crescevano, le scelte<br />

strategiche da operare nell’ambito dei futuri missionari. Tutto insieme e contemporaneamente,<br />

e la cura quotidiana per gli alunni.<br />

Eppure non solo la salute resiste, ma <strong>Conforti</strong> non esita a lanciarsi in sempre<br />

nuove iniziative: a parte l’opera di Campo di Marte, prima il tentativo<br />

della lotteria nazionale, con lettere per tutti i vicari generali; poi la pesca di<br />

benefi cenza, poi ancora l’opera di Apostolato di Fede e Civiltà, con ulteriori<br />

lettere e pubblicazioni. Né viene meno, sembra, la cura della realtà diocesana,<br />

che pure davvero doveva dare ben poche soddisfazioni. Nella corrispondenza<br />

di quegli anni non si legge mai un’espressione di stanchezza o di lamento.<br />

Che cosa ha trasformato una persona dalla salute fragile e dalla psicologia<br />

segnata dalle crisi dell’adolescenza in questa specie di macchina da lavoro?<br />

Credo di poter dire che <strong>Conforti</strong> sia continuamente motivato dalla realizzazione<br />

del suo sogno. Il seminario ora c’è, gli allievi affl uiscono e il superiore<br />

li può seguire direttamente; Propaganda fi de incoraggia, addirittura la Cina<br />

si apre. Ma questo progetto che si realizza non è in alternativa all’impegno<br />

di ministero diocesano, lo sostiene invece e lo alimenta di slancio e pazienza.<br />

<strong>Conforti</strong> non si “rifugia” a Campo di Marte per dimenticare semplicemente le<br />

tensioni della curia e della diocesi, ma trova a Campo di Marte e nelle lettere<br />

a Manini e Rastelli l’entusiasmo e l’abnegazione per continuare la paziente<br />

opera di cucitura diocesana.<br />

Questo avviene anche perché <strong>Conforti</strong> sente di “dovere” molto al suo nuo-


Vicario generale del vescovo Magani<br />

145<br />

vo vescovo Magani, che non esita mai ad appoggiare il progetto missionario.<br />

E sicuramente, senza Magani la congregazione avrebbe ancora per molto<br />

tempo stentato a decollare, almeno da un punto di vista canonico. Dunque si<br />

può pensare (è un’ipotesi) a una sorta di “restituzione” da parte di <strong>Conforti</strong>,<br />

vissuta comunque come parte integrante della propria vocazione.<br />

Questo impegno instancabile è mosso e motivato da quel sogno antico che<br />

ora concretamente si realizza. <strong>Conforti</strong> però non idealizza mai il suo progetto.<br />

Si muove con prudenza al momento della prima possibile partenza dei suoi<br />

missionari, sicuramente ne verifi ca l’esito alla luce dei tragici fatti della persecuzione.<br />

Di fronte a un seminario sì ricco di presenze, ma povero di esiti<br />

missionari, non si perde in fantasie ma opera una forte sterzata, a costo di<br />

ridurre i numeri. E riferisce ai suoi due missionari lontani queste scelte, con<br />

parole che dicono notevole lucidità.<br />

La seconda parola che utilizzerei per sintetizzare questi anni operosi è “relazioni”.<br />

Sicuramente le lettere che <strong>Conforti</strong> scrive sono solo una parte, anche<br />

abbastanza limitata soprattutto nel versante diocesano, delle forme di contatto<br />

che il giovane vicario generale tiene aperte. Molti apprezzano la sua fi gura<br />

e la sua modalità discreta, mai autoritaria, di muoversi nel mondo civile e<br />

clericale attorno a lui. Pazientemente tesse ogni giorno la tela di Penelope dei<br />

rapporti tra il vescovo, il clero e i religiosi che il suo superiore tende sempre<br />

a lacerare con il suo stile duro e sarcastico. Al canonico Martino Martini, cui<br />

deve comunicare una dura punizione del vescovo, scrive in modo da non<br />

infi ciare l’immutata stima nei propri confronti 209 . I religiosi presenti in città,<br />

spesso in scontro con il capo della diocesi, tengono i contatti con il vicario generale<br />

<strong>Conforti</strong>. Dame della nobiltà e deputati ne stimano l’opera, così come<br />

il movimento cattolico locale.<br />

Mettendo in gioco la duplice veste di vicario generale e fondatore dell’Istituto,<br />

<strong>Conforti</strong> tesse in questi anni una rete di contatti con le curie diocesane<br />

di tutta <strong>Italia</strong>. Si tratta senza dubbio della preparazione remota, e non cercata<br />

in quanto tale, a quel prestigio che farà di <strong>Conforti</strong> il vescovo autorevole che<br />

sarà necessario per far partire l’Unione missionaria del clero.<br />

Lo stile che si desume dalla lettura dei testi è di sobrietà e riservatezza: un<br />

po’ per genere letterario, un po’ per educazione seminaristica. Con i suoi due<br />

giovani religiosi inviati nella “Cina dei Boxer” è paterno, ma con una cordia-<br />

209 “Io sono dolente, Monsignore mio riveritissimo di quanto è avvenuto; ma né Lei,<br />

né io ci abbiamo colpa ed è d’uopo ad entrambi il rassegnarci alla benedetta volontà del<br />

Signore. A Lei, car.mo Collega ed Amico, e mio riveritissimo Superiore, bacio la Mano e mi<br />

professo”: Martini a <strong>Conforti</strong>, 19 febbraio 1897 (FCT 9, 189).


146 Capitolo secondo<br />

lità sempre molto contenuta. Probabilmente negli incontri personali <strong>Conforti</strong><br />

sapeva far trasparire maggiormente la cordialità. Ma quel che interessa qui è<br />

che lo stile delle relazioni costantemente vissuto da <strong>Conforti</strong> in questo periodo<br />

sembra evitare un tono superiore e distaccato in senso negativo, come<br />

un’affettazione che fa trasparire la ricerca del potere o della popolarità. La<br />

riservatezza è anche capacità di rapporti equilibrati e non aggressivi né invadenti.<br />

Di fatto, la strada delle relazioni è l’unica possibilità effi cace per operare<br />

nel diffi cile campo del ministero diocesano, in un’epoca di scontri, tensioni<br />

e rancori. <strong>Conforti</strong>, da vicario generale, non ha potere decisionale di fronte<br />

alla fi gura autoritaria del vescovo Magani. Non può modifi care le linee sostanziali<br />

delle intenzioni e della mentalità del suo superiore. Può mantenere<br />

dei contatti, moderare i toni degli interventi, cercare occasioni di dialogo e di<br />

mediazione per interposta persona. Anzi, proprio <strong>Conforti</strong> è, frequentemente,<br />

l’interposta persona, con tutta la delicatezza e la sofferenza del ruolo, ma<br />

appunto con le risorse che vengono dal potersi interporre perché stimato da<br />

tutte le parti in causa. Le vicende successive, con la nomina a Ravenna così<br />

sofferta e il suo esito, ci confermano, se ce ne fosse bisogno, che questo suo<br />

atteggiamento di mediatore non fu per “fare carriera”, e se questo avvenne,<br />

la causa fu la stima di tante persone, anche infl uenti in corte di Roma, che<br />

questo suo ruolo seppe accattivarsi.<br />

Se il <strong>Conforti</strong> non poteva assumere decisioni in campo diocesano, se non<br />

in spazi ridottissimi di manovra, restava tutto il campo d’azione del suo nascente<br />

istituto. <strong>Conforti</strong> in questo periodo dovette prendere diverse deliberazioni.<br />

Alcune erano di tipo pratico, e per quanto rilevanti, implicavano sostanzialmente<br />

una valutazione di costi e benefi ci: si pensi in particolare alle<br />

acquisizioni prima della casa in Borgo del Leon d’Oro, poi ai diversi tentativi<br />

che sfociarono nell’edifi cazione di Campo di Marte; ma anche alle vicende<br />

riguardanti il fi nanziamento della sua opera, dalla lotteria nazionale alla pesca<br />

di benefi cenza. Altre decisioni erano di livello ben più strategico.<br />

Di fronte a vari modelli di istituto, <strong>Conforti</strong> portò avanti il disegno di una<br />

vera congregazione religiosa, con voti, quindi con un impegno canonico più<br />

forte ma anche più complesso da gestire. Contemporaneamente si dovette<br />

pensare al “campo missionario” dell’istituto stesso, con il sogno della Cina e<br />

le proposte “americane” di Propaganda. Rastelli e Manini sembrano forzare<br />

la mano al fondatore, quando il francescano Fogolla passa da Parma. In realtà<br />

i tempi e i modi furono accuratamente seguiti dal <strong>Conforti</strong>, che non mostrò<br />

fretta e, per quanto era in lui, mantenne l’intenzione di comunicare tutto a<br />

Propaganda. Infi ne, sempre negli stessi anni, l’esperienza del reclutamento


Vicario generale del vescovo Magani<br />

147<br />

dei futuri missionari richiese una svolta impegnativa, davvero strategica: se<br />

la scelta restrittiva avesse portato alla drastica diminuzione delle presenze a<br />

Campo di Marte, l’opera rischiava di naufragare tra il danno e le beffe.<br />

<strong>Conforti</strong> rivela, oltre che una notevole saggezza in rapporto all’età e a una<br />

interessante capacità di mobilitare risorse non solo economiche, frutto anch’esse<br />

di relazioni molteplici, una disposizione a leggere con realismo le situazioni<br />

e a riplasmare continuamente il suo progetto. Il suo sogno non lo distanzia<br />

dalla realtà, non lo rende rigido e idealista. Certo l’appoggio di Ledóchowski,<br />

di Magani, di personaggi importanti della società e della politica parmense<br />

facilitano il compito e accelerano i passaggi, quasi un compenso degli anni di<br />

“stallo” e di attesa del periodo di Miotti. Va però tenuto presente che anche<br />

questi appoggi non potevano sostituire il <strong>Conforti</strong> in alcune decisioni determinanti,<br />

quale, ad esempio, quella della “chiusura” del reclutamento sotto la<br />

IV ginnasio. In questi aspetti il sogno non diventa mania, cocciutaggine, ma<br />

capacità di provare, valutare, ripensare. Più oltre questa riformulazione del<br />

progetto sarà determinante per dare a <strong>Conforti</strong> la forza di ripartire.<br />

In queste rifl essioni sintetiche val la pena accennare a un motivo ricorrente<br />

nella mentalità e nell’elaborazione confortiana di questi anni, protrattasi poi<br />

nei successivi. È il binomio di Fede e Civiltà, con le due lettere maiuscole come<br />

le avrebbe scritte <strong>Conforti</strong>. Non si tratta certo di una categoria originale: le radici<br />

risalgono almeno a Chateaubriand 210 e a tutta una pubblicistica cattolica<br />

intransigente del XIX secolo. Si tratta di una costellazione di riferimenti, di<br />

connessioni, anche di “miti” nel senso positivo del termine: idee guida capaci<br />

di sintetizzare un fascio complesso di intuizioni e motivazioni. La vera fede, la<br />

fede cattolica, è capace non solo di salvare i singoli, ma di illuminare con una<br />

vera civiltà i popoli interi, perché “Dio ha fatto le nazioni sanabili” 211 e la sanità<br />

spirituale dei popoli può venire solo dalla civiltà cattolica. Il gioco di parole<br />

riporta alla nota rivista dei gesuiti 212 che assieme alle letture più strettamente<br />

210 Il libro quarto della IV parte dell’opera di François René de CHATEAUBRIAND, Le Génie<br />

du Christianisme del 1802 è un’apologia delle missioni di stampo romantico (cfr. Lino BAL-<br />

LARIN, L’anima missionaria di Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma fondatore<br />

dei Missionari Saveriani, Parma 1962, 18). VANZIN, Pastore, 191 afferma che <strong>Conforti</strong> aveva<br />

letto Chateaubriand e la Storia universale di Cantù. Su Chateaubriand si leggano le riflessioni<br />

di Bernard PLONGERON, in Histoire du Christianisme des origines à nos jours. X: Les défis de la<br />

modernité (1750-1840), Paris 1997, 301-305. 837-866. Anche Danilo CATARZI, Chateaubriand<br />

e il romanticismo missionario, in Fede e Civiltà 47 (1949), 161-166.<br />

211 Sapienza 1,14b secondo la traduzione della Vulgata clementina: “Sanabiles fecit nationes<br />

orbis terrarum”.<br />

212 Della sterminata bibliografia sulla Civiltà Cattolica citerò soltanto: G. MARTINA, Storia<br />

della Compagnia di Gesù in <strong>Italia</strong> (1814-1983), Brescia 2003, 165-180


148 Capitolo secondo<br />

missionarie del primo <strong>Conforti</strong>, gli “Annali della Propagazione della fede”,<br />

e a tanti altri contributi letterari e oratori forse non più tutti rintracciabili,<br />

contribuì alla formazione di questa concezione in <strong>Conforti</strong> 213 .<br />

Non è qui il luogo per valutare quanto si possa parlare di identifi cazione<br />

tra cristianesimo e civiltà europea, o per discettare sul concetto discutibile di<br />

civiltà. Sarebbe, credo, interessante uno studio di storia della mentalità sulle<br />

prime annate di quel periodico 214 , nato proprio in Casa madre, che avrà il<br />

titolo di Fede e Civiltà fi no al 1978, quando si trasformò nella odierna rivista<br />

Missione Oggi 215 . Sicuramente in <strong>Conforti</strong> si avrà un’evoluzione del signifi cato<br />

attribuito al binomio, in connessione con il cambiamento del suo approccio<br />

alla missione e alla Cina. Segnaliamo qui l’apparire dello slogan, che sarà<br />

molto rilevante come cifra sintetica dell’ideale missionario confortiano 216 .<br />

Va però sottolineato che il binomio Fede e Civiltà fu anche una chiave di<br />

approccio al mondo culturale e politico italiano del tempo. Non si può negare<br />

che <strong>Conforti</strong> abbia avuto formazione e convinzione puramente intransigenti,<br />

e se non fu mai un fanatico temporalista, lo si deve al suo carattere equilibrato<br />

e alla pedagogia di Ferrari. In quello scorcio del XIX secolo, inoltre, alcune tensioni<br />

e alcune strutture mentali andavano stemperandosi di fronte all’apparire<br />

213 “Più complesso è il giudizio della ‘Civiltà’ sull’intervento europeo in Cina in occasione<br />

della rivolta dei Boxer nel 1900. Appare comunque chiaro il giudizio fin troppo negativo<br />

sul popolo cinese, semibarbaro, guastato in ogni sua classe, che a suo parere sarà prima o poi<br />

sopraffatto dalla civiltà europea, ‘destinata a dominare tutta la terra’”: G. MARTINA, Storia<br />

della Compagnia, cit., 172. Anche Alfonso Capecelatro, cardinale e arcivescovo di Capua, tra<br />

le figure di spicco dell’orientamento “transigente” del cattolicesimo italiano, aveva scritto Le<br />

armonie della religione con la civiltà, Torino 1869.<br />

214 Qualche cenno in Emanuele MANCINI, La missione dei saveriani in Cina dal 1904<br />

al 1912 secondo la rivista “Fede e Civiltà”, tesi di baccellierato in teologia presso lo Studio<br />

teologico interdiocesano di Reggio Emilia, anno 2000, 61-70 e 90. Interessanti riflessioni su<br />

questo tema, a partire dalle lettere dei primi saveriani (anni 1904-1907) pubblicate su Fede<br />

e Civiltà, in L. LANZI e U. TROMBI, Voci dalla Cina nelle lettere dei saveriani, in Parma negli<br />

anni 12/2007, 251-272.<br />

215 Cfr. Fede e Civiltà (1978) 75 n. 10, 46. Per l’approccio di uno dei primi missionari<br />

saveriani in Cina, il Rastelli, si veda L. LANZI, Due parmigiani reporters, cit., 92.<br />

216 Il binomio appare già molto chiaramente nella lettera del 22 settembre 1896 di <strong>Conforti</strong>,<br />

indirizzata al principe di Napoli, ereditario al trono d’<strong>Italia</strong> Vittorio Emanuele, in<br />

cui chiede un aiuto economico per il suo Istituto, conoscendone “per fama la splendida<br />

munificenza colla quale solete favorire tutte le opere dalla Religione ispirate e benedette”;<br />

e continua: “Missionari, i quali porteranno a barbare terre, colla fede di Cristo, quella vera<br />

civiltà che sola è sorgente inesausta d’ogni bene” (FCT 8, 169-171). Teodori afferma che<br />

Vittorio Emanuele non divenne benefattore dell’Istituto (ibid., 171 nota 340). In realtà<br />

Vittorio Emanuele era notoriamente anticlericale, religiosamente agnostico e indifferente e<br />

vicino alla massoneria.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

149<br />

di nuovi problemi, dal socialismo al colonialismo, e grazie anche all’apporto<br />

di nuove rifl essioni dei “giovani” democratici cristiani. Ma mentre questi cercavano<br />

la sintesi tra cattolicesimo e cultura nell’impegno economico-sociale<br />

e anche in una certa elaborazione storico-letteraria del medioevo che poteva<br />

interpretare insieme l’ideale di Leone XIII e quello di Giosuè Carducci 217 ,<br />

<strong>Conforti</strong> incrocia in altro spazio di incontro, quello dell’espansione dell’<strong>Italia</strong><br />

all’estero. L’Oriente, l’Africa, l’immigrazione verso le Americhe, quindi non<br />

solo colonialismo militare ma tematiche anche culturali e sociali, erano ormai<br />

all’ordine del giorno della classe dirigente unitaria tra Crispi e Giolitti 218 .<br />

Il binomio Fede e Civiltà permetteva di creare un ponte, una possibilità<br />

di intesa che forse solo la massoneria più anticlericale – e forse neanche<br />

quella – avrebbe rifi utato. E neppure la realtà ecclesiastica si sarebbe opposta<br />

a contatti e collaborazioni in queste direzioni. Vorrei chiarire che qui, se si<br />

osservano i dati offerti dalla documentazione, non si tratta di accordi sottobanco<br />

o di tolleranze e compromessi, di “frodi pie” che tutti conoscevano e<br />

nessuno smascherava perché a tutti erano utili. Il vero salto di qualità offerto<br />

dalle imprese missionarie – valga l’analogo dell’assistenza all’emigrazione in<br />

Europa per Bonomelli e ancor più per l’accompagnamento agli italiani in<br />

America costruito da Scalabrini e da madre Cabrini – era l’intervento su un<br />

terreno comune di alto livello e di impegno qualifi cato 219 . Ognuno poi manteneva<br />

le sue convinzioni sulla realtà italiana, ma il lavoro comune avrebbe<br />

lentamente dato il suo apporto a quella che è stata chiamata la “conciliazione<br />

silenziosa” dell’epoca di Pio X.<br />

217 Per i lettori non italiani, Giosuè Carducci (Val di Castello/LU 1835 – Bologna 1907),<br />

docente di letteratura italiana all’università di Bologna dal 1860 al 1903, patriota, poeta,<br />

prosatore e critico, inizialmente su posizioni repubblicane e progressivamente spostatosi verso<br />

la democrazia parlamentare e la monarchia, personalmente legato alla massoneria e anticlericale,<br />

fu il cantore patriota dell’<strong>Italia</strong> unita. Nella sua poesia si saldano insieme il ritorno<br />

ai metri classici latini e l’ispirazione romantica.<br />

218 Cfr. L. BRUNAZZI MENONI, Inquietudini di fine secolo, cit., 74-75; E. RAGIONIERI, in<br />

Storia d’<strong>Italia</strong>, 11, cit., 1850-1851.<br />

219 Risale forse a questo periodo una visita di Scalabrini a <strong>Conforti</strong> presso la Casa madre<br />

o forse a Borgo del Leon d’oro, secondo quanto dichiara don Ludovico Mondini in Testimonianze<br />

3, 115. L’ultimo incontro tra <strong>Conforti</strong> e Scalabrini avviene in Piacenza, nel vescovado<br />

di quest’ultimo, il 18 gennaio 1904, quando il fondatore dei saveriani accompagna i quattro<br />

suoi partenti per la Cina (G. Bonardi, G. Brambilla, L. Calza, A. Sartori) per un saluto dal<br />

padre degli emigranti italiani.


150 Capitolo secondo<br />

Casalora, 8 marzo 1895: muore il papà Rinaldo.<br />

Da sinistra: le figlie Clotilde, Merope e Paolina; la sposa Antonia;<br />

il figlio maggiore Ismaele; don Guido Maria.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

151<br />

Il numero unico del giornale “Fede e Civiltà”, pubblicato a Parma da Fiaccadori in due edizioni<br />

ravvicinate, il 17 febbraio ed il 12 marzo 1900. Si notano, in alto a sinistra sotto il papa Leone XIII,<br />

il ritratto del Prefetto di Propaganda Fide, cardinale Mieceslao Ledóchowskij e, a destra,<br />

quello del vescovo della diocesi di Parma, Francesco Magani (Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane).


152 Capitolo secondo<br />

Parma, Borgo Leon d’Oro 12:<br />

la prima sede<br />

dell’Istituto Saveriano<br />

(edificio a sinistra;<br />

foto primi Novecento).<br />

Parma, Borgo Leon d’Oro 12,<br />

anno scolastico 1898-1899: la prima foto<br />

del fondatore <strong>Conforti</strong> tra i suoi allievi missionari.<br />

Parma, 4 marzo 1899: da Borgo Leon d’Oro partono i primi due<br />

saveriani, assieme a mons. Francesco Fogolla, poi martire in Cina.


Vicario generale del vescovo Magani<br />

Parma, Convento francescano<br />

dell’Annunziata, venerdì 4 ottobre 1901:<br />

il Vicario generale G. M. <strong>Conforti</strong><br />

(seduto alla destra del festeggiato)<br />

partecipa alla festa per la nomina di Luigi<br />

Canali ad Arcivescovo di Tolemaide.<br />

Sono presenti alcune personalità della<br />

Parma di allora: fr. Alberico Beniamino<br />

Toracca dei Fratelli delle Scuole Cristiane<br />

e don <strong>Angelo</strong> Micheli (seduti, da sinistra,<br />

rispettivamente 1° e 2°); don Carlo Maria<br />

Baratta salesiano, p. Luigi Bertapelle<br />

stimmatino, mons. Pietro Tonarelli, p. Lino o<br />

Maupas (in piedi, da sinistra, prima fila<br />

dal basso, rispettivamente 1°, 4°, 5° e 6°). .<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, nella nuova<br />

sede in Campo di Marte: reliquiario donato dai<br />

rappresentanti degli ordini maschili della città<br />

al neo eletto arcivescovo di Ravenna,<br />

Guido M. <strong>Conforti</strong>, martedì 21 ottobre 1902<br />

(Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane).<br />

153


Un caso d’emergenza<br />

CAPITOLO TERZO<br />

CONFORTI A RAVENNA<br />

Si possono fi ssare subito due date, che scandiscono gli eventi di cui ci occupiamo:<br />

25 aprile 1902, muore a Ravenna, quasi improvvisamente, il cardinale<br />

Agostino Riboldi 1 ; 9 giugno 1902, a Roma nel Concistoro, secondo una formalità<br />

prevista dalla tradizione, Leone XIII “propone” Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

come arcivescovo di Ravenna.<br />

Quasi nel centro di questi 45 giorni, precisamente il giorno 16 maggio, si<br />

svolge in Vaticano il “drammatico” colloquio tra Leone XIII e <strong>Conforti</strong> che<br />

qui si riporta, evocato secondo il racconto fatto “a caldo” dallo stesso <strong>Conforti</strong><br />

ad Andrea Ferrari, arcivescovo di Milano 2 :<br />

È coll’animo agitato da mille affetti e sentimenti e non senza confusione che questa<br />

volta m’induco a scrivere a V.E. a cui nulla ho mai potuto celare che in qualche modo<br />

mi riguardasse.<br />

Mercoledì ultimo scorso, venivo chiamato a Roma dall’Uditore Santissimo a mezzo<br />

di pressante lettera, e tosto messomi in viaggio verso quella volta il giorno appresso<br />

1 Una sintetica biografia su di lui è prodotta da <strong>Angelo</strong> ROBBIATI in DSMCI III/2, Casale<br />

Monferrato 1984, 713-714.<br />

2 Si vedano altre versioni del colloquio in FCT 11, 125-127 nelle note. Sul periodo<br />

ravennate, nella vita del <strong>Conforti</strong>, si tengano presenti le fonti: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 143-167<br />

e 175-180; CIONI, Grande, 120-147; LUCA, Sono tutti, 61-75; VANZIN, Pastore, 129-147; F.<br />

TEODORI, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo di Ravenna. Vol. I: Dalla nomina e<br />

consacrazione alla presa di possesso, Città del Vaticano 1992, pp. XVI+656 (d’ora in poi solo<br />

FCT 11); F. TEODORI, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Il buon pastore di Ravenna, Città<br />

del Vaticano 1993, pp. XVI+952 (d’ora in poi solo FCT 12); F. TEODORI, a cura di, Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo di Ravenna. Vol. III: Da Ravenna alla città della Croce (Stauropoli),<br />

Città del Vaticano 1994, pp. XXXII+1040 (d’ora in poi solo FCT 13); nonché i diversi studi<br />

apparsi in Parma negli anni, quaderni nn. 7, 8, 9, 10, ai quali si accennerà singolarmente a<br />

tempo debito.


156 Capitolo terzo<br />

vi giungevo e mi presentavo circa alle ore 10 al medesimo il quale con grande mia<br />

sorpresa mi invitava in Vaticano per le 18 del giorno stesso per essere ricevuto in<br />

udienza dal Santo Padre che desiderava parlarmi.<br />

All’ora convenuta mi trovavo colà e tosto venni messo all’Augusta presenza del Sommo<br />

Pontefi ce assieme a Monsig. Maffi , attuale Amministratore Ap. di Ravenna, esso<br />

pure chiamato d’urgenza. Il cuore forte mi batteva non sapendomi dar ragione di<br />

quanto succedeva, ma quando poi Sua Santità mi disse che mi destinava Arcivescovo<br />

di Ravenna, dandomi ad Ausiliare Mons. Maffi , mi sentii come venir meno e proruppi<br />

in lacrime. Pregai il Santo Padre a risparmiarmi un tanto peso, adducendo la<br />

poca mia virtù e dottrina, la mia inesperienza, la malferma salute, la debolezza del<br />

mio carattere, i bisogni presenti nel Seminario delle Missioni da me di recente fondato,<br />

ma nessuna di queste ragioni ebbe per buona. Lo pregai a scambiare le parti<br />

mettendo al mio posto Monsignor Maffi , a petto del quale io sono ben piccolo sotto<br />

ogni aspetto: puer sum et nescio loqui, ma invano.<br />

Lo scongiurai infi ne, se era volontà Sua che io fossi Vescovo, a darmi almeno una<br />

Diocesi meno illustre ed importante di Ravenna ed a quest’ultima replica, con accento<br />

piuttosto vibrato, mi rispose con queste precise parole che mai potrò dimenticare:<br />

“Non insistete di vantaggio e molto meno fate insistere da altri perché allora<br />

mi costringereste ad un imperioso comando. Al Vicario di Cristo bisogna obbedire<br />

prontamente. Vi ho invitato a venire di persona a Roma appunto per rompere ogni<br />

indugio e perché intendeste dalla bocca stessa del Papa quello che Egli vuole da voi.<br />

Disponetevi dunque a fare la volontà di Dio che vi sarà largo della sua grazia”.<br />

Sono uscito dal Vaticano coll’animo profondamente agitato ed una forte febbre mi<br />

travagliò per tutta quella notte 3 .<br />

La scansione temporale può aiutare a individuare una prima, per molti<br />

aspetti ipotetica risposta alla domanda: chi ha suggerito <strong>Conforti</strong> a Ravenna?<br />

Come sappiamo, il tempo tra la morte del Riboldi e la nomina di <strong>Conforti</strong><br />

è, per i ritmi e gli usi dell’epoca, piuttosto limitato. Ma ancora di più<br />

ci deve far stare in guardia un’altra constatazione, forse meno nota, riguardo<br />

al Concistoro. Da uso antico, millenario, le nomine episcopali, salvo alcune<br />

conferite “per breve” e a determinate condizioni, passavano attraverso questa<br />

riunione dei cardinali 4 . Ormai si trattava di una formalità: i vescovi erano<br />

decisi altrove. Purtuttavia si usava ancora il termine “proporre” al collegio<br />

cardinalizio. Naturalmente tutti consentivano. Ma qual era la frequenza di<br />

questi concistori? Il ritmo era di uno o due all’anno. Quello del 9 giugno<br />

1902 sarebbe stato l’unico concistoro di quell’anno. Dodici mesi abbondanti<br />

3 Da lettera di <strong>Conforti</strong> a Ferrari, del 22 maggio 1902 (cfr. minuta in ACSCS; può essere<br />

letta per esteso in FCT 11, 131-136).<br />

4 Cfr. Gaetano MORONI, Propositio Episcopalis Ecclesiae Aesinae, in Dizionario di erudizione<br />

storico-ecclesiastica, 15, Venezia 1842, 225-236.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

157<br />

sarebbero trascorsi prima di un altro concistoro 5 , e da oltre sei mesi era stato<br />

celebrato il precedente 6 . Ossia: le sedi vacanti venivano risolte con un ritmo<br />

molto differente da quello a cui oggi siamo abituati. Ogni sei mesi o un anno,<br />

il papa provvedeva a una serie di nomine, oggi si direbbe “a raffi ca” 7 .<br />

Non si è in grado di sapere con certezza se, alla morte di Riboldi nell’aprile,<br />

fosse già stata fi ssata in linea di massima la data del concistoro. Spesso le<br />

nomine episcopali erano in una seduta del mese di giugno. Possiamo però<br />

legittimamente pensare che Leone XIII intendesse fare presto a risolvere la<br />

sede vacante di Ravenna. Perché nulla vietava, da un punto di vista canonico,<br />

anche il rinvio della nomina a un successivo concistoro. Ma per Ravenna<br />

bisognava fare presto.<br />

L’ipotesi di lavoro che qui presentiamo nasce da quella che si potrebbe<br />

chiamare un’intuizione: il motivo della nomina di <strong>Conforti</strong> a Ravenna non<br />

sta principalmente in <strong>Conforti</strong> o in Parma. Sta in Ravenna. Questo non per<br />

sminuire la fi gura del candidato, ma per evitare di farsi fuorviare.<br />

La chiave di interpretazione della scelta di quel 1902 sembra da collocarsi<br />

anzitutto nella situazione di Ravenna, che era tale da far intervenire due<br />

volte, prima l’arcivescovo di Ferrara, poi il vescovo decano di quella provincia<br />

ecclesiastica, precisamente il vescovo di Cervia, Federico Foschi, presso il<br />

segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro, per evitare che il capitolo<br />

della cattedrale, come da situazione normale, eleggesse il vicario capitolare in<br />

sede vacante. Questo intervento esterno era avvenuto alla morte di Sebastiano<br />

Galeati, nel gennaio 1901 8 e poi ancora all’improvvisa scomparsa, dopo pochi<br />

mesi di governo, del cardinale Agostino Riboldi 9 . Come è noto, alla morte<br />

di un vescovo si doveva normalmente procedere da parte del capitolo della<br />

5 Quello del 22 giugno 1903, l’ultimo di Leone XIII.<br />

6 Quello del 16 dicembre 1901, dove tra gli altri erano stati nominati Edoardo Pulciano<br />

ad arcivescovo di Genova e fra Luigi da Parma Canali, francescano, a vescovo titolare di<br />

Tolemaide.<br />

7 Si traggono questi dati e i successivi sulle nomine episcopali di Leone XIII dai fascicoli<br />

della Civiltà Cattolica, la quale, nella rubrica “Cose romane”, riporta puntualmente notizia<br />

dei concistori e delle nomine episcopali.<br />

8 FCT 11, 36 ci dice che era il vescovo Giulio Boschi di Ferrara a scrivere, e ne riporta<br />

la lettera. Si noti che Giulio Boschi era di Perugia, nato nel 1838 e ordinato nel 1861 da<br />

Gioacchino Pecci, allora arcivescovo del capoluogo umbro. Era, in altri termini, uno dei<br />

“perugini” che Leone XIII valorizzava nel corso del suo pontificato, dunque un uomo di<br />

fiducia del papa.<br />

9 Stavolta invece è Federico Foschi a scrivere a Rampolla, il 26 aprile 1902: vedi la lettera<br />

in FCT 11, 90-91. Ma pare che anche per il 1901 Foschi avesse comunicato la sua proposta<br />

di impedire una elezione di vicario capitolare.


158 Capitolo terzo<br />

cattedrale all’elezione di un vicario capitolare, salvo che il papa nominasse<br />

un amministratore apostolico. Per Ravenna la situazione era talmente grave<br />

che la procedura ordinaria fu bloccata in tutti e due i casi 10 . Il problema che<br />

pesava sulla diocesi di Sant’Apollinare è ben descritto da Domenico Svampa,<br />

arcivescovo di Bologna:<br />

Il clero è profondamente diviso: ivi il laicato è quasi pagano: la gioventù cresce senza<br />

fede: il socialismo è dominante. Possa il nuovo arcivescovo riparare, per quanto è<br />

possibile, tanti mali, e conciliare insieme gli animi de’ preti. Inoltre conviene che<br />

l’eletto vada quasi nuovo, non sia in nessun modo vincolato da relazioni precedenti,<br />

né avuto in sospetto di parteggiare per l’uno per l’altro altrimenti quello spirito funesto<br />

di scisma non si toglierà così facilmente. È anche necessario che sia ben pratico<br />

nel Diritto Canonico, per rialzare la curia, e capace di fare da sé 11 .<br />

Dunque si trattava di fare in fretta: non si poteva lasciare una diocesi, tra<br />

l’altro a capo di una provincia ecclesiastica non limitata e strategica 12 , senza<br />

un pastore che avesse un chiaro mandato di intervento. In particolare va notato<br />

che nella chiesa di Ravenna un personaggio non particolarmente limpido,<br />

Paolo Peppi, con la totale fi ducia del buon vecchio arcivescovo Galeati, aveva<br />

preso in mano le redini del capitolo e della curia: più avanti si descriverà<br />

meglio lo stato della diocesi con la sua presenza.<br />

Questa necessità di intervenire immediatamente, e se possibile con un homo<br />

novus, con un outsider di prestigio, secondo le indicazioni di Svampa, già nel<br />

1901 aveva probabilmente determinato Leone XIII a puntare su un “cavallo<br />

di razza”, Agostino Riboldi, vescovo di Pavia ma personaggio infl uente nella<br />

regione ecclesiastica lombarda e intransigente a tutta prova: certo anziano,<br />

ma sicuramente esperto e autorevole nonché totalmente estraneo ai giochi<br />

10 Nel 1901 fu nominato amministratore apostolico Raimondo Jaffei, vescovo della vicina<br />

Forlì. Nel 1902 invece l’amministratore apostolico, nominato cinque giorni dopo la morte<br />

del Riboldi, era Pietro Maffi, che Riboldi si era portato con sé da Pavia, dove era rettore del<br />

seminario, e aveva nominato vicario generale di Ravenna, proprio per avere come immediato<br />

collaboratore un presbitero al di fuori dei giochi di potere che segnavano il clero e la curia<br />

ravennati (cfr. FCT 11, 62-63).<br />

11 Da lettera a Rampolla, del 26 gennaio 1901; può essere letta per esteso in FCT 11,<br />

35.<br />

12 Dopo aver avuto in età antica e medievale una competenza su un vasto territorio,<br />

Ravenna vedeva ridimensionata in età moderna la sua primazia, che comunque si estendeva<br />

alla fine dell’Ottocento sulle diocesi di Rimini, Sarsina, Cesena, Bertinoro, Cervia,<br />

Comacchio e Forlì: cfr. ASV, Secretaria Brevium 6130 f. 289-292; Hierarchia Catholica, 477.<br />

I rapporti tra <strong>Conforti</strong> e i vescovi suffraganei sono stati generalmente buoni. Per alcune controversie<br />

di cui si dovette occupare come metropolita si vedano: FCT 12, 190-199, 305-315<br />

e 521-522; FCT 13, 192-194 e 250-254.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

159<br />

ravennati e romagnoli. Purtroppo però la salute non particolarmente fl orida<br />

del Riboldi scompaginò l’operazione, così che nel giro di pochi mesi il caso<br />

Ravenna tornava sulla scrivania del papa.<br />

Chi ha suggerito <strong>Conforti</strong>?<br />

Considerando l’ipotesi per cui la scelta di <strong>Conforti</strong> si comprende a partire<br />

da Ravenna, e anche da quel suggerimento di Svampa che proponeva un outsider,<br />

la fi gura del vicario generale parmense si attagliava molto bene. Anzitutto,<br />

<strong>Conforti</strong> era emiliano, e che un emiliano fi nisse in Romagna era tutt’altro<br />

che scontato, all’epoca di Leone XIII. Una veloce ricerca sulle nomine episcopali<br />

del suo pontifi cato, che è ancora in fase di elaborazione ma che ha offerto<br />

molti spunti, indica con una certa chiarezza che nei criteri di nomina alle sedi<br />

italiane il papa Pecci preferiva nominare da una stessa provincia, oppure optava<br />

per il passaggio tra province ecclesiastiche vicine; e mentalmente teneva<br />

molto presenti i confi ni degli stati preunitari! Normalmente erano nominati<br />

lombardi in Emilia ed emiliani in Lombardia (Ferrari, ad esempio), ma in<br />

Romagna si preferivano romagnoli o marchigiani. Nel 1902 le sette diocesi<br />

suffraganee di Ravenna avevano quattro vescovi romagnoli, due marchigiani<br />

e un viterbese: tutti dunque provenienti dall’ex “Stato pontifi cio”. Inoltre le<br />

nomine di papa Pecci erano segnate da un rapido turn over: il caso di Ferrari,<br />

nel giro di pochi anni da Parma a Guastalla, a Como, a Milano, è tutt’altro<br />

che isolato 13 , e comunque generalmente a seggi archiepiscopali si arrivava<br />

dopo un tirocinio, più o meno lungo, in sedi minori 14 . Dunque per <strong>Conforti</strong><br />

si fa un’eccezione rilevante per vari aspetti, e accentuata in maniera straordinaria<br />

dalla sua giovane età.<br />

A partire da questi dati, ancor più interessante può essere la questione:<br />

come mai proprio <strong>Conforti</strong>? O, meglio ancora: chi ha suggerito <strong>Conforti</strong> a<br />

Leone XIII?<br />

Affermando che qualcuno abbia proposto al papa la persona di Confor-<br />

13 Si vedano ad esempio i casi di Giulio Matteoli, che partì da Sovana, passò per Pescia<br />

e finì a Livorno nel giro di nove anni; e di Salvatore Palmieri, arcivescovo di Brindisi, e di<br />

Giulio Vaccaro, arcivescovo di Bari.<br />

14 Ci pare che in un quindicennio di ordinazioni episcopali (1888-1903), oltre al caso di<br />

<strong>Conforti</strong> si registrino soltanto la nomina di Salvatore Tolu a Oristano (1899) e di Celestino<br />

Zini a Siena (1889), come nomine archiepiscopali di sacerdoti non già vescovi. Persino<br />

in una sede metropolitana ma secondaria come Trani questa regola veniva costantemente<br />

mantenuta.


160 Capitolo terzo<br />

ti, non si vuol qui certo sminuire la sua qualità umana e spirituale, né le<br />

capacità di memoria e conoscenza delle persone di Leone XIII, peraltro, nel<br />

1902, molto anziano. Ma, salvo postulare un’illuminazione particolare del<br />

papa, possibile ma di solito non documentabile, è più logico individuare e<br />

ipotizzare quali tra i collaboratori del papa potessero suggerire una soluzione<br />

decisamente ardita. E, tra l’altro, è ben nota la capacità del Pecci di circondarsi<br />

di validi collaboratori e di farli lavorare per lui 15 . Chi potrebbe essere stato il<br />

suggeritore di questa decisione?<br />

Documenti diretti per la soluzione di questo caso, per ora, non se ne son<br />

trovati di decisivi 16 . Bisogna dunque subito premettere che si tratta di ipotesi,<br />

e di quello che magistrati e investigatori chiamerebbero un caso indiziario.<br />

Chi potrebbe essere il sospettato? In un’indagine a 360 gradi, si ipotizzerebbe<br />

sicuramente Ferrari. Oppure Magani stesso, in rapporti continui con<br />

Rampolla. O infi ne Svampa, di Bologna. Eppure l’acribia del Teodori non è<br />

riuscita ad individuare nessuna lettera del Ferrari alla Santa Sede con questo<br />

suggerimento: mentre c’è quella che offre indicazioni per sostituire Riboldi<br />

a Pavia 17 . Allora Magani? Eppure la notizia dell’improvvisa convocazione a<br />

Roma sembra arrivare di sorpresa anche a Magani. E per quanto si possa<br />

immaginare del suo carattere, mi pare di poter dire che, se Magani avesse intuito<br />

qualcosa, non si sarebbe trattenuto dall’accennarlo almeno, con arguzia,<br />

15 Cfr. L’enciclica “Rerum Novarum”. Testo autentico e redazioni preparatorie dai documenti<br />

originali, a cura di Giovanni ANTONAZZI, Roma 1991, 18-20.<br />

16 Mentre per il periodo precedente i documenti delle nomine episcopali erano raccolti<br />

nell’archivio della Dataria (ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Processus Datariae), dal 1897-98<br />

questo dicastero subì una riduzione di organico e un ridimensionamento dei compiti (Niccolò<br />

DEL RE, La curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Roma 1970, 448). Leone XIII<br />

aveva invece riattivato la congregazione sopra l’elezione dei vescovi, ma limitatamente ad<br />

promotionem praeficiendorum <strong>Italia</strong>e dioecesibus; in essa il ruolo del segretario era affidato<br />

sempre all’uditore di sua santità (N. DEL RE, ibid., 404). Ho pertanto esaminato, sempre in<br />

ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, le seguenti documentazioni: Uditore di Sua Santità, Posizioni<br />

Concistori, Posizione giugno 1902; Archivio Concistoriale, Congregatio Consistorialis, Acta,<br />

1902; Processus Consistoriales vol. 295 anno 1902: salvo i documenti della formalizzazione<br />

della nomina, non sembra esserci nessun reperto che indichi come Guido Maria <strong>Conforti</strong> sia<br />

stato individuato per la candidatura a Ravenna.<br />

17 Vedila in FCT 11, 52, con i nomi di Pasquale Morganti, che poi diverrà vescovo a Bobbio;<br />

di Luigi Bignami e di Pietro Besesti, del clero milanese. <strong>Conforti</strong> molto probabilmente<br />

penserà sempre che Ferrari abbia contribuito in maniera determinante alla sua nomina: cfr.<br />

l’allusione nella lettera del <strong>Conforti</strong> al Ferrari del 22 maggio 1902 (minuta in ACSCS e per<br />

esteso in FCT 11, 134) e il possibile riferimento nella lettera al domestico <strong>Angelo</strong> Calzolari<br />

del 4 novembre 1904 (FCT 13, 600). Anche VANZIN, Pastore, 131 affermava che fosse stato<br />

Ferrari a proporre <strong>Conforti</strong> per Ravenna.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

161<br />

al suo collaboratore. E anche per quel che concerne questa possibilità, non si<br />

trova nessun cenno a Ravenna nelle lunghe missive di Magani a Rampolla 18 .<br />

Per iniziare l’indagine, partire da Ravenna sembra necessario; e non da<br />

Ravenna 1902, ma da Ravenna 1901, dalla nomina di Riboldi. Un’operazione<br />

gestita con una certa audacia, e che reperisce in Lombardia, e precisamente<br />

a Pavia, l’homo novus che sembrava indispensabile per Ravenna.<br />

Si aggiunga un altro elemento: nella nomina di <strong>Conforti</strong>, Pavia non scompare.<br />

Anzi, bisogna leggere la decisione del 1902 non come nomina di <strong>Conforti</strong><br />

e basta, ma come nomina di <strong>Conforti</strong> più Pietro Maffi : un segno forte<br />

di continuità della appena abbozzata linea di Riboldi, anche se poi Maffi ben<br />

presto sarebbe stato designato per Pisa. La nomina del giugno 1902 ha per<br />

Ravenna un signifi cato preciso: la novità costituita da Riboldi continua, attraverso<br />

Maffi , e viene assunta da un giovane prelato che con Maffi si conosce,<br />

anche per comuni frequentazioni: pensiamo ai rapporti di Magani con Pavia.<br />

Pavia non scompare. Ma non è Magani, e neppure Ciceri, appena nominato<br />

alla sede ticinese, a suggerire questa soluzione.<br />

Se si rifl ette su queste connessioni, e si guarda da una parte ai documenti<br />

raccolti da Teodori, e dall’altra a chi collaborava con il papa per la nomina<br />

dei vescovi italiani, un nome sembra rispondere agli indizi raccolti, ordinandoli<br />

in maniera sorprendente: Lucido Maria Parocchi. Mantovano di origine,<br />

intransigente a tutta prova, fu vescovo a Pavia dal 1871 al 1877 19 ; passò poi a<br />

Bologna, dove rimase dal 1877 al 1882, senza mai ricevere l’exequatur. Leone<br />

XIII lo richiamò a Roma, dove per anni fu vicario del papa e svolse vari<br />

incarichi, spesso delicati, tra cui molti affari riguardanti istituti religiosi; non<br />

mancano contatti con i Benedettini di Parma, dove Parocchi si dimostra ben<br />

aggiornato sulla delicata situazione diocesana, raccogliendo nei suoi colloqui<br />

ulteriori notizie 20 . Parocchi fa parte della commissione cardinalizia De eligendis<br />

<strong>Italia</strong>e episcopis, istituita proprio da Leone XIII e poco dopo soppressa da<br />

Pio X nella sua riforma curiale 21 .<br />

18 Anzi si legga la lettera di Magani a Rampolla del 19 maggio, in FCT 11, 129-130.<br />

19 Non si dimentichi che Maffi fu ordinato sacerdote nel 1880, e, secondo il suo biografo,<br />

era un seminarista prediletto di Parocchi: cfr. Pasquale STEFANINI, Il cardinale Maffi, Pisa<br />

1958, 9.<br />

20 Cfr. FCT 9, 48-49 e 414-415.<br />

21 Cfr. 1902 La Gerarchia Cattolica, la famiglia e la cappella pontificia. Edizione ufficiale,<br />

Roma 1901. Con Parocchi della commissione fanno parte Serafino Vannutelli, Mariano<br />

Rampolla del Tindaro, <strong>Angelo</strong> Di Pietro e Gerolamo Maria Gotti. Segretario della commissione<br />

è il sostituto all’Uditorato di Sua Santità, Scipione Tecchi, che era poi colui che gestiva<br />

le convocazioni dei candidati, i processi canonici, l’invio della documentazione ai cardinali<br />

in vista del concistoro. Cfr. il ruolo di Tecchi per <strong>Conforti</strong> in FCT 11, 123-132.


162 Capitolo terzo<br />

Non solo Parocchi conosceva Parma, ma era anche uno dei cardinali coinvolti<br />

nelle operazioni di Leone XIII per diminuire la tensione di questa diocesi:<br />

era stato proprio lui a convincere il canonico Pietro Tonarelli a ritirarsi<br />

a Roma, e l’aveva coinvolto nel lavoro curiale a Roma. Sicuramente Parocchi<br />

aveva conosciuto <strong>Conforti</strong> durante le estenuanti trattative riguardo al caso<br />

Tonarelli 22 .<br />

Ma altri indizi ci confermano questa ipotesi.<br />

Nella fase in cui <strong>Conforti</strong> era impegnato per il riconoscimento del Seminario<br />

emiliano da parte della Congregazione di Propaganda fi de, si rivolse<br />

direttamente al Parocchi, da cui ricevette utili indicazioni 23 . Lo stesso <strong>Conforti</strong>,<br />

trovandosi a Roma nel gennaio del 1902, accorreva al Palazzo della Cancelleria<br />

per raccogliere notizie sulla salute del cardinale, che si era aggravata<br />

improvvisamente 24 . Parocchi superò questa crisi, trasferendosi poi nella sua<br />

diocesi suburbicaria di Porto per il clima migliore: fu lì che venne a sapere<br />

della morte di Riboldi, e così scriveva a Rampolla:<br />

Se, per qualsivoglia causa, paresse alla Santità di N. S. opportuno il mio ritorno,<br />

anche prima della p. v. domenica, sono prontissimo a lasciar qui ogni cosa, anche la<br />

festa del Patrono, che si celebra nella p. v. domenica 25 .<br />

Era il 28 aprile 1902. Rampolla rispondeva: “Quanto alle sorti dell’Archidiocesi,<br />

il S. Padre non ha lasciato di prendere subito le determinazioni che<br />

erano del momento… non occorre dunque che V. E. anticipi il suo ritorno<br />

per questo affare…” 26 . Come dire: l’emergenza è stata risolta con la nomina<br />

dell’amministratore apostolico. Adesso possiamo aspettare qualche giorno.<br />

Torniamo alla cronologia: 25 aprile, muore Riboldi. 30 aprile, viene nominato<br />

l’amministratore apostolico di Ravenna. Prima domenica di maggio,<br />

ossia il 4, Parocchi celebra la festa del patrono a Porto, poi rientra a Roma il<br />

giorno seguente, cioè il 5 maggio 27 . Il 13 maggio <strong>Conforti</strong> viene in tutta fretta<br />

convocato a Roma. Parocchi, e forse altri, ha ben potuto trattare con Leone<br />

XIII delle ipotesi di soluzione della questione di Ravenna. E in questi giorni<br />

il nome di <strong>Conforti</strong> sarà a un certo punto emerso.<br />

Si faccia ancora attenzione a quanto avvenne dopo. Il 16 maggio <strong>Conforti</strong><br />

22 FCT 9, 62-63 e 642-643.<br />

23 Siamo nel luglio del 1895: vedi la risposta di Parocchi a <strong>Conforti</strong>, del giorno 10, in<br />

FCT 7, 402-403.<br />

24 FCT 9, 693 (non è chiara la provenienza della notizia).<br />

25 Vedi messaggio per intero in FCT 11, 92.<br />

26 FCT 11, 93.<br />

27 Ibid.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

163<br />

riceveva la nomina. Il giorno successivo, si recava, molto provato, proprio da<br />

Parocchi, come sua conoscenza e suo riferimento a Roma<br />

per vedere se era possibile ottenere per suo interessamento, la dispensa; ma anche il<br />

Cardinal Parocchi lo persuase che era impossibile e gli disse che anche in precedenza<br />

il Santo Padre lo aveva designato per Livorno e poi per Reggio E[milia], e che, soltanto<br />

dietro preghiera di Monsignor Magani, che lo riteneva indispensabile in Diocesi<br />

di Parma, non fu nominato in quelle sedi. E che lo stesso Santo Padre questa volta<br />

non aveva interpellato nessuno…<br />

Così riferisce la deposizione giurata di <strong>Angelo</strong> Calzolari, per anni domestico<br />

di <strong>Conforti</strong> 28 . Ma nelle lettere di Magani non si trova nessuna traccia di<br />

queste precedenti nomine. È un discutibile argumentum e silentio, ma queste<br />

notizie raccontate da Parocchi sembrano proprio tipiche di quegli strumenti<br />

tutti curiali di convincimento, facili da usare per chi può coprire suoi interventi<br />

dietro ben più autorevoli determinazioni 29 . Tutto questo non esclude<br />

che Leone XIII potesse aver presente la personalità di <strong>Conforti</strong>, che rispondeva<br />

alle caratteristiche degli episcopabili di quel pontifi cato, di cultura teologica<br />

rigorosamente ed intelligentemente tomistica 30 .<br />

28 Rilasciata il 25 aprile 1941: Summarium, 62.<br />

29 Un ulteriore indizio ci viene dalla lettera di congratulazioni di fratel Giuseppe Faron delle<br />

Scuole Cristiane (su di lui: Secondino SCAGLIONE, Il Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> e i lasalliani di<br />

Parma, cit., 316 nota 47), che operava a Parma ma aveva continui e influenti contatti a Roma.<br />

Così, “candidamente”, scrive il religioso (26 maggio 1902): “Ritorno in questo momento da<br />

una cara visita al Cardinal Parocchi. Oggetto di questa visita era un affettuoso ringraziamento a<br />

Sua Eminenza per aver innalzato il degnissimo Mons. <strong>Conforti</strong> alla dignità Archiepiscopale sulla<br />

sede di Ravenna. Sua Eminenza gradì immensamente la mia visita e il ringraziamento ch’io Gli<br />

presentai a nome anche di tanti amici di Parma e degnossi manifestarmi la gioia e la consolazione<br />

che egli provava nel procurare a Ravenna un degnissimo Prelato” (vedi per esteso la lettera in<br />

FCT 11, 194-195, e la precedente, ugualmente eloquente in materia, del 29 ottobre 1897, in<br />

FCT 9, 254). Si noti che anche formalmente il Parocchi e il suo interlocutore non stavano parlando<br />

dell’ordinazione episcopale, perché essa sarebbe avvenuta due settimane dopo! Per altro<br />

lato, da un testimonianza del saveriano p. Leonardo Armelloni, raccolta nel 1949, sembra che<br />

anche <strong>Conforti</strong> attribuisse la sua nomina a Parocchi: Testimonianze 2, 4.<br />

30 “I vescovi creati nell’età di Leone XIII risentirono in maniera notevole dell’influenza<br />

del neotomismo. Se già nel decennio precedente si era attribuito valore preferenziale alla cultura<br />

teologica seria e con gradi accademici, ora quella cultura veniva richiesta con specifico<br />

riferimento all’impianto dell’Aquinate e alla sua rigorosa fondazione biblica. Gradualmente,<br />

ma con un crescendo evidente, le nuove nomine fanno spazio anzitutto a coloro che, oltre ai<br />

titoli universitari ed ovviamente alle qualità morali, presentano ricca preparazione teologicoesegetica<br />

e capacità di tradurla in insegnamento pastorale” e si fa cenno all’appartenenza ad<br />

accademie tomistiche (Alberto MONTICONE, L’episcopato italiano dall’unità al concilio vaticano<br />

II, in Clero e società nell’<strong>Italia</strong> contemporanea, cit., 270-271.


164 Capitolo terzo<br />

Il disegno strategico romano e la lettura della situazione ravennate<br />

Sembrerà forse troppo ampia l’attenzione a questa indagine, che, ripetiamo,<br />

per ora non ha avuto conferma documentaria. Ma mi pare che se ne possa<br />

desumere un percorso di vicende e di vettori capaci di illuminare meglio le<br />

decisioni dell’aprile-maggio 1902 e, per rifl esso, la fi gura di <strong>Conforti</strong> nonché<br />

il successivo esito della breve esperienza ravennate.<br />

Chiunque sia stato a suggerire a papa Pecci il nome del vicario generale<br />

di Parma, è evidente che si rileva in questa operazione, in continuità con la<br />

nomina di Riboldi del 1902, un disegno mirato. Ravenna aveva bisogno di<br />

voltare pagina, cominciando dalla situazione del clero, diviso e anzi, per certi<br />

aspetti, dilaniato da presenze ingombranti. <strong>Conforti</strong> rappresentava la scelta<br />

fuori dalle logiche consuete, il giovane prelato di riconosciuto zelo e di grande<br />

limpidezza. Ma chi conosceva le vicende parmensi, e in particolare Rampolla<br />

e Parocchi, sapeva bene anche del grande equilibrio, della capacità mediatrice<br />

e della pazienza di <strong>Conforti</strong> nel gestire una situazione per molti aspetti analoga<br />

31 .<br />

Una fi gura ideale, che tra l’altro, diversamente da Riboldi, poteva garantire<br />

anche un governo prolungato della diocesi: nel documento in vista del concistoro,<br />

stupisce la giovane età, appena 37 anni, del candidato rispetto agli altri<br />

che ricevevano la nomina.<br />

Non si può negare una certa fretta nell’individuazione della soluzione per<br />

Ravenna. D’altronde, era un caso urgente, e il concistoro era alle porte. Ma<br />

indubbiamente, da un punto di vista teorico, <strong>Conforti</strong> rappresentava una carta<br />

ideale da giocare, salvo il fatto di una salute malferma, ma forse le informazioni<br />

a Roma erano più positive in questo aspetto, visto che in tempi recenti<br />

non si erano manifestati sintomi rilevanti.<br />

Il lungo governo dell’anziano e malato cardinale Galeati 32 aveva lasciato<br />

31 Per una possibile lettura della vicenda Tonarelli, mi permetto di citare MANFREDI,<br />

Vescovi, 255-262; 621-624.<br />

32 Lo stesso <strong>Conforti</strong>, nella lettera a Rafael Merry del Val segretario di Stato del 1° settembre<br />

1904 così afferma: “Ravenna trovasi ora in pessime condizioni morali, anche pel fatto che da<br />

cinquant’anni a questa parte è sempre stata governata da arcivescovi commendevoli bensì per<br />

pietà e dottrina, ma venuti in Diocesi già vecchi e infermi” (da minuta in ACSCS, alla data).<br />

Enrico Orfei arrivò a Ravenna nel 1867 dopo otto anni di sede vacante, e morì tre anni dopo,<br />

settantenne; Vincenzo Moretti, che era stato vescovo prima a Comacchio poi a Imola, arrivò a<br />

Ravenna a 56 anni, e morì nel 1879, sessantaquattrenne; Giacomo Cattani fu arcivescovo dal<br />

1880 alla morte, nel 1887, a sessantaquattro anni; Sebastiano Galeati resse Ravenna per quattordici<br />

anni, dal 1887 al 1901, ma era nato nel 1822. Dunque la considerazione di <strong>Conforti</strong> si<br />

applica soprattutto per Galeati e per il suo immediato successore, Riboldi.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

165<br />

una situazione così compromessa, da indurre la Santa Sede a “commissariare”<br />

la diocesi. La scelta era inizialmente caduta su un vescovo prestigioso, esperto<br />

e di carattere deciso, come Riboldi. L’improvvisa sua morte dopo pochi mesi<br />

di episcopato aveva riportato il gioco quasi alla stessa situazione di impasse del<br />

gennaio 1901: nomina di un amministratore apostolico prima che il capitolo<br />

metropolitano eleggesse il vicario capitolare, e ricerca di una fi gura adatta.<br />

Stavolta non il vecchio esperto, ma il giovane outsider, sperimentato nella<br />

mediazione e, come, credo giustamente, sottolinea Vanzin 33 , inattaccabile<br />

dal punto di vista della spiritualità, della moralità e della dirittura personale.<br />

La minore esperienza degli affari tecnici e giuridici, così intricati a Ravenna,<br />

poteva essere compensata dalla presenza di Pietro Maffi , che aveva già accompagnato<br />

il Riboldi da Pavia, e che avrebbe (secondo le intenzioni di Leone<br />

XIII) chiuso defi nitivamente in pochi mesi le troppe questioni aperte, e se ne<br />

sarebbe poi andato altrove, attirando lontano le ostilità dei tanti scontenti. Da<br />

lì in avanti <strong>Conforti</strong>, giovane e pieno di zelo, avrebbe avuto campo libero per<br />

ricostruire il tessuto pastorale dell’antica sede.<br />

Senza dubbio, in particolare nel lungo colloquio con Leone XIII del 14<br />

giugno 1902 34 e in altri contatti di quei mesi in attesa dell’exequatur 35 , <strong>Conforti</strong><br />

ebbe modo di essere aggiornato sulle diverse pendenze aperte. Rievoco<br />

qui brevemente i punti salienti. Galeati aveva affi dato l’intera gestione diocesana<br />

al suo segretario personale, don Paolo Peppi. Il quale sembra aver avuto<br />

due atteggiamenti di particolare rilievo: la gestione economica disinvolta dei<br />

beni episcopali e la scelta, per le cariche più rilevanti del governo diocesano, di<br />

alcune fi gure del clero contro altri, così da crearsi una maggioranza favorevole<br />

nel capitolo e arrivando però a scontentare altri gruppi del clero 36 .<br />

L’azione del Peppi aveva creato una serie di controversie giuridiche che<br />

si erano improvvisamente aperte alla morte del Galeati, e incredibilmente<br />

intrecciatesi tra loro: con diffi coltà Riboldi e Maffi le avevano comprese, così<br />

che in una lettera al Rampolla del settembre 1902 il Maffi riusciva “velocemente”<br />

ad elencarle 37 .<br />

Insieme a questa serie di processi, per lo più di tipo ecclesiastico ma sempre<br />

sotto minaccia di essere messi “in prima pagina” delle cronache giudiziarie<br />

locali, l’altro problema era l’evidente spaccatura del clero cittadino in due par-<br />

33 VANZIN, Un pastore, 138.<br />

34 FCT 11, 235.<br />

35 Ibid., 357-361, 409-417 e 423-428.<br />

36 Una sintesi in FCT 12, 17-20.<br />

37 FCT 11, 323. Si veda anche Enzo TRAMONTANI, Ravenna 1902: da un vescovo all’altro,<br />

in Parma negli anni 7/2002, 114 nota 25.


166 Capitolo terzo<br />

titi, scissione che pesava in maniera molto rilevante in seminario, dove pure<br />

Maffi era stato prefetto degli studi e aveva iniziato a mettere ordine 38 .<br />

Una situazione pastorale preoccupante<br />

Si è parlato fi nora dei problemi ecclesiali che erano noti, per certi aspetti<br />

perfi no pubblici, nella arcidiocesi ravennate. Si può dire però che questi non<br />

erano che la punta dell’iceberg. In sostanza, ciò che era all’attenzione della<br />

Segreteria di Stato vaticana era l’emergere in superfi cie di sintomi, che però<br />

avrebbero dovuto rivelare malesseri ben più profondi.<br />

In questo senso, proprio il giovane <strong>Conforti</strong> si rivela più acuto analista<br />

rispetto alle molte raccomandazioni della Santa Sede rispetto alla “Cina<br />

d’<strong>Italia</strong>” 39 . In due lettere a Ferrari, l’una del gennaio 1903 e l’altra dell’aprile<br />

dello stesso anno, <strong>Conforti</strong> raccontava due aspetti della realtà ecclesiale ravennate,<br />

dando peraltro l’impressione di averli scoperti da sé, senza preavviso e<br />

con estrema sorpresa: “Il clero è povero di risorse materiali, più di quanto<br />

avrei creduto, ed in generale manca perfi no di applicazioni di messe” 40 ; “la<br />

media dei funerali civili è dell’ottanta per cento e del settanta quella dei matrimoni<br />

puramente civili” 41 .<br />

Prendendo spunto proprio dall’analisi di <strong>Conforti</strong>, la documentazione ci<br />

permette di descrivere la situazione della diocesi di Ravenna. Partiremo dal<br />

clero, e poi, almeno per accenni, si proverà a dare qualche chiave di lettura<br />

sulla realtà della pratica religiosa nel ravennate.<br />

Il clero non era scarso, considerando le condizioni geografi che e urbanistiche<br />

in cui operava 42 . <strong>Conforti</strong> non trova a Ravenna il problema delle par-<br />

38 Si vedano FCT 12, 34-38 e P. STEFANINI, Il cardinale Maffi, cit., 32 nota 35.<br />

39 I biografi attribuiscono quest’espressione a Leone XIII, e valga per tutti LUCA, Sono<br />

tutti, 67. Cfr. la nota 1 in E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 102-103.<br />

40 Lettera a Ferrari, del 29 gennaio 1903 (copia da autografo in ACSCS, alla data, FCT<br />

12, 123).<br />

41 Lettera a Ferrari, del 4 aprile 1903 (vedila in FCT 12, 293-296; la minuta presente in<br />

ACSCS è priva di questa frase, che <strong>Conforti</strong> ha quindi aggiunto solo nell’autografo inviato).<br />

42 Secondo i dati contenuti in MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO. DIRE-<br />

ZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, Circoscrizioni ecclesiastiche in relazione colle circoscrizioni<br />

amministrative secondo il censimento del 31 dicembre 1881, Roma 1885, a Ravenna c’erano<br />

65 parrocchie con 93.050 abitanti (con una media di circa 1500 abitanti per parrocchia). I<br />

sacerdoti erano circa 150 (FCT 13, 200: lettera di don Domenico Vassuri del gennaio 1904).<br />

Quindi si può calcolare un sacerdote ogni 650/700 abitanti. A Parma nello stesso periodo


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

167<br />

rocchie vacanti, che aveva lasciato a Parma e che lo accompagnerà per tutto<br />

il successivo ministero episcopale parmense 43 . Sembra un paradosso, ma in<br />

un territorio almeno apparentemente più “scristianizzato” di Parma, il clero<br />

non mancava, e non sembra neanche molto anziano. I problemi che <strong>Conforti</strong><br />

trovò a questo riguardo erano, spessissimo, le diffi coltà ad abbinare parroci<br />

e coadiutori, cioè, in altri termini, ad accontentare i parroci nelle frequenti<br />

pretese di cambiare il vicario parrocchiale, di inviare questo e non quello, e<br />

così via 44 .<br />

Il breve episcopato di <strong>Conforti</strong> a Ravenna, oltre che da tutte le cause riguardanti<br />

più o meno direttamente la precedente gestione economica della mensa<br />

si calcola un sacerdote ogni 600 abitanti circa, ma con una differenza sostanziale, ossia che<br />

le parrocchie erano cinque volte più numerose, soprattutto nelle disagiate zone di collina e<br />

montagna. Questo significa che a Ravenna c’erano parrocchie con maggior numero di abitanti<br />

(secondo i dati del 1885, mediamente una parrocchia della diocesi di Ravenna aveva 1432<br />

abitanti, una della diocesi di Parma 646 abitanti), il che comportava sicuramente un maggior<br />

carico di lavoro per i sacerdoti, ma in condizioni generalmente più gestibili e accentrate, salvo<br />

alcune parrocchie della zona delle bonifiche. Non va dimenticato che la cura pastorale della<br />

diocesi risultava complicata dalla sua geografia: molto meno estesa e meno popolata di Parma<br />

(circa un terzo), l’arcidiocesi ravennate era di fatto composta da tre blocchi: il ravennate, la<br />

Pentapoli e l’enclave ferrarese, quasi meno valicabili, dal punto di vista culturale e psicologico,<br />

delle creste dell’appennino parmense. Inoltre i cambiamenti sociali (il sindaco di Ravenna nel<br />

marzo 1904 scrive al <strong>Conforti</strong>: “Per togliere la tanto lamentata mancanza di abitazioni nella<br />

nostra città, il Municipio rivolge preghiera perché voglia procedere alla costruzione di fabbricati<br />

per uso di civile abitazione”, FCT 13, 138) iniziavano a far saltare l’antichissimo reticolo<br />

parrocchiale: si veda la questione della creazione di una nuova parrocchia a Porto Corsini<br />

(FCT 12, 596-597 e FCT 13, 140-142). Per quanto riguarda i seminari, le notizie in possesso<br />

della Santa Sede nel 1897 parlavano di 65 alunni (ASV, Secretaria Brevium 6130 f., 289-292).<br />

Tenendo conto che tra Parma e il seminario di montagna di Berceto si possono calcolare, dieci<br />

anni prima del dato ravennate, circa 180 seminaristi (MANFREDI, Vescovi, 64 e 118), la situazione<br />

di Ravenna è anche più consolidata.<br />

43 In diocesi di Parma, nel 1894 c’erano già 84 parrocchie vacanti (MANFREDI, Vescovi,<br />

572 e nota 323). Nonostante il gran numero di ordinazioni sacerdotali dei primi anni del<br />

Novecento, a scapito probabilmente della qualità, nel 1909 (L’Eco 1909, 40) risultano ancora<br />

14 parrocchie vacanti, tra cui Valditacca dal 1837, Mediano dal 1871, Vestana dal 1876…<br />

44 Esempi: don Ugo Fignagnani di Godo (FCT 12, 265-266; 402-406; 435-436. Su di<br />

lui cfr. E. TRAMONTANI, Pastori nella tormenta. Il clero ravennate-cervese negli anni della Resistenza<br />

1943-1945, Ravenna 1997, 122-123); don Giuseppe Cellini di Filo (FCT 12, 438);<br />

don Gioacchino Bezzi di Argenta (FCT 12, 458); don Giovanni Lolli di Santerno (FCT 12,<br />

459. Cfr. E. TRAMONTANI, Pastori nella tormenta, cit., 111-113). Altri documenti su temi<br />

analoghi vedili in: FCT 12, 390-395, 488, 523-524, 603-615, 722-733, 774-775, 823-824,<br />

827-828, 858-859; e in FCT 13, 146-149, 399, 401-402, 404, 409-414, 416-417, 433 (che<br />

sembra riferirsi alle pp. 411-412: credo che in chi raccolse la documentazione vi sia stata<br />

qualche svista), 492, 495.


168 Capitolo terzo<br />

vescovile, è continuamente attraversato da queste richieste di spostamento,<br />

ma soprattutto da continue domande connesse all’economia del clero: parroci<br />

o altri benefi ciati poveri, rovinati oppure malati che chiedono continuamente<br />

soldi, che si dimettono e poi ritirano le dimissioni 45 . Un rapido confronto<br />

con il più che ventennale epistolario di <strong>Conforti</strong> come vescovo di Parma<br />

mostra immediatamente la forte sproporzione di questo tipo di comunicazioni<br />

a Ravenna. In particolare, perché tutta questa richiesta di denaro, aiuti,<br />

prestiti? <strong>Conforti</strong> aveva individuato un motivo importante: il clero ravennate<br />

non è particolarmente dotato di prebende e soprattutto di redditi provenienti<br />

dalle offerte in occasioni di celebrazioni e sacramenti 46 .<br />

Aggiungerei però un’altra causa, che si intravede qua e là nelle lettere del<br />

clero, ma che emerge chiaramente dal complesso della documentazione: la<br />

mensa episcopale di Ravenna è discretamente dotata, benché negli anni di<br />

<strong>Conforti</strong> la chiusura dei contenziosi e le tasse arretrate comportino impegni<br />

contingenti di notevole entità 47 ; ma è affi ancata da fondi cosiddetti “segre-<br />

45 Un riscontro più che esauriente può essere letto, con tenacia, in FCT 12, 135-136, 174-<br />

175, 212, 254-255, 262-263, 267-283, 316, 436-438, 442-443, 520, 527, 542, 548-549,<br />

599-601, 770-772, 857; nonché in FCT 13, 211-222, 301-312, 355, 394-395, 402-403,<br />

405-406, 414-415 e 523. Interessante, perché forse comprensiva di tutto l’epistolario parallelo<br />

sull’argomento, è la constatazione del vicario generale Luigi Marelli, di origine milanese:<br />

“L’ultima volta mi scordai di accludere una lettera di D. Sebastiano Diolaiti di Longastrino; in<br />

essa si doleva che io gli avessi respinto la domanda di sussidii pel suo padre vecchio, dicendogli<br />

che il Superiore non può assumersi il peso di sussidiare le famiglie povere dei suoi sacerdoti.<br />

Da ultimo domandava a V. Eccellenza un sussidio per ‘l’acquisto del necessario a vivere’. Io<br />

non ho ancora risposto perché mi pare un po’ matto. Ma insomma, si crede che la mensa sia<br />

una banca di sovvenzioni gratuite” (lettera a <strong>Conforti</strong>, da Ravenna il 6/9/1904; vedila in FCT<br />

13, 523-524).<br />

46 Anche a Ravenna, come in tutte le diocesi d’<strong>Italia</strong>, si manifestava la tipica sperequazione<br />

dei benefici ecclesiastici che è fenomeno classico dell’economia ecclesiale prima della<br />

revisione del concordato del 1989. In attesa di approfondire ulteriormente i dati ravennati,<br />

si può dire che <strong>Conforti</strong> avesse pienamente centrato la valutazione della scarsità di rendite<br />

avventizie: secondo i calcoli di Antonio TAMI, Relazione del direttore generale del Fondo per il<br />

culto a S. E. il ministro di grazia e giustizia e dei culti sulle attività e passività delle parrocchie<br />

e delle mense vescovili del Regno d’<strong>Italia</strong> e sugli assegni di congrua a carico del Fondo per il culto<br />

(dicembre 1896), Roma 1897, 108, sul montante dei redditi parrocchiali delle diverse diocesi<br />

dell’Emilia-Romagna, i proventi avventizi costituiscono a Ravenna il 5,47%; peggio fa solo<br />

Reggio con il 4,90% (che però ha beni fondiari che costituiscono l’86,7%, l’indice più alto<br />

in tutta la regione), mentre la media regionale è del 6,92%. Anche il saggio don Vincenzo<br />

Porrisini, arciprete di Portomaggiore, dichiara nelle sue interessanti lettere la povertà delle<br />

rendite di quell’importante parrocchia: FCT 12, 725-726 e 728.<br />

47 Si veda ad esempio la domanda alla Congregazione dei vescovi e regolari del 7 settembre<br />

1904, che ricostruisce gli elementi di una complessa vicenda fiscale (FCT 13, 518-519)<br />

e i documenti sulla questione alle pagine successive del volume.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

169<br />

ti”, di cui peraltro non pochi conoscono l’esistenza 48 . Questa è l’epoca delle<br />

cosiddette “frodi pie”, conseguenza dello stato di disordine e problematicità<br />

nei beni ecclesiastici determinato dalle cosiddette leggi eversive. Sarà proprio<br />

attorno a questi “fondi segreti”, risorsa indispensabile e spada di Damocle<br />

legale, che si intrecciano le questioni legate al nome di Paolo Peppi. Insomma,<br />

i preti di Ravenna sanno che il vescovo può intervenire. E chiedono, chiedono,<br />

chiedono. Si capisce dunque come l’amministrazione di questo fondo,<br />

lasciata dal vecchio Galeati al suo pupillo Peppi, sia divenuta uno strumento<br />

di potere e di divisione tra il clero.<br />

Non è improbabile che tutte queste richieste, questa sequenza di cahiers<br />

de doléances del clero 49 , si siano concentrate in questi mesi per il motivo che,<br />

dopo anni di governo per interposta persona, con Riboldi prima e con <strong>Conforti</strong><br />

poi, tutti cercassero di collocarsi il più velocemente possibile in posizione<br />

favorevole, o di risolvere tutti i problemi lasciati in sospeso fi no a quel<br />

momento. Ma questo dà una corretta idea dello stato di tensione tra il clero,<br />

ormai inveterata.<br />

Altro elemento di tensione era la permanenza in vita di un numero importante<br />

di patronati laicali su benefi ci ecclesiastici di rilievo. Anche a Parma ci<br />

sono analoghe situazioni, come in molte altre diocesi italiane. Ma, anche in<br />

questo ambito, il confronto fa emergere una realtà ravennate più complessa.<br />

Nell’epistolario di <strong>Conforti</strong> due dossier si collegano a questo problema: la<br />

nomina di don Giovanni Savorelli, giovane sacerdote reduce da un deludente<br />

tentativo di carriera romana, a Piangipane, benefi cio di patronato della famiglia<br />

Guaccimani 50 e l’intricatissima vicenda della priorale di Sant’Alberto, che<br />

48 Riferimenti in FCT 11 (ne parlava a <strong>Conforti</strong> il canonico Trincossi, amministratore<br />

del seminario, personaggio di dubbia affidabilità, come dimostra la stessa lettera citata);<br />

FCT 12, 776 e 800; FCT 13, 215 (“un fondo per i preti poveri”), 510. Sulla consistenza dei<br />

fondi segreti cfr.: FCT 11, 333; FCT 12, 657-658 (Maffi calcolava una rendita di 3000 lire<br />

semestrali per il 1902).<br />

49 Appena arrivato (sembra), ad esempio, <strong>Conforti</strong> si trova a gestire un caso quasi pretridentino…,<br />

di “riserva del beneficio”; vedilo nel carteggio in FCT 12, 89-92.<br />

50 Per questa vicenda vedi: FCT 13, 656-663, 669-670, 679-684, 689, 691, 708, 710-<br />

711, 717-719, 723-731, 745-746, 760, 766-769, 796, 804-807, 837-838, 841-842, 855-<br />

856 e 861. Don Savorelli riuscì a diventare arciprete di Piangipane. Successivamente, negli<br />

anni dell’ascesa del fascismo manifestò aperte simpatie per la dittatura, fu rimosso dall’autorità<br />

ecclesiastica nel 1926 e lasciò il ministero sacerdotale (E. TRAMONTANI, Pastori nella<br />

tormenta, cit., 99). Anche la parrocchia di Lavezzola, che contava oltre duemila abitanti, era<br />

di patronato della famiglia Azzalli, anche se <strong>Conforti</strong> avanzava dubbi di legittimità (FCT<br />

13, 449-454). Altri casi: San Simone (FCT 12, 169); la piccola parrocchia cittadina di Santa<br />

Maria Maggiore, con doppio patronato del municipio ravennate e della famiglia Rasponi del<br />

Sale (FCT 13, 270-271).


170 Capitolo terzo<br />

era una delle chiese meglio dotate dell’arcidiocesi, e che portò all’assassinio<br />

prima del sacrestano e poi dell’amministratore mandato da <strong>Conforti</strong>, don<br />

Sebastiano Malucelli 51 .<br />

Penso dunque si possa dire che la vicenda Peppi non sia davvero nient’altro<br />

che la punta dell’iceberg dei malesseri di un clero numeroso, legato a mentalità<br />

di tipo feudale e funzionaristico, un clero, sia consentito il termine, da “Stato<br />

pontifi cio” 52 . Non mancavano sacerdoti virtuosi, zelanti, e spesso il livello<br />

culturale era alto; ma, più che altrove, si respirava un clima di litigiosità, di<br />

calcolo, di rivendicazioni di diritti e di poteri sulla punta della legge canonica<br />

e di consuetudini spesso tra loro contraddittorie 53 .<br />

Riesce così di icastica evidenza la descrizione che <strong>Conforti</strong> stesso fa alla<br />

Dataria apostolica nel febbraio 1905, in occasione della tormentata nomina<br />

dell’arcidiacono del capitolo:<br />

A Ravenna ogniqualvolta si verifi ca una vacanza di qualche posto, fosse pure il più<br />

modesto, succede una vera lotta. I diversi partiti del Clero si armeggiano per far riescire<br />

uno dei loro e quindi è un avvicendarsi incessante di lettere, di sottoscrizioni, di<br />

deputazioni da stancare il Superiore e, purtroppo, in mancanza di buoni argomenti,<br />

si ricorre talvolta al libello e alle calunnie più inverosimili, com’è succeduto a me di<br />

dovere più volte constatare. V. E. può quindi di leggieri immaginare che non si faccia<br />

da siffatta gente ora che trattasi di provvedere alla prima dignità del Capitolo.<br />

51 Si vedano: FCT 12, 95, 623-629 e FCT 13, 458-459, 486, 505-509, 524-525. L’economo<br />

spirituale nominato dopo l’assassinio di don Malucelli, don Bandini, si era proposto<br />

all’economato dei benefici vacanti come affittuario dei terreni (FCT 13, 630-631)! La vicenda<br />

di Sant’Alberto potrebbe essere un interessante caso da approfondire, anche per i suoi<br />

risvolti giudiziari.<br />

52 In attesa di ulteriori indagini sulla provenienza sociale e geografica del clero ravennate,<br />

azzardo un’ipotesi che potrebbe spiegare la situazione numericamente buona del clero in una<br />

popolazione largamente lontana dalla pratica: i sacerdoti di questi territori provenivano da<br />

un gruppo sociale ben preciso, fortemente identitario e tendenzialmente isolato rispetto al<br />

resto della popolazione. Le conseguenze pastorali si possono immaginare.<br />

53 Un paio di contenziosi che troviamo nell’epistolario <strong>Conforti</strong> sono emblematici: due<br />

parrocchie avevano sede in un’unica chiesa, con un’unica cimiliarchia (fabbriceria), (cfr.<br />

FCT 12, 489-493, 504-505, 543, 594-595; FCT 13, 124-126, 685-691, 693). Tra capitolo<br />

cattedrale e cerimoniere vescovile divampava una lite di lunga data, a colpi di memoriali<br />

e di riferimenti a decreti e diritti (FCT 12, 530-532; FCT 13, 473-482, 598, 633-635).<br />

Altre situazioni sembrano rivelare una moralità discutibile di qualche sacerdote: la lite tra<br />

don Eugenio Foschi cappellano di Argenta e don G. Battista Baroni parroco di Boccaleone<br />

(FCT 12, 390-394). Quella tra don Chiarissimo Pezzi e don Lieto Melandri (FCT 12, 675-<br />

681); su quest’ultimo, parroco di Savio ancora durante la seconda guerra mondiale vedi E.<br />

TRAMONTANI, Pastori nella tormenta, cit., 16. 38. Quella tra don Giovanni Morelli (cfr. E.<br />

TRAMONTANI, ibid., 17 e 115-118) e uno dei fratelli sacerdoti Bignardi, per la canonica di<br />

Mandriole (FCT 13, 403-404).


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

171<br />

Tutta l’Archidiocesi è in grande aspettativa, e so che si lavora alacremente per far<br />

riescire questo piuttosto che quello, a seconda dei partiti. Non rechi però meraviglia<br />

a V.E. se Le perverranno suppliche, osservazioni, rapporti pro o contra dell’uno o<br />

dell’altro dei candidati suddetti. Tutto questo a Ravenna è all’ordine del giorno e<br />

nelle abitudini del Clero 54 .<br />

Tutto questo aveva come scenario una situazione religiosa molto differente<br />

da quella di Parma, anche se in alcune zone del parmense iniziavano in quegli<br />

anni a verifi carsi casi di matrimoni e funerali civili e di bimbi non battezzati<br />

55 . Ma si è ancora ben lontani dalle percentuali accennate dal <strong>Conforti</strong> 56 .<br />

Può essere utile ascoltare la voce di un sacerdote in cura d’anime. Scrive don<br />

Sebastiano Diolaiti, il 21 aprile 1904, su Longastrino:<br />

Eccellenza, mi dispiace dirlo, ma è la verità: la parrocchia di Longastrino è rovinata<br />

moralmente e fi nanziariamente. Io venendo ho incontrato non un mucchio di ossa,<br />

ma un pugno di cenere.<br />

È cenere la chiesa, e lo dicono le pareti squallide, il tetto malsicuro, il pavimento<br />

guasto, gli utensili mal ridotti. È cenere la canonica, della quale un muro esterno<br />

minaccia rovina, nella quale le camere sono mal tenute. È cenere la vigna (unica buona<br />

risorsa del prete) che lasciata a sé stessa ora stenta fruttare metà di quanto faceva in<br />

passato. È ridotta in cenere la Fabbriceria di cui gli avanzi di cassa sussistono soltanto<br />

sul libro d’amministrazione. Sono ridotte in cenere le diverse compagnie religiose<br />

quasi disfatte e prive di ogni fondo di cassa.<br />

Monsignore, la popolazione stessa è ridotta in cenere. Oh! la grande corruzione che<br />

domina costà! Grandemente eccitata alla libidine, di cui l’aria stessa sembra saturata,<br />

la gioventù facilmente si abbandona al vizio bestiale fi no dai primi anni. Niente vi<br />

ha di rispettato; i legami più sacri sono infranti. Impurità e bestemmia da una parte,<br />

trascuranza, anzi, disprezzo per le cose di Religione dall’altra, in tutti egoismo e fi nzione,<br />

ecco il popolo di Longastrino nel suo morale.<br />

Non si meravigli dunque, Eccellenza, se le dico (con dolore sì, ma nonostante con<br />

verità) che fi no ad oggi ho veduto accostarsi alla S. Pasqua soltanto 300 persone,<br />

sopra una popolazione che conta 1500 anime. Che dovrei fare, Monsignore, per<br />

acquistare tante anime traviate a Gesù?<br />

Non posso dire, no, che la Chiesa sia deserta nei dì Festivi; ma che fare quando gran<br />

parte di corruzione si nasconde proprio dietro i S. Altari? 57<br />

54 L’autografo, indirizzato alla Dataria, da Parma 4 febbraio 1905, è riportato in FCT 13,<br />

734-738.<br />

55 Il fenomeno di battesimi “civili” di bambini è descritto da Maurizio TAGLIAFERRI, Azione<br />

popolare cristiana nell’episcopato ravennate di G. M. <strong>Conforti</strong>, in Parma negli anni 8/2003,<br />

195. Altri episodi sono descritti in E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 104. I primi matrimoni<br />

e funerali civili risalgono al 1867-1871, a Campiano (cfr. E. TRAMONTANI, Cattolici<br />

popolari a Ravenna nel primo novecento, Ravenna 1977, nota 8 a p. 66).<br />

56 Mi permetto di far riferimento a MANFREDI, Vescovi, 424-433.<br />

57 Tutta la lettera in FCT 13, 376-377. Don Lieto Melandri, vicario parrocchiale al Savio,


172 Capitolo terzo<br />

Certo, è pensabile che lettere come questa siano il frutto di un momento di<br />

depressione. Ma si tratta di una delle tante voci di questo genere. D’altronde la<br />

vicenda dell’ingresso quasi clandestino di <strong>Conforti</strong> nel gennaio 1903 58 può essere<br />

considerata come una conferma nei fatti della valutazione, se si vuole semplicistica<br />

ma concreta, della situazione religiosa del territorio 59 . Sarebbe sicuramente<br />

necessario approfondire queste impressioni attraverso altra documentazione,<br />

per superare il rischio del luogo comune di Ravenna “Cina d’<strong>Italia</strong>”.<br />

Tensioni tra il clero e il movimento cattolico<br />

La descrizione fi n qui tentata del clero ravennate si è volutamente mantenuta<br />

a un livello generale, di grandi vettori di forze. Questo sarebbe suffi ciente<br />

per avere un’idea della situazione in cui il giovane vescovo ebbe a muoversi.<br />

Si prova ora a scendere in qualche più preciso riferimento in merito agli<br />

schieramenti tra il clero: sforzo complesso e faticoso e che sarebbe forse del<br />

tutto inutile dal punto di vista storico, se non vi fosse la speranza di comprendere<br />

meglio, non solo alcune successive scelte del <strong>Conforti</strong>, ma anche<br />

la realtà del movimento cattolico ravegnano, proprio nei mesi dello scioglimento<br />

dell’Opera dei congressi. Magari pure nel tentativo di dare, ai lettori<br />

dei ricchi ma metodologicamente macchinosi volumi del Teodori 60 , qualche<br />

chiave di lettura.<br />

Si diceva che la ricostruzione di questa mappa di partiti è particolarmente<br />

faticosa. In effetti non si ha una documentazione che ci illumini direttamente<br />

sui gruppi, ma bisogna procedere attraverso le allusioni del ricco epistolario<br />

raccolto dal Teodori, e in particolare alcuni riferimenti delle lettere di Maffi , e<br />

da lì e da altri elementi dedurre delle ipotesi non si sa quanto verifi cabili.<br />

Un primo riferimento ci viene offerto dalla stampa liberale ravennate: in<br />

occasione della nomina di un insegnante in seminario, di cui si parlerà più<br />

avanti, Il Ravennate, giornale liberale cittadino 61 , parla di “vecchie lotte tra<br />

nel marzo 1903 scriveva: “Fra uomini c’è poco da istituire: eccettuato il giorno di Pasqua,<br />

regolarmente vengono alla messa solo e quasi 3! uomini, vecchi-difettosi” (FCT 12, 676).<br />

58 FCT 11, 489-490; 506-507 e 511; VANZIN, Pastore, 135; LUCA, Sono tutti, 67.<br />

59 Di grande interesse sono in particolare le lettere dell’arciprete di Portomaggiore, don<br />

Vincenzo Porrisini, riportate in: FCT 12, 711-733 e FCT 13, 145-146, 470-471 e 542.<br />

60 Ci si riferisce alle tre fonti che qui costantemente si utilizzano: FCT 11, FCT 12, FCT<br />

13.<br />

61 E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 104.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

173<br />

Ubertiani e Buzziani”. Che signifi ca questa battuta che per i lettori del tempo<br />

doveva essere chiara? Don Giovanni Buzzi (1846-1902), canonico, aveva fondato<br />

un collegio-convitto intitolato a Sant’Apollinare, che era divenuto una<br />

sorta di preseminario; don Buzzi fu defi nito “antesignano dell’organizzazione<br />

cattolica in senso moderno” 62 . Ma sembra che sia stato proprio Peppi a deferire<br />

il Buzzi al Sant’Uffi zio, dalla cui indagine uscirà scagionato: ma in questa<br />

vicenda si assisterà alla fi ne delle opere che aveva messo in piedi 63 . Al posto<br />

del collegio Buzzi, negli anni degli episcopati Riboldi e <strong>Conforti</strong>, subentrava<br />

il Ricreatorio arcivescovile 64 , di cui diventa responsabile don Pio Bignardi 65 ,<br />

fratello del rettore del seminario don <strong>Angelo</strong> Bignardi, entrambi canonici. Il<br />

ricreatorio è appoggiato dal Peppi, anche con un intervento per un forte contributo<br />

economico presso il cardinale Ferrari di Milano.<br />

Lo storico ravennate Enzo Tramontani parla, così, di “peppiani” e<br />

“buzziani” 66 . Al gruppo che gravita attorno al ricreatorio fanno riferimento<br />

don Giulio Morelli (1868-1951), promotore di importanti opere sociali in<br />

diocesi 67 , ma anche don Cesare Masetti e don Domenico Soprani, entrambi<br />

parroci in città e insegnanti in seminario, di cui si parlerà più avanti. Si direbbe<br />

che questo sia il gruppo più vicino alla democrazia cristiana murriana,<br />

almeno dall’analisi di Maurizio Tagliaferri 68 , se non fosse che lo stesso defi nisce<br />

il loro protettore Peppi capo di un gruppo di “intransigenti irriducibili” 69<br />

e che il rettore del seminario <strong>Angelo</strong> Bignardi sia defi nito e effettivamente<br />

62 E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 19-20 e 24-26; E TRAMONTANI, Pastori nella<br />

tormenta, cit., 119-120. Fu il primo rappresentante a Ravenna dell’Opera dei congressi (E.<br />

TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 109).<br />

63 E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 26: pare che, accusato dalla vox publica di aver<br />

tramato contro il popolare don Buzzi, Peppi abbia subìto, per questo, una sorta di attentato.<br />

Si veda anche E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 114 nota 26. Sinceramente anche l’acuta<br />

ricostruzione di Tramontani non sembra chiarire fino in fondo i rapporti tra “buzziani” e<br />

“peppiani”. Sembrerebbe che i “nemici” di Peppi, dopo aver osteggiato Buzzi, se lo siano<br />

appropriato nelle sue sventure ecclesiastiche, per colpire meglio il potente segretario arcivescovile.<br />

64 FCT 12, 82, 88, 170, 219, 841-842 (inaugurazione del salone nel dicembre 1903 con<br />

una conferenza di p. Giovanni Semeria). FCT 13, 263-265. E. TRAMONTANI, Cattolici popolari…,<br />

76 nota 57.<br />

65 Su di lui, che più tardi fu sospettato di modernismo, vedere E. TRAMONTANI, Cattolici<br />

popolari…, 94 nota 127.<br />

66 E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 114.<br />

67 E. TRAMONTANI, Pastori nella tormenta, cit., 141.<br />

68 M. TAGLIAFERRI, Azione popolare cristiana, cit., 198.<br />

69 Ibid., 200.


174 Capitolo terzo<br />

si manifesti come uno “scottoniano” di ferro 70 . Dunque i “peppiani” sono<br />

democratici cristiani o vicini al conte Paganuzzi e quindi intransigenti vecchio<br />

tipo? Oppure è Il Ravennate che fa d’ogni erba un fascio? Sembra comunque<br />

che in occasione dell’intervento del <strong>Conforti</strong> sul seminario, i “buzziani” e i<br />

“peppiani” presenti nel capitolo cattedrale si identifi chino.<br />

Chi sono invece gli “ubertiani”? Carlo Uberti, canonico, è il parroco della<br />

cattedrale; Cesare Uberti, suo fratello, è il cerimoniere “arcivescovile e metropolitano”,<br />

che però è in lite inveterata contro il capitolo stesso, quindi contro<br />

Peppi che ne ha la maggioranza. Il primo Uberti sembra essere l’unico che<br />

si schiera dalla parte del vescovo e del parroco Giuseppe Bosi in occasione<br />

della nomina del Bosi stesso a professore di diritto canonico e sociologia 71 . E<br />

una lettera piuttosto dura e accusatoria di un altro sacerdote fa la lista degli<br />

“ubertiani”: don Antonio Selli, Bosi, i due Uberti e altri 72 . Sempre Il Ravennate<br />

accenna all’intervento di Maffi e del conte Giovanni Grosoli a favore<br />

di Bosi 73 . Bosi, con Maffi , è sicuramente in posizione mediana rispetto alla<br />

democrazia cristiana murriana, come si evince da alcune sue correzioni a un<br />

intervento di don Girolamo Zattoni 74 , il sacerdote che con più certezza in<br />

questo intrico è su posizioni democratiche cristiane 75 e che sembra sostanzialmente<br />

fuori dai giochi dei due partiti.<br />

Tagliaferri e Tramontani 76 associano a Zattoni alcuni giovani sacerdoti tra<br />

cui don Giuseppe Sangiorgi 77 e don Andrea De Stefani, che nelle lettere del<br />

vicario generale e di altri sono defi niti “apollinaristi”: il De Stefani era rettore<br />

70 Basti leggere quanto lo stesso Bignardi scrive nel settembre 1904 (FCT 13, 544-545).<br />

I fratelli sacerdoti Jacopo, Andrea e Gottardo Scotton, originari di Bassano del Grappa (VI)<br />

e formati dal parroco Domenico Villa che poi divenne vescovo a Parma, residenti a Breganze<br />

(VI) dove Andrea era arciprete dal 1881, nel 1890 avevano fondato un periodico ultracattolico,<br />

La riscossa, diffuso in tutto il nord <strong>Italia</strong> e nemico dei “giovani” cattolici più aperti. La riscossa<br />

e i fratelli Scotton spesso denunciavano apertamente altri sacerdoti come “liberali” prima e<br />

“modernisti” poi. La riscossa fu chiusa dal vescovo Ferdinando Rodolfi nel 1915 (Ermenegildo<br />

REATO, in DSMCI 2, Casale Monferrato 1982, 591-593).<br />

71 La cattedra di sociologia era stata creata dal Riboldi: M. TAGLIAFERRI, Azione popolare<br />

cristiana, cit., 201. Don Giuseppe Bosi era stato incaricato, sempre da Riboldi, di far ripartire<br />

l’Opera dei congressi: E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 31.<br />

72 FCT 12, 860.<br />

73 FCT 12, 704.<br />

74 FCT 12, 504-506.<br />

75 E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 29. 50; M. TAGLIAFERRI, Azione popolare cristiana,<br />

cit., 198 e nota 9 con la biografia dello Zattoni, che morirà a 31 anni nel 1905.<br />

76 Cfr. M. TAGLIAFERRI, Azione popolare cristiana, cit., 198; E. TRAMONTANI, Cattolici<br />

popolari, cit., 30.<br />

77 Su di lui: E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 48 e 52.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

175<br />

di Sant’Apollinare in città, e presso di lui si riunivano “giovani preti di vita e<br />

di idee molto discutibili” 78 . Altri, sempre citati nella lista di sacerdoti democratici<br />

cristiani, sono noti da altre fonti: don Giovanni Mesini, sacerdote di<br />

vasta cultura, sarà maestro spirituale di don Giovanni Minzoni e suo biografo.<br />

Don Edoardo Sirotti lascerà il ministero 79 . Don Lino Masetti sarà uno dei<br />

testi al processo di canonizzazione del <strong>Conforti</strong> 80 . Don Giuseppe Rossi, come<br />

avverrà per altri in varie diocesi italiane, passerà dal campo più strettamente<br />

sociopolitico a quella dell’animazione giovanile 81 .<br />

In questo intrico di rapporti e tensioni è diffi cile orientarsi. Ma è questo il<br />

contesto del movimento cattolico ravennate negli anni confusi tra il congresso<br />

di Bologna 82 , lo scioglimento dell’Opera dei congressi cattolici da parte di Pio<br />

X e l’esplosione della crisi modernista. Provo a delineare qualche ipotesi di<br />

lettura, sperando che ulteriori studi portino a una maggiore chiarezza.<br />

Il dato di fondo più importante è lo stato di spaccatura nel clero di Ravenna.<br />

Probabilmente la parentela o l’amicizia o la clientela sono più rilevanti<br />

della stessa posizione rispetto ai dibattiti interni del movimento cattolico.<br />

Peppi ha attorno a sé una rete di contatti, relazioni e alleanze, che passano<br />

attraverso il rettore del seminario e suo fratello responsabile del ricreatorio,<br />

da una parte, e dall’altra attraverso la maggioranza del capitolo. Non è certo<br />

che egli sia contro il movimento di democrazia cristiana, mentre sembra che<br />

il rettore del seminario sia, per convinzione o opportunità, sulle posizioni<br />

della Riscossa dei fratelli Scotton. Contro questo gruppo di potere si schiera il<br />

nucleo che probabilmente, sempre per convinzione o opportunità, si è messo<br />

in sintonia con Riboldi e Maffi . La posizione di questi (gli Uberti, Bosi e altri)<br />

nell’ambito politico-sociale è un’adesione alla posizione aperta ma prudente<br />

del Grosoli: quindi, via libera ai giovani democratici cristiani, ma con moderazione<br />

e garanzie precise.<br />

Questa è anche la posizione del <strong>Conforti</strong> 83 , che si fi da delle indicazioni di<br />

78 FCT 13, 661-662; 724; 801-802. Il giudizio, desunto dalle lettere citate, è del Teodori.<br />

79 E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 59; FCT 13, 540. Si noti che altri sei sacerdoti<br />

ravennati lasciarono il ministero attorno al 1910.<br />

80 FCT 12, 695-696.<br />

81 E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 58. Su Don Aldo Gagliarini e don Romeo Brocchi,<br />

sacerdoti impegnati nel Ricreatorio: E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 99-100.<br />

82 Sempre valido per il complesso della vicenda del congresso di Bologna è Alessandro<br />

ALBERTAZZI, Il cardinale Svampa e i cattolici bolognesi (1894-1907), Brescia 1971. Cfr. anche<br />

FCT 12, 134-135, 342-355 e 577-588.<br />

83 Appare chiaramente nel suo operato, come evidenziano queste pagine, riferite a contatti,<br />

discorsi e lettere con i protagonisti: FCT 12, 134-135, 342-355 e 577-588.


176 Capitolo terzo<br />

Maffi ma, credo, si trova comunque istintivamente in sintonia con il gruppo<br />

“ubertiano” almeno per quel che riguarda il movimento cattolico. Alcuni dei<br />

giovani sacerdoti sono coinvolti nell’uno o nell’altro schieramento, ma qualcuno<br />

di essi, come don Lino Masetti, pur essendo apparentato con il gruppo<br />

peppiano, dovrà riconoscere la dirittura spirituale e morale del <strong>Conforti</strong>. Le<br />

vicende della fi ne dell’Opera dei congressi e della repressione antimodernista<br />

porteranno ulteriori tensioni, qualche crisi di coscienza, alcune scelte spirituali<br />

per questo giovane clero che in certo senso ebbe la sfortuna di essere formato<br />

e iniziare il lavoro sociale in una diocesi che vedeva scontri e spaccature per<br />

fi ni molto meno nobili.<br />

La strategia pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Se Maffi doveva occuparsi, nei mesi del suo ministero di ausiliare del nuovo<br />

arcivescovo, di chiudere o instradare per il verso giusto tutti i contenziosi<br />

che erano esplosi a livello giuridico ed economico, e che, direttamente o<br />

indirettamente, si collegavano alla questione Peppi 84 , quali furono le scelte<br />

pastorali di <strong>Conforti</strong>?<br />

Oltre a cercare di gestire, con più o meno successo, la colluvie di richieste<br />

e rivendicazioni da parte del suo clero, <strong>Conforti</strong> presto assunse l’iniziativa di<br />

riordinare la direzione e l’insegnamento del seminario. Alla riapertura dell’anno<br />

accademico (agosto-novembre 1903), a fronte di una situazione economica<br />

fortemente indebitata, il nuovo vescovo rivedeva l’amministrazione del<br />

seminario stesso e l’ospitalità che l’istituto offriva a diversi insegnanti 85 . Promulgava<br />

delle “disposizioni per le scuole in seminario” 86 , e nominava un par-<br />

84 Per seguire con interesse queste vicende, si veda l’abbondante documentazione riportata<br />

dal Teodori nei suoi preziosi volumi: FCT 11, 335-341; FCT 12, 125-126, 132, 502,<br />

504, 520, 616-622, 755-760, 763-764, 776-778 e FCT 13, 495, 505-506 (con connessioni<br />

tra don Paolo Peppi e la questione di Sant’Alberto). Particolarmente insistente è un anziano<br />

ex funzionario della mensa, l’avvocato Odilone Massacesi, che, probabilmente istigato dai<br />

nipoti, si ritenne defraudato da Peppi e da tutti: FCT 12, 132, 154, 798-804, 808-811; FCT<br />

13, 195-196, 246-249, 320-321, 483-486, 599, 612, 622, 675-676, 778 e 885. Rilevante<br />

nella chiusura di queste vicende fu il ruolo di Domenico Svampa, arcivescovo di Bologna.<br />

85 Le pagine FCT 12, 632-640 permettono di capire l’esplodere di un ennesimo caso,<br />

quello di don Cesare Masetti affittuario non pagante di una casa di proprietà del seminario.<br />

Vi è poi la realizzazione di pratiche per l’alienazione dello stabile del cosiddetto “Seminario<br />

piccolo” (FCT 12, 656-657). Ma i problemi economici sarebbero continuati; si veda in:<br />

FCT 13, 273-277, 486, 534, 661, 744-745, 750-754, 798-801, 849-853, 863, 891 e 928.<br />

86 Vedile in FCT 12, 661-663. Tra le scelte di riforma degli studi in seminario si colloca


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

177<br />

roco, don Giuseppe Bosi, come professore di diritto canonico e sociologia, il<br />

che provocò la reazione del “partito peppiano” tra i docenti del seminario, che<br />

non si presentarono all’adunanza del corpo docente di inizio anno. Lo strappo,<br />

di cui alcuni si pentirono subito 87 , ebbe degli strascichi pure sui giornali 88 ,<br />

per cui l’arcivescovo intervenne pubblicamente per proibire al clero di scrivere<br />

sull’argomento, pena la sospensione a divinis 89 .<br />

Più avanti rimuoveva il Peppi dall’insegnamento della morale, e altri sacerdoti,<br />

almeno uno dei quali con fondate accuse di immoralità, e comunque<br />

riconducibili all’entourage del rettore e del Peppi 90 . Si ricordi che già nell’an-<br />

la formazione di un giovane sacerdote per l’insegnamento del gregoriano. <strong>Conforti</strong> scelse<br />

don <strong>Angelo</strong> Lolli, che si recò a studiare musica e canto presso i benedettini di Torrechiara<br />

(Parma) e fu ospitato presso l’istituto missionario del <strong>Conforti</strong> (FCT 12, 37-38). Sulla figura<br />

di <strong>Angelo</strong> Lolli (1880-1958), che fu poi fondatore di un’importante opera assistenziale in<br />

Ravenna (Opera Santa Teresa di Gesù Bambino, tuttora esistente) vedere E. TRAMONTANI,<br />

Pastori nella tormenta, cit., 141-144; E. TRAMONTANI, Un angelo per la Romagna. Don <strong>Angelo</strong><br />

Lolli (1880-1958), Faenza 1992, pp. 56; E. TRAMONTANI, Don <strong>Angelo</strong> Lolli maestro di solidarietà,<br />

Faenza 2003, pp. 128.<br />

87 Dal racconto del domestico <strong>Angelo</strong> Calzolari, testimone oculare dei fatti, possiamo farci<br />

un’idea della dinamica di quei giorni: “Nell’autunno 1903 in relazione alla prossima riapertura<br />

del Seminario [di Ravenna], il Servo di Dio credette bene di licenziare due Professori del<br />

Seminario [si tratterebbe di don Cesare Masetti e don Domenico Soprani; in realtà i ricordi<br />

del Calzolari sull’organigramma del seminario non sono precisi; vedere più oltre] sul conto dei<br />

quali anche io ho sentito dire che fossero iscritti alla Massoneria e che per altri motivi fossero<br />

indegni. Al loro posto nominò due altri Sacerdoti dell’Archidiocesi. I due licenziati si presentarono<br />

al Servo di Dio per avere spiegazioni del provvedimento; ed avevano un aspetto poco<br />

rassicurante, tanto che io stesso ne fui impressionato. Sentii poi che il Servo di Dio, parlandone<br />

col Vicario Monsignor Maffi, lo informava di aver loro risposto: ‘Del mio operato non darò<br />

ragione a voi, ma soltanto ai miei superiori’. All’inizio dell’anno scolastico il Servo di Dio<br />

convocò in Vescovado i Professori del Seminario. All’ora fissata non si presentò nessuno; dopo<br />

un po’ venne il Canonico Bignardi, rettore, per pregare il Servo di Dio di rinviare l’adunanza,<br />

essendo un giorno non opportuno e gli fece capire che i Professori non si presentavano per<br />

protesta contro i provvedimenti presi. Faccio notare che anche il Rettore era uno dei dissidenti,<br />

e ciò era notorio. Il Servo di Dio cercò di persuaderlo ad indurre gli altri a presentarsi – non<br />

intendendo rimandare l’adunanza – e rimase in attesa. Vedendo poi che non si presentavano,<br />

allora il Servo di Dio scrisse una lettera per il Prefetto degli Studi, Monsignor Sarti e mi incaricò<br />

di presentargliela personalmente. Lo incontrai nell’andare in Seminario, gli porsi la lettera,<br />

che aperse e lesse in mia presenza. Osservai che rimase molto impressionato e costernato tanto<br />

che mi faceva compassione. Si presentò subito dal Vescovo Monsignor <strong>Conforti</strong>, e prostrato<br />

innanzi a Lui, implorava perdono. Seppi poi che la lettera conteneva la decisione di sciogliere il<br />

corpo insegnante e di chiudere il Seminario. Il contegno e l’interessamento di Monsignor Sarti<br />

indusse il Servo di Dio a revocare questi ultimi provvedimenti” (Positio, 38-39).<br />

88 FCT 12, 38-40; 690-710; LUCA, Sono tutti, 69.<br />

89 Vedi il documento del 10 novembre 1903 in FCT 12, 701.<br />

90 Due sacerdoti erano don Domenico Soprani, già rettore del seminario e rimosso d’au-


178 Capitolo terzo<br />

no precedente Maffi aveva sostituito l’oblato di Rho che faceva da direttore<br />

spirituale, con un esperto parroco, don Zama Zamboni 91 , che si rivelerà una<br />

delle persone più vicine al nuovo arcivescovo e più docili alle sue indicazioni.<br />

In realtà <strong>Conforti</strong> puntava a sostituire anche il rettore Bignardi 92 . È evidente<br />

il progetto di far uscire il seminario dalle secche dei pettegolezzi e dei partiti<br />

tra il clero 93 .<br />

Sul clero stesso, <strong>Conforti</strong> interviene nell’estate 1903 con due normative<br />

apparentemente scontate e soft, in realtà indici di uno stile spirituale che egli<br />

intendeva imprimere nel suo clero: il regolamento sulle adunanze per i casi<br />

di coscienza 94 e la reintroduzione della “pia pratica, già introdotta fra noi da’<br />

miei illustri Predecessori, e solo da alcuni anni sospesa, dei Santi Spirituali<br />

Esercizi per il Clero” 95 .<br />

Di più, il <strong>Conforti</strong> non poteva fare, se non attendere le occasioni propizie<br />

per porre persone di fi ducia e al di fuori dei partiti, ossia outsider come lui, nei<br />

punti chiave dell’amministrazione diocesana. In questo ambito, la nomina più<br />

urgente era quella del vicario generale, dopo la traslazione di Maffi alla sede di<br />

Pisa. La questione attraversò tutto l’anno 1904: dapprima <strong>Conforti</strong> mise gli<br />

occhi su don Giovanni Guerrini, arciprete ad Argenta, ma tale fu la reazione di<br />

gruppi del clero, che l’arcivescovo 96 decise di rivolgersi ad Andrea Ferrari, il suo<br />

torità dall’arcivescovo Galeati (E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 114 nota 24) e don<br />

Cesare Masetti, entrambi parroci in città (FCT 12, 38, 502, 736-742 e FCT 13, 122, 496 e<br />

509). Credo che a questi due personaggi e alla frequentazione di una “nota casa” (di malaffare<br />

forse, o comunque chiacchierata) alluda il Maffi in alcune sue lettere quando parla<br />

della “casa dei due scalini” (FCT 12, 692, 705-706, 758, 760). Un terzo era don Edgardo<br />

Sirotti. Il don Cesare Masetti poi, oltre che parroco di Sant’Apollonia, ossia di una delle<br />

due parrocchie che erano tra loro in contestazione perché con sede in un’unica chiesa e con<br />

unica sacrestia, abitava per di più in una casa di ragione del seminario, formalmente intestata<br />

all’arcivescovo, ma non pagava l’affitto, da cui altra desolante controversia (FCT 12, 486,<br />

489-493, 638-640 e FCT 13, 437-441, 487 e 512-513).<br />

91 FCT 11, 343. Di un suo scritto giovanile si parla in E. TRAMONTANI, Cattolici popolari,<br />

cit., nota 27 di p. 68; per lo stesso scritto di storia locale si veda anche nota 105 alle pp.<br />

88-89.<br />

92 FCT 12, 38-39 e 740-742; FCT 13, 534.<br />

93 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 163 ricorda pure: “Introdusse la pia pratica del ritiro mensile, fece<br />

iniziare agli studenti teologici l’esercizio della predicazione nella cappella interna nelle feste<br />

e nelle domeniche”.<br />

94 Vedi la lettera al clero del giugno 1903, come da minuta in ACSCS, e nella veste pubblica<br />

in FCT 12, 432-434.<br />

95 Questo messaggio al clero porta la data “Parma, dall’Istituto delle Missioni 23 agosto<br />

1903”; vedilo in FCT 12, 523-527.<br />

96 <strong>Conforti</strong> si era rivolto anche al cardinale Svampa di Bologna e ad altri vescovi della


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

179<br />

antico rettore ora arcivescovo di Milano, per chiedergli un sacerdote ambrosiano<br />

97 . Dopo molte trattative, la scelta cadde sull’oblato Luigi Marelli, arciprete<br />

di Vaprio d’Adda, che, dopo l’esperienza ravennate, diventò vescovo prima a<br />

Bobbio e poi a Bergamo 98 . Si trattava chiaramente di un ripiego: un vicario<br />

generale esterno era fuori dai giochi dei partiti e poteva proteggere l’arcivescovo,<br />

ma non poteva conoscere le persone e la situazione diocesana 99 . Solo dopo<br />

le dimissioni da arcivescovo, e quindi nel periodo in cui <strong>Conforti</strong> governò<br />

Ravenna da amministratore apostolico non residente, ci sarà l’occasione di rinnovare<br />

i vertici dell’organigramma diocesano, a seguito della morte improvvisa<br />

dell’arcidiacono della cattedrale: se ne parlerà al prossimo capitolo.<br />

<strong>Conforti</strong> nelle nomine del clero manifesta una notevole costanza nel perseguire<br />

i suoi obiettivi, una caratteristica che si ritroverà anche nel periodo<br />

del governo della chiesa parmense. Sceglie persone preparate e il più possibile<br />

fuori dai giochi di potere del clero cittadino; ma le complicazioni dei diritti<br />

ecclesiastici, oltre alla forza dell’opposizione che non mancava di contatti coi<br />

palazzi romani, rallentano l’operazione. Il risultato più evidente è quella che<br />

potremmo chiamare la solitudine di <strong>Conforti</strong>, che si vede costretto ad appoggiarsi<br />

a un vicario generale in sintonia con lui ma straniero come lui, e a pochi<br />

confratelli davvero vicini spiritualmente ma da scoprire alla prova dei fatti.<br />

A poco a poco si delinea anche quella che oggi chiameremmo una progettualità<br />

pastorale, chiaramente riassunta nell’omelia dell’epifania 1904, a un<br />

anno esatto dall’entrata in Ravenna:<br />

Oggi volge un anno dacché io per la prima volta salivo questa cattedra di verità e vi<br />

rivolgevo il mio primo saluto e se ben ricordate vi dicevo in quella per me indimenticabile<br />

circostanza, che io venivo in mezzo a voi appunto per continuare l’Apostolato<br />

oggi iniziato da Cristo. Quanto ho fatto lungo il corso di quest’anno non ebbe altro<br />

scopo, altra mira che di ravvivare in voi la fede dei padri. Ma oh! quanto cammino<br />

rimane ancora a percorrere, quante nebbie da dissipare, quanti fi gli sviati da ricon-<br />

provincia ravennate. Pare che Svampa gli proponesse il canonico Pietro Tonarelli di Parma<br />

(FCT 13, 157).<br />

97 Una testimonianza del vescovo di Rimini Vincenzo Scozzoli, raccolta da p. Grazzi nel<br />

1942 quando lo Scozzoli era novantenne, accenna al fatto che <strong>Conforti</strong> chiedesse come vicario<br />

generale un sacerdote riminese, tale Polazzi, che Scozzoli però sconsigliava. Riportiamo<br />

la notizia per scrupolo di completezza, non potendo garantirne l’attendibilità (Testimonianze<br />

3, 157).<br />

98 Su Luigi Marelli, tra le tante pagine di FCT 12 e 13, si vedano: FCT 13, 12-16 e E.<br />

FERRO e V. SANI, Guido Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma per “educare giovani missionari<br />

nell’umile mio istituto per le missioni”, in Parma negli anni 9/2004, 145.<br />

99 E. FERRO e V. SANI, ibid., nota 8 con la deposizione di don Alberto Serafini, data al<br />

processo suppletivo di beatificazione, nel 1947.


180 Capitolo terzo<br />

durre alla casa paterna. Oh! come si è indebolita tra di noi quella Fede che Apollinare<br />

ha predicato pel primo a costo di tanti sudori, confermandola poi colla profusione<br />

del suo sangue generoso; e quindi più volte ho chiesto a me stesso da che mai proceda<br />

questo deplorevole cambiamento di aspirazioni e di sentimenti nel generoso popolo<br />

di Ravenna pel quale Dio e religione un tempo erano tutto. Se ben vi ricorda ve ne<br />

additai una delle principali ragioni nella mancanza d’istruzione religiosa, per cui<br />

ordinariamente si bestemmia ciò che s’ignora, ed una seconda, nella profanazione<br />

del giorno del Signore. Sostenete ora che ve ne additi una terza nelle cattive letture,<br />

nella stampa empia e libertina 100 .<br />

L’impegno per la catechesi e la contrapposizione di una “buona stampa”<br />

alla stampa “libertina” videro, nei pochi mesi del governo di <strong>Conforti</strong>, alcune<br />

decisioni concrete.<br />

Per quanto riguarda la catechesi, <strong>Conforti</strong> istituiva le conferenze apologetiche<br />

per i giovani studenti, molto verosimilmente a partire dall’esperienza<br />

positiva della “Scuola di religione” avviata dal vescovo Miotti e dai salesiani<br />

a Parma 101 . Pochi giorni dopo l’omelia dell’epifania 1904, vedeva la luce un<br />

periodico, Il Risveglio, affi dato a un brillante polemista, don Domenico Vassuri<br />

102 .<br />

100 Così da minuta in ACSCS, alla data; completa in FCT 13, 109-120.<br />

101 Eloquente il lungo discorso che il <strong>Conforti</strong> tiene a Ravenna il 24 febbraio 1904,<br />

inaugurando il corso maschile di conferenze apologetiche (autografo in ACSCS, alla data;<br />

pubblicato in FCT 13, 223-235). Per la Scuola parmense mi permetto di rinviare a MAN-<br />

FREDI, Vescovi, 524-529 e Umberto COCCONI, L’azione educativa di don Carlo Maria Baratta.<br />

La scuola di religione a Parma, in Parma e don Carlo Maria Baratta, salesiano, Atti del<br />

convegno di storia sociale e religiosa Parma aprile 1999, a cura di Francesco MOTTO, Roma<br />

2000, 187-229. <strong>Conforti</strong> dedica anche l’ultima pastorale, da amministratore apostolico,<br />

alla dottrina cristiana: vedila in FCT 13, 872-882. Già BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 162, individuava<br />

nel seminario, nel clero e nell’istruzione catechistica i “tre oggetti” a cui il <strong>Conforti</strong> “dedicò<br />

le sue migliori cure”. Per la catechesi e la connessa cura particolare della celebrazione della<br />

“prima comunione” vedi BONARDI, ibid., 165-166. Una associazione di ragazzi, i “luigini”<br />

della parrocchia di Piangipane, ascoltano dal <strong>Conforti</strong> una accorata e interessante riflessione<br />

in occasione della benedizione della bandiera: vedila in FCT 12, 533-540.<br />

102 Il Risveglio succedeva a L’Eco di Ravenna, fondato dal predecessore Riboldi e chiuso<br />

dopo pochi mesi (FCT 12, 42-43). Su Il Risveglio: FCT 13, 199-207. La testata continuò<br />

fino al 1914 (E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 80 nota 72). Anche la partenza del<br />

Risveglio diede esca a polemiche tra il clero. Don Domenico Vassuri (vedi anche accenno in<br />

E. TRAMONTANI, Cattolici popolari, cit., 56) era stato esonerato dal ministero di cappellano<br />

curato a Campotto perché aveva avuto gravi problemi di salute, soprattutto alle articolazioni,<br />

ma anche perché c’erano voci abbastanza consistenti di un comportamento, se non<br />

immorale, almeno scandaloso. Dunque il coinvolgimento nella nuova testata si può leggere<br />

come una chance offerta dall’arcivescovo al sacerdote per riscattarsi e svolgere un ministero<br />

confacente al suo stato di salute. Questo episodio, che avrebbe forse bisogno di approfon-


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

181<br />

Intanto, com’è noto, il <strong>Conforti</strong> aveva iniziato la visita pastorale, secondo<br />

il più classico modello tridentino, un’esperienza che egli non poté condurre a<br />

termine 103 . Chiaramente per essere effi cace la sua azione pastorale nel contesto<br />

ravennate avrebbe richiesto molti anni di impegno: per cui un’incidenza<br />

visibile fu davvero minima 104 .<br />

Tra Ravenna e Campo di Marte<br />

Gli storici e biografi di <strong>Conforti</strong>, da Grazzi a Vanzin e Luca, sottolineano il<br />

timore del <strong>Conforti</strong> neoeletto arcivescovo di Ravenna di fronte alla prospettiva<br />

di allontanarsi dall’amato “nido” dei suoi saveriani 105 . È noto poi che egli tornava,<br />

in piena estate, a Campo di Marte, come fosse luogo di villeggiatura.<br />

Concretamente, quale fu la presenza di <strong>Conforti</strong> all’istituto durante il<br />

periodo ravennate? 106 Non si analizzerà qui in dettaglio quanto riguarda lo<br />

sviluppo della missione in Cina, che si potrà leggere nel capitolo successivo.<br />

Al momento della nomina a Ravenna, <strong>Conforti</strong> da pochi mesi aveva attraversato<br />

l’esperienza della conclusione violenta del primo invio missionario: la<br />

notizia della morte di p. Caio Rastelli era arrivata a Parma proprio un anno<br />

prima della sua chiamata a Roma; e Manini, l’altro missionario, era rientrato<br />

a Parma nel gennaio 1902. Un mese prima del “fatale” incontro con Leone<br />

XIII che gli avrebbe imposto Ravenna, <strong>Conforti</strong> aveva scritto a Propaganda,<br />

chiedendo di poter inviare i suoi missionari da poco ordinati “in Cina presso<br />

una Missione già regolarmente stabilita, ove però fra qualche anno, presa la<br />

debita conoscenza possano ottenere un distretto proprio da evangelizzare” 107 .<br />

dimento, dice però una notevole sensibilità del <strong>Conforti</strong>, che si ritroverà anche nel periodo<br />

dell’episcopato parmense (cfr. FCT 12, 205-214 e 459-461; FCT 13, 492, 495 e 521).<br />

103 Per la visita pastorale si può fare utile riferimento a FCT 12, 40-42, 745-754, 765-770,<br />

779-795, 820-821; e FCT 13, 10-12, 123-124, 127-140, 269-281, 354-386 e 468-469. Fu<br />

in occasione non della visita pastorale ma in una sorta di “previsita” alla zona decentrata della<br />

“Pentapoli” (vicariato di Coccanile: FCT 12, 29-31), nel settembre 1903, che un incidente<br />

di carrozza fece fare al giovane arcivescovo e al suo seguito un bagno imprevisto in un canale<br />

(FCT 12, 550-559; BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 166-167).<br />

104 Si registrano, ad esempio, altre iniziative pastorali: qualche sanatoria a matrimoni solo<br />

civili (FCT 12, 361 e 363-364); uno sposo aveva vergogna a recarsi in chiesa per la celebrazione<br />

(FCT 12, 772).<br />

105 VANZIN, Pastore, 132; LUCA, Sono tutti, 64-65.<br />

106 Cfr. ancora BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 169-174; LUCA, Sono tutti, 73.<br />

107 Lettera a mons. Luigi Veccia, segretario di Propaganda del 13 aprile 1902 (da minuta<br />

in ACSCS, alla data; FCT 10, 118).


182 Capitolo terzo<br />

Dunque il progetto missionario è ancora in fase embrionale quando arriva<br />

l’inattesa nomina a Ravenna. <strong>Conforti</strong> continuerà a “tempestare” discretamente<br />

Propaganda, la quale farà attendere fi no al 31 agosto 1903, quindi nei<br />

giorni in cui l’arcivescovo iniziava ad intervenire risolutamente nella situazione<br />

del suo seminario, prima di indicare l’Henan meridionale, in cui vicario<br />

apostolico era mons. Simeone Volonteri dei missionari milanesi di San Calogero<br />

108 , come luogo per l’innesto dei primi saveriani.<br />

Tra l’autunno del 1903 e l’estate del 1904, in pratica nell’unico anno<br />

pastorale “pieno” svolto da <strong>Conforti</strong> a Ravenna, il presule-fondatore seguiva<br />

la partenza del periodico Fede e Civiltà 109 , otteneva una scuola autonoma per<br />

l’istituto dopo diversi anni in cui i primi saveriani avevano frequentato le<br />

lezioni del seminario diocesano, e conduceva in prima persona le laboriose<br />

trattative con il Volonteri, che interpose non poche diffi coltà a una prospettiva<br />

di riduzione del proprio vicariato apostolico. Se si pensa che l’intenso<br />

scambio epistolare <strong>Conforti</strong>-Volonteri-Propaganda si svolgeva nei mesi in cui<br />

<strong>Conforti</strong> doveva contemporaneamente gestire le tensioni del corpo insegnante<br />

in seminario, congedare Pietro Maffi trovando un nuovo vicario generale,<br />

e iniziare la visita pastorale, si misura l’intensità di lavoro che occupava il<br />

giovane presule 110 .<br />

Il 18 gennaio 1904, a Parma <strong>Conforti</strong> consegnava il crocifi sso ai quattro<br />

partenti: Giovanni Bonardi, Giuseppe Brambilla, Luigi Calza e Antonio Sartori<br />

111 . Nei giorni successivi li accompagnava a Piacenza, da dove poi si sarebbero<br />

recati a Genova per imbarcarsi verso l’Oriente 112 . Nello stesso periodo,<br />

precisamente nell’ottobre 1903, il direttore spirituale della Casa madre, lo<br />

stimmatino p. Melchiade Vivari, uomo di fi ducia del fondatore, veniva ritira-<br />

108 Si veda Parma negli anni 9, 197-207.<br />

109 Il primo numero, “saggio”, è datato dicembre 1903. Non esiste sinora uno studio<br />

organico su questo periodico e sulla mentalità che esso esprime; si vedano comunque: E.<br />

FERRO, Il periodico “Fede e Civiltà” in Prima settimana di studi missionari della Regione saveriana<br />

d’<strong>Italia</strong>, Parma 1997, dattiloscritto, 103-116; Emanuele MANCINI, La missione dei saveriani<br />

in Cina dal 1904 al 1912 secondo la rivista “Fede e Civiltà”, cit.<br />

110 Tutto l’epistolario “<strong>Conforti</strong>-Volonteri-Propaganda” di questo periodo è riportato in<br />

F. TEODORI, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Missione in Cina e Legislazione Saveriana,<br />

Città del Vaticano 1995, 103-152; d’ora in poi solo FCT 14. Per dettagli vedi capitolo<br />

successivo.<br />

111 Cfr. E. FERRO, I quattro Saveriani partiti per la Cina da Parma il 18 gennaio 1904, in<br />

Parma negli anni 9/2004, 170-183.<br />

112 Sulla ripresa della missione saveriana in Cina: Luigi LANZI e Ugo TROMBI, Con i saveriani<br />

dalla “Cappella Martiri’” a Kin-Kia-Kan (Honan-Cina), in Parma negli anni 9/2004,<br />

184-196.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

183<br />

to dalla sua congregazione religiosa, la quale non poté accogliere le richieste<br />

di proroga da parte del <strong>Conforti</strong> 113 .<br />

La sovrapposizione delle vicende saveriane con quelle ravennati lascia l’impressione<br />

di un carico di stress notevolissimo sopportato dal <strong>Conforti</strong>, un<br />

carico che non diminuisce, ritengo, dopo la tanto attesa partenza dei quattro<br />

missionari, in quanto fi no al luglio 1904 egli non ebbe notizie sicure del loro<br />

arrivo in Cina. Nel frattempo il Volonteri, prima così restio alla futura divisione<br />

del suo vicariato apostolico, cercava ora di accelerare i tempi 114 .<br />

<strong>Conforti</strong> dunque segue passo passo le vicende del suo Istituto, con totale<br />

dedizione. Ma non può vivere quella sorta di compensazione che era la presenza<br />

a Campo di Marte, con i suoi giovani aspiranti alla missione. Forse la<br />

parola “compensazione” non è esatta, ma ritengo che il quotidiano contatto<br />

con gli allievi saveriani aveva fi no allora dato senso al ministero di vicario<br />

generale di Parma, offrendo la chiave di lettura spirituale ma anche psicologica<br />

a questa realtà in fondo del tutto inedita di un sacerdote diocesano, tra<br />

l’altro investito di alte responsabilità, fondatore di un istituto missionario 115 .<br />

113 E. FERRO e V. SANI, Guido Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma, cit., 147-152 e 170-183.<br />

Il Vivari alla fine dell’Ottocento aveva tradotto in italiano un celebre testo del padre gesuita<br />

Joseph Biederlack sulla questione sociale: Giuseppe BIEDERLACK, Introduzione allo studio<br />

della questione sociale, Pavia, Artigianelli 1899 (cfr. Lorenzo BEDESCHI, L’antimodernismo in<br />

<strong>Italia</strong>. Accusatori, polemisti, fanatici, Cinisello Balsamo 2000, 215 nota 12). Dalle “Conversazioni<br />

saveriane” che Grazzi raccolse da Bonardi sappiamo che Vivari dava anche lezioni<br />

d’inglese (GRAZZI, Il libro, 14). Nello stesso manoscritto, che trascrive brani del diario del<br />

giovane studente saveriano Amatore Dagnino, si ha la notizia della morte di p. Vivari, avvenuta<br />

a Verona nell’aprile 1907 (ibid., 315). Sul Vivari vedi pure il recente contributo di E.<br />

FERRO, Da Fai alla Cina…, passando da Parma: un angelo consolatore per aspiranti missionari,<br />

in Faioti. Storie e tradizioni della gente di Fai, a cura di Gigi WEBER, Fai della Paganella (TN)<br />

2008, 61-70.<br />

114 Non si dimentichi infine che il regolamento dell’Istituto era nel frattempo all’esame<br />

di Propaganda fide.<br />

115 A proposito, sono molto acute le osservazioni di VANZIN, Pastore, 129-130, che qui<br />

si riportano: “Da sette anni Monsignor <strong>Conforti</strong> partiva ogni mattina dal suo istituto per<br />

recarsi in Curia. Era una vita apparentemente tranquilla e metodica che sembrava confacente<br />

al suo carattere. Spiegava la meditazione agli alunni, celebrava la Messa della comunità,<br />

impartiva alcuni ordini al vicerettore e poi, mentre gli studenti si recavano alle scuole del<br />

seminario, egli entrava nel suo ufficio in episcopio per accudire alle mansioni dell’amministrazione<br />

diocesana. Nel primo pomeriggio rientrava a casa, assisteva alla mensa dei giovani,<br />

sorvegliava il loro studio e le ricreazioni, li riceveva in camera per riprenderli, consigliarli e<br />

dirigerli, spiegava una seconda meditazione alla sera e a notte alta passava nei dormitori per<br />

benedirli. Tutto era segnato da un orario e regolato da una disciplina esteriore che coincide<br />

con quell’ordine interiore che aveva sempre custodito la sua esistenza. Eppure quel giovane<br />

sacerdote che attraversava due volte al giorno la città con passo affrettato e lo sguardo assen-


184 Capitolo terzo<br />

Ravenna toglie a <strong>Conforti</strong> la percezione di essere accanto ai suoi fi gli, pur non<br />

togliendogli la responsabilità di disporre del loro futuro 116 .<br />

La rinuncia a Ravenna<br />

Il 18 luglio 1904, Francesco Melandri, un bracciante – ma forse si deve<br />

parlare di un killer di professione o qualcosa di analogo – sparava all’economo<br />

spirituale di Sant’Alberto, don Sebastiano Malucelli, che riportava ferite gravissime<br />

e spirava il 23 luglio, giorno del patrono della diocesi Sant’Apollinare<br />

117 . La notte tra il 22 e il 23 luglio <strong>Conforti</strong>, che la successiva mattina avrebbe<br />

dovuto presiedere il pontifi cale per la solennità, ebbe un violento sbocco di<br />

sangue. Il giorno dopo, 24 luglio, partiva per Parma, per i suoi giorni di ferie.<br />

I fenomeni degli sbocchi di sangue si manifestarono ancora. Il 10 agosto egli<br />

scriveva la lettera di dimissioni dal ministero di arcivescovo di Ravenna 118 .<br />

te di miope, che accoglieva con immutabile cortesia ed affabilità i parroci e i rettori delle<br />

chiese, che riferiva quotidianamente al vescovo sugli affari più importanti e cercava di attenuare<br />

le decisioni spesso aspre e improvvise, che nel suo istituto era venerato e amato come<br />

padre e superiore, non poteva certo avere l’animo calmo e sereno. In effetti, egli aveva sulle<br />

spalle gran parte del lavoro e della responsabilità della direzione di una diocesi vasta e difficile<br />

ed era nello stesso tempo il fondatore di un’opera che lo impegnava davanti alla chiesa<br />

in maniera assoluta ed esclusiva. Due compiti che parevano impossibili e incompatibili per<br />

le forze di una sola persona e che per lui, fisicamente menomato da ricorrenti malanni, sembravano<br />

inimmaginabili. Come poteva conservare quella tranquillità invidiabile, dominare<br />

i suoi nervi già duramente provati da una lunga malattia, prodigarsi in due settori di attività<br />

completamente diversa, resistere al logorio di una responsabilità? È quanto si sono sempre<br />

domandati coloro che lo hanno conosciuto da vicino, senza una risposta soddisfacente.<br />

Anche il solo lavoro materiale sarebbe stato eccessivo per un uomo sano e robusto, e non<br />

si capiva come egli potesse sottostare per tanti anni al suo peso raddoppiato dalla tensione<br />

morale. Tanto più che i limiti delle sue possibilità intellettuali gli imponevano un dispendio<br />

di energie straordinario e non poteva affidarsi ad intuizioni geniali e risparmiarsi nel lavoro<br />

di preparazione e di indagine. La delicatezza della sua coscienza lo rendeva meticoloso e chi<br />

ne soffriva non erano le pratiche in corso, ma il suo sonno e i suoi occhi”.<br />

116 VANZIN, Pastore, 142-143 descrive bene questo dubbio cruciale. LUCA, Sono tutti,<br />

72-73 accenna a una minaccia incombente: “Mons. Maffi, ritornando da una visita a Parma<br />

e dopo di aver parlato con Mons. Magani, aveva accennato a qualche cosa di vago, ma<br />

incombente. Mons. <strong>Conforti</strong> aveva forse connesso queste dicerie con il fatto che Propaganda<br />

fide non aveva appoggiato le sue ripetute richieste di aggregare i quattro giovani missionari,<br />

già pronti, ad un qualche Istituto che avesse missioni in Cina o altrove”.<br />

117 Tramontani definisce Melandri “anarchico” e rievoca altri due omicidi di sacerdoti,<br />

avvenuti nel 1862 e nel 1879: E. TRAMONTANI, Ravenna 1902, cit., 111.<br />

118 Cfr. minuta in ACSCS, alla data, e riportata sia in FCT 13, 499-501, come in E.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

185<br />

Tra i due fatti chiaramente non si può stabilire un rapporto causa-effetto.<br />

D’altra parte, penso che nessuno specialista, di fronte ai sintomi presentati da<br />

<strong>Conforti</strong>, che, si badi bene, creavano la psicosi da TBC ma non erano sintomi<br />

di tubercolosi 119 , possa tracciare un confi ne tra la fragilità del suo fi sico e un<br />

contributo alla crisi dato da una componente psicosomatica. E che l’attentato<br />

a Malucelli possa aver agito da ulteriore motivo di stress si può per lo meno<br />

ipotizzare.<br />

Con grande fi nezza Vanzin, forse anche a partire da testimoni oculari di<br />

quei giorni, delinea il tormento di <strong>Conforti</strong> 120 , che si intravede in controluce<br />

nella lettera a Pio X:<br />

Dopo alcuni giorni il malato si riprese: ma più tardi, con la ripetizione del fenomeno,<br />

la sua decisione divenne irrevocabile. Fino allora, la possibilità di continuare il ministero,<br />

sia pure con enorme violenza alle sue forze fi siche, non gli era stata perentoriamente<br />

preclusa, e per questo aveva continuato a fi ssare le tappe di un programma<br />

futuro che lo impegnava nella continuazione della visita pastorale e perfi no in predicazioni<br />

fuori diocesi. Non era la volontà e il coraggio che si erano affi evoliti: del suo<br />

animo era sempre padrone assoluto e credeva, ad ogni collasso fi sico, di poter averne<br />

in fi ne ragione. Solo ora, davanti alla severa realtà dei fatti, le speranze svaniscono e<br />

una decisione si impone. Altri forse avrebbero potuto accogliere con rassegnazione<br />

l’idea di rimanere inattivo ed impotente in un letto dell’episcopio in attesa di una<br />

guarigione a lunga scadenza. Ma ci sono le anime che attendono di essere sorrette,<br />

dirette, alimentate. Ci sono in concreto le visite da compiere personalmente alle parrocchie,<br />

le pratiche da seguire e risolvere, i sacerdoti e i fedeli da assistere, da ascoltare,<br />

da istruire, da controllare in tutta l’ampiezza della diocesi. Da troppi anni Ravenna<br />

mancava della presenza operante di un vescovo sano e robusto che percorresse le sue<br />

contrade, che facesse sentire direttamente la sua voce, che visitasse di persona il gregge<br />

traviato e incantato da altri miraggi. Poteva ora monsignor <strong>Conforti</strong> prospettarsi<br />

un futuro che continuasse ed aggravasse la situazione del passato? Poteva rassegnarsi<br />

a veder aumentare il cumulo già enorme delle rovine e della miseria? Chi ha assistito<br />

al duro travaglio di quei giorni ed ha veduto sul viso di monsignor <strong>Conforti</strong>, più<br />

che sentito dalla sua parola, l’espressione della lotta che si è svolta nel suo animo, ha<br />

potuto affermare che la decisione fi nale è stata per lui veramente un “atto eroico” 121 .<br />

FERRO e V. SANI, Guido Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma, cit., 153-163. Vedi la documentazione<br />

successiva in FCT 13, 502-589. Negli stessi giorni si colloca un episodio del tutto<br />

secondario, ma che dà la misura dell’accumulo di tensioni sul <strong>Conforti</strong> e del suo stato di<br />

prostrazione psicofisica. Si era presentato a lui, per l’ennesima insistente richiesta di denaro,<br />

l’avvocato Massacesi, a cui si è fatto riferimento in una nota precedente. Da una lettera dello<br />

stesso Massacesi, datata 22 luglio 1904, veniamo a sapere che <strong>Conforti</strong> l’aveva messo alla<br />

porta, stanco delle sue insistenti e infondate pretese (cfr. FCT 13, 483-486).<br />

119 FCT 12, 26; LUCA, Sono tutti, 72.<br />

120 VANZIN, Pastore, 143-146.<br />

121 Alcuni giornali pubblicarono indiscrezioni malevoli sul carteggio epistolare intercorso


186 Capitolo terzo<br />

C’è un aspetto della scelta di <strong>Conforti</strong> che forse val la pena approfondire,<br />

per quanto sia possibile in una realtà che, quasi priva di documenti, si regge<br />

esclusivamente su illazioni. Così scrive il <strong>Conforti</strong> a Pio X:<br />

Pensando al mio avvenire e vedendo da un lato il gran bene che converrebbe fare a<br />

Ravenna e l’incessante crescere del male, e dall’altro che ben poco io potrò fare, considerata<br />

la cosa al cospetto di Dio e chiesto consiglio a persone prudenti, sono venuto<br />

nella determinazione di rassegnare le mie dimissioni 122 .<br />

Chi sono queste persone prudenti? Facciamo, appunto, qualche ipotesi.<br />

Credo che immediatamente il pensiero vada a Andrea Ferrari. Ma non abbiamo<br />

lettere, laddove l’epistolario tra il Ferrari e il <strong>Conforti</strong> è abbastanza nutrito<br />

e non si vede perché <strong>Conforti</strong> abbia distrutto una missiva di questo genere,<br />

conservandone invece altre se si vuole più riservate 123 . Una persona molto<br />

vicina a <strong>Conforti</strong> in quei giorni a Campo di Marte era Ormisda Pellegri, cui<br />

forse si è rivolto a voce. Mi permetto però anche di ipotizzare che qualcuno di<br />

più anziano, oltre ai più giovani collaboratori, potrebbe essere stato interpellato.<br />

Qui l’ipotesi diventa pura illazione, ma forse val la pena esplicitarla, attraverso<br />

una citazione molto più tarda, del 1914. Così scrive <strong>Conforti</strong> a Ferrari:<br />

Questa mattina 124 , verso le ore 6, cessava improvvisamente di vivere l’ottimo Can. V.<br />

Pignoli. La Diocesi di Parma ha fatto una gran perdita ed io ho perduto il migliore<br />

mio consigliere, a cui ricorrevo nei momenti più diffi cili e nelle cose più delicate,<br />

sicuro di trovar sempre una parola buona di consiglio e di conforto.<br />

Al di là di un riferimento, ripeto del tutto possibile e non provato, a un<br />

sacerdote che forse finirebbe nelle nebbie dell’oblio 125 , questa sorta di excursus<br />

nella circostanza, tra <strong>Conforti</strong> e Pio X (cfr. BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 178-179). Che, come Vanzin<br />

dice con chiarezza e documentazione, il motivo fondamentale per la sua rinuncia fosse il<br />

timore di restare infermo e di dover guidare così la diocesi, può essere confermato dal fatto<br />

che in quegli anni la diocesi di Cesena era retta dal vescovo Alfonso Maria Vespignani, il<br />

quale era in condizioni di salute molto precarie e per questo non era in grado di affrontare<br />

i problemi pastorali (si veda la documentazione citata alla nota 12 di questo capitolo; osservazione<br />

gentilmente comunicatami dal padre saveriano Giuseppe Nardo a San Pietro in<br />

Vincoli-Ravenna, nella primavera 2009).<br />

122 Cfr. citata minuta di lettera del 10 agosto 1904.<br />

123 <strong>Conforti</strong> rivela la sua decisione a Ferrari, nel messaggio dell’11 settembre, quando già<br />

aveva scritto la lettera di dimissioni al papa (cfr. FCT 13, 527-529).<br />

124 È il 4 febbraio 1914, data della lettera riportata in FCT 22, 97-98, da trascrizione di<br />

autografo in Archivio curia di Milano.<br />

125 Virgilio Pignoli era nato a Sant’Ilario d’Enza (RE) il 4 febbraio 1847, ed era stato<br />

ordinato sacerdote il 23 settembre 1871; fu insegnante di lettere e di filosofia in seminario,


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

187<br />

ci rivela un tratto importante della figura di <strong>Conforti</strong>: la sua ricerca di un confronto<br />

con “persone prudenti”, di cui aveva fiducia e per cui nutriva stima e<br />

affetto, nelle forme e nei limiti dati dall’educazione ecclesiastica del tempo 126 .<br />

Ma proprio questa caratteristica diventava un rilevante problema a Ravenna,<br />

dove <strong>Conforti</strong> si sentiva irrimediabilmente isolato. Probabilmente non è un<br />

caso che la decisione delle dimissioni sia maturata proprio a Parma.<br />

Per una sintesi<br />

Nel prossimo capitolo si accennerà alle successive vicende, che peraltro<br />

videro lunghi mesi di amministrazione apostolica di Ravenna da parte di<br />

<strong>Conforti</strong>, e un penoso strascico di conti economici da chiudere, cosa che<br />

aggiunse amarezza alla già tormentata decisione delle dimissioni 127 .<br />

Che cosa ha significato per <strong>Conforti</strong> il periodo ravennate? L’esperienza sulle<br />

rive dell’Adriatico, nell’antica città degli esarchi, si configura come un episodio,<br />

che ha in qualche modo un inizio e una fine ed è in sé compiuto. Ma<br />

per il protagonista che cos’è stata Ravenna, in quegli anni dal 1902 al 1905?<br />

I biografi del <strong>Conforti</strong>, implicitamente o esplicitamente, hanno provato<br />

ad abbozzare una risposta. Il Bonardi, che proprio in quei mesi era inviato<br />

nell’Henan, pone l’accento sui disagi fisici:<br />

Il clima di Ravenna non si confaceva al suo fi sico. Cominciò col dimagrire e il suo<br />

stato di prostrazione culminò in una inappetenza così forte che né le fi gliali pressioni<br />

del segretario e del cameriere, né la cura del cuoco di preparare cibi leggeri e saporiti<br />

valsero a superare; per circa sei mesi fu, poi, vittima di una irriducibile insonnia per<br />

cui era costretto a stare lunghe ore della notte sulla terrazza.<br />

Queste molto precarie condizioni di salute che non gli consentivano un forte lavoro<br />

pastorale, come le necessità della diocesi esigevano e d’altra parte il suo zelo reclamava,<br />

gli fecero nascere il dubbio se non fosse meglio ritirarsi 128 .<br />

più avanti ricoprì l’incarico di direttore delle scuole preparatorie alla teologia e docente di<br />

teologia dogmatica, e fu arciprete del Capitolo cattedrale (cfr.: L’Eco 1913, 56-57; 1914, 46;<br />

MANFREDI, Vescovi, 76, 135 e 158; Andrea MAGGIALI, Monsignor Ettore Savazzini, Parma<br />

2003, 34-35; FCT 22, 101-105 e 123-124).<br />

126 Ad esempio, emerge bene la confidenza schietta che <strong>Conforti</strong> visse con il suo vicario<br />

generale, nei lunghi anni di collaborazione a Parma, Enrico Ajcardi.<br />

127 Cfr. FCT 13, 894-932.<br />

128 BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 175-176. Analoga è la lettura di Giulio BARSOTTI, Il servo di Dio<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong> fondatore della Pia Società saveriana, Parma 1953, 85-87; d’ora in poi<br />

solo BARSOTTI, Servo di Dio.


188 Capitolo terzo<br />

Il Grazzi, in una breve nota inedita ma utilizzata da Ermanno Ferro 129 ,<br />

connette in maniera molto forte la breve esperienza ravennate all’intuizione<br />

missionaria di <strong>Conforti</strong>, contrapponendo l’una all’altra:<br />

L’episcopato lo abbatte. Riconosce la volontà di Dio, fa forza ai suoi fi gli spirituali e<br />

a se stesso; dice varie frasi programmatiche di mutilazione e di olocausto. Ma egli si<br />

sente un missionario fallito per la seconda volta. È vero che teologicamente parlando<br />

l’episcopato è la prosecuzione diretta e più vera dell’apostolato; ma l’esigenza gerarchica<br />

di quel tempo faceva una distinzione netta tra i ministeri impegnati nei paesi<br />

cattolici e quelli posti in partibus infi delium. <strong>Conforti</strong> veniva ad essere defi nitivamente<br />

legato a un paese, a un gregge, a una comunità cattolica locale: il mondo pagano<br />

sembrava sfuggirgli defi nitivamente. Pochissimi si accorsero della lotta intima e mortale<br />

che accompagnò questa obbedienza estrema. Egli, in certo modo, a Ravenna si<br />

sente morire a quell’ideale che era diventato parte integrante della sua vita 130 .<br />

Dunque non solo questioni di salute fisica, ma la minaccia che grava sui<br />

suoi progetti e, ancor di più, sulla sua vocazione missionaria: questo, secondo<br />

Grazzi, sarebbe stato Ravenna per <strong>Conforti</strong>.<br />

Vanzin usa un’espressione significativa, quella di “parentesi”. Ravenna<br />

sarebbe stata dunque una fase del tutto transitoria, molto dolorosa non solo<br />

dal punto di vista fisico. Il chiudersi dell’episodio ravennate è letto dal Vanzin<br />

in chiave provvidenzialistica: se <strong>Conforti</strong> fosse rimasto nella sua sede arcivescovile,<br />

sarebbe quasi sicuramente diventato cardinale, e quindi avrebbe<br />

dovuto di fatto abbandonare la cura dell’istituto da lui fondato:<br />

I venti mesi dell’episcopato ravennate si chiudono precipitosamente e rimarranno<br />

nella ancor lunga vita del <strong>Conforti</strong> come una parentesi dolorosissima. Egli non ha<br />

neppure quarant’anni e deve contare tra le sue vicende un fallimento clamoroso,<br />

di risonanza nazionale. Chi lo incontrerà dopo e chi lo ricorderà in avvenire non<br />

dimenticherà la rinunzia di Ravenna, che, nel migliore dei casi, considererà come un<br />

atto di debolezza; per conto suo, Guido accetta l’apparente umiliazione con rassegnazione<br />

cristiana e non dirà mai una sola parola per difendersi o discolparsi 131 .<br />

Augusto Luca definisce invece “intermezzo provvidenziale” non il periodo<br />

di Ravenna, ma quello subito successivo, quei mesi da arcivescovo di Stauropoli<br />

in partibus pressoché interamente dedito al suo istituto. L’episcopato<br />

ravennate è definito “tempo di intense fatiche e di molte tribolazioni, nel cor-<br />

129 Cfr. E. FERRO, Chiesa locale e missione universale. Idealità e prassi in Guido Maria <strong>Conforti</strong>,<br />

in Ad Gentes 5 (2001) 207 e nota 5; il testo dattiloscritto di Grazzi è del 1942.<br />

130 Citato in E. FERRO, ibid., 218-219.<br />

131 VANZIN, Pastore, 146-147.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

189<br />

po e nello spirito” 132 , che si chiudeva a motivo dello shock provocato dall’improvviso<br />

peggioramento delle condizioni di salute, che nell’arcivescovo crearono<br />

la preoccupazione di dover essere un pastore “azzoppato” per una diocesi<br />

che aveva bisogno di un vescovo pieno di energie.<br />

Differente ancora è la posizione di Ermanno Ferro: l’episcopato nella città<br />

di Apollinare sarebbe stato un “nuovo inizio”, meglio, un “forte stimolo per<br />

un ripensamento illuminante dell’intimo rapporto esistente tra consacrazione<br />

episcopale e vocazione missionaria” 133 . Dunque, in qualche modo, Ravenna<br />

sarebbe stata la palestra, la prova generale di quella sintesi poi pienamente vissuta<br />

a Parma, dell’inedita, per allora, figura di un vescovo residenziale italiano<br />

che viveva insieme una responsabilità missionaria ad gentes. Tutt’altro che una<br />

parentesi, dunque… anche se brutalmente chiusa dalla crisi fisica 134 .<br />

Credo che una risposta definitiva e tranchant sia impossibile. Ritengo tuttavia<br />

che Ravenna mostri come l’uomo Guido Maria <strong>Conforti</strong> abbia dimostrato<br />

di saper attraversare i fallimenti. Non fu la prima sconfitta, e neppure<br />

l’ultima. Nella biografia di <strong>Conforti</strong> si evidenziano momenti in cui un progetto<br />

delineato, perseguito, costruito con convinzione sembra crollare irreparabilmente.<br />

Pensiamo alla vicenda della sua ordinazione sacerdotale, o agli<br />

ostacoli oggettivi che il suo vescovo Miotti cercò di interporre al progetto di<br />

fondazione missionaria.<br />

<strong>Conforti</strong> dimostra una sorprendente capacità di rilettura, di offerta di senso,<br />

di ricostruzione del progetto di vita appropriandosi delle sconfitte stesse. Il<br />

periodo ravennate si chiudeva in termini veramente deludenti: nessuna opera<br />

veramente incisiva, molti problemi ancora aperti, la salute in crisi, senza<br />

contare che egli si rendeva conto molto bene che le sue dimissioni potevano<br />

essere interpretate come una scelta di comodo, anche dai superiori. Così<br />

infatti scriveva a Merry del Val, il 1° settembre 1904, per respingere l’ipotesi<br />

di un ausiliare o di un coadiutore: “Si persuada, Eminentissimo, che non è<br />

soverchio attaccamento alla vita né vano timore che così mi fa parlare” 135 . Gli<br />

scritti personali di <strong>Conforti</strong> in questo periodo evidenziano il sollievo di potersi<br />

dedicare interamente all’istituto missionario 136 . Il fondatore non ipotizza<br />

132 LUCA, Sono tutti, 75. Già CIONI, Grande, 140-147, nello stile “fiorito” del tempo, aveva<br />

sottolineato l’esperienza del crollo fisico e delle prospettive che questo innescava.<br />

133 E. FERRO, Chiesa locale, cit., 219.<br />

134 Ibid., 220. Sempre secondo E. Ferro, la resa del fisico di <strong>Conforti</strong> gli apriva la strada<br />

all’esperienza evangelica di morte e risurrezione, capace di “fissare” spiritualmente la sintesi<br />

che egli andava cercando.<br />

135 Da minuta in ACSCS, alla data. Testo per esteso in FCT 13, 515-517.<br />

136 Varie voci avevano persuaso <strong>Conforti</strong> che il suo istituto fosse, in qualche modo, in


190 Capitolo terzo<br />

neppure la possibilità di essere nuovamente impegnato su due fronti. Tuttavia<br />

l’accettazione della sede parmense, nel 1907, comportava necessariamente<br />

un’integrazione interiore della sconfitta del periodo ravennate.<br />

Sicuramente l’esperienza romagnola darà a <strong>Conforti</strong> elementi importanti<br />

per il ministero pastorale svolto per quasi un quarto di secolo nella sua Parma.<br />

L’impegno per la catechesi, ad esempio, accomuna il periodo ravennate<br />

e quello parmense. <strong>Conforti</strong> a Ravenna aveva fatto, in un certo senso, un<br />

robusto tirocinio.<br />

Non bisogna dimenticare, però, un elemento che può contribuire a comprendere<br />

meglio la traccia che Ravenna lasciò su <strong>Conforti</strong>. Sostanzialmente<br />

i legami furono recisi. Nel successivo epistolario di <strong>Conforti</strong> sono ben pochi<br />

i documenti che raccontano di un dialogo, di un ricordo positivo, di una<br />

relazione costantemente coltivata. Non è da escludere che abbia giocato, in<br />

questo distacco, uno stile tipico della tradizione spirituale e pastorale del passato:<br />

se si ha un successore 137 , bisogna evitare in tutti i modi di fargli ombra,<br />

di metterlo a disagio. Inoltre la faticosa soluzione delle pendenze economiche<br />

rimaste aperte deve aver spinto <strong>Conforti</strong> a prendere distanze ancor più marcate.<br />

Tuttavia la mancanza di veri contatti a lungo periodo è sintomatica, o<br />

comunque conferma una situazione, non voluta da nessuno, per lo meno non<br />

da <strong>Conforti</strong>, che, in fondo, marcherà una delle differenze tra l’esperienza di<br />

Ravenna e quella, successiva, del governo della chiesa parmense: <strong>Conforti</strong>, sul<br />

Delta, era un uomo solo.<br />

pericolo (cfr. molto bene in E. FERRO e V. SANI, Guido Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma, cit.,<br />

155 e 169).<br />

137 Al posto di <strong>Conforti</strong> fu nominato Pasquale Morganti (Lesmo/MI 1852 - Ravenna<br />

1921), vescovo di Bobbio dal 1902 al 1904; su di lui si veda Alfredo Maria CAVAGNA, Un<br />

vescovo tra due epoche. Mons. Pasquale Morganti e i suoi tempi, Milano 1962, pp. 504.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, mercoledì 24 dicembre 1902:<br />

il trentasettenne G. M. <strong>Conforti</strong>, nuovo arcivescovo di Ravenna (foto Enrico Rastellini).<br />

191


192 Capitolo terzo<br />

Parma, Istituto missioni estere, dicembre 1902:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> posa tra i suoi figli missionari, prima di portarsi a Ravenna.<br />

Alla sua destra, don Ormisda Pellegri; alla sua sinistra, lo stimmatino p. Melchiade Vivari;<br />

primo in piedi a destra, don Giuseppe Parma.<br />

Parma, Seminario maggiore, 31 dicembre 1902: G. M. <strong>Conforti</strong> prima di partire per Ravenna.


<strong>Conforti</strong> a Ravenna<br />

193<br />

Solarolo (Ravenna), mercoledì 18 maggio 1904:<br />

vescovi emiliani romagnoli in occasione<br />

delle Feste Giubilari della Beata Vergine della Salute.<br />

Seduti, da sinistra: 3° G. M. <strong>Conforti</strong>;<br />

4° il cardinale Domenico Svampa arcivescovo di Bologna,<br />

sostenitore della fondazione missionaria parmense.<br />

Ravenna, Vescovado, giugno 1904: l’arcivescovo G. M. <strong>Conforti</strong><br />

con (da sinistra) Luigi Marelli Vicario generale in seguito vescovo<br />

di Bergamo, <strong>Angelo</strong> Calzolari domestico e Antonio Caselli<br />

segretario particolare.<br />

Chiavari, Villa Accorsi, 25 agosto 1925: G. M. <strong>Conforti</strong> accanto al cardinale Pietro Maffi<br />

(al centro), già suo Ausiliare nella sede ravennate e ora arcivescovo a Pisa,<br />

in occasione delle feste solenni dell’allora Beato Antonio Gianelli.


194 Capitolo terzo<br />

Piangipane (Ravenna), Villa estiva del Seminario, lunedì 17 ottobre 1904:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con i formatori e professori del Seminario (in alto), e con i seminaristi (in basso).


CAPITOLO QUARTO<br />

CONFORTI A CAMPO DI MARTE<br />

Amministratore apostolico di Ravenna<br />

<strong>Conforti</strong> se ne andò, fisicamente, da Ravenna, ma non abbandonò Ravenna.<br />

L’accordo con Pio X e con il suo segretario di Stato Merry del Val comportava<br />

che lui dovesse reggere la sede ravennate da amministratore apostolico,<br />

governandola attraverso il vicario generale Marelli, delegato ad universitatem<br />

causarum 1 . <strong>Conforti</strong> di fatto, dopo un breve ritorno a Ravenna dal 2 al 22<br />

ottobre 1904, sostanzialmente per comunicare la notizia 2 , rimaneva a Parma,<br />

a Campo di Marte, e si teneva in contatto per lettera con il vicario generale 3 .<br />

Per la terza volta l’arcidiocesi adriatica era retta sede vacante da un amministratore<br />

apostolico, in modo che il capitolo cattedrale, ancora nelle mani della<br />

maggioranza favorevole a don Paolo Peppi, non potesse eleggere il vicario<br />

capitolare.<br />

Proprio nel capitolo si collocò quella che si potrebbe chiamare l’ultima<br />

battaglia di <strong>Conforti</strong>. L’anziano, saggio ma debole arcidiacono del capitolo<br />

e cancelliere Paolo Sarti morì improvvisamente nella notte tra il 16 e il 17<br />

gennaio 1905: malato di cuore, negli ultimi giorni non aveva comunque dato<br />

segni particolari di cattiva salute e continuava a disimpegnare i suoi obblighi<br />

di ministero, anche se da tempo aveva chiesto di poter lasciare l’ufficio di<br />

cancelliere 4 . Sarti era pure docente di Sacra Scrittura in seminario. L’arcidia-<br />

1 Cfr. lettera del card. Merry del Val a <strong>Conforti</strong>, del 6 ottobre 1904, in FCT 13, 550-<br />

551.<br />

2 Lo fa prima mediante lettera al “Capitolo della Basilica Metropolitana” del 12 ottobre,<br />

quindi con la comunicazione ufficiale “Al Venerabile Clero e Dilettissimo Popolo dell’Archidiocesi<br />

di Ravenna” nella stessa data; vedi entrambi i documenti in FCT 13, 558-569.<br />

3 Su questo periodo, cfr. BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 180-187; CIONI, Grande, 148-156; LUCA,<br />

Sono tutti, 76-82; VANZIN, Pastore, 149-166.<br />

4 Cfr. FCT 13, 590.


196 Capitolo quarto<br />

conato era la prima dignità del capitolo della cattedrale: si trattava, quindi, di<br />

una posizione strategica. Sarti era uno dei sacerdoti ravennati più saggi e più<br />

vicini all’arcivescovo <strong>Conforti</strong>. S’era lasciato convincere a firmare la protesta<br />

del corpo docente contro la nomina di Bosi, ma aveva immediatamente ritrattato<br />

e si era pentito del dolore arrecato al suo giovane superiore. Si trattava,<br />

a questo punto, di trovare un nuovo arcidiacono, un nuovo cancelliere, un<br />

nuovo docente di Sacra Scrittura, e un nuovo Penitenziere 5 .<br />

La nomina alla dignità di arcidiacono del capitolo spettava alla Santa Sede,<br />

e precisamente alla Dataria apostolica. La prassi era che i candidati inviassero<br />

la propria candidatura a Roma, con lettere testimoniali dell’arcivescovo. Si<br />

candidarono il Peppi e un altro canonico, Diomede Farini. <strong>Conforti</strong> chiese<br />

di candidarsi anche al parroco di Argenta, Giovanni Guerrini, che già aveva<br />

ipotizzato come vicario generale. Guerrini era un sacerdote pio e intelligente,<br />

era esperto nel governo parrocchiale, e godeva la stima e la fiducia di <strong>Conforti</strong>.<br />

Però era considerato del partito avverso al Peppi, e per questo a suo<br />

tempo <strong>Conforti</strong> aveva rinunciato a nominarlo vicario generale. Ora ritenne<br />

giunto il momento di richiamare Guerrini in città dall’esilio: come tali erano<br />

considerate le parrocchie dell’argentano. <strong>Conforti</strong> scrisse sia a Peppi sia a<br />

Farini che avrebbe rilasciato volentieri le testimoniali, ma che avrebbe più<br />

fortemente sostenuto a Roma “altro candidato”. E si mosse, con i contatti<br />

che aveva in curia pontificia, per far nominare Guerrini, sapendo che il papa<br />

e la Segreteria di Stato conoscevano bene la situazione ravennate e avevano<br />

piena fiducia nell’amministratore apostolico. Ma anche Peppi non mancava<br />

di conoscenze in Roma. Partirono ricorsi contro Guerrini a motivo della<br />

mancanza di titoli accademici e soprattutto perché era una candidatura non<br />

proveniente e gremio capituli, cioè non già canonico, ma <strong>Conforti</strong> raccolse<br />

prove per cui questa motivazione contraria a Guerrini non era una regola o<br />

consuetudine 6 . Finalmente nel maggio 1905 Guerrini fu nominato arcidiacono.<br />

Queste erano le condizioni in cui <strong>Conforti</strong> doveva muoversi a Ravenna.<br />

Pazientemente cercava di creare spazi di libertà per il suo successore, senza<br />

poter cambiare troppe cose, in quanto il clero “alto” di Ravenna non mancava<br />

di strumenti per spingere la diocesi nelle secche del vecchio modo di gestire<br />

la realtà ecclesiastica.<br />

A riprova si può citare il percorso verso la nomina all’altra carica già affi-<br />

5 Si veda tutta la questione, trattata sommariamente prima e con dovizia di documenti<br />

poi, in FCT 13, 32-41 e 619-864.<br />

6 Cfr. FCT 13, 782 e 784-790.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

197<br />

data al defunto don Sarti, il cancellierato 7 . Stavolta questa nomina spettava<br />

all’arcivescovo. C’era peraltro un vicecancelliere, don Pio Bignardi, fratello<br />

del rettore del seminario (e di un altro sacerdote), ma che il vicario generale<br />

Marelli aveva chiesto di escludere come inadatto 8 . L’arcivescovo si orienta per<br />

accogliere la candidatura di don Luigi Zumaglini, un parroco di città, che si<br />

rivelerà uno dei più preziosi collaboratori del <strong>Conforti</strong>, e conferisce al Bignardi<br />

l’insegnamento di Sacra Scrittura in seminario anche per dargli un segno<br />

di stima e un ulteriore emolumento 9 . Ma il Bignardi ne fa una questione di<br />

principio, un’onta sul suo nome, e si dimette anche da vicecancelliere, naturalmente<br />

muovendo mezzo clero cittadino per intercedere o protestare presso<br />

l’arcivescovo… 10<br />

In queste tensioni continuamente accompagnate da pettegolezzi, voci, lettere<br />

anonime, tra il clero di città vicino al Peppi nasce l’idea di scrivere a Roma<br />

per denunciare il “malgoverno” dell’amministratore e per chiedere una visita<br />

apostolica. Siamo tra il febbraio e il marzo del 1905. Pare che ispiratori della<br />

lettera siano Peppi e il rettore del seminario <strong>Angelo</strong> Bignardi, che però non<br />

vogliono firmarla per non figurare come gli oppositori aperti del vescovo. La<br />

raccolta di firme sembra operata soprattutto da don Girolamo Zattoni, giovane<br />

sacerdote su posizioni democratiche cristiane, uno dei cosiddetti “apollinaristi”.<br />

Qualcuno firma, qualcuno firma e ritratta subito, altri si rifiutano<br />

di firmare. L’operazione di fatto abortisce, ma è sintomo chiaro del clima<br />

ecclesiale irrespirabile che, molto più delle paludi del Delta, gravava sulla<br />

salute del <strong>Conforti</strong> 11 .<br />

Ma <strong>Conforti</strong> abitava a Parma, si dedicava alla sua congregazione e ai suoi<br />

allievi missionari, e veniva informato di queste e delle altre vicende ravennati<br />

tramite lo strumento protettivo delle lettere di Marelli e di Zumaglini, che,<br />

senza nascondergli nulla tuttavia gli permettevano di vivere queste tensioni<br />

per interposta persona, e più serenamente. <strong>Conforti</strong> tornò a Ravenna da<br />

amministratore apostolico in una sola occasione, da lui fortemente voluta e<br />

organizzata: una solenne celebrazione del cinquantesimo della proclamazione<br />

del dogma dell’Immacolata Concezione, nel dicembre 1904, preceduta da<br />

una predicazione straordinaria nella chiesa di San Pietro Maggiore, dettata da<br />

7 Cfr. ibid., 720-730.<br />

8 Vedi lettera di L. Marelli a <strong>Conforti</strong> del 18 gennaio 1905 (FCT 13, 702-703).<br />

9 Cfr. minuta in ACSCS, alla data, e riportata in FCT 13, 731.<br />

10 Cfr. FCT 13, 739-740.<br />

11 Cfr. ibid., 36-41 e 742-828.


198 Capitolo quarto<br />

don Giuseppe Gazzi arciprete di Colorno 12 e da un altro parroco piacentino.<br />

Le feste giubilari videro una notevole partecipazione ai sacramenti, e nella<br />

Ravenna repubblicana e anticlericale furono un segno incisivo del lavoro<br />

pastorale di <strong>Conforti</strong> 13 . Egli rivela qui la sua adesione a strumenti tradizionali<br />

ma ancora in parte efficaci della pastorale post-tridentina: il grande “evento”<br />

celebrativo alla presenza, possibilmente, di diversi vescovi, e la missione popolare<br />

collegata a questo evento.<br />

L’amministrazione apostolica durerà formalmente dall’11 ottobre 1904 al<br />

1° luglio 1905, con l’entrata del nuovo arcivescovo, Pasquale Morganti, sacerdote<br />

della diocesi di Milano e vescovo di Bobbio 14 . In realtà mons. Morganti<br />

era già stato nominato un mese dopo le dimissioni di <strong>Conforti</strong>, ma le solite<br />

pratiche dell’exequatur e una sorta di “patto” tra l’arcivescovo dimissionario<br />

e il subentrante, in ordine a sistemare quante più pendenze prima dell’arrivo<br />

del Morganti tra le quali proprio la questione dell’arcidiacono, fecero ritardare<br />

l’ingresso del Morganti a Ravenna 15 . Non essendo ancora previsto il titolo<br />

di “arcivescovo emerito”, <strong>Conforti</strong> fu “traslato” alla sede arcivescovile di Stauropoli,<br />

realtà ormai virtuale a livello ecclesiastico, o, come si diceva allora, in<br />

partibus infidelium 16 .<br />

Il vero saluto a Ravenna <strong>Conforti</strong> lo volle fare con una pastorale del 15<br />

giugno 1905: un’esortazione alla dottrina cristiana, tema che sarà per lui un<br />

“cavallo di battaglia” nel successivo impegno pastorale a Parma 17 . <strong>Conforti</strong><br />

12 Nato a Preseglie, in provincia di Brescia, nel 1870, ordinato nel 1893, fu prevosto di<br />

Colorno dal 1902 al 1939 (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 411).<br />

13 Cfr. FCT 13, 30-32, 623-632 e 640-655.<br />

14 Cfr. il volume a lui dedicato, di A. M. CAVAGNA, Un vescovo tra due epoche, cit.<br />

15 Pasquale Morganti rimase a Ravenna fino alla morte, il 18 dicembre 1921. Dal 1909<br />

era anche vescovo di Cervia. Era di dodici anni più anziano di <strong>Conforti</strong>. A Bobbio, dopo<br />

due anni di episcopato di un altro milanese, Carlo Castelli, che poi passava a Fermo, andò<br />

Luigi Marelli, l’oblato milanese vicario generale di Ravenna, che poi nel 1915 sostituiva a<br />

Bergamo Giacomo Radini Tedeschi.<br />

16 Cfr. la bolla di nomina in FCT 13, 611. Stauropoli, cioè Afrodisia nella Caria, è a sudovest<br />

di Laodicea, nella zona occidentale della penisola anatolica, a circa 180 km da Smirne.<br />

Attualmente sono rimasti il villaggio di Geyre e parecchie rovine della città di età classica.<br />

Forse un secolo fa, cioè prima della guerra greco-turca degli anni ’20, potevano esserci dei<br />

villaggi greci cristiani, ma naturalmente erano ortodossi. Nel solenne documento di nomina<br />

si esorta <strong>Conforti</strong> ad amministrare Stauropoli altrettanto bene come aveva fatto con Ravenna:<br />

ma c’era poco da amministrare. Altre notizie su Stauropoli in E. FERRO e V. SANI, Guido<br />

Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma, cit., 165-166, nota 38.<br />

17 Cfr. fascicolo stampato da Tip. A. Zerbini, Parma 1905, pp. 12 (testo per intero pure<br />

in FCT 13, 872-882).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

199<br />

coglieva l’occasione dell’enciclica Acerbo nimis di Pio X sul tema 18 . Dopo un<br />

breve excursus storico in cui ricordava la tradizionale scelta della chiesa di<br />

impegnarsi per l’istruzione religiosa del popolo e dei bambini, egli esortava<br />

il clero a operare in questo ministero “nell’ora triste che attraversiamo. Ed<br />

oggi più che in altri tempi mai il vostro compito è utile e necessario”: non c’è<br />

più l’istruzione religiosa nelle scuole, “si dissemina a piene mani l’errore”, la<br />

gioventù respira l’indifferenza religiosa anche in famiglia. Dopo aver ricordato<br />

alcune iniziative particolari come i “corsi di conferenze religiose per la<br />

colta gioventù dell’uno e dell’altro sesso” e l’impegno di alcune signore per<br />

la catechesi in diverse chiese della città, esorta le famiglie a inviare i figli alla<br />

dottrina e a collaborare in ogni maniera per questa opera, e invita i giovani<br />

all’approfondimento delle tematiche catechistiche.<br />

Rivolgendosi soprattutto ai genitori e in parte ai giovani, <strong>Conforti</strong> sottolineava<br />

il valore educativo, o più in generale civico, dell’insegnamento della<br />

dottrina cristiana: “Istillate nei loro teneri cuori quel sentimento religioso che<br />

nobilita l’animo e v’imprime profondamente le nozioni del giusto e dell’onesto,<br />

senza delle quali l’uomo s’abbandona troppo spesso alle tristi esigenze<br />

della corrotta natura”.<br />

Si tratta di una breve pastorale sostanzialmente esortativa. Non c’è ancora,<br />

neppure per accenno, una bozza di quel progetto catechistico, che segnerà<br />

una delle elaborazioni più articolate della pastorale confortiana a Parma. Tuttavia<br />

essa si dimostra una significativa presa di posizione, sia come accoglienza<br />

di una linea tipica del papato di Pio X, sia come scelta di una comunicazione<br />

pastorale fin nell’ultimo atto della presenza a Ravenna.<br />

In realtà i rapporti tra <strong>Conforti</strong> e Ravenna, o meglio gli strascichi di quei<br />

pochi anni di episcopato, non erano finiti ancora. Subito dopo l’accettazione<br />

delle dimissioni da arcivescovo, egli aveva predisposto per il riordino di tutte<br />

le questioni economiche sospese, incaricandone Marelli, Zumaglini e don<br />

Giuseppe Bosi. Purtroppo una buona parte delle pendenze risaliva al periodo<br />

del cardinale Galeati o di Riboldi, e molte di esse, per le note ragioni collegate<br />

con il Peppi, non avevano pezze d’appoggio oppure dati sicuri. In vari<br />

casi, trattandosi di risarcimenti da dare o ricevere in sede giudiziaria, tutto<br />

dipendeva ancora da sentenze che si attendevano. Si unisca il fatto che alcune<br />

spese, per esempio quelle connesse con il cinquantesimo dell’Immacolata<br />

Concezione, erano state fatte in epoca di amministrazione apostolica. Inoltre<br />

18 Enciclica Acerbo nimis, del 25 aprile 1905. Testo e traduzione italiana in Civiltà Cattolica<br />

56 (1905), II, 257-279.


200 Capitolo quarto<br />

<strong>Conforti</strong> stava a Parma e non poteva sempre ricordare se e come i documenti<br />

erano stati organizzati e riposti.<br />

Insomma, a farla breve, i conti non si riuscivano a chiudere: mancavano<br />

carte, mancava documentazione. Generalmente non mancavano soldi, anche<br />

perché <strong>Conforti</strong> ci aveva messo del suo patrimonio per far fronte ad alcuni<br />

pagamenti urgenti (e anche di questo era difficile per lui dare documentazione).<br />

Ma tra lo scrupolo del <strong>Conforti</strong> e la precisione tutta lombarda esigita da Morganti,<br />

il lavoro di riordino andava per le lunghe 19 . Tra l’altro egli aveva rinunciato<br />

a una possibile pensione da caricare sulla mensa arcivescovile di Ravenna,<br />

e c’era il problema del suo sostentamento 20 . Dopo un intero anno dalla fine del<br />

suo mandato di amministratore di Ravenna, <strong>Conforti</strong> si vide costretto a scrivere<br />

una lettera di protesta al suo successore. Ne riportiamo alcuni passi:<br />

Di questi giorni si compie un anno dacché ho spedito a Monsignor Marelli il rendiconto<br />

della mia gestione fi nanziaria affi nché V. E. la esaminasse in una alla Commissione<br />

addetta alla Cassa Ecclesiastica e poscia me ne fosse rilasciata scarica per mia<br />

quiete e a scanso di ogni equivoco e contestazione che in seguito potessero insorgere.<br />

In questo frattempo ho dichiarato ripetutamente d’essere pronto ad accogliere tutte<br />

quelle osservazioni che V. E. e la Commissione avessero creduto conveniente di fare,<br />

desiderando io che si avesse ad ottenere il conguaglio con soddisfazione comune.<br />

Ad onta però di tutte le insistenze da me fatte; ad onta di tutti gli schiarimenti dati a<br />

voce e per iscritto, nulla si è ancora fatto e si è mantenuto con me tale un contegno<br />

di cui non so proprio darmi ragione.<br />

Dopo tanto, non credo che sia più nella mia dignità il continuare ad insistere ed a<br />

pregare per ottenere quanto ho diritto di esigere. Prevengo quindi V. E. che se entro<br />

15 giorni non credesse di prendere nella dovuta considerazione questa mia rimostranza,<br />

io mi vedrei costretto a provocare dalla Santa sede qualche effi cace provvedimento<br />

allo scopo di defi nire ogni pendenza e salvaguardare la mia onoratezza, sulla<br />

quale non debbo tollerare che cada alcun sospetto.<br />

In pochi mesi di governo spesi del mio, come potrei comprovare con documenti,<br />

oltre 20000 lire a benefi cio di codesta Chiesa, senza porre un solo centesimo di tale<br />

somma a carico dell’Amministrazione Diocesana…<br />

Mi permetto però dichiararLe che non avrei mai immaginato di vedermi ridotto a<br />

questo estremo che, non lo dissimulo, mi addolora profondamente perché mi consta<br />

di aver sempre agito nei rapporti con V. E. colla massima lealtà e schiettezza, senza<br />

che alle mie dichiarazioni ed insistenze mai si rispondesse a tono 21 .<br />

19 Si veda la nota di Teodori in FCT 13, 895, in cui si parla di circa 120 lettere sulla<br />

questione della mensa vescovile dal luglio 1905 al settembre 1906, e che neppure il Teodori<br />

pubblica interamente! Una sintesi in FCT 13, 45-48.<br />

20 Lo afferma molto bene in lettera a Pio X del 9 ottobre 1904 (cfr. minuta in ACSCS,<br />

alla data; FCT 13, 553).<br />

21 Da minuta in ACSCS, alla data (cfr. FCT 13, 915-916).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

201<br />

Questa dura lettera mostra da una parte le intenzioni del <strong>Conforti</strong>: poter<br />

essere garantito da qualsiasi accusa di disonestà o incuria del patrimonio diocesano,<br />

sia per suo scrupolo di coscienza, sia per qualsiasi evenienza futura che<br />

a Ravenna era sempre in agguato. Dall’altra, mostra la decisione e la chiarezza<br />

che il nostro uomo sapeva sfoderare dove ce ne fosse bisogno. Non mancano<br />

riferimenti alla “dignità”, all’onore, all’appello alla Sede apostolica, che fanno<br />

parte della cultura del clero del tempo, e sono da leggere soprattutto come<br />

manifestazioni di una coscienza che si sentiva responsabile anche della buona<br />

amministrazione e della conservazione dei beni ecclesiastici, un impegno che<br />

un vescovo come <strong>Conforti</strong> si era assunto con solenne giuramento.<br />

Come giustamente rileva il Teodori, la reazione di Morganti e di Zumaglini<br />

fu immediata: il primo dichiarò tutto il suo dolore per il ritardo, il secondo<br />

chiese scusa per il ritardo stesso e domandò una proroga ai 15 giorni posti dal<br />

<strong>Conforti</strong>. Così finalmente il 12 settembre del 1906 fu emessa una dichiarazione<br />

da parte dell’arcivescovo Morganti e dai membri della commissione,<br />

in cui si afferma che il <strong>Conforti</strong> è “indenne da qualsiasi ulteriore obbligo e<br />

responsabilità verso le amministrazioni diocesane”, salvo un ulteriore esborso<br />

complessivo di circa 5500 lire, sempre da parte sua, per chiudere gli ultimi<br />

impegni 22 . Possiamo dunque affermare che Ravenna a <strong>Conforti</strong> costò parecchio<br />

cara, anche economicamente. Ma sia con Morganti che con Zumaglini<br />

i rapporti rimasero molto buoni, dopo lo “scontro” che, come si può vedere<br />

dalla documentazione, era effettivamente motivato da gravi ragioni.<br />

La prefettura apostolica dell’Henan occidentale<br />

Si ricupera qui un insieme di notizie e di vicende riguardanti la ripartenza<br />

della missione saveriana in Cina, già avviata durante il periodo in cui<br />

<strong>Conforti</strong> era ancora arcivescovo, ma portata a compimento in questa fase di<br />

transizione.<br />

Come già s’è detto nel capitolo precedente, <strong>Conforti</strong>, poco prima della<br />

nomina a Ravenna, aveva scritto alla congregazione di Propaganda chiedendo<br />

di inserire i giovani saveriani, che andavano preparandosi all’ordinazione, in<br />

una missione, possibilmente in Cina, con la prospettiva che in tempi ragionevoli<br />

si potesse staccare da quella missione un “distretto” sotto la piena e diretta<br />

22 La lettera che pone fine ad ogni obbligo del <strong>Conforti</strong> è a firma del vescovo P. Morganti<br />

e dei sacerdoti S. Selli, L. Zumaglini e G. Bosi (vedila in FCT 13, 918).


202 Capitolo quarto<br />

loro responsabilità 23 . Il fondatore mostrava, in questi contatti, di muoversi<br />

nel quadro tipico della struttura ecclesiastica delle missioni del XIX e prima<br />

metà del XX secolo. Una visione delle missioni che sarà definita da Celso<br />

Costantini, diplomatico della Santa Sede in Cina negli anni ’20, “feudalesimo<br />

territoriale” 24 , e che si appellava al tradizionale jus commissionis, ossia<br />

l’affidamento a una congregazione religiosa di una circoscrizione missionaria<br />

precisa 25 .<br />

Ulteriori, ripetute richieste di <strong>Conforti</strong> porteranno il nuovo prefetto di<br />

Propaganda fide, Girolamo Gotti 26 , succeduto a Ledóchowski, a indicargli la<br />

regione dell’Henan e il vicario apostolico Simeone Volonteri dei missionari<br />

milanesi di San Calogero, come luogo di innesto dei primi saveriani. Siamo<br />

nell’agosto del 1903 27 .<br />

23 Ne aveva scritto a mons. L. Veccia per due volte, prima in data 13 aprile 1902, poi il<br />

13 maggio 1903. Al card. G. Gotti, in data 22(23) novembre 1903 dice: “Lo scorso anno<br />

[1902], per ben tre volte, dietro suggerimento di codesta Sacra Congregazione, esibii i miei<br />

giovani a diversi Istituti, pregando che fossero accettati nelle loro Missioni come umili gregarii<br />

e me li vidi, più o meno gentilmente, rifiutati” (da minuta in ACSCS, alla data; FCT 14,<br />

116). In attesa della risposta del card. Gotti, <strong>Conforti</strong> aveva sentito (da chi? Forse ambienti<br />

collegati a Propaganda fide) che la destinazione poteva essere l’Africa o l’Oceania (cfr. lettera<br />

a madre Serafina di Gesù, superiora delle Francescane missionarie di Bertinoro, del 31 ottobre<br />

1902: da copia autografa in ACSCS, alla data; FCT 12, 24).<br />

24 Cfr. GU WEI MING, Costantini e la naturalizzazione della Chiesa in Cina, in Roma e<br />

Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV, a cura di Agostino GIOVAGNOLI, Roma 1999,<br />

222.<br />

25 Josef METZLER, La Santa Sede e le missioni, in Dalle missioni alle Chiese locali (1846-<br />

1965), a cura di J. METZLER, (Storia della Chiesa iniziata da A. Fliche e V. Martin, 24),<br />

Cinisello Balsamo 1990, 48. Contro questa chiusura entro i propri confini interverrà nel<br />

1919 il papa Benedetto XV con la lettera apostolica Maximum Illud, soprattutto ai numeri<br />

28-29. La prima ipotesi, ancora vivente Ledóchowski, fu lo Shanxi in cui vi era una missione<br />

del Collegio dei SS. Pietro e Paolo, con il vicario apostolico Giuseppe Passerini: cfr. FCT<br />

10, 119, 121, 546-547, 554 e 557. Pio Giuseppe Passerini (Zinasco Vecchio/PV 1866 -<br />

Hanchung 1918), partì per la Cina nel 1889, l’anno dopo la sua ordinazione sacerdotale, e<br />

divenne il secondo vicario nel 1895, con il titolo episcopale di Acanthus in Macedonia Prima<br />

(Hierarchia Catholica, 71). Il Pontificio Seminario dei Santi Pietro e Paolo sorse a Roma<br />

ad opera di mons. Pietro Avanzini nel giugno del 1868, soprattutto per fornire personale<br />

alle missioni in Cina. Nel 1928 si unì al seminario milanese di San Calogero, dando origine<br />

al Pontificio Istituto Missioni Estere o PIME (cfr. J. METZLER, La santa sede e le Missioni nel<br />

XIX secolo, cit., 46 e Armando RIZZA, in DIP 7, Roma 1983, 96-97).<br />

26 Sul cardinale Girolamo Gotti si veda la nota 66 al capitolo secondo.<br />

27 Si vedano: L. LANZI, La morte di mons. Simeone Volonteri, in Parma negli anni 9/2004,<br />

cit., 197-207; A. LUCA e L. LANZI, Missionari Saveriani 1906: affidamento di un territorio in<br />

proprio, in Parma negli anni 11/2007, 169-203; e naturalmente FCT 14, 107-108. Sul cristianesimo<br />

in Henan prima dell’arrivo dei saveriani: Federica SERAVESI, I missionari saveriani


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

203<br />

Le trattative con i missionari di Milano e in particolare con il Volonteri<br />

furono tutt’altro che semplici. Di fatto, scattò nell’anziano veterano delle missioni<br />

cinesi il classico meccanismo mentale connesso con lo jus commissionis.<br />

Si vedevano immediatamente mille difficoltà per la separazione: non c’erano<br />

le strutture, o ce n’erano troppe già esistenti; chi le rifondeva all’istituto<br />

missionario che lasciava, e come si definivano i confini? Sembra paradossale,<br />

come giustamente rilevò più volte <strong>Conforti</strong>, che un vicario apostolico facesse<br />

resistenza a ridurre un territorio oggettivamente vastissimo, mentre ciò poteva<br />

creare condizioni di migliore lavoro per i missionari già presenti. Ma ragioni<br />

di prestigio, abitudini mentali, lo stesso timore che la riduzione del territorio<br />

avrebbe significato un minore impegno finanziario e di personale da parte<br />

della madrepatria 28 , creavano queste diffidenze 29 .<br />

Si andò avanti a trattare per più di un anno, fino all’autunno del 1904. Da<br />

una parte, il Volonteri respingeva l’idea di dividere il suo vicariato apostolico;<br />

dall’altra, <strong>Conforti</strong> aveva avuto assicurazioni che i suoi missionari avrebbero<br />

presto operato in una loro missione, dopo un opportuno tirocinio, e probabilmente<br />

immaginava che questa missione propria fosse quella dell’Henan.<br />

Alla base ci fu in qualche modo un’incomprensione, tanto che il <strong>Conforti</strong> ne<br />

scriveva su Fede e Civiltà dando per scontata una futura divisione del vicariato<br />

dell’Henan 30 , ma ricevendo in risposta una lettera triste e sdegnata di Volon-<br />

in Cina (1904-1912), tesi di laurea, Università Cà Foscari di Venezia, a.a. 2000-2001, rel.<br />

A. Cadonna, 103-114; Piero GHEDDO, PIME 150 anni di missione (1850-2000), Bologna<br />

2000. Già in quell’anno 1903, però, Maffi anticipava in lettera al <strong>Conforti</strong> da Roma (datata<br />

7 marzo 1903) “una ‘Em[inenza]’ di Roma La ossequia, La ringrazia del quadro e L’assicura<br />

che pensa con affetto speciale all’Istituto di Parma, al quale (sia detto con riserbo, ora) prepara<br />

uno speciale territorio in China. È cosa allo studio, ma che, presto, avrà corso” (cfr. FCT<br />

12, 154). Il cardinale in questione è Gotti, a cui Maffi aveva chiesto, a nome di <strong>Conforti</strong>,<br />

consiglio se chiedere una dispensa per età di ordinazione a favore di Bonardi (cfr. lettera di<br />

<strong>Conforti</strong> a Bonardi del 13 febbraio 1903, in FCT 2, 95 e nota).<br />

28 Cfr. lettera di Volonteri a <strong>Conforti</strong>, da Milano 24 ottobre 1903 (in FCT 14, 110-111).<br />

29 Si veda, a mo’ di esempio, quanto Luigi Schiaparelli, di cui si parlerà più sotto, scriveva<br />

a <strong>Conforti</strong> nell’ottobre del 1902, in A. LUCA e L. LANZI, Missionari Saveriani 1906, cit., 174.<br />

Verso la fine degli anni ’20 del XX secolo, proprio il superiore generale del PIME, Paolo<br />

Manna, che ritroveremo spesso a fianco del <strong>Conforti</strong>, si scagliava, in una sua riflessione che<br />

restò inedita, contro le gelosie degli istituti missionari in occasione delle spartizioni territoriali:<br />

Giuseppe BUTTURINI, Le missioni cattoliche, cit., 130.<br />

30 L’articolo non firmato, a p. 8 del primo numero “saggio” di Fede e Civiltà – dicembre<br />

1903, dice espressamente: “Si ebbe un notevole risveglio verso la fede, per cui la Cong. di<br />

Prop. Fide, affinché meglio si continuino le opere iniziate, venne nella determinazione di<br />

dividere quell’immenso territorio di circa 23.000.000 di abitanti, assegnandone una parte,<br />

e precisamente la parte est dell’Ho-nan Meridionale, all’Istituto di Mons. <strong>Conforti</strong>”. Salvo<br />

nelle citazioni dei testi dell’epoca, in cui normalmente si usa la trascrizione “Honan” oppu-


204 Capitolo quarto<br />

teri, il quale raccontava che il segretario di Propaganda gli avrebbe assicurato<br />

che prima che la divisione fosse messa in atto, entrambi – il vicario apostolico<br />

dell’Henan meridionale e il segretario a Roma – sarebbero stati all’altro<br />

mondo 31 .<br />

Nel frattempo <strong>Conforti</strong> ordina o fa ordinare i nuovi saveriani 32 , e nel gennaio<br />

1904 a Parma può nuovamente conferire il crocifisso a quattro missionari,<br />

a distanza di poco meno di cinque anni dalla prima analoga cerimonia<br />

fatta con Caio Rastelli e Odoardo Manini. I partenti sono Giovanni Bonardi,<br />

Giuseppe Brambilla, Luigi Calza e Antonio Sartori, che il fondatore accompagna<br />

a Piacenza, in visita a G.B. Scalabrini 33 . Da lì i quattro proseguono per<br />

Genova e il 21 gennaio si imbarcano verso la Cina con mons. Volonteri. In<br />

Cina sarebbero sbarcati un mese dopo, il 23 febbraio 34 . Ma le prime notizie<br />

sicure tardano a giungere: fino al luglio 1904 <strong>Conforti</strong> non ha la certezza del<br />

loro arrivo. Proprio nel mese decisivo per la crisi di salute del <strong>Conforti</strong>.<br />

Appena giunto in Cina, il vicario apostolico Volonteri si confrontò con<br />

i suoi immediati collaboratori sul destino del vicariato, in particolare con<br />

il p. <strong>Angelo</strong> Cattaneo, provicario apostolico. L’iter per la divisione del nuovo<br />

“distretto” affidato ai saveriani subiva un’improvvisa accelerazione. Ora,<br />

secondo Volonteri, la divisione andava fatta quanto prima… 35 I suoi collaboratori<br />

insistevano con lui per attuare la divisione prima della sua morte stessa,<br />

re “Ho-nan”, qui si utilizzerà la traslitterazione pinyin, che comporta appunto la dizione<br />

“Henan”.<br />

31 Cfr. lettera di S. Volonteri a <strong>Conforti</strong>, 21 novembre 1903, in FCT 14, 115 e tutte le<br />

successive dello stesso Volonteri e di Veccia in ibid., 119-122.<br />

32 Calza il 24 maggio 1902 (cfr. GRAZZI, Il libro, 283), con ordinante quasi sicuramente<br />

Magani, poiché <strong>Conforti</strong> in quel periodo era a Mantova per il corso di esercizi spirituali<br />

(FCT 11, 109). Bonardi a Ravenna il 14 giugno 1903. Sartori a Parma il 29 giugno 1901,<br />

ordinante Magani. Brambilla a Ravenna l’8 novembre 1903, con Armelloni che partirà col<br />

secondo gruppo.<br />

33 Cfr. E. FERRO, I quattro Saveriani partiti per la Cina da Parma il 18 gennaio 1904, in<br />

Parma negli anni 9/2004, 170-183, con la più completa bibliografia su tutti e quattro i nuovi<br />

missionari. Di passaggio a Piacenza, <strong>Conforti</strong> faceva appunto visita al vescovo Scalabrini,<br />

che sarebbe morto l’anno successivo (1° giugno 1905). È uno degli incontri a noi noti tra<br />

Scalabrini e <strong>Conforti</strong>, e che mostra una effettiva sintonia tra i due, pur nella differenza di<br />

età (cfr. in proposito E. FERRO, Giovanni Battista Scalabrini e Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Dagli<br />

archivi saveriani, in L’Ecclesiologia di Scalabrini, cit., 573).<br />

34 Sulla ripresa della missione saveriana in Cina vedi L. LANZI e U. TROMBI, Con i saveriani<br />

dalla “Cappella Martiri” a Kin-Kia-Kan (Honan-Cina), in Parma negli anni 9/2004,<br />

184-196.<br />

35 Per il fitto carteggio intercorso nel 1904 tra Volonteri, <strong>Conforti</strong> e Gotti vedi: FCT 14,<br />

17, 130-132, 149-150 e 159-160.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

205<br />

dato che era anziano e provato 36 . Intanto i quattro nuovi saveriani iniziavano a<br />

imparare la lingua e a inserirsi progressivamente nella vita missionaria. Si trovarono<br />

così nella delicata posizione di chi da una parte doveva inserirsi in un<br />

contesto già esistente, sia culturale che ecclesiale, e dall’altra di dovere immediatamente<br />

collocarsi in una posizione autonoma. In più i quattro giovani<br />

saveriani dovevano capire se le indicazioni e le proposte dei missionari colleghi<br />

per il nuovo distretto erano adatte a una prospettiva di sviluppo oppure<br />

no. I contatti con la Casa madre e con il fondatore richiedevano tempi molto<br />

lunghi. Ad esempio alla lettera di p. Calza del 3 ottobre 1905 sulla divisione<br />

del vicariato dell’Henan meridionale 37 <strong>Conforti</strong> risponde solo il 13 dicembre<br />

38 . A partire dalle notizie che gli giungono dalla Cina 39 , <strong>Conforti</strong> informa<br />

continuamente Propaganda fide e lascia ai saveriani di là una notevole autonomia<br />

nel negoziare con i missionari lombardi. Da Parma in effetti non era<br />

semplice – come non lo è per chi legge oggi questa corrispondenza – capire<br />

se fosse meglio per i saveriani prendere la cura dei tre distretti di “Shen-tciou,<br />

Honanfu, Zutchiou” 40 oppure oltre a questi anche il territorio di Sutciou, che<br />

p. Calza chiama anche Su-tchiou o Shu-tciou… 41 e quasi ogni volta la grafia<br />

cambia! 42 Propaganda garantisce a <strong>Conforti</strong> che le determinazioni saranno<br />

prese nei tempi necessari 43 .<br />

36 Secondo A. LUCA e L. LANZI, Missionari saveriani 1906, cit., 183-184, il motivo delle<br />

insistenze dei missionari milanesi mirava a evitare che i saveriani potessero chiedere la parte<br />

orientale del vicariato, posta in condizioni migliori di quella occidentale.<br />

37 Cfr. FCT 14, 200-203; a sua volta Calza rispondeva a una lettera di <strong>Conforti</strong> del 19<br />

luglio precedente.<br />

38 Da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 34-35. Bonardi, il 17 ottobre sempre del<br />

1905, iniziava così una sua lettera: “Mentre sto preparando il mio bagaglio per cominciare<br />

un nuovo giro per le mie missioni, mi giunge la lettera che V. E. mi scrisse sui primi del p.<br />

p. settembre. Io ringrazio V. E. delle buone ed affettuose parole che mi indirizza e La prego<br />

a credere che non penso mai che Vostra Ecc. possa dimenticarci: so benissimo che la posta<br />

ci fa degli scherzi disgustosi quanto mai. Io pure ho scritto varie volte in <strong>Italia</strong> e non avendo<br />

avuto riscontro ho dovuto pensare alla infedeltà della posta” (FCT 14, 203). Erano dunque<br />

necessari tra i 40 e i 70 giorni perché una lettera percorresse il tragitto tra <strong>Italia</strong> e Cina, e<br />

quindi due battute di dialogo richiedevano circa quattro mesi! Cfr. anche FCT 14, 182.<br />

39 Bonardi fa pervenire anche una carta geografica (FCT 14, 183).<br />

40 Cfr. FCT 14, 19.<br />

41 Cfr. ibid., 18-19.<br />

42 Alcune cartine in FCT 14, 102 e 358 aiutano, ma non molto. Si vedano ora le ottime<br />

riproduzioni di una cartina probabilmente di Bonardi e di altre mappe topografiche in Parma<br />

negli anni 11/2006, cit., 116-117 e 188-190. Il lettore occidentale può avere un’idea della<br />

zona seguendo, su una carta geografica, il Fiume Giallo da valle (est) verso monte (ovest). Il<br />

territorio in questione si colloca esattamente sulla riva sud (ovvero destra) del fiume, poco a<br />

oriente del meridiano est 110.<br />

43 Vedi la lettera del card. Gotti del 12 settembre 1904 in FCT 14, 150-151.


206 Capitolo quarto<br />

Si colloca probabilmente in questo contesto un’altra ipotesi, ben più complessa.<br />

Volonteri auspicava anche, in alternativa alla divisione, una unione<br />

tra l’istituto di Parma e San Calogero. Della questione evidentemente Volonteri<br />

doveva aver scritto a Milano, visto che ne parla a <strong>Conforti</strong> il rettore del<br />

seminario milanese, Filippo Roncari 44 . L’ipotesi dev’esser stata ben più di una<br />

battuta o di un vago desiderio, ma fu oggetto di un negoziato almeno iniziale,<br />

forse favorito o per lo meno seguito da Roma 45 . Le trattative in questione si<br />

devono essere svolte tra la fine del 1904 e la fine del 1905. L’idea doveva essere<br />

quella di una “unione” e non di una “fusione” tra l’istituzione milanese e<br />

quella parmigiana, che tra l’altro avrebbe permesso all’istituto di <strong>Conforti</strong> di<br />

risolvere parecchi spinosi problemi riguardanti l’approvazione romana. Sappiamo<br />

che i negoziati tra Milano e Parma non ebbero esito, da poche righe<br />

di una delle lettere che Pellegri scriveva a <strong>Conforti</strong> durante i febbrili giorni di<br />

contatti romani del vicerettore con Propaganda fide, nel dicembre 1905.<br />

Egli [Satolli 46 ] sarebbe di parere che ci fossimo uniti, perché vengono moltiplicati<br />

gli enti aventi il medesimo scopo. Io a questo punto, Monsignore, ho colto le parole<br />

esponendo il pensiero di Lei, il suo desiderio, le sue pratiche, e il rifi uto di tutti gli<br />

altri; solo ho detto quei di Milano hanno risposto l’anno scorso come Lei sa, egli si è<br />

messo a ridere sentendo quella bella fusione.<br />

Ho aggiunto che sarebbe cosa buona partisse da Propaganda l’idea assicurandolo che<br />

egli stesso può esprimere il nulla osta di Mons. <strong>Conforti</strong> intendendo sempre unione,<br />

non annessione. Ha sentito volentieri tutto questo perché tale è il suo pensiero, così<br />

può spendere la parola anche in nome di Lei 47 .<br />

44 Lettera del rettore di Milano a <strong>Conforti</strong> dell’8 ottobre 1904 (FCT 14, 227). Su Roncari<br />

solo un accenno in Giovanni Battista TRAGELLA, Le Missioni estere di Milano nel quadro<br />

degli avvenimenti contemporanei, Milano 1963, III, 226, che nella sua precisa ricostruzione<br />

si ferma al 1901.<br />

45 F. SERAVESI, I missionari saveriani, cit., 116 nota 259, riferisce l’esistenza, presso l’Archivio<br />

storico di Propaganda fide, di alcune relazioni di Volonteri sulla questione; l’autrice non<br />

riporta né data né indicazioni archivistiche.<br />

46 Francesco di Paola Satolli (Marsciano/PG 1839 – Roma 1910), parroco nel suo paese,<br />

fu chiamato da Leone XIII all’insegnamento della teologia presso il seminario romano e nel<br />

Collegio urbaniano. Presidente della Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici nel 1886,<br />

arcivescovo titolare nel 1888 e delegato apostolico negli USA, fu poi cardinale nel 1895 e<br />

prefetto della Congregazione degli studi nel 1897. In questa lettera <strong>Conforti</strong> si rivolgeva a<br />

Satolli come presidente della commissione per la revisione degli statuti delle nuove congregazioni<br />

impegnate nelle missioni (cfr. FCT 14, 212-213; Mario DE CAMILLIS in EC 10, Città<br />

del Vaticano 1953, 1964).<br />

47 Vedi la lettera del 12 dicembre in FCT 14, 226. Da una lettera di P. Tonarelli a <strong>Conforti</strong>,<br />

del 24 dicembre 1905, si sa che a Roma si parlò, negli stessi giorni di dicembre 1905,<br />

di una unione tra l’istituto parmense e il Pontificio Seminario dei SS. Pietro e Paolo di Roma<br />

(FCT 14, 233). Ma anche di questa ipotesi non si fece nulla.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

207<br />

Dunque sembrerebbe che <strong>Conforti</strong> avesse dato disponibilità a Milano per<br />

una sorta di federazione o unione tra i due istituti, mentre Milano si dimostrava<br />

contraria oppure prospettava una “annessione” di Parma 48 . Pellegri, a<br />

nome di <strong>Conforti</strong>, e in una situazione in cui l’istituto parmense ancora non<br />

era riconosciuto, proponeva a Propaganda fide di prendere in mano la situazione,<br />

prospettando una forma di unione per i due istituti “fratelli”. Penso che<br />

di questa ipotesi non si sia fatto nulla nel 1905-1906 a motivo del successivo<br />

Decretum laudis che di fatto e di diritto risolveva la precarietà giuridica del<br />

seminario emiliano. Restava peraltro in sospeso, in queste trattative “abortite”,<br />

la questione della differenza di progetto tra la realtà di Milano, che<br />

comprendeva preti diocesani e fratelli, e quella di Parma, che voleva essere ed<br />

era già congregazione religiosa con voti. Ulteriori trattative si svolsero poi nel<br />

1912, ma di questo si parlerà più oltre 49 .<br />

Nel dicembre 1904 muore Simeone Volonteri, l’anziano vicario apostolico<br />

dell’Henan meridionale. Roma nomina come successore, nel luglio 1905, p.<br />

<strong>Angelo</strong> Cattaneo, che aveva insistito per la divisione e che avrebbe conferito<br />

ai saveriani il distretto che lui stesso aveva a suo tempo curato, cioè la parte<br />

occidentale della prefettura. La questione era se in questa nuova circoscrizione<br />

sarebbero state comprese o no alcune città sulla linea ferroviaria (sud-nord)<br />

che si ricollegava alla Transiberiana attraverso la Mongolia, alcuni villaggi di<br />

antica evangelizzazione e, soprattutto, un numero di “residenze” e un’aliquota<br />

di beni economici sufficienti per mantenere la missione. Con la consueta<br />

lentezza, della posta e delle decisioni romane, si addivenne a una ripartizione<br />

comunicata da Gotti a <strong>Conforti</strong> nel dicembre 1905 ma decretata nel maggio<br />

1906 50 . Padre Calza, messo al corrente della decisione e in particolare<br />

del decreto nel successivo agosto, scriveva a <strong>Conforti</strong> che tre sottoprefetture<br />

dipendenti dalla prefettura (civile) di Kefonfu, che nelle trattative in Cina<br />

dovevano passare ai saveriani, non erano state comprese nel decreto, secondo<br />

lui per un errore o omissione di Propaganda 51 . Nel giugno 1907 la congregazione<br />

romana riscriveva a Cattaneo di far riferimento, per l’interpretazione<br />

del decreto, alla carta geografica che i missionari di San Calogero avevano<br />

inviato a Roma, in cui era evidente che le tre sottoprefetture in questione<br />

appartenessero al territorio assegnato ai saveriani. Cattaneo, ricevendo un’ul-<br />

48 Cfr. anche FCT 14, 143.<br />

49 Sulla ventilata unione si veda il sintetico accenno fatto da F. Teodori in FCT 4, 50<br />

nota 7.<br />

50 Tutto è trattato in FCT 14, 23, 277-282, 290-291; nonché i momenti preparatori a<br />

distanza alle pp. 180-205.<br />

51 Cfr. FCT 14, 24 e 302-304.


208 Capitolo quarto<br />

teriore ingiunzione da Propaganda nell’ottobre 1907, tra il dicembre 1907 e<br />

il gennaio 1908 scriveva a Roma portando ulteriori motivazioni. Propaganda,<br />

nell’aprile 1908, definiva in maniera conclusiva che le tre sottoprefetture<br />

di Yu-tchoo, Mihsien e Sin-tcheng spettavano al territorio curato dai padri<br />

saveriani 52 . Le questioni non finirono ancora, perché a lungo durarono le<br />

controversie per l’assegnazione di una casa: non era chiaro se fosse stata della<br />

missione (e quindi doveva passare ai saveriani come residenza dei missionari)<br />

oppure comperata a spese di mons. Volonteri, e quindi da lui lasciata alla<br />

“sua” missione di San Calogero 53 .<br />

Da queste vicende e da molte notizie che si desumono dalle lettere di Calza<br />

e Bonardi emerge con chiarezza che il nodo della questione non era pastorale<br />

ma economico. Cioè, pastorale, ma per via indiretta. Le missioni in Cina, pur<br />

ricevendo contributi sia da Propaganda fide che dagli istituti religiosi occidentali<br />

da cui i missionari provenivano, dovevano fare i conti con la costruzione<br />

di residenze sufficienti per i missionari nelle varie città, con il mantenimento<br />

dei missionari stessi, delle istituzioni formative (seminari, noviziati) e caritative<br />

(orfanotrofi, dispensari), e dell’altro personale delle missioni, cioè i catechisti e<br />

altri cristiani laici che lavoravano per i padri. La politica dei missionari europei<br />

era quella di individuare fonti di reddito, come case da dare in affitto, terreni<br />

coltivabili, persino miniere da sfruttare con l’aiuto di ditte commerciali europee<br />

54 . Tutte le controversie che misero in urto i giovani missionari saveriani e<br />

i lombardi del futuro PIME si collegano esattamente a queste problematiche.<br />

I milanesi erano sì disponibili a cedere le “residenze” dei missionari, ma non<br />

avrebbero ceduto gratis strutture sociali e, tanto meno, fonti di reddito. I giovani<br />

saveriani, nella prospettiva di avere altri confratelli in tempi relativamente<br />

brevi, dovevano affrontare il problema delle case dove far vivere i missionari, e<br />

delle rendite necessarie per sviluppare opere sociali ed educative. Il tema economico,<br />

come si vedrà più avanti, sarà sempre prioritario nell’ordine del giorno<br />

dei contatti Parma-Cina. Il dato da una parte è comprensibile, trattandosi<br />

delle condizioni essenziali di sopravvivenza del personale missionario. C’era<br />

52 Per tutta la questione delle tre sottoprefetture cfr. FCT 14, 324-362.<br />

53 Riscontri in FCT 14, 151, 185-186, 312, 377 e 400-410.<br />

54 Cfr. ad esempio ciò che scriveva Bonardi a <strong>Conforti</strong> in data 24 giugno 1904 (FCT<br />

14, 138 e 185). Cenni su questa situazione in Giorgio MELIS, La Chiesa in Cina, in Dalle<br />

missioni alle Chiese locali, a cura di J. METZLER, cit., 310-346. Una descrizione, romanzata<br />

ma credo verosimile, delle condizioni di vita di un missionario europeo in Cina all’inizio<br />

del XX secolo, si può trovare in Archibald Joseph CRONIN, Le chiavi del regno, traduzione<br />

di Andrea Damiano, Milano 1946 (la prima edizione inglese è del 1942). Il già citato p. P.<br />

Manna attacca anche le continue richieste di finanziamenti da parte dei missionari (cfr. G.<br />

BUTTURINI, Le missioni cattoliche, cit., 144-146).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

209<br />

però sempre il rischio di slittare verso un coinvolgimento eccessivo in questioni<br />

economiche-commerciali e l’altro, parallelo, di creare legami troppo forti con<br />

gli europei spinti in Cina dall’intenzione di fare affari. E incombeva sempre<br />

la tentazione di battezzare schiere di “cristiani del riso”, seguaci, più che della<br />

dottrina cristiana, delle elargizioni dei missionari 55 .<br />

Come si muove <strong>Conforti</strong> in questo quadro, per lui anche geograficamente<br />

molto lontano? Anzitutto, come da suo costante stile, tiene continui contatti<br />

con Propaganda, riaffermando la sua piena disponibilità alle decisioni del<br />

dicastero, e facendovi affluire tutte le notizie che gli provengono da Calza,<br />

Bonardi e gli altri 56 . Verso i missionari di San Calogero, su cui fa intervenire<br />

anche il cardinale Ferrari, cerca di conservare l’equilibrio tra i buoni rapporti,<br />

l’appoggio che chiede per i suoi giovani allievi in prima linea in Cina, e la<br />

chiarezza per quanto possibile pacifica su tutte le questioni pendenti. Verso i<br />

suoi quattro pionieri cerca di far sentire la sua vicinanza e l’appoggio alle loro<br />

richieste, ma li esorta anche, per quanto possibile, al dialogo e alla collaborazione<br />

con i lombardi.<br />

Comunque, bene o male, la nuova prefettura apostolica nasceva il 15 maggio<br />

1906, nell’Henan occidentale. Da poco più di due anni erano sul posto i<br />

primi quattro missionari. In quei mesi arrivavano i padri Leonardo Armelloni,<br />

Eugenio Pelerzi e Pietro Uccelli, che erano partiti da Napoli nel gennaio<br />

1906, portando con sé la prima lettera circolare del fondatore ai saveriani<br />

in Cina 57 . Sempre negli anni della sua presenza a Campo di Marte, <strong>Conforti</strong><br />

ebbe modo di inviare Vincenzo Dagnino e Disma Guareschi nel gennaio<br />

55 Sulla situazione delle basi missionarie e dei villaggi cristiani nell’Henan occidentale nei<br />

primi anni di presenza dei saveriani si veda F. SERAVESI, I missionari saveriani, cit., 131-146.<br />

56 Anche la questione economica è trattata da <strong>Conforti</strong> nel suo dialogo con Propaganda:<br />

cfr. sua lettera al segretario di Propaganda, Luigi Veccia, 8 dicembre 1905 (FCT 14, 278-<br />

279). In FCT 14 c’è moltissimo materiale riguardante la situazione economica dell’istituto<br />

e della missione nell’Henan occidentale. Luigi Veccia (Ripatransone/AP 1842-Roma 1911)<br />

fu segretario della Congregazione dei riti orientali dal 1893 al 1899, e poi di Propaganda<br />

dal 1899 al 1911, e fu nella commissione per il Codice di diritto canonico: J. METZLER,<br />

Präfekten und Sekretäre der Kongregation im Zeitalter der neueren Missionsära (1818-1918),<br />

in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, III/1, cit., 62-63.<br />

57 Per documenti sulla partenza dei tre si veda in FCT 15, 113-114. Sui tre si veda molto<br />

bene in E. FERRO, Parma 13 gennaio 1906, cit. Una piccola nota di colore è data dal fatto che<br />

l’anno dopo, il partente per la Cina p. Vincenzo Dagnino portava con sé anche una bicicletta<br />

(<strong>Conforti</strong> a Calza, 22 gennaio 1907; FCT 1, 50), omaggio del popolo di Parma, ma mezzo di<br />

locomozione vietatissimo allora ai sacerdoti (cfr. lettera della Congregazione dei vescovi e regolari<br />

del 28 settembre 1894, in Acta Sanctae Sedis 27 [1894-95] 437 e MANFREDI, Vescovi, 88,<br />

nota 132, per i riferimenti). Si noti tuttavia che le proibizioni dello stesso <strong>Conforti</strong> ai sacerdoti<br />

parmensi sono più tardive, nel 1912; mentre l’intervento della curia romana è precedente.


210 Capitolo quarto<br />

1907 58 . Altri partiranno negli anni successivi. La missione in Henan sembrava<br />

dunque consolidarsi e avere un destino ben diverso dal primo tentativo realizzato<br />

con Rastelli e Manini. Intanto in Cina si profilava la crisi definitiva,<br />

che avrebbe portato alla fine del millenario impero e alla proclamazione della<br />

repubblica 59 .<br />

Il “Decretum laudis” all’istituto<br />

e i rapporti con l’Associazione per il soccorso dei missionari italiani<br />

In quegli stessi anni la congregazione di Propaganda fide emetteva il Decretum<br />

laudis per il riconoscimento dell’istituto missionario parmense come istituto<br />

di diritto pontificio. Anche in questo caso, un paziente lavoro avviato<br />

addirittura prima della nomina a Ravenna attraversava un’accelerazione negli<br />

anni di permanenza del <strong>Conforti</strong> a Campo di Marte. La bibliografia sulle sue<br />

regole ci permette di ricostruire abbastanza speditamente il percorso del processo<br />

legislativo saveriano 60 . Tra il 1897 e il 1899 <strong>Conforti</strong> redigeva le prime<br />

regole, per offrire una normativa agli studenti di Borgo del Leon d’Oro, ai<br />

primi partenti con mons. Fogolla e in generale per dare una sistemazione a<br />

questa fondazione, ancora limitata nel numero e giuridicamente sotto il controllo<br />

del vescovo parmense. La base sembra esser stata la regolamentazione<br />

del seminario lombardo per le missioni, il già molte volte citato San Caloge-<br />

58 Cfr. E. FERRO, Appendice seconda. Parma 25 gennaio 1907: partono per la Cina i Saveriani<br />

parmensi Vincenzo Dagnino e Disma Guareschi, in Parma negli anni 12/1908, 155-199;<br />

alle pp. 191-192 vi è la conferma sull’uso della bicicletta tra i saveriani in Cina (vedi nota<br />

precedente).<br />

59 Sulla storia cinese di quel periodo e sul rapporto tra Santa Sede e Cina: Luigi TOMBA,<br />

Storia della Repubblica popolare cinese, Milano 2002, 10-13; Mario SABATTINI e Paolo SAN-<br />

TANGELO, Storia della Cina, Roma - Bari 2006 (I ed. 1986), 579-581; Guido SAMARANI, La<br />

Cina del Novecento. Dalla fine dell’Impero a oggi, Torino 2005, 34-40; Roma e Pechino. La<br />

svolta extraeuropea di Benedetto XV, a cura di A. GIOVAGNOLI, cit.<br />

60 I testi dei “Tempi costituzionali” per i saveriani, così come li ha composti il <strong>Conforti</strong><br />

e riprodotti nella edizione autografa, sono disponibili in E. FERRO, Pagine <strong>Conforti</strong>ane, cit.,<br />

127-206 (nn. 512-921). Una “comparazione” tra alcuni articoli fondamentali delle diverse<br />

redazioni è leggibile in FCT 14, 1021-1059. I “Testi costituzionali” del <strong>Conforti</strong> sono studiati<br />

in: L. BALLARIN, Le Costituzioni Saveriane. Studio storico, Roma 1977, pp. 254; Juan<br />

LOZANO, Missione un progetto di vita. Commento teologico spirituale alle Costituzioni Saveriane,<br />

Bologna 1993, pp. 262; L. BALLARIN, Missione storia di un progetto. Le Costituzioni dei<br />

Missionari Saveriani. Studio storico, aggiornamento dello studio del 1977, Bologna 1993,<br />

pp. 208. Inoltre si veda l’intervento di A. LUCA, Missionari Saveriani 1906: approvazione<br />

pontificia, in Parma negli anni 11/2006, 141-167.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

211<br />

ro 61 . Nel momento in cui si prospetta l’apertura di un distretto missionario<br />

in Cina, <strong>Conforti</strong> chiede l’approvazione dell’istituto da parte della congregazione<br />

di Propaganda, e per questo rielabora le regole, con l’aiuto dell’esperto<br />

stimmatino p. Melchiade Vivari, per qualche tempo direttore spirituale a<br />

Campo di Marte mentre il fondatore è arcivescovo di Ravenna. Le “regole<br />

Vivari” vengono inviate a Roma nel 1905 e sono concomitanti al Decretum<br />

laudis che conferma il riconoscimento romano dei saveriani 62 . È evidente in<br />

esse l’influsso della legislazione dei padri di Scheut, che <strong>Conforti</strong> aveva potuto<br />

conoscere grazie alla testimonianza di Manini, che con Rastelli s’era rifugiato<br />

in una loro missione fortificata della Mongolia interna durante la rivoluzione<br />

dei Boxer 63 , e di quella degli stimmatini 64 .<br />

<strong>Conforti</strong> dovette più volte insistere con Roma perché il regolamento fosse<br />

esaminato 65 . Il problema però fu che egli non seguì l’iter previsto per l’approvazione<br />

delle regole. E non lo seguì perché, semplicemente, nessuno, neppure<br />

il cardinale Gotti a cui portava la prima copia manoscritta, glielo avevano<br />

spiegato! 66 Quando don Pellegri, nel dicembre 1905, grazie anche ai suggerimenti<br />

e alla mediazione del Tonarelli 67 , riuscì a far partire il procedimento di<br />

esame, le regole, in tempi brevissimi, furono esaminate da un perito, che fu<br />

il celebre padre gesuita Benedetto Ojetti, docente all’università Gregoriana e<br />

futuro collaboratore della codificazione canonica del 1917 68 . È sicuramente<br />

interessante riportare il giudizio di questa celebrità canonistica:<br />

61 Cfr. L. BALLARIN, Missione storia, cit., 25-66; per l’apporto del seminario milanese si<br />

veda lo schema riportato alle pp. 38-42.<br />

62 Per l’intero testo della proposta inviata a Roma vedi in FCT 14, 245-273. Solo il primo<br />

capitolo è riportato in FERRO, Pagine, 143-144. Cfr. pure L. BALLARIN, Missione storia, cit.,<br />

67-87.<br />

63 La Congrégation du Coeur Immaculé de Marie - Missionnaires de Scheut, fondata con<br />

intenti esclusivamente missionari da Théophile Verbist; congregazione diocesana nel 1862<br />

(Malines, con l’arcivescovo card. Enghelberto Sterckx), approvata definitivamente dalla Santa<br />

Sede nel 1900; la scelta esclusivamente missionaria avvicina i missionari di Scheut ai saveriani.<br />

Cfr. Valerio RONDELEZ e Jan Peter SCHOTTE, in DIP 3, Roma 1976, 349-354.<br />

64 Sulle fonti dei singoli articoli delle regole del 1903 cfr. L. BALLARIN, Missione storia, cit.,<br />

72-76. Sugli stimmatini cfr. Nello DALLE VEDOVE, in DIP 9, Roma 1997, 246-249.<br />

65 Lo documenta molto bene, ad esempio, la sua lettera del 30 settembre 1905 al card. F.<br />

Satolli (cfr. minuta in ACSCS, alla data; FCT 14, 211-215).<br />

66 Cfr. L. BALLARIN, Missione storia, 71 e 80-83.<br />

67 Questo gruppo di vivaci lettere di Pellegri, al <strong>Conforti</strong> da Roma, si trovano in FCT<br />

14, 222-227.<br />

68 La relazione del 5 dicembre 1905 si può leggere in FCT 14, 229-232. Benedetto Ojetti<br />

(Roma 1862-1932), fu docente alla Gregoriana dal 1896 fin quasi alla morte (cfr. Celestino<br />

TESTORE, Ojetti Benedetto, in EC 9, Città del Vaticano 1952, 90-91).


212 Capitolo quarto<br />

Da tutto questo risulta che siamo al primo inizio di quest’opera bella e santa che<br />

c’è da augurarsi, per la dilatazione della fede, sia per crescere rigogliosa al più presto<br />

ma che non ha ancora uno sviluppo suffi ciente perché possa essere approvata, anzi<br />

neppure perché possa avere il Decretum laudis. Mi pare quindi superfl uo parlare<br />

di Regole. Sarei d’opinione che la Sacra Congregazione, astenendosi da ogni passo<br />

ulteriore, scrivesse nuove lettere amplissime di elogio a mons. <strong>Conforti</strong> per il santo<br />

suo zelo, le sue fatiche, i frutti che va raccogliendo, confortandolo a sperare nell’avvenire<br />

69 .<br />

Dunque, una bocciatura in piena… regola. Ma per buona sorte di <strong>Conforti</strong><br />

e dei saveriani, Propaganda, forse anche grazie alla pressione del Tonarelli<br />

e di altri, scelse un’altra soluzione. Chiedendo ulteriore documentazione<br />

al <strong>Conforti</strong>, soprattutto sul versante economico-amministrativo, decise di<br />

emettere il Decretum laudis non solo senza l’approvazione ufficiale di regole<br />

e costituzioni, ma addirittura contro il parere dell’Ojetti. Era una prassi consentita,<br />

e probabilmente anche utilizzata con una certa frequenza dal dicastero<br />

missionario, che, come è noto, godeva da sempre di un più ampio margine<br />

d’azione 70 .<br />

Il Decretum laudis significava due cose: la possibilità di reggere in maniera<br />

autonoma distretti missionari, con una normativa adatta alla vita spirituale,<br />

pastorale e amministrativa in situazioni sempre sul filo dell’emergenza; e la<br />

certezza che la casa di Parma potesse essere preservata da qualsiasi operazione<br />

di pressione, assorbimento o chiusura indipendentemente dal destino del fondatore.<br />

Si tenga conto, infatti, che in quegli anni dal 1903 al 1905 il peggioramento<br />

delle condizioni di salute del <strong>Conforti</strong> potevano preludere a esiti letali<br />

che in quel tempo non erano certo infrequenti. Inoltre, da mons. Maffi, già<br />

nominato arcivescovo di Pisa ma in attesa di exequatur, nel novembre 1903<br />

vennero notizie di problemi per l’istituto di Parma, mentre <strong>Conforti</strong> era ancora<br />

a Ravenna 71 . Di che cosa si trattasse, è pressoché impossibile saperlo. Forse il<br />

Magani, dopo aver per tanto tempo protetto il suo collaboratore e l’istituto da<br />

lui fondato, aveva avuto un cambio di orientamento, motivato dalle tensioni<br />

69 Il brano della lettera è riportato anche in L. BALLARIN, Missione storia, 82.<br />

70 Cfr. la documentazione raccolta in FCT 14, 233-237. Secondo A. Luca, il Decretum<br />

laudis era emesso normalmente prima dell’approvazione delle costituzioni (cfr. Missionari<br />

saveriani 1906, cit., 158).<br />

71 Infatti scrive Maffi da Pavia, a don Antonio Caselli segretario di <strong>Conforti</strong>, il 20 novembre<br />

1903: “Penso con dolore a S. E. perché temo l’addolorano da Parma. Non so nulla, nulla<br />

affatto, ma temo assai per l’Istituto e per le Missioni, e mi fa pena la previsione di altre difficoltà<br />

e di altri dolori” (cfr. FCT 12, 757). Potrebbe riferirsi alle discussioni con i missionari<br />

milanesi di San Calogero, che in quel periodo facevano difficoltà all’innesto dei saveriani in<br />

Henan. Ma Maffi parla espressamente di Parma e di Istituto.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

213<br />

presenti nella diocesi parmense, oppure da qualche atteggiamento irriguardoso<br />

che aveva colto o immaginato essere presente nei responsabili della casa di<br />

formazione missionaria. Sicuramente anche queste preoccupazioni gravarono<br />

sullo stato di salute già precario di <strong>Conforti</strong>. Il Decretum laudis metteva al<br />

sicuro l’istituzione, almeno dal punto di vista canonico.<br />

C’era un terzo aspetto che riguardava il Decretum laudis e che emerge<br />

dall’epistolario di quei mesi. Si trattava di regolamentare le ordinazioni dei<br />

sacerdoti saveriani e la loro incardinazione. Finora, trattandosi per la quasi<br />

totalità di parmensi, Magani non aveva avuto difficoltà. Ma affluendo chierici<br />

da altre diocesi, e anche alcuni già sacerdoti come p. Pietro Uccelli, il vescovo<br />

di Parma cominciò a chiedere e porre alcune condizioni per l’incardinazione.<br />

Certo, era possibile ordinare i nuovi sacerdoti sulla base del titulus missionis.<br />

Ma questo era consentito solo agli istituti di diritto pontificio 72 . Anche in<br />

questo caso la congregazione di Propaganda fide aveva già concesso a <strong>Conforti</strong><br />

una sorta di deroga, prima ancora del Decretum laudis.<br />

Il percorso singolare delle cosiddette “regole Vivari” fece sì che di fatto non<br />

fossero mai applicate. Di approvazione di regole non si riparlò che dieci anni<br />

dopo. Una parte delle regole del 1903-1905 fu trascritta a mano in un testo<br />

utilizzato in Casa madre 73 . Per il resto, si andò avanti come prima. Ci si può<br />

domandare: come fu possibile inviare diversi missionari in Cina e mettere in<br />

piedi una missione vera e propria, senza una legislazione minimamente formalizzata,<br />

se non il regolamento della fine dell’Ottocento? Credo che questo<br />

sia stato possibile a partire da due fattori: la presenza continua, almeno in<br />

Casa madre, e forte anche in missione tramite le lettere, del fondatore, riconosciuto<br />

come figura carismatica; e la necessaria sperimentazione o approssimazione<br />

dei primi tempi della vita missionaria, in cui fu sufficiente individuare<br />

un superiore, nella persona di Luigi Calza 74 , e procedere per prove ed errori.<br />

Tanto più che i primi missionari, pur essendo globalmente un buon numero,<br />

erano talmente sparpagliati sul territorio da non poter praticamente mai vivere<br />

un minimo di vita comune, e quindi si dovevano regolare da soli.<br />

Certamente però questa situazione venne “scontata” quando, stabilita con<br />

maggiori forze e più precisa organizzazione la vita nel distretto missionario<br />

72 Cfr. L. BALLARIN, Missione storia, cit., 86 nota 2. Sulla questione dei Tituli ordinationis<br />

vedi: Andrea BRIDE, in DThC 15/I, Paris 1946, 1146-1151; Velasio DE PAOLIS, in DIP 9,<br />

Roma 1997, 1181-1189, con tutta la bibliografia recente; un’analisi classica si trova in Felice<br />

Maria CAPPELLO, Tractatus canonico-moralis de sacramentis. II/III: De Sacra Ordinatione,<br />

Romae 1935, 398-415. Sulle resistenze di Magani cfr. FCT 14, 216-217 e 224.<br />

73 Lo afferma L. BALLARIN, in Missione storia, cit. 83-86.<br />

74 Cfr. FCT 14, 181 e 295-300.


214 Capitolo quarto<br />

dell’Henan, emersero tensioni, problemi non risolti, lacune che il fondatore, a<br />

migliaia di chilometri di distanza, non poteva, non solo risolvere, ma neppure<br />

prevedere.<br />

Anche in questo ambito, come in quello della definizione del distretto<br />

missionario in Cina, il fatto che <strong>Conforti</strong> dall’ottobre 1904 potesse occuparsi<br />

da vicino, e dal giugno 1905 pressoché a tempo pieno, della sua fondazione<br />

gli permetteva di seguire la corrispondenza e di essere coinvolto direttamente<br />

nei tanti contatti: tra questi, anche mons. Tonarelli, ormai stabilitosi a Roma<br />

e impegnato in curia. Poteva inoltre recarsi di persona a Roma, come fece nel<br />

gennaio 1906 accompagnando la “seconda ondata” di missionari verso Napoli<br />

e all’imbarco. Poteva pure inviare nella capitale don Ormisda Pellegri, che nei<br />

decisivi giorni del dicembre 1905 portava avanti le pratiche per la nuova circoscrizione<br />

ecclesiastica dell’Henan occidentale e per il Decretum laudis.<br />

Proprio in quei mesi, già ritirato a Parma, <strong>Conforti</strong> prese i primi contatti<br />

con l’Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani. È del<br />

21 dicembre 1904 75 la sua lettera al presidente, senatore Fedele Lampertico 76 .<br />

L’associazione, fondata in ambienti cattolico-liberali nel 1886, aveva visto<br />

l’impegno non solo del noto politico vicentino, ma anche di Augusto Conti 77<br />

e di Ernesto Schiaparelli 78 . Un primo contatto c’era già stato al tempo della<br />

“fiera di beneficienza” che aveva sostituito la lotteria nazionale nella ricerca di<br />

fonti di finanziamento per la nuova casa di Campo di Marte. Una preziosa<br />

collezione di oggetti cinesi, già in mostra nell’esposizione missionaria di Torino<br />

– quella che aveva dato occasione a Fogolla di venire in <strong>Italia</strong> – era stata<br />

donata all’istituto parmense, che ne aveva conservati alcuni, primo nucleo<br />

– insieme ad altri reperti portati da Manini – del futuro Museo cinese. È inte-<br />

75 Vedi copia da autografo, in ACSCS, cartella “Italica Gens. Associaz. Naz. per Soccorrere<br />

i Missionari <strong>Italia</strong>ni all’Estero”, alla data; FCT 14, 475.<br />

76 Fedele Lampertico, vicentino (1833-1906), economista; cattolico praticante ma deputato<br />

e poi senatore nel Parlamento unitario; era zio di Antonio Fogazzaro (cfr. Vincenzo TOSI,<br />

in EncIt 20, Roma 1933, 447; Fausto FONZI, in EC 7, Città del Vaticano 1951, 871).<br />

77 Filosofo di origine pisana (1822-1905), fu volontario nella prima guerra d’indipendenza<br />

italiana, deputato dal 1865 al 1870, tra i fondatori dell’Associazione conservatrice<br />

nazionale (cattolici liberali), docente a San Miniato, Lucca, Pisa e a Firenze; volle proporre<br />

una filosofia “cattolica” sulla scorta delle indicazioni di Leone XIII; fu autore di un fortunato<br />

manuale di storia della filosofia. Galvano DELLA VOLPE, in EncIt 11, Roma 1931, 233; Mario<br />

THEMELLY, in DBI 28, Roma 1983, 367-371.<br />

78 Egittologo, nato in provincia di Biella nel 1856 e morto a Torino nel 1928, direttore<br />

del museo egizio di Firenze e poi di quello di Torino; guidò una missione archeologica italiana<br />

in Medio Oriente dal 1903 al 1913 (cfr. Giulio FARINA, in EncIt 31, Roma 1936, 77 e<br />

Giuseppe MONSAGRATI, in DBI 63, Roma 2004, 246-250).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

215<br />

ressante soffermarsi su quel primo, quasi casuale incontro. <strong>Conforti</strong>, tramite<br />

il deputato Oliva, aveva proposto non solo un’iniziativa benefica, ma un’immagine<br />

di missionari che non esitavano a chiedere appoggio alle istituzioni<br />

dello stato liberale, convinti di fare l’interesse della civiltà, oltre che quello<br />

della fede cattolica. I deputati coinvolti nel progetto, e con loro il Lampertico,<br />

avevano dato una sorta di risposta “pubblica”, affermando che le missioni cattoliche<br />

erano interesse della nazione italiana. La lotteria nazionale non andò<br />

in porto per i motivi esposti nel secondo capitolo della presente ricerca. Ma<br />

il contatto ora veniva ripreso, per iniziativa dello stesso <strong>Conforti</strong>, il quale, di<br />

fatto, accettava la linea dell’associazione, cioè quella di fare da mediazione tra<br />

il governo nazionale e queste iniziative ecclesiali, in un ambito, la presenza<br />

italiana all’estero, che poteva essere un terreno comune tra i cattolici e la classe<br />

dirigente del Regno d’<strong>Italia</strong> 79 .<br />

Non è certo un caso che Bonomelli, già nel 1887, scrivesse a Scalabrini che<br />

intendeva chiedere sussidi all’associazione per la sua opera di cura religiosa<br />

degli emigranti italiani in Europa 80 , mentre nel 1888 Scalabrini appoggiava<br />

presso Leone XIII un colloquio di Schiaparelli 81 . L’associazione si muoveva “di<br />

conserva” con i due vescovi di Cremona e Piacenza, circondati allora dall’aura<br />

di “transigenti”, in un disegno sicuramente interessante di collaborazione<br />

chiesa-governo ben prima della conciliazione. <strong>Conforti</strong> terrà per molti anni<br />

i contatti con Schiaparelli e con Carlo Bassi, presidente generale dell’associazione.<br />

Schiaparelli farà costantemente affluire abbondanti finanziamenti per i<br />

viaggi dei missionari saveriani verso la Cina e per il sostegno economico della<br />

missione dell’Henan 82 . Di fatto credo si possa dire che l’associazione assicurò<br />

il flusso più sicuro e più costante di entrate per i saveriani almeno fino alla<br />

prima guerra mondiale.<br />

79 Cfr. vari materiali sull’associazione: F. LAMPERTICO, Associazione nazionale per soccorrere<br />

i missionari cattolici italiani. Indole e scopo dell’Associazione in relazione alla condizione presente<br />

e avvenire d’<strong>Italia</strong>, Firenze 1888; E. SCHIAPARELLI, Gli interessi italiani in Oriente e l’opera<br />

dei Missionari, Firenze 1889; Sull’opera e gli intendimenti della Associazione nazionale per<br />

soccorrere i missionari cattolici italiani, Firenze 1895; Giuseppe PRATO, Per la Fede di Cristo e<br />

per la Patria <strong>Italia</strong>na. Quindici anni di vita dell’Associazione, Firenze 1901.<br />

80 Cfr. Carteggio Scalabrini Bonomelli (1868-1905), a cura di Carlo MARCORA, Roma<br />

1983, 212.<br />

81 Cfr. ibid., 233-234 e anche 358-359, 393.<br />

82 Cfr. i molti documenti riportati in FCT 14, 476-597. Non risulta che vi sia parentela<br />

tra Ernesto e Giovanni Virginio Schiaparelli, astronomo all’Osservatorio di Brera, con cui<br />

Maffi era in corrispondenza scientifica (cfr. P. STEFANINI, Il cardinale Maffi, cit., 16-17 e nota<br />

11).


216 Capitolo quarto<br />

Pecunia non olet, dice un vecchio adagio. Ma i denari dell’associazione risentivano<br />

a grande distanza di… “cattolico liberale”. Siamo nel primo decennio<br />

del Novecento. Ancora riecheggiano le violente polemiche tra l’Osservatore<br />

Cattolico dell’Albertario e i due vescovi Scalabrini e Bonomelli del decennio<br />

precedente. Ferrari, nei suoi primi anni a Milano, appoggiava Albertario senza<br />

condividerne le violenze verbali, e tentava di salvarne la posizione di fronte<br />

ai ricorsi a Roma dei due presuli di Piacenza e Cremona. Non poteva esserci<br />

peggior insulto, per un intransigente, dell’epiteto “cattolico liberale”. E <strong>Conforti</strong><br />

è della linea intransigente 83 .<br />

La scelta di collegarsi all’associazione non dovette essere un fatto semplice.<br />

Pensiamo soltanto che, certo diversi anni prima, il predecessore di <strong>Conforti</strong> a<br />

Ravenna, Gaetano Riboldi, figura di prestigio dell’episcopato intransigente,<br />

aveva definito l’associazione come un tentativo di laicizzare o protestantizzare<br />

le missioni 84 . Escluderei senza alcun dubbio che <strong>Conforti</strong> fosse un “moderato”<br />

nascosto: tutta la sua formazione, i suoi discorsi, le sue prese di posizione sono<br />

chiaramente e in modo convinto intransigenti, anche se non di quella linea<br />

violenta e chiusa che si incarna nell’Albertario più giovane, nei fratelli Scotton,<br />

nell’Unità Cattolica. Per indole, per contatti con i “giovani” di Giuseppe<br />

Micheli, per mentalità parmigiana, <strong>Conforti</strong> è un intransigente mite e capace<br />

di dialogo. E questa è sicuramente la premessa, diciamo, psicologica o temperamentale<br />

della scelta di collaborare con Schiaparelli. Inoltre, come moltissimi<br />

intransigenti, <strong>Conforti</strong> è sinceramente italiano, anzi, se mi si consente<br />

una sottolineatura, sinceramente legittimista. Ma il conflitto tra Santa Sede<br />

e Stato unitario pongono questi tanti cattolici in un dilemma che molti non<br />

esitano a sciogliere a favore del pontefice romano, sempre però sperando che<br />

il dilemma prima o poi non si ponga più. Si trattava, quindi, di un patriottismo<br />

con il freno a mano innestato. Ogni occasione che poteva emergere per<br />

manifestare il proprio amor di patria senza smentire il proprio attaccamento<br />

alla Sede romana era attesa e sottolineata. Partendo da una posizione diversa<br />

da quella dello Scalabrini, <strong>Conforti</strong> perviene allo stesso “risultato”. Si comprenderà<br />

più oltre quanto la prima guerra mondiale, molto più della controversa<br />

guerra di Libia, sarà per moltissimi di questi cattolici l’occasione di dare<br />

prova del proprio patriottismo.<br />

83 Si veda in Giovanni TRAGELLA, Le Missioni estere di Milano, cit., 27-30, la reazione<br />

del superiore di San Calogero alla fondazione dell’associazione e alla raccomandazione di<br />

essa fatta dalla Civiltà Cattolica. Interessante è anche l’adesione all’associazione di Antonio<br />

Stoppani, sacerdote milanese, noto studioso di geografia e geologia, di posizioni rosminiane<br />

e transigenti: Antonio STOPPANI, Le missioni. Discorso, Milano 1887 (2 a ediz. Firenze 1888).<br />

84 Cfr. G. TRAGELLA, ibid., 29 nota 15.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

217<br />

È in questo quadro che si può collocare tutto il significato di dialogo<br />

dell’elaborazione del binomio “fede e civiltà”. Come diceva Leone XIII, come<br />

affermavano tutti gli scrittori intransigenti della seconda metà dell’Ottocento,<br />

polemizzando contro gli storici anticlericali come Giuseppe La Farina 85 ,<br />

il cristianesimo aveva dato e fatto crescere la vera civiltà all’<strong>Italia</strong>, e ne aveva<br />

diffuso il prestigio e la stima nel mondo. In qualche modo, l’Henan era stato<br />

preparato dagli scritti del giovane <strong>Conforti</strong> su Gregorio VII, su Leone X, su<br />

Cristoforo Colombo 86 . Infine si può anche avanzare l’ipotesi che la ripresa dei<br />

contatti con l’Associazione per soccorrere i missionari fosse stata approvata da<br />

Pio X. Sappiamo infatti quanto questo papa, di cultura prettamente intransigente,<br />

avesse scelto di rasserenare molti rapporti istituzionali con l’<strong>Italia</strong>, pur<br />

senza aprire formalmente trattative. Nella “conciliazione silenziosa” di papa<br />

Sarto 87 , il contatto <strong>Conforti</strong>-Schiaparelli poteva stare, eccome.<br />

Fatto questo passo, che peraltro fu indubbiamente molto utile e vantaggioso<br />

per <strong>Conforti</strong> 88 , se ne prospettava un altro, gravido di conseguenze persino<br />

politiche. Fu Carlo Bassi, presidente dell’associazione, a proporlo a <strong>Conforti</strong>,<br />

in una lettera del 31 marzo 1905, a nome del Consiglio di presidenza dell’associazione,<br />

come condizione per accedere a un prestito di 50.000 lire a favore<br />

dell’istituto:<br />

Ciò potrebbe farsi senza diffi coltà, qualora l’E. V. Rev.ma potesse rilasciarmi una<br />

esplicita e formale dichiarazione che, qualora all’Istituto Parmense per le Missioni<br />

Estere fossero affi date speciali missioni in Cina, esse sarebbero in grado di porsi e<br />

conservarsi sotto il protettorato italiano 89 .<br />

A questa richiesta <strong>Conforti</strong> risponde:<br />

Per quanto poi s’attiene alla condizione che si vorrebbe legare all’esaudimento di tale<br />

istanza, dichiaro con tutta sincerità, quello che ora posso dichiarare, vale a dire che<br />

dal canto mio farò tutto il possibile affi nché le missioni che in Cina saranno affi date<br />

85 Giuseppe La Farina (1815-1863), siciliano, dapprima mazziniano poi vicino a Cavour,<br />

patriota nel risorgimento italiano, nei suoi scritti storici porta avanti la tesi del papato come<br />

grave ipoteca per l’indipendenza e l’unità italiana (cfr. Mario MENGHINI, in EncIt 20, Roma<br />

1933, 360-361; G. MARTINA, Aspetti dell’anticlericalismo in Europa nell’otto e novecento, Pontificia<br />

Università Gregoriana, ad uso degli studenti, Roma 1995, 42-44).<br />

86 Si veda quanto accennato nel capitolo primo.<br />

87 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa III, cit., 19-20.<br />

88 Bisognerebbe capire quali altri istituti missionari erano appoggiati dalla stessa associazione.<br />

89 Da autografo in ACSCS, Cartella “Italica Gens…”, cit., alla data. Sulla scelta del protettorato<br />

italiano cfr. A. LUCA e L. LANZI, Missionari Saveriani 1906, cit., 199-203.


218 Capitolo quarto<br />

all’Istituto Parmense, si trovino in grado di porsi e di conservarsi sotto il protettorato<br />

italiano, e ciò dopo aver presa conoscenza delle relative condizioni.<br />

Ho sempre considerato come una vera umiliazione per il Missionario <strong>Italia</strong>no il protettorato<br />

straniero e quindi affretto coi più caldi voti il giorno in cui sia tolta per<br />

sempre siffatta anomalia. Solo di fronte ad un formale divieto della Suprema Autorità,<br />

che ho ragione di credere che non mi sarà dato, mi vedrei costretto ad abbandonare<br />

ogni trattativa al riguardo 90 .<br />

Quel che si dice qui in poche righe è, da un certo punto di vista, una vera<br />

rivoluzione. Perché i missionari in Cina, da decenni, avevano il passaporto<br />

francese.<br />

La questione del protettorato francese sulle missioni cattoliche cinesi era di<br />

lunga data 91 . Un tentativo di Leone XIII di aprire una rappresentanza diplomatica<br />

a Pechino fu stroncato sul nascere dalle pressioni del Governo francese.<br />

Passaporto francese per un missionario voleva dire non solo permesso di<br />

entrata e di soggiorno, ma tutte le garanzie della protezione di una “potenza”<br />

sui cittadini appartenenti alla potenza stessa. Ogni attentato, danno, minaccia<br />

ai missionari cattolici, ai battezzati cinesi, alle strutture operative delle<br />

missioni cattoliche erano denunciati dal Governo francese, che costringeva<br />

l’ormai debole dinastia del Celeste Impero a rifondere i danni e a pagare multe<br />

rilevanti. La Francia era gelosissima del proprio controllo sulle missioni<br />

cattoliche, che significava prestigio e dipendenza. Gli storici oggi sottolineano<br />

il danno culturale recato dal protettorato francese, e straniero in genere, che<br />

ha portato i cinesi a considerare il cristianesimo, e il cattolicesimo in specie,<br />

come una religione irrimediabilmente straniera e colonizzatrice 92 .<br />

<strong>Conforti</strong> conosceva tutto questo, perché da un decennio almeno si interessava<br />

concretamente delle missioni cinesi e delle condizioni giuridiche e<br />

pratiche per accedervi. Come giustamente scrive Calza dalla Cina, i saveriani<br />

sarebbero stati i primi ad essere sotto protettorato italiano 93 . Che cosa<br />

90 Lettera a C. Bassi del 4 aprile 1905 (da copia di autografo in ACSCS, cartella “Italica<br />

Gens”, cit. alla data; FCT 14, 487-489).<br />

91 Cfr. G. MELIS, La Chiesa in Cina, cit., 322-328; G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche,<br />

cit., 43 (con bibliografia).<br />

92 Tra i contestatori del metodo del protettorato ci sarà, negli anni ’20, p. Paolo Manna,<br />

superiore del PIME (cfr. G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche, cit., 150-161); così pure il<br />

belga Vincent Lebbe (1877-1940) lazzarista (cfr. Pietro TCHAO YUN-KOEN, in DIP 5, Roma<br />

1978, 554-556 e Albert SOHIER, in DSpir 9, Paris 1976, 449-450). Sulla scelta del protettorato<br />

italiano vedi anche VANZIN, Pastore, 206-207, il quale addirittura prospettava che <strong>Conforti</strong><br />

avesse intenzione di far chiedere ai suoi missionari la cittadinanza cinese, il che sarebbe<br />

stato davvero un assoluto inedito.<br />

93 “A proposito dei soccorsi della Società per soccorrere i Missionari <strong>Italia</strong>ni, il rappre-


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

219<br />

portò <strong>Conforti</strong> a esprimersi con tanta sicurezza? Anzitutto, un processo in<br />

corso tra Francia e Santa Sede. La denuncia da parte francese del concordato<br />

napoleonico del 1801 portò alla rottura delle relazioni diplomatiche nel<br />

1904. Nel 1905 veniva presentata la legge di separazione tra stato e chiesa in<br />

Francia, che fu promulgata solo nel dicembre 94 . Tutte vicende note al pubblico<br />

cattolico italiano, e che quindi <strong>Conforti</strong> conosceva bene. Non vi sono<br />

tracce di consultazioni scritte con Roma, ma <strong>Conforti</strong>, forse per colloqui di<br />

quei mesi, poteva arguire che la tradizionale alleanza “guelfa” tra Francia e<br />

papato, portata avanti con costanza da Leone XIII e il suo segretario di Stato<br />

Rampolla, e che era alla base di questo protettorato missionario, stesse per<br />

sciogliersi definitivamente, aprendo possibili legami con altre potenze. Tra<br />

cui l’<strong>Italia</strong> liberale.<br />

<strong>Conforti</strong> non fa parola della trattativa con il prefetto di Propaganda nella<br />

lettera del luglio 1905 95 . Probabilmente la cosa fu discussa a voce tra i responsabili<br />

del dicastero curiale e don Ormisda, mandato a Roma da <strong>Conforti</strong> nel<br />

dicembre 1905 96 . Sta di fatto che <strong>Conforti</strong> chiese esplicitamente il passaporto<br />

italiano per Armelloni, Uccelli e Pelerzi, nonché per i quattro già presenti in<br />

Cina 97 . Più avanti, nel giugno 1906, <strong>Conforti</strong>, dopo uno scambio epistolare<br />

sentante della suddetta Società ad Han-Kow, disse ai nuovi venuti, di voler presentare a<br />

Lui, anche subito i progetti delle spese più urgenti per la fondazione della nostra Missione,<br />

poiché egli ben volentieri s’incaricherebbe di farci ottenere quanto desideriamo, poiché in<br />

questo senso gli aveva scritto il presidente della Società Cav. Bassi, trattandosi della prima<br />

Missione che passa sotto il protettorato della bandiera Nazionale. Noi però, non essendo<br />

ancora fatta definitivamente la divisione, non abbiamo fatto alcun passo in proposito, sapendo<br />

che anche a Parma si sono già fatte domande per avere soccorsi per fondare la Missione.<br />

Il rappresentante della Società poi disse che per la residenza principale prima di tutto trovassimo<br />

un luogo largo e bello e poi facessimo uno schizzo d’una grandiosa residenza con<br />

bella Chiesa, casa pei Padri, Seminario, Santa Infanzia, scuole ecc., il tutto circondato da<br />

mura in caso di sommossa; quindi egli farebbe di tutto perché la Società ci desse il danaro<br />

per piantare una tale residenza. Sono buone promesse che se non in tutto, almeno in parte,<br />

speriamo che coll’aiuto del Signore si possano avverare per poter fare maggior bene a questi<br />

poveri cinesi” (lettera del 10 luglio 1906 a <strong>Conforti</strong>; vedila in FCT 14, 300-302). Questo<br />

testo è molto significativo anche della struttura mentale, del rappresentante italiano da una<br />

parte (un diplomatico, o un uomo d’affari), del missionario di inizio Novecento dall’altra.<br />

94 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa III, cit., 93-94.<br />

95 Cfr. minuta in ACSCS, alla data; FCT 14, 180-182.<br />

96 Nelle simpatiche lettere di don Pellegri da Roma non se ne fa cenno (cfr. FCT 14,<br />

222-228), ma non escludo che comunque possa essere stato uno degli argomenti toccati da<br />

Pellegri e Tonarelli nei colloqui romani.<br />

97 FCT 14, 494-495: lettera di <strong>Conforti</strong> a Bassi del 10 gennaio 1906. Questa scelta fu già<br />

sottolineata da VANZIN, 206; la notizia ebbe una certa eco sulla stampa: si vedano i testi riportati<br />

in FCT 15, 112-114. Era probabilmente noto a <strong>Conforti</strong> che Propaganda fide nel dicembre


220 Capitolo quarto<br />

col deputato parmigiano Emilio Faelli, scriveva al ministro degli Esteri, Tommaso<br />

Tittoni, chiedendo ufficialmente il protettorato italiano sulla missione<br />

cattolica dell’Henan occidentale 98 .<br />

Sarebbe interessante approfondire altri aspetti della vicenda dei passaporti,<br />

ma non è questo il luogo. Quel che è certo è che da quel momento i francesi<br />

considerarono <strong>Conforti</strong> come una sorta di nemico, o per lo meno un personaggio<br />

scomodo 99 . Sicuramente la scelta del passaporto italiano per i tre partenti nel<br />

gennaio 1906 non era una rivoluzione nella metodologia missionaria in Cina.<br />

Cambiava la potenza europea, ma sempre di realtà coloniale si trattava: forse<br />

meno minacciosa o più stimata nel Celeste impero della Terza repubblica francese,<br />

ma sempre potenza straniera. Nel contesto cinese e missionario del tempo,<br />

probabilmente da <strong>Conforti</strong> non si poteva immaginare qualcosa di diverso. È<br />

interessante però sottolineare l’apertura mentale del fondatore dei saveriani nei<br />

confronti di una possibilità inedita, tanto più se proveniente da uno stato che<br />

ancora non aveva chiuso la questione romana. Ripetiamo quanto detto sopra:<br />

<strong>Conforti</strong>, come la maggioranza dei cattolici intransigenti, era tutt’altro che antiitaliano,<br />

e avrebbe voluto essere sinceramente patriota, se il dilemma spalancato<br />

dalle vicende degli anni 1848-1870 che avevano contrapposto papato e <strong>Italia</strong><br />

non l’avessero messo in condizione di fare una scelta. Ora si prospettavano<br />

occasioni per poter manifestare la propria sincera italianità senza venir meno<br />

alla propria fedeltà al pontefice, al Magistero e allo zelo pastorale. La missione<br />

era la sua vocazione, ed era una di queste possibilità. Il cerchio si chiudeva,<br />

dimostrando ancora una volta che il cattolicesimo aveva fatto il bene dell’<strong>Italia</strong>,<br />

stavolta nelle lontane campagne dell’Henan.<br />

1904 aveva approvato il protettorato del consolato generale italiano in Palestina sulle missioni<br />

salesiane in Terrasanta (cfr. Carlo Maria FIORENTINO, in DBI 58, Roma 2002, 153-154).<br />

98 Minuta del testo in ACSCS, alla data; FCT 14, 497. Tommaso Tittoni (Roma 1855-<br />

1931), politico prima di destra e poi giolittiano, ma snodo di contatto tra Giolitti e i cattolici<br />

conservatori, fu deputato, senatore, ambasciatore a Londra e Parigi, presidente del Senato, e<br />

soprattutto più volte ministro degli Esteri con Giolitti, Fortis e Nitti (cfr. Francesco TOMMA-<br />

SINI, in EncIt 33, Roma 1937, 942-943). Emilio Faelli (Parma 1866- Bra 1941), giornalista,<br />

figlio del medico del seminario di Parma ai tempi della formazione di <strong>Conforti</strong>, era legato<br />

alle logge massoniche parmigiane ma fu eletto deputato nel 1904 in contrapposizione al candidato<br />

socialista con l’appoggio dei cattolici, e si espresse con un interessante discorso contro<br />

la mozione di Leonida Bissolati che nel 1908 proponeva l’abolizione dell’insegnamento<br />

religioso cattolico nelle scuole pubbliche. Fu deputato dal 1904 al 1919 e senatore dal 1920,<br />

su posizioni giolittiane. Su di lui: Roberto LASAGNI, Dizionario biografico dei parmigiani II,<br />

Parma 1999, 551-553; MANFREDI, Vescovi, 452 nota 243, 605 e 606 nota 451.<br />

99 Sembra che la Francia avesse espresso preoccupazioni in occasione dell’arrivo di <strong>Conforti</strong><br />

in Cina, nel 1928, quindi ben vent’anni dopo le vicende qui narrate (cfr. G. BUTTURINI,<br />

Le missioni cattoliche, cit., 253).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

Tra Campo di Marte e una presenza discreta nella diocesi di Parma<br />

221<br />

La salute di <strong>Conforti</strong> migliorava, in modo consistente 100 . Negli ambienti<br />

ampi di Campo di Marte il fondatore sistemava la sua abitazione e poteva<br />

curare da vicino il gruppo dei futuri missionari. L’anno precedente, cioè nel<br />

1903, era stato richiesto dagli stimmatini il p. Melchiade Vivari, che aveva<br />

svolto le funzioni di direttore spirituale 101 . <strong>Conforti</strong> si rivolse a diversi istituti<br />

religiosi, compresi i gesuiti, per avere un sacerdote autorevole e adatto a questo<br />

servizio, ma non lo trovò. Il problema si risolse grazie alla disponibilità<br />

di don Pietro Ponzi (1862-1909), ordinato nel 1886, già cappellano a Tizzano<br />

102 , economo spirituale a Fugazzolo 103 e contemporaneamente docente 104<br />

e per un anno rettore a Berceto 105 , prevosto di Sant’Andrea in città 106 e che<br />

morirà pochi anni dopo, a 47 anni, nel novembre 1909 107 .<br />

Sempre nel 1903, gli studenti di Campo di Marte avranno le scuole<br />

interne, grazie all’impegno di don Ormisda e di altri sacerdoti della città.<br />

Anche <strong>Conforti</strong> si darà da fare per l’insegnamento, tornando a una “passione<br />

giovanile” 108 .<br />

100 Cfr. E. FERRO e V. SANI, Guido Maria <strong>Conforti</strong> di nuovo a Parma, cit., 166.<br />

101 Alla fine del 1905 o nel 1906, peraltro, il p. Vivari fu assistito dai saveriani durante<br />

una non meglio precisata “disgrazia dalla quale fu improvvisamente colpito”, come scrive il<br />

superiore degli stimmatini Pio Gurisatti in una lettera del febbraio 1906 (cfr. V. SANI, Parma<br />

1906: tra disagio sociale e spiragli di rinnovamento, in Parma negli anni 11/2006, 61). Dalla<br />

lettera sembrerebbe trattarsi di un problema di salute. Vivari moriva nell’aprile 1907 (cfr. V.<br />

SANI, Eventi e accadimenti nell’inquieta Parma del 1907, in Parma negli anni 12/2007, 39).<br />

102 Cfr. FCT 6, 582.<br />

103 Dal 1891 al 1901 a Fugazzolo non c’è un parroco, ma appunto un “economo spirituale”<br />

facente funzione di parroco (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 517).<br />

104 Cfr. FCT 7, 139.<br />

105 Il seminario di Parma, cit., 156.<br />

106 La parrocchia di Sant’Andrea fu soppressa nel 1939, e il territorio passava alle vicine<br />

parrocchie di S. Pietro, Sant’Apollinare e San Tommaso (cfr. Antonio SCHIAVI, La diocesi di<br />

Parma, II, Parma 1940, 406).<br />

107 Cfr. FCT 14, 426 nota 87. Secondo le memorie di Bonardi, don Ponzi fu direttore<br />

spirituale dei saveriani anche prima del Vivari (cfr. GRAZZI, Il libro, 23). Sempre secondo<br />

Bonardi, Ponzi fu presto sostituito dal “canonico Sandri di Bologna”, si presume fino al<br />

rientro di p. Sartori dalla Cina nel 1911. Altri ricordi di Bonardi su Ponzi in GRAZZI, ibid.,<br />

25 e 35-36.<br />

108 Nella relazione sull’istituto allegata alla richiesta di esame del Regolamento (30 settembre<br />

1905), <strong>Conforti</strong> si dichiara “Prof. di Storia Ecc. e di Letteratura <strong>Italia</strong>na” (cfr. minuta in<br />

ACSCS, alla data; FCT 14, 214). Si vedano: V. SANI, Parma 1905: calma piatta su tutti i fronti?,<br />

in Parma negli anni 10/2005, 134-138 con alcuni estratti; V. SANI, Parma 1906, cit., 61.


222 Capitolo quarto<br />

Di notevole interesse sono alcuni fascicoli di mano del <strong>Conforti</strong>, conservati<br />

presso il Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani, e che raccolgono gli schemi delle<br />

sue lezioni. Alcuni di essi sono datati: novembre 1905 e novembre-dicembre<br />

1907. Sono tutti appunti delle lezioni di storia della chiesa, che si svolgevano<br />

due volte a settimana, salvo un fascicolo, che raccoglie lezioni settimanali nel<br />

novembre-dicembre 1907, su feste, sepolture, digiuno, monasteri: si tratta<br />

probabilmente di lezioni di “archeologia ecclesiastica” oppure di diritto canonico,<br />

che però mantengono un forte spessore storico.<br />

In questi appunti mons. <strong>Conforti</strong> si appuntava, generalmente in maniera<br />

molto schematica e con una grafia essenziale, l’ordine di esposizione della<br />

materia. A volte si dilungava maggiormente e in modo discorsivo, a volte<br />

enumerava brevi indicazioni. Le scansioni delle singole lezioni sono molto<br />

chiare. Sembra di poter affermare che egli tenesse davanti agli occhi queste<br />

paginette, come promemoria per dare un ordine a lezioni in cui non dettava<br />

ma esponeva con gli strumenti della retorica del tempo. Sottolineava negli<br />

schemi le date e i nomi dei personaggi più rilevanti per non far confusione,<br />

mentre bastava una frase per enucleare uno svolgimento che non aveva bisogno<br />

di trascrizione, essendo ben chiaro nella sua memoria 109 .<br />

È utile anche qualche considerazione sui contenuti dell’insegnamento della<br />

storia svolto da <strong>Conforti</strong>. Ci sono rimaste le trattazioni riguardanti il V<br />

secolo, il XIV, gran parte del XVII e il XVIII secolo. Anzitutto è interessante<br />

la scansione data a ciascun periodo: caratteri del secolo – pontefici (e per<br />

ciascun pontefice, una breve descrizione, le opere compiute, le principali controversie<br />

– errori); nel caso del XVII secolo, una breve enumerazione dei principali<br />

scrittori ecclesiastici. Si tratta di uno schema classico, che improntava<br />

di sé i principali manuali in uso 110 . Oggi, dopo l’evoluzione della storiografia<br />

degli ultimi due secoli, guardiamo a questa organizzazione con malcelata<br />

109 Ad esempio, sul primo quadernetto rimastoci, alla fine di una lezione del “novembre<br />

1905” (non c’è l’indicazione del giorno che invece c’è in altre lezioni), scrive: “Che dire del<br />

trasporto della Sede in Avignone? Che della revoca degli atti di Bonifacio? Che della condanna<br />

dei Templari?”. Le risposte non ci sono, ma è certo che <strong>Conforti</strong> le abbia esposte, a<br />

memoria, mentre le tre domande retoriche scritte servivano per non dimenticare gli elementi<br />

fondamentali e l’ordine.<br />

110 Si veda, come esempio, la trattazione sulla chiesa cattolica in età moderna nel quarto<br />

volume di Tommaso Michele SALZANO, Corso di storia ecclesiastica dalla creazione del mondo<br />

sino ai giorni nostri IV, cit., 83-142; in Franz Xaver FUNK, Storia della Chiesa II, seconda edizione<br />

italiana riveduta e migliorata sulla quinta tedesca, Roma 1908, 138-195; ugualmente<br />

in Jacques MARX, Manuale di storia ecclesiastica, II, Firenze 1913, 526-572; più articolato<br />

l’ampio Josef HERGENRÖTHER, Storia universale della Chiesa, ad esempio il volume VI, Firenze<br />

1907.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

223<br />

sufficienza: una histoire bataille, esattamente analoga alla storia civile salvo il<br />

fatto che le “battaglie” sono quelle teologiche, minutamente esposte e trattate<br />

con una continua attenzione a replicare agli avversari del primato pontificio<br />

e dell’infallibilità papale. In <strong>Conforti</strong> si rileva qua e là, come nota originale,<br />

qualche maggior attenzione alle tematiche missionarie, soprattutto negli schemi<br />

riguardanti i secoli XVII e XVIII, compresa la descrizione della questione<br />

dei riti cinesi e della sua soluzione da parte di Benedetto XIV.<br />

Si tratta di una storiografia didattica in funzione della dogmatica, come<br />

si rileva nella chiara esposizione metodologica della prima lezione, dell’8<br />

novembre 1905:<br />

La Storia perché possa dirsi tale deve essere critica – prammatica – teologica, deve<br />

cioè considerare le fonti delle verità storiche, deve far rilevare il nesso dei fatti tra di<br />

loro, deve considerarli in ordine al dogma alla morale e al diritto canonico – La Storia<br />

abbraccia indirettamente ogni ramo dello scibile umano – Bisogna evitare due scuole<br />

critiche: quella che tutto scusa e quella che tutto condanna od esagera mossa da reo<br />

spirito di parte.<br />

Nella trattazione dei pontificati, <strong>Conforti</strong> riprende con precisione e attenzione<br />

le confutazioni del febronianesimo e delle altre linee teologiche avverse<br />

al primato papale. Ma la lettura apologetica del papato, che è tipica della<br />

storiografia cattolica del tempo, convive con una sempre moderata critica di<br />

qualche situazione che non viene né nascosta né giustificata a tutti i costi. Si<br />

legga, ad esempio, la sintetica descrizione della vicenda di Clemente XIV e<br />

della soppressione dei gesuiti:<br />

Gli [Clemente XIII] successe il Card. Lorenzo Ganganelli che prese il nome di Clemente<br />

XIV – Uomo dotto ma di carattere irresoluto e debole = Voleva riformare la<br />

Compagnia ma il Generale Ricci gli rispose parlando delle costituz. vel sint ut sunt<br />

vel non sint = nel 1773 con apposito Breve estinse la Compagnia = nel 1774 moriva<br />

= Clemente XIV lasciò le cose della Chiesa in tristissime condizioni – La soppressione<br />

dei Gesuiti incontrò il plauso di tutti i tristi e di tutti i governi infetti di Giansenismo<br />

e di Gallicanesimo.<br />

Oggi attribuire alla rigidità di Lorenzo Ricci, preposito generale della Compagnia<br />

di Gesù, il motivo per cui Clemente XIV soppresse i gesuiti, sarebbe<br />

una affermazione del tutto rifiutata dagli storici. La frase per cui le costituzioni<br />

dei gesuiti dovevano restare tali è stata scritta, ma riguardo al tentativo della<br />

monarchia francese di spezzare la struttura centralizzata dell’ordine, creando<br />

un “vicariato” francese più controllabile dai Borboni. <strong>Conforti</strong> però non esita<br />

a dichiarare la debolezza del Ganganelli, cosa che nell’insegnamento dei seminari<br />

del tempo non era così scontata.


224 Capitolo quarto<br />

La vita della piccola istituzione missionaria, con la presenza continua di<br />

<strong>Conforti</strong>, sembra assumere una sempre maggiore stabilità e in un certo senso<br />

una crescita meno convulsa dei primi anni, ma comunque ricca di iniziative<br />

che si riveleranno durature. Citiamo qui la partenza del Museo cinese, grazie<br />

ai doni dell’Associazione per il soccorso dei missionari italiani, ad alcuni<br />

oggetti portati da Manini e alle richieste esplicite del <strong>Conforti</strong> in tale senso<br />

ai suoi missionari di Cina 111 : un centro culturale che si andrà arricchendo nel<br />

corso degli anni e che continua fino ad oggi.<br />

Molto più lentamente crescono le presenze di aspiranti missionari. L’intervento<br />

radicale di <strong>Conforti</strong>, che per quegli anni rinunciò ad accogliere ragazzi<br />

delle tre prime classi ginnasiali, se aveva portato a un’uscita dell’istituto dalla<br />

stretta cerchia parmense e aveva permesso di dedicarsi alla formazione dei<br />

più grandi già avviati chiaramente al servizio missionario, d’altra parte aveva<br />

progressivamente ristretto il gruppo. Ma anche altri fattori contribuivano al<br />

diradarsi delle fila dei chierici. Già nominato vescovo coadiutore di Parma,<br />

così <strong>Conforti</strong> scriveva a Calza, nell’ottobre 1907:<br />

Noi tutti dell’Istituto godiamo ottima salute e non abbiamo che un solo dispiacere:<br />

quello di essere in pochi. Quest’anno è stato un anno critico per le vocazioni ecclesiastiche<br />

e religiose. La campagna anticlericale combattutasi ovunque con un accanimento<br />

che da gran tempo non trova più riscontro ha forse contribuito ad ammorzare<br />

in tanti buoni giovanetti quelle sante aspirazioni che già cominciavano a farsi sentire.<br />

Il Signore faccia sorgere per questa nostra povera <strong>Italia</strong> giorni migliori 112 .<br />

Se i primi anni del pontificato di Pio X avevano portato a una certa diminuzione<br />

di tensione tra Santa Sede e Governo italiano, si era scatenato un<br />

potente movimento anticlericale a livello di opinione pubblica. Anche le leggi<br />

di laicizzazione in Francia, secondo un autorevole studio di Enrico Decleva 113 ,<br />

111 In tale senso è molto chiara la lettera a L. Calza, da Grammatica di Corniglio, del 28<br />

luglio 1907 (cfr. autografo in ACSCS, alla data e FCT 1, 65).<br />

112 Da autografo in ACSCS, alla data. A G. Bonardi, il 19 novembre dello stesso anno,<br />

<strong>Conforti</strong> offre dati più precisi: “La campagna anticlericale, che lungo il corrente anno si è<br />

scatenata contro il Clero d’<strong>Italia</strong>, da parte della Massoneria e del Socialismo assieme collegati,<br />

ha contribuito non poco a scemare le vocazioni. Nel Seminario Vescovile non giunge<br />

a 7 il numero dei nuovi entrati; tra l’Urbano e quel di Berceto non si arriva al centinaio<br />

d’alunni. Le cose, come ben vede, van piuttosto male se si considera che quanto succede a<br />

Parma avviene, su per giù, anche nelle altre diocesi. Nessuna meraviglia quindi che difettino<br />

le reclute apostoliche” (cfr. autografo in ACSCS, alla data. La lettera offre pure notizie sulle<br />

uscite di alunni dalla casa in Campo di Marte).<br />

113 E. DECLEVA, Anticlericalismo e lotta politica nell’<strong>Italia</strong> giolittiana. I: l’esempio della Francia<br />

e i partiti popolari (1901-1904), in Nuova rivista storica 52 (1968), 291-352.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

225<br />

avevano contribuito a dare impulso ai gruppi italiani di sinistra in questa sorta<br />

di battaglia culturale. Proprio nel 1906-1907 si erano avuti due fatti clamorosi.<br />

Il primo fu l’arresto a Roma di un religioso del Sacro Cuore, p. Vésère, con<br />

l’accusa di aver violentato un bambino (novembre 1906). Il religioso fu scarcerato<br />

dopo pochi giorni e completamente scagionato. Ma la notizia più eclatante<br />

fu proprio del luglio 1907: a Milano veniva imprigionato don Giovan<br />

Battista Riva, del clero di Torino ma da tempo cappellano di un orfanotrofio<br />

della metropoli lombarda, denunciato da alcune bambine orfane per pedofilia.<br />

Del caso si impadronirono i giornali, e Riva fu condannato a sedici anni di<br />

carcere. Molti anni dopo, il caso Riva si rivelò un clamoroso errore giudiziario,<br />

ma in quei mesi del 1907 la Chiesa cattolica in <strong>Italia</strong> e il clero erano sotto<br />

il fuoco dei mezzi di comunicazione e dei partiti della sinistra 114 . A Parma poi<br />

la presenza importante di gruppi repubblicani e massonici fortemente anticlericali<br />

era affiancata dall’espandersi del movimento sindacalista rivoluzionario:<br />

entrambi non faranno altro che amplificare le polemiche contro il clero 115 .<br />

Ma in questo clima <strong>Conforti</strong> né si faceva intimidire, né diminuiva l’attenta<br />

selezione dei candidati all’istituto 116 .<br />

Intanto l’arcivescovo titolare di Stauropoli si inseriva con discrezione nella<br />

vita della diocesi parmense, come un ospite disponibile per molti servizi liturgici<br />

e di predicazione, ma senza alcuna ingerenza nel governo ecclesiastico e<br />

nelle tensioni che continuavano ad attraversare la diocesi. Già nel dicembre<br />

1904 aveva celebrato un solenne pontificale nella chiesa dell’Annunziata per<br />

l’anniversario dell’Immacolata Concezione 117 . Ben presto egli divenne uno<br />

dei predicatori “di cartello” della diocesi parmense in occasioni di solennità,<br />

tridui, celebrazioni di santi 118 . Sostituì anche vescovi confinanti, come mons.<br />

114 Cfr. G. MARTINA, Aspetti dell’anticlericalismo, cit. 63-65; MANFREDI, Vescovi, 445-447<br />

con bibliografia; il “caso Riva” fu determinante per il sorgere delle associazioni in difesa del<br />

clero: Achille ERBA, Preti del sacramento e preti del movimento. Il clero torinese, cit.<br />

115 Ad esempio il documento pubblicato in MANFREDI, Vescovi, 691-693, proprio dell’agosto<br />

1907.<br />

116 Eloquente la lettera ad Armelloni, del 28 luglio 1907 (cfr. autografo in ACSCS, alla<br />

data; FCT 2, 173). Per minacce contro alcuni sacerdoti a Parma in quei mesi del 1907 vedi:<br />

V. SANI, Eventi e accadimenti, cit., 21.<br />

117 Accenni in FCT 13, 78.<br />

118 Queste prestazioni pastorali e celebrative del <strong>Conforti</strong> sono state recentemente chiarite<br />

e documentate adeguatamente, rispetto a qualche incongruenza cronologica quale appare<br />

nei volumi di Teodori (ad esempio, Teodori colloca nell’autunno del 1906 un discorso in<br />

onore della beata Stefana Quinzani, anche se non si precisa la data e se il discorso inserito<br />

è in realtà di diversi anni dopo, e non può essere del 1906 perché si dice nella nota 28 a p.<br />

121 che vescovo di Cremona è mons. Giovanni Cazzani, che in realtà succederà a Bonomelli<br />

alla fine del 1914), da V. SANI, in Eventi e accadimenti, cit., alle pp. 40-48. In queste pagine


226 Capitolo quarto<br />

Pietro Terroni, vescovo di Borgo San Donnino, in occasione di una malattia,<br />

nel marzo 1907 119 , e mons. Bonomelli, di Cremona 120 . In particolare poi<br />

<strong>Conforti</strong>, al posto di Magani, andava a celebrare le cresime “in zone lontane<br />

della diocesi” e in alcuni casi presiedeva solenni celebrazioni in cattedrale 121 .<br />

Un momento di grande richiamo fu il solenne triduo di conclusione delle feste<br />

centenarie di Bernardo degli Uberti, tra l’11 e il 13 novembre 1906: i prelati<br />

invitati a presiedere le celebrazioni furono <strong>Conforti</strong>, Maffi e Ferrari 122 .<br />

Consultando i documenti raccolti dal Teodori ed ora approfonditi da<br />

recenti studi, si ha l’impressione che questo coinvolgimento di <strong>Conforti</strong> sia<br />

stato progressivo: poche occasioni tra la fine del 1904 e il 1905, in crescendo<br />

nel 1906 e 1907 123 . Il fenomeno è del tutto comprensibile, anche perché<br />

nei primi mesi non mancarono a lui periodi di debolezza fisica: poco prima<br />

del Natale 1905 una bronchite lo obbligò al riposo per una settimana 124 ; nel<br />

giugno del 1905 invece confidava al suo fido servitore <strong>Angelo</strong> Calzolari i suoi<br />

“soliti incomodi di stomaco” 125 . Probabilmente lui stesso non si assumeva<br />

molte incombenze in quei periodi di salute ancora malferma.<br />

Dunque, la fine del 1904 e gran parte del 1905 furono per <strong>Conforti</strong> mesi<br />

di diminuito impegno esterno. Non a caso furono dedicati quasi interamente<br />

alla corrispondenza riguardante le trattative con l’Istituto delle Missioni di<br />

San Calogero a Milano, per il vicariato apostolico dell’Henan e il riconosci-<br />

si confermano presenze di <strong>Conforti</strong> a: Parma, il 5 febbraio 1907, nella chiesa dei carmelitani<br />

ove tiene un discorso in occasione dell’anniversario del martirio delle carmelitane di<br />

Compiègne; nell’aprile svolge un discorso in onore di san Francesco di Paola, nella chiesa<br />

cittadina di San Bartolomeo; l’11 maggio predica per le celebrazioni dell’incoronazione della<br />

Madonna delle Grazie a Curtatone in quel di Mantova.<br />

119 Il 29 aprile celebra la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di Mercore, Diocesi<br />

di Borgo San Donnino (cfr. V. SANI, ibid., 41-42 nota 61). Mercore è frazione di Besenzone,<br />

a pochi chilometri da Busseto, Fiorenzuola d’Arda e Cortemaggiore, poco a nord<br />

dell’antica abbazia di Chiaravalle della Colomba.<br />

120 Sostituisce Geremia Bonomelli il 25 agosto, per le cresime a Rivarolo Fuori, oggi<br />

Rivarolo Mantovano, appartenente alla diocesi di Cremona e nella provincia mantovana, a<br />

sud-ovest di Bozzolo, ove avviene il curiosissimo episodio di un supposto attentato alla sua<br />

vita… (cfr. V. SANI, ibid., 47-49).<br />

121 Nell’agosto 1906 aveva scritto all’arcivescovo milanese Ferrari, da Palanzano, luogo<br />

natio di questi, ove si trovava in occasione delle cresime in quel vicariato in piena zona montuosa<br />

(cfr. V. SANI, Parma 1906, cit., 61 nota 57 e 65-74.<br />

122 Ampia documentazione in FCT 15, 129-156 ed ora più ordinata e meglio contestualizzata<br />

in V. SANI, Parma 1906, 77-102.<br />

123 Come si è detto, illumina molto, per l’anno 1907, V. SANI, in Eventi e accadimenti,<br />

cit., 40-48.<br />

124 Cfr. FCT 13, 78-79, 667 e 669.<br />

125 Lettera ad <strong>Angelo</strong> Calzolari; vedila in FCT 13, 866.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

227<br />

mento pontificio della congregazione: lavoro che si poteva sbrigare in Campo<br />

di Marte, a tavolino. <strong>Conforti</strong>, per quanto possiamo arguire dalle sue lettere,<br />

non si sentì emarginato o inattivo: sia perché aveva desiderato un tempo di<br />

ripresa e di raccoglimento, sia perché il suo istituto, in quel periodo, non gli<br />

fece mancare impegni e oggetti cui volgere l’attenzione. Comunque egli non<br />

visse certo una “crisi d’astinenza” da lavoro, e non appena la salute e la congregazione<br />

si misero su binari più sicuri, immediatamente si pose a disposizione<br />

per varie attività pastorali.<br />

Per tutto questo periodo, poi, mons. <strong>Conforti</strong> coltivò le sue relazioni di<br />

amicizia nell’ambiente ecclesiale e cittadino parmense. Anche qui, la varia<br />

corrispondenza raccolta dal Teodori 126 testimonia la molteplicità dei contatti,<br />

senza poter misurare tutto il dialogo “viva voce” condotto in Casa madre e<br />

altrove. Un esempio può essere la vicinanza vissuta dal <strong>Conforti</strong> nei confronti<br />

di Stanislao Solari 127 . L’anziano ufficiale della marina militare, genovese di<br />

nascita ma parmigiano d’adozione, che aveva dedicato gli anni della maturità,<br />

dal 1868, alla sperimentazione della chimica applicata all’agricoltura e aveva<br />

elaborato un sistema economico sostenuto soprattutto dai salesiani, si spegneva<br />

nel suo podere nel comune di San Lazzaro Parmense il 23 novembre 1906.<br />

<strong>Conforti</strong> lo assisteva negli ultimi momenti di vita 128 .<br />

I rapporti tra <strong>Conforti</strong> e Magani, pur poco documentati da fonti scritte, si<br />

mantennero sempre cordiali e di collaborazione: questo avvenne soprattutto<br />

grazie alla saggia distanza che <strong>Conforti</strong> assunse nei confronti della situazione<br />

diocesana. In un caso dovette fronteggiare con diplomazia l’ira di Magani<br />

e del canonico Luigi Leoni, rettore del seminario urbano, che si era sentito<br />

attaccato da un articolista di Fede e Civiltà: la delicatezza di <strong>Conforti</strong> fece sì<br />

che l’episodio non avesse conseguenze negative per Campo di Marte 129 . Ma,<br />

126 Cfr. FCT 15, 103-226, passim.<br />

127 Per alcune notizie e la bibliografia essenziale si veda MANFREDI, Vescovi, 530-535. Ora<br />

si dispone del materiale raccolto in V. SANI, Parma 1906, cit., 27-49, ove tra l’altro è descritto<br />

come il <strong>Conforti</strong> abbia accompagnato con visite frequentissime la lunga agonia del Solari.<br />

128 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 595 nota 411; Paolo BARATTA, Il pensiero e la vita di Stanislao<br />

Solari. Ricordi personali, Parma 1909, 315.<br />

129 Articolo e corrispondenza in FCT 15, 107-109: l’articolista, sotto lo pseudonimo di<br />

Frons Lauri, era don Ernesto Foglia, giovane sacerdote (era stato ordinato nel 1904 a 24 anni),<br />

futuro docente di Lettere nel seminario urbano (una breve memoria in Il Seminario di Parma,<br />

cit.,106-107) e collaboratore del periodico saveriano. L’articolo “incriminato” era una polemica,<br />

abbastanza generica, nei confronti di una certa visione apologetica della storia della chiesa:<br />

oggi lo riterremmo del tutto normale, perfino benevolo, ma non si dimentichi che in quel<br />

periodo, in cui esplodeva la controversia sul modernismo, queste posizioni dovevano sembrare<br />

fin troppo avanzate. Notizie anche nelle testimonianze di Bonardi raccolte in GRAZZI, Il libro,<br />

175-176, ma con imprecisioni di cronologia.


228 Capitolo quarto<br />

crescendo la sua presenza pubblica sullo scenario parmense, probabilmente<br />

<strong>Conforti</strong> fu coinvolto, suo malgrado, nelle voci che cominciarono a circolare<br />

riguardo a un possibile vescovo coadiutore con diritto di successione da<br />

affiancare a Magani. Ne abbiamo una sua riflessione in una lettera a Ferrari<br />

del marzo 1906. In essa, dopo aver commentato brevemente la polemica che<br />

si era innescata tra Magani e i conti Sanvitale riguardante una complicata<br />

vicenda di circoscrizioni ecclesiastiche a Fontanellato 130 , riferiva a Ferrari le<br />

voci sui tentativi di Magani per avere come coadiutore il suo vicario generale<br />

e già segretario vescovile don Pietro Del Soldato, e acutamente osservava:<br />

… la povera nostra diocesi poco avrebbe da rallegrarsene. Mons. Del Soldato non<br />

sarebbe l’uomo adatto, sia perché non possiede tutte le doti che si richiederebbero,<br />

sia anche perché non gode la stima e la simpatia della grande maggioranza del Clero<br />

e del laicato. Si perpetuerebbe forse uno stato doloroso di cose.<br />

Ma subito <strong>Conforti</strong> si ritenne in dovere di puntualizzare la sua posizione<br />

personale:<br />

Non pensi, Eminenza, che io dica questo per secondi fi ni. Parlo unicamente per<br />

l’affetto che porto a questa dilettissima Diocesi, che considero qual madre ed a cui<br />

desidero un migliore avvenire. Assicuro V. E. che non ambisco su questa terra che<br />

una sol cosa: vivere e morire inosservato all’ombra dell’Istituto delle Missioni.<br />

E concludeva chiedendo a Ferrari un ricordo per “la Sua Parma”, un ricordo<br />

sicuramente nella preghiera, ma, altrettanto sicuramente, in eventuali<br />

interventi dell’arcivescovo di Milano presso la Santa Sede 131 .<br />

Possiamo presumere che Ferrari si aspettasse dal suo antico discepolo questa<br />

professione di disinteresse personale. E possiamo altresì dichiarare, alla<br />

luce delle successive vicende, che <strong>Conforti</strong> fosse sincero nel suo desiderio di<br />

dedicarsi esclusivamente all’istituto. Ci si può domandare però se i giudizi e<br />

le impressioni raccontate al “lontano” arcivescovo di Milano fossero anche<br />

esternate, a voce, a qualche esponente del clero e del laicato cattolico parmense.<br />

L’attuale assenza di documentazione e lo stile abituale di <strong>Conforti</strong> fanno<br />

pensare che egli non si aprisse a confidenze come quella usata verso Ferrari,<br />

se non con persone molto fidate e discrete. Dunque probabilmente nel gioco<br />

di voci e di pressioni <strong>Conforti</strong> intervenne molto poco. Anche se, altrettanto<br />

probabilmente, molti potevano immaginare come la pensasse il fondatore del<br />

Seminario missionario. Però sembra che egli non avesse un “suo” partito tra il<br />

130 Sulla vicenda MANFREDI, Vescovi, 596 nota 414.<br />

131 Cfr. copia da autografo, in ACSCS, alla data; FCT 15, 110-112.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

229<br />

clero parmigiano, il che lo rese accetto alla grande maggioranza dei confratelli<br />

quando fu scelto, proprio lui, come coadiutore del Magani.<br />

Avvisaglie di un cambiamento. <strong>Conforti</strong> coadiutore di Magani<br />

Nella lettera del marzo 1906, indirizzata a Ferrari e qui sopra ricordata,<br />

<strong>Conforti</strong> riferiva che i primi tentativi di Magani di avere un coadiutore risalivano<br />

almeno a due anni prima, stando alla testimonianza che aveva raccolto<br />

allora direttamente da Pio X 132 . Quando? Probabilmente questa confidenza di<br />

Pio X risale al viaggio di <strong>Conforti</strong> a Roma nella fine del settembre 1903 133 :<br />

anche perché nella lettera che Magani scriveva in data 1° ottobre 1903 si fa<br />

riferimento a un’udienza di Pio X concessa al Magani un mese prima, quindi<br />

all’inizio di settembre circa 134 . Si noti, peraltro, che Giuseppe Sarto fu eletto<br />

papa all’inizio di agosto del 1903. Dunque, si può ipotizzare questa successione<br />

cronologica: Magani si recò a Roma in udienza dal nuovo papa tra la<br />

fine d’agosto e l’inizio di settembre 1903, sottoponendo a Pio X i suoi punti<br />

di vista riguardo alla situazione critica di Parma, e richiese un coadiutore con<br />

diritto di successione, proponendo il suo ex segretario particolare e ora vicario<br />

generale don Del Soldato. Circa un mese dopo <strong>Conforti</strong> si recò a sua volta a<br />

Roma, e Pio X probabilmente gli chiese un suo parere su Parma, Magani e il<br />

coadiutorato. Non è certo un caso se, a metà ottobre, <strong>Conforti</strong> scriveva brevemente<br />

a Magani per assicurargli la sua vicinanza nelle più recenti tensioni<br />

della diocesi di Parma 135 , e quasi contemporaneamente a Ferrari per esporgli<br />

il proprio punto di vista su Parma e per pregarlo di intervenire presso la Santa<br />

Sede 136 . Nel successivo novembre, Pio X apriva una serie di consultazioni<br />

riservate, che portavano il papa a proporre a Magani di ritirarsi a Roma con<br />

132 Questo l’accenno: “Mi viene riferito che da Mons. Vescovo si stanno reiterando pratiche<br />

presso la S. Sede per avere un Coadiutore con diritto di successione…” (cfr. FCT 15,<br />

111).<br />

133 Cfr. FCT 12, 74. Più tardi, all’inizio di novembre 1903 e a metà dicembre sempre del<br />

1903, <strong>Conforti</strong> si recò a Roma per affari della congregazione ma non incontrò Pio X, o almeno<br />

non risulta (cfr. FCT 12, 77 e 81). Nel 1904 non appaiono viaggi di <strong>Conforti</strong> a Roma.<br />

134 Cfr. FCT 12, 642.<br />

135 Cfr. minuta in ACSCS, alla data 16 ottobre; FCT 12, 641.<br />

136 Cfr. copia da autografo in ACSCS e riportata in FCT 12, 650-654. Da questa lettera<br />

si viene a sapere che <strong>Conforti</strong> aveva anche scritto al Del Soldato, “più a lungo ancora”, ma<br />

“temo che a nulla approderanno le mie povere parole. Che anzi, come mi è stato riferito,<br />

prendendo essi occasione di qualche mia frase, vanno dicendo che io pure sono nel numero<br />

dei protestanti assieme a V. E.”.


230 Capitolo quarto<br />

il titolo di arcivescovo con il ruolo di segretario della Congregazione delle<br />

indulgenze – e, si può aggiungere, una prospettiva cardinalizia –, proposta che<br />

Magani per certo rifiutò 137 .<br />

Probabilmente Pio X era già in precedenza abbastanza informato della<br />

situazione parmense, anche per il suo rapporto di amicizia con l’arcivescovo<br />

Ferrari. Certo è che il “dossier Parma” gli fu brutalmente messo dinanzi dallo<br />

stesso vescovo Magani. E questo, un anno prima che <strong>Conforti</strong> chiedesse di<br />

dimettersi da Ravenna. Proprio in concomitanza con quest’atto, Ferrari, che<br />

trovandosi a Roma a metà settembre del 1904 aveva dato un parere a papa<br />

Sarto riguardo alla situazione di <strong>Conforti</strong>, scriveva al dimissionario arcivescovo<br />

con espressioni che sono tutt’altro che allusioni: “Voglio però sperare che<br />

la Provvidenza La riservi a far del bene ancora e tanto; e una volta ricuperata<br />

florida salute, specie per mezzo di un assoluto riposo, si può bene augurare<br />

che V. E. non solo al Suo Seminario, ma alla cara Diocesi Parmense prodigherà<br />

le Sue forze ed il santo Suo zelo” 138 .<br />

Probabilmente <strong>Conforti</strong> in quel momento non diede molto peso a quelle<br />

parole, anche perché sentiva con certezza di avere ormai poco da vivere. Il<br />

dialogo con Ferrari del 1906 fu comunque anche un tentativo per scongiurare<br />

non solo il pericolo di un coadiutore troppo appiattito sul modo di fare del<br />

vescovo Magani, ma anche un proprio eventuale coinvolgimento. Ma ci vuol<br />

poco a immaginare che Ferrari e papa Sarto si intendessero in un progetto<br />

che appariva in fondo semplice e risolutivo del “dossier Parma”: <strong>Conforti</strong><br />

coadiutore 139 .<br />

Secondo don Enrico Grassi, segretario di Magani e suo biografo, il vescovo<br />

di Parma ipotizzò la soluzione di chiedere un coadiutore nella persona di<br />

<strong>Conforti</strong>, e poi ne ebbe entusiastica approvazione da Ferrari 140 . Alla luce dei<br />

documenti, di questa ricostruzione possiamo dare per certo che l’intervento<br />

137 Cfr. FCT 12, 654-655 e 666-667. In particolare si veda il biglietto di Pio X a Magani<br />

del 19 novembre 1903, in FCT 12, 655 (purtroppo Teodori non specifica la provenienza<br />

archivistica: dall’Archivio segreto vaticano o dall’Archivio diocesano parmense?). La risposta<br />

scritta di Magani non è ancora stata reperita, ma è evidente che la proposta di papa Sarto<br />

non ebbe seguito.<br />

138 Ferrari a <strong>Conforti</strong>, 16 sett. 1904: da copia di autografo in ACSCS, alla data; FCT 13,<br />

536-537.<br />

139 Può essere che Pio X ne parlasse già a <strong>Conforti</strong> nell’udienza del 16 gennaio 1906, realizzatasi<br />

durante il viaggio in cui <strong>Conforti</strong> accompagnava all’imbarco a Napoli i suoi tre missionari<br />

Pelerzi, Uccelli e Armelloni. Quest’ultimo in una testimonianza riferiva dell’inquietudine<br />

e dell’indisposizione fisica di <strong>Conforti</strong> (cfr. E. FERRO, Parma 13 gennaio, cit., 106).<br />

140 Cfr. Enrico GRASSI, Di Mons. Francesco Magani. Ricordi e rilievi, copia anastatica del<br />

volume inedito del 1957, in CSCS, 61-62 e 104.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

231<br />

di Ferrari fu determinante 141 . Nella sua lettera a <strong>Conforti</strong> del 16 settembre<br />

1907, Pio X chiedeva una “carità” anche a nome di Magani, che quindi, in<br />

un modo o nell’altro, si convinse a domandare o ad accettare come coadiutore<br />

il <strong>Conforti</strong> stesso 142 . Probabilmente vari “informatori” avevano anche riferito<br />

che <strong>Conforti</strong> non solo era fuori pericolo, ma che ormai sostituiva Magani<br />

negli impegni sacramentali anche nelle parrocchie di montagna.<br />

Proprio in quei giorni, e precisamente l’8 settembre 1907, veniva pubblicata<br />

l’enciclica Pascendi Dominici gregis, il documento fondamentale, insieme<br />

al decreto Lamentabili del precedente luglio, per la condanna del modernismo<br />

143 . Il pericolo modernista, secondo la Santa Sede, incombeva sul clero<br />

cattolico, in particolare in <strong>Italia</strong>. Sistemare le questioni pendenti diventava<br />

una condizione necessaria per tenere sotto controllo i focolai di eresia: questo,<br />

si può ritenere, fu uno dei motivi di questa scelta di Pio X.<br />

Significativamente, il biglietto di Pio X fu recapitato dallo stesso Magani<br />

a <strong>Conforti</strong>, che quindi poteva avere la certezza che il vescovo di Parma fosse<br />

al corrente e approvasse. Della risposta di <strong>Conforti</strong> s’è già parlato nel capitolo<br />

riguardante il suo servizio di vicario generale 144 . In sintesi, <strong>Conforti</strong> provò a<br />

dare motivazioni contrarie alla sua nomina: “Conosco troppo bene persone<br />

e cose per poter asserire che la mia promozione a Coadiutore non servirebbe<br />

punto a migliorare indirizzo e inutili tornerebbero all’uopo i miei buoni uffici,<br />

come già ebbi a sperimentare per il passato”. Dunque, innanzitutto, una<br />

situazione in cui <strong>Conforti</strong> si sentiva già “giocato” e senza spazi di manovra.<br />

Inoltre, anche nel momento in cui dovesse succedere a Magani e quindi con<br />

i pieni poteri, la realtà parmense era talmente compromessa che <strong>Conforti</strong><br />

non si sentiva di aver le forze per cambiare rotta. Naturalmente poi <strong>Conforti</strong><br />

si affidava alla Provvidenza e all’obbedienza al pontefice, aggiungendo piena<br />

sottomissione all’enciclica antimodernista.<br />

141 Silvana BARONCINI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong> nel primo periodo dell’episcopato a<br />

Parma, cit.; nel volume, a p. 37 nota 1, parla di una lettera di Maffi a Ferrari del 25 agosto<br />

1907 sulla nomina di <strong>Conforti</strong> a coadiutore di Parma (Archivio arcivescovile di Milano,<br />

Epistolario Ferrari, n. 2077): Ferrari si sarebbe dunque confrontato anche con Maffi?<br />

142 Vedi autografo a grafia del papa stesso in ACSCS, alla data, ora pubblicato nella veste<br />

originale e a colori in V. SANI, Eventi e accadimenti, cit., 52-54: un biglietto che è un capolavoro<br />

di diplomazia.<br />

143 Testo in Civiltà Cattolica 58 (1907) III, 708-753.<br />

144 FCT 15, 230-233. Per la lettera a Pio X del 18 settembre 1907, nella veste di autografo<br />

secondo le giacenze archivistiche della Segreteria di Stato vedi FCT 15, 230-233. Riproduzione<br />

fotografica della minuta in V. SANI, Eventi e accadimenti, cit., 59-60. Sulle differenze<br />

tra minuta e testo definitivo, confronta nello stesso articolo le pp. 55-56.


232 Capitolo quarto<br />

S’è già detto dell’importanza di questa lettera per comprendere la posizione<br />

psicologica e spirituale di <strong>Conforti</strong> verso Magani. Si aggiunga qui un altro<br />

dato, più contingente. Magani, pur essendo anziano, precisamente settantanovenne<br />

essendo nato nel 1828, era ancora in buona salute, lucido e con<br />

un notevole vigore per l’età. Ci si poteva immaginare un periodo piuttosto<br />

prolungato, forse qualche anno, in cui titolare e coadiutore convivessero nella<br />

diocesi, in una situazione tipica che molte battute di spirito clericali dipingono<br />

come tesa e precaria. <strong>Conforti</strong> probabilmente non era certo di reggere lo<br />

stress psicofisico di una posizione delicata, in cui con ogni probabilità avrebbe<br />

dovuto svolgere le mansioni più impegnative, ad esempio le cresime in montagna,<br />

senza essere partecipe delle decisioni del capo della diocesi, perché,<br />

come era possibile allora nel diritto canonico, il vicario generale sarebbe stato<br />

comunque don Del Soldato. E, in caso di tensioni e decisioni dolorose per il<br />

clero o i laici, <strong>Conforti</strong> sarebbe stato comunque accomunato a Magani, Del<br />

Soldato e Grassi come responsabile degli sconquassi.<br />

Il breve di nomina è datato al 24 settembre 1907, meno di dieci giorni<br />

dopo la richiesta di Pio X 145 . Fu reso noto dal Magani il successivo 2 ottobre,<br />

con una lettera alla diocesi 146 . In essa Magani rivendicava il merito di aver<br />

indicato “un nome caro al nostro cuore non solo, ma bene accetto e stimato<br />

pure dai nostri diocesani”, tracciava un panegirico del suo nuovo coadiutore,<br />

e aggiungeva un’indicazione molto chiara:<br />

Ad evitare poi gl’inconvenienti e i malintesi che mai potessero insorgere, uffi cialmente<br />

dichiariamo che per il conferimento della coadiutoria con successione nulla<br />

è innovato nell’andamento dell’amministrazione diocesana e degli uffi ci curiali che<br />

procedono col personale che gode tutta la nostra fi ducia e colle forme in corso, e neppure<br />

nei rapporti gerarchici, modulati in conformità della giurisprudenza canonica.<br />

La lettera si chiude con l’evocazione dei tempi cupi e tristissimi in cui brilla<br />

però Maria, la Stella Maris a cui ricorrere con il rosario.<br />

<strong>Conforti</strong> ringraziava Pio X della fiducia, e da lì in avanti doveva far correre<br />

molto la penna per rispondere alle tante congratulazioni, sincere o di rito che<br />

fossero 147 . In particolare a Ferrari, che gli scriveva da Pescarenico il 7 ottobre,<br />

145 Cfr. la pergamena autografa in ACSCS, riprodotta, con traduzione italiana, in V. SANI,<br />

ibid., 57-58 e in sola versione latina in FCT 15, 235-238.<br />

146 La lettera “Al Rev. Clero e all’amatissimo popolo della città e diocesi” venne pubblicata<br />

sul giornale cattolico La Realtà, nel numero di sabato 1907, alle pp. 1-2 (vedila pure in<br />

FCT 15, 236-239 e in V. SANI, Eventi e accadimenti, cit., 58-61).<br />

147 Cfr. FCT 15, 241-279. Riproduzione fotografica di tutta la corrispondenza gratulatoria<br />

in E. FERRO, Appendice prima. Parma per <strong>Conforti</strong> coadiutore, in Parma negli anni<br />

12/2007, 79-154.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

233<br />

<strong>Conforti</strong> rispondeva affermando che la certezza di obbedire al papa era per lui<br />

di conforto, “in mezzo alle molte ragioni che ho di rattristarmi”; e confidava<br />

di aver pensato di far intervenire il Ferrari come intercessore presso Pio X per<br />

evitare la nomina, ma di essersi astenuto dallo scrivere a Ferrari, “dubitando<br />

che alla medesima non fosse del tutto estranea”: benevolo e sorridente rimprovero,<br />

che i documenti sopra citati non possono che confermare 148 .<br />

<strong>Conforti</strong> aveva motivi oggettivi di preoccupazione, sia riguardo allo stile<br />

di governo di Magani, riaffermato appunto con la sua lettera di notificazione<br />

del breve papale; sia riguardo alla propria capacità di reggere fisicamente in<br />

situazioni di fatica e tensione psicologica. Le sue espressioni di modestia e di<br />

fiducia nel valore dell’obbedienza sono indubbiamente sincere e sentite, e non<br />

di circostanza. La richiesta di Pio X non era una promozione ma una prospettiva<br />

di fatiche, problemi e umiliazioni, pur essendo comunque anche una<br />

conferma della stima e della fiducia di papa Sarto nei confronti del giovane<br />

ex arcivescovo di Ravenna. Una scelta coraggiosa, sia da parte del papa che di<br />

<strong>Conforti</strong>: entrambi erano coscienti del passato, dolorosamente segnato da un<br />

“fallimento” e dalle dimissioni.<br />

Tra le lettere gratulatorie del mese di ottobre e il 12 dicembre non si hanno<br />

praticamente documenti scritti riguardanti <strong>Conforti</strong>, se si eccettua la richiesta<br />

ufficiale di exequatur come coadiutore 149 . <strong>Conforti</strong> probabilmente iniziò a frequentare<br />

di nuovo la curia, mentre continuava a vivere a Campo di Marte e,<br />

forse, a insegnare nel “suo” seminario. Lentamente disponeva delle decisioni<br />

pratiche riguardanti il suo nuovo ruolo e cercava di adattarsi a una situazione<br />

spinosa. Il suo ministero sarebbe andato “a regime” tra Natale e gli impegni<br />

celebrativi della Pasqua e delle cresime, in primavera. Sappiamo invece che<br />

cosa avvenne. Improvvisamente, alle dieci del mattino del 12 dicembre 1907,<br />

Magani spirava per “aneurisma” ovvero “paralisi cardiaca”, cioè, oggi si direbbe,<br />

d’infarto cardiocircolatorio. <strong>Conforti</strong> non fece in tempo ad arrivare per<br />

vederlo morire, “circondato dall’affetto de’ suoi famigliari e confortato da<br />

carismi di nostra Santa religione”, come recitava il telegramma inviato da lui<br />

prontamente alle autorità civili 150 .<br />

148 <strong>Conforti</strong> a Ferrari, il 9 ottobre 1907: cfr. copia da autografo in ACSCS; FCT 15,<br />

245.<br />

149 Cfr. FCT 15, 92. Sugli ultimi atti di Magani si veda P. BONARDI, Mons. Magani al tramonto,<br />

in Parma negli anni 12/2008, 201-250 (con una finale valutazione della storiografia<br />

che chi scrive non si sente di condividere né per metodo né per esito).<br />

150 Cfr. FCT 15, 284, ove in nota è riportata la cronaca della Gazzetta di Parma che<br />

brevemente racconta le ultime ore dell’anziano vescovo. Si veda pure V. SANI, Eventi e accadimenti,<br />

cit., 69-76.


234 Capitolo quarto<br />

Nulla faceva immaginare, solo due mesi prima, che l’anziano ma ancora<br />

vigoroso Magani avrebbe così presto passato la guida della diocesi di Parma al<br />

suo ex vicario generale. Senza bisogno di altre consultazioni e con ben poche<br />

formalità, la cattedra di Bernardo degli Uberti aveva già immediatamente un<br />

nuovo titolare: Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

Per una sintesi<br />

L’intermezzo tra l’autunno 1904 e l’inverno 1907 è stato letto dall’agiografia<br />

confortiana con l’aggettivo “provvidenziale”, teologicamente e spiritualmente<br />

utile, da un punto di vista storico non appropriato. Certamente lo<br />

svolgersi dei fatti mostra come la svolta dell’inverno 1905 - primavera 1906,<br />

cruciale per la vita dell’istituto e per la costituzione del vicariato dell’Henan<br />

occidentale, fosse seguita da <strong>Conforti</strong> in una fase totalmente libera da altre<br />

responsabilità. Bisogna però aggiungere che sia l’invio dei primi missionari<br />

nel cuore del Celeste impero, sia le pratiche per una definitiva approvazione<br />

dell’istituto erano iniziate prima delle dimissioni di <strong>Conforti</strong> da Ravenna.<br />

Certo, questi “processi” in corso furono seguiti, accelerati, condotti a buon<br />

fine anche e soprattutto grazie alla disponibilità di tempo che il fondatore<br />

poteva dedicare da “arcivescovo di Stauropoli”. A posteriori si può dunque<br />

affermare che quel periodo di ritiro e di cura della salute dell’ex arcivescovo<br />

di Ravenna fu anche determinante per la stabilizzazione delle sorti della congregazione<br />

saveriana. Anche se bisogna aggiungere che un aspetto importante<br />

per la vita della congregazione stessa, cioè una legislazione interna compiuta,<br />

venne in realtà in tempi successivi, dopo la necessaria prova della vita missionaria<br />

in Cina con un numero sufficiente di sacerdoti.<br />

Ma al di là delle approvazioni romane, questa fase della vita di <strong>Conforti</strong><br />

vede l’emergere sempre più chiaro, negli scritti a Propaganda e ai pionieri<br />

saveriani in Cina, dell’ideale confortiano. Non sono del tutto chiarite le trattative<br />

che, anche su pressione di Roma, si svolsero tra il fondatore dei saveriani<br />

e altri istituti missionari, in particolare con i missionari lombardi che più<br />

avanti si chiameranno Pontificio Istituto Missioni Estere. Se si considera che<br />

proprio San Calogero aveva ispirato sia la vocazione missionaria del giovane<br />

sacerdote, sia una parte delle primitive regole, tutto poteva far pensare a una<br />

possibile confluenza. In realtà, <strong>Conforti</strong> aveva espresso già in precedenza il<br />

suo progetto di congregazione religiosa con voti, e il nulla di fatto nei tentativi<br />

di unione con Milano e il Collegio Santi Pietro e Paolo di Roma mostrò la<br />

sua fedeltà a questo disegno originario. In questo, si può credere che <strong>Conforti</strong>


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

235<br />

sia stato confermato sia dall’esperienza dei suoi primi discepoli in Cina, sia<br />

dai contatti con le costituzioni dei missionari di Scheut, a loro volta religiosi<br />

dedicati interamente alle missioni estere.<br />

Parimenti, in quegli anni <strong>Conforti</strong> seguiva direttamente la vita dell’istituto<br />

in Campo di Marte: pochi allievi, solo dalla “quinta ginnasio”, con un lento<br />

ma progressivo apporto di giovani provenienti non più solo dai dintorni di<br />

Parma, ma addirittura dalla Toscana e dalla Sicilia. Anche in epoche di scarsità<br />

di vocazioni, come fu il 1907 a causa dell’ondata anticlericale scatenata<br />

nell’opinione pubblica, <strong>Conforti</strong> non venne meno a una selezione accurata<br />

dei candidati all’istituto, pur sapendo che in Henan c’era bisogno di forze. In<br />

questo, l’esperienza di educatore nel seminario di Parma aveva plasmato profondamente<br />

il <strong>Conforti</strong>, che resterà sempre fedele a questo aspetto di precisa<br />

attenzione pedagogica.<br />

Inoltre, questo tempo di pausa rispetto all’impegno di responsabilità pastorale<br />

potrebbe aver favorito in <strong>Conforti</strong> una sorta di “decantazione” dell’esperienza<br />

ravennate. Qui il condizionale, come si usa dire, è d’obbligo: nessuno<br />

dei suoi scritti nati in questo periodo ci offre una rilettura dei brevi anni<br />

nella città adriatica. Potremmo quasi dire che <strong>Conforti</strong> non amava parlare di<br />

Ravenna. Anche per comprensibili motivi di riserbo e rispetto nei confronti<br />

del suo successore e del clero, di cui avrebbe potuto raccontare molte cose,<br />

non tutte edificanti. Però, se vale quanto l’esperienza consueta della psicologia<br />

adulta ci restituisce, il tempo abbastanza consistente tra l’ottobre 1904 e la<br />

nomina a coadiutore di Magani a Parma dovrebbe aver lavorato a favore di<br />

una lettura più serena dell’esperienza ravennate, oltre che al ristabilimento<br />

in buona salute, fino al poter cresimare i bambini delle montagne delle valli<br />

dell’Enza e del Cedra.<br />

Probabilmente la sintesi definitiva tra ministero episcopale e vocazione<br />

missionaria si avrà più avanti, con la ripresa dell’impegno pastorale a Parma e<br />

le successive vicende dell’istituto e della missione cinese. Era probabilmente<br />

necessaria una “decompressione” psicologica, e i trentacinque mesi che s’è<br />

cercato qui di raccontare ebbero anche questa funzione. Si può ipotizzare che,<br />

anche grazie a questa fase di transizione, <strong>Conforti</strong> poté affrontare con maggior<br />

forza e convinzione il ministero parmense.<br />

Bisogna comunque dare atto a Pio X e a chi lo aveva consigliato di aver<br />

giocato una scommessa non lieve su <strong>Conforti</strong>, richiamandolo all’impegno<br />

attivo a Parma. Certo l’intuito di papa Sarto e di Ferrari portava a pensare che<br />

Ravenna fosse stato un trauma troppo pesante, che come tale non si sarebbe<br />

riproposto; e che i problemi di salute di <strong>Conforti</strong> si fossero sufficientemente<br />

risolti con il triennio “sabbatico” a Campo di Marte. Però nulla garantiva che


236 Capitolo quarto<br />

i problemi polmonari e di stress non fossero pronti a tornare a galla, dopo un<br />

periodo di pressione quale si poteva prospettare nella convivenza con Magani.<br />

Tanto più che se Ravenna era una realtà complessa e piena di tensioni, e<br />

geograficamente anomala, Parma era comunque oggettivamente una diocesi<br />

molto più estesa, più popolosa e con molte più parrocchie 151 . E neppur a<br />

Parma mancavano le tensioni nel clero. E, fenomeno pressoché inesistente a<br />

Ravenna, molte parrocchie erano vacanti, a volte da anni. Ci si poteva anche<br />

lamentare della distanza tra Ravenna e le remote parrocchie dell’argentano:<br />

ma i 52 km circa di pianura tra Ravenna e Portomaggiore non erano paragonabili<br />

ai 90 km tra Parma e Rigoso, quasi tutti di pessime strade di montagna.<br />

L’intuizione si dimostrò senza dubbio vincente, ma questo non deve<br />

diminuire la considerazione del coraggio dimostrato da Pio X nella proposta,<br />

e della disponibilità vissuta da <strong>Conforti</strong> nell’accettazione.<br />

Al di là della già citata lettera pastorale di saluto a Ravenna, com’è ovvio<br />

non sono molti gli scritti confortiani “ufficiali” di questo periodo. Si tratta<br />

per lo più di omelie di genere panegiristico. In esse, al di là dello stile tipico<br />

di queste composizioni, con alcune tecniche di introduzione al discorso che<br />

probabilmente erano le preferite dal <strong>Conforti</strong> 152 , si riscontra una fedeltà convinta<br />

al dogma, in particolare riguardo all’Immacolata Concezione 153 ; una<br />

continua riaffermazione della santità come forza di sostegno alle migliori<br />

virtù civili 154 ; un’assunzione del progetto di Pio X di instaurazione della vita<br />

151 Una statistica desunta da un censimento statale, ed estremamente precisa, nel 1881<br />

conta per Ravenna 65 parrocchie e 93.050 abitanti; per Parma 316 parrocchie e 204.234<br />

abitanti: più del doppio di popolazione. Cfr. MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COM-<br />

MERCIO. DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA, Circoscrizioni ecclesiastiche in relazione colle<br />

circoscrizioni civili secondo il censimento del 31 dicembre 1881, Roma 1885, 249 e 263.<br />

152 Nei discorsi di tipo mariano, <strong>Conforti</strong> inizia con un preambolo molto “affettivo” e<br />

a un certo punto afferma di aver così, quasi spontaneamente, delineato l’ordine dell’esposizione,<br />

come se fosse un percorso spontaneo, dettato dall’emotività (cfr. FCT 13, 642 e,<br />

identico, in FCT 15, 193). Il <strong>Conforti</strong>, come spesso si usava e si usa ancor oggi, travasava<br />

diversi paragrafi del discorso per il dogma dell’Immacolata del dicembre 1904 nel discorso<br />

nel Santuario della Madonna delle Grazie a Curtatone del maggio 1907. Nei panegirici di<br />

Bernardo degli Uberti e delle carmelitane martiri di Compiègne, afferma che non farà altro<br />

che esporre i fatti, senza artifici retorici (cfr. FCT 15, 143 e 168). Come sa chi pratica questi<br />

testi, la retorica è un’arte che si afferma negando sé stessa.<br />

153 Si veda, come esempio, l’omelia tenuta a Ravenna in basilica metropolitana, l’8 dicembre<br />

1904 per il 50° della Definizione dogmatica, in FCT 13, 640-652.<br />

154 Lo si deduce da qualche passo del discorso per il centenario di consacrazione episcopale<br />

di Bernardo degli Uberti, fatto in duomo a Parma, l’11 novembre 1906 (cfr. FCT 15,<br />

144-145).


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

237<br />

sociale in Cristo 155 . Nel discorso in onore delle carmelitane di Compiègne,<br />

tenuto in Oltretorrente nel febbraio 1907, non potevano mancare aperti<br />

riferimenti alla Francia delle leggi di separazione, che sembrava in via di<br />

replicare le efferatezze della rivoluzione 156 ; per cui il grande impegno, con la<br />

preghiera, era, secondo <strong>Conforti</strong>, da rivolgere a mantenere integra in <strong>Italia</strong> la<br />

fede dei padri, per evitare di ricadere negli stessi errori 157 . C’è, in un discorso<br />

di cui non si ha il testo completo ma solo un resoconto giornalistico, un<br />

accenno interessante al modernismo, paragonato in pericolosità a materialismo<br />

e razionalismo 158 .<br />

Mi sembra di poter dire che per ora non si può individuare molto di più<br />

per la biografia confortiana da questi discorsi, ma sembra naturale, proprio a<br />

partire dal genere letterario, chiedere a queste pagine soprattutto il pensiero<br />

155 Nello stesso discorso su san Bernardo, <strong>Conforti</strong> prosegue: “Noi pure, o fratelli, fidenti<br />

nella stessa causa lavoriamo incessantemente all’attuazione di quel grandioso programma<br />

tracciatoci dal magnanimo Pio X: ‘Instaurare omnia in Christo’, ristorare ogni cosa in Cristo.<br />

Tutti, tutti nello stato e nella condizione in cui la divina Provvidenza ci ha collocati cooperiamo<br />

a questa restaurazione indispensabile e salutare, a riconsacrare la società, a condurla ai<br />

piedi di Cristo” (cfr. FCT 15, 154).<br />

156 Vedi il testo in FCT 15, 167-180.<br />

157 Può esserne esempio un capoverso finale dell’omelia per l’Immacolata, dell’8 dicembre<br />

1904: “Stringiamoci vieppiù a Gesù ed alla sua religione nella quale soltanto possiamo sperare<br />

salute e Maria Immacolata sia l’anello misterioso che ci unisce. La patria nostra si conservò<br />

sempre cattolica attraverso le religiose e politiche vicende di 19 secoli, anzi essa è la patria<br />

per eccellenza del sentimento religioso, il quale maestosamente rifulge in cento tipi, sotto<br />

qualunque forma nel regno delle scienze, delle lettere e delle arti; non rinnegherà quindi le<br />

gloriose sue tradizioni” (cfr. FCT 13, 651).<br />

158 È l’omelia tenuta a Parma, nella chiesa di San Bartolomeo, ai primi di aprile del 1907,<br />

in onore di san Francesco di Paola. Tra l’altro, <strong>Conforti</strong> proclama: “Ma parlare di virtù e di<br />

santità è ostico al nostro mondo. A ragione dunque la festività del Santo da Paola con i suoi<br />

insegnamenti si oppone alle tre principali aberrazioni che trascinano il mondo nei rapporti<br />

del Santo e della Santità: il razionalismo, il materialismo, il modernismo. Il primo che rigetta<br />

la Santità perché non ne sa indovinare né l’importanza, né la natura; il secondo che la disprezza<br />

perché esso non vede più in là del senso e della materia; il terzo che tenta distruggerla<br />

sottraendola agli insegnamenti della Chiesa, e scuotendo le basi della fede, in modo da creare<br />

un tipo di santità, che non ha nulla del Santo vero. Da qui è facile a San Francesco di Paola<br />

dimostrare che la santità è quindi anche la salvaguardia più sicura della convivenza sociale.<br />

Si aggiunga poi che dall’insieme delle prove e dei fatti arrecati si manifesta come religione,<br />

chiesa e santità sono inseparabili, onde dovrebbero persuadersi i Modernisti che sono in errore<br />

quando vogliono crearsi del santo un concetto tutto nuovo, contrario alle sacre lettere, alle<br />

cristiane tradizioni, alle infallibili dottrine della Chiesa” (cfr. FCT 15, 188-181; purtroppo<br />

Teodori non precisa la provenienza – da La Realtà ? Da La Giovane Montagna…? – dell’ampio<br />

resoconto che egli riporta in calce al testo, ove è detto: “L’omelia fu ascoltata da principio alla<br />

fine con religioso silenzio eccitando in tutti una visibile soddisfazione”).


238 Capitolo quarto<br />

di <strong>Conforti</strong> su alcuni elementi di fede e su qualche tema dell’attualità in corso<br />

nei primi anni del XX secolo.<br />

È dunque, questo triennio 1904-1907, un tempo segnato più dal silenzio<br />

pubblico e da un’attività continua ma nascosta e informale. Ma anche questa<br />

sorta di “posizione d’ombra” dice un aspetto non poco rilevante della figura<br />

di <strong>Conforti</strong>.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, 13 gennaio 1906:<br />

la prima foto che ritrae G. M. <strong>Conforti</strong> con saveriani partenti.<br />

Da sinistra: Pietro Uccelli, oggi servo di Dio; Leonardo Armelloni; Eugenio Pellerzi.<br />

239


240 Capitolo quarto<br />

Saveriani in Cina nei primi mesi del 1907.<br />

Da sinistra, seduti: Giuseppe Brambilla, Antonio Sartori, Calza Luigi Prefetto apostolico,<br />

Giovanni Bonardi, Eugenio Pellerzi.<br />

In piedi: Vincenzo Dagnino, Leonardo Armelloni, Disma Guareschi, Pietro Uccelli.


<strong>Conforti</strong> a Campo di Marte<br />

241<br />

Autografo della lettera<br />

di Pio X, che chiede<br />

a G. M. <strong>Conforti</strong><br />

di poterlo nominare<br />

Coadiutore con diritto di<br />

successione del vescovo<br />

di Parma.<br />

(Memorie <strong>Conforti</strong>ane<br />

Saveriane).


242 Capitolo quarto<br />

Parma, Strada per Colorno, antica chiesa dei Santi Rocco e Leonardo,<br />

martedì 15 ottobre 1907: G. M. <strong>Conforti</strong> benedice il matrimonio tra suo nipote Giuseppe Bocchi e Maria Maghenzani.


La diocesi nello sciopero agrario<br />

CAPITOLO QUINTO<br />

CONFORTI VESCOVO A PARMA<br />

1907-1915<br />

<strong>Conforti</strong> prende possesso solenne della diocesi il 25 marzo 1908, dopo<br />

l’exequatur 1 e secondo le ritualità e i passaggi canonici tradizionali. Rispetto al<br />

suo predecessore, che in pochi giorni era riuscito ad alterare il clima diocesano,<br />

la tempistica scelta dal <strong>Conforti</strong> è molto più prudente e posata. Per diverse<br />

settimane egli continua a vivere con i suoi allievi missionari e a spiegare a<br />

loro i vari punti del regolamento, secondo la testimonianza del diario del giovane<br />

suo alunno Amatore Dagnino raccolta da Luigi Grazzi 2 . Probabilmente<br />

il nuovo vescovo sceglie di muoversi con calma per evitare nuovi traumi a una<br />

realtà diocesana già parecchio tesa. Di fatto i suoi interventi sono ulteriormente<br />

rallentati dalla proclamazione dello sciopero agrario.<br />

Rievochiamo qui sinteticamente i fatti 3 . Da alcuni anni il controllo della<br />

1 Se ne interessò anche il cognato <strong>Angelo</strong> Piva, che contattò a Roma il deputato parmense<br />

onorevole Emilio Faelli (cfr. FCT 15, 308 e l’intero Parma negli anni 13/2008).<br />

2 Molti brani di questo diario, quelli relativi all’anno 1907 e 1908 soprattutto, sono<br />

stati ripresi da GRAZZI in Il libro, cit., alle pp. 312-345, e recentemente da V. SANI in Eventi<br />

e accadimenti, cit., 68-78. Dal diario sappiamo che <strong>Conforti</strong> si recò a Roma e più avanti<br />

anche a Milano, per l’ordinazione del suo ex vicario generale a Ravenna, Luigi Marelli,<br />

come vescovo di Bobbio. Per altra documentazione sui primi tre mesi del 1908 cfr. FCT<br />

15, 329-391.<br />

3 Questa una bibliografia sommaria sullo sciopero: Renato NICOLAI, Emilia riformista e<br />

<strong>Italia</strong> giolittiana. Reggio Emilia e Parma, Milano 1977; Lo sciopero agrario del 1908: un problema<br />

storico. Atti del convegno tenutosi a Parma l’1 e 2 dicembre 1978, a cura di Valerio CER-<br />

VETTI, Parma 1986; P. BONARDI, Cattolici parmensi e sciopero agricolo del 1908, Parma 1989;<br />

S. ADORNO, Gli agrari di Parma nell’età giolittiana tra politica, amministrazione e interessi, in<br />

Municipalità e borghesie padane, cit., 153-172; Pier Luigi SPAGGIARI, Dalla decadenza alla<br />

rivolta. Fatti e figure di Parma dal 1859 al 1908, Parma 1995; Roberto SPOCCI, Alle origini<br />

del movimento sindacale a Parma. I lavoratori della terra e l’organizzazione sindacale, in Così il<br />

lavoro redento alfin sarà, Parma 2005, 19-109; P. BONARDI, Uno sciopero che fa tremare l’<strong>Italia</strong>,


244 Capitolo quinto<br />

Camera del lavoro, centro propulsore del sindacato di sinistra nella provincia,<br />

era stato assunto dal sindacalismo rivoluzionario, ala estremista del movimento<br />

socialista. I sindacalisti rivoluzionari, che ebbero per molto tempo rapporti<br />

con il giovane leader socialista di Forlì Benito Mussolini, si ispiravano all’elaborazione<br />

teorica di Georges Sorel, che immaginava l’innesco del processo<br />

rivoluzionario, garanzia per il proletariato di giungere al potere, attraverso<br />

una serie di scioperi riguardanti rivendicazioni concrete e contingenti degli<br />

operai e dei braccianti. Il sindacato, quindi, avrebbe avuto il ruolo di avanguardia<br />

della rivoluzione, premendo per la proclamazione, l’organizzazione e<br />

il prolungamento degli scioperi, ma in funzione di un crescendo di tensioni<br />

e di scontri fino all’esplodere della definitiva rivoluzione 4 . Leader del sindacalismo<br />

rivoluzionario italiano fu in questi primi anni del Novecento Alceste<br />

De Ambris, originario di Licciana Nardi nel Pontremolese, capo della Camera<br />

del lavoro parmigiana dal 1907 5 . Parma era stata dunque scelta, in qualche<br />

modo, come punto di partenza dell’esperimento sindacalista rivoluzionario.<br />

Le diverse leghe sindacali socialiste erano state quasi tutte conquistate dal<br />

De Ambris, salvo quelle della zona di Borgo San Donnino, tradizionalmente<br />

legate all’ala più moderata del socialismo, il cosiddetto “riformismo”. Già<br />

negli anni precedenti, alcuni importanti scioperi, come quello delle bustaie<br />

della città nel 1907, avevano costituito una sorta di prova generale dell’atto<br />

di forza rivoluzionario 6 . De Ambris, pur suscitando notevoli diffidenze nella<br />

classe dirigente socialista, era un tribuno apprezzato dalle folle, soprattutto,<br />

pare, femminili.<br />

Nella primavera del 1908 si innescarono una serie di tensioni tra il sindacato<br />

e i proprietari agricoli, che per la prima volta operavano in un coordinamento<br />

molto stretto con l’Associazione agraria, il cui presidente, avvocato<br />

Lino Carrara (Busseto 1869-1955), era deciso a non cedere alle pesanti<br />

richieste sindacali, ma a muovere la classe dei possidenti in maniera unitaria.<br />

La situazione dunque rispondeva perfettamente alle teorizzazioni del Sorel<br />

sull’innesco del movimento rivoluzionario. De Ambris cavalcò la tensione,<br />

proclamando lo sciopero agrario in concomitanza con la stagione del raccolto<br />

del frumento. I braccianti si organizzarono per resistere molti giorni, e rice-<br />

in Parma negli anni 13/2008, 99-126, con annessa Appendice a cura di E. FERRO, 127-132; e<br />

quella indicata in MANFREDI, Vescovi, 446-447 e note.<br />

4 Su Georges Sorel (Cherbourg 1847 - Boulogne-sur-Seine 1922) cfr. Giuseppe SANTO-<br />

NASTASO, in Enciclopedia Filosofica, Venezia - Roma 1957, 798-801.<br />

5 Su De Ambris cfr. Ferdinando CORDOVA, in DBI 33, Roma 1987, 214-221.<br />

6 P. L. SPAGGIARI, Il sindacalismo rivoluzionario a Parma. I: Lo sciopero delle bustaie del<br />

1907, in Aurea Parma 53 (1969) 3-49. Cfr. V. SANI, Eventi e accadimenti, cit., 22-25.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

245<br />

vettero la solidarietà da tutti i centri del socialismo italiano. Raccolte di fondi<br />

e di generi, ospitalità dei bambini dei contadini si realizzarono in varie città<br />

del nord <strong>Italia</strong>. L’“Agraria” invece si mosse per reclutare “liberi lavoratori”, che<br />

i socialisti chiamavano dispregiativamente “crumiri”, da altre zone della Pianura<br />

Padana, e per proteggerli dai picchetti e dalle aggressioni dei braccianti,<br />

non solo chiedendo l’aiuto delle forze dell’ordine e dei militari, ma organizzando<br />

vere e proprie squadre armate formate da giovani figli dei proprietari<br />

terrieri 7 .<br />

Lo sciopero si diffuse nella media pianura attorno a Parma e nella collina,<br />

in un crescendo di tensioni e provocazioni, in uno stato di militarizzazione<br />

del territorio. Il governo di Giolitti 8 professava la neutralità nel conflitto, ma<br />

di fatto dava indicazioni al prefetto perché carabinieri e soldati scortassero i<br />

“liberi lavoratori”. Per lunghe settimane il parmense visse un clima di violenza<br />

minacciata e spesso vissuta, da entrambe le parti. I cattolici organizzati, vicini<br />

al deputato Giuseppe Micheli e al movimento cooperativistico “bianco” della<br />

montagna, sceglievano di appoggiare, sia pure con riserva, gli “agrari” 9 .<br />

Il nuovo vescovo, i cui movimenti erano chiaramente limitati da questa<br />

situazione, in una lettera pastorale del 16 aprile 1908, quindi poco prima<br />

della proclamazione dello sciopero, nell’occasione del giubileo sacerdotale di<br />

Pio X, affrontava direttamente il tema 10 . Il suo è un appello alla pace e all’impegno<br />

che le due parti in conflitto devono avere per cercare sì i miglioramenti<br />

delle rispettive situazioni, ma, “anche con qualche loro sacrificio”, ponendo al<br />

primo posto la ricerca del bene comune. Seguono due accorati appelli ai “figli<br />

della fatica, lavoratori del campo e dell’officina” e ai “ricchi, possidenti, capitalisti”.<br />

Ai primi, “oggetto di predilezione per il Redentore”, si raccomanda di<br />

cercare una condizione migliore, ma evitando di ascoltare “coloro che sempre<br />

7 “Una schiera numerosa, pugnace ed ardita di giovani, che nella vita privata saranno<br />

stati quel che si vuole, ma che una volta tanto sentirono l’esaltazione e l’ebbrezza della difesa<br />

generosa di una causa evidentemente sacra, si avventò fervidamente all’opera, pronta e decisa<br />

a tutto. Così si vuotarono le stalle, si scortarono all’arrivo e nella distribuzione i liberi lavoratori,<br />

si compirono i lavori più urgenti nella zona dello sciopero ecc.” (da Igino COMELLI, Il<br />

fenomeno parmense, in La scuola cattolica 36/2 (1908) 286.<br />

8 Era il secondo ministero di Giovanni Giolitti, e durò dal maggio 1906 al dicembre<br />

1909 (cfr. M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 109-111).<br />

9 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 607 e nota 454.<br />

10 Cfr. Notificazioni diverse, Tipografia Vescovile, Parma 1908, pp. 23. Il documento,<br />

che contiene un’esortazione per il Giubileo sacerdotale di Pio X e due atti pontifici (uno<br />

sulla conservazione dei documenti e monumenti da parte del clero, e il decreto Ne temere<br />

in materia matrimoniale), si chiude con un appello alla pace (fascicolo originale in ACSCS;<br />

leggibile pure in FCT 16, 104-109).


246 Capitolo quinto<br />

gridano contro la tirannia e poi vogliono farvi schiavi di altra tirannide, che<br />

v’impone perfino il sacrificio della fede” 11 . Ai secondi <strong>Conforti</strong> raccomanda<br />

di fare “ragione alle mutate condizioni dei tempi e del lavoro”, e insieme, alla<br />

vecchia maniera, di inculcare “ai vostri dipendenti la pratica di quella Religione,<br />

che più efficacemente d’ogni espressione legale è la salvaguardia d’ogni<br />

diritto”.<br />

Nulla di particolarmente innovativo in queste poche righe, dal punto di<br />

vista delle scienze sociali. Ma certo <strong>Conforti</strong> esprimeva con il linguaggio tipico<br />

del tempo l’attenzione di un vescovo per tutti i suoi fedeli, con un grande<br />

equilibrio, senza entrare nel merito di questioni tecniche, senza prendere partito<br />

neppure per coloro che si proclamavano difensori della religione.<br />

Anche la testimonianza del diario di A. Dagnino 12 mostra un uomo che,<br />

pur provenendo per estrazione familiare dalla classe degli “agrari”, ha giudizi<br />

negativi sia, com’è ovvio, nei confronti del socialismo, ma anche verso il ceto<br />

dei proprietari: “I padroni hanno scristianizzato i loro contadini ora non li<br />

possono più tenere a freno e ne pagano l’amaro sconto”, sembra dicesse <strong>Conforti</strong><br />

il 2 maggio, all’inizio del duro scontro frontale. Qualche giorno più tardi<br />

emerge in lui una classica lettura provvidenzialistica: “Tutta questa lotta non<br />

fa altro che appianare la via al Cattolicesimo, come i Romani prepararono<br />

la via al sorgere del Cristianesimo”. Queste posizioni sono tipiche del clero<br />

e dell’episcopato italiano di quegli anni 13 . Ma in quelle settimane di estrema<br />

tensione bisogna sottolineare il tentativo di <strong>Conforti</strong> di stare al di sopra<br />

delle parti, evitando non solo le condanne sommarie ma anche tutto ciò che<br />

potesse contribuire allo scontro sociale. Abbiamo peraltro la reazione violenta<br />

de L’Internazionale alla lettera pastorale 14 . L’anticlericalismo del movimento<br />

11 Pochi giorni prima, La Giovane Montagna aveva raccolto la notizia secondo cui “30<br />

donne a Casaltone sono state chiuse in una stanza dai leghisti [appartenenti alle leghe rosse,<br />

ndr] ‘con la minaccia che di là non sarebbero uscite sino a che non avessero giurato di rinnegare<br />

la Fede cristiana, e di non recarsi più alla Messa’” (cfr. P. BONARDI, Cattolici parmensi,<br />

cit., 15).<br />

12 Cfr. GRAZZI, Il libro, cit., 329-330.<br />

13 Qui si ricorda soltanto un esempio, nato da un altro moto di ribellione, quello di<br />

Milano e altre parti d’<strong>Italia</strong> nel 1898: lo scritto di G. B. SCALABRINI, Il socialismo e l’azione del<br />

clero. Osservazioni, Piacenza 1899, che si cita da Scalabrini e le migrazioni moderne. Scritti e<br />

carteggi, a cura di Silvano TOMMASI e Gianfranco ROSOLI, Torino 1997, 179-188.<br />

14 Questo un brano dal numero del 18 aprile 1908, p. 3, citato in P. BONARDI, Mons.<br />

<strong>Conforti</strong> e le lotte sociali del primo ’900, in Un grande vescovo italiano. Conferenze e interventi,<br />

Bologna 1982, 137, e più ampiamente in Cattolici parmensi, cit., 18 nota 45: “Monsignor<br />

Vescovo ha evidentemente del tempo da perdere. E lo perde scrivendo delle circolari balorde.<br />

Egli afferma con grande sicumera: ‘Il diritto di proprietà è sacro ed inviolabile: la legge<br />

naturale non meno che la evangelica lo sanciscono’. Scusi: chi glie lo ha detto, a monsignor


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

247<br />

sindacalista e di tutto il socialismo italiano del periodo 1900-1910 diventa la<br />

chiave di lettura del tentativo di equilibrio e dialogo del <strong>Conforti</strong> 15 .<br />

La situazione finì per degenerare, in giugno. Da una parte lo sciopero, a<br />

causa delle contromisure messe in atto dall’Associazione agraria, non riusciva<br />

ad avere incisività effettiva ma portava alla fame le famiglie dei contadini;<br />

dall’altra la militarizzazione del territorio suscitava ancor più il risentimento.<br />

Uno sciopero di solidarietà in città generò dei moti di piazza soffocati dalla<br />

cavalleria. La Camera del lavoro fu occupata dai soldati, e De Ambris fuggì<br />

in Svizzera. In quella occasione <strong>Conforti</strong> decideva di non muoversi dalla città,<br />

pur essendo impegnato per celebrazioni già fissate: come avverrà nelle terribili<br />

giornate dell’agosto 1922, il vescovo sceglieva di star accanto alla gente e alla<br />

sua città a tutti i costi 16 .<br />

Nonostante la posizione prudente e sensibile del <strong>Conforti</strong>, le conseguenze<br />

spirituali degli anni del sindacalismo rivoluzionario e del fallimento dello<br />

sciopero del 1908 si evidenziarono pesantemente con fenomeni non solo di<br />

abbandono della pratica domenicale e pasquale, ma anche di matrimoni civili,<br />

bimbi non battezzati, anticlericalismo violento che egli aveva sì conosciuto a<br />

Ravenna, ma che per Parma, nonostante la diffusione delle idee della sinistra,<br />

erano fino ad allora pressoché inesistenti. È un quadro impressionante quello<br />

che racconta Igino Comelli, direttore de La Giovane Montagna:<br />

Una sera, sui primi di luglio [1908], mi trovavo in un villaggio situato nella zona in<br />

cui passò, turbine romoroso e devastatore, lo sciopero generale agrario. “Zitti!”, disse<br />

vescovo? Noi, del resto, ce ne infischiamo della sua ‘parola di pace’. Se ha voglia di chiaccherare<br />

(sic) invece di rivolgersi a noi, che abbiamo per i tricornuti la più cordiale irriverenza, ed<br />

ai ‘proprietari’, che pensano assai più ai loro portafogli che all’Evangelo, si rivolga ai ministri<br />

del suo dio (sic) i quali bene spesso – Viarolo e Felino insegnano – sono le cause determinanti<br />

dei conflitti e li rendono più aspri con la loro condotta vendicativa, sleale, velenosa contro i<br />

lavoratori quanto servile e cortigiana verso i proprietari. Tiri le orecchie a quei suoi dipendenti,<br />

monsignor Vescovo; perderà il suo tempo in modo meno sciocco”. Il termine “tricornuti”<br />

fa offensivo riferimento al tricorno, che era, come è noto, il copricapo del clero.<br />

15 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 643-649 e l’interessante testo del De Ambris del 1907 raccolto<br />

in appendice, 691-693.<br />

16 Questa è la testimonianza di don Egidio Guerra, parroco a Basilicanova, a pochi chilometri<br />

dalla città, forse una zona più tranquilla (cfr. MANFREDI, Vescovi, 438), tratto da L’episcopato<br />

parmense del servo di Dio Guido Maria <strong>Conforti</strong> attraverso le cinque visite pastorali da<br />

lui compiute, dattiloscritto a Parma nel 1949, conservato in CSCS, citata dalle pp. 16-17: “Il<br />

giorno seguente dello scopio (sic) dei moti, doveva portarsi nella mia parrocchia di Basilicanova<br />

per la festa di S. Luigi e la cresima dei bambini del Vicariato (era giorno di domenica).<br />

Ma appena ebbe sentore di quello che accadeva in città, a mezzo del cursore della Curia, mi<br />

spediva una lettera, nella quale, parlandomi dei fatti veramente rivoluzionari della mattinata,<br />

mi avvertiva, che non credeva opportuno abbandonare la città in quei tristi momenti”.


248 Capitolo quinto<br />

un mio parente, e tese l’orecchio come per accertare qualche rumore che gli pareva<br />

aver udito. Tutti allora zittimmo: a’ miei orecchi nulla di strano: solo alcuni grilli e,<br />

poco distante, un coro abbastanza nutrito di voci maschie vociava un’allegra canzone<br />

popolare. “Hai sentito?” mi disse quel mio parente: “Qui vedi, è la prima volta<br />

da che sono cominciate queste cose, che noi udiamo un canto, una nota d’allegria<br />

qualunque!”. La gente ormai sembrava davvero dannata e nell’animo e nella bieca<br />

apparenza. Essi [gli affi liati alle leghe rosse] non salutavano, non parlavano. Tra loro<br />

sì che parlavano, ma con voce sommessa, che sapeva di strane novità esaltatrici e di<br />

odio minaccioso 17 .<br />

La sconfitta politica probabilmente accese anche più forte il risentimento<br />

anticlericale, e di conseguenza una serie di gesti simbolici di grande significato.<br />

Proprio in occasione della prima visita pastorale, di cui avremo presto<br />

occasione di parlare, emergono i segni di un vero smottamento del comportamento<br />

religioso tradizionale. Il parroco di Vidiana, un piccolo paese della<br />

collina vicino a Torrechiara, già nel 1911 riferiva che su 120 abitanti circa, alla<br />

messa domenicale partecipavano solo 6-8 persone anziane; due o tre donne<br />

si confessavano a Pasqua. Nello Status animarum poi in cui si riportavano<br />

queste “constatazioni dolorose”, l’elenco delle famiglie è generalmente accompagnato<br />

da questi epiteti: “socialisti scamiciati”, “anarchici” 18 . Chiaramente il<br />

fenomeno non inizia nel 1908, ma il processo subisce un’accelerazione proprio<br />

in quel primo decennio del XX secolo. Solo pochi mesi dopo, <strong>Conforti</strong>,<br />

sempre in visita pastorale, si trovò a subire fischi e contestazioni, e questo<br />

nella cattolicissima montagna, anzi nella zona di Berceto, una delle più tradizionalmente<br />

legate al clero e alla pratica religiosa 19 . E con la collina e la montagna,<br />

per chiudere il quadro desolante, bisogna citare la pianura, che nella<br />

pastorale dopo la prima visita è la zona dove più si manifesta l’abbandono dei<br />

sacramenti 20 . Nella pastorale del 5 febbraio 1915 <strong>Conforti</strong> prende posizione,<br />

17 Da I. COMELLI, Il fenomeno, cit., 285. In un altro articolo, sempre sul La scuola cattolica<br />

(36/1 [1908], 525-526), vengono riferite le minacce che già correvano nel 1907: “Qualche<br />

giorno ancora, e poi è finita per voi, signori e preti!”.<br />

18 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 430-432. 438; 689-690.<br />

19 Mentre si recava a Casacca (parrocchia di circa 160 abitanti, 472 metri slm, frazione di<br />

Berceto a circa 12 km dal centro del comune verso sud-ovest) attraversando Ghiare si prendeva<br />

dei fischi (cfr. P. BONARDI, Berceto nell’ordinario della sua storia recente. Gocce sparse, in<br />

Per la Val Baganza (1996), 60; con un errore di data corretto in P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong><br />

per la gente della sua terra, Parma 1997, 112-113). Don Guglielmo Ceretoli, suo segretario,<br />

attestava che, sempre durante la prima visita pastorale, “da un paese gli fu fatto sapere che<br />

non si presentasse onde evitare incresciosi incidenti” (cfr. Lino BALLARIN, L’anima missionaria<br />

di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 26 e nota 38).<br />

20 “Se nelle Parrocchie del monte, possono chiamarsi un’eccezione per lo più, coloro che


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

249<br />

con ampiezza di argomentazioni, su chi non fa battezzare i figli e su chi ritarda<br />

il battesimo 21 . Più avanti nel tempo, sembra durante la cosiddetta “Settimana<br />

rossa” del giugno 1914 22 , a Parma fu bruciata una croce in piazza Santa Maria<br />

delle Grazie e fu distrutta una cappelletta che si trovava sul ponte di mezzo:<br />

due luoghi a brevissima distanza tra loro, in Oltretorrente, non lontano dal<br />

parco ducale 23 .<br />

È come se <strong>Conforti</strong> si ritrovasse nel clima già sperimentato a Ravenna,<br />

certo numericamente non così preoccupante, ma con la concreta possibilità<br />

di un peggioramento della situazione religiosa della popolazione: come se a<br />

Parma egli potesse vedere allo stato nascente quel processo che a Ravenna<br />

aveva già messo radici.<br />

Visita pastorale e circoli giovanili<br />

Si può affermare che <strong>Conforti</strong> scelse, più o meno consapevolmente, di<br />

rispondere a questa situazione pastoralmente critica con due strumenti: la<br />

visita pastorale e il sostegno alla fondazione di circoli giovanili cattolici.<br />

Come a Ravenna, anche a Parma il nuovo vescovo dava inizio appena possibile<br />

alla sua prima visita pastorale. Lasciò trascorrere l’estate seguita allo<br />

sciopero e nell’autunno promulgò il decreto di inizio della visita 24 . Un que-<br />

non soddisfano al precetto Pasquale, in quelle del piano e specialmente della Città, ha assunto<br />

proporzioni sconfortanti il numero di quelli che lasciano fortemente dubitare se ancor<br />

sentano la voce di questo grave dovere del Cristiano. Pochi poi, troppo pochi, son coloro<br />

che si accostano con lodevole frequenza al lavacro salutare della penitenza ed al banchetto<br />

eucaristico” (cfr. lettera Dopo la visita pastorale. Ringraziamenti e raccomandazioni, fascicolo<br />

di 19 pagine; qui dalle pp. 16-17 ).<br />

21 Cfr. lettera Al venerando clero e dilettissimo popolo della città e diocesi, fascicolo di 18<br />

pagine, qui dalle pp. 7-15. Nel 1910 per Colorno si ha un foglio che elenca 26 bambini non<br />

battezzati da uno a sei anni e undici coppie unite solo civilmente (cfr. MANFREDI, Vescovi,<br />

402). Vedi i dati riportati in E. DALL’OLIO, <strong>Conforti</strong> con il suo clero, in A Parma e nel mondo.<br />

Atti delle ricorrenze saveriane (1994-1996), Parma 1996, 351.<br />

22 Durante un comizio dell’anarchico Errico Malatesta contro il militarismo, ad Ancona<br />

ci furono tafferugli con alcuni morti. Ne nacque uno sciopero generale, che finì dopo pochi<br />

giorni per la ritrosia del sindacato CGL a mantenere lo sciopero. A Parma furono erette barricate<br />

in Oltretorrente (cfr. Renzo DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino<br />

1995, 200-205).<br />

23 Cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., e LUCA, Sono tutti, 148.<br />

24 Cfr. lettera Indizione della visita pastorale, Parma 1908, 19 pagine e Circolare del 4<br />

dicembre, di 18 pagine. Si veda una versione ridotta nel primo fascicolo del bollettino diocesano<br />

L’Eco 1909, 14-15.


250 Capitolo quinto<br />

stionario, molto ampio, fu allegato alla circolare del 4 dicembre 1908 25 . Come<br />

da tradizione tipicamente tridentina, dieci capitoli su undici riguardano le<br />

“strutture” e in particolare i beni delle singole parrocchie, oltre alle feste, alle<br />

pie associazioni tradizionali (con una menzione però di quelle della Propagazione<br />

della Fede e della Sant’infanzia), alle chiese, agli arredi. L’ultimo “capo”<br />

riguarda le “condizioni morali della parrocchia”, ed è composto da ventuno<br />

quesiti: costumi morali e religiosi, frequenza ai sacramenti, società antireligiose,<br />

presenza di gruppi protestanti, conferenze anticlericali, cattiva e buona<br />

stampa, unioni “concubinarie”, media delle nascite illegittime in un triennio,<br />

catechismo nelle scuole pubbliche, asili infantili, presenza di congregazioni<br />

religiose, comitato parrocchiale, cassa rurale, emigrazione, spiritismo, riposo<br />

festivo, disordini particolari, e una domanda, la diciannovesima, che suona<br />

così: “Quale in generale la condotta dei notabili verso i loro dipendenti e<br />

quale quella di questi verso i primi”, eco abbastanza evidente dei recenti scioperi<br />

26 . La prima visita era, tradizionalmente, la più circostanziata a livello di<br />

richiesta di informazioni tramite questionario e a livello di indagine sul posto.<br />

<strong>Conforti</strong>, in cosciente sintonia con il metodo pastorale tridentino, ribadisce<br />

queste scelte tradizionali.<br />

Due altre decisioni sono assunte in funzione della visita stessa. Anzitutto,<br />

egli chiede che in occasione della visita si costituisca in ogni parrocchia la Pia<br />

associazione della Santa Famiglia, per la diffusione di questa devozione ma<br />

anche con chiaro intento antidivorzista, in un momento in cui un deputato<br />

repubblicano, Ubaldo Comandini di Cesena, aveva presentato un progetto<br />

25 La lettera e soprattutto la Circolare con annesso Metodo per rispondere al questionario<br />

può essere letta in FCT 16, 331-340. Quest’ultima non appare su L’Eco citato.<br />

26 Sarebbe interessante fare un raffronto tra il questionario di <strong>Conforti</strong> e altre analoghe<br />

griglie di lettura della situazione predisposte per le visite pastorali dello stesso periodo. Si<br />

veda ad esempio il questionario voluto dal vescovo Ferdinando Rodolfi per la visita pastorale<br />

in diocesi di Vicenza nel 1911: Alba LAZZARETTO ZANOLO, Parrocchia e aggregazione socioreligiosa<br />

nel vicentino del primo novecento, in La parrocchia in <strong>Italia</strong> nell’età contemporanea.<br />

Atti del II incontro seminariale di Maratea (24-25 settembre 1979), Napoli 1982, 389-434<br />

(in particolare 389-392). Il questionario Rodolfi però si distingueva già dalla tradizione<br />

veneta per la richiesta di informazioni non descrittive ma statistiche, e per l’accentuazione<br />

dell’aspetto associativo. Mi sembra invece di poter dire che l’analisi di queste fonti (questionari<br />

e visite pastorali) per l’Emilia sia ancora allo stadio iniziale, così come pare si sia<br />

arenato l’ambizioso progetto di edizioni complete tentato dal Thesaurus ecclesiarum <strong>Italia</strong>e<br />

(cfr. <strong>Angelo</strong> TURCHINI, Dai contenuti alla forma della visita pastorale. Problemi e prospettive,<br />

in Ricerca storica e Chiesa locale in <strong>Italia</strong>. Risultati e prospettive. Atti del IX convegno di studio<br />

dell’associazione italiana dei professori di storia della Chiesa – Grado 9-13 settembre 1991,<br />

Roma 1995, 133-158).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

251<br />

di legge, poi mai discusso, che introduceva il divorzio 27 . Inoltre, poiché era<br />

tradizione che la visita del vescovo fosse preceduta da alcuni momenti di predicazione<br />

straordinaria, <strong>Conforti</strong> coglie l’occasione per ricostituire la Pia Unione<br />

dei Missionari gratuiti del Sacro Cuore. Questa società di sacerdoti era nata da<br />

un’iniziativa del vescovo Villa nel 1876, era stata sostenuta da Miotti ma era<br />

andata decadendo nel periodo dell’episcopato Magani 28 . Composta da parroci<br />

e sacerdoti cittadini di una certa cultura e capacità oratoria, la Pia unione si<br />

offriva alle parrocchie povere della campagna, che non potevano permettersi di<br />

avere dei predicatori “di cartello” per mancanza di risorse economiche, col fine<br />

di assicurare momenti di predicazione straordinaria. L’intento della rifondazione<br />

di questa associazione è chiarito da un discorso del vescovo del 24 settembre<br />

1908, che riporta un chiaro riferimento allo sciopero appena concluso 29 .<br />

Dunque, secondo <strong>Conforti</strong>, la visita pastorale è momento di catechesi<br />

diretta agli adulti per offrire una formazione cristiana capace di difendere la<br />

popolazione dalle insidie dei predicatori di rivoluzione. È anche occasione per<br />

dare inizio a strutture associative in particolare per le famiglie, che possano<br />

prolungare l’effetto pastorale della visita dopo la partenza del vescovo.<br />

27 Cfr. L’Eco 1909, 15-16; 1910, 6 e 362. Cfr. Pietro PALAZZINI, in EC 6, Città del<br />

Vaticano 1951, 1847 (qui e nella colonna precedente notizie sui ripetuti tentativi di vari<br />

deputati di introdurre il divorzio in <strong>Italia</strong>). Diverse lettere pastorali di vescovi di quel 1914<br />

si scagliarono contro il divorzio.<br />

28 Per notizie del periodo ottocentesco cfr. Umberto COCCONI, Chiesa e società civile a<br />

Parma nel XIX secolo, cit., 194 e nota 12; e MANFREDI, Vescovi, 553 nota 239.<br />

29 Per lo Statuto e prime adunanze dell’ente cfr. L’Eco 1910, 190-195 e 239-240. Per<br />

il discorso cfr. L’Eco 1910, 183-190. Nel discorso di <strong>Conforti</strong>, pronunciato per il riavvio<br />

della società, emergono le linee della sua concezione di predicazione e di missione popolare:<br />

“Il peccato, il differire la conversione, la salute dell’anima, la morte, il giudizio, l’inferno,<br />

il paradiso, la misericordia di Dio, i doveri dello stato, l’obbligo di imitar Cristo, ecco gli<br />

argomenti che di preferenza, nei giorni delle Sante Missioni, debbono risuonare sul nostro<br />

labbro. Non sia mai che da noi si cerchi di trattar solamente gli argomenti che piaciono (sic)<br />

e che forse blandiscono le umane passioni. Con questo io non intendo riprovare le conferenze<br />

polemiche, le quali pure sono necessarie in determinate circostanze, ma queste non<br />

debbono costituire il metodo ordinario. Semplicità di proposizioni d’assunto, semplicità di<br />

stile, semplicità di linguaggio, meglio della ricercatezza, assicureranno il successo della nostra<br />

predicazione. Neppure intendo con ciò insinuare una forma di dire antiquata o negletta. A<br />

tale scopo, massime per la popolazione della campagna, potranno giovare i dialoghi, ossia le<br />

conferenze, in cui si espongono e si confutano le obbiezioni più comuni contro la religione.<br />

A sifatti discorsi il buon popolo suol prender parte con vivo interessamento, ne ricorda per<br />

lungo volger di tempo i punti più salienti e ne ricava, per ordinario, grande vantaggio. Bisogna<br />

però guardarsi dalle trivialità, dalle facezie, che troppo smuovono al riso” (L’Eco 1910,<br />

187-188). Interessante anche la lettura dello sciopero agrario e delle sue conseguenze a livello<br />

di pratica religiosa (ibid., 184).


252 Capitolo quinto<br />

La visita pastorale dura quattro anni, dall’8 dicembre 1908 alla stessa<br />

data del 1912. Grazie alle cronache pubblicate da L’Eco della curia possiamo<br />

agevolmente ricostruire il percorso del vescovo in questo tempo 30 . <strong>Conforti</strong>,<br />

ordinariamente, dedica un periodo dell’anno a uno dei trentaquattro vicariati<br />

riordinati pochi anni prima da Magani 31 , visitando normalmente una<br />

parrocchia al giorno 32 . Tra un vicariato e l’altro il vescovo rientra a Parma per<br />

un periodo che dura da due giorni a più settimane, quest’ultimo caso normalmente<br />

nel periodo invernale, quando le strade, soprattutto in montagna,<br />

facilmente diventano impraticabili.<br />

Una giornata normale di visita si svolge in questo modo: <strong>Conforti</strong> arriva<br />

in tardo pomeriggio o in serata, proveniente dalla tappa precedente. Atteso<br />

dal parroco e dalla popolazione, dopo alcuni gesti liturgici prescritti dal<br />

rituale tridentino, si rivolge al popolo con una esortazione, e successivamente<br />

si mette a disposizione per le confessioni, spesso insieme ai predicatori che<br />

hanno preparato la visita o a sacerdoti delle parrocchie vicine. Alla mattina<br />

successiva, molto presto, scende in chiesa ancora per le confessioni, più tardi<br />

celebra la messa solenne e predica, celebra la cresima per i bambini della parrocchia<br />

con un’altra predica, e procede naturalmente alla visita delle cose della<br />

parrocchia. Nel pomeriggio incontra i bambini del catechismo e più tardi i<br />

giovani cattolici e le eventuali associazioni. Dopo di che si incammina verso<br />

la successiva parrocchia.<br />

Naturalmente nelle parrocchie maggiori il calendario può subire degli<br />

ampliamenti 33 . Lo schema è assolutamente classico e com’è naturale attorno<br />

a questi momenti di visita, spesso senza riferimenti cronologici precisi,<br />

fioriscono i ricordi del clero: <strong>Conforti</strong> prestissimo in chiesa e che fa svegliare<br />

di soprassalto il parroco che s’è adattato a dormire in sacrestia per mancanza<br />

di altre stanze; <strong>Conforti</strong> che confessa per ore e ore; <strong>Conforti</strong> che non dorme<br />

praticamente mai, che non mangia, che supera ostacoli di torrenti, di bestie<br />

da soma, di sentieri, di piogge. Tutto questo è assolutamente plausibile, e ci<br />

30 Cfr. anche E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit. 22-30.<br />

31 Cfr. Decreto generale sull’ordinamento parrocchiale del vescovado di Parma, Parma 1904,<br />

11-17.<br />

32 Il vicariato di Corniglio e Beduzzo era quello con più parrocchie, ben 18, ed era diviso<br />

in due sezioni: Corniglio con 13 parrocchie e Beduzzo con 5. Altri vicariati erano divisi in due<br />

sezioni: Colorno e Mezzani, Langhirano, Neviano Arduini e Scurano, San Lazzaro, Sissa e<br />

Trecasali, Solignano e Varano Melegari, Tizzano Val Parma. Il vicariato “unitario” con più parrocchie<br />

era Berceto, con 14 circoscrizioni. Ciò significa che <strong>Conforti</strong> rimaneva in un vicariato<br />

mediamente una o due settimane di seguito.<br />

33 Cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit. 62-66.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

253<br />

permettiamo di non soffermarci 34 , anche perché si tratta di disagi tipici del<br />

tempo che fu. Bisogna sottolineare invece il significato della visita, che non si<br />

limita all’indagine sui libri e sugli arredi sacri.<br />

La visita pastorale, preceduta dalla predicazione straordinaria, era un vero<br />

momento di missione popolare e di riconciliazione. Avere il vescovo come<br />

confessore significava poter accedere al perdono anche dei peccati cosiddetti<br />

riservati, forse rari, ma non troppo 35 , e comunque avere un interlocutore speciale,<br />

anche per le controversie eventuali con il parroco. Le confessioni erano<br />

concentrate alla sera e al mattino presto anche per permettere agli adulti di<br />

poter andare al lavoro il giorno dopo, visto che la visita era spesso in giorni<br />

feriali. La stessa ripetuta presa di parola del vescovo era un momento di ulteriore<br />

predicazione.<br />

È evidente che l’esperienza di quei quattro anni di itineranza fu fondamentale<br />

per <strong>Conforti</strong>, che pure già conosceva la diocesi e soprattutto il clero.<br />

In attesa di uno studio approfondito del materiale raccolto in questa prima<br />

visita pastorale, che esula dalle dimensioni di questa biografia, un sondaggio<br />

compiuto per una tesi di laurea di alcuni anni fa sembra mostrare la conferma<br />

di una situazione religiosa in fase di crisi 36 .<br />

Passata la bufera dello sciopero generale della primavera 1908, <strong>Conforti</strong><br />

convoca un congresso cattolico diocesano, nei giorni 18 e 19 novembre di<br />

quell’anno, in episcopio 37 . Oltre a porre le basi per un rinnovamento di tutto<br />

34 Si vedano le tipiche fonti biografiche: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 193-196 e 202-204; CIONI,<br />

Grande, 188-196; VANZIN, Pastore, 198-204; LUCA, Sono tutti, 129-136; nonché la testimonianza<br />

di don Lino Bolzoni in Testimonianze 3, 27-30.<br />

35 <strong>Conforti</strong> ripubblicava l’elenco dei casi riservati all’assoluzione del vescovo secondo il<br />

sinodo Villa, in L’Eco 1912, 145-146. Si trattava della bestemmia haereticalis ripetuta almeno<br />

sette volte dall’ultima confessione e davanti ad almeno due persone che la sentano; lo spergiuro<br />

in giudizio con danno di un terzo; il sortilegio con l’uso di parole della Scrittura o di<br />

sacramentali; l’omicidio volontario e l’aborto procurato; le percosse ai genitori; l’incendio<br />

contro la casa di altri; e una serie di delitti pertinenti al sesto comandamento (incesto, bestialità,<br />

sodomia, stupro, sfruttamento della prostituzione della figlia o della moglie, violazione<br />

di monache o consacrate o di “figlie spirituali”). Si tratta di norme molto diffuse e non sappiamo<br />

fino a che punto questi atti ricorressero e con quale frequenza.<br />

36 S. BARONCINI in Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong> nel primo periodo dell’episcopato a Parma,<br />

cit., recensisce, alle pp. 88-100, circa un quarto delle risposte al questionario, in maniera<br />

forse ancora superficiale. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 33 parla di “otto grossi volumi”<br />

di risposte ai questionari, più un altro volume di decreti. Sull’utilità e i limiti di questa<br />

documentazione – custodita attualmente presso l’Archivio storico diocesano vescovile di<br />

Parma – che riporta comunque il punto di vista dei parroci e non sempre dati effettivi o<br />

precisi, si veda A. TURCHINI, Dai contenuti alla forma, cit., 133-140.<br />

37 Cfr. Paolo TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 61-62; L’Eco 1909, 22; Pietro BONARDI,


254 Capitolo quinto<br />

il movimento cattolico in diocesi, aspetto che sarà ripreso più oltre, il congresso<br />

auspica che si diffondano i circoli giovanili di Azione cattolica. Il 1910 è<br />

però l’anno focale dell’impegno della diocesi parmense guidata da lui, in vista<br />

della fondazione dei circoli giovanili. Al congresso giovanile emiliano di Piacenza,<br />

tenutosi il 14 e 15 agosto del 1910, si comunica che le associazioni giovanili<br />

della diocesi di Parma sono circa 70 38 . Pochi giorni dopo, il 28 agosto, a<br />

Traversetolo si tiene il primo convegno giovanile diocesano, naturalmente alla<br />

presenza del vescovo che interviene più volte. Nel congresso si attua la fondazione<br />

della federazione diocesana giovanile cattolica, e si lancia lo slogan:<br />

“Un circolo giovanile in ogni parrocchia” 39 . Nell’ottobre dello stesso anno, in<br />

un’apposita adunanza di tutto il clero si prende in esame direttamente il tema<br />

dei circoli giovanili, e il vescovo chiede esplicitamente che si investa in queste<br />

realtà, come si fa nella vicina Lombardia 40 . Si possono scorgere importanti<br />

analogie tra le scelte di <strong>Conforti</strong> e quelle, contemporanee, di Ferrari arcivescovo<br />

a Milano, che mantiene e appoggia i circoli giovanili dopo lo scioglimento<br />

dell’Opera dei congressi 41 .<br />

Un anno dopo già si radunava un secondo congresso giovanile, stavolta<br />

a Noceto e con una preparazione attraverso dei convegni zonali o, come si<br />

usava dire, “di plaga” 42 . Al convegno parteciparono circa tremila giovani in<br />

rappresentanza di 49 circoli, il che dice che il dato segnalato al congresso<br />

regionale dell’anno precedente era largamente sovrastimato 43 . Ma già l’anno<br />

successivo la situazione dei circoli giovanili era in crisi, anche se la federazione<br />

si era comunque ritrovata a congresso a Fontanellato, il 12 settembre, insieme<br />

all’Unione elettorale cattolica e alla Federazione economica 44 . I motivi<br />

di questa crisi erano già stati individuati in quel tempo. Anzitutto mancava<br />

sostanzialmente una leadership per la realtà giovanile diocesana, dopo la<br />

definitiva scelta di Giuseppe Micheli per l’attività parlamentare, compiuta<br />

Settant’anni fa. Nel 1908 un convegno sull’impegno sociale dei cristiani, in Quaderni di “Vita<br />

Nuova”, Parma 1978, pp. 16.<br />

38 Cfr. L’Eco 1910, 299.<br />

39 Si veda P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 74-76; L’Eco 1910, 282-283 e 296-298<br />

(cronaca del congresso), 324 (statuto della federazione) e pure 92-93, 202-204 e 289-290.<br />

40 Cfr. L’Eco 1910, 319-322 e P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit. 75.<br />

41 Cfr. Giorgio VECCHIO, I cattolici milanesi e la politica. L’esperienza del Partito Popolare,<br />

1919-1926, Milano 1982, 13-15.<br />

42 Cfr. L’Eco 1911, 249-250.<br />

43 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 76; L’Eco 1911, 218 e 270 (con intervento di<br />

Guido Miglioli), 284-290.<br />

44 Cfr. L’Eco 1912, 180 e 208-217. Cfr. anche P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 77.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

255<br />

già da qualche anno 45 . Inoltre lo stesso <strong>Conforti</strong> lamentava la precarietà di<br />

partecipazione dei giovani ai circoli nei Monita ad clerum annessi al calendario<br />

liturgico diocesano del 1913 46 . Evidentemente, passato l’entusiasmo iniziale,<br />

scaturito forse dalla visita pastorale o dalla partecipazione ai congressi<br />

diocesani, i giovani di molte parrocchie, privi di formazione solida alla vita<br />

associativa e di una leadership autonoma e diffusa, smettevano ben presto di<br />

partecipare al circolo.<br />

Ma <strong>Conforti</strong> non interrompeva il suo impegno e la sua determinazione a<br />

favore dei circoli giovanili. Nel 1914 veniva approvato un nuovo statuto della<br />

federazione giovanile cattolica parmense 47 . Lo statuto vide l’adesione di una<br />

trentina di circoli prima della guerra mondiale, e anche l’individuazione di<br />

alcuni leader diocesani: don Rodolfo Barilla e don Giovanni Del Monte tra<br />

il clero, Michele Valenti tra i giovani laici 48 . Un nuovo convegno diocesano<br />

fu celebrato nel maggio 1915, ma il conflitto europeo porterà a una nuova<br />

crisi, a Parma come in tutta l’<strong>Italia</strong>. In tutte queste vicende si può scorgere la<br />

presenza costante del <strong>Conforti</strong>, che con lo slogan, se si vuole semplicistico, di<br />

“facciamo come in Lombardia” animava la convinzione dell’utilità di fondare<br />

e alimentare luoghi di incontro e di gruppo delle giovani generazioni, come<br />

risposta al dramma dell’anticlericalismo e dell’allontanamento dalla chiesa.<br />

Accanto e a partire da questa scelta, si delinea sempre più chiaramente il<br />

progetto pastorale confortiano, che ha una forte centratura formativa, il cui<br />

centro focale sarà la catechesi.<br />

Organigramma diocesano e il seminario:<br />

periodo modernista e anno nero 1911<br />

Più sopra si diceva che <strong>Conforti</strong> scelse un profilo basso nel momento in<br />

cui prendeva direttamente la guida della diocesi in cui era nato. A differenza<br />

di Magani, che in poche settimane riuscì a far sentire una netta sterzata alla<br />

45 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit. 76.<br />

46 Cfr. L’Eco 1913, 140. Sul genere letterario dei Monita mi permetto di rinviare a MAN-<br />

FREDI, Vescovi, 540.<br />

47 Cfr. L’Eco 1914, 146 e 249-250.<br />

48 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 78-79. Su Michele Valenti (Sant’Andrea Bagni<br />

di Medesano 1894 – Parma 1949), segretario del Partito Popolare <strong>Italia</strong>no a Parma, costituente<br />

nel 1946 e deputato, si veda P. BONARDI, L’impegno ecclesiale e socio-politico dell’on.<br />

Michele Valenti, Portomaggiore (FE) 1989.


256 Capitolo quinto<br />

chiesa parmense, <strong>Conforti</strong> si mosse con maggior prudenza e gradualità. Il che<br />

non significò, peraltro, una situazione di stallo, anzi, tutt’altro 49 .<br />

Come già s’è visto, <strong>Conforti</strong> non condivideva affatto il metodo di governo<br />

“a campane doppie” del predecessore e del piccolo gruppo di sacerdoti che lo<br />

circondavano, a partire da don Pietro Del Soldato, già segretario personale<br />

di Magani e successore di <strong>Conforti</strong> al ministero di vicario generale. Tra Del<br />

Soldato e <strong>Conforti</strong> correvano buoni rapporti, e le lettere del primo al suo<br />

futuro vescovo, nel periodo ravennate, sono piene di stima e venerazione per<br />

il fondatore dei saveriani. <strong>Conforti</strong> si muove nei riguardi del principale collaboratore<br />

di Magani secondo uno schema diffuso in quel tempo e di fatto<br />

accettato tra le regole del gioco. Appena prende possesso della sede parmigiana,<br />

<strong>Conforti</strong> nomina Del Soldato come delegato episcopale, con gli stessi<br />

poteri del vicario generale ma con una forma dichiaratamente provvisoria. Il<br />

successivo 25 luglio 1908, quindi dopo circa sei mesi, don Del Soldato riceve<br />

da Roma la nomina a protonotario apostolico, la più alta onorificenza per<br />

un sacerdote, con tutta una serie di insegne liturgiche e di titoli 50 . Ma vicario<br />

generale è nominato don Enrico Ajcardi, con un provicario, che poi è il principale<br />

collaboratore di <strong>Conforti</strong> a Campo di Marte, don Ormisda Pellegri 51 .<br />

49 La vicenda Tonarelli fu chiusa nei primissimi giorni di episcopato parmigiano di <strong>Conforti</strong>.<br />

Il 14 dicembre 1907 Tonarelli scriveva al prefetto della Congregazione del concilio,<br />

cardinale Vincenzo Vannutelli, di voler “disporre delle cose mie pel tempo di mia morte a<br />

vantaggio principalmente del Seminario di Parma e volendo in pari tempo evitare che i miei<br />

congiunti superstiti possano mettere ostacoli” e quindi proponeva di vendere i beni stabili<br />

dell’eredità Ortalli-Miotti e di investirne il ricavato in cartelle di rendita pubblica, chiedendo<br />

però di poter usufruire della rendita vita natural durante. De Lai, prefetto della Concistoriale,<br />

che si era occupato della vicenda, venne avvisato e proponeva di informare il vescovo di<br />

Parma (nota del 12 gennaio 1908). <strong>Conforti</strong> rispondeva alle notizie della Congregazione del<br />

concilio il 25 gennaio 1908: “E poiché mi viene chiesto parere intorno al modo più sicuro<br />

per custodire il detto patrimonio, che, dietro proposta del prefato Monsig. Tonarelli, dovrà<br />

essere venduto e convertito in altrettante cartelle al portatore, io mi permetto suggerire che<br />

tali valori siano depositati presso questa Cassa Ecclesiastica, che regolarmente pagherà all’interessato<br />

i frutti relativi, sua vita natural durante, disponendone poscia giusta la volontà del<br />

testatore. Non saprei suggerire espediente migliore, ad evitare ogni possibile svio e contestazione<br />

e se così piace a V. E., in base a questo, intavolerei, senz’altro, trattative con Monsignor<br />

Tonarelli”. La congregazione rispondeva il successivo 28 gennaio: “Non pure si approva che<br />

i valori siano depositati nella cassa eccles. per pagarne poi i frutti ma si desidera che ciò si<br />

faccia colla massima possibile sollecitudine” (da minuta). Tutta questa documentazione è<br />

raccolta in ASV, Congr. Concist., Visite Apostoliche, b. 39, con interessanti inediti di cui speriamo<br />

di poter rendere presto più ampio conto.<br />

50 Vedi lettera di <strong>Conforti</strong> a Pio X, del 1° luglio 1908, in FCT 16, 170-173; e quella di<br />

ringraziamento di Del Soldato al card. R. Merry del Val, in ibid., 174-175.<br />

51 Cfr. L’Eco 1909, 13 e FCT 16, 185-188.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

257<br />

Dunque, promoveatur ut amoveatur. Del Soldato non sollevò difficoltà: sia<br />

perché era evidente che il vescovo avesse tutti i diritti di scegliersi il vicario<br />

generale che voleva, sia perché l’onorificenza pontificia si unì presto al ruolo<br />

direttivo del capitolo cattedrale. <strong>Conforti</strong> dunque non impedì che il Del<br />

Soldato continuasse ad avere una presenza importante nel quadro del clero<br />

cittadino; non ne fece, insomma, un altro Tonarelli 52 .<br />

Don Enrico Ajcardi sarà per lunghi anni il braccio destro di <strong>Conforti</strong>. “Un<br />

piccolo <strong>Conforti</strong> a scartamento ridotto”, “non di grande ingegno, ma di molta<br />

onestà, rettitudine e buon senso”: così viene descritto da alcuni testimoni<br />

il nuovo vicario generale 53 . Di alcuni anni più anziano di <strong>Conforti</strong>, ordinato<br />

sacerdote nel 1881, fu parroco della cattedrale e cancelliere. Nonostante la<br />

differenza d’età, probabilmente i buoni rapporti creatisi fin dal tempo del<br />

seminario 54 portarono <strong>Conforti</strong> a stimare Ajcardi e a farne, oltre che un collaboratore,<br />

un amico e un confidente. Se i contatti tra <strong>Conforti</strong> e Ajcardi si<br />

svolgevano quotidianamente e a voce, così da non lasciare nessun documento,<br />

le lettere che <strong>Conforti</strong> assente scrive al suo collaboratore sono assolutamente<br />

significative per il tono sereno e scherzoso, amichevole e cordiale, pressoché<br />

singolare in un <strong>Conforti</strong> che ci abitua a uno stile tutto differente, molto corretto<br />

e contenuto, nobile ma anche un poco distaccato 55 . Potremmo quasi<br />

dire che Ajcardi è, in diocesi di Parma, quello che Giovanni Bonardi sarà<br />

per l’istituto saveriano, con la differenza che Bonardi sarà sempre allievo di<br />

<strong>Conforti</strong>, mentre Ajcardi sarà il sacerdote più anziano, una sorta di fratello<br />

maggiore sapiente e molto discreto. A lui, per i primi anni, si affianca il già<br />

noto Pellegri, con una soluzione che verrà meno dopo pochi anni.<br />

Attuato il primo intervento sul nodo fondamentale della struttura curiale<br />

56 , <strong>Conforti</strong> scelse di mettere mano a un altro punto critico della vita dio-<br />

52 Teodori ha raccolto dall’archivio della Congregazione concistoriale (purtroppo senza<br />

indicazioni archivistiche) alcune relazioni richieste a <strong>Conforti</strong>, a Ferrari, ma anche a mons.<br />

Francesco Ciceri vescovo di Pavia e a Scalabrini di Piacenza, in vista di una nomina a vescovo<br />

di Del Soldato. Le lettere sono del gennaio 1909, dell’aprile 1918 e dell’aprile 1922. Mentre<br />

le lettere di Ciceri e Scalabrini, entrambe del 1909, sono possibiliste, quelle di Ferrari e<br />

di <strong>Conforti</strong> informano il dicastero romano di aspetti che indubbiamente hanno finito per<br />

impedire la promozione di Del Soldato (cfr. FCT 16, 506-511).<br />

53 Cfr. don Augusto Bersellini e mons. Giuseppe Maini in Testimonianze 3, cit., relativamente<br />

200 e 227.<br />

54 Testimonianza di don Edmondo Barchi, in Testimonianze 3, cit. 9.<br />

55 L’epistolario confortiano ci ha fatto pervenire 73 lettere dirette ad Ajcardi, scritte da<br />

<strong>Conforti</strong> per lo più in villeggiatura, a volte con un ritmo quotidiano.<br />

56 Anche don Enrico Grassi, già segretario di Magani, sarà “premiato” con la nomina alla<br />

prestigiosa parrocchia di Priorato di Fontanellato. Al suo posto <strong>Conforti</strong> sceglie don Gugliel-


258 Capitolo quinto<br />

cesana: il seminario di Parma 57 . Molte testimonianze confermano quanto lo<br />

stesso <strong>Conforti</strong> dovrà scrivere a Roma. Il “Seminario Urbano”, cui si affiancava<br />

quello di Berceto, vedeva nei primi anni del XX secolo un ampio afflusso<br />

di studenti e di ordinazioni 58 . Situazione apparentemente prospera, peraltro<br />

comune a molti seminari italiani di quel periodo, ma minata dall’interno da<br />

una gestione educativa precaria. Il primo successore di Ferrari al rettorato,<br />

don Antonio Ghezzi, di cui <strong>Conforti</strong> fu vicerettore (1890-1895), non era<br />

certo all’altezza del Ferrari. Invece don Francesco Musetti, rettore dal 1896<br />

al 1901, era dedito all’alcool 59 . Il successore, don Luigi Leoni, rettore nel<br />

periodo 1902-1908, era figura di spicco tra il clero diocesano per i suoi studi<br />

e la sua predicazione, ma era incapace di una vera azione educativa 60 . Invece<br />

il corpo insegnante continuava la tradizione neotomista tipica del seminario<br />

parmense e di cui Ferrari, e lo stesso <strong>Conforti</strong>, furono esponenti convinti e<br />

rigorosi. Dunque, per gli anni “prosperi” di Magani, un buon lavoro scolastico<br />

non corrispondeva a una attenzione alla disciplina e ai comportamenti.<br />

Nell’estate-autunno del 1908, anche qui senza troppo clamore, <strong>Conforti</strong><br />

mo Ceretoli, un giovane sacerdote, ordinato nel 1904, che sarà accanto a <strong>Conforti</strong> fino alla<br />

morte, nel 1931: era il destino di molti segretari episcopali del tempo passato.<br />

57 Sul seminario, vedere: Il seminario di Parma. Un secolo di vita, cit., ed inoltre MANFRE-<br />

DI, Vescovi, 55-172.<br />

58 La media annua di oltre 15 nuovi sacerdoti l’anno, ottenuta durante l’episcopato di<br />

Magani, era inferiore solo a quella del periodo di Neuschel, a metà dell’Ottocento, e non<br />

sarà per ora mai più raggiunta, con punte di 28 nuovi ordinati nel 1903, 26 nel 1905, 21<br />

nel 1906 (cfr. MANFREDI, Vescovi, 182 e 187). Per qualche anno successivo ci saranno ancora<br />

buoni numeri: 13 nel 1907, 14 nel 1908, 15 nel 1909, 12 nel 1910.<br />

59 “I mali che il modernismo fece a Parma, non son dovuti a una causa ‘dottrinale’, non si<br />

tratta di un pervertimento dogmatico o di una tintarella ereticale, ma, piuttosto, sono dovuti<br />

ad una meno completa formazione disciplinare e anche morale, del costume! Lo diceva lui,<br />

<strong>Conforti</strong>, riferendosi, naturalmente, agli educatori che succedettero al rettore (Card.) Ferrari.<br />

<strong>Conforti</strong> trovava le ragioni non nelle persone, ma nell’ambiente. Infatti, il successore del<br />

Ferrari, come Rettore del Seminario di Parma era il Can. Ghezzi; Ghezzi era una piissima<br />

persona, un bravo sacerdote, ma non vedeva. Non vedeva. Musetti, coltissimo, ma ‘beveva’.<br />

Musetti faceva la filosofia in modo meraviglioso: io ho fatto un anno sotto di lui: era un<br />

piacere. Ma, beveva…”: questa testimonianza di Bonardi, raccolta da GRAZZI, Il libro, 167, si<br />

completa con il racconto di alcuni episodi in cui i seminaristi si burlavano del rettore Musetti.<br />

Anche don Ernesto Battaglia (in Testimonianze 3, 197) conferma l’alcoolismo di don Musetti,<br />

fin dal tempo in cui era parroco a Baganzolino. E aggiunge che forse Ghezzi si era dimesso da<br />

rettore su pressione di Tonarelli. Cfr. anche la lettera al card. De Lai del settembre 1911, che<br />

citeremo più ampiamente infra. In essa si afferma che Musetti era “dedito al vino”, mentre il<br />

vicerettore Bertogalli “coltivava senza alcun ritegno amicizie particolari assai spinte” (cfr. FCT<br />

18, 591).<br />

60 Cfr. FCT 16, 171.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

259<br />

rimosse don Leoni, ottenendo anche a lui il titolo di prelato domestico, e<br />

nominando al suo posto don Attilio Castellina, che fu rettore per soli quattro<br />

anni, purtroppo in parte vissuti da infermo 61 . Nominò anche don Luigi Orsi<br />

come padre spirituale 62 . Di tutte queste decisioni <strong>Conforti</strong> informò Pio X,<br />

con una lettera del 1° luglio 1908 63 . L’intervento si poteva considerare urgente,<br />

ma purtroppo non poteva rimediare alle carenze e alle disattenzioni della<br />

gestione precedente. Tra le defezioni di sacerdoti che costellarono l’episcopato<br />

di <strong>Conforti</strong>, non poche si collocano in questa generazione di clero.<br />

Nell’anno in cui <strong>Conforti</strong> veniva preconizzato vescovo coadiutore di Parma<br />

e vedeva poi la morte di Magani, si era messa in atto la prima e più ampia<br />

azione di lotta al modernismo da parte della Santa Sede. Richiamiamo brevemente<br />

i dati essenziali del fenomeno. Negli ultimi anni del governo di Leone<br />

XIII, dopo un tempo di ampliamento degli orizzonti culturali del clero voluto<br />

dallo stesso papa, si potevano scorgere, insieme a importanti fermenti culturali<br />

nei seminari di fine Ottocento, alcune linee di ricerca e riflessione che<br />

sembravano travalicare i limiti di un sano dialogo tra ricerca biblica e storica,<br />

riflessione teologica e indagine scientifica. I modernisti furono dunque dei<br />

ricercatori e docenti del mondo ecclesiale che spingevano all’estremo il bisogno<br />

di rinnovamento degli studi teologici e anche della chiesa, così da cadere,<br />

più o meno consapevolmente all’inizio, in affermazioni o meglio ancora in<br />

una interpretazione delle affermazioni teologiche effettivamente eterodossa.<br />

Partendo dall’esigenza di accogliere i risultati della scienza storica e dell’esegesi<br />

biblica protestante, i modernisti finirono per concepire un cattolicesimo<br />

svuotato della sua essenza 64 .<br />

Pio X intervenne con molta decisione, e, dopo alcune condanne parziali,<br />

nell’estate del 1907 uscirono il decreto Lamentabili sane exitu e l’enciclica<br />

Pascendi Dominici gregis che in maniera puntuale e circostanziata condannavano<br />

il modernismo. Gli interventi della Santa Sede furono naturalmente<br />

accolti con piena adesione sia da Magani, che ne accennava nella lettera di<br />

annuncio del nuovo vescovo coadiutore 65 , sia da <strong>Conforti</strong> nella sua prima<br />

61 Cfr. L’Eco 1909, 20-21. Il rettore Castellina pare fosse “affabile ma rigoroso” (Testimonianze<br />

3, 148). Nel dicembre 1912 <strong>Conforti</strong> affermava che don Attilio Castellina era “infermo<br />

da sette mesi continui”, quindi dalla primavera dello stesso anno (cfr. FCT 19, 311).<br />

62 Originario di Berceto, nato nel 1870, ordinato nel 1892, moriva nel giugno 1919. Era<br />

mansionario della cattedrale e massaro del Consorzio dei vivi e dei morti.<br />

63 Vedi minuta in ACSCS, alla data; FCT 16, 170-173.<br />

64 Gli studi sul modernismo sono un’infinità. Basti il rimando a Giacomo MARTINA,<br />

Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. IV: l’età contemporanea, Brescia 1995, 81-117,<br />

con abbondante bibliografia.<br />

65 Cfr. FCT 15, 239.


260 Capitolo quinto<br />

pastorale 66 . Nel 1910 poi <strong>Conforti</strong> pubblicò per la diocesi il motu proprio<br />

Sacrorum antistitum che “imponeva a varie categorie di persone uno speciale<br />

giuramento antimodernistico” 67 e richiese al clero di farne oggetto di speciale<br />

discussione in una adunanza del clero per ogni vicariato 68 . Nella prima metà<br />

del 1911 tutti i sacerdoti di Parma avevano prestato il prescritto giuramento,<br />

perfino gli ultimi cinque “refrattari” 69 . I professori del seminario furono tra i<br />

primi e i più solleciti a prestare il giuramento antimodernistico e a sottomettersi<br />

cordialmente alle posizioni di Pio X.<br />

Ma nella primavera-estate del 1911 una serie di circostanze portarono alla<br />

ribalta la questione modernistica anche a Parma. Anzitutto, il 28 e 29 giugno<br />

1911 arrivava a Parma il visitatore apostolico dei seminari emiliani. La visita<br />

dei seminari di tutta <strong>Italia</strong> era stata decisa da Pio X per individuare i focolai<br />

di modernismo presenti, secondo molti prelati della Santa Sede, in diversi<br />

istituti di formazione per il clero. Visitatore per l’Emilia era mons. Andrea<br />

Caron, vescovo di Ceneda 70 . La mentalità tipica di questi visitatori e il clima<br />

66 Lettera Al venerabile Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi, del 4 marzo<br />

1908, fascicolo di 28 pagine. Nel diario di p. Dagnino – raccolto da GRAZZI in Il libro, 316<br />

– si riportano alcune considerazioni di <strong>Conforti</strong> sul modernismo, su don Romolo Murri e<br />

su Antonio Fogazzaro. All’inizio del suo ministero episcopale effettivo a Parma, <strong>Conforti</strong><br />

così scriveva al segretario di stato, Rafael Merry del Val, in data 20 gennaio 1908: “Raddoppierò<br />

poi la mia vigilanza per impedire che tra il mio clero s’abbia a diffondere in qualsiasi<br />

modo la perniciosissima lue del Modernismo Mi è pur grato assicurare V. E. e, a mezzo Suo<br />

il Santo Padre, che tra questo clero il Modernismo non ha potuto insinuarsi come forse in<br />

qualche Diocesi non lontana. E se da taluno è stata sentita per riflesso la maligna influenza,<br />

ho ragione di credere che la parola autorevole del Maestro infallibile della Fede avrà già a<br />

quest’ora prodotto i suoi salutari effetti. Non mancherò del resto di usare tutto il rigore<br />

contro chi si mostrasse in qualsiasi modo fautore delle esiziali dottrine del Modernismo”<br />

(cfr. minuta in ACSCS, alla data; FCT 15, 310). L’allusione alle “diocesi non lontane” è con<br />

ogni probabilità un riferimento a Reggio Emilia, dove un gruppo di sacerdoti impegnati nel<br />

sociale, che avevano costituito un giornale, La Plebe (da cui l’espressione: “sacerdoti plebei”<br />

ovvero “plebei cattolici”), avevano assunto posizioni estremistiche (cfr. Ferdindo MANZOT-<br />

TI, “I plebei cattolici fra integralismo e modernismo sociale [1904-1908]”, in Convivium 26<br />

[1958], 423-445).<br />

67 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 98.<br />

68 Cfr. L’Eco 1910, 93 e 318.<br />

69 Cfr. L’Eco 1911, 159 e 178-179.<br />

70 Oggi la città si chiama Vittorio Veneto. Per la breve visita a Parma cfr. L’Eco 1911, 180.<br />

Su Andrea Caron, vicentino (1848-1927), sacerdote e poi vescovo a Ceneda, designato a<br />

Genova ma mai entrato nella città ligure per il rifiuto dell’exequatur, vicino ai più estremisti<br />

dell’intransigentismo veneto, cfr. Giovanni Battista VARNIER, in DSMCI III/1, Casale Monferrato<br />

1984, 181-182. Sulle visite apostoliche dei seminari italiani durante il pontificato<br />

di Pio X: Giovanni Maria VIAN, La riforma della Chiesa per la restaurazione cristiana della<br />

società, I, Roma 1998.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

261<br />

di tensione antimodernista, sommati alla situazione non facile dei seminari<br />

parmensi per i motivi che sopra abbiamo descritto, portarono a un forte<br />

richiamo da parte del cardinale Gaetano De Lai, segretario della Congregazione<br />

concistoriale e punto di coordinamento della lotta contro il modernismo.<br />

La missiva del cardinale era datata 20 agosto 1911.<br />

Contemporaneamente, nei mesi di luglio e agosto, sul Presente, giornale<br />

della sinistra massonica, apparvero alcuni articoli firmati “Un gruppo di<br />

sacerdoti”, che accusavano la diocesi e il vescovo di arretratezza e di soffocare<br />

le istanze di rinnovamento del “giovane clero”, con accenti apertamente<br />

modernistici, e con forti accuse alla moralità del clero parmense 71 .<br />

I sacerdoti non sono missionari volontari chiamati a sostenere una dura missione<br />

nella vita, sono fabbricati con materia spesso non adatta e poi abbandonati nelle<br />

campagne, sui monti senza una educazione e una cultura suffi ciente, animati più da<br />

necessità di lotta contro i nemici che di spirito apostolico di pacifi ci e sereni diffonditori<br />

di una buona novella di carità e di fede. Nei seminari si accolgono dei bambini<br />

che ancora ignorano cosa sia il mondo …<br />

V’è il sacerdote che arricchisce, che specula con le cambiali, nel commercio, nell’industria,<br />

che gioca in borsa, il sacerdote aristocratico e borghese contro un clero povero,<br />

mal pagato e mal nutrito, che deve elemosinare le messe, dar la caccia al funerale<br />

per vivere. I sacerdoti non sono più eguali, ma si sono divisi in classi che si vedono in<br />

cagnesco, si odiano persino … 72<br />

[I seminaristi] sono diuturnamente vittime di un vecchio clero fanatico e superstizioso,<br />

che non vuole abbandonare le forme ormai sorpassate e che non vede e non<br />

sente tutta la ribellione che nella maggior parte del clero moderno è vivissima ed<br />

evidente 73 .<br />

La bomba mediatica esplose in pieno periodo di riapertura dei seminari. Il<br />

modernismo c’era anche a Parma, nonostante tutti i giuramenti, e si annidava<br />

proprio tra il giovane clero. A complicar le cose s’era aggiunto un richiamo del<br />

<strong>Conforti</strong> al clero, in cui si chiedeva di adeguarsi alle norme sul divieto dell’uso<br />

71 Il primo articolo usciva il 30 agosto 1911: cfr. S. BARONCINI, Mons. Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong>, cit., 120-125; Pietro BONARDI, Il Card. Ferrari e le polemiche moderniste del 1911 a<br />

Parma, in Andrea Carlo Ferrari e Parma. Atti del seminario di studio del 2 ottobre 1987, a cura<br />

di Giorgio CAMPANINI e Andrea MAGGIALI, Parma 1988, 77-107. I testi degli articoli sono<br />

leggibili in FCT 18, 571-572, 620-621, 625-628 (terribile, in queste ultime pagine, “lettera<br />

aperta ai genitori che hanno figli in seminario” del 21 ottobre 1911!).<br />

72 Lettera pubblicata da Il Presente, il 1° luglio 1911 cfr. P. BONARDI, Il Card. Ferrari, cit.<br />

94.<br />

73 Lettera pubblicata il 12 luglio 1911, in P. BONARDI, Il Card. Ferrari, cit., 97. Altre<br />

lettere su Il Presente sono del 19 luglio e del 30 agosto 1911.


262 Capitolo quinto<br />

della bicicletta 74 . L’uso del velocipede rischiava di diventare la bandiera dei<br />

sacerdoti “avanzati”.<br />

<strong>Conforti</strong> dovette così intervenire su due fronti. Da una parte uscì pubblicamente<br />

con una lettera al clero, datata 29 settembre 1911, per confutare<br />

le accuse del “gruppo di sacerdoti” modernisti e per condannare le posizioni<br />

innovative 75 . Pochi giorni prima, scrisse una missiva “riservata” al cardinale<br />

De Lai, per difendere la diocesi, e in particolare il seminario, da una condanna<br />

indiscriminata 76 . Soprattutto la lineare presa di posizione del <strong>Conforti</strong> a<br />

favore del suo clero merita di essere sottolineata.<br />

Nella lettera al clero di Parma, dopo una sintetica ma acuta descrizione del<br />

modernismo, egli fa riferimento agli “articoli deplorevoli” e alle contestazioni<br />

contro una “disposizione disciplinare” che poi era quella sulla bicicletta.<br />

Afferma poi:<br />

Non vi nascondo, Ven. Fratelli, che per l’affetto e la stima che ho sempre nutrito<br />

pel mio Clero fui da principio alquanto in forse se dovessi prestar fede all’esistenza<br />

del sedicente gruppo, ma certi indizi, certi fatti e certe circostanze concomitanti mi<br />

hanno purtroppo convinto che il gruppo esiste od almeno non mancano gli elementi<br />

turbolenti capaci di costituirlo 77 .<br />

Il vescovo individua poi la causa di questa turbolenza:<br />

Essi, credetelo a chi vi parla, mentre gridano alla riforma più non pregano, più non<br />

meditano, più non si confessano, più non hanno ricorso a quella grazia divina da cui<br />

ogni nostra suffi cienza, e per questo lo spirito del mondo corrotto e corruttore, ha<br />

fatto breccia nei loro cuori 78 .<br />

Invece, secondo <strong>Conforti</strong>, la “grande maggioranza” dei sacerdoti parmensi<br />

è unita al vescovo e aderisce alla vera fede. Chi invoca la riforma inizi a rifor-<br />

74 Cfr. decreto del 18 agosto 1911, in L’Eco 1911, 254. Vedi materiale connesso in FCT<br />

18, 569-577; FCT 19, 76-77 (<strong>Conforti</strong> a De Lai, 23 gennaio 1912). È noto che secondo<br />

<strong>Conforti</strong> l’uso della bicicletta non fosse oggettivamente negativo (cfr. L’Eco 1912, 46 e FCT<br />

19, 101), e i missionari saveriani già stavano adoperando quel mezzo in missione. Ma <strong>Conforti</strong>,<br />

per spirito di comunione e di obbedienza, si conformava alle decisioni della Conferenza<br />

episcopale emiliana. Cfr. anche la testimonianza di don Ireneo Gabelli, che dovette subire<br />

una punizione per aver utilizzato la bicicletta, in Testimonianze 3, 217.<br />

75 Cfr. lettera L’arcivescovo-vescovo di Parma al Venerando Clero della Città e della Diocesi,<br />

Tipografia Salesiana, fascicolo di 16 pagine. Cfr. Lettere pastorali dei vescovi dell’Emilia-Romagna,<br />

a cura di Daniele MENOZZI, Genova 1986, 269 n. 118; d’ora in poi MENOZZI, Lettere.<br />

76 Vedi lettera al card. Gaetano De Lai, del 25 settembre 1911 in FCT 18, 591-596.<br />

77 Cfr. lettera L’arcivescovo, cit., 9.<br />

78 Ibid., 13.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

263<br />

mare sé stesso, mentre la Santa Sede sta attuando una vera riforma attraverso<br />

la codificazione canonica in corso. <strong>Conforti</strong> conclude il testo rivolto al clero<br />

proibendo ai sacerdoti sotto pena di scomunica ipso facto incurrenda di scrivere<br />

sui giornali “qualsiasi cosa che tenda a propugnare dottrine infette di<br />

modernismo, ad eccitare la ribellione contro la Chiesa… a screditare la buona<br />

fama del clero…”, mentre impone agli ecclesiastici di denunciare coloro che<br />

siano conosciuti o sospettati colpevoli di queste posizioni 79 .<br />

La lunga lettera a De Lai, in data 25 settembre 1911, fa una breve cronistoria<br />

della situazione dei seminari diocesani, con le deludenti nomine di rettore<br />

e vicerettore (Musetti e Bertogalli) del 1894, che durava fino al 1903. I due<br />

successori, Leoni e Guerra, vengono descritti come “anime buone, timorate,<br />

di retto pensare, ma inette all’importante e delicata carica” 80 . Nelle tensioni<br />

tra il clero cittadino, ereditate dai tempi di Magani, il <strong>Conforti</strong> cercava<br />

dunque dei responsabili al di sopra delle parti. Ma il visitatore Caron, “in<br />

poche ore passate a Parma”, aveva raccolto le critiche dei capi-partito contro<br />

i dirigenti dei seminari. Così <strong>Conforti</strong> affermava: “Non mi sento di condividere<br />

il giudizio pronunciato dal Visitatore” 81 . Difendeva la figura del rettore,<br />

“mancante di quell’unzione esteriore”, ma “di principi schiettamente papali,<br />

fornito di bella cultura, studioso, attivissimo, attento e diligente mantenitore<br />

della disciplina”; il vicerettore, certo giovane ma di “senno, soda e profonda<br />

pietà, lodevole fermezza di carattere”; il padre spirituale non va d’accordo<br />

caratterialmente con questi due 82 .<br />

In ordine ai Professori che vengono indiziati come modernisti – Don Del Monte,<br />

Don Masnovo, Don Grassi, Don Maini, Don Ferrarini – dichiaro di non averne le<br />

prove e neppure tali indizii che lascino seriamente dubitare della loro ortodossia.<br />

Anzi escludo assolutamente che sia modernista il Can. Amato Masnovo, Professore<br />

di Filosofi a e Sociologia, come pure il Prof. Maini, Prorettore del Seminario di<br />

Berceto. Per gli altri non posso dare le assicurazioni medesime, sapendo purtroppo<br />

delle sorprese che succedono oggigiorno; non mancherò, del resto, di raddoppiare la<br />

vigilanza… 83<br />

79 Ibid., 15.<br />

80 Cfr. FCT 18, 591-592. Sul Guerra si veda Amilcare PASINI, Mons. Giuseppe Guerra.<br />

Parroco e direttore spirituale, Parma 1993.<br />

81 Ibid., 593.<br />

82 Ibid., 593.<br />

83 Ibid., 594. <strong>Conforti</strong> poi difendeva la Facoltà teologica parmense dalle accuse di poca<br />

serietà, descriveva la situazione non eccezionale, ma non modernistica, del foglio diocesano<br />

e il rettore del seminario di Berceto.


264 Capitolo quinto<br />

Il visitatore mons. Caron richiedeva, oltre all’epurazione del seminario,<br />

“altri rimedii; qual è mai questa radice e quali i rimedii? Sarò davvero grato a<br />

V. E. se vorrà degnarsi di illuminarmi…” 84 .<br />

Nel clima di tensione non solo in diocesi ma in tutta la chiesa in <strong>Italia</strong>,<br />

la serena fermezza con cui <strong>Conforti</strong> respingeva le accuse di Caron denota<br />

in lui grande affetto per il suo clero ma anche una piena conoscenza della<br />

situazione. In effetti le successive vicende dimostreranno che le accuse di<br />

modernismo potevano applicarsi a poche figure estranee all’insegnamento dei<br />

seminari, ma, diversamente da altre diocesi, nessun sacerdote ne fece le spese<br />

ingiustamente. Questo non significa che <strong>Conforti</strong> non si muova con estrema<br />

prudenza e circospezione.<br />

La “crisi” del settembre-ottobre 1911, documentata ampiamente dall’epistolario<br />

di <strong>Conforti</strong> 85 , finì per coinvolgere anche le scuole interne all’istituto<br />

saveriano. Dal 1903, come s’è detto nel capitolo precedente, grazie all’impegno<br />

di don Ormisda Pellegri e alla disponibilità di alcuni sacerdoti diocesani, era<br />

partito l’insegnamento teologico a Campo di Marte, così che gli allievi missionari<br />

non dovevano più recarsi ogni giorno al Seminario urbano. Per alcuni<br />

anni lo stesso <strong>Conforti</strong> vi aveva insegnato. Per quanto ne sappiamo, don Luigi<br />

Orsi, padre spirituale del seminario diocesano, insegnava morale, don Giuseppe<br />

Parma, più tardi benedettino a Subiaco, era addetto alla teologia dogmatica,<br />

don Egidio Boni insegnava scienze, don Simonazzi religione e il prof. Accatino,<br />

un fratello salesiano, istruiva i futuri missionari sull’agronomia e i metodi<br />

di fertilizzazione sperimentati dal già citato Stanislao Solari. Bonardi, appena<br />

rientrato dalla Cina con l’incarico di rettore della Casa madre, sicuramente su<br />

indicazione di <strong>Conforti</strong> sospese la scuola, perché “sembrava che vi fosse una<br />

struttura disordinata e che si fosse creato una sorta di ‘cenacolo’ con infiltrazioni<br />

modernistiche, voluto da Pellegri”: questo giudizio, che Grazzi afferma<br />

di aver raccolto dallo stesso Bonardi, sicuramente risente della non nascosta<br />

antipatia di Grazzi per la figura di don Ormisda Pellegri 86 . Più verosimilmente,<br />

<strong>Conforti</strong> chiese a Bonardi di sospendere una situazione precaria e che poteva<br />

prestare il fianco ad accuse ulteriori, in un clima già molto teso. La stima di<br />

<strong>Conforti</strong> sia per Pellegri sia per gli altri suoi sacerdoti non diminuì minimamente:<br />

don Orsi rimase padre spirituale del seminario fino allo scoppio della<br />

prima guerra mondiale, don Parma fu sempre fraterno amico e collaboratore<br />

84 Cfr. FCT 18, 596.<br />

85 Leggibile in FCT 18, 559-565, 605-606 nota, 614, 620 nota e 624-626.<br />

86 Cfr. GRAZZI, Il libro, 183-184. Sul “cenacolo” si veda l’accenno di V. SANI, Eventi e<br />

accadimenti, cit., 26.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

265<br />

del vescovo. Grazie al rientro graduale di alcuni missionari, l’istituto doveva<br />

essere messo in condizione di essere autonomo anche dal punto di vista della<br />

formazione intellettuale e della direzione educativa. Però per alcuni decenni gli<br />

allievi missionari ripresero la strada che, tramite barriera Farini, li conduceva<br />

ogni giorno fino alla cattedrale e al suo seminario “Urbano”.<br />

Il famoso “gruppo di sacerdoti” di tendenza modernista si rivelò poi essere<br />

don Dante Seta, parroco a San Prospero e ordinato, guarda caso, nel 1899, in<br />

pieno periodo di Magani e del rettore Musetti 87 . Più tardi, precisamente nel<br />

1913 don Seta fu sospeso a divinis, nel gennaio successivo fu rimosso da San<br />

Prospero e finì per lasciare il ministero 88 .<br />

La polemica modernistica in Parma sembrò esaurirsi in quei pochi mesi<br />

del 1911. Non così il controllo di De Lai, a cui <strong>Conforti</strong> dovette nuovamente<br />

rispondere nel marzo 1914, a seguito di una nota della Concistoriale che<br />

accusava di modernismo nuovamente don Egidio Boni, e con lui don Ernesto<br />

Foglia e don Giovanni Del Monte, tra l’altro entrambi suoi ex allievi 89 e<br />

87 Cfr. Lettera a don D. Seta dell’ottobre 1911 (minuta in ACSCS, alla data; FCT 18,<br />

624). A motivo di tutta la vicenda, sembra evidente che il richiamo si collochi nell’ottobre<br />

1911 (un’altra minuta ha la data “ottobre 1913”). Cfr. pure L’Eco 1913, 285 (“non parum<br />

defecisse a Fide orthodoxa”) e 1914, 11.<br />

88 Testimonianza di don Triani in Testimonianze 3, 170-171.<br />

89 Sul sacerdote parmigiano don Ernesto Foglia, latinista e letterato, e sul più noto don<br />

Giovanni Del Monte, si vedano utilmente: Il seminario di Parma, cit., 106-110; Aldo LEONI,<br />

voce Del Monte Giovanni, in DSMCI III/1, cit., 297-298. È possibile che questo ulteriore<br />

intervento sia stato ispirato da una “relazione sommaria dello stato religioso e morale della<br />

Città e Diocesi di Parma”, conservato in ASV, Congr. Concist., Visite Apostoliche, busta 39.<br />

Una nota probabilmente autografa di De Lai avverte: “6 agosto 1913. Non so da chi venga<br />

= Ad ogni modo, si aggiunga agli atti sullo stato della Diocesi”. Le otto pagine, dattiloscritte<br />

solo fronte, raccolgono una dura requisitoria. Chi le scrive ha raccolto testimonianze di<br />

sacerdoti parmensi. Non mancano alcuni errori di nomi propri (ad esempio “Ravarone”<br />

invece di Ravarano), in qualche caso corretti a penna. Ne riportiamo alcuni passaggi salienti.<br />

Sul seminario maggiore: “La direzione spirituale del Seminario Maggiore trovasi da cinque<br />

anni affidata al M. R. Sig. Prof. D. Luigi Orsi, sul quale corrono voci non troppo edificanti,<br />

specie per indelicatezze usate nell’Istituto di S. Carlo, per cui fu intimata la espulsione, testimonio<br />

Mons. Pietro Del Soldato […]. Nel corpo insegnante, molti lasciano grandemente<br />

a desiderare per difetto di spirito ecclesiastico, per contegno non troppo edificante, come<br />

i Sigg. Prof. Cattabianchi, Guareschi, Grassi nel Ginnasio, nel Liceo Soncini, Boni don<br />

Dario [?], Simonazzi, Delmonte. Riguardo a D. Simonazzi stanno accuse di imprudenze,<br />

indelicatezze con persone di altro sesso, teste don Fabio Spigardi Cancelliere Vescovile. Sul<br />

Prof. Delmonte gravano accuse di principii sospetti, non completamente ortodossi, teste il<br />

Prof. Savazzini […]. Scrisse poi alcuni articoli e fece alcune recensioni delle opere del Foester<br />

che furono giudicate poco favorevolmente. Il Can. Boni D. Luigi Prof. di Teologia Morale,<br />

fu espulso dalla curia vescovile, teste D. Gaetano Cavalli […]; fu espulso dalla Cassa Centrale<br />

Cattolica di Parma, teste D. Antonio Campanini, e il suo nome è spesso fatto segno a


266 Capitolo quinto<br />

alcuni docenti di Berceto 90 .<br />

In sei anni di episcopato ho già fatti non pochi cambiamenti nel personale dirigente<br />

ed insegnante ed altri ancora ne farò, richiedendo il bisogno, ed entro i limiti del<br />

possibile, non essendo sempre cosa facile trovare persone adatte da costituire quando<br />

si tratti di professori, massime se di materie importanti 91 .<br />

Così <strong>Conforti</strong> rivendicava il suo impegno verso la formazione del giovane<br />

clero e il seminario, la sua sincera avversione al modernismo, ma insieme<br />

la fatica a gestire una situazione delicata. In effetti, dopo il cambiamento<br />

di rettore e padre spirituale, nel 1909 era cambiato l’economo (da don Pio<br />

Galloni, storico amministratore da almeno 25 anni, a don Antonio Monica)<br />

e nel 1910 anche il vicerettore (da don Giuseppe Guerra a don Aldo Musini).<br />

frequenti attacchi della stampa cittadina […]” (pp. 1-2). Sulla curia: “Mons. Vescovo ottima<br />

persona, superiore ad ogni eccezione, ma incapace di governare, come pure il suo Vicario<br />

Generale Mons. Ascardi (sic per Ajcardi). Non ha un programma, procede a sbalzi secondo<br />

l’opportunità. Vorrebbe tutti accontentare e non riesce a contentare nessuno. Emana ordini<br />

ora contraddittori, ora anticanonici, ora antiliturgici, ora molto buoni e poi non si cura se<br />

siano eseguiti. Ad esempio riserva casi di puro sospetto modernismo […]. In ordine ai concorsi<br />

egli lascia passare lungo tempo prima di indirli con qual vantaggio dei parrocchiani del<br />

futuro parroco e dei beni parrocchiali niuno è che non vegga […]. L’azione sociale cristiana<br />

languisce e dorme della grossa. Neppure esiste la Direzione diocesana. Si accontenta di qualche<br />

circolo giovanile, di qualche cassa rurale e simili, le quali poi sono cattoliche di nome non<br />

di fatto. Anche i due giornali settimanali = Il Giornale del Popolo = e la = Giovine Montagna<br />

= vivono una vita mingherlina e di principii e dottrine non certo prettamente ortodossi. Il<br />

che va da sé, quando si sa che i giornali più diffusi in Città e Diocesi sono quelli del trust,<br />

specialmente l’Avvenire d’<strong>Italia</strong> il quale è stato riabilitato dal Vescovo attuale, esso propaga<br />

dottrine tutt’altro che sode e papali” (pp. 3-5). Sul clero: “La condotta di molti sacerdoti è<br />

assai riprovevole, ne sono prova le numerose defezioni in pochi anni avvenute. Vescovini,<br />

Gatti, Berzieri, Zaccardi, Frati di cui tre contrassero matrimonio civile […]. Molti del clero<br />

vivono oziosamente oppure attendono alla caccia, ai mercati, alle casse rurali, a letture di<br />

giornali e libri sospetti etc. I vicari foranei o non compiono il loro dovere dando le relazioni<br />

annuali dei rispettivi vicariati, o se le danno non sono prese in considerazione. Il vescovo sa<br />

tutto questo e non vi rimedia” (pp. 6-7). Vi sono accuse di disordini anche verso il Capitolo<br />

e il consorzio (pp. 2-3), i parroci non predicano e il catechismo è trascurato anche se “dopo<br />

l’ultimo congresso catechistico (giugno 1913) pare si incominci a fare qualche cosa” (pp.<br />

5-6). Il redattore conosceva evidentemente la diocesi e non si può certo escludere che il testo<br />

non provenga da un sacerdote diocesano. La Santa Sede e in particolare De Lai, nel clima<br />

antimodernistico del tempo, facilmente erano portati a dare retta a voci di questo genere, che<br />

oggi in noi possono generare sconcerto.<br />

90 Lettera al card. G. De Lai, del 4 marzo 1914 (copia autografa in ACSCS, alla data; cfr.<br />

FCT 22, 129-132).<br />

91 Lettera al card. G. De Lai, del 2 aprile 1914 (minuta in ACSCS, alla data; cfr. FCT<br />

22, 150).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

267<br />

Nel 1913, poi, era diventato docente di dogmatica don Amato Masnovo, che<br />

più tardi sarà una delle figure di spicco della nascente Università Cattolica<br />

di Milano, e che l’anno prima aveva sostituito come rettore l’infermo don<br />

Castellina, fino agli anni cruciali della guerra 92 . Dunque l’affermazione di<br />

<strong>Conforti</strong> era tutt’altro che una fragile giustificazione. Con gradualità ma con<br />

decisione, i posti chiave della struttura educativa del seminario erano stati<br />

affidati a persone diverse rispetto a chi aveva gestito gli anni di Magani. Ma il<br />

corpo docente del seminario non si poteva contestare, nonostante le difficoltà<br />

di reclutamento.<br />

In quegli anni, moltissime diocesi furono sottoposte a indagini e a pressioni<br />

da parte della Santa Sede per paura di covi e infiltrazioni di tipo modernistico.<br />

E non pochi docenti e sacerdoti dovettero soffrire di accuse e delazioni, non<br />

escluso perfino <strong>Angelo</strong> Giuseppe Roncalli 93 . Il caso di Parma rientra nell’ordinarietà<br />

delle tensioni di quegli anni, e non fu certo eclatante come quello di<br />

Milano e dello scontro a distanza tra due amici di antica data, Giuseppe Sarto<br />

(papa Pio X) e Andrea Ferrari 94 . Certo però, dal tono delle lettere, si evince<br />

che <strong>Conforti</strong> fu molto addolorato delle accuse rivolte ai suoi docenti di seminario,<br />

e, indirettamente ma chiaramente, alla sua gestione della diocesi 95 .<br />

Sempre nel 1913, in estate, si ravvisano gli ultimi, dolorosi strascichi<br />

dell’inquietudine modernistica tra il clero parmigiano: oltre alla già citata<br />

sospensione di don Seta, ci fu anche quella di don Ernesto Padovani, parroco<br />

a Cassio, che aveva abbandonato la parrocchia e la diocesi stessa 96 . Anche il<br />

Padovani apparteneva a una delle “infornate” di ordinazioni di Magani: era<br />

92 Cfr. Il seminario di Parma, cit., 104-105 e 164; Sofia VANNI-ROVIGHI, in Enciclopedia<br />

Filosofica III, Venezia - Roma 1957, 354-356, con l’elenco degli scritti principali.<br />

93 Mario BENIGNI e Goffredo ZANCHI, Giovanni XXIII. Biografia ufficiale a cura della<br />

diocesi di Bergamo, Cinisello Balsamo 2000, 120-122.<br />

94 Si veda la vecchia biografia di Giovanni ROSSI, Il cardinal Ferrari, Assisi 2 1987, 206-<br />

218, mentre il promesso terzo volume di Carlo Snider non è mai uscito.<br />

95 Anche il seminario di Berceto fu sottoposto a stretto controllo. Una visita apostolica<br />

precedente a quella del 1911, e che era una visita alla diocesi (dovrebbe essere quella del<br />

padre servita Pagliai, officiale della Congregazione dei riti: G. VIAN, La riforma della Chiesa,<br />

cit., 60 e nota 169; 99 nota 325) aveva portato alla chiusura del liceo. <strong>Conforti</strong> nel giugno<br />

1909 scriveva a De Lai lamentando il calo delle vocazioni seguito a questa misura disciplinare<br />

che privava il seminario di Parma di un importante serbatoio (cfr. FCT 16, 472-474<br />

con una lettera a Ferrari). Nel 1912 <strong>Conforti</strong> sostituiva il rettore don Guglielmo Quaretti<br />

con don Giuseppe Maini (cfr. Il seminario di Parma, cit., 156), anche perché si era conclusa<br />

con un responso della Congregazione del concilio una lunga controversia tra il rettore del<br />

seminario e il prevosto di Berceto (cfr. L’Eco 1911, 151-153).<br />

96 L’Eco 1913, 215 e 285.


268 Capitolo quinto<br />

stato ordinato nel 1907, solo sei anni prima della sospensione 97 . Ulteriori<br />

polemiche serpeggianti in diocesi fanno comprendere i riferimenti di <strong>Conforti</strong><br />

nella sua lettera al clero in occasione del suo venticinquesimo anniversario<br />

di ordinazione, il 2 agosto 1913:<br />

Non sia mai che dal nostro labbro risuoni l’insana parola che talvolta di fronte a<br />

questa od a quella disposizione pontifi cia, a questo od a quell’atto della Suprema<br />

Autorità Ecclesiastica è risuonato su quello di certi sedicenti riformatori, anche in<br />

veste talare, ed ha trovato eco sulle colonne dei loro periodici più o meno ostili alla<br />

cosiddetta Chiesa uffi ciale: è tirannia, è dispotismo, è cosa arbitraria! 98<br />

Il riferimento è, con ogni probabilità, alla Rivista culturale di don Romolo<br />

Murri, sacerdote marchigiano ben noto in tutta <strong>Italia</strong> e con contatti anche a<br />

Parma 99 . Però il vescovo stesso era stato attaccato direttamente, nel giugno 100 .<br />

Queste vicende, con l’abbandono di alcuni sacerdoti, e le conseguenze sulla<br />

vita diocesana di alcune sentenze riguardanti le confraternite, di cui parleremo<br />

più oltre, portarono gli stessi organi diocesani a parlare di un “periodo di<br />

lotta e di morale sconforto” 101 . In questo contesto, <strong>Conforti</strong> raccomandava al<br />

suo clero la “Sodalitas sacerdotalis pro Pontifice et Ecclesia”, una associazione<br />

del clero con una forte impronta antimodernista, che ha come foglio ufficiale<br />

a livello nazionale la rivista ultraintransigente La riscossa dei vicentini fratelli<br />

Scotton 102 .<br />

Frutti della prima visita:<br />

congresso eucaristico, congresso catechistico, sinodo<br />

In questi anni di tensione e di fatiche, si scorge con chiarezza un disegno<br />

abbastanza preciso di <strong>Conforti</strong>, attraverso alcuni momenti diocesani proposti<br />

con continuità e a scadenze regolari. Ancora non era conclusa la visita pasto-<br />

97 Il seminario di Parma, cit., 132.<br />

98 Lettera Al dilettissimo clero della Città e della Diocesi, del 2 agosto 1913, fascicolo di 13<br />

pagine; cfr. 19.<br />

99 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 93-94.<br />

100 Cfr. FCT 21, 276 e 325; FCT 5, 322. Non è stato possibile per ora individuare chi e<br />

in quale pubblicazione abbia attaccato il <strong>Conforti</strong>.<br />

101Cfr. L’Eco 1913, 266.<br />

102 Cfr. L’Eco 1913, 288-291; direttore locale è don Ettore Savazzini, già più volte citato,<br />

uno dei principali collaboratori di <strong>Conforti</strong>. Su di lui Andrea MAGGIALI, Monsignor Ettore<br />

Savazzini, cit.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

269<br />

rale, e già <strong>Conforti</strong> proclamava il primo congresso eucaristico diocesano, che<br />

si celebrò nei giorni dall’8 al 10 ottobre 1912 103 . I congressi eucaristici erano<br />

nati negli ultimi decenni dell’Ottocento in Francia, con l’apporto di un celebre<br />

direttore d’anime, Gaston De Ségur 104 . Duplice era la finalità dei congressi:<br />

proporre grandiose manifestazioni capaci di rendere percepibile alle masse<br />

la presenza eucaristica e incoraggiare i cattolici intimiditi dall’emarginazione<br />

politica e culturale; ma insieme, trattandosi di un “congresso”, svolgere<br />

momenti di studio e anche di individuazione di decisioni riguardanti il culto<br />

eucaristico, con tanto di mozioni e proposte, appunto, “congressuali”. In quel<br />

tempo, la forma del “congresso” era un linguaggio tipico della politica e del<br />

sindacato. Un primo congresso internazionale si era tenuto a Lille, in Francia,<br />

nel 1881, seguito da altri appuntamenti: ricordiamo quello di Gerusalemme<br />

del 1893, e quello di Roma del 1905, voluto e presieduto direttamente da<br />

Pio X. Il pontefice veneto, come è noto, aveva dato un impulso determinante<br />

alla pietà eucaristica. Ma successivamente al congresso del 1905 il fenomeno<br />

subiva, almeno in <strong>Italia</strong>, una battuta d’arresto, dovuta probabilmente al clima<br />

di tensione connesso al modernismo. In questo momento di “stanca” a livello<br />

italiano della proposta dei congressi eucaristici, <strong>Conforti</strong> ne organizzava uno<br />

a Parma 105 .<br />

Il congresso si appoggiò soprattutto sulla “società dei sacerdoti adoratori” 106 .<br />

Il programma prevedeva, nella chiesa di San Rocco, l’adorazione continua<br />

dalla solenne messa delle 10 dell’8 ottobre alla processione con l’eucaristia<br />

della mattina del 10. Intanto, nella chiesa di San Pietro, si tenevano le adunanze,<br />

con relatori della società, sacerdoti parmigiani. Questi i temi: la comunione<br />

dei fanciulli, svolto dal prevosto di Colorno don Giuseppe Gazzi; le<br />

103 Vedi le molte pagine dedicate all’avvenimento in L’Eco 1912, 202-204 e 227-258, con<br />

i vari discorsi di <strong>Conforti</strong> riportati pure in FCT 19, 257-272.<br />

104 Cfr. Roger AUBERT, Les Congrès eucharistiques de Léon XIII à Paul VI, in Concilium 1<br />

(1965) 117-124; Silvio TRAMONTIN, in La Chiesa e la società industriale (1878-1922) (Storia<br />

della Chiesa fondata da Augustine Fliche e Victor Martin, XXII/2), Cinisello Balsamo 1988,<br />

105; Jacques RIVET, in DThC, XIV/2, Paris 1941, 1781-1783.<br />

105 Peraltro, dall’11 al 15 settembre 1912 si era tenuto il XIII congresso eucaristico internazionale<br />

a Vienna, con la partecipazione alla processione dell’imperatore Francesco Giuseppe.<br />

106 Questa associazione, fondata da Giuliano Eymard (1811-1868), aveva sede italiana a<br />

Torino ed era presieduta da p. Carlo M. Poletti della Congregazione del SS. Sacramento. Su<br />

questo istituto religioso e l’associazione del sacerdoti adoratori ad esso collegata cfr. Giuseppe<br />

VASSALLI, voce Sacerdoti del Santissimo Sacramento (sacramentini), in DIP 8, Roma 1988,<br />

32-38; Luigi CATTANEO, voce Pietro Giuliano Eymard, in DIP 6, Roma 1980, 1702-1704.<br />

<strong>Conforti</strong> la proponeva al suo clero nel 1911 (cfr. L’Eco 1911, 230-233) e un anno dopo aveva<br />

sessantasette iscritti in diocesi (cfr. L’Eco 1912, 125).


270 Capitolo quinto<br />

associazioni eucaristiche, affidato a don Savazzini; le pratiche eucaristiche con<br />

don Enrico Grassi; e, unica relazione di un esterno, “la Ss. Eucaristia e la<br />

famiglia cristiana”, a cura del p. Carlo Poletti di Torino, direttore generale<br />

dei sacerdoti adoratori in <strong>Italia</strong> 107 . <strong>Conforti</strong> prendeva la parola all’inizio e<br />

poi alla conclusione del congresso stesso. Nel discorso di chiusura il vescovo<br />

insisteva su due scelte tipiche del pontificato di Pio X, da lui profondamente<br />

sentite: la comunione ai bambini (“non è più lecito discutere sull’età della<br />

prima comunione”) accompagnata da una attenta formazione catechistica, e<br />

la comunione frequente 108 .<br />

Nel 1913 fu la volta del congresso catechistico, dal 4 al 6 giugno e della settimana<br />

catechistica dal 10 al 15 novembre 109 . Il primo si rivolgeva in particolare<br />

agli “addetti ai lavori”, cioè i sacerdoti. La seconda mirava a sensibilizzare<br />

le famiglie e i laici che potevano affiancare i parroci nell’opera della catechesi,<br />

e consisteva in una serie di lezioni tenute in episcopio dai sacerdoti Luigi<br />

Vigna di Cremona e Lorenzo Pavanelli di Brescia, teorici del “catechismo<br />

in forma di vera scuola”, il cui testo sarà il manuale di catechesi della diocesi<br />

110 . Più avanti sarà dedicato un capitolo al progetto catechistico confortiano.<br />

Dall’anno catechistico 1913 nacque la lettera al clero sulla “Scuola di religione”<br />

del 14 gennaio 1914 111 , peraltro già preceduta dalla lettera del 1909 sul<br />

catechismo 112 , da quella del 1910 sui genitori e l’educazione cristiana 113 , e da<br />

una “lettera al clero” in data 11 dicembre 1911, con una forte insistenza sulla<br />

catechesi dei fanciulli, soprattutto del “contado”, e degli adulti 114 .<br />

107 Tutti i testi in L’Eco 1912, 231-251. Ogni relazione si concludeva con alcune proposte<br />

di “voti” congressuali, che venivano discusse e poi approvate, e diventavano esortazioni e<br />

indicazioni di tipo pastorale.<br />

108 Cfr. L’Eco 1912, 252-254.<br />

109 Sono dedicate al congresso catechistico le seguenti pagine de L’Eco 1913, 89-90, 144-<br />

146, 181-183, 195-198, 209-232; alla settimana catechistica queste altre: 287 e 319-322.<br />

110 Su Vigna e Pavanelli vedi: Mario CARMINATI, Il pensiero catechetico di Mons. Lorenzo<br />

Pavanelli (1876-1945) e di Mons. Luigi Vigna (1876-1940) e la loro attività di diffusione e di<br />

promozione del “Catechismo in forma di vera scuola”, Castelnuovo don Bosco (AT) 1995.<br />

111 Lettera al clero su Istruzione religiosa della gioventù, del 14 gennaio 1914, fascicolo di<br />

20 pagine (vedila pure ne L’Eco 1914, 1-9 e in FCT 22, 45-57).<br />

112 Lettera al clero e popolo della diocesi su Insegnamento Religioso, dell’11 febbraio 1909,<br />

fascicolo di 32 pagine (vedila pure ne L’Eco 1909, 27-35 e in FCT 16, 415-428).<br />

113 Lettera al clero su Educazione domestica e religiosa dei figli, del 1° febbraio 1910, fascicolo<br />

di 24 pagine (vedila pure ne L’Eco 1910, 85-91 e in FCT 18, 42-50).<br />

114 Lettera al clero per Istruzione catechistica, dell’11 dicembre 1911, fascicolo di 24 pagine<br />

(vedila pure in L’Eco 1911, 327-333 e in FCT 18, 647-654); con riferimento iniziale alla<br />

visita pastorale in gran parte compiuta.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

271<br />

Sembra dunque che l’esperienza della visita pastorale abbia rafforzato, in<br />

<strong>Conforti</strong>, quella persuasione dell’importanza della formazione catechistica<br />

dei piccoli e dei grandi già affermata nell’ultima pastorale di Ravenna.<br />

Secondo una diffusa consuetudine, che si rifaceva, se non alla lettera, allo<br />

spirito del Concilio di Trento, dopo la prima visita pastorale era bene celebrare<br />

il sinodo. Tanto più a Parma, dove l’ultimo sinodo era stato al tempo<br />

di Domenico Maria Villa, nel lontano 1878 115 , mentre Magani governava<br />

la diocesi a colpi di decreti generali 116 . In realtà già i Monita ad clerum di<br />

<strong>Conforti</strong> annessi al calendario liturgico diocesano del 1913 si rivelano molto<br />

innovativi, quasi certamente frutto dell’esperienza della visita pastorale 117 .<br />

La lettura dei Moniti, con il loro significato pratico-pastorale, ci permette<br />

di individuare le priorità e le scelte di <strong>Conforti</strong> in quelli che potremmo chiamare<br />

gli ambiti quotidiani della pastorale parrocchiale. Diverse indicazioni<br />

sono dedicate al decoro delle chiese, alla conservazione dell’eucaristia e degli<br />

oli santi: probabilmente, a partire dall’esperienza di povertà ma anche di<br />

disordine constatati in visita pastorale, si trova qui un senso alle indicazioni<br />

del congresso eucaristico 118 . Secondo ambito di attenzione, le fabbricerie o<br />

opere parrocchiali, altra realtà probabilmente molto trascurata o con amministrazioni<br />

“approssimative” 119 , così come un certo disordine doveva essere<br />

stato constatato negli archivi 120 .<br />

Da un punto di vista pastorale, ci interessano in modo particolare i moniti<br />

17-23. Si fa obbligo di istituire la Confraternita della dottrina cristiana, in<br />

attesa di una più ampia legislazione che sarebbe uscita dal congresso catechistico<br />

imminente (17). I parroci non devono sospendere la catechesi domeni-<br />

115 Vedi U. COCCONI, Chiesa e società civile a Parma nel secolo XIX, cit., 185-192.<br />

116 MANFREDI, Vescovi, 615-616.<br />

117 Vedili in L’Eco 1913, 136-142 e in FCT 21, 153-166. È interessante, tra l’altro, come<br />

<strong>Conforti</strong> abbia rilevato che in alcune parrocchie non si faccia regolarmente l’omelia alla<br />

messa domenicale. Lo si evince da un accenno nel discorso di conclusione al congresso catechistico<br />

del 1913: “Presso i popoli Anglo-Sassoni i Vescovi hanno prescritto che nei giorni<br />

festivi in tutte le Messe che si celebrano, si tenga al popolo un breve sermone, e quando<br />

un sacerdote non si sentisse di parlare al pubblico dovrebbe celebrare in privato; io per un<br />

complesso di circostanze, che voi pure potete bene rilevare, non farò per la mia Diocesi tale<br />

ingiunzione” (cfr. L’Eco 1913, 224-225).<br />

118 Moniti 1-6: meglio indicati in FCT 21, 153-155.<br />

119 Moniti 7-9; i moniti seguenti (10-12) riguardano le messe degli enti soppressi e incamerati,<br />

l’invito ai parroci a ottenere la regolarizzazione canonica per chi aveva acquisito beni<br />

ecclesiastici, le messe “avventizie” (cfr. FCT 21, 155-158).<br />

120 Moniti 13-15; in FCT 21, 158-159.


272 Capitolo quinto<br />

cale ai bambini e quella agli adulti per andare a condecorare le feste patronali<br />

delle parrocchie vicine, cosa che, soprattutto in autunno e primavera, probabilmente<br />

succedeva con frequenza (18). La catechesi agli adulti, vista la buona<br />

esperienza delle missioni in occasione della visita pastorale, doveva essere<br />

sostenuta da predicazioni missionarie straordinarie (21). <strong>Conforti</strong> richiede<br />

nuovamente di darsi da fare per fondare associazioni cattoliche, soprattutto<br />

giovanili (19), e per coltivare le vocazioni al sacerdozio (20). I moniti 22-23<br />

offrono direttive su due fenomeni sociali urgenti: l’immigrazione, soprattutto<br />

dalla montagna e femminile, e il lavoro di donne e bambini 121 . Seguono<br />

due moniti sui modi della comunione ai malati, altro importante capitolo<br />

della quotidianità parrocchiale (24-25) 122 . Infine, nell’ultima prescrizione,<br />

<strong>Conforti</strong> rinnova le indicazioni già date dal predecessore Magani su aspetti<br />

apparentemente secondari, ma frequenti nelle diatribe parrocchiali: bandiere<br />

e bande musicali in chiesa, canto di cori femminili, lapidi mortuarie.<br />

Si potrebbe dire: nulla di particolarmente innovativo. Ma l’attenzione catechistica,<br />

associativa e sociale fanno intravedere alcune prospettive che appartengono<br />

a <strong>Conforti</strong> (e molto meno a Magani) e annunciano il sinodo.<br />

Il sinodo fu indetto l’8 dicembre 1913 123 ; al sinodo stesso fu dedicata la lettera<br />

al clero del 15 febbraio 1914 124 . Svolte tutte le necessarie procedure 125 , il<br />

sinodo stesso si svolse nei giorni 6-8 ottobre 1914, con le consuete allocuzioni<br />

in cui il vescovo, in classico latino, si rivolgeva al suo clero, che componeva<br />

121 FCT 21, 159-164.<br />

122 FCT 21, 165.<br />

123 L’Eco 1913, 317-319 e L’Eco 1914, 31-41. In FCT 21, 514-517, Teodori riporta il<br />

decreto di indizione con chiari riferimenti al socialismo e al modernismo del tempo.<br />

124 Lettera al clero su Indizione del Sinodo diocesano, del 15 febbraio 1914, fascicolo di 32<br />

pagine (vedilo pure in L’Eco 1914, 32-41 e in FCT 22, 107-122).<br />

125 Disposizioni per lo svolgimento in L’Eco 1914, 151-154. Nomina degli “officiali” in<br />

L’Eco 1914, 172-173 (= Sinodo 1914, 182-184). La commissione presinodale fu composta<br />

da tutti i sacerdoti più prestigiosi della diocesi (l’arcidiacono del capitolo Del Soldato, i<br />

canonici Leoni e Mercati, i parroci Simonazzi di San Pietro, Zarotti di San Bartolomeo, Galli<br />

di Noceto, Gazzi di Colorno), dai più vicini collaboratori di <strong>Conforti</strong> (Ajcardi, Pellegri,<br />

Parma, Savazzini, Castellina, Masnovo, Orsi, Quaretti), da alcuni sacerdoti del seminario<br />

e della città (Boni, Picinotti, Fornari, Bertogalli, Camisa, Spigardi) e dal suo confessore,<br />

fra Salvatore Spada OFM, curato della SS. Annunziata (che p. Spada fosse confessore del<br />

vescovo <strong>Conforti</strong> lo sappiamo da GRAZZI, Il libro, 228, e possiamo confermarlo attraverso<br />

svariati riferimenti dei diari, ove si annotano le regolari visite “all’Annunziata”). Per gli Atti<br />

del Sinodo si veda Synodus Dioecesana Parmensis XIX, Ex officina Typ. Fresching & S.S., Parmae<br />

1915, pp. XXVI+418; d’ora in avanti solo Sinodo 1914. Il testo si trova pure in I sinodi<br />

diocesani di Benedetto XV: I (1914-1920), a cura di Fabio VASINI (Sinodi e concili dell’<strong>Italia</strong><br />

post-unitaria, 5), Roma 1995, 1-110.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

273<br />

quasi interamente il sinodo – invitati erano alcuni religiosi – per offrire le sue<br />

indicazioni pastorali 126 .<br />

È tipico delle allocuzioni di un vescovo al sinodo esporre sempre una immagine<br />

normativa del clero, e <strong>Conforti</strong>, con il suo gusto della buona tradizione<br />

pastorale, non si esime da questa prospettiva. Le tre allocuzioni mostrano la sua<br />

concezione del sacerdote: la sua “grandezza e dignità”, la cura delle anime, lo<br />

spirito di unione con la Santa Sede, il vescovo e gli altri confratelli. La sublime<br />

santità del sacerdote comporta l’aiuto di Dio da ottenere con la preghiera, ufficio<br />

divino e meditazione quotidiana, e con la confessione settimanale da un confessore<br />

stabile. <strong>Conforti</strong> esorta anche alla celebrazione quotidiana della messa.<br />

La visione del mondo in cui esercitare la cura delle anime è negativa, ma anche<br />

questo fa parte del genere letterario. Il vescovo fa un sintetico elenco di pericoli:<br />

… procuriamo che, per quanto dipende da noi, che gli erranti non subiscano danno<br />

dalla esiziale lettura dei libri cattivi, degli spettacoli osceni, dalle conferenze e dalle<br />

congiure (“conspirationibus”, riferimento a leghe rosse e partiti socialisti) di coloro<br />

che col falso pretesto di procurare la felicità del popolo, si sforzano nefandemente<br />

di estirpare la fede dai cuori. Per questo sono da promuovere le opere richieste dalle<br />

necessità del tempo presente, che vanno sotto il nome di Azione Cattolica 127 .<br />

La pastoralità richiesta, oltre alla difesa anche sociale dai pericoli, si racchiude<br />

in uno schema molto semplice: predicazione, catechesi ai fanciulli,<br />

sacramenti 128 . Predicare ogni domenica, realizzare le indicazioni progettuali<br />

sulla catechesi ai bambini, rendersi disponibili alle confessioni, proporre la<br />

comunione frequente: queste sono le essenziali scelte pastorali di un sacerdote<br />

in parrocchia. Per questo, è necessaria una cultura aggiornata, e la deve curare<br />

anche chi è in una piccola parrocchia dove apparentemente non serve 129 . Non<br />

126 Oltre che, come sempre avveniva, sul testo sinodale (Sinodo 1914, XI-XXIV), le allocuzioni<br />

del vescovo furono anche pubblicate sul bollettino diocesano L’Eco 1914, 190-197.<br />

In Cina, nel 1936, il superiore religoso dei saveriani, p. Giovanni Gazza, traduceva in italiano<br />

e pubblicava buona parte di queste allocuzioni, con poche omissioni sugli aspetti riguardanti<br />

il clero di Parma, nell’opuscolo intitolato Ut efformetur Christus in Vobis. Allocuzioni<br />

ed esortazioni del Ven.mo Fondatore, stampato a Tientsin dalla Johnson Bros. Press, in 52<br />

pagine. Recentemente F. Teodori, con l’aiuto del p. A. Luca, le ha tradotte tutte in italiano,<br />

pubblicandole in FCT 22, 358-375.<br />

127 Sinodo 1914, XVI (cfr. FCT 22, 365).<br />

128 Cfr. lo schema predicazione – catechesi – confessioni – malati in MANFREDI, Vescovi,<br />

240-250.<br />

129 Le discipline consigliate: la Sacra Scrittura, lo studio dei Padri, la dogmatica e la<br />

morale, il diritto canonico, la liturgia, la storia ecclesiastica e anche le scienze naturali, per<br />

controbattere i “nemici” (cfr. Sinodo 1914, XIX e FCT 22, 369).


274 Capitolo quinto<br />

mancano, nella terza allocuzione dedicata allo spirito di unione, i riferimenti<br />

al modernismo, oltre che alle frequenti controversie tra i sacerdoti che a volte<br />

finivano in tribunale.<br />

Il testo sinodale vero e proprio non si distacca, ovviamente, dalla struttura<br />

di queste produzioni normative 130 . Proviamo qui a offrire qualche chiave di<br />

lettura trasversale e qualche sottolineatura propria, sembra, di <strong>Conforti</strong>.<br />

Il Sinodo del 1914 pone come normativa stabile una serie di indicazioni<br />

già presenti nei Moniti al clero dell’anno precedente. Ad esempio l’obbligo di<br />

predicare ogni domenica, di offrire predicazioni straordinarie, che saranno<br />

ogni cinque anni in città e ogni quattro nei paesi. E l’impegno a diffondere in<br />

tutte le parrocchie il modello catechetico per i fanciulli che si era elaborato nel<br />

1913 131 . Sempre ampliando le indicazioni dei Moniti del 1913, un capitolo<br />

è dedicato all’associazionismo 132 e un altro all’emigrazione 133 . Ovviamente si<br />

riprende la scelta di <strong>Conforti</strong> di diffondere i circoli cattolici giovanili, in ogni<br />

parrocchia o per lo meno a livello interparrocchiale 134 . Si accolgono le norme<br />

e le linee di Pio X sulla prima comunione e sulla comunione frequente 135 .<br />

Desta una certa sorpresa che si dedichino dei testi abbastanza consistenti<br />

a fenomeni tipicamente belle époque come la teosofia 136 , l’ipnotismo e lo spiritismo<br />

137 . Si trattava con ogni probabilità di mode culturali che avevano una<br />

certa diffusione tra le classi colte e borghesi della Parma del tempo.<br />

Ma nel capitolo iniziale De fide, come anche altrove, l’attenzione si concentra<br />

sul socialismo, evitando un approfondimento teorico, e impostando<br />

un contrasto di tipo pastorale e positivo, non solo polemico 138 .<br />

Ci sono poi vari riferimenti al modernismo, descritto secondo le indicazioni<br />

dei documenti di Pio X 139 . Si impone l’obbligo per i sacerdoti del giu-<br />

130 Si vedano le introduzioni di Silvio Ferrari ai volumi della collana Sinodi e concili<br />

dell’<strong>Italia</strong> postunitaria, e in particolare: Daniele MENOZZI, Introduzione, in I sinodi diocesani<br />

di Benedetto XV: II (1920-1922), tomo 2, a cura di Samuele GIOMBI, Sinodi e concili dell’<strong>Italia</strong><br />

post-unitaria, 6, Roma 2002, VII-XV.<br />

131 Sinodo 1914, nn. 27-37. Si citeranno i diversi “articoli” del Sinodo secondo la loro<br />

numerazione originale.<br />

132 Sinodo 1914, nn. 604-612.<br />

133 Sinodo 1914, nn. 613-622.<br />

134 Sinodo 1914, nn. 610. 630.<br />

135 Sinodo 1914, nn. 234-243.<br />

136 Sinodo 1914, nn. 71-77.<br />

137 Sinodo 1914, nn. 53-58.<br />

138 Sinodo 1914, nn. 64-70. Ai sacerdoti è fatto divieto di iscriversi a sindacati.<br />

139 Sinodo 1914, nn. 59-63.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

275<br />

ramento antimodernista 140 . Lo stesso capitolo De vita et honestate clericorum<br />

non si distanzia dalla visione tradizionale di un clero separato, zelante e orante,<br />

se non proprio nell’insistenza sulla presa di distanza dal modernismo 141 .<br />

Qua e là si notano alcuni segnali del cambiamento di mentalità, del distacco<br />

dal legame tradizionale con la cultura cristiana. Ad esempio si proibisce il<br />

funerale religioso dei morti in duello, dei suicidi di cui non consti lo squilibrio<br />

mentale, dei massoni non pentiti, dei pubblici peccatori come persone viventi<br />

in concubinato e prostitute, di scomunicati e interdetti, di chi avesse respinto<br />

coscientemente gli ultimi sacramenti e di chi chiedeva di essere cremato 142 . Il<br />

sinodo affermava poi la condanna dei funerali civili “crescente, proh! dolor,<br />

in dies… numero” 143 . Interessante è anche il numero dedicato al pericolo del<br />

“femminismo” 144 .<br />

La diminuzione del clero è affrontata con alcune indicazioni per quella che<br />

oggi si chiamerebbe la pastorale vocazionale, e con alcuni permessi e adattamenti<br />

per consentire la celebrazione dei sacramenti anche nelle parrocchie<br />

vacanti, attraverso l’impegno di parroci vicini 145 . Dunque nessuna operazione<br />

strutturale sulle parrocchie e la tradizionale organizzazione vicariale, ma una<br />

scelta di supplenza e provvisorietà in attesa di una ripresa di reclutamento<br />

ecclesiastico, come in altri momenti si era sperimentato.<br />

Non ci si deve infine sorprendere neppure del fatto che la dimensione<br />

missionaria sia pressoché assente dalla normativa sinodale: si trattava degli<br />

statuti di una diocesi di cristianità. Nel capitolo De fide, proprio all’inizio del<br />

documento, si proponevano le opere della Sant’infanzia e Propagazione della<br />

fede 146 .<br />

È sempre utile soffermarsi sui casi riservati all’assoluzione del vescovo. La<br />

loro evoluzione mostra le situazioni che, di epoca in epoca, si volevano in<br />

modo particolare arginare e sradicare 147 . I casi riservati nel sinodo del 1914<br />

sono quattro: l’incesto; lo sfruttamento della prostituzione 148 ; il peccato di<br />

lussuria con una figlia spirituale 149 ; il “sabotage” ossia danni dolosamente<br />

140 Sinodo 1914, n. 11.<br />

141 Sinodo 1914, nn. 372-398.<br />

142 Sinodo 1914, n. 163. <strong>Conforti</strong>, secondo la tradizione canonistica, fu sempre coerente<br />

con la proibizione dei funerali ecclesiastici per i tanti casi di suicidio di quel tempo.<br />

143 Sinodo 1914, n. 164.<br />

144 Sinodo 1914, n. 631.<br />

145 Sinodo 1914, nn. 99. 104.<br />

146 Sinodo 1914, n. 8.<br />

147 Sinodo 1914, 64-68: furono anch’essi ripubblicati ne L’Eco 1916, 74-75.<br />

148 I genitori che fanno prostituire i figli e i mariti che fanno prostituire le mogli.<br />

149 Una parrocchiana o una penitente.


276 Capitolo quinto<br />

arrecati a edifici, viti, alberi e fatti analoghi. Rispetto ai casi del sinodo di<br />

Villa, che come s’è visto più sopra <strong>Conforti</strong> aveva poco prima ripubblicato,<br />

si nota una netta semplificazione. Sono cadute alcune condanne di vizi forse<br />

legati a un mondo agricolo-pastorale ormai passato, ma rimane l’intervento<br />

contro alcuni atti di particolare gravità anche da un punto di vista dell’immagine<br />

del clero e di due “piaghe” diffuse al tempo di <strong>Conforti</strong>: la prostituzione<br />

e, con maggiore specificazione rispetto al sinodo precedente, tutti quegli atti<br />

di danneggiamento che erano una delle minacce maggiori che alcuni gruppi<br />

estremisti potevano rivolgere ai mezzadri e ai piccoli proprietari. In altre parole<br />

incendio di case e rustici, taglio delle viti, danneggiamento delle macchine<br />

agricole 150 .<br />

Il sinodo parmense si svolse in un’epoca in cui il fenomeno sinodale era in<br />

calo, per un motivo molto ovvio: i vescovi avevano ricevuto non solo notizia,<br />

ma anche alcune bozze del nuovo Codice di diritto canonico, il primo, come<br />

è noto, della storia della chiesa 151 . Le consultazioni dei vescovi si svolsero proprio<br />

nel 1912 e in quell’anno 1914. Pertanto molti presuli, ma non <strong>Conforti</strong>,<br />

ritennero utile attendere la definitiva pubblicazione del codice per convocare<br />

il sinodo. <strong>Conforti</strong> invece dovette abrogare alcune norme ormai inutili o<br />

annullate dopo l’entrata in vigore del codice, nel 1917 152 .<br />

Il suo primo sinodo si colloca esattamente e in modo convinto nella tradizione<br />

giuridica e pastorale seguita al Concilio di Trento, nella configurazione<br />

devozionale dell’Ottocento 153 e nelle proposte di Pio X 154 . <strong>Conforti</strong>, come la<br />

totalità, si può dire, dei suoi confratelli vescovi italiani, non si pone sul campo<br />

di sostanziali cambiamenti di struttura, ma ripropone il modello consolidato<br />

di chiesa e di pastorale, con una convinta fedeltà e l’attenzione particolare alla<br />

catechesi e alla formazione. Non gli manca, comunque, la capacità di individuare<br />

fermenti di novità e pericoli diffusi, dal socialismo allo spiritualismo<br />

anglo-francese di inizio Novecento.<br />

150 Sinodo 1914, n. 67, 19.<br />

151 Sulla codificazione canonica, voluta da Pio X e coordinata da Pietro Gasparri, cfr. G.<br />

MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 121-127.<br />

152 Vedi ne L’Eco 1919, 72.<br />

153 Devozioni del Sacro Cuore e della Santa Famiglia: Sinodo 1914, nn. 117-124.<br />

154 Non solo per quanto riguarda la pastorale catechistica ed eucaristica, ma anche nel<br />

campo della musica sacra, che ai tempi di Magani era stata oggetto di una polemica interna<br />

del mondo ecclesiale parmense, <strong>Conforti</strong> impone alla diocesi la riforma di papa Sarto: Sinodo<br />

1914, nn. 145-148.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

Le sentenze sulle confraternite e sul “Consorzio”:<br />

crisi economica della diocesi<br />

277<br />

A leggere la successione delle date di alcune sentenze di tribunali trascritte<br />

e pubblicate da L’Eco della curia 155 , si resta sorpresi dalla frequenza e vicinanza<br />

delle date: il 27 gennaio 1911 viene emessa una sentenza sull’annosa<br />

questione del Consorzio dei vivi e dei morti 156 ; poco più tardi (13 febbraio),<br />

un’altra sentenza sul contenzioso tra la confraternita del SS. Sacramento della<br />

cattedrale e la Congregazione di carità 157 ; il 28 giugno 1912, altra sentenza sul<br />

“Consorzio” 158 ; nel successivo settembre, altra sentenza sulla causa tra l’opera<br />

parrocchiale di Colorno e la Congregazione municipale della cittadina 159 ;<br />

infine, nel 1913, una decisione del Consiglio di stato sulle confraternite di<br />

Parma 160 .<br />

Si trattava di ulteriori strascichi conseguenti alle ormai lontane “leggi eversive<br />

dell’asse ecclesiastico” del 1866-67, che privarono dei beni tutti gli enti<br />

ecclesiastici che non fossero parrocchie, mense capitolari, mense vescovili e<br />

seminari (e per questi ultimi tre enti, con una pesante decurtazione del 30%).<br />

Nonché degli effetti della legge Crispi sulle opere pie del 1890, che voleva<br />

colpire duramente gli enti di beneficenza ecclesiastici, oltre ad accentrare nelle<br />

mani statali tutta l’assistenza sociale. A Parma e Colorno, poi, la municipalità<br />

era da anni guidata da maggioranze di sinistra, a forte tinta anticlericale<br />

nonostante Giovanni Mariotti, storico sindaco di Parma dal 1889 al 1914,<br />

fosse cattolico praticante (ma solo nella parrocchia dove aveva la residenza<br />

155 Il foglio ufficiale della curia diocesana di Parma fu fondato nel 1909. È un fenomeno<br />

ancora da studiare il sorgere di questi bollettini ufficiali, con caratteristiche normative per le<br />

diocesi, a seguito certamente della riforma della curia romana voluta da Pio X e della nascita<br />

degli Acta Apostolicae Sedis, che fecero scuola. Si trattava di scelte concrete, apparentemente<br />

“tecniche”, che avrebbero però avuto notevoli conseguenze sul governo diocesano e, per noi,<br />

sul reperimento dei documenti. “Fondando nel 1909 il foglio ufficiale della Curia, l’Eco,<br />

volle dare ad esso uno schema preciso: atti della Santa Sede, atti dell’Ordinario, azione catechistica,<br />

azione cattolico-sociale. Mi pare che in questo schema possa essere riassunta tutta<br />

l’attività del <strong>Conforti</strong>, come vescovo di Parma” (Giacomo ZAROTTI, Momenti di vita civile<br />

nelle “lettere pastorali” di Mons. <strong>Conforti</strong>, in Un grande vescovo italiano. Conferenze e interventi,<br />

Bologna 1982, 150).<br />

156 L’Eco 1911, 49-71; cfr. G. MARCHI, Venerando Consorzio dei vivi e dei morti, cit.,<br />

126.<br />

157 L’Eco 1911, 236-243; 311-313.<br />

158 L’Eco 1912, 269-277.<br />

159 L’Eco 1913, 65-72.<br />

160 L’Eco 1913, 330-345.


278 Capitolo quinto<br />

di campagna!) 161 . Gli ospizi civili e la Congregazione di carità del capoluogo,<br />

e la corrispondente istituzione di Colorno, guidate da assessori e altre figure<br />

di aderenti ai partiti anticlericali, appena se ne ravvisava la possibilità, rivendicavano<br />

le proprietà che in qualche modo erano rimaste alle confraternite<br />

ecclesiali. La più importante era sicuramente la confraternita clericale chiamata<br />

Consorzio dei vivi e dei morti, di cui abbiamo già trattato nel secondo<br />

capitolo.<br />

Ma come mai tutte queste sentenze sono state emesse in questo periodo?<br />

Probabilmente una causa di questa accelerazione di sentenze, tutte contrarie<br />

alle istanze degli enti ecclesiali, si deve alla connotazione del governo di Luigi<br />

Luzzatti, che durò circa un anno, dal marzo 1910 al marzo 1911, e soprattutto<br />

del “grande ministero Giolitti” (30 marzo 1911-21 marzo 1914), che<br />

aveva virato a sinistra, tentando di innestare nel governo i socialisti (che non<br />

entrarono ma lo appoggiarono dall’esterno) e inserendo soprattutto i radicali.<br />

Il ministro della Giustizia era Camillo Finocchiaro Aprile 162 . Queste scelte<br />

politiche romane influivano abbastanza concretamente sugli orientamenti<br />

della magistratura. E di fatto in quegli anni a vari livelli la sinistra, socialista e<br />

non, fece sentire il suo peso nel quadro sociale e culturale.<br />

La sequenza di sentenze sopra ricordata finiva per liquidare le ultime risorse<br />

economiche e strutturali di diverse gloriose istituzioni ecclesiali. Inoltre varie<br />

chiese e oratori di proprietà delle confraternite furono chiusi, e si inserisce qui<br />

la vicenda del celebre crocifisso dell’oratorio della Pace, di cui s’è fatto cenno<br />

nel primo capitolo. Come molti altri arredi sacri, la scultura era finita in uno<br />

di questi oratori di città, che era stato trasformato in un ripostiglio. Ma la<br />

conseguenza più grave fu la fine di un insieme di redditi, non elevati ma sicuri,<br />

che alimentavano la vita quotidiana di un certo numero di sacerdoti della<br />

città. Cappellani di confraternite e “consorziali” erano un mondo di presbiteri<br />

di vario genere. V’erano sacerdoti ormai anziani oppure non adatti alla cura<br />

pastorale parrocchiale che però potevano vivere dignitosamente adempiendo<br />

molti servizi di culto, spesso presso luoghi di una certa importanza per le abitudini<br />

religiose dei parmigiani. V’erano addetti alla curia diocesana o all’in-<br />

161 Sulla giunta Mariotti cfr. Carlotta SORBA, L’eredità delle mura. Un caso di municipalismo<br />

democratico (Parma 1889-1914), Venezia 1993.<br />

162 Cfr. M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 114-118; Camillo Finocchiaro Aprile<br />

(Palermo 1851-Roma 1916), politicamente vicino a Francesco Crispi e quindi liberale di<br />

sinistra (con trascorsi garibaldini e repubblicani), massone, fu ministro delle Poste, quattro<br />

volte ministro della Giustizia e altrettante vicepresidente della Camera dei deputati; nel<br />

1902 aveva formulato un progetto di legge per il divorzio (cfr. EncIt, XV, Milano 1932,<br />

416-417 e Stefano CAVIGLIA, in DBI 48, Roma 1997, 65-67).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

279<br />

segnamento, che il seminario o l’episcopio non potevano mantenere solo con<br />

i magri proventi lasciati dalla bufera delle leggi eversive. La situazione economica<br />

del clero di città e della curia ebbe una scossa rilevante: lo stesso <strong>Conforti</strong><br />

ne parla nel suo epistolario 163 . E naturalmente valse a ben poco la protesta<br />

ufficiale contro le diverse sentenze, stampata sul bollettino diocesano 164 . La<br />

vicenda del Consorzio, peraltro, ancora non era chiusa definitivamente: lo<br />

sarà dopo un ulteriore quindicennio, travagliando ancora il “piccolo mondo”<br />

del clero parmigiano.<br />

A complicare ulteriormente la situazione, e stavolta con riflessi sulla persona<br />

e sulla famiglia del vescovo, fu la vicenda della Cassa centrale delle Casse<br />

rurali cattoliche. Nel 1896 era stata fissata a Parma, grazie anche all’attivismo<br />

del solito Giuseppe Micheli, la sede della Cassa centrale delle Casse rurali,<br />

sorte in quegli anni dal movimento sociale cattolico 165 . La Cassa aveva attirato<br />

gli interessi della finanza cittadina, e in particolare di Luigi Lusignani,<br />

massone di destra e sindaco in una breve parentesi di Parma non a sinistra<br />

(1906-1910) 166 . Nel primo decennio del Novecento la Cassa centrale cattolica<br />

era amministrata da <strong>Angelo</strong> Piva, avvocato e cognato del <strong>Conforti</strong> 167 . Da arcivescovo<br />

di Ravenna, il <strong>Conforti</strong> si era a volte appoggiato sul cognato Piva sia<br />

per interventi sui vari creditori e esponenti del mondo finanziario romagnolo,<br />

sia per alcuni prestiti. Luigi Lusignani dovette dimettersi da sindaco per uno<br />

scandalo amministrativo. Nel 1912 la Cassa andò pesantemente in crisi 168 . La<br />

163 Si vedano le più concernenti in FCT 22, 42-43, 70, 72, 140 e 151. A De Lai, protestando<br />

per un’operazione finanziaria del solito Tonarelli, così scriveva nel gennaio 1914: “Il<br />

Seminario, a tacer d’altro, si trova in vere strettezze finanziarie, a cui si aggiunge la recente<br />

soppressione delle Confraternite Urbane, che possedevano vistose entrate e che offrivano al<br />

Vescovo il modo di dar un pane ed un alloggio conveniente a parecchi professori, che ora<br />

non possono certamente vivere col modesto, troppo modesto, onorario della cattedra” (da<br />

FCT 22, 43).<br />

164 L’Eco 1914, 40-41.<br />

165 Luigi TREZZI, Per la storia delle casse rurali cattoliche in <strong>Italia</strong> (1891-1932): lo stato degli<br />

studi e le prospettive di ricerca, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale<br />

cattolico in <strong>Italia</strong> 12 (1977) 276-305; Augusto SCHIANCHI e Alessio GAGLIARDI, Il credito<br />

spezzato. Successi e fallimenti delle banche cattoliche di Parma, Parma 2008.<br />

166<br />

MANFREDI, Vescovi, 598 nota 421; A. SCHIANCHI e A. GAGLIARDI, Il credito spezzato,<br />

cit., 66-70.<br />

167 A. SCHIANCHI e A. GAGLIARDI, Il credito spezzato, cit., 70.<br />

168 Si veda la documentazione pubblicata da Teodori in FCT 18, 168, 172-173, 176,<br />

217, 220 e 321; e in FCT 21, 48, 174; e lettera al cardinale De Lai del 3 ottobre 1912, in<br />

FCT 19, 254-256. Già nel 1910 il Consiglio di amministrazione aveva cercato di trasformare<br />

la banca da cooperativa a “anonima” (cioè, oggi si direbbe, società per azioni). <strong>Conforti</strong> vi<br />

si era opposto, temendo che questa scelta tecnica preludesse alla fine della caratterizzazione


280 Capitolo quinto<br />

questione, oltre a essere un ulteriore colpo economico per alcuni enti ecclesiastici,<br />

si rifletteva sulla persona del vescovo e sulla sua famiglia. <strong>Conforti</strong> era<br />

ovviamente senza responsabilità sulle questioni economiche, e i suoi rapporti<br />

con il Piva subirono un netto raffreddamento 169 .<br />

La diocesi di Parma era una delle più povere dell’Emilia, da un punto di<br />

vista delle entrate economiche 170 . La crisi seguita all’assorbimento dei redditi<br />

del “Consorzio” e delle confraternite e il distacco della Cassa centrale dalla<br />

realtà diocesana mettevano a dura prova la dignità della vita del clero, non<br />

solo di città. In un apposito capitolo si approfondirà il trend numerico del clero<br />

e la sua capacità di coprire il vasto territorio diocesano. Si può qui intanto<br />

accennare che dopo gli anni di crescita del numero di sacerdoti, durante l’episcopato<br />

Magani, a scapito, almeno in parte della qualità, in questo periodo si<br />

inizia a intravedere una fase di regresso, e una nuova crescita del numero di<br />

parrocchie senza parroco. Il motivo economico non è né l’unico né il principale,<br />

ma comunque, sul lungo periodo, non manca di influenza.<br />

<strong>Conforti</strong> dovette far fronte a queste ulteriori questioni in pieno periodo<br />

confessionale dell’istituto. Questa presa di posizione suscitò malumori tra i dirigenti e l’entourage<br />

politico della banca, guidato dal Micheli. Nel 1912 poi vi erano state indagini da<br />

parte della Congregazione concistoriale su un prestito dato dalla banca all’“Avvenire d’<strong>Italia</strong>”<br />

del Grosoli. È in questa circostanza che <strong>Conforti</strong> raccontava a De Lai il suo punto di vista,<br />

con la lettera del 3 ottobre 1912: “In ordine poi ai rapporti che ora passano tra la Cassa<br />

Centrale Cattolica e l’Ordinario Diocesano, mi duole dover dire che sono assai tesi, benché<br />

il direttore della medesima sia mio Cognato. Si vorrebbe procedere ad una trasformazione<br />

radicale dell’Istituto col togliergli ogni larva di confessionalità e poiché, per quanto era in<br />

me, mi ci sono opposto, ho dovuto per questo urtare contro molte suscettibilità ed incontrare<br />

molti disgusti. Temo però che quanto non è avvenuto per l’addietro possa avvenire in<br />

tempo non lontano stante l’aria che spira e le persone dalle tendenze più disparate che vi<br />

esercitano influenza, tra cui l’On. Micheli. Più d’una volta fui in procinto di invitare i Sacerdoti<br />

che appartengono al Consiglio Amministrativo di ritirarsi; ma per non dare appiglio ai<br />

mali intenzionati a romperla apertamente coll’Ordinario e così coonestare in qualche modo<br />

l’attuazione dei loro disegni, ho pazientato fino al presente in attesa di qualche altro fatto che<br />

giustifichi appieno, in faccia al pubblico, la gravità della misura. Osservo intanto che, in base<br />

alle convenzioni stipulate, l’Autorità Ecclesiastica è affatto estranea alle operazioni bancarie<br />

e solo si occupa, per quanto è ancora possibile, di quello che s’attiene alla confessionalità<br />

dell’Istituto”. Don Ceretoli, suo segretario, così sintetizzava le vicende: “Ebbe qualche divergenza<br />

col cognato Piva quando si volle trasformare la Cassa Centrale Cattolica in Società<br />

Anonima. Il S. di D. [Servo di Dio, ndr] riteneva necessario, se ben ricordo, per il bene della<br />

Diocesi, che il suddetto Istituto conservasse la sua caratteristica originaria ad azioni nominative.<br />

Di qui la divergenza col Piva. Tuttavia anche nel periodo più acuto, non furono rotti i<br />

rapporti col Piva, che poi, in seguito divennero normali” (Summarium, 171).<br />

169 A. SCHIANCHI e A. GAGLIARDI, Il credito spezzato, cit., 70-78.<br />

170 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 370 nota 236.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

281<br />

1911-1913, con le ricorrenti polemiche sul modernismo di alcuni giovani<br />

sacerdoti. Certo non si trovò ad avere a che fare con i complicati giochi di<br />

potere del “bizantino” clero ravennate, tutte spaccature interne molto dolorose.<br />

In realtà sembrerebbe che la grande maggioranza del clero parmense<br />

accolga con cordialità le indicazioni del <strong>Conforti</strong>, o per lo meno abbia un<br />

atteggiamento di sostanziale unità interna e di rispetto, se non affetto, per<br />

il suo vescovo. In questo senso la visita pastorale aveva messo in comunicazione<br />

diretta <strong>Conforti</strong> e i sacerdoti sparsi per la diocesi, contribuendo alla<br />

reciproca stima. Inoltre <strong>Conforti</strong> stesso aveva quasi immediatamente cercato<br />

di diminuire i motivi di tensione. Ad esempio, aveva mitigato, molto presto,<br />

le draconiane disposizioni di Magani riguardanti i balli pubblici in tempo di<br />

sagra, che, pur con tutte le buone intenzioni, finivano per diventare una croce<br />

buttata addosso ai parroci 171 . Accenniamo qui anche al fatto che <strong>Conforti</strong><br />

aveva scelto di interrompere dei contenziosi aperti da Magani contro alcuni<br />

esponenti del clero 172 . Queste scelte, molto concrete, sicuramente crearono<br />

un clima positivo all’interno del clero, senza annullare completamente i problemi.<br />

Tentativi di ripresa del movimento cattolico<br />

Gli ultimi anni del governo diocesano di Magani coincisero con un<br />

momento di forte crisi nel movimento cattolico italiano. La tensione tra “vecchi”<br />

intransigenti, legati alle rivendicazioni del potere temporale del papa, e<br />

“giovani” proiettati a fare del movimento cattolico una realtà capace di incidere<br />

a livello sociale e anche politico nei cambiamenti in corso, avevano portato<br />

171 Cfr. la Lettera ai vicari foranei dell’8 luglio 1908 in L’Eco 1909, 12. Magani aveva<br />

imposto ai parroci, nel caso che durante la festa patronale fosse stata montata la balera o<br />

festivale, di interrompere le celebrazioni e chiudere le porte della chiesa cantando il miserere.<br />

Per adeguarsi alla normativa, i parroci finivano per fare il gioco delle amministrazioni<br />

anticlericali. Cfr. MANFREDI, Vescovi, 590-591. Peraltro <strong>Conforti</strong> non veniva meno alla condanna<br />

di principio del ballo, tradizionale e diffusa nella concezione cattolica del tempo. Nel<br />

1914 interverrà ufficialmente contro “una danza esotica, denominata Tango” e ritenuta particolarmente<br />

scandalosa (L’Eco 1914, 1), seguendo la presa di posizione dell’arcivescovo di<br />

Bologna, Giacomo Della Chiesa, il futuro Benedetto XV (cfr. Maurizio TAGLIAFERRI, L’Unità<br />

Cattolica. Studio d’una mentalità, Roma 1993, 192 nota 552).<br />

172 Ad esempio, la clamorosa controversia su Fontanellato, intentata da Magani con l’appoggio<br />

del cardinale De Lai (vedi MANFREDI, Vescovi, 596 nota 414). <strong>Conforti</strong> ne scrive<br />

al cardinale V. Vannutelli il 20 gennaio 1908 (cfr. minuta in ACSCS, alla data, FCT 15,<br />

311).


282 Capitolo quinto<br />

allo scioglimento dell’Opera dei congressi, organizzazione di coordinamento<br />

delle associazioni del movimento cattolico. Intanto a Parma il gruppo dei<br />

“giovani” aveva trovato nella Scuola di religione diretta dai salesiani un vivaio<br />

importante e in Giuseppe Micheli il leader indiscusso e l’organizzatore,<br />

soprattutto in Appennino. E sarà proprio in montagna che Giuseppe Micheli<br />

risulterà eletto per la prima volta come deputato, nelle elezioni suppletive del<br />

1908, per poi essere confermato nel 1909, con una deroga, allora eccezionale,<br />

al non expedit 173 .<br />

In quello stesso anno, Pio X con l’enciclica Il fermo proposito 174 aveva riorganizzato<br />

l’Azione cattolica. In ogni diocesi dovevano esistere l’Unione Popolare<br />

per l’aspetto culturale e formativo, l’Unione Economico Sociale che integrava<br />

casse rurali, cooperative e altre iniziative economiche, l’Unione Elettorale per<br />

coordinare gli sforzi nelle elezioni amministrative. Continuava, riprendendo<br />

la sua tradizionale autonomia, la ormai quasi quarantennale Società della<br />

Gioventù Cattolica. Queste quattro organizzazioni dovevano essere coordinate<br />

da una direzione diocesana, sotto lo stretto controllo del vescovo 175 .<br />

A Parma il riordino dell’Azione cattolica si innestava sulla lotta aperta tra<br />

Magani e Micheli 176 . In questa situazione di tensione e di stallo, Magani aveva<br />

nominato nel 1907 la direzione diocesana, ponendo a capo il conte Giuseppe<br />

Boselli, ultimo esponente della tradizione cattolico-borbonica dell’alta società<br />

parmigiana. Come assistente fu nominato il rettore del seminario, don Luigi<br />

Leoni 177 . Di fatto la direzione diocesana non funzionò, anche per la morte<br />

di Magani e le successive vicende dello sciopero agrario. Grazie al ruolo di<br />

Micheli e a tradizioni consolidate, solo le realtà economico-sociali, in particolare<br />

le casse rurali, mantenevano una struttura e una diffusione sul territorio.<br />

Nella prima lettera pastorale, <strong>Conforti</strong> dedica un paragrafo all’Azione cattolica:<br />

173 Non expedit (“non è opportuno”) era stata la risposta della Penitenzieria apostolica alla<br />

questione se i cattolici italiani moralmente potevano o no partecipare alle elezioni politiche<br />

dello stato unitario costituitosi prima con l’annessione di territori appartenenti al dominio<br />

pontificio, poi, nel 1870, con la conquista di Roma. Dunque i cattolici italiani non potevano<br />

partecipare alle elezioni degli organi legislativi dello stato, mentre potevano intervenire<br />

alle elezioni amministrative comunali e provinciali.<br />

174 Testo in Civiltà Cattolica 56 (1905) III, 3-19.<br />

175 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 58-59, con bibliografia. Si veda anche: Luciano<br />

CAIMI, Cattolici per l’educazione. Studi su oratori e associazioni giovanili nell’<strong>Italia</strong> unita, Brescia<br />

2006, 54-55; Ernesto PREZIOSI, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione Cattolica<br />

in <strong>Italia</strong>, Roma 2002, 37-39.<br />

176 MANFREDI, Vescovi, 603-607.<br />

177 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit. 59.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

283<br />

E non meno confi do nell’opera di quei cattolici militanti, che uniti in santa lega,<br />

colla stampa, colla parola, con associazioni d’ogni maniera e con tutti i mezzi voluti<br />

dai tempi nuovi, lavorano pel trionfo della buona causa opponendo la loro azione<br />

all’azione deleteria di coloro che, col pretesto di migliorare la condizione materiale<br />

del povero popolo, cercano di rapirgli l’avita fede e sconvolgere poscia l’intero ordine<br />

sociale. Per tutti questi operai dell’ultima ora, venuti in aiuto della Chiesa di Dio,<br />

ho una parola di lode ed insieme d’incoraggiamento a proseguire nelle sante lotte<br />

per la religione e pel popolo, sempre uniti e concordi, anche con qualche sacrifi cio<br />

delle proprie individuali vedute, cosa indispensabile per la buona riuscita di qualsiasi<br />

grande impresa, affi data alla cooperazione di molti. 178<br />

Si tratta di parole appartenenti al genere letterario della prima lettera pastorale<br />

179 . Ma al di là del tono di circostanza, si possono scorgere alcune sottolineature<br />

che erano nell’intenzione di <strong>Conforti</strong>. Anzitutto la rivalutazione del<br />

laicato con un ruolo importante nella società. Poi l’attenzione ai movimenti<br />

culturali e politici che si riconducevano ai fermenti socialisti ed estremisti,<br />

e che spingevano a un distacco dalla pratica religiosa. Ancora, l’incoraggiamento<br />

ad andare avanti, con, sottinteso, un impegno del vescovo a sostenere<br />

l’azione. Infine, l’appello alla concordia, dopo anni di scontri e lotte interne.<br />

Queste parole avevano bisogno di conferme, e ne ebbero presto da <strong>Conforti</strong>.<br />

Nell’autunno 1908, come già si diceva, venne indetto un congresso dell’associazionismo,<br />

e fu nel contesto di questo congresso che egli insisteva per far<br />

ripartire l’organizzazione dei circoli giovanili 180 . Nel 1909 riorganizzava la<br />

direzione diocesana, dandole un nuovo statuto e soprattutto introducendo un<br />

segretariato generale che fungesse anche da ufficio del lavoro, realizzazione di<br />

una antica e mai concretizzata proposta 181 . Alla presidenza della direzione diocesana<br />

da cui si era dimesso il conte Boselli, nonostante il desiderio di <strong>Conforti</strong><br />

per una prudente continuità, fu nominato Giovanni Broli; come segretario,<br />

regolarmente stipendiato, fu assunto il giovane Francesco Fontana 182 .<br />

Pochi mesi bastarono per rivedere la crisi: nel settembre 1909 sorsero una<br />

serie di tensioni tra direzione e segretariato 183 . Si dimetteva il presidente Bro-<br />

178 Lettera pastorale Al venerabile clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi, del 4<br />

marzo 1908, fascicolo di 28 pagine, cfr. p. 21.<br />

179 Si confronti questa con la prima lettera pastorale a Ravenna, dell’11 giugno 1902<br />

(vedi testo in FCT 11, 454-455).<br />

180 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 61-62.<br />

181 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 62-63; con documenti da L’Eco 1909, 193-194,<br />

204 e 274-277.<br />

182 Su di lui P. BONARDI, in DSMCI III/1, Casale Monferrato 1984, 372-373. Vedi la<br />

lettera di <strong>Conforti</strong> a lui, del 9 marzo 1908 (minuta in ACSCS, alla data; FCT 15, 344).<br />

183 <strong>Conforti</strong> a Broli, 16 settembre 1909 (minuta in ACSCS, alla data; non pubblicata da<br />

Teodori).


284 Capitolo quinto<br />

li 184 . <strong>Conforti</strong> allora nel dicembre 1909 licenziava Fontana e chiudeva il settimanale<br />

cattolico, il Giornale del Popolo 185 . Nonostante l’impegno di <strong>Conforti</strong>,<br />

la storia precedente ancora non era chiusa e faceva riaffiorare resistenze<br />

all’innovazione, vecchie ruggini, personalismi. Probabilmente, come ipotizza<br />

lo studioso Paolo Trionfini, non si era riusciti a trovare due ruoli armonici alla<br />

direzione (fatta da volontari) e al segretariato (con un professionista assunto).<br />

La scelta di <strong>Conforti</strong> era assolutamente innovativa e all’avanguardia, ma<br />

probabilmente nel contesto di Parma non c’erano ancora le condizioni per<br />

renderla possibile 186 .<br />

L’intervento radicale di <strong>Conforti</strong> voleva essere un tentativo per far ripartire<br />

il movimento cattolico. Un sacerdote novello, già allievo di <strong>Conforti</strong> a Casa<br />

madre, don Giovanni Del Monte, di cui s’è già parlato più sopra, venne posto<br />

a capo della segreteria 187 . Ma la situazione del movimento cattolico, come dei<br />

circoli giovanili, rimase stagnante ancora per due anni buoni. Nel settembre<br />

1912 <strong>Conforti</strong> fa convocare un convegno diocesano a Fontanellato, aperto<br />

alla Federazione giovanile, all’Unione elettorale e alla Federazione economico<br />

sociale. Il vescovo vi interviene personalmente con un discorso sulla scuola 188 :<br />

l’idea è quella di far ripartire l’organizzazione diocesana.<br />

Ma nell’ottobre 1913 il “grande ministero” presieduto da Giolitti, e connotato,<br />

come si è visto, a sinistra, dopo un periodo di logoramento indiceva<br />

nuove elezioni, con un suffragio quasi-universale (anche se esclusivamente<br />

maschile) con ballottaggio, e quindi con forti chances per i socialisti. I tempi<br />

erano ormai maturi per una svolta dell’impegno dei cattolici: con Pio X l’osservanza<br />

rigida del non expedit era stata più volte diminuita con deroghe che<br />

avevano portato all’elezione di una piccola ma ormai agguerrita ed esperta<br />

pattuglia di deputati cattolici, tra cui Giuseppe Micheli. Il movimento<br />

cattolico era ben lontano dal riuscire a costituire un’organizzazione partiti-<br />

184 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 63.<br />

185 <strong>Conforti</strong> al direttore del giornale cattolico, 23 dicembre 1909 (minuta in ACSCS,<br />

alla data) e <strong>Conforti</strong> a Fornari Leandro, 26 dicembre 1909 (minuta in ACSCS, alla data;<br />

non pubblicate da Teodori). Per Circolare della Presidenza dell’Unione Economico-Sociale vedi<br />

L’Eco 1910, 8.<br />

186 In una diocesi non lontana, Lodi, solo nel 1914 si iniziava a ipotizzare l’assunzione di<br />

un professionista, già addetto al segretariato del lavoro di Modena (cfr. Monsignor Venanzio<br />

Felisi. Servo fedele di Cristo e buon pastore, a cura della Parrocchia di San Lorenzo – Lodi,<br />

Milano 2003, 68). Nella storia del movimento cattolico mi pare che manchi uno studio<br />

specifico su questo fenomeno “professionale”.<br />

187 Cfr. L’Eco 1910, 93-94 e 138-139.<br />

188 Vedilo ne L’Eco 1912, 208-217.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

285<br />

ca, e probabilmente le gerarchie stesse non volevano arrivare a questo. Ma<br />

l’Unione elettorale cattolica qua e là aveva dimostrato di poter essere decisiva<br />

soprattutto nei ballottaggi 189 . Così il presidente nazionale dell’Unione<br />

elettorale, il conte Ottorino Gentiloni, arrivò a un’intesa con Giolitti: i<br />

deputati liberali, giolittiani e no, potevano sottoscrivere accordi con i comitati<br />

elettorali cattolici dei loro collegi, in cui si impegnavano a votare contro<br />

proposte di legge particolarmente sgradite al mondo cattolico, ad esempio<br />

le proposte divorziste in circolazione in quegli anni. Il cosiddetto “patto<br />

Gentiloni” sancì la fine del non expedit, che la diocesi parmense ufficializzò<br />

immediatamente 190 . Mentre nella montagna era sicuro il successo di Micheli,<br />

in alcuni collegi cittadini la situazione era ben più inquieta, e <strong>Conforti</strong><br />

dovette intervenire 191 .<br />

Queste vicende aprivano una prospettiva nuova di intervento politico, in<br />

quel momento ancora intravisto. Però fu probabilmente l’esperienza dell’ottobre<br />

1913 a porre all’ordine del giorno la questione dell’organizzazione laicale<br />

cattolica. Nel dicembre di quell’anno fu ricostituita la direzione diocesana<br />

e il suo segretariato generale, a cui fu riconfermato don Del Monte, mentre<br />

Lorenzo Canali, uno degli amici di Micheli dai tempi della Scuola di religione,<br />

divenne presidente diocesano 192 . Il sinodo stesso prescrisse la fondazione<br />

dell’Unione popolare in ogni parrocchia 193 . Ma lo svuotarsi della componente<br />

giovanile della popolazione durante la guerra mondiale portò all’ennesima<br />

189 Anche a Parma, nel 1904, il massone e giolittiano Emilio Faelli, tra l’altro figlio del<br />

medico del seminario che aveva curato il seminarista <strong>Conforti</strong>, era prevalso sul socialista<br />

Albertelli grazie all’intervento di Micheli (cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 65-66).<br />

190 Cfr. Ordini e moniti dell’Ordinariato diocesano, in L’Eco 1913, 287.<br />

191 Cfr. S. BARONCINI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 143-144 e FCT 21, 327-328.<br />

I liberali a Parma avevano posto la candidatura dell’avvocato Lino Carrara, già leader degli<br />

“agrari” durante lo sciopero del 1908 e per di più rappresentante della provincia di Parma<br />

nell’amministrazione degli Ospizi civili, cioè dell’istituzione che aveva “condannato” il Consorzio.<br />

I cattolici in città avrebbero dovuto appoggiare la sua candidatura. Così scriveva <strong>Conforti</strong><br />

al suo vicario generale: “Siamo di fronte a un bivio gravissimo e prima di prendere una<br />

direttiva converrà pensarci seriamente. Dica a don Foglia [redattore del giornale diocesano,<br />

ndr] di essere in questo assai circospetto. Io ritengo che il Carrara sarà forse soccombente<br />

senz’altro, ma se ai Cattolici ed al Clero si dovesse attribuire la sua caduta ed il conseguente<br />

trionfo del De-Ambris, immagini lei che ne avverrebbe” (da lettera a E. Aicardi, vicario<br />

generale, del 13 luglio 1913; vedila in FCT 21, 328). De Ambris fu poi il vincitore, con un<br />

numero di voti molto alto soprattutto in città.<br />

192 Cfr. L’Eco 1913, 357-358 e 1914, 52; FCT 21, 471 e 501. La direzione diocesana<br />

era a quel punto composta da 14 sacerdoti e 3 laici (Lorenzo Canali, Ottorino Pedretti e<br />

Amilcare Segalini).<br />

193 Sinodo 1914, n. 608 p. 150.


286 Capitolo quinto<br />

battuta d’arresto: lo stesso don Giovanni Del Monte fu richiamato alle armi e<br />

partì come cappellano militare 194 .<br />

Accenniamo qui al sorgere in Parma dell’Unione donne cattoliche, in collegamento<br />

con l’organizzazione nazionale promossa da Pio X nel 1909. A<br />

Parma l’associazionismo cattolico femminile aveva una certa tradizione. Nel<br />

1910 l’Unione donne vedeva la presenza di figure dell’alta società, connotato<br />

tipico della ex capitale ducale: la contessa Giuseppina Magawly Crispolti, la<br />

contessina Luisa Calvi, la marchesa Camilla Pallavicino. <strong>Conforti</strong> pose come<br />

assistente dell’Unione il suo segretario, don Guglielmo Ceretoli, segno importante<br />

di interessamento e vicinanza 195 .<br />

Forse più che in altri campi, nella questione del movimento cattolico a Parma<br />

emerge il tentativo di <strong>Conforti</strong> di creare un equilibrio nuovo senza strappi<br />

col passato. Questo progetto, però, era destinato a un iniziale fallimento. Sia<br />

per le fortissime tensioni pregresse, che non si potevano risolvere in poco tempo.<br />

Sia per l’inquieta situazione nazionale, in piena transizione: non dimentichiamo<br />

che il patto Gentiloni suscitò polemiche nel campo laico, ma anche<br />

nel mondo cattolico. Sia, più profondamente, perché non potevano ancora<br />

essere superati alcuni gravi problemi quali: l’autonomia del laicato rispetto al<br />

vescovo e al clero; la presenza di operatori professionali; le scelte politiche di<br />

alleanza e di negoziato su temi sia moralmente rilevanti, sia molto concreti<br />

riguardo all’amministrazione di una città o di un territorio; la distinzione tra<br />

movimento cattolico di formazione e cultura e scelte politiche. Ancora una<br />

volta, <strong>Conforti</strong> tentava di porre delle basi nuove, soprattutto individuando<br />

persone di fiducia, come nel suo stile, che in autonomia e dialogo col vescovo<br />

cercassero le strade possibili. Per il mondo sociopolitico, il suo uomo sarà<br />

soprattutto Giovanni Del Monte.<br />

<strong>Conforti</strong> e i saveriani<br />

Nei primi anni di episcopato di <strong>Conforti</strong>, erano in corso una serie di sviluppi<br />

preparati e avviati poco prima di Campo di Marte. Stava per nascere<br />

in Cina la prefettura apostolica, con tutte le controversie con i missionari di<br />

San Calogero riguardanti la definizione dei confini e la “spartizione” delle<br />

strutture dell’Henan. I contatti con l’Associazione italiana per soccorrere i<br />

missionari cattolici italiani avevano portato una cospicua offerta nelle casse<br />

194 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 68-69.<br />

195 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 71-73.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

287<br />

dell’istituto, e avevano permesso a p. Calza e agli altri di muoversi con maggiore<br />

sicurezza.<br />

Il numero di missionari saveriani per la vasta missione cinese non era davvero<br />

molto alto, anche se ampliato dalla spedizione del gennaio 1907 con<br />

Vincenzo Dagnino e Disma Guareschi. Nel luglio 1908, inoltre, il promettente<br />

Dagnino moriva inaspettatamente 196 . Ma <strong>Conforti</strong> faceva progetti di<br />

più ampio respiro, che non potevano che coinvolgere la Casa madre e l’assetto<br />

dell’istituto. Così, nel luglio 1908, egli scriveva a Calza:<br />

Ed ora a suo conforto e dei Confratelli, Le dirò che già penso a sostituire chi fu chiamato<br />

a miglior vita e prima della fi ne del corrente anno partiranno per codesta volta<br />

due nuovi Missionarii. Essi sono Di-Natale e Pucci che già ho ordinati suddiaconi e<br />

che entro il prossimo Settembre saranno promossi al Presbiterato. Debbo però dirLe,<br />

nello stesso tempo, che mi veggo costretto chiedere a codesta Prefettura apostolica un<br />

grave sacrifi zio. Fui lungamente in forse di venire a tale decisione, ma non posso proprio<br />

farne a meno. Dopo lunga rifl essione, sono venuto nel divisamento di nominare<br />

mio Provicario Gen.le Don Ormisda, che verrebbe in seguito ad abitare con me in<br />

Episcopio onde meglio coadiuvarmi nel governo non facile della Diocesi. Ma come<br />

provvedere alla Direzione dell’Istituto nostro? Presto fatto. Ho deciso di richiamare a<br />

Parma P. Bonardi e affi dare a lui l’importante uffi cio 197 .<br />

Due nuovi missionari erano pronti a partire, ma per un assetto regolare<br />

della Casa madre e della congregazione bisognava iniziare a pensare a personale<br />

esclusivamente interno. Ora poi <strong>Conforti</strong> aveva bisogno di don Ormisda<br />

Pellegri per la diocesi. Il suo era un progetto di lungo periodo: avere superiori<br />

e docenti esclusivamente saveriani, con esperienza di missione per formare<br />

veri missionari sia nelle competenze che nella motivazione spirituale. Ma sia<br />

Calza sia Bonardi posero le loro difficoltà riguardo a questa richiesta 198 . <strong>Conforti</strong><br />

accettava di sospendere il richiamo in patria di Bonardi, e intanto i padri<br />

Corrado Di Natale e Francesco Saverio Pucci avevano preso il mare per la<br />

Cina 199 . In capo a poche settimane, però, anche il p. Corrado era vittima del<br />

clima e degli stenti della missione: era il 26 luglio 1909 200 .<br />

196 Per informazioni sul p. Vincenzo, “rigogliosa primizia dell’istituto del <strong>Conforti</strong>”, e<br />

sulla sua morte prematura vedi quanto raccolto da p. Pietro GARBERO, I Missionari Saveriani<br />

in Cina. Cinquant’anni di Apostolato, Parma 1965, alle pp. 113. 118, riprese da E. FERRO,<br />

in Appendice seconda. Parma 25 gennaio 1907, cit., 169-187, con un ampio inserto sulla<br />

famiglia Dagnino.<br />

197 Lettera a L. Calza, dell’11 luglio 1908 (da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 67-69).<br />

198 Cfr. FCT 14, 374-376.<br />

199 Cfr. lettera a L. Calza, del 4 maggio 1909 (da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 71).<br />

200 Ne parla L. Calza, in lettera al <strong>Conforti</strong>, del 30 luglio 1909 (vedila in FCT 14, 388-<br />

389).


288 Capitolo quinto<br />

I tempi di Roma, di solito, sono eterni. Non fu così per il passaggio da<br />

prefettura apostolica con un superiore missionario sacerdote, a vicariato<br />

apostolico con un superiore di rango episcopale. Il primo accenno di questi<br />

negoziati lo abbiamo in una lettera di <strong>Conforti</strong> del 6 aprile 1910 a Luigi Calza<br />

201 . Contestualmente, egli annunciava la ripresa delle pratiche per il riconoscimento<br />

delle regole dell’istituto. Il giorno dopo, 7 aprile, partivano per<br />

la Cina i padri Assuero Bassi e Stefano Chieli, entrambi di origini toscane 202 .<br />

Lo sviluppo della missione cinese procedeva bene, e si attendeva soltanto la<br />

decisione romana, che arrivò nel 1911, con decreto in data 21 aprile 203 . Ma<br />

già nell’ottobre precedente <strong>Conforti</strong> aveva dovuto mettere in atto il richiamo<br />

di p. Bonardi, e aveva richiesto il rimpatrio anche per Sartori: don Ormisda,<br />

per ragioni “familiari”, aveva chiesto l’esonero dal compito di rettore di Campo<br />

di Marte, e bisognava anche trovare il padre spirituale, poiché don Pietro<br />

Ponzi era deceduto 204 .<br />

Giovanni Bonardi e Antonio Sartori, tra i pionieri della missione in Henan,<br />

rientrarono in <strong>Italia</strong> quasi contemporaneamente al decreto di costituzione del<br />

vicariato apostolico. In quei mesi si svolgeva la consultazione tra i missionari<br />

per la terna da presentare a Propaganda fide, e che in agosto 1911 fu consegnata<br />

al dicastero 205 . Il più votato della terna, Luigi Calza, fu nominato<br />

vicario apostolico il 13 settembre 1911 206 . Queste ultime vicende avvennero<br />

in contemporanea ai momenti più difficili di quella dura estate a motivo<br />

delle polemiche del “gruppo di sacerdoti” (forse solo don Dante Seta) filomodernisti.<br />

Forse fu grazie alla buona notizia della costituzione del vicariato<br />

apostolico e della nomina di Calza 207 che <strong>Conforti</strong> poté avere un certo sollievo,<br />

spirituale e anche psicologico. Non si dimentichi che in quelle stesse<br />

settimane un altro dicastero vaticano, la Concistoriale di De Lai, chiedeva, in<br />

termini perentori, chiarimenti sulla situazione della diocesi e del seminario.<br />

Le scelte di Propaganda dicevano che nella Santa Sede e nel papa non era<br />

201 “Tra le nubi appariscono raggi consolatori. Dal 3 al 10 del decorso Marzo fui a Roma,<br />

appunto per cose riguardanti il nostro Istituto e da Propaganda ho avuto quasi assicurazione<br />

che entro il corrente anno codesta Prefettura sarà eretta in Vicariato Apostolico” (da autografo<br />

in ACSCS, alla data; FCT 1, 80).<br />

202 Cfr. lettera a L. Calza, del 6 aprile 1910 (da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 80).<br />

203 Vedi il decreto, in copia dalla versione latina originale in FCT 14, 442.<br />

204 Cfr. lettera a L. Calza del 4 ottobre 1910 (autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 85).<br />

205 Lettera di <strong>Conforti</strong> al card. G. Gotti, del 17 agosto 1911 (vedila in FCT 14, 450-<br />

451).<br />

206 Vedi copia del decreto di nomina, dall’autografo latino, in FCT 14, 453.<br />

207 Si veda la trasecolata ma serena reazione del missionario, nella sua lettera al <strong>Conforti</strong>,<br />

in data 22 novembre 1911 in FCT 14, 456-457.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

289<br />

venuta meno la fiducia. Ora poi <strong>Conforti</strong> poteva disporre della presenza e<br />

della collaborazione di due dei suoi primi allievi missionari. In questo quadro,<br />

anche a motivo dell’uscita di scena “per motivi familiari” (o, in altro testo,<br />

“per vari motivi”) di don Pellegri, <strong>Conforti</strong> scelse di procedere alla sospensione<br />

delle scuole autonome a Campo di Marte, come sopra s’è visto. La garanzia<br />

formativa interna portata da Bonardi e Sartori permetteva di accedere senza<br />

problemi alle scuole del clero secolare. Più avanti, con più missionari, si sarebbe<br />

potuto riprendere con i corsi interni 208 .<br />

208 Il rapporto tra <strong>Conforti</strong> e Pellegri, di grande cordialità e collaborazione, nella primavera<br />

1909 viveva una fase di crisi. Un incidente, oggettivamente irrilevante, faceva venire<br />

alla luce alcune diffidenze e lamentele di Pellegri nei confronti del suo vescovo (<strong>Conforti</strong><br />

a Pellegri, minuta del marzo 1909, in ACSCS; FCT 2, 48-49). Pellegri si dimetteva da<br />

provicario generale nel mese successivo, e <strong>Conforti</strong> rispondeva: “Benché il momento in cui<br />

mi giunge mi sembri alquanto inopportuno e sfavorevole, non credo di dover pregare la S.<br />

V. a ritirarla” (lettera del 15 aprile 1909, da minuta in ACSCS; FCT 2, 49-50). <strong>Conforti</strong><br />

inoltre comunicava al vicario generale Ajcardi che don Ormisda rinunciava al provicariato<br />

“stanti le gravi occupazioni alle quali deve di continuo accudire nella sua qualità di Rettore<br />

dell’Istituto per le Missioni estere, da lui trovate incompatibili con quelle inerenti alla suddetta<br />

carica di Curia” (lettera del 20 aprile 1909; da copia di autografo in ACSCS; FCT 16,<br />

485). Pellegri rimase dunque a Campo di Marte, ma nell’autunno 1910 <strong>Conforti</strong> richiamava<br />

Bonardi e Sartori: segno che la figura di don Ormisda doveva trovare un’altra collocazione.<br />

Pellegri rientrava nei ranghi del clero diocesano come consorziale della cattedrale, con<br />

l’importante carica di presidente della Società di mutuo soccorso tra il clero ma in attesa di<br />

un servizio in parrocchia. Nel dicembre 1913, dopo un paio d’anni di attesa, Pellegri era<br />

nominato economo spirituale di Marano (FCT 2, 51 e FCT 21, 519): “Non Le presento<br />

per questo le mie congratulazioni e me ne compiaccio solo per il fatto di saperLa contenta di<br />

tale destinazione”, gli scriveva <strong>Conforti</strong> in data 19 dicembre 1913 (da autografo in ACSCS;<br />

FCT 21, 519). Nel gennaio 1917, a Marano andava parroco don Uldarico Ferrari e Pellegri<br />

diventava arciprete di Noceto, prestigiosa e importante parrocchia della collina (L’Eco 1917,<br />

9 e 34), dove rimaneva fino al 1938, per poi rinunciare a motivo dell’età e diventare prefetto<br />

della chiesa magistrale della Steccata. Come giudicare queste vicende di un sodalizio che<br />

da anni era strettissimo e di reciproca stima e fiducia? La scarsità di documenti ci costringe<br />

sostanzialmente a proporre delle illazioni. Forse le tensioni dei primissimi mesi di governo<br />

di <strong>Conforti</strong>, e l’accumularsi di impegni per Pellegri, avevano portato a una serie di malintesi.<br />

Forse Pellegri non aveva accettato un dualismo con Ajcardi nella gestione della curia. Sta di<br />

fatto che il rapporto di assoluta fiducia era andato in crisi. <strong>Conforti</strong> mise il suo collaboratore<br />

nelle condizioni di scegliere una collocazione di ministero per lui favorevole, in modo da<br />

evitare anche, per quanto possibile, di compromettere l’immagine di Pellegri di fronte al clero.<br />

Questa situazione che abbiamo definito di “malintesi” è confermata dalla testimonianza<br />

di mons. Antonio Schiavi, vicario generale di <strong>Conforti</strong> negli ultimi mesi di vita del vescovo<br />

fondatore, deposta nel 1948 al “Processo informativo addizionale”. Schiavi afferma: “Quando<br />

(<strong>Conforti</strong>) mi disse che era sua intenzione nominarmi suo vicario gen. soggiunse: ‘Cosa<br />

vuole, io e lei ci conosciamo bene e andiamo d’accordo nelle idee, non c’è mai stato nulla da<br />

dire’. Invece ricordo che con d. Ormisda più d’una volta ha dovuto puntare i piedi e dovette


290 Capitolo quinto<br />

Intanto in Cina esplodeva la rivoluzione dei Giovani cinesi che porterà, nel<br />

1912, alla proclamazione della repubblica e alla fondazione del Kuomintang.<br />

L’inquietudine politico-militare rallentava così il ritorno in patria di Calza,<br />

che riuscì ad arrivare a Parma nella primavera e fu consacrato il 21 aprile 1912<br />

dal <strong>Conforti</strong> in cattedrale 209 .<br />

L’afflusso dei giovani in Casa madre e l’invio di missionari verso la Cina<br />

sembrava procedere con regolarità, anche se i numeri erano di poche unità<br />

all’anno. Le preoccupazioni della diocesi, anche se ormai la visita pastorale<br />

si stava concludendo, non mancavano. Si potrebbe pensare che il <strong>Conforti</strong><br />

potesse decidere di gestire l’esistente, con la collaborazione delle persone di<br />

fiducia. E invece, il 7 ottobre 1913, anche qui dopo un’estate di polemiche<br />

e sospetti modernistici, il fondatore decideva che fosse venuto il momento<br />

di rifondare una scuola apostolica, cioè una sorta di seminario minore per<br />

preparare da lontano i futuri missionari 210 . Con quali risorse umane e strutturali?<br />

<strong>Conforti</strong> aveva dedotto dall’esperienza che la scuola non doveva essere<br />

a Parma, altrimenti si sarebbe corso il rischio dei primi tempi, quello di un<br />

“seminario di scorta” per la diocesi di Parma, che pure aveva bisogno di sacerdoti.<br />

Un territorio adatto poteva essere il Veneto, ricco di vocazioni e anche di<br />

povertà: si delinea così il progetto della scuola apostolica di Vicenza, seconda<br />

fondazione italiana dell’istituto, che partirà nell’autunno 1919.<br />

Nel frattempo, l’istituto dovette gestire l’ennesima controversia con i missionari<br />

lombardi. L’Associazione italiana per il sostegno ai missionari aveva<br />

dirgli chiaro: ‘Senti, d. Ormisda, sarà meglio che io e tu ci distacchiamo prima che ci disgustiamo.<br />

Il vescovo sono io e il vescovo lo faccio io’. E difatti Pellegri d. Ormisda nel 1909<br />

cessò dall’ufficio di Provicario generale” (Positio, 404; ringrazio p. A. Luca per l’indicazione<br />

della testimonianza di A. Schiavi). I rapporti tra <strong>Conforti</strong> e il suo ex collaboratore in seguito<br />

ritrovarono serenità. Il diario di <strong>Conforti</strong> degli anni 1917-1922 (FCT 26, 15-174) riporta<br />

regolarmente la nota: “Venne a pranzo l’arciprete di Noceto” (ad esempio 28 dicembre 1917,<br />

13 aprile 1918, in FCT 26, 18 e 39), e sono pochissimi i sacerdoti parmensi che si fermavano<br />

a pranzo dal vescovo. Le testimonianze di Pellegri per il processo di canonizzazione sono<br />

piene di stima e di affetto per <strong>Conforti</strong> (cfr. Testimonianze 3, 135-140).<br />

209 Vedi l’annuncio alla città e l’omelia di ordinazione in cattedrale, pronunciata dal consacrante<br />

<strong>Conforti</strong>, in FCT 19, 128-144.<br />

210 Cfr. lettera a Calza: “P. Bonardi Le avrà detto della nuova determinazione presa di<br />

ristabilire la Scuola Apostolica con criteri però un po’ diversi da quelli d’un tempo. È l’unica<br />

via, benché un po’ lunga, per approdare a qualche cosa. Stante l’aria che spira d’incredulità<br />

da una parte, di scetticismo e d’indifferenza dall’altra, è ben difficile che giovani Chierici i<br />

quali abbiano ultimato il Ginnasio, s’inducano a venire nell’Istituto la cosa però non è ancor<br />

nota ai Parmigiani, che andremo a rilento ad accettare, dopo le esperienze fatte e che Lei pure<br />

conosce” (da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 106).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

291<br />

voluto fondare un ospedale, interamente finanziato dalla madrepatria, a Zhumadian<br />

(allora scrivevano “Ciumatien”), che risultava essere nel territorio<br />

dell’Henan meridionale, sotto la giurisdizione dei padri del futuro PIME. Ma<br />

le controversie con i padri milanesi spingevano l’associazione a chiedere che<br />

la cura pastorale dell’ospedale fosse assegnata ai saveriani 211 . La controversia<br />

si trascinò dal 1912 al 1915: alla fine, i missionari di San Calogero comperarono<br />

l’ospedale di Zhumadian e l’associazione investiva il denaro ricuperato<br />

così su un nuovo ospedale, con protettorato italiano, a Zhengzhou, cioè nella<br />

sede del vicariato saveriano dell’Henan occidentale.<br />

Queste vicende mostrano la grande intraprendenza ma anche la capacità di<br />

mediazione di <strong>Conforti</strong>, che era considerato affidabile sia da Propaganda fide,<br />

sia da Schiaparelli e dalla Associazione per i missionari, sia, come si vede nelle<br />

carte della vicenda dell’ospedale, dall’ambasciata italiana in Cina, allora retta<br />

dal conte Carlo Sforza, che sarà più tardi ministro degli Esteri 212 . Nonostante<br />

l’impegno richiesto dalla diocesi, da cui <strong>Conforti</strong> non venne mai meno, la sua<br />

cura per l’istituzione da lui fondata era continua e con una capacità prospettica<br />

davvero interessante, soprattutto in vista di una buona gestione, condotta<br />

da persone di fiducia interne alla congregazione religiosa. Il futuro gli darà<br />

ragione, pensando in particolare alla scuola apostolica di Vicenza.<br />

Intanto non mancarono le tensioni con Milano, che si inscrivono, come<br />

si è visto in un capitolo precedente, nel quadro tipico delle rivalità tra istituti<br />

missionari confinanti. Eppure, verso San Calogero, <strong>Conforti</strong> non perse mai la<br />

stima, e anche il desiderio di intesa, riconosciuto dagli stessi missionari lombardi,<br />

mentre Calza tendeva sempre ad accentuare i toni. I buoni rapporti verso il<br />

futuro PIME, nonostante le controversie, saranno la base dell’intesa tra <strong>Conforti</strong><br />

e p. Paolo Manna, in vista della nascita dell’Unione missionaria del clero.<br />

Per una sintesi<br />

Questi primi anni di episcopato confortiano a Parma mostrano alcune iniziali<br />

decisioni ma soprattutto una notevole prudenza del nuovo vescovo. Pro-<br />

211 Per accenni alla questione e per tutto il suo sviluppo vedi FCT 14, 37 e 535-595.<br />

212 Carlo Sforza (Montignoso in Lunigiana 1872 - Roma 1952) fu ministro degli Esteri<br />

con Giolitti nel 1920-21, e poi con Badoglio e Bonomi nel 1944 e con De Gasperi dal 1947<br />

al 1952; era stato sottosegretario nel ministero Nitti nel maggio-giugno 1920 (cfr. M. MIS-<br />

SORI, Governi, alte cariche, 137, 140, 177, 180); in Cina aveva svolto l’incarico di “ministro<br />

plenipotenziario” dal 1911 al 1915 (cfr. EncIt 31, Roma 1936, 575, che rimarca il suo atteggiamento<br />

“ostile” verso il fascismo; fu per questo in esilio: Walter MATURI, EncIt, appendice<br />

II, Roma 1949, 815; appendice III, Roma 1961, 726).


292 Capitolo quinto<br />

babilmente, ricordando il periodo dei primi mesi di Magani, in cui <strong>Conforti</strong><br />

aveva vissuto in prima persona le tensioni che di fatto avevano compromesso<br />

il vescovo pavese agli occhi del suo clero, il nuovo presule vuole evitare passi<br />

falsi o strappi troppo violenti. Ciò non significa che egli non colga gli aspetti<br />

urgenti e non abbia il coraggio di attuare le necessarie decisioni. Probabilmente<br />

egli stesso si era fatto un programma d’azione che interveniva immediatamente<br />

sugli snodi vitali della diocesi, come la curia e il seminario, rinviando<br />

altri interventi al compimento della visita pastorale. L’esplodere della questione<br />

modernista in tutta <strong>Italia</strong>, e a Parma il fenomeno delle defezioni tra il clero,<br />

a volte hanno accelerato le mosse di <strong>Conforti</strong>, e spesso ne hanno confermato<br />

le intuizioni.<br />

Il nuovo vescovo mostra, nella sua Parma, una interessante capacità di<br />

gestire e, diciamo così, raffreddare le tensioni accese dal predecessore soprattutto<br />

tra il clero. Almeno pubblicamente, e prescindendo dagli eclatanti casi<br />

di don Seta e dei primi preti “apostati”, diatribe e scontri tra i sacerdoti sembrano<br />

smorzarsi in tempi brevi. Qua e là ci sono sintomi di vecchie ferite e<br />

inquietudini, che però <strong>Conforti</strong> in gran parte potrà recuperare nei periodi<br />

successivi.<br />

I primi anni di episcopato parmense di <strong>Conforti</strong> sono contemporanei a<br />

una fase delicata dell’evoluzione del movimento sociale cattolico in <strong>Italia</strong>. Il<br />

nuovo vescovo non deve affrontare solo una ristrutturazione formale dell’organizzazione<br />

nella sua diocesi, ma si trova ad avere a che fare da una parte<br />

con la figura emergente di Giuseppe Micheli, e dall’altra con la Camera del<br />

lavoro di Parma, diventata l’avanguardia dell’estremismo di sinistra. Il Micheli,<br />

proprio in un collegio della montagna parmigiana, sarà eletto deputato,<br />

in uno dei primi momenti di uscita dal divieto pontificio di partecipazione<br />

alle elezioni politiche. I sindacalisti rivoluzionari, per contro, provocano una<br />

tale polarizzazione nel quadro sociale e politico della provincia da costringere<br />

i cattolici a schierarsi a favore dell’associazione degli agrari. <strong>Conforti</strong> dovrà<br />

dunque compiere una fatica complessa di distinzione tra l’Azione cattolica<br />

e il movimento direttamente politico di Micheli, tra la realtà ecclesiale e le<br />

contrapposizioni civili. La sua posizione è effettivamente equilibrata e capace<br />

di evitare le commistioni, ma le tensioni del periodo non permettono agli<br />

“avversari” di cogliere la sua ispirazione religiosa e non politica, e ai cattolici di<br />

accogliere e mettere in atto immediatamente le sue decisioni a livello organizzativo.<br />

Sono dunque anni di duro tirocinio per il nuovo arcivescovo-vescovo;<br />

a Parma, però, e in congregazione, <strong>Conforti</strong> può contare su persone fidate.<br />

Come già si accennava, è ancora da studiare il materiale della prima visita<br />

pastorale, in particolare le risposte dei parroci all’ampio questionario: un’in-


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

293<br />

dagine che è indipendente dalla biografia confortiana, ma che permetterà una<br />

lettura più profonda del contesto in cui egli si è mosso.<br />

Altra documentazione da rastrellare pazientemente e da analizzare con<br />

attenzione, potrebbe essere quella che ci riferisca sulla percezione della base:<br />

chronicon parrocchiali, lettere di parroci, altre tracce da cui desumere il modo<br />

con cui il clero ha accolto il nuovo vescovo, la sua presenza sul territorio,<br />

le sue decisioni. Sarebbe pure interessante capire se in vescovi precedenti o<br />

contemporanei ci sia stata questa scelta di dedicarsi alle confessioni durante la<br />

visita pastorale: per ora essa sembra davvero un’originalità confortiana, e una<br />

cifra significativa del suo modo di essere pastore tra la sua gente.<br />

Si attende, infine, che emerga ulteriore materiale archivistico, soprattutto<br />

romano, che finora è rimasto nascosto, che chiarisca alcuni risvolti delle fonti<br />

di informazione e degli interventi del cardinale De Lai su Parma, al tempo<br />

della lotta antimodernistica.


294 Capitolo quinto<br />

Parma, 25 marzo 1908:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> all’uscita dalla Cattedrale, dopo il solenne rito per l’insediamento<br />

come nuovo vescovo della diocesi.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, 12 settembre 1908:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> festeggia l’onomastico con gli alunni missionari di Campo Marte.<br />

295


296 Capitolo quinto<br />

Roma, 15-19 ottobre 1908: folto gruppo di Pellegrini di Parma a Roma, guidati da G. M. <strong>Conforti</strong>.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

297<br />

Parma, Convento Carmelitani di Santa Maria Bianca, 16 febbraio 1909:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con mons. Rinaldo Camillo Rousset, neo arcivescovo di Reggio Calabria; sono presenti anche il deputato parmense<br />

Giuseppe Micheli e don Lamberto Torricelli, entrambi appena rientrati dalle aree terremotate (in alto, rispettivamente 4° e 6° da destra).


298 Capitolo quinto<br />

Parma, 26 maggio 1909:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> in visita al Riformatorio Governativo della Certosa,<br />

per amministrare la Cresima.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

Parma, Istituto Stimmatini, 30 gennaio 1910:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa al 25° di sacerdozio di p. Giuseppe Luigi Bertapelle<br />

(seduto alla sua destra), Direttore dell’Istituto Educativo “Domenico M. Villa”.<br />

Traversetolo, 28 agosto 1910:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa al Primo Congresso Diocesano delle Associazioni Giovanili Cattoliche.<br />

299


300 Capitolo quinto<br />

Parma, Giardino del Vescovado,<br />

28 ottobre 1910: G. M. <strong>Conforti</strong> dopo<br />

l’ordinazione sacerdotale<br />

dei saveriani Dagnino Amatore<br />

e Antonino Stornello, rispettivamente<br />

alla sua destra ed alla sua sinistra.<br />

Parma, 21 aprile 1912:<br />

foto riproducente pannello<br />

con simboli trasparenti retroilluminati,<br />

posto ad una finestra<br />

dell’Istituto Missioni Estere,<br />

in occasione della consacrazione<br />

episcopale di mons. Luigi Calza,<br />

Vicario apostolico dell’Henan (Cina).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1907-1915<br />

Fontanellato, 18 maggio 1913:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> benedice la prima pietra della nuova facciata del Santuario della Madonna.<br />

Parma, Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, 15 aprile 1915:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con gli alunni della Comunione pasquale.<br />

301


CAPITOLO SESTO<br />

CONFORTI E IL SUO CLERO<br />

Clero e parrocchie: qualche dato numerico<br />

Può essere utile anticipare a questo punto una delle letture “trasversali”<br />

dell’episcopato di <strong>Conforti</strong>, e precisamente alcune linee di interpretazione del<br />

rapporto tra il vescovo e il suo clero parmense. Ricuperiamo qui dati e notizie<br />

che si estendono fino al 1931, in qualche modo anticipando alcune vicende<br />

che si collocherebbero in altri punti dello svolgimento cronologico. A chi<br />

scrive sembra, però, che nel corso del tempo il rapporto <strong>Conforti</strong>-sacerdoti<br />

parmensi sia evoluto in maniera abbastanza indipendente dalle vicende politico-sociali,<br />

che esamineremo nella sequenza diacronica. I vettori di forze sono,<br />

in gran parte, interni al “piccolo mondo” del clero. I modi con cui <strong>Conforti</strong><br />

tentava di incidere in maniera efficace nascevano dalla sua stessa esperienza di<br />

prete e vicario generale e dalla breve “parentesi” ravennate.<br />

Forse in maniera scontata, proviamo anzitutto a recuperare alcuni dati di<br />

tipo quantitativo, raccolti soprattutto dagli “stati del clero” e da altre notizie<br />

riportate nel bollettino diocesano L’Eco, disponibile dal 1909 e quindi dai<br />

primi anni del suo episcopato parmense, oltre che da una precedente ricerca<br />

sul numero e la provenienza delle ordinazioni sacerdotali a Parma 1 . Proprio a<br />

partire da questo dato del numero di ordinazioni, nasce una prima constatazione<br />

abbastanza sconcertante: a parte il periodo dopo il Concilio vaticano II,<br />

nessun altro periodo documentabile ha un numero di ordinazioni così esiguo<br />

come quello vissuto dal vescovo “santo”. Nel quasi quarto di secolo di governo<br />

di <strong>Conforti</strong>, la media di ordinazioni annue fu di 4,81 sacerdoti, di un punto<br />

inferiore al periodo di Villa (1872-1882) e meno di un terzo della media del<br />

predecessore Magani (1895-1906, 15,42 all’anno) 2 . Un vero crollo verticale,<br />

1<br />

MANFREDI, Vescovi, 173-221, in particolare 183-185.<br />

2 Ibid., 187.


304 Capitolo sesto<br />

tra l’altro spalmato su un lungo periodo, e quindi numericamente ancor più<br />

preoccupante: 12 anni di Magani “produssero” circa 190 nuovi sacerdoti, 26<br />

anni di <strong>Conforti</strong> (s’è computato anche il 1907 e il 1932, sede vacante) circa<br />

60 in meno, con un ricambio molto scarso.<br />

Va detto anzitutto che gli anni di <strong>Conforti</strong> furono però particolarmente<br />

duri non solo a Parma ma in tutta <strong>Italia</strong>. Il primo fenomeno di spicco fu la<br />

guerra mondiale, perché, a motivo della coscrizione obbligatoria cui erano<br />

sottoposti i seminaristi (e i sacerdoti) e delle perdite al fronte, in quasi tutte le<br />

diocesi i seminari maggiori furono letteralmente svuotati, e per diversi anni i<br />

vescovi non furono in condizione di ordinare sacerdoti. Gli anni iniziali poi,<br />

come s’è già visto in precedenza, soprattutto il periodo 1907-1910, videro<br />

una tale offensiva di diffamazione del clero che il reclutamento risultò fortemente<br />

penalizzato, per un tempo piuttosto prolungato. Infine, subito dopo la<br />

guerra, a motivo delle conseguenze morali e psicologiche del conflitto e delle<br />

inquietudini politico-sociali, il ritorno dei seminaristi e la ripresa dell’entrata<br />

di ragazzi in seminario furono molto rallentati, ed ebbero una svolta di crescita<br />

dopo la scossa positiva della conciliazione di cui però <strong>Conforti</strong> vide davvero<br />

poco! Insomma, il nostro uomo capitò in uno dei periodi più neri della congiuntura<br />

del reclutamento sacerdotale, senza sua colpa 3 . Il numero esatto di<br />

nuove ordinazioni dal 1907 al 1932 fu di 125 sacerdoti, di cui quasi la metà,<br />

cioè 61, tra il 1907 e il 1911 , dopo anni di un seminario nelle condizioni<br />

che abbiamo accennato più sopra. Ricordiamo che negli anni 1917-1919 il<br />

vescovo non potè ordinare nessun nuovo sacerdote.<br />

La conseguenza fu un invecchiamento e un calo progressivo del numero<br />

di sacerdoti, e qui gli “stati del clero” ci offrono un quadro preciso: 1913 =<br />

419 + 17 extradioc. o religiosi; 1916 = 390 + 7; 1920 = 369 + 5; 1927 = 337;<br />

1929 = 329 + 6.<br />

Nel giro di poco più di un quindicennio, se si considerano i sacerdoti<br />

diocesani, il territorio parmigiano aveva perso 90 effettivi, cioè circa il 20%<br />

della quota di partenza. Grazie poi all’abbondanza di dati dell’annuario 1913,<br />

un calcolo abbastanza preciso ci permette di affermare che in quell’anno l’età<br />

media del clero fosse attorno ai 44 anni, per un anno medio di nascita attorno<br />

al 1869. Lo stesso calcolo non è possibile con gli altri annuari, ma una<br />

valutazione approssimativa per il 1920 ci permette di ipotizzare l’età media<br />

del clero sui 48 anni, per un anno medio di nascita attorno al 1872. Il dato,<br />

statisticamente grossolano, ci può dare un’idea del trend di invecchiamento<br />

del clero, tra cui, nel 1920, erano ancora presenti dodici sacerdoti ordinati dal<br />

3 MANFREDI, Vescovi, 185.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

305<br />

vescovo Cantimorri tra il 1854 e il 1870, e quelli ordinati al tempo di Miotti<br />

(1882-1893, quindi mediamente con trent’anni di ordinazione e tra i 50 e i<br />

60 anni d’età) erano 72, contro i 60 ordinati dal vescovo in carica, cioè <strong>Conforti</strong><br />

4 . Dunque sacerdoti sempre meno, e sempre più anziani.<br />

Ma un’altra conseguenza, direttamente connessa con il calo di numero di<br />

clero, emerge compulsando le annate del bollettino diocesano: l’incremento di<br />

parrocchie vacanti. Il fenomeno non era certo nuovo: già nella seconda metà<br />

del XIX secolo, a motivo del primo momento di calo del numero di vocazioni<br />

e di sacerdoti, si erano viste decine di parrocchie senza sacerdote. Il momento<br />

apicale di questo primo “abbandono pastorale” fu nei primi anni del governo<br />

di Magani. Il bando di concorso del 27 ottobre 1894 poneva a disposizione<br />

dei concorrenti ben 84 parrocchie della diocesi su poco più di 300, un quarto<br />

abbondante 5 . È anche vero che in qualche decina di casi il sacerdote c’era, in<br />

parrocchia; ma, a motivo delle spese e degli impicci burocratici statali, preferiva<br />

non concorrere al posto di parroco, rimanendo come “economo spirituale”<br />

con le entrate decurtate. Tant’è vero che già l’anno successivo, grazie a un forte<br />

intervento del vescovo, le parrocchie vacanti erano scese a 56 6 . Negli anni successivi,<br />

la visibile ripresa di entrate in seminario e di ordinazioni – anche qui,<br />

fenomeno non solo parmense ma di tutta <strong>Italia</strong> – portava a ridurre al minimo<br />

il numero di parrocchie vacanti. Il terzo editto di concorso riportato dall’Eco,<br />

in data 15 febbraio 1909, pone a concorso 14 parrocchie, numero che per<br />

certi aspetti si può considerare fisiologico, essendo poco più del 4% delle sedi<br />

parrocchiali della diocesi 7 . Di queste, 8 erano a concorso per la prima volta,<br />

per morte, dimissioni o trasferimento del titolare precedente, e altre 6 erano<br />

già state poste a bando, ma non avevano trovato concorrenti.<br />

Ci si consenta qui di individuare queste 6 parrocchie e di farne una breve<br />

descrizione. Si trattava delle comunità di Mediano, Musiara Superiore, Rigosa,<br />

Sesta Inferiore, Valditacca e Vestana. Erano parrocchie mai superiori ai<br />

300 abitanti, almeno secondo dati di 25 anni prima, che ci offrono la più precisa<br />

statistica delle parrocchie italiane di quel periodo 8 . Dove si trovano queste<br />

4 Cfr. L’Eco 1920, 25l<br />

5 MANFREDI, Vescovi, 572.<br />

6 Ibid., 573.<br />

7 Vedi l’editto ne L’Eco 1909, 40.<br />

8 MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, Circoscrizioni ecclesiastiche (…),<br />

il censimento del 31 dicembre 1881, cit., (diocesi di Parma alle pp. 246-249). Si tratta di una<br />

statistica unica, capace, a partire dai dati del censimento statale, di delineare perfino i sorprendenti<br />

incroci e intrecci tra i territori comunali e quelli parrocchiali, che sono una delle<br />

specialità della geografia ecclesiastica della penisola.


306 Capitolo sesto<br />

piccole parrocchie? Mediano è in comune di Neviano degli Arduini, a 9 km<br />

dal centro municipale, sulle colline della riva sinistra dell’Enza, quindi ai confini<br />

con la diocesi di Reggio Emilia: in linea d’aria, 15 km circa da Canossa 9 .<br />

Musiara Superiore era in comune di Tizzano Val Parma, a circa 1000 metri<br />

d’altezza, distante 4,5 km dal centro comunale e 1,5 km dalla più popolosa<br />

Musiara Inferiore. Rigosa invece è in pianura, comune di Roccabianca, sulla<br />

riva del Taro che poco dopo sbocca in Po: sono le zone di Giovanni Guareschi,<br />

che era originario di una frazione poco distante, Fontanelle 10 . Sesta Inferiore<br />

è comune di Corniglio, e si colloca alle falde del monte Orsaro, a 900 metri<br />

d’altezza. Valditacca è ancora in montagna, un paese di pietra del comune di<br />

Monchio delle Corti, a 1000 metri d’altezza, sulle rive del torrente Cedra. In<br />

linea d’aria Sesta e Valditacca distano circa 7 km, ma sono separate dalla cresta<br />

tra il monte Navert e il monte Caio. Da Parma a Valditacca ci sono quasi<br />

90 km di brutte strade. Vestana ci riporta ancora in comune di Corniglio, 4<br />

km a nord del centro municipale e 800 metri d’altitudine. Si trattava dunque<br />

di un gruppo di parrocchie in gran parte nell’alta val Parma (Musiara, Sesta,<br />

Vestana) o nelle “vicinanze” (Valditacca, Mediano), con un’unica eccezione<br />

della pianura (Rigosa). Per chi prende una cartina della provincia parmense,<br />

si tratta di luoghi molto dislocati rispetto al capoluogo, nella zona più distante<br />

e impervia della diocesi – si ricordi che una buona parte della val di Taro è<br />

provincia di Parma ma diocesi di Piacenza – e servita, ancor oggi, da strade<br />

suggestive ma impossibili. Aggiungiamo infine le date da cui queste parrocchie<br />

erano vacanti nel 1909: Mediano dal 1871; Musiara Sup. dal 1882;<br />

Rigosa dal 1890; Sesta dal 1902; Vestana dal 1876 e Valditacca dal 1837, cioè<br />

da quasi settant’anni! Un primato, ma i 38 anni di Mediano e i 33 di Vestana<br />

non erano comunque pochi 11 .<br />

9 Canossa era nel medioevo il luogo dove sorgeva un castello, che nell’XI secolo apparteneva<br />

a Matilde, signora di vaste terre tra la Toscana, l’Emilia e la Lombardia e alleata del papa<br />

Gregorio VII nella lotta che opponeva la Santa Sede e l’imperatore Enrico IV di Franconia.<br />

Proprio a Canossa l’imperatore, scomunicato dal papa, si recò, nel gennaio 1077, in abito di<br />

penitente a chiedere il perdono di Gregorio VII. In italiano, l’espressione “andare a Canossa”<br />

è passata in proverbio. Ora il castello è in rovina.<br />

10 Su Guareschi vedi capitolo secondo nota 110.<br />

11<br />

MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA E DEI CULTI. DIREZIONE GENERALE DEL FONDO PER IL<br />

CULTO, Attività e passività delle parrocchie del Regno d’<strong>Italia</strong> e sugli assegni di congrua a carico<br />

del Fondo per il Culto (dicembre 1896), cit., I, 392-403 offre dati indicativi sulla situazione<br />

economica delle parrocchie in questione, anche se risalenti a un decennio precedente. Sesta<br />

Inferiore aveva una rendita annua di 862,17 lire, Vestana di 727,71 lire, Valditacca di 674,50<br />

lire, Rigosa di 955,25 lire, Musiara di 594 lire, Mediano di 600 lire. Nel 1897 il minimo<br />

fissato per legge era di 800 lire annue, ma alcune parrocchie, essendo vacanti, non avevano


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

307<br />

Ci siamo dilungati in questa descrizione perché si ritroveranno queste<br />

stesse aree geografiche nell’esame degli interventi pastorali di <strong>Conforti</strong>. Tra<br />

l’altro, scorrendo i successivi editti per i concorsi parrocchiali, ci si accorge<br />

che il buon numero di ordinazioni dei primi anni del Novecento portarono<br />

alla soluzione di diverse di queste situazioni: Rigosa, Valditacca e Vestana<br />

trovarono un parroco, già nel 1909, Musiara due anni dopo, Mediano nel<br />

1916. E anche Sesta avrà un parroco, purtroppo, ma se ne parlerà più oltre.<br />

Ma già tra il 1910 e il 1915 riprende il numero di parrocchie vacanti, e alcune<br />

ricominciano a essere messe a concorso più volte. Nel 1915 le parrocchie<br />

vacanti erano 19, di cui 10 per la prima volta. Negli anni della guerra si<br />

assiste a una maggior mortalità tra i sacerdoti, anche in conseguenza dell’epidemia<br />

della cosiddetta “febbre spagnola” 12 . Nel 1919, un nuovo editto ci<br />

consente di fare il punto della situazione: 30 parrocchie vacanti, di cui 13<br />

per la prima volta 13 .<br />

Il ritorno dei richiamati permetteva un primo intervento, ma dal 1920 in<br />

avanti le parrocchie vacanti non furono mai meno di 25, fino ad arrivare, un<br />

decennio dopo, alla punta massima di 55, toccata nel 1929 e nel 1931, come<br />

si evince dalla consultazione delle varie annate del bollettino diocesano; in<br />

nota si raccolgono i dati in modo sintetico 14 . A parte gli anni 1915 e 1919, le<br />

parrocchie messe per la prima volta a concorso furono sempre meno di 10. Si<br />

tratta del turn over fisiologico dovuto alle dimissioni per età e malattia (poche,<br />

ma c’erano), nonché alla scelta di alcuni già parroci di cercare una collocazione<br />

“migliore”. Il fatto eclatante, però, è l’accumulo di parrocchie già più volte<br />

messe a concorso, cioè la ripresa del fenomeno di prolungate vacanze già visto<br />

alla fine dell’Ottocento.<br />

avuto l’aggiornamento. E 800 lire era la sopravvivenza. Si noti, infine, che Valditacca e Vestana<br />

erano di patronato laicale, quindi le proposte del vescovo dovevano essere approvate dalle<br />

famiglie nobili che vantavano questo tradizionale controllo, e questo può spiegare, in parte,<br />

le lunghe vacanze, causate da controversie tra curia e clan nobiliari.<br />

12 Vedi l’editto di concorso in L’Eco 1919, 42-43: risultano defunti 7 parroci tra il 1917<br />

e il 1919.<br />

13 L’Eco 1919, ibid.<br />

14 Riportiamo qui in sintesi i dati numerici dei concorsi, distinguendo per ogni bando le<br />

parrocchie messe a concorso per la prima volta (primo numero) e le parrocchie già messe a<br />

concorso nei bandi precedenti (secondo numero). I dati sono desunti dalle annate di L’Eco.<br />

Anno 1909: nuove 2 / da concorsi precedenti 6; 1915: 10/9; 1918: 7/3; 1919: 13/17; 1919:<br />

3/20; 1920: 3/24; 1920: 4/21; 1921: 5/22; 1921: 5/23; 1922: 6/22; 1922: 9/21; 1923:<br />

7/24; 1923: 6/29; 1924: 7/29; 1924: 6/29; 1924: 3/34; 1925: 4/31; 1925: 7/31; 1926:<br />

5/31; 1926: 3/33; 1926: 5/32; 1927: 6/33; 1927: 8/33; 1928: 6/41; 1929: 8/42; 1929:<br />

6/43; 1929: 9/46; 1930: 7/43; 1931: 2/51; 1931: 6/49.


308 Capitolo sesto<br />

Proviamo a fare un esempio “saggio”, su un concorso del 1926, bandito il<br />

giorno 15 febbraio 15 . Su 36 parrocchie vacanti, 5 erano nuove, le altre 31 già<br />

bandite almeno una volta. Di queste, 11 aspettavano il parroco da meno di 2<br />

anni, altre 12 da 3 a 5 anni, 11 non avevano parroco dagli anni della guerra,<br />

quindi da 8 a 13 anni prima; una parrocchia non aveva parroco dal 1911, e<br />

Sesta stava ancora aspettando un pretendente. Tre, cinque, otto, tredici anni<br />

di assenza sono un tempo pastoralmente molto problematico. Dove si collocavano<br />

geograficamente queste parrocchie? 25 sedi vacanti su 36 erano collocate<br />

su 5 vicariati di montagna, ossia Berceto, Corniglio, Monchio, Palanzano<br />

e Tizzano: è vero che tre di questi erano a loro volta divisi in due sezioni, ma<br />

nel vicariato di Berceto solo la seconda sezione era colpita dal fenomeno.<br />

Alcuni vicariati o sezioni di vicariato avevano la metà o più di parrocchie<br />

vacanti (Berceto II, Corniglio I, Monchio) 16 . Le parrocchie di pianura che<br />

erano vacanti erano invece solo 5, e 4 della collina. Si potrebbero poi prendere<br />

in considerazione gli anni di vacanza, e lo sguardo sarebbe ampiamente<br />

confermato 17 .<br />

Per chi ha un poco di esperienza pastorale e per chi conosce la geografia<br />

e la morfologia della diocesi parmense nomi, luoghi e tempi presentano una<br />

situazione, nel decennio 1920-1930, molto precaria. Ma già negli anni della<br />

guerra, pur con una popolazione diminuita di gran parte della componente<br />

maschile e con una attività pastorale necessariamente ridotta, si avvertono i<br />

primi segni di un allentarsi della presenza del clero sul territorio 18 .<br />

15 Vedi l’editto di concorso in L’Eco 1926, 28-29.<br />

16 Nella II sezione del vicariato di Berceto 4 parrocchie su 6 erano vacanti (Bergotto, Corchia,<br />

Gorro, Lozzola); nella I sezione di Corniglio 6 vacanti su 13 (Agna, Graiana, Grammatica,<br />

Marra, Sesta Inf., Vestana), nella II sezione 2 su 6 (Signatico e Vestola); nel vicariato di<br />

Cortile S. Martino era vacante Pedrignano; in quello di Langhirano I sez. era vacante Tiorre;<br />

a Lesignano Bagni era Faviano; ma nel vicariato di Monchio erano vacanti 5 parrocchie su<br />

11 (Monchio, Riana, Rimagna, Trefiumi, Valditacca); in quello di Montechiarugolo solo<br />

la parrocchia centrale; una parrocchia per ciascuna delle due sezioni di Neviano Arduini-<br />

Scurano (Orzale e Ceretolo, su globalmente 18 parrocchie); per Noceto solo Sanguinaro; a<br />

Palanzano 4 (Lalatta, Nirone, Trevignano, Valcieca) su 12; a Roccabianca solo Rigosa; nel<br />

vicariato di San Pancrazio era vacante Vicofertile e in quello di Sorbolo Frassinara; a Tizzano<br />

I sezione due parrocchie su nove (Carobbio e Musiara Inferiore) e nella II sezione 2 su 5<br />

(Casagalvana e Rusino); nel vicariato di Vigatto solo Gaione.<br />

17 L’anno medio di “vacanza” delle 5 parrocchie del monchiese era il 1920; lo stesso per il<br />

cornigliese, togliendo però Sesta Inferiore, vacante da 34 anni.<br />

18 Proprio in quegli anni di grave difficoltà, <strong>Conforti</strong> non smetteva di favorire anche le<br />

vocazioni missionarie, pure se di sacerdoti già ordinati. Nella circolare ai vescovi italiani del<br />

20 aprile 1921 come presidente dell’Unione missionaria del clero, esortava i confratelli a<br />

sostenere quei seminaristi diocesani che si sentivano chiamati alla missione (vedila in FCT


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

309<br />

In questo quadro, bisogna valutare le dinamiche tipiche del clero, che,<br />

come tutte le categorie sociali, si muove e fa scelte, oltre che a partire dalla<br />

santità personale e dalla ricerca della volontà di Dio, anche (a volte soprattutto)<br />

secondo un processo di ricerca della miglior collocazione, ossia di miglioramento<br />

sulla scala sociale. Il Concilio di Trento aveva imposto il sistema del<br />

concorso, con poche esenzioni, anche per assicurare un maggior controllo<br />

sugli interventi laicali nella provvista delle parrocchie. I concorsi erano ormai<br />

entrati nella mentalità del clero, con una serie di ritualità tipiche 19 , e con l’importanza<br />

che assumevano i cosiddetti “esaminatori prosinodali”, che erano<br />

quei sacerdoti colti ed esperti che, a turno e in commissione, davano il loro<br />

voto negli esami di concorso, in cui peraltro valevano anche titoli ottenuti con<br />

la fedeltà alla pratica degli esercizi spirituali, alla partecipazione alle “congregazioni<br />

dei casi”, l’impegno nell’esercizio della confessione e così via 20 .<br />

Quali fossero i criteri per cui un sacerdote scegliesse di presentarsi al concorso<br />

“puntando” all’una o all’altra parrocchia, è difficile riassumerlo, anche<br />

perché l’aspetto soggettivo era comunque molto elevato. Le entrate potevano<br />

essere un argomento importante, ma anche la comodità dei contatti, la<br />

collocazione, ambitissima, in città, le strutture (chiesa e casa parrocchiale),<br />

la vicinanza con la famiglia d’origine… Tutte dinamiche molto umane, che<br />

<strong>Conforti</strong> doveva tenere presenti.<br />

4, 323-325). Sempre nel 1921, un sacerdote vicentino è impedito dal suo vescovo (che<br />

potrebbe anche non essere il vescovo di Vicenza di allora, Ferdinando Rodolfi, poiché molte<br />

parrocchie della provincia di Vicenza sono in diocesi di Padova) a farsi missionario. “Ho<br />

scritto egualmente [al vescovo] per compiere un dovere, il dovere di sostenere il buon diritto<br />

dell’aspirante in parola. Io penso che l’opporsi ad una vocazione religiosa, calpestando una<br />

libertà santa sancita dal Vangelo, sia semplicemente peccato mortale che dovrebbe essere<br />

speciali modo riservato al Romano Pontefice, se commesso da chi, uti in eam, dovrebbe<br />

essere della libertà santa del Vangelo difensore e vindice” (cfr. lettera a Bonardi del 10 agosto;<br />

autografo in ACSCS, alla data; FCT 2, 127).<br />

19 Lettera a Ajcardi 24 ottobre 1927 (cfr. autografo in ACSCS, alla data; FCT 28, 530-<br />

531).<br />

20 Sinodo 1914, nn. 703-714. Per dare un saggio sugli “esaminatori prosinodali”, nel 1920<br />

(ma già eletti nel 1914) erano l’antico docente di dogmatica mons. Luigi Mercati, l’arciprete<br />

del capitolo ed ex segretario di Magani mons. Del Soldato, i rettori ed ex rettori Luigi Leoni,<br />

Attilio Castellina e Guglielmo Quaretti, i docenti del seminario don Pietro Picinotti, don<br />

Leandro Fornari, don Amato Masnovo, e poi i “soliti” don Ormisda Pellegri, don Giuseppe<br />

Parma e don Egidio Guerra (L’Eco 1920, 4).


310 Capitolo sesto<br />

Come gestire un territorio difficile:<br />

l’esempio del cornigliese e del monchiese<br />

È pressoché impossibile svolgere una “storia” del rapporto tra <strong>Conforti</strong> e il<br />

suo clero 21 . Sono relazioni personali, nella maggioranza dei casi impossibili da<br />

documentare. Di solito emergono i “casi difficili”, e quindi lo sguardo storico<br />

rischia di essere, almeno in parte, falsato. Con qualche cautela si proverà a<br />

delineare lo “stile” di <strong>Conforti</strong> nel rapporto con i suoi sacerdoti impegnati<br />

nella cura pastorale. Chiaramente si tratta di un insieme di criteri, attenzioni,<br />

metodi, tempi, strumenti anche qui intrecciati in modo complesso. Si<br />

preferisce qui dunque dare un’idea più concreta del modo con cui <strong>Conforti</strong><br />

provava ad affrontare un insieme di problemi, per poi ritrovare il suo stile in<br />

altre situazioni.<br />

Si potrebbe iniziare da un territorio già individuato, proprio a partire<br />

dall’esame delle parrocchie vacanti. È il cosiddetto “cornigliese”, cioè la zona<br />

di Appennino appartenente al territorio di Corniglio, un vasto comune a 50 e<br />

più km a sud da Parma, che comprende l’alto corso del torrente Parma. Con<br />

questo vicariato, che ai tempi di <strong>Conforti</strong> comprendeva 18 parrocchie divise<br />

in due “sezioni”, Corniglio (13 parrocchie) e Beduzzo (5 parrocchie) teniamo<br />

d’occhio anche i vicini Monchio delle Corti (alta val Cedra, torrente che è un<br />

affluente dell’Enza; 11 parrocchie, nessuna sotto gli 800 metri d’altitudine)<br />

collegato al cornigliese attraverso il passo di Ticchiano, a 1154 metri d’altezza,<br />

e avendo in condivisione la valle del torrente Bratica, e Tizzano Val Parma (9<br />

parrocchie), un’area di 38 comunità cristiane distanti fino a 90 km dal centro<br />

diocesi. Come s’è visto, in genere i sacerdoti non sceglievano di andar parroci<br />

lassù: le parrocchie erano povere, disagiate nelle strade, lontane da Parma. Ne<br />

sapeva qualcosa <strong>Conforti</strong> fin dai tempi in cui un suo caro amico, don Giuseppe<br />

Venturini, appena ordinato era stato inviato come economo spirituale<br />

a Petrignacola, frazione di 300 anime a 600 metri d’altitudine, 9 km distante<br />

da Corniglio, con una bella chiesa romanica 22 .<br />

Se c’erano parrocchie vacanti, bisognava cercarle lassù. Ma parrocchia<br />

vacante significava: chi poteva celebrare la messa domenicale e quindi permettere<br />

ai fedeli di adempiere il precetto festivo? Chi era in condizione di portare<br />

tempestivamente i sacramenti a un morente, o amministrare il battesimo<br />

21 Un primo sguardo, con molti elementi che qui s’è cercato di documentare e sviluppare,<br />

è stato curato da E. DALL’OLIO, <strong>Conforti</strong> con il suo clero, in A Parma e nel mondo, cit., 347-<br />

362.<br />

22 Si vedano tutte le 41 lettere dell’epistolario <strong>Conforti</strong>-Venturini, riportate in FERRO,<br />

Pagine, 43-75.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

311<br />

in giornata a un bambino appena nato, magari d’inverno ad altissimo rischio<br />

di mortalità infantile? Chi poteva organizzare e gestire la catechesi per i bambini?<br />

Si tenga conto che in queste zone il legame con la tradizione religiosa era<br />

molto forte, e i gesti di pratica cristiana ancora totalitari. D’altra parte, erano<br />

anche tra le zone economicamente più misere dell’Appennino, con una forte<br />

immigrazione stagionale di uomini e ragazzi verso la Maremma toscana e la<br />

Corsica a fare i taglialegna, con l’impegno dei bambini a pascolare le pecore e<br />

un’alimentazione basata su latticini e castagne.<br />

Abbiamo una “fotografia” della situazione nel 1921: il parroco di Valditacca,<br />

don Giovanni Pellegri 23 , serve anche Rimagna, e sono 6 km di strada nel<br />

bosco, in saliscendi fino a Trefiumi. Il parroco di Lugagnano, don Giovanni<br />

Janelli, deve arrivare fino a Rigoso, la parrocchia più decentrata della diocesi.<br />

Non lontano, nel comune di Palanzano, il nuovo parroco di Vairo don Cesare<br />

Santini, sacerdote con pochi mesi di ordinazione, deve salire fino a Valcieca 24 .<br />

A don Pellegri di Valditacca, nell’inverno 1921-22, fu affidato anche Rigoso,<br />

e così deve scrivere <strong>Conforti</strong>:<br />

Non so che replicare alle ragioni che adduce per essere esonerato al servizio di Rigoso,<br />

ben sapendo il sacrifi cio non lieve che Ella compie col recarsi colà da tanto tempo.<br />

Non si angustii però se non può bastare a tutto. Se altri le faranno addebiti per questo,<br />

non gliene farà il Suo Vescovo che meglio d’ogni altro sa apprezzare le diffi coltà<br />

che Ella deve superare per compiere il Suo dovere. Da tempo penso al modo di provvedere<br />

a Rigoso e non appena mi verrà fatto, Ella sarà esonerato dalla fatica fi n qui<br />

sostenuta. Voglia continuare almeno fi no alla fi ne del prossimo Giugno 25 .<br />

Tra Valditacca e Rigoso si possono calcolare circa 9 km. Può darsi che in parte<br />

don Pellegri fosse trasportato su qualche carretto o, con la neve, su qualche<br />

carro-slitta. Stanti le entrate della parrocchia, non poteva quasi sicuramente<br />

permettersi una cavalcatura. Questi parroci-supplenti, ottenuto naturalmente<br />

il permesso di binazione della messa, la domenica mattina dovevano celebrare<br />

in una parrocchia e poi, a digiuno, recarsi nell’altra per assicurare la messa<br />

23 Nato a Casagalvana nel 1886, ordinato nel 1909, fu a Valditacca dal 1910 al 1922, poi<br />

passò ad Anzolla, “premiato”, si può dire, dal <strong>Conforti</strong>, dopo tutta la vicenda del precedente<br />

parroco di Anzolla, di cui parleremo alla nota 28.<br />

24 Lettera a G. Pellegri, del 15 gennaio 1921 (cfr. FCT 26, 842-843). Don Santini, ordinato<br />

nel 1920 dopo anni di mancanza di nuovi sacerdoti, fu dal 1921 al 1929 a Vairo, dal<br />

1929 al 1935 a Monchio, dal 1936 al 1953 a Bazzano (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 243, 670 e<br />

1073); è questo uno dei tanti esempi di sacerdoti neo-ordinati che immediatamente erano<br />

nominati parroci (cfr. L’Eco 1928, 170).<br />

25 Lettera a G. Pellegri, del 20 gennaio 1922 (cfr. FCT 27, 401-402).


312 Capitolo sesto<br />

festiva 26 . Dopo di che, forse tornavano alla parrocchia di cui erano titolari per<br />

il pranzo, per la catechesi ai fanciulli e per la “dottrina” agli adulti. Nell’altra<br />

parrocchia queste due attività, naturalmente, non si svolgevano, come anche<br />

la messa feriale, se non occasionalmente 27 . Poi, come sopra accennato, c’erano<br />

gli altri atti di ministero: battesimi, funerali, unzione ai moribondi e viatico,<br />

tutti momenti sostanzialmente imprevedibili e che richiedevano molto tempo<br />

per comunicare la necessità e perché il parroco potesse arrivare fino a Rigoso.<br />

Così la gente della parrocchia vacante si lamentava, come se don Pellegri non<br />

facesse abbastanza 28 . E sì che il buon don Giovanni si dava non poco da fare<br />

per la gioventù, sia maschile che femminile:<br />

Mi compiaccio di quanto sta progettando a bene della gioventù. Se verrà a Parma,<br />

ovvero manderà qualcuno, io pure consegnerò un dono per la lotteria che sta vagheggiando…<br />

Le propagandiste sono poche ed anche queste poche occupatissime. Ad ogni modo<br />

vedrò se qualcheduna vorrà recarsi fi n costassù 29 .<br />

Nel 1929, una situazione analoga si verificava nel vicino comune di Corniglio:<br />

don Umberto Miani, ordinato cinque anni prima, fu provvisoriamente<br />

“distaccato” dalla sua parrocchia – Casaselvatica in comune di Berceto – per<br />

amministrare contemporaneamente Casarola, Riana e Grammatica, tre pic-<br />

26 <strong>Conforti</strong> però dava a Pellegri la possibilità di recarsi a Rigoso il lunedì al posto della<br />

domenica, “finché dura la stagione invernale” (lettera del 13 dicembre 1921; cfr. FCT 27,<br />

384).<br />

27 La catechesi ai fanciulli si faceva più frequente in Quaresima, anche per la preparazione<br />

immediata ai sacramenti. In piena guerra mondiale, questa supplenza su due parrocchie<br />

era molto frequente: “Il Clero parmense, assottigliato quanto mai, in questa Quaresima è<br />

occupatissimo nei Catechismi, bene spesso in due Parrocchie” (<strong>Conforti</strong> a p. Paolo Manna<br />

del PIME, 22 marzo 1917; da autografo in ACSCS, alla data).<br />

28 Lo stesso don Giovanni Pellegri e don Giuseppe Alfieri di Cereto vengono interpellati<br />

dal <strong>Conforti</strong> per risolvere la situazione della parrocchia di Anzolla, in comune di Tizzano.<br />

Il parroco, don Ferdinando Bolzani, ha bisogno di un sostituto, probabilmente a motivo di<br />

una grave e definitiva infermità. Ma non paga il sacerdote inviatogli. <strong>Conforti</strong> propone ad<br />

alcuni sacerdoti più motivati di provare ad affiancarsi come coadiutori, senza poter promettere<br />

una successione a don Bolzani, la cui fine sembrava imminente (cfr. lettere: a don Alfieri<br />

del 10 marzo 1920, in FCT 26, 729; a don G. Pellegri del 24 febbraio, del 21 aprile, del 9<br />

novembre e del 13 dicembre 1921 in FCT 27, 346, 354-355, 378-379 e 384; a don Torri<br />

dell’11 marzo 1921 in FCT 27, 350; a don Alfieri del 9 novembre 1921 in FCT 27, 377 e<br />

del 18 febbraio 1922 in FCT 27, 404). Siamo ancora tra il 1920 e il 1922: sicuramente il<br />

periodo più critico per la gestione del clero in montagna.<br />

29 <strong>Conforti</strong> a don G. Pellegri, 13 dicembre 1921 (cfr. FCT 27, 384).


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

313<br />

coli centri in val Bratica, a scavalco tra Corniglio e Monchio, tutti a 1000<br />

metri d’altitudine 30 .<br />

Si trattava dunque di trovare dei poveri cirenei che si sobbarcassero per<br />

un tempo a volte lungo, e in condizioni veramente difficili, il peso di gestire<br />

un minimo di vita parrocchiale, e intanto di trovare delle possibili soluzioni,<br />

qualche sacerdote che si sentisse di stabilirsi in quell’angolo sperduto della<br />

diocesi. Tra costoro c’erano giovani sacerdoti magari pieni di entusiasmo, ma<br />

comunque in attesa di situazioni migliori. Ma c’erano anche preti che per<br />

qualche ragione accettavano il “ripiego” di queste parrocchie. Oppure sacerdoti<br />

che il tempo e la solitudine avevano trasformato e “incallito”. Così, come<br />

se non bastasse il problema delle parrocchie vacanti, si sommavano situazioni<br />

incresciose create dai sacerdoti presenti. Don Virginio Mercadanti, parroco<br />

a Ballone a 4 km da Corniglio, ordinato nel 1894, dovette essere rimosso<br />

d’autorità nel 1914 31 . Don Giovanni Janelli, ordinato nel 1897, dovette essere<br />

rimosso da Lugagnano di Monchio nel novembre 1924, avendo pure in<br />

sospeso un processo davanti alla magistratura civile, e fu trasferito a Vestana e<br />

Graiana di Corniglio: pochi chilometri in linea d’aria, e tutte parrocchie alla<br />

stessa altitudine, 800 metri 32 .<br />

A Canetolo di Corniglio, don Riccardo Bolzoni ne combina di curiose. In<br />

piena guerra, nel febbraio 1918, <strong>Conforti</strong> gli scrive una misurata ammonizione:<br />

Mi viene riferito che la S.V. si permette fare spaccio in parrocchia di vini e di cibi e<br />

che la cosa dà luogo a sfavorevoli commenti. Penso che in questo vi sia dell’equivoco,<br />

perché mi ha dell’incredibile. Ad ogni modo ritengo di non dover lasciar passare la<br />

cosa inosservata e che giovi alla S.V. sapere che si fanno osservazioni al riguardo, onde<br />

eviti quanto può darvi occasione 33 .<br />

In realtà <strong>Conforti</strong> sapeva di non aver sentito notizie del tutto infondate,<br />

ma alleggerendo il tono della missiva, provava a intervenire senza creare traumi.<br />

Invece tre anni dopo, nel febbraio 1920, don Bolzoni aveva fatto scrivere<br />

30 Vedi quanto attesta don Umberto Miani nel 1949 in Testimonianze 3, 111.<br />

31 <strong>Conforti</strong> a don Moderanno Spalazzi, 30 novembre e 3 dicembre 1914 (cfr. FCT 22,<br />

440 e 455). Così pure allo stesso, il 24 luglio e 19 agosto 1915 (cfr. FCT 23, 218-219 e<br />

266). A Ajcardi, 24 luglio 1915 (cfr. FCT 23, 216-217). Vedi anche il “diario personale” per<br />

il 1915 (cfr. FCT 18, 19). Mercadanti fu prima economo spirituale e poi, nel 1919-1920,<br />

parroco a Tiorre, dove moriva a 52 anni.<br />

32 <strong>Conforti</strong> a Janelli, 29 novembre 1924 (cfr. FCT 27, 580).<br />

33 Cfr. FCT 26, 219. Vedi pure successiva lettera del 25 marzo 1918, in FCT 26, 246.


314 Capitolo sesto<br />

su La Giovane Montagna attacchi e allusioni contro la maestra del paese. <strong>Conforti</strong><br />

lo esortava senza tanti complimenti a “prendere il volo per altri lidi” 34 .<br />

Non solo. Tra gli stessi sacerdoti, pure così bisognosi di appoggiarsi vicendevolmente,<br />

scoppiavano liti, in genere per le poche entrate legate ai “diritti<br />

di stola” o alla benedizione delle stalle di qualche frazione. Così era annosa<br />

la lite tra il parroco di Cereto e quello di Tizzano, per la frazione di Cisone.<br />

Nel 1916 mons. <strong>Conforti</strong> deve richiamare i due sacerdoti: nella frazione c’è<br />

un bambino che non è stato ancora battezzato a motivo della lite tra i due 35 .<br />

Ancora anni dopo, nel febbraio 1928, i due si scontrano per la benedizione<br />

degli animali per sant’Antonio 36 .<br />

In questo contesto di povertà pastorale e di inquietudini, scoppia il caso di<br />

Sesta Inferiore, piccola parrocchia accanto ai resti di un ponte romano, a 9 km<br />

da Corniglio. L’economo spirituale (non parroco), don Alberto Giubellini,<br />

ordinato nel 1895 quindi ancora in anni di “governo” del seminario da parte<br />

di Ferrari e <strong>Conforti</strong>, nel 1920 viene trasferito a Valcieca; ma ritorna a Sesta e,<br />

sembra con la complicità della popolazione, forza la porta della chiesa parrocchiale<br />

e vi celebra le funzioni. Parte così la sospensione a divinis per il sacerdote<br />

e addirittura viene scagliato l’interdetto sulla parrocchia; per qualche<br />

tempo la popolazione di Sesta impedirà con la forza all’economo designato<br />

dal vescovo, il rettore di Mossale don Pietro Del Signore, di celebrare a Sesta;<br />

poi la situazione andò rasserenandosi 37 .<br />

34 Cfr. lettera del 29 febbraio 1920, in FCT 26, 727. Anche R. Bolzoni era passato alunno<br />

da Borgo del Leon d’Oro, per poi entrare nel seminario di Parma ed essere ordinato nel<br />

1907 (cfr. FCT 8, 199).<br />

35 <strong>Conforti</strong> a don Ernesto Zini, parroco di Tizzano, 8 maggio 1916 (cfr. FCT 24, 354-<br />

355).<br />

36 <strong>Conforti</strong> a don Eufemio Pavarani, arciprete di Tizzano, 7 febbraio e 9 maggio 1928<br />

(cfr. FCT 28, 542-543 e 554-555).<br />

37 <strong>Conforti</strong> a A. Giubellini, 14 maggio 1920 (cfr. FCT 26, 750-751). <strong>Conforti</strong> a M. Spalazzi,<br />

14 maggio e 6 settembre (cfr. FCT 26, 751 e 792). Da L’Eco 1920, 139 si apprende che<br />

il vescovo toglie l’interdetto, ma ci sono ancora difficoltà e proteste. Quindi, <strong>Conforti</strong> scrive<br />

a Spalazzi il 19 dicembre 1920 (cfr. FCT 26, 834-835). <strong>Conforti</strong> al card. Donato Sbarretti,<br />

prefetto della Congregazione del concilio, in data 21 aprile e 3 agosto 1921 con accenno<br />

a intervento della Congregazione del concilio (cfr. FCT 27, 355, 367). <strong>Conforti</strong> a don F.<br />

Ablondi, 11 maggio 1921 (cfr. FCT 27, 359). <strong>Conforti</strong> a don Ferdinando Venturini, 1° giugno<br />

1921 (cfr. FCT 27, 361-362). Revoca definitiva dell’interdetto (cfr. L’Eco 1921, 114).<br />

Giubellini si pente e fa gli esercizi spirituali di punizione: <strong>Conforti</strong> a Ajcardi, 11 settembre<br />

1921 (cfr. FCT 27, 373). <strong>Conforti</strong> pensa di trasferirlo a Canetolo, sempre frazione di Corniglio<br />

(<strong>Conforti</strong> a Grassi, 4 marzo 1922; cfr. FCT 27, 405-406), poi si decide per Calestano,<br />

un po’ più lontano dai luoghi di questa vicenda (<strong>Conforti</strong> a C. Bizzarri, 5 aprile 1922; cfr.<br />

FCT 27, 410). Nel 1926 don A. Giubellini divenne parroco a Tiorre e il 13 ottobre 1931,


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

315<br />

Come si vede, <strong>Conforti</strong> non esita a richiamare verbalmente con forza e<br />

anche a intervenire con le pene canoniche. Oggi questo modo di fare ci sembra<br />

coercitivo. Tenendo conto della mentalità del tempo, e anche dello stile<br />

del predecessore Magani, <strong>Conforti</strong> era perfino paziente e indulgente. Nel<br />

“patto” tra vescovo e sacerdoti, c’era anche questo. Ma <strong>Conforti</strong> equilibrava i<br />

suoi interventi con uno stile di rapporti da approfondire. In queste situazioni,<br />

come si è visto, egli aveva a che fare davvero con una “coperta corta”, ci si<br />

passi l’immagine, e anche abbastanza logorata. In una struttura pastorale in<br />

cui era impensabile un intervento dei laici, se non, ma siamo agli inizi, per la<br />

catechesi dei fanciulli, la collocazione dei sacerdoti era il problema vitale.<br />

Il vescovo però non si limitava ad alchimie di organigramma. Tra le lettere<br />

di <strong>Conforti</strong> si evidenzia un altro strumento pastorale per la cura del clero, uno<br />

strumento molto nascosto ma a suo modo prezioso. <strong>Conforti</strong>, a Corniglio,<br />

aveva un suo uomo di fiducia: don Ferdinando Venturini. Nato a Curatico<br />

sempre in comune di Corniglio nel 1864, omonimo dell’altro Venturini, Giuseppe,<br />

Ferdinando era stato per molti anni in seminario con <strong>Conforti</strong>, provenendo<br />

dal seminario di Berceto 38 . Fu ordinato mentre <strong>Conforti</strong> attendeva la<br />

soluzione della sua malattia, nel settembre 1887 39 . Nel 1888 era a Villula di<br />

Corniglio, economo dal giugno 1888, parroco ufficialmente dal giugno 1895.<br />

Villula, a 3 km sopra Corniglio, aveva 200 abitanti scarsi a quasi 700 metri<br />

d’altitudine. Don Venturini morì parroco a Villula dopo 66 anni di presenza,<br />

nel 1954 40 . Il classico curé de campagne, di quelli che decidono di stabilirsi in<br />

un luogo e, per il diritto canonico del tempo, muoiono sulla breccia, inamovibili,<br />

senza altre pretese. E senza nessuna carica ufficiale: il vicario foraneo<br />

era nel paese accanto, ben più cospicuo. Ma <strong>Conforti</strong> utilizza Venturini per<br />

missioni delicate. Nel febbraio 1921, così scrive al parroco di Villula: “Il Sig.<br />

Prevosto di Bosco ed il sig. Rettore di Mossale sono in questione tra di loro<br />

per operazioni finanziarie insieme compiute, per questo ho suggerito loro la<br />

con una delle ultime nomine di <strong>Conforti</strong>, passò ad Antesica (cfr. L’Eco 1931, 168). Dunque,<br />

una piena riabilitazione.<br />

38 Vedi i molti dati in FCT 6, 162, 923, 924 (egli è in I teologia, mentre <strong>Conforti</strong> era in<br />

II), 927-928, 931-932.<br />

39 Vedi l’elenco degli scolari del seminario di Parma, alla data, in FCT 6, 934.<br />

40 Così recita la lapide della sua tomba, ancora visibile nel piccolo cimitero accanto alla<br />

chiesa: “Il vostro parroco / Don Ferdinando / Venturini / arciprete. Nel 1888 / veniva a voi /<br />

Nel 1954 / se ne tornava / a Dio. Nella speranza / di ritrovarvi un dì / nella Patria Celeste”.<br />

Secondo i dati di TOURING CLUB ITALIANO, Annuario generale 1951, Milano 1951, 1070,<br />

negli ultimi anni di vita di don Ferdinando il piccolo paese contava ancora 177 abitanti e la<br />

fermata dell’autobus era a 1 km fuori paese, al ponte sul torrente Parma.


316 Capitolo sesto<br />

S. V., esperta di operazioni bancarie” 41 . Certo, un parroco di una comunità<br />

che nel 1898 aveva il minimo annuale di legge, 800 lire, come entrata, non<br />

doveva essere esattamente un personaggio che giocava in borsa 42 . Probabilmente<br />

era una garanzia di esperienza ed equilibrio. Ma don Venturini non era<br />

solo utilizzato da <strong>Conforti</strong> per rappacificare le liti tra il clero. Nel 1914 era<br />

stato coinvolto nella soluzione del caso di don Mercadanti, e in particolare per<br />

supplire alle parrocchie della zona che restavano senza sacerdote:<br />

Ringrazio nuovamente la S. V. per l’opera prestata con tanto zelo e per tanto tempo<br />

a bene della Parrocchia di Ballone, ora che il novello Economo Spirituale Don Guido<br />

Buratti sta per recarvisi. Voglia essergli largo di consigli e di suggerimenti dopo<br />

l’esperienza che ha potuto fare di quella disgraziata Parrocchia 43 .<br />

Nel gennaio 1928, gli raccomandava don Janelli, trasferito a Vestana per<br />

ragioni disciplinari, come s’è accennato più sopra.<br />

Ha fatto bene a consigliare Don Janelli a non prendere stanza presso privati. Insista<br />

su questo e faccia di tutto perché si adatti ad abitare la casa Canonica di Vestana.<br />

Le raccomando poi di tenerlo d’occhio, di metterlo a giorno delle esigenze del nuovo<br />

ambiente e di essergli larga de’ Suoi consigli e delle Sue esortazioni a seconda del<br />

bisogno. Volendolo, potrà fare del bene non mancando d’ingegno e d’intraprendenza.<br />

Ciò che gli difetta alquanto è il criterio 44 .<br />

Una specie di tutor esperto e paterno, per tenere d’occhio e provare a rilanciare<br />

l’impegno di presbiteri in situazione critica, e collocati in montagna.<br />

Dove, peraltro, se la pratica religiosa era ancora viva, spesso improvvisamente<br />

esplodevano i segni della violenza. Proprio a Villula, nel 1913, una ragazza<br />

di 18 anni, molto religiosa, Virginia Notari, fu uccisa a colpi di zappa da un<br />

uomo che la insidiava 45 .<br />

41 <strong>Conforti</strong> a Ablondi e Venturini, 23 febbraio 1921 (cfr. autografo in ACSCS, alla data;<br />

FCT 27, 345).<br />

42 Era, però, cassiere della Cassa rurale locale; e <strong>Conforti</strong> scriveva che la cassa era “ottimamente<br />

amministrata” (cfr. FCT 18, 464). Era anche, contemporaneamente, nel collegio<br />

sindacale della Cassa rurale di Corniglio.<br />

43 Lettera a F. Venturini del 4 dicembre 1915 (cfr. autografo in ACSCS, alla data; FCT<br />

23, 334-335). Vedi anche lettera di <strong>Conforti</strong> a M. Spalazzi, 24 luglio e 19 agosto 1915 (cfr.<br />

FCT 23, 218-219 e 266).<br />

44 Lettera a F. Venturini del 7 gennaio 1928 (cfr. autografo in ACSCS, alla data; FCT<br />

28, 540).<br />

45 Cfr. Andrea RICCARDI, Il secolo del martirio, Milano 2000, 426. Il “fattaccio” viene<br />

così commentato da <strong>Conforti</strong>: “Povera martire!” (<strong>Conforti</strong> a F. Venturini, 1° gennaio 1914;<br />

cfr. autografo in ACSCS, alla data; FCT 22, 29-30). La tomba della Notari è nella chiesa


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

317<br />

<strong>Conforti</strong> aveva intuito, pur senza averne fatto esperienza diretta, che in<br />

queste zone della sua diocesi non era sufficiente trovare la soluzione dello<br />

scacchiere parrocchiale. I sacerdoti, spesso giovani oppure reduci da esperienze<br />

non facili, inviati da soli nelle canoniche delle alte valli, avevano bisogno di<br />

una vicinanza e assistenza che il vescovo poteva sì offrire, ma a troppa distanza<br />

o, occasionalmente, in visita pastorale. Così individuava delle figure presbiterali<br />

esperte, sagge e capaci di rapporti umani, a volte, come nel caso di Venturini,<br />

a prescindere dai ruoli istituzionali, che potessero assistere, risolvere liti,<br />

tenere la situazione sotto controllo, raccogliere anche informazioni 46 .<br />

Con questo sguardo diacronico sull’estremo sud-est della diocesi parmigiana,<br />

s’è provato a dare un primo saggio sul modus operandi di <strong>Conforti</strong> verso il<br />

suo clero. Tutto nasceva da una conoscenza precisa dei luoghi e delle situazioni<br />

e, ancora una volta, dall’individuazione di collaboratori fidati che potessero<br />

intrecciare positive relazioni umane e sacerdotali e potessero mantenere dei<br />

buoni canali di informazione. La ricerca di soluzioni pratiche costringeva <strong>Conforti</strong><br />

a impegnare sacerdoti volenterosi per un servizio difficile e faticoso, che il<br />

vescovo sosteneva sempre attraverso le relazioni umane 47 . I casi difficili che si<br />

manifestavano tra il clero erano affrontati con il rigore del diritto canonico, ma<br />

con ogni possibile attenzione nei confronti delle persone coinvolte 48 . Proprio di<br />

parrocchiale di Villula. Il 15 luglio 2005, andando a visitare il paese, mi sono casualmente<br />

imbattuto nell’anziana sorella di Virginia, Ester, che nel 1913 aveva tre anni e mezzo e fu<br />

testimone del fatto. Sentì l’assassino gridare: “O mi dai quello che voglio, o io ti ammazzo”,<br />

e la sorella, che l’aveva mandata a chiamare la madre, rispondeva: “Non ti do niente, assolutamente”.<br />

F. Venturini scrisse una memoria della vicenda, ristampata in parte da Teodori in<br />

FCT 22, 73-76, nell’opuscoletto Un fiore della montagna, Tipografia Artigiana P. Lino – SS.<br />

Annunziata, Parma, novembre 1947, pp. 16; vedi copia in ACSCS.<br />

46 Il Venturini fu nominato da <strong>Conforti</strong> vicario foraneo per Corniglio nel 1921 (cfr. FCT<br />

27, 351). Si vedano anche le figure di don Giuseppe Coruzzi di Pizzolese, che viene consultato<br />

da <strong>Conforti</strong> sui problemi creati dal parroco di Ravadese don Luigi Sandei (<strong>Conforti</strong> a<br />

Coruzzi, 28 luglio, 17 e 23 agosto 1929; cfr. FCT 28, 602-603, 605 e 608); e di don Egidio<br />

Guerra, parroco a Basilicanova e collaboratore diretto di <strong>Conforti</strong>, a cui il vescovo chiede,<br />

nel 1929, una relazione su don Pietro Rossi di Tortiano (<strong>Conforti</strong> a E. Guerra, 28 luglio<br />

1929; cfr. FCT 28, 603). Anch’essi, pur non essendo parroci delle parrocchie più rilevanti<br />

dei loro vicariati, erano vicari foranei.<br />

47 Diamo un altro esempio di intervento: nel maggio 1910 Selva del Bocchetto, in comune<br />

di Lesignano Palmia sul medio corso del Taro, è vacante. Il parroco di Cassio viene nominato<br />

economo spirituale della parrocchia, ma i parroci di Solignano e di Pietramogolana (Berceto)<br />

saranno impegnati a curare spiritualmente gli ammalati nelle frazioni di Selva vicine alle loro<br />

parrocchie (<strong>Conforti</strong> a Ajcardi, 13 maggio 1910; cfr. FCT 18, 137). Il periodo sicuramente più<br />

complesso di questi continui riassetti va dal 1915 a tutto il 1920, e l’epistolario di <strong>Conforti</strong> è<br />

ricco di missive ai suoi sacerdoti con richieste di questo tipo.<br />

48 Aggiungiamo velocemente qualche altro esempio di interventi di <strong>Conforti</strong> sul suo clero.


318 Capitolo sesto<br />

questi “casi difficili” proveremo ora a dare qualche saggio di lettura storica.<br />

Don Giuseppe Belloli nel 1913 non vuol trasferirsi da Casacca a Canetolo: “Non ammetto<br />

repliche al riguardo” (<strong>Conforti</strong> a Belloli, 29 maggio 1913; cfr. FCT 21, 208 e 273). Nel giugno<br />

del 1914, <strong>Conforti</strong> risponde a don Pietro Anelli, rettore di Vigolone: “È solo un senso di<br />

paterna carità che mi induce a dirLe che ho provato profonda compassione nel leggere il Suo<br />

ultimo componimento ironico ed irriverente. A tacere che non è bello citare in originale un<br />

autore di lingua straniera quando non si sa neppure copiare una linea senza errori d’ortografia,<br />

ed omettendo di giudicare la miseria morale del resto dello scritto. Le dirò soltanto che se manterrà<br />

il proposito a cui pare accennare, di vita ritirata farà ottima cosa. Farà pure cosa ottima se<br />

vorrà in seguito dimostrare col fatto al Suo Vescovo di valere qualche cosa di più di quello che<br />

la fama La proclama e si asterrà da detti e scritti che offendono gratuitamente persone” (cfr.<br />

FCT 22, 211 e 230); vedi anche: <strong>Conforti</strong> a Anelli, 9 luglio 1915 (cfr. FCT 23, 208-209);<br />

<strong>Conforti</strong> a Anelli, 5 luglio 1917 (cfr. FCT 25, 336); <strong>Conforti</strong> a Ajcardi, 20 luglio 1926 (cfr.<br />

FCT 28, 481); e <strong>Conforti</strong> a Anelli, 12 agosto 1926 (cfr. FCT 28, 483); rimosso anche da<br />

Martorano, dopo essere stato sorpreso a entrare in una casa di tolleranza. Nel 1916 il vescovo<br />

procede alla nomina del nuovo parroco di Neviano Arduini, ma invece dell’economo spirituale<br />

don Bizzarri (cui nomen omen?) nomina don Icilio Infanti; una parte della parrocchia “insorge”<br />

e <strong>Conforti</strong>, confrontandosi con il nominato e raccogliendo informazioni da un sacerdote di<br />

fiducia, procede secondo quanto stabilito (cfr. FCT 24, 353-354 e 383; FCT 25, 326-327).<br />

Don Cesare Bizzarri riferirà, in una sua testimonianza data nel 1951, che dal 1921 al 1926,<br />

sempre per questioni di nomine, si sentì incompreso da <strong>Conforti</strong>, ma venne anche il momento<br />

del chiarimento (Testimonianze 3, 24-25; cfr. anche il breve biglietto, risalente al 7 ottobre<br />

1913, in FCT 21, 399). P. <strong>Angelo</strong> Pisanu, in una conversazione a Tavernerio nel novembre<br />

2008, ricordava ancora il risentimento dell’ormai anziano Bizzarri, da lui incontrato molti anni<br />

dopo. Nel marzo 1919 deve minacciare don Luigi Malpeli, che non vuol passare da Antreola a<br />

Marzano, di applicare il decreto De amovendis (cfr. FCT 26, 560; per l’intervento di sospensione<br />

comminato l’anno prima cfr. FCT 26, 40, 43, 46, 48). Nel 1921 così scrive a don Giuseppe<br />

Violi di Santa Lucia Taro: “Potrei rispondere punto per punto al Suo scritto e dimostrarLe che<br />

è dal lato del torto, ma nol faccio perché non lo reputo utile e dignitoso. Mi limito quindi a<br />

invitarLa a tornare subito al Suo posto. Il Suo ritiro in questo momento equivarrebbe in faccia<br />

alla Diocesi ad un puntiglio ed io non posso tollerare la cosa; ne scapiterebbero la disciplina<br />

ecclesiastica e la dignità episcopale. Potrà in seguito optare per altra mansione, non già pel<br />

momento. Confido che non dimenticherà l’obbedienza dovuta al Suo Vescovo che, in caso<br />

di resistenza, si vedrebbe costretto, sia pure a malincuore, a misure canoniche contro di Lei”<br />

(<strong>Conforti</strong> a Violi, 4 febbraio 1921; cfr. FCT 26, 860-861). Nel novembre 1927 il concorso<br />

per l’importante parrocchia di Berceto va a vuoto, e questo genera una reazione “a catena” di<br />

supplenze (cfr. FCT 28, 532). Nell’ottobre 1929 <strong>Conforti</strong> propone a don Umberto Miani,<br />

che pare si trovi a disagio a Casaselvatica, di reggere provvisoriamente le tre frazioni cornigliesi<br />

di Riana, Casarola e Grammatica, per poi scegliere una “Parrocchia di Sua soddisfazione” (cfr.<br />

FCT 28, 613-614); don Miani diventò poi nel 1930 parroco a Vigheffio (L’Eco 1930, 161);<br />

alle tre piccole parrocchie di Riana, Casarola e Grammatica, che reclamavano un parroco,<br />

<strong>Conforti</strong> inviava don Erminio Lazzari (cfr. FCT 28, 655-657). Non ci si deve sorprendere se<br />

un sacerdote anonimo, probabilmente scontento di qualche intervento di <strong>Conforti</strong>, invii un<br />

dettagliato rapporto, peraltro pieno di inesattezze e deformazioni, alla Congregazione del concilio.<br />

Si veda la risposta mite, ben diversa da quelle del predecessore Magani, dell’8 aprile 1915,<br />

nella minuta in ACSCS alla data (e naturalmente in FCT 23, 154-158).


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

Sacerdoti che abbandonano il ministero<br />

319<br />

Nella fase di documentazione del processo canonico per elevare <strong>Conforti</strong><br />

agli onori degli altari, le testimonianze vagliate furono anche di voci contrarie<br />

alla santità del vescovo fondatore dei saveriani. Emergeva un quadro, almeno<br />

a prima vista, inquietante riguardo al numero di sacerdoti che lasciarono il<br />

ministero negli anni di <strong>Conforti</strong>, e varie accuse alla sua durezza. L’onestà della<br />

raccolta di testimonianze giova anche oggi per una documentata ricostruzione<br />

storica. Si deve in particolare all’acribia di p. Augusto Luca una paziente raccolta<br />

di informazioni su sacerdoti “spretati” di cui mi gioverò, non senza aver<br />

tributato al caro biografo di <strong>Conforti</strong> un ringraziamento sentito.<br />

Anzitutto, prima di elencare ed esaminare i casi di abbandono del ministero,<br />

conviene evidenziare come i problemi tra i sacerdoti non avessero necessariamente<br />

come esito la rottura con il vescovo, la diocesi, la vita sacerdotale.<br />

Anzi, il clero parmense, come ogni raggruppamento umano di questo tipo,<br />

offriva ai tempi di <strong>Conforti</strong> una tal varietà di sfumature, dalla santità al rinnegamento<br />

di essa, che gli esiti negativi, fossero abbandono della vita sacerdotale<br />

o crimine penale, sono le punte estreme di altri fenomeni. Ne facciamo qui<br />

una descrizione, con qualche notizia su come <strong>Conforti</strong> affrontava questi casi<br />

difficili.<br />

Anzitutto, non mancavano controversie tra i sacerdoti. Nel precedente<br />

paragrafo si accennava all’annosa lite tra due parroci di montagna a motivo<br />

di una frazione non ben confinata. Erano spesso questioni economiche ad<br />

animare vivaci scontri tra presbiteri. Ad esempio, all’inizio dell’episcopato,<br />

nel 1910, scoppiano litigi tra il parroco di Ronchetti e quello di Grugno, due<br />

parrocchie nella bassa pianura, la prima in comune di San Secondo, l’altra in<br />

comune di Fontanellato, entrambe sul basso corso del Taro 49 .<br />

Nell’agosto 1931, è la volta di liti e lettere anonime tra il parroco dell’importante<br />

centro di Collecchio, don Giuseppe Leoncini, e il parroco di San<br />

Martino Sinzano, don Felice Tanzi, e stavolta pare ci fosse di mezzo, come<br />

“complice” del Leoncini, il parroco di Giarola, don Ennio Pelagatti. A don<br />

Leoncini, l’ormai anziano <strong>Conforti</strong> non risparmia né la chiarezza, né l’ironia:<br />

Ho ricevuto una lettera senza data, fi rmata da quattordici membri del Comitato di<br />

Collecchio, la quale si occupa della solita vertenza della S. V. per le lettere anonime.<br />

Fui alquanto in forse se dovessi rispondere in merito alla medesima, ma per la conoscenza<br />

d’ambiente in cui si svolgono i fatti – non potendo estendere la responsabilità<br />

49 <strong>Conforti</strong> a Canetti, 17 marzo 1910; cfr. autografo in ACSCS, alla data e FCT 18, 87.


320 Capitolo sesto<br />

morale dello scritto alla S. V. – ho pensato di fare a Lei stessa, sul contenuto del<br />

documento, alcune precise dichiarazioni:<br />

1 – Conosco abbastanza bene il pensiero del mio Segretario sulla vertenza per non<br />

dover respingere l’ingiusta accusa colla quale lo si dipinge come reo di partigianeria.<br />

2 – Mi sono servito di lui per il sopraluogo a S. Martino Sinzano e per le pratiche da<br />

me ritenute opportune o doverose presso le pubbliche Autorità quando e come ho<br />

creduto, senza che alcuno possa arrogarsi il diritto di impormi i miei fi duciari 50 .<br />

3 – Qualora la S. V. avesse creduto utili ai fi ni della Sua campagna estendere, sia pure<br />

a mezzo del Comitato, lo stato morale di assedio collecchiese ad un angolo qualsiasi<br />

del Vescovado, può modifi care la sua convinzione e risparmiare a sé e ad altri fatiche<br />

senza perderne nulla 51 .<br />

Nel 1928 <strong>Conforti</strong> dava mandato a un laico, l’avvocato Ferdinando Vietta,<br />

presidente diocesano dell’Azione cattolica 52 , di intervenire come arbitro in<br />

vari contenziosi tra sacerdoti o riguardanti sacerdoti 53 . Bisogna sottolineare<br />

che questa fattispecie, per quanto problematica, era molto meno diffusa<br />

a Parma che a Ravenna, dove scontri di questo genere erano letteralmente<br />

all’ordine del giorno.<br />

Alcuni sacerdoti, poi, sempre generalmente per motivi economici, si trovarono<br />

invischiati in processi civili. In questi casi <strong>Conforti</strong> generalmente proponeva<br />

agli indagati di cambiare parrocchia: abbiamo più sopra visto il caso di<br />

don Janelli. Citiamo qui altre due situazioni analoghe: don Francesco Barbieri<br />

a Selva del Bocchetto nel febbraio 1922 54 e don Ernesto Tosi di Solignano,<br />

50 Qualche sacerdote riporta la voce per cui <strong>Conforti</strong> si fidava eccessivamente del proprio<br />

segretario don Guglielmo Ceretoli. Vedi ad es.: don Camillo Belletti in Testimonianze 3,<br />

13; don Cesare Bizzarri in Testimonianze 3, 25. Bisogna anche dire che spesso i segretari dei<br />

vescovi sono bersagli di queste accuse…<br />

51 Lettera da Parma, agosto 1931; cfr. FCT 28, 717. Il 5 settembre successivo, a motivo di<br />

questi scontri che si protraevano dal 1926 e che dal Natale 1930 si erano riacutizzati, <strong>Conforti</strong><br />

destituiva Leoncini dalla carica di vicario foraneo, imponeva a don Tanzi di andarsene<br />

da San Martino Sinzano dandogli la parrocchia di Pedrignano “che siamo disposti a conferirgli<br />

anche subito, extra concursum, dietro semplice esame orale”, e spostando il Pelagatti<br />

da Giarola a Mozzano (Teodori non pubblica la sentenza, che si trova in Epistolario 20, 251-<br />

254, alla data 5 settembre 1931). Tanzi peraltro faceva raccogliere firme tra la popolazione<br />

per restare a San Martino, ma <strong>Conforti</strong> per ovvie ragioni non cedeva (<strong>Conforti</strong> riscrive a<br />

Tanzi il 17 settembre e il 17 ottobre 1931; cfr. FCT 28, 721 e 726).<br />

52 Su di lui notizie in P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 78 nota 170.<br />

53 <strong>Conforti</strong> a Vietta 13 marzo 1928 (Teodori non pubblica questa lettera, che invece si<br />

trova tra i dattiloscritti di <strong>Conforti</strong>, alla data in volume Appendice). Cfr. anche <strong>Conforti</strong> a<br />

Vietta, 11 febbraio 1928 (cfr. FCT 28, 544).<br />

54 Il 16 febbraio 1922 <strong>Conforti</strong> scriveva a don Barbieri: “Ho atteso l’esito del processo<br />

che La riguardava, ma avendo appreso che Ella non ha creduto concedere ai Suoi accusatori<br />

il beneficio di prova, ritengo che la Sua condizione attuale di fronte a codesta Parrocchia non


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

321<br />

nel gennaio 1926 55 . Sembra che in entrambi i casi i sacerdoti abbiano emesso<br />

cambiali a vuoto. Lo spostamento di parrocchia voleva essere soprattutto<br />

un’operazione di tutela della persona del sacerdote coinvolto e della possibilità<br />

di continuare a esercitare il ministero in situazioni non coinvolte dagli errori<br />

o dalle operazioni disinvolte del parroco 56 .<br />

Altri motivi, non economici, potevano aver creato, tra parroco e popolazione,<br />

situazioni di tensione insostenibili 57 . Anche in questi casi <strong>Conforti</strong><br />

tendeva a offrire ai sacerdoti un’alternativa. Alcuni parrocchiani di Campora,<br />

nella montagna della Val d’Enza (comune di Neviano Arduini) avevano addirittura<br />

fatto ricorso alla Congregazione del concilio contro don Eugenio Del<br />

Sante; <strong>Conforti</strong> così riferisce alla Santa Sede: “È di buona condotta morale e<br />

assai zelante. Difetta però di quella prudenza. Nel parlare dall’altare, sia pure a<br />

fin di bene, è talvolta irruente” 58 . <strong>Conforti</strong> gli ha offerto di trasferirsi altrove.<br />

In altri casi arriva invece a difendere il parroco, sempre da ricorsi di parrocchiani<br />

alla Santa Sede. È quel che succede del parroco di Moragnano, sempre<br />

nell’area già citata di Tizzano Val Parma: “Dalle indagini fatte, dietro mio ordi-<br />

è certo migliorata. Non posso perciò tollerare più a lungo che Ella rimanga costassù, perché<br />

il suo passato toglie ogni prestigio al Suo ministero parrocchiale. In seguito quindi all’esame<br />

di concorso da Lei ultimamente sostenuto, Le propongo la vacante Parrocchia di Reno. Dato<br />

che questa non Le aggrada, potrà sceglierne qualche altra, eccezion fatta di Madregolo e di<br />

Pellegrino” (cfr. FCT 27, 403-404). Nel concorso indetto il 30 ottobre 1921 erano vacanti<br />

ben 28 parrocchie, e dunque Barbieri aveva l’imbarazzo della scelta (L’Eco 1921, 176-177).<br />

Dieci giorni dopo, il vescovo doveva tornare alla carica: “Non posso più a lungo tollerare<br />

che la S. V. resti a Selva del Bocchetto. NominandoLa arciprete di Reno ho usato il massimo<br />

dell’indulgenza e della carità verso di Lei, seppure non ho ecceduto i dovuti limiti e<br />

non dovrò renderne conto stretto a Dio. Preferisco in ogni modo peccare per bontà che per<br />

rigore. La invito pertanto a recarsi da me e si persuaderà alla luce di documenti irrefragabili<br />

quanto siano giuste e doverose queste mie disposizioni” (cfr. FCT 27, 405).<br />

55 Vedi lettere di <strong>Conforti</strong> a Tosi, del 2 gennaio 1926 e 10 agosto 1927, e al presidente<br />

dell’Opera parrocchiale di Solignano, del 18 gennaio 1927 rispettivamente in FCT 28, 459<br />

e 523, 499-500. Nonché la lettera-relazione di <strong>Conforti</strong> all’arcivescovo di Modena, Giuseppe<br />

Bussolari, del 29 gennaio 1927, in FCT 28, 501-502.<br />

56 <strong>Conforti</strong> nel febbraio 1924, rispondeva a un suo sacerdote, don Rodolfo Barilla (ordinato<br />

nel 1903), che gli scriveva da Roma, via della Scrofa 70: “Le auguro di cuore che nella<br />

nuova mansione che Le viene assegnata possa fare molto bene e trovarsi in condizione di<br />

fronteggiare gli impegni finanziari contratti. Lo ritengo per indubitato, e prego Dio che in<br />

tempo non lontano Ella possa dirsi dal pelago alla riva…” (cfr. FCT 27, 528).<br />

57 Nel 1909 <strong>Conforti</strong> scriveva al vicario Ajcardi sul caso di don Ettore Machiavelli di<br />

Marra (Corniglio), che trattava male i suoi parrocchiani (cfr. FCT 16, 492-493).<br />

58 <strong>Conforti</strong> al card. Donato Sbarretti, 11 marzo 1921 (cfr. FCT 27, 350); si veda anche<br />

l’ulteriore lettera di <strong>Conforti</strong> a Sbarretti, in FCT 27, 411-412, dove difende con molta chiarezza<br />

don Del Sante.


322 Capitolo sesto<br />

ne, dal Vicario Foraneo aveva dovuto persuadermi che il maltalento di alcuni<br />

pochi aveva suscitato contro il Parroco un poco di malumore” 59 . In realtà pare<br />

ci fosse di mezzo un altro sacerdote, don Aristide Altamura, parroco a Mezzano<br />

Inferiore e che visitava piuttosto frequentemente la sorella del parroco di<br />

Moragnano 60 . All’opposto, in casi estremi <strong>Conforti</strong> esige dai sacerdoti che si<br />

sono scontrati con la popolazione di andarsene fuori diocesi per continuare a<br />

svolgere il loro ministero. Nel novembre 1918, don Pietro Piccinini è invitato<br />

a lasciare temporaneamente la parrocchia di Marore e addirittura la diocesi<br />

“per ragioni gravissime” 61 . Don <strong>Angelo</strong> Gialdini dovrà lasciare ancora Marore,<br />

e la proposta è quella della cura pastorale degli emigranti in America (marzo<br />

1923) 62 . Dunque interventi radicali, ma a seguito di un’attenta informazione<br />

soprattutto tramite i vicari foranei, e con la disponibilità anche a difendere gli<br />

accusati di fronte alla Santa Sede 63 .<br />

Non saranno infine mancati casi di vera e propria problematica morale. Di<br />

queste situazioni ci è arrivato poco, ed è normale: la prassi vuole che i casi più<br />

scottanti siano trattati a voce, o che i documenti più infamanti verso le persone<br />

siano distrutti. Qualcosa però ci è rimasto nella documentazione. Don<br />

Pietro Bocchi, parroco di Malandriano, a suo tempo redattore del giornale<br />

cattolico La Provincia di Parma, protetto da Magani, insieme a don Davide<br />

Parmigiani e don Luigi Comelli 64 , viene fortemente richiamato da <strong>Conforti</strong>:<br />

non ha potuto celebrare il funerale di un bambino perché era completamente<br />

ubriaco, e “quasi più non si contano i casi nei quali Ella è stata trovata in tale<br />

condizione dai Suoi Parrocchiani” 65 . Al rettore di Eia, don Guido Ceresini,<br />

viene proibito di intrattenere rapporti con “un negozio di drogheria in via<br />

59 <strong>Conforti</strong> al card. D. Sbarretti, 10 luglio 1928 (cfr. FCT 28, 559).<br />

60 <strong>Conforti</strong> ad A. Altamura, 12 e 24 maggio 1929 (cfr. FCT 28, 594 e 595). Per lettere<br />

anonime in proposito si veda lettera di <strong>Conforti</strong> a don Giuseppe Torri di Albazzano, del 28<br />

aprile 1928 (cfr. FCT 28, 552).<br />

61 <strong>Conforti</strong> a P. Piccinini, del 2 novembre 1918 (cfr. FCT 26, 463). Per le dimissioni<br />

dello stesso Piccinini, “ex variis causis animum suum moventibus” cfr. L’Eco 1918, 11.<br />

62 Cfr. FCT 27, 456-457.<br />

63 Problemi di questo genere, con tensioni tra parroco e popolazione, a volte nascono da<br />

sacerdoti di origini non parmensi, ma incardinati o in qualche modo in servizio in diocesi.<br />

È il caso di don Arrigo Zama, parroco a Mariano di San Lazzaro. La gente si lamenta della<br />

sua durezza ed esosità, ma don Zama in realtà, pur esercitando a Parma, proveniva da Russi,<br />

in provincia di Ravenna e diocesi di Faenza, e finì incardinato in diocesi di Camerino, nelle<br />

Marche (cfr. L’Eco 1930, 144). Questi clerici vagantes inquieti, problematici e spesso legati al<br />

denaro, erano in qualche modo l’incubo di molti vescovi.<br />

64 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 158, 168, 276-277, 590 e 594.<br />

65 <strong>Conforti</strong> a Bocchi, 3 febbraio 1925 (cfr. FCT 27, 598-599); vedi anche <strong>Conforti</strong> a<br />

Bocchi, 21 gennaio 192, in FCT 26, 856-857.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

323<br />

Massimo D’Azeglio tenuto da gente giudicata di facili costumi” 66 . Da Eia<br />

a Parma erano pochi chilometri, e via d’Azeglio è l’arteria che dal Ponte di<br />

Mezzo entra nella vecchia Parma del malfamato Oltretorrente.<br />

Alcuni casi problematici andavano ricondotti a problemi di tipo psichico.<br />

Il più clamoroso è quello di don Luigi Parenti, rettore a Berceto dal 1881<br />

al 1885, dove iniziò a dare segni di squilibrio 67 . Il suo stato di salute sembrava<br />

ristabilito, tanto che divenne parroco in città, nell’antica parrocchia<br />

di Sant’Apollinare in San Vitale. Ma la patologia di don Parenti, almeno a<br />

giudicare dalla documentazione raccolta, era una depressione di tipo ciclotimico.<br />

In piena crisi nell’estate-autunno 1911 con gli articoli “modernisti”<br />

sul foglio massonico locale, don Parenti ebbe una violenta ricaduta, che portò,<br />

nel dicembre 1911, al ricovero all’ospedale dei “Pilastroni” di Brescia 68 .<br />

Il poveretto trascorse il resto della sua vita tra momenti di iperattività e di<br />

esaltazione e fasi di nera depressione, in cui accusava il vescovo di averlo danneggiato<br />

e di averlo sottoposto a pesanti ingiustizie 69 . Paradossalmente, il caso<br />

umano di don Parenti richiese una nomina nella sua parrocchia che apriva un<br />

altro, annoso caso umano. Successore del poveretto a San Vitale fu don Attilio<br />

Tramaloni, ordinato nel 1892. Dal 1917 per un decennio i comportamenti<br />

di don Tramaloni, le sue accuse al vescovo, i suoi ricorsi alla Santa Sede, che<br />

regolarmente dava ragione a <strong>Conforti</strong>, attraversano l’epistolario del fondatore<br />

del saveriani, finché, più volte richiamato, e ormai infermo, riceveva prima<br />

come vicario parrocchiale un saggio canonico, don Pompeo Camisa 70 , poi<br />

veniva rimosso nel luglio 1926, ma con una pensione annua sul beneficio di<br />

66 <strong>Conforti</strong> a Ceresini, 10 agosto 1927 (cfr. FCT28, 522).<br />

67 Pare che la crisi fosse dovuta alle preoccupazioni per i debiti del seminario di Berceto (cfr.<br />

MANFREDI, Vescovi, 120 e nota 267). Era diventato rettore di Berceto e insegnante di matematica<br />

e fisica subito dopo l’ordinazione sacerdotale (cfr. MANFREDI, Vescovi, 74 nota 79).<br />

68 <strong>Conforti</strong> a Parenti, 20 ottobre 1911 (cfr. FCT 18, 616); la sua situazione è descritta<br />

dal <strong>Conforti</strong> a Ferrari, con una breve lettera del 9 novembre 1911 (cfr. FCT 18, 640). Per<br />

l’assetto della parrocchia a motivo del ricovero a Brescia di don Parenti, vedi Nomine del 27<br />

dicembre 1911, in FCT 18, 669. In proposito, vedi pure <strong>Conforti</strong> a Ferrari, il 9 gennaio<br />

1912, in FCT 19, 57.<br />

69 Si vedano gli infiniti accenni in: FCT 22, 195, 206, 225; FCT 23, 162-163, 166, 167,<br />

219-220, 252, 253-257, 267, 292, 295, 305; FCT 24, 179-181, 183-185; FCT 25, 304-<br />

305, 315; FCT 26, 221. Altri casi di sacerdoti con problemi psichici: un parroco di Bardone,<br />

don Amato Rossi, rimosso perché ricoverato a Colorno, ove non c’era un ospedale qualsiasi,<br />

ma un manicomio (cfr. L’Eco 1912, 14); un altro, nello stesso anno, ricoverato sempre ai<br />

“Pilastroni” di Brescia (cfr. L’Eco 1912, 15); un altro ancora, don Salvatore Leonardi, originario<br />

peraltro di Piacenza (cfr. FCT 26, 378, 558, 560-561, 603-604, 608 e 715).<br />

70 Ordinato nel 1904, fu anche, per un anno, padre spirituale del seminario, nel 1907-<br />

1908 (cfr. Il seminario di Parma, cit., 130, 164).


324 Capitolo sesto<br />

Sant’Apollinare in San Vitale di 7000 lire 71 . Ciononostante, Tramaloni continuava<br />

ad occupare la canonica della sua ex parrocchia 72 .<br />

Come si vede, a <strong>Conforti</strong> non mancavano i problemi di “gestione” del<br />

clero. Anche qui, mi permetto di affermare che questi casi comunque furono<br />

quantitativamente più rari rispetto a quanto <strong>Conforti</strong> dovette sperimentare<br />

a Ravenna. Tuttavia si trattava di questioni dolorose, che, come si vede dalla<br />

documentazione citata, <strong>Conforti</strong> trattava con fermezza, ma anche senza<br />

risentimenti, con molto senso dell’oggettività, alla ricerca di prove sicure e di<br />

soluzioni dignitose.<br />

Nonostante questo stile di <strong>Conforti</strong>, che, mi sembra, univa il modus operandi<br />

dei vescovi del tempo a una discrezione e attenzione alle persone tutta<br />

sua personale, le fonti, attentamente scrutate da p. Luca, enumerano 14<br />

sacerdoti che nell’episcopato di <strong>Conforti</strong> lasciarono il ministero 73 . Prima di<br />

fare una sintetica rassegna di queste defezioni, cercando di individuare anzitutto<br />

i momenti cronologici in cui si colloca la rottura, va anticipata una<br />

prima considerazione. Di 14 o 15 “spretati”, 12 erano stati ordinati negli anni<br />

“difficili” del seminario al tempo di Magani, dal 1897 (Zaccardi) al 1907<br />

(Padovani). La diagnosi di <strong>Conforti</strong> sul seminario era dunque oggettiva: l’alto<br />

numero di ordinazioni nascondeva alcune lacune di formazione e selezione,<br />

che negli anni emersero. Degli altri tre, uno (Pelerzi Luigi) era stato alunno<br />

già dai tempi di Ferrari, provenendo da Berceto 74 , e altri due (Eugenio Del<br />

71 Cfr. FCT 25, 313-315; FCT 26, 218, 260-269, 276-277, 330-332, 408-409, 541;<br />

FCT 27, 580-581 e 583; FCT 28, 506-507; L’Eco 1926, 144.<br />

72 Cfr. FCT 28, 512-513.<br />

73 Molte notizie, desunte dalla stampa e in cui si mettono insieme casi di dimissioni, di<br />

rimozioni, di defezioni tra il clero, si hanno in una lunga nota di Pietro BONARDI, Il Beato<br />

<strong>Conforti</strong> per la gente della sua terra, Parma 1997, 80-85.<br />

74 Cfr. FCT 6, 446-447 e 468. Padre Giovanni Bonardi, nei suoi colloqui trascritti da<br />

GRAZZI in Il libro, cit., 250 ricordava un don Emilio Cavalli originario di Noceto e parroco<br />

a Pagazzano al momento della sua (di Bonardi) ordinazione, quindi nel giugno 1903 (cfr.<br />

FCT 12, 44), e dice di lui: “Si è poi spretato ed è andato in America. È stato lui che mi ha<br />

fatto il discorso della mia prima messa!”. È però probabile che questa defezione sia avvenuta<br />

prima del 1907; DALL’AGLIO, Diocesi, 724 pone don Cavalli, qui chiamato Enrico, parroco<br />

a Pagazzano dal 1900 al 1905, quando “rinuncia”. Ma forse un altro abbandono, stavolta<br />

tra quelli enumerati da p. Luca come avvenuti durante l’episcopato di <strong>Conforti</strong>, in realtà si<br />

verificò prima: quello di don Eugenio Zaccardi, ordinato nel 1897: “Nel 1899 era già parroco<br />

a Ravarano, credo; sai, che poi apostatò; credo sia a Milano e conviva con una maestra;<br />

tiene una cartoleria; buttò l’abito che era ancor vivente Mons. Magani”, così raccontano i<br />

ricordi di Bonardi in GRAZZI, Il libro, 245; queste memorie sono del 1946, mentre Ferruccio<br />

BOTTI, in Il pastore, in I missionari saveriani nel primo centenario della nascita del loro fondatore<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong>, Parma 1965, 99, e in Summarium 397 lo includerebbe tra coloro


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

325<br />

Sante ordinato nel 1909 e Antonio Marini nel 1912) del primissimo periodo<br />

di <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. Si potrebbe quasi affermare che questi ultimi<br />

casi stiano in una media statistica “normale”, mentre il blocco 1897-1907 è<br />

un dato d’emergenza.<br />

Quando avvennero questi abbandoni? Una prima emorragia si colloca a<br />

partire dal 1911 fino al 1915. Seguono alcune defezioni dovute alla guerra<br />

e ai successivi anni inquieti (1919-1921). Infine il solo caso Del Sante ci fa<br />

arrivare al 1927 circa.<br />

I primi ad andarsene furono don Odoardo Manini, il sopravvissuto dei due<br />

pionieri della prima spedizione saveriana in Cina, accolto nel clero di Parma<br />

nel 1903 ma con una ferita psicologica e spirituale che lo lasciò inquieto fino<br />

all’abbandono del ministero e al matrimonio civile 75 ; don Virginio Vescovini,<br />

ordinato nel 1906 ma già fuori dal clero nello stesso 1911 76 ; e don Amilcare<br />

Berzieri, ordinato nel 1899, nel giugno 1911 parroco nella già più volte citata<br />

Corniglio da dieci anni, e che improvvisamente fuggiva con una donna 77 .<br />

Interveniva, per cercare di ricuperarlo, il solito don Ferdinando Venturini, e<br />

in effetti Berzieri tornava all’ovile, nel gennaio-febbraio 1912 78 , ma per poi<br />

riallontanarsi e diventare segretario comunale a Bobbio, dove, anni dopo,<br />

ricordava con affetto <strong>Conforti</strong> 79 .<br />

Nel 1913, altre due defezioni: una, già ricordata al capitolo precedente, fu<br />

quella di don Dante Seta, che, pare, fu il redattore delle lettere della sedicente<br />

“a.b.c.” (associazione basso clero) sul Presente nell’estate 1911. Parroco a San<br />

che lasciarono con <strong>Conforti</strong> vescovo; DALL’AGLIO, Diocesi, 806 lo ricorda come parroco a<br />

Ravarano fino al 1912; in effetti, mentre lo stato del clero del 1912, in L’Eco 1912, 110, lo<br />

dà già come “domiciliato fuori diocesi” con la crux tipografica che denotava i sacerdoti che<br />

avevano lasciato il ministero, il suo successore don Licinio Del Monte risulta parroco a Ravarano<br />

dall’aprile 1913 (cfr. L’Eco 1920, 15). Si noti che Zaccardi era stato alunno di Borgo del<br />

Leon d’Oro (cfr. FCT 8, 197).<br />

75 Cfr. L’Eco 1911, 254.<br />

76 Cfr. L’Eco 1911, 206.<br />

77 Testimonianza di don Umberto Miani data nel 1949, in Testimonianze 3, 109 e 111-<br />

112. Si noti che nel settembre di quell’anno <strong>Conforti</strong> salì a Corniglio in visita pastorale.<br />

78 Cfr. FCT 19, 59-60. <strong>Conforti</strong>, l’11 gennaio 1912, manifestava calorosamente la volontà<br />

di riaccoglierlo, però con qualche condizione, dopo quella che chiamava “inaspettata e<br />

brusca partenza”. Ma in realtà il Berzieri non accettava le condizioni, e scriveva alla Congregazione<br />

delle chiese orientali, chiedendo il passaggio al rito greco, nel quale esisteva il sacerdozio<br />

uxorato (ma, come scriveva il card. Gotti a <strong>Conforti</strong>, il matrimonio doveva precedere<br />

l’ordinazione…). Si vedano le considerazioni di <strong>Conforti</strong> al suo vicario Ajcardi, del 2 agosto<br />

1912 (cfr. FCT 19, 215-216).<br />

79 Così lo stesso A. Berzieri nel 1944, in Testimonianze 3, 200-201.


326 Capitolo sesto<br />

Prospero, fu sospeso a divinis e poi rimosso dalla parrocchia 80 . L’altro era don<br />

Ernesto Padovani, ordinato solo sei anni prima. Parroco a Cassio, aveva abbandonato<br />

parrocchia e diocesi 81 . Nel 1914 si colloca il caso di don Luigi Pelerzi<br />

o Pellerzi, che avrà un cugino saveriano, p. Eugenio. Era parroco a Campora,<br />

in comune di Neviano Arduini, in alta Val d’Enza (646 metri d’altitudine).<br />

Dopo diversi interventi fu rimosso, e contestò l’intervento canonico 82 . Nel<br />

1915 lasciava don Dante Dall’Olio, che, sembra, era rimasto deluso perché<br />

il vescovo non gli aveva conferito la parrocchia di Roccalanzona (comune di<br />

Medesano, sul Taro) o per lo meno prese questo come pretesto 83 .<br />

Di un caso, quello di don Alberto Gatti, ordinato nel 1903 ma già nell’annuario<br />

1913 registrato come domiciliato fuori diocesi con il tipico segno gra-<br />

80 Cfr. L’Eco 1913, 285 e L’Eco 1914, 11 e 60; <strong>Conforti</strong> a Seta, ottobre 1911 (cfr. FCT<br />

18, 624). Così testimonia don Almerigo Guareschi: “Quando il sacerdote Don Dante Seta,<br />

arciprete di S. Prospero, era sul punto di apostatare, il servo di Dio incaricò me di chiamarlo<br />

e di condurglielo. Infatti, lo accompagnai in vescovado e il servo di Dio lo ricevette con affabilità.<br />

Non fui presente al colloquio, ma poi il servo di Dio mi narrò di aver chiesto a Don<br />

Seta che almeno gli rinnovasse la professione di fede e gli avrebbe subito restituita la facoltà<br />

di predicare. Ma l’altro ricusò questo atto di sottomissione. E il servo di Dio a conclusione<br />

del racconto mi disse: ‘Che altro poteva fare un vescovo?’. È da notare che, poco prima, in<br />

seguito alla sospensione della facoltà di predicazione, il Don Seta aveva mandato una lettera<br />

ingiuriosa al servo di Dio” (cfr. F. BOTTI, Il pastore, cit., 98 e Summarium 397).<br />

81 Cfr. L’Eco 1913, 215 e 285. F. BOTTI, Il pastore, cit., a p. 97 scrive: “Molto potrei dire<br />

anche di Don Ernesto Padovani, ugualmente mio predecessore che seppi poi vivere in quel<br />

di Savona pentito e umiliato, anche se non al punto di saper rimediare alla sua sgraziata<br />

situazione”.<br />

82 Cfr. FCT 18, 165 e FCT 22, 235 (ove <strong>Conforti</strong> chiede al parroco di Lodrignano di<br />

informarsi “coscienziosamente e senza restrizioni e sottintesi” su don Pelerzi); FCT 23,<br />

63-64 (con lettera al card. Cassetta della Congregazione del concilio del 15 gennaio 1915);<br />

L’Eco 1915, 43 e 156; FCT 2, 210-211 (con lettera del 10 gennaio 1926 al cugino p.<br />

Eugenio Pelerzi). Sembra che, scontento per l’esito di un concorso parrocchiale, chiedesse<br />

di lasciare la cura d’anime. <strong>Conforti</strong> aveva accettato la sua rinuncia dalla parrocchia di<br />

Campora, e gli aveva promesso un ministero non parrocchiale, ma Pelerzi contestò presso<br />

la Congregazione del concilio e lo Stato le dimissioni da Campora; quindi lasciò definitivamente<br />

il ministero, trasferendosi a Parma e aprendo un negozio. Al cardinal Cassetta<br />

<strong>Conforti</strong> parlava di “sgoverno e scandali enormi”; al cugino saveriano, dieci anni dopo,<br />

scriveva di “dubitare assai della fede del poveretto”, pur non escludendo con quest’ultimo<br />

qualche forma di riabilitazione.<br />

83 Cfr. F. BOTTI, Il pastore, cit. 96, ove scrive: “Lasciò la parrocchia e il sacerdozio il 27<br />

aprile 1915; in una lettera a me indirizzata il 9 marzo 1943 affermava testualmente: ‘Quanto<br />

a me, non sono pentito di quel che ho fatto, per moltissime ragioni. La vita mi è sempre<br />

stata dura e specialmente ora; ma non mi lamento. Avevo sbagliato strada e l’ho cambiata<br />

come meglio ho potuto. È intuitivo che desidero assolutamente dimenticare tutto il mio<br />

passato’”.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

327<br />

fico che ne indica l’abbandono del ministero sacerdotale, non vi sono notizie<br />

precise sul momento e sui motivi della defezione 84 .<br />

Parlare di crisi modernista, per questa prima serie di defezioni, sembra<br />

eccessivo. La componente “teologica” è evidente in don Seta, non in altri.<br />

Sociologicamente, si può configurare una sorta di “reazione a catena”: a una<br />

prima crisi ne seguono altre, per contagio psicologico, pur essendo motivate<br />

da cause differenti. Certo, il clima di tensione può aver contribuito al fenomeno.<br />

Una seconda ondata si determina subito dopo la guerra, e anche questo è<br />

un dato che si riscontra in molte altre diocesi 85 . Il primo della serie è don Paride<br />

Fava, che dopo il servizio militare non tornò in diocesi e stava per contrarre<br />

matrimonio civile 86 . Alla fine del 1920, don Umberto Bertoli abbandonava la<br />

parrocchia di Mezzano Inferiore, dove tra l’altro da circa 60 anni esisteva una<br />

consistente comunità protestante 87 . Quasi contemporaneamente, don Gustavo<br />

Grassi, già a Vignale di Traversetolo in Val d’Enza, nel luglio 1920 fu spostato<br />

d’urgenza a Torricella di Sissa, nella bassa pianura, e poi a Gaione nelle<br />

prime colline a sud di Parma dopo “voci sinistre sul noto spiacevole incidente”<br />

(di cui per ora non sappiamo altro); nell’aprile 1921 minacciava di lasciare<br />

il ministero, e <strong>Conforti</strong> lo pregava di desistere dal proposito; pochi mesi dopo<br />

era sospeso a divinis 88 . Ancora nel 1920, arrivò a conclusione il caso di don<br />

84 Cfr. Il seminario di Parma, cit., 130 e L’Eco 1913, 60. Non vi sono altre notizie sulla sua<br />

figura se non che <strong>Conforti</strong>, incontratolo casualmente a Milano, per un certo tempo riusciva<br />

a intrattenere con lui uno scambio epistolare (dal “diario” di <strong>Conforti</strong> del 6 giugno 1927, in<br />

FCT 28, 32; cfr. pure F. BOTTI, Il pastore, cit., 98).<br />

85 Primo MAZZOLARI, nel suo romanzo La pieve sull’argine, Bologna 1991, prima edizione<br />

1952, descrive con tratti vividi il caso di un suo confratello e commilitone che al rientro dal<br />

fronte decide di lasciare il sacerdozio.<br />

86 Sospeso a divinis il 21 febbraio 1919 (cfr. L’Eco 1919, 26); il “diario” di <strong>Conforti</strong>, in<br />

data 12 febbraio 1919, parla di una lettera in cui Fava “prende commiato… apostatando”<br />

(cfr. FCT 26, 90). È già richiamato, con molta benevolenza, nel 1915 (cfr. FCT 23, 154).<br />

87 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 447-450. Per la sospensione a divinis cfr. L’Eco 1921, 114. Il<br />

Bertoli sembrava, in precedenza, molto impegnato e in contatto col <strong>Conforti</strong>, che gli scrive<br />

deplorando una profanazione avvenuta nella chiesa di Mezzano Inferiore (<strong>Conforti</strong> a Bertoli,<br />

il 14 maggio 1920; cfr. FCT 26, 750) e facendo congratulazioni per il suo impegno verso i<br />

giovani (<strong>Conforti</strong> a Bertoli, 29 settembre 1920; cfr. FCT 26, 796-797). Il Bertoli nel dicembre<br />

1920 scrive a <strong>Conforti</strong> chiedendo di ritirarsi dalla parrocchia a motivo della “malferma<br />

salute”, e il vescovo gli chiede di dare le dimissioni formali (<strong>Conforti</strong> a Bertoli, 14 dicembre<br />

1920; cfr. FCT 26, 829-830). Ma forse non si trattava solo di salute…<br />

88 Cfr. FCT 26, 765; FCT 27, 357-358 e L’Eco 1921, 114. Qualche anno dopo, <strong>Conforti</strong><br />

dava relazione al card. Pietro Gasparri dei suoi ripetuti tentativi per ricuperare don Grassi,<br />

che in quel periodo conviveva con una donna (cfr. FCT 27, 577). F. BOTTI, in Il pastore, cit.,<br />

97 scrive: “Posso dire che il suo contegno in fatto di costumi era peggiore di quello di un


328 Capitolo sesto<br />

Antonio Marini: coadiutore a Fontanelle di Roccabianca dall’anno dell’ordinazione<br />

(1912), aveva intessuto una relazione con una studentessa, nipote<br />

di un sacerdote; richiamato sotto le armi, al ritorno dal fronte fu nominato<br />

assistente della neonata Gioventù femminile e responsabile del segretariato<br />

diocesano del lavoro, ma lasciò il ministero 89 .<br />

In almeno due dei quattro casi qui elencati (Marini e Fava), la guerra ebbe un<br />

influsso importante, e bisognerebbe verificare anche per gli altri due sacerdoti. Il<br />

trauma psicologico del fronte, le esperienze della violenza e forse anche di una certa<br />

immoralità tra i soldati a cui i giovani sacerdoti non erano preparati, le inquietudini<br />

politico-sociali del primo dopoguerra, ma forse anche le diffidenze di alcuni<br />

superiori verso questi “reduci”, crearono le condizioni dell’abbandono 90 .<br />

L’ultimo caso, non saprei se il più doloroso, fu quello di don Eugenio Del<br />

Sante. Come si è visto più sopra, <strong>Conforti</strong> lo aveva personalmente difeso davanti<br />

a un intervento della Congregazione del concilio. Lasciava il ministero attorno<br />

al 1927, era stato ordinato dallo stesso <strong>Conforti</strong> diciotto anni prima 91 .<br />

secolare, specialmente a Vignale. Ed io lo conobbi e lo avvicinai più volte, già secolarizzato,<br />

e non potei mai carpirgli un lamento o un rimprovero contro Mons. <strong>Conforti</strong>”.<br />

89 Cfr. quanto dichiara don Artemio Bernini nel 1949, in Testimonianze 3, 20-21. Mentre<br />

ne L’Eco 1920, 78 si legge “Redit ipse e militari servitio incolumis quidem corpore, sed<br />

vulnere laesus in spiritu”). Cfr. pure F. BOTTI, Il pastore, cit., 99. Così scrive <strong>Conforti</strong> nelle<br />

sue note del 7, 9 e 10 aprile 1920: “7 [aprile] – È pur venuto il Professore Del Monte per<br />

annunciarmi l’imminente probabile defezione del Sacerdote M.”; “9 – Triste giornata oggi,<br />

ho ricevuto la denuncia di sollecitazione [sollicitatio ad turpia, termine tecnico del diritto<br />

canonico, nda] e più tardi l’annunzio della fuga del Sacerdote Marini con una giovane di<br />

Fontanelle. Si sono recati a Pegli in quel di Genova. Povera nostra Diocesi stremata di Clero<br />

e funestata da cattivi esempi! Domine salva nos! 10 – Molto concorso alle udienze. È generale<br />

l’impressione triste per la defezione del Sac. Marini. All’ufficio del lavoro è stato sostituito<br />

con l’Avv. Valenti” (cfr. FCT 26, 159). Il Marini darà una testimonianza positiva su <strong>Conforti</strong>:<br />

cfr. Testimonianze 3, 228-229. Già nel suo servizio militare A. Marini aveva creato<br />

difficoltà: vedi <strong>Conforti</strong> al vicario generale castrense, 4 ottobre 1915 (cfr. FCT 23, 281).<br />

90 <strong>Conforti</strong>, come in quasi tutti i casi esaminati, cerca di intervenire, per lo meno inviando<br />

qualche sacerdote amico, come don Giovanni Del Monte da Marini e don Giuseppe Bolzoni<br />

da Zaccardi (cfr. F. BOTTI, Il pastore, cit., 99). In questo periodo <strong>Conforti</strong> attraversava una<br />

nuova fase di debolezza psicofisica. Una testimonianza ci narra di un nuovo, probabilmente<br />

isolato caso di crisi “epilettica” tra il 1917 e il 1920, durante un’udienza con un sacerdote<br />

(ne parla don Michele Silvani nel 1947, in Testimonianze 3, 242). Sempre attorno al 1920,<br />

durante un momento di grave malattia, “il suo medico curante gli aveva detto chiaramente<br />

che gli restava poco da vivere” (da un ricordo di p. G. Bonardi, in FCT 6, 74), mentre al<br />

saveriano p. Alfredo Popoli, nel dicembre 1921, scriveva: “… in mezzo alle amarezze che da<br />

ogni parte mi assediano…” (cfr. FCT 3, 142).<br />

91 Era stato trasferito da Campora di Neviano Arduini a Petrignacola nel 1927 (cfr. FCT<br />

28, 499, 500, 505-506 e 511).


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

329<br />

Oltre a questi casi di defezioni, possiamo accennare a un altro episodio<br />

doloroso: il suicidio di don Carlo Cavalli, arciprete di Mattaleto 92 . Don Cavalli<br />

era nato a Corniglio nel 1863 ed era stato ordinato nel 1885, era quindi di<br />

poco più anziano di <strong>Conforti</strong>. Il 3 giugno 1914 una lettera di <strong>Conforti</strong>, non<br />

edita da Teodori ma esistente in trascrizione presso il CSCS, sottolinea da<br />

una parte le condizioni precarie di salute del Cavalli, ma dall’altra una serie<br />

di tensioni in parrocchia che rendono difficile l’intervento del vescovo. La<br />

trascriviamo interamente 93 :<br />

In omnibus Christus!<br />

Molto Revd. Sig. Arciprete,<br />

Mi spiace assai che la S. V. si trovi nelle condizioni di salute che deplora ed il medico<br />

attesta. Vorrei venirLe senz’altro in aiuto, ond’Ella si trovasse in grado di lasciare la<br />

Parrocchia per intraprendere la cura che Le viene consigliata, ma come posso far<br />

questo nelle attuali contingenze di Langhirano e nella scarsezza di Clero che affl igge<br />

la Diocesi? Io faccio voti un’altra volta che s’abbiano fi nalmente a comporre le note<br />

incresciose vertenze, per le quali inutilmente mi sono io pure adoperato. Se per parte<br />

di altri non fosse mancata la buona volontà, tutto sarebbe oramai defi nito con soddisfazione<br />

comune, ma questa non ci è forse mai stata e quindi ci troviamo ancora<br />

tra il groviglio di questioni dannose. Non so se la S. V. abbia sempre portato il suo<br />

contributo alla pacifi cazione degli animi 94 . Voglio sperare per un istante ancora che<br />

quello che non si è fatto s’abbia a fare tra breve, ed allora potrò venire in aiuto della<br />

S. V. come lo richiede l’attuale sua condizione. La saluto intanto e La riverisco.<br />

Dev.mo in G. C.<br />

Guido M. Arc. V.<br />

92 Cfr. don Egidio Guerra, in Testimonianze 3, 80. Val la pena rammentare che la situazione<br />

della parrocchia di Langhirano era anomala. La chiesa parrocchiale e la canonica erano<br />

a Mattaleto, frazione sui fianchi delle colline. Ma il villaggio di fondovalle, Langhirano, si era<br />

ormai da tempo sviluppato, e quindi il servizio religioso, ancora legato alle vecchie strutture<br />

e tradizioni, aveva bisogno di una revisione. Già nel 1852 un decreto ducale autorizzava lo<br />

spostamento della sede parrocchiale che riuscì solo a mons. Colli, nel 1944 (cfr. MANFREDI,<br />

Vescovi, 373).<br />

93 Abbiamo, di questa e dell’altra lettera del 22 novembre di cui si parlerà tra poco, una copia<br />

dattiloscritta in CSCS con la nota di p. Ermanno Ferro: “Ricevo da Dagnino A., oggi 29.03.96”.<br />

Dovrebbe trattarsi della copia di documenti giacenti all’archivio parrocchiale di Langhirano.<br />

94 Le “incresciose vertenze” di cui <strong>Conforti</strong> parla sono ben illuminate da una lettera dello<br />

stesso vescovo al parroco di Arola, paese confinante con Langhirano e Mattaleto, il 5 marzo<br />

1914, e riportata in FCT 22, 133. <strong>Conforti</strong> aveva inviato un giovane sacerdote, don Giuseppe<br />

Corchia, che più avanti ritroveremo, come beneficiato a Langhirano, per sostenere e<br />

probabilmente sostituire il don Cavalli. Ma l’opera parrocchiale di Mattaleto, probabilmente<br />

sobillata dal Cavalli, si rifiutava di retribuire il Corchia per i suoi impegni pastorali. <strong>Conforti</strong><br />

chiedeva comunque a don Corchia di impegnarsi per la catechesi dei bambini, per il ricreatorio<br />

della gioventù e per un po’ di omelia agli adulti. Si veda anche la protesta di <strong>Conforti</strong> al<br />

presidente dell’opera parrocchiale di Mattaleto, del 3 novembre 1914 (cfr. FCT 22, 406).


330 Capitolo sesto<br />

Dalle testimonianze dei parenti di don Cavalli, raccolte dai carabinieri<br />

dopo la tragica fine del sacerdote, si viene a sapere che don Cavalli soffriva di<br />

“arteriosclerosi”, “spesso cadeva in subitanee melanconie” e “due o tre volte<br />

era stato colpito da emorragia cerebrale”, ma che comunque continuava a<br />

svolgere il ministero parrocchiale.<br />

<strong>Conforti</strong>, il 22 novembre 1914, scriveva di nuovo al parroco di Mattaleto<br />

per far convocare una riunione dell’Opera parrocchiale e creare le condizioni,<br />

abitative ed economiche, per l’invio di un cappellano in aiuto al Cavalli 95 .<br />

Non sappiamo se la riunione ci fu o se non avesse avuto l’esito sperato da<br />

<strong>Conforti</strong>, che quindi si trovò in condizioni di non poter inviare un sacerdote<br />

per aiutare il parroco malato. Il 2 dicembre il vescovo gli aveva imposto di<br />

rinunciare alla parrocchia, minacciando di rimuoverlo se non lo faceva 96 . Il 5<br />

dicembre don Cavalli era morto 97 . Lo trovarono le sorelle, la mattina, disteso<br />

sul letto, con una pistola di piccolo calibro in pugno e il volto sfigurato.<br />

Il maresciallo dei carabinieri, che chiudeva subito il caso come evidente<br />

suicidio, così verbalizzava:<br />

Sebbene come si disse nessuno scritto rinvenimmo da giustifi care la morte del prevenuto,<br />

tuttavia dato il palese di costui depresso stato di salute per l’abuso di bevande<br />

alcoliche ed anche per un recente provvedimento della curia che lo destituiva dalla<br />

sua missione per manifestata incapacità si è costretti a ritenere che il Cavalli, colto da<br />

momentaneo sconforto abbia abbracciato l’idea del suicidio.<br />

Il fratello Costante e la sorella Luisa collegavano anche loro il suicidio del<br />

sacerdote con la lettera di <strong>Conforti</strong>, che gli era pervenuta, secondo il timbro<br />

postale, il giorno precedente al suicidio. Va notato, però, che nessuna delle<br />

persone che vivevano in casa di don Carlo, ossia la sorelle, le cugine e perfino<br />

un nipote di 9 anni che dormiva nella stanza vicina a quella del sacerdote, sen-<br />

95 Anche questo breve testo non è pubblicato da Teodori, e qui lo si riprende dall’accennato<br />

materiale d’archivio: “Ho scritto al Sig. Presidente di codest’Opera Parrocchiale,<br />

pregandolo ad indire un’adunanza per trattare della quistione (sic) di un Cappellano, che<br />

intendo inviare costì. Ordino colla presente alla S. V. di occuparsi della cosa, affinché abbia<br />

presto evasione la pratica”.<br />

96 “Considerato che la S. V., da tempo non breve, più non si trova in grado di disimpegnare<br />

gli ufficii Parrocchiali mi veggo costretto a provvedere in modo definitivo al bene<br />

spirituale di codesta importante popolazione. Per questo colla presente invito la S. V. a<br />

rinunciare, entro 15 giorni dalla data di questa mia, a codesta Parrocchia e La invito a recarsi<br />

a Parma per gli accordi relativi, avvertendoLa che in caso di rifiuto, mi dovrei decidere a<br />

procedere contro di Lei in base al Decreto de amovendis. Intanto La esonero dalla carica di<br />

Vicario Foraneo…” (cfr. FCT 22, 454).<br />

97 Cfr. L’Eco 1914, 263.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

331<br />

tirono lo sparo o un rumore che annunciava la tragedia. Non abbiamo notizie<br />

o scritti sulle reazioni di <strong>Conforti</strong> a questo doloroso caso. Abbiamo però due<br />

testimonianze al processo di beatificazione. Don Egidio Guerra affermava che<br />

<strong>Conforti</strong> fosse in ottimi rapporti con Cavalli, già da compagno di seminario,<br />

e che i suoi interventi per richiamarlo, dopo che si era dato al bere, erano<br />

improntati a carità, mentre escludeva “nel modo più assoluto” il nesso causaeffetto<br />

tra la lettera del 2 dicembre e la morte di Cavalli 98 . Don Giuseppe<br />

Corchia, invece, era succeduto a Cavalli a Mattaleto, e così riferiva in sede di<br />

causa di beatificazione:<br />

Faccio notare che egli beveva abbondantemente e spesso si ubriacava, con meraviglia<br />

dei fedeli. Il Vescovo lo ha richiamato più volte. La sua morte tragica, però, credo sia<br />

da attribuirsi non a suicidio, ma a delitto. Infatti, io che mi trovavo in quella parrocchia<br />

come legatario 99 , chiamato a visitarlo al mattino successivo (la morte era avvenuta<br />

nella notte ed il cadavere non era ancora stato rimosso) notai che impugnava<br />

l’arma rivolta verso il viso. Questo fece pensare a me come ad altri che non si trattasse<br />

di suicidio. Telefonai la notizia al Vescovo e il S. d. D., appreso com’io avevo visto il<br />

cadavere, permise il funerale religioso. Si dubitava che l’autore del delitto fosse stato<br />

il fi danzato della sorella di don Cavalli 100 .<br />

98 Cfr. Summarium 440-441.<br />

99 In effetti don Corchia nello Stato del clero del 1913 risultava “cappellano a Langhirano”<br />

(cfr. L’Eco 1913, 50-51).<br />

100 Cfr. Summarium 486. Non fu suicidio la morte improvvisa di don Gioacchino Campanini,<br />

parroco di San Secondo dal 1893 (nominato da Tonarelli) al 1921, quando morì<br />

improvvisamente, il 14 aprile, a sessantuno anni d’età (cfr. L’Eco 1921, 69). Per ora i documenti<br />

non confermano né smentiscono le indicazioni raccolte per il processo di canonizzazione:<br />

temperamento squilibrato, dedito al vino, guidato da persone inaffidabili, in conflitto<br />

con i canonici della sua importante parrocchia. Altre notizie, in parte divergenti, ci sono<br />

offerte dal vescovo Amilcare Pasini nella commemorazione della figura del provvisorio successore<br />

di Campanini, don Giuseppe Guerra: “Una parentesi movimentata della sua vita fu il<br />

periodo passato a S. Secondo, dal 3 maggio al 9 novembre 1921, come Economo spirituale,<br />

durante la vacanza per la morte del parroco Gioacchino Campanini. Questi era stato invitato<br />

dal Vescovo a lasciare la Parrocchia per i forti contrasti che esistevano in quella comunità,<br />

nella quale i fedeli erano schierati contro i Canonici della Collegiata e circondavano invece<br />

di molta simpatia il Prevosto, preferito per la sua generosità. Don Gioacchino Campanini,<br />

dopo quell’invito, improvvisamente si ammalò e, dopo pochi giorni, morì” (cfr. Amilcare<br />

PASINI, Mons. Giuseppe Guerra. Parroco e Direttore Spirituale, Parma 1993, 18; pare che al<br />

funerale i sindacalisti di sinistra abbiano voluto portare a spalla la bara, ricoperta di un drappo<br />

rosso e nero ). Già nel 1912 sembra che il Campanini avesse avuto questioni con la cosiddetta<br />

“opera parrocchiale” (cfr. FCT 19, 209-210), e nel 1915 <strong>Conforti</strong> “col cuore in lacrime”<br />

gli chiedeva o la spontanea rinuncia alla parrocchia oppure un coadiutore con diritto di<br />

successione (<strong>Conforti</strong> a Campanini, 2 marzo 1915; cfr. FCT 23, 137). Nel 1919 <strong>Conforti</strong><br />

aveva imposto a Campanini di non partecipare alle sedute della fabbriceria, sostituendolo


332 Capitolo sesto<br />

Abbiamo però anche la documentazione dell’efficacia di alcuni interventi<br />

di <strong>Conforti</strong>, tali da ricuperare alcuni sacerdoti in crisi. Don Alberto Giubellini,<br />

ordinato nel 1895, aveva abbandonato il ministero già ai tempi di<br />

Magani; <strong>Conforti</strong> otteneva il suo rientro nell’agosto del 1909 101 ; dieci anni<br />

dopo, darà ancora del filo da torcere, a Sesta Inferiore, come s’è raccontato più<br />

sopra. Don Icilio Schianchi, ordinato nel 1893 e divenuto rettore di Coloreto<br />

nella pianura a sud est della città, era stato sospeso a divinis nel luglio 1909,<br />

e addirittura sulla parrocchia era stato comminato l’interdetto, probabilmente<br />

perché egli non se ne voleva andare 102 ; nel gennaio 1911 manifestava il<br />

suo pentimento e veniva riammesso, mentre era tolto l’interdetto a Coloreto,<br />

naturalmente a condizione delle dimissioni del parroco 103 .<br />

Già dal 1909 don Ismeraldo Comelli, ordinato tre anni prima, si segnalava<br />

per trascurare i suoi doveri da parroco di Ceda, ancora una volta nel lontano<br />

territorio di Monchio 104 ; dieci anni dopo, <strong>Conforti</strong> lo rimuoveva da Ceda e<br />

lo sospendeva 105 ; ma già l’anno successivo, era di nuovo parroco a Pugnetolo<br />

di Corniglio 106 . Dai dati a nostra disposizione, non si può dire che questo<br />

spostamento fosse una punizione dal punto di vista economico, o dal punto<br />

di vista del prestigio. Don Aldo Ganazzoli, nato nel 1887 e ordinato nel 1910,<br />

vicerettore prima e poi rettore a Berceto dal 1919 al 1923, fuggito attorno<br />

al 1924 a Pontremoli, fu faticosamente ricuperato 107 ; egli divenne nel 1928<br />

con un parroco vicino (cfr. la lettera al prefetto, del 4 ottobre, che chiede conto di questa<br />

decisione; in essa si ha pure un ritratto del Campanini; cfr. FCT 26, 647-648). <strong>Conforti</strong><br />

“con carità e prudenza” gli intimava più tardi la rimozione, e in seguito Campanini moriva,<br />

forse per una sorta di travaso di bile (cfr. E. Guerra in Summarium 441, e FCT 27, 363). Si<br />

noti che il Campanini era stato uno dei primi sacerdoti a inviare e sostenere economicamente<br />

alcuni chierici all’istituto missionario di <strong>Conforti</strong>: si veda qui, nel capitolo terzo.<br />

101 Cfr. L’Eco 1909, 212 e don Artemio Bernini nel 1949, in Testimonianze 3, 20-21.<br />

102 Cfr. L’Eco 1909, 169; L’Eco 1910, 257. Vedi pure lettera di <strong>Conforti</strong> a don Icilio<br />

Schianchi, del 24 novembre 1909, con le condizioni per la sua riabilitazione (documento<br />

non pubblicato da Teodori, ma presente in Epistolario 5, 115, alla data) e “diario” <strong>Conforti</strong><br />

1909, 4 gennaio e 11 gennaio (cfr. FCT 18, 3).<br />

103 Cfr. L’Eco 1911, 48 e FCT 18, 422.<br />

104 Cfr. <strong>Conforti</strong> a Ajcardi, luglio 1909, in FCT 16, 493.<br />

105 Cfr. L’Eco 1919, 159-160 e 189; FCT 26, 658-659 e 664-666. Nel 1917 aveva dovuto<br />

mandare quattro lettere, di cui una raccomandata, per ottenere che il Comelli si recasse in<br />

udienza a Parma (cfr. FCT 25, 331-334).<br />

106 L’Eco 1920, 84. Il personaggio non mancava di creare ancora difficoltà nel 1928 (cfr.<br />

FCT 28, 50).<br />

107 Vedi i molti testi in FCT 27, 558, 574, 576-577 e 579-580; nonché in Il seminario<br />

di Parma, cit., 156.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

333<br />

parroco a Castellina Santa Maria 108 . Don Pietro Anelli, ordinato nel 1904,<br />

quindi ancora una volta negli anni “famigerati”, ebbe bisogno di un duplice<br />

intervento: era a Orzale di Neviano Arduini, quando fu rimosso per ragioni<br />

disciplinari; ma, riabilitato, nel 1925 fu inviato a Martorano, nella media pianura<br />

vicino a San Prospero 109 . L’anno dopo, scoperto mentre entrava in una<br />

casa di tolleranza, fu di nuovo sospeso e rimosso 110 . Andava come economo<br />

spirituale a Trefiumi di Monchio.<br />

Come si può notare, questo paragrafo raccoglie notizie e notiziole riguardanti<br />

le macchie del clero di una diocesi: situazioni ripetitivamente analoghe<br />

a tante altre. Tradimenti, crisi, fatiche, abbandoni, miserie morali e materiali,<br />

e il frequente ritorno di alcuni luoghi: Corniglio, Monchio, Neviano Arduini.<br />

Il crollo di un sacerdote è legato a molteplici fattori personali e ambientali,<br />

non ultimo lo stato di solitudine in zone decentrate della diocesi, povere,<br />

pastoralmente difficili. L’approccio di <strong>Conforti</strong> emerge limpidamente: interventi<br />

immediati se necessario, documentati e non solo per sentito dire; sempre,<br />

l’offerta di una seconda possibilità, che non doveva essere percepita come<br />

una svalutazione della persona 111 ; la ricerca dell’intervento di altri sacerdoti di<br />

fiducia, che tentassero l’approccio, che offrissero un’opportunità convincente;<br />

anche la scelta di difendere i sacerdoti, guardati, come don Del Sante, con<br />

fiducia persino eccessiva 112 . Tutto ciò in una situazione pesante, in gran parte<br />

ereditata da una conduzione educativa del seminario gravemente carente, da<br />

un clima di tensione tra il clero, da una catastrofe umana quale fu la guerra<br />

mondiale 113 .<br />

108 Su di lui viene dato un giudizio severo dai giudici del processo apostolico di mons.<br />

<strong>Conforti</strong>, che lo descrivono: psicopatico, risentito, non oggettivo, ricoverato in casa di cura<br />

per arteriosclerosi (così nel giugno 1961, in “Epistola Exc.mi Episcopi et RR. Judicum Delegatorum”<br />

trasmessami dal p. A. Luca, già postulatore).<br />

109 Cfr. L’Eco 1925, 361. Anche qui, il confronto tra le rendite delle due parrocchie sui<br />

dati che abbiamo a disposizione dicono di un lieve calo tra Orzale e Martorano, che però era<br />

in pianura e vicino alla città. Orzale inoltre era più piccolo (2-300 abitanti, mentre Martorano<br />

ne faceva circa 5-600).<br />

110 Cfr. FCT 28, 481. 483.<br />

111 Si veda il caso di don Eugenio Bandini, prima a Fragno, poi per alcuni anni in Uruguay,<br />

e quindi tornato e “provato” a lungo da <strong>Conforti</strong>, con attenzione ma insieme con<br />

grande disponibilità (cfr. FCT 28, 544-545).<br />

112 Anche verso don Antonio Marini, secondo quanto riferito da p. A. Luca, qualcuno<br />

accusava <strong>Conforti</strong> di essere stato troppo buono.<br />

113 A proposito degli strascichi delle tensioni ai tempi di Magani, si era diffusa la sinistra<br />

sigla b.p.c., che stava per “Bocchi – Parmigiani – Comelli”, ossia i tre sacerdoti, violenti e<br />

intransigenti redattori della Provincia. Di don Bocchi, parroco a Malandriano e alcoolizzato,<br />

s’è detto. Don Davide Parmigiani aveva in gioventù firmato il cosiddetto “indirizzo


334 Capitolo sesto<br />

L’impegno per il seminario<br />

Come s’è visto nel precedente capitolo, <strong>Conforti</strong> aveva lucidamente individuato<br />

nel seminario e nella sua gestione uno dei primi nuclei su cui intervenire,<br />

e già dal primo anno di episcopato aveva cambiato i due superiori più<br />

importanti, il rettore e il padre spirituale. Don A. Castellina, il rettore, s’era<br />

ammalato molto presto, e dopo quattro anni lo si dovette sostituire con il<br />

giovane don A. Masnovo, che a sua volta guidava il seminario per pochi anni,<br />

fino alla chiusura per mancanza di alunni teologi e per l’occupazione dei più<br />

importanti edifici ecclesiastici da parte dell’amministrazione militare, nell’autunno<br />

1917 114 .<br />

Passaglia”, dal nome di un gesuita docente del Collegio romano, che aveva pubblicamente<br />

chiesto a Pio IX di rinunciare spontaneamente al potere temporale; don Davide era poi<br />

diventato ultra-intransigente, forse per far dimenticare questi trascorsi, ed era deceduto nel<br />

1901 (MANFREDI, Vescovi, 157 e nota 440). Ma don Luigi Comelli darà ancora noie al <strong>Conforti</strong>.<br />

Più anziano di lui (era nato nel 1854), ordinato nel 1879 e rettore di Berceto dal 1883<br />

al 1886, chiese e ottenne la nomina regia alla parrocchia cittadina di San Quintino, dove<br />

rimase solo fino al 1888, recandosi in Uruguay per la cura degli emigranti (ma probabilmente<br />

anche per una pesante situazione debitoria a San Quintino: cfr. MANFREDI, Vescovi, 255<br />

e nota 149). Dopo il ritorno e gli anni “ruggenti” di polemiche e processi con la costante<br />

protezione di Magani, Comelli si trovò ad avere a che fare con <strong>Conforti</strong>, e tra i due non c’era<br />

sicuramente molta sintonia. Nel febbraio 1908 <strong>Conforti</strong> appoggiava con una lettera molto<br />

positiva i propositi di Comelli, canonico della cattedrale, di “entrare in una congregazione<br />

religiosa”, non sappiamo quale (cfr. FCT 15, 321: si noti che <strong>Conforti</strong> nel curriculum di<br />

Comelli omette completamente l’esperienza sudamericana, su cui gravavano pesanti sospetti).<br />

Nel 1917 Comelli chiedeva di diventare economo spirituale della parrocchia cittadina<br />

della Santissima Trinità, e <strong>Conforti</strong> glielo negava per un motivo molto semplice: questa<br />

comunità era all’avanguardia nel metodo catechistico voluto da <strong>Conforti</strong>, che Comelli aveva<br />

più volte pubblicamente denigrato (cfr. FCT 25, 320-321). Nel febbraio 1918 chiedeva di<br />

poter entrare tra i redentoristi, con l’appoggio del vescovo (diario di <strong>Conforti</strong> al 9 febbraio<br />

1918; cfr. FCT 26, 28), e otto giorni dopo aveva già cambiato idea, orientandosi per i vallombrosiani<br />

(cfr. FCT 26, 29); il 6 marzo successivo chiedeva di andare a Gainago come<br />

coadiutore (cfr. FCT 26, 32 e anche 42). L’ultima battaglia sarà su Soragna, ancora nel 1918:<br />

due concorrenti, don Luigi Comelli e don Bonfiglio Conti, si erano presentati al concorso<br />

per l’importante parrocchia della pianura, e <strong>Conforti</strong>, che aveva già deciso per don Conti,<br />

che sarà anche rettore del seminario, si cautelava scrivendo alla Congregazione del concilio<br />

per prevenire un eventuale e sicuro ricorso di Comelli (cfr. lettera al card. F. Cassetta, del 20<br />

giugno 1918 in FCT 26, 328-330 e altra del 9 luglio in FCT 26, 378-380, molto interessanti<br />

per comprendere i criteri di valutazione di <strong>Conforti</strong>). Per nota sul diario <strong>Conforti</strong> del<br />

9 agosto, vedi in FCT 26, 58.<br />

114 Cfr. FCT 25, 304. I seminaristi ginnasiali sono a Berceto, che continua a funzionare<br />

anche se sempre a rischio di confisca per ragioni militari, mentre i pochi “filosofi” (liceali)<br />

sono stati trasferiti a Modena (cfr. FCT 26, 180). A Masnovo, come ad altri canonici,


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

335<br />

Di fatto, quindi, il seminario cittadino veniva pressoché azzerato dalle<br />

vicende belliche 115 . Nel 1919 poteva riaprire i battenti, con i pochi teologi<br />

e liceali che rientravano dal fronte o dalla provvisoria ospitalità di Modena.<br />

Per un anno <strong>Conforti</strong> inventava una gestione temporanea, con don Ettore<br />

Savazzini, parroco di San Sepolcro in città e da anni insegnante, come rettore,<br />

don Emilio della nobilissima stirpe dei Pallavicino, ordinato nel 1911, come<br />

suo collaboratore e don Giovanni Battista Rossi (anno di ordinazione 1909)<br />

come padre spirituale 116 . Si trattava di un’ennesima soluzione di emergenza,<br />

sicuramente attuata per ripristinare velocemente le condizioni minimali di<br />

vita dell’istituto e per riaccogliere e vagliare i chierici che da tempo non erano<br />

stati sotto gli occhi di superiori parmensi. Intanto, il vescovo percepiva la<br />

necessità di figure autorevoli e al di fuori delle tensioni ancora latenti tra il<br />

clero, e non riusciva a individuare nessun candidato interno alla diocesi per il<br />

ruolo di rettore. Così si rivolgeva, come già in passato per il vicario generale<br />

di Ravenna, al suo amico e “protettore” Ferrari, anche perché sapeva che l’arcivescovo<br />

milanese disponeva di quella forza competente e sempre disponibile<br />

costituita dagli Oblati di San Carlo. Così, nel 1920, una breve noticina su<br />

L’Eco della Curia annunciava che il nuovo rettore sarebbe stato don Severino<br />

viene richiesto di reggere provvisoriamente alcune parrocchie (cfr. FCT 26, 386). Dopo la<br />

guerra, rientrato nel suo incarico di docente alla Scuola teologica del seminario, Masnovo<br />

nell’autunno del 1919 per vari motivi si sentì trattato ingiustamente e diede le dimissioni<br />

dall’insegnamento, ma <strong>Conforti</strong> chiariva alcuni problemi e faceva in modo che le dimissioni<br />

fossero ritirate (cfr. <strong>Conforti</strong> a Masnovo, il 29 settembre 1919 in FCT 26, 642-643; e note<br />

del diario <strong>Conforti</strong> del 26 settembre e 11 ottobre 1919 in FCT 26, 127 e 130). Successive<br />

vicende di don Castellina si hanno in una lettera di <strong>Conforti</strong> a Giovanni Battista Nasalli<br />

Rocca, arcivescovo di Bologna, del 13 settembre 1922 (cfr. FCT 27, 426-427).<br />

115 In ASV, Congr. Concist., Vescovo esercito e armata, scatola 15 fasc. 135, è raccolta tutta<br />

la documentazione richiesta dall’ordinariato castrense alla diocesi come “Prospetto statistico<br />

dell’operato del clero e del laicato cattolico in <strong>Italia</strong> durante la guerra”, tra cui un “Elenco<br />

dei Seminaristi sotto le armi” con 38 nomi. Di essi divennero sacerdoti in 7, cioè un quinto<br />

dei sopravvissuti: trattandosi di studenti di teologia o agli ultimi anni di liceo, il tasso di<br />

“perseveranza” fu davvero basso. Di questi 38 seminaristi, 14 furono impiegati in sanità, 14<br />

in fanteria, 1 “bombardiere”, 2 alpini, 1 “automobilista”, 2 artiglieri, 1 “tenente negli arditi”<br />

(Arturo Belledi), 1 bersagliere e altri 2 di cui non c’è il corpo di appartenenza. Gli ufficiali<br />

furono 7. Giacomo Lazzari, tenente degli alpini, risultava morto in combattimento; Giovanni<br />

Strini, sergente di fanteria, era disperso; Carlo Scauri, soldato di sanità, anche lui era<br />

tra i morti. Sulla crisi di vocazioni nella guerra si veda la lettera pastorale dell’8 agosto 1918<br />

pubblicata in L’Eco 1918, 115-123, leggibile pure in FCT 26, 395-406.<br />

116 Cfr. L’Eco 1919, 147-152. Su don Savazzini, che poi sarà padre spirituale dal 1927 al<br />

1932, vedere la breve biografia di don Enrico DALL’OLIO in Il seminario di Parma, 100-103.<br />

Un nuovo invito per le vocazioni si ha in L’Eco 1919, 142-143.


336 Capitolo sesto<br />

Cattaneo, e il padre spirituale don Francesco Carrera o Carera 117 . Poco dopo,<br />

il 28 novembre, dopo quattro anni senza ordinazioni (le ultime erano state<br />

nel 1916), la diocesi ebbe due nuovi sacerdoti, Amilcare Amadasi e Cesare<br />

Santini: il secondo non era originario del parmense, mentre il primo lo ritroveremo<br />

presto 118 .<br />

Don Carera fu in funzione di padre spirituale per due anni, don Cattaneo<br />

fu rettore dal 1920 al 1925 119 . Nel frattempo, come è noto, dopo una lunga e<br />

dolorosa malattia, l’arcivescovo Ferrari moriva. Nel settembre 1925, <strong>Conforti</strong><br />

scriveva al successore sulla cattedra milanese, Eugenio Tosi 120 , che il Cattaneo<br />

aveva fatto bene, ma per la sua rigidità s’era tirato addosso l’avversione prima<br />

degli alunni e poi dei parroci 121 . Le vicissitudini della dirigenza del seminario<br />

non erano dunque finite. <strong>Conforti</strong> optava per una soluzione interna, anche se<br />

anomala: nominava rettore don Bonfiglio Conti, sacerdote dal 1902, arciprete<br />

di Soragna e già suo alunno tra i primi di Borgo del Leon d’Oro, ma senza<br />

farlo dimettere dalla parrocchia. Il Conti doveva dunque trascorrere i primi<br />

giorni della settimana in seminario a Parma, e andare a Soragna alla fine della<br />

settimana; contemporaneamente, don Ernesto Pezzani, ordinato nel 1903,<br />

diventava padre spirituale 122 . Cattaneo andava a reggere il nuovo seminario<br />

regionale di Catanzaro, una delle fondazioni interdiocesane volute da Pio XI<br />

per elevare la qualità del clero di alcune regioni italiane con diocesi molto<br />

piccole 123 .<br />

Don Bonfiglio Conti, pur non avendo una rilevante formazione culturale,<br />

era un uomo di fiducia di <strong>Conforti</strong> e probabilmente era affidabile anche per il<br />

clero parmense. Le vocazioni, per questi motivi e per una tendenza comune a<br />

117 Cfr. L’Eco 1920, 158 e FCT 26, 781-782, 789 e 805-806. Le nomine del seminario<br />

sono sempre in questo stile “in sordina”. Su don Carrera, poi parroco (informazione<br />

gentilmente comunicata da don Giancarlo Brambilla) a Novedrate, in Brianza tra Seveso e<br />

Cantù, scrittore di predicabili, vedere la sua testimonianza data nel 1936 in Testimonianze<br />

3, 210-211.<br />

118 Cfr. L’Eco 1920, 196.<br />

119 A seguito di un intervento di Pio XI, <strong>Conforti</strong> scriveva ancora al clero per favorire le<br />

vocazioni ecclesiastiche, il 1° agosto 1923 (cfr. L’Eco 1923, 121-126 e in FCT 27, 251-256).<br />

120 Nato a Busto Arsizio nel 1864, vescovo a Squillace nel 1911 e a Andria nel 1917,<br />

successe ad Achille Ratti (che fu arcivescovo di Milano per pochi mesi) nel 1922. Moriva nel<br />

1929. Su di lui vedi Giorgio RUMI, in Diocesi di Milano, II (Storia religiosa della Lombardia,<br />

10), Brescia 1990, 820-824.<br />

121 Cfr. FCT 27, 625-626 e 629-630, con due lettere a Tosi e una direttamente a Cattaneo.<br />

122 Cfr. lettera del 26 settembre 1925 in FCT 27, 630 e la nomina ne L’Eco 1925, 337.<br />

123 Cfr. lettera di <strong>Conforti</strong> a Giacomo Sinibaldi, del 6 marzo 1926, in FCT 28, 469-<br />

470.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

337<br />

tutta <strong>Italia</strong>, ricominciarono ad affluire abbondanti. Così <strong>Conforti</strong> descriveva<br />

la situazione nel 1927:<br />

I nostri seminari bene promettono del loro avvenire. Ogni anno vi affl uisce un numero<br />

considerevole di giovanetti, numero non mai forse veduto per l’addietro. Sono<br />

oltre 160 quelli che frequentano le classi ginnasiali, tenuto conto, ben s’intende, di<br />

Parma e di Berceto. I corsi liceali e teologici però risentono ancora della disgraziata<br />

storia degli anni decorsi. Non abbiamo che una trentina di alunni in tutto, per cui<br />

per sette anni ancora avremo a soffrire grande carestia di clero. Preparo i soldati pel<br />

mio successore! 124<br />

In effetti, le sue previsioni si avverarono puntualmente: quattro nuove<br />

ordinazioni nel 1927 e 1928, nessuna nel 1929, cinque nel 1930 e nel 1931,<br />

ultimo anno di <strong>Conforti</strong>, poi due nel 1932, sei nel 1933, e da lì, per anni,<br />

mai meno di nove, tranne negli anni 1945 e 1949 (tre ciascuno), con punte<br />

di diciotto ordinati (1940) e sedici (1938) 125 .<br />

Il vero serbatoio di queste vocazioni sacerdotali era il seminario montano di<br />

Berceto. Fondato nel 1841 accanto a un santuario mariano, per molti anni aveva<br />

avuto i corsi completi ginnasiali e liceali, dopo di che gli alunni scendevano a<br />

Parma per la teologia. Nel 1904 Magani aveva decretato di spostare a Berceto<br />

tutte e solo le prime tre classi ginnasiali, mentre IV e V ginnasio, liceo (ossia “filosofia”)<br />

e teologia erano ospitate nel seminario urbano. Rettore di questo seminario<br />

minore fu dal 1904 al 1912 don Guglielmo Quaretti 126 . Dopo i quattro<br />

anni del già citato don Aldo Ganazzoli (1919-1923) 127 , fu rettore di Berceto don<br />

Giovanni Bernini (1923-1929), figura celebre del clero parmense 128 . Gli succe-<br />

124 Lettera a don Giuseppe Parma, del 22 novembre 1927 (cfr. FCT 5, 710).<br />

125 Cfr. Il Seminario di Parma, 132-137 e MANFREDI, Vescovi, 184-187.<br />

126 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 123 e Il Seminario di Parma, 156. Successori di Quaretti subito<br />

prima e durante la guerra furono don Giuseppe Maini e don Giuseppe Romani. Come<br />

si è visto sopra, Berceto non chiuse mai i battenti durante il conflitto mondiale. Nel 1909,<br />

nel quadro delle visite apostoliche ai seminari ordinate da Gaetano De Lai, Berceto, come<br />

l’analogo seminario di Marola in diocesi di Reggio Emilia, rischiò la chiusura: <strong>Conforti</strong><br />

intervenne con una lettera a De Lai del 23 giugno 1909, e Berceto fu salvo (cfr. FCT 16,<br />

473-474).<br />

127 Nel 1921 il sindaco di Berceto aveva richiesto a <strong>Conforti</strong> di estendere la scuola fino<br />

alla III ginnasiale e di ammettere di nuovo gli esterni (cfr. FCT 27, 384-385).<br />

128 Nato in una frazione di Neviano Arduini nel 1889, ordinato sacerdote nel 1913,<br />

licenziato in teologia, fu cappellano e poi economo spirituale a Fragno (1913-16), soldato di<br />

sanità (1916-19), insegnante a Parma in seminario (1919-23). Dopo l’esperienza bercetese<br />

divenne parroco a Mezzano Inferiore, dal 1929 al 1972, dove creò una scuola con qualche<br />

analogia con l’esperienza di don Milani a Barbiana. Il processo diocesano per la causa di beatificazione<br />

di questo sacerdote è stato chiuso nel 1997. Su di lui vedi: Parmensis beatificatio-


338 Capitolo sesto<br />

deva don Camillo Belletti (1929-1931) 129 . Nel 1921 il giovane insegnante, ordinato<br />

pochi mesi prima, Amilcare Amadasi, fu rimosso dalla cattedra 130 . Amadasi<br />

coverà sempre un forte risentimento verso <strong>Conforti</strong>, e in sede di raccolta di<br />

informazioni per la beatificazione sarà tra gli accusatori del vescovo fondatore 131 .<br />

Nel 1923 tra il rettore Ganazzoli e i colleghi si erano create forti tensioni 132 . Con<br />

don Bernini invece le tensioni furono tra rettore e alunni, per cui <strong>Conforti</strong> gli<br />

offriva una prebenda in cattedrale oppure la parrocchia di Mezzano Inferiore,<br />

che Bernini sceglierà 133 . Berceto era dunque un istituto non facile da gestire, ma<br />

nis… Ioannis Bernini… Positio super vita virtutibus ac fama sanctitatis, 2008, in CSCS; Don<br />

Giovanni Bernini, maestro di vita, a cura di Andrea MAGGIALI, Parma 1982, pp. 200+XX; A.<br />

MAGGIALI, Don Giovanni Bernini parroco di campagna, “Pro manuscripto”, in CSCS, Parma<br />

1998, pp. 166.<br />

129 <strong>Conforti</strong> scrisse a Belletti una lettera, in data 29 novembre 1929, quindi quasi all’inizio<br />

del suo mandato di rettore, di cui val la pena citare qualche riga: “Mi compiaccio delle<br />

notizie relativamente buone che mi dà di codesto Seminario, che pur tanto mi sta a cuore,<br />

nonostante si dica che non gli fui mai favorevole. Senza le mie insistenze presso la Santa<br />

Sede per la sua conservazione, più non esisterebbe da oltre vent’anni. Penso che non si sarà<br />

meravigliata del contegno di una parte di codesti alunni, dopo quello che Le dissi prima<br />

che si recasse costassù. Ha fatto bene ad usare un po’ di rigore coi più riottosi. Del resto,<br />

trattandosi di giovani, ricchi per lo più di risorse preziose che si manifestano ad occasione<br />

propizia, non bisogna disperare del loro ravvedimento se non dopo che si sono esperiti tutti<br />

i rimedii per questo. Se qualcheduno si mostra incorreggibile, lo licenzii senz’altro; sarà tanto<br />

di guadagnato. Tenga d’occhio gli abulici, i calcolatori, i caratteri chiusi e quelli specialmente<br />

che non dimostrano sentimento di pietà ed agiscono in questo perfunctorie. Dai così fatti ben<br />

poco c’è da sperare di bene. Le raccomando di esortare codesti giovani all’osservanza delle<br />

regole del galateo ed all’amore dell’ordine, della pulizia personale e della proprietà. Godo<br />

nell’apprendere che regna tra di voi, addetti a codesto Seminario, perfetta armonia” (cfr.<br />

lettera del 29 novembre 1929, in FCT 28, 622-623).<br />

130 “Non posso tollerare che nel mio Seminario, e da un Insegnante, si menomi in qualsiasi<br />

modo la riverenza dovuta all’Autorità Episcopale” (cfr. lettera del 19 settembre 1921,<br />

in FCT 27, 374).<br />

131 Si veda la testimonianza di don Guido Malanca data nel 1950, in Testimonianze 3,<br />

101, ove si ricorda anche don <strong>Angelo</strong> Capra, nato a Roma nel 1881, ordinato a Ferrara nel<br />

1904, sicuramente in diocesi di Parma dal 1919 (cfr. L’Eco 1920, 13), e don Sigismondo<br />

Corradi ordinato nel 1901.<br />

132 Vedi le diverse lettere a lui in FCT 27, 478-479, 483 e 485-487.<br />

133 Cfr. FCT 28, 604-605, 609-610 e 612. In quest’ultima lettera ricordata, del 20 settembre<br />

1929, si legge: “La S. V. consideri questa nomina come una prova di grande fiducia<br />

del Superiore. Mezzano Inferiore, per un complesso di circostanze a tutti note, ha bisogno di<br />

essere moralmente risollevato e quindi si richiedeva un Sacerdote che per doti di mente e di<br />

cuore fosse da tanto. Ho chiesto a diversi il sacrifizio di recarsi colà per amor di Dio e per il<br />

bene delle anime, ma con esito negativo. Sono persuaso di aver trovato nella S. V. l’apostolo<br />

che saprà compiere la santa missione. Il Superiore terrà conto, per quanto gli sarà possibile,<br />

del sacrifizio che ora Le viene chiesto”.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

339<br />

sicuramente capace di attirare e formare un gran numero di “figli della montagna”<br />

come sacerdoti, oltre a costituire per decenni l’unica scuola media-superiore<br />

dell’area appenninica 134 .<br />

Ma un intervento radicale stava per abbattersi su Berceto, e non solo.<br />

Nell’estate 1926, a meno di un anno dalla nomina di don Conti e don Ernesto<br />

Pezzani, arrivò un visitatore apostolico per i seminari. Le sue dure indicazioni<br />

andavano nella direzione di chiudere Berceto, di uscire quanto prima<br />

dalla situazione di un rettore che fosse anche parroco, di cambiare il padre<br />

spirituale 135 . Peraltro don Bonfiglio aveva già rassegnato le sue dimissioni, che<br />

<strong>Conforti</strong> non aveva accettato 136 . Un’ulteriore bufera coinvolgeva la delicata<br />

realtà dei seminari parmensi. Il visitatore inviato da Roma, che non fu né<br />

più rigido né più antiveggente dei suoi colleghi sguinzagliati da Pio XI nei<br />

seminari italiani, è un personaggio ben noto, un benedettino già a quel tempo<br />

conosciuto per i suoi studi storico-liturgici: Alfredo Ildefonso Schuster 137 .<br />

Nel suo stile obbediente, <strong>Conforti</strong> si accinse a mettere in pratica gli ordini<br />

di Roma. Già da anni i seminaristi non avevano più un luogo di villeggiatura,<br />

cosa a quel tempo del tutto inaccettabile, e <strong>Conforti</strong> dall’anno precedente<br />

(1925) aveva chiesto alla diocesi un’offerta per una nuova casa di villeggiatura<br />

138 . Ora la direzione cambiava: bisognava costruire un nuovo seminario<br />

minore, in città, mentre Berceto sarebbe diventata la villeggiatura e non più<br />

il seminario per le (tante) vocazioni degli Appennini. <strong>Conforti</strong> metteva gli<br />

occhi su un terreno ancora libero a pochi metri dalla Casa madre dei saveriani,<br />

a Campo di Marte, e il 1° aprile 1929 solennemente attuava la posa della<br />

prima pietra dell’edificio, che si cominciò ad usare dopo la sua morte, nel<br />

1932, con la chiusura definitiva di Berceto, mentre l’inaugurazione solenne<br />

fu nel 1939 139 . Per quanto riguardava il padre spirituale, a don Ernesto<br />

Pezzani succedeva l’anziano e sicurissimo don Ettore Savazzini. Il problema,<br />

ancora una volta, fu trovare il rettore. La congregazione romana premeva per<br />

la sostituzione di don Conti, non perché inadatto, ma perché parroco a Sora-<br />

134 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 190-209.<br />

135 Cfr. FCT 3, 73; FCT 28, 490-491 e 532-533.<br />

136 Vedi lettera del 15 settembre 1926 in FCT 28, 484.<br />

137 La bibliografia su Schuster è molto ampia: si veda Antonio RIMOLDI, Il Ven. Card.<br />

Alfredo Ildefonso Schuster Arcivescovo di Milano. Storiografia 1954-1993, in La Scuola Cattolica<br />

122 (1994), 331-362.<br />

138 Vedi Lettera al clero della Città e Diocesi in L’Eco 1925, 346-347.<br />

139 Cfr. Il Seminario di Parma, cit. 18. L’ultimo rettore di Berceto, don Mario Bonati, fu<br />

anche il primo del Seminario minore. Cfr. tutte le fasi di elaborazione dell’idea e di richiesta<br />

pubblica di offerte in: L’Eco 1927, 43-45, 78-80, e 108-110; L’Eco 1928, 4-5, 72-73; L’Eco<br />

1929, 5, 53-54, 72-74 e 97 (la simpatica “giornata del latte”); L’Eco 1930, 61-62.


340 Capitolo sesto<br />

gna, che era, come è noto, un grosso borgo a 27 km dalla città 140 . <strong>Conforti</strong><br />

temporeggiò fino all’estate 1928, quando, poco prima di partire per il viaggio<br />

in Cina, decise di chiedere a don Giovanni Barili, quarantasettenne parroco<br />

di Serravalle, frazione sul torrente Ceno a ovest di Varano de’ Melegari, di<br />

scendere in città come rettore 141 . Si può affermare che questa nomina di <strong>Conforti</strong><br />

fu definitiva e azzeccata, visto che don Barili fu confermato rettore dal<br />

successore Colli e si dimise dopo quasi trent’anni di governo del seminario,<br />

nel 1956, all’età di 75 anni. Ma, come si nota dalla cronologia, <strong>Conforti</strong> poté<br />

godere poco di questa sua soluzione, dopo anni di incertezze e provvisorietà,<br />

che in realtà non finirono del tutto, visto che, dopo un anno di rettorato di<br />

Barili, se ne volle andare l’economo, don Giovanni Contini, in carica da un<br />

quindicennio, per “mancanza di reciproca intesa che in caso contrario non<br />

avrebbe dato luogo a spiacevoli equivoci” 142 .<br />

Probabilmente la creazione di un nuovo e capiente seminario minore, laddove<br />

Berceto e l’antico seminario urbano accanto al duomo e al battistero non<br />

erano più sufficienti, era una necessità che si sarebbe manifestata anche senza<br />

visitatore apostolico 143 . Tuttavia bisogna pure notare che Berceto fu uno dei<br />

primi seminari di montagna a venir meno alla sua funzione di reclutamento in<br />

loco: Fiumalbo (diocesi di Modena), ad esempio, fu soppresso solo nel 1966,<br />

e più o meno la stessa durata ebbero Bedonia (Piacenza) e Marola (Reggio<br />

140 <strong>Conforti</strong> al card. Bisleti, prefetto della Congregazione dei seminari, 23 gennaio 1928<br />

(documento non pubblicato da Teodori, ma presente in Epistolario 17, 11-12, alla data). Si<br />

vedano le molte lettere al Conti in FCT 5, 736-737 e FCT 28, 561-562, 564-565. Si leggano<br />

pure i ricordi di don Conti scritti nel 1939 in Testimonianze 3, 54-56. Sul Gaetano Bisleti<br />

(Veroli/FR 1856 – Grottaferrata/Roma 1937), cardinale dal 1911, prefetto della Congregazione<br />

dei seminari nel 1915, si veda Hierarchia Catholica IX, 11.<br />

141 Su di lui: E. DALL’OLIO in Il Seminario di Parma, cit.,113-115; A. PASINI, Nel ricordo<br />

di monsignor Giovanni Barili, Parma 1988; Francesco BARILI, Mons. Giovanni Barili, Parma<br />

1990. Nato a Tizzano nel 1881, ordinato nel 1904, fu parroco a Rusino tra Tizzano e Neviano<br />

Arduini dal 1905 al 1911 e poi a Serravalle dal 1911 ufficialmente fino al 1934. Moriva<br />

ottantunenne nel 1962. Sulla sua nomina vedi la lettera di <strong>Conforti</strong> del 22 agosto 1928 in<br />

FCT 28, 566-567. Per un vicario per Serravalle vedi in FCT 567-568 e L’Eco 1928, 148. Cfr.<br />

pure Francesco BARILI, Tizzano Val Parma, Parma 1970, 114-115.<br />

142 Cfr. FCT 28, 601. Al suo posto venne nominato economo del seminario don Roberto<br />

Simonazzi, anno di ordinazione 1889 quindi di poco più giovane di <strong>Conforti</strong>, prevosto di<br />

San Pietro in città, che svolse il suo servizio fino al 1933. Cfr. FCT 28, 616, con la nomina<br />

di Contini a canonico onorario.<br />

143 Nel 1927 <strong>Conforti</strong> afferma pubblicamente che i locali dei seminari “sono ormai insufficienti<br />

ad accogliere un maggior numero di alunni, mentre aumentano d’anno in anno le<br />

domande di giovanetti” (cfr. L’Eco 1927, 110); l’anno dopo tra Parma e Berceto ci sono 200<br />

alunni (cfr. L’Eco 1928, 4-5).


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

341<br />

Emilia). Non è certo possibile ipotizzare quante vocazioni in più avrebbe avuto<br />

Parma negli anni successivi se Berceto fosse sopravvissuto, magari accanto a un<br />

nuovo seminario in città. È certo che la concezione centralizzante, voluta da<br />

Pio XI per dare a molte diocesi italiane una struttura educativa e culturale più<br />

robusta, in quel periodo di afflusso di vocazioni al sacerdozio generò grandi<br />

strutture edilizie simpaticamente definite da un sacerdote toscano: seminari<br />

“nuovi, vuoti e da finir di pagare!”. In altri termini, la crescita di ingressi in<br />

seminario durò un ventennio o poco più. Forse <strong>Conforti</strong> si sarebbe mosso<br />

con maggior souplesse, mentre l’intervento romano fece sì che in un triennio<br />

(1926-1929) cambiassero il rettore, il padre spirituale, il rettore di Berceto,<br />

il rapporto tra le due istituzioni. Resta da capire come mai <strong>Conforti</strong> di fatto<br />

non si sentisse mai di dare un assetto stabile alla dirigenza del seminario, cambiando<br />

sei rettori in meno di venticinque anni. È chiaro che aveva compreso a<br />

fondo, per esperienza anche dolorosa, che la gestione educativa del seminario<br />

era determinante per la vita diocesana. Forse non riusciva a fidarsi fino in fondo<br />

di quella “generazione di mezzo” che non aveva potuto accompagnare nella<br />

crescita e che invece era stata segnata da abbandoni e da crisi: non è certo un<br />

caso che, dopo la soluzione esterna del milanese Cattaneo, <strong>Conforti</strong> si appoggi<br />

a don Bonfiglio Conti, che era stato un suo ex allievo a Borgo del Leon d’Oro.<br />

Solo alla fine pescherà la carta Barili, con notevole intuito sulle capacità della<br />

persona. È anche interessante come scelga, lui già educatore di seminario ma<br />

mai parroco come d’altronde Ferrari, sacerdoti che vengono dall’esperienza<br />

della cura d’anime diretta, Conti e poi Barili, anche se non muniti di lauree:<br />

una scelta, credo, dettata anch’essa dall’esperienza e dal tentativo di dare un<br />

messaggio ai parroci, che potevano garantire l’afflusso di nuove vocazioni.<br />

Strumenti a sostegno del clero e per la guida della diocesi<br />

In <strong>Conforti</strong> si scorgono alcune linee progettuali sul clero, che si affiancano<br />

alla necessaria e urgente cura per il seminario. Anzitutto, pochi mesi dopo<br />

l’ingresso ufficiale come vescovo di Parma pleno iure, <strong>Conforti</strong> ripristina i corsi<br />

regolari di esercizi spirituali per i sacerdoti in seminario, già promossi dal Miotti<br />

negli ultimi decenni dell’Ottocento 144 . Questo sarà un Leitmotiv delle sue raccomandazioni<br />

al clero diocesano, come d’altronde ai suoi missionari 145 .<br />

144 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 540-542. Vedi l’esortazione Al venerabile clero della sua diocesi,<br />

del 25 luglio 1908, fascicolo di 8 pagine, presente pure in FCT 16, 181-184.<br />

145 Mi permetto di far riferimento a A. MANFREDI, Cenni storici sulla spiritualità di Mons.


342 Capitolo sesto<br />

Come abbiamo visto, inoltre, in occasione della visita pastorale rilancia<br />

l’istituzione dei Missionari gratuiti del Sacro Cuore, fondati dal vescovo Villa<br />

nel 1876 e sostenuti dal successore Miotti. Dopo il servizio durante la prima<br />

visita, questa associazione di sacerdoti volenterosi e con qualche talento<br />

oratorio non venne meno anzi, adunanze e verbali erano pubblicati sull’Eco<br />

e mostrano la sopravvivenza dei missionari almeno fino al 1928, pur tra<br />

momenti di offuscamento dell’impegno 146 . Anche un’altra associazione, quella<br />

dei sacerdoti adoratori, che furono, come s’è visto nel capitolo precedente,<br />

l’anima del primo congresso eucaristico diocesano, è sostenuta da <strong>Conforti</strong>,<br />

che tramite questo gruppo propone la consacrazione di tutta la diocesi al<br />

Cuore di Gesù, nel 1917, in un momento in cui la devozione al Sacro Cuore<br />

è diffusa tra i soldati al fronte grazie all’impegno di p. Agostino Gemelli e di<br />

Armida Barelli 147 .<br />

Ma <strong>Conforti</strong> aveva un altro disegno più specifico, e credo in funzione di<br />

esso abbia diffuso queste realtà associative. “Uno che vuol fare la Storia delle<br />

delusioni di Mons. <strong>Conforti</strong>, deve metterci anche questa degli oblati. Gli è<br />

costata tanto”: così, in base a quanto riferisce Grazzi, disse, anni dopo, Bonardi<br />

148 . Gli Oblati diocesani del Sacro Cuore dovevano essere un progetto che<br />

<strong>Conforti</strong> aveva concepito presto, forse dai tempi di Ravenna, quando Ferrari<br />

gli inviava un oblato diocesano milanese, Marelli, come vicario generale. Il<br />

modello milanese era allora ben noto e, si potrebbe dire, invidiato. Gli oblati<br />

sono sacerdoti diocesani che fanno i voti religiosi e si tengono a disposizione<br />

del vescovo per qualsiasi missione e incombenza sia richiesta, anche d’urgenza<br />

o in condizioni molto difficili. Una sorta di “corpo scelto” del clero, fedelissimo<br />

e culturalmente preparato. Nella casa di Rho fanno vita comune quegli<br />

oblati che in modo particolare si dedicano alla predicazione di esercizi spirituali<br />

e missioni popolari. Altri, nei passati decenni, si erano in qualche modo<br />

<strong>Conforti</strong>, in Convegno sulla spiritualità saveriana. Tavernerio 2006. Atti, Roma 2006, 155-<br />

156.<br />

146 Cfr. L’Eco 1917, 144, 144c-144d; L’Eco 1918, 93; L’Eco 1919, 129; L’Eco 1920, 120-<br />

121; L’Eco 1924, 99; L’Eco 1928, 53. Per temi di predicazione per i sacerdoti missionari vedi<br />

in FCT 26, 310-311 (24 maggio 1918).<br />

147 L’Eco 1917, 89-92. 107-111. Cfr. Annibale ZAMBARBIERI, Per la storia della devozione<br />

al Sacro Cuore in <strong>Italia</strong> tra ’800 e ’900, in Rivista di storia della Chiesa in <strong>Italia</strong> 41 (1987),<br />

361-432; Daniele MENOZZI, Una devozione politica tra ’800 e ’900. L’intronizzazione del S.<br />

Cuore nelle famiglie, in Rivista di storia e letteratura religiosa 33 (1997), 29-65; D. MENOZZI,<br />

Sacro Cuore. Un culto tra devozione interiore e restaurazione cristiana della società, Roma 2001.<br />

Un nuovo congresso diocesano dei sacerdoti adoratori si svolge nel giugno 1921 (cfr. L’Eco<br />

1921, 78-80 e 156-160.<br />

148 Vedi in GRAZZI, Il libro, 157.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

343<br />

“specializzati” nell’intervento transitorio in parrocchie segnate da problemi<br />

particolarmente gravi, quali, ad esempio, parroci “difficili” o molto anziani<br />

che non volevano dimettersi: gli oblati venivano inviati come vicari adiutori<br />

o in altre forme, e in diocesi di Milano s’era diffuso il nomignolo ironico di<br />

“sicari cooperatori”…<br />

Ma al di là dell’utilità di un nucleo motivato di clero per servizi e urgenze<br />

in una diocesi come quella parmense, credo che l’idea di un clero con<br />

voti religiosi rispondesse profondamente alla spiritualità di <strong>Conforti</strong>, sacerdote<br />

diocesano ma con i voti del missionario e con la profonda convinzione<br />

dell’importanza dei voti religiosi. Così prima nel diario verso l’agosto 1918,<br />

poi nel suo epistolario nel 1919, appare questo tentativo di dar vita ai sacerdoti<br />

oblati 149 . È nell’estate di quell’anno che <strong>Conforti</strong> si dedicava a lavorare<br />

concretamente al progetto, redigendo un regolamento 150 . Nell’ottobre e poi<br />

a novembre scriveva al segretario della Congregazione dei religiosi, p. Mauro<br />

Serafini 151 , che però nella sua risposta bloccava il progetto 152 . Ma nel gennaio<br />

1928, <strong>Conforti</strong> tornava alla carica: aveva individuato già due volenterosi, don<br />

Camillo Belletti e don Evaristo Scaffardi, ordinati nel 1926 153 . Il 5 gennaio<br />

1928 scriveva una regola, molto più breve di quella del 1919 154 e pochi giorni<br />

dopo ne parlava direttamente a Pio XI, che dava il suo assenso 155 . Subito<br />

iniziava un cammino di formazione ai due sacerdoti Belletti e Scaffardi, che<br />

durò dal gennaio all’agosto 1928. Gli oblati dovevano avere una loro sede<br />

149 Cfr. diversi passi in FCT 26: 62, nota del 1° agosto 1918; 66, il 24 agosto successivo<br />

ne parlava a Benedetto XV; 75, il 15 novembre 1918 ne parlava al card. Ferrari che incoraggiava;<br />

654-657 (con lettera al cardinale Raffaele Scapinelli, prefetto della Congregazione<br />

dei religiosi, del 9 ottobre 1919). Vedi utilmente pure Alfiero CERESOLI, Mons. <strong>Conforti</strong> e<br />

la vita religiosa, in Un grande vescovo italiano. Conferenze e interventi, Bologna 1982, 69.<br />

Su Raffaele Scapinelli (Leguigno/MO 1858 – Forte dei Marmi/MS 1933), diplomatico a<br />

servizio della Santa Sede, segretario degli Affari ecclesiastici straordinari nel 1908, nunzio in<br />

Austria-Ungheria nel 1912, cardinale dal 1915 e prefetto della Congregazione dei religiosi<br />

nel 1918, vedi Hierarchia Catholica IX, 16 e 218.<br />

150 Vedi il testo in FCT 26, 684-707. Per la cronologia preparatoria a tale realizzazione<br />

vedi in FCT 26, 681-683. Cfr. pure FCT 26, 119.<br />

151 Cfr. in seguito, capitolo settimo nota 285.<br />

152 Cfr. FCT 26, 683.<br />

153 Sempre secondo i ricordi di Bonardi (GRAZZI, Il libro, 156), che afferma come il fondatore<br />

volesse incaricare lui, Bonardi, della formazione. Lo stesso don Belletti, nel 1939, ci<br />

parla di un anno di tentativo di fondazione, attraverso un’esperienza di vita comune fatta da<br />

“alcuni” sacerdoti in episcopio (cfr. Testimonianze 3, 11-12 e 14).<br />

154 Cfr. FCT 26, 707-709.<br />

155 Cfr. FCT 26, 683.


344 Capitolo sesto<br />

nella Casa dei Mansionari nei pressi della cattedrale, con una loro cappella 156 .<br />

La piccola comunità si scioglieva all’inizio di agosto: Scaffardi rientrava in<br />

famiglia 157 . Nell’ottobre 1931 Belletti fu nominato parroco a Mariano di San<br />

Lazzaro 158 . Si noti che <strong>Conforti</strong> sceglie qualcuno dei “suoi” giovani sacerdoti,<br />

quelli cresciuti ormai in un altro clima di seminario. Ma forse anche da loro<br />

subisce questa “delusione”, nata certamente dalla forma inedita ed esigente<br />

della proposta. Nonostante l’interruzione del percorso di formazione degli<br />

oblati, <strong>Conforti</strong> continuava a progettare questa istituzione, anche durante le<br />

lunghe riflessioni nei tempi morti della crociera verso la Cina, nell’autunno<br />

del 1928 159 .<br />

La nuova famiglia religiosa doveva intitolarsi al Sacro Cuore ed essere “milizia<br />

ausiliare al Clero Secolare, stante la scarsezza di vocazioni allo stato Ecclesiastico<br />

ed i crescenti bisogni della Chiesa e della Società civile” 160 . Il fine generale<br />

della congregazione era la santificazione dei membri, il fine particolare<br />

“mettersi intieramente a disposizione dei Vescovi, in tutto quello in cui l’opera<br />

sua potrà essere giudicata utile al bene del Clero e dei fedeli” 161 . Il modello<br />

spirituale era individuato nel Cuore di Gesù: i novizi “studieranno a fondo il<br />

Cuore di Gesù e da lui impareranno la mansuetudine, l’umiltà, l’obbedienza,<br />

la purezza, il distacco dalle cose della terra, l’amore ai patimenti e soprattutto<br />

quella carità forte, generosa e costante, che li renderà, per quanto è possibile<br />

all’umana fralezza, copie vive del prototipo divino dei predestinati” 162 . Il regolamento<br />

del 1919 specifica le opere a cui gli oblati saranno dedicati: diffusione<br />

della devozione eucaristica (comunioni generali e quotidiane, ore di adorazione,<br />

quarant’ore, adorazione notturna…), formazione liturgica del popolo, educazione<br />

dei seminaristi, esercizi spirituali al clero, impegno per la vita comune<br />

dei sacerdoti e per le vocazioni, direzione di case per sacerdoti anziani, missioni<br />

popolari e assistenza religiosa agli operai e ai carcerati, pubblicazioni religiose<br />

e diffusione della lettura del Vangelo nelle famiglie, delle opere missionarie e<br />

di altre associazioni religiose, educazione dei giovani tramite le congregazioni<br />

156 Cfr. FCT 26, 683-684.<br />

157 Nello “Stato del clero” dell’inizio del 1929, don Scaffardi era registrato come insegnante<br />

in seminario e beneficiato del capitolo della cattedrale (cfr. L’Eco 1929, 13 e 17).<br />

158 Vedi “Nomina” ne L’Eco 1931, 168.<br />

159 Nel diario di viaggio verso la Cina, <strong>Conforti</strong> raccontava di aver “pensato… all’Opera<br />

degli Oblati…” (cfr. FCT 14, 820).<br />

160 Tutti questi riferimenti sono relativi al Regolamento del 1919, che qui viene indicato<br />

con Regole 1919 o Regole 1928 e numero progressivo, seguito dalla pagina in cui Teodori<br />

riporta il testo. Regole 1919, n. 1 in FCT 26, 684. Regole 1928 in FCT 26, 707.<br />

161 Regole 1919, n. 2 in FCT 26, 685; Regole 1928 in FCT 26, 707.<br />

162 Regole 1919, n. 37 in FCT 26, 688; Regole 1928 in FCT 26, 708.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

345<br />

mariane, gli oratori, le scuole di religione, la direzione di collegi vescovili per<br />

studenti 163 . L’obiettivo di questo ampio spettro di possibili ministeri ecclesiali<br />

è così descritto: “Combattere coll’azione il dominante laicismo per coadiuvare<br />

il Clero secolare nella lotta santa per la ristorazione sociale in Cristo, compendiando<br />

il suo programma in questa parola d’ordine: ‘In omnibus Christus!’” 164 .<br />

Si scorge qui l’eco del progetto intransigente, che sarà più avanti tradotto nel<br />

“regno sociale di Cristo” da Pio XI 165 .<br />

La devozione al Cuore di Gesù ritorna in questi strumenti di formazione e<br />

sostegno spirituale del clero. Era certamente un’icona diffusa in quel momento,<br />

sostenuta tra l’altro a livello italiano dal Gemelli, dalle realtà di azione cattolica,<br />

oltre che, come per tradizione, dai gesuiti. Nell’abbondante quantità<br />

di scritti e omelie di <strong>Conforti</strong>, per ora manca un’analisi della presenza e dei<br />

significati della devozione al Sacro Cuore, che pure è marginale nella recente<br />

antologia di scritti. Certamente la formazione della gioventù, la vicinanza<br />

alla spiritualità gesuita e l’attenzione a quanto veniva dalla Santa Sede rende<br />

<strong>Conforti</strong> attento alla diffusione di questa devozione. Tra i saveriani, qualcuno<br />

ha accusato il suo primo successore, p. Amatore Dagnino, di aver “inventato”<br />

in congregazione la devozione. Mi sembra che, almeno per la diocesi e soprattutto<br />

per il clero, <strong>Conforti</strong> non sia estraneo a questo modello 166 .<br />

Oltre a questa strumentazione di tipo spirituale, mi sembra che si debba<br />

sottolineare un’altra intuizione di <strong>Conforti</strong> per il sostegno del suo clero.<br />

Nell’aprile 1910, quindi negli anni del modernismo, <strong>Conforti</strong> suggeriva alla<br />

Conferenza episcopale emiliana di proporre alle diocesi l’istituzione di “circoli<br />

pro cultura del clero”, in evidente risposta al modernismo sul piano culturale<br />

167 . Probabilmente, in quell’epoca di tensioni, circoli del genere sarebbero<br />

stati posti sotto speciale osservazione dalla Santa Sede come possibili focolai<br />

di modernismo. Ma, vuoi per la sicurezza che <strong>Conforti</strong> aveva riguardo al sano<br />

e saldo neotomismo dei suoi insegnanti, vuoi per quel pizzico di candore che<br />

in fondo conservò sempre, nello stesso anno decise di far partire in diocesi<br />

l’Associazione pro cultura tra il clero diocesano 168 . I programmi e le proposte<br />

163 Regole 1919, nn. 77-84 in FCT 26, 692-693; Regole 1928 tutto è molto più generico.<br />

164 Regole 1919, n. 74 in FCT 26, 691-692.<br />

165 La Pia società degli oblati nelle regole del 1919 prevedeva anche la presenza di fratelli<br />

coadiutori (nn. 201-205 in FCT 26, 703-704): una realtà che nell’abbozzo di regolamento<br />

del 1928 scompare completamente.<br />

166 Si veda, a titolo d’esempio, la lettera pastorale per la Quaresima del 10 febbraio 1917<br />

(cfr. FCT 25, 65-79).<br />

167 Cfr. lettera a mons. Natale Bruni arcivescovo di Modena (cfr. FCT 18, 115).<br />

168 Cfr. lettera Al venerando clero della città e della diocesi, del 20 febbraio 1910 (cfr. L’Eco<br />

1910, 101-108).


346 Capitolo sesto<br />

dell’associazione, che si possono seguire sulle annate del bollettino diocesano<br />

dal 1910 al 1916, sono interessanti per i temi scelti e per i relatori invitati<br />

o coinvolti tra il clero parmense. Nel 1910 intervennero con conferenze p.<br />

Gemelli, Filippo Crispolti, Aleramo Cravosio, quest’ultimo con una conferenza<br />

archeologica sull’antica città di Ninive 169 . I temi andavano dall’attualità,<br />

alla filosofia, alle tematiche storiche. Oltre a conferenze in città, l’associazione<br />

promuoveva un concorso a premi in denaro per elaborazioni di approfondimento<br />

inviate da sacerdoti 170 . Non mi risulta, per ora, che <strong>Conforti</strong> abbia<br />

ripreso l’idea da altri vescovi o altre diocesi: credo si tratti di un’intuizione<br />

originale sua. Purtroppo anche in questo la guerra europea finì per essere il<br />

motivo della sospensione dell’iniziativa, che non mi risulta essere stata poi<br />

ripresa da <strong>Conforti</strong>. Peraltro, dopo anni, nel 1925 ricomincia nel bollettino<br />

diocesano la pubblicazione dei “casi” da discutere nelle congreghe vicariali dei<br />

sacerdoti, metodo tradizionale di aggiornamento del clero 171 .<br />

A questa sensibilità spirituale e culturale, cui va unita la diffusione<br />

dell’Unione missionaria del clero di cui si parlerà più avanti, <strong>Conforti</strong> univa<br />

l’attenzione alle condizioni di vita dei sacerdoti. In quegli anni, a motivo della<br />

situazione economica precaria, ma anche per la difesa legale dei sacerdoti<br />

accusati dai tribunali civili, in varie diocesi italiane nascono società di mutuo<br />

soccorso tra il clero e associazioni di difesa 172 . A Parma <strong>Conforti</strong> promuoveva<br />

la Società di mutuo soccorso tra il clero 173 e più avanti la Società per la difesa<br />

del clero 174 . Leader di quest’opera di organizzazione, informazione e raccolta<br />

di fondi era don Ormisda Pellegri, già esperto di cooperative e legislazione<br />

169 L’Eco se possibile pubblicava il testo integrale delle conferenze: cfr. L’Eco 1910, 160-<br />

163 e 241-247.<br />

170 Vedi le molte pagine in vari numeri del mensile, nei diversi anni: L’Eco 1911, 30-33,<br />

160-167, 210, 309-311; L’Eco 1912, 18-20; L’Eco 1913, 322-323; L’Eco 1914, 106 e 135;<br />

L’Eco 1915, 16-17, 48-50, 66-67, 89-91, 122-126 (con l’intervento antimodernista di don<br />

V. Soncini), 177-178; L’Eco 1916, 261-262.<br />

171 Vedi ad esempio L’Eco 1925, 296 e L’Eco 1926, 43ss.<br />

172 Achille ERBA, Preti del sacramento e preti del movimento. Il clero torinese tra azione cattolica<br />

e tensioni sociali nell’età giolittiana, Milano 1984; A. ERBA, “Proletariato di Chiesa” per<br />

la cristianità. La FACI tra curia romana e fascismo dalle origini alla Costituzione, 2 volumi,<br />

Roma 1990.<br />

173 Cfr. L’Eco 1909, 296-297 e supplemento a fine annata; L’Eco 1910, 92, 109-118, 197,<br />

252. 290.<br />

174 Vedi le molte pagine ad essa dedicate in: L’Eco 1916, 42-44; L’Eco 1917, 167-168;<br />

L’Eco 1918, 112, 132 e 185; L’Eco 1919, 16, 49-52, 67-68, 112-116, 169-171 e 203-208;<br />

L’Eco 1920, 79-80, 90, 126, 151 e 166; L’Eco 1921, 24, 39-40, 56, 71-72, 163-164 e 204;<br />

L’Eco 1922, 62-63; L’Eco 1923, 80, 143-144 e 176; L’Eco 1925, 297; L’Eco 1926, 160-161;<br />

L’Eco 1928, 53 e 96-97. E molte note, circolari, pubblicazioni nell’annata L’Eco 1924.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

347<br />

nei primi anni di parrocchia, a Cassio. In questo quadro, <strong>Conforti</strong> arrivò a<br />

concepire un progetto ambizioso, legato alla sua esperienza e conoscenza del<br />

clero parmense. L’età media cresceva, il clero giovane era scarso e lo sarebbe<br />

stato per anni, la diocesi era frammentata in oltre trecento parrocchie, molte<br />

delle quali in piccoli paesi di montagna. Si doveva pensare a un istituto di<br />

ospitalità per il clero anziano e malato. Nacque così il progetto della Casa del<br />

clero, che soprattutto inizialmente raccolse adesioni e fondi, ma poi non ebbe<br />

gambe per camminare 175 .<br />

Per il resto, il margine di manovra di <strong>Conforti</strong> era molto scarso e a livello<br />

economico poteva far ben poco per il suo clero 176 . Con l’avvento del fascismo,<br />

le congrue e altri aspetti economici ebbero un miglioramento di condizioni,<br />

ma egli quando aveva l’occasione non mancava di chiedere alla Santa Sede<br />

qualche forma di sostegno soprattutto verso i canonici e i parroci poveri 177 .<br />

Richiamava peraltro con forza i parroci a una corretta amministrazione dei<br />

benefici, perché, come s’è visto, non mancavano sacerdoti che si accollavano<br />

pesanti situazioni debitorie 178 .<br />

L’esperienza, infine, aveva insegnato a <strong>Conforti</strong> la necessità di una buona<br />

organizzazione dei legami del clero sul territorio. Magani aveva risistemato i<br />

vicariati, superando vecchie strutture tradizionali e adeguando i confini vicariali<br />

a quelli dei comuni, che in provincia di Parma sono ampi a livello territoriale<br />

179 . Dopo due visite pastorali, e finito il cataclisma bellico, <strong>Conforti</strong><br />

radunava i vicari foranei 180 . In questa occasione il vescovo espose chiaramente<br />

la sua concezione del ruolo dei vicari: tramite le visite annuali alle parrocchie,<br />

dovevano raccogliere informazioni da trasmettere immediatamente al vescovo;<br />

ci sarebbero poi state le più approfondite visite triennali; bisognava far<br />

ripartire le congregazioni dei casi, diffondere le linee diocesane sulla catechesi<br />

ai bambini, esortare alla cura delle vocazioni e, più in generale, controllare il<br />

175 Cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 78-79; LUCA, Sono tutti, 117; Pietro BONAR-<br />

DI, La violenza del 1922 nel Parmense (Centro studi della Val Baganza, 6), [Sala Baganza<br />

1992] 138; A. LUCA, Mons. <strong>Conforti</strong> e la Casa per il clero inabile, in Decennale di Villa San<br />

Bernardo 1987-1997. Assistenza per gli anziani a Parma, Parma 1997, 93-115.<br />

176 Testimonianza di don Guglielmo Ceretoli, suo segretario, scritta nel 1941, in Testimonianze<br />

3, 42.<br />

177 Vedi ad esempio lettera al card. F. Cassetta del 21 ottobre 1918, in FCT 26, 449-450;<br />

lettera a mons. Pietro Del Soldato del 28 dicembre 1918 in FCT 26, 507-508 e altre, nelle<br />

pagine della stessa fonte: 525-526, 627-628 (al ministro Mortara), 643-644.<br />

178 Cfr. L’Eco 1931, 120.<br />

179 Cfr. F. MAGANI, Decreto generale sull’ordinamento parrocchiale del vescovado di Parma,<br />

cit., 36.<br />

180 Cfr. L’Eco 1918, 90-91.


348 Capitolo sesto<br />

clero, cui egli rivolge una proposta di vita comune, secondo il canone 134 del<br />

Codice di diritto canonico del 1917. Pochi anni dopo, tra il 1924 e il 1925,<br />

procedeva alla nomina dei “cancellieri” (ossia segretari) di vicariato, e ricordava<br />

ai vicari i loro doveri 181 .<br />

<strong>Conforti</strong> e le congregazioni religiose presenti in diocesi di Parma<br />

Inseriamo qui qualche accenno a un tema che apre ad ampi studi e approfondimenti,<br />

ossia il rapporto tra il <strong>Conforti</strong> e le diverse congregazioni religiose,<br />

sia maschili che femminili, presenti in città di Parma e nel territorio 182 . La<br />

presenza dei religiosi è antica e da sempre importante soprattutto nella città<br />

capoluogo e sede vescovile 183 , con un ampio influsso a livello educativo, oltre<br />

che nel servizio religioso delle diverse chiese pubbliche collegate alle comunità.<br />

Cresciuto nella scuola dei lasalliani, <strong>Conforti</strong> aveva sperimentato l’impegno e<br />

181 Vedi relative pagine in L’Eco 1924, 123 e 133; L’Eco 1925, 309-311. Nel 1930 rinnovava<br />

la forma del questionario per le visite dei vicari alle parrocchie (cfr. L’Eco 1930, 110-<br />

113).<br />

182 Questi gli studi finora dedicati ad alcune congregazioni: L’istituto secolare “Compagnia<br />

di S. Orsola” delle Figlie di S. Angela Merici a Parma, a cura di Mario AFFOLTI, Parma 1968,<br />

21-23; F. TEODORI, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e<br />

Maria. Lettere e documenti dal 1895 al 1931 e breve documentazione della Congregazione fino<br />

ad oggi, Roma – Parma 1980 (è il vol. FCT 5); Anna Maria Adorni. Atti del convegno di studio<br />

nel centenario della morte (1893-1993), cit.; Istituti religiosi presenti a Parma, Parma 1990;<br />

Aldo LEONI, Monsignor <strong>Conforti</strong> e gli stimmatini, in A Parma e nel mondo. Atti delle ricorrenze<br />

saveriane (1994-1996), cit., 423-471; Sonia MORONI, Umanità e fede. Cento anni di presenza<br />

delle Figlie della Croce in Traversetolo, Traversetolo 1996; Parma e don Carlo Maria Baratta<br />

salesiano. Atti del convegno di storia sociale e religiosa, cit., 255-282; Mario SPINELLI, Sull’orlo<br />

dell’inferno. Storia delle Orsoline, cit., 158-186; Secondino SCAGLIONE, Il beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> e i lasalliani a Parma, cit., 299-322.<br />

183 Le congregazioni religiose maschili presenti al tempo di <strong>Conforti</strong> erano: i benedettini,<br />

che avevano recuperato una parte del monastero di San Giovanni; i frati minori francescani,<br />

che avevano il convento e gestivano la parrocchia dei Santi Gervasio e Protaso nella Santa<br />

Annunziata in Oltretorrente; gli “alcantarini” (minori riformati); i carmelitani scalzi; gli<br />

“ignorantelli” (lasalliani) e i cappuccini; ad essi s’erano aggiunti nel XIX secolo i salesiani a<br />

San Benedetto e gli stimmatini al Quartiere. Le congregazioni religiose femminili in città<br />

avevano diverse comunità: le cappuccine di vita contemplativa erano soggette all’ordinario<br />

diocesano; c’era un convento di carmelitane scalze; le orsoline della madre Zileri; le figlie<br />

della Croce; le suore del Buon Pastore; le piccole figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, con<br />

le varie loro case, che si stavano espandendo anche nel territorio diocesano. Fuori dalla città<br />

ricordiamo le domenicane a Fontanellato, con anche una piccola comunità di domenicani,<br />

le figlie della Croce a Traversetolo e a Sala Baganza, le salesiane a Berceto.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

349<br />

il fervore di alcune di queste comunità religiose, in vari casi sopravvissute alle<br />

soppressioni del 1866-67; aveva pure percepito gli stimoli di maggior incisività<br />

spirituale presenti nelle stesse famiglie religiose che avevano retto alla prova.<br />

Sia negli anni in cui era vicerettore in seminario, e quindi giovane sacerdote,<br />

ma soprattutto nel periodo in cui egli svolse le funzioni di vicario generale, i<br />

rapporti con i religiosi si erano mantenuti sempre molto buoni. Ciò contrariamente<br />

a quanto avveniva per il suo vescovo F. Magani, che finì per entrare<br />

in tensione con quasi tutte le comunità presenti in città, come s’è visto nel<br />

capitolo secondo. Il clima positivo tra il giovane vicario generale e i religiosi è<br />

provato dal prezioso dono di un reliquiario con le reliquie di tutti i fondatori<br />

o patroni delle comunità religiose maschili della diocesi, al momento della<br />

nomina del <strong>Conforti</strong> ad arcivescovo di Ravenna 184 , oltre che da svariate lettere<br />

gratulatorie nella medesima occasione.<br />

Rientrato da Ravenna a Parma, sia nel primo periodo di permanenza a<br />

Campo di Marte come arcivescovo in partibus, sia in seguito, e soprattutto<br />

come vescovo della sua città d’origine, <strong>Conforti</strong> continuò con spontaneità la<br />

politica di buon vicinato e di collaborazione con tutte le comunità religiose<br />

presenti sul territorio. La documentazione, per ora, è piuttosto limitata, almeno<br />

a livello di scambi epistolari e di interventi diocesani. Non ci si stupisca della<br />

limitatezza delle fonti, che per quell’epoca non è indice di reciproca distanza.<br />

La gran parte delle congregazioni non aveva incarichi pastorali che ricadessero<br />

sotto la competenza dell’ordinario diocesano: solo i benedettini, i francescani<br />

dell’Annunziata e i salesiani erano anche titolari di parrocchie. Secondo il<br />

diritto canonico e la mentalità dell’epoca, l’azione pastorale dei religiosi era<br />

considerata in un’ottica di indipendenza rispetto all’impegno più strettamente<br />

parrocchiale. Oggi si cerca una maggior formalizzazione della collaborazione<br />

tra clero diocesano e religiosi, tramite la partecipazione a consigli e organi a<br />

vari livelli. Allora i campi d’azione erano considerati nettamente separati. Dunque<br />

si può ritenere che la gran parte dei contatti si svolgesse in via informale,<br />

perché in questi rapporti si mettevano per iscritto solo i problemi.<br />

<strong>Conforti</strong> fece il possibile per dissipare le tensioni sorte al tempo del suo<br />

predecessore Magani: nel quinto capitolo s’è accennato, ad esempio, alla conclusione<br />

rapida e pacifica della controversia del priorato di Fontanellato, che<br />

aveva coinvolto anche i domenicani del santuario 185 . La sua partecipazione<br />

184 Cfr. FCT 11, 372-374 e soprattutto E. FERRO, Attività di G. M. <strong>Conforti</strong> in attesa<br />

dell’exequatur, in Parma negli anni 7/2002, 54-58.<br />

185 Si impegnò anche, nel 1913-14, per sostenere alcuni restauri del santuario (cfr. FCT<br />

21, 87, 94, 194-197; FCT 22, 71).


350 Capitolo sesto<br />

a celebrazioni o manifestazioni promosse da religiosi e religiose è costante e<br />

discreta 186 . Da parte dei vari gruppi di consacrati l’impegno per la formazione<br />

catechistica, che stava a cuore al vescovo, o, come nel caso degli stimmatini,<br />

per i circoli giovanili, è ampia 187 . Un segno apparentemente limitato ma di<br />

notevole significato fu la disponibilità di alcuni religiosi a gestire le parrocchie<br />

rimaste vacanti in tempo di guerra, come si dirà più oltre 188 . Questa buona<br />

armonia, propiziata sicuramente anche dal fatto che tra i religiosi presenti in<br />

diocesi c’erano pure i “suoi” saveriani, con p. Bonardi impegnato a tenere i<br />

contatti con i vari responsabili dei conventi, emerge con chiarezza nella Relatio<br />

ad limina del 1926, che citeremo anche in un capitolo successivo: le comunità<br />

di consacrati sono viste da <strong>Conforti</strong> come “esemplari nell’osservanza delle<br />

regole e della vita a loro prescritta” 189 .<br />

Il buon rapporto tra <strong>Conforti</strong> e i religiosi non deriva soltanto da ragioni<br />

di opportunità pastorale e dall’impegno di evitare scontri e scandali. <strong>Conforti</strong><br />

conosceva bene le diverse comunità presenti sul territorio diocesano e lo spessore<br />

della loro vita consacrata, che effettivamente era alto. Il suo confessore personale<br />

era il p. Salvatore Spada dei francescani dell’Annunziata. Salesiani e stimmatini<br />

erano, con i lasalliani, presenze educative preziose nei quartieri più a rischio 190 .<br />

186 Si veda ad esempio un suo intervento del 1913 in lode dell’opera dei lasalliani (cfr.<br />

FCT 21, 109-110); intervento analogo riguardo ai salesiani nel 1915 (cfr. FCT 23, 75-76);<br />

un attestato dalla Santa Sede per i religiosi stimmatini, sempre del 1915 (cfr. FCT 23, 158-<br />

159); l’appoggio all’approvazione definitiva da parte della Santa Sede delle regole degli stimmatini,<br />

nel 1923 (cfr. FCT 27, 473), contemporanea ad una dichiarazione a lode dei lasalliani<br />

(cfr. FCT 27, 473-474).<br />

187 Si può citare come forse unico momento di tensione tra vescovo e religiosi una controversia<br />

tra i carmelitani e la parrocchia della Santissima Trinità, in favore della quale <strong>Conforti</strong><br />

interviene, nel 1928. Quando, nel 1920, la diocesi aveva ceduto ai carmelitani l’oratorio dei<br />

Rossi in via Garibaldi (oggi chiesa parrocchiale di Santa Teresa del Bambino Gesù), i carmelitani<br />

s’erano impegnati per iscritto a dare un religioso che coadiuvasse con continuità il<br />

parroco della SS. Trinità. Poiché i religiosi non adempivano questo obbligo, <strong>Conforti</strong> scriveva<br />

ripetutamente al provinciale. La questione fu chiusa con l’impegno dei carmelitani a dare<br />

il sostentamento economico a un sacerdote diocesano che facesse da coadiutore al parroco;<br />

vedi lettere di <strong>Conforti</strong> a p. Massimo Berruti, provinciale dei carmelitani scalzi (Milano), del<br />

6 marzo e 17 aprile 1928 e la lettera al p. Stanislao Pederzani, priore dei carmelitani scalzi di<br />

Parma, del 13 e 19 settembre 1928 (cfr. FCT 28, 548-549, 551, 571 e 572).<br />

188 Cfr. FCT 26, 31.<br />

189 ASV, Congr. Concistoriale, Relationes Dioecesium, f. 606, per la visita quinquennale del<br />

vescovo, n. 77: “Numquam aliquid, contra statuta, adnotatu dignum in eis reperi”; n. 78:<br />

vita comune e buona fama; n. 81: “Nullum cum Religiosis offendiculum habeo in meae jurisdictionis<br />

exercitio”; n. 83: osservanza delle norme canoniche e impegno delle congregazioni<br />

femminili di vita attiva.<br />

190 Si può vedere, ad esempio, la cordiale lettera di congedo dal padre stimmatino Giacin-


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

351<br />

I cappuccini avevano un tradizionale, importante impegno missionario verso<br />

la Cina, che aveva propiziato l’arrivo di p. Francesco Fogolla a Parma e a questi<br />

<strong>Conforti</strong> aveva affidato la prima spedizione missionaria dei saveriani. I contatti<br />

con il monastero benedettino di San Giovanni furono sempre positivi e con<br />

l’arrivo di Emanuele Caronti, come abate, ebbero un visibile incremento nel<br />

campo della collaborazione per la pastorale liturgica 191 . Inoltre la sua stima per<br />

i voti religiosi, che aveva voluto per il suo istituto, dava a <strong>Conforti</strong> una capacità<br />

di cogliere le dinamiche più proprie, carismatiche e spirituali, dei religiosi, cosa<br />

che non è sempre istintiva in un sacerdote diocesano 192 .<br />

Sicuramente questo ambito è ancora suscettibile di studi e approfondimenti.<br />

In particolare credo siano da scandagliare sistematicamente i rapporti<br />

coi francescani, sui quali gli studi si polarizzano in gran parte sulla singolare<br />

figura di p. Lino Maupas, nonché con i gesuiti, per i quali proprio <strong>Conforti</strong><br />

otteneva il ritorno in città 193 .<br />

A proposito di p. Lino, tuttora veneratissimo a Parma 194 , abbiamo le parole<br />

di <strong>Conforti</strong> per l’inaugurazione di un monumento al francescano, pronun-<br />

to Largher, trasferito in Friuli: <strong>Conforti</strong> a Largher, 4 ottobre 1919 (cfr. FCT 26, 646). Nel<br />

1923 chiedeva che i lasalliani aprissero anche le scuole medie (cfr. FCT 27, 507).<br />

191 Maria PAIANO, Liturgia e regime fascista: l’apostolato liturgico di Emanuele Caronti tra le<br />

due guerre, in Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali<br />

(<strong>Italia</strong>, Spagna, Francia), a cura di Daniele MENOZZI e Renato MORO, Brescia 2004, 127-<br />

169.<br />

192 Per un certo periodo, la comunità delle dame orsoline di Parma, che avevano avuto<br />

un appoggio da <strong>Conforti</strong> già ai tempi di Magani, fu impegnata in negoziati con altri istituti<br />

analoghi, in particolare con le orsoline di Piacenza, in vista di una federazione. <strong>Conforti</strong><br />

contribuì ai diversi passaggi, anche se alla fine l’unione non ebbe durata (cfr. FCT 26, 729<br />

e FCT 27, 476-477).<br />

193 Lettera a Mussolini, presidente del Consiglio, del 5 giugno 1923, per ottenere alcuni<br />

spazi adiacenti alla chiesa di San Rocco annessa all’università (cfr. FCT 27, 471-472); lettera<br />

a Agostino Berenini, senatore e rettore dell’università di Parma, del 27 agosto 1924 (cfr.<br />

FCT 27, 562); lettera al padre provinciale dei gesuiti Giuseppe Grana, 17 giugno 1928 (cfr.<br />

FCT 28, 556). C’è qualcosa che si può chiamare ironia della storia in questi contatti tra l’anziano<br />

Berenini, massone, socialista, anticlericale e divorzista, e il <strong>Conforti</strong>, in vista del ritorno<br />

nientemeno che dei padri gesuiti! Anche a favore dei francescani alcantarini, nel febbraio<br />

1930, <strong>Conforti</strong> intercedeva presso il ministero della Guerra perché i religiosi ottenessero la<br />

restituzione di parte del convento, adibito a caserma (cfr. FCT 28, 634-635).<br />

194 Nato a Spalato (Split) in Dalmazia (ora Croazia) nel 1866 e morto a Parma nel 1924,<br />

p. Lino fece la professione perpetua tra i frati minori nel 1889 e fu ordinato sacerdote nel<br />

1890. Dal 1893 fino alla morte fu a Parma, nel convento dell’Annunziata e cappellano nel<br />

carcere. Si dedicò alla carità verso i più poveri e i carcerati, con una generosità per certi<br />

aspetti folle.


352 Capitolo sesto<br />

ciate al cimitero di Parma di fronte alla sua tomba, il 1° novembre 1929 195 .<br />

Il vescovo era profondamente ammirato della carità senza limiti del francescano:<br />

“Della carità egli è stato apostolo indefesso, dirò anzi di più, della<br />

carità è stato la perenne emanazione. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto<br />

essere il tramite delle beneficienze episcopali”. Dall’altra parte, però, nelle sedi<br />

riservate, esprimeva le sue perplessità. Dopo la morte di p. Lino, si dovette<br />

provvedere alle cappellanie del carcere maschile e del carcere minorile, allora<br />

chiamato “riformatorio”. Il vescovo voleva assegnarvi due sacerdoti, mentre il<br />

ministero, per risparmiare, pretendeva che si nominasse un unico cappellano,<br />

come unico era p. Lino:<br />

E poiché si insiste sul precedente di Padre Lino Maupas, mentre riconfermo il giudizio<br />

da me manifestato nella mia lettera del 14 giugno alla Direzione delle Carceri<br />

di Parma, sulla eccezionale infl uenza personale esercitata da P. Lino sui giovani del<br />

Riformatorio e sopra i detenuti delle Carceri, devo ora apertamente e sinceramente<br />

affermare che questa Autorità Ecclesiastica non poté mai dichiararsi soddisfatta<br />

dell’opera personale da lui svolta nella formazione religiosa dei giovani del Riformatorio<br />

Lambruschini, specialmente dal lato dell’istruzione religiosa.<br />

E le preoccupazioni nostre arrivarono a tal punto da lasciarci dubitare se ci fosse<br />

lecito permettere a detti giovani la partecipazione ai Sacramenti della Confessione e<br />

Comunione, tanta era la loro impreparazione intellettuale… 196 .<br />

Nella lettera citata del 14 giugno 1924, così <strong>Conforti</strong> aveva descritto la<br />

presenza di p. Lino nel carcere minorile:<br />

P. Lino non solo parlava con la storia eccezionale della sua lunga vita fatta di benefi -<br />

cienze e carità cristiana, ma portava in sé quell’aureola di eccezionalità personale per<br />

cui la sola sua presenza poteva produrre effetti che per altri saranno il frutto di un<br />

intelligente, costante, assiduo e coscienzioso apostolato di bene 197 .<br />

Non era incoerente o dissimulatore <strong>Conforti</strong> mentre esaltava la carità di p.<br />

Lino; come non bisogna accusarlo di vedute ristrette quanto lamentava l’oggettiva<br />

fretta e superficialità con cui il francescano compiva uno dei doveri del<br />

suo ministero con i carcerati.<br />

195 Cfr. FCT 28, 170-172.<br />

196 <strong>Conforti</strong> al ministro della Giustizia, Aldo Oviglio, 17 settembre 1924 (cfr. FCT 27,<br />

565) e precedente lettera del 14 giugno (cfr. FCT 27, 544-545). A proposito della presenza<br />

o meno di <strong>Conforti</strong> ai funerali di p. Lino, celebrati domenica 18 maggio 1924, una lettera<br />

di <strong>Conforti</strong> a don Giuseppe Orsi (datata 17 giugno 1924, probabilmente per errore) spiega<br />

l’assenza del vescovo con l’impegno dell’amministrazione delle cresime a Felino (cfr. FCT 27,<br />

545).<br />

197 Cfr. FCT 27, 545.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

Per una sintesi<br />

353<br />

Spesso la narrazione storica delle vicende dei sacerdoti sparsi sul territorio<br />

finisce per sottolineare gli aspetti problematici: è uno dei limiti della documentazione<br />

su cui si basano le ricostruzioni storiche. Decine e decine di presbiteri<br />

impegnati, attenti alle persone, dediti magari per anni e anni a un servizio<br />

nascosto e all’ubbidienza al loro vescovo non producono, purtroppo, molti<br />

documenti.<br />

Resta comunque il fatto che le situazioni che abbiamo incrociato, pur<br />

essendo spesso legate a realtà strutturali di povertà economica o culturale,<br />

di isolamento umano e pastorale, di logoramento a vari livelli, esistevano e<br />

creavano problemi a <strong>Conforti</strong>.<br />

La preziosa antologia, voluta dalla direzione generale dei saveriani e curata<br />

dai padri Alfiero Ceresoli ed Ermanno Ferro, raccoglie sotto la voce “sacerdozio”<br />

alcuni testi ben scelti tra i tanti dedicati da <strong>Conforti</strong> al tema 198 . Leggendo<br />

questi testi, spesso di tipo omiletico o desunti da lettere pastorali dedicate<br />

al sacerdozio, non si può, credo, evitare una sensazione di “straniamento”<br />

rispetto alla situazione che abbiamo descritto sopra. Il sacerdote è descritto<br />

da <strong>Conforti</strong> sempre in toni di profonda ammirazione per la “sublimità” (è<br />

parola che ricorre) della sua figura teologica. Il testo biblico sicuramente più<br />

citato è quello della Lettera agli Ebrei (5,1): Omnis Pontifex ex hominibus<br />

assumptus, pro hominibus constituitur in is quae sunt ad Deum (ogni sommo<br />

sacerdote, preso tra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle<br />

cose che riguardano Dio), con particolare sottolineatura conferita alla parola<br />

“assumptus”, innalzato, esaltato, estratto quasi a forza. È dottrina assolutamente<br />

tradizionale a quel tempo, e <strong>Conforti</strong> l’ha assimilata dalla formazione<br />

spirituale del seminario 199 . Possiamo citare solo poche righe, per dare un’idea<br />

del concetto ideale del presbitero:<br />

Ammiriamo, o fratelli, il potere del sacerdote che è uguale a quello di Cristo e superiore<br />

a quello degli angeli. All’altare ed al tribunale della penitenza egli viene a perdere<br />

in certo qual modo la propria personalità per assumere quella di Gesù Cristo<br />

identifi candosi con lui. Egli infatti all’atto della consacrazione non dice già: questo<br />

pane si converte in corpo e questo vino in sangue di Cristo, ma bensì questo è il mio<br />

corpo e questo è il mio sangue. E così nel sollevare la destra sul capo del penitente non<br />

dice già: il Signore ti rimetta le tue colpe, ma bensì: io ti assolvo dai tuoi peccati,<br />

198 Antologia degli scritti di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, a cura di Alfiero CERESOLI ed Ermanno<br />

FERRO, Parma 2007, 643-660.<br />

199 MANFREDI, Vescovi, 230-236.


354 Capitolo sesto<br />

perché in quei momenti solenni egli personifi ca Cristo, ed opera in nome e con l’autorità<br />

stessa di Cristo 200 .<br />

La distanza tra l’ideale e la realtà concreta che <strong>Conforti</strong> doveva quotidianamente<br />

affrontare rischierebbe ovviamente di degenerare in vera e propria<br />

schizofrenia o in idealismo che nega l’evidenza. Ma non è così. Come si scorge<br />

dalle righe citate e dalla più complessiva dottrina di <strong>Conforti</strong> sul sacerdozio,<br />

l’ideale è profondamente radicato sulla concezione dei sacramenti come dato<br />

oggettivo. Il sacerdote è figura così elevata a motivo del sacramento dell’ordine<br />

e al servizio dell’amministrazione dei sacramenti, in particolare eucaristia<br />

e penitenza. Ora, questa concezione teologica per <strong>Conforti</strong> era verità profondamente<br />

creduta e vissuta, e diventava chiave di lettura della concretezza,<br />

anche deludente e limitata, che incontrava ogni giorno. I suoi sacerdoti, pur<br />

nei loro limiti umani e nei loro sbagli morali, non cessavano di essere investiti<br />

del potere sacramentale e del mandato di celebrare per rendere accessibile la<br />

salvezza. La concezione dell’ex opere operato diventava riconoscimento di una<br />

dignità che in nessuna situazione si poteva perdere.<br />

Ecco allora il continuo, febbrile sforzo di ricupero dei sacerdoti lapsi, direttamente<br />

o tramite altri sacerdoti di fiducia, e la piena disponibilità a riaccogliere<br />

e offrire un’altra chance a coloro che si fossero allontanati. Ma attraverso<br />

questa concezione si spiega anche la oggettiva severità di <strong>Conforti</strong> di fronte a<br />

atteggiamenti e scelte che contraddicevano il mandato sacramentale e il dovere<br />

della carità pastorale: “Per questo il Sacerdote che ha il cuore insensibile,<br />

dominato dall’egoismo, che non ha palpiti per i fratelli, è una mostruosità,<br />

un controsenso” 201 .<br />

La distanza già presente per struttura nella concezione “sacramentale” del<br />

sacerdozio tra l’ideale e la realtà permette a <strong>Conforti</strong>, ma, possiamo dire, con<br />

lui a molti altri uomini e donne della chiesa dei secoli XIX e XX, di guardare<br />

con una certa serenità ai suoi sacerdoti. Se il presbitero è l’uomo del popolo,<br />

elevato a dignità straordinaria dal sacramento 202 , non è libero da nessuna<br />

umana miseria. E queste “umane miserie” non sono dimenticate da <strong>Conforti</strong><br />

nelle sue esortazioni, anche se vengono descritte con estremo riserbo, come è<br />

tipico del linguaggio ecclesiastico dell’epoca. Un particolare degno di nota: tra<br />

gli atteggiamenti sbagliati da evitare, <strong>Conforti</strong> ritorna sull’uso individualistico<br />

ed avaro del denaro e sull’atteggiamento rigoristico soprattutto nei confronti<br />

200 Antologia, cit., 648 n. 8 (da un’omelia del gennaio 1925).<br />

201 Ibid., 654 n. 19 (dalla lettera al clero per il XXV di sacerdozio, agosto 1913).<br />

202 Ibid., 648-650 n. 7 e n. 9.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

355<br />

di coloro che avessero abbandonato la pratica religiosa, come si legge nella<br />

lettera del 1913 in occasione del XXV della sua ordinazione sacerdotale 203 .<br />

È dunque la spiritualità dell’oggettività sacramentale, nota caratteristica,<br />

a mio parere, della struttura interiore di <strong>Conforti</strong>, che gli permette, con le<br />

categorie del tempo, di gestire i problemi della vita quotidiana senza perdere<br />

la fiducia e la tensione ideale 204 .<br />

In questa faticosa congiunzione tra l’ideale e la quotidianità, insieme alla<br />

visione teologico-spirituale c’era un altro elemento che permetteva a <strong>Conforti</strong><br />

di sopportare le tensioni, a volte psicologicamente molto forti, causate dalla<br />

mancanza di clero, dalle defezioni, dagli errori pastorali e morali, ed erano le<br />

relazioni umane positive con molti sacerdoti, spesso suoi antichi confratelli di<br />

seminario, con cui condivideva la stessa visione e la medesima intenzionalità<br />

pastorale. Abbiamo già citato, in questo e in precedenti capitoli, i nomi di<br />

don Enrico Ajcardi, di don Ferdinando Venturini, di don Virginio Pignoli,<br />

dello stesso don Ormisda Pellegri. C’erano anche i suoi primi studenti a Borgo<br />

del Leon d’Oro, da don Giovanni Del Monte a don Antonio Caselli, da<br />

don Bonfiglio Conti a don Ernesto Foglia. In modi e con compiti e destini<br />

differenti, questi e probabilmente altri erano sacerdoti “di fiducia”, su cui il<br />

vescovo sapeva di poter contare, e non è un caso che alcuni, docenti in seminario,<br />

saranno difesi con coraggio dalle accuse di modernismo.<br />

Tra i nomi di presbiteri più vicini a <strong>Conforti</strong>, mi si permetta di citare ancora<br />

don Tertulliano Pattini, nome che forse cadrebbe del tutto in oblio (e che<br />

non pretendo certo di salvare da questo destino comune), se non ricorresse<br />

in diverse lettere del <strong>Conforti</strong>, chiamato sempre a ricoprire incarichi delicati<br />

o di urgenza, e sempre pronto all’obbedienza: prima nella parrocchia di San<br />

Marcellino in città, “di gran lunga superiore a quella per la quale, troppo<br />

modestamente, aveva optato” 205 , poi impegnato come assistente della nascente<br />

Federazione uomini cattolici, attorno al 1928-29 206 . Da quel che si deduce<br />

dai documenti, se <strong>Conforti</strong> non riuscì a fondare gli Oblati del Sacro Cuore,<br />

sicuramente ebbe don Pattini e qualche altro sacerdote come collaboratori<br />

con uno spirito di obbedienza e servizio disinteressato, che permea profondamente<br />

la concezione sacerdotale di <strong>Conforti</strong> e concretizza i suoi atteggiamenti<br />

203 “… mai discostandoci però dalla massima di star lontani dai debiti che poi difficilmente<br />

si potessero soddisfare. Teniamo bene a mente che non è col viso delle armi, colle<br />

polemiche astiose e pungenti che noi li potremo conquistare” (Antologia, cit., 656-657 n.<br />

22). 204 MANFREDI, Cenni storici, cit., 131-132.<br />

205 Vedi le tre lettere di <strong>Conforti</strong> a lui, rispettivamente del 16 agosto, 25 agosto, 21 ottobre<br />

1909 (cfr. FCT 16, 495-497).<br />

206 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 98-100.


356 Capitolo sesto<br />

di presbitero prima, di vescovo poi.<br />

Parma, Seminario, anni 1885-1888:<br />

il chierico G. M. <strong>Conforti</strong> (a destra) e l’amico Giuseppe Venturini (a sinistra).<br />

Divertito atteggiamento<br />

di G. M. <strong>Conforti</strong> tra il suo clero,<br />

mentre esce da una canonica.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

Berceto, cortile del Seminario, 2 - 8 luglio 1909:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> durante una pausa, mentre assiste agli esami scolastici finali.<br />

Parma, Vescovado, 15 giugno 1910:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con la Delegazione Regionale Emiliana dell’Associazione <strong>Italia</strong>na Santa Cecilia<br />

per la Musica Sacra.<br />

357


358 Capitolo sesto<br />

Parma, Vescovado, 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con i suoi più stretti collaboratori. Da sinistra, in piedi: don Giovanni Del Monte,<br />

direttore di Vita Nuova; mons. Guglielmo Ceretoli, segretario; mons. Pompeo Camisa, canonico della<br />

Cattedrale. Seduti: mons. Ettore Savazzini, rettore della Chiesa di S. Sepolcro; mons. Enrico Ajcardi,<br />

vicario generale; mons. Del Soldato Pietro, arcidiacono; mons. Guglielmo Quaretti, canonico.<br />

Parma, Vescovado, 28 febbraio 1924:<br />

foto ricordo a chiusura del Processo apostolico per l’esame del miracolo operato dalla Beata<br />

Teresa di Gesù Bambino in favore di suor Gabriella Trimusi, delle Piccole Figlie.


<strong>Conforti</strong> e il suo clero<br />

Parma, Vescovado, 21-23 ottobre 1930:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> presiede i lavori del secondo Sinodo diocesano, e posa con i Seminaristi (sopra)<br />

e con il Clero (sotto).<br />

359


Gli anni della violenza<br />

CAPITOLO SETTIMO<br />

CONFORTI VESCOVO A PARMA<br />

1915-1924<br />

Nello scorrere del racconto biografico di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, s’è scelto<br />

di accomunare in un unico insieme il periodo bellico (1915-1918) e alcuni<br />

anni del dopoguerra. La periodizzazione può essere discutibile, anche perché<br />

fa gravare sulla biografia di un singolo e sulle sue scelte pastorali la cifra<br />

determinante delle vicende politiche contemporanee. Riteniamo però che<br />

nell’organizzazione del lavoro questa scelta possa essere utile, anzitutto perché<br />

in questo periodo, fino alla svolta definitiva del fascismo come dittatura consolidata,<br />

a seguito del delitto Matteotti e del fallimento del tentativo aventiniano,<br />

la situazione politico-sociale influenza profondamente il clima umano<br />

e conseguentemente pastorale sul territorio.<br />

In altre parole, <strong>Conforti</strong>, come i vescovi del tempo, dovette fare i conti<br />

duramente con la catastrofe della guerra mondiale e con le sue conseguenze<br />

politiche, sociali e culturali, e tutto questo finì per condizionare le scelte<br />

concrete. Inoltre, alcune vicende, più strettamente pastorali e più trasversali<br />

rispetto alle questioni sociali e politiche contingenti, sono riprese e approfondite<br />

in appositi capitoli, come quello sul clero. Ancora, gli anni dal 1915<br />

al 1924 segnano l’età della piena maturità di <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma e del<br />

suo prestigio ecclesiale in tutta <strong>Italia</strong>, segnalato dalla presidenza della nascente<br />

Unione missionaria del clero. È il <strong>Conforti</strong> cinquantenne-sessantenne, ormai<br />

esperto della vita e degli uomini, determinato in alcune scelte pastorali, conosciuto<br />

a livello nazionale. Non mancano i momenti di fatica e di sconforto,<br />

ma la salute permette ancora una notevole capacità di resistenza e di lavoro,<br />

tanto da ottenere risultati importanti anche a favore della sua congregazione<br />

missionaria. Negli ultimi anni della sua esistenza, anche se il clima sociale ed<br />

ecclesiale in <strong>Italia</strong> andava verso una normalizzazione tutto sommato favorevole<br />

alla vita pastorale, l’affaticamento fisico e psicologico, il lento logorarsi


362 Capitolo settimo<br />

della fibra del vescovo, e altri motivi di preoccupazione sia in diocesi che in<br />

congregazione, porteranno al progressivo rallentamento delle attività di <strong>Conforti</strong>,<br />

nonostante – anzi, si può dire, anche con – il contributo del viaggio in<br />

Cina del 1928. Ma di questo, si parlerà più oltre.<br />

Per coloro – non so se venticinque lettori o meno – che dovessero incontrare<br />

queste pagine e provengono da culture diverse da quella italiana, potrebbe essere<br />

utile ancora una volta qualche breve accenno alle vicende della penisola.<br />

La prima guerra mondiale, come è noto, esplose a partire da un attentato,<br />

il 28 giugno del 1914: Gavril Prinzip, nazionalista serbo, e altri congiurati riuscirono<br />

a uccidere l’erede al trono dell’impero di Austria-Ungheria, in visita a<br />

Sarajevo, capoluogo della Bosnia annessa da cinque anni all’impero asburgico.<br />

L’effetto a catena, la cui complessità è inutile ora districare, fece sì che nel giro<br />

di due mesi Austria-Ungheria e Germania si trovassero insieme in guerra contro<br />

Serbia, Inghilterra, Francia e Russia. Altri tre mesi, e la guerra coinvolgeva anche<br />

la Turchia e di conseguenza tutti i Balcani, oltre al Belgio, neutrale ma invaso<br />

dai tedeschi. L’<strong>Italia</strong>, unita da un trattato a Germania e Austria-Ungheria, ma<br />

con rivendicazioni territoriali verso quest’ultima, rimase neutrale fino al maggio<br />

1915, quando un forte movimento nazionalista e gli accordi con Francia e<br />

Inghilterra la facevano entrare nel conflitto. La prima guerra mondiale, che una<br />

certa retorica nazionalista etichettò come “grande guerra”, fu a livello militare<br />

un conflitto catastrofico, segnato dall’uso di armi di distruzione mai prima utilizzate<br />

(gas, mitragliatrici, aerei, carri armati), dalla mobilitazione di massa, dalla<br />

guerra di trincea e da perdite altissime 1 . Inoltre il crollo militare dell’impero<br />

degli zar in Russia pose le condizioni per la fine dell’autocrazia (febbraio 1917),<br />

e poi per l’instaurazione del regime comunista bolscevico (novembre 1917, con<br />

una guerra civile che durò fino alla fine del 1920).<br />

La guerra ebbe fine nel novembre 1918 con la vittoria degli alleati Francia,<br />

Inghilterra, <strong>Italia</strong>, Stati Uniti. L’impero austro-ungarico fu smembrato, in<br />

Germania fu proclamata la repubblica. Nonostante la vittoria e la conseguente<br />

annessione di alcuni territori abitati in prevalenza da italiani (ma fu annesso<br />

anche il sud Tirolo, a stragrande maggioranza germanofona), per l’<strong>Italia</strong> si<br />

apriva una stagione di grandissima inquietudine politica e sociale.<br />

Nel 1919, dopo anni di guerra, di povertà e di rinunce, si tennero le prime<br />

elezioni a suffragio universale maschile, che videro il crollo della vecchia classe<br />

politica liberale e il successo del partito socialista e di una nuova formazione<br />

politica promossa dai cattolici, il Partito popolare. Nessuno però aveva<br />

1 L’impero tedesco ebbe un milione e ottocentomila caduti, la Russia un milione e settecentomila,<br />

la Francia quasi un milione e quattrocentomila, l’<strong>Italia</strong> seicentomila morti.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

363<br />

la maggioranza per creare un governo stabile, mentre nel partito socialista si<br />

creava una spaccatura tra l’ala moderata-riformista e l’ala rivoluzionaria, che<br />

sull’esempio della Russia tentava di instaurare un regime comunista con la<br />

violenza. Per reazione, le forze degli industriali, dei proprietari terrieri e della<br />

borghesia si appoggiarono a un ex socialista rivoluzionario anticlericale, Benito<br />

Mussolini, che si era schierato nel 1915 a favore dell’intervento italiano in<br />

guerra. Il piccolo gruppo politico-militare da lui creato nel 1919 vide presto<br />

accrescere le sue forze. Negli anni 1920-1924 è impressionante assistere, su<br />

tutto il territorio italiano, al diffondersi di un clima di violenza e di illegalità,<br />

portato avanti sia dagli estremisti di sinistra che dai fascisti: attentati, pestaggi,<br />

assassini, distruzioni e devastazioni di sedi di partito e di sindacati, di<br />

cooperative, di giornali. Se un magistrato tentava di portare a processo qualche<br />

colpevole, centinaia di complici armati impedivano la giustizia. Le forze<br />

dell’ordine e l’esercito, soprattutto gli ufficiali, erano largamente favorevoli al<br />

movimento fascista.<br />

Così, nell’ottobre 1922, un colpo di mano paramilitare portò Mussolini a<br />

capo del governo, con una maggioranza costruita sull’appoggio dei liberali e<br />

dei popolari che speravano in un ritorno alla legalità. Ma le violenze, ormai<br />

a senso unico, continuarono e furono protagoniste delle cosiddette elezioni<br />

dell’aprile 1924, in cui le minacce e le percosse contribuirono in maniera<br />

determinante alla schiacciante maggioranza fascista. La piccola opposizione<br />

in Parlamento, formata da socialisti, popolari e pochi liberali, denunciò l’irregolarità,<br />

attraverso uno dei leader dell’opposizione antifascista, il socialdemocratico<br />

Giacomo Matteotti, che nel giugno 1924 veniva rapito e ucciso.<br />

Gli antifascisti decisero di non partecipare alle sedute della camera (secessione<br />

dell’Aventino). Nel gennaio 1925 Mussolini assunse pubblicamente la<br />

responsabilità dell’assassinio di Matteotti e promulgò leggi dittatoriali che<br />

finirono per soffocare definitivamente le opposizioni 2 .<br />

Furono, dunque, anni di violenza, prima al fronte, nella zona nord-orientale<br />

dell’<strong>Italia</strong>, poi in tutto il paese 3 . Si può anzi affermare che l’abitudine alla<br />

2 Per notizie più precise e valutazioni su questa fase della vita italiana, si vedano: Federico<br />

CHABOD, L’<strong>Italia</strong> contemporanea (1918-1948), Torino 1961, 19-82 (classico della storiografia<br />

“liberale”); Ernesto RAGIONIERI, La “grande guerra” e l’agonia dello Stato liberale, in Storia<br />

d’<strong>Italia</strong>. Dall’unità a oggi. 11: lo Stato liberale, Torino 1976, 1961-2120; Il Fascismo, in Storia<br />

d’<strong>Italia</strong>. Dall’Unità a oggi. 12: dall’<strong>Italia</strong> fascista all’<strong>Italia</strong> repubblicana, Torino 1976, 2121-<br />

2162 (storiografia marxista); il già citato DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario, e Renzo<br />

DE FELICE, Mussolini il fascista. I: La conquista del potere 1921-1925, Torino 1966. Per una<br />

descrizione sintetica, con bibliografia in una voce di enciclopedia: Roberto VIVARELLI, voce<br />

Fascismo. Storia, in Enciclopedia delle scienze sociali, IV, Roma 1994, 1-16.<br />

3 Per notizie sulle violenze nel territorio parmense dal 1918 al 1924, si vedano: Dietro le bar-


364 Capitolo settimo<br />

morte, alle armi, alla battaglia, generata in anni di trincee e di guerra di massa<br />

nella mentalità di un’intera generazione di uomini, creò le condizioni per una<br />

assuefazione e per una giustificazione della violenza come normalità politica<br />

negli anni dell’immediato dopoguerra. Di fronte a questo clima, davvero viene<br />

da dire che gli eventi della primavera del 1908 impallidiscono, anche se quei<br />

mesi dello sciopero agrario vedevano apparire dei segni e dei germi di tensione<br />

che, allora soffocati, riesplodevano durante la guerra e negli anni successivi.<br />

In questo periodo, come vedremo più in dettaglio, l’azione pastorale era<br />

necessariamente ridotta e ostacolata. Fu anche un tempo in cui, nel fuoco<br />

delle tensioni e degli odi di parte, alcune antiche alleanze e contiguità vennero<br />

sconvolte, e le carte si rimescolarono. In questo scenario, <strong>Conforti</strong> doveva<br />

tenere insieme la chiesa di Parma e portare avanti la vita della sua congregazione,<br />

in un contesto italiano e internazionale in ebollizione.<br />

La guerra mondiale e la vita quotidiana della chiesa parmense<br />

Si sono già accennate, nel precedente capitolo sul clero, alcune notizie parlando<br />

della situazione dei seminari e del numero di parrocchie vacanti, in <strong>Italia</strong><br />

e particolarmente a Parma 4 . I seminaristi della teologia, non esentati dal servizio<br />

militare, furono progressivamente richiamati al fronte. Così avvenne anche<br />

per i sacerdoti non direttamente impegnati nella cura d’anime parrocchiale. Il<br />

5 giugno 1915, cioè dieci giorni dopo la dichiarazione di guerra, erano già partiti<br />

“per il campo” circa 30 sacerdoti 5 . Nel successivo dicembre, <strong>Conforti</strong> parla<br />

di altri trenta sacerdoti sotto le armi 6 . Nel 1919, una nota del bollettino della<br />

curia fa un elenco di 47 sacerdoti già in guerra, con due caduti 7 . Se si prende in<br />

ricate, Parma 1922. Catalogo della mostra. Parco ex Eridania 30 aprile, 30 maggio 1983, Parma<br />

1983; Pietro BONARDI, La violenza del 1922 nel parmense, Sala Baganza 1992; Mario PALAZZINO,<br />

“Da Prefetto Parma a gabinetto Ministro Interno” le barricate antifasciste del 1922 viste attraverso i<br />

dispacci dei tutori dell’ordine pubblico, Parma 2002; e soprattutto il recente catalogo Le due città.<br />

Parma dal dopoguerra al fascismo (1919-1926), a cura di Roberto MONTALI, Parma 2008.<br />

4 Sul periodo della prima guerra mondiale al tempo di <strong>Conforti</strong>: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 221-<br />

226; CIONI, Grande, 226-231; LUCA, Sono tutti, 149-154.<br />

5 “Sono già partiti pel campo circa 30 Sacerdoti ed ho dovuto pensare alla loro sostituzione”<br />

(lettera di <strong>Conforti</strong> a mons. Gallo Garelli, del 5 giugno 1915; vedila in FCT 23, 193).<br />

6 Cfr. lettera a F. Venturini del 4 dicembre 1915; vedila in FCT 23, 335. Cfr. pure L’Eco<br />

1915, 206-207, ove sono elencati 26 sacerdoti richiamati sotto le armi.<br />

7 L’Eco 1919, 105-106. I caduti furono: don Giuseppe Consigli, nato nel 1877 a Berceto,<br />

ordinato nel 1903, cancelliere vescovile (cfr. L’Eco 1918, 156) e don Pietro Laurenti<br />

di Valbona, nato nel 1890, ordinato nel 1915, militare l’anno successivo. Laurenti muore<br />

al suo paese nel 1919 (cfr. L’Eco 1919, 108). In ASV, Congregazione Concistoriale, Vescovo


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

365<br />

considerazione quest’ultimo dato, ci si rende conto che i sacerdoti richiamati<br />

al fronte costituivano il 12% del clero parmense.<br />

Come s’è visto, il resto del seminario era sfollato a Berceto (ginnasio) e a<br />

Modena (filosofia): un gruppo di adolescenti, circa sessanta in tutto 8 , probabilmente<br />

assottigliato dall’impoverimento delle famiglie, in condizioni alimentari<br />

e sanitarie piuttosto precarie, e con alcuni ragazzi che via via finivano nel turno<br />

del reclutamento. Il seminario di Parma fu interamente adibito a ospedale militare<br />

9 , come tante altre strutture diocesane e religiose. Di conseguenza, gli esercizi<br />

spirituali del clero, abituali nel mese di settembre, furono spostati a Berceto,<br />

con interessanti conseguenze pratiche 10 . Il rettore Masnovo, non richiamato<br />

al fronte, come altri canonici fu destinato ad alcune supplenze parrocchiali 11 .<br />

Anche alcuni religiosi furono inviati in parrocchia come parroci sostituti 12 . Altri<br />

sacerdoti dovettero supplire ai richiamati 13 .<br />

esercito e armata, scatola 15 fasc. 135, è raccolta tutta la documentazione richiesta dall’ordinariato<br />

castrense alla diocesi come “Prospetto statistico dell’operato del clero e del laicato<br />

cattolico in <strong>Italia</strong> durante la guerra”. Oltre a una rassegna di interventi e opere con relazioni<br />

dei singoli vicari foranei, la curia diocesana, in data 23 dicembre 1918, produce una lista di<br />

“Sacerdoti della Diocesi di Parma, richiamati sotto le armi”, da cui risultano 48 nominativi,<br />

uno dei quali, però, è il p. Antonio Sartori, saveriano. Scorrendo i loro nomi, si contano 10<br />

coadiutori, 2 economi spirituali, 5 del clero della cattedrale, 3 addetti della curia (cancelliere,<br />

cerimoniere e archivista), 2 cappellani costantiniani, 6 altri con incarichi vari (sacrista a Soragna,<br />

cappellano a Paroletta ), 2 neosacerdoti e ben 17 parroci, di queste parrocchie: Gainago,<br />

Langhirano (probabilmente Mattaleto), Sanguigna, Canesano, Lupazzano, Cereto, Vestola,<br />

Priorato, Ognissanti in città, Fontanellato, Baganzolino, Sant’Ilario Baganza, Marano, Torricella,<br />

Canetolo, Lodrignano, Rigosa. Di essi 12 erano cappellani militari, 26 erano con vari<br />

gradi in sanità, 6 furono ufficiali in altre armi.<br />

8 Cfr. lettera di <strong>Conforti</strong> al magg. gen. Galli, del 5 gennaio 1918; vedila in FCT 26,<br />

180-181.<br />

9 Il Seminario di Parma, cit., 67-68. Nel fascicolo dell’ASV sopra ricordato, si annota che<br />

il seminario “non fu requisito, ma offerto”, come il castello di Felino, residenza estiva del<br />

vescovo, fu “offerto al R. Prefetto di Parma” “per accogliere i profughi”. La villeggiatura di<br />

Carignano fu adibita a caserma.<br />

10 L’Eco 1918, 85-87.<br />

11 Cfr. FCT 26, 386. Cappellano militare fu don Del Monte, mentre don Bernini, che<br />

non era parroco ma economo spirituale a Fragno, finì al fronte in Sanità (cfr. Il seminario di<br />

Parma, cit., 92 e 108).<br />

12 Annota nel diario <strong>Conforti</strong> il 27 marzo 1918: “Sono venuti i due Padri Francescani<br />

del Convento di San Pietro d’Alcantara nominati economi spirituali di Valcieca e di Nirone<br />

ai quali ho dichiarato la mia intenzione che s’abbiano a recare colassù quam primum avendo<br />

ricevuto di recente il Placet” (cfr. FCT 26, 31 e 41). Valcieca e Nirone sono in alta Val d’Enza,<br />

comune di Palanzano. Il convento di San Pietro d’Alcantara, con una chiesa del XVIII<br />

secolo, si trova nel sud-est della città murata, non lontano dal Convitto Maria Luigia.<br />

13 Cfr. L’Eco 1915, 170-171; L’Eco 1916, 122-123 e 177.


366 Capitolo settimo<br />

Anche Campo di Marte fu in gran parte utilizzato come caserma dei granatieri,<br />

con importanti disagi per i pochi superiori e i trenta studenti saveriani<br />

che vi vivevano 14 . Nel novembre 1917, poco dopo la disfatta di Caporetto,<br />

che portò il fronte italiano orientale dall’Isonzo (più o meno attuale confine<br />

con la Slovenia) al Piave (poco a est di Treviso e Venezia), <strong>Conforti</strong> scriveva<br />

a don Amedeo Frattini, prevosto di Berceto: se le autorità militari avessero<br />

occupato tutto l’edificio di Campo di Marte, gli allievi saveriani si sarebbero<br />

spostati presso il piccolo ospedale di Berceto, per ora non utilizzato 15 . In quel<br />

periodo, altri edifici ecclesiastici furono confiscati, compresa la chiesa di San<br />

Secondo 16 . Il seminario bercetese era ormai a rischio occupazione, cosa che<br />

avvenne dal giugno 1918, a scuola pressoché conclusa 17 .<br />

Insieme alla diminuzione del clero presente sul territorio e alla sospensione<br />

o riduzione al minimo del lavoro formativo dei seminari, si fece ben<br />

presto sentire un’altra pesante conseguenza della guerra di massa: l’assenza dei<br />

giovani e degli uomini. I circoli giovanili di Azione cattolica sparirono quasi<br />

completamente: sopravvivevano solo le “sezioni aspiranti” che raggruppavano<br />

ragazzi dai 12 ai 16 anni 18 . Le stesse organizzazioni diocesane di Azione cattolica<br />

si ridussero al minimo: per un po’, l’associazionismo continuò a lavorare,<br />

soprattutto per alleviare le emergenze belliche 19 . Nel 1917 l’Unione popolare<br />

riusciva a attuare ancora un convegno diocesano 20 , ma bisognerà attendere il<br />

1919-1920 per una nuova partenza dell’Azione cattolica. L’associazionismo<br />

femminile inizierà più tardi, soprattutto nel suo ramo giovanile. Ma non si<br />

pensi che l’attività pastorale potesse basarsi sulla partecipazione femminile:<br />

14 Si vedano i molti accenni fatti dal <strong>Conforti</strong> in varie lettere, in: FCT 25, 304; FCT 26,<br />

412, 421-423, 427, 429-431 (ove si ha una lettera di protesta a Vittorio Emanuele Orlando,<br />

presidente del Consiglio dei ministri) e 443-444 (con informazioni al card. Gasparri).<br />

15 Cfr. FCT 25, 325-326.<br />

16 Cfr. FCT 25, 304; FCT 26, 190-191. Tutte le istituzioni ecclesiali coinvolte in queste<br />

requisizioni sono state studiate in Maria Ortensia BANZOLA PELLEGRI, Organizzazione sanitaria<br />

dell’Esercito <strong>Italia</strong>no. Ospedali militari a Parma durante il primo conflitto mondiale, in<br />

Figure, luoghi e momenti di vita medica a Parma. Convegno di studi (Parma 30 novembre – 1<br />

dicembre 2001), a cura di M.O. BANZOLA, L. FARINELLI e R. SPOCCI, Parma 2003, 401-467.<br />

17 Si vedano le citate lettere di <strong>Conforti</strong> in FCT 26, 180-181 e 190-191.<br />

18 Vedi lettera L’Arcivescovo-Vescovo al venerando clero della città e della diocesi 8 settembre<br />

1917, in L’Eco 1917, 156-159 e Azione giovanile a p. 166.<br />

19 Per l’impegno dell’Azione cattolica a favore dei “rimpatriati” cfr. L’Eco 1914, 185-186;<br />

per Comitato cattolico di soccorso: L’Eco 1915, 161-162; per Commissione per gli indumenti<br />

militari: L’Eco 1915, 223. L’impegno della chiesa e dell’Azione cattolica parmense è in<br />

linea con l’intenso sviluppo di opere sociali cattoliche in periodo bellico, in tutta l’<strong>Italia</strong>: cfr.<br />

i dati in E. RAGIONIERI, Storia d’<strong>Italia</strong> 11, cit., 2016-2017.<br />

20 Vedi la relazione in L’Eco 1917, 81-83.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

367<br />

ragazze e donne, a causa dell’assenza degli uomini validi, si trovarono impegnate<br />

nel lavoro, soprattutto nei campi. Il lavoro di catechesi poteva continuare,<br />

pur con la fatica dovuta all’assenza di un certo numero di sacerdoti, ma<br />

altre iniziative erano rinviate alla fine della guerra.<br />

<strong>Conforti</strong>, allo scoppio della guerra, aveva iniziato da pochi mesi la seconda<br />

visita pastorale 21 . Le priorità che aveva indicato erano l’impegno per l’organizzazione<br />

giovanile cattolica e per l’istruzione religiosa. La visita durò dalla<br />

fine del 1914 al 1917, possiamo immaginare tra quali disagi. L’obiettivo della<br />

costituzione di circoli giovanili fu ovviamente del tutto accantonato. <strong>Conforti</strong><br />

dedicava alle parrocchie maggiori un giorno intero di visita, mentre le più<br />

piccole erano visitate al ritmo di due al giorno, riducendo i tempi della disponibilità<br />

del vescovo per le confessioni e i colloqui 22 .<br />

Durante questa visita, il vescovo opera alcune sistemazioni di confini<br />

parrocchiali. Queste scelte probabilmente vengono compiute sulla scorta<br />

dell’esperienza accurata della prima visita, e intervengono su problemi ormai<br />

annosi 23 . L’inveterata questione di Fontanellato e Canetolo, che fu motivo per<br />

una dottissima e feroce causa promossa a Roma dal predecessore Magani, fu<br />

definitivamente e “dolcemente” risolta nel 1916 24 . <strong>Conforti</strong> invece ottenne<br />

l’erezione di una nuova parrocchia, a Sanguinaro, frazione di Fontanellato<br />

ma già parte della più lontana parrocchia di Noceto, aggiungendo alcune<br />

21 L’aveva indetta con lettera Al venerando clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi:<br />

14 ottobre 1914; vedila in L’Eco 1914, 237-243; con Avvertenze, norme e prescrizioni a p.<br />

243; per il questionario, vedi alle pp. 259-261.<br />

22 Cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 36-37.<br />

23 Ne accennava già nel 1915 in una lettera al card. Ferrari il 14 ottobre di quell’anno;<br />

vedila in FCT 23, 293-294.<br />

24 Cfr. L’Eco 1916, 115-116 e FCT 24, 192-195 e 196, con accenni alla figura e ai comportamenti<br />

del “patrono” del “Priorato”, il conte Giovanni Sanvitale. La questione di Fontanellato<br />

era il classico ginepraio ecclesiastico tipicamente italiano: antichi diritti benedettini<br />

(priorato con la frazione di Canetolo), altri diritti dei conti Sanvitale che in pieno XV secolo<br />

avevano fatto erigere una collegiata senza cura d’anime nel castello (prevostura di Santa<br />

Croce), tracce e residui di consuetudini locali e di saldature di benefici più o meno chiare,<br />

con, in più, la presenza di un santuario e convento dei domenicani. Il vescovo Magani aveva<br />

voluto far ordine, contro il priore-prevosto e contro i conti Sanvitale (si veda la sua ampia<br />

memoria in F. MAGANI, Ordinamento canonico della diocesi di Parma. II, Parma 1911 [pubblicato<br />

postumo a cura del suo segretario, don Del Soldato], 1-128ter). <strong>Conforti</strong>, alla morte<br />

(ottobre 1915) del “nemico” di Magani, don Giovanni Bignami, decretò la separazione in<br />

perpetuo della parrocchia di Santa Croce in Fontanellato dalla parrocchia di San Benedetto<br />

in priorato di Canetolo, con il consenso del “patrono” Giovanni Sanvitale. I Sanvitale mantenevano<br />

lo jus patronatus su entrambe le parrocchie.


368 Capitolo settimo<br />

case prima spettanti a Priorato di Fontanellato e a Casalbarbato 25 . La strategia<br />

“soft” del vescovo si rivelava più efficace dell’irruenza del predecessore.<br />

A conclusione di questa seconda visita, che, si presume, avrà dato alla<br />

popolazione scossa dalla guerra un segno di vicinanza e di sostegno da parte<br />

del vescovo 26 , <strong>Conforti</strong> scriveva una lettera al clero, in cui raccomandava un<br />

maggiore impegno per l’istruzione religiosa e invitava a prepararsi a ricominciare<br />

i circoli giovanili. Insisteva anche sulla ripresa degli incontri regolari delle<br />

“congregazioni” vicariali del clero, sulle visite dei vicari foranei, sull’obbligo<br />

di residenza, sulla manutenzione delle case canoniche e sull’osservanza delle<br />

regole sulle cosiddette “perpetue”, ossia il personale femminile che gestiva le<br />

canoniche e la vita quotidiana dei sacerdoti 27 .<br />

Intanto, come altri vescovi italiani, egli provava a tener viva la devozione<br />

e a dare impulsi alla vita pastorale attraverso alcune “campagne” che permettessero<br />

di inserire nelle vicende belliche alcune cifre di carattere cristiano. Nel<br />

1917, contemporaneamente all’iniziativa di p. Agostino Gemelli e di Armida<br />

Barelli per la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù dei soldati al fronte,<br />

<strong>Conforti</strong> proponeva di consacrare la diocesi, le parrocchie e tutte le famiglie<br />

al Sacro Cuore 28 . L’anno precedente, aveva chiesto una speciale preghiera ai<br />

bambini 29 . Promuoveva poi, verso la conclusione della guerra, una sottoscrizione<br />

per dedicare una delle cappelle laterali del duomo di Parma come sacrario<br />

dei caduti della città 30 . Si tratta di iniziative che in molti luoghi d’<strong>Italia</strong><br />

si moltiplicavano, anche a fronte di dati oggettivi come l’enorme numero<br />

dei giovani morti in guerra, alcuni dei quali dispersi nelle alte montagne dei<br />

gruppi dell’Adamello o dell’Ortles-Cevedale. Forse uno studio sistematico di<br />

queste devozioni non è ancora stato condotto 31 . Si trattava, di fatto, di far<br />

25 Cfr. L’Eco 1916, 118 e L’Eco 1917, 37.<br />

26 È stata attribuita a questa visita la foto di <strong>Conforti</strong>, riportata in quarta di copertina<br />

dell’Antologia a cura di A. Ceresoli ed E. Ferro, con la didascalia: “Appennino Parmense, 26<br />

luglio 1916, mons. Guido M. <strong>Conforti</strong>, in visita pastorale al vicariato di Corniglio, sta per<br />

giungere alla parrocchia di Agna, dopo 15 kilometri di cavalcatura”. Con datazione corretta,<br />

vedila in copertina a questo volume e a p. 623.<br />

27 Vedi lettera Al venerando clero della città e della diocesi, 14 gennaio 1917, in L’Eco 1918,<br />

4-8.<br />

28 Cfr. L’Eco 1917, 24-33 e 89-91. Su questo aspetto si veda Annibale ZAMBARBIERI, Per la<br />

storia della devozione al Sacro Cuore in <strong>Italia</strong> tra ’800 e ’900, cit., 361-432.<br />

29 Vedi lettera Al ven. clero curato della città e della diocesi, 13 luglio 1916, in L’Eco 1916,<br />

139.<br />

30 Vedi lettera L’arcivescovo vescovo di Parma al venerando clero e dilettissimo popolo della<br />

città e della diocesi, 5 marzo 1918, in L’Eco 1918, 35-37: la cappella sarebbe stata dedicata al<br />

Sacro Cuore.<br />

31 La memoria dei caduti è riflessa non solo nei tanti monumenti di tipo civile, ma in


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

369<br />

risuonare immagini e parole religiose dentro a vicende normalmente raccontate<br />

nei termini della retorica nazionalista e bellicista, di cui spesso si erano<br />

impadroniti gli anticlericali. Era, dunque, un tentativo di lettura e interpretazione<br />

religiosa cristiana degli eventi che stavano sconvolgendo la vita quotidiana<br />

della popolazione. È necessario tener presente questo obiettivo, intuito<br />

o cosciente che fosse, per comprendere la linea di condotta di <strong>Conforti</strong> durante<br />

la guerra e dare un significato preciso al suo “patriottismo”.<br />

A queste iniziative pastorali si deve aggiungere una costante presenza di<br />

<strong>Conforti</strong> negli ospedali militari e accanto ai più poveri tra la gente comune 32 ,<br />

un impegno di carità che non faceva che accentuare l’attenzione costante<br />

del vescovo alle situazioni di povertà e di malattia. In questa linea, <strong>Conforti</strong><br />

operò anche a livello internazionale a favore della sua città: nel marzo 1918<br />

scriveva al segretario di stato, cardinal Pietro Gasparri, chiedendo un intervento<br />

presso l’imperatrice austro-ungarica Zita di Borbone-Parma, figlia di<br />

Roberto e quindi nipote di Carlo III Ludovico e di Luisa Maria, ultimi duchi<br />

di Parma, perché la città fosse risparmiata dalle incursioni aeree che iniziavano<br />

allora le prime prove di una tattica bellica che avrà una triste fortuna fino<br />

ai nostri giorni 33 .<br />

<strong>Conforti</strong> vescovo patriota?<br />

Già diversi anni fa, alcuni studi di Alberto Monticone indagavano la posizione<br />

dei vescovi italiani durante la prima guerra mondiale. Riportiamo qui<br />

una sintesi dei suoi approfondimenti:<br />

Si profi lò ben oltre e persino contro le intenzioni del pontefi ce [Benedetto XV] una<br />

interpretazione dualistica del suo messaggio: da una parte plauso e consenso di tutti<br />

al papa, preoccupato della salvezza materiale e morale di ogni nazione, non giudice<br />

tra i contendenti, ma profeta di pace; dall’altra volontà di essere buoni cittadini,<br />

interpreti dei diritti e dei doveri verso la rispettiva patria, sicuri di compiere la volontà<br />

di Dio e di averne l’assistenza nella prova. I vescovi italiani condivisero subito<br />

questo tipo di atteggiamento, indotti a ciò anche dalla speciale situazione del cattoli-<br />

alcuni edifici religiosi. A titolo di esempio, a Lodi, un sacerdote dedito alla pastorale giovanile,<br />

don Luigi Savaré, volle erigere un’intera chiesa, dedicandola alla Vergine Maria Ausiliatrice,<br />

come memoria dei giovani caduti (cfr. Ubbidientissimo servo. Don Luigi Savaré il prete<br />

dei giovani, a cura di Gabriele BERNARDELLI, Milano 2005, 213-218).<br />

32<br />

BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 222; CIONI, Grande, 228; VANZIN, Pastore, 205-206; LUCA, Sono tutti,<br />

151-153.<br />

33 Vedi la lettera del 20 marzo in FCT 26, 244-245.


370 Capitolo settimo<br />

cesimo nostrano ancora sospetto di avversione allo Stato nazionale e dalla neutralità<br />

che forniva l’occasione per mostrare obbedienza e fi ducia nell’autorità politica. Salvo<br />

qualche raro esempio di attaccamento alla tradizione fi loaustriaca e temporalista, la<br />

maggioranza dei vescovi italiani si espresse in termini di prudente attesa delle scelte<br />

del governo, preparando gli animi dei fedeli alla obbedienza alle autorità e presentando<br />

il patriottismo – anche nella sua forma bellica – quale dovere cristiano 34 .<br />

Dunque un atteggiamento diffusamente patriottico, con sfumature diverse:<br />

qualche filoaustriaco, qualche “pacifista”, e alcuni patriottici che calcarono<br />

un po’ di più la mano sui diritti della nazione italiana. <strong>Conforti</strong>, secondo<br />

Monticone, sarebbe uno dei molti patrioti moderati 35 . E dove sarebbe finita<br />

l’intransigenza dell’episcopato italiano? E quella di <strong>Conforti</strong>?<br />

Recentemente, si è messa in dubbio la formazione tipicamente intransigente<br />

del giovane <strong>Conforti</strong>, che avrebbe preso più dal “moderato” o liberale<br />

Miotti che dall’intransigente Ferrari 36 . Ritengo che la spassionata lettura della<br />

documentazione non permetta di porre <strong>Conforti</strong> fuori dal campo dell’intransigenza,<br />

tipica della sua formazione in età giovanile. Dunque, una conversione<br />

tardiva? Gli studi di Monticone chiariscono bene queste “conversioni”, che<br />

peraltro accomunano <strong>Conforti</strong> al suo maestro Ferrari, anche lui antico intransigente<br />

e patriota durante la guerra mondiale, e a tanti altri vescovi di origine<br />

intransigente: basti citare Antonio Anastasio Rossi, pavese e leader del movimento<br />

cattolico lombardo, arcivescovo di Udine; e Giovanni Cazzani, anche<br />

lui pavese, vescovo a Cesena e dal 1914 successore di Bonomelli a Cremona 37 .<br />

Che cos’era avvenuto? Com’è possibile che un intransigente filotemporalista<br />

diventasse difensore dello stato unitario? Bisogna anzitutto ricordare che la<br />

stragrande maggioranza degli intransigenti non era anti-italiana di principio;<br />

anzi, se anti-italianità c’era stata, per molti era una scelta a malincuore, dettata<br />

dal come l’unità italiana era nata, cioè a scapito del potere temporale del papa.<br />

Le generazioni legate alla vecchia nobiltà e ai vecchi stati preunitari erano<br />

34 Alberto MONTICONE, L’episcopato italiano, cit., 287-288. Più ampiamente: A. MON-<br />

TICONE, I vescovi italiani e la guerra 1915-1918, in Benedetto XV, i cattolici e la prima guerra<br />

mondiale, a cura di Giuseppe ROSSINI, Roma 1963, 627-659.<br />

35 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 70 e note 143 e 144.<br />

36 Non si può non citare a questo punto Franco BERTAZZA, B. Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Suo<br />

coinvolgimento politico-sociale, cit., e F. BERTAZZA, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Volume II. Studio<br />

storico-critico sul pensiero cultura e attività di fondatore e di vescovo (1898-1930), Albese con<br />

Cassano (CO) 2001. “Se il Ferrari fu un intransigente, Miotti un liberale e Magani un despota,<br />

<strong>Conforti</strong> fu un moderato, un appassionato amante del Papato e dell’<strong>Italia</strong>” (I volume, 42 e 114,<br />

134 ). Con tutta la sua buona fede e buona volontà, il p. Bertazza tende a sovrapporre la sua<br />

tesi alle risultanze della lettura dei documenti.<br />

37 A. MONTICONE, L’episcopato italiano, cit., 289-290.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

371<br />

ormai uscite di scena. Nessuna nostalgia, per un <strong>Conforti</strong> o per un Ferrari<br />

come per un Magani, delle bastonate di Carlo III Ludovico o dei “boemi e<br />

croati”, ma una continua polemica contro gli storici e i pubblicisti anticlericali<br />

che affermavano che clero e papato fossero la rovina d’<strong>Italia</strong>. D’altronde,<br />

questa era, anche con sfumature più complesse, la linea di Leone XIII.<br />

Questa sorta di tensione tra voler essere cattolici-papali e voler essere italiani<br />

era poi ulteriormente evoluta, grazie a due fattori: l’opera di elaborazione<br />

culturale svolta dai “giovani” intransigenti come Filippo Meda, <strong>Angelo</strong> Mauri,<br />

Luigi Sturzo, Giuseppe Micheli, che avevano posto la questione romana<br />

all’interno di un disegno più attivo e complessivo; e la cosiddetta “conciliazione<br />

silenziosa” di Pio X, la scelta di diminuire l’attenzione alle questioni<br />

più strettamente diplomatiche per offrire del papato e del suo rapporto con<br />

l’<strong>Italia</strong> un’immagine più pastorale, un percorso che trovò in Giolitti e nella<br />

classe dirigente liberale una sponda nascosta ma efficace 38 . Anche in <strong>Conforti</strong>,<br />

come in altri vescovi italiani, già prima della guerra si scorgono i segni di<br />

una discreta rivendicazione di italianità. Lui pure aveva pregato, nel 1911,<br />

per i soldati italiani che in Libia stavano vivendo una nuova Lepanto 39 . Il<br />

centenario costantiniano (313-1913), in cui egli inseriva le prime iniziative<br />

della sua pastorale catechistica innovativa, fu l’occasione per la Civiltà Cattolica<br />

di polemizzare con le linee paganeggianti del nazionalismo che si stava<br />

diffondendo in <strong>Italia</strong>, ma fu anche lo spunto perché alcuni intellettuali, in<br />

particolare Federigo Tozzi e Domenico Giuliotti, tentassero una sintesi tra<br />

cristianesimo e imperialismo 40 . E poi un parmigiano vero, quale fu sempre<br />

38 C’è, negli anni immediatamente precedenti alla guerra mondiale, un passaggio di atteggiamento<br />

che è ravvisabile nel confronto della documentazione. Nell’ottobre 1911, <strong>Conforti</strong><br />

comunicava alla Congregazione vaticana dei religiosi che in occasione dell’anniversario della<br />

morte di Umberto I, il circolo giovanile cattolico “D. M. Villa” aveva deposto una corona di<br />

fiori sulla lapide commemorativa del defunto re: “La cosa ha recato triste impressione nei buoni,<br />

risapendosi da tutti che questo avveniva consenziente e plaudente il Direttore della Casa, P. Giuseppe<br />

Bertapelle” (FCT 18, 617). Pochi mesi dopo, il vescovo presiedeva un solenne Te Deum<br />

alla chiesa di Santa Maria della Steccata “per lo scampato pericolo del Re Vittorio Emanuele III<br />

nell’attentato del 14 marzo [1912]” (FCT 19, 109). Entrambi gli atti avevano un importante<br />

valore simbolico, a tale punto da non sembrare si tratti dello stesso vescovo! Ma questo non è che<br />

un esempio del cambio di clima e di rotta, avvenuto in quei mesi della guerra di Libia, anzitutto<br />

tra i vertici (Governo italiano e Santa Sede), e conseguentemente nelle diocesi.<br />

39 Cfr. L’Eco 1911, 280; FCT 19, 53-55; e pure FCT 19, 285-287. Si veda anche l’immagine<br />

dell’<strong>Italia</strong> “nazione cattolica” in un’omelia per il cinquantesimo anniversario della<br />

proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1904 (cfr. FCT 13, 651-652).<br />

40 Renato MORO, Il mito dell’impero in <strong>Italia</strong> fra universalismo cristiano e totalitarismo, in<br />

Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali (<strong>Italia</strong>, Francia,<br />

Spagna), a cura di D. MENOZZI e R. MORO, Brescia 2004, 322-325.


372 Capitolo settimo<br />

<strong>Conforti</strong>, si muove molto per rapporti umani. E ottime erano le sue relazioni<br />

con una parte del mondo italiano che non negava la positività della collaborazione<br />

tra missionari italiani e politica estera: è il gruppo che si muove attorno<br />

all’Associazione per il sostegno dei missionari italiani.<br />

Dunque, un’intransigenza che, in fondo, anche inconsciamente cercava<br />

occasioni per manifestare la propria italianità, e <strong>Conforti</strong>, a motivo dei<br />

suoi missionari, già ne aveva. Si voleva, non solo da parte sua, dissipare quei<br />

“sospetti di avversione”. E la neutralità italiana prima, e poi la scelta di entrare<br />

in guerra, erano spazi per affermare il proprio sincero attaccamento alla patria<br />

in un’ora di sacrificio.<br />

Per <strong>Conforti</strong>, si potrebbe dire, la posizione era anche più delicata, a motivo<br />

del contesto politico parmigiano. Come è noto, a Parma e in molte zone<br />

della provincia le maggioranze politiche e l’opinione pubblica si erano mosse,<br />

fino a quel punto, soprattutto nell’ambito dei “partiti popolari” della sinistra.<br />

Proprio lo schierarsi tra neutralisti e interventisti spaccò il fronte della sinistra.<br />

I socialisti riformisti, che però a Parma erano minoranza, furono per la<br />

neutralità. Apertamente e decisamente interventisti erano i repubblicani, che<br />

con il loro giornale Il Presente e il loro radicamento in città e in collina erano<br />

una forza importante e da sempre anticlericale. E interventista fu Alceste De<br />

Ambris, il leader sindacalista del 1908 che, fuggito durante i disordini, era<br />

trionfalmente rientrato a Parma nel 1913 41 .<br />

Dunque, le voci più ascoltate del mondo anticlericale parmense erano<br />

interventiste, e naturalmente non avrebbero perso occasione per accusare<br />

la chiesa di disfattismo e anti-italianità 42 . In effetti, questo avvenne a più<br />

riprese: proprio Il Presente nel marzo 1916 riferiva di un colloquio tra tre<br />

sacerdoti a Ravarano, e accusava due di essi di disfattismo; <strong>Conforti</strong> chiedeva<br />

informazioni a colui che, secondo il giornale, sarebbe stato il terzo presente<br />

al colloquio, e che forse era l’autore della cronaca sul giornale anticlericale 43 .<br />

Dopo Caporetto (fine ottobre 1917), una “autorità rappresentativa cittadi-<br />

41 Si veda la bella foto pubblicata a p. 222 di Dietro le barricate, cit., e le note di Umberto<br />

Sereni alle pp. 238-242; sempre di U. SERENI, Luglio-agosto 1914: alle origini dell’interventismo<br />

rivoluzionario, in Ricerche storiche 9 (1981), 525-574. Sullo schieramento interventista<br />

vedere il classico Renzo DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario, cit., 288-361.<br />

42 Il popolo d’<strong>Italia</strong> di Mussolini, che era la voce di questo interventismo di sinistra, è uno<br />

dei giornali in cui queste accuse anticlericali si moltiplicano con la tipica virulenza del suo<br />

direttore: DE FELICE, Mussolini il rivoluzionario, cit., 312. 324 nota 2. 328. 361. 378. 391.<br />

43 Vedi lettera a don Terenzio Zambernardi, rettore di Casaselvatica, del 29 marzo 1916,<br />

in FCT 24, 371-372 (è in corso la cosiddetta quinta battaglia dell’Isonzo).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

373<br />

na” lanciava pubbliche accuse al clero 44 . Anche peggio andò a don Lamberto<br />

Torricelli 45 e a Giovanni Battista Buffetti, direttore della tipografia Fiaccadori,<br />

accusati di disfattismo davanti al tribunale militare per aver diffuso tra i<br />

soldati la “preghiera per la pace” di papa Benedetto XV 46 .<br />

All’atteggiamento diffidente della sinistra interventista faceva involontariamente<br />

da sponda Peppino Micheli, leader dei cattolici democratici e<br />

deputato, che nella fase di neutralità si era apertamente opposto all’entrata<br />

in guerra dell’<strong>Italia</strong>, portando in Parlamento le voci e le esigenze del mondo<br />

contadino 47 . E Micheli non mancava di amici e fautori tra il clero. Certo,<br />

dopo l’entrata in guerra, anche Micheli come gli altri cattolici deputati si era<br />

schierato per una partecipazione leale e coraggiosa dei cattolici allo sforzo<br />

bellico nazionale, ma il sospetto e anzi una sorta di marchio d’infamia gravava<br />

sul clero e il mondo cattolico, in tutta <strong>Italia</strong>, ma a Parma in particolare. E<br />

probabilmente un certo numero di sacerdoti, per vari motivi, anzitutto per il<br />

quotidiano contatto con le classi più povere, non aveva, della guerra, la stessa<br />

roboante visione in circolazione tra l’opinione pubblica colta.<br />

Dunque, a Parma <strong>Conforti</strong> aveva più di un motivo per mostrare senza<br />

remore, anche se con il suo stile tipico di prudenza, il suo patriottismo.<br />

Ma, come avvenne a molti vescovi italiani, lo sciogliersi della tensione tra<br />

intransigenza e patriottismo provocato dalla guerra generava, in questi cattolici<br />

“papali”, un’altra tensione, tra il sentito patriottismo e le posizioni di<br />

Benedetto XV, apertamente contrarie alla guerra e a qualsiasi tipo di motivo<br />

nazionalista. Il papa, in fondo portando alle logiche conseguenze una dottrina<br />

e una prassi già da tempo in sviluppo, assumeva posizioni davvero innovative,<br />

un salto di qualità su vari piani, allora da moltissimi cattolici non compreso,<br />

e vituperato dai nazionalisti di tutti i paesi 48 . Per <strong>Conforti</strong>, così fedele sempre<br />

alle indicazioni del magistero pontificio, si apriva una prospettiva di difficile<br />

44 Cfr. L’Eco 1918, 65-67 e P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 60-62 e note<br />

alle pp. 134-138. Neppure l’espertissimo Bonardi riesce però ad identificare chi sia questa<br />

“autorità rappresentativa”: forse l’on. A. Berenini o il sindaco Erminio Olivieri.<br />

45 Nato a Parma nel 1871, ordinato nel 1894, arciprete di Basilicagoiano dal 1903 al<br />

1919 e di Marore dal 1923 alla morte nel 1938. Il processo lo costrinse a dare le dimissioni<br />

e a tenersi a disposizione tra il 1920 e il 1923.<br />

46 Cfr. P. BONARDI, “Monsignor <strong>Conforti</strong> per la sua gente”, in A Parma e nel mondo, cit.,<br />

343-344; FCT 26, 21, 26, 41e 831 (la causa era ancora in corso nel 1920).<br />

47 Si vedano: Oscar GASPARI, “La Giovane Montagna” e l’azione di Giuseppe Micheli per i<br />

montanari (1900-1945), in Sociologia 26 (1992). 89-91; P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la<br />

gente, cit., 131-134; Guido FORMIGONI, I cattolici-deputati (1904-1918). Tradizione e riforme,<br />

Roma 1988, 81-83; 190-194.<br />

48 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 136-146.


374 Capitolo settimo<br />

conciliazione. Proviamo ora ad analizzare i toni e i modi delle sue prese di<br />

posizione pubbliche, proprio per comprendere il suo “patriottismo” e la fedeltà<br />

al papa.<br />

Nell’agosto del 1914, al momento in cui la guerra diventava una realtà per<br />

l’Europa, con l’attentato di Sarajevo e la reazione a catena che coinvolgeva<br />

le principali potenze del vecchio continente, l’<strong>Italia</strong> restava neutrale, come<br />

sopra si è detto. L’anziano Pio X, che sarebbe morto proprio in quelle prime<br />

settimane di conflagrazione europea, emanava una esortazione alla pace, che<br />

<strong>Conforti</strong> comunicava al suo clero e alla popolazione, accompagnandola con<br />

una breve lettera che sottolineava il pericolo e l’orrore della guerra, e la totale<br />

distanza di essa dall’annuncio evangelico:<br />

Eserciti formidabili sono già scesi in campo, già si è sparso il primo sangue e già sono<br />

cadute le prime vittime, triste preludio forse di ecatombe spaventose non prima d’ora<br />

vedute. È cosa veramente deplorevole che dopo 19 secoli di Cristianesimo, legge santa<br />

di giustizia e di amore, di fratellanza e di libertà, si abbia ancora a ritenere come<br />

una necessità ineluttabile la guerra, e si reputi indispensabile defi nire le questioni e<br />

le divergenze che insorgono tra popolo e popolo, tra nazione e nazione colla punta<br />

della spada e col fuoco dei cannoni! 49<br />

Tuttavia la prospettiva dell’<strong>Italia</strong> in guerra era ancora una delle tante “voci”<br />

per cui <strong>Conforti</strong> invitava il clero a “esortare i fedeli alla calma dello spirito”.<br />

Ma dopo lunghe trattative sia nel mondo politico italiano, sia a livello<br />

diplomatico internazionale, e dopo i movimenti “popolari” delle “radiose<br />

giornate” del maggio 1915, l’<strong>Italia</strong> entrava in guerra contro l’Austria-Ungheria.<br />

Il 26 maggio, due giorni dopo la dichiarazione di guerra, il vescovo emanava<br />

un’altra lettera, sempre rivolta al clero e al popolo. L’incipit è conforme<br />

al linguaggio di molti vescovi e cattolici italiani:<br />

L’ora delle grandi prove è giunta anche per la patria nostra e noi come Cristiani e<br />

come cittadini, sorretti dalla nostra Fede e animati dall’affetto che ogni <strong>Italia</strong>no deve<br />

sentire per questa terra privilegiata, dobbiamo mostrarci all’altezza del momento<br />

solenne che attraversiamo. Ieri abbiamo deprecato il fl agello della guerra, nella fi ducia<br />

che ci potesse essere risparmiato senza pregiudizio dell’onor nazionale, del nostro<br />

buon diritto e della nostra incolumità; ed oggi che la voce del dovere ci chiama alla<br />

riscossa, pronti e disciplinati dobbiamo dare esempio di fortezza cristiana e civile,<br />

fi denti in quella Provvidenza divina, che ogni cosa dispone sempre al nostro meglio,<br />

anche quando a noi possa parere il contrario. Non sappiamo se il duro cimento a cui<br />

siamo stati posti sarà breve o lungo; tutti però dobbiamo sapere che ognuno è tenu-<br />

49 Lettera Al venerando clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi, 4 agosto 1914;<br />

vedila in L’Eco 1914, 155 e in FCT 22, 256-257.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

375<br />

to a portare in qualche modo almeno il proprio contributo alla soluzione del grave<br />

confl itto a costo pure dei più ardui sacrifi zi e colla coscienza di compiere uno stretto<br />

dovere. Ed il sacrifi cio per una causa nobile e grande non deve rincrescere a noi,<br />

seguaci di una Religione che pone a sua base il rinnegamento di noi stessi portato<br />

sino all’immolazione, ogni qualvolta lo richieda il bisogno 50 .<br />

<strong>Conforti</strong> stesso ammetteva la differenza di posizione rispetto ai primi pronunciamenti,<br />

giustificandola con l’onore nazionale. La teologia del dovere,<br />

per la quale non è il singolo a decidere se una guerra sia giusta o no, ma spetta<br />

ai governanti mentre ai semplici cittadini sta la responsabilità di conformarsi<br />

agli ordini, soggiace alla presa di posizione di questi vescovi, ed è certamente<br />

la chiave di lettura comune alla stragrande maggioranza dei pastori della<br />

chiesa in <strong>Italia</strong> in questo momento. Per <strong>Conforti</strong> questa fu l’occasione per<br />

proteggere il clero e i cattolici dalle accuse di debolezza e disfattismo, che<br />

erano comuni al mondo anticlericale che era compattamente interventista. Si<br />

noti però che alla retorica dell’onore nazionale, della causa bella, della riscossa<br />

non si accompagnava, nelle parole di <strong>Conforti</strong>, nessun atteggiamento di<br />

disprezzo del nemico, che era invece un Leitmotiv delle campagne di stampa<br />

dell’epoca 51 .<br />

Nel seguito della lettera, <strong>Conforti</strong> esortava coloro che restavano a casa a<br />

dedicarsi alla carità verso coloro che avrebbero sofferto a motivo del conflitto.<br />

Allegava infine una “avvertenza” al clero:<br />

Benché ci siano note la nobiltà ed elevatezza di sentire del nostro dilettissimo Clero<br />

e punto dubitiamo che nell’ora grave che incombe saprà dar prova di zelo illuminato<br />

ed indefesso, non crediamo inopportuno raccomandare a tutti di tenere costantemente,<br />

in pubblico ed in privato, tale condotta che nessuno possa da atti o da parole<br />

prendere argomento per biasimare il Ceto nostro.<br />

Nel diffi cile momento che attraversa la patria nostra, è preciso dovere del Clero esortare<br />

quanti l’avvicinano, ad avere fi ducia in Dio, ad obbedire agli ordini di coloro<br />

che presiedono alla cosa pubblica ed a cooperare in ogni miglior modo, a seconda del<br />

bisogno e delle circostanze, al trionfo della causa comune 52 .<br />

Tra le righe di questa prudente comunicazione si può leggere da una parte<br />

il costante pericolo che discorsi anche informali o gesti del clero fossero strumentalizzati<br />

dalla stampa e dall’opinione pubblica anticlericale e interventi-<br />

50 Da lettera Al venerando clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi, 26 maggio<br />

1915, in L’Eco 1915, 152-154 e in FCT 23, 186-188.<br />

51 Tono simile negli appunti per il discorso agli allievi ufficiali nella “messa del soldato”,<br />

in città, nella chiesa di San Vitale, il 1° agosto 1915: vedilo in FCT 23, 249-250.<br />

52 Vedi Avvertenza in appendice alla citata lettera del 26 maggio, in L’Eco 1915, 154.


376 Capitolo settimo<br />

sta, e dall’altra la delicata posizione dei parroci, che, trovandosi a contatto con<br />

la gente, erano più sensibili alle inquietudini che soprattutto i ceti popolari<br />

e rurali stavano manifestando nei confronti della guerra. Più sopra abbiamo<br />

citato alcune vicende che coinvolsero sacerdoti parmensi in accuse e processi<br />

per disfattismo. La prudenza del vescovo era dunque più che giustificata.<br />

Meno di tre mesi dopo, <strong>Conforti</strong> comunicava al clero la lettera di Benedetto<br />

XV ai belligeranti, con l’invito a leggerla al popolo. Nella sua accompagnatoria,<br />

il vescovo parmense sottolineava ampiamente la tesi intransigente<br />

dell’origine del conflitto dalla scristianizzazione e dal positivismo d’anteguerra,<br />

ed esortava a pregare per i soldati e per il clero impegnato al fronte,<br />

citando anche un brano di uno scritto dell’ordinario castrense, il vescovo<br />

<strong>Angelo</strong> Bartolomasi 53 , sul ritorno alla religione di tanti giovani soldati 54 .<br />

La compatibilità dei toni dei due scritti del 1915 fu sicuramente una prova<br />

per <strong>Conforti</strong>. Da una parte la fedeltà al santo padre e alla sua lotta contro<br />

il prolungarsi della guerra, dall’altra l’impegno a sostenere il morale della<br />

popolazione secondo le logiche prevalenti, aprivano un dilemma difficilmente<br />

sanabile. <strong>Conforti</strong> giustificava le sue posizioni col ricorso alle linee tradizionali<br />

della “teologia politica”: il male viene dall’abbandono del Vangelo nella società,<br />

facciamo il nostro dovere e preghiamo. Di suo, metteva grande prudenza ed<br />

equilibrio nelle espressioni, insieme alla sincera obbedienza al papa.<br />

Questa faticosa ricerca di una sintesi si ritrova negli scritti di <strong>Conforti</strong> negli<br />

ultimi giorni del 1915 e all’inizio del 1916. La lettera che inviava ai giovani<br />

parmigiani e ai sacerdoti diocesani al fronte per quel primo Natale di guerra<br />

vibrava di termini eroici: i suoi giovani “chiamati dal dovere, si trovano ora<br />

sul campo dell’onore, lungi dal tetto domestico, a lottare per la difesa e la<br />

grandezza della patria”, e per loro <strong>Conforti</strong> pregava Dio affinché “avvalori il<br />

loro braccio, santifichi le loro fatiche e li riconduca presto vittoriosi e onusti<br />

di meriti” 55 . All’inizio della successiva Quaresima, comunicando al clero la<br />

lettera di Benedetto XV al cardinal vicario del 4 marzo 1916, parlava di “un<br />

53 <strong>Angelo</strong> Bartolomasi (Pianezza/TO 1869 – Torino 1959), ordinato sacerdote per la<br />

diocesi di Torino nel 1892, vescovo ausiliare del card. Richelmy nel 1910, fu chiamato a<br />

ricoprire il ruolo di primo “vescovo castrense” nel 1915. Nel 1919 fu nominato vescovo di<br />

Trieste, ma nel 1923, anche per le tensioni con i fanatici fascisti locali, fu trasferito a Pinerolo.<br />

Con la Conciliazione (1929) divenne il primo ordinario militare, carica da cui si dimise<br />

nel 1944. Cfr. Giuseppe TUNINETTI e Pietro ZOVATTO, in DSMCI 3/1, Casale Monferrato<br />

1984, 62-63.<br />

54 Vedi lettera Al venerando clero della città e della diocesi, 16 agosto 1915, in L’Eco 1915,<br />

197-199; FCT 23, 261-264.<br />

55 Cfr. Augurio affettuoso del Vescovo ai giovani combattenti parmigiani, 17 settembre 1915,<br />

in L’Eco 1916, 9 e FCT 23, 341-342.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

377<br />

nuovo grido di dolore uscito dal cuore del più amante dei padri per vedere i<br />

figli in lotta tra di loro, come pervasi da fiero proposito di mutua distruzione”,<br />

mentre “la guerra con tutti i suoi orrori continua furibonda” 56 . Queste<br />

parole sono rivolte solo ai sacerdoti, con cui era probabilmente possibile accogliere<br />

un linguaggio che, reso pubblico, avrebbe creato tensioni e accuse. In<br />

questo scritto <strong>Conforti</strong> introduceva un altro motivo, tipico della pastorale del<br />

tempo di guerra. Mentre gli eroici soldati e i cappellani soffrivano al fronte,<br />

bisognava prendere posizione contro la “vita gaudente”, i teatri, i balli – non si<br />

dimentichi che queste parole si collocano nel periodo di carnevale – e in modo<br />

particolare contro “la licenza del cinematografo”, strumento che, pur essendo<br />

“una delle più belle e geniali invenzioni di questi ultimi tempi”, era diventato<br />

un mezzo potente di diffusione di spettacoli passionali e immorali 57 .<br />

Dal marzo 1916 al novembre 1917 non si registrano più scritti ufficiali di<br />

<strong>Conforti</strong> sulla guerra, finché la disfatta di Caporetto, più sopra brevemente<br />

ricordata, non spinse il vescovo a una breve esortazione, redatta in termini<br />

drammatici, con riferimenti al magistero di Benedetto XV, ma con l’insistenza<br />

al dovere. La retorica bellica era ridotta al minimo, restava quasi solo un<br />

riferimento risorgimentale ai “padri nostri che in circostanze non dissimili e<br />

non meno fortunose attinsero dalla loro Fede l’energia e la costanza per resistere<br />

al nemico invadente e trionfarne” 58 .<br />

Pochi mesi dopo, in una lettera al segretario di stato vaticano, <strong>Conforti</strong><br />

appoggiava cordialmente l’opera di pacificazione del papa 59 . È in questo<br />

quadro che si può comprendere la notissima vicenda del suo discorso agli<br />

allievi ufficiali 60 . A Parma vi era la sede della “scuola militare d’applicazione”<br />

per allievi ufficiali. Il 2 giugno 1918, festa dello Statuto albertino, si tenne<br />

la cerimonia del giuramento, alla presenza del generale Galli, comandante<br />

della scuola, del parmigiano Agostino Berenini, ministro della Pubblica istruzione,<br />

e naturalmente venne invitato anche <strong>Conforti</strong>, che si fermò al pranzo<br />

ufficiale. In quel momento vi furono i discorsi di circostanza, tra cui quello<br />

di un giovane allievo, Nicolò Di Falco, che pare fosse cattolico praticante e<br />

56 Dalla lettera Al venerando clero della città e della diocesi, 13 marzo 1916, in L’Eco 1916,<br />

51; FCT 24, 127.<br />

57 Cfr. L’Eco 1916, 52-53; FCT 24, 128-129.<br />

58 Vedi lettera Al venerabile clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi, 4 novembre<br />

1917, in L’Eco 1917, 188-189 e in FCT 25, 109-114.<br />

59 Cfr. lettera al papa Benedetto XV, del 23 gennaio 1918; in FCT 26, 188-189. Gli stessi<br />

toni, a guerra non ancora conclusa, nel settembre 1918, in un indirizzo al papa in occasione<br />

di un corso di esercizi spirituali per sacerdoti (cfr. FCT 26, 424-425).<br />

60 Cfr. LUCA, Sono tutti, 154.


378 Capitolo settimo<br />

che terminò rivolgendosi al vescovo: “Se l’ideale nostro è santo, benediteci,<br />

Eccellentissimo Ordinario”.<br />

<strong>Conforti</strong> si trovò, diciamo così, messo in mezzo, e improvvisò un breve<br />

indirizzo, che riportiamo qui secondo il testo del bollettino ufficiale della<br />

curia 61 :<br />

Sensibile al pensiero nobilissimo che mi avete espresso, giovani generosi, io invoco<br />

sopra di voi la benedizione di Dio e questo io faccio con quella larghezza di affetto<br />

che è più facile sentire che esprimere. Il Signore vi accompagni colla possente sua<br />

protezione, fortifi chi il vostro braccio, avvalori la vostra condotta, renda costanti i<br />

vostri propositi.<br />

Sorretti dal suo aiuto, la vittoria precederà i vostri passi ed in un giorno radioso che<br />

vi auguro vicino, farete ritorno al domestico lare onusti di meriti per il dovere compiuto<br />

62 .<br />

Andate e ridonateci le nostre terre. La causa per la quale vi accingete ai più duri<br />

cimenti è giusta e santa e per questo la vostra parola d’ordine deve essere: resistere,<br />

resistere, resistere 63 .<br />

Il forte sentimento del dovere vi accompagni e vi sorregga nei più diffi cili momenti,<br />

rendendovi superiori a tutte le diffi coltà ed a tutti i pericoli che incontrerete lungo<br />

l’aspro cammino. E nella dura tenzone vi conforti il pensiero di Dio; vi conforti il<br />

pensiero che dopo il sangue sparso per la Fede di Cristo, non vi è altro sangue più<br />

gloriosamente sparso, di quello che si versa in difesa della propria patria 64 .<br />

Nel breve testo, di andamento tipicamente confortiano, non mancano<br />

accenni a stilemi e espressioni che in quei lunghi anni di guerra una propaganda<br />

martellante diffondeva: il braccio forte, la dura tenzone, e soprattutto<br />

la citazione dello slogan del giorno. Ma, nel complesso del discorso, <strong>Conforti</strong><br />

riesce a evitare prudentemente espressioni che superino la tradizionale dottrina<br />

sulla guerra giusta: tutto è centrato sul senso del dovere, sulla costanza nei<br />

propositi, e lo stesso “andate e ridonateci le nostre terre” sicuramente va letto<br />

61 Cfr. S. E. Mons. Arcivescovo vescovo alla festa degli Allievi Ufficiali, in L’Eco 1918, 88.<br />

62 Le parole sono pressoché identiche a quelle dell’augurio natalizio del dicembre 1915<br />

(vedi sopra).<br />

63 Questo celebre ed arcinoto slogan fu coniato da Vittorio Emanuele Orlando (Palermo<br />

1860 – Roma 1952), giurista e uomo politico, liberale democratico, più volte ministro e<br />

presidente della Camera dei deputati (cfr. Alfredo G[IANNINI], in EncIt XXV, Roma 1935,<br />

561-562; M. MISSORI, Governi, alte cariche, ad indicem, cit.), presidente del Consiglio dei<br />

ministri dopo la disfatta di Caporetto, in un “Appello al popolo italiano” emanato il 24<br />

dicembre 1917.<br />

64 Lo stesso concetto era già presente negli appunti del discorso alla “messa del soldato”<br />

del 1° agosto 1915 (cfr. FCT 23, 249); nonché nell’omelia per la solennità di Maria Vergine<br />

Assunta, 15 agosto 1915 (cfr. FCT 17, 388).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

379<br />

non pensando alle terre “irredente”, ma a quella parte d’<strong>Italia</strong> da sette mesi<br />

occupata dagli imperi centrali. Oggi certamente si discuterebbe se il sangue<br />

sparso per difendere – con le armi, sottinteso – la patria sia così glorioso, ma<br />

questo era normale in quel tempo, e la subordinazione qualitativa del dovere<br />

di difesa al martirio era già un notevole distinguo, che non tutti facevano.<br />

Si aggiunga anche che sicuramente <strong>Conforti</strong> visse quel momento come<br />

una possibilità di discreto annuncio di fede a un gruppo di giovani che, sapeva<br />

bene per esperienza, in gran parte potevano essere lontani dalla pratica<br />

religiosa tradizionale, e bisognava trovare il linguaggio per offrire una parola<br />

accettabile. I passaggi di maggior rilievo erano già testualmente presenti in<br />

altri precedenti interventi di <strong>Conforti</strong>.<br />

Il discorso fu accolto da un grande applauso, e fin lì, poteva starci. La stampa<br />

nazionale vi diede una forte rilevanza, in generale però finì per non riportare le<br />

parole esatte e per dare maggior enfasi alle espressioni più patriottiche, fino ad<br />

arrivare ad affermare che il <strong>Conforti</strong> avesse paragonato i caduti per la patria ai<br />

martiri 65 . Manifesti e cartoline con alcune frasi, spesso deformate, del discorso<br />

furono diffusi nelle città e tra i soldati 66 . Tra l’altro, meno di due settimane dopo<br />

il discorso, partiva l’ultima, fallimentare ma durissima offensiva austro-tedesca sul<br />

fronte del Piave e al Monte Grappa, per cui il povero <strong>Conforti</strong> divenne, suo malgrado,<br />

una delle voci della propaganda militare italiana in quei giorni difficili.<br />

Con la tempestività solita in queste circostanze, dalla Santa Sede partiva una<br />

richiesta di chiarimenti, ancora una volta per il tramite del cardinale Gaetano<br />

De Lai. <strong>Conforti</strong> rispondeva con una lettera accorata ma anche precisa: 67<br />

… Considerando la campagna che da qualche tempo si va facendo a Parma dalla<br />

massoneria imperante contro il Clero che si accusa di disfattismo; tenuto conto del<br />

fatto che in ogni pubblica occasione non mancano mai attacchi contro la Chiesa,<br />

tanto che ho dovuto, nell’ultimo numero del Bollettino di Curia, del quale accludo<br />

copia, prendere le difese del mio Clero contro dette accuse fatte pubblicamente<br />

65 Si veda il testo riportato dalla Gazzetta di Parma in FCT 26, 335 e le successive “deformazioni”<br />

del Messaggero e di altri organi di stampa, in FCT 26, 337-342.<br />

66 “Ho appreso dal P. Tacchi Venturi che a Roma venne di questi giorni affisso ai muri il<br />

mio discorso fatto agli Allievi Ufficiali della Scuola Milit. d’Applicazione, il che mi recò sorpresa<br />

e dispiacere” (dal diario di <strong>Conforti</strong>, 24 giugno 1918, in FCT 26, 51). Sul padre gesuita<br />

Pietro Tacchi Venturi (1861-1956), studioso di storia, segretario del preposito generale p.<br />

Wernz e del suo successore e, al tempo del fascismo, tramite ufficioso tra Pio XI e Mussolini<br />

vedi in G. MARTINA, Storia della Compagnia di Gesù in <strong>Italia</strong>, cit., 234-242 e 269-281.<br />

67 Vedi lettera “A S. E. Revma il Card. Gaetano De Lai, Segretario della S. C. Concistoriale,<br />

Parma 10 giugno 1918”, minuta in ACSCS e da Archivio della Concistoriale in FCT 26,<br />

320-322. Contestualmente spediva a tutti i vescovi italiani copia del bollettino diocesano con<br />

il testo autentico del suo intervento (cfr. diario di <strong>Conforti</strong>, al 28 giugno; in FCT 26, 52).


380 Capitolo settimo<br />

persino dalle primarie Autorità cittadine, giudicai conveniente aderire all’invito per<br />

evitare almeno che anche questa occasione si facesse servire per un nuovo attacco alla<br />

buona fama del Clero e dei Cattolici. Si intende che ero ben lontano dal pensare di<br />

dovermi trovare nella necessità di parlare. Dopo la cerimonia della distribuzione delle<br />

medaglie, dovetti, per convenienza, prender parte anche alla modesta colazione; parlarono<br />

anche vari Allievi-Uffi ciali. L’ultimo di questi, giovane cattolico, chiudendo il<br />

suo discorso, si rivolgeva a me in particolare …<br />

Era stata, nei discorsi precedenti, un’apoteosi della nobiltà della guerra e del sangue<br />

che si versa per la liberazione delle terre recentemente invase, senza che mai venisse<br />

un pensiero religioso. La nota, anzi, della liberazione delle terre occupate, era stata<br />

così dominante da essere considerata, nel momento in cui mi si chiedeva la benedizione,<br />

la questione principale.<br />

Per questo credetti opportuno di non lasciare senza risposta la domanda esplicita e<br />

solenne rivoltami e rispondendo, mentre riconoscevo giusta la rivendicazione delle<br />

terre invase, coglievo l’occasione anche per far un’affermazione cristiana, ponendo i<br />

Martiri della Fede al di sopra dei martiri per la patria: “Dopo il sangue versato per la<br />

fede di Cristo, nessun…”.<br />

Le mie parole riportarono un’entusiastica ovazione ed ebbi l’impressione di avere,<br />

senza nulla pregiudicare, giovato assai alla causa del bene…<br />

Poco dopo, decideva di inviare al papa una lettera di scuse 68 :<br />

È forse la prima volta nella mia vita che io, senza volerlo, ho potuto recare motivo di<br />

pena al Vicario di Cristo, per quale ho sempre professato e continuerò a professare,<br />

col divino aiuto, venerazione profonda ed attaccamento inconcusso.<br />

E dopo d’avere, come meglio ho potuto e come mel consentivano le circostanze,<br />

rettifi cata l’errata versione delle parole, ora soddisfo al bisogno ed al dovere che sento<br />

di chiedere umilmente venia a Vostra Santità per quanto è avvenuto indipendentemente<br />

dalla mia volontà.<br />

Avrei prima d’ora compiuto questo atto doveroso, ma non credendo conveniente,<br />

nell’attuale momento che attraversiamo, affi dare alla posta la presente, ho atteso per<br />

questo l’occasione propizia della venuta a Roma di persona di mia piena fi ducia… 69<br />

Insieme al dispiacere di aver dato adito, del tutto involontariamente,<br />

all’opinione pubblica di ritenerlo su posizioni differenti rispetto alla linea<br />

“pacifista” di Benedetto XV, anche altro provocava in <strong>Conforti</strong> sofferenza a<br />

motivo di quelle poche parole 70 . Una testimonianza ci riferisce che il vescovo<br />

68 Cfr. lettera Beatissimo Padre, del 10 luglio 1918; vedi minuta in ACSCS e testo in FCT<br />

26, 381-382; la lettera venne mandata al Segretario di Stato tramite il suo segretario personale<br />

don G. Ceretoli (cfr. FCT 26, 54).<br />

69 La breve risposta, in perfetto stile curiale, della Segreteria di Stato può essere letta in<br />

FCT 26, 346-347.<br />

70 P. Paolo Manna del PIME, in continuo contatto con <strong>Conforti</strong> in quei mesi per la nasci-


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

381<br />

abbia chiesto a un seminarista sotto le armi di riferirgli le reazioni dei suoi<br />

commilitoni, ricevendo questa risposta: “Se debbo dire la verità, sappia che i<br />

soldati l’hanno imprecata e anche bestemmiata” 71 . Non sappiamo la reazione<br />

di <strong>Conforti</strong> a queste voci, che poteva considerare attendibili e che in effetti<br />

si comprendono nel clima del tempo: solo più tardi subentrerà l’euforia della<br />

vittoria, ma per la massa delle truppe la lunga guerra, gli stenti, e in qualcuno<br />

le notizie di rivoluzione provenienti dalla Russia creavano uno stato d’animo<br />

ben differente rispetto a quello degli ufficiali e delle classi dirigenti.<br />

Non fu una “marcia indietro”, quella di <strong>Conforti</strong>, ma una rettifica vissuta<br />

con umiltà e prontezza, e portata avanti in maniera conseguente. Poco tempo<br />

dopo l’incidente del 2 giugno, al prefetto che offriva un’onorificenza, <strong>Conforti</strong><br />

rispondeva con un diniego, pur riaffermando la sua concezione dell’armonia<br />

tra religione e patria 72 :<br />

Desidero vivamente che la S. V. desista dalla proposta ideata. Fu sempre mio programma<br />

d’indirizzare l’opera mia di Sacerdote prima e poscia di Vescovo al miglior<br />

bene possibile cercando d’armonizzare i due nobili ideali di Religione e patria, che<br />

deve sentire ogni cuore <strong>Italia</strong>no. Per questo primo in <strong>Italia</strong>, rompendo tradizioni<br />

secolari che volevano le Missioni dell’estremo oriente all’ombra della bandiera Francese,<br />

posi sotto il Protettorato <strong>Italia</strong>no il nostro Vicariato Apostolico. Non desiderai<br />

però mai e non avrei mai accettato neppure allora onorifi cenze che avrebbero fatto<br />

contrasto colle mie abitudini personali e un po’ anche colla nota spiccatamente religiosa<br />

che ho sempre cercato d’imprimere al ministero a cui ho dedicato la mia vita.<br />

Il discorso per la fine della guerra, che <strong>Conforti</strong>, pur essendo indisposto,<br />

volle proclamare per il solenne Te Deum del 10 novembre 1918, non si<br />

ta dell’Unione missionaria del clero, così scriveva a p. Sartori, alla fine di quel giugno: “S.<br />

E. avrà visto come da tutti i giornali, dall’Osserv. Rom. in giù siasi riportata una dignitosa<br />

rettifica delle sue parole pronunziate ai giovani ufficiali. A Bergamo ove fui per l’U[nione ]<br />

M[issionaria] quel Vescovo udita da me la giusta versione ne fece partecipazione in pubblico<br />

a tutti i preti convenuti. Egli era rimasto un po’ male, perché in occasione di una adunanza<br />

patriottica un colonnello ripeté in pubblico, Lui presente, quelle frasi travisate, e la cosa<br />

aveva una certa notorietà. Bene a proposito sono dunque venute le rettifiche” (cfr. FCT 4,<br />

113-114 nota 54). Si noti che il vescovo di Bergamo era Luigi Marelli, l’oblato milanese già<br />

vicario generale di <strong>Conforti</strong> a Ravenna. Queste righe offrono l’idea della confusione che si<br />

era diffusa nel mondo cattolico italiano a partire dalla deformazione ideologica delle parole<br />

di <strong>Conforti</strong>. Si vedano altre reazioni del mondo ecclesiastico in FCT 26, 343-346.<br />

71 Testimonianza di don Cesare Santini, scritta il 1° ottobre 1950; in Testimonianze 3,<br />

149. Don Santini sarà uno dei due chierici ordinati sacerdoti nel 1920.<br />

72 Cfr. FCT 26, 407. Poi, <strong>Conforti</strong> fu comunque nominato cavaliere dei Santi Maurizio<br />

e Lazzaro (cfr. FCT 535-537, 539 e 542).


382 Capitolo settimo<br />

discosta dalle linee contenutistiche tipiche di questo genere letterario 73 . C’è<br />

la celebrazione e il ringraziamento per il grande sacrificio di soldati, mutilati,<br />

ufficiali e popolazione, c’è l’immagine del nuovo assetto dell’Europa che dopo<br />

il battesimo di sangue ricevuto e grazie al rispetto del principio di nazionalità<br />

potrà avere una pace stabile:<br />

Tutto questo ci dice la grandezza dell’avvenimento che celebriamo, destinato nei<br />

disegni della Divina Provvidenza all’affratellamento dei popoli tutti, proclamato e<br />

vaticinato da Cristo; destinato ad inaugurare un’era novella di prosperità e di pace;<br />

a dare un nuovo orientamento al mondo civile, che dopo l’immane confl itto da cui<br />

esce, dopo il battesimo di sangue da esso ricevuto, ci auguriamo più onesto, più religioso,<br />

più sitibondo di bontà e di giustizia<br />

Si trattava di parole di speranza, che avvenimenti e processi storici immediati<br />

e più a lungo periodo si incaricheranno di smentire dolorosamente. Allora,<br />

in quel momento, tutti i cattolici italiani credevano in questa palingenesi,<br />

in cui l’<strong>Italia</strong>, sempre per volere della citatissima Provvidenza, aveva “la missione<br />

di consolidare sempre più e propagare la civiltà cristiana” 74 .<br />

A fine guerra: ricostruzione?<br />

Dopo il fallimento delle offensive austriache e tedesche sul Piave e in Francia<br />

sulla Marna, la percezione della vicinanza della vittoria e della fine della<br />

guerra si diffonde e si scorge anche nelle prese di posizione pubbliche di <strong>Conforti</strong>,<br />

ad esempio nell’interessante analisi del problema vocazionale 75 . Ma già<br />

73 Vedilo in L’Eco 1918, 164-165.<br />

74 Sulla sostanziale costanza della visione di <strong>Conforti</strong> nei confronti del risorgimento, si<br />

leggano le significative frasi scritte ancora nel 1921 a don Giuseppe Parma: “Ho letto attentamente<br />

la puntata della vita di Mons. Chieppi relativa ai noti incidenti patriottici, ed ecco-<br />

Le sinceramente il mio parere. La figura del Ven. Sacerdote ne esce fuori in bella luce e la S.<br />

V. ha dettato una pagina preziosa che altamente la onora. Non ritengo però opportune certe<br />

affermazioni relative alle vicende politiche di quei giorni di lieta e triste ricordanza. Queste<br />

affermazioni dovrebbero essere per lo meno accompagnate da riserve e distinzioni non facili<br />

a formularsi. Se da parte nostra non sono mancati errori e non lievi, quanta perfidia ed<br />

empietà da parte di coloro che, asserviti alle sette, volevano la rigenerazione politica dell’<strong>Italia</strong><br />

col folle intendimento di scristianizzarla e di demolire la Chiesa! Noi non possiamo e non<br />

dobbiamo dimenticare questo, anche di fronte ai reali vantaggi che ne sono derivati” (lettera<br />

a G. Parma, da Parma 1° giugno 1921, in FCT 5, 513-517, con molto materiale sulle vicende<br />

che coinvolsero il fondatore delle piccole figlie dei Sacri Cuori, don Agostino Chieppi,<br />

negli anni dell’unità d’<strong>Italia</strong>).<br />

75 Cfr. la lettera pastorale Al venerando clero e dilettissimo popolo della città e della diocesi,


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

383<br />

nell’autunno, poco prima della conclusione del conflitto, un’altra minaccia<br />

appare all’orizzonte: si trattava del virus influenzale che prese allora il nome di<br />

“spagnola”, e che finì per mietere centinaia di migliaia di vittime tra la popolazione<br />

stremata da anni di alimentazione di guerra 76 . Indicazioni concrete<br />

per cercare di prevenire o di combattere l’epidemia si registrano sul bollettino<br />

diocesano 77 . La spagnola colpirà, fortunatamente senza gravi conseguenze,<br />

anche gli allievi missionari di Campo di Marte 78 .<br />

Nonostante questa ennesima prova, e l’urgenza di riaccogliere seminaristi<br />

e sacerdoti che rientravano dal fronte, e dunque, come s’è visto altrove, di<br />

far ripartire quasi da zero il seminario di Parma, <strong>Conforti</strong> nutriva la speranza<br />

che, finita la guerra, si potessero riprendere le fila dell’impegno pastorale. Per<br />

questo, il vescovo decideva di compiere un gesto molto significativo, anche<br />

dal punto di vista simbolico: indiceva la sua terza visita pastorale, a un mese<br />

esatto dall’armistizio 79 . Il nuovo tour del vescovo sul territorio era motivato<br />

dalla situazione della società “dopo i rivolgimenti della guerra”. Sulla visita<br />

era invocata la protezione del Sacro Cuore, una cifra religiosa caratterizzante<br />

quegli anni. Le priorità erano, ancora una volta, l’istruzione religiosa e le<br />

associazioni e i circoli giovanili 80 . <strong>Conforti</strong> chiedeva una “dettagliata relazione”<br />

sulle condizioni religiose e morali della popolazione, sui vizi e i “partiti<br />

dominanti”, sulle associazioni parrocchiali esistenti e da costruire e sull’istruzione<br />

religiosa dei bambini e degli adulti. Dunque, alcuni punti fissi della<br />

8 agosto 1918, in L’Eco 1918, 115-123 e in FCT 26, 395-406. Su <strong>Conforti</strong> nell’immediato<br />

dopoguerra vedi: CIONI, Grande, 234-235 e LUCA, Sono tutti, 165-172.<br />

76 “Gli ultimi mesi del 1918 videro il dilagare di una grande epidemia influenzale, la<br />

‘spagnola’, che mieté vittime in misura pressoché equivalente a quella delle battaglie di tutta<br />

la guerra. Forse non si è tenuto sempre nel dovuto conto il fatto che l’eccesso di morti nella<br />

popolazione civile durante la guerra superò i seicentomila rispetto al periodo precedente,<br />

eguagliando il numero dei caduti al fronte. E se l’<strong>Italia</strong> fu nel complesso uno dei paesi più<br />

colpiti dall’epidemia, significativamente le punte più alte si ebbero non solo nelle regioni<br />

occupate, ma anche nel sud della penisola” (cfr. E. RAGIONIERI, Storia d’<strong>Italia</strong> 11, cit.,<br />

2058).<br />

77 Cfr. L’Eco 1918, 148, 150-151 e L’Eco 1919, 10-11.<br />

78 Cfr. GRAZZI, Il libro, 189.<br />

79 La lettera di indizione è datata 4 dicembre 1918 (cfr. L’Eco 1918, 174-179. “Io coll’Ottobre<br />

u. s. [1917] ho terminato la mia 2 a Visita alla Diocesi, che ad onta del momento difficile<br />

in cui si è svolta, mi ha procurato non poche consolazioni. Aveva divisato di aprire la 3 a<br />

nel Gennaio u. s. ma ho differita la cosa perché attualmente gli animi delle popolazioni sono<br />

in disposizioni tali da consigliare l’attesa di più propizio momento” (cfr. <strong>Conforti</strong> a L. Calza,<br />

in data 19 febbraio 1918; da autografo in ACSCS, alla data; FCT 1, 124-125).<br />

80 Cfr. anche E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 44-46. L’immaginetta distribuita ai<br />

bambini è riprodotta in P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 13.


384 Capitolo settimo<br />

strategia pastorale (associazioni giovanili e catechesi), ma anche un’attenzione<br />

alla mentalità e alle opinioni ideologico-politiche. <strong>Conforti</strong> probabilmente<br />

intuiva che alcune tensioni andavano tenute sotto controllo, anche perché si<br />

potevano fondere con quelle ferite psicologiche e con il diffondersi di alcuni<br />

comportamenti, conseguenze della guerra 81 . Comunque egli ripartiva, a un<br />

anno circa dalla conclusione della seconda visita, e questo era un messaggio<br />

chiaro e consapevole alla diocesi 82 .<br />

Con la pastorale quaresimale del 1919, il vescovo rilanciava e riordinava<br />

l’Azione cattolica 83 . Nasceva l’Unione delle donne cattoliche e ripartiva<br />

l’Unione giovanile 84 . Questa riorganizzazione però era dovuta, oltre che<br />

all’impegno di riprendere il lavoro dopo la guerra, a un altro fatto importante:<br />

anche a Parma era nato il Partito popolare italiano (PPI). Il 18 gennaio precedente<br />

era partito l’appello di don Luigi Sturzo e di altri esponenti cattolici<br />

“a tutti gli uomini liberi e forti” 85 . All’inizio Giuseppe Micheli aveva esitato<br />

ad aderire alla nuova organizzazione, ma poi la sua scelta aveva fatto nascere<br />

anche a Parma il partito guidato da don Sturzo 86 . L’unione elettorale e l’unione<br />

economico-sociale vennero sciolte a favore del partito e della Confedera-<br />

81 Nel 1916, con la lettera pastorale quaresimale (cfr. L’Eco 1916, 29-37) e in maniera<br />

più limitata con una lettera al clero del marzo (cfr. L’Eco 1916, 51-56: “Problemi dell’ora<br />

presente”), <strong>Conforti</strong> prendeva posizione contro “il flagello del sensualismo”.<br />

82 Tra le varie attenzioni pastorali di questo periodo, segnaliamo una messa in guardia<br />

di <strong>Conforti</strong>, con la lettera “al venerando clero di Parma”, contro alcune associazioni<br />

protestantiche-razionalistiche che cercavano di far proseliti, tra cui il noto Esercito della<br />

salvezza (<strong>Conforti</strong> lo chiama “esercito della salute”) e “la più ricca di mezzi”, almeno secondo<br />

il Sant’Uffizio, Young Men’s Christian Association, la YMCA che è una realtà associativa<br />

giovanile protestante che ancor oggi gestisce molti ostelli della gioventù in Nord America e<br />

la cui sigla è conosciuta da tutti gli adolescenti italiani per una canzone ballabile diffusissima<br />

dagli anni Ottanta fino ad oggi, dal titolo YMCA dei Village people (cfr. L’Eco 1921, 66-67<br />

e in FCT 27, 354).<br />

83 Vedi lettera Al Venerando Clero e Dilettissimo popolo della Città e della Diocesi, 15 febbraio<br />

1919, in L’Eco 1919, 19-25. Una puntuale disamina del rapporto tra <strong>Conforti</strong>, Azione<br />

cattolica e Partito popolare italiano si ha in Giorgio CAMPANINI, Monsignor <strong>Conforti</strong> e la sua<br />

città, in A Parma e nel mondo, cit., 328.<br />

84 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 83-85. Sulle donne cattoliche vedi lettera Al<br />

Venerando Clero della città e della Diocesi, 16 settembre 1920, in L’Eco 1920, 145-146 e L’Eco<br />

1921, 15-18.<br />

85 Cfr. Francesco MALGERI, Partito popolare italiano, in DSMCI I/2, Casale Monferrato<br />

1981, 352-364 con ampia bibliografia.<br />

86 Cfr. Cecilia BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno politico a Parma 1900-1925, Parma<br />

1998. In particolare, sui leader parmigiani, pp. 53, 57-58 e 67; P. TRIONFINI, Una storia<br />

lunga, cit., 86. <strong>Conforti</strong> era informato da Francesco Fontana della fondazione del Partito<br />

popolare a Parma (cfr. FCT 26, 87, 89-90 e 94-96).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

385<br />

zione italiana dei lavoratori (CIL), il sindacato che fiancheggiava la nuova formazione<br />

politica 87 . I laici, giovani e adulti, provenienti dall’Azione cattolica si<br />

inserivano con slancio nell’impegno politico. Ma anche non pochi sacerdoti,<br />

già impegnati nelle casse rurali e nell’organizzazione sociale, si diedero da fare<br />

sul nuovo scenario. Più visibili nelle zone della provincia che appartenevano<br />

alle diocesi di Borgo San Donnino e Piacenza, presbiteri vicini al Partito<br />

popolare non mancarono neanche a Parma, ma normalmente più defilati a<br />

livello pubblico 88 . La figura di maggior spicco fu don Giovanni Del Monte,<br />

voluto da <strong>Conforti</strong> come direttore del nuovo giornale diocesano Vita Nuova<br />

– il nome è, in quel tempo, davvero un programma – al suo sorgere in quel<br />

1919 89 . Dal dicembre dello stesso anno “in città divengono una tradizione<br />

costante le conferenze religioso-sociali, spesso tenute da don Del Monte, che<br />

il [circolo giovanile] ‘Villa’ organizza tutti i giovedì sera e che risultano assai<br />

utili alla formazione di una cultura critica…” 90 .<br />

Come in molte diocesi italiane, si poneva così, finalmente ma per la prima<br />

volta, il tema della compresenza dell’Azione cattolica, diretta emanazione della<br />

comunità ecclesiale, e di un partito di cattolici, anche se volutamente aconfessionale:<br />

era, in fondo, la grande sfida di Sturzo. Probabilmente la distinzione<br />

dei due campi sarebbe avvenuta progressivamente e anche, potremmo<br />

dire, serenamente, se non fosse stato che la fondazione del Partito popolare<br />

avveniva in circostanze di forte tensione. Nel novembre del 1919, il Partito<br />

popolare era già alla prova elettorale e a livello nazionale conquistava il 20%<br />

dei voti e circa 100 seggi alla Camera 91 . Già questi pochi mesi tra l’organizzazione<br />

e l’impegno elettorale sarebbero stati sufficientemente convulsi. In più,<br />

si scorgevano le avvisaglie della violenza politica, che nel 1920 sarebbe esplosa<br />

87 Cenni sulla CIL in F. CHABOD, L’<strong>Italia</strong> contemporanea, cit., 46.<br />

88 C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 103-108.<br />

89 Per l’appoggio prudente di <strong>Conforti</strong> si veda in FCT 26, 138 in cui accetta che si promuova<br />

una scuola di propagandisti cattolici ma non è d’accordo di fondere Vita Nuova e La<br />

Giovane Montagna “dopo certi precedenti”.<br />

90 Cfr. C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 52 e 117-118 (sul Del Monte).<br />

Sul circolo “Domenico Maria Villa”, sorto attorno ai padri stimmatini in Oltretorrente:<br />

Aldo LEONI, Il circolo cattolico “Domenico Maria Villa” dell’Oltretorrente parmense durante il<br />

pontificato di Pio XI, in Chiesa, Azione Cattolica e fascismo nell’<strong>Italia</strong> settentrionale durante il<br />

pontificato di Pio XI (1922-1939), Milano 1979, 1035-1057.<br />

91 Per i risultati nel parmense vedi in C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 109-<br />

111. Il vescovo <strong>Conforti</strong> non votò: “Oggi hanno avuto luogo le elezioni politiche. Avevo<br />

deciso di recarmi a dare il voto, ma avendo in precedenza ricevuto preghiera del Questore di<br />

volergli indicare l’ora precisa della mia andata alle urne, ad impedire possibile inconveniente,<br />

ho creduto prudente rinunciare per questa volta nell’esercizio del mio diritto” (dal diario di<br />

<strong>Conforti</strong>, al 16 novembre 1919, in FCT 26, 136-137).


386 Capitolo settimo<br />

duramente 92 . Il 21 e 22 agosto di quell’anno, si teneva a Parma, dopo un’attenta<br />

preparazione, il congresso emiliano della gioventù cattolica, con la partecipazione,<br />

sembra, di circa cinquemila giovani cattolici 93 . Sul corteo veniva<br />

lanciata una bomba, che non provocò vittime, e avvennero dei tafferugli 94 .<br />

Il mese successivo, in tutta <strong>Italia</strong>, l’occupazione delle fabbriche vide l’apice<br />

delle minacce e delle violenze di gruppi estremisti di sinistra 95 . Contemporaneamente,<br />

il piccolo e poco significativo fascio di combattimento di Parma,<br />

fondato il 23 aprile 1919 quindi tra i primissimi dopo la riunione di piazza<br />

San Sepolcro a Milano (23 marzo 1919) dove era stato fondato il primo<br />

nucleo di quel che sarebbe stato il partito fascista, subiva un brusco cambio di<br />

dirigenza, dai primi elementi che si ispiravano a Filippo Corridoni 96 e Alceste<br />

De Ambris, a personaggi più strettamente legati all’azione contro gli scioperi<br />

e ai finanziamenti degli agrari e degli industriali. Lo squadrismo fascista si<br />

diffondeva velocemente nelle campagne 97 .<br />

In queste congiunture, che sarebbero divenute drammatiche nel biennio<br />

successivo, articolare pazientemente le distinzioni tra azione ecclesiale, sindacale<br />

e partitica non poteva essere agevole. Comunque, bene o male, il riassetto<br />

dell’Azione cattolica procedeva, e all’inizio del 1921 si passava dal segretariato<br />

provvisorio a una completa “giunta direttiva” di Azione cattolica, con il già<br />

citato Ferdinando Vietta come presidente, e Uberto Pallavicino, discendente<br />

della nota famiglia di nobili parmensi, come segretario 98 .<br />

92 Ad esempio, le giornate missionarie organizzate per il 1° e 2 luglio 1920 (cfr. FCT 4,<br />

236 nota 150) videro una scarsa partecipazione, per il brutto tempo ma anche per gli scioperi<br />

in corso (cfr. FCT 4, 238).<br />

93 Vedi cronaca in L’Eco 1920, 128 e 149-150. Cfr. pure E. GUERRA, L’episcopato parmense,<br />

cit., 73.<br />

94 Cfr. C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 79-80.<br />

95 Anche L’Eco 1919, 101-103 fa accenno alle violenze per il caro vita. <strong>Conforti</strong>, nella<br />

lettera pastorale quaresimale del 5 febbraio 1920 (vedila in L’Eco 1920, 40-44) parla di<br />

“tempi tristi”. Sull’occupazione delle fabbriche, si veda la posizione di F. CHABOD, L’<strong>Italia</strong><br />

contemporanea, cit., 50-52 e un giudizio della storiografia di sinistra in E. RAGIONIERI, Storia<br />

d’<strong>Italia</strong> 11, 2093-2096.<br />

96 Filippo Corridoni (Pausula ora Corridonia/Macerata 1888 – Fronte del Carso 1915)<br />

prima repubblicano poi sindacalista rivoluzionario, infine interventista e volontario in guerra,<br />

fu una figura di giovane “eroe” ampiamente strumentalizzata dal movimento interventista<br />

(cfr. Arturo MARPICATI, in EncIt 11, Roma 1931, 499-500).<br />

97 U. SERENI, in Dietro le barricate, cit., 242-245.<br />

98 Vedi “Costituzione della Giunta Diocesana” in L’Eco 1921, 37-38. Nel 1920, grazie<br />

all’intervento della Cassa centrale cattolica, ora sottratta all’amministrazione Piva e controllata<br />

dalla Banca Sant’Antonino di Piacenza, fu acquistato uno stabile importante, il palazzo<br />

di borgo Giacomo Tommasini, come sede delle associazioni cattoliche (cfr. A. SCHIANCHI e<br />

A. GAGLIARDI, Il credito spezzato, cit., 103).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

387<br />

In piena visita pastorale, e con tutte queste questioni da definire e da gestire,<br />

un altro evento colpiva la diocesi: il 7 settembre 1920 un terremoto danneggiava<br />

varie chiese di piccole parrocchie di montagna: Rigoso, Ceretolo,<br />

Reno, Vaestano, Casagalvana, ancora una volta nell’angolo estremo sud della<br />

diocesi, nei pressi dell’Enza, nei comuni di Monchio delle Corti, Palanzano,<br />

Tizzano Val Parma, Neviano Arduini 99 .<br />

Contemporaneamente, come s’è visto nel capitolo sul clero, alcune dolorose<br />

defezioni toccavano la diocesi, e il seminario stentava a riprendere il ritmo:<br />

così, decine di parrocchie rimanevano senza cura pastorale costante. Si comprende<br />

come <strong>Conforti</strong>, in una sua lettera a p. Popoli del dicembre 1921, si<br />

lasci sfuggire un’espressione di tristezza: “In mezzo alle amarezze che da ogni<br />

parte mi assediano “ 100 .<br />

La presa di potere del fascismo e le barricate dell’agosto 1922<br />

Dal 1921 in avanti, si assisteva a un crescendo di violenze in tutto il territorio,<br />

aventi come protagoniste le squadre fasciste. Alla reazione contro i gruppi<br />

estremi della sinistra si univano provocazioni e pestaggi contro associazioni cat-<br />

99 Cfr. L’Eco 1920, 145-146. Benedetto XV offriva subito diecimila lire per iniziare le<br />

opere di messa in sicurezza e ricostruzione (cfr. L’Eco 1920, 159). Vedi pure P. BONARDI, Il<br />

Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 128.<br />

100 Cfr. FCT 3, 142, ove è riportata la lettera del 13 dicembre 1921, nella quale <strong>Conforti</strong><br />

scriveva a p. Alfredo Popoli in Cina, per la sua professione religiosa: “L’ultima Sua colla quale<br />

mi partecipa la lieta notizia della professione dei Voti perpetui mi ha riempito di grande<br />

consolazione in mezzo alle amarezze che da ogni parte mi assediano. Ripeto quindi la parola<br />

dell’Apostolo: Benedictus Deus qui consolatur nos in omni tribulatione nostra” (da autografo in<br />

ACSCS, alla data). Si può notare qui, en passant, che in questi difficili anni <strong>Conforti</strong> riusciva<br />

ad avere l’energia per iniziare un’opera concreta che soltanto col suo successore vedrà una<br />

conclusione: si tratta dei restauri del palazzo vescovile. Sull’argomento vedi: Maria Ortensia<br />

BANZOLA, Il palazzo del Vescovado, in Parma nell’arte 2 (1982) 25-55; Vincenzo BANZOLA, I<br />

restauri al palazzo del Vescovado di Parma fra il 1920 ed il 1939, in Parma nell’arte 7 (1987)<br />

47-60. In proposito, questi documenti salienti: lettera al prefetto del 22 aprile 1910 (cfr.<br />

FCT 18, 118); lettera al soprintendente di Bologna del 19 febbraio 1923 (cfr. FCT 27,<br />

454); allo stesso, il 4 maggio 1923 (cfr. FCT 27, 464); una richiesta rivolta “alle persone più<br />

facoltose della diocesi”, nell’agosto 1925 (cfr. FCT 27, 622-623); lettera a don Pelicelli, del<br />

12 giugno 1929 (cfr. FCT 28, 598); al vicepresidente della provincia di Parma, Coperchini,<br />

del 19 agosto 1929 (cfr. FCT 28, 606); a <strong>Angelo</strong> Carrara, presidente della provincia, il 12<br />

settembre ed il 27 novembre 1930, il 26 maggio, il 14 luglio ed il 21 settembre 1931 (cfr.,<br />

rispettivamente, FCT 28, 657-658, 671-672, 698, 705-706, 721-722). Si vedano anche i<br />

biglietti a don Nestore Pelicelli, che per un certo periodo svolse il ruolo di consulente per<br />

questi restauri: ad esempio, cfr. FCT 27, 527.


388 Capitolo settimo<br />

toliche, organizzazioni sindacali “bianche”, sedi e persone appartenenti al Partito<br />

popolare 101 . Ma si segnalarono anche azioni violente contro sacerdoti: l’Associazione<br />

di difesa del clero protestava ufficialmente “per i fattacci di Castelguelfo<br />

e Fontevivo”, nella pianura verso Borgo San Donnino, dove il fascismo era<br />

più forte 102 . Il giornale fascista locale La fiamma nel giugno del 1921 si scagliava<br />

contro la processione eucaristica del 12 giugno 1921 103 e contro lo stesso vescovo<br />

104 . Nell’agosto il vescovo pubblicava un appello alla pacificazione, che, come<br />

altri analoghi documenti di molti vescovi d’<strong>Italia</strong>, servì a poco 105 . Nell’ottobre<br />

1921 fu aggredito don Ormisda Pellegri, collaboratore e amico di <strong>Conforti</strong>, ora<br />

parroco a Noceto 106 e da sempre impegnato nel movimento cattolico 107 .<br />

Le violenze del 1922 sono state ampiamente raccolte e narrate da Pietro<br />

Bonardi 108 . Sintetizziamo qui gli episodi più salienti riguardanti sacerdoti e<br />

laici cattolici, avvenuti prima dell’episodio di quell’inizio agosto. A Basilicagoiano,<br />

in febbraio, si hanno minacce fasciste sotto la finestra del parroco.<br />

Giovanni Buratti, un giovane cattolico, in aprile veniva bastonato dai fascisti<br />

a Basilicanova. Nello stesso mese, al Pilastro (Arola), don Giuseppe Corchia,<br />

parroco a Mattaleto di Langhirano, era percosso dai fascisti, e don Lorenzo<br />

Guareschi, parroco a Salsominore (diocesi di Borgo San Donnino), subiva<br />

minacce con lettera anonima. Accuse pubbliche anche a don Egidio Guerra,<br />

parroco di Basalicanova. A Torricella di Sissa fu incendiato un rustico di<br />

Pietro Rossi, popolare. I fascisti minacciavano il segretario comunale di Pellegrino<br />

Parmense, popolare. Don Adolfo Beghini, parroco di Corticella di<br />

101 Cfr. C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 79-80. Una lettura sintetica delle<br />

posizioni dei cattolici in questi frangenti drammatici è fatta da G. CAMPANINI in Chiesa e Movimento<br />

cattolico a Parma, cit., 93-102. Si veda anche il recente P. BONARDI, Chiesa e movimento<br />

cattolico alle prese con il fascismo, in Le due città, a cura di R. MONTALI, cit., 137-151.<br />

102 Cfr. L’Eco 1921, 72 e U. SERENI, in Dietro le barricate, cit., 245.<br />

103 A conclusione del Congresso diocesano dell’apostolato della preghiera (9-11 giugno<br />

1921) fu collocata la processione del Corpus Domini, anche se in quell’anno la festa liturgica<br />

cadeva il 2 giugno (cfr. L’Eco 1921, 160).<br />

104 Cfr. A. LEONI, Il circolo cattolico, cit., 1040. I fascisti affermavano di “tener pronti i<br />

bastoni” se nel successivo congresso eucaristico fosse emersa qualche manifestazione antipatriottica.<br />

Probabilmente La fiamma si riferisce al Congresso eucaristico internazionale, che si<br />

svolse a Roma nel 1922 (il primo dopo la guerra), mentre un congresso regionale, annunciato<br />

già nel gennaio 1923 (cfr. FCT 17, 467), fu poi celebrato nel 1924.<br />

105 Vedi lettera Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi, 4 agosto<br />

1921, in L’Eco 1921, 141-143.<br />

106 Pellegri fu parroco a Noceto dal 1917 al 1938 (cfr. Gualtiero ROSSETTI, Noceto e la sua<br />

gente l’altro ieri, Parma 1977, 244-246).<br />

107 Cfr. C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 92.<br />

108 Vedi P. BONARDI, La violenza del 1922 nel parmense, cit.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

389<br />

San Secondo, in maggio veniva minacciato da giovani fascisti “ed in nome<br />

quindi del nostro santo Manganello, vi preghiamo di finirla. Che sarebbe<br />

anche tempo”. Nello stesso periodo, il noto cattolico Jacopo Bocchialini era<br />

aggredito a Parma, e Quiro Venturini, appartenente a una cooperativa cattolica<br />

di Traversetolo, bastonato a Basilicanova, mentre nella vicina Basilicagoiano<br />

un giovane cattolico veniva aggredito. A giugno, furono rivolte minacce<br />

anche a don Icilio Infanti di Neviano Arduini, mentre Elviro Pizzi, giovane di<br />

Azione cattolica di Castellaicardi, fu aggredito da un fascista che gli strappava<br />

il distintivo. Giuseppe Castignoli, membro del circolo cattolico di Busseto<br />

(diocesi di Borgo San Donnino), in luglio era percosso da un fascista, mentre<br />

a Sissa il popolare Ideo Grassi era aggredito, sempre da un fascista, e un<br />

sacerdote di Varsi (Diocesi di Piacenza), don Giuseppe Labadini, addirittura<br />

strangolato. A Borgo San Donnino, fu schiaffeggiato dai fascisti il giovane<br />

cattolico Romeo Tedeschi.<br />

Dall’altra parte, don Lino Bucci, parroco di Lagrimone 109 , era costretto<br />

dai socialisti a rimuovere il tricolore dalla sede del circolo giovanile cattolico.<br />

In effetti non mancavano rappresaglie, provocazioni e assalti anche da parte<br />

dei socialisti e degli altri gruppi della sinistra. Si stavano organizzando, anche<br />

per reazione all’inquadramento militare delle squadre fasciste, gli “arditi del<br />

popolo” 110 . Però, scorrendo le lunghe serie di nomi e circostanze raccolti con<br />

pazienza certosina dal ricordato Bonardi, si ha la netta impressione che i gruppi<br />

di sinistra raramente, in questo periodo, avessero come obiettivo cattolici<br />

e “popolari”, anche se la tradizione anticlericale dei “rossi” era ben consolidata.<br />

Perfino qualche “popolare” reagiva con le botte o con le armi, almeno<br />

stando alle notizie giornalistiche e alle denunce dei fascisti. Impressiona poi<br />

la presenza frequente di adolescenti e giovani, tra i 16 e i 20 anni, in tutti<br />

gli schieramenti, ma spesso implicati in fatti di sangue, come aggressori e<br />

naturalmente anche come vittime. Come Walter Branchi di Felino, neanche<br />

diciassettenne, ucciso nel centro di Parma (attuale via Cavestro) il 29 marzo<br />

1922, il quale, con altri giovani fascisti, pare avesse aggredito un gruppo di<br />

“bolscevichi” che fuggendo avevano sparato colpi d’arma da fuoco. O come<br />

Pio Costa, coetaneo di Branchi, di Langhirano, morto per le ferite riportate<br />

in un conflitto a fuoco del gennaio dello stesso 1922 in un’osteria di San<br />

Michele di Tiorre 111 .<br />

109 In realtà, Lagrimone non è parrocchia ma appartiene alla parrocchia di Moragnano,<br />

comune di Tizzano Val Parma (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 683).<br />

110 Cfr. E. RAGIONIERI, in Storia d’<strong>Italia</strong> 11, cit., 2117.<br />

111 Cfr. ibid., 2112.


390 Capitolo settimo<br />

Si faccia ora un passo indietro, cronologicamente: le violenze fasciste e le<br />

risposte della sinistra già dal 1921 caratterizzavano la vita quotidiana della città<br />

e di molte zone della provincia. Il 19 aprile 1921, un gruppo di squadristi<br />

stava malmenando un “cassoniere” , cioè carrettiere a giornata, Amleto Rossi,<br />

su uno dei ponti del torrente che attraversa la città. Casualmente nella strada<br />

transitava la carrozza del vescovo, che ordinava al conduttore di fermarsi e<br />

scendeva a portare soccorso al ferito, tra la meraviglia della gente e nonostante<br />

le violente minacce verbali degli squadristi. Il Rossi fu trasportato in uno degli<br />

ospedali della città, dove peraltro moriva poco dopo 112 . Questa breve istantanea,<br />

apparentemente agiografia della più trita maniera, in realtà fatto storico<br />

ben documentato, dice in sintesi molto dell’atteggiamento del <strong>Conforti</strong> e del<br />

clima che si viveva, a Parma e in tutta <strong>Italia</strong>, in quei mesi.<br />

Nell’elenco delle vittime “cattoliche” ci si è qui fermati a tutto luglio. Infatti<br />

il culmine della tensione, a Parma, si raggiunse all’inizio di agosto, e in quelle<br />

“cinque giornate” , dal 1° al 6 agosto 1922, si rischiò veramente la carneficina<br />

113 . Il 31 luglio era stato proclamato in tutta <strong>Italia</strong> uno sciopero generale di<br />

protesta contro le violenze dei fascisti, il cosiddetto “sciopero legalitario” 114 .<br />

Lo sciopero era ben presto fallito ed era stato soffocato da ulteriori azioni di<br />

forza delle squadre mussoliniane. Tranne a Parma. L’arcipelago della sinistra<br />

antifascista e i popolari, insieme, avevano deciso di portare avanti la protesta,<br />

e barricate erano state innalzate in Oltretorrente e nella zona popolare del<br />

nord-est della città, nei “borghi” tra la stazione, barriera Saffi e barriera Vittorio<br />

Emanuele, mentre per le strade si moltiplicavano i tafferugli e le sparatorie<br />

tra fascisti e elementi degli “arditi del popolo”. In poche ore, migliaia di<br />

fascisti armati si mossero verso Parma da tutto il nord <strong>Italia</strong>, in particolare dal<br />

cremonese, dal mantovano, dal ferrarese, e a prendere il comando di questa<br />

forza paramilitare giungeva Italo Balbo, il più giovane dei gerarchi del fascismo,<br />

ventiseienne. Tra i capi fascisti presenti, non poteva mancare Roberto<br />

Farinacci di Cremona. Nel suo diario, Balbo parla di otto o diecimila fascisti<br />

armati presenti 115 . Due eserciti si ponevano in stato di battaglia, le camicie<br />

112 Vedi Aldo LEONI, Un pastore e il suo popolo, in Un grande vescovo italiano. Conferenze<br />

e interventi, Bologna 1982, 104; come pure la testimonianza di don Mario Affolti, deposta<br />

nel 1940, in Testimonianze 3, 6.<br />

113 Oltre ai già citati Dietro le barricate, e P. BONARDI, La violenza del 1922, si aggiunga<br />

la documentazione raccolta da Ferruccio BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Note storicocritiche<br />

nel centenario della nascita; Parma 1965, 57-109; nonché William GAMBETTA, Le<br />

pietre presero un’anima. Le barricate del 1922, in Le due città. Parma dal dopoguerra al fascismo<br />

(1919-1926), a cura di R. MONTALI, Parma 2008, 73-89.<br />

114 Cfr. E. RAGIONIERI, in Storia d’<strong>Italia</strong> 11, 2117-2118.<br />

115 Italo BALBO, Diario 1922, Milano 1932, 125, riprodotto in Dietro le barricate, cit.,


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

391<br />

nere da una parte, i gruppi della sinistra e dei popolari dall’altra, e in mezzo<br />

le forze di polizia, guidate dal prefetto, Federico Fusco, e le truppe di stanza<br />

in città, con il generale Enrico Lodomez 116 . Certamente i militari, soprattutto<br />

gli ufficiali, simpatizzavano per i fascisti 117 . Il prefetto cercava di evitare lo<br />

scontro, e il 4 agosto faceva entrare in Oltretorrente i soldati, che erano accolti<br />

con cordialità dagli scioperanti. Balbo affermò che questa era una finzione, e<br />

mantenne lo stato di battaglia dei fascisti 118 . La mattina del 5 agosto, guidava<br />

personalmente un tentativo di assalto all’Oltretorrente, fermato dai soldati,<br />

contro cui non voleva sparare. A mezzogiorno del 5 agosto, in un incontro col<br />

prefetto, Balbo poneva l’alternativa: o comando militare della città, o assalto<br />

fascista.<br />

205. Guido Picelli, deputato socialista e leader della resistenza in Oltretorrente (in Lo Stato<br />

Operaio 8/10 [1934], 754, riprodotto in Dietro le barricate, cit., 168) parla addirittura di<br />

ventimila. Da notare che sempre Picelli, se afferma che i fascisti erano “equipaggiati ed<br />

armati di moschetti nuovissimi, rivoltelle, bombe e pugnali, e provvisti di una gran quantità<br />

di munizioni”, ammette anche che gli “arditi del popolo” erano in contatto con i soldati di<br />

stanza a Parma per rifornirsi, a loro volta, di armi e munizioni a spese del Regio esercito (in<br />

Dietro le barricate, cit., 186).<br />

116 G. CAMPANINI, in Chiesa e Movimento cattolico, cit., 93, cita una lettera di don Lorenzo<br />

Guareschi di Salsominore a Giuseppe Micheli, conservata nell’Archivio Micheli (Biblioteca<br />

Palatina di Parma), probabilmente del 5 agosto 1922, in cui il sacerdote accusava il prefetto<br />

Fusco di aver avuto “la sfacciataggine di chiamare ufficialmente i fascisti nella città”. Dai<br />

documenti, in particolare dal diario di Balbo, è evidente che il sacerdote è male informato sul<br />

ruolo del prefetto (cfr. Dietro le barricate, cit., 118-119: “Il prefetto di Parma, comm. Fusco,<br />

è un uomo nullo. Vero funzionario di Facta”). Fusco (Napoli 1872 – 1956) , funzionario di<br />

carriera, era stato prefetto a Chieti (giugno 1921 – aprile 1922) prima di arrivare a Parma,<br />

dove rimase dall’aprile al 20 ottobre 1922, quando fu “collocato a disposizione”. Tornò però<br />

in servizio nel gennaio 1923 come prefetto di Macerata, poi nell’agosto 1924 a Piacenza fino<br />

al maggio 1925; nel dicembre 1925 fu prefetto a Catanzaro per un anno, poi a Alessandria<br />

fino al luglio 1928, quando fu collocato a riposo, a cinquantasei anni, “per ragioni di servizio”<br />

(cfr. M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 397, 451, 454, 509, 542, 554).<br />

117 Balbo narra che, nel tentativo, da lui guidato personalmente, di entrare a forza in Oltretorrente,<br />

si trovò davanti un cordone di soldati. “Mi sono avanzato verso il Maggiore e gli ho<br />

imposto di lasciarmi il passo. Risposta risolutamente negativa. Ho detto che avremmo usato<br />

la forza. Il Maggiore mi ha replicato che aveva ordini tassativi: sparare senza esitazione. Ha<br />

aggiunto che il suo onore di soldato non gli permetteva di disobbedire. Mi ha mostrato l’ordine<br />

scritto. Se avessi insistito, avrebbe ordinato il fuoco e si sarebbe poi fatto saltare le cervella” (in<br />

Dietro le barricate, cit., 208-209; la notizia è confermata anche dagli articoli di quei giorni della<br />

Gazzetta di Parma, trascritti in F. BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 95). Per le simpatie<br />

dei militari verso il fascismo vedere F. CHABOD, L’<strong>Italia</strong> contemporanea, cit., 72.<br />

118 Sembra invece, dagli articoli della Gazzetta di Parma, che i soldati stessero pacificamente<br />

smantellando le barricate (cfr. F. BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 89-91,<br />

92-93 e 96).


392 Capitolo settimo<br />

Mons. <strong>Conforti</strong> si trovava fuori città per la consacrazione della chiesa parrocchiale<br />

di Torrile, nella bassa pianura, vicino a Colorno 119 . Appena ebbe<br />

notizie delle vicende di Parma, rientrò immediatamente, e nel pomeriggio del<br />

5 agosto, si presentò prima al prefetto Fusco, poi a Balbo che aveva il quartier<br />

generale all’albergo Croce Bianca. Prendiamo dal diario di Balbo la sua testimonianza:<br />

Sono stato avvisato che il Vescovo di Parma, monsignor <strong>Conforti</strong>, desidera farmi<br />

visita. Nell’atrio dell’albergo ho schierato gli uffi ciali di servizio e di collegamento.<br />

Quando il Vescovo si è presentato, sono scattati sull’attenti e il picchetto ha presentato<br />

le armi. Il Vescovo è passato attraverso una duplice schiera di militi che gli rendevano<br />

gli onori. L’ho ricevuto con tutto il mio stato maggiore. Il Vescovo ha dichiarato, con<br />

nobili parole, di mettere a disposizione tutta la sua autorità per un tentativo di pacifi<br />

cazione. Ho risposto esprimendo la nostra riconoscenza. Ci inchiniamo riverenti<br />

davanti all’alta autorità del Pastore. I fascisti non desiderano che restaurare l’ordine e<br />

la libertà: e prima di tutto la libertà religiosa. Nobilissimo è l’atto di pietoso interessamento<br />

del Vescovo: ma impossibile approfi ttare dell’offerta di pace. Non possiamo<br />

sgombrare Parma sinché non sono ristabilite le condizioni normali.<br />

Colloquio improntato a grande deferenza reciproca. Accompagno il Vescovo mentre<br />

esce salutato dal “presentat’arm” del picchetto agli ordini di Bigliardi di Reggio<br />

Emilia 120 .<br />

Possiamo immaginare quanto gradisse il mite <strong>Conforti</strong> tutto questo sferragliare<br />

di armi e risuonar di comandi, questo grottesco e pericolosissimo giocar<br />

alla guerra da parte di civili armati da un partito. In quello stesso giorno, sembra<br />

immediatamente prima del colloquio con il prefetto e con Balbo, <strong>Conforti</strong><br />

faceva pubblicare un appello alla cittadinanza, che val la pena rileggere<br />

interamente 121 :<br />

Al dilettissimo popolo di Parma,<br />

Come cittadino e come Vescovo, per l’affetto sincero che debbo al mio paese ed ai<br />

miei fi gli in Cristo, sento il bisogno ed il dovere di rivolgere indistintamente a tutti<br />

la mia parola in questo momento di lotte fraterne, che dividono la nostra città in due<br />

Campi, l’un contro l’altro armato.<br />

E superiore ed estraneo ad ogni partito per la natura stessa del mio sacro ministero,<br />

dico a tutti in nome del bene comune: deponete le armi ed ogni atteggiamento bellicoso<br />

e fate sacrifi zio degli odi scambievoli sopra l’altare della pace e della concordia<br />

per l’amore che dovete alla patria nostra, che ha l’estremo bisogno di tranquillità<br />

119 Cfr. Diario vescovile in L’Eco 1922, 174.<br />

120 Da Dietro le barricate, cit., 211.<br />

121 Sulla cronologia, la testimonianza di don Guglielmo Ceretoli, segretario di <strong>Conforti</strong>,<br />

in F. BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 99.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

393<br />

feconda, dopo la prova immane, di recente sostenuta, per la sua indipendenza ed<br />

integrità territoriale.<br />

L’odio accumula odio, le rappresaglie provocano rappresaglie, ed in luogo di por<br />

termine alle discordie, le acuiscono maggiormente, rendendo sempre più infelice la<br />

convivenza sociale. Che se riescono talvolta a comprimerle, per tempo più o meno<br />

lungo, lasciano poi sempre dopo di sé germi funesti di nuove e più sanguinose lotte.<br />

– Pace, fratelli, pace!<br />

La implorano i nostri morti valorosi, le lagrime inconsolabili di tante madri e spose,<br />

il benessere interno ed il prestigio all’estero dell’<strong>Italia</strong> nostra. Essa reclama imperiosamente<br />

da’ suoi fi gli opera attiva di ricostruzione e tutti, al di sopra di uomini e di<br />

partiti, debbono portarvi il loro effi cace contributo. Non sarebbe buon cittadino<br />

chiunque vi si rifi utasse, perché tutti o colle produzioni dell’ingegno, o col lavoro<br />

della mano, sono tenuti in solido, a cooperare al bene comune. Ma quest’opera doverosa<br />

di ricostruzione non potrà mai avere il suo pieno svolgimento se non all’ombra<br />

benefi ca della pace, senza della quale, a ben poco approderebbero le conquiste fatte<br />

a costo di tanto sangue.<br />

A coloro poi che professano sinceramente la fede di Cristo, ricordo il precetto per<br />

eccellenza della carità fraterna, che non esclude dal proprio ambito neppure i nemici.<br />

Ed in nome di questa carità generosa e forte, che ha cambiato aspetto al mondo<br />

prima in lotta permanente ed ha creato una nuova civiltà, la più splendida di tutte,<br />

io raccomando loro di fare opera sapiente di pacifi cazione, rendendosi così altamente<br />

benemeriti del nostro paese.<br />

Il Signore benedica agli sforzi di quanti lavoreranno al conseguimento di questo<br />

nobilissimo scopo, e riconduca tra di noi il sereno della pace nella tranquillità dell’ordine<br />

122 .<br />

Anzitutto, ci si può chiedere: perché <strong>Conforti</strong> non si recò anche in Oltretorrente?<br />

Vita Nuova, ossia don Del Monte, affermava che il vescovo si sarebbe<br />

recato anche in Oltretorrente se la risposta fascista al suo appello fosse stata<br />

positiva 123 . In effetti possiamo pensare che con molto realismo <strong>Conforti</strong> si<br />

rendesse conto di non avere carte da giocare verso Picelli 124 . Di fatto, in quel<br />

pomeriggio del 5 agosto, l’intervento del vescovo non sembrava in grado di<br />

modificare niente.<br />

122 Da Vita Nuova del 12 agosto 1922, riportato in Dietro le barricate, cit., 328. 330.<br />

Vedilo pure in L’Eco 1922, 159, preceduto dagli appelli alla pace di Pio XI.<br />

123 Cfr. Dietro le barricate, cit., 318-319.<br />

124 Peraltro, la Gazzetta di Parma sosteneva che Balbo affermasse di essere “ben lieto di<br />

accettare la mediazione dell’illustre prelato qualora occorresse” (in Dietro le barricate, cit.,<br />

329; ma il diario di Balbo ha una versione ben diversa). Invece don Ceretoli, il segretario<br />

di <strong>Conforti</strong>, raccontava che i fascisti avessero dilazionato la risposta, ma che poi, la mattina<br />

del 6 agosto, avrebbero telefonato al <strong>Conforti</strong>, annunciando che abbandonavano il campo<br />

(cfr. F. BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 99).


394 Capitolo settimo<br />

Sembra, a seguire il resoconto del diario di Balbo che però ci offre anche<br />

riscontri con i dati di fatto, che nella notte tra il 5 e il 6 agosto il governo avesse<br />

ordinato di trasferire i poteri sulla città dal prefetto al comandante di piazza.<br />

Questo adempiva la condizione posta da Balbo alla rinuncia dei fascisti<br />

all’intervento armato. Balbo ordinò la smobilitazione, avvenuta anche qui tra<br />

il clangor di bellici strumenti, si prese qualche pistolettata residua alla macchina<br />

e si diresse ad Ancona 125 . I soldati, entrati in Oltretorrente, ottennero, in<br />

tempi brevi e dopo un paio di colpi di cannone a salve, del tutto simbolici, la<br />

consegna delle armi dei ribelli di sinistra e la smobilitazione delle barricate.<br />

Naturalmente, ben diversa è la versione di Picelli, che però, al di là della<br />

descrizione di una epica battaglia presso i giardini di parco ducale e di<br />

una disonorevole fuga delle masse fasciste, soprattutto la seconda ben difficile<br />

da documentare per chi si trovava asserragliato in Oltretorrente, finisce<br />

per ammettere che l’arrivo delle truppe di Lodomez e l’ordine di consegna<br />

delle armi, cannonate “a polvere” comprese, fu immediatamente accolto dal<br />

comando “rosso” 126 . Con un sospiro di sollievo, aggiungerei discretamente.<br />

Al di là della retorica delle parti contrapposte, leggibilissima nei due racconti<br />

di Balbo e di Picelli, tutti i contendenti e i protagonisti si erano certamente<br />

resi conto che uno scontro frontale sarebbe stato una carneficina,<br />

dagli esiti del tutto imprevedibili. Insomma, era chiaro che non conveniva a<br />

nessuno mettere in atto le minacce di battaglia: i ribelli d’Oltretorrente sapevano<br />

di essere in netta inferiorità numerica e di armamento; Balbo sapeva di<br />

dover entrare in un campo di battaglia insidiosissimo e che avrebbe ceduto<br />

solo dopo una lotta casa per casa (e quanto le sue ardite schiere lo avrebbero<br />

seguito?), e per di più dovendo forzare i blocchi dell’esercito. Il prefetto, che<br />

insieme a <strong>Conforti</strong> sembrava essere la persona più ragionevole della partita,<br />

fece di tutto per evitare la battaglia. E, discretamente, potrebbe aver suggerito<br />

a <strong>Conforti</strong> di andare alla “Croce Bianca”, dove Balbo avrebbe fatto battere<br />

tutti i tacchi dei suoi militi, trovando in questa visita una sorta di prestigioso<br />

riconoscimento. Forse non c’era bisogno di andare in Oltretorrente, dove<br />

qualche popolare e qualche prete era presente tra le file dei barricadieri 127 .<br />

125 La Gazzetta di Parma affermava che Balbo si recasse in vescovado per salutare il vescovo<br />

(cfr. F. BOTTI, Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 108). Balbo nel suo diario non ne parla.<br />

126 Cfr. Dietro le barricate, cit., 190-191.<br />

127 Picelli non fa cenno, nel suo racconto di dieci anni dopo, alla mediazione e all’appello<br />

del vescovo, ma il genere letterario e l’ispirazione ideologica del pezzo offrono ragione sufficiente<br />

per questa omissione. Don Aldo Musini, sacerdote ordinato nel 1905 e dal 1910 al<br />

1917 vicerettore del seminario, poi parroco di San Giuseppe, metteva i banchi di chiesa nelle<br />

barricate ma… niente bandiera rossa sul campanile (cfr. P. BONARDI, in Dietro le barricate,<br />

cit., 271)!


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

395<br />

L’appello alla pace di <strong>Conforti</strong> poteva essere, e di fatto fu, un sufficiente<br />

pretesto “di immagine”, mentre il contenuto del pretesto l’avrebbe dato nella<br />

notte il governo, passando a Lodomez il comando. In questo modo, Balbo<br />

poteva smobilitare le camicie nere vantando di aver ottenuto la condizione<br />

che esigeva, Picelli e i suoi potevano consegnare le armi all’esercito dello<br />

stato vantando di aver fatto scappare i fascisti, e tutti potevano appoggiarsi<br />

all’appello super partes del vescovo, amato dalla gente e rispettato dalle istituzioni.<br />

Quanto il <strong>Conforti</strong> fosse consapevole del gioco politico, condotto sostanzialmente<br />

dal prefetto, che di fatto strumentalizzava il suo coraggio, non<br />

possiamo saperlo. In lui si può dire che il candore e la mitezza fossero pari<br />

all’esperienza della vita e degli uomini. Non menò mai vanto della sua sollecita<br />

e accorata presenza a Parma in quei giorni, e possiamo ipotizzare che, come<br />

tutti, tirò un sospiro di sollievo per l’esito di quella vicenda, che comunque<br />

fosse stato ottenuto, aveva risparmiato molto sangue, e questo era il suo primo<br />

obiettivo 128 .<br />

Italo Balbo mantenne un vivo ricordo di quel maturo e autorevole presule<br />

che gli si presentò nei giorni infuocati dell’agosto 1922, e alla morte di<br />

<strong>Conforti</strong> mandò un significativo telegramma 129 . Le barricate di Parma non<br />

potevano opporsi all’affermazione del fascismo, che tre mesi dopo era già al<br />

potere seguendo una procedura formalmente ineccepibile, ma politicamente<br />

rimasero una sorta di onta all’idea di un fascismo trionfante per i suoi muscoli<br />

e la sua organizzazione militare. Non possiamo, così, concludere queste pagine<br />

senza ricordare la scritta che apparve sui muraglioni di contenimento del<br />

Parma, quando, nel 1931, Balbo compì l’impresa della traversata atlantica in<br />

idrovolante, e che in dialetto e puro spirito parmigiano, ricordava al gerarca<br />

che era riuscito ad attraversare l’oceano, ma non il torrente Parma 130 …<br />

128 Tra i caduti di quei giorni, si ricorda il giovane cattolico Ulisse Corazza, consigliere<br />

comunale a Parma per i popolari, ucciso nel difendere, assieme ai rossi, l’Oltretorrente che<br />

era il suo quartiere (cfr.: P. BONARDI, in Dietro le barricate, cit., 271-272; Giuseppe CAVAL-<br />

LI, Le “cinque giornate” di Parma e Ulisse Corazza, in Il contributo dei cattolici alla lotta di<br />

liberazione in Emilia Romagna, a cura dell’Associazione partigiani cristiani, Busto A. 1966,<br />

243-270).<br />

129<br />

LUCA, Sono tutti, 170.<br />

130 “Balbo a t’è traversä l’Atlantic mo la Pärma no!” (cfr. F. BOTTI, Mons. Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong>, cit., 55).


396 Capitolo settimo<br />

L’affermarsi del fascismo<br />

Con l’agosto 1922 non si erano concluse le violenze fasciste e le rappresaglie<br />

socialiste. Intanto, nei giorni dell’occupazione fascista e delle barricate, fu<br />

devastata la sede del Partito popolare e delle organizzazioni cattoliche Unione<br />

del lavoro e Ufficio provinciale della cooperazione 131 , mentre don Del Monte<br />

si prese la sua dose di manganellate 132 . Per tutta risposta, <strong>Conforti</strong> apriva<br />

l’elenco della sottoscrizione per ripristinare la sede dell’associazionismo cattolico,<br />

con un’offerta personale dal valore simbolico e non solo.<br />

Gli atti di violenza e le intimidazioni, si registrarono ancora nel 1922 133 .<br />

L’anno successivo, quando ormai il regime aveva preso il potere, i fascisti<br />

impedivano una processione eucaristica a Fornovo 134 . Nel maggio successivo,<br />

furono rivolte minacce a don Giuseppe Schianchi di Castellonchio 135 .<br />

131 Cfr. Dietro le barricate, cit., 328 e C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 65<br />

nota 19.<br />

132 Cfr. C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, cit., 94.<br />

133 Parroco e sezione del Partito popolare di Varano Marchesi furono oggetto di una<br />

“spedizione punitiva” di fascisti di Roccalanzona, il 6 agosto; la stessa chiesa di Roccalanzona<br />

era stata profanata, come si desume dalla lettera di <strong>Conforti</strong> al parroco don Giovanni Macchiavelli,<br />

del 16 agosto successivo (FCT 27,423). Don Francesco Ablondi, parroco a Bosco<br />

di Corniglio, era insultato da alcuni “giovinastri” e venne perfino accusato di averli offesi, e<br />

poi fu assolto (metà agosto), ma sembra che questi personaggi abbiano anche insultato <strong>Conforti</strong><br />

mentre era in visita pastorale. Francesco Berciga, cattolico di Castelguelfo, fu aggredito<br />

da sconosciuti (fine agosto) e il popolare Luigi Vignali di Lesignano Bagni fu bastonato<br />

(ottobre). I popolari cominciarono a reagire: Serafino Mazzini faceva rissa col fascista Antonio<br />

Canattieri sulla corriera Traversetolo-Scurano, ma poi cinque “teppisti” gli tendevano<br />

un agguato e lo aggredivano (ottobre), mentre Renato Grazzi, assessore popolare di San<br />

Secondo, fu arrestato per aver preso a schioppettate due fascisti (dicembre). A settembre, a<br />

Colorno i fascisti devastavano le sedi del Partito popolare, del Circolo giovanile cattolico e<br />

dell’Unione del lavoro. Don Giovanni Cavazzini, parroco di Cassio, fu bastonato a sangue,<br />

come don Luigi Sacchelli, parroco di Talignano (novembre). Don Luigi Gennari, arciprete<br />

di Lesignano Bagni, era insultato da fascisti “forestieri”, e il commesso della cooperativa cattolica<br />

di Colorno, Arnaldo Serini, era costretto da fascisti cremonesi a bere l’olio di ricino, e<br />

alcuni sacerdoti furono minacciati dello stesso trattamento. A Marzolara, i giovani cattolici<br />

furono aggrediti da fascisti di Felino (dicembre).<br />

134 Cfr. Franco CANALI, La Gioventù Cattolica a Parma negli anni di pontificato di Pio XI,<br />

in Chiesa, Azione Cattolica e fascismo nell’<strong>Italia</strong> settentrionale durante il pontificato di Pio XI<br />

(1922-1939), Milano 1979, 960. Ancora una volta a Roccalanzona, il fratello del parroco<br />

don G. Macchiavelli era stato aggredito dai fascisti probabilmente con armi da fuoco (lettera<br />

di <strong>Conforti</strong> a Macchiavelli del 23 marzo 1923, in FCT 27, 459), e <strong>Conforti</strong> si impegna<br />

a protestare con Roberto Farinacci, il noto ras di Cremona, uno dei più violenti gerarchi<br />

fascisti.<br />

135 Cfr. lettera di <strong>Conforti</strong> del 12 maggio 1923; vedila in FCT 27, 464-465.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

397<br />

Proprio nella primavera del ’23 divampava tra <strong>Conforti</strong> e i fascisti locali<br />

quella che potremmo chiamare la “guerra dei gagliardetti” 136 . Dopo il novembre<br />

del 1922, ripetute richieste di benedizioni ai vessilli delle organizzazioni paramilitari<br />

fasciste arrivavano alla curia: le squadre avevano ormai un riconoscimento<br />

ufficiale da parte del governo, molte erano state inquadrate nella Milizia<br />

volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN) 137 , e le sezioni del fascio andavano<br />

sorgendo anche là dove nei mesi precedenti alla marcia su Roma non se n’era<br />

vista traccia. Inoltre queste richieste di benedizione erano una sorta di prova e di<br />

sfida al clero che aveva appoggiato il Partito popolare. Ma proprio a seguito di<br />

violenze contro “rappresentanze cattoliche”, <strong>Conforti</strong> nell’aprile 1923 revocava<br />

all’arciprete di Calestano l’incarico di benedire il gagliardetto del fascio locale 138 .<br />

Analoga misura fu comunicata per Lesignano Palmia 139 e poi per Corniglio 140<br />

e per Monchio 141 . Si noti come si tratta di parrocchie della montagna, ossia di<br />

zone dove i cattolici erano forti e avevano una rete di organizzazioni cooperativistiche<br />

che però il fascismo stava cercando di spiantare, o con la penetrazione<br />

subdola o con l’aperta violenza, e questo è uno degli aspetti della lotta politicoeconomica<br />

del fascismo meno studiati ma più dolorosi perché spesso famiglie<br />

intere erano costrette a finire letteralmente sul lastrico. Nel frattempo, mentre,<br />

com’è ovvio, le autorità fasciste protestavano per la condotta del vescovo, invocando<br />

posizioni diverse di altri vescovi vicini, <strong>Conforti</strong> l’11 aprile 1923 emetteva<br />

un comunicato ufficiale, in cui vietava la benedizione senza permesso scritto<br />

dell’Ordinario 142 . Nel maggio si rivolgeva a Roma 143 , e nel successivo settembre<br />

specificava le indicazioni 144 . Ulteriori divieti di benedizione, motivati dall’apoliticità<br />

della chiesa e quindi dal rifiuto di benedire insegne di un partito, furono<br />

emessi per Neviano Arduini e addirittura per il capoluogo 145 .<br />

136 Cfr. LUCA, Sono tutti, 171.<br />

137 Cfr. F. CHABOD, L’<strong>Italia</strong> contemporanea, cit., 80-81 e E. RAGIONIERI, Storia d’<strong>Italia</strong> 12,<br />

2127.<br />

138 Vedi lettera a G. Cavatorta, segretario politico del fascio, del 12 aprile 1923; in FCT<br />

27, 461-462.<br />

139 Vedi lettera al colonnello M. Cravosio, commissario prefettizio; in FCT 27, 462-464.<br />

A motivo delle tensioni coi fascisti, all’inizio di maggio 1923 veniva rinviato alla primavera<br />

successiva il Congresso eucaristico regionale, che doveva aver sede proprio a Parma (cfr.<br />

lettera Agli Eccellentissimi Vescovi della Regione Emiliana, 3 maggio 1923; vedila in FCT 27,<br />

464).<br />

140 Vedi lettera a don Moderanno Spalazzi, del 20 maggio 1923; in FCT 27, 467.<br />

141 Vedi lettera a don Oreste Varesi, del 21 agosto 1923; in FCT 27, 486-487.<br />

142 Cfr. L’Eco 1923, 57-58 e C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno…, 116-117.<br />

143 Vedi lettera al cardinale Michele Lega, del maggio 1923; in FCT 27, 469.<br />

144 Vedi Avvisi: benedizione delle bandiere in L’Eco 1923, 139.<br />

145 Vedi lettera al segretario della Confederazione nazionale corporazioni fasciste del 15


398 Capitolo settimo<br />

Fu a questo punto che intervenne per mediare tra autorità fasciste e vescovo<br />

un eminente personaggio, che sarà in qualche modo il referente tra il fascismo<br />

e la realtà ecclesiale in Parma: l’abate di San Giovanni Emanuele Caronti<br />

146 . Caronti era divenuto abate dell’antica comunità monastica nel 1919,<br />

era già conosciuto per i suoi studi di liturgia e per il tentativo di ricuperare<br />

pienamente l’uso del grande monastero dietro la cattedrale, in possesso del<br />

demanio statale da ormai mezzo secolo. Così riferiva la cronaca del monastero<br />

nel settembre del ’23:<br />

Il Revmo P. Abate è venuto questa mattina in fretta in automobile [da Torrechiara,<br />

dove era il grosso della comunità dopo le confi sche, ndr] per accomodare un dissidio<br />

tra i fascisti e sua Ecc. Mons. Vescovo, sorto a causa della benedizione dei gagliardetti<br />

dei sindacati fascisti. Il ripiego è il seguente: ritrattazione di alcune cose stampate<br />

nella “Fiamma. Organo fascista”. Dichiarazione che i sindacati non sono asserviti<br />

al fascio. Invece di sua Ecc. vi interverrà per la benedizione un prete che poi è stato<br />

don Furlotti 147 .<br />

Ancora nel febbraio 1924, <strong>Conforti</strong> rispondeva così al questore di Parma<br />

che gli chiedeva di autorizzare la benedizione del vessillo della accennata Milizia<br />

volontaria:<br />

Dopo le direttive emanate dalla Superiore Autorità Ecclesiastica circa la condotta<br />

del Clero in questo grave momento in ordine a questioni politiche, e dopo le precise<br />

disposizioni che ho impartite ai miei sacerdoti non credo di poter trasgredire apertamente<br />

e a sì breve distanza le mie prescrizioni e quelle della S. Sede 148 .<br />

Dunque, <strong>Conforti</strong> applicava alla lettera le indicazioni della Sede apostolica<br />

e spingeva per rendere il clero il più neutrale possibile rispetto a un coinvolgi-<br />

settembre 1923, in FCT 27, 488-489. Si ricordi che il 23 agosto di quell’anno era stato ucciso<br />

ad Argenta da sicari fascisti don Giovanni Minzoni: Argenta era in diocesi di Ravenna,<br />

<strong>Conforti</strong> aveva conosciuto il giovane seminarista Giovanni Minzoni, circa ventenne.<br />

146 Emanuele Caronti (1882-1966), primo direttore (1914) della Rivista liturgica, abate<br />

di San Giovanni in Parma nel 1919 e abate generale della congregazione benedettina sublacense<br />

dal 1937 al 1957 (cfr. Giovanni LUNARDI, Uomo di Dio e della Chiesa. Abate Emanuele<br />

Caronti O. S. B., Noci/BA 1982; notizie anche in FCT 5, 786-787).<br />

147 Riportato in Maria PAIANO, Liturgia e regime fascista: l’apostolato liturgico di Emanuele<br />

Caronti tra le due guerre, in Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due<br />

guerre mondiali (<strong>Italia</strong>, Francia, Spagna), a cura di D. MENOZZI e R. MORO, Brescia 2004,<br />

142 nota 35. A tutto l’articolo (127-169) si rimanda per una interessante disamina della<br />

figura del Caronti e dei suoi rapporti col regime. Cfr. il permesso di benedire i vessilli sindacali<br />

in FCT 27, 491. Cfr. anche FCT 27, 493-494.<br />

148 Cfr. FCT 27, 529. <strong>Conforti</strong> aggiungeva che la MVSN era sottoposta non alla cura<br />

pastorale dei vescovi diocesani, ma all’ordinario castrense.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

399<br />

mento politico: questo valeva per i simpatizzanti del fascismo, ma naturalmente<br />

andava anche a scapito di quel che rimaneva del Partito popolare 149 . Una<br />

specie di sacrificio richiesto ai più avanzati interpreti del cattolicesimo democratico,<br />

ma probabilmente in quel momento il rischio maggiore era appunto<br />

l’appiattimento sul fascismo di settori visibili del clero. Ricordiamo anche che<br />

don Del Monte rimaneva alla guida del settimanale diocesano, nonostante<br />

opposizioni e richieste di rimozione provenienti anche “dall’interno” 150 .<br />

Nonostante questa chiara e prudente posizione del vescovo, una recrudescenza<br />

di violenze si ebbe in occasione delle elezioni per la nuova Camera<br />

dei deputati, svoltesi con una legge elettorale fatta a misura di Mussolini e<br />

in un pesante clima di violenze. Nel parmense i preti ritenuti simpatizzanti<br />

dei popolari o comunque antifascisti furono sistematicamente presi di mira.<br />

Il fatto culminante fu l’aggressione al parroco di San Lazzaro, don Giuseppe<br />

Maini, il 12 aprile. Nella vibrante protesta, <strong>Conforti</strong> elencava una serie di<br />

precedenti fatti analoghi a Noceto (dov’era parroco don Ormisda Pellegri), a<br />

Frassinara, a Cassio, a Talignano, a Roccalanzona 151 , a Fontanellato, a Selva<br />

del Bocchetto “per tacer d’altro” 152 . Per Fontanellato e dintorni (Toccalmatto<br />

e Priorato), <strong>Conforti</strong> scriveva anche al prefetto protestando contro le minacce<br />

pubblicamente proferite dal comandante della Milizia volontaria, tal Corradi:<br />

pare che si volesse impedire al parroco di Fontanellato, don Cattabianchi,<br />

persino di benedire il monumento ai caduti 153 .<br />

Non si può dunque parlare di un vescovo acquiescente al clima di terrore<br />

instaurato dalle camicie nere, nonostante la chiara distinzione rispetto al Partito<br />

popolare e la posizione super partes già riaffermata nei giorni delle barricate.<br />

Nella lettera pastorale per la Quaresima 1924 respingeva le accuse di “disfattismo”<br />

e immoralità scagliate contro i sacerdoti antifascisti, con una strategia<br />

tipica di chi, come s’è visto nel diario di Balbo, affermava la deferenza verso la<br />

religione che rappresentava la tradizione e l’italianità, ma era sempre pronto a<br />

149 All’inizio del 1924, <strong>Conforti</strong> aveva vietato al clero di partecipare “ad adunanze, convegni,<br />

manifestazioni qualsiasi d’indole politica” (cfr. L’Eco 1924, 7).<br />

150 Cfr. A. LEONI, Un pastore e il suo popolo, cit., 105.<br />

151 Cfr. per questa vicenda di violenze fasciste contro la chiesa, il parroco e il sacrestano, la<br />

testimonianza di don Giovanni Macchiavelli, deposta il 20 settembre 1933, in Testimonianze<br />

3, 94-95.<br />

152 Vedi lettera L’Arcivescovo-Vescovo di Parma alla sua Diocesi, 13 aprile 1924, in L’Eco<br />

1924, 53 (cfr. FCT 27, 536; C. BOGGIO TOMASAZ, Cattolici e impegno, 129-135; Giacomo<br />

ZAROTTI, Momenti di vita civile nelle “Lettere pastorali” di Mons. <strong>Conforti</strong>, cit., 160; P. BONAR-<br />

DI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 102-103).<br />

153 Cfr. FCT 27, 535-536 e 543.


400 Capitolo settimo<br />

rispolverare le vecchie armi dell’originario anticlericalismo 154 . Ma le critiche di<br />

<strong>Conforti</strong> non si appuntavano solo su queste vicende locali, che generalmente<br />

erano propagandate dal governo quali “intemperanze” di gruppi di fascisti<br />

entusiasti o risposte a “provocazioni”, mentre Mussolini faceva la figura di<br />

pacificatore e uomo d’ordine. Tra i primi atti del nuovo governo autoritario<br />

vi furono alcune misure chiaramente favorevoli al clero, una scelta tattica per<br />

tentare di togliere al Partito popolare l’adesione dei sacerdoti. Tra di esse il<br />

pieno ripristino dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, un gesto<br />

di notevole portata simbolica dopo le ostilità, le limitazioni, i boicottaggi dei<br />

diversi regolamenti ministeriali liberali e di molte amministrazioni di sinistra.<br />

Ma nel febbraio 1924, partendo dalla sua competenza ed esperienza riguardo<br />

all’insegnamento catechistico, <strong>Conforti</strong> trasmetteva a Gasparri osservazioni<br />

preoccupate su programmi e testi ministeriali di religione 155 .<br />

Nell’ottobre 1923 la Segreteria di Stato vaticana inviava ai vescovi alcune<br />

istruzioni riservate sulla normativa voluta dal regime per l’insegnamento della<br />

religione nelle scuole, sull’idoneità degli insegnanti e sui testi 156 . Come molti<br />

altri vescovi, anche <strong>Conforti</strong> rispondeva, il successivo 15 novembre, dando<br />

breve conto di quanto già da tempo si faceva in diocesi 157 , ricevendone in<br />

risposta una lettera in cui il segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri, a<br />

nome del papa lodava il lavoro compiuto da Parma 158 . <strong>Conforti</strong> scriveva anco-<br />

154 Lettera del 1° marzo 1924, in L’Eco 1924, 29-37 (in particolare pp. 35-36). Molti dei<br />

militanti e dei dirigenti fascisti, anche a Parma come in tutta <strong>Italia</strong>, provenivano da varie<br />

linee politico-culturali quasi sempre anticlericali: molti erano stati repubblicani, mazziniani<br />

(come lo stesso Italo Balbo), “corridoniani”, sindacalisti rivoluzionari.<br />

155 Cfr. FCT 27, 530-531: in ACSCS è conservata copia della relazione allegata alla lettera,<br />

intitolata Commissione catechistica diocesana di Parma, tratta da Arch. Vat. 28873/24 del<br />

1° marzo 1924; non riportata da Teodori.<br />

156 Circolare del 7 ottobre 1923, copia in ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1925,<br />

rubr. 170 fasc. 4 f. 8-11, da cui provengono i documenti citati di seguito.<br />

157 <strong>Conforti</strong> a Gasparri, 15 novembre 1923, in ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno<br />

1925, rubr. 170 fasc. 4 f. 76-77 (cfr. FCT 27, 498-499).<br />

158 Nessun’altra lettera di vescovi contenuta nel fascicolo riceve una risposta, per lo meno<br />

non è stata conservata minuta, se non quella di <strong>Conforti</strong> che fu inviata, identica, anche<br />

all’arcivescovo di Siena Prospero Scaccia (cfr. Hierarchia Catholica IX, 339) e una precedente<br />

al vescovo di Vicenza, Ferdinando Rodolfi. Così scriveva Gasparri: “Le notizie che ella partecipava<br />

al Santo Padre in data del 15 novembre u. s. hanno procurato alla Santità Sua la<br />

viva soddisfazione di constatare la pastorale illuminata solerzia della S. V. Ill.ma e Rev.ma in<br />

una materia di tanta importanza per la tutela della fede e l’incremento della pietà in mezzo<br />

al popolo cristiano. Particolarmente lieto di così sagge provvidenze ordinate a garantire i<br />

migliori frutti da una legge che la coscienza dei cattolici unanimemente reclamava, l’Augusto<br />

Pontefice se ne compiace con la S. V .”; ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1925, rubr.<br />

170 fasc. 4 f. 80.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

401<br />

ra nel gennaio 1924, rimandando il “votum” della commissione per l’esame<br />

dei testi scolastici che Gasparri gli aveva comunicato, e compiacendosi che<br />

tra quelli giudicati migliori vi fossero quelli adottati dalla diocesi parmense;<br />

egli poi coglieva l’occasione per chiedere un cardinale legato papale per il<br />

Congresso eucaristico regionale di Parma 159 . Il successivo 11 marzo <strong>Conforti</strong><br />

inviava le sue osservazioni, redatte con il contributo della Commissione catechistica<br />

diocesana, sul programma ministeriale, come sopra s’è detto. La relazione,<br />

emersa finalmente dall’Archivio vaticano grazie all’apertura del periodo<br />

riguardante Pio XI nel 2006, fu immediatamente inviata al padre gesuita<br />

Tacchi Venturi, che informalmente “rappresentava” Pio XI presso il Governo<br />

italiano 160 . Ne riportiamo qui alcuni dei tratti più salienti:<br />

Questa Commissione Catechistica … dopo d’aver rilevato la insuffi cienza del provvedimento<br />

governativo, che – imponendo l’insegnamento di questa nuova materia<br />

nelle scuole inferiori – non si preoccupa della formazione dei maestri, e dopo aver<br />

deplorato che i programmi delle scuole medie, per lo spirito che le informa e per i<br />

testi indicati per le medesime, siano atti a formare maestri increduli più che cattolici,<br />

è passata all’esame del modo pratico onde l’insegnamento della Religione nelle Scuole<br />

elementari si attua …<br />

Per quanto riguarda i programmi ha dovuto rilevare subito il contrasto palese tra la<br />

materia segnata in essi per ogni classe e il bisogno religioso del fanciullo in rapporto<br />

ai doveri a cui egli deve soddisfare nella sua vita spirituale …<br />

Il nuovo programma governativo, seguendo il metodo progressivo, parla dei comandamenti<br />

in quarta classe soltanto e dei sacramenti solamente in quinta, quando cioè<br />

da alcuni anni il fanciullo si confessa e si comunica, e da vari anni dovrebbe avere<br />

conoscenza della legge. Aggiungiamo che nei paesi rurali, quasi dovunque il fanciullo<br />

lascia la scuola, fi nita la terza classe …<br />

È verissimo che rimangono – e guai se dovessero diminuire la loro attività – le Scuole<br />

parrocchiali, ma purtroppo si comincia di già a sentire come i genitori credono di<br />

trovare nell’insegnamento religioso delle scuole pubbliche una scusa suffi ciente per<br />

non zelare più la frequenza dei loro fi gli alle scuole parrocchiali …<br />

Rimane uno spiraglio di luce nel numero di programma ove si parla di conversazioni<br />

religiose, ma perché in qualche modo potesse essere utilizzato questo punto<br />

che consente ancora una certa libertà di interpretazione occorrerebbe: – 1° Che il<br />

maestro fosse capace e cosciente del suo dovere morale di fronte ai bisogni spirituali<br />

del fanciullo; – 2° Che lo sviluppo del programma che va in mano dei maestri fosse,<br />

nei vari circoli scolastici, compilato da persone religiose e competenti; – 3° Che i<br />

testi rispondessero a questo bisogno sentito di ampliare, per quanto è possibile, questo<br />

punto importantissimo …<br />

159 <strong>Conforti</strong> a Gasparri, 23 gennaio 1924 (cfr. FCT 27, 524). ASV, Segr. Stato, Parte<br />

moderna, anno 1925, rubr. 170 fasc. 4 f. 87.<br />

160 Minuta di Gasparri a Tacchi Venturi del 20 marzo 1924, ASV, Segr. Stato, Parte moderna,<br />

anno 1925, rubr. 170 fasc. 4 f. 133-134.


402 Capitolo settimo<br />

Segue una circostanziata disamina del modo con cui la commissione governativa<br />

stava mettendo da parte i testi migliori, per favorire testi semplificati<br />

e in cui gli elementi della fede religiosa erano presentati “a traverso leggende<br />

più o meno esatte”.<br />

Questo testo, che Teodori conosceva ma che finora non era stato pubblicato,<br />

mostra anzitutto come <strong>Conforti</strong> avesse una sorta di ruolo, informale,<br />

di “consultore” della Segreteria di Stato per quanto riguardava la tematica<br />

dell’insegnamento della religione nelle scuole. Gasparri – o chi per lui – facilmente<br />

poteva riconoscere nel vescovo parmense un esperto nella materia,<br />

visto che da molti anni la diocesi era all’avanguardia nell’insegnamento della<br />

catechesi ai ragazzi 161 .<br />

La commissione, che sappiamo in sintonia con il vescovo, manifesta in particolare<br />

l’attenzione alla mentalità dei maestri, che da tempo era condizionata<br />

da una formazione agnostica se non addirittura anticlericale: si pensi all’influsso<br />

di Edmondo De Amicis, socialista notorio ma fortunato scrittore di un testo<br />

che fu un best seller nella letteratura per l’infanzia 162 . <strong>Conforti</strong> e il suo gruppo di<br />

lavoro mostrano di non cedere facilmente all’entusiasmo per il fascismo e per<br />

la “riconquista” delle scuole, atteggiamento che con ogni probabilità era diffuso<br />

tra il clero e i vescovi, ma mantengono una capacità critica nei confronti delle<br />

linee direttive e dei testi di riferimento ministeriali. Da un punto di vista metodologico,<br />

il documento riafferma la bontà del metodo ciclico, provato dall’esperienza<br />

parmigiana oltre che dalla letteratura catechetica europea, nel quadro di<br />

una visione catechistica dell’insegnamento della religione, che, come è noto,<br />

sarà superata nell’intesa tra Santa Sede e <strong>Italia</strong> del 1984.<br />

La risposta della Segreteria di Stato da una parte accennava, secondo lo<br />

stile curiale, ad alcune osservazioni che sarebbero state inoltrate al governo – e<br />

questo in effetti avvenne tramite il Tacchi Venturi – e dall’altra realisticamente<br />

affermava:<br />

161 Mentre questo testo era in fase di stampa, dalla curia vescovile di Parma è stata consegnata<br />

al Centro Studi <strong>Conforti</strong>ani Saveriani una lettera dattiloscritta di <strong>Conforti</strong> a p. Agostino<br />

Gemelli, del 27/2/1930, sulla tematica dell’insegnamento religioso nelle scuole. Abbiamo<br />

anche la risposta del rettore dell’Università Cattolica, del successivo 28/2. Questo inedito,<br />

che sarà pubblicato appena possibile, mostra la continua attenzione di <strong>Conforti</strong> alla questione<br />

dell’insegnamento della religione.<br />

162 Già in occasione delle elezioni amministrative del 1899, quindi un quarto di secolo<br />

prima della relazione qui riportata, la Gazzetta di Parma accusava la giunta “popolare” (cioè<br />

di sinistra), guidata dal sindaco Giovanni Mariotti, di assumere solo “maestri facenti aperta<br />

professione di fede e propaganda di socialismo” e “maestre libere pensatrici” (citato in Luisella<br />

BRUNAZZI MENONI, Inquietudini di fine secolo a Parma nel 1899, in Parma negli anni<br />

4/1999, 67).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

403<br />

Non è il caso di pretendere dalle istituzioni governative una piena e completa educazione<br />

religiosa della gioventù. Come la S. V. giustamente osserva, i parroci debbono<br />

continuare a curare con ogni zelo questa parte importantissima del loro ministero,<br />

e le scuole parrocchiali, anziché diminuire, debbono intensifi care la loro attività. A<br />

questo proposito la S. V. conoscerà la recente deliberazione della Giunta Centrale<br />

dell’A.C. che ricorda ai padri di famiglia lo stretto dovere di inviare i propri fi gli alla<br />

scuola parrocchiale di catechismo 163 .<br />

Ma proprio a partire dal suo sguardo critico e disincantato, <strong>Conforti</strong> non<br />

poteva non cogliere che il governo di Mussolini stava attuando alcune misure<br />

a favore della chiesa e della vita pastorale e sembrava in condizioni di ripristinare<br />

l’ordine pubblico. Già nella pastorale della Quaresima 1923 accennava<br />

alle migliori condizioni che si prospettavano per il cristianesimo 164 , e nel<br />

novembre successivo chiedeva l’intervento del presidente del Consiglio dei<br />

ministri sulla questione ancora non completamente risolta del Consorzio dei<br />

vivi e dei morti 165 .<br />

Dunque <strong>Conforti</strong> tentava di discernere nella confusione di quei mesi qualche<br />

elemento di chiarezza. È indubbio che, come la maggior parte del clero,<br />

si rallegrava della fine di quelle opposizioni legali e istituzionali che per<br />

mezzo secolo avevano pesato sulla vita delle diocesi e delle parrocchie, e che<br />

efficacemente Arturo Carlo Jemolo ha definito “punture di spillo”. Inoltre,<br />

l’opera di contenimento delle frange più violente dei movimenti di sinistra era<br />

un altro indubbio merito del fascismo. Facilmente poi anche <strong>Conforti</strong> aveva<br />

creduto alla machiavellica posizione di Mussolini, che si presentava come<br />

garante dell’ordine e deplorava le “intemperanze” dei fascisti locali, anche se<br />

copertamente le favoriva. Dalla Santa Sede iniziavano a pervenire indicazioni<br />

che spingevano verso una accettazione del regime, in vista di una contropartita<br />

che arriverà a maturazione nel 1929. D’altra parte <strong>Conforti</strong> non svende<br />

né il clero, né la catechesi al fascismo, e mantiene un atteggiamento di prudente<br />

riservatezza, mentre difende i cattolici malmenati dai fascisti e rifiuta<br />

posizioni pubbliche troppo favorevoli 166 . Il suo modo di pensare emerge con<br />

163 ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1925, rubr. 170 fasc. 4 f. 129, minuta firmata<br />

P. Gasparri a <strong>Conforti</strong>, 21 marzo 1924.<br />

164 Vedi lettera L’Arcivescovo-Vescovo di Parma ai suoi dilettissimi diocesani, 3 marzo 1923,<br />

in L’Eco 1923, 39-45.<br />

165 Cfr. lettera all’on. Benito Mussolini, del 30 novembre 1923, in FCT 27, 501-502.<br />

La questione del Consorzio fu risolta negli anni successivi grazie all’intervento dello stesso<br />

Mussolini: se ne riparlerà nel capitolo decimo di questo volume.<br />

166 Nell’aprile 1925, altri due giovani cattolici furono aggrediti (cfr. FCT 27, 609-610).<br />

Ma questi episodi, a motivo del sempre maggior controllo della vita pubblica e privata da<br />

parte del regime, andarono scemando.


404 Capitolo settimo<br />

chiarezza in una lettera al solito don Ferdinando Venturini, parroco a Villula<br />

di Corniglio e suo uomo di fiducia in quella zona. Siamo nel settembre 1925,<br />

e sono imminenti le elezioni amministrative:<br />

Il momento attuale è per noi abbastanza favorevole e noi dobbiamo approfi ttarne per<br />

fare tutto quel bene che ci è possibile. Sembra che l’odierna società cominci a sentire<br />

la nostalgia di Dio. Torna diffi cile tracciare una norma sicura per tutti in ordine alle<br />

prossime elezioni amministrative. Le circostanze di luogo determineranno la condotta<br />

da tenere. Auguriamoci che non vengano fatte indebite imposizioni da offendere<br />

la libertà e la dignità, nel qual caso sarebbe preferibile l’astensione dal voto 167 .<br />

L’Unione missionaria del clero<br />

In questi stessi anni segnati dalla guerra e dalle inquietudini postbelliche,<br />

<strong>Conforti</strong> dava tempo e competenza a favore di una nuova iniziativa, l’Unione<br />

missionaria del clero (UMC), tutt’oggi esistente come opera pontificia. Sulla<br />

vicenda della fondazione dell’opera non mancano studi completi, a cui volentieri<br />

qui si fa richiamo 168 .<br />

L’intuizione iniziale fu di Paolo Manna, avellinese (1872-1952), entrato<br />

nel Seminario delle missioni estere di Milano a diciannove anni, nel 1891,<br />

sacerdote tre anni dopo e per dodici anni (1895-1907, con due ritorni in<br />

patria per cure) missionario in una delle zone tipiche delle missioni milanesi,<br />

la Birmania (attuale Myanmar). Padre Manna nel 1907 doveva rientrare<br />

definitivamente in <strong>Italia</strong> per motivi di malattia, e nel 1909 gli era affidata la<br />

direzione del periodico Le Missioni Cattoliche. Manna si dedicò con passione<br />

167 Da lettera a don F. Venturini, del 14 settembre 1925; vedila in FCT 27, 627-628.<br />

168 Oltre a tutti i documenti raccolti da F. Teodori in FCT 4, si vedano: Callisto VANZIN,<br />

Il fermento del Regno. Unione missionaria del Clero, Roma 1946 (in particolare III parte);<br />

L. BALLARIN, L’anima missionaria di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., in particolare 95-134; Paul<br />

CATRICE, Le père Paul Manna fondateur de l’Union Missionnaire du Clergé (1872-1952), Paris<br />

– Rome 1966; Ferdinando GERMANI, P. Paolo Manna. II: l’Unione missionaria del clero e<br />

il seminario meridionale per le missioni estere (1907-1924), Trentola Ducenta 1990 (vedere<br />

anche il volume successivo: P. Paolo Manna. III: Superiore generale [1924-1934], Trentola<br />

Ducenta 1992); Piero GHEDDO, Paolo Manna (1872-1952). Fondatore della Pontificia Unione<br />

Missionaria, Bologna 2001; Giuseppe BUTTURINI e Gianni COLZANI, Illuminata passione.<br />

Il beato Paolo Manna nella storia della missione contemporanea, Bologna 2001; Guglielmo<br />

CAMERA, Da Unione missionaria del clero a Pontificia unione missionaria. I Beati Paolo Manna<br />

e Guido <strong>Conforti</strong> Animatori missionari delle Chiese che sono in <strong>Italia</strong>, Parma 2004. Nelle biografie<br />

del <strong>Conforti</strong>, ne parlano: VANZIN, Pastore, 190; CIONI, Grande, 236-240; LUCA, Sono<br />

tutti, 155-159.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

405<br />

a un’intensa opera di animazione missionaria attraverso la stampa, e in quegli<br />

anni maturava l’idea di fondare una associazione rivolta ai sacerdoti diocesani<br />

169 . L’idea di fondo era quella di coinvolgere i sacerdoti diocesani in una più<br />

costante animazione missionaria tra i fedeli, in modo da svolgere un’azione<br />

di sostegno alle opere pontificie già esistenti, l’Opera per la propagazione<br />

della fede, nata in Francia in pieno XIX secolo, e l’Opera della sant’infanzia.<br />

Manna aveva intuito che senza una motivazione del clero verso queste opere,<br />

esse finivano per procedere a ondate, con momenti di entusiasmo e di ampie<br />

raccolte di offerte e prolungati tempi di eclisse tra i fedeli 170 .<br />

Apparentemente, l’intuizione di Manna era, come si usa dire, “l’uovo di<br />

Colombo”, la cui efficacia era evidente. Ma in realtà bisognava superare un<br />

duplice ordine di problemi: far convergere attorno a questa idea i superiori<br />

dei diversi istituti missionari italiani e delle congregazioni religiose aventi missioni,<br />

e già questo era tutt’altro che semplice, stanti le differenze e anche le<br />

diffidenze tra queste realtà; e riuscire a interessare i vescovi, che per abitudine<br />

inveterata e per molti motivi si tenevano a distanza da questi istituti religiosi,<br />

anche per evitare che fossero sottratte preziose vocazioni ai seminari diocesani<br />

171 .<br />

169 Fino al 1921 p. Manna si dedicava interamente alla pubblicistica, fondando varie<br />

testate di supporto a Le Missioni Cattoliche e scrivendo diversi libri, e all’UMC. Nello stesso<br />

anno era incaricato di dirigere la fondazione del Seminario per le missioni estere per l’<strong>Italia</strong><br />

meridionale a Ducenta (Caserta). Nel 1924 fu eletto superiore generale dell’Istituto missioni<br />

estere di Milano, che due anni dopo diventerà PIME con l’assorbimento dell’Istituto dei SS.<br />

Pietro e Paolo di Roma; dal dicembre 1927 al febbraio 1929 compirà una storica visita alle<br />

missioni dell’istituto. Nel 1934 passava la mano da superiore generale e diventava rettore a<br />

Ducenta. Nel 1937 era nominato direttore del Segretariato internazionale dell’UMC, ormai<br />

stabilita oltre i confini nazionali, carica che teneva fino al 1941. Da quell’anno al 1952 era<br />

superiore della nuova provincia PIME dell’<strong>Italia</strong> meridionale. Fu beatificato il 4 novembre<br />

2001 (cfr. F. GERMANI, Il beato Paolo Manna. Grande apostolo dell’evangelizzazione ad gentes,<br />

Trentola Ducenta (CE) 2002). Sembra che l’idea dell’UMC sorgesse in p. Manna già attorno<br />

al 1909 (così L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 97-98).<br />

170 È interessante osservare, come fa L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 96-97, che<br />

quasi contemporaneamente in altre chiese europee, in particolare in Germania e Olanda,<br />

nascessero analoghe proposte, spesso animate dai gesuiti.<br />

171 È molto significativa la testimonianza rilasciata da don Ormisda Pellegri, che aveva<br />

lavorato accanto a <strong>Conforti</strong> nei primi anni dell’Istituto saveriano: “Nei primi tempi della sua<br />

gioventù l’<strong>Italia</strong> nostra era molto lontana dall’operosità missionaria di oggi. I tentativi che<br />

facevamo con la stampa per far entrare l’idea fulgente missionaria, specialmente nei Seminari,<br />

riuscivano nella grandissima maggioranza a vuoto. Il nostro piccolo periodico ‘Fede e<br />

Civiltà’ non arrivava a 10 seminari, e questo certamente non avveniva per ostilità, ma per<br />

una certa ristrettezza di vedute le quali si chiudevano entro gli orizzonti della Diocesi” (cfr.<br />

Testimonianze 3, 140).


406 Capitolo settimo<br />

La prima difficoltà sembrò avere un principio di superamento in una limitata<br />

ma significativa proposta del beato Giuseppe Allamano 172 , fondatore e<br />

superiore generale dei Missionari della Consolata di Torino, che nell’agosto<br />

del 1912 scrisse ai superiori degli istituti missionari italiani per farli convergere<br />

su una supplica da portare a Pio X, chiedendo un atto pubblico che invitasse<br />

i vescovi a favorire le vocazioni dei missionari. Il messaggio, che vide la firma<br />

dell’Allamano, del <strong>Conforti</strong>, di mons. Viganò direttore di San Calogero, di<br />

Federico Vianello, superiore generale dei comboniani (Figli del Sacro Cuore),<br />

del p. Filippo Traverso, rettore del Collegio Brignole-Sale di Genova 173 e<br />

di don Domenico Callerio, rettore del Pontificio seminario dei SS. Pietro e<br />

Paolo di Roma, venne inviato al papa il 31 dicembre 1912 ed ebbe una breve<br />

risposta con una lettera di Pio X del mese successivo, pubblicata su tutti i bollettini<br />

e le stampe missionarie italiane 174 . Non era molto, né come intervento<br />

papale né come alleanza tra gli istituti missionari, ma era già qualcosa.<br />

Manna capì che per raggiungere i vescovi italiani, e prima ancora per avere<br />

l’appoggio ufficiale della Santa Sede, era necessario l’intervento in prima persona<br />

di una figura capace di vincere le resistenze dei responsabili delle diocesi.<br />

E l’unico superiore di istituto missionario italiano che potesse tentare questa<br />

operazione era <strong>Conforti</strong>, come vescovo di una diocesi italiana 175 .<br />

Era il 25 febbraio del 1916, e Manna, con una sorta di breve commendatizia<br />

del suo superiore, p. Giuseppe Armanasco, si recava a Parma a parlare con<br />

p. Giovanni Bonardi, rettore di Campo di Marte e braccio destro di <strong>Conforti</strong><br />

per l’Istituto saveriano, che aveva conosciuto Manna tra il 1911 e il 1912 176 .<br />

“Per favorire le vocazioni missionarie vi erano gli Ordini e le Congregazioni<br />

religiose e gli Istituti specializzati, ma per interessare il popolo fedele al problema<br />

missionario era proprio necessario il contributo del clero”, così Bonardi<br />

raccontava la persuasione di Manna, in una sua testimonianza di quasi sessant’anni<br />

successiva, e riferiva poi della domanda posta dal Manna:<br />

172 Su di lui vedi Vittorio MERLO PICH, in DIP, I, Roma 1974, 488-491.<br />

173 Il collegio missionario Brignole-Sale-Negrone di Genova fu fondato nel 1855 dal<br />

marchese Antonio Brignole-Sale (1786-1863) e da sua moglie Artemisia Negrone, e fu affidato<br />

ai Preti della Missione (lazzaristi), per formare missionari da varie diocesi d’<strong>Italia</strong> e di<br />

Francia che fossero a disposizione della Congregazione di Propaganda fide per le missioni.<br />

Il collegio esiste ancora oggi, non ha mai avuto una sua missione specifica, e i suoi alunni,<br />

completati gli studi, si mettono a disposizione della Congregazione vaticana per le missioni,<br />

incardinandosi nella diocesi di provenienza o in quella di destinazione: cfr. Paolo CALLIARI,<br />

in DIP, II, Roma 1975, 1223-1224.<br />

174 Cfr. FCT 4, 43-49.<br />

175 Cfr. la testimonianza dello stesso Manna nel processo di beatificazione di <strong>Conforti</strong>,<br />

riportata in L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 98.<br />

176 Cfr. FCT 4, 52.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

407<br />

Quello che necessita ora è di fare approvare l’Opera da Roma. Con i miei mezzi non<br />

vi riuscirei; ho bisogno dell’autorità di un Vescovo ripieno di spirito missionario per<br />

presentare l’Opera, illustrarla convenientemente e raccomandarla caldamente. Ho<br />

pensato al vostro Fondatore, Mons. <strong>Conforti</strong>. Ritiene lei che egli si presterà a fare la<br />

presentazione e ad illustrare l’opera e raccomandarla direttamente al santo Padre?<br />

Bonardi rispose che la cosa era fattibile e che Manna poteva parlarne direttamente<br />

con <strong>Conforti</strong>, e mentre il missionario avellinese si recava a piedi da<br />

Campo di Marte al vescovado, il rettore del seminario saveriano lo preannunciava<br />

con una telefonata 177 .<br />

La ricostruzione, nonostante la distanza di tempo e alcune imprecisioni, è<br />

attendibile, e da quel momento in avanti non ci manca anche la documentazione<br />

scritta, a partire da un’ampia lettera di <strong>Conforti</strong> a Manna del successivo<br />

13 marzo, con le osservazioni sulla bozza dello statuto 178 . L’adesione di <strong>Conforti</strong><br />

al progetto di Manna è ampia e senza remore, i suoi suggerimenti però<br />

manifestano l’esperienza ecclesiale del fondatore dei saveriani. Bisognava fin<br />

dall’inizio “fissare in concreto quanto concerne il governo dell’Opera”; coinvolgere<br />

nella consultazione tutti gli istituti missionari; fondare un bollettino<br />

ad hoc indipendente dalle pubblicazioni già esistenti e che facevano capo ai<br />

vari istituti; e scendeva anche a dare alcuni suggerimenti concreti nel versante<br />

economico. <strong>Conforti</strong>, insomma, con delicatezza proponeva di creare le condizioni<br />

di un buon lavoro comune tra le congregazioni missionarie, cosa che<br />

non era affatto scontata, visti i precedenti. E su questa proposta ritornava,<br />

dibattendo con p. Manna riguardo all’entrata di diritto dei responsabili degli<br />

istituti nel consiglio direttivo della nuova opera, insieme coi rappresentanti<br />

delle direzioni diocesane della Propagazione della fede e Sant’infanzia 179 .<br />

Il 28 aprile 1916 <strong>Conforti</strong>, a Roma, in udienza da Benedetto XV riferiva a<br />

lungo al papa riguardo al progetto dell’UMC, di cui aveva già parlato nei giorni<br />

precedenti al cardinale Domenico Serafini, prefetto di Propaganda fide 180 .<br />

177 Cfr. FCT 4, 52-53 e L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 99.<br />

178 Vedi autografo in ACSCS, pubblicato in FCT 4, 51-57.<br />

179 Cfr. la documentazione in FCT 4, 58-63 e BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 100-<br />

102.<br />

180 Vedi le due lettere al Manna, rispettivamente del 21 e 28 aprile 1916 (entrambi gli<br />

autografi in ACSCS, pubblicati in Cfr. FCT 4, 64-66). BALLARIN, L’anima missionaria, cit.,<br />

103 nota 21 riporta anche uno scambio di battute tra Benedetto XV e <strong>Conforti</strong>, ascoltato da<br />

Bonardi che lo racconta: all’iniziale contrarietà del papa, che chiedeva di “rendere operanti”<br />

le organizzazioni già esistenti, <strong>Conforti</strong> rispondeva con il nucleo portante dell’idea: “Non<br />

si tratta di un’opera nuova, ma di una destinata a potenziare quelle esistenti”, ottenendo<br />

l’attenzione di papa Della Chiesa.


408 Capitolo settimo<br />

Benedetto XV prometteva di discuterne presto col prefetto di Propaganda.<br />

Ma la cosa sembrò arenarsi per vari mesi: non sempre, come s’è visto più<br />

sopra, ma molto spesso Roma ha tempi eterni. <strong>Conforti</strong> in agosto mandava<br />

una lettera-promemoria a Camillo Laurenti, segretario di Propaganda fide 181 .<br />

Intanto anche il procuratore a Roma dell’istituto missionario di p. Manna,<br />

cogliendo l’occasione delle pratiche da sbrigare in congregazione, sollecitava<br />

e inviava informazioni. Bisognava attendere il… rientro dalle vacanze dei<br />

responsabili degli uffici vaticani: a ottobre le cose si rimettevano in cammino,<br />

e all’inizio di novembre arrivava l’approvazione di papa Benedetto 182 . In essa<br />

si citava come promotore <strong>Conforti</strong>, e non Manna. Il vescovo di Parma se ne<br />

scusava con il missionario, il quale a sua volta rispondeva che quell’espressione,<br />

“provvidenziale e felice equivoco” era solo utile, perché aveva ottenuto “un<br />

sì cordiale incoraggiamento” 183 . Tra la fine del 1916 e l’inizio del 1917, grazie<br />

alla pubblicazione dell’approvazione pontificia e all’infaticabile lavoro di<br />

Manna, iniziava la diffusione dell’UMC e pervenivano le prime iscrizioni 184 .<br />

Ma con queste, arrivavano anche le prime perplessità e, diciamo, gelosie da<br />

parte di chi si stava muovendo su terreni analoghi e, come aveva intuito <strong>Conforti</strong>,<br />

poteva sollevare difficoltà. Il primo fu il p. Giuseppe Petazzi, gesuita, che<br />

il 19 gennaio scriveva a <strong>Conforti</strong> di aver fondato da tempo la Lega apostolica,<br />

che poteva fondersi con l’UMC, “posto che identico ne sia il fine” 185 . <strong>Conforti</strong><br />

rimandava la questione a Manna, e tra il gesuita e il missionario di San Calogero<br />

iniziava una discussione piuttosto accesa, perché il Petazzi sosteneva che<br />

Lega apostolica e UMC fossero perfettamente sovrapponibili 186 . Era il primo<br />

segno di quelle diffidenze soprattutto tra istituti missionari che, quasi istintive<br />

e ben note sia a <strong>Conforti</strong> che a Manna, potevano compromettere il percorso<br />

dell’iniziativa. Successivamente tra Manna e Petazzi si ebbe il chiarimento sulla<br />

181 Vedila in FCT 4, 66-67. Camillo Laurenti (1861-1938), segretario di Propaganda dal<br />

1911, cardinale nel 1921 e prefetto della Congregazione dei religiosi dal 1922 al 1929 e poi<br />

dei Riti dal 1929 al 1938. Cfr. Giuseppe DE LIBERO, Il Cardinale Camillo Laurenti, Roma<br />

1942.<br />

182 Cfr. FCT 4, 69-71.<br />

183 Teodori avanza l’opinione che la citazione di <strong>Conforti</strong> come fondatore fosse voluta da<br />

Benedetto XV (cfr. FCT 4, 72 nota).<br />

184 L’Unione era anche proposta da Acta Apostolicae Sedis 9 (1917), 22.<br />

185 Vedi la lettera in FCT 4, 77 nota 29. Padre Petazzi (1874-1948), professore di filosofia,<br />

predicatore di esercizi spirituali, scrittore di testi di meditazione, fondatore dell’istituto<br />

secolare delle Ancelle della Madre di Dio, aveva iniziato anche il periodico Le missioni della<br />

Compagnia di Gesù (cfr. G. MARTINA, Storia della Compagnia di Gesù in <strong>Italia</strong> 1814-1983,<br />

Brescia 2003, 43. 164. 249 e nota. 358).<br />

186 Cfr. FCT 4, 77-80.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

409<br />

differenza di ruoli tra Lega apostolica e UMC, così che il Petazzi si impegnava<br />

a diffondere l’UMC e fu poi inviato dai gesuiti come loro rappresentante nel<br />

primo consiglio direttivo dell’UMC 187 .<br />

Per contribuire alla diffusione dell’UMC nella sua diocesi, <strong>Conforti</strong> vi<br />

dedicò una lettera al clero, datata 10 aprile 1917 188 . Egli chiariva subito ai<br />

suoi sacerdoti la perplessità che molti altri, e forse lo stesso papa, aveva sollevato:<br />

“Non si propone di promuovere nuove opere, ché forse già troppe ve<br />

ne sono, ma di far rifiorire quelle che già sono state approvate dalla Chiesa”.<br />

L’<strong>Italia</strong>, che dovrebbe essere all’avanguardia nel dare personale e contributi<br />

alle missioni, era fanalino di coda, perché le missioni non erano abbastanza<br />

conosciute. I sacerdoti dovevano dunque impegnarsi a far conoscere l’apostolato<br />

missionario, con la predicazione, la catechesi, apposite conferenze, la<br />

diffusione della stampa. In questo modo ai fedeli si potevano chiedere preghiere<br />

e offerte, soprattutto attraverso le opere della Propagazione della fede<br />

e della Sant’infanzia, come anche altre associazioni e opere 189 , possibilmente<br />

coinvolgendo l’Azione cattolica.<br />

<strong>Conforti</strong> poi offriva il fondamento spirituale dell’impegno del clero, a partire<br />

dalla citazione evangelica: “Io tengo delle altre pecorelle che non appartengono<br />

al mio ovile, ma che io debbo raccogliere, affinché si formi un solo<br />

ovile sotto un solo pastore” (Gv 10,16), frequentissima nei suoi scritti 190 . Ma<br />

la sua argomentazione è sintomatica di un’ecclesiologia, meglio di un modo<br />

di concepire il sacerdozio ministeriale, che lentamente, anche grazie alla sua<br />

figura e alla sua azione, andrà cambiando.<br />

Certamente nella Chiesa di Dio vi debbono essere coloro che lavorano a conservare<br />

la Fede in quelli che già la posseggono, ma vi debbono essere pure quelli che ne<br />

estendono le pacifi che conquiste, che la portano a quelli che non la conoscono. Vi<br />

debbono essere le milizie territoriali e le milizie combattenti, quelle che conservano<br />

e difendono i territori conquistati e quelli che li estendono ogni giorno di più. Noi,<br />

a così esprimerci con linguaggio militare, apparteniamo alle prime; ma se non siamo<br />

187 Cfr. FCT 4, 83 e 120.<br />

188 Vedi la lettera L’Arcivescovo Vescovo di Parma al Venerando Clero della Città e della Diocesi,<br />

10 aprile 1917, in L’Eco 1917, 69-74; pure in FCT 4, 87-94.<br />

189 <strong>Conforti</strong> ne fa un breve elenco, che offre un’idea del movimento missionario del XIX<br />

secolo: “L’Opera Antischiavista, il Sodalizio di S. Pietro Claver, l’Opera di S. Francesco Saverio<br />

per i catechisti indigeni, l’Apostolato di Fede e Civiltà” (cfr. L’Eco 1917, 70), quest’ultimo<br />

fondato dallo stesso <strong>Conforti</strong>, e di cui s’è parlato in altro precedente capitolo.<br />

190 Così frequente che ha ispirato il titolo della biografia di <strong>Conforti</strong> del Vanzin: Un<br />

pastore, due greggi.


410 Capitolo settimo<br />

chiamati ad abbandonare le posizioni occupate, non dobbiamo però dimenticare<br />

quei nostri generosi confratelli… 191<br />

Il “linguaggio militare” era ormai diventato abituale, dopo quasi tre anni<br />

di guerra di trincea. Ma la concezione del rapporto chiesa-mondo e della<br />

missione è evidente. Il clero diocesano delle nazioni cristiane europee non è<br />

missionario. I missionari sono altri, sono gli “arditi” del grande corpo d’armata<br />

della chiesa, gli “aquilotti”, come s’era espresso il vecchio Magani. Però<br />

l’UMC e, ancor prima, la stessa vicenda biografica di <strong>Conforti</strong> iniziava a porre<br />

in più stretto legame le due vocazioni, i due mondi, la cristianità e “la terra<br />

d’infedeli” 192 . Ancora ben lontani dalla visione del Concilio Vaticano II, e non<br />

poteva essere diversamente, <strong>Conforti</strong>, e con lui Manna, provano a instillare<br />

una mentalità nuova a partire dalle loro stesse categorie teologiche 193 .<br />

Il <strong>Conforti</strong> poi provava a sintetizzare ciò che serviva alle missioni cattoliche:<br />

mezzi economici, che ora non sono più forniti dai “re cattolici”, e missionari.<br />

Aggiungeva poi una considerazione che tornava frequentemente nei<br />

suoi discorsi e testi missionari:<br />

Mai, come oggi, l’apostolato cattolico ha avuto tante facilitazioni alla libera sua<br />

espansione; ma nello stesso tempo non deve sfuggire alla nostra osservazione che<br />

mai come oggi le sètte acattoliche, alla lor volta, hanno lavorato per diffondere l’errore<br />

e lo scisma. E per restringerci al solo Protestantesimo, ci basti considerare che<br />

25mila missionari d’ogni sètta lavorano ovunque a diffondere Bibbie alterate e a<br />

fondare scuole, disponendo per questo di riserve pecuniarie pressoché incredibili.<br />

Solo nell’anno 1915, ad onta della crisi della guerra, hanno potuto erogare per le loro<br />

missioni 176 milioni di lire! 194<br />

191 Cfr. L’Eco, 1917, 71.<br />

192 “Gesù, lo sguardo amabile / volgi dai sommi cieli /vedi che ancor rigurgita / la terra<br />

d’infedeli! / Pietà Signor dei miseri / che ignoran l’Evangel / manda color che insegnino / la<br />

retta via del ciel”: così cantava l’Inno missionario, del 1923.<br />

193 Serpeggiava anche una constatazione che vedeva il preludio di ciò che oggi, con termine<br />

generico, chiamiamo secolarizzazione. <strong>Conforti</strong> rispondeva con una consueta, ma da<br />

lui concretamente vissuta, argomentazione provvidenzialistica: “Ci lamentiamo spesso che<br />

la Fede in mezzo a noi s’illanguidisce ogni giorno più, e questo è purtroppo vero. Orbene,<br />

ricordiamoci che eccitando i fedeli alle nostre cure commessi a cooperare alla propagazione<br />

della Fede coopereremo, sia pure indirettamente ma non meno efficacemente, alla conservazione<br />

e al rifiorimento della Fede stessa in mezzo alle nostre popolazioni, perché Dio non<br />

potrà a meno di pagare con ugual moneta quello che noi faremo per gli altri” (cfr. L’Eco<br />

1917, 72). Un’interessante sintesi delle dialettiche presenti nei primi anni dell’UMC si ha in<br />

G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche in Cina, cit., 59-63.<br />

194 Cfr. L’Eco 1917, 73. Sulla presenza dei protestanti in Cina si vedano alcuni dati in<br />

G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche in Cina, cit., 11-12. La “concorrenza” dei protestanti,


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

411<br />

I cattolici, e soprattutto i cattolici italiani, secondo <strong>Conforti</strong> dovevano<br />

risvegliare il loro impegno, a confronto con le iniziative protestanti.<br />

<strong>Conforti</strong> fondava l’UMC anche nella sua diocesi, ponendo a capo il saveriano<br />

p. Sartori già rettore della Casa madre. Anche Fede e Civiltà si impegnava<br />

nell’opera di diffusione della nuova associazione 195 . Intanto, nel maggio del<br />

1917 iniziava le pubblicazioni il bollettino dell’UMC, in attesa di far partire<br />

una specifica produzione, la Rivista di Studi Missionari, che in <strong>Italia</strong> avrà un<br />

ruolo di precorritrice e divulgatrice della missiologia moderna 196 . Manna continuava<br />

a tener aggiornato <strong>Conforti</strong> sulle adesioni, che arrivarono, alla fine di<br />

quel primo anno 1917 a circa 1200 soci di 24 diocesi 197 .<br />

Ma, come spesso avviene in <strong>Italia</strong>, e forse anche altrove, in questi ambiti,<br />

a una prima fiammata con molte adesioni e lettere di approvazione di vescovi<br />

– più o meno risposte di cortesia – fece seguito un rallentamento della crescita.<br />

Molti iscritti del 1917 nell’anno successivo si dimenticarono di rinnovare<br />

l’adesione. Probabilmente l’inasprirsi della situazione generale in <strong>Italia</strong>, con<br />

la guerra in corso, aveva contribuito al rallentamento dell’impegno. Poche<br />

diocesi italiane avevano nominato il delegato dell’UMC. Una conseguenza fu<br />

l’impossibilità di istituire tutti gli organi previsti dallo statuto. Era una “crisi<br />

di crescenza” prevedibile. Manna spingeva per la partenza di un consiglio<br />

dell’UMC, almeno provvisorio, e i primi sei mesi del 1918 videro un intenso<br />

scambio di lettere tra Manna e <strong>Conforti</strong>, fino alla prima convocazione del<br />

consiglio, il 12 giugno, nella sede “neutrale” dell’episcopio di Parma 198 .<br />

Il primo consiglio provvisorio era composto sostanzialmente dai rappresentanti<br />

di ordini e congregazioni religiose missionarie: non era in quel momento<br />

possibile far eleggere dei delegati dei responsabili diocesani. La riunione fu<br />

dedicata a uno sguardo sull’UMC nascente, e arrivò all’indicazione di un presidente<br />

da indicare alla nomina della Santa Sede, e il candidato unico fu <strong>Conforti</strong>.<br />

Il vescovo di Parma si schermì, ma l’assemblea all’unanimità insisteva su<br />

quella che era, chiaramente, la soluzione migliore sia verso Roma sia verso gli<br />

finanziati soprattutto dagli Stati Uniti, è una sorta di angoscia per i missionari cattolici. Questa<br />

tematica è raccontata, in forma romanzata ma non senza aderenza alle vicende storiche,<br />

dal già citato A.J. CRONIN, Le chiavi del Regno.<br />

195 Cfr. L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit.,106.<br />

196 Vedi lettera di Manna al <strong>Conforti</strong>, da Milano, 15 maggio 1917; in FCT 4, 94.<br />

197 Cfr. L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 106.<br />

198 Si veda la documentazione pubblicata in FCT 4, 99-116. Il giorno successivo, cogliendo<br />

l’occasione di avere a Parma p. Manna, <strong>Conforti</strong> aveva promosso una adunanza del clero<br />

diocesano, con una relazione di Manna sul ruolo dei sacerdoti a favore delle missioni. In<br />

quella occasione fu costituito il consiglio direttivo diocesano dell’UMC (cfr. L’Eco 1918, 92<br />

e L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 110).


412 Capitolo settimo<br />

altri vescovi italiani 199 . Sembra che tra coloro che contribuirono a convincere<br />

<strong>Conforti</strong>, il più incisivo fosse p. Giovanni Genocchi, dei Missionari del Sacro<br />

Cuore 200 , già accusato di modernismo, studioso acuto e stimato 201 .<br />

Proprio in quei giorni, <strong>Conforti</strong> attraversava la bufera di applausi e polemiche<br />

a seguito del suo indirizzo agli allievi ufficiali della scuola di Parma, del<br />

2 giugno precedente. Anche questo motivo poteva influire sul gradimento<br />

della Santa Sede, ma Manna sottolineava la chiarezza della smentita di <strong>Conforti</strong>,<br />

che aveva dissipato ogni dubbio 202 .<br />

Così dunque <strong>Conforti</strong> divenne ufficialmente il primo presidente dell’UMC.<br />

Da circa tre mesi, c’era un nuovo prefetto di Propaganda fide: il cardinale<br />

Wilhelm Van Rossum, il quarto titolare del dicastero con cui <strong>Conforti</strong> ebbe<br />

a che fare, dopo Ledóchowski, Gotti e Serafini 203 . Il nuovo prefetto trovò la<br />

pratica dell’UMC già avviata, ma con ogni probabilità conosceva analoghe<br />

realtà in sviluppo nella sua Olanda e altrove.<br />

Nel settembre del 1918 il <strong>Conforti</strong> inviava ai vescovi italiani una breve<br />

circolare, la prima di una serie di comunicazioni con cui, negli anni della sua<br />

presidenza, egli cercherà di diffondere l’UMC 204 . È interessante notare come<br />

cercasse di convincere i suoi confratelli ricordando ancora una volta la poten-<br />

199 Un ampio resoconto nella lettera di Manna al papa Benedetto XV del 22 luglio (cfr.<br />

FCT 4, 117-118). Non così all’unanimità fu la scelta del segretario, p. Manna, come si<br />

evince da alcune lettere ancora di p. Petazzi a <strong>Conforti</strong>: si temeva un monopolio di Milano<br />

sull’UMC (cfr. FCT 4, 138-145).<br />

200 Sui Missionari del Sacro Cuore di Gesù di Issoudun, fondati da Giulio Chevalier, cfr.<br />

Vittorio CAPECCI, in DIP V, Roma 1978, 1474-1477.<br />

201 Cfr. L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 110. “P. Genocchi è venuto a Parma nel<br />

1916-17, non so, quando è stata fondata l’Unione Missionaria del Clero. Genocchi stimava<br />

<strong>Conforti</strong>. Mons. <strong>Conforti</strong> ha avuto forse un momento di pena, ma credo che non abbia avuto<br />

mai una sospensione di stima per Genocchi. Sai, erano brutti momenti quelli: tutti sospetti.<br />

In Genocchi più che il filosofo e il pensatore, Mons. <strong>Conforti</strong> vedeva il missionario. Non so se<br />

si siano conosciuti a Ravenna (dato che i Genocchi, originari di Piacenza, là si erano trasferiti<br />

e là era nato il P. Genocchi). Io l’ho visto a fine modernismo, in Vescovado a Parma, dove<br />

mi pare era ospite di <strong>Conforti</strong>”: nonostante l’imprecisione sui tempi, dopo trent’anni erano<br />

ancora lucidi i ricordi di Bonardi nelle Conversazioni saveriane (cfr. GRAZZI, Il libro, 234).<br />

Su Genocchi si vedano: la breve biografia di Lorenzo BEDESCHI, in DSMCI, III/1, 403-404;<br />

Francesco TURVASI, in DHGE, 20, 488-493; Rocco CERRATO, in DBI 53, Roma 1999, 134-<br />

138.<br />

202 Cfr. FCT 4, 113-114.<br />

203 Wilhelm (o Willem) Van Rossum (Zwolle 1854 - Maastricht 1932), redentorista, fu<br />

chiamato a Roma nel 1895, creato cardinale nel 1911; dal 1915 fu penitenziere maggiore e<br />

prefetto di Propaganda fide dal 1918 (cfr. Mario DE CAMILLIS, in EC XII, 1028-1029).<br />

204 Vedi lettera Eccellenza Rev.ma, Parma 11 settembre 1918: autografo in ACSCS; pure<br />

in FCT 4, 122-123.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

413<br />

za economica dei missionari protestanti e l’esiguità dell’impegno delle chiese<br />

italiane 205 .<br />

Il prestigio di <strong>Conforti</strong>, l’impegno intenso di Manna e di alcuni religiosi<br />

e sacerdoti in giro per l’<strong>Italia</strong>, e anche i “favori spirituali”, come si diceva<br />

un tempo, concessi dal papa all’UMC 206 propiziavano una rapida espansione<br />

dell’associazione. Nel 1919 si arrivava a poco meno di quattromila sacerdoti<br />

italiani iscritti, che nel 1920 diventavano oltre diecimila 207 . Nasceva la Rivista<br />

di Studi Missionari.<br />

Ma soprattutto il 1919 fu l’anno della lettera apostolica Maximum Illud<br />

del 30 novembre. Così si esprime Josef Metzler, uno dei maggiori studiosi di<br />

storia delle missioni:<br />

Questa enciclica è così importante che può essere defi nita come una svolta nella<br />

storia della diffusione della fede sia dal punto di vista delle esigenze, chiaramente<br />

espresse, della formazione di Chiese particolari locali con un proprio clero e con<br />

vescovi autonomi, sia da molti altri punti di vista 208 .<br />

È tradizione vulgata tra i saveriani e altrove che <strong>Conforti</strong> abbia propiziato la<br />

lettera apostolica 209 . Bonardi riportava una confidenza dello stesso <strong>Conforti</strong> 210<br />

e alcuni testimoni riferivano di un’omelia ai seminaristi di Parma del 1929,<br />

205 È del mese successivo un suo indirizzo ai membri dell’UMC, pubblicato sul bollettino<br />

dell’associazione (cfr. FCT 4, 132-135). Tra i temi ricorrenti nella visione di <strong>Conforti</strong><br />

per l’UMC, si ha un accenno al progetto di costituzione della Società delle Nazioni, che<br />

il presidente americano Wilson aveva incluso nei suoi “14 punti” per la pace pubblicati<br />

nel gennaio precedente e che in <strong>Italia</strong> stavano avendo grande fortuna nell’opinione pubblica.<br />

Ma <strong>Conforti</strong> si esprimeva anche su un altro aspetto della vita europea: “Negli odierni<br />

rivolgimenti prodotti dalla conflagrazione europea che divampa, chi non vede, per poco si<br />

considerino da vicino le cose, il preludio di quell’unione della Chiesa Greca dissidente con la<br />

Chiesa di Roma, che qual madre amorosa attende con ansia il ritorno della figlia lontana?”.<br />

Quali vicende ispirassero questa profezia “ecumenica” di <strong>Conforti</strong>, quali fonti cattoliche<br />

proponessero questa lettura, forse, delle alleanze di Serbia e Grecia con l’Intesa, per ora non<br />

è dato sapere.<br />

206 Cfr. FCT 4, 150-151.<br />

207 L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 111.<br />

208 Josef METZLER, La Santa Sede e le missioni, in Dalle missioni alle chiese locali, cit., 83.<br />

Metzler parla di enciclica, in realtà la dicitura esatta dell’atto magisteriale è “lettera apostolica”.<br />

209 Ad esempio Jakob BAUMGARTNER, in La Chiesa negli Stati moderni e i movimenti sociali<br />

(1878-1914), in Storia della Chiesa 9, fondata da Hubert Jedin, Milano 1973, 669 con<br />

bibliografia, in particolare Javier PAVENTI, Tres Encíclicas o una trilogía misionera, in Misiones<br />

Extranjeras 3 (1952), 88-104.<br />

210 Cfr. GRAZZI, Il libro, 160-161.


414 Capitolo settimo<br />

in cui il vescovo accennava alle sue “pressanti e reiterate istanze” su Benedetto<br />

XV 211 . Mi sentirei di escludere che <strong>Conforti</strong> abbia “millantato” queste sue<br />

affermazioni sulla Maximum Illud, anche se, come si vede, la sua voce è l’unica<br />

fonte di questa notizia. In effetti nelle sue non molte lettere a Benedetto XV<br />

non ci sono cenni che confermino questi suoi interventi. Abbiamo però la<br />

certezza di vari suoi incontri con papa Della Chiesa, e non si può escludere<br />

che <strong>Conforti</strong> ritornasse sulla richiesta di un atto magisteriale missionario. Va<br />

comunque ridimensionato un apporto direttamente contenutistico, almeno in<br />

via d’ipotesi finché non si avranno studi sulla redazione del documento. Indirettamente<br />

le scelte di <strong>Conforti</strong> possono ben aver contribuito a qualche sottolineatura<br />

della lettera di Benedetto XV. Ma oltre alla visione originale di papa<br />

Della Chiesa che in Segreteria di Stato e poi da pontefice aveva approfondito<br />

tematiche e problemi delle missioni cattoliche, sembrano ipotizzabili i contributi<br />

di Van Rossum e anche, sia pur indirettamente, di p. Vincent Lebbe 212 .<br />

Certo è che la lettera apostolica raccomanda l’iniziativa dell’UMC, che<br />

stava nascendo, e auspica che sia addirittura costituita in tutto il mondo, alle<br />

dipendenze di Propaganda fide. L’accenno è breve, ma fu più che sufficiente<br />

per offrire a <strong>Conforti</strong> e Manna l’occasione per presentare l’UMC a tutti i<br />

parroci d’<strong>Italia</strong> 213 . <strong>Conforti</strong> poi scrisse a diversi vescovi, su indicazioni di p.<br />

Manna, per chiedere di istituire le sezioni locali, per individuare dei “sacerdoti<br />

propagandisti” o per notificarne la venuta nelle rispettive diocesi 214 . È<br />

interessante vedere in azione questa spartizione dei ruoli tra <strong>Conforti</strong> e Manna.<br />

Allora era così: ai vescovi scrivono i vescovi. E <strong>Conforti</strong> era sicuramente<br />

considerato meno “interessato” di Manna, che era sempre un esponente di<br />

un istituto missionario, e quindi poteva essere visto dai vescovi come Cicero<br />

pro domo sua. È come se per <strong>Conforti</strong>, istintivamente, questa diffidenza non<br />

potesse essere nemmeno concepita da parte dei confratelli capi di diocesi. I<br />

due, <strong>Conforti</strong> e Manna, sapevano di questo, e direi soprattutto il secondo, che<br />

211 Cfr. BARSOTTI, Il servo di Dio, 204 e L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 113 nota<br />

8.<br />

212 Cfr. L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 114. Sul rinomato missionario d’eccezione<br />

in Cina, il vincenziano p. Vincent Lebbe (Gend 1877 - Sse-ch’uan 1940) si hanno notizie in:<br />

Bibliotheca Sanctorum, Seconda Appendice, Roma 2000, 775-776; e DIP 5, Roma 1978,<br />

554-555.<br />

213 Vedi lettera Ai MM. RR. Sigg. Sacerdoti d’<strong>Italia</strong>, 20 febbraio 1920: autografo in ACSCS,<br />

pubblicata in FCT 4, 210-212. <strong>Conforti</strong> aveva presentato la Maximum Illud ai suoi sacerdoti,<br />

con una circolare in data 18 dicembre 1919 (cfr. lettera L’arcivescovo Vescovo di Parma al<br />

Venerando Clero della città e della Diocesi, 18 dicembre 19, in L’Eco 1919, 194-196; in FCT<br />

4, 196-199).<br />

214 Cfr. FCT 4, 203-205.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

415<br />

non si faceva scrupolo a chiedere “raccomandazioni” e interventi di <strong>Conforti</strong><br />

presso l’episcopato italiano.<br />

Con qualche fatica e molte lettere, l’UMC strutturava in quel 1920 una<br />

rete di sacerdoti “propagandisti”. Il temine era tipico del gergo ecclesiastico<br />

e politico del tempo. Non si trattava, ovviamente, di risorse umane interamente<br />

dedicate alla diffusione dell’opera, bensì di buoni predicatori, aventi<br />

del tempo da dedicare e la possibilità di muoversi su base almeno regionale.<br />

Difficilmente quindi erano parroci, a motivo dell’obbligo di residenza per la<br />

cura d’anime. Questi “propagandisti” preparavano un certo numero di “pezzi<br />

di repertorio”, come schemi di predicazioni, conferenze, “fervorini”, e si specializzavano<br />

nella diffusione dell’iniziativa 215 .<br />

Il segretario di Propaganda, Laurenti, scriveva il 21 febbraio 1920 a <strong>Conforti</strong>:<br />

“Giungono a questa S. C. … frequenti richieste di informazioni sull’Unione<br />

Missionaria del Clero da parte di varie Diocesi d’<strong>Italia</strong>…” 216 . La lettera<br />

di Laurenti divenne lo spunto per una circolare a tutti i vescovi emanata da<br />

<strong>Conforti</strong> il successivo 1° marzo, accompagnata dalle indicazioni pratiche per<br />

far partire l’UMC nelle diocesi 217 . In quei mesi convulsi per la situazione<br />

politica italiana, tra scioperi che impedivano l’arrivo regolare della posta e<br />

tumulti che mettevano in forse riunioni già programmate, l’UMC viveva la<br />

fase di vera diffusione a livello nazionale. Come sopra si diceva, nel 1920 si<br />

giunse a diecimila adesioni.<br />

Nella tarda primavera del 1920 Manna e <strong>Conforti</strong> si accordarono per un<br />

convegno di tutti i delegati diocesani dell’UMC, che si doveva tenere a Roma<br />

all’inizio del seguente ottobre 218 . Come sempre in questi casi l’adesione fu<br />

all’inizio molto lenta 219 . Verso la fine d’agosto il numero degli iscritti andava<br />

crescendo, e così anche le esigenze organizzative 220 . Il programma mostra<br />

215 Per l’Emilia ovviamente fu <strong>Conforti</strong> a mettere in campo un sacerdote, che fu don Aldo<br />

Musini (Mezzano I. 1882 – Parma 1941), ordinato nel 1905, professore nel ginnasio del<br />

seminario di religione e storia sacra, e dal 1920 alla morte parroco di San Giuseppe in città.<br />

Per la Lombardia e il resto del nord sarà un sacerdote di Bergamo, don Cesare Carminati. Il<br />

patriarca di Venezia, Pietro La Fontaine, propose don Luigi Cerruti o Cerutti, ben noto in<br />

tutto il nord <strong>Italia</strong> come promotore delle casse rurali nel primo Novecento (cfr. FCT 4, 207-<br />

210). Su Cerutti cfr. <strong>Angelo</strong> GAMBASIN, Il movimento sociale nell’Opera dei Congressi (1874-<br />

1904). Contributo per la storia del cattolicesimo sociale in <strong>Italia</strong>, Roma 1958, 401-409.<br />

216 Cfr. FCT 4, 215.<br />

217 Vedi lettera Agli Eccellentissimi Vescovi d’<strong>Italia</strong> 1° marzo 1920: autografo in ACSCS,<br />

pubblicata in FCT 4, 216-217.<br />

218 FCT 4, 229-235.<br />

219 Ibid., 241-244.<br />

220 FCT 4, 245-250.


416 Capitolo settimo<br />

l’intento di fare di quell’occasione un momento per mettere a punto l’organizzazione<br />

dell’UMC, proprio a seguito della sua rapida diffusione tra il clero<br />

italiano 221 . La sede dell’incontro, su interessamento del santo padre, fu la Casa<br />

Santa Marta in Vaticano.<br />

<strong>Conforti</strong> prese la parola al congresso dei delegati diocesani per tre volte:<br />

in apertura, durante l’udienza con papa Benedetto XV, e in chiusura 222 . In<br />

questi testi <strong>Conforti</strong> non solo delineava lo scopo pratico del convegno, ma<br />

sintetizzava la sua concezione dell’UMC, come fermento a favore delle opere<br />

di Propagazione della fede e Sant’infanzia, in vista di un sempre maggior<br />

sostegno alle missioni e in concorrenza con la propaganda protestante. Può<br />

essere interessante il breve paragrafo del discorso di chiusura, in cui <strong>Conforti</strong><br />

prende atto di un cambiamento epocale:<br />

Un tempo erano i governi che favorivano anche materialmente le missioni; ma dacché<br />

ovunque si è proclamato il laicismo nulla più possono le missioni aspettarsi dai<br />

governi. Questo dovere deve passare nel popolo e spetta a noi insinuarlo nella mente<br />

e nel cuore della crescente generazione 223 .<br />

In queste poche righe <strong>Conforti</strong> condensa una descrizione storica che in<br />

effetti non si era ancora realizzata, perché non mancavano le sopravvivenze<br />

di una stretta alleanza tra colonialismo e missioni cristiane. Ma la lettura<br />

della situazione, senza indulgere a nostalgie dell’Ancien Régime, radica l’idea<br />

dell’UMC in tutta una parabola di pensiero tipicamente intransigente, che<br />

parte da Felicité de Lamennais e in <strong>Italia</strong> si incarna da tempo nella distinzione<br />

tra paese legale, ossia il governo e le forze politiche in gran parte laiciste, e paese<br />

reale, cioè la buona popolazione cattolica fragile, senza potere ma capace di<br />

grandi slanci 224 .<br />

Il congresso dei delegati diocesani fu occasione importante per uno scambio<br />

di esperienze e informazioni che permise di dare efficacia e stabilità al pro-<br />

221 FCT 4, 252.<br />

222 I discorsi sono presenti, nella versione autografa, in ACSCS assieme ad una bozza<br />

dattiloscritta di programma del convegno; sono pubblicati in FCT 4, 254-264.<br />

223 Cfr. FCT 4, 264.<br />

224 Si tratta di una visione in piena diffusione, quasi una risposta di lungo raggio alle<br />

profonde inquietudini che attraversavano l’<strong>Italia</strong> e l’Europa, una lettura capace di ridare<br />

speranza alla realtà ecclesiale italiana. Si veda, ad esempio, per quello stesso 1920, la medesima<br />

giustificazione che un vescovo di una città non lontana da Parma, ossia mons. Pietro<br />

Zanolini di Lodi attribuisce a un congresso eucaristico diocesano (mi permetto di citare A.<br />

MANFREDI, Giornate di gloria. Note sul percorso storico di una forma di comunicazione ecclesiale,<br />

in “Guardate a Lui e sarete raggianti”. Atti del Congresso Eucaristico Diocesano, Lodi 2002,<br />

in particolare 19-24).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

417<br />

cesso di diffusione dell’UMC. Ancora una volta si vede l’intuito organizzativo<br />

di p. Manna.<br />

Nella discussione del convegno era emerso un aspetto che sarà un punto<br />

d’attrito tra l’UMC e Propaganda. Come affermava <strong>Conforti</strong> nei suoi discorsi,<br />

pienamente in accordo con Manna, l’UMC era sorta in funzione delle Pontificie<br />

opere missionarie. Esse però, nate com’erano a Lione, avevano mantenuto<br />

il loro centro nella città francese, pur con il pieno riconoscimento della<br />

Santa Sede. Secondo <strong>Conforti</strong> – e Manna era anche più severo – questa situazione<br />

creava una fatica di gestione delle opere, soprattutto in <strong>Italia</strong>, e rendeva<br />

difficile l’apporto dell’UMC. Così prese corpo l’idea di chiedere a Benedetto<br />

XV e a Propaganda di porre le Opere missionarie sotto il diretto controllo<br />

dell’UMC, creando un centro nazionale in <strong>Italia</strong> 225 . Possiamo ipotizzare che<br />

Manna, e su sua ispirazione <strong>Conforti</strong> e altri dell’UMC, dopo i buoni risultati<br />

della diffusione della nuova associazione e con la chiara presa di posizione del<br />

convegno di ottobre, ritenessero così favorevole papa Della Chiesa all’UMC,<br />

da poter, in qualche modo, farne il centro del movimento missionario in <strong>Italia</strong>.<br />

Ma presso la Santa Sede esisteva un pensiero diverso.<br />

Il card. Pietro Gasparri, segretario di Stato, rispose a nome del papa alla<br />

fine di novembre: Benedetto XV, pur apprezzando le indicazioni di <strong>Conforti</strong><br />

e Manna, ritenne di non dar seguito alla richiesta, in quanto UMC e Opere<br />

missionarie erano “ben distinte tra loro e [avevano] scopi differenti. La<br />

prospettata organizzazione, per quanto dettata da ottimi intendimenti, non<br />

potrebbe praticamente effettuarsi, senza che l’una o l’altra di queste opere<br />

perda quella sua nativa fisionomia” 226 .<br />

<strong>Conforti</strong> e Manna non si diedero per vinti, tentando di convincere il<br />

segretario di Propaganda, Laurenti, a riprendere la questione con il papa 227 .<br />

Ma alla fine di dicembre Manna da Bergamo raccoglieva una prima voce,<br />

che inizialmente interpretava positivamente per l’UMC: Van Rossum aveva<br />

chiesto alla diocesi lombarda un sacerdote, già segretario del vescovo Radini<br />

Tedeschi, tal <strong>Angelo</strong> Giuseppe Roncalli, “per la presidenza e la direzione di<br />

225 Teodori, a volte con non molti riferimenti archivistici, pubblica una serie di importanti<br />

documenti: appunto di Manna (al procuratore di San Calogero a Roma?), 20 ottobre 1920<br />

(in FCT 4, 269-270); lettera e promemoria di <strong>Conforti</strong> a Benedetto XV, 4 novembre 1920<br />

(in FCT 4, 272-275); lettera di <strong>Conforti</strong> a Giovanni B. Nasalli Rocca, elemosiniere di sua<br />

santità, 4 novembre 1920 (in FCT 4, 276); lettera di <strong>Conforti</strong> a Van Rossum, 5 novembre<br />

1920 (in FCT 4, 276-277). Cfr. anche L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 117-118.<br />

226 Gasparri a <strong>Conforti</strong>, 26 novembre 1920 (cfr. FCT 4, 280-281).<br />

227 <strong>Conforti</strong> a Laurenti, 16 dicembre 1920 (cfr. FCT 4, 286-290). Questa lettera fu preceduta<br />

da una lettera-promemoria di Manna a <strong>Conforti</strong>, pubblicata in nota nelle stesse pagine<br />

di Teodori, in cui si mostra bene il rapporto tra i due in queste trattative e operazioni.


418 Capitolo settimo<br />

un ufficio centrale in Roma, sotto la dipendenza della S. Congr. di Prop.<br />

Fide, avente il compito di organizzare e dirigere tutto il movimento missionario<br />

d’<strong>Italia</strong>” 228 .<br />

Probabilmente, dietro quel diniego di Benedetto XV a dare all’UMC la<br />

direzione delle opere missionarie, già stava un’operazione ben diversa del prefetto<br />

di Propaganda. Van Rossum non pensava assolutamente di affidare a<br />

una associazione il compito di coordinare il movimento missionario in <strong>Italia</strong>,<br />

ma progettava di creare un ufficio che avrebbe operato per questa coordinazione,<br />

dal vertice, mantenendo distinte le diverse associazioni. La concezione<br />

di Manna e quella di Van Rossum erano decisamente differenti, e questo,<br />

Manna lo capì immediatamente, anche perché <strong>Conforti</strong>, in visita a Roma<br />

all’inizio del 1921, fu messo al corrente della decisione direttamente da Van<br />

Rossum, e ne scrisse a Manna 229 .<br />

Per la quasi neonata UMC furono mesi difficili e anche di tensione verso<br />

Van Rossum che in qualche modo sembrava creare un ufficio con le stesse<br />

competenze che Manna e <strong>Conforti</strong> speravano fossero attribuite all’UMC.<br />

Non mancarono promemoria e lettere accorate del missionario campano 230 ,<br />

228 Manna a <strong>Conforti</strong>, 28 dicembre 1920 (cfr. FCT 4, 295-296). Su Roncalli a Roma<br />

si vedano: Stefano TRINCHESE, L’accentramento a Roma dell’Opera della Propagazione della<br />

Fede. La missione Roncalli-Drehmans, in Fede, tradizione, profezia. Studi su Giovanni XXIII<br />

e sul Vaticano II, Brescia 1984, 105-184; S. TRINCHESE, L’esperienza di A. G. Roncalli alla<br />

presidenza dell’Opera della Propagazione della Fede in <strong>Italia</strong> (1921-1925), in Giovanni XXIII.<br />

Transizione del Papato e della Chiesa, a cura di Giuseppe ALBERIGO, Roma 1988, 8-29; S.<br />

TRINCHESE, Roncalli e le missioni, Brescia 1989.<br />

229 <strong>Conforti</strong> a Manna, 5 gennaio 1921 (cfr. FCT 4, 302-303). Van Rossum tra l’altro<br />

disse al <strong>Conforti</strong> che egli aveva già espresso il suo parere apertamente, prima del convegno<br />

in ottobre, e <strong>Conforti</strong>, con notevole e signorile sincerità, scriveva a Manna: “Non posso a<br />

meno di esprimerLe il mio vivo dispiacere, non tanto per l’insuccesso della pratica esperita,<br />

quanto per l’impressione di poca lealtà che può aver destato il mio modo di agire con Propaganda<br />

per la mancata conoscenza delle dichiarazioni aperte fatte dal Cardinale Prefetto a<br />

V. R.”. Detto in altri termini: se Manna avesse detto a <strong>Conforti</strong> quel che sapeva dell’idea di<br />

Van Rossum, <strong>Conforti</strong> non si metteva neppure in moto e il povero Manna dovrà scrivere a<br />

<strong>Conforti</strong> che davvero non ne sapeva nulla (cfr. FCT 4, 303-304).<br />

230 Val la pena trascrivere la vivace descrizione che Manna fa a <strong>Conforti</strong> del nuovo titolare<br />

dell’ufficio che Van Rossum aveva creato: “Fui ieri da D. Roncalli. Sostanzialmente egli non<br />

ha avuto niente di nuovo da dirmi. L’impressione è di un uomo che può fare e vuol fare, ma<br />

impressionato esageratamente dalla sua missione: succede un po’ in lui quello che si rimprovera<br />

a noi, o meglio a me, di voler invadere e dominare le altre Opere. Egli pensa molto<br />

altamente della sua missione, e dall’assieme e da alcuni particolari si desume che intenda<br />

estendere la sua attività al di là di quello che dovrebbero essere le mansioni di un direttore di<br />

un’opera particolare. Cosa che al contatto con la realtà egli potrà correggere” (cfr. Manna a<br />

<strong>Conforti</strong>, 10 aprile 1921, in FCT 4, 320).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

419<br />

cui <strong>Conforti</strong> rispondeva con moderazione negli intenti e abbondanza di notizie<br />

231 .<br />

È in questo contesto che va collocata la visita che Roncalli fece a <strong>Conforti</strong>,<br />

e di cui abbiamo notizia diretta dal futuro Giovanni XXIII, quando, ancora<br />

patriarca di Venezia, fu invitato a commemorare <strong>Conforti</strong> al teatro Regio di<br />

Parma, cosa che avvenne nel febbraio 1957 232 . Il sacerdote bergamasco, in<br />

piena tensione tra UMC e Van Rossum, il 26 aprile 1921 (e non 1922 come<br />

Roncalli affermava nel suo discorso) venne a Parma a far visita a <strong>Conforti</strong>.<br />

Nella relazione del 1957 Roncalli nulla disse dei contenuti del colloquio, ma<br />

con l’abilità comunicativa che lo contraddistinse, si dedicava a una descrizione<br />

piena di affetto del “prelato perfetto, pastore eminente ma dallo spirito, dal<br />

cuore grande e aperto”. Sappiamo invece da una lettera di <strong>Conforti</strong> a Manna<br />

del successivo 8 maggio, che la discussione andò nel vivo delle questioni:<br />

… nell’abboccamento avuto poche settimane or sono col Roncalli, che fu di passaggio<br />

a Parma, ho potuto concepire qualche speranza per un miglior assetto delle<br />

cose. Ho trovato il Roncalli disposto a insistere nuovamente presso Propaganda onde<br />

ottenere che l’organizzazione dell’Opera della Propagazione della Fede sia affi data<br />

all’Unione Missionaria, e questo m’ha fatto non poco piacere.<br />

Egli però non ha dissimulato che l’E.mo Van Rossum è ognora contrario a questo, e<br />

che non sarà facile vincere la sua risolutezza 233 .<br />

L’opera di Roncalli nel rasserenare i malumori verso l’UMC 234 , e il paziente<br />

lavoro di <strong>Conforti</strong> per redigere, con il consiglio provvisorio dell’UMC, lo statuto,<br />

porteranno a una sorta di mediazione, che <strong>Conforti</strong> stesso, trionfante,<br />

dalla sua villeggiatura a Felino il 2 agosto 1921, riferiva a Manna:<br />

Ritengo che [lo statuto dell’UMC] verrà approvato e mi conferma in questa persuasione<br />

quanto trovo scritto nell’Istruzione della Sacr. Congr. di Propaganda per l’organizzazione<br />

e l’incremento dell’Opera della Propagazione della Fede in <strong>Italia</strong>. Vi è<br />

detto tra l’altro: “Gli Ecc.mi Vescovi troveranno molto saggio ed opportuno affi dare<br />

agli elementi più attivi dell’Unione Missionaria il compito di organizzare l’Opera<br />

della Propagazione della Fede e le altre Opere Missionarie”. Siamo dunque, a campo<br />

vinto, se le parole esprimono qualche cosa 235 .<br />

231 Si veda ad esempio la lettera di <strong>Conforti</strong> a Manna, del 13 aprile 1921; in FCT 4,<br />

320-322.<br />

232 Cfr. <strong>Angelo</strong> RONCALLI, Il Servo di Dio Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Discorso tenuto nel Teatro<br />

Regio di Parma, il 17 febbraio 1957, Parma 1959, 6-9. Sulla elaborazione e pronunciamento<br />

del discorso vedi A.G. RONCALLI GIOVANNI XXIII, Pace e vangelo. Agende del patriarca 2:<br />

1956-1958, Bologna 2008, 303-327 e 550-551.<br />

233 <strong>Conforti</strong> a Manna, 8 maggio 1921 (cfr. FCT 4, 325-326).<br />

234 Rocalli a <strong>Conforti</strong>, 20 maggio 1921 (cfr. FCT 4, 326 nota 211).<br />

235 <strong>Conforti</strong> a Manna, dal Castello di Felino, 2 agosto 1921 (cfr. FCT 4, 336-37).


420 Capitolo settimo<br />

In altre parole, Propaganda fide centralizzava nell’ufficio di Roncalli il<br />

livello nazionale. A livello diocesano, invece, l’UMC era, secondo un’indicazione<br />

della stessa Propaganda, il centro organizzatore 236 .<br />

La figura di Roncalli, che resterà in ottimi rapporti sia con <strong>Conforti</strong> che<br />

con Manna, ci consente una riflessione basata sui documenti, anche se ipotetica<br />

negli esiti. Sia Manna che <strong>Conforti</strong> incontrarono il sacerdote bergamasco<br />

nel mese di aprile 1921. Non è da escludere che tra il primo e il secondo<br />

incontro Roncalli abbia avuto dialoghi con altre figure, anche bergamasche<br />

visto che nella sua diocesi l’UMC si era consolidata, ovvero abbia riflettuto su<br />

quanto stava ascoltando. Si può però dire che Manna ha di Roncalli una percezione<br />

distonica 237 , mentre il futuro Giovanni XXIII è in sintonia immediata<br />

con <strong>Conforti</strong>. Mi sembra che si possa ipotizzare che il missionario avellinese<br />

avesse una visione chiara e alta degli obiettivi da raggiungere, il che lo portava<br />

a entrare in collisione con Van Rossum e con colui che il cardinale olandese<br />

aveva chiamato a Roma. Invece sia Roncalli che <strong>Conforti</strong> partivano probabilmente<br />

dallo stesso punto prospettico: il primato dei rapporti con le persone<br />

nel rispetto dell’obbedienza. Questo portava i due a cercare istintivamente<br />

il livello del possibile, sapendo di dover operare a sciogliere le diffidenze dei<br />

rispettivi campi. In questo senso, il racconto che Roncalli fa del suo incontro<br />

con il vescovo di Parma potrebbe rispecchiare, con notevole valore di testimonianza<br />

storica, il clima che si era creato tra i due interlocutori.<br />

Con il nuovo statuto, il definitivo consiglio direttivo dell’UMC e il modus<br />

vivendi con i progetti di Van Rossum e Propaganda fide, l’associazione entra<br />

in una fase più stabile, che apre l’anno 1922. Proprio nel gennaio moriva<br />

Benedetto XV. Nel mese successivo <strong>Conforti</strong> pubblicava una lettera pastorale<br />

quaresimale dedicata alle missioni, cogliendo l’occasione dei centenari della<br />

istituzione di Propaganda fide, della fondazione dell’Opera della propagazione<br />

della fede e della canonizzazione di san Francesco Saverio 238 . La lettera riprendeva<br />

i motivi tipici della teologia missionaria di <strong>Conforti</strong>, tra cui un insistente<br />

richiamo al binomio “fede e civiltà” e il rilancio alla proposta dell’UMC per<br />

i presbiteri. Nella lettera si annunciava anche la convocazione da parte della<br />

236 Cfr. anche lettera di Van Rossum a <strong>Conforti</strong> dell’11 novembre 1921 (cfr. FCT 4,<br />

351-352). Per lo scambio di corrispondenza tra Van Rossum e <strong>Conforti</strong> si veda L. BALLARIN,<br />

L’anima missionaria, cit., 124-125.<br />

237 “In assoluta confidenza Le dico come sentii essere colà poco soddisfatti dell’opera di<br />

Mons. Roncalli. Non vidi il Cardinale però, e non so quanto attendibili siano queste voci”<br />

(Manna a <strong>Conforti</strong>, 21 marzo 1922; in FCT 4, 3849.<br />

238 Vedi lettera L’Arcivescovo-Vescovo di Parma al Ven. Clero e dilettissimo popolo della Città<br />

e della Diocesi, 20 febbraio 1922, in L’Eco 1922, 41-51.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

421<br />

Santa Sede di un congresso internazionale missionario promosso dall’UMC,<br />

nel periodo di Pentecoste. Nel marzo finalmente, dopo molte trattative con<br />

i rispettivi vescovi diocesani, nasceva il consiglio direttivo 239 . Esso si riuniva<br />

per la prima volta a Parma il 26 e 27 aprile 1922 240 . Padre Manna, impegnato<br />

nella fondazione di un seminario missionario in Campania, a Ducenta,<br />

dovette cedere il ruolo di consigliere delegato, a cui fu nominato dapprima il<br />

milanese don Giuseppe Nogara, che divenne quasi subito segretario generale<br />

del consiglio internazionale dell’Opera della propagazione della fede. L’incarico<br />

esecutivo dell’UMC fu dunque assunto dal bergamasco don Luigi Drago,<br />

dopo lunghi mesi di ipotesi, trattative con la Santa Sede, coi vescovi, con gli<br />

interessati, di cui <strong>Conforti</strong> era il paziente tessitore 241 .<br />

Nel frattempo però, all’inizio di giugno, a Roma si era tenuto il congresso<br />

internazionale dell’Unione missionaria del clero, che fu presieduto da Camillo<br />

Laurenti, segretario di Propaganda fide, ma dove <strong>Conforti</strong> fu nominato<br />

vicepresidente del congresso 242 . Doveva anche tenere una relazione sulla natura<br />

e l’organizzazione dell’UMC.<br />

Il discorso di <strong>Conforti</strong> si apriva con un esordio che è un esempio della retorica<br />

classica, in cui rievocava l’intuizione e l’impegno di p. Manna e affermava<br />

gli scopi originari dell’UMC, ossia non promuovere una missione, un istituto<br />

o un’opera particolare, ma organizzare e sostenere tutte le opere missionarie:<br />

Essa [l’UMC] rispetta scrupolosamente l’autonomia, la natura e gli scopi particolari<br />

che le diverse opere si propongono di raggiungere. Si pone, a dir breve, al servizio di<br />

tutte per aiutarne lo sviluppo e la fl oridezza, per cui non hanno ragione di essere le<br />

diffi denze che taluno forse ancor nutre per essa, non conoscendone appieno la natura<br />

e le precise fi nalità 243 .<br />

La mediazione tra l’entusiasmo organizzatore di Manna e l’intento centralizzante<br />

di Van Rossum è qui pienamente espressa da <strong>Conforti</strong>. Il presidente<br />

dell’UMC proponeva poi i campi d’azione dell’associazione: la diffusione<br />

delle vocazioni missionarie, l’animazione dei fedeli tramite la predicazione, le<br />

giornate e le settimane missionarie, nonché la stampa dedicata all’argomento.<br />

Descriveva con chiarezza l’idea di articolazione a livello centrale, regionale, dio-<br />

239 Vedi lettera di <strong>Conforti</strong> a Manna, del 13 marzo 1922: autografo in ACSCS, pubblicato<br />

in FCT 4, 382-384.<br />

240 Cfr. FCT 4, 386-394.<br />

241 Ibid., 459-463 con molte lettere precedenti.<br />

242 Ibid., 385-387.<br />

243 L’intero discorso di <strong>Conforti</strong>, proclamato al congresso, è pubblicato in L’Eco 1922,<br />

86-96; nonché in FCT 4, 394-405, dalla cui versione qui si citano i passi; questo alla p. 397.


422 Capitolo settimo<br />

cesano, vicariale e parrocchiale, in quel momento evidentemente più ipotizzata<br />

e sognata che reale, pur nella notevole adesione del clero in quei primi anni di<br />

sviluppo dell’UMC. A livello diocesano <strong>Conforti</strong>, sull’esempio di alcune diocesi<br />

del nord, proponeva la creazione di un segretariato, con un sacerdote interamente<br />

dedicato alla propaganda e all’organizzazione 244 . Nella conclusione, era<br />

riproposta l’idea del paese reale come nuova base dell’azione missionaria:<br />

La diffusione del Vangelo ebbe da principio a suo favore il prestigio dei miracoli,<br />

con cui Dio accreditava presso le genti la divina missione dei banditori della buona<br />

novella. Ebbe poscia l’appoggio dei Governi Cristiani, che si reputavano a vanto e<br />

gloria aiutare i continuatori dell’opera degli Apostoli nelle loro pacifi che conquiste.<br />

E quando si chiuse l’epoca dei protettorati, ecco che il Signore, sempre ammirabile<br />

nelle vie della sua provvidenza, ha suscitato per la dilatazione del suo regno l’ardore<br />

del popolo credente, che ha mostrato alla stregua dei fatti come egli sappia apprezzare<br />

tutto ciò che è nobile e grande 245 .<br />

Val la pena riportare uno dei testi conclusivi, che racchiude un insieme di<br />

immagini, di ispirazioni, di elementi di mentalità che appartengono al <strong>Conforti</strong><br />

missionario:<br />

Saluteremo allora in questo pacifi co esercito [degli iscritti all’UMC] la più santa e<br />

gloriosa delle Crociate che ricordi la Storia, perché con più ragione di quelle che<br />

accorrevano con entusiasmo alla liberazione del Sepolcro di Cristo, essa potrà procedere<br />

innanzi nella sua marcia al grido enfatico: “Dio lo vuole, Dio lo vuole per la più<br />

grande delle cause, per la più gloriosa delle conquiste!”. Allora l’<strong>Italia</strong> nostra, maestra<br />

in ogni tempo di fede e di civiltà cristiana alle genti, primeggierà (sic) nella nobile<br />

gara e vedrà con santo orgoglio i suoi fi gli migliori, divenuti falange, piantare il vessillo<br />

della Croce nei lidi più remoti, dove mai giunsero le aquile romane 246 .<br />

I partecipanti al congresso furono pure ricevuti in udienza dal nuovo papa,<br />

Pio XI, che come il predecessore sosterrà con forza l’impegno missionario.<br />

Solo una settimana dopo la chiusura del congresso, <strong>Conforti</strong> scriveva al suo<br />

clero, esortando ancora una volta ad aderire all’UMC, e realizzando a Parma<br />

quanto aveva proposto nel suo discorso 247 . Il successivo 5 luglio scriveva ai<br />

vescovi italiani comunicando quanto era stato detto dal papa in occasione del<br />

congresso 248 .<br />

244 Cfr. FCT 4, 402.<br />

245 FCT 4, 403.<br />

246 FCT 4, 405.<br />

247 Vedi lettera L’Arcivescovo Vescovo di Parma al venerando Clero della città e della Diocesi,<br />

10 giugno 1922, in L’Eco 1922, 84-86; e in FCT 4, 409-414.<br />

248 Cfr. FCT 4, 418-419.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

423<br />

Dopo il congresso internazionale, in quel tribolato anno 1922 di violenze<br />

e barricate <strong>Conforti</strong> si prestò anche per la presidenza del congresso nazionale<br />

dell’UMC, che si svolse a Napoli tra il 21 e il 23 novembre 249 . Il primo giorno,<br />

egli sviluppò il tema “Natura, scopo e organizzazione generale” dell’UMC.<br />

Non ci è pervenuto il testo, ma è da credere che non fosse molto dissimile da<br />

quello proposto a Roma pochi mesi prima.<br />

Nei due anni successivi <strong>Conforti</strong> continuava il suo ruolo di voce autorevole<br />

e pubblica dell’UMC, mentre il lavoro di mediazione, contatti, accompagnamento<br />

dietro le quinte dell’associazione sembra diminuire: certo c’è una<br />

carenza di documentazione, perché ci manca gran parte della corrispondenza<br />

<strong>Conforti</strong>-Drago 250 . Ma probabilmente l’UMC aveva assunto una stabilità e<br />

un riconoscimento da parte di Propaganda che la fecero uscire dallo stato<br />

nascente o incamminare sui binari dell’ordinarietà 251 . Bisogna ricordare in<br />

particolare il suo intervento su “l’eucaristia e le missioni cattoliche” al congresso<br />

eucaristico nazionale di Palermo del settembre 1924 252 e la sua presi-<br />

249 Cfr. documentazione in FCT 4, 450-458.<br />

250 Lo spiega bene Teodori in FCT 4, 463 nota 345.<br />

251 Su proposta di <strong>Conforti</strong>, un altro bergamasco, don Francesco Carminati, fu “assunto”<br />

come propagandista nazionale (cfr. FCT 4, 469-476). Anche questo è un segno che l’UMC<br />

stava andando a regime.<br />

252 Il discorso, noto con il titolo L’eucaristia e le missioni cattoliche, viene pubblicato per la<br />

prima volta in L’Eco 1924, 107-112, mentre Teodori lo riporta in FCT 4, 484-495. Recentemente,<br />

in occasione della beatificazione del <strong>Conforti</strong>, il 17 marzo 1996, esso è stato ristampato<br />

in migliaia di copie, nel fascicolo dall’omonimo titolo, in 24 pagine e inoltrato per la<br />

circostanza a tutti i vescovi d’<strong>Italia</strong>. Qui si riporta un brano, presente alla p. 493 della versione<br />

del Teodori: “È stato detto che questo secolo passerà ai posteri con l’appellativo di secolo<br />

dell’Eucaristia, e sta bene, ma io soggiungo, quasi a corollario, che anche con un altro appellativo<br />

deve passare alla posterità; coll’appellativo di secolo delle Missioni Cattoliche. Sono<br />

due concetti che non si possono e non si debbono disgiungere. Non si può effettuare il trionfo<br />

completo del Regno Eucaristico senza l’opera del missionario che ne estenda i confini. È<br />

oramai tempo che i Sacerdoti, innanzi tutto, abbraccino col loro zelo tutto quanto il mondo,<br />

per condurre tutte le anime a Cristo. E benché non tutti siano chiamati a combattere al<br />

mistico fronte di questo regno, perché bisogna conservare ben anche le posizioni acquistate,<br />

tutti nondimeno son tenuti a venire in aiuto dei generosi confratelli, che fra disagi e pene di<br />

ogni genere, lottano contro la barbarie e la superstizione. Sul mondo assiderato dall’egoismo<br />

è necessario che passi una corrente di fuoco, una corrente di amore che spenga gli odii e le<br />

discordie e tutti muova all’affratellamento dei popoli, perché questo è il volere di Dio. E<br />

questa corrente deve partire per opera nostra, come da sua naturale sorgente, dall’Eucaristia<br />

e fecondare ad ubertà le terre infedeli. [I missionari] sono i fanti valorosi, umili e sconosciuti<br />

che vanno a sotterrarsi in una mistica trincea sperduta nel centro dell’Africa, o sugli scogli<br />

di un’isola barbara dell’Oceania per minare da vicino, con un lavoro costante e paziente, le<br />

fortezze sino ad ora inespugnate del paganesimo e dell’inferno”.


424 Capitolo settimo<br />

denza della settimana religioso-missionaria di Roma, nel contesto dell’Anno<br />

santo, alla fine di settembre del 1925 253 .<br />

Dopo un decennio di lavoro, spesso nascosto, e di fattivo sostegno<br />

all’UMC, <strong>Conforti</strong> colse l’occasione della scadenza del primo quinquennio di<br />

approvazione dello statuto dell’UMC per chiedere di non essere riconfermato<br />

alla presidenza 254 . Il prefetto di Propaganda gli chiese indicazioni riguardo al<br />

successore, cui egli, dopo essersi consultato con Drago, rispose con una lista<br />

di sette vescovi di tutta <strong>Italia</strong>, individuati tra coloro che più avevano mostrato<br />

attenzione verso l’UMC 255 . Tra le indicazioni di <strong>Conforti</strong> fu scelto il vescovo<br />

di Faenza, Ruggero Bovelli 256 .<br />

Così, all’inizio del 1927, <strong>Conforti</strong> passava il testimone della presidenza<br />

dell’UMC, in un avvicendamento naturale e sereno, nello stile di chi s’era<br />

mosso per dieci anni accanto a p. Paolo Manna per un’impresa indubbiamente<br />

impegnativa. I contatti con Manna, Drago, Bovelli continuarono per gli<br />

anni successivi.<br />

Non è questa la sede per tentare di misurare l’importanza dell’UMC per<br />

la diffusione di una mentalità missionaria nella chiesa italiana. Senza dubbio<br />

però si può dire che l’UMC in <strong>Italia</strong> creò le premesse per il passaggio all’idea<br />

di “cooperazione tra le chiese”, che fu compiuto dall’enciclica Fidei donum di<br />

Pio XII del 1957 257 e dal Concilio Vaticano II.<br />

Ci chiediamo: che cosa significò per <strong>Conforti</strong> l’UMC? E che cosa fu per<br />

l’UMC il suo presidente <strong>Conforti</strong>?<br />

Probabilmente l’UMC fu per <strong>Conforti</strong> l’esperienza che portò a compimento<br />

la sintesi interiore tra il suo ministero sacerdotale ed episcopale e la sua vocazione<br />

missionaria. In fondo, leggendo i suoi testi e vedendo le sue vicende, egli,<br />

253 Si veda il suo discorso di apertura in FCT 4, 516-531. Sulla partecipazione di <strong>Conforti</strong><br />

a congressi locali dell’UMC vedi L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 115-116 e 131.<br />

Sulla dimensione di <strong>Conforti</strong> animatore di missionarietà si veda: Alfiero CERESOLI, Spiritualità<br />

missionaria di un sacerdote diocesano G. M. <strong>Conforti</strong>. Primo presidente della pontificia<br />

unione missionaria, vescovo e fondatore dei missionari saveriani, Bologna 1996, pp. 128.<br />

254 <strong>Conforti</strong> a Van Rossum, 17 dicembre 1925 (cfr. FCT 4, 540-542).<br />

255 Tra questi spiccava Elia Dalla Costa, allora a Padova e più tardi arcivescovo di Firenze<br />

e cardinale; venivano proposti due vescovi veneti, Giacinto Longhin di Treviso e Ferdinando<br />

Rodolfi di Vicenza; il vescovo di Arezzo Emanuele Mignone, quello di Foggia Fortunato<br />

Farina, quello di Tricarico Raffaele Dalle Nocche.<br />

256 Cfr. FCT 4, 561-562. Bovelli, nato a Pantalla (PG) nel 1875 e ordinato nel 1897, fu<br />

vescovo a Modigliana dal 1915 al 1924, a Faenza dal 1924 al 1929, a Ferrara dal 1929 alla<br />

morte, nel 1954. Cfr. Mario MELANDRI, Pastor et defensor. Mons. Ruggero Bovelli vescovo di<br />

Modigliana e Faenza, arcivescovo di Ferrara, Ferrara 1975.<br />

257 AAS 49 (1957), 225-248.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

425<br />

ancora nell’esperienza di Ravenna, era un vescovo con una particolare attenzione<br />

per le opere missionarie e un fondatore che si trovava a obbedire assumendo<br />

ministeri pastorali sempre più impegnativi. Un certo dualismo era ancora<br />

presente e leggibile. Il periodo di riposo a Campo di Marte (1904-1907) era<br />

stato giustificato teologicamente da <strong>Conforti</strong> come un servizio – quello della<br />

formazione di futuri missionari – “non indegno” per un vescovo, ma il tenore<br />

dell’espressione non nasconde, non dirò imbarazzo, ma un certo bisogno di<br />

spiegazione, agli altri e anche a sé stesso. L’idea di p. Manna, di fare del clero<br />

diocesano un fattore determinante per la raccolta di risorse e per la diffusione<br />

delle vocazioni missionarie, senza distogliere i sacerdoti dal loro ministero ma<br />

anzi offrendo uno slancio ulteriore, era esattamente ciò che <strong>Conforti</strong> intuiva di<br />

sé stesso e della sua propria vocazione, ma non più come caso anomalo, bensì<br />

come normalità. Forse per questo egli aderì così cordialmente al progetto del<br />

missionario: quel che aveva percepito, in un giorno di circa trent’anni prima,<br />

poteva essere offerto come scelta per tutto il clero italiano, pur in modo più<br />

semplice. È come se egli si sia trovato specchiato nell’idea dell’UMC, e abbia<br />

pure intuito che quello specchio poteva essere utile a tanti altri sacerdoti e<br />

vescovi, come di fatto avvenne, facendo di sé un inconsapevole precursore di<br />

alcune linee del Vaticano II.<br />

Ma, come già più volte s’è detto in queste pagine, <strong>Conforti</strong> fu per l’UMC<br />

un indispensabile sostegno. Senza il suo prestigio, la sua figura stimata dai<br />

confratelli vescovi e dalla Santa Sede, senza la sua capacità mediativa paziente,<br />

p. Manna sarebbe stato affossato nel suo progetto, prima dai responsabili delle<br />

congregazioni missionarie, poi dai vescovi, poi da Propaganda fide. <strong>Conforti</strong><br />

era una sponda affidabile verso tutte e tre queste realtà: vescovo e di una non<br />

piccola diocesi, fondatore di una congregazione missionaria in sviluppo, in<br />

buoni rapporti con Propaganda e con un’obbedienza a tutta prova verso la<br />

parola del papa. A ciò si aggiunga la sua istintiva capacità di ascoltare le persone<br />

e di accoglierle con cordialità, il che fu, credo, importante se non decisivo<br />

nei mesi della tensione tra UMC e Propaganda successivi alla nomina di<br />

Roncalli.<br />

Infine, i contatti con Manna e il suo collaboratore p. Tragella, precursore<br />

degli studi missionologici in <strong>Italia</strong>, offrirono a <strong>Conforti</strong> l’opportunità di venire<br />

a contatto con linee decisamente innovative della visione della missione 258 .<br />

258 Attorno al 1928-30 riceveva da p. Gio. Batta Tragella l’opera di Josef SCHMIDLIN,<br />

Manuale di storia delle missioni cattoliche, 3 volumi, Milano 1927-1929. Tragella aveva curato<br />

la traduzione italiana dell’originale, Katholische Missionsgeschichte, Steyl 1924. <strong>Conforti</strong><br />

certamente legge questi volumi: sulla lettura dei primi due infatti egli stesso si fa garante,<br />

in lettera al Tragella, l’8 settembre 1928 (cfr. FCT 28, 571). Legge pure la biografia curata


426 Capitolo settimo<br />

I saveriani: la ripresa della scuola apostolica<br />

Ci sembra opportuno descrivere a questo punto una svolta nella struttura<br />

formativa saveriana, che però in realtà si colloca nel periodo immediatamente<br />

precedente alla guerra mondiale. Si è visto più sopra che anche Campo di<br />

Marte soffrì un calo vocazionale, come molti seminari italiani a seguito delle<br />

polemiche anticlericali attorno al 1910. Il diario personale di uno degli studenti<br />

di quel tempo, Giovanni Gazza, più tardi missionario in Henan, descrive<br />

nelle prime pagine la composizione dello studentato teologico saveriano<br />

nel 1911: otto studenti, di cui due già sacerdoti, a fronte di nove docenti 259 .<br />

Di fatto, le prime leve della scuola teologica saveriana erano ormai partite per<br />

la Cina, ma la seconda ondata era ridotta a pochi elementi proprio a motivo<br />

della crisi vocazionale. Il grande edificio di Campo di Marte, pensato per<br />

ospitare decine e decine di allievi, era quasi completamente inutilizzato 260 . A<br />

questo punto <strong>Conforti</strong>, probabilmente confrontandosi con Bonardi, decise di<br />

riaprire la cosiddetta scuola apostolica, ossia di riammettere studenti del ginnasio<br />

e del liceo. La scelta coraggiosa del 1899, ossia la decisione di accogliere<br />

alunni solo a partire dal ginnasio superiore, andava ripensata: senza una struttura<br />

di reclutamento nell’età adolescenziale, le vocazioni giovanili sarebbero<br />

state sempre numericamente limitate. C’era poco da sperare nel passaggio di<br />

alunni dai seminari diocesani o addirittura dal clero all’istituto di <strong>Conforti</strong>.<br />

Nel settembre 1913, alla vigilia di un nuovo anno scolastico, <strong>Conforti</strong> prese<br />

la decisione dell’apertura della scuola apostolica. La notizia, comprendente<br />

un “programma” dettagliato, non fu però pubblicizzata a Parma, per evitare<br />

che Campo di Marte tornasse ad essere il “seminario dei poveri” senza sbocchi<br />

missionari, ma fu diffuso tramite Fede e Civiltà e probabilmente con alcune<br />

da Georgius SCHURHAMMER, San Francesco Saverio apostolo dell’India e del Giappone, Milano<br />

1930 (l’originale tedesco è del 1925, la traduzione è sempre di Tragella); nonché il volume<br />

L’opera di Pio XI per le missioni, a cura dell’Unione missionaria del clero, Roma s. d. (così L.<br />

BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 52 nota 2). Qualche anno prima aveva letto Cesare CAR-<br />

MINATI, Breve corso di conferenze missionarie, Bergamo 1925 (cfr. ancora L. BALLARIN, L’anima<br />

missionaria, cit., 52 e nota 3).<br />

259 FCT 14, 636.<br />

260 È in questo clima desolato che i due saveriani richiamati dalla Cina, G. Bonardi e A.<br />

Sartori, si trovarono a Parma. E forse, così opina Teodori, fu Sartori a coinvolgere lo stimmatino<br />

Giovanni Lona, predicatore degli esercizi spirituali ai pochi alunni nel dicembre 1912,<br />

in alcune considerazioni che si concretizzarono in un progetto di “unione apostolica” tra<br />

stimmatini e “confortini”: in pratica, una fusione dei saveriani con la congregazione veronese,<br />

come “braccio missionario in Cina” degli stimmatini, che avevano strutture e vocazioni.<br />

<strong>Conforti</strong>, con signorilità, declinò l’offerta tramite Bonardi (cfr. FCT 14, 643-645).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

427<br />

lettere a sacerdoti di diocesi che si sapevano tradizionali e riforniti bacini di<br />

vocazioni, ossia in “Veneto” 261 . Nell’ottobre 1913 entrarono i primi tre adolescenti:<br />

un dodicenne di Udine, un coetaneo di Olevano Romano, un diciassettenne<br />

di Massa Carrara. Nell’anno successivo arrivarono altri 20 alunni, di<br />

età variabile dai 10 ai 22 anni 262 . Nel 1917 le entrate nella scuola apostolica<br />

erano già 51. Da questa prima infornata di adolescenti uscirono missionari<br />

saveriani che han fatto la storia della congregazione e della missione cinese:<br />

Vanzin, Fontana, Lampis, Battaglierin, Garbero, solo per citarne qualcuno.<br />

Intanto <strong>Conforti</strong> faceva passi per un progetto preciso: trasferire altrove la<br />

scuola apostolica. Ci si potrebbe chiedere il perché di questa scelta. Campo di<br />

Marte era una struttura molto ampia e accogliente. Perché pensare a un’altra<br />

casa, che avrebbe richiesto ulteriore personale, nuove spese e il rischio di vedere<br />

di nuovo Casa madre vuota di presenze?<br />

Una lettera a Calza ci mostra le motivazioni di <strong>Conforti</strong>:<br />

P. Bonardi Le avrà detto della nuova determinazione presa di ristabilire la Scuola<br />

apostolica con criteri però un po’ diversi da quelli d’un tempo. È l’unica via, benché<br />

un po’ lunga, per approdare a qualche cosa. Stante l’aria che spira d’incredulità da<br />

una parte, di scetticismo e d’indifferenza dall’altra, è ben diffi cile che giovani Chierici<br />

i quali abbiano ultimato il Ginnasio, s’inducano a venire nell’Istituto delle Missioni.<br />

Anche gli Ordini religiosi ripetono la loro vita dai così detti Collegini, senza dei quali<br />

le Provincie sarebbero già scomparse da parecchi anni. A quest’ora già due hanno<br />

domandato di far parte della Scuola apostolica. La cosa però non è ancor nota ai<br />

Parmigiani, che andremo a rilento ad accettare, dopo le esperienze fatte e che Lei<br />

pure conosce 263 .<br />

Dunque l’idea che si realizzò in pienezza a Vicenza era il tentativo di porre<br />

la scuola apostolica in posizione visibile e accessibile rispetto ai bacini vocazionali,<br />

e distante da Parma, dove non solo le vocazioni erano poche, ma<br />

rischiavano di non essere autentiche vocazioni missionarie. Inoltre è probabile<br />

che giocassero altri fattori, tra cui: il tradizionale modello di separazione tra<br />

alunni professi, noviziato e adolescenti, che nei seminari si incarnava nella<br />

cosiddetta “divisione di camerata”, e tra i religiosi invece vedeva una struttura<br />

autonoma per il noviziato, talvolta unita alla scuola di studi superiori per<br />

261 Vedi la documentazione specifica in FCT 14, 661-670. Vanzin parla di un appello “a<br />

tutte le parrocchie d’<strong>Italia</strong>” (cfr. VANZIN, Pastore, 276-277). In realtà sappiamo che furono<br />

diramati “programmi per le Diocesi del Veneto e della Liguria” (cfr. FCT 1, 106).<br />

262 Vedi la lista delle entrate in FCT 14, 670-671.<br />

263 Lettera a Calza del 7 ottobre 1913: FCT 1, 106. Cfr. anche lettera a Armelloni 7<br />

ottobre 1913: FCT 2, 179.


428 Capitolo settimo<br />

i già professi; alcune offerte di donazioni, e la disponibilità di strutture già<br />

esistenti.<br />

Così, dopo un primo contatto col vescovo di Padova, mons. Luigi Pellizzo<br />

264 , e grazie al contributo di un sacerdote benefattore cremonese, nell’autunno<br />

1919 fu definitivamente acquistata e sistemata Villa Bertolini, accanto<br />

a una delle porte di Vicenza 265 . Il primo rettore della nuova casa saveriana, la<br />

prima in <strong>Italia</strong> fuori Parma, fu p. Antonio Sartori, che a Casa madre fu sostituito<br />

nel ruolo di direttore spirituale da p. Pietro Uccelli, richiamato dall’Henan<br />

266 . Padre Uccelli sarà poi il secondo rettore e per lunghi anni darà il tono<br />

alla scuola apostolica di Vicenza.<br />

Partendo dall’arido elenco dei primi cinquantun alunni della scuola apostolica,<br />

allora ancora a Parma (1913-1917), può essere interessante estrapolare<br />

qualche dato, per cogliere, sia pur indirettamente, il clima di questo nuovo<br />

gruppo di ragazzi che animeranno per qualche tempo i corridoi e i viali di<br />

Campo di Marte 267 .<br />

Otto studenti provengono dalle diocesi “venete”, in particolare da quello<br />

che oggi chiamiamo Friuli: Udine soprattutto, e Pordenone. Si contano anche<br />

un vicentino (Scalco Giovanni, di Breganze), un veneziano (Battaglierin) e un<br />

padovano. Altrettanti erano gli emiliani, con prevalenza di Piacenza (cinque),<br />

più due reggiani e un bolognese. A questi possiamo aggiungere un romagnolo.<br />

Importante è il contingente piemontese: sette, di cui tre da Alessandria e uno<br />

per ciascuna delle province di Torino, Asti, Novara, Cuneo. Ma il gruppo più<br />

numeroso era lombardo: dieci, di cui tre dell’arcidiocesi ambrosiana, tre bergamaschi,<br />

uno per ciascuna delle diocesi di Como, Brescia, Cremona, Lodi 268 .<br />

Due fiorentini e un massese erano i ragazzi della Toscana, mentre nel 1916<br />

arrivarono due giovani dalla provincia dell’Aquila. Altre provenienze vedono<br />

un laziale (Olevano Romano), due “liguri” (Savona e Tortona 269 ), un lucano<br />

(Innocenzo Ambrico, della provincia di Potenza), un sardo (<strong>Angelo</strong> Lampis,<br />

264 Su Pellizzo, zio di un missionario saveriano, si veda Antonio LAZZARINI, in DSMCI<br />

3/2, Casale Monferrato 1984, 639-640.<br />

265 Cfr. FCT 14, 677-681 e lettere a Bonardi in FCT 2, 120-124 e a Sartori in FCT 2,<br />

72-78.<br />

266 Si vedano le indicazioni di <strong>Conforti</strong> a Sartori nelle lettere del 23 e 28 novembre 1919,<br />

rispettivamente in FCT 2, 74-75 e 76-78.<br />

267 Cfr. l’articolata e già accennata lista degli alunni entrati, in FCT 14, 670-671.<br />

268 Antonio Taschieri, entrato nel giugno 1914, è registrato come proveniente da Caselle<br />

Landi – Piacenza. Ma questo paese dall’inizio dell’Ottocento appartiene come diocesi e<br />

come provincia a Lodi.<br />

269 Luigi Salvini era di Mornico Losana, non lontano da Casteggio, quindi in provincia<br />

di Pavia ma in diocesi di Tortona.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

429<br />

di un paese in provincia di Cagliari) e un trentino di Levico, che entra nel<br />

1917, cioè durante la guerra! Giacomo Mariotti, entrato quattordicenne nel<br />

1914, è nato a Toluca, nell’Illinois (USA).<br />

Ci sono anche due parmigiani, che entrarono nel 1917: uno di città e uno<br />

della montagna, precisamente di Corniglio. Di tre non conosciamo la provenienza.<br />

Dunque si può dire che la strategia confortiana di chiedere vocazioni<br />

soprattutto fuori Parma sia riuscita, con afflussi quasi interamente dal nord<br />

<strong>Italia</strong>: Lombardia, Friuli e Veneto, Piacenza e Reggio in Emilia. Non dev’esser<br />

stato facile amalgamare questi ragazzi, soprattutto coloro che provenivano da<br />

più lontano, arrivati chissà come a Campo di Marte 270 .<br />

A quale età si entrava nella scuola apostolica?<br />

Abbiamo date di nascita ed entrata di 48 alunni tra il 1913 e il 1917. Le<br />

età che vedono maggiori entrate sono i 13 anni (11 entrate), i 14 anni (10<br />

entrate), gli 11 e 12 anni (7 entrate). Due soli entrano a sedici anni, altri due<br />

a diciassette, uno a diciotto, uno a ventidue. L’età media è 13,40. Si entrava<br />

dunque soprattutto verso la seconda-terza ginnasio, probabilmente in molti<br />

casi attraverso percorsi scolastici “anomali”, come quella “prima ginnasio da<br />

privatista” di Innocenzo Ambrico quattordicenne 271 . Pochi entravano a metà<br />

dell’adolescenza. Sarebbe interessante capire meglio le linee di reclutamento<br />

di questi ragazzi. Forse parroci che conoscevano i missionari di <strong>Conforti</strong> e<br />

preparavano al ginnasio adolescenti che avevano frequentato al massimo le<br />

classi elementari: una realtà che dà l’idea della situazione dell’alfabetizzazione<br />

rurale dell’<strong>Italia</strong> del secondo decennio del XX secolo e della provenienza<br />

sociale dei futuri saveriani.<br />

La scommessa di <strong>Conforti</strong> si rivelò efficace: come sopra dicevamo, un<br />

buon numero di questi ragazzi confermò la vocazione missionaria e fu la base<br />

quantitativa e anche qualitativa della congregazione negli anni ’30 e ’40. In<br />

più, i saveriani proseguirono in quel processo di uscita dai confini di Parma e<br />

dell’Emilia, che già era iniziato con la scelta di prendere solo giovani nell’età<br />

della formazione teologica. Fu, perciò, una correzione di rotta, ma non sancì<br />

l’oblio della motivazione alla base della scelta del 1899, cioè di allargare il più<br />

possibile l’orizzonte di reclutamento della congregazione 272 .<br />

270 Sono interessanti i ricordi di p. Innocenzo Ambrico di Grassano (PZ), raccolti da<br />

Teodori in FCT 672-674.<br />

271 FCT 14, 673.<br />

272 Lo stesso <strong>Conforti</strong>, in una lettera al rettore di Vicenza, p. Antonio Sartori, del maggio<br />

1921, manifestava più di un dubbio sull’efficacia del reclutamento dei ragazzi in vista di


430 Capitolo settimo<br />

<strong>Conforti</strong> così si ritrovò a gestire una presenza adolescenziale di una certa<br />

consistenza, dapprima in Casa madre, poi a Vicenza. La missione cinese<br />

dovette cedere alcuni soggetti esperti e spiritualmente robusti come p. Uccelli,<br />

che furono però al momento compensati con gli ultimi elementi della prima<br />

ondata. Il vescovo era presente a Campo di Marte, da quanto ci riferiscono le<br />

testimonianze, almeno un giorno a settimana 273 . Ad Amatore Dagnino, nel<br />

febbraio 1914, raccontava: “Io pure con maggior frequenza del solito, ora che<br />

ho terminato la Sacra Visita Pastorale, mi reco a Campo di Marte, ove per<br />

un istante riesco di quando in quando a dimenticarmi di essere Vescovo di<br />

Parma” 274 . Sembra che nasca in questo periodo, almeno in base alla testimonianza<br />

di Innocenzo Ambrico, la tradizione del pranzo natalizio in vescovado,<br />

alla presenza di tutti gli allievi, anche i più piccoli, occasione di festa che durò,<br />

sembra, fino al 1924-25, finché, cioè, il numero degli allievi poté essere accolto<br />

nella grande sala da pranzo 275 . Inoltre, almeno per gli anni successivi alla<br />

guerra, forse anche prima, Bonardi si recava ogni mattina in episcopio dalle 8<br />

alle 9 per un’udienza privata in cui il vescovo era continuamente aggiornato<br />

delle vicende di Campo di Marte 276 . Nel marzo 1918 tutti i docenti e i superiori<br />

si trovarono sotto le armi, e <strong>Conforti</strong>, con Bonardi, riprese a far scuola<br />

in Casa madre 277 .<br />

vocazioni missionarie. Sartori gli proponeva di aggiungere anche la classe “preparatoria”,<br />

ossia la V classe elementare, come avveniva già in molti seminari. <strong>Conforti</strong> non approvava<br />

la proposta, e scriveva: “Non sono d’avviso accettare i fanciulli che fanno preparatoria. In<br />

questi ultimi anni abbiamo avuto risultati così meschini in ordine alla riescita dei giovinetti<br />

della nostra Scuola Apostolica, che non invitano certamente ad allargarne l’ambito. Dei 27<br />

primi alunni che sono entrati, non ne restano che due; tutti gli altri evanuerunt. Restringiamoci<br />

quindi alla prima Ginnasiale e questo è già molto” (lettera da Parma, 7 maggio 1921;<br />

cfr. FCT 2, 86).<br />

273 Cfr. frammenti del diario di Dagnino in GRAZZI, Il libro, 320-345; lettera a Calza del<br />

18 agosto 1909, in FCT 1, 77; lettera a Calza del 19 aprile 1910, in FCT 1, 82 e a Bonardi<br />

del 28 maggio 1910, in FCT 2, 107; LUCA, Sono tutti, 128. Questa presenza costante, spesso<br />

con pernottamento, ci è confermata dal diario personale di <strong>Conforti</strong>, per gli anni 1917-1921<br />

(cfr. FCT 26, 15-174, passim).<br />

274 FCT 2, 231.<br />

275 FCT 14, 674 (dovrebbe essere il Natale 1916); vedi pure in GRAZZI, Il libro, 227-<br />

228.<br />

276<br />

GRAZZi, Il libro, 155-156.<br />

277 <strong>Conforti</strong> a Schiaparelli, 7 marzo 1918 (cfr. FCT 14, 608).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

I saveriani: le Costituzioni del 1921 e la Lettera testamento<br />

431<br />

Nel febbraio 1916, <strong>Conforti</strong> diede inizio a un altro iter, stavolta però di<br />

tipo giuridico-documentario. Ai missionari in Cina inviava le nuove regole,<br />

perché ciascuno di essi le leggesse “facendovi quelle osservazioni che, pel bene<br />

della nostra Società, giudicasse opportune”; inoltre chiedeva un incontro di<br />

tutti i missionari col vicario apostolico Calza per individuare e mandare a<br />

Parma indicazioni 278 . In effetti il regolamento “Vivari” preparato per il Decretum<br />

laudis di dieci anni prima era stato poco o nulla applicato in quei primi<br />

anni di missione. Così <strong>Conforti</strong> si proponeva di chiedere l’approvazione in<br />

occasione della visita ad limina dell’agosto successivo. Egli dunque metteva<br />

in atto un’ampia e libera consultazione tra i suoi missionari, che è abbastanza<br />

documentata, pur con la difficoltà a far pervenire la posta tra l’<strong>Italia</strong> e la Cina<br />

in quegli anni di guerra 279 .<br />

Leggendo le opinioni e le indicazioni dei primi saveriani, il tema più dibattuto<br />

fu il rapporto tra il superiore religioso e il vescovo o prelato di missione.<br />

Infatti il regolamento, concepito per durare nel tempo, doveva prevedere che<br />

le missioni dei saveriani non fossero sempre nell’assetto che in quegli anni<br />

aveva il vicariato apostolico dell’Henan occidentale, cioè con un prelato saveriano.<br />

Ma lo sdoppiamento di figura del superiore, tra il superiore religioso<br />

e il vescovo, creava perplessità e tensioni già in quel momento. Chi avrebbe<br />

deciso, ad esempio, lo spostamento di residenza o di zona dei singoli missionari?<br />

Il superiore religioso o il vescovo diocesano? Per ora le due figure<br />

erano unificate in mons. Calza, anche se qualcuno suggeriva che il prelato di<br />

Roccaprebalza fosse talmente oberato di impegni, da trascurare, almeno in<br />

parte, proprio l’aspetto più strettamente religioso 280 . Gli esempi di altre congregazioni<br />

missionarie erano riferiti per cogliere la soluzione più praticabile.<br />

Un altro aspetto discusso era il principio di ritorno in <strong>Italia</strong> per un tempo di<br />

riposo ogni 10 o 15 anni: molti missionari chiesero di inserire questa proposta,<br />

ma Calza era fortemente contrario 281 .<br />

Intanto, nel giugno, <strong>Conforti</strong> prendeva contatti con Propaganda fide, e la<br />

congregazione romana lo rimandava al dicastero dei religiosi, dopo aver ancora<br />

una volta proposto al fondatore di abolire i voti religiosi, che avrebbero<br />

posto i saveriani completamente sotto la competenza di Propaganda: ovvia-<br />

278 Vedi lettera Ai carissimi missionari in Cina, del 21 febbraio 1916 (cfr. FCT 14, 685-<br />

688).<br />

279 Cfr. FCT 14, 686-702.<br />

280 Era il parere di p. Giuseppe Brambilla (cfr. FCT 14, 700).<br />

281 FCT 14, 693, 697, 699.


432 Capitolo settimo<br />

mente <strong>Conforti</strong> rifiutò 282 . Così il fondatore avviò l’iter di riconoscimento da<br />

parte della Congregazione dei religiosi, già nell’aprile, e poi ricordando la sua<br />

consegna del regolamento con una lettera al segretario, Adolfo Turchi 283 , in<br />

data 19 dicembre 1916. Ma, come spesso avvenne a <strong>Conforti</strong> nelle sue vicende<br />

romane, non seppe nulla fino alla primavera successiva, quando decise di<br />

scrivere a un consultore della congregazione, Benedetto Melata, che già era<br />

positivamente intervenuto ai tempi del Decretum laudis. Melata si informò e<br />

riferì a <strong>Conforti</strong> che l’esame delle regole era previsto per il novembre 1917,<br />

e promise di darsi da fare per accelerare il percorso 284 . In effetti, il dicastero<br />

romano passò la bozza del regolamento a due consultori, il padre benedettino<br />

Mauro Serafini 285 , già abate generale di Subiaco e fratello del prefetto di Propaganda<br />

fide, e p. Ladislao Marszatkiewicz 286 . Il parere del primo consultore<br />

fu molto duro: “Si allontana in moltissimi punti dalle Norme 287 e per approvarli<br />

occorrerebbero non una ma molte e gravi eccezioni – anzi direi che non<br />

è possibile approvarle coi criteri delle Norme – e sarà tutta una eccezione” 288 .<br />

Il breve appunto in latino di Marszatkiewicz più sinteticamente chiede di<br />

far rivedere tutto alla luce delle Norme e del nuovo Codice di diritto canonico<br />

289 .<br />

Nel frattempo <strong>Conforti</strong> aveva già corretto le regole a partire dal codice, che<br />

era uscito proprio in quei mesi, e aveva rinviato la bozza, proprio negli stessi<br />

giorni in cui il segretario della Congregazione dei regolari gli scriveva che il<br />

282 FCT 14, 703-706.<br />

283 Ibid., 707. Adolfo Turchi, nato nel 1863 a Balignano, un piccolo paese in provincia di<br />

Forlì (comune di Longiano), fu vescovo a Caiazzo dal 1909 al 1914, segretario della Congregazione<br />

dei religiosi dal 1914 al 1918, poi arcivescovo dell’Aquila fino alla morte, nel 1929.<br />

Cfr. Antonio IANNIELLO, Il vescovo Adolfo Turchi. Note introduttive all’opera pastorale in una<br />

piccola diocesi del Sud nel primo Novecento, in Campania Sacra 13-14 (1982-83), 299-307 e<br />

Hierarchia Catholica VIII, 62-101.<br />

284 FCT 14, 708-709.<br />

285 Fu abate della congregazione sublacense dal 1900 al 1918 (succedendo al fratello<br />

Domenico) e dal 1918 al 1925 segretario della Congregazione dei religiosi.<br />

286 Dall’Annuario Pontificio del 1917 questo religioso resurrezionista (sulla Congregazione<br />

della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo si veda Jerzy MRÓWCZYN´SKI, in DIP 7,<br />

Roma 1983, 1824-1827) risulta essere consultore della Congregazione dei religiosi e segretario<br />

della Commissione per l’approvazione dei nuovi ordini religiosi, di cui facevano parte<br />

sia mons. Melata che l’abate Serafini.<br />

287<br />

SACRA CONGREGAZIONE DEI VESCOVI E DEI REGOLARI, Normae secundum quas S. Congr.<br />

Episcoporum et Regularium procedere solet in approbandis novis institutis votorum simplicium,<br />

Romae 1901; vedi opportunamente in DIP 3, 774.<br />

288 FCT 14, 711.<br />

289 FCT 14, 712.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

433<br />

regolamento andava profondamente emendato: siamo nel novembre 1917 290 .<br />

<strong>Conforti</strong> ricominciava il lavoro di correzione, chiedendo un parere all’amico<br />

Melata. Il lavoro procedette probabilmente a strappi per tutta la prima parte<br />

del 1918, e fu compiuto in un periodo di vacanza alla Verna nel luglio del<br />

1918 291 . Dopo di che il testo rimase nel cassetto di <strong>Conforti</strong> per quasi due<br />

anni. Perché? La spiegazione più semplice è forse l’accumularsi di impegni e<br />

urgenze da affrontare, soprattutto per la diocesi, in quei mesi del primo dopoguerra.<br />

Oppure un consiglio, forse a voce, da parte di qualcuno suggeriva a<br />

<strong>Conforti</strong> di lasciar passare del tempo.<br />

Nel giugno 1920 <strong>Conforti</strong> inviava al prefetto dei Regolari, Teodoro Valfrè<br />

di Bonzo 292 , il testo rimaneggiato. Il consultore della bocciatura del 1917,<br />

Mauro Serafini, intanto, era diventato segretario della congregazione stessa.<br />

Le prospettive non erano certo rosee ma, sorprendentemente, Valfrè e Benedetto<br />

XV ritennero di derogare alla norma per cui le “costituzioni” degli ordini<br />

religiosi dovevano essere approvate dalla Congregazione dei regolari, e la<br />

competenza passò a Propaganda fide 293 .<br />

A Propaganda <strong>Conforti</strong> era conosciuto e probabilmente visto con molta<br />

maggior simpatia rispetto all’altro dicastero. Van Rossum, il prefetto, e il<br />

segretario Laurenti sicuramente apprezzavano l’opera missionaria del vescovo<br />

di Parma e il suo impegno per l’UMC. Non escluderei che nella deroga<br />

si impegnasse direttamente Benedetto XV. Sta di fatto che quattro anni di<br />

attese e correzioni non ottennero quanto Propaganda concesse in sei mesi 294 .<br />

Paradossalmente l’esaminatore del regolamento fu ancora il gesuita Benedetto<br />

Ojetti, che quindici anni prima aveva piuttosto sbrigativamente liquidato le<br />

290 FCT 14, 713-716.<br />

291 FCT 14, 717-727.<br />

292 Teodoro Valfrè dei conti di Bonzo (Cavour 1853-Roma 1922), ordinato sacerdote nel<br />

1876, fu allievo dell’Accademia ecclesiastica, delegato apostolico in Costa Rica nel 1884,<br />

vescovo di Cuneo nel 1885, di Como nel 1895 (successore immediato di Ferrari), arcivescovo<br />

di Vercelli nel 1905. Nominato nel 1916 nunzio in Austria-Ungheria, nel 1919 divenne<br />

cardinale e l’anno successivo prefetto della Congregazione dei vescovi e regolari (cfr. Hierarchia<br />

Catholica IX, 18, 374 e 390).<br />

293 FCT 14, 725-728. Si può ricordare un particolare abbastanza curioso: la minuta di<br />

risposta del prefetto di Propaganda, il già noto Van Rossum, fu stesa da tal Ottaviani, che<br />

era nientemeno che Alfredo Ottaviani, sacerdote della curia vaticana originario di Trastevere,<br />

fino al 1926 minutante di Propaganda fide, e che sarà prima agli Affari ecclesiastici<br />

straordinari, poi prefetto del Sant’Uffizio e leader della minoranza conservatrice al Concilio<br />

Vaticano II (vedi utilmente Andrea RICCARDI, in DSMCI 2, Casale Monferrato 1982, 436<br />

e tutta la voce alle pp. 435-439).<br />

294 FCT 14, 729-743: <strong>Conforti</strong> dovette sostanzialmente aggiungere a un certo numero di<br />

copie della bozza un resoconto del personale e delle condizioni finanziarie.


434 Capitolo settimo<br />

“regole Vivari”. Le sue correzioni, inviate a Laurenti nell’ottobre 1920, furono<br />

stavolta solo di forma. Mi si permetta però di citarne una, che in poche righe<br />

traccia lo spirito equilibrato e anche un po’ umoristico del dotto gesuita:<br />

Al n. 131, “esortazioni, osservazioni, rimproveri”. Mi pare che in questo modo fi nirà<br />

per seccare tutti, se a tutti deve fare esortazioni, osservazioni, rimproveri. Chi ha<br />

scritto questo deve essere uno che ha sempre comandato o almeno non obbedisce e<br />

non è sottoposto da molto tempo. Direi: vegli sulla condotta di tutti e tutti secondo<br />

il bisogno incoraggi ed aiuti 295 .<br />

L’approvazione definitiva di Propaganda, che richiese comunque altri ritocchi,<br />

arrivò in tempo per la festa di san Francesco Saverio del 1920, e diede<br />

a <strong>Conforti</strong> l’occasione per una emozionata comunicazione ai superiori e agli<br />

studenti di Casa madre 296 .<br />

Ma soprattutto la diffusione del testo definitivo fu accompagnata da una<br />

circolare che, meritatamente, è tutt’ora considerata fondamentale dai saveriani:<br />

la Lettera testamento (LT) o “lettera parenetica”, come <strong>Conforti</strong> la definisce<br />

in una missiva a Bonardi del luglio 1921 297 . Il contenuto della lettera,<br />

vera sintesi della spiritualità di <strong>Conforti</strong> 298 , fa perno sui voti religiosi come<br />

295 FCT 14, 736. In effetti <strong>Conforti</strong> nel 1920 era vescovo da diciotto anni, superiore in<br />

diocesi e in istituto da un quarto di secolo: non si può dire che Ojetti non abbia, in certo<br />

senso, indovinato. Tutte le indicazioni di Ojetti si hanno in FCT 14, 734-736.<br />

296 FCT 14, 741-743. Nel suo stile obbediente alla Santa Sede e alle regole ecclesiastiche<br />

fino allo scrupolo, <strong>Conforti</strong> chiedeva a Propaganda fide, con lettera del 15 luglio 1920,<br />

la sanatio canonica del noviziato, che fino a quel momento si era svolto senza aver potuto<br />

“ottemperare rigorosamente a tutte le formalità prescritte nei Sacri Canoni”, per mancanza<br />

di personale e locali adatti, per evitare di lasciare il minimo dubbio alla validità dei voti religiosi<br />

finora espressi (cfr. FCT 14, 732).<br />

297 FCT 14, 749 oppure FCT 2, 125. Il testo della lettera parenetica o Lettera testamento<br />

si può trovare in FERRO, Pagine, 272-279; oppure in FCT 1, 289-298. Utilizzerò qui l’edizione<br />

inclusa in Costituzioni della Pia Società di S. Francesco Saverio per le Missioni estere,<br />

Parma 1931, 3-16, abbreviata LT, con il numero della pagina della edizione del 1931 e<br />

tra parentesi la numerazione utilizzata in FERRO, Pagine e generalmente ripresa negli studi<br />

recenti sulla spiritualità confortiana (si vedano ad esempio Guglielmo CAMERA, G. M. <strong>Conforti</strong><br />

consacrato per la missione, in Convegno sulla Spiritualità Saveriana. Tavernerio 2006.<br />

Atti, Roma 2006, 117 nota 5 e Alfiero CERESOLI, Cum Christo in Deo (Col 3,3 – LT 2).<br />

Lettera Testamento e Costituzioni del 1921-31, in Convegno sulla Spiritualità, cit., 189-207,<br />

passim).<br />

298 Bibliografia sulla LT: Danilo CATARZI, Il testamento del Padre, in Cinquant’anni di vita<br />

1895-1945, (supplemento al n. 10 di Le Missioni Illustrate), Parma 1945, 21-28; Ermanno<br />

FERRO, Un aspetto della spiritualità missionaria di Guido Maria <strong>Conforti</strong> nel suo ambiente storico,<br />

dissertazione per la licenza, Pontificia Università Gregoriana, Facoltà di storia ecclesiastica,<br />

a. a. 1973-1974; Giorgio MASI, Identità del missionario saveriano secondo il pensiero del


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

435<br />

realizzazione della vita apostolica, la quale, secondo <strong>Conforti</strong>, che in questo<br />

segue una tradizione di pensiero che spinge le sue radici nel cuore del medioevo,<br />

“costituisce per sé quanto di più perfetto, secondo il Vangelo, si possa<br />

concepire” 299 . I voti sono una liberazione dal demonio e dal mondo, una<br />

scelta che raddoppia letteralmente il merito davanti a Dio 300 .<br />

La prima parte della LT analizza il significato dei tre voti di povertà, castità<br />

e obbedienza, in questo ordine 301 . Il voto di povertà, secondo la tradizione<br />

Fondatore, dissertazione per la licenza, Pontificia Università Gregoriana, Facoltà teologica,<br />

Istituto di spiritualità, a. a. 1986; Cosimo Damiano CORIGLIANO, La spiritualità missionaria<br />

di mons. <strong>Conforti</strong> alla luce dell’8° capitolo della “Redemptoris Missio”, Dattiloscritto, Pontificia<br />

Università Urbaniana, a. a. 1994; La lettera testamento. Nel 75° anniversario della sua<br />

pubblicazione (Quaderni Saveriani “Commix”, n. 74), Roma 1996 (con studi di Piersandro<br />

Vanzan, Gianni Gazza, Gabriele Ferrari, Francesco Marini); Andrea GAMBA, Inculturare un<br />

carisma: studio semiotico della “Lettera Testamento” di G. M. <strong>Conforti</strong>, Dissertazione per la<br />

licenza, Madrid, Universitad Pontificia Comillas, Facultad de Teologia, a. a. 2002, dir. Q.<br />

Lléo Xavier; recente e approfondito commento alla LT: Alfiero CERESOLI, Cum Christo in<br />

Deo, cit.; si veda anche, per un raffronto, il classico di Amato DAGNINO, Dottrina spirituale<br />

di mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong> fondatore dei missionari saveriani, Milano 1966.<br />

299 LT 4 (n. 2). Sul concetto di vita apostolica e la tradizione del suo primato spirituale,<br />

cfr. Giancarlo ROCCA e Marie Humbert VICAIRE, in DIP 10, Roma 2003, 192-204.<br />

300 LT 4-6 (nn. 2-3). Si vedano i cenni in A. CERESOLI, Cum Christo in Deo, cit., 200-<br />

201.<br />

301 Si noti che la LT approfondisce i contenuti dei tre voti e non fa cenno al quarto voto<br />

dei saveriani, rivolto alla totale dedizione per le missioni ovvero per la conversione degli infedeli.<br />

L’espressione “me totum dicare atque impendere usque ad extremum vitae spiritum pro<br />

conversione infidelium” è già nella formula della consacrazione religiosa dei primi saveriani<br />

in partenza per le missioni nel marzo 1899 (cfr. FCT 8, 290-293) ma “non tamen sub ulla<br />

obligatione voti”. In quel momento in <strong>Conforti</strong> è già chiara la dedicazione missionaria della<br />

sua fondazione e il cammino verso una consacrazione religiosa propriamente detta, ma giuridicamente<br />

non vi è l’approvazione. Il “quarto voto” propriamente detto si ha nelle cosiddette<br />

“regole Vivari” al numero 5 (cfr. FCT 14, 246): “Si considerano aggregati alla Congregazione<br />

soltanto coloro che hanno emesso i voti almeno temporanei di povertà, di castità e di<br />

obbedienza ed insieme il quarto voto di consacrarsi alle missioni tra gl’infedeli”. Come è<br />

stato più sopra detto, l’Istituto ricevette il Decretum laudis nonostante la non approvazione<br />

del regolamento, anche perché la “politica” della Santa Sede in quegli anni verso i religiosi<br />

proibiva l’inserimento dei cosiddetti “quarti voti” nelle costituzioni delle nuove congregazioni.<br />

Le regole del 1921 (cfr. nn. 1 e 174 ove si parla di “fine particolare” e di “professione<br />

dei consigli evangelici, congiunta al voto di consacrarsi”) e la LT hanno una posizione più<br />

sfumata rispetto al IV voto, che pure non era più proibito dal Codice di diritto canonico del<br />

1917. La formula di emissione (triennale e poi perpetua) dei voti dal 1920 abbandonava la<br />

antica “promessa” del 1898 e riguardava i quattro voti. Sul quarto voto vedi: Pio DE MATTIA,<br />

Quarto voto (esclusiva missione ad gentes) nella normativa del beato G. M. <strong>Conforti</strong> fondatore<br />

dei missionari saveriani, dissertazione per la licenza, Pontificia Università Gregoriana, Facoltà<br />

di diritto canonico, rel. G. Ghirlanda, a. a. 1997-1998; l’accenno di Gabriele FERRARI, in Il


436 Capitolo settimo<br />

spirituale e in particolare il vocabolario gesuita, consiste nel “distacco affettivo<br />

ed effettivo da tutte le cose della terra”. <strong>Conforti</strong> scende ad alcuni accenni non<br />

privi di concretezza:<br />

Una povertà opulenta, a cui nulla mancasse dei comodi della vita, non potrebbe<br />

certamente piacere al Signore e non sarebbe la povertà esercitata dagli apostoli e dagli<br />

uomini apostolici.<br />

Ognuno di noi quindi, sia in missione che nelle case dell’Istituto, si accontenti per<br />

sé del necessario al vitto ed al vestito che gli verrà somministrato e nulla esiga in più<br />

e nulla possegga in proprio 302 .<br />

Il passaggio sulla castità, che si apre con l’immagine di una virtù di cui le<br />

persone “non possono a meno di non sentirne il fascino”, sottolinea soprattutto<br />

l’attitudine alla prudenza, alla difesa, alla prevenzione di tutto ciò che può<br />

indebolire la resistenza alle tentazioni: si tratta, cioè, di una visione soprattutto<br />

ascetica 303 .<br />

Più ampio di tutti è il paragrafo sull’obbedienza, imperniato sulla necessità<br />

di questo voto per l’unità e l’armonia della congregazione. Nell’obbedienza,<br />

secondo <strong>Conforti</strong> che cita Tommaso d’Aquino, “sta il complesso di tutte le<br />

virtù”. Obbedienza è anzitutto perfetta indifferenza “ad ogni ufficio ed occupazione;<br />

ad andare in questa od in quella missione, a rimanere presso le case<br />

dell’Istituto per prestarvi l’opera nostra, come a recarci nel campo evangelico<br />

che ci venisse assegnato”, pur senza escludere che si possa esprimere “sommessamente<br />

al Superiore le nostre osservazioni”. Anche coloro che fossero stati<br />

superiori generali devono ritenersi a totale disposizione per qualsiasi ministero<br />

successivo. Ma obbedienza era anche sforzo per l’unità della congregazione:<br />

“Coloro poi che sono costituiti in autorità nella Congregazione reprimeranno<br />

energicamente ogni prurito insano di riforma, che si manifestasse ed ogni tendenza<br />

alle scissure ed ai partiti, peste funesta delle comunità religiose, talune<br />

delle quali ebbero per questo a sfasciarsi ed a perire”. Il paragrafo si conclude<br />

beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani, in Rivista di<br />

Vita Spirituale 50 (1996), 224-225. Sarebbe interessante chiedersi quale sia la fonte storica<br />

di ispirazione del quarto voto in <strong>Conforti</strong>, in altre parole chi o che cosa abbia suggerito al<br />

fondatore di inserire nella consacrazione religiosa saveriana questa caratteristica. In via di<br />

ipotesi, mi pare che si possa immaginare un riferimento al modello gesuita, alla consacrazione<br />

esclusiva alle missioni dei missionari di Scheut (senza però il quarto voto), ma forse anche<br />

al ricordo dei fratelli delle scuole cristiane, maestri dell’infanzia del <strong>Conforti</strong> (ho formulato<br />

questa ipotesi a confronto con i superiori delle case saveriane in <strong>Italia</strong>, in una conversazione<br />

del 24 ottobre 2007 a San Pietro in Vincoli).<br />

302 LT 7 (n. 4).<br />

303 LT 7-8 (n. 5).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

437<br />

con un richiamo all’obbedienza dei saveriani al papa e ai vescovi locali, e con<br />

ampie citazioni del Liguori 304 .<br />

Per mantenere vivo lo spirito dei voti, <strong>Conforti</strong> in un breve paragrafo centrale<br />

connette la vita religiosa alla vita di fede, come somiglianza a Cristo, “per<br />

modo che le nostre azioni esteriori siano la manifestazione della vita interiore<br />

di Cristo in noi”. In poche righe emerge tutta la qualità cristologica della spiritualità<br />

di <strong>Conforti</strong> 305 . Il fondatore concretizza i modi con cui vivere questa<br />

conformazione a Cristo:<br />

Dobbiamo però alimentare di continuo questa vita soprannaturale con tutte quelle<br />

pratiche di pietà che le nostre Costituzioni prescrivono e che le diverse circostanze<br />

del momento potranno suggerirci. Non lasciamo mai la meditazione quotidiana, la<br />

lettura spirituale, la visita al SS. Sacramento, la Confessione possibilmente settimanale,<br />

la recita del Santo Rosario, l’esame generale e particolare di coscienza, gli Esercizi<br />

Spirituali ogni anno, ed il ritiro mensile, od almeno l’apparecchio alla buona morte.<br />

La lista delle “pratiche di pietà” si conclude con una forte insistenza<br />

sull’adorazione eucaristica, e sulla indicazione delle devozioni a Maria Regina<br />

delle Missioni, a san Giuseppe, agli apostoli e a san Francesco Saverio. Siamo<br />

nell’alveo più consolidato della spiritualità del XIX secolo 306 . <strong>Conforti</strong> unisce<br />

la raccomandazione sentita della pratica di quegli strumenti semplici e rodati<br />

della vita interiore all’insistenza per la fraternità tra i membri dell’istituto. Il<br />

paragrafo destinato all’unità tra i confratelli risente di una passione segnata<br />

certamente dalle esperienze di venticinque anni:<br />

… in particolar modo [l’unità] abbia a regnare tra coloro che sono addetti alle case<br />

del nostro Istituto e sono chiamati a preparare gli altri all’apostolato. Ogni dissenso,<br />

ogni divergenza, ogni contrasto che si manifestasse tra di essi tornerebbe di grave<br />

pregiudizio alla pace ed all’edifi cazione fraterna 307 .<br />

La LT si conclude con una sorta di sintesi:<br />

… permettete che, riepilogando il già detto, io esprima un voto; il voto che la caratteristica<br />

che dovrà distinguere i membri presenti e futuri della pia nostra Società sia<br />

sempre la risultante di questi coeffi cienti: spirito di viva fede che ci faccia veder Dio,<br />

cercar Dio, amar Dio in tutto, acuendo in noi il desiderio di propagare ovunque<br />

il suo Regno; spirito di obbedienza pronta, generosa, costante in tutto e ad ogni<br />

304 LT 9-12 (n. 6).<br />

305 LT 12 (n. 7). Cfr. A. CERESOLI, Cum Christo in Deo, cit., 192-195 e 199-200.<br />

306 LT 12-13 (n. 8). Cfr. A. CERESOLI, Cum Christo in Deo, cit., 193-194.<br />

307 LT 14 (n. 9).


438 Capitolo settimo<br />

costo per riportare le vittorie da Dio promesse all’uomo obbediente; spirito di amore<br />

intenso per la nostra Religiosa Famiglia, che dobbiamo considerare qual madre e di<br />

carità a tutta prova pei membri che la compongono. E questo voto che voi dovete<br />

considerare come il testamento del padre, io lo affi do al Cuore adorabile di Gesù<br />

pregandolo per renderlo effi cace colla sua grazia 308 .<br />

In queste poche righe si rivela, potremmo dire, il nucleo vitale della spiritualità<br />

di <strong>Conforti</strong>. Sono parole pesate, evidentemente elaborate con estrema<br />

attenzione, e capaci però di ispirare generazioni di missionari. Il motivo<br />

teologico di fondo è ben preciso, e si potrebbe descrivere così: la conferma<br />

definitiva della Santa Sede alle costituzioni fa dei saveriani una congregazione<br />

religiosa a tutti gli effetti, quindi con la responsabilità di fronte a Dio di<br />

vivere totalmente e profondamente la propria vocazione alla santificazione 309 .<br />

In qualche modo il giudizio di Roma è determinante, secondo <strong>Conforti</strong>, non<br />

solo a livello giuridico, ma nella chiamata alla santità.<br />

Ma la decisione di accompagnare le regole con uno scritto sintetico esortativo<br />

muoveva da due motivi, che facilmente si possono dedurre dal contesto<br />

biografico. Anzitutto, la LT era una sorta di interpretazione normativa delle<br />

costituzioni, un tentativo per riportare la molteplicità di norme, anche molto<br />

giuridiche e più volte rimaneggiate secondo le indicazioni del codice del 1917<br />

e dei dicasteri romani, allo spirito autentico della fondazione. Inoltre il documento<br />

può essere visto anche come una risposta al clima che in quegli anni<br />

segnati dalla guerra stava attraversando il non grande mondo dei saveriani tra<br />

<strong>Italia</strong> e Cina.<br />

Negli anni della guerra, mentre cresceva il numero dei giovani liceali e poi<br />

degli allievi missionari nella riaperta scuola apostolica, diversi alunni e padri<br />

erano stati arruolati 310 . Bisognava in pari tempo provvedere al sostentamento<br />

dei numerosi alunni. “Anche la provvidenza non manca, benché in conseguenza<br />

della guerra tutto sia rincarato fuor di modo ed il mantenimento della<br />

numerosa nostra Comunità venga a costare quasi il triplo di quello che non<br />

costava per l’addietro”, scriveva <strong>Conforti</strong> a Calza nel febbraio 1918 311 . Ma<br />

anche in Cina, pur in una situazione relativamente tranquilla, non mancavano<br />

le difficoltà, per cui Calza chiedeva aiuti che la Casa madre difficilmente poteva<br />

raccogliere 312 .<br />

308 LT 15 (n. 10). Cfr. A. CERESOLI, Cum Christo in Deo, cit., 197-199.<br />

309 Cfr. A. CERESOLI, Cum Christo in Deo, cit., 197.<br />

310 Per la situazione al febbraio 1918 vedi FCT 1, 124 nota 151.<br />

311 FCT 1, 124; cfr. anche <strong>Conforti</strong> a Calza, 26 maggio 1918 (cfr. FCT 1, 126-127).<br />

312 FCT 1, 130-131: <strong>Conforti</strong> a Calza, 30 aprile 1919, con un interessante elenco di…<br />

materie prime coi relativi prezzi prima e dopo la guerra (verze, scarpe, patate, polli…).


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

439<br />

Diverse lettere tra Parma e Cina, del periodo 1919-1921, sono andate<br />

smarrite 313 . Quando i documenti riprendono, emerge già qualche tensione<br />

tra la Casa madre e la missione dell’Henan. Infatti in quegli anni era stata<br />

costruita l’ala ovest di Campo di Marte.<br />

La nuova fabbrica del nostro Istituto è pressoché ultimata e fa bella mostra di sé.<br />

Forse è stato scritto in Cina che si è per questo sprecato molto denaro e si è fatto<br />

cosa inutile ed inopportuna. Niente di meno conforme a verità. La cosa invece s’imponeva.<br />

Ci trovavamo nel duro bivio, o di dover licenziare i giovani che facevano<br />

domanda di entrare nell’Istituto, o di allargare le tende. Delle due abbiamo scelto la<br />

seconda e ne siamo contenti. Resta ancora un buco non piccolo da riempire prima<br />

d’aver saldato il nostro dare, ma la divina Provvidenza anche per l’avvenire non ci<br />

verrà meno, trattandosi di cosa che era indispensabile per il bene del nostro povero<br />

Istituto 314 .<br />

<strong>Conforti</strong>, consapevole che altre “fonti” informavano i missionari, si trova<br />

nella condizione di giustificare le scelte edilizie di quei duri tempi, motivate<br />

dal crescere delle vocazioni. Anche per questo, nella stessa lettera, <strong>Conforti</strong><br />

preannunciava che avrebbe richiesto il ritorno di qualche missionario in <strong>Italia</strong><br />

per il necessario personale formativo. Nel 1924 infatti egli dovette imporre a<br />

Calza il rientro di p. Alfredo Popoli, uno dei migliori missionari, che il fondatore<br />

chiedeva come rettore della Casa madre, mentre Bonardi si sarebbe<br />

dedicato alla formazione dei novizi 315 . Nello stesso periodo, la lotteria nazionale<br />

– vecchio disegno di <strong>Conforti</strong> – che doveva chiudere i debiti di bilancio<br />

per l’allargamento di Campo di Marte aveva dato un esito “meschinissimo” 316 ,<br />

anche se il fondatore riaffermava la sua fiducia nella Provvidenza.<br />

Una lunga lettera di Calza, del 7 agosto 1924, comunicava a <strong>Conforti</strong><br />

le gravi difficoltà della missione cinese 317 . Il vicario apostolico di Zhenzhou<br />

descriveva alcuni missionari più giovani in termini poco lusinghieri: “Un giovane<br />

che non ha avuto una formazione non dico religiosa ma anche sacerdotale”;<br />

“per questi tre missionari il noviziato non ha avuto che un profitto<br />

molto problematico”. Passava poi a lamentare il forte bisogno di missionari e<br />

la pressante richiesta di forze che veniva da Parma:<br />

313 Lo spiega bene Teodori in FCT 1, 132 nota 159.<br />

314 <strong>Conforti</strong> a Calza, 12 dicembre 1921 (cfr. FCT 1 133). Cfr. anche <strong>Conforti</strong> a Calza 8<br />

gennaio 1922 in FCT 1, 135. In quello stesso periodo sappiamo che <strong>Conforti</strong> cercava una<br />

soluzione per la situazione giuridica dell’istituto riguardo alla proprietà dei beni, e ne scriveva<br />

a Manna e a Roncalli, chiedendo pareri (cfr. FCT 4, 364-365).<br />

315 <strong>Conforti</strong> a Calza, 24 luglio 1924 (cfr. FCT 1, 140-141).<br />

316 FCT 1, 141.<br />

317 Copia fotostatica in CSCS.


440 Capitolo settimo<br />

Se non mi mandano presto nuovi Missionari, quelli che ritornano perché richiamati,<br />

perché ammalati, bisognosi di riposo o per altro motivo, saranno più che quelli che<br />

vengono collo svantaggio per la missione che un missionario appena venuto non può<br />

sostituire un vecchio che ritorna e sono necessari degli anni per mettersi al lavoro di<br />

missione in tutto il senso della parola.<br />

E concludeva chiedendo al fondatore di inviare “quanto prima i nuovi missionari<br />

ed aiutarci con soccorsi finanziari”. Era sentita in Cina, anche se in<br />

questa lettera non era in primissimo piano, un’urgenza economica, ma <strong>Conforti</strong><br />

non era in grado di aiutare il vicario apostolico, stante il debito in <strong>Italia</strong><br />

e le spese per mantenere i tanti nuovi alunni, ormai un centinaio tra Parma e<br />

Vicenza 318 .<br />

Nelle gravi difficoltà e instabilità sociali ed economiche di quegli anni, sia<br />

in <strong>Italia</strong> che in Cina, l’istituto viveva un periodo di importante espansione<br />

vocazionale, a cui corrispondeva anche l’invio di un numero abbastanza consistente<br />

di giovani missionari: tra il 1921 e il 1924 ne erano stati inviati in<br />

Cina otto. Era veramente il futuro della congregazione e della missione, quasi<br />

insperabile solo quindici anni prima. Ma era necessario attraversare la fase<br />

di transizione in cui pochi formatori e poche risorse economiche dovevano<br />

traghettare questo importante gruppo di adolescenti e giovani al loro destino<br />

missionario. <strong>Conforti</strong> vedeva chiaramente l’orizzonte completo. Forse un po’<br />

meno antiveggenti erano i veterani missionari in Henan, che si trovavano a<br />

dover far fronte all’instabilità politica, alle carestie, alle urgenze del lavoro.<br />

Per una sintesi<br />

Il decennio 1915-1924 è per <strong>Conforti</strong> il periodo dell’età matura: il vescovo<br />

fondatore è tra i cinquanta e i sessanta anni. È un tempo di prova per tutta la<br />

società occidentale e in particolare italiana. La guerra e il dopoguerra pesano<br />

fortemente sui ritmi pastorali della diocesi parmense. Le iniziative progettate<br />

da <strong>Conforti</strong> dopo la prima visita pastorale subiscono un visibile rallentamento,<br />

anche se il vescovo fa il possibile per tener vivo lo slancio catechistico.<br />

Questi anni vedono anche la peggiore situazione vocazionale, sia per il clero<br />

diocesano che per l’istituto missionario. Le parrocchie vacanti raggiungono<br />

ormai numeri preoccupanti, mentre i seminari, svuotati dapprima dalla pro-<br />

318 Risposta di <strong>Conforti</strong> a Calza, 20 ottobre 1924 (cfr. FCT 1, 143-144). In questa lettera<br />

si accenna anche a una grave crisi di vocazione di p. Brambilla, di cui più avanti ci dovremo<br />

brevemente occupare.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

441<br />

paganda anticlericale e poi dal reclutamento bellico, non offrono più rincalzi,<br />

né per le montagne parmensi né per le pianure dell’Henan. Nel dopoguerra,<br />

nonostante i sogni palingenetici del mondo cattolico europeo, il clima di violenza<br />

impedisce la ripresa serena dell’attività pastorale sul territorio.<br />

Quella di <strong>Conforti</strong> è dunque una maturità forgiata in un’epoca faticosa<br />

e complessa. Il vescovo non mancherà di risentirne a livello fisico, ma non<br />

si assiste a periodi prolungati di scoraggiamento e regresso dell’attività. Egli<br />

continua a portare avanti la visita pastorale, a predicare e a scrivere lettere, a<br />

cercare soluzioni per il mantenimento dei livelli minimi di gestione pastorale<br />

delle parrocchie. Non solo: si prodiga per il sorgere e il diffondersi dell’UMC,<br />

mostrando, in questa iniziativa, notevole energia.<br />

Come s’è detto sopra, anche l’UMC, oltre al cammino spirituale personale<br />

e all’esperienza concreta di vita e di governo, offrono a <strong>Conforti</strong> elementi<br />

preziosi per il consolidamento pieno della maturità vocazionale. Più tardi,<br />

l’impatto con il mondo cinese darà un ulteriore salto di qualità alla personalità<br />

missionaria di <strong>Conforti</strong>. In questo periodo, grazie alle sue proprie letture<br />

e riflessioni, al dialogo con p. Manna, alla stessa sua interpretazione della<br />

situazione del clero e del popolo cattolico, egli integra consapevolmente i suoi<br />

due ruoli: vescovo e fondatore-formatore di missionari.<br />

Nel momento in cui si aprono le condizioni minimali per riprendere i fili<br />

del lavoro bloccati dalle vicende belliche, <strong>Conforti</strong> si dedica a iniziative di un<br />

certo respiro: la revisione delle regole della congregazione e l’Azione cattolica,<br />

in particolare giovanile. Alcune di queste proposte sono tentativi per trovare<br />

la soluzione ai problemi: l’UMC per raccogliere fondi e sostenere le vocazioni<br />

missionarie; la scuola apostolica per migliorare il reclutamento delle stesse; la<br />

richiesta a Milano di rettore e padre spirituale per il seminario che riapre; la<br />

proposta, poi non riuscita, dei sacerdoti oblati in vista della crescita quantitativa<br />

e del miglioramento qualitativo del clero diocesano.<br />

In rapporto con le tensioni e i fermenti del contesto italiano, <strong>Conforti</strong> conferma<br />

una sua scelta pastorale di distanza rispetto all’impegno politico diretto,<br />

che invece sarà di don Del Monte, suo antico allievo in Campo di Marte, e di<br />

molti altri 319 .<br />

319 Sembra sostanzialmente da confermare il giudizio che fu dato, ormai più di 25 anni<br />

fa, da Franco CANALI, Mons. <strong>Conforti</strong> e il Partito Popolare, in Un grande vescovo italiano, cit.,<br />

173: “Allo stato attuale delle ricerche si può concludere che, dopo un appoggio esplicito<br />

all’attività politica dei cattolici nei primi anni del suo episcopato, si passa a un silenzio distaccato<br />

quando viene costituito il Partito Popolare con una non ingerenza nelle prese di posizione<br />

che i laici avrebbero potuto prendere per rispetto alla loro autonomia. Dalla simpatia e<br />

dall’appoggio col quale l’azione cattolica, ‘Vita Nuova’, il clero seguono il Partito Popolare si<br />

può avere una conferma indiretta di quello che doveva essere il pensiero del Vescovo”.


442 Capitolo settimo<br />

Verso il fascismo manifesta riserve e capacità di reazione e di difesa del clero,<br />

ma non un approfondimento teorico di una linea antifascista, che però richiedeva<br />

una scelta di impegno e di esposizione pubblica. <strong>Conforti</strong> invece, coerentemente<br />

con la linea perseguita fin dai tempi dello sciopero del 1908, opta<br />

per una collocazione più distaccata, per non privarsi della totale dedicazione al<br />

ministero tipicamente pastorale. Questa scelta in <strong>Conforti</strong> è cosciente e diventa<br />

la bussola per muoversi nella tensione tra patriottismo italico e fedeltà al<br />

pontefice, durante la guerra, come nei momenti cupi delle giornate d’agosto<br />

1922. Se si vuole, il criterio politico sostanziale di <strong>Conforti</strong> è il cammino verso<br />

l’armonia tra <strong>Italia</strong> e cattolicesimo, senza venir meno alla rivendicazione della<br />

libertà del pontefice romano, ritenuta necessaria, che si compirà solo con la<br />

Conciliazione. Un primo passo verso un rapporto sereno tra stato e chiesa, nei<br />

limiti dell’esperienza dei saveriani, è già il protettorato italiano sulla missione<br />

cinese promossa da <strong>Conforti</strong>. Questo criterio è, in definitiva, profondamente<br />

connesso con la pastorale: l’armonia tra lo stato italiano e quello pontificio,<br />

oltre ad essere un frutto della storia culturale insegnata da <strong>Conforti</strong> professore,<br />

è la condizione per il pieno sviluppo della pastorale sul territorio e anche per<br />

una migliore situazione delle missioni oltremare.<br />

Come spunti di ulteriore lavoro, indicherei anzitutto un’analisi del significato<br />

della seconda visita pastorale, condotta in pieno periodo bellico, per la<br />

gente e i sacerdoti. Forse attraverso i Chronicon parrocchiali (quei pochi che<br />

sono stati redatti e si sono conservati), o qualche iniziale bollettino o memoria<br />

locale, sarebbe interessante capire se effettivamente l’intento di incoraggiare<br />

le parrocchie in un tempo difficile sia stato recepito dalla popolazione e dal<br />

clero sparso nel territorio.<br />

Inoltre, nonostante gli accurati studi di Pietro Bonardi, rimane qualcosa da<br />

indagare sull’opinione pubblica parmigiana e <strong>Conforti</strong> durante la guerra: chi<br />

erano queste “personalità pubbliche” che accusavano il clero di disfattismo?<br />

Che cosa si diceva a Parma del vescovo, prima e dopo il famigerato 2 giugno<br />

1918? Quale fu l’opera della massoneria locale, molto influente, e quali connessioni<br />

di questo mondo anticlericale e potente con il fascismo? Durante<br />

le giornate d’agosto 1922, gruppi (fascisti? o di altri che approfittavano dei<br />

disordini?) tentarono di distruggere gli studi degli avvocati che si muovevano<br />

attorno al processo all’ex sindaco massone Luigi Lusignani.<br />

Infine, si hanno molte notizie, ma resta ancora veramente da scrivere la<br />

storia dell’Unione missionaria del clero, in particolare per ciò che riguarda<br />

diffusione ed efficacia sul territorio, non solo a Parma ma in tutta <strong>Italia</strong>.<br />

Certo è che in questi anni, e non solo grazie all’UMC, <strong>Conforti</strong> risulta<br />

uno dei vescovi più noti e prestigiosi della Penisola. E anche questa immagine<br />

pubblica meriterebbe ulteriori approfondimenti.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

Parma, 2 giugno 1918: G. M. <strong>Conforti</strong> alla premiazione degli Allievi Ufficiali.<br />

443


444 Capitolo settimo<br />

Parma, Collegio Salesiano San Benedetto, 21-22 agosto 1920:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa al Congresso regionale della gioventù maschile cattolica emiliana.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

Parma, Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, 17 giugno 1923:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> alla festa della benedizione della Bandiera scolastica.<br />

Berceto, 17 agosto 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> benedice il rancio dei Giovani Esploratori Cattolici durante la visita pastorale.<br />

445


446 Capitolo settimo<br />

Parma, Hotel Croce Bianca, 4 maggio 1922:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con il Primo Consiglio Generale di Amministrazione<br />

dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, 29 gennaio 1923:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con la reliquia del Braccio di S. Francesco Saverio,<br />

in occasione del suo passaggio da Parma.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

Stretto di Messina, 10 settembre 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con alcuni partecipanti al Congresso Eucaristico Nazionale di Palermo.<br />

447


448 Capitolo settimo<br />

Mons. PIETRO ERCOLE<br />

VICE PRESIDENTE<br />

Mons. GIUSEPPE NOGARA<br />

MEMBRO<br />

CONSIGLIO DI PRESIDENZA<br />

dell’U.M. d.C.<br />

S. E. Mons. CONFORTI<br />

PRESIDENTE<br />

Mons. LUIGI DRAGO<br />

CONSIGLIERE DELEGATO<br />

Mons. PAOLO MANNA<br />

MEMBRO<br />

Qui, a lato,<br />

pagina da L’Unione Missionaria<br />

del Clero in <strong>Italia</strong> 1916-1924.<br />

Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore, venerdì 2 ottobre 1925:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con i Delegati diocesani alla chiusura della Settimana Religiosa<br />

Missionaria Nazionale.


<strong>Conforti</strong> vescovo a Parma. 1915-1924<br />

Parma, Teatro Regio, 17 febbraio 1957:<br />

mons. A. Roncalli, Patriarca di Venezia,<br />

commemora il XXV di morte del <strong>Conforti</strong><br />

(tra mons. Evasio Colli, vescovo di Parma,<br />

alla sua destra, e p. Giovanni Castelli,<br />

superiore generale dei Saveriani).<br />

449<br />

Tra i Consiglieri dell’Unione Missionaria del Clero<br />

presieduta da G. M. <strong>Conforti</strong> vi era pure<br />

mons. <strong>Angelo</strong> Roncalli, futuro Papa Giovanni<br />

XXIII, in quel tempo attivo a Roma<br />

presso l’Opera della Propagazione della Fede.<br />

Messaggio di A. Roncalli a G. M. <strong>Conforti</strong>,<br />

da Roma 7 ottobre 1924<br />

(Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane).


450 Capitolo settimo<br />

Vicenza, luglio 1925: G. M. <strong>Conforti</strong><br />

con gli alunni della Scuola Apostolica,<br />

aperta in questa città il 24 ottobre 1919.<br />

Poggio San Marcello (Ancona),<br />

15 settembre 1925: Guido M. <strong>Conforti</strong><br />

inaugura la terza casa saveriana in <strong>Italia</strong>.<br />

Nella foto lo affiancano i vescovi di Iesi e<br />

di Fabbriano. Il primo sacerdote,<br />

a sinistra di chi guarda,<br />

è mons. Costantino Bramati, benefattore<br />

che ha reso possibile quella fondazione.<br />

Parma,<br />

Istituto Missioni Estere,<br />

novembre 1914:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong><br />

con gli alunni<br />

del secondo anno<br />

della Scuola Apostolica<br />

ripristinata da un anno.


CAPITOLO OTTAVO<br />

MINISTERO EPISCOPALE, CONGREGAZIONE,<br />

VIAGGIO IN CINA<br />

1925-1928<br />

Tempo di ricostruzione e stabilizzazione: la quarta visita pastorale<br />

Il 1924 è stato, come detto in un precedente capitolo, un anno di svolta<br />

a livello politico e sociale: questa fase di transizione ebbe i suoi riflessi<br />

anche nell’attività pastorale del <strong>Conforti</strong>. Nel gennaio dell’anno precedente,<br />

il vescovo di Parma indiceva la sua quarta visita pastorale, a un mese circa<br />

dalla chiusura della terza 1 . Quest’ultima era stata indetta nel dicembre 1918 e<br />

aveva visto il <strong>Conforti</strong> percorrere la diocesi negli anni difficili dell’immediato<br />

dopoguerra. In qualche modo, senza saperlo, il vescovo avrebbe vissuto questa<br />

ulteriore esperienza di contatto con la gente della sua terra mentre i fermenti<br />

sociali e politici si andavano stabilizzando in un clima di controllo e di dittatura.<br />

La nuova situazione, che si andava via via delineando, non mancava di<br />

riflettersi anche sulla vita pastorale. Ora il <strong>Conforti</strong> non sarebbe più dovuto<br />

intervenire in situazioni di tensione ed emergenza, ma si trovava a visitare le<br />

parrocchie in una fase in cui le autorità civili e politiche intendevano mostrare<br />

un aperto favore alla comunità cattolica, e i gruppi anticlericali o erano<br />

integrati e tenuti sotto controllo dal partito fascista, o erano soffocati nelle<br />

loro posizioni sociali e addirittura nella sopravvivenza familiare e quotidiana.<br />

Il senso di impotenza e scoraggiamento che prese molti militanti di sinistra<br />

si accompagnava a un’attenta vigilanza e a un’opera sistematica di emarginazione<br />

dei dissidenti. Non è escluso che una delle caratteristiche che portavano<br />

a individuare i possibili antifascisti da colpire fosse l’assenza alle pratiche<br />

religiose tradizionali. Dunque la quarta visita pastorale si svolge in un clima<br />

1 Vedi lettera L’Arcivescovo – Vescovo di Parma al Ven. Clero e dilettissimo popolo della<br />

Città e della Diocesi, 5 gennaio 1923, in L’Eco 1923, 13-16, con connesse Prescrizioni alle<br />

pp. 15-16 e breve Questionario alle pp. 31-32. Cfr. pure E. GUERRA, L’episcopato parmense,<br />

cit. 46-49.


452 Capitolo ottavo<br />

di grande favore da parte delle autorità politiche, ma insieme di pesante controllo<br />

e repressione.<br />

Nella sua lettera di indizione, <strong>Conforti</strong> mostra l’intenzione di incoraggiare<br />

e esortare il clero nel suo impegno pastorale, di riprendere più sistematicamente<br />

l’opera di diffusione del metodo catechistico diocesano, di insistere<br />

sulla diffusione dell’Azione cattolica soprattutto giovanile, di impegnarsi in<br />

una severa lotta contro la bestemmia 2 . Il bollettino diocesano riporta una<br />

sintetica e completa cronaca della visita, mettendo in rilievo anche i problemi<br />

e le inadempienze che di volta in volta venivano individuate 3 . Come si evince<br />

da queste brevi cronache, la maggior parte della visita pastorale si svolse tra il<br />

novembre 1924 e il novembre 1927.<br />

Che cosa si può notare nell’impegno pastorale di <strong>Conforti</strong>? Sicuramente<br />

la nuova situazione politico-sociale favoriva l’impegno del vescovo e del<br />

clero contro alcuni fenomeni che contrastavano apertamente la morale cattolica.<br />

Si è già citata, come intenzione esplicita della visita pastorale, la lotta<br />

contro la bestemmia. Si aggiunga la condanna degli spettacoli licenziosi o<br />

di dubbia moralità 4 , alcuni forti segnali contro il duello 5 e l’alcoolismo 6 , e la<br />

ripresa della lotta contro il fenomeno del suicidio, una vera piaga sociale che<br />

2 Cfr. L’Eco 1923, 14-15. Per quanto riguarda la bestemmia, <strong>Conforti</strong> intendeva diffondere<br />

anche a Parma una campagna contro la blasfemia iniziata a Verona, con la costituzione<br />

della “lega antiblasfema” in tutte le parrocchie.<br />

3 Questa sorta di relazione pubblica della visita è un fatto del tutto inedito nelle esperienze<br />

precedenti. Riportiamo qui le indicazioni per il reperimento di questi dati: L’Eco 1924,<br />

146 (vicariato di Colorno); L’Eco 1925, 313-314 (alcune parrocchie di città, vicariati di San<br />

Pancrazio e Fornovo); L’Eco 1926, 75-76 (vicariati di Monchio, Cortile San Martino, Vigatto,<br />

chiesa cittadina della Santa Annunziata); 91 (chiesa cittadina di San Tommaso, vicariati<br />

di San Lazzaro I sezione e Trecasali); 112 (vicariato di San Lazzaro II sezione); 142-143<br />

(vicariati di Traversetolo e Felino, chiese cittadine di San Giovanni e Sant’Andrea); 175-176<br />

(vicariati di Corniglio I e II sezione, Palanzano, Langhirano I e II sezione); 214-215 (vicariati<br />

di Tizzano I e II sezione, Medesano, Collecchio); L’Eco 1927, 6-7 (vicariati di Torrile,<br />

Sissa, Noceto); L’Eco 1927, 198-199 (vicariati di Fontanellato, Sala Baganza, San Secondo,<br />

Castelnuovo, Lesignano Palmia, Solignano, Varano Melegari, Pellegrino, Calestano, Neviano<br />

Arduini, Soragna, Lesignano Bagni, Montechiarugolo e Fontevivo).<br />

4 Nel gennaio 1926 <strong>Conforti</strong> protestava presso il prefetto Nicola Spadavecchia (cfr. M.<br />

MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 542) per gli spettacoli programmati dal teatro cittadino<br />

Reinach (cfr. FCT 28, 460).<br />

5 Nel luglio 1927, <strong>Conforti</strong> scagliava l’interdetto su un oratorio di una villa nobiliare,<br />

presso cui s’era tenuto un duello tra due ufficiali: lettera a don Giuseppe Orsini di Monticelli<br />

del 19 luglio 1927 (cfr. FCT 28, 520).<br />

6 Si veda l’esplicita condanna nella lettera pastorale quaresimale del 1928, in L’Eco 1928,<br />

39; cfr. Graziano BOTTIONI, Salute, ambiente, povertà, in Dietro le barricate. Parma 1922, cit.,<br />

63-78, in particolare 72-73.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

453<br />

appariva a ondate ricorrenti, una delle quali si manifestò nel 1924: <strong>Conforti</strong><br />

dedicò un’apposita lettera al suicidio 7 . All’adunanza del clero a conclusione<br />

della visita, oltre alla campagna contro la bestemmia si riprende esplicitamente<br />

l’impegno contro i balli nei periodi di sagra, vecchia battaglia dei tempi di<br />

Magani 8 , e contro la moda femminile giudicata immorale 9 . È evidente che gli<br />

interventi contro i comportamenti immorali sono continui e costanti nella<br />

pastorale di tutte le diocesi, ma è anche vero che un clima di controllo politico<br />

dittatoriale tende a favorire gli accenti in questa direzione, mentre spinge<br />

a mettere da parte altre prese di posizione di tipo più direttamente sociale<br />

e politico 10 . Ma proprio l’enfasi data al ripristino di comportamenti sociali<br />

secondo la tradizione cattolica, in quei momenti in cui sembrava che l’autorità<br />

fascista potesse essere interessata ad appoggiare queste campagne, finì, a<br />

Parma come in altre zone d’<strong>Italia</strong>, per creare conflitti con alcuni esponenti del<br />

regime. Infatti tra i fascisti non mancavano né ex anticlericali “convertiti” ma<br />

forse non del tutto convinti, almeno a livello di concezioni e comportamenti<br />

individuali; né giovani che, cresciuti durante la prima guerra mondiale e negli<br />

anni immediatamente successivi, facevano della violenza, della seduzione e<br />

di un certo “machismo” una componente importante della propria identità.<br />

Può sembrare un fatto irrilevante, ma la protesta ufficiale del vescovo presso<br />

le autorità politiche contro il capo dei balilla della città, un giovanotto che<br />

s’era permesso di chiacchierare ad alta voce in cattedrale comportandosi in<br />

maniera sguaiata davanti ad alcune ragazze e che aveva minacciato e percosso<br />

i sacrestani, è il sintomo di queste tensioni, che emergeranno più fortemente<br />

nel decennio successivo 11 .<br />

Alla lotta contro l’immoralità (che è sempre “dilagante”, per i vescovi di<br />

7 Oltre all’accenno in circolare Al venerando Clero in cura d’anime, 12 maggio 1924 in<br />

L’Eco 1924, 64, vedi la lettera L’Arcivescovo Vescovo di Parma al Venerando Clero e dilettissimo<br />

popolo della città e della Diocesi, 1° agosto 1924 in L’Eco 1924, 94-98; cfr. pure P. BONARDI, Il<br />

Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 40-41 e nota.<br />

8 Cfr. la documentazione raccolta da P. BONARDI in Il Beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit.,<br />

52-56 e note; bellissima la poesia del foglio satirico Riccio da Parma riprodotta a p. 122. Cfr.<br />

pure la lettera di <strong>Conforti</strong> a don Icilio Infanti di Neviano Adruini, del 11 agosto 1927 (in<br />

FCT 28, 524).<br />

9 Cfr. L’Eco 1927, 191-192. Ma le lettere quaresimali del 1925 (cfr. L’Eco 1924, 221-227)<br />

e del 1928 (sulla “mortificazione”: cfr. L’Eco 1928, 39) polemizzano contro il ballo, il teatro,<br />

il cinematografo.<br />

10 Fenomeni analoghi si hanno nella Lombardia degli anni ’30 e del periodo della seconda<br />

guerra mondiale (cfr. Giorgio VECCHIO, Lombardia 1940-1945. Vescovi, preti e società alla<br />

prova della guerra, Brescia 2005, 88-98 e 210-218).<br />

11 Cfr. FCT 28, 477-478. Sui comportamenti… poco ortodossi dei dopo-lavoro fascisti,<br />

si veda G. VECCHIO, Lombardia 1940-1945, cit., 90-96.


454 Capitolo ottavo<br />

tante generazioni) si univa la ripresa dell’Azione cattolica, soprattutto sul versante<br />

giovanile, maschile e, grazie alla nascita della Gioventù femminile sostenuta<br />

da Benedetto XV e da Pio XI e guidata da Armida Barelli 12 , anche per<br />

le ragazze 13 . Nel 1925 <strong>Conforti</strong>, in alcuni “avvisi e raccomandazioni” al clero,<br />

esortava a rilanciare i circoli giovanili, e poco dopo scriveva ai giovani della<br />

diocesi 14 . Nel 1926 fu dedicata una settimana al clero con apposite conferenze<br />

per dare impulso all’Azione cattolica 15 . Nel 1927 si svolgeva il congresso<br />

cittadino degli “aspiranti”, cioè i ragazzi di età tra i 10 e i 16 anni, che non<br />

potevano ancora essere soci effettivi dei circoli della Gioventù cattolica, ma<br />

per i quali proprio in quegli anni si stava sperimentando un percorso educativo<br />

specifico 16 ; nello stesso anno, il bollettino diocesano rilancia la Gioventù<br />

femminile, già promossa nel 1920-21 17 . Sempre nel ’27 partiva l’esperienza<br />

degli esercizi spirituali per i giovani a Montechiarugolo 18 . Si assisteva anche<br />

a Parma a un fenomeno registrato in tutta <strong>Italia</strong>: dopo la fine dell’esperienza<br />

politica e sindacale del Partito popolare italiano (PPI) e della Confederazione<br />

italiana dei lavoratori (CIL), le diocesi cercavano di restituire spazio all’associazionismo,<br />

attraverso un’Azione cattolica più impegnata a livello formativo,<br />

spirituale, educativo verso i piccoli e i giovani, e capace anche di ricucire una<br />

dolorosa ferita interna al laicato cattolico:<br />

12 Sulla figura della fondatrice della Gioventù femminile italiana e di questa valida collaboratrice<br />

di p. Gemelli nella nascita dell’Università Cattolica, Armida Borelli, si veda Laura<br />

ROZZA, in DSMCI 2, Casale Monferrato 1982, 30-33.<br />

13 Un quadro completo sull’Azione cattolica parmense in questo periodo è presentato<br />

da P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 88-99. Si veda inoltre Franco CANALI, La Gioventù<br />

cattolica a Parma durante l’episcopato di Mons. Guido Maria <strong>Conforti</strong> (1907-1931), in La<br />

“Gioventù Cattolica” dopo l’Unità 1868-1968, a cura di Luciano OSBAT e Francesco PIVA,<br />

Roma 1972, 465-511.<br />

14 Cfr L’Eco 1925, 228. Per il messaggio Ai dilettissimi Giovani Cattolici della sua Diocesi,<br />

8 marzo 1925 vedi L’Eco 1925, 259-261 (tra l’altro chiedeva ai giovani di impegnarsi per<br />

favorire le missioni cattoliche). E in L’Eco 1926, 89-91 (centenario di san Luigi Gonzaga).<br />

La lettera fu anche stampata in libretto a parte, probabilmente per favorirne la diffusione. Il<br />

testo non è stato pubblicato in FCT, bensì recentemente in volantini ad opera dei saveriani<br />

impegnati nell’animazione vocazionale giovanile.<br />

15 Cfr. L’Eco 1926, 142, 145-146 e 177-179.<br />

16 Cfr. L’Eco 1927, 52-53; sembra che i fascisti avessero posto alcune difficoltà. Sugli<br />

“aspiranti” cfr. le pagine sintetiche di Ernesto PREZIOSI, Piccola storia di una grande associazione,<br />

cit., 87-89.<br />

17 Si vedano: L’Eco 1920, 145; L’Eco 1921, 15-18; L’Eco 1927, 121-123 e 167 (settimana<br />

delle Donne cattoliche).<br />

18 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 93.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

455<br />

Ci sembra che il rilancio dell’Azione Cattolica poteva rispondere alla necessità di<br />

ricuperare comunque un terreno ecclesiale unitario, facendo sì che il muro eretto tra<br />

popolari antifascisti e clerico-fascisti non venisse ricostruito anche nella Chiesa, con<br />

danni evidentissimi per la comunità cristiana, nella quale, giova ricordarlo, molti<br />

erano anche i sacerdoti dediti a tempo pieno o parziale alla politica 19 .<br />

Si noti, però, che, come giustamente osserva Paolo Trionfini, questo “ripiegamento”<br />

nell’Azione cattolica, con un’impronta formativa e spirituale molto<br />

marcata, non corrispondeva a un’estraneazione dal palcoscenico sociale, per lo<br />

meno nelle intenzioni: la spiritualità dei soci li doveva portare a trasformare<br />

la società secondo i principi cristiani. Era, peraltro, la posizione interpretata<br />

dalla cifra teologica della “regalità di Cristo” del pontificato di Pio XI 20 .<br />

Ma neanche in questo ambito le scelte pastorali di <strong>Conforti</strong> furono esentate<br />

da un confronto teso e serrato con il regime fascista. Stavolta nodo del contendere<br />

fu lo scoutismo cattolico, che a Parma vantava una certa tradizione e<br />

una discreta diffusione. Nel quadro dell’azione educativa verso i ragazzi e gli<br />

adolescenti, lo scoutismo era uno dei rami più attivi del movimento cattolico<br />

21 . Apparsi per la prima volta in occasione del Congresso eucaristico regionale<br />

del 1924, gli scout si diffusero subito in città e a Noceto, raggruppando<br />

un buon numero di ragazzi. Ma nel 1926 il regime avviava l’Opera nazionale<br />

balilla per inquadrare i ragazzi in una struttura paramilitare e di tipo totalitario.<br />

In tutta <strong>Italia</strong> gli scout cattolici furono posti davanti all’alternativa tra<br />

confluire nell’organizzazione fascista o essere sciolti. A Parma tentarono di<br />

resistere, appoggiati da <strong>Conforti</strong>, ma nell’aprile-maggio 1928 l’associazione<br />

fu dissolta. Il vescovo dedicò ai suoi esploratori una commovente lettera pubblicata<br />

sul bollettino diocesano 22 .<br />

In questa realtà pastorale fatta di chiaroscuri, di spazi aperti e di strettoie<br />

improvvise, si assiste a un fenomeno pochissimo indagato, anche a motivo dei<br />

suoi contorni molto sfumati e ben poco documentabili. Ma proprio qualche<br />

cenno di <strong>Conforti</strong>, colto qua e là tra le sue lettere, ci apre a un orizzonte che<br />

19 G. VECCHIO, I cattolici milanesi e la politica, cit., 346.<br />

20 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 94.<br />

21 Cfr. Franco CANALI, La Gioventù Cattolica a Parma negli anni del pontificato di Pio XI,<br />

cit., 961; Aldo LEONI, Il circolo cattolico “Domenico Maria Villa” dell’Oltretorrente parmense,<br />

cit., 1046-1050; Giancarlo GONIZZI, a cura di, La lunga traccia. Per una storia dello scoutismo<br />

cattolico in terra parmense, Parma 2004; Leonardo PAGLIARI, Fuoco di bivacco. 1924-2004:<br />

ottant’anni di scoutismo a Noceto, un’avventura vissuta e oggi raccontata, Noceto 2004.<br />

22 Vedi Lettera di S. E. l’Arciv-Vescovo agli Esploratori Cattolici, 10 maggio 1928 in L’Eco<br />

1928, 104, riportato pure in FCT 28, 308. Vedi anche lettera a don E. Scaffardi del 1° settembre<br />

1927, in FCT 28, 526.


456 Capitolo ottavo<br />

si potrebbe studiare a dimensione nazionale. Con un neologismo oggi in voga<br />

nel linguaggio ecclesiale, si parlerebbe di “ricomincianti”. Diversi giovani e<br />

adulti che avevano abbandonato la pratica religiosa da anni, talvolta nell’infanzia,<br />

e forse alcuni dei – pochi, a Parma – non battezzati e non cresimati,<br />

in quegli anni in cui il fascismo concludeva la sua scalata al potere, si accostavano<br />

alla vita ecclesiale. Un primo segno già nel 1921, forse sorto più da<br />

scrupolo di un canonista che da un fenomeno reale, fu questo: su L’Eco della<br />

curia si affermava che tra i requisiti per accedere alla cresima vi era quello<br />

che il cresimando fosse battezzato, ed i parroci dovevano averne la certezza 23 .<br />

Certo è che una norma del genere sarebbe stata del tutto inutile fino al 1900.<br />

Ma l’esistenza di bambini non battezzati, che in un precedente capitolo si<br />

registrava più o meno dal decennio 1900-1910, poteva ben motivare un controllo<br />

del genere.<br />

Nel 1924, scrivendo a don Giuseppe Parma, sacerdote parmense e amico<br />

di lunga data, da tempo in cammino per una vocazione monastica, e a p.<br />

Uccelli, suo alter ego a Vicenza, <strong>Conforti</strong> raccontava di “molte conversioni”<br />

generate dal Congresso eucaristico regionale: “Continuano i buoni effetti<br />

prodotti dal nostro Congresso Eucaristico. Ogni giorno si hanno Cresime e<br />

prime comunioni di bambini di 20, 25 e perfino 30 anni d’età, a tacere delle<br />

molte unioni illegittime che vengono regolarizzate” 24 . Bambini di 20-30 anni:<br />

l’espressione volutamente paradossale ci permette di identificare in questi giovani<br />

i piccoli della città e della pianura che i genitori non avevano voluto portare<br />

ai sacramenti dell’iniziazione tra il 1900 e il 1915, gli anni del più duro<br />

anticlericalismo di sinistra. Chissà, forse tra di loro ci potrebbe esser stata la<br />

“biondina” dodicenne che nel pieno dello sciopero agrario del 1908 cantava<br />

canzoni antireligiose e irridenti al sacramento della confessione a Vicopò,<br />

secondo il racconto del giornalista Luigi Campolonghi 25 .<br />

Sembra impossibile dare un computo anche approssimativo di questi casi.<br />

23 Cfr. L’Eco 1921, 69.<br />

24 <strong>Conforti</strong> a Pietro Uccelli, 1° giugno 1924 (cfr. FCT 3, 50) e lettera a don G. Parma,<br />

30 maggio 1924 (cfr. FCT 5, 633). Già nel dicembre 1920, in un’omelia catechistica sulla<br />

remissione dei peccati, <strong>Conforti</strong> esortava: “Ed in particolar modo rivolgo questa mia esortazione<br />

a quelli che forse da anni ed anni vivono dimentichi di Dio e della loro salvezza eterna,<br />

lungi dalla casa paterna e dico loro: venite e vedrete quanto sia buono il Signore con quelli<br />

che a lui si rivolgono e lo cercano nella compunzione del cuore. Siano pure molti i vostri peccati,<br />

siano pur grandi le vostre iniquità” (cfr. FCT 17, 362). Negli stessi anni, diversi parroci<br />

confermano la stessa tendenza: cfr. E. DALL’OLIO, <strong>Conforti</strong> con il suo clero, in A Parma e nel<br />

mondo, cit., 359-360, benché senza riferimenti archivistici.<br />

25 MANFREDI, Vescovi, 617-619. La “biondina” di Vicopò dovrebbe essere nata nel 1896,<br />

e quindi nel 1924 avrebbe avuto 28 anni.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

457<br />

Decine? Centinaia? Forse qualche registro di cresime ci potrebbe permettere<br />

un minimo di sondaggio. Da che cosa era motivato questo ritorno? Forse dalla<br />

disillusione seguita al fallimento del sogno collettivista del primo dopoguerra,<br />

dalla nausea per la violenza di quegli anni, dalla percezione che la chiesa fosse<br />

l’unica realtà stabile, autonoma, capace di tener vivo un ideale. Forse anche –<br />

non si può escludere! – dal fatto che l’assenza di pratica religiosa, come sopra<br />

si diceva, era segnale di appartenenza ai gruppi di sinistra, e quindi portava<br />

alla perdita del lavoro, all’emarginazione sociale, al controllo politico. Forse<br />

motivi interiori ed esteriori si mescolavano in maniera inestricabile 26 .<br />

<strong>Conforti</strong>, facilmente con un pizzico di ingenuità o di indulgenza da sacerdote<br />

del XIX secolo, registrava con entusiasmo il fenomeno, che talvolta (non<br />

si potrà mai documentare) stava accompagnando da anni nelle lunghe ore di<br />

confessionale durante le visite pastorali 27 . Le grandi celebrazioni pubbliche,<br />

ormai permesse e anzi favorite dai funzionari statali, potevano essere occasioni<br />

favorevoli a questi riavvicinamenti. Un altro strumento di “apostolato” che<br />

appare tra le righe di quegli anni è la diffusione di copie di Vangeli tradotti in<br />

italiano, promossa dai giovani dell’Azione cattolica presso i loro coetanei 28 .<br />

Sempre nell’ambiente dei giovani cattolici, comincia a emergere una scelta<br />

di attenzione alla liturgia, a una formazione più mirata nel far partecipare i<br />

cattolici militanti alla vita celebrativa della chiesa, aspetto che avrà il suo vertice<br />

a Parma nel 1931 29 . Rifugiarsi nella liturgia, quando gli studi e gli inter-<br />

26 Il fenomeno non è solo parmigiano. Don Giovanni Mesini, che abbiamo incontrato<br />

a Ravenna come uno dei sacerdoti giovani quando <strong>Conforti</strong> era arcivescovo, e che fu padre<br />

spirituale di don Giovanni Minzoni, narra di quest’ultimo: “Nel luglio [1923] egli ammetteva<br />

alla prima comunione un gruppo di giovani popolani, rimasti sempre lontani dalla Chiesa<br />

e da lui guadagnati alla religione e al bene; li teneva con sé a mensa con soddisfazione e premura<br />

paterna, e li assicurava della sua assistenza in avvenire” (citato in Nicola PALUMBI, Don<br />

Giovanni Minzoni. Educatore e martire, Cinisello Balsamo 2003, 69). Certo nell’Argentano i<br />

ragazzi non battezzati e i matrimoni solo civili erano molto più numerosi che nel parmense.<br />

Si tratterebbe di capire se effettivamente questi avvicinamenti siano avvenuti altrove. In alcuni<br />

editoriali apparsi sul giornale cattolico L’<strong>Italia</strong>, don Primo Mazzolari racconta di situazioni<br />

analoghe, che egli ama collocare nei dieci anni di ministero parrocchiale a Cicognara<br />

(provincia di Mantova ma diocesi di Cremona), tra il 1922 e il 1932 (cfr. Primo MAZZOLARI,<br />

Tra l’argine e il bosco, Bologna 1977, prima edizione Brescia 1938), 61-65, 103 e 105-110.<br />

27 Si legga la risposta, di anni prima, a un giovane militare che voleva regolarizzare la<br />

propria posizione matrimoniale: lettera al Sig. Aldo Spizzaferro, 10 ottobre 1917 (cfr. FCT<br />

25, 225-227).<br />

28 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 93.<br />

29 Ibid., 92-93. Già nel 1919, <strong>Conforti</strong> esortava a leggere il Vangelo domenicale anche in<br />

lingua italiana (cfr. L’Eco 1919, 87-89) e faceva nascere un’apposita commissione diocesana<br />

(cfr. L’Eco 1919, 89-90).


458 Capitolo ottavo<br />

venti sociopolitici diventano impossibili, è un percorso tipico dei movimenti<br />

cattolici giovanili di fronte ai totalitarismi 30 . Inseriamo in questo quadro, ma<br />

con riflessi nei confronti di coloro che si accostavano di nuovo alla fede, come<br />

sopra si è visto, alcuni grandi eventi celebrativi, in particolare il Congresso<br />

eucaristico regionale, rinviato dal 1923 e finalmente celebrato proprio a Parma<br />

il 14-16 giugno 1924 31 . Nel contesto di tale congresso, <strong>Conforti</strong> indirizzava<br />

una comunicazione al clero sul movimento liturgico, che possiamo ritenere<br />

molto significativa in quanto si tratta della prima comunicazione esplicita e<br />

di una certa ampiezza in cui si disegna una pastorale liturgica nella linea del<br />

rinnovamento promosso in quegli anni anche in <strong>Italia</strong> 32 . La lettera si divide<br />

in due parti. Nella prima parte, <strong>Conforti</strong> si rammarica della scarsa partecipazione<br />

del popolo alla celebrazione eucaristica: “Assiste passivamente e coloro<br />

che sono i più devoti si accontentano di soddisfare la loro pietà recitando le<br />

preghiere preferite, che il più delle volte non hanno però alcuna relazione<br />

colle preghiere liturgiche della messa” 33 , e fa un confronto con il modo con<br />

30 Cfr. Erwin GATZ e Josef PILVOUSEK, Chiesa e cattolicesimo in Germania (1945-2000),<br />

Bologna 2000, 49-52 con riferimento agli anni dal 1936 in avanti. Romano Guardini e i<br />

suoi giovani del movimento del Quickborn erano stati dei precursori negli anni ’20.<br />

31 Vedi gli annunci e ripetuti accenni all’avvenimento in: L’Eco 1923, 19-30 e 183-184;<br />

L’Eco 1924, 4-6, 17-18, 24-37 (lettera quaresimale interamente dedicata al congresso), 52-56,<br />

60-63. Cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 74. In ASV, Segr. Stato, Parte moderna,<br />

anno 1924, rubr. 326 fasc. 2 sono conservati vari documenti riguardanti il congresso. In<br />

particolare segnaliamo qui una lettera di <strong>Conforti</strong> a Gasparri del 5 aprile 1924 per chiedere<br />

istruzioni sull’accoglienza del legato pontificio. In essa <strong>Conforti</strong> affermava: “Osservo pure che<br />

nel momento attuale a Parma i rapporti tra l’Autorità Ecclesiastica e l’Autorità civile sono, se<br />

non cordiali, almeno deferenti”. Il successivo 5 maggio egli scriveva al papa Pio XI, riferendosi<br />

in maniera entusiastica al congresso eucaristico: “Penso che tutto questo tornerà di consolazione<br />

al Vostro cuore magnanimo tra le pene dell’ora difficile che volge, perché potrete trarne<br />

auspicio di giorni più lieti e sereni per questa nostra società che, solo nel ritorno a Cristo<br />

troverà pace verace e prosperità duratura”.<br />

32 Vedila in L’Eco 1924, 17-22.<br />

33 Ibid., 17. Una sintetica ma significativa descrizione del modo con cui gli uomini adulti<br />

assistevano alla messa, in un territorio limitrofo al parmigiano, verso il 1880, quindi mezzo<br />

secolo prima delle considerazioni di <strong>Conforti</strong>, in Inchiesta Romilli. L’agricoltura e le classi<br />

agricole nel Mantovano (1879), a cura di Rinaldo SALVADORI, Torino 1979, 120: “A quell’ora<br />

[le undici della domenica mattina, il contadino] va sulla piazza o spesso sotto il porticato del<br />

caffè aspetta l’ultimo segnale della Messa. Ai primi tocchi della campana lo vedi muovere<br />

con passo ordinario verso la porta di Chiesa, innanzi alla quale si ferma chiacchierando co’<br />

suoi compagni. Entra poi e ascolta con stupida riverenza, ma senza la menoma attenzione la<br />

Messa”. Il racconto mostra come gli uomini tendessero a entrare il più tardi possibile, poco<br />

prima della consacrazione, secondo il principio che se si arrivava a quel punto, la messa era<br />

comunque “buona” cioè valida.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

459<br />

cui i primi cristiani assistevano alla messa domenicale, e con le indicazioni del<br />

Concilio di Trento. Invita poi a talune azioni concrete: “Alcune volte all’anno,<br />

mentre da altri si celebra la S. Messa, si spieghi ai fedeli punto per punto<br />

la cerimonia della medesima con sermoncini brevi” nonché “la diffusione di<br />

buoni manuali liturgici” 34 . Di essi alla fine della lettera viene data una diffusa<br />

bibliografia, che potrebbe essere studiata per misurare il livello di diffusione<br />

e di elaborazione del movimento liturgico in <strong>Italia</strong> 35 . Nella seconda parte<br />

riprende le indicazioni e le esortazioni già espresse da Pio X riguardo alla<br />

musica sacra, invitando a diffondere il canto gregoriano anche attraverso le<br />

scuole di catechesi per i bambini, e a limitare la polifonia nelle messe solenni,<br />

che, come è noto, per certi aspetti assumevano l’andamento di veri e propri<br />

concerti. È evidente in questa lettera l’influsso dell’abate di San Giovanni<br />

Emanuele Caronti. L’impegno di <strong>Conforti</strong> assieme a Caronti per la pastorale<br />

liturgica sarà meglio analizzato nel prossimo capitolo.<br />

Quasi come sintesi delle attenzioni di questi anni, nella lettera pastorale<br />

a conclusione della quarta visita, datata al 15 gennaio 1928, <strong>Conforti</strong> sottolineava<br />

il risveglio del sentimento religioso (“siamo sulla via del ritorno a<br />

Cristo”), l’impegno per l’istruzione catechistica, l’importanza dell’organizzazione<br />

dell’Azione cattolica, la promozione del canto sacro e dell’educazione<br />

liturgica 36 .<br />

“Le nostre scuole [di catechesi]… hanno dato… un passo addietro” 37 . Così<br />

<strong>Conforti</strong> sintetizzava un’impressione ricavata dalla visita pastorale. In effetti,<br />

leggendo il resoconto dell’adunanza del clero parmense del 24 novembre<br />

1927, conclusiva dell’esperienza della visita, si ha quasi, a parer mio, l’impressione<br />

di una stanca ripetizione di alcuni punti: insegnamento catechistico<br />

– ma da tempo sul bollettino della curia non ci sono più cronache di feste<br />

catechistiche o di adunanze delle “dame patronesse” – e insegnamento religioso<br />

nelle scuole, campagna contro la bestemmia, balli in tempo di sagra, moda<br />

femminile, Azione cattolica. Unica nota in crescita numerica, la popolazione<br />

del seminario: l’antica struttura accanto al battistero non bastava più 38 . Con-<br />

34 L’Eco 1924, 18.<br />

35 Ibid., 22: si tratta di ben 12 titoli. In questo quadro si possono forse inserire le aggiornate<br />

disposizioni del “proprio del messale”, per la diocesi parmense, nel 1925: cfr. L’Eco<br />

1925, 348-355.<br />

36 Lettera L’arcivescovo-Vescovo al Venerando Clero della Città e della Diocesi, 15 gennaio<br />

1928, in L’Eco 1928, 1-4: questo documento non figura nel repertorio delle lettere pastorali<br />

di <strong>Conforti</strong> curato da Daniele MENOZZI in Lettere pastorali dei vescovi dell’Emilia-Romagna,<br />

cit., 271, ma è pubblicato in FCT 28, 291-295.<br />

37 Cfr. L’Eco 1928, 2.<br />

38 Cfr. L’Eco 1927, 191-192.


460 Capitolo ottavo<br />

forti però annunciava la convocazione di un nuovo sinodo per l’anno successivo:<br />

in realtà il sinodo si celebrava quasi tre anni dopo.<br />

In quel torno di tempo <strong>Conforti</strong> passava la boa dei sessant’anni d’età. La<br />

salute non era mai stata florida. Pochi anni prima, tra il 1918 e il 1920, aveva<br />

visto un riacutizzarsi di problemi e debolezze, tanto che “il suo medico<br />

curante gli aveva detto chiaramente che gli restava poco da vivere” 39 . Eppure<br />

aveva concluso la terza visita pastorale e aveva intrapreso la quarta. Ora fisicamente<br />

forse la situazione si era stabilizzata, ma non è improbabile che egli<br />

sentisse l’impossibilità nel continuare a premere l’acceleratore: si dimetteva<br />

dalla presidenza dell’UMC, e individuava alcuni filoni pastorali da far ripartire,<br />

invece di promuovere qualcosa di nuovo. A mio parere, però, su questa<br />

sorta di posizione d’attesa influiva anche la situazione politica e culturale del<br />

momento. Il fascismo proclamava pubblicamente il suo favore alla tradizione<br />

cattolica e stava compiendo scelte concrete in questa direzione. D’altra parte,<br />

gli esponenti locali erano noti come ex anticlericali o giovani non certo provenienti<br />

dalle fila dell’Azione cattolica, e non mancavano diffidenze, pressioni e<br />

ostacoli posti qua e là all’azione pastorale 40 . Si è già vista la posizione attenta,<br />

per non dire diffidente, di <strong>Conforti</strong> nei confronti di alcune normative del<br />

regime, in particolare quella dell’insegnamento della religione 41 . Se da una<br />

parte il vescovo non cede di fronte a violenze e intimidazioni, e protegge i<br />

suoi sacerdoti più esposti, dall’altra, a partire dalla sua scelta di distanza dalle<br />

contingenze politiche, prende un concreto atteggiamento di prudenza, che si<br />

manifesta anche nel “clima” pastorale della diocesi. <strong>Conforti</strong>, senza poter essere<br />

annoverato tra i presuli che più apertamente simpatizzarono per il fascismo,<br />

appoggiò lealmente quanto gli sembrava utile per il bene e il prestigio dell’<strong>Italia</strong>:<br />

la battaglia del grano 42 e quella “del dollaro” 43 nel 1925, il “prestito del<br />

39 FCT 6, 74. Vedi anche lettera al dott. Luigi Gambara, 5 febbraio 1918, in FCT 26,<br />

206 e testimonianza di don Michele Silvani, data nel 1947, in Testimonianze 3, 242.<br />

40 “Presso [la Cassa Centrale Cattolica] non spira per noi aria propizia”, scriveva <strong>Conforti</strong><br />

a Calza, nel marzo 1927 (cfr. FCT 1, 179). L’appoggio al mondo cattolico era progressivamente<br />

diminuito; anche i vincoli statutari erano stati attenuati; infine, come tutto il sistema<br />

creditizio, anche quell’istituto venne posto sotto il controllo del partito (cfr. A. SCHIANCHI e<br />

A. GAGLIARDI, Il credito spezzato, cit., 111-125).<br />

41 Si aggiunga il consiglio richiesto per lettera del 23 novembre 1927 a Gasparri, segretario<br />

di stato, riguardo alla domanda, espressa da un preside ai sacerdoti insegnanti di religione,<br />

di iscriversi all’Associazione nazionale insegnanti fascisti (cfr. FCT 28, 536).<br />

42 L’Eco 1925, 334-337, con il ricordo di Stanislao Solari.<br />

43 L’Eco 1925, 345. La “battaglia del dollaro” si inseriva nel piano di stabilizzazione della<br />

lira a “quota 90” (immagine utilizzata in analogia con le battaglie sulle colline dell’Isonzo,<br />

nella guerra mondiale), cioè a 90 lire per sterlina-oro, e a 19 lire per dollaro-oro.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

461<br />

littorio” nell’anno successivo 44 . Sempre nel 1926, come moltissimi altri vescovi<br />

italiani, egli proclamò un solenne Te Deum per il fallimento dell’attentato<br />

dell’aprile 1926 a Mussolini, definito “Capo provvidenziale del Governo” 45 .<br />

Sull’atteggiamento di <strong>Conforti</strong> verso il concordato parleremo più avanti, ma<br />

tutto è in coerenza con questa linea prudente, attendista ed equilibrata.<br />

Sono anni dunque in cui l’attenzione è dedicata a tener sotto controllo la<br />

situazione delle tante parrocchie vacanti in attesa delle nuove leve sacerdotali,<br />

a rinsaldare le fila della compagine ecclesiale grazie anche all’Azione cattolica,<br />

a intervenire su alcuni problemi strutturali per i quali le nuove condizioni<br />

politiche consentivano di agire.<br />

Dopo aver risolto, appena divenuto vescovo di Parma, l’annosa questione<br />

di Fontanellato, <strong>Conforti</strong> portava avanti con pazienza alcuni ritocchi all’immobile<br />

piano parrocchiale, che, come è noto, è una delle realtà più inerziali<br />

del globo terrestre. In attesa di raggiungere l’effettivo spostamento della sede<br />

parrocchiale da Mattaleto a Langhirano, già decretata ai tempi dei duchi e<br />

mai realizzata per resistenze ataviche – riuscirà nell’intento solo il successore<br />

Colli nel 1944 – <strong>Conforti</strong> interveniva sul tessuto parrocchiale della città. Sopprimeva<br />

infatti l’antica parrocchia di San Marcellino, vicino alla corte d’appello<br />

e all’antico “collegio dei nobili”, che però non aveva canonica propria,<br />

aveva solo 700 abitanti e necessitava, per di più, del supplemento statale di<br />

congrua per il sostentamento del parroco. In cambio, per quel gioco delicato<br />

di equilibrio che contrassegnava queste operazioni di fronte allo stato, riusciva<br />

a erigere la parrocchia di Santa Croce, all’estremo ovest di Parma oltretorrente,<br />

vicino a barriera D’Azeglio, accanto al parco ducale, che poteva servire alla<br />

popolazione che andava prendendo casa al di fuori dell’antica cerchia muraria:<br />

siamo nel 1928, e appaiono i primi segni dello sviluppo del suburbio 46 . Il<br />

successivo concordato semplificherà impegni e procedure.<br />

44 L’Eco 1926, 212. 217. Sull’adesione di <strong>Conforti</strong> a queste campagne vedi: P. BONARDI, Il<br />

beato <strong>Conforti</strong> per la gente, cit., 69-71 e note; Giacomo ZAROTTI, Momenti di vita civile nelle<br />

“lettere pastorali” di Mons. <strong>Conforti</strong>, cit., 160-161.<br />

45 “Domani alle ore 17.30 avrà luogo nella nostra Basilica Cattedrale un solenne Te<br />

Deum in rendimento di grazie, a Dio, che una seconda volta ha conservato incolume da<br />

orrendo attentato il Capo provvidenziale del Governo” (FCT 28, 472). Lo stesso avvenne in<br />

settembre (FCT 28, 485). Sugli attentati a Mussolini nel 1925 vedi E. RAGIONIERI, in Storia<br />

d’<strong>Italia</strong>. Dall’Unità a oggi, 12, cit., 2164.<br />

46 L’Eco 1928, 51-52. Da una Rettifica, a p. 104 della stessa fonte, si sa che alcune parrocchie<br />

di città ricevono la cura pastorale di molte nuove abitazioni sorte fuori barriera Farini e<br />

barriera Vittorio Emanuele, su un territorio prima disabitato e appartenente alla parrocchia<br />

di Mariano col Castelletto.


462 Capitolo ottavo<br />

Chiese nuove o restaurate<br />

Raccogliamo qui varie notizie su uno dei caratteri dell’episcopato confortiano:<br />

la costruzione o il restauro radicale di un certo numero di chiese parrocchiali,<br />

aspetto già segnalato, ad esempio, dal Vanzin 47 . Le notizie su questo<br />

impegno, che fu di <strong>Conforti</strong> ma ovviamente fu soprattutto delle comunità<br />

cristiane almeno dal punto di vista economico, risalgono a ben prima del<br />

1925. Si può però dire che le celebrazioni di consacrazione si intensificarono<br />

in questo periodo, segno che molte opere vennero portate a compimento in<br />

questi ultimi anni del suo episcopato.<br />

Bisogna però premettere che già nelle visite pastorali del predecessore<br />

Magani, e nell’attento studio del territorio e del passato che era una delle passioni<br />

del vescovo pavese, si evidenziavano importanti disagi a livello edilizio 48 .<br />

Qualche restauro e qualche intervento era stato fatto nel XIX secolo, ma un<br />

evento ricorrente e un altro invece eccezionale provocarono ulteriori danni.<br />

L’ennesima inondazione, abituale sia per i fiumi che da sud solcano la catena<br />

appenninica per affluire al Po, sia per i paesi più vicini al grande fiume, avvenuta<br />

domenica 30 ottobre 1910, distrusse la chiesa e la casa parrocchiale di<br />

San Siro di Torrile, sul torrente Parma 49 . Ancor più disastroso fu un pesante<br />

terremoto in Appennino, con epicentro nella zona tra l’Enza e il Parma, avvenuto<br />

il 7 settembre 1920, come già s’è accennato in un capitolo precedente:<br />

furono danneggiate le chiese di Rigoso (comune di Monchio delle Corti),<br />

Vaestano (comune di Palanzano), Ceretolo (comune di Neviano Arduini),<br />

Reno e Casagalvana 50 (comune di Tizzano Val Parma), Riano (comune di<br />

Langhirano) e la canonica di Sauna (comune di Corniglio); in quella zona già<br />

più volte citata anche per la povertà pastorale oltre che economica, ci mancava,<br />

si potrebbe dire, solo il terremoto! 51<br />

Questi eventi, e la vetustà di altri edifici, richiesero una serie di interventi<br />

che venivano regolarmente conclusi con la consacrazione o la benedizione<br />

47 VANZIN, Pastore, 219.<br />

48 MANFREDI, Vescovi, 374-376.<br />

49 L’Eco 1910, 333.<br />

50 “Il terremoto del 7 settembre 1920 danneggiò anche la chiesa di Casagalvana, la quale<br />

non poté più essere officiata. Superate le vecchie rivalità tra i parrocchiani delle due frazioni<br />

fu finalmente trovata la località per la costruzione della nuova chiesa, determinata tra Casagalvana<br />

e Capriglio, e venne realizzata la chiesa attuale, consacrata solennemente l’11 giugno<br />

1935” (DALL’AGLIO, Diocesi, 316).<br />

51 Cfr. L’Eco 1920, 145-146 e 159 (ove è riportata l’offerta di diecimila lire di papa Benedetto<br />

XV, per la ricostruzione); L’Eco 1921, 20; P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la gente,<br />

cit., 128.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

463<br />

delle chiese. Abbiamo notizie della presenza di <strong>Conforti</strong> per la consacrazione<br />

della nuova chiesa parrocchiale di Gorro, nel vicariato di Berceto, a 500 metri<br />

sul livello del mare accanto al corso del Taro, il 16 agosto 1913 52 ; per la chiesa<br />

di Porporano, restaurata, nel novembre 1914 53 ; e, a guerra iniziata, per la consacrazione<br />

della chiesa di Baganzola “di recente restaurata”, l’8 agosto 1915 54 .<br />

All’inizio di agosto del 1922 <strong>Conforti</strong> era a Torrile per la consacrazione della<br />

chiesa, che peraltro era stata terminata quasi venti anni prima, e da lì dovette<br />

precipitosamente rientrare in Parma per gli eventi del noto scontro tra camicie<br />

nere e antifascisti 55 .<br />

Ma fu appunto tra il 1925 e il 1930 che abbiamo il maggior numero di<br />

notizie di consacrazioni di chiese. <strong>Conforti</strong> saliva fino alla parrocchia più lontana<br />

della diocesi, Rigoso, sotto il passo del Lagastrello che conduce verso<br />

Aulla e la Garfagnana: 90 km da Parma. Era stata una delle chiese danneggiate<br />

dal terremoto di cinque anni prima, ma da qualche tempo, dopo anni di sede<br />

vacante, Rigoso aveva un parroco 56 . Nello stesso anno, il vescovo procedeva<br />

alla benedizione della parrocchiale di Madurera, in alta val Parma, comune di<br />

Tizzano, 750 metri sul livello del mare 57 e alla consacrazione della chiesa di<br />

Baganzolino, nella media pianura, ovviamente vicino a Baganzola 58 .<br />

52 L’Eco 1913, 217 e DALL’AGLIO, Diocesi, 535. In quella zona <strong>Conforti</strong> aveva già consacrato<br />

nel 1906, per delega di Magani, la chiesa di Lozzola (DALL’AGLIO, Diocesi, 574).<br />

53 DALL’AGLIO, Diocesi, 769-770.<br />

54 L’Eco 1915, 224 e DALL’AGLIO, Diocesi, 212. Baganzola è nella media pianura, pochi<br />

chilometri a nord di Parma, allora in comune di Castelnuovo, ora appartenente al territorio<br />

comunale del capoluogo.<br />

55 Cfr. più fonti: L’Eco 1922, 174; FCT 4, 421; DALL’AGLIO, Diocesi, 1043. Non sono<br />

riuscito a individuare la nuova chiesa da benedire “per la quale si stanno facendo grandi<br />

preparativi … sopra gli alti monti del bercetese” secondo quanto scriveva <strong>Conforti</strong> a Manna<br />

(cfr. FCT 4, 337): la celebrazione doveva avvenire il 16 agosto 1921. Ma, dopo un attento<br />

controllo in DALL’AGLIO, nessuna chiesa parrocchiale e nessun oratorio del vicariato di<br />

Berceto fu benedetto in quel giorno, mentre la benedizione dell’oratorio sul passo della<br />

Cisa avvenne il 16 luglio 1922 (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 1078-1079). Dal “diario vescovile”<br />

pubblicato in L’Eco 1921, 202, si apprende che dal 5 al 18 agosto di quell’anno <strong>Conforti</strong> “si<br />

è recato per cura alla stagione balneare di S. Andrea di Medesano”: il che non esclude che, via<br />

treno, si possa essere spostato in una frazione del bercetese per una celebrazione.<br />

56 L’Eco 1925, 313 e DALL’AGLIO, Diocesi, 819: il nuovo parroco era don Giuseppe Baldisserri.<br />

Le decorazioni interne della chiesa, e il suo stile che potremmo definire “neo-romanico<br />

francese”, mostrano agevolmente gli interventi degli anni 1920-1925.<br />

57 L’Eco 1925, 361 e DALL’AGLIO, Diocesi, 587.<br />

58 L’Eco 1925, 361 e DALL’AGLIO, Diocesi, 215: dobbiamo sospettare che serpeggiasse una<br />

sorta di gara tra Baganzola e Baganzolino anche nella sistemazione delle rispettive chiese<br />

parrocchiali?


464 Capitolo ottavo<br />

L’anno successivo, 1926, consacrava un’altra chiesa che aveva subito il terremoto<br />

di sei anni prima, Vaestano, sulla riva sinistra dell’Enza 59 , e in occasione<br />

della visita pastorale benediva la prima pietra della nuova chiesa di Carpaneto<br />

di Cereto (o Cerreto) in comune di Tizzano Val Parma, che fu poi consacrata<br />

nel 1928 60 . Nel 1927 fu consacrata la nuova chiesa parrocchiale di Pellegrino<br />

Parmense, nell’alta collina sopra Salsomaggiore, la cui prima pietra era stata<br />

posata nel settembre 1915 61 e la chiesa di Lodrignano sulle pendici della Val<br />

d’Enza, a 500 metri di quota 62 .<br />

Nel 1928 <strong>Conforti</strong> consacrava la nuova chiesa di Marzolara di Calestano,<br />

sul torrente Baganza 63 e quella dell’importante borgo di Medesano sulle prime<br />

colline della val di Taro 64 , oltre a quella di Carpaneto già sopra citata. Nel<br />

1929 consacrava la nuova chiesa di Traversetolo, nelle colline tra il Parma e<br />

l’Enza 65 . Altre tre chiese furono benedette in quell’anno 66 , ma il vescovo aveva<br />

inviato un suo rappresentante. Erano i segni di una stanchezza fisica che<br />

mostrava uno stato di salute sempre più precario. <strong>Conforti</strong>, peraltro, continuava<br />

a sostenere questi interventi di rifacimento e restauro, come nel caso<br />

del piccolo paese di Isola di Tizzano: diede incarico di ricostruire la chiesa nel<br />

59 L’Eco 1926, 143 e DALL’AGLIO, Diocesi, 1070. La chiesa si trova più in basso e isolata<br />

rispetto al vecchio paese. Nel vicino cimitero chi scrive ha visto la tomba di don Bartolomeo<br />

Racasi, “nominato arciprete di Vaestano dall’1-2-1906” ventisettenne (era del 1879 e fu<br />

ordinato nel 1905) e defunto nel 1976 : mi sono domandato se fosse ancora arciprete fino a<br />

97 anni, certo a Vaestano vide guerra, terremoto, ricostruzione...<br />

60 DALL’AGLIO, Diocesi, 312.<br />

61 L’Eco 1927, 158; L’Eco 1915, 224; DALL’AGLIO, Diocesi, 745; FCT 28, 37 (diario Con-<br />

forti) e 524-527.<br />

62 L’Eco 1927, 158; DALL’AGLIO, Diocesi, 572; FCT 28, 37, ove, secondo il diario di <strong>Conforti</strong>,<br />

è detto “ricostruita”, forse perché anch’essa fu danneggiata dal terremoto (Dall’Aglio<br />

afferma che la chiesa attuale fu costruita “dopo il 1920”).<br />

63 L’Eco 1928, 105: 17 giugno 1928; DALL’AGLIO, Diocesi, 632-633; FCT 37, 60 (diario<br />

<strong>Conforti</strong>).<br />

64 L’Eco 1928, 170: la chiesa fu consacrata il 2 settembre 1929. Il progetto era stato redatto<br />

nel lontano 1903 (P. BONARDI, Parma 1903: città e diocesi senza G. M. <strong>Conforti</strong>, cit., 120 e<br />

nota 305) ma la costruzione era iniziata solo nel 1913 (L’Eco 1913, 146). Per tutte le vicende<br />

della chiesa vedi DALL’AGLIO, Diocesi, 640-641. Si veda anche la richiesta di un sussidio al<br />

papa, addirittura nel 1909 (cfr. FCT 16, 454-457).<br />

65 L’Eco 1929, 172 e DALL’AGLIO, Diocesi, 1051.<br />

66 Erano: la nuova parrocchiale di Lalatta, paese natale del card. Ferrari (cfr. L’Eco 1929,<br />

74; DALL’AGLIO, Diocesi, 556), quella di Pratopiano, già comprendente la frazione di Lalatta<br />

(cfr. L’Eco 1929, 207; DALL’AGLIO, Diocesi, 771-772), entrambe in comune di Palanzano in<br />

alta Val d’Enza; e la chiesa di Valcieca, sempre nello stesso vicariato, danneggiata dal terremoto<br />

del 1920 (cfr. L’Eco 1928, 40; DALL’AGLIO, Diocesi, 1082).


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

465<br />

giugno 1929 67 , e l’edificio fu benedetto già l’anno successivo 68 . Egli celebrava<br />

infine la consacrazione della chiesa di Corniana in comune di Terenzo, a 500<br />

metri di quota, il 1° ottobre 1931, poco più di un mese prima della morte 69 .<br />

In quegli ultimi anni di episcopato fu anche costruita ex novo la chiesa parrocchiale<br />

di San Leonardo in Parma: un tempo paese autonomo, ormai era stato<br />

assorbito dall’espansione edilizia del capoluogo e la piccola chiesa originaria<br />

non era più sufficiente 70 .<br />

Come si vede, una parte di queste cerimonie, segno della conclusione dei<br />

lavori, si riferiva alle chiese colpite dal terremoto del 1920, ed è ragionevole<br />

pensare che un decennio fosse sufficiente ai parroci e alla popolazione per<br />

raccogliere risorse adeguate ai necessari restauri. Ma altre chiese erano state<br />

risistemate indipendentemente dal terremoto, e in qualche caso si arriva negli<br />

anni 1925-1930 al compimento di progetti iniziati molti anni prima. Si può<br />

ipotizzare che la maggior stabilità portata dal regime fascista, a costo peraltro<br />

del soffocamento della vita democratica, agevolasse il lavoro e la raccolta delle<br />

offerte. Le stesse amministrazioni locali in diversi casi erano, prima della guerra,<br />

in mano ai partiti anticlericali e quindi probabilmente, se non ostacolavano,<br />

perlomeno non collaboravano molto, mentre, passate in mano ai fascisti<br />

negli anni ’20, mostravano grande benevolenza verso queste iniziative, che<br />

rafforzavano l’immagine di un partito che si voleva ricollegare alla tradizione<br />

cattolica 71 . Questo avviene anche prima del 1929, come si evidenzia dalle date<br />

di consacrazione 72 .<br />

67 FCT 28, 598 e 608.<br />

68 L’Eco 1930, 161 e DALL’AGLIO, Diocesi, 555.<br />

69 L’Eco 1931, 169 e DALL’AGLIO, Diocesi, 423: immagini fotografiche in Per la Val Bagan-<br />

za (1998), 161-162.<br />

70 DALL’AGLIO, Diocesi, 146: la chiesa fu poi consacrata dal successore del <strong>Conforti</strong>, mons.<br />

Evasio Colli.<br />

71 Abbiamo notizie di contributi pubblici, statali o comunali, per le chiese di Rigoso e<br />

di Medesano: vedi note qui sopra. Per fare un esempio, che probabilmente potrebbe essere<br />

ritrovato in molti altri casi, nel 1909 il comune di Tizzano Val Parma aveva stabilito di<br />

non dover più occuparsi dell’alloggio dei tre parroci di Rusino, Isola e Carobbio, perché le<br />

canoniche, la cui manutenzione era di competenza della municipalità, non esistevano più<br />

(almeno quella di Carobbio era stata rovinata dalla celebre frana del 1855). La giunta provinciale<br />

amministrativa aveva dato torto al comune, obbligandolo a provvedere all’alloggio<br />

dei tre parroci (cfr. L’Eco 1909, 265-269). Nel 1928, il podestà di Tizzano chiede al vescovo<br />

di risolvere l’anomalia del parroco della frazione sede municipale che non risiede in paese ab<br />

immemorabili. <strong>Conforti</strong> fa trasferire la canonica in paese e poi manda un altro parroco (cfr.<br />

FCT 28, 554-555, 563 e 569-570). Come cambiano i tempi…<br />

72 Aggiungiamo tra le notizie un intervento di <strong>Conforti</strong> per un’altra piccola parrocchia<br />

del monchiese. Nel marzo 1927 a Valditacca la parrocchia aveva ricevuto un’eredità che


466 Capitolo ottavo<br />

Il punto della situazione nello sguardo del vescovo:<br />

la “Relatio ad Limina” del 1926<br />

Nel pieno di questa evoluzione della vita pastorale a Parma, <strong>Conforti</strong> ebbe<br />

l’occasione di fare il punto della situazione nella Relatio che accompagnava<br />

la visita ad limina apostolorum dell’anno 1926. <strong>Conforti</strong> consegnava la sua<br />

relazione dattiloscritta il 18 ottobre di quell’anno alla Congregazione concistoriale,<br />

il dicastero pontificio incaricato di questa periodica verifica dello<br />

stato delle diocesi 73 . Il dattiloscritto, redatto in latino secondo il questionario<br />

si voleva impiegare per un “salone per la gioventù di Valditacca”. <strong>Conforti</strong> scriveva il suo<br />

parere, cioè che questa somma “venga impiegata nel piano della Chiesa Parrocchiale”, anche<br />

perché “non so quando potrà essere destinato colassù un sacerdote” (cfr. FCT 28, 509). La<br />

chiesa attuale porta sopra l’entrata la data 1910, con ogni probabilità anno in cui avvennero<br />

alcuni restauri (cfr. DALL’AGLIO, Diocesi, 1083), ma mi sembra che affreschi e decorazioni<br />

dell’interno siano più recenti. Accanto alla chiesa e a un edificio ricordato come casa natale<br />

di un sacerdote parroco a Parma e “padre dei poveri”, una costruzione con bifore neogotiche<br />

e simboli eucaristici e mariani è forse il “salone per la gioventù”.<br />

73 ASV, Congr. Concistoriale, Relationes Dioecesium, f. 606: <strong>Conforti</strong> al card. Gaetano De<br />

Lai, prefetto della Congregazione concistoriale, 18 ottobre 1926: inedita. Una breve citazione,<br />

tradotta in italiano dalla copia conservata nell’Archivio storico diocesano di Parma, è<br />

pubblicata in E. DALL’OLIO, <strong>Conforti</strong> con il suo clero, in A Parma e nel mondo, cit., 349. Dal<br />

settembre 2006 è stata resa accessibile alla consultazione degli studiosi la documentazione<br />

relativa al pontificato di Pio XI. Per questo ho potuto esaminare le relationes collocate nell’archivio<br />

della Congregazione concistoriale. La prima di esse è proprio quella del 1926. Essa<br />

non è stata esaminata dal Teodori, proprio perché inaccessibile all’epoca delle sue ricerche. Si<br />

noti che dall’ultima relatio del vescovo Miotti, datata al 1888, e questa del 1926, non sono<br />

finora state reperite altre relazioni, quindi tutte quelle dell’episcopato di Magani e i primi<br />

vent’anni del periodo di <strong>Conforti</strong> (cfr. MANFREDI, Vescovi, 22-23). In linea teorica, <strong>Conforti</strong><br />

avrebbe dovuto inviare relazioni negli anni 1911, 1916, 1921. Della prima si ha solo una<br />

richiesta di rinvio, sempre nella stessa busta 606. <strong>Conforti</strong> scriveva a De Lai, segretario della<br />

Concistoriale, il 21 ottobre 1911: “Per non recare nuovamente disturbo a V. E. riparo colla<br />

presente ad una involontaria ommissione commessa, l’altro giorno, nella privata udienza che<br />

si degnava concedermi. Venuto a Roma per la visita ad limina, dovrei presentare la relazione<br />

canonica della mia Diocesi, ma per ragioni diverse non mi trovo ora in grado di soddisfare<br />

convenientemente a questo mio obbligo. Da tre anni e mezzo ho preso di fatto le redini del<br />

governo diocesano. Nel primo anno, stante lo sciopero generale della Provincia Parmense, al<br />

quale tenne dietro per più mesi la nota rivoluzione incitata dal socialismo sindacalista, non ho<br />

potuto intrapprendere (sic) la Sacra Visita. Ho dovuto tardare alla fine del 908, per cui non ho<br />

ancora potuto ultimare questo compito importantissimo del ministero episcopale; compito<br />

che riesce non poco faticoso per la Diocesi di Parma, che conta oltre 300 Parrocchie, molte<br />

delle quali su gli alti monti. Prego quindi V. E. a volermi concedere una dilazione per la consegna<br />

della prescritta relazione, che mi farò dovere di rimettere a codesta Sacra Congregazione,<br />

entro il prossimo venturo anno, in cui spero di ultimare la Sacra Visita Pastorale. Allora mi<br />

troverò in grado di rispondere in modo esauriente e preciso ai quesiti proposti” (inedita: cfr.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

467<br />

predisposto dalla Congregazione, per la gran parte è uno scarno riferimento<br />

all’adempimento in diocesi delle norme del recente codice e una raccolta<br />

di dati numerici ed economici 74 . Quando si tratta dei doveri dei parroci e<br />

del clero in genere, <strong>Conforti</strong> utilizza frequentemente l’avverbio “generatim”,<br />

generalmente, per significare l’adesione alle norme canoniche di… quasi tutti<br />

i sacerdoti 75 . Forse sono, paradossalmente, i vicari foranei a non dare sempre<br />

il buon esempio nel fedele adempimento dei loro compiti 76 . C’è però qualche<br />

eccezione a questa sostanziale obbedienza, che <strong>Conforti</strong> afferma di punire 77 .<br />

Il clero, oltre che “generalmente” obbediente e impegnato, non ha tracce di<br />

modernismo 78 . Il vescovo però non omette di segnalare i dodici sacerdoti che<br />

hanno lasciato il ministero, in particolare all’epoca del modernismo 79 . I reli-<br />

FCT 18, 611-612 e 614-617). Ma tale relazione non è presente. Così neppure le successive<br />

del 1916 e 1921. Nell’indice di ASV, Congr. Concistoriale, Visita apostolica, che raccoglie la<br />

documentazione delle visite a tutte le diocesi d’<strong>Italia</strong> volute da Pio X e condotte sotto il controllo<br />

di De Lai, si dice che nel riordino si sono trovate diverse relationes di quegli anni, che<br />

sono state ricollocate nella documentazione della Congregazione del concilio se redatte fino al<br />

1909, e in quella della Concistoriale se successive. Ma per quanto riguarda Parma, nulla finora<br />

è stato ritrovato. Questa Relatio del 1926 è, dunque, un documento unico.<br />

74 ASV, Congr. Concistoriale, Relationes Dioecesium, f. 606: “Relatio de statu dioecesis<br />

Parmensis facta anno 1926, ad normam codicis juris canonici, can. 340”. Si tratta di un<br />

dattiloscritto di 16 fogli scritti solo nel recto. I fogli non sono singolarmente numerati. Citeremo<br />

qui i numeri del questionario che ordinano la Relatio stessa.<br />

75 N. 7: “Servantur generatim praescripta can. 1523 et 1527 circa modum administrationis<br />

et confectionem librorum accepti et expensi…”. N. 19: osservanza delle leggi liturgiche.<br />

N. 23: custodia delle chiese dai furti e custodia dell’Eucaristia. N. 47: partecipazione<br />

alle “congregazioni dei casi” e norme sull’abito ecclesiastico. N. 49: “Clerus, generatim,<br />

(excepitione aliqua rarissima facta) obedientiam et reverentiam erga Ordinarium praestat:<br />

item filiali affectu et veneratione Romanum Pontificem prosequitur, Eique et Sanctae Sedis<br />

arctissimo vinculo adhaeret”. N. 50: “Clerus, ut plurimum, mansiones et officia, quibus ab<br />

Ordinario destinatur, submisse acceptat, et muneri suo, majori vel minori diligentia, satisfacit”.<br />

Nn. 69-75 sui doveri amministrativi e pastorali parrocchiali.<br />

76 N. 63: “Non omnes Vicarii foranei diligenter adimplent ea omnia, quae canones 447<br />

et 449 praescribunt”.<br />

77 N. 9, sulle norme di vendita, permuta, locazione: “Qui dictas normas non observant,<br />

pro rerum adjunctis, redarguuntur vel etiam puniuntur”. N. 47: “Circa cohabitationem cum<br />

mulieribus … qui, quandoque, hanc legem transgressi sunt ab Ordinario, etiam poenarum<br />

canonicarum comminatione, a frequentatione vel retentione mulierum prohibiti fuerunt”.<br />

Si veda nello stesso numero la questione dell’abito ecclesiastico.<br />

78 N. 16: “Lues Theosophismi et Modernismi, qua aliqui (perpauci tamen) etiam a Clero<br />

praeteritis annis infecti fuerunt, nullo modo nunc Dioecesim infestat. Item perpauci sunt (et<br />

ii ex coetu nobili) qui actionibus spiriticis adsunt”.<br />

79 Nn. 52-53: “Deplorare coarctor duodecim huius dioecesis Sacerdotes, luctuosissimis<br />

praesertim diebus quibus maxima flagrabat Modernismus, ab ordine Cleri defecisse et ad


468 Capitolo ottavo<br />

giosi sono invece sempre considerati esemplari nell’osservanza delle regole e<br />

della vita a loro prescritta 80 . Le chiese sono sufficienti, spesso importanti dal<br />

punto di vista artistico, e anche quelle più malconce stanno vivendo un’epoca<br />

di restauri 81 . Per quanto riguarda il seminario, <strong>Conforti</strong> annuncia i suoi<br />

due sogni, che spera di poter vedere realizzati prima della propria morte: una<br />

nuova villeggiatura e un capiente seminario minore. I numeri dei seminaristi<br />

sono, finalmente, in crescita 82<br />

Ma nell’andamento burocratico di gran parte della Relatio emerge, anzitutto<br />

al capitolo III, De fide et cultu divino, la lettura pastorale di <strong>Conforti</strong>, nelle<br />

espressioni che qui traduciamo 83 :<br />

C’è davvero da addolorarsi nel constatare che in quasi tutta la Diocesi la fede languisce<br />

e ben poco si conoscono le verità della fede. Le cause di tale languore sono da<br />

attribuirsi al Laicismo che ha dominato per molti anni nelle scuole pubbliche, ed al<br />

Socialismo che da venticinque anni a questa parte ha dichiarato guerra alla religione.<br />

Tuttavia ci sono anche molte famiglie davvero cristiane, le quali hanno conservato<br />

intatta l’eredità cristiana tramandata loro dai padri; anzi, da un po’ di tempo, si<br />

riscontra nel popolo un ritorno al senso di Dio, e persino molti che, dopo essersi<br />

sviati dalla verità, sono ritornati ad essa in seno alla chiesa.<br />

In queste poche righe vediamo alcuni elementi ricorrenti nel punto di<br />

vista pastorale di <strong>Conforti</strong>. Anzitutto bisogna ammettere che la fede langue<br />

desideria saecularia transiisse. Nihil autem, hactenus, conatus plurimi directe et indirecte<br />

acti ut ipsi resipiscerent, profuerunt, unde miserrimi incepta sequuntur. Degradatione dempta,<br />

prout officium meum et circumstantiarum gravitas id postulavit, poenas omnes vindicativas<br />

a can. 2298 recensitas, in pluribus casibus occasionem applicandi habui. Ut plurimum,<br />

ipsae poenae plus minusve fructus salutares tulerunt. Duo tantum sacerdotes, unus canonice<br />

Paroecia destitutus, alius eadem poena territus, ex hoc occasionem arripuerunt, ut habitum<br />

ecclesiasticum dimitterent…”.<br />

80 N. 77 (visita quinquennale del vescovo: “Numquam aliquid, contra statuta, adnotatu<br />

dignum in eis reperi”); n. 78 (vita comune e buona fama); n. 81: “Nullum cum Religiosis<br />

offendiculum habeo in meae jurisdictionis exercitio”; n. 83: osservanza delle norme canoniche<br />

e impegno delle congregazioni femminili di vita attiva.<br />

81 N. 21: “Non desunt quidem in Dioecesi ecclesiae quaedam vere egentes et squalidae;<br />

attamen aliquot abhinc annis Clero Curato studium et cura est eas reficiendi et supellectili<br />

sufficienti instruendi”.<br />

82 Nn. 40-44.<br />

83 “Flendum sane quod in tota fere Dioecesi fides languit et fidei veritates parum noscantur.<br />

Huius languoris causa fuerunt Laycismus, qui in publicis scholis multos annos imperavit,<br />

et Socialismus, qui viginti et amplius annos bellum Religioni indixit. Adsunt tamen familiae<br />

plurimae vere christianae, quae fidem a patribus traditam integram servaverunt; immo nonnullis<br />

ab hinc annis religionis sensus in corde populi excitatus est, ita ut multi ex illis, qui a via<br />

veritatis discesserant, ad ecclesiam redierunt”.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

469<br />

e soprattutto la conoscenza delle verità di fede. Cause ne sono state il laicismo<br />

e il socialismo. Però non mancano famiglie legate alla fede tradizionale.<br />

E soprattutto, da alcuni anni sembra che la fede sia tornata “nel cuore della<br />

popolazione”, tanto che “molti” di coloro che avevano lasciato la fede, stanno<br />

tornando alla chiesa. <strong>Conforti</strong> non cita mai il regime fascista, anche se<br />

riconosce che alcune scelte legislative stanno forse riportando la fede tra il<br />

popolo.<br />

Nel capitolo IX della Relatio, dedicato al “popolo fedele”, il vescovo torna<br />

sui medesimi temi, sviluppandoli. La fede più debole porta a un rilassamento<br />

dei comportamenti morali 84 . Si è diffuso quel che, anche in alcune sue omelie<br />

e lettere pastorali, egli chiama “neomaltusianesimo” 85 . Una grave “calamità”<br />

è poi il suicidio: anche questo è un tema ricorrente nel magistero episcopale<br />

confortiano 86 .<br />

Il vescovo, che accusa di queste deviazioni la stampa cattiva 87 , tenta anche,<br />

pur ammettendo la difficoltà del calcolo, una valutazione dell’adempimento<br />

dell’obbligo della comunione pasquale: in città, il 5% degli uomini adulti e<br />

il 50% delle donne; in campagna, il 30% degli uomini e l’80% delle donne.<br />

In città e in pianura solo il 50% delle famiglie chiede l’unzione degli infermi<br />

per i malati, “in Paroeciis montanis res alio se habet”. Però sono rari i casi di<br />

funerali e matrimoni civili 88 .<br />

84 N. 84: “Languescente fide apud maximam populi partem et decrescente frequentatione<br />

sacramentorum atque cultu christianae pietatis, mores quoque ad mollitiem dilapsi sunt.<br />

Quamvis autem adsint in civitate et in pagis honestae familiae, apud quas morum perversitas<br />

non invaluit, plurimae quidem pessimae corruptioni indulserunt”.<br />

85 N. 84: “Apud plurimas familias defecit parentum in filios vigilantia, interdum etiam rectum<br />

de honesto et turpi judicium. Neo-Malthusianismus, qui ante bellum proprium videbatur<br />

multarum familiarum excultarum atque locupletiorum, in populum quoque coepit diffundi,<br />

quamvis non ita ut in ordine nobiliori”.<br />

86 Nn. 85-86: “Una ex calamitatibus, quae magis in dies ingravescit, suicidium est, victimas<br />

plures metens inter quoque homines religionis ritus frequentantes, qui tamen non<br />

recedunt ab hoc horrendo crimine, quamvis sciant futurum esse se ecclesiastica sepultura<br />

privari”.<br />

87 N. 84; a questa si contrappongono i periodici cattolici, elencati al n. 96. Inoltre a<br />

Parma la massoneria ha avuto un ruolo determinante, secondo <strong>Conforti</strong>: “Massonica secta,<br />

multo tempore ante, Parmae plurimum adversus religionem laboravit et omnia publica<br />

negotia in manu sua redegit. Quando ipsa, sine molestia, agere poterat, tres sedes publice<br />

apertas habebat. Numquam contra eam Ecclesia efficaciter agere potuit, quamvis illam<br />

impugnaret libris et libellis, et eius turpitudinem praedicatione divulgaret”. N. 97, in cui<br />

<strong>Conforti</strong>, sempre secondo le indicazioni romane, mette insieme presenza di sette massoniche<br />

e di case di tolleranza…<br />

88 Nn. 85-86.


470 Capitolo ottavo<br />

La grande sfida, però, è quella dell’educazione cristiana dei bambini 89 .<br />

Prima ancora di descrivere l’impegno per la catechesi parrocchiale, <strong>Conforti</strong><br />

analizza la questione dell’insegnamento religioso nella scuola. In passato,<br />

nonostante gli sforzi, non si era riusciti ad ottenere che l’insegnamento della<br />

religione si diffondesse nelle scuole pubbliche 90 . Ora il regime impone l’insegnamento<br />

nelle scuole, ma i maestri che si sentono di compiere questa opera<br />

sono pochi, i libri mancano e i programmi governativi sono limitati 91 . La scelta<br />

“strategica” allora è l’istituzione di appositi corsi nelle scuole magistrali, sia<br />

statali che del Collegio delle figlie della Croce, oltre che la prosecuzione della<br />

Scuola di religione ormai pluridecennale. Il catechismo parrocchiale è promosso<br />

dall’apposita commissione, benché il problema maggiore sia l’assenza<br />

troppo frequente di molti bambini. <strong>Conforti</strong> in questo contesto loda il lavoro<br />

educativo dei salesiani, degli stimmatini, dei fratelli delle scuole cristiane e<br />

degli ordini femminili.<br />

Un accenno minimo, anche a motivo della struttura del questionario, è<br />

dedicato all’associazionismo, e le forme recenti di Azione cattolica sono elencate<br />

con le tradizionali confraternite e pie associazioni 92 .<br />

Val la pena riportare per intero il “Judicium syntheticum Ordinarii circa<br />

Dioecesis statum”, che si riprende in nota e qui si traduce in una nostra versione<br />

93 :<br />

89 Si veda il paragrafo corrispondente ai numeri 88-90.<br />

90 “Schola autem publica, ante leges hodiernas, nihil fere, in hac dioecesi, hac super re<br />

tuli et, non obstantibus petitionibus saepius factis, nihil consequi potuerunt catholici neque<br />

a scholastica neque a municipali auctoritate”. In occasione delle elezioni amministrative del<br />

1899, la Gazzetta di Parma già accusava la giunta del sindaco Giovanni Mariotti, appoggiata<br />

dai partiti di sinistra, di assumere solo “maestri facenti aperta professione di fede e propaganda<br />

di socialismo” e “maestre libere pensatrici” (cfr. Luisella BRUNAZZI MENONI, Inquietudini<br />

di fine secolo a Parma nel 1899, in Parma negli anni 4, Parma 2000, 67.<br />

91 “Nunc vero, christianae doctrinae institutione in scholis publicis reintroducta, magistri<br />

qui schola uti velint ad bonum promovendum, magna facilitate gaudent. Tales autem magistri<br />

perpauci sunt; maxima enim eorum pars numquam, animo et mente, se ad hoc paravit.<br />

Hisce si addatur et civili programmatis angustia et textuus scholasticorum defectus, conspici<br />

poterit quantum remoti simus ab absolutione summi huius negotii”.<br />

92 Nn. 92-93. Sulle confraternite val la pena sottolineare il cenno che <strong>Conforti</strong> fa alla loro<br />

soppressione: “Sunt Parmae plurimae confraternitates quarum Ecclesiae et bona, anno 1912,<br />

in favorem Congregationis Municipalis Caritatis transformata sunt. Nunc quaedam ex illis<br />

miseram vitam ducunt; quaedam autem velut mortuae habendae sunt”.<br />

93 N. 100 “Dioecesis Parmae, postremis hisce temporibus, uti alia quaeque, difficultates<br />

permultas passa est, quae multum conditionibus religiosis et moralibus obfuerunt. Liberalismus,<br />

primum, (qui per sectas massonicas in scholis dominatus est et in publicis officiis<br />

et administrationibus), bellum per plures annos Religioni Christianae intulit, atque patrimonium,<br />

quod pietas majorum ingens congesserat eo consilio ut Religioni ac Ecclesiae pro-


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

471<br />

In questi ultimi tempi, la Diocesi di Parma, come altre del resto, ha dovuto superare<br />

numerose diffi coltà che hanno ostacolato notevolmente la religione e la morale. Prima<br />

di tutto il Liberalismo, che, aiutato dalla massoneria, ha lavorato nella scuola e nell’amministrazione<br />

pubblica; Liberalismo che, per molti anni, ha dichiarato guerra a quel<br />

Patrimonio cristiano che la devozione dei nostri Padri nella fede aveva accumulato al fi ne<br />

di agevolare la Chiesa e la Religione: tale impoverimento della Chiesa fi nì per aiutare<br />

istituzioni puramente civili. In secondo luogo dobbiamo nominare il Socialismo, che si<br />

è mostrato apertamente empio e settario; quel Socialismo che ha allontanato il popolo<br />

dalla Religione, ivi compresa la violenza così detta delle “organizzazioni”, di cui arrivava<br />

a servirsi per privare del pane stesso coloro che avessero voluto appartenere alla Chiesa.<br />

La conseguenza, purtroppo vera, è stata che la fede di molti si è illanguidita, e nel popolo<br />

di Dio è venuto meno il senso cristiano della vita; la stima e l’amore per i Sacerdoti è<br />

diminuito, l’immoralità è cresciuta, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono<br />

calate, al punto che la diocesi, oggi, soffre di una scarsità di operai per la Vigna, forse<br />

mai sofferta prima.<br />

Ora però si può sperare che, una volta riammesso l’insegnamento del catechismo<br />

nella scuola e, in più, realizzato un lodevole rispetto per la Religione da parte di tutti,<br />

stiano arrivando tempi migliori. I motivi che alimentano tale speranza sono: il popolo<br />

che interviene volentieri nelle manifestazioni Religiose, una maggior frequenza ai<br />

Sacramenti insieme al rifi orire del senso religioso di una volta e da parte di tutta la<br />

società, la quale fi nalmente, stanca di tante rovine seminate dall’ateismo, incomincia<br />

ad essere sitibonda della Verità e di Dio.<br />

E se, oltre a tutto ciò, verrà data piena libertà alla Chiesa, per tutto quanto si riferisce<br />

al suo operare sociale ed all’annunciare il suo messaggio di cui ha diritto, e se i<br />

sacerdoti saranno divorati dall’amore per la casa di Dio, e, se a loro volta saranno aiutati<br />

dall’apostolato dei laici, allora grande davvero sarà il progresso verso un mondo<br />

migliore, a maggior gloria di Dio.<br />

desset, depauperando Ecclesiam ad laicos fines devolvit. Socialismus deinde (qui se aperte<br />

impium et sectarium prodidit) populum ab actibus religionis dimovit, vi ipsa non omissa et<br />

societatibus adhibitis, vulgo organizzazioni, quibus utebatur, ut ipso pane eos privaret, qui<br />

Ecclesiae adherere vellent. Consequens fuit (heu nimium verum) quod caritas multorum<br />

friguit atque sensus Christi in populi corde defecit. Clerus vero in publica aestimatione<br />

imminutus fuit; mores insuper depravati; vocationum religiosarum deficientia foedum in<br />

morem augmentata, eo ut Dioecesis immanem nunc paucitatem operariorum lamentatur,<br />

qualis forsan nunquam (sic) fuit. Nunc vero in spem adduci potest ut, majori concessa<br />

manifestationibus religiosis libertate, catechismo in scholis restaurato, ob laudabilem insuper<br />

observantiam Religioni iterum habitam ab omni ordine civium, tempora feliciora evadant.<br />

Huius autem spei argumentum sunt: renovatus et spontaneus populi interventum<br />

in Fidei manifestationibus, magis frequens Sacramentorum receptio, ad pristinum sensus<br />

religiosi reflorescentia in omni societatis gradu, quae tandem, post tot ruinas ab atheismo<br />

acervatas, veritatem sitire Deumque quaerere incipit. Quod si, insuper, Ecclesiae vera libertas<br />

dabitur, quae ei de jure in suae socialis actionis explicatione spectat, et Clerum zelus domus Dei<br />

comederit, ex favorabilibus hisce circumstantiis atque ex fideli apostolatus exercitio, magnus<br />

sane profectus fiet ad majorem Dei gloriam”.


472 Capitolo ottavo<br />

Nel 1926 lo sguardo di <strong>Conforti</strong> verso la sua diocesi è quindi segnato dalla<br />

speranza. Il liberalismo massonico e il socialismo hanno causato gravi danni.<br />

Soprattutto i movimenti socialisti, a causa della propaganda apertamente ateistica<br />

e della pressione delle leghe rosse, ha raffreddato la religiosità nel cuore<br />

dei parmigiani. I costumi sono decaduti e le vocazioni si sono pericolosamente<br />

contratte, come forse mai era avvenuto in passato. Ma da alcuni anni la<br />

libertà religiosa è maggiormente tutelata, l’insegnamento del catechismo nelle<br />

scuole è stato garantito. Sta riprendendo la pratica dei sacramenti, e l’istruzione<br />

religiosa si sta di nuovo diffondendo. E <strong>Conforti</strong> osserva una rinnovata<br />

“sete” di Dio e della verità. E si augura che sia data un’effettiva libertà alla<br />

chiesa, auspicio che si tradurrà da lì a pochi anni nel concordato.<br />

La lettura soggiacente a questa visione ottimistica è legata ancora a quel che<br />

si potrebbe definire “cristianità”. Il popolo parmigiano, come quello di tutta<br />

<strong>Italia</strong>, è evangelizzato, è cristiano, nel suo fondo. Non è, insomma, come il<br />

popolo cinese. La fede diminuisce solo se diminuisce la conoscenza religiosa,<br />

o se altre forze di pressione, come quelle messe in atto dai socialisti, tengono<br />

lontana la gente dalle prediche e dai sacramenti. Quando potrà essere svolto<br />

completamente l’impegno di catechesi, e quando lo stato garantirà la piena<br />

professione pubblica della fede, la vita cristiana non potrà altro che riprendere<br />

come in passato 94 .<br />

La lettura di <strong>Conforti</strong> non mancava di fondamento. Si pensi soltanto<br />

all’azione non solo politica o ideologica, ma anche fisica delle leghe di sinistra<br />

contro la pratica religiosa, in atto dal 1900 circa 95 . Ma a distanza di ottant’anni<br />

possiamo dire che <strong>Conforti</strong> non riusciva a vedere che l’ambiente culturale<br />

stava dando segni di un cambiamento profondo. Nessuno, in quel tempo, lo<br />

poteva vedere: i primi che iniziarono a parlare di aree europee di antica cristianità<br />

come “terre di missione” furono dei lungimiranti sacerdoti francesi,<br />

vent’anni più tardi rispetto alla relazione che abbiamo riferito. A Parma, nella<br />

“rossa” Emilia, ancora mediamente la metà degli adulti festeggiava la Pasqua,<br />

e solo vent’anni prima, all’inizio del Novecento, alla confessione e comunione<br />

pasquale erano pochi gli assenti. Si poteva pensare, dunque, che tolti i coefficienti<br />

esterni (massoneria, socialismo, ignoranza religiosa) si sarebbe tornati ai<br />

comportamenti che si immaginavano propri di lunghi secoli precedenti.<br />

Non sarebbe stato così; ma non si può dire che <strong>Conforti</strong>, a partire dagli<br />

elementi di cui allora disponeva, non abbia individuato con chiarezza alcuni<br />

nodi e non abbia tentato di intervenire con capacità progettuale e costanza di<br />

realizzazione.<br />

94 Mi si permetta di rimandare a MANFREDI, Vescovi, 627-631.<br />

95 MANFREDI, Vescovi, 641-649.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

La congregazione saveriana<br />

473<br />

Le vocazioni continuavano a crescere, la casa di Vicenza funzionava a pieno<br />

regime. Dall’inizio del 1924 si hanno le prime notizie di trattative per la<br />

fondazione di una nuova scuola apostolica in un altro serbatoio di vocazioni,<br />

le Marche 96 . Così <strong>Conforti</strong> scriveva a Calza:<br />

Anche a Vicenza abbiamo una messe relativamente promettente ed ora si stanno<br />

facendo pratiche per la fondazione di una nuova casa a Jesi nelle Marche. Un buon<br />

Sacerdote di colà ci ha profferto in posizione amena una bella palazzina di sua proprietà<br />

con terreno circostante a cui aggiunge un capitale di lire 100.000 inalienabile<br />

a vantaggio dell’Istituto, più 50.000 lire per l’uffi ciatura di una cappella dedicata alla<br />

Madonna del Soccorso attigua alla palazzina in parola. Si stanno ultimando le pratiche.<br />

Per quest’anno però ed anche pel venturo non si potrà inaugurare la nuova casa<br />

apostolica 97 .<br />

In effetti un sacerdote marchigiano, don Costantino Bramati, rettore del<br />

piccolo santuario della Madonna del Soccorso a Poggio San Marcello (Ancona),<br />

in diocesi di Jesi, benestante, era zio del priore di Subiaco, p. Benedetto Bramati.<br />

Volendo affidare il santuario a una istituzione religiosa che continuasse<br />

e alimentasse l’attività del santuario a cui aveva dedicato il suo ministero, don<br />

Bramati, probabilmente tramite il nipote benedettino e don Giuseppe Parma,<br />

l’amico già più volte citato di <strong>Conforti</strong> che solo un anno prima si era ritirato a<br />

Subiaco 98 , si era messo in contatto con il fondatore dei saveriani 99 . Dopo una<br />

breve gestione di p. Eugenio Pelerzi (1925-1926), la nuova casa fu guidata da p.<br />

Amatore Dagnino, richiamato dalla Cina (1926-1929) 100 , e poi da p. Leonardo<br />

Armelloni 101 .<br />

Ma l’intraprendenza progettuale di <strong>Conforti</strong>, così pronunciata in questo<br />

periodo, non si fermava alla sola <strong>Italia</strong>. Nella stessa lettera del luglio 1924 a<br />

96 Cfr. FCT 2, 134-135 e note con le lettere di Bonardi a <strong>Conforti</strong>. Già nel maggio 1923<br />

<strong>Conforti</strong> esprimeva l’idea di fondare una casa in <strong>Italia</strong> centrale, ed aveva pensato alla Toscana<br />

o all’Umbria (cfr. lettera di <strong>Conforti</strong> a Calza, dell’11 maggio 1923, in FCT 1, 138; e <strong>Conforti</strong><br />

a Popoli, stessa data, in FCT 3, 146).<br />

97 Lettera di <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma 24 luglio 1924 (cfr. FCT 1, 142).<br />

98 Cfr. FCT 5, 99-100.<br />

99 Notizie su don Bramati in Luigi GRAZZI, Storia di Poggio San Marcello, Città di Castello<br />

(Perugia) 1987, 366-367; sulla fondazione della casa apostolica pp. 393-401.<br />

100 Lettera di <strong>Conforti</strong> a Amatore Dagnino, da Parma 5 settembre 1925 (cfr. FCT 2,<br />

241-242).<br />

101 L. GRAZZI, Storia di Poggio, cit., 401-415.


474 Capitolo ottavo<br />

Bonardi in cui chiedeva informazioni sulle trattative per Poggio San Marcello,<br />

<strong>Conforti</strong> alludeva a contatti oltralpe:<br />

Ho scritto al Superiore Generale dei Serviti per ottenere che il rev. Don Halasz, che<br />

ha conseguita a Parma la laurea di dottore in teologia, possa rimanere a Vicenza per<br />

alcuni mesi ancora onde prestarsi a dare lezioni di Ungherese al nostro Don Capra 102 .<br />

Mi convinco sempre più che è buona cosa che noi tentiamo di andare in Ungheria.<br />

Non sarebbe anzi il caso di mandare colà presso qualche casa religiosa alcuni dei<br />

nostri ad imparare la lingua per poi dar mano alla progettata fondazione? 103<br />

In effetti Bonardi insieme al chierico Dante Battaglierin si recava a Budapest<br />

nell’agosto 1924. In seguito, dell’Ungheria non si parlò più. Perché proprio<br />

in Ungheria? Lo veniamo a sapere dalla lettera di raccomandazione al<br />

nunzio apostolico in Ungheria, Lorenzo Schioppa 104 , a favore di Bonardi: “Si<br />

penserebbe ora alla fondazione di una casa della Pia Società anche in Ungheria,<br />

dove profondo è nel popolo il sentimento religioso, e difettano gli istituti<br />

che abbiano come unico scopo la predicazione del Vangelo nelle terre<br />

infedeli” 105 .<br />

Dunque un’area vocazionalmente favorevole e “vergine” dal punto di vista<br />

degli istituti missionari, che non solo nelle terre “infedeli” si spartivano i territori,<br />

ma anche in Europa avevano i loro feudi di reclutamento: i verbiti in<br />

Germania e Austria; i missionari di Scheut in Belgio; le Missioni Estere e i<br />

padri bianchi in Francia; i missionari di Mill Hill in Gran Bretagna…<br />

Dopo il 1924-1925 e la partenza di Poggio San Marcello, un altro momento<br />

di fervore di espansione fu vissuto da <strong>Conforti</strong> e dai saveriani nel 1927.<br />

<strong>Conforti</strong> scriveva a Van Rossum, prefetto di Propaganda fide, per chiedere<br />

una missione in Africa, possibilmente “in Kamerun”: questa era la grafia ispirata<br />

dagli ex padroni coloniali tedeschi, mentre Cameroun, oggi più comunemente<br />

utilizzata, era la francesizzazione seguita al passaggio della colonia alla<br />

102 Era lo studente viceprefetto della casa di Vicenza; i “servi di Maria” officiano il santuario<br />

di Monte Berico.<br />

103 Lettera di <strong>Conforti</strong> a G. Bonardi, da Sant’Andrea, 17 luglio 1924 (cfr. FCT 2, 135).<br />

Cfr. pure lettera di <strong>Conforti</strong> a Capra, da Sant’Andrea, 15 luglio 1924 (cfr. FCT 3, 115-<br />

116).<br />

104 Lorenzo Schioppa, nato a Napoli nel 1871, fu nunzio in Ungheria dal 1920 al 1927<br />

e internunzio in Lituania nel 1927-28. Morì nel 1935 (cfr. Hierarchia Catholica IX, Patavii<br />

2002, 254).<br />

105 La lettera al nunzio, in data 3 agosto 1924, non mi sembra pubblicata da Teodori né<br />

in FCT 2, né in FCT 3, né in FCT 27. È presente dattilografata nell’Epistolario, volume<br />

1924, n. 132.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

475<br />

Repubblica francese dopo la guerra 106 . La cosa non ebbe seguito, ma in questo<br />

contesto, scrivendo al sottosegretario di Propaganda Cesare Pecorari 107 , ricordava<br />

una sua idea già avanzata nel maggio 1926: la fondazione di una congregazione<br />

religiosa femminile 108 . Il funzionario di piazza di Spagna delineava<br />

a <strong>Conforti</strong> il percorso necessario per la fondazione: individuare le ragazze<br />

che potessero essere le prime religiose, e, come ordinario di Parma, chiedere<br />

il beneplacito della Santa Sede per mezzo della Congregazione dei religiosi,<br />

tenendo informata in pari tempo Propaganda. La congregazione, come è<br />

noto, non sarà opera diretta di <strong>Conforti</strong>, ma nascerà nel 1944-1950 ad opera<br />

del saveriano p. Giacomo Spagnolo e di madre Celestina Bottego 109 .<br />

Il fondatore non mancava dunque di iniziativa e a sessanta e più anni d’età,<br />

pur ripetendo spesso di aver poche forze e pochi anni di vita, non perdeva il<br />

gusto dei sogni e dei progetti 110 . Alcuni di essi venivano rinviati, ma egli non<br />

per questo si scoraggiava. Forse si potrebbe dire che in questa fase la sua creatività<br />

si esercitava più verso la congregazione che verso la diocesi, esito comprensibile<br />

di una situazione italiana stabile ma tendenzialmente congelata a<br />

causa delle attenzioni richieste dal clima sociopolitico. Si potrebbe anche dire<br />

che mentre la diocesi di Parma vedeva una crescita notevole di vocazioni in<br />

seminario, benché molto si doveva ancora lavorare sia solo pure per colmare<br />

106 Vedi lettera del <strong>Conforti</strong> al card. G. Van Rossum, da Parma, 29 maggio 1927 (cfr.<br />

FCT 14, 999-1001). Van Rossum rispondeva che il numero ancora relativamente limitato<br />

dei missionari faceva preferire un’eventuale scomposizione dell’immenso vicariato dell’Henan<br />

Occidentale in due vicariati, piuttosto che l’apertura di un nuovo fronte. <strong>Conforti</strong> insisteva<br />

inviando p. Popoli alla congregazione, ma otteneva un ulteriore diniego. Sulla vicenda<br />

del Camerun, si veda Paulin SHADARI TUTU, Gli inizi della missione dei saveriani in Congo<br />

(1958-1959), tesi di baccellierato, Studio teologico interdiocesano di Reggio Emilia, a. a.<br />

2004-2005, relatore Giovanni Costi, 54-57.<br />

107 Fu sottosegretario della Congregazione vaticana per le missioni dal 1921 al 1935.<br />

108 Questo il chiaro pensiero di <strong>Conforti</strong> manifestato a Pecorari in lettera dell’8 maggio<br />

1926: “L’Istituto Missioni Estere di Parma prende ognora più sviluppo ed avendo sperimentato<br />

che non è cosa facile trovare Suore adatte per la Missione ad esso affidata e per quelle<br />

forse che in seguito potrebbero essergli commesse, vaghegerebbe l’idea di fondare in Parma<br />

una Congregazione Femminile Missionaria per provvedere in seguito ai bisogni delle sue<br />

Missioni” (da minuta in ACSCS; vedila pure in FCT 14, 1003-1004).<br />

109 In proposito, fondamentali sono: Giacomo SPAGNOLO, Lettere a tutte le sorelle e storia<br />

degli inizi, Parma 1979, in particolare 329-352 (già in I missionari saveriani nel primo centenario<br />

della nascita del loro fondatore Guido Maria <strong>Conforti</strong>, Parma 1965, 493-520); Maria<br />

DE GIORGI, Va’ e di’ ai miei fratelli. Celestina Bottego Fondatrice delle Missionarie di Maria<br />

Saveriane, Bologna 1994; M. DE GIORGI, P. Giacomo M. Spagnolo Fondatore delle Missionarie<br />

di Maria Saveriane, Bologna 2009.<br />

110 Nel febbraio 1928, come veniamo a sapere dal “diario personale” di <strong>Conforti</strong>, si prospettava<br />

una fondazione in America del sud (cfr. FCT 28, 49).


476 Capitolo ottavo<br />

le falle delle parrocchie vacanti, il buon numero di professi e allievi missionari<br />

ispirava <strong>Conforti</strong> a investimenti di forze non solo in Cina, ma anche altrove.<br />

Ma per questo bisognava richiamare padri esperti dall’Henan, compensandoli<br />

con i giovani, frutto di un decennio dalla ripartenza della scuola apostolica.<br />

Nel marzo del 1925 <strong>Conforti</strong> scriveva a Calza per chiedergli di far<br />

rientrare in <strong>Italia</strong> p. Amatore Dagnino, optato quale responsabile della nuova<br />

casa marchigiana. In cambio sarebbe ritornato in Henan il veterano Armelloni,<br />

dopo un periodo di convalescenza in <strong>Italia</strong>, e tre nuovi missionari 111 . Nella<br />

stessa lettera <strong>Conforti</strong> è costretto a riprendere la questione economica:<br />

Mi sono note le strettezze fi nanziarie in cui versa codesto Vicariato ed io vorrei avere<br />

le entrate di un Sovrano per venirgli in aiuto a seconda del bisogno. Stiamo sistemando<br />

le pendenze dell’eredità Sartori 112 e Le spediremo con ogni premura quanto<br />

potremo spedirLe. Intanto non ci rimane che confi dare nella divina Provvidenza le<br />

cui risorse sono inesauribili. Anche per noi di Parma e di Vicenza è questo l’unico<br />

cespite d’entrata e fi no ad ora, stentatamente sì, ma in modo di tirar sempre innanzi,<br />

abbiamo trovato unde (sic) vivere. Tra l’una e l’altra casa, tutto compreso, sono 100<br />

persone, che vengono provvedute di vitto ed alloggio, ed oggi, col caroviveri che si<br />

ha in <strong>Italia</strong> ogni persona, computando anche il vestito, non viene a costar meno di<br />

10 lire al giorno 113 .<br />

Un mese dopo, nell’aprile del 1925, nella corrispondenza tra Calza e <strong>Conforti</strong><br />

emergono altre questioni da affrontare 114 . Il vicario apostolico dell’Henan<br />

discuteva con il fondatore su alcuni giovani cinesi che chiedevano di<br />

entrare nella congregazione: era meglio mantenere un unico noviziato a Parma<br />

oppure crearne uno anche in Cina?<br />

Secondo <strong>Conforti</strong> l’invio dei novizi cinesi in <strong>Italia</strong> “non dovrebbe avvenire<br />

in via stabile, ma soltanto provvisoria: per addestrare i primi alla vita<br />

nostra, i quali poscia dovrebbero servire di guida agli altri”. Con il consenso<br />

di Propaganda fide, si sarebbe più avanti stabilito un noviziato completo in<br />

Cina. Egli poi boccia, come “non attuabile e conforme ai Canoni”, la proposta<br />

di Calza di creare una sorta di Terz’ordine. Informato poi che la Con-<br />

111 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 10 marzo 1925 (cfr. FCT 1, 147-148).<br />

112 P. Antonio Sartori, uno dei primi quattro “pionieri” saveriani in Henan, era morto di<br />

polmonite in Cina nel novembre 1924 (cfr. FCT 1, 145).<br />

113 FCT 1, 148.<br />

114 Interessanti considerazioni globali che individuano i motivi di tensione tra Parma e<br />

Cina nella questione economica, delle tensioni tra veterani e giovani missionari, nella questione<br />

del superiore religioso e in quella del seminario regionale dell’Henan, furono fatte da<br />

p. Giovanni Gazza Senior in un manoscritto-dattiloscritto, recuperato da E. Ferro negli Ex<br />

libris di p. F. Teodori, datato Roma, Natale 1970 e conservato oggi in CSCS.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

477<br />

gregazione pontificia per le missioni stava procedendo a ulteriori divisioni<br />

di territori missionari, chiede a Calza un parere su una suddivisione del suo<br />

vicariato 115 .<br />

Questo ultimo tema balzava in primo piano nel luglio: <strong>Conforti</strong> tentava<br />

di prevenire i progetti di Propaganda chiedendo in anticipo la suddivisione<br />

del vasto vicariato di Calza in due entità entrambe coi missionari saveriani,<br />

ma Van Rossum sembrò del parere di stralciare una parte di territorio a favore<br />

di un’altra congregazione. E in Calza – ma anche nello stesso <strong>Conforti</strong><br />

– la “sindrome del vescovo missionario” che a suo tempo abbiamo visto in<br />

mons. Volonteri (guai se un enorme territorio missionario si riduce a favore<br />

di altri!) si ripresenta, quasi come una nemesi 116 . <strong>Conforti</strong>, scrivendo al prefetto<br />

di Propaganda, con cui era in frequente contatto anche per tutto ciò che<br />

riguardava l’UMC, provava a ribattere alle considerazioni di Van Rossum che<br />

implicavano un futuro smembramento del vicariato a favore dei “missionari<br />

di Steyl” (cioè i verbiti tedeschi). Dopo aver riaffermato, da una parte la piena<br />

disponibilità alle decisioni della Santa Sede, dall’altra il notevole numero di<br />

vocazioni dei saveriani, <strong>Conforti</strong> ricordava brevemente i successi ottenuti in<br />

Cina:<br />

A questo aggiungo che il Vicariato del Honan Occidentale affi dato pochi anni or<br />

sono ai nostri Missionarii con soli 500 Cristiani e tre catapecchie coperte di paglia,<br />

ora conta quasi 15000 battezzati e circa 8000 catecumeni, sparsi su tutti i punti<br />

di quel vasto territorio. Infatti non vi è Città o borgata di qualche importanza che<br />

ora non possegga scuole, residenze e Chiese, non poche delle quali assai importanti<br />

per mole ed arte. Non esagero dicendo che in opere edilizie si sono spesi in pochi<br />

anni diversi milioni di Lire, attraverso sacrifi zii d’ogni fatta, sostenuti dal Vicario<br />

Apostolico e dall’Istituto, che avrebbe potuto prendere maggior sviluppo, se non<br />

avesse pensato anche al Vicariato ad esso commesso. Non reca quindi meraviglia che<br />

in conseguenza di tutto questo restino ancora alcune passività da pareggiare, il che<br />

avviene regolarmente per rate, a scadenze determinate 117 .<br />

Nel novembre, Van Rossum scriveva che il progetto di stralcio del vicariato<br />

dell’Henan occidentale era sospeso per qualche anno, in vista del consolida-<br />

115 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 23 aprile 1925 (cfr. FCT 1, 149-151).<br />

116 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 11 luglio 1925 (cfr. FCT 1, 153-154); cfr. lo scambio<br />

di lettere <strong>Conforti</strong>-Van Rossum dell’aprile-novembre 1925, in FCT 14, 991-997. Dati<br />

statistici alla mano, Propaganda fide vedeva nell’Honan Occidentale il territorio con una<br />

peggior proporzione tra abitanti e missionari, oltretutto senza clero indigeno. Sulle difficoltà<br />

psicologiche negli istituti missionari di fronte a ridistribuzioni territoriali si vedano le acute<br />

osservazioni di p. Manna in Giuseppe BUTTURINI, Le missioni cattoliche in Cina, cit., 130.<br />

117 FCT 14, 995.


478 Capitolo ottavo<br />

mento dell’istituto saveriano: non credo sia estranea alla decisione la stima a<br />

Propaganda per <strong>Conforti</strong> e per la sua opera a favore dell’UMC.<br />

Intanto egli otteneva una notevole quota dal finanziamento che il governo<br />

fascista aveva deciso di stanziare a favore delle missioni, e ne scriveva a Calza,<br />

che stava facendo progetti per acquisto di terreni nelle zone di concessioni<br />

europee a Tientsin (Tianjin), terreni edificabili che avrebbero dato in futuro<br />

un reddito stabile alle missioni 118 . Ma nel settembre 1925 dovette insistere<br />

con Calza per il richiamo in <strong>Italia</strong> di Dagnino 119 .<br />

Nei contatti epistolari tra Cina e Casa madre ritornano in questo 1926 gli<br />

accenni alla situazione economica: Calza chiede finanziamenti e offerte per gli<br />

urgenti bisogni della missione, <strong>Conforti</strong> racconta dei fondi necessari per mantenere<br />

i futuri missionari nelle case di formazione in <strong>Italia</strong>. La tensione tra i due<br />

su questa tematica si evidenzia verso la fine dell’anno 120 . Calza descriveva gli<br />

sforzi compiuti non solo per provvedere alle strutture e al mantenimento dei<br />

missionari, ma anche per “non lasciare il vicariato senza un fondo che potesse<br />

garantire la vita dell’avvenire” e per questo aveva “dovuto fare dei debiti per<br />

comperare terreni e case (allora che i prezzi erano convenienti)”. Metteva a<br />

confronto l’intervento di Parma con gli altri istituti missionari “che quando<br />

prendono una missione la provvedono di quanto è necessario per permettere<br />

ai missionari di vivere e lavorare”. Passava poi a indicare, con un tono diremmo<br />

un po’ troppo deciso, le sue richieste:<br />

1 – Che quello che appartiene all’Istituto sia pure dell’Istituto, ma che quello che<br />

appartiene al Vicariato sia dato al Vicariato come offerte per i catechisti, offerte per il<br />

seminario indigeno, di benefattori privati o dell’Opera di S. Pietro Apostolo, offerte<br />

per i Missionari, offerte private per la S. Infanzia (Battesimi), locazione annua della<br />

Propagazione della Fede, offerte per la S. Infanzia, offerte straordinarie della S. Sede<br />

per il Vicariato, oggetti sacri, calici, pianete ecc., offerte straordinarie dell’Associazione<br />

Nazionale per soccorrere i Missionari. Che tutto questo quindi sia trasmesso ogni<br />

anno al Vicariato con puntualità.<br />

2 – Che, avendo l’Istituto ritenuto per il passato offerte del Vicariato, mi siano trasmesse<br />

ora tutte. Mi sono necessarie e, dato il cambio favorevole, mi saranno anche<br />

molto vantaggiose.<br />

3 – Che V. E. faccia un prestito e me ne invii subito il danaro.<br />

Calza elencava tutto ciò che il vicariato faceva per contribuire all’accrescersi<br />

delle offerte: “Anche il vicariato ha speso non poco per provvedere oggetti<br />

118 FCT 1, 152, 155.<br />

119 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 5 settembre 1925 (cfr. FCT 1, 157).<br />

120 Lettera di Calza a <strong>Conforti</strong>, 26 ottobre 1926: copia fotostatica in CSCS cartella L.<br />

Calza. Su tutta la questione vedi LUCA, Sono tutti, 183-185.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

479<br />

per il Museo. Anche il nostro Bollettino è fatto col concorso dei nostri Missionari!<br />

E poi se sono stati inviati dei Missionari, altri ne sono stati richiamati”.<br />

E concludeva affermando le sue gravi difficoltà: “Nelle condizioni in cui mi<br />

trovo, non vedo proprio come potrò tirare avanti: il mio cuore comincia a<br />

riempirsi di crudo dolore e sgomento”; ma anche chiedendo che la definizione<br />

dei rapporti economici tra Parma e Zhenzhou fosse tale da “servire di<br />

norma in seguito per le Missioni”.<br />

Il fondatore rispondeva dapprima con una lettera in cui ribadiva la necessità<br />

di investire sulla formazione delle nuove vocazioni, altrimenti la congregazione<br />

saveriana non avrebbe avuto futuro 121 . Passato un mese, quindi all’inizio<br />

del 1927, egli dava un resoconto preciso delle somme trattenute dalla Casa<br />

madre per i bisogni urgenti, computandolo dal 1916 al 1926 e promettendo<br />

in tempi brevi un assegno di 150mila lire che pareggiava le pretese del vicariato<br />

sulla Casa madre 122 . Il fondatore si trovava costretto a ribattere punto<br />

per punto ad alcune minute osservazioni di Calza su spese di viaggio, oggetti<br />

sacri mandati in Cina o trattenuti in <strong>Italia</strong>, e sul fatto che non si parlasse di<br />

eventuali altri fondi utilizzati da Casa madre prima del 1916: un vero redde<br />

rationem dell’allievo verso il maestro, a cui <strong>Conforti</strong> rispondeva senza animosità,<br />

ma con chiarezza.<br />

Nella stessa missiva il vescovo di Parma individuava una sorta di patto per<br />

la gestione delle spese e delle entrate tra Parma e il vicariato, per evitare ulteriori<br />

controversie 123 .<br />

Ella, caro Monsignore, esamini il rendiconto decennale che Le trasmetto e le proposte<br />

avanzate e faccia pure al riguardo le osservazioni che ritenesse di potere o di dover<br />

fare. Io, e con me la direzione della Casa Madre non desideriamo che una sol cosa:<br />

che tutto sia defi nito con soddisfazione di maniera che dilatentur, sempre più, spatia<br />

charitatis 124 .<br />

L’ultima citazione, fatta, come si usava dal clero del tempo, con una spontanea<br />

associazione del latino biblico e dell’italiano, è una sorta di puntualizzazione<br />

spirituale, non senza una vena, non direi polemica, ma educativa. Di<br />

fronte alla dimostrazione di ristrettezza mentale e relazionale dimostrata dai<br />

missionari in Cina, che andavano reclamando le lire e i centesimi facendone<br />

121 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 20 dicembre 1926 (cfr. FCT 1, 171-172).<br />

122 In realtà, l’assegno, di diecimila lire più alto, frutto di un prestito faticosamente negoziato<br />

a Parma, fu inviato nell’aprile successivo (cfr. FCT 1, 178-181).<br />

123 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 28 gennaio 1927 (cfr. FCT 1, 173-175).<br />

124 Ibid., in FCT 1, 174-175.


480 Capitolo ottavo<br />

un problema di coscienza, <strong>Conforti</strong> ricordava la magnanimità dell’amore<br />

fraterno tra compagni di vocazione e di avventura missionaria 125 .<br />

Mentre il “contenzioso” economico andava appianandosi, ovviamente a<br />

costo di un impegno finanziario per la Casa madre e il fondatore, <strong>Conforti</strong><br />

discuteva con Calza riguardo al problema del seminario regionale. La Santa<br />

Sede, tramite la delegazione apostolica in Cina, chiedeva ai vicariati dell’Henan<br />

di costituire un unico seminario regionale per il clero indigeno 126 . I vicari<br />

apostolici, provenienti da congregazioni missionarie diverse, avevano fondato<br />

loro istituti di formazione del clero locale e facevano resistenza 127 . <strong>Conforti</strong>,<br />

senza volersi sostituire a Calza nel discernimento, sempre nel gennaio 1927<br />

raccomandava a questo di adeguarsi alle direttive di Propaganda, prima di<br />

trovarsi davanti a un ordine esplicito da parte della Santa Sede 128 . Contestualmente<br />

manifestava il suo desiderio di far sorgere un noviziato e una casa<br />

apostolica in Cina.<br />

La lettura dell’epistolario tra Calza e <strong>Conforti</strong> di questi anni, soprattutto<br />

del periodo 1926-1928, manifesta un crescente atteggiamento di rivendicazione<br />

da parte del vicario missionario rispetto alla Casa madre, in cui appare,<br />

oltre la questione economica, il primo cenno riguardo alla qualità di formazione<br />

dei missionari più giovani inviati, nonché l’insofferenza nei confronti<br />

di proposte, indicazioni e osservazioni da parte del fondatore, ad esempio per<br />

le questioni del seminario regionale e del noviziato 129 . <strong>Conforti</strong> tende a dare<br />

risposte precise, ma anche ad accogliere con molta generosità le puntualizzazioni<br />

un po’ stizzite di Calza, quasi eccedendo nell’assumersi le responsabilità.<br />

Continua peraltro la sua attenzione piena d’affetto verso il vicario dell’Henan<br />

occidentale e verso gli altri missionari, soprattutto in occasione dell’occupa-<br />

125 Si veda anche l’ulteriore chiarimento, pieno di mitezza, inviato da <strong>Conforti</strong> in occasione<br />

del primo saldo dei debiti pregressi di Casa madre verso la Cina, in lettera a Calza<br />

dell’11 aprile 1927 (cfr. FCT 1, 180-181).<br />

126 Era la politica di Pio XI, che anche in <strong>Italia</strong> portò alla fondazione dei Seminari regionali<br />

del meridione d’<strong>Italia</strong>: Catanzaro, Molfetta.<br />

127 Secondo il ricordato manoscritto di Giovanni Gazza, Senior in CSCS, “Mons. Calza<br />

riteneva che i suoi Seminaristi non fossero in grado di frequentare le scuole di un Seminario<br />

Regionale e, dato che essi chiedevano di entrare a far parte della nostra Pia Società, avrebbe<br />

preferito che si costituisse un Noviziato saveriano e si provvedesse direttamente alla loro<br />

formazione”. Il problema del seminario regionale sembra così intrecciarsi con quello del<br />

noviziato saveriano in Cina.<br />

128 <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 30 gennaio 1927 (cfr. FCT 1, 176-177). Vedi anche FCT<br />

1, 158, 160 e 168-169.<br />

129 Cfr. <strong>Conforti</strong> a Calza, da Parma, 11 aprile 1927 (cfr. FCT 1, 180-183). Si veda l’ampia<br />

lettera di Calza a <strong>Conforti</strong> sul noviziato, del 30 dicembre 1926, in FCT 14, 761-763.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

481<br />

zione militare da parte delle truppe di insorti del sud della Cina, di cui poco<br />

sotto parleremo. Così come Calza non viene meno alle dichiarazioni di stima<br />

verso il fondatore. Evidentemente, però, quasi un quarto di secolo di esperienza<br />

missionaria in Oriente portava a una fase di tensione e di crisi e richiedeva<br />

alcune decisioni da assumere con urgenza. In questo contesto prende<br />

consistenza l’idea della visita di <strong>Conforti</strong> in Cina.<br />

Il viaggio in Cina<br />

Se <strong>Conforti</strong> aveva il desiderio di vedere i suoi missionari e le missioni da<br />

loro attivate in Cina, le vicende e le questioni di quei duri anni del dopoguerra<br />

lo convinsero ancora di più a perseguire il compimento di quella sua<br />

aspirazione. Un cenno esplicito ad un viaggio in Cina lo si trova in una lettera<br />

a Calza del 22 ottobre 1926 130 , in cui raccontava al vicario apostolico dell’Henan<br />

occidentale che stava facendo le pratiche per arrivare in Cina per via di<br />

terra, attraverso la Transiberiana, “non potendo affrontare la via del mare,<br />

perché non mi è lecito abbandonare la Diocesi per più mesi, verrò in Cina<br />

per la via di terra, benché la più disagiata” 131 . La notizia, giunta in dicembre<br />

in Cina per le ormai solite lentezze della posta, generava grande entusiasmo<br />

nei missionari, almeno a detta dei superiori 132 . Il visto del consolato cinese<br />

era già pronto il 30 novembre 1926 133 . Ma, nonostante Giovanni Gazza nella<br />

sua lettera del dicembre 1926 affermasse trionfante che “un europeo, arrivato<br />

in questi giorni dall’Europa per transiberiana dice che ha fatto un viaggio<br />

magnifico” 134 , le autorità sovietiche rallentavano le pratiche, secondo le notizie<br />

della Federazione per l’assistenza degli emigranti di Roma del gennaio<br />

1927 135 . In quei mesi la situazione cinese subiva una svolta in negativo.<br />

130 “Mi trovo a Roma, ove mi sono recato per compiere la Visita ad Limina che quest’anno<br />

tocca ai Vescovi d’<strong>Italia</strong>. E sa che cosa ho fatto ieri? Mi sono recato all’Ufficio centrale dell’Italica<br />

Gens per ottenere il passaporto ed un salvacondotto particolare del Governo onde venire<br />

in Cina per la Transiberiana. È già da parecchi anni che vagheggio questo viaggio ed ora che la<br />

Russia offre sufficiente garanzia d’incolumità, mi sono deciso ad attuare questo voto ardente<br />

del cuore” (cfr. FCT 1, 168). Sul viaggio in Cina si veda utilmente: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 239-<br />

249; VANZIN, Pastore, 222-238; CIONI, Grande, 304-314; LUCA, Sono tutti, 186-195.<br />

131 Già nel maggio 1923 <strong>Conforti</strong> scriveva di un suo progetto di viaggio in Cina via<br />

Siberia, per ora impossibile per l’instabilità delle condizioni politiche in Russia (lettera ad A.<br />

Dagnino; cfr. FCT 2, 239).<br />

132 Si vedano le lettere di Gazza e di Calza in FCT 14, 759-760.<br />

133 FCT 14, 758-759.<br />

134 Ibid., 759.<br />

135 Ibid., 763.


482 Capitolo ottavo<br />

Dilaniata dagli scontri tra i “signori della guerra”, la giovane repubblica vedeva<br />

l’aggressione nel sud delle forze che si ispiravano al comunismo bolscevico 136 .<br />

All’inizio di giugno 1927 i “sudisti” raggiungevano Zhenzhou 137 , città dove<br />

risiedeva Calza, che su invito del delegato apostolico Celso Costantini 138 aveva<br />

provveduto a evacuare oltre il Fiume Giallo, fino a Tianjin 139 , le suore canossiane<br />

e i padri più giovani e psicologicamente più fragili. Per due mesi i non molto<br />

disciplinati soldati del sud occuparono gran parte della residenza dei missionari<br />

e la cattedrale, utilizzata per conferenze di indottrinamento politico. I comunisti<br />

(o sedicenti tali) minacciarono spesso Calza e gli altri padri, e fecero una<br />

sistematica opera di intimidazione verso i cristiani, spesso neoconvertiti, della<br />

zona. Perpetrarono anche frequenti atti di vandalismo e parecchi piccoli furti,<br />

ma di fatto non arrivarono mai a far del male ai missionari, forse attendendo i<br />

decreti di espropriazione dei beni delle missioni cattoliche. In agosto la situazione<br />

tornava sotto il controllo delle truppe fedeli al governo centrale 140 .<br />

Ovviamente in queste condizioni il fondatore seguiva con apprensione le<br />

vicende cinesi, e doveva necessariamente rinviare il viaggio in attesa delle condizioni<br />

minime di possibilità per poter sperare di raggiungere i suoi allievi.<br />

In novembre i sudisti erano tornati nell’Henan 141 . A fine dicembre 1927 la<br />

situazione non si era ancora stabilizzata, tanto che tre saveriani, precisamente<br />

Eugenio Morazzoni 142 , Antonio Munaretti e Giovanni Tonetto furono rapiti<br />

da una banda di “briganti”, come i missionari chiamavano questi corpi<br />

di truppe formalmente obbedienti all’uno o all’altro “signore della guerra”,<br />

ovvero semplicemente sbandate. <strong>Conforti</strong> scrisse immediatamente al capo del<br />

136 Cfr. Guido SAMARANI, La Cina del Novecento, cit., 34-40.<br />

137 Così si scrive la città nella trascrizione pinyin: normalmente nei documenti saveriani<br />

dell’epoca si trova Cheng Chow. Secondo i dati più recenti, Zhenzhou ha oltre un milione<br />

di abitanti.<br />

138 Su di lui brevi notizie alla voce di Pietro TCHAO YUN-KOEN, in DIP 3, Roma 1976,<br />

172-173. Sulla sua figura si vedano: Ruggero SIMONATO, Celso Costantini. Tra rinnovamento<br />

cattolico in <strong>Italia</strong> e nuove missioni in Cina, Pordenone 1985; Giuseppe BUTTURINI, Alle<br />

origini del Concilio Vaticano II. Una proposta di Celso Costantini, Pordenone 1988; GU WEI-<br />

MING, Celso Costantini e la sua Cina, Pordenone 1998; R. SIMONATO, Oltre l’“Occidentalismo”:<br />

Mons. Celso Costantini, in Roma e Pechino, cit., 201-220; e GU WEI MING, Costantini e la<br />

“naturalizzazione” della Chiesa in Cina, in Roma e Pechino, cit. 221-225.<br />

139 Questa è la trascrizione pinyin della più nota Tientsin, che era, allora, sede di numerose<br />

concessioni e imprese europee.<br />

140 Numerose notizie nelle lettere di Calza a <strong>Conforti</strong> in FCT 14, 764-771.<br />

141 Calza a <strong>Conforti</strong>, 5 novembre 1927 (cfr. FCT 14, 772-773).<br />

142 Anche se in FCT 14 non è chiaro, fu rapito Eugenio Morazzoni, in Cina dal 1922,<br />

e non Achille Morazzoni, arrivatovi in quello stesso 1927 con p. Tonetto, anch’egli rapito,<br />

come si evince da lettere e ricordi dello stesso p. Eugenio (cfr. FCT 3, 287-288).


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

483<br />

governo (cioè a Mussolini) per intervenire a livello diplomatico, ottenendo<br />

l’interessamento suo e del ministro degli Esteri Dino Grandi 143 . Il rapimento<br />

si risolse col rilascio dei missionari dopo pochi giorni.<br />

Per la fine dell’inverno e la primavera del 1928 <strong>Conforti</strong> scriveva ai suoi<br />

missionari di attendere il momento propizio per prendere la Transiberiana 144 .<br />

Alla fine di luglio, stanti le notizie di precarietà economiche e tensioni nella<br />

missione cinese, e avendo avuto notizie precise della stabilità della situazione<br />

politica, egli decideva di abbandonare il proposito di partire in treno, scegliendo<br />

di imbarcarsi con la prima nave disponibile per la Cina 145 . L’8 agosto<br />

scriveva una circolare ai suoi missionari:<br />

Vengo a voi per constatare da vicino i veri vostri bisogni e vedere quello che in seguito<br />

possa fare di più l’Istituto a vostro vantaggio; per procedere alla nomina di un<br />

nuovo Superiore Regolare in base ai sacri canoni e alle nostre Costituzioni; e fi nalmente<br />

per costituire di comune accordo con chi regge con zelo ammirabile le sorti di<br />

codesto Vicariato un nuovo Noviziato della nostra Congregazione, avendo appreso<br />

con grande soddisfazione che diversi giovani chierici si sentono chiamati ad ascriversi<br />

alla Pia nostra Società 146 .<br />

Così <strong>Conforti</strong> sintetizzava i motivi del suo viaggio, e la nomina, finalmente,<br />

di un superiore religioso distinto dal vicario apostolico, questione che si agitava<br />

ormai da anni, insieme alla creazione del noviziato cinese, era l’obiettivo sostanziale.<br />

Chiedeva inoltre di poter incontrare personalmente ciascun missionario.<br />

Scriveva anche al suo clero, dieci giorni dopo (18 agosto), giustificando la sua<br />

assenza, chiedendo preghiere e nominando don Ettore Savazzini, già molte volte<br />

citato, come provicario accanto al vicario Ajcardi 147 .<br />

143 Cfr. FCT 14, 772-774. Dino Grandi, nato in provincia di Bologna nel 1895 e morto<br />

a Bologna nel 1988, fu sottosegretario agli Esteri dal 1925 al 1929, ministro fino al 1932 e<br />

poi alla Giustizia dal 1939 al 1943. Sarà uno dei gerarchi che opereranno per la caduta di<br />

Mussolini nel luglio 1943 (cfr. M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., ad vocem).<br />

144 “Non ho deposto il pensiero di venire, anzi ho già rinnovato anche pel corrente anno il<br />

passaporto e salvacondotto per la Transiberiana. Voglia il Cielo che io possa effettuare il mio<br />

divisamento” scrive a p. V. Vanzin il 26 febbraio 1928 (cfr. FCT 14, 778).<br />

145 Lo dichiara in modo deciso nelle lettere a Bonardi del 18 luglio e 28 luglio 1928;<br />

cfr. FCT 14, 779 e 781-782; presenti pure in FCT 2, 144-147. <strong>Conforti</strong> aveva richiesto un<br />

posto su un piroscafo del Lloyd di Trieste e poi su una nave tedesca in partenza da Genova,<br />

ma riusciva solo a prenotare per sé e per i padri Bonardi e Ferrari sul Paul Lecat in partenza<br />

da Marsiglia il 21 settembre (cfr. FCT 14, 792-795). Per una breve descrizione del contesto<br />

politico cinese nel momento in cui <strong>Conforti</strong> vive il suo viaggio missionario vedi G. BUTTU-<br />

RINI, Le missioni cattoliche in Cina, cit., 36-40.<br />

146 FCT 14, 787.<br />

147 FCT 14, 789-791 e L’Eco 1928, 138-139. In questa lettera <strong>Conforti</strong> raccomandava al


484 Capitolo ottavo<br />

Grazie a una sua cronaca personale, possiamo seguire il viaggio di <strong>Conforti</strong><br />

per mare: dal 21 settembre, quando si imbarcava a Marsiglia, al 26 ottobre,<br />

giorno in cui sbarcava a Shanghai. Il tutto per oltre un mese! Per noi che<br />

dall’<strong>Italia</strong> in 14 ore di volo siamo a Singapore o a Osaka sembra un tempo<br />

interminabile 148 . Il piroscafo compiva in poco più di un mese un tragitto che<br />

aveva rotta e tappe ormai codificate: Marsiglia – Port Said in Egitto, attraverso<br />

lo stretto di Messina e costeggiando Creta da sud; Port Said – canale di Suez –<br />

Gibuti; Gibuti – Colombo a Ceylon; Colombo – Singapore attraverso lo stretto<br />

di Malacca; Singapore – Saigon; Saigon – Hong Kong; Hong Kong – Shanghai.<br />

In ciascuna tappa si sostava almeno una notte, tranne a Hong Kong, che prevedeva<br />

fino a quattro giorni come a Saigon.<br />

Il diario di <strong>Conforti</strong> mostra le caratteristiche del suo sguardo e dei suoi interessi,<br />

quasi una trasparenza della sua interiorità. Tipico dello scrivente è il continuo<br />

riferimento alle vicende bibliche o missionarie avvenute nei luoghi di<br />

transito. Tra Port Said e Gibuti, attraverso il canale di Suez e il Mar Rosso, egli<br />

rievocava mentalmente le vicende dell’Esodo:<br />

Quanti sentimenti diversi desta la vista di questo braccio di mare! Presso a Suez,<br />

giusta una costante tradizione, sarebbe avvenuto il passaggio del popolo ebreo inseguito<br />

dall’esercito del Faraone ed attraverso lo stretto che prima della costruzione<br />

dell’attuale canale di Suez divideva i due laghi amari, sarebbe avvenuto il transito<br />

della S. Famiglia verso l’Egitto. L’un fatto più dell’altro prova eloquente della potenza<br />

e provvidenza di Dio, che ogni cosa dispone sempre al trionfo de’ suoi ammirabili<br />

disegni. Attraverso l’immenso deserto dell’Arabia Petrea si è svolta per 40 anni la vita<br />

del popolo Ebreo condotto da Mosè verso la terra promessa e sostenuto da Dio con<br />

prodigi continui. Verso le 16 cominciò a prospettarsi al nostro sguardo la catena del<br />

Sinai. Il giogo su cui sarebbe avvenuta la promulgazione della legge divina è il più<br />

suo clero di Parma la partecipazione agli esercizi spirituali del successivo settembre, fissava<br />

la data di ripresa del seminario, esortava a formare “commissioni missionarie parrocchiali” e<br />

metteva in guardia contro la diffusione di scritti e una colletta da parte di gruppi neoprotestanti.<br />

Di fatto, egli, con la sua nota precisione, partiva avendo tutto in ordine, testamento<br />

compreso (cfr. FCT 14, 798). Ovviamente, prima di partire, chiese la benedizione di Pio XI<br />

(cfr. FCT 14, 792-795).<br />

148 Mons. <strong>Conforti</strong> redige la sua cronaca in un elegante quadernetto tipo block notes, dal<br />

formato di cm 18,5 x 12, con copertina in simil pelle nera avente in alto il rilievo e la scritta<br />

Dante Alighieri, all’interno di un medaglione circondato da due fronde di ramoscelli. Le<br />

94 pagine in carta rigida bianca che lo compongo – di cui 28 autografate – presentano un<br />

bordo dorato, che dà preziosità ed eleganza all’intero quaderno. Tutto questo testo redatto<br />

dal <strong>Conforti</strong> nelle molteplici località geografiche e varie circostanze temporali, unitamente<br />

alla molta documentazione parallela di quel viaggio, si trova custodito in ACSCS, ma è stato<br />

pubblicato per intero dal Teodori in FCT 14, 799-830: a questa fonte si farà qui ora costante<br />

riferimento.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

485<br />

alto di tutti – La giornata alquanto nebbiosa non ha permesso di contemplare con<br />

chiarezza il prodigioso monte, che dopo il Calvario e il monte delle Beatitudini è il<br />

più celebre dei monti 149 .<br />

A Colombo invece non poteva mancare il riferimento a san Francesco Saverio:<br />

“Ho pensato con commozione al grande Apostolo delle Indie che ha santificato<br />

quelle terre coi suoi sudori e l’ho pregato per tante anime che ancora in<br />

tenebris et umbra mortis sedent” 150 .<br />

In queste visioni panoramiche di viaggio, e ancor di più nei porti toccati<br />

dalla nave, <strong>Conforti</strong> osserva con curiosità le popolazioni non cristiane e, qua e<br />

là, i gruppi di cristiani non cattolici. Le sue considerazioni rivelano la classica<br />

soteriologia alla base delle missioni dell’età moderna. A Gibuti il gruppetto<br />

sbarcava il 1° ottobre 1928:<br />

Che triste spettacolo offre questa popolazione negra che non veste che un semplice<br />

perizoma lurido e bene spesso a brandelli! Ciò che poi più addolora è il pensare che<br />

essi sono quasi tutti Maomettani piuttosto fanatici. A Gibuti vi è una chiesa Greco-<br />

Ortodossa ed una bella chiesa cattolica tenuta dai Cappuccini, che ben poche conquiste<br />

possono compiere tra quei poveri fi gli del Profeta. Quanto è mai stato buono il<br />

Signore con noi che nell’ordine naturale e soprannaturale ci ha arricchiti d’ogni bene<br />

desiderabile! Qual grave rendiconto dovremo dare al Supremo Datore! 151<br />

Si noti: “Nell’ordine naturale e soprannaturale ci ha arricchiti”. I somali<br />

di Gibuti sono poveri barbari vestiti del solo perizoma e sono musulmani:<br />

povertà naturale e soprannaturale implicitamente tra di loro legate 152 .<br />

149 FCT 14, 807-808: 27 settembre 1928.<br />

150 Ibid., 816: 8 ottobre 1928. In realtà il Saverio sfiorò appena, soprattutto tramite alcuni<br />

collaboratori, il nord di Ceylon, lontano da Colombo 200 km. Invece <strong>Conforti</strong> non fece<br />

nessun riferimento a Saverio nel transito dello stretto di Malacca, città dove Saverio dimorò<br />

più volte. Ma si può ben supporre che il suo pensiero riandasse spontaneamente al quadro<br />

del Saverio, che egli a Parma aveva commissionato all’amico pittore Paolo Baratta per la<br />

cappella dei suoi missionari, ove il grande apostolo delle Indie, attorniato da vegetazione esotica<br />

e circondato da persone con fattezze tipiche di popoli dell’Oceano indiano ed Estremo<br />

oriente, dirige questi neofiti verso Gesù Cristo dormiente in grembo a Maria.<br />

151 Ibid., 809-810.<br />

152 Pochi giorni prima, osservando la costa egiziana del mar Rosso e la penisola del Sinai,<br />

<strong>Conforti</strong> scriveva: “A destra continua il territorio Egiziano ed a sinistra l’Arabia Petrea; l’una<br />

e l’altra sponda è incorniciata da catene di monti aridi e brulli ove non appare segno di vegetazione.<br />

Sembra che la maledizione di Dio siasi aggravata sopra di essi” (FCT 14, 807). Il 12<br />

ottobre annota: “Al sorgere dell’aurora comincia ad apparire l’isola di Sumatra. Man mano<br />

che si avvicina si può ammirare la lussuriosa (sic) vegetazione di cui abbonda. Disgraziatamente<br />

è ora abitata in sovrabbondanza da Maomettani” (FCT 14, 817).


486 Capitolo ottavo<br />

A Port Said, città commerciale e cosmopolita, dopo aver incontrato i francescani<br />

“abbiamo pure visitato la bella Chiesa dei Copti ortodossi ed ho provato<br />

un senso di grande tristezza contemplando l’adorabile Sacramento affidato<br />

a chi non appartiene alla vera Chiesa” 153 .<br />

Nelle città dove la nave si ferma un po’ di tempo <strong>Conforti</strong>, Bonardi e<br />

Ferrari oltre a incontrare i missionari locali visitano, con spirito diremmo<br />

turistico, i mirabilia dei diversi scali. Colombo divisa tra città nuova “fabbricata<br />

all’europea, con edifici grandiosi, alberghi, spacci, negozi d’ogni fatta” e<br />

la città vecchia che “ci mostra realmente quale sia la vita degli indigeni” 154 .<br />

Singapore “veramente orientale e quale non si può ammirare in alcun paese<br />

dell’Occidente”, e in cui <strong>Conforti</strong> fa caso in particolar modo alla “molteplicità<br />

dei tipi, ciascun vestito a modo suo” e con i compagni visita l’importante<br />

quartiere cinese 155 . Saigon “con le sue lunghe vie ombreggiate da piante<br />

altissime che danno grata ombra e coi frequenti giardinetti lussureggianti di<br />

vegetazione tropicale, ricorda al forestiero che siamo in Oriente e che le terre<br />

annamite ne sono la gemma più bella” 156 . Invece, a motivo del mare in burrasca,<br />

Hong Kong è raggiunta dal bastimento in ritardo sui tempi e la sosta si<br />

limita a un paio d’ore.<br />

<strong>Conforti</strong>, con il suo stile un po’ retrò fa descrizioni brevi ma vivaci e mostra<br />

un’innata curiosità. In ogni tappa egli coi suoi due compagni si reca a far visita<br />

alle chiese cattoliche locali. Negli scali che prevedono almeno il pranzo a<br />

terra, la sosta è sempre presso le cosiddette “procure” delle missioni 157 . A Port<br />

Said si fermano nella procura dei francescani ma la nave riparte nel pomeriggio<br />

158 . A Gibuti solo una visita nella chiesa cattolica tenuta dai cappucci-<br />

153 FCT 14, 807: 26 settembre 1928.<br />

154 Ibid., 814: 8 ottobre 1928. Si vedano anche le pp. 815-817, ove si accenna alla visita<br />

dei “pubblici giardini”, fatta “sopra carrozzelle tirate da indiani”.<br />

155 Ibid., 819: 13 ottobre 1928.<br />

156 Ibid., 821-822. Il gruppo si ferma a Saigon – ora, com’è noto, Città di Ho-Chi-Minh<br />

(Thanh Phô Hô Chí Minh) – per diversi giorni; per cui visitano il giardino pubblico, il<br />

museo zoologico e la città di Cholon che era la città cinese ormai in via di essere assorbita<br />

dalla metropoli (FCT 14, 822-824).<br />

157 Il termine “procura” nel vocabolario missionario del XIX e XX secolo racchiude una<br />

struttura amministrativa e organizzativa ma anche un insieme di opere a servizio dei missionari<br />

della congregazione religiosa a cui il territorio era affidato. Le procure dovevano<br />

assicurare il sostentamento dei missionari sparsi sul territorio, l’approvvigionamento di beni<br />

necessari, dai materiali da costruzione alle medicine per cliniche e dispensari, dalle vesti per<br />

i religiosi al vino da messa. Spesso le procure svolgevano un’opera di contatto con i governi e<br />

le amministrazioni locali. Inoltre presso la “procura” era previsto un certo numero di stanze<br />

a disposizione dei missionari in transito, con la possibilità di vitto e alloggio.<br />

158 FCT 14, 807: 26 settembre 1928.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

487<br />

ni 159 . A Colombo sono accolti “con ogni cortesia” alla procura degli oblati di<br />

Maria 160 . A Singapore, in automobile, sono accompagnati alla procura delle<br />

Missions Étrangères 161 , visitano la cattedrale che “nulla offre d’interessante” e<br />

“la Chiesa del rione dei Cinesi, fabbricata secondo lo stile del luogo, all’orientale.<br />

Benché si scosti dalle nostre tradizioni d’arte è bella e maestosa. Numerosi<br />

Cristiani Cinesi stavano pregando con la loro cantilena monotona e flebile<br />

conciliante la devozione” 162 .<br />

Questo è il primo contatto di <strong>Conforti</strong> con uno spicchio del mondo cinese.<br />

Anche se a migliaia di chilometri dalla madrepatria, allora come oggi ci<br />

sono grandi quartieri “cinesi” in tutta l’Asia e in Oceania. I tre italiani osserveranno<br />

sempre con attenzione e con un occhio di ammirazione e affetto questi<br />

frammenti rappresentativi del mondo dove i loro confratelli stavano portando<br />

avanti la missione. Si noti l’osservazione di <strong>Conforti</strong> sullo stile dell’edificio<br />

ecclesiastico: non è stato costruito secondo i canoni europei, però è esteticamente<br />

apprezzabile. La stragrande maggioranza delle chiese missionarie<br />

costruite in quel periodo era rigorosamente neogotica o neoromanica: era,<br />

anche questo, un segno della civiltà scaturita dalla fede cristiana portata ai<br />

vari popoli, ed era un segno di identità, in netto contrasto coi tetri (secondo<br />

gli europei) templi hindu o buddhisti. <strong>Conforti</strong>, imbattendosi in un edificio<br />

che oggi chiameremmo “inculturato”, osserva una bellezza e una civiltà differente.<br />

È sempre la procura delle Missions Étrangères che accoglie i nostri viaggiatori<br />

a Saigon; il gruppo ovviamente visita la cattedrale “grandiosa e bella”,<br />

l’ospedale civile, ma soprattutto “il Seminario Maggiore e Minore che conta<br />

circa 200 alunni. Rivolsi agli studenti di teologia e dei corsi liceali e Ginnasiali<br />

159 FCT 14, 810: 1° ottobre 1928.<br />

160 Sono gli Oblati di Maria Immacolata (OMI), fondati dal beato vescovo di Marsiglia<br />

Charles Joseph Eugène de Mazenod nel 1816, e presenti a Colombo dal 1847 (cfr. Fabio<br />

CIARDI, in DIP 6, Roma 1980, 624-634). FCT 14, 815: 8 ottobre 1928. P. Bonardi nelle sue<br />

note raccoglie diverse informazioni che <strong>Conforti</strong> appena accenna: “Colombo è anche il più<br />

importante centro di cristianesimo, essendovi oltre 50.000 battezzati. La sola parrocchia della<br />

Cattedrale ne ha circa 15.000. La media delle comunioni è di 700 al giorno. Il Sacerdote<br />

indiano che ci guida nel visitare la chiesa, nell’esercizio 1927-1928 testé chiuso ha ascoltate<br />

più di 24.000 confessioni” (FCT 14, 814). La precisione del missionario veterano ci mostra<br />

una struttura mentale tipica delle missioni del XIX-XX secolo: una contabilità precisa di<br />

anime e sacramenti da inviare a Propaganda per avere missionari e contributi finanziari!<br />

161 Società per le missioni estere di Parigi, società di vita apostolica sorta nel XVII secolo,<br />

precorritrice delle missioni moderne (cfr. Jean GUENNOU, in DIP 8, Roma 1988, 1654-<br />

1661).<br />

162 FCT 14, 819: 13 ottobre 1928.


488 Capitolo ottavo<br />

brevi parole di esortazione in lingua latina” e poi l’istituto delle Suore di San<br />

Paolo 163 con il noviziato e le opere per la gioventù femminile, e la chiesa “gotica”<br />

dell’istituto, definita “meravigliosa” 164 . Nella successiva visita a Cholon,<br />

città cinese, altre constatazioni:<br />

Cholon presenta l’aspetto delle città cinesi. Vi brulica una popolazione semplice e<br />

laboriosa tutta intenta ai commerci piccoli e grandi. A capo della borgata principale<br />

s’adagia maestosa una bella chiesa gotica, dedicata a S. Francesco Saverio ed offi ciata<br />

da un Sacerdote cinese, persona assai colta e zelante. Annessa alla chiesa si trova pure<br />

una numerosa scuola 165 .<br />

È evidente la particolare attenzione di <strong>Conforti</strong> a questo mondo cinese che<br />

è la sua meta. Gli incontri con i vescovi e i vicari apostolici locali, a Colombo,<br />

a Saigon e poi a Hong Kong 166 , con il clero indigeno, col personale missionario<br />

delle procure e con i commensali delle varie tappe, ovviamente svolti nelle<br />

lingue ufficiali del cattolicesimo di ottant’anni fa, ossia italiano, francese e<br />

latino, offrono a <strong>Conforti</strong> un insieme di informazioni, osservazioni, esperienze<br />

che poco a poco trasformano lo sguardo del fondatore dei saveriani. Indizio<br />

espressivo è la sua annotazione dopo l’arrivo a Shanghai: “La prima impressione<br />

che si riceve nell’entrare in territorio cinese è quella di trovarsi in mezzo a<br />

un popolo che molto promette del suo avvenire e che in tempo non lontano<br />

avrà forse la maggior influenza sopra l’equilibrio mondiale, che non potrà fare<br />

senza di lui” 167 . Oggi si potrebbe dire che le parole di <strong>Conforti</strong> hanno uno<br />

spessore profetico. Ma è lo stesso <strong>Conforti</strong> che confessa alla sorella Merope,<br />

da Saigon, che l’esperienza del viaggio sta cambiando il suo punto di vista:<br />

Sono assai contento di essermi deciso a partire, anche perché ho potuto vedere e<br />

conoscere tante e tante cose che mi hanno giovato assai. Si allargano le idee e si acquista<br />

un modo di sentire e giudicare che meglio risponde a realtà. Tutto questo potrà<br />

giovare anche all’esercizio del mio sacro ministero 168 .<br />

163 Sono le Ospedaliere di san Paolo, dette anche Suore o Figlie di san Paolo di Chartres,<br />

presenti in Vietnam del sud dal 1860 e col primo noviziato per suore autoctone a Saigon nel<br />

1870 (cfr. Teresa MILANA, in DIP 6, 1980, 965-966).<br />

164 FCT 14, 821-823: 16 e 17 ottobre 1928.<br />

165 Ibid., 823-824: 19 ottobre 1928.<br />

166 Nelle due ore di sosta, dalle 13 alle 15, <strong>Conforti</strong> e compagni riescono ad arrivare alla<br />

procura “di Milano”, cioè dell’Istituto di San Calogero, a salutare il vicario apostolico, la<br />

cattedrale “ampia e maestosa” e “il Seminario ove assistemmo ad una esecuzione di canto<br />

eseguita dai seminaristi indigeni” (FCT 14, 828).<br />

167 FCT 14, 830: 26 ottobre 1928.<br />

168 <strong>Conforti</strong> alla sorella Merope, da Saigon, 18 ottobre 1928 (FCT 14, 826).


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

489<br />

“Un modo di sentire e giudicare che meglio risponde a realtà”: un tomista<br />

impenitente come <strong>Conforti</strong> non poteva trovare espressione migliore della<br />

propria ricerca pastorale e missionaria.<br />

Molte annotazioni del diario di navigazione sono comprensibilmente dedicate<br />

allo stato di salute e alle occupazioni a cui <strong>Conforti</strong> si dedica nei lunghi<br />

giorni di navigazione. In realtà, alcuni episodi di mal di mare e una ricorrente<br />

inappetenza causata dalla navigazione, cui si aggiunge il sonno turbato dal<br />

caldo opprimente dal Mar Rosso in avanti, riducono ben presto <strong>Conforti</strong> a<br />

una condizione di grande debolezza. Il fondatore può far poco: in certi giorni<br />

riesce appena a leggere 169 , qualche volta può dedicarsi a progettare il futuro:<br />

“Ho pensato a lungo all’Istituto Missioni ed ai mezzi migliori per farlo fiorire,<br />

alla costruzione del nuovo Seminario Vescovile di Parma, all’Opera degli<br />

Oblati e per la buona riuscita di tutte queste opere ho pregato il Signore” 170 .<br />

Ma il più delle volte deve limitarsi alle pratiche di pietà e talvolta, a motivo del<br />

mare mosso, non può celebrare la messa in cabina 171 . Leggendo le lettere di<br />

Bonardi e Ferrari, che Teodori ha avvedutamente aggiunto in nota all’edizione<br />

del diario, si coglie come il vescovo avverta malessere a causa di alcuni suoi<br />

comportamenti: non ascolta le insistenze dell’esperto Bonardi che lo consiglia<br />

di mangiare di più; e soprattutto rifiuta di spogliarsi per dormire in cabina,<br />

nonostante il caldo terribile del tropico:<br />

… è sempre vero che i santi vogliono sempre quello che vogliono. P. Bonardi lo sgrida<br />

un po’, perché dice che certe penitenze non si possono fare, ma ottiene poco. Sua<br />

Eccellenza non si cura molto. Io non so, per es. perché a dormire e anche durante la<br />

giornata, col caldo che fa non voglia mettersi una camicia leggera, ma portare una<br />

camicia di lana; voglia andare a letto colle sotto calze; non voglia togliersi la veste<br />

in cabina per godersi un po’ d’aria dal ventilatore ecc. ecc. Intanto Lui fa di quelle<br />

sudate mai avute in vita sua a grande discapito della sua salute.<br />

Così racconta il compagno di viaggio Nino Ferrari al p. Popoli, rettore a<br />

Casa madre, dal mar Rosso il 30 settembre 1928 172 ; e una settimana dopo<br />

ripete:<br />

Di noi tre [Sua Eccellenza] è l’unico che soffre per il viaggio. A dire la verità la colpa<br />

in gran parte è sua perché ha fatto qualche giorno di digiuno volontario e quindi<br />

l’organismo suo non si è trovato pronto al disagio del viaggio. Il Rev.mo P. Bonardi<br />

169 FCT 14, 813: 2 ottobre 1928, nell’Oceano Indiano tra Gibuti e Ceylon.<br />

170 Ibid., 820: 14 ottobre 1928, nel Mar Cinese Meridionale da Singapore a Saigon.<br />

171 Ibid., 813-814, 817 e 828.<br />

172 Ibid., 811.


490 Capitolo ottavo<br />

lo sgrida, ma ottiene poco. Ieri gli ha proibito di leggere, di scrivere e di fare qualsiasi<br />

cosa che gli possa far consumare dell’energia. Gli voleva portar via perfi no il breviario!<br />

S. Ecc. rispose (ridendo) che l’avrebbe scomunicato e il P. Bonardi purché stesse<br />

meglio avrebbe accettata qualsiasi scomunica! 173<br />

Alle annotazioni del giovane inesperto Ferrari, che fa trasparire la sua sconfinata<br />

ammirazione per il fondatore, possiamo accompagnare le note dello<br />

stesso Bonardi, che scrive a Popoli dallo stretto di Malacca:<br />

Quanto al n/ Ven.mo Fondatore Le dirò che non sta bene. La colpa però è tutta sua.<br />

Non ha la più piccola nozione dell’igiene dei paesi tropicali. Se mi avesse ubbidito<br />

subito, ora starebbe bene, come me e P. Ferrari. È stato provvidenziale che vi fossi<br />

io, altrimenti sarebbe morto. Ma è già miracoloso che non sia morto così. Pensi che<br />

voleva andare a letto vestito. P. Ferrari mi dice che se fosse stato lui non avrebbe osato<br />

replicare e sarebbe andato così a letto vestito 174 .<br />

L’affiatamento e la confidenza tra <strong>Conforti</strong> e Bonardi permisero di gestire<br />

una tensione che non poteva non emergere: <strong>Conforti</strong> voleva mantenere tutto<br />

il suo ritmo di pratiche di pietà, di penitenze corporali e di abitudini seminaristiche<br />

legate al senso fortissimo del pudore e della riservatezza 175 . Bonardi,<br />

esperto e concreto, sapeva che questi atteggiamenti da santità in climi temperati<br />

erano pericolosi, per non dire letali, in una navigazione in mari caldi. Ma<br />

conosciamo ormai il fondatore: alla mitezza si univa una decisione che sfiorava<br />

la cocciutaggine. In più, e il diario lo mostra perfettamente, nel momento<br />

in cui <strong>Conforti</strong> sentiva malessere immediatamente diminuiva il consumo di<br />

cibo: così era già avvenuto a Ravenna 176 . La situazione però migliorava quando<br />

si sbarcava dal piroscafo per qualche ora a terra.<br />

A causa di questi disagi patiti dal <strong>Conforti</strong>, Bonardi, uomo pratico e sollecito<br />

della salute del suo fondatore, elabora a Saigon, parlando con qualche<br />

missionario del posto, una via alternativa per il ritorno:<br />

Un P. Lazzarista inglese mi assicura che il viaggio per ritornare in Europa costa tanto<br />

per via Siberia che per via America e che questo si effettua in 30 giorni precisi da<br />

Shanghai a Parigi. Ora pensando quanto deve essere penoso per S. E. fare il viaggio<br />

173 FCT 14, 816.<br />

174 Ibid., 821; cfr. N. Ferrari a Popoli, 25 ottobre 1928 (FCT 14, 830-831).<br />

175 “Alla sera lasciamo andare a letto prima Lui, perché abbiamo capito che trova difficoltà<br />

ad adattarsi” (N. Ferrari al vicerettore Mario Lanciotti, 24 settembre 1928; FCT 14,<br />

804). Ossia: il vescovo scende in cabina mentre Bonardi e Ferrari s’intrattengono sul ponte,<br />

in modo da non metterlo in imbarazzo.<br />

176 Cfr. N. Ferrari a Popoli, 15 ottobre 1928 (FCT 14, 824).


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

491<br />

della Transiberiana, per lui che patisce freddo e non può stare chiuso, mi è venuto in<br />

mente di proporgli la Via America 177 .<br />

Il giro del mondo, poi, come è noto, non si fece, con ogni probabilità a<br />

motivo dei tempi più brevi di rientro per la Transiberiana: sedici giorni da<br />

Tianjin a Parma, contro i trenta giorni Shanghai-Parigi. Il fondatore aveva<br />

fretta di tornare in diocesi. E forse non si sentiva di vivere ancora giorni di mal<br />

di mare e di caldo opprimente.<br />

Ci siamo dilungati a descrivere il viaggio verso la Cina anche perché è<br />

ampiamente documentato, a differenza del viaggio di ritorno. Ma le pagine<br />

del diario di <strong>Conforti</strong>, unite alle testimonianze dei suoi due compagni, ci hanno<br />

permesso di cogliere qualche tratto della spiritualità e della curiosità intellettuale<br />

e pastorale del vescovo, e sono una testimonianza “in presa diretta”<br />

della sua mentalità: l’ascesi e la preghiera, lo stretto binomio tra fede e civiltà,<br />

tutte le motivazioni e gli affetti che lo spingevano ad andare verso Oriente,<br />

si evidenziano con spontaneità e insieme subiscono shock ed evoluzioni che<br />

ritroveremo, compiute, al ritorno in <strong>Italia</strong>.<br />

Ma la stessa salute, probabilmente, ebbe una scossa importante nel viaggio.<br />

Pur essendo, secondo Bonardi, “di costituzione robustissima” 178 , dovette<br />

perdere non poche forze. Alla sorella Merope, <strong>Conforti</strong> sottolineava l’aspetto<br />

positivo: “Sono anzi persuaso che sentirò in seguito i benefici effetti dell’aria<br />

marina respirata largamente per oltre un mese” 179 . Certo per i bronchi la lunga<br />

crociera era, teoricamente, una cura. Ma il sessantatreenne fondatore avrebbe<br />

sentito anche il peso di quel lungo percorso compiuto senza gli odierni comforts.<br />

La curiosità accompagnata da una crescente sorpresa dà il tono ai pochi<br />

giorni trascorsi da <strong>Conforti</strong> e dalla sua comitiva a Shanghai e a Nanchino.<br />

Nella prima grande città il fondatore visita le istituzioni dei padri gesuiti,<br />

ammirando in particolare il museo di antichità cinesi, l’osservatorio astronomico<br />

e l’università Aurora 180 :<br />

Visitammo tutti i padiglioni dell’importante Ateneo che è già frequentato da circa<br />

500 alunni, la maggior parte dei quali è iscritta alla facoltà di Medicina. Con alto<br />

senso d’opportunità è stata aggiunta alle Facoltà esistenti quella d’Ingegneria. La<br />

177 Bonardi a Popoli, 19 ottobre 1928 (FCT 14, 825). L’itinerario sarebbe stato per mare<br />

da Shanghai a San Francisco, in treno dalla California a New York, e ancora per mare fino a<br />

Cherbourg (e non Cherboury, come erroneamemte trascrive Teodori).<br />

178 Bonardi a Popoli, 7 ottobre 1928 (FCT 14, 815).<br />

179 Lettera del 26 ottobre 1928 da Shanghai (FCT 14, 832).<br />

180 FCT 14, 835-836: 27-28 ottobre 1928.


492 Capitolo ottavo<br />

Cina ha un grande avvenire; ma ha estremo bisogno per raggiungerlo di ferrovie e di<br />

altri lavori pubblici.<br />

Questa intuizione del movimento innovativo del grande corpo cinese e<br />

della tensione tra potenzialità e arretratezza è una nota dominante nelle considerazioni<br />

di <strong>Conforti</strong> anche a Nanchino, raggiunta il 30 ottobre 1928 181 . Nelle<br />

varie tappe di avvicinamento verso l’Henan, <strong>Conforti</strong>, Bonardi e Ferrari,<br />

accompagnati dal vicario apostolico Calza che li aveva attesi a Shanghai, visitano<br />

anche diversi ordini religiosi femminili e in particolare, a Pengpu, la missione<br />

tenuta dalle dame orsoline di Parma 182 . Alle 20 di sera del 1° novembre<br />

1928 il lungo viaggio arriva finalmente alla sua destinazione: Zhenzhou, sede<br />

del vicario apostolico dell’Henan occidentale. Alla stazione precedente erano<br />

ad aspettare la comitiva diversi padri saveriani. L’arrivo in città fu salutato da<br />

tutti i padri presenti, dai bambini e dalle bambine degli orfanotrofi della missione<br />

e dai cristiani, con classico Te Deum e benedizione col Venerabile 183 .<br />

Da quel momento in avanti il diario di <strong>Conforti</strong>, che arriva fino al 25<br />

novembre 1928, assume un tono davvero particolare e le descrizioni sono<br />

asciutte e sintetiche. Ma in esse si ravvisa da una parte il poco tempo a disposizione,<br />

dall’altra la sorpresa non per le meraviglie artistiche e architettoniche,<br />

ma per la scoperta di un popolo e di una comunità cristiana. Gli appunti<br />

ci riferiscono soprattutto di celebrazioni con i cristiani. <strong>Conforti</strong> quasi non<br />

commenta le reazioni entusiaste dei cristiani cinesi, forse per nascondere ciò<br />

che sentiva come affetto e onore alla sua persona, e forse ancora perché, a differenza<br />

dei missionari, non conoscendo lingua e gestualità locali non riusciva<br />

immediatamente a decodificare i messaggi 184 . Il fondatore peraltro poteva<br />

cogliere molto bene il clima tra i missionari, e nelle sue note tiene a sottolineare<br />

la “schietta cordialità” degli incontri 185 .<br />

Già, i missionari saveriani. <strong>Conforti</strong> era arrivato in Cina anche, e forse<br />

soprattutto, per dialogare con ciascuno di loro e per intervenire rispetto ai<br />

problemi che si stavano creando. Tra il 4 e l’8 novembre li incontrò uno ad<br />

181 “È una Città immensa, fabbricata quasi interamente alla Cinese e che dal nuovo<br />

Governo Repubblicano dovrà essere totalmente trasformata da superare Pechino in bellezza<br />

e grandiosità, anzi da farla dimenticare” (FCT 14, 836).<br />

182 FCT 14, 837-838, e lettera alla superiora di Parma del 31 ottobre 1928 (FCT 14,<br />

839-840).<br />

183 Ibid., 841. Descrizioni coeve di vari saveriani – Bonardi, Gazza, Vanzin, Tissot – in<br />

Ibid., 841-843.<br />

184 Si legga, per comprendere il clima che circondava la visita del “grande Vescovo”, la<br />

cronaca del saveriano p. Alessandro Chiarel, ripresa in Ibid., 867-869.<br />

185 Ibid., 841, 844.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

493<br />

uno, salvo due che erano a Tianjin, e si prese brevi appunti delle conversazioni<br />

186 . Da queste poche righe molto stenografiche di <strong>Conforti</strong>, con l’aiuto<br />

delle più diffuse lettere di Bonardi a Popoli, in particolare le missive dell’11<br />

novembre e del 2 dicembre 1928 187 , cogliamo alcuni dati delle tensioni tra i<br />

saveriani della missione cinese. La spaccatura evidente è quella tra i veterani,<br />

in particolare il vicario Luigi Calza, Giovanni Gazza, Eugenio Pelerzi, ma<br />

anche Leonardo Armelloni, e le giovani leve, arrivate in Cina in quegli anni<br />

’20. I primi accusano i giovani di pretendere troppe comodità, di voler gestire<br />

beni e risorse in proprio, a livello individuale, di non avere comportamenti<br />

irreprensibili 188 e di aver costituito dei gruppi in contrasto con i superiori.<br />

Soprattutto p. Pelerzi accusa Vanzin e altri di aver scritto un libello satirico<br />

contro il superiore: in realtà, a quanto si desume da Bonardi, si trattava di un<br />

innocente scherzo da seminario 189 . I giovani si lamentano ripetutamente di<br />

uno stile accentratore di Pelerzi nella gestione economica.<br />

Come, mi pare con oggettività, scriveva Bonardi a Parma, “la piattaforma<br />

su cui si manifesta il disagio non è per niente intaccata. Tutto il dissidio si<br />

risolve in questo: P. Pelerzi parla male degli assenti” e altre brevi frasi riportate<br />

come espressioni di quei tipici lamenti e piccole rivalità, senza gravi motivi 190 .<br />

Senza voler sminuire l’entità della crisi, una fisiologica tensione tra generazioni<br />

diverse di missionari, l’intervento di persone di carattere unilaterale come<br />

Pelerzi, e le questioni concrete legate al sostentamento dei missionari, all’amministrazione<br />

e alla gestione delle offerte dall’<strong>Italia</strong> stavano provocando una<br />

“crisi di crescenza” alla giovane missione 191 . Tutto qui!<br />

Il problema era individuare la persona che, come superiore religioso distinto<br />

dal vicario apostolico, curasse proprio l’aspetto spirituale e comunitario<br />

lasciando a Calza la piena competenza sulle questioni pastorali e amministrative.<br />

<strong>Conforti</strong>, pur non essendo tenuto a seguire le indicazioni dei padri,<br />

raccolse le loro preferenze. I giovani, che erano la maggioranza numerica, probabilmente<br />

accordandosi tra loro proponevano p. Luigi Magnani, che infatti<br />

ricevette 18 indicazioni su 25. I veterani (a parte Gazza che proponeva Pelerzi,<br />

e Pelerzi che proponeva Gazza) erano per Dagnino e Bonardi (sette voti ciascuno),<br />

di fatto degli outsiders.<br />

186 FCT 14, 851-854.<br />

187 Ibid., 855, 873.<br />

188 Armelloni dirà al fondatore: “Si scherza di mano!” (Ibid., 851).<br />

189 Ibid., 852, 855.<br />

190 Ibid., 855: “Si tratta di malintesi, picche e ripicche”.<br />

191 Si veda la precisa descrizione della situazione cinese in A. LUCA, Il periodo del primo<br />

successore: 1932-1944, in Convegno sulla Spiritualità Saveriana, cit., 171-172.


494 Capitolo ottavo<br />

<strong>Conforti</strong> scelse Dagnino che all’epoca era in <strong>Italia</strong>, rettore di Poggio San<br />

Marcello 192 . “Ed ora Le dirò che la grande maggioranza si è soffermata sopra<br />

di Lei”: questa dichiarazione di <strong>Conforti</strong> contrasta con i precisi appunti che<br />

egli stesso s’era fatto. Ma penso si possa annoverare tra quelle verità che i superiori<br />

sono autorizzati a creare e dichiarare per ragioni, appunto, “superiori”.<br />

Dagnino era sicuramente stimato da tutti, non era appiattito sul piccolo ma<br />

potente nucleo Pelerzi-Gazza, e soprattutto aveva una caratura spirituale personale<br />

molto forte, secondo lo stile ascetico di un tempo. Ritengo che questo<br />

modo di scegliere di <strong>Conforti</strong> mostri con molta evidenza il suo stile: invece<br />

di assecondare una parte, per quanto maggioritaria, a rischio però di spaccare<br />

il gruppo, individuare una persona capace di mediazione e di un impegno di<br />

innalzamento del livello spirituale. È interessante come <strong>Conforti</strong> comunichi<br />

la notizia a p. Popoli, in <strong>Italia</strong>:<br />

Ora mi limito a comunicarLe la scelta del Superiore di Missione da me fatta. Non è<br />

quale erat in votis. Ho ritenuto indispensabile nominare P. A. Dagnino. Ella forse si<br />

meraviglierà di questo, ma, tutto considerato, per quanto la cosa possa rincrescere, è<br />

questa l’unica scelta che possa metter termine ad un insieme di cose che non può più<br />

a lungo durare senza pregiudizio della Missione e del buon nome del nostro Istituto.<br />

Qualunque altra scelta non potrebbe scongiurare i disastri a vista. Anche P. Bonardi<br />

è dell’identico parere 193 .<br />

“Non è quale erat in votis”: nell’adunanza del consiglio generale della congregazione<br />

saveriana del 16 agosto 1928, era emersa la proposta di nominare<br />

a superiore religioso per la Cina il p. Luigi Magnani 194 . <strong>Conforti</strong> ebbe l’attenzione<br />

e anche l’umiltà di andar in Cina senza una decisione già presa, ma<br />

attendendo di raccogliere i pareri di tutti, e anche di decidere diversamente,<br />

tenendo conto che se la maggioranza era per p. Magnani, apparve evidente al<br />

fondatore che la sua persona avrebbe ulteriormente spaccato in due il gruppo<br />

dei missionari. Il rincrescimento era anche connesso al fatto che Dagnino era<br />

rientrato in <strong>Italia</strong> ed era rettore della casa marchigiana da soli due anni, anzi<br />

meno. Una valutazione attenta delle forze e dei talenti aveva richiesto, nel<br />

1925-26, di richiamare in <strong>Italia</strong> Dagnino, e ora tutto si doveva rivedere.<br />

<strong>Conforti</strong> però, in Henan, non si limitò a occuparsi dei suoi litigiosi missionari.<br />

Pur subendo l’aggressione di un forte raffreddamento tra l’8 e il 13<br />

192 Vedi lettera di <strong>Conforti</strong> a Dagnino, 21 novembre 1928 (FCT 861-862).<br />

193 <strong>Conforti</strong> a Popoli, 22 novembre 1928 (FCT 14, 862).<br />

194 Vedere Archivio generale saveriano Roma, Verbali delle adunanze del consiglio direttivo,<br />

p. 29 (si tratta di un unico volume-mastro autografo del segretario, p. Giovanni Popoli, con<br />

paginazione a timbro).


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

495<br />

novembre, dovuto al rigore della stagione e al “freddo della cattedrale” di<br />

Zhenzhou 195 , egli incontrava i cristiani, i seminaristi, che gli “fecero buonissima<br />

impressione dal lato della pietà” 196 , le suore canossiane che lavoravano<br />

coi saveriani 197 , e con due raid si recava in altre due aree della missione, Luoyang<br />

all’ovest (13-20 novembre) 198 e Xuchang e Xiangcheng 199 al sud (22-25<br />

novembre). In queste due penetrazioni nell’interno, <strong>Conforti</strong> visitava i due<br />

seminari e, a sud, le suore giuseppine 200 .<br />

Eccellenza, la vera Cina non è qui! – dicevamo a S. E. appena arrivato a Chengchow,<br />

mentre coglievamo dalle sue parole l’entusiasmo per una Cina molto più sviluppata<br />

di quello che si possa immaginare in <strong>Italia</strong>. Ebbene, ma sì, vedremo anche la vostra<br />

Cina dell’interno colle sue stradaccie (sic), coi suoi briganti: certo che voglio venire!<br />

Così p. Alessandro Chiarel descriveva il dialogo tra <strong>Conforti</strong> e i missionari<br />

pionieri del sud e dell’ovest, all’inizio del vivace articolo di cronaca della sua<br />

visita nella parte più meridionale del vicariato apostolico 201 . Che cosa ci riporta<br />

<strong>Conforti</strong>, nelle sue note diaristiche, dell’Henan? Si potrebbe dire, riprendendo<br />

Chiarel: stradacce e briganti. Questi secondi solo indirettamente, non<br />

avendo avuto, per buona sorte, l’occasione di farne un incontro faccia a faccia:<br />

si trattava di bande irregolari più o meno legate ai signori della guerra o semplicemente<br />

residui delle inquietudini di quegli anni repubblicani. “Ho voluto<br />

far prova nel ritorno del carro cinese che a dir vero è alquanto incomodo”,<br />

scriveva per il 25 novembre, ultimo giorno di diario: si tratta del mitico carro<br />

cinese che con la portantina e la “dresina” o draisine, piccolo carro ferroviario<br />

195 FCT 14, 856.<br />

196 3 novembre 1928 (FCT 14, 843).<br />

197 7 novembre (FCT 14, 849). Sulle suore canossiane si veda Antonietta SERAFINI, in<br />

DIP 3, Roma 1976, 1532-1537.<br />

198 Il diario (FCT 14, 856) riporta una tappa a “Shanchow”, che dovrebbe essere Shanqiu,<br />

ma che risulta essere a est e non a ovest.<br />

199 L’identificazione dei luoghi citati secondo la trascrizione usata dai saveriani con i nomi<br />

di città secondo la trascrizione pinyin è stata operata confrontando la mappa di FCT 14, 102<br />

con http://www.maps-of-china.net/province/henanm.htm visionato il 6 maggio 2008 ore<br />

17. Colgo l’occasione per ringraziare l’amica Silvia Bonvini che ha ricontrollato le trascrizioni<br />

dei nomi geografici in pinyin.<br />

200 La congregazione delle giuseppine dette “di Cheng-Chow” fu fondata da mons. Calza<br />

nel 1914: iniziò con quattro ragazze cinesi discendenti di “vecchi cristiani” e nel 1944 aveva<br />

già oltre 100 suore professe, alcune delle quali contribuirono a fondare le teresiane “di<br />

Loyang” (in pinyin “Luoyang”) con il saveriano mons. Assuero Bassi. Dai primi anni ’50,<br />

con il dominio comunista, non si hanno più notizie certe delle congregazioni. Cfr. Luigi<br />

GRAZZI, in DIP 4, Roma 1977, 1351.<br />

201 FCT 14, 867.


496 Capitolo ottavo<br />

spinto a mano con un sistema di leve, saranno i mezzi di trasporto di quei<br />

giorni in Henan 202 .<br />

Le notazioni, nel diario, sono davvero scarse: le recenti chiese, la “povertà<br />

estrema delle case e degli alberghi popolari” di Zhenzhou 203 , la città di Shanchow<br />

(Shanqiu in trascrizione pinyin) “poverissima” e che “nulla presenta di<br />

considerevole” 204 , Luoyang con le sue pagode ormai ridotte a uso profano,<br />

“un tempo capitale della Cina e porta ancora le tracce d’una grandezza ormai<br />

tramontata” 205 , le pianure immense dell’Henan meridionale. Eppure, come<br />

si vedrà nelle comunicazioni di <strong>Conforti</strong> in <strong>Italia</strong>, egli colse della Cina molti<br />

aspetti che gli si impressero nella memoria.<br />

Due incontri possono aver aiutato il vescovo di Parma nel lavoro di decodifica<br />

e comprensione di quel mondo, differente e lontano rispetto all’<strong>Italia</strong><br />

dove egli aveva vissuto tutta la vita. In due riprese, nella missione saveriana<br />

dell’Henan, proprio in quei giorni di novembre, <strong>Conforti</strong> ritrovò un vecchio<br />

amico: p. Paolo Manna, ormai superiore generale dei missionari di San<br />

Calogero, che stava pure lui compiendo la visita canonica a tutte le missioni<br />

dell’istituto. Il 6-7 e il 22 novembre Manna transitava da Zhenzhou e si incontrava,<br />

seppur brevemente, con <strong>Conforti</strong> 206 . Non abbiamo tracce scritte di quei<br />

colloqui: non possiamo dire se fossero di pura cortesia oppure di profondo<br />

scambio tra i due antichi fondatori dell’UMC. Manna al ritorno in Europa<br />

scrisse una relazione che rimase inedita fino al 1979, e che apriva visioni assolutamente<br />

innovative riguardo ai metodi missionari, al clero e all’episcopato<br />

indigeno, al rapporto tra missionari e potenze coloniali, all’inculturazione e<br />

perfino all’ecumenismo 207 . Chissà se Manna ha avuto il tempo e anche un po’<br />

l’ardire di confrontare le sue visioni avanzate con il suo saggio e prudente amico<br />

e protettore! Forse, però, un modo diverso di articolare il rapporto tra fede<br />

e civiltà, una chiave di lettura più attenta alle ricchezze culturali del popolo<br />

cinese può essere venuta a <strong>Conforti</strong> proprio da Manna 208 .<br />

202 La draisine è “l’arnese” su cui vengono ritratti <strong>Conforti</strong>, Calza e Bonardi nella celebre<br />

foto che campeggia sulla copertina della recente Antologia degli scritti di Guido Maria <strong>Conforti</strong>.<br />

203 FCT 14, 850.<br />

204 Ibid., 856.<br />

205 Ibid., 857.<br />

206 Ibid., 849 e 864. Cfr. Ferdinando GERMANI, P. Paolo Manna III, cit., 224, 226. Vedi<br />

pure le testimonianze di don O. Pellegri e del p. A. Panceri in GRAZZI, Il libro, 382.<br />

207 Cfr. Giuseppe BUTTURINI, La “fine delle missioni” in Cina nell’analisi di Padre Manna<br />

1929, Bologna 1979.<br />

208 Nella sua relazione inedita, Manna, a partire anche dalla lettura del primo Maritain,<br />

criticava il tradizionale binomio fede-civiltà (europea), in aperta polemica con lo storico


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

497<br />

L’altro incontro, successivo alla visita del vicariato dell’Henan occidentale,<br />

fu con il delegato apostolico in Cina, Celso Costantini, già ricordato. Dopo<br />

un saluto epistolare all’inizio di novembre 209 , <strong>Conforti</strong> fu ospitato presso la<br />

delegazione apostolica di Pechino dal 5 al 10 dicembre 1928. Abbiamo un<br />

racconto di quei giorni grazie alle memorie di Costantini 210 . Al delegato apostolico,<br />

<strong>Conforti</strong> fa un’impressione che abbiamo già trovato in molti, compreso<br />

Roncalli: “Quando si avvicina qualche personalità, che si leva sul piano<br />

comune, se ne riceve una viva e particolare impressione. L’impressione che,<br />

malgrado la sua umiltà e semplicità, produceva Mons. <strong>Conforti</strong> in chi lo avvicinava,<br />

era questa: – È veramente un uomo di Dio”. Costantini dichiara: “La<br />

nostra conversazione era sempre rivolta ai problemi missionari”, e il delegato<br />

consigliava il fondatore ad accogliere vocazioni cinesi: “Gli Istituti religiosi,<br />

se vogliono espandersi, devono somigliare alla Chiesa, cioè uscire dai limiti<br />

di una nazione ed essere cattolici, non solo nella dottrina ma anche nelle persone”.<br />

Ma Costantini, più tardi segretario di Propaganda fide e cardinale, in quegli<br />

anni a Pechino non incontrava il favore di tutti i missionari. Bonardi, incline<br />

a raccogliere informazioni dei retroscena, già a Shanghai scriveva a Popoli<br />

alcune notizie apprese da missionari francescani e “milanesi”: “Ha disgustato<br />

i missionari e i cinesi: offende tutti, è nevrastenico. Mons. Costantini è inviso<br />

anche ai Cinesi perché troppo democratico. I Missionari sono disgustati<br />

perché sono chiamati poltroni da Mons. Costantini” 211 . Riferiva anche della<br />

contrapposizione tra Costantini e i lazzaristi per la questione dell’università<br />

cattolica di Pechino, e dell’incapacità dei vescovi cinesi. Ma il delegato stava<br />

tentando di applicare, in una condizione politica nuova e instabile, le direttive<br />

di Pio XI. L’incontro diretto con lui trasforma il parere di Bonardi: “Cosciente<br />

del grande avvenire che spetta alla Cina lavora indefessamente per il suo<br />

bene: dopo avere condotto a termine felicemente il Concilio Generale Cinese,<br />

ora si occupa del problema del Clero indigeno, dell’Azione Cattolica e delle<br />

scuole” 212 . Se Costantini ha fatto questa impressione al “prevenuto” Bonardi,<br />

possiamo immaginare quale attenzione gli sia stata rivolta da <strong>Conforti</strong>.<br />

delle antichità cristiane Louis Duchesne (cfr. G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche, cit., 118<br />

nota 31).<br />

209 FCT 14, 845-846.<br />

210 Celso COSTANTINI, Con i missionari in Cina (1922-1933). Memorie di fatti e di idee,<br />

voll. 2, Roma 1946-47, 63-65; testo trascritto, quasi per intero, in FCT 14, 880-881.<br />

211 Bonardi a Popoli, 25 ottobre 1928 (cfr. FCT 14, 829-830). Le stesse notizie arrivano<br />

a p. Manna nel medesimo periodo, vedi F. GERMANI, P. Paolo Manna III, cit., 206.<br />

212 FCT 14, 882.


498 Capitolo ottavo<br />

Una scena d’altri tempi ci può far immaginare questi due prelati, il diplomatico<br />

friulano e l’anziano vescovo di Parma, a passeggio in “uno di quei<br />

chiari pomeriggi invernali in cui meglio si palesa il volto pensoso di Pechino”.<br />

Costantini, amante dell’arte e scultore a sua volta, porta <strong>Conforti</strong> a vedere<br />

alcuni giardini imperiali, in parte deturpati dalle costruzioni occidentali volute<br />

dalla repubblica (“Che che si dica, la democrazia non è amica dell’arte”,<br />

commenta nelle sue memorie Costantini ). Annota il legato pontificio:<br />

Nel colle più alto si eleva la bianca Dagoba, un monumento di linea indiana, che sul<br />

piedistallo a mezzogiorno regge un grazioso tempietto in bronzo. Entro il tempietto<br />

troneggia un mostruoso demonio della mitologia buddista. Rientrando alla Delegazione<br />

Apostolica, additai a Mons. <strong>Conforti</strong> la Dagoba e parlai di quel demonio, che<br />

ha i simboli dello sterminatore e pare eretto come una minaccia e una maledizione<br />

su Pechino. Proseguimmo il cammino, muti e assorti in pensieri dolorosi. Il paganesimo<br />

è veramente il regno del demonio; anche le buone qualità naturali degli uomini<br />

del paganesimo si deformano e si offuscano. Tutto questo immenso popolo non sa<br />

ancora che Dio si è fatto uomo, che ha vinto le potenze infernali e che ha instaurato<br />

il regno dell’amore e della giustizia in terra per preparare la eredità della vita eterna<br />

in cielo 213 .<br />

Lasciamo camminare per le strade di Pechino questi due uomini, il soprabito<br />

pesante sulla talare, entrambi appassionati dell’ideale missionario e per<br />

questo in profondo dialogo tra loro: Costantini che spiega e racconta, <strong>Conforti</strong><br />

che annuisce e riflette sulla sua vocazione lontana che in quei mesi ha<br />

avuto una sorta di misterioso compimento.<br />

Come si diceva più sopra, dal 25 novembre il diario di <strong>Conforti</strong> si interrompe.<br />

Sappiamo da Bonardi il perché: in Transiberiana non si potevano portare<br />

né libri né manoscritti, “neppure il Breviario, neppure una lettera perché tutto<br />

sarà sequestrato” 214 . Perciò spedirono tutto per posta, forse proprio attorno al<br />

25 novembre. <strong>Conforti</strong> e il suo piccolo seguito si fermarono a Zhenzhou fino<br />

alla festa di san Francesco Saverio, 3 dicembre, e il fondatore predicò il ritiro<br />

di preparazione, il secondo da quando era in Cina 215 .<br />

Il 4 dicembre <strong>Conforti</strong>, Bonardi e Calza partirono per Pechino, dove si<br />

trattennero dal 5 al 10 dicembre, come sopra si diceva, anche per completare le<br />

pratiche del passaggio per lo stato dominato dai Soviet 216 . Il giorno successivo,<br />

salutando Calza, partirono per Tianjin per visitare i saveriani di là, uno cap-<br />

213 C. COSTANTINI, Con i missionari in Cina, cit., I, 64-65.<br />

214 Bonardi a Popoli, 23 novembre 1928 (cfr. FCT 14, 866).<br />

215 FCT 14, 874-875; il primo ritiro si era svolto il 5 novembre (cfr. Ibid., 847-849).<br />

216 Ibid., 876-881.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

499<br />

pellano dell’ospedale italiano e l’altro ricoverato. Il 13 fecero sosta a Muckden<br />

(attuale Shenyang), il 14 giunsero ad Haerbin, nella Cina nord-orientale, punto<br />

di partenza del collegamento con la Transiberiana 217 . Il giorno successivo<br />

salirono sul treno, e praticamente discesero otto giorni dopo, il 23, a Mosca 218 .<br />

Il 24 furono a Varsavia, vi celebrarono il Natale e passarono a salutare il nunzio<br />

Francesco Marmaggi 219 . Da lì, via Slovacchia – Vienna – Tarvisio – Udine –<br />

Mestre, raggiunsero Vicenza, dove pernottarono nella scuola apostolica diretta<br />

da p. Uccelli; il 28 dicembre mattina erano a Parma 220 .<br />

Per una sintesi<br />

Lascio la Cina non senza rincrescimento. Ho dovuto riformare i miei giudizii in ordine<br />

al popolo Cinese. Esso offre le migliori speranze in ordine alla sua conversione.<br />

Se si potesse disporre di un maggior numero di Missionarii e di mezzi maggiori si<br />

potrebbe in breve triplicare il numero dei Cristiani. Vi dico questo a vostro conforto.<br />

Non mi diffondo in particolari. Tra breve ci rivedremo ed a voce vi dirò di tutto le<br />

mie impressioni.<br />

Così scriveva <strong>Conforti</strong> da Pechino il 5 dicembre alla comunità di Casa<br />

madre 221 . I discorsi tenuti dal fondatore dal 28 dicembre in avanti confermano<br />

questo cambiamento: ne riparleremo. Si potrebbe dire, in un certo senso,<br />

217 FCT 14, 882; da Haerbin (che è la trascrizione in pinyin; allora si scriveva Harbin)<br />

<strong>Conforti</strong> mandava una lettera di ringraziamento a Costantini (cfr. FCT 14, 880-882), ultima<br />

sua voce documentata fino al 28 dicembre.<br />

218 Ibid., 882. Così scrive Bonardi: “L’immensa distesa della Siberia fredda, gelata è attraversata<br />

in otto giorni. Paesaggio monotono, ma interessante per le sue bellissime foreste,<br />

pei suoi fiumi gelati, per le vaste campagne”. Di quel lungo viaggio abbiamo solo un’altra<br />

testimonianza, una fotografia di <strong>Conforti</strong> in colbacco che è una delle immagini più celebri<br />

del vescovo fondatore dei saveriani. Bonardi temeva molto per la salute del suo fondatore.<br />

A Popoli, nella lettera del 23 novembre 1928, scriveva: “Tutti, assolutamente tutti, hanno<br />

sconsigliato a S. E. il viaggio per la Transiberiana. Se vi saranno incidenti l’unico responsabile<br />

è lui. Io però spero tutto andrà bene. S. E. vestirà da prete, ma dovrà star chiuso in treno per<br />

tutto il percorso” (cfr. FCT 14, 866). A Pechino invece le notizie sono migliori: “Ovunque<br />

ci avevano proprio spaventati sul viaggio per Transiberiana. Qui trovo invece informazioni<br />

confortanti e così verremo Via Siberia” (cfr. FCT 14, 877).<br />

219 Francesco Marmaggi (Roma 1876-1949), sacerdote nel 1900 e impegnato nell’insegnamento<br />

e nella curia, prima di essere nunzio in Polonia (1928-1935) fu rappresentante<br />

pontificio in Romania e Cecoslovacchia. Cardinale nel 1935, fu prefetto della Congregazione<br />

del concilio dal 1939 alla sua morte (cfr. Hierarchia Catholica IX, Patavii 2002, 38).<br />

220 FCT 14, 882.<br />

221 Ibid., 874.


500 Capitolo ottavo<br />

che il periodo dal 21 settembre al 28 dicembre 1928, il lungo viaggio verso<br />

la Cina e ritorno, assunse il significato di un ampio Nunc dimittis. Un intreccio<br />

di progetti, persuasioni, desideri e relazioni fu il motivo e il motore del<br />

viaggio. <strong>Conforti</strong> era partito per incontrare i suoi missionari, per intervenire<br />

di persona sui problemi della missione, ma anche per conoscere meglio la<br />

missione stessa e i cristiani cinesi. Di essi, della Cina, dell’Asia, della missione<br />

aveva una serie di certezze, di ideali, di notizie. Al fondo di tutti questi fili che<br />

lo attiravano in Cina, c’era la sua vocazione. C’erano le immagini della biografia<br />

secentesca di Francesco Saverio letta da adolescente, c’erano i racconti<br />

dei periodici missionari, le lettere e le fotografie dei primi saveriani.<br />

Tutto questo patrimonio di immagini, ricordi, affetti fu completamente<br />

sconvolto dall’impatto con la Cina. La missione, la civiltà, l’annuncio, la cultura<br />

locale erano altro. Certo, non era l’opposto di quel che <strong>Conforti</strong> aveva<br />

sognato e capito, anzi. Ma probabilmente, nell’interiorità del fondatore, tutto<br />

doveva trovare un nuovo ordine, alcune cose andavano corrette, altre sfumate.<br />

Ma <strong>Conforti</strong>, anche grazie ai suoi missionari, a Calza, a Bonardi, e anche a<br />

Manna e Costantini e ai tanti altri missionari di varie congregazioni, ritrovò<br />

in questo incontro con la realtà, il senso più profondo della sua chiamata<br />

di quasi cinquant’anni prima. È un missionario ancora più convinto della<br />

necessità e della bellezza della missione: il popolo cinese “offre le migliori<br />

speranze”.<br />

Dopo questa sorta di bagno rigeneratore della vocazione iniziale, dell’intuizione<br />

creativa, <strong>Conforti</strong> rientrava in diocesi. Poco meno di tre anni lo separavano<br />

dal punto di arrivo del suo viaggio terreno. Saranno tempi difficili,<br />

ancora una volta segnati da sofferenze e fallimenti, ma anche da realizzazioni<br />

o da inizi di nuove entusiasmanti opere in diocesi e in congregazione. Ma<br />

la Cina sarà, per lo spirito del <strong>Conforti</strong>, una sorta di viatico, mentre per il<br />

fisico già provato il lungo viaggio porterà, probabilmente, un indebolimento<br />

ulteriore.<br />

In Cina <strong>Conforti</strong> era arrivato a partire dal dovere canonico della visita<br />

alla missione e ai suoi religiosi, dopo che la congregazione aveva assunto la<br />

sua forma giuridica stabile e approvata; ma anche dall’affetto che lo legava ai<br />

saveriani. Negli anni tra la fine della guerra e il viaggio in Cina, molti nodi<br />

della congregazione erano venuti al pettine: situazione economica, vastità del<br />

distretto missionario, seminaristi e novizi cinesi, superiore religioso in missione.<br />

Tutto questo creava tensione, nel momento in cui in <strong>Italia</strong> il futuro dei<br />

saveriani era assicurato da tre case di formazione a vari livelli e da un afflusso<br />

di vocazioni decisamente incoraggiante.<br />

Era, come già si è detto, una fase di transizione, che richiedeva decisioni


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

501<br />

complesse, sia dal lato del personale che da quello delle risorse economiche,<br />

per non compromettere gli sviluppi futuri in congregazione. Ma i missionari<br />

al fronte vedevano soprattutto le urgenze immediate: carestia e stato di<br />

guerra, bisogno di denaro per sovvenire alla povertà diffusa, faticosi rapporti<br />

tra missionari dislocati a così grande distanza e in situazioni differenti.<br />

<strong>Conforti</strong> sentiva la necessità di capire la situazione in Oriente, e sperava di<br />

essere capito dai suoi missionari, di poter comunicare scelte di espansione<br />

in <strong>Italia</strong> e in Europa, ancora iniziali ma in vista di assicurare il futuro della<br />

pia unione.<br />

Il lavoro pastorale in <strong>Italia</strong> richiedeva attenzioni molto sottili, perché da<br />

una parte il governo e il partito al potere proclamavano di voler difendere e<br />

sostenere la chiesa e le tradizioni cattoliche, e anche economicamente non<br />

mancavano segni di questo appoggio 222 . D’altra parte, una persona esperta<br />

e spiritualmente saggia come <strong>Conforti</strong> vedeva lati oscuri, sospettava compromessi<br />

e conversioni non troppo convinte in personaggi un tempo legati<br />

all’anticlericalismo; conosceva le frange violente e le minacce rivolte a molti<br />

suoi sacerdoti e giovani cattolici.<br />

In questo contesto, se l’impegno pastorale di <strong>Conforti</strong> sembra mostrare<br />

minore creatività e minor slancio, in realtà credo si possa dire che il vescovo<br />

puntava a consolidare quanto da ormai vent’anni andava proponendo, in<br />

un clima sociale e culturale di tensione e forte controllo, che richiedeva un<br />

supplemento di prudenza. Inoltre, per alcuni aspetti la diocesi di Parma attraversava<br />

un periodo di transizione con qualche analogia rispetto alla congregazione<br />

saveriana. Le vocazioni crescevano, ma i nuovi sacerdoti ancora erano<br />

in numero insufficiente per venire incontro alle esigenze delle parrocchie sul<br />

territorio. Bisognava tenere insieme una compagine con poche forze, in attesa<br />

di tempi migliori che si annunciavano.<br />

Il capitolo di questo libro dedicato al clero mostra tutto il paziente lavoro<br />

di <strong>Conforti</strong> per gestire il personale ecclesiastico. Lo stesso impegno del vescovo<br />

per la consacrazione delle chiese, tra l’altro in zone piuttosto periferiche<br />

della diocesi, va ricollegato a questa strategia di mantenimento della struttura<br />

essenziale in vista di una vera ripresa.<br />

“Ho pensato a lungo… alla costruzione del nuovo Seminario Vescovile di<br />

Parma, all’Opera degli Oblati e per la buona riuscita di tutte queste opere ho<br />

222 Nei mesi estivi immediatamente precedenti al viaggio in Cina, gli istituti missionari<br />

italiani tentarono una trattativa col governo per un finanziamento statale agli allievi missionari:<br />

<strong>Conforti</strong> aderiva alla proposta e la seguiva a distanza, anche durante il viaggio, con<br />

grande attenzione (cfr. FCT 14, 783 e 805-806).


502 Capitolo ottavo<br />

pregato il Signore” 223 : il diario di viaggio del <strong>Conforti</strong> verso la Cina ci offre<br />

questa istantanea del pensiero e diremmo del sogno del vescovo. Ce lo possiamo<br />

immaginare sul ponte del Paul Lecat, con gli occhi rivolti verso l’orizzonte<br />

del Mar Cinese Meridionale, che riflette, progetta, si entusiasma. Il viaggio in<br />

Oriente fu per <strong>Conforti</strong> anche un tempo di riflessione e di riordino di desideri,<br />

idee, progetti. Vedremo come l’ultima fase della vita del fondatore dei<br />

saveriani sia stata ricca di iniziative. La congiuntura italiana in questo senso ha<br />

agevolato la ripresa a pieno regime dell’impegno della diocesi intera. Ma forse<br />

ancora una volta l’esperienza del voler rispondere alla vocazione missionaria,<br />

vissuta da <strong>Conforti</strong> nel viaggio in Cina, fu un sostegno e una ripresa di slancio<br />

spirituale anche verso l’altro versante della sua vocazione, quello parmense.<br />

Sappiamo già molto delle vicende della congregazione in questi anni, e la<br />

visita di <strong>Conforti</strong> ai suoi missionari è molto documentata. Sarebbe interessante<br />

avere una storia organica della missione saveriana in Cina, in cui questi<br />

anni centrali occupano lo spazio di una svolta determinante 224 .<br />

Per quanto riguarda invece il ministero episcopale di <strong>Conforti</strong> in questo<br />

periodo, ritengo che una pista di approfondimento affascinante, ma chissà<br />

quanto praticabile stante la scarsità di documentazione, sia l’effettiva diffusione<br />

del fenomeno di giovani e adulti che tornavano alla fede e alla pratica<br />

ecclesiale. Come sopra si diceva, la paziente e organica compulsazione dei<br />

registri parrocchiali, l’estensione dell’indagine ad altre zone d’<strong>Italia</strong> o qualche<br />

documento di tipo autobiografico potrebbero offrirci qualche elemento in<br />

più per le ricerche.<br />

223 FCT 14, 820: 14 ottobre 1928, dal Mar Cinese Meridionale, a Singapore e Saigon.<br />

224 Oltre all’abbondante ma aneddotica narrazione di Pietro GARBERO, I Missionari Saveriani<br />

in Cina. Cinquant’anni di Apostolato, Parma 1965 (“Certo, non si può esigere da questo<br />

scritto, caratterizzato da un tono molto bonario e famigliare, scientificità metodologica”,<br />

annota E. FERRO in Bibliografia confortiana commentata, Parma 2004, 89), abbiamo unicamente<br />

due studi che però esaminano solo il periodo fino al 1912: Giulio MATTIELLO, Gli<br />

inizi della missione saveriana nel Honan (1899-1912), cit.; Federica SERAVESI, I missionari<br />

saveriani in Cina (1904-1912), cit.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

… sul mulo,<br />

per raggiungere le parrocchie montane<br />

di Pianadetto e Valditacca,<br />

il 19 luglio 1925 ...<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> in visita pastorale nella sua diocesi:<br />

... a San Lazzaro Parmense,<br />

il 30 maggio 1926 ...<br />

... a Rubbiano, il 24 agosto 1927.<br />

503


504 Capitolo ottavo<br />

Marina di Massa, 11 luglio1926:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> alla inaugurazione degli Ospizi Marini per gli Orfani di Guerra della Provincia<br />

di Parma, presente il re Vittorio Emanuele III.<br />

Langhirano, 30 ottobre 1927:<br />

inaugurazione del nuovo ponte sul torrente Parma.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, 9 gennaio 1927:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con mons. Celso Costantini, Delegato apostolico in Cina,<br />

in visita alla comunità saveriana.<br />

Perlaro di Pagazzano-Berceto, 2-3 agosto 1927:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> trascorre qualche ora con i suoi allievi missionari, in soggiorno estivo.<br />

505


506 Capitolo ottavo<br />

Marsiglia (Francia), 21 settembre 1928,<br />

ore 16.30: G. M. <strong>Conforti</strong> s’imbarca verso<br />

la Cina, a bordo del Paul Lecat…<br />

... passeggia sul ponte ...<br />

... in sosta a Gibuti ...<br />

... a Singapore, 13 ottobre 1928,<br />

nella Procura delle “Missioni Estere<br />

di Parigi”.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

… sulle mura di terra a Shenzhou<br />

…<br />

... di nuovo a Zhenzhou Zh h …<br />

... in i portantina t ti …<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> nell’Henan (Cina), novembre 1928:<br />

... riceve il saluto dei cristiani.<br />

507<br />

... iin ddraisine i i sulla ll via i di LLuoyang<br />

…<br />

... iin ttreno sul l FFourgon service i …


508 Capitolo ottavo<br />

Luoyang, 18 novembre 1928: G. M. <strong>Conforti</strong> dinanzi alla vasta facciata della chiesa, che sarà il 2° Vicariato affidato ai Saveriani.


Ministero episcopale, congregazione, viaggio in Cina. 1925-1928<br />

509<br />

Zhenzhou (Henan-Cina), 6 dicembre 1928: G. M. <strong>Conforti</strong> saluta definitivamente i cristiani ed i suoi missionari, prima del rientro in <strong>Italia</strong>.


510 Capitolo ottavo<br />

Zhenzhou (Henan-Cina), 1° novembre 1928:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con i suoi missionari.<br />

Zhenzhou (Henan-Cina), 3 novembre 1928:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> visita il Seminario diocesano.


CAPITOLO NONO<br />

IL MAGISTERO PASTORALE DI CONFORTI<br />

Si raccolgono qui in una trattazione monografica alcuni elementi apparentemente<br />

disparati del ministero di <strong>Conforti</strong> a Parma. Si tratta anzitutto<br />

delle sue lettere pastorali al clero e al popolo, produzione scritta tipicamente<br />

episcopale e qui considerata solo per il periodo parmigiano 1 . Il secondo paragrafo<br />

di questo capitolo è dedicato all’analisi degli ampi appunti elaborati dal<br />

<strong>Conforti</strong> per una serie di omelie recitate in cattedrale a Parma nelle maggiori<br />

feste religiose, e aventi come tema la gran parte degli elementi tradizionali del<br />

catechismo cattolico: il “Padre nostro”, il “Credo” e i sette sacramenti 2 . Gli<br />

altri due paragrafi passano invece dall’esame di blocchi documentari alla delineazione<br />

di due scelte pastorali del <strong>Conforti</strong> vescovo a Parma: il catechismo<br />

“in forma di vera scuola” e la diffusione di circoli giovanili.<br />

Si tratta di realtà che, ancora una volta, abbracciano tutto l’episcopato<br />

confortiano in una visione che spera di essere sintetica e capace di cogliere<br />

costanti ed evoluzione. Pur nella differenza di livelli, sembra di poter dire che<br />

gli intrecci e le connessioni tra questi ambiti dell’opera di <strong>Conforti</strong> arrivino a<br />

delineare ciò che si potrebbe definire il suo “progetto pastorale”.<br />

1 Un elenco si ha in Lettere pastorali dei vescovi dell’Emilia-Romagna, a cura di Daniele<br />

MENOZZI, cit., 268-271: purtroppo, oltre a qualche lacuna, questi repertori mettono spesso<br />

insieme le lettere “al clero e al popolo” con le comunicazioni rivolte solo al clero, il che è<br />

metodologicamente discutibile, trattandosi di generi apparentemente simili, in realtà differenti.<br />

Come testo base citeremo G.M. CONFORTI, Lettere pastorali (Ravenna 1902-1905<br />

/ Parma 1908-1931), Roma 1983 (con la sigla: LP), una raccolta operata dall’allora postulatore<br />

generale A. Luca delle lettere, riprodotte “in offset”. Anche questo volume ha, qua<br />

e là, qualche lacuna. Nelle note, citando le lettere pastorali nel loro complesso, porremo i<br />

riferimenti al bollettino della curia diocesana, L’Eco, che rimane la fonte di riferimento più<br />

attendibile; talvolta sarà indicata pure la fonte FCT.<br />

2 Tutto il materiale specifico relativo a queste omelie è stato pubblicato da Teodori nel<br />

1997, in FCT 17.


512 Capitolo nono<br />

Le lettere pastorali a Parma<br />

Alcuni interessanti studi degli ultimi decenni hanno permesso di portare<br />

alla luce il valore di documentazione delle lettere pastorali per lo studio della<br />

vita delle diocesi, soprattutto nell’Ottocento e nel Novecento 3 . Una visione più<br />

ampia del fenomeno di queste pubblicazioni, ora possibile grazie ai repertori<br />

regionali di cui quello dell’Emilia-Romagna è stato il primo a essere pubblicato,<br />

ha offerto l’opportunità di inquadrare le singole lettere negli usi del tempo<br />

e nei cambiamenti portati dall’evoluzione della vita ecclesiale in <strong>Italia</strong> e in<br />

Europa. Così credo si debba rinunciare definitivamente all’anacronismo che<br />

proietta sui vescovi italiani anteriori al Concilio vaticano II alcune strutture di<br />

pensiero che si fanno largo lentamente dopo la metà degli anni ’60 del Novecento<br />

e che oggi sembrano ormai acquisiti nel momento in cui un vescovo di<br />

una diocesi della penisola scrive (o fa scrivere, e anche questo è significativo)<br />

una lettera pastorale, che non a caso spesso oggi riceve l’etichetta di “piano<br />

pastorale”, “progetto”, “linee” e così via. Non mi sembra esista ancora uno<br />

studio sul “nuovo” genere letterario delle lettere o scritti pastorali dei vescovi<br />

del dopo concilio, ma l’uso di termini come “piano” e “progetto” indicano l’acquisizione<br />

di una mentalità che, nel senso più nobile del termine, potremmo<br />

definire “ingegneristica” o “architettonica”, in osmosi con il valore dato dalla<br />

cultura all’idea di pianificazione e alle risorse della tecnologia 4 . È significativo<br />

che questi documenti vengano frequentemente pubblicati all’inizio del cosiddetto<br />

“anno pastorale”, entità temporale semplicemente inesistente o quasi fino<br />

al 1960 salvo che per le produzioni dell’Azione cattolica e che non coincide né<br />

con l’anno liturgico né con l’anno civile, bensì con l’anno scolastico.<br />

3 D. MENOZZI e G. CODICÉ, Per un repertorio delle lettere pastorali in età contemporanea.<br />

L’esempio bolognese, in Cristianesimo nella storia, 5 (1984), 341-366; Giovanni MICCOLI, Prefazione,<br />

e soprattutto D. MENOZZI, Introduzione, in Lettere pastorali dei vescovi, cit., VII-<br />

XXXII; Ovidio CAPITANI, Xenio TOSCANI e Silvio FERRARI, Problemi di metodo nella lettura<br />

delle lettere pastorali, in Ricerche di storia sociale e religiosa, 17 (1988), n. 2, 189-200; Michele<br />

MIELE, Due nuovi strumenti di ricerca per la storia della Chiesa italiana in età contemporanea,<br />

in Rivista di Storia della Chiesa in <strong>Italia</strong>, 43 (1989), 173-184; Giuseppe BATTELLI, Gli studi<br />

sui vescovi e le diocesi del nord-<strong>Italia</strong> tra cinquecento e novecento. Panorama storiografico, in<br />

Ricerca storica e chiesa locale in <strong>Italia</strong>. Risultati e prospettive, cit., in particolare 80-82.<br />

4 Solo qualche cenno in MICCOLI, Introduzione, cit., XXII nota 69 e in Alberto MELLONI,<br />

Da Giovanni XXIII alle chiese italiane del Vaticano II, in Storia dell’<strong>Italia</strong> religiosa III: l’età<br />

contemporanea, a cura di Gabriele DE ROSA, Roma – Bari 1995, 383 e nota 161. Potremmo<br />

dire, in linea generale e salvo meliori iudicio, che in <strong>Italia</strong> si fa strada e si diffonde progressivamente<br />

il modello “martiniano” della lettera pastorale, secondo, cioè, lo stile dell’arcivescovo<br />

di Milano Carlo Maria Martini.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

513<br />

Nulla o quasi di tutto questo si può trovare nelle lettere pastorali dei vescovi<br />

contemporanei a <strong>Conforti</strong>, e in <strong>Conforti</strong> stesso. Così è davvero sterile<br />

approcciarsi alle lettere di inizio episcopato come se vi si potesse rinvenire il<br />

“programma” episcopale 5 . Con buona pace di tanti volonterosi, si potrebbe<br />

dire che la lettera di inizio pontificato sia pressoché uguale per tutti i vescovi.<br />

Essa è solita esprimere contenuti comuni: timore e umiltà nell’aver accettato<br />

l’episcopato, rincrescimento per aver lasciato l’impegno precedente e le persone<br />

cui si era legati; gioia e affetto per le nuove pecorelle; saluto a tutte le<br />

categorie, clero, religiosi, autorità civili e il buon popolo di Dio. Al limite, si<br />

ha qualche cenno alla tristezza dei tempi che corrono.<br />

Nella sua prima pastorale a Parma, datata 4 marzo 1908, <strong>Conforti</strong> aggiungeva<br />

una presentazione del proprio modello di vescovo, secondo le più tradizionali<br />

linee dell’episcopato tridentino. Era come dire: servizio dei sacramenti<br />

e annuncio dei “grandi immortali principii del Cattolicismo”, attinti “dalle<br />

pure fonti della Scrittura Santa, e della tradizione cristiana, dagli insegnamenti<br />

della Chiesa e dal magistero sempre vivo del Supremo Gerarca”, in un<br />

impegno a servire e non a obbligare se non nell’estrema necessità 6 . Si scorgono<br />

pure cenni abbastanza consistenti all’attualità: l’urgenza della questione<br />

sociale, in una Parma dove, poche settimane più tardi, sarebbe stato proclamato<br />

lo sciopero 7 ; gli attacchi anticlericali al clero, che in quel tempo stavano<br />

assumendo toni scandalistici 8 ; e, realtà del tutto locale, l’invito all’unione tra<br />

il clero, “anche con qualche sacrificio delle proprie individuali vedute” 9 . Nel<br />

contesto di tensioni e di accuse alla Chiesa cattolica, si comprende l’ampia<br />

proclamazione che <strong>Conforti</strong> fa della fede come dono benefico per l’umanità,<br />

in linea con la sua concezione del rapporto tra fede e civiltà 10 .<br />

Non si deve dunque cercare nella sequenza delle lettere pastorali un piano<br />

organico di prospettive d’azione. Alcune di esse volevano lanciare ampie<br />

iniziative, in particolare per questo si vedrà la lettera sul catechismo. A che<br />

servivano, dunque, le lettere pastorali? Credo che, per <strong>Conforti</strong> come per<br />

altri vescovi, sia interessante far caso a due particolari pratici apparentemente<br />

insignificanti, in realtà rivelativi: la pubblicazione della lettera per l’inizio<br />

5 Cfr. Giovanni Maria VIAN, Considerazioni intorno al pensiero di alcuni vescovi italiani su<br />

“autorità” e “potere” nei primi tre decenni del Novecento, in Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese<br />

e culture religiose, cit., 61; e Umberto COCCONI, Il vescovo si presenta, in Parma negli anni<br />

13/2008, 51-98.<br />

6 LP 122-123.<br />

7 Ibid., 126-127.<br />

8 Ibid., 134-135.<br />

9 Ibid., 135.<br />

10 Ibid., 124-126.


514 Capitolo nono<br />

della Quaresima e l’ordine dato ai sacerdoti di leggere il testo durante le celebrazioni<br />

domenicali. Il primo dato è comune alle diocesi italiane e francesi:<br />

i mandements erano una sorta di solenne messaggio episcopale quaresimale,<br />

normalmente legato all’indulto, rinnovato di anno in anno, che mitigava le<br />

rigidissime disposizioni del digiuno 11 . La quaresima rappresentava, oltre al<br />

tempo significativo che la tradizione liturgica rileva, il tempo della predicazione<br />

per eccellenza, il tempo intensivo di catechesi ed esortazione al popolo,<br />

in particolare tramite quei corsi di predicazione “straordinaria” che venivano<br />

appunto chiamati “quaresimali”. I vescovi si inserivano in questo tempo, in<br />

cui per lunga consuetudine la gente sapeva di poter – e dover – assistere a<br />

occasioni più ampie di formazione tramite le prediche, attraverso la lettera<br />

pastorale. Infatti, e qui è l’altro aspetto da sottolineare, le pastorali erano normalmente<br />

scritte per essere lette al popolo durante le messe domenicali della<br />

Quaresima, almeno in una domenica, a volte più 12 . <strong>Conforti</strong> non fa eccezione.<br />

Alcune volte l’ingiunzione data ai sacerdoti di utilizzare la pastorale per<br />

la lettura al popolo è direttamente nel testo della lettera. Ad esempio, ce la<br />

mostra il testo del 4 dicembre 1915 sull’unzione degli infermi:<br />

Vi prego intanto di leggere e commentare al popolo la presente Pastorale, richiamando<br />

sopra di essa la sua attenzione, trattandosi di cosa quanto importante, altrettanto<br />

trascurata da una gran parte degli odierni Cristiani, che più non sentono il bisogno<br />

ed il dovere di prepararsi, come la fede insegna ed impone, al passo estremo 13 .<br />

La lettera del 10 novembre 1916, che non solo comunica la lettera collettiva<br />

dell’episcopato emiliano, a sua volta da leggere in parte alla popolazione 14 , ma<br />

che aggiunge riflessioni e inviti sulla catechesi e sulla “crociata” contro bestemmia<br />

e turpiloquio, così si conclude:<br />

Colla fi ducia che questa mia, dettata da vivissimo desiderio di bene, trovi eco profonda<br />

nel cuore de’ miei dilettissimi diocesani, ai quali sarà letta e commentata, imparto<br />

al Clero ed al popolo, con larghezza d’affetto, la Pastorale Benedizione 15 .<br />

11 D. MENOZZI, Introduzione, cit., XXII; con citazione di Geremia Bonomelli. Il parroco<br />

(curé) di Torcy diceva al protagonista del Journal d’un curé de campagne di Georges Bernanos:<br />

“La Rerum Novarum! Voi la leggete tranquillamente, scorrendola come una pastorale<br />

quaresimale qualsiasi…”.<br />

12 Ibid., XXIII. Per l’esempio contemporaneo a <strong>Conforti</strong> di Scalabrini di Piacenza, mi<br />

permetto di citare ancora A. MANFREDI, L’ecclesiologia di Scalabrini nelle sue lettere pastorali e<br />

nel governo pastorale della diocesi di Piacenza, in L’ecclesiologia di Scalabrini. Atti del II convegno<br />

storico internazionale, Piacenza 9-12 novembre 2005, cit., 194.<br />

13 LP 365.<br />

14 Ibid., 383.<br />

15 Ibid., 394. Invece la lettera del 3 marzo 1923 sulla fede, a chiusura della terza visita,


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

515<br />

Il più delle volte, invece, l’invito al clero per leggere pubblicamente la<br />

pastorale non sta nel corpo del testo, bensì in altra posizione tipografica dei<br />

fascicoli in cui le pastorali erano stampate e diffuse tra il clero, in attesa di<br />

essere ristampate ufficialmente e “per i posteri” sul bollettino diocesano 16 .<br />

Ad esempio a p. 16 del fascicolo originale della lettera del 1° febbraio 1910<br />

sui doveri della famiglia: “I Signori Parroci leggeranno e commenteranno al<br />

popolo in giorno festivo o nel tempo di maggior concorso, la presente Lettera<br />

Pastorale”. Nello stampato originale della lettera “Vogliam Dio nella Scuola”<br />

del 1° febbraio 1913: “I Signori Parroci leggeranno la presente Pastorale ai<br />

fedeli alle loro cure commessi, corredandola di quelle spiegazioni che, a seconda<br />

delle circostanze, reputeranno necessarie per far comprendere al popolo,<br />

e specialmente ai genitori, l’importanza somma dell’argomento ascoltato” (p.<br />

23). Nell’originale della pastorale del 5 febbraio 1915 sul battesimo, a p. 18 in<br />

una apposita pagina di “avvisi” rivolta al clero: “I Signori Parroci leggeranno<br />

e commenteranno al popolo la presente Pastorale in uno o più giorni festivi e<br />

nel tempo di maggior concorso”; e così via 17 .<br />

D’altronde, se si leggono i testi delle “lettere al clero e al popolo”, si vede con<br />

facilità che il tono, lo stile, l’organizzazione del discorso rispecchiano l’intento<br />

di un utilizzo oratorio. Si trattava, in altri termini, di “prediche” episcopali<br />

che il clero era esortato a proclamare ai fedeli. Dunque vi dobbiamo cercare, a<br />

livello documentario e di ricostruzione storica, quanto il vescovo voleva in quel<br />

momento comunicare ai fedeli – e in parte anche al clero – a seconda delle circostanze,<br />

a volte delle urgenze, ma anche di un disegno ad ampio raggio rivolto<br />

a formare la popolazione cristiana e instillare alcune attenzioni catechistiche o<br />

spirituali o morali. Si deve tra l’altro tener conto che, oltre all’appuntamento<br />

pressoché obbligato della Quaresima 18 , <strong>Conforti</strong>, come altri vescovi, coglieva<br />

pone l’invito all’inizio: “E desiderando che la parola allora [nel precedente dicembre] rivolta<br />

a coloro che attorniavano la mia cattedra, sia udita dall’uno all’altro capo della Diocesi, io<br />

la riproduco ora sunteggiata in questa mia pastorale, che sarà letta in tutte le Chiese parrocchiali<br />

dal Clero in cura di anime” (LP 531).<br />

16 Sia i volumi del Teodori (a parte poche eccezioni) che LP non riportano queste note,<br />

per comprensibili motivi editoriali.<br />

17 Gli stampati originali sono conservati in CSCS. Teodori conserva un paio di queste<br />

indicazioni, in FCT 23, 179 (lettera pastorale sulla cresima del 5 maggio 1915) e in FCT<br />

26, 779 (lettera del 10 agosto 1920).<br />

18 Solo nel 1930 <strong>Conforti</strong> non produsse la tradizionale lettera quaresimale: cfr. D. MENOZ-<br />

ZI, Lettere pastorali, cit., 271. In realtà essa fu sostituita dalla lettera collettiva dell’episcopato<br />

emiliano datata 2 febbraio 1930, accompagnata da alcune pagine di <strong>Conforti</strong> al clero su vari<br />

impegni. In questa parte dedicata al clero, <strong>Conforti</strong> aggiungeva: “I Signori Parroci leggeranno<br />

e commenteranno nei giorni festivi e nel tempo di maggior concorso questa lettera collettiva


516 Capitolo nono<br />

altre occasioni per rivolgere al popolo la parola tramite una pastorale, sempre<br />

con lo stesso intento catechistico ed esortativo.<br />

Si può scorgere un’idea, un percorso organico nella produzione di lettere<br />

pastorali di <strong>Conforti</strong>? Non abbiamo un suo testo in cui abbia dichiarato, preventivamente<br />

o in un momento di conclusione di un ciclo, le sue intenzioni.<br />

Si tratta, dunque, di cercare di cogliere, in via ipotetica, se la successione delle<br />

diverse pastorali abbia un filo logico, ovvero se il vescovo di Parma avesse qualche<br />

criterio di pensiero a partire dal quale, di volta in volta, arrivava a scegliere<br />

l’argomento della pastorale quaresimale o a decidere di pubblicare una lettera<br />

al clero e al popolo in un altro momento dell’anno. L’unico studio direttamente<br />

dedicato alle pastorali dei vescovi emiliani dall’Ottocento al Vaticano II con<br />

l’attenzione all’argomento dei sacramenti rileva con acutezza che <strong>Conforti</strong>, pur<br />

non dichiarando mai esplicitamente di voler scrivere una sequenza completa di<br />

lettere sui sacramenti, risulta essere uno dei vescovi che scrissero maggiormente<br />

sul tema 19 . In effetti <strong>Conforti</strong> dedicava la quaresimale del 1911 alla comunione<br />

frequente, quella del 1912 alla confessione, quella del 1915 sul battesimo,<br />

e ancora nello stesso anno, a maggio, una lettera sulla cresima e a dicembre<br />

una sull’unzione degli infermi. Nel 1923 la quaresimale era sull’eucaristia e<br />

nel 1927 sul matrimonio. Se consideriamo anche le lettere del 2 agosto 1913<br />

e del 1° marzo 1924 sul sacerdozio, si può dire che nel quasi quarto di secolo<br />

del suo episcopato <strong>Conforti</strong> abbia toccato tutti e sette i sacramenti 20 . È altresì<br />

evidente che la tematica sacramentale non solo non ha monopolizzato la proposta<br />

pastorale del vescovo parmense, ma è stata intervallata da periodi in cui,<br />

se c’era un’idea di percorso formativo sacramentale, essa è rimasta sospesa con<br />

la messa in primo piano di altri temi.<br />

Provo allora a delineare una visione complessiva delle lettere al clero e al<br />

popolo che tenga conto di quante più tematiche possibile tra quelle che Con-<br />

dell’Episcopato Emiliano e procureranno ben anche di diffondere specialmente tra le persone<br />

più colte, la intiera Enciclica Pontificia [sull’educazione cristiana della gioventù, di cui la lettera<br />

collettiva era una divulgazione e un commento], che è stata pubblicata anche in formato<br />

economico perché sia alla portata di tutti” (cfr. L’Eco 1930, 36-42 e FCT 28, 378-386). L’enciclica<br />

pontificia era la Divini Illius magistri del 31 dicembre 1929 (AAS 22 [1930], 49-86).<br />

19 Annamaria VALENTI, Le lettere pastorali sui sacramenti dei presuli dell’Emilia Romagna<br />

dal primo Ottocento al Concilio Vaticano II, in La pastorale sacramentale in Emilia Romagna<br />

nei secoli XVI-XX. Atti del convegno di Imola (1991) (Ravennatensia, 16), Cesena 1997,<br />

37-66 (in particolare 35-36). Una prima lettura delle pastorali confortiane, con il consueto<br />

suo stile vivace e aneddotico, è fatta da Pietro BONARDI, Monsignor <strong>Conforti</strong> per la sua gente,<br />

in A Parma e nel mondo, cit., 332-346, poi ampliato nella pubblicazione in ID, Il Beato <strong>Conforti</strong><br />

per la gente della sua terra, Parma 1997.<br />

20 Cfr. D. MENOZZI, Lettere pastorali, cit. 269-271.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

517<br />

forti aveva scelto per le sue esortazioni. Mi sembra di poter individuare tre fasi,<br />

lungo l’episcopato di <strong>Conforti</strong>, nell’elaborazione di questi documenti. Una<br />

prima fase è contemporanea e successiva alla prima visita pastorale, ed è centrata<br />

sulla catechesi, grande oggetto di interesse della sua pastorale e della sua trattazione<br />

sui sacramenti (1908-1915). Con gli anni della guerra e del dopoguerra,<br />

l’attenzione del vescovo mi sembra rivolta ai “problemi dell’ora presente”,<br />

quindi su alcune urgenze spirituali e morali, su alcune circostanze, su contributi<br />

spirituali per aiutare a reggere le tensioni di quei momenti (1916-1922).<br />

Nella terza fase, segnata da maggior stabilità sociale e da quel che si auspicava<br />

come un tempo di ripresa della vita ordinaria delle parrocchie, riprende il percorso<br />

sacramentale, cui si alternano alcuni documenti specifici su tematiche<br />

morali (1923-1931). Vediamo ora nello specifico questi tre momenti.<br />

Dopo la lettera pastorale inaugurale, già brevemente citata più sopra, il 25<br />

novembre 1908 con apposito documento rivolto al clero e al popolo <strong>Conforti</strong><br />

annunciava la prima visita pastorale 21 . Le linee fondamentali della lettera per<br />

la visita pastorale sono: l’esemplarità di Cristo e degli apostoli che i vescovi<br />

devono riprodurre nella predicazione “errante” della visita; l’impegno a “conservare<br />

la Santa Fede difendendola dagli errori, ravvivando i buoni costumi,<br />

correggendo i cattivi” 22 ; gli errori di fede e i vizi dominanti che vengono brevemente<br />

descritti 23 ; l’impegno del vescovo a predicare sulle verità fondamentali,<br />

a diffondere la buona pratica della dottrina cristiana, a proporre il modello<br />

della Sacra Famiglia, a celebrare i sacramenti come rimedio al male e sostegno<br />

al bene, con particolare disponibilità per il sacramento della penitenza, che,<br />

come sappiamo, fu uno dei cardini fondamentali del modo di <strong>Conforti</strong> di<br />

vivere la visita pastorale.<br />

Le lettere che uscirono in contemporanea con la prima visita insistevano, con<br />

vari punti di approccio, sull’importanza della dottrina cristiana: così furono pubblicate<br />

la lettera sul catechismo dell’11 febbraio 1909 24 , quella del 1° febbraio<br />

1910 sul ruolo dei genitori per l’educazione cristiana dei figli 25 , quella del 1°<br />

21 Sulla visita si veda il capitolo quinto di questo volume. La lettera, omessa in LP, si<br />

trova in FCT 16, 311-326. Il testo è pressoché identico a quello di cinque anni prima per<br />

l’indizione della visita pastorale a Ravenna (cfr. FCT 12, 745-753). Non dobbiamo stupirci<br />

di questa, che è pratica consueta dei vescovi del tempo (cfr. MANFREDI, Vescovi, 515-519):<br />

il vescovo Miotti abitualmente riciclava ampi stralci di suoi articoli sulla rivista La scuola<br />

cattolica, per costruire le sue pastorali alla diocesi.<br />

22 FCT 16, 313, citazione del Concilio di Trento.<br />

23 Ibid., 314-315. 316.<br />

24 LP 141-160; FCT 16, 415-428.<br />

25 Ibid., 161-174; FCT 18, 42-50.


518 Capitolo nono<br />

febbraio 1913 sull’insegnamento religioso nella scuola 26 e quella sulle “scuole di<br />

religione” per adolescenti studenti del 14 gennaio 1914 27 . Di esse daremo conto<br />

nel paragrafo dedicato alla pastorale catechistica di <strong>Conforti</strong>.<br />

Dal 1911 in avanti <strong>Conforti</strong> sceglieva di aprire una linea di espressione<br />

pubblica del vescovo sui sacramenti. Il primo spunto venne dal decreto Sancta<br />

Tridentina Synodus di Pio X sulla comunione frequente, promulgato, peraltro,<br />

nel lontano 1905, ma citato all’inizio della pastorale quaresimale del 27<br />

febbraio 1911 28 . Il testo è una chiara e partecipata divulgazione delle idee del<br />

papa sulla comunione frequente e se possibile quotidiana, una linea pastorale<br />

e spirituale che superava definitivamente gli ultimi residui del giansenismo,<br />

per riprendere la tradizione più antica della frequenza dei fedeli all’eucaristia<br />

29 . Nell’anno successivo, la quaresimale del 10 febbraio 1912 era dedicata<br />

alla confessione 30 . <strong>Conforti</strong> apriva la lettera con uno sguardo alle polemiche<br />

contemporanee contro la confessione, allora molto diffuse dagli anticlericali:<br />

Si va ripetendo da tanti la vecchia accusa che la confessione è invenzione umana,<br />

escogitata per motivi puramente terreni di ambizione e di dominio; ovvero con linguaggio<br />

meno irriverente, ma non meno lontano dal vero, secondo i placiti di recentissima<br />

scuola 31 , si asserisce da taluni che nella Chiesa primitiva non esisteva il concetto<br />

di un peccatore cristiano riconciliato per mezzo dell’autorità della Chiesa e che<br />

essa piuttosto si adattò a questo concetto molto lentamente, e quando la penitenza fu<br />

riconosciuta quale istituzione ecclesiastica, non portò punto il nome di Sacramento,<br />

perché lo si riteneva un Sacramento disonorevole.<br />

Sì gli uni che gli altri, come ognun vede, vengono a negare recisamente il dogma consolante<br />

della remissione dei peccati, riducendolo, o ad una frode manifesta, ovvero ad<br />

un caso fortuito, avveratosi umanamente per una necessaria evoluzione. Ed intanto<br />

in conseguenza di questi errori che si vanno in mille modi diffondendo tra il popolo,<br />

nonché tra il ceto cosidetto intellettuale, e molto più in forza della corruzione, che<br />

senza alcun freno dilaga, la confessione sacramentale è trascurata, è guardata con<br />

indifferenza da gran parte degli odierni cristiani, quando pure non vien fatta segno<br />

al disprezzo, ai lazzi inverecondi e alle calunnie di tanti, che forse mai non hanno<br />

gustato le pure gioie, di cui è sorgente feconda 32 .<br />

Gran parte della lettera, a partire dall’assunto della cultura di quel tempo,<br />

è un’ampia dimostrazione della tradizione ecclesiale a favore della confessio-<br />

26 LP 253-273; FCT 21, 69-86.<br />

27 Ibid., 307-322; FCT 22, 45-57.<br />

28 Ibid., 175-187; FCT 18, 445-454.<br />

29 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni III, cit., 111-113.<br />

30 LP 217-233; FCT 19, 88-100.<br />

31 Il riferimento è ad alcuni scritti modernisti.<br />

32 LP 218-219.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

519<br />

ne 33 . Proseguendo il suo tipico stile che si può definire apologetico nel senso<br />

più positivo del termine, <strong>Conforti</strong> dimostra il beneficio anche umano – oggi<br />

forse diremmo psicologico – del sacramento, portando come testimoni non<br />

solo varie religioni non cristiane, ma una bella pagina del patriota Silvio Pellico,<br />

nonché Rousseau, Leibniz, Carlo V di Spagna, Napoleone Bonaparte 34 .<br />

Un andamento analogo hanno le successive lettere del 1915 su battesimo<br />

35 , cresima 36 e unzione degli infermi 37 . La lettera sul battesimo si apre con<br />

una dolorosa constatazione:<br />

… non solo da tanti si vive dimentichi del carattere e dei doveri di cristiani, ma bensì<br />

non sono infrequenti coloro che, schiavi di vieti pregiudizii, più non si curano di far<br />

battezzare i proprii neonati, mentre di giorno in giorno cresce il numero di quelli che<br />

ritardano per futili motivi a farli rigenerare alla vita della Grazia 38 .<br />

<strong>Conforti</strong> veniva a constatare un uso decisamente recente e ancora minoritario<br />

di non far battezzare i bambini, anche su pressione di alcuni gruppi<br />

anticlericali 39 . Il problema è anche “l’abuso che ogni giorno più prende piede,<br />

anche presso genitori cattolici, di ritardare l’amministrazione del Battesimo ai<br />

proprii figliuoli” 40 . E <strong>Conforti</strong> fa pure un cenno all’abitudine tutta emiliana<br />

“di imporre ai battezzandi nomi stravaganti, mutuati dalla mitologia, dalle<br />

pagine dei romanzi e da drammi teatrali; e quel che è peggio ancora, nomi di<br />

nemici acerrimi della Religione cristiana” 41 .<br />

Anche la lettera sull’unzione degli infermi rileva le abitudini che si andavano<br />

diffondendo:<br />

33 LP 219-224.<br />

34 Ibid., 227-232.<br />

35 Quaresimale del 5 febbraio 1915: LP 341-355; FCT 23, 110-121; L’Eco 1915,<br />

35-42.<br />

36 Lettera del 5 maggio 1915: L’Eco 1915, 109-113; FCT 23, 174-179. Omessa in LP.<br />

37 Lettera del 4 dicembre 1915: LP 357-375; FCT 23, 322-334; L’Eco 1915, 290-298.<br />

38 LP 342.<br />

39 “Havvi anzi di peggio, perché in tanta ostentazione di libertà di coscienza, non mancano<br />

ai giorni nostri leghe settarie che impongono, come legge statutaria, il rifiuto del Battesimo<br />

ai figli dei loro aderenti pena l’espulsione dalle file della consorteria ed il boicottaggio<br />

che costringe bene spesso alla fame il trasgressore” (LP 345).<br />

40 “E questo avviene talvolta per una lagrimevole noncuranza, tal’altra per vani motivi, che<br />

non hanno proprio ragione di essere e più spesso ancora per comodo di questo o di quella che<br />

deve fungere da padrino o da madrina al Sacro Fonte, motivi questi pure che non giustificano<br />

un considerevole ritardo in cosa di tanto momento e nel tempo stesso di tanta responsabilità”<br />

(LP 351-352). <strong>Conforti</strong> aveva ovviamente di mira il problema della mortalità infantile, allora<br />

già in calo in <strong>Italia</strong>, ma ancora diffuso.<br />

41 LP 352.


520 Capitolo nono<br />

… dobbiamo troppo di frequente assistere allo spettacolo lagrimevole di morti,<br />

che non sono allietate dagli ultimi conforti della Religione, quasiché nulla ci attendesse<br />

oltre la tomba, ed io recandomi in Sacra Visita alla Diocesi, sono rimasto<br />

rattristato dalla constatazione di questo fatto deplorevole, pressoché sconosciuto ai<br />

padri nostri. Sono, a dir vero, pochi coloro che giunti all’ultimo della vita rifi utano<br />

formalmente i Sacramenti della Chiesa, ma in quella vece, massime in Città, molti,<br />

troppi, quelli che non si danno pensiero d’invocarli, o per noncuranza o rispetto<br />

umano, o per colpa dei congiunti e degli amici che ne allontanano il pensiero<br />

dall’infermo per non contristarlo, ovvero in conseguenza del vieto pregiudizio che<br />

l’Estrema Unzione specialmente equivalga ad un’inappellabile sentenza di morte<br />

42 .<br />

La lettera sulla cresima non ha queste osservazioni sui “vieti pregiudizi” e<br />

sulla mentalità corrente, ma comunque sottolinea alcune attenzioni pastorali,<br />

in un periodo – la lettera usciva a maggio 1915 – in cui il vescovo si preparava,<br />

come ogni anno, a celebrare le cresime per le parrocchie della città e dei<br />

paesi del circondario.<br />

È evidente, in queste riflessioni di <strong>Conforti</strong>, l’importanza dell’esperienza<br />

della visita pastorale che portava alla luce le distanze, le mentalità, gli abusi che<br />

si stavano diffondendo ad opera dell’anticlericalismo. Nelle sue lettere <strong>Conforti</strong><br />

sceglieva di istruire il popolo delle parrocchie smontando con pazienza<br />

le paure riguardo all’unzione degli infermi 43 e le affermazioni di massoneria<br />

e socialismo contro il battesimo 44 ; ma anche riproponendo la teologia tradizionale<br />

sui sacramenti 45 e sottolineando i benefici della fede per quella che<br />

oggi definiremmo la promozione umana 46 . L’altro snodo dell’apologetica dei<br />

sacramenti è che anche civiltà non cristiane colgono e cercano l’essenza della<br />

42 LP 357. Anche qui <strong>Conforti</strong> accenna a un atteggiamento della massoneria, ben<br />

comprovato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (cfr. G. MARTINA, Aspetti<br />

dell’anticlericalismo in Europa nell’otto e novecento, cit., 193-194): “Quando taluno di essi<br />

si avvicina al gran passo, si stringe come d’assedio la sua casa per impedire al ministro del<br />

Signore di accostarsi all’infermo, che forse in fondo al cuore sente il bisogno di riconciliarsi<br />

con Dio ed intanto in nome della libertà di coscienza è costretto a comprimere le<br />

più forti aspirazioni dell’anima naturalmente Cristiana ed a morire per colmo d’ironia,<br />

da forte, come si suol dire, mentre muore schiavo dell’altrui intolleranza e della propria<br />

debolezza” (LP 362).<br />

43 Ibid., 362-364.<br />

44 Ibid., 346-351.<br />

45 Sempre con riferimenti alla teologia patristica (LP 343-345; FCT 23, 174-175; LP<br />

358-359).<br />

46 “Noi sappiamo che, computando non solo i Cattolici, ma anche tutte le sette cristiane<br />

dissidenti, oltre un terzo del genere umano e che forma la parte più civile, anzi l’unica veramente<br />

civile del mondo odierno, crede nell’efficacia del battesimo” (LP 347).


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

521<br />

grazia sacramentale e che grandi uomini della cultura e della storia hanno<br />

richiesto i gesti della chiesa 47 .<br />

Dunque si può dire che dal 1908 a tutto il 1915 le due polarità delle lettere<br />

pastorali siano state l’insistenza sulla dottrina cristiana e il rilancio dei sacramenti.<br />

La prima, come già s’è detto, era una determinazione pastorale ben<br />

chiara a <strong>Conforti</strong>, e che svilupperemo in un paragrafo apposito. Ma entrambe<br />

le linee, credo di poter dire alla luce dei documenti, provenivano dal contatto<br />

con la popolazione e coi parroci tramite la visita pastorale.<br />

Dal 1916 si apre una sorta di ampia parentesi, nella quale i temi delle<br />

pastorali sembrano più variegati e senza un ordine tematico preciso. Elenchiamoli<br />

velocemente: malcostume e pornografia 48 , bestemmia e turpiloquio<br />

49 , consacrazione al Sacro Cuore 50 , la preghiera 51 , le vocazioni sacerdotali<br />

52 , l’Azione cattolica (AC) 53 , tornare a Dio 54 , il divorzio e la scuola libera 55 ,<br />

le missioni 56 . Si tratta, come facilmente ciascuno può constatare, della scelta<br />

di intervenire quasi sempre a partire da alcune circostanze occasionali: una<br />

campagna contro la pornografia promossa dalla stampa 57 , la lettera collettiva<br />

dei vescovi emiliani del 1916 58 , il movimento per la consacrazione al Cuore<br />

di Cristo promosso in particolare da p. Agostino Gemelli e da Armida Barelli<br />

59 , la riorganizzazione dell’AC promossa da una circolare della presidenza<br />

dell’Unione popolare 60 , un progetto di legge sul divorzio 61 , i centenari della<br />

congregazione pontificia di Propaganda fide, della canonizzazione di Francesco<br />

Saverio e della fondazione in Francia dell’Opera della propagazione<br />

47 LP 347, per il battesimo: Brama, Zoroastro, India, Persia, Grecia, Messico, Stati Uniti,<br />

Nuova Zelanda, e Voltaire. LP 361, per l’estrema unzione: il filosofo Augusto Conti e Stanislao<br />

Solari, di cui <strong>Conforti</strong> descrive la morte cui aveva assistito personalmente.<br />

48 16 febbraio 1916: LP 367-381; FCT 24, 115, 126; L’Eco 1916, 29-37.<br />

49 10 novembre 1916: LP 383-394; FCT 24, 166-175; L’Eco 1916, 235-240.<br />

50 10 febbraio 1917: LP 395-412; FCT 25, 65-82; L’Eco 1917, 24-32.<br />

51 8 febbraio 1918: LP 437-453; FCT 26, 207-217; L’Eco 1918, 17-24.<br />

52 8 agosto 1918: LP 455-463; FCT 26, 395-406; L’Eco 1918, 115-123.<br />

53 Una prima del 15 febbraio 1919: LP 465-477; FCT 26, 546-555; L’Eco 1919, 19-25.<br />

Un’altra, soprattutto sull’AC dei giovani e femminile, del 20 gennaio 1921, in: LP 489-502;<br />

FCT 26, 844-856; L’Eco 1921, 11-19.<br />

54 5 febbraio 1920: LP 479-487; FCT 26, 717-724; L’Eco 1920, 40-44.<br />

55 10 agosto 1920: FCT 26, 774-779, L’Eco 1920, 132-135.<br />

56 20 febbraio 1922: LP 503-522; L’Eco 1922, 41-51.<br />

57 LP 367.<br />

58 Ibid., 383.<br />

59 Si veda il capitolo settimo, anteriormente, in questo volume.<br />

60 LP 466.<br />

61 FCT 26, 774.


522 Capitolo nono<br />

della fede (1622 e 1822) 62 . Potremmo dire che mancano del pretesto contingente<br />

solo la lettera pastorale sulla preghiera, quella sul “tornare a Dio”<br />

e quella sulle vocazioni, che in realtà si collocano profondamente nel clima<br />

della guerra e del primo dopoguerra, e nella urgente situazione di calo di<br />

clero in diocesi di Parma e più in generale in <strong>Italia</strong>.<br />

L’orientamento a partire dalle occasioni però non priva le scelte di <strong>Conforti</strong><br />

di una loro omogeneità. Si tratta di intervenire contro alcuni vizi e<br />

comportamenti lesivi della morale cristiana, che secondo il vescovo sono poi<br />

alla radice della violenza in cui si vive a causa della guerra o delle sue conseguenze.<br />

O di voler invitare alla scelta di motivi spirituali che diano senso e<br />

coraggio nelle vicende tristi che si attraversano: la preghiera, la consacrazione<br />

al Sacro Cuore, l’impegno a tornare a Dio. Infine, bisogna riorganizzare e<br />

rilanciare alcune realtà fondamentali della vita diocesana: il clero diffuso sul<br />

territorio e l’AC. Resta un po’ fuori quadro la pastorale sulle missioni, che<br />

però è un tema caro a <strong>Conforti</strong>, per il quale egli sa cogliere spesso occasioni<br />

per rimetterlo in circolo. In quest’ultimo caso era in corso tutto lo sviluppo<br />

dell’UMC, compresa la diffusione delle linee della Maximum Illud di Benedetto<br />

XV.<br />

Credo sia utile, dopo questo sguardo generale, raccogliere qualche elemento<br />

interessante delle singole lettere.<br />

Un tema di fondo su cui <strong>Conforti</strong> insiste è il ritorno a Dio, nelle ore difficili<br />

della guerra come nell’orizzonte del dopoguerra, attraverso la preghiera,<br />

la devozione al Sacro Cuore, la penitenza. Anche l’esortazione alla preghiera<br />

è articolata secondo un percorso apologetico simile a quel che si è visto sopra<br />

per quanto riguarda i sacramenti: la preghiera è naturale nell’uomo 63 ; Gesù<br />

Cristo è l’esempio perfetto della preghiera e ci promette che la nostra preghiera<br />

sarà esaudita 64 ; non solo la chiesa e i santi, ma anche persone famose<br />

nel campo della scienza, della politica e della letteratura possono essere citate<br />

come fedeli alla preghiera 65 ; le obiezioni alla validità della preghiera non sussistono<br />

66 .<br />

62 LP 506-508. Inoltre nell’elenco delle lettere pastorali di questo periodo si inserisce<br />

anche il testo che indice la terza visita pastorale, del 4 dicembre 1918: FCT 26, 487-495;<br />

L’Eco 1918, 174-179.<br />

63 LP 438-441.<br />

64 Ibid., 441-443.<br />

65 Ibid., 444-445: Victor Hugo, Ferdinando il Cattolico, Donoso Cortes, Dante, Galileo,<br />

Newton, Haydn, Mozart, il Condé, Carlo Alberto, ovviamente Alessandro Volta, Manzoni e<br />

Augusto Conti, insieme con Contardo Ferrini “il più grande Romanista dei giorni nostri”.<br />

66 LP 445-448.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

523<br />

Il ricorso alla preghiera e alla devozione del periodo bellico, però, dovrà<br />

tradursi in scelte costanti di vita spirituale e di comportamento morale:<br />

Riconoscere Cristo per nostro sovrano importa stare intimamente uniti a lui col<br />

vincolo della carità, che dobbiamo alimentare colla frequenza ai Santi Sacramenti,<br />

colla preghiera, coll’ascoltare la divina parola, col meditare le verità eterne e con tutti<br />

gli altri mezzi soprannaturali che sono a nostra disposizione. E soprattutto importa<br />

rivestirci dello spirito di Cristo, tipo e modello dei predestinati, alla stregua del quale<br />

dovremo un giorno, al dir dell’Apostolo, essere tutti quanti giudicati. Non basta che<br />

l’immagine del Cuore adorabile di Gesù campeggi sulle pareti delle nostre abitazioni,<br />

ma fa duopo di vantaggio che aleggi nelle nostre famiglie e domini in tutti i membri<br />

che le compongono il suo spirito vivifi cante, che è spirito di amore, di purezza, di<br />

operosità, di sacrifi cio, di giustizia, di concordia e di pace 67 .<br />

Traspare qua e là, nelle pastorali di <strong>Conforti</strong>, un clima diffuso tra i cattolici<br />

del tempo di fronte alla guerra e alla sua conclusione. La deflagrazione europea<br />

era considerata da più parti come l’occasione per una sorta di palingenesi,<br />

di rinnovamento della società, temprata dal sacrificio e purificata dal sangue<br />

di tanti giovani. In realtà questa speranza si rivelò ben presto storicamente<br />

infondata. Bisogna anche aggiungere che <strong>Conforti</strong> si fece prender la mano<br />

in misura minore rispetto ad altri credenti del tempo. Si legga, ad esempio,<br />

l’incipit della prima delle due pastorali dedicate all’AC:<br />

Dopo l’immane confl agrazione dalla quale per grazia di Dio siamo felicemente usciti,<br />

tutti guardano con ansia al domani che si affaccia gravido dei più ardui e vitali problemi.<br />

E tutti, non v’ha dubbio, pensano alla soluzione dei medesimi a seconda delle<br />

diverse correnti alle quali appartengono ed in base ai principii da essi professati e già<br />

da ogni parte si manifesta febbrile il lavoro di restaurazione del corpo sociale. È una<br />

nuova pagina di storia che sta scrivendo l’umanità: è un’era nuova che si inizia 68 .<br />

Proprio a partire dai bisogni di fede rivelati ed esigiti dalla guerra e dai<br />

desideri di rinnovamento sociale scaturiti dalla sua conclusione, <strong>Conforti</strong><br />

invita a rifiutare quelle deviazioni dalla morale cristiana che, secondo lui e<br />

molti vescovi del tempo, furono alla base dell’esplodere del conflitto:<br />

… l’incontinenza non è solo nociva all’individuo, lo è ben anche al civile consorzio,<br />

in mezzo al quale è stata sempre sorgente nefasta d’innumerevoli disordini e ruine.<br />

Da essa tante guerre che hanno fatto scorrere a rivi il sangue, e la caduta di tanti regni<br />

ed imperi fi orenti, che parevano destinati all’immortalità dei secoli. E senza guardare<br />

ai secoli passati, se noi vorremo indagare la vera causa del decadimento di talune<br />

67 LP 409.<br />

68 Ibid., 466.


524 Capitolo nono<br />

nazioni moderne, la cui genuina stirpe sembra oramai prossima a spegnersi mentre<br />

un giorno primeggiavano, non solo per valore, opulenza e gloria d’imprese, ma anche<br />

pel numero sempre crescente dei loro fi gli, e per esuberanza di vigoria fi sica, noi la<br />

troveremo nella raffi natezza della corruzione elevata a sistema, ad onta delle sante<br />

leggi della natura, che mai si offendono impunemente 69 .<br />

La pastorale quaresimale del 1920 diventa, così, una sorta di documento<br />

sintetico dell’impegno di <strong>Conforti</strong> in questa fase. A distanza di oltre un anno<br />

dall’armistizio la tensione rimane:<br />

Tutto questo addolora profondamente, ma non deve recar meraviglia. Si è preteso<br />

rimediare ai mali odierni prescindendo da Dio ed ora si tocca con mano che invano<br />

aspira a restituire la pace agli individui ed alla società, chi non si informa a spirito<br />

di Fede nella Divinità. L’ateismo, che un tempo formava il triste privilegio di pochi<br />

dissennati, pervade oggi giorno gran parte del corpo sociale avvelenandone l’esistenza.<br />

“L’idea di Dio, scrive Marx, ed a lui fanno eco i suoi seguaci, è la chiave di volta<br />

di una civiltà pervertita e bisogna distruggerla”. Dio è stato cacciato dalla scuola,<br />

dai tribunali, dai parlamenti, dalle leggi, e di continuo si lavora per cacciarlo anche<br />

dalla famiglia; ed ecco che la società sta ora raccogliendo gli amari frutti della sua<br />

apostasia. Tolto di mezzo Dio, fonte d’ogni diritto, fondamento d’ogni dovere, pietra<br />

di paragone d’ogni legge morale, l’edifi cio sociale minaccia necessariamente ruina da<br />

ogni parte 70 .<br />

Di fronte a una diagnosi di pesante patologia sociale, causata dall’ateismo<br />

e dall’abbandono diffuso del riferimento al trascendente, la società intera,<br />

toccando il fondo della sua abiezione, non potrà che ritornare a Cristo. I credenti<br />

in questa fase devono tornare loro per primi alla fede e alla preghiera 71 in<br />

attesa che la società intera, come il figlio prodigo della parabola “faccia ritorno<br />

una buona volta alla casa del Padre celeste” 72 . Solo nel riconoscimento sociale<br />

di Dio e di Cristo la civiltà può risorgere e svilupparsi 73 .<br />

69 LP 374-375. Si vedano anche le considerazioni delle conseguenze di un’eventuale<br />

introduzione del divorzio, in FCT 26, 774-777.<br />

70 Ibid., 479-481.<br />

71 “E noi, fratelli e figliuoli dilettissimi, fra i dolori, i tradimenti e le viltà dell’ora presente,<br />

adoperiamoci a tutto potere perché regni ovunque la carità di Cristo ed innanzi tutto<br />

esercitiamola noi in ogni miglior modo facendo sì che l’odierna società ritorni a Dio, da<br />

cui si è miseramente allontanata, e così dia il primo passo verso la sua morale risurrezione.<br />

Lavoriamo perché le sante massime del Vangelo rifioriscano nelle menti annebbiate da tanti<br />

pregiudizii e nei cuori corrotti dal vizio; perché Dio torni a regnare colla sua santa legge nelle<br />

coscienze, nelle famiglie e nella società” (Ibid., 485).<br />

72 Ibid., 487.<br />

73 “Sono trascorsi dicianove (sic) secoli dalla promulgazione di questo codice divino, ma<br />

la storia è lì ad attestarci coll’eloquenza del fatto che è sempre dagl’insegnamenti del divin


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

525<br />

Alcune comunicazioni sono occasioni per proporre la diffusione di alcuni<br />

movimenti e la fondazione di gruppi: dal 1916 per lottare contro la bestemmia<br />

i sacerdoti dovevano inserire una preghiera penitenziale nel rito dell’adorazione<br />

eucaristica domenicale, celebrare la festa del Nome di Gesù e del Nome<br />

di Maria, e fondare la Pia unione contro la bestemmia, mentre i predicatori<br />

di missioni al popolo dovevano prevedere almeno una predica antiblasfema 74 .<br />

L’anno dopo, partendo dalle indicazioni di Benedetto XV 75 , e elaborando<br />

nella sua lettera una sintesi della teologia del Cuore di Cristo articolata sui<br />

motivi dell’amore di Cristo per noi e del regno del cuore di Cristo sull’umanità<br />

76 , chiede che nella cattedrale e “in tutte le Chiese Parrocchiali” si celebri<br />

“con atto pubblico e solenne” la consacrazione della diocesi e delle famiglie al<br />

Cuore di Cristo 77 . Con la riorganizzazione dell’AC dopo la guerra, oltre alla<br />

cura dei circoli giovanili di cui dovremo più oltre riparlare, <strong>Conforti</strong> esorta<br />

alla fondazione dell’Unione delle donne cattoliche e della buona stampa 78 .<br />

In questa seconda fase del magistero pastorale del vescovo <strong>Conforti</strong>, emerge<br />

sostanzialmente la classica lettura del mondo segnato dal male e chiamato,<br />

per salvarsi, a ricuperare la religione cattolica come fondamento anche pubblico<br />

della società. Credo sia utile sottolineare che alcuni movimenti di quel<br />

periodo confermavano queste linee: durante la guerra popolazioni e soldati<br />

avevano spesso ritrovato riferimenti alla preghiera e alla devozione. D’altra<br />

parte il dopoguerra aveva visto lo scatenarsi di opposti estremismi, che spesso<br />

facevano dell’ateismo un colore importante della propria bandiera, e che<br />

minacciavano il sovvertimento violento della società.<br />

Nazzareno che la civiltà ha il suo splendore, e sempre nel suo nome e col suo programma che<br />

essa veramente avanza e progredisce. Non vi ha via di mezzo: o con Cristo, ed allora avremo<br />

ogni bene, o contro di Cristo, ed allora il disordine, l’anarchia, il bolscevismo con tutti i<br />

suoi orrori saranno la giusta pena della nostra ribellione. Non vale illudersi. Le baionette ed<br />

i cannoni non basteranno a scongiurare la fatale catastrofe” (LP 486-487). Temi analoghi<br />

nella lettera di indizione della terza visita, del dicembre 1918 (FCT 26, 487-495).<br />

74 LP 391-392.<br />

75 “Il Regnante Pontefice Benedetto XV, appena salito alla sublime cattedra di Pietro, fra<br />

gli orrori dell’odierna guerra che insanguina l’Europa, mentre mandava ai popoli belligeranti<br />

il suo primo messaggio di pace, esortava il mondo cattolico a rivolgersi colla preghiera<br />

al Sacro Cuore di Gesù, come al mezzo migliore per ottenere la cessazione del tremendo<br />

flagello che ne affligge, e dettava tosto quella toccante orazione, vibrante di fede e d’affetto,<br />

che ora recitano fidenti milioni e milioni di Cattolici, e quasiché questo non bastasse, con<br />

espressioni d’alta lode encomiava la pia pratica della consacrazione delle famiglie cristiane<br />

allo stesso sacratissimo Cuore” (Ibid., 397).<br />

76 Ibid., 398-409.<br />

77 Ibid., 393-398.<br />

78 Ibid., 472-474.


526 Capitolo nono<br />

È ancora una circostanza contingente ad aprire quello che s’è qui ipotizzato<br />

come il terzo periodo delle pastorali di <strong>Conforti</strong>: si tratta del Congresso<br />

eucaristico regionale, il secondo nell’ordine, che si doveva celebrare a Parma.<br />

La quaresimale del 1923, pubblicata in data 5 febbraio, riprende così a trattare<br />

dei sacramenti 79 . In effetti a queste tematiche sono dedicate, in otto anni,<br />

almeno quattro lettere: quella citata del 1923, quella dell’anno successivo sul<br />

sacerdozio 80 , quella del 1926 sulla santificazione della festa 81 , e la lettera sul<br />

matrimonio del 1927 82 . Tuttavia <strong>Conforti</strong> non smise di scegliere altri temi<br />

secondo varie circostanze che di volta in volta si presentavano. La conclusione<br />

della terza visita generava una lettera pastorale come ripresa del discorso di<br />

chiusura tenuto nella cattedrale, riassunto dallo slogan biblico: state in fide! 83 .<br />

Il settimo anniversario della “incoronazione” di Pio XI e la notizia della conciliazione<br />

sono l’occasione della lettera sul tema “il papa” dell’11 febbraio<br />

1929 84 . Infine l’ultima lettera pastorale quaresimale scaturisce dall’anniversario<br />

del Concilio di Efeso 85 .<br />

Si scorge in questi anni, minore di numero ma significativa per i ritorni di<br />

tematiche e il tono, un’altra linea di esortazione, di tipo morale. Collochiamo<br />

in questo ambito la lettera sulla piaga del suicidio, da tempo ricorrente<br />

nella città e nel territorio di Parma 86 ; la lettera quaresimale del 18 gennaio<br />

1925, su alcuni “errati giudizii della vita pratica del tempo nostro”, ossia sulle<br />

tematiche del ballo, del teatro e del “cinematografo” 87 ; infine la lettera sulla<br />

mortificazione, tema tipicamente quaresimale, del 1928 88 .<br />

Diamo ora uno sguardo agli ambiti tematici accennati, partendo dalle<br />

pastorali sui sacramenti. La lettera sull’eucaristia del 1923, che in qualche<br />

modo inaugura questo periodo, è scandita dalla domanda retorica: “Che cos’è<br />

l’eucaristia”; è il vero e reale corpo e sangue di Cristo; è il mistero per eccellenza<br />

della fede e dell’amore; è una mirabile estensione dell’incarnazione, secondo<br />

79 LP 523-530; L’Eco 1923, 23-30; FCT 27, 236-243.<br />

80 1° marzo 1924: LP 551-566; FCT 27, 275-283; L’Eco 1924, 29-37.<br />

81 5 febbraio 1926: LP 597-612; FCT 28, 225-231; L’Eco 1926, 24-28.<br />

82 15 febbraio 1927: LP 613-636; FCT 28, 259-268; L’Eco 1927, 35-43.<br />

83 3 marzo 1923: LP 531-549; FCT 27, 243-250; L’Eco 1923, 39-45.<br />

84 LP 651-672; FCT 28, 341-348; L’Eco 1929, 45-51.<br />

85 15 febbraio 1931: LP 675-700; FCT 28, 421-430; L’Eco 1931, 53-60. Un’altra breve<br />

comunicazione del 25 febbraio 1925 riguarda le feste dell’incoronazione dell’immagine<br />

mariana conservata nel santuario di Fontanellato (L’Eco 1925, 242-243; FCT 27, 315-<br />

317).<br />

86 Pastorale del 1° agosto 1924: LP 567-571; FCT 27, 291-296; L’Eco 1924, 94-98.<br />

87 LP 573-596; FCT 27, 306-315; L’Eco 1925, 221-227.<br />

88 15 febbraio 1928: LP 637-650; FCT 28, 299-304; L’Eco 1928, 35-40.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

527<br />

la dottrina dei padri della Chiesa; è il sacrificio della nuova alleanza 89 . Qui<br />

l’aspetto apologetico è molto in secondo piano, mentre il vescovo cerca di dare<br />

una catechesi semplice e completa sul sacramento. A questa lettera si connette<br />

esplicitamente quella dell’anno successivo: “Vi ho parlato più volte del mistero<br />

ineffabile dell’Eucarestia e quest’anno nella ricorrenza della Santa Quaresima<br />

vi parlerò del Sacerdote Cattolico, che ne è ministro” 90 . Nella prima parte <strong>Conforti</strong><br />

delinea sempre con sicurezza di riferimenti e chiarezza di esposizione la<br />

teologia tradizionale sul sacerdozio 91 . Si apre poi una seconda sezione dedicata<br />

a difendere il ministero sacerdotale dalle accuse ricorrenti nell’opinione pubblica<br />

anticlericale: “Lo si proclama avverso alla scienza ed al progresso, nemico<br />

della patria, e si tenta perfino di trascinarlo nel fango tacciandolo d’immoralità<br />

sistematica e ributtante” 92 . Per la Quaresima 1926 il vescovo di Parma si dedicava<br />

a rilanciare il precetto della santificazione della festa, considerato come un<br />

dovere religioso e morale 93 ma soprattutto e più ampiamente come un bisogno<br />

per i singoli, per la famiglia, per la società 94 ; infatti grazie alla celebrazione<br />

sociale della domenica<br />

il ricco e il povero, il nobile ed il plebeo, il magistrato e l’operaio, l’uomo della scienza<br />

e quello della gleba si trovano assieme confusi. Libertà, eguaglianza, fraternità non<br />

sono più per quel popolo vane parole, ma una realtà consolante, perché tutti più intimamente<br />

si sentono fi gli dello stesso Padre celeste ed a parte della stessa eredità 95 .<br />

Infine per quanto riguarda la tematica sacramentale <strong>Conforti</strong> dedicava la<br />

pastorale quaresimale del 1927 al matrimonio, riprendendo ampiamente una<br />

omelia catechistica di due anni prima, come più avanti si vedrà. È interessante<br />

vedere non solo la difesa del matrimonio sacramentale contro le idee sul<br />

divorzio, ma anche la proposta di una criteriologia offerta ai giovani e alle<br />

famiglie per la scelta del partito da sposare e le indicazioni per prepararsi al<br />

matrimonio stesso 96 .<br />

Le lettere pastorali di tema sacramentale sono interrotte, si può dire, da<br />

una breve e severa comunicazione dell’agosto 1924 sul suicidio e dalla pasto-<br />

89 LP 523-530.<br />

90 Ibid., 551: e ritorna il riferimento al congresso eucaristico emiliano, che era stato rinviato<br />

di un anno.<br />

91 Ibid., 552-559.<br />

92 Ibid., 560.<br />

93 Ibid., 598-603.<br />

94 Ibid., 603-610.<br />

95 Ibid., 609.<br />

96 Ibid., 613-636.


528 Capitolo nono<br />

rale quaresimale del 1925 su ballo, teatro e cinematografo. La lettera sul suicidio<br />

vuol richiamare la circolare del giugno precedente sul divieto di dare ai<br />

suicidi, salvo alcune eccezioni, le onoranze funebri ecclesiastiche 97 , ma parte<br />

da una constatazione:<br />

Non passa giorno che la cronaca dei giornali non ci racconti coi più minuti particolari<br />

la fi ne miseranda di tanti che col veleno, colla rivoltella, col capestro ed in altri<br />

modi non meno tragici, pongono termine ai loro giorni per sottrarsi ai dolori della<br />

presente vita, resasi per essi insopportabile 98 .<br />

La causa del proliferare dei suicidi è collocata nell’educazione irreligiosa<br />

e nella mentalità diffusa dai mezzi di comunicazione, che fanno del suicidio<br />

quasi un caso di coraggio. <strong>Conforti</strong> cerca di confutare queste posizioni,<br />

mostrando come il suicidio è offesa al Creatore e alla civiltà umana.<br />

La lettera del 18 gennaio 1925, nel contesto del giubileo proclamato da Pio<br />

XI, scocca le sue frecce contro alcuni nemici tradizionali della mortificazione<br />

cristiana, il ballo e il teatro. Si tratta di obiettivi tipici delle lettere episcopali, si<br />

potrebbe dire nei secoli, ma almeno per ciò che riguarda il ballo bisogna dire<br />

che <strong>Conforti</strong>, che riprova la danza “come per ordinario si svolge ai giorni nostri”<br />

come pericolo per la castità, come spreco di denaro e come nocivo alla salute,<br />

non attua le severe e simboliche misure del suo predecessore Magani 99 . Riportiamo<br />

invece il paragrafo che apre la parte dedicata al “cinematografo” 100 :<br />

Che ne dobbiamo pensare? Esso è certamente una delle più belle e geniali invenzioni<br />

di questi ultimi tempi e adoperata rettamente, riesce ad uno dei mezzi più effi caci<br />

per istruire ed educare dilettando; al riguardo anzi poche altre invenzioni potrebbero<br />

reggere al paragone. Ma purtroppo, come si abusa orrendamente della stampa, che<br />

dovrebbe servire unicamente per propagare la verità, combattere l’errore ed il vizio,<br />

così si abusa del cinematografo, con questo in peggio che esso produce i suoi effetti<br />

con maggiore facilità, rapidità e forza di suggestione.<br />

Diamo infine breve conto della pastorale del 3 marzo 1923 che, come si<br />

diceva sopra, voleva essere una ripresa dell’omelia dell’8 dicembre 1922 a conclusione<br />

della visita pastorale 101 . Il tono è di speranza e incoraggiamento:<br />

97 L’Eco 1924, 94-98.<br />

98 LP 567. Si veda, nel 1915, una lettera a un parroco, nella quale si permettevano i funerali<br />

religiosi, ma a motivo della “constatata irresponsabilità dell’infelice” (cfr. FCT 23, 139-140).<br />

99 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 587-589.<br />

100 LP 591-592.<br />

101 Testo in FCT 27, 96-103.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

529<br />

Sembra che la società, oramai stanca di tante amare delusioni, si rianimi e si scuota al<br />

grido della Fede, che trova eco ovunque. È il grido dell’umanità che riprende coscienza,<br />

il grido degli stessi reggitori dei popoli, che cominciano a persuadersi che se il<br />

Signore non sarà il custode della Città indarno vegliano coloro che la custodiscono; il<br />

grido di tante elette intelligenze, che dopo aver vagato pei campi dell’errore, cercando<br />

invano l’equilibrio della mente e la pace del cuore, nel Vangelo di Cristo hanno<br />

fi nalmente trovato, a grande loro ventura, e l’uno e l’altra. Anche tra di noi trova eco<br />

questo grido, come lo possiamo rilevare in una maggiore frequenza alla Chiesa ed ai<br />

Sacramenti, in una più larga partecipazione alle pubbliche e solenni dimostrazioni di<br />

Fede religiosa ed in una crescente deferenza verso il Clero 102 .<br />

<strong>Conforti</strong> intende rivolgersi in particolare, con la sua pastorale, “a coloro<br />

che hanno la sorte di credere, ma la cui fede è debole e forse annebbiata dai<br />

miasmi delle passioni e dei pregiudizi” 103 , mostrando la consistenza della fede<br />

e la necessità di vivere in conformità alla fede. E qui il vescovo fa un elenco<br />

di scelte ed abitudini contrarie alla professione della fede: lavorare nei giorni<br />

di festa, infrangere il digiuno prescritto, lasciare la messa domenicale “per una<br />

passeggiata di piacere”, tollerare discorsi anticlericali o osceni, partecipare a<br />

conferenze antireligiose o a sedute spiritiche o a balli in Quaresima, partecipare<br />

a sette e organizzazioni segrete, leggere giornali anticristiani, permettere ai figli<br />

comportamenti immorali, correre dietro alla moda. Credo si possa trattare di<br />

un elenco che <strong>Conforti</strong> mutuava dalla sua esperienza anche di confessore nella<br />

visita pastorale 104 . È proprio con un invito ai genitori a voler assumere con<br />

responsabilità l’impegno di educazione dei figli che la lettera si chiude 105 .<br />

Si può dire che questa terza fase della produzione di lettere pastorali non<br />

solo riprenda alcuni concetti di tipo teologico e catechistico, ma continui la<br />

linea di esortazione morale già ben presente durante il periodo bellico. Con<br />

un tono a volte preoccupato di fronte a comportamenti devianti come il suicidio,<br />

la contraccezione, gli spettacoli osceni, ma in altre pagine fiducioso di<br />

una ripresa della vita cristiana dopo gli sconvolgimenti dell’anticlericalismo,<br />

della guerra mondiale e delle violenze del dopoguerra.<br />

Tuttavia, la visione delle pastorali al clero e al popolo deve essere completata,<br />

per una piena comprensione, con l’analisi di un’altra fonte documentaria<br />

tipicamente confortiana, che è quella delle omelie di tipo catechistico, pronunciate<br />

in cattedrale nelle grandi festività per gli anni centrali del ministero<br />

episcopale di <strong>Conforti</strong>.<br />

102 LP 532.<br />

103 Ibid., 534.<br />

104 Ibid., 541-543.<br />

105 Ibid., 548.


530 Capitolo nono<br />

Le omelie catechistiche<br />

Nell’introduzione al diciassettesimo volume della sua raccolta di scritti e<br />

documenti confortiani, Franco Teodori offre in breve la collocazione di 43<br />

omelie di <strong>Conforti</strong>. A partire dalla festa del patrono di Parma, sant’Ilario di<br />

Poitiers (14 gennaio) nel 1917, egli decise di cogliere le occasioni delle solennità<br />

in cui era consuetudine che il vescovo tenesse omelia in cattedrale, per<br />

dedicare queste performances oratorie a un percorso continuo di catechesi,<br />

secondo la scansione tradizionale: Pater Noster, Credo, sacramenti. Questa<br />

scelta fece sì che tutto il periodo tra il gennaio 1917 e il gennaio 1925 vedesse<br />

una sorta di lectio continua catechistica svolta dal vescovo 106 .<br />

Così <strong>Conforti</strong> comunicava la sua decisione, in quel gennaio 1917:<br />

Nel desiderio vivissimo che sento del vostro bene, sono venuto nella determinazione<br />

di tenervi non una, ma una serie di Omelie sulla più eccellente delle preghiere uscite<br />

dal cuore e dal labbro di Gesù Cristo; ed io mi stimerò ben fortunato se la mia parola<br />

riuscirà a farvi concepire un concetto grande di questo mezzo sovrano di santifi cazione<br />

107 .<br />

Nella festa di Pentecoste del 19 maggio 1918, <strong>Conforti</strong> iniziava il ciclo sul<br />

“credo”, che divenne, ovviamente, il materiale più consistente di questo percorso<br />

sistematico: “A cominciare da questo giorno solenne, da questa cattedra<br />

di verità, vi verrò svolgendo articolo per articolo e starei per dire parola per<br />

parola questa immutabile formula di fede” 108 .<br />

Dunque, è evidente un progetto di esposizione omiletica, forse chiaro fin<br />

dal principio nel suo ordine e comunque perseguito con costanza per ben otto<br />

anni, il periodo centrale dell’episcopato parmense di <strong>Conforti</strong>.<br />

106 FCT 17, VIII-X. Le solennità in cui il vescovo teneva omelia in cattedrale erano:<br />

Circoncisione di Gesù (titolo dell’attuale solennità di Maria Madre di Dio, 1° gennaio), Epifania<br />

(6 gennaio), sant’Ilario (14 gennaio), Pasqua, Pentecoste, Assunzione di Maria Vergine<br />

(15 agosto), Tutti i Santi (1° novembre), Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre),<br />

Natale (25 dicembre). Resta da spiegare la lunga pausa a questo percorso che si colloca tra la<br />

solennità di Tutti i Santi 1921 e l’8 dicembre 1923.<br />

107 Ibid., 17, 4.<br />

108 Ibid., 17, 124. L’8 dicembre 1923, iniziando la trattazione sui sacramenti, riprendeva<br />

in sintesi il percorso già svolto: “Ho divisato, come ben sapete, di illustrare da questa cattedra<br />

di verità tutto il dogma cattolico a vostro salutare ammaestramento. Vi ho commentata<br />

la più eccellente delle preghiere uscita dal labbro e dal cuore di Cristo. Vi ho spiegato gli<br />

articoli del Simbolo Apostolico, compendio delle principali verità di fede, ed oggi intendo<br />

dar principio allo svolgimento riguardante i sacramenti, fonte indeficiente di grazia” (Ibid.,<br />

422).


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

531<br />

Che cosa determinò il vescovo a dare questa impronta alle sue omelie “di<br />

cartello”? Non sono emerse lettere o altri scritti di <strong>Conforti</strong> che documentino<br />

il suo progetto e i motivi che l’hanno sostenuto. Si possono dunque<br />

fare soltanto delle ipotesi, a partire da tutto l’insieme dell’azione pastorale di<br />

<strong>Conforti</strong>. Si può certamente dire che tre anni dopo il solenne inizio dell’impegno<br />

catechistico da lui voluto, con il congresso catechistico e la settimana<br />

catechistica del 1913, il vescovo abbia inteso dare una sorta di “buon esempio”<br />

ai parroci nel loro ministero della catechesi degli adulti. Nel congresso<br />

catechistico diocesano del giugno 1913, una delle relazioni era dedicata al<br />

catechismo parrocchiale agli adulti, con don Paolo Calzolari come relatore.<br />

L’ordine del giorno votato dal congresso affermava:<br />

… si richiama la lettera pastorale del R.mo Ordinario diocesano 11-12-1911 che<br />

determina il programma e le modalità di detto insegnamento, nonché la sua esortazione<br />

pel discorsetto dottrinale nelle messe festive. Considerato che in alcune feste<br />

necessita tralasciare il catechismo per speciali circostanze, si determina, onde svolgere<br />

tutto il programma, di farne la spiegazione nella 2.a messa festiva ove ha luogo,<br />

oppure nelle circostanze del mese di maggio, del Rosario e di Novene od ottavari<br />

ecc. 109 .<br />

Si potrebbe dire che <strong>Conforti</strong>, nelle circostanze della sua presenza come<br />

predicatore in cattedrale, numericamente ben più limitate rispetto alla “dottrina”<br />

domenicale di ogni parroco, volesse mostrare quello che ogni sacerdote<br />

in cura d’anime dovesse fare con i suoi fedeli, nelle dovute proporzioni.<br />

C’è però da sottolineare una variazione del programma catechistico delle<br />

omelie di <strong>Conforti</strong> rispetto alla tradizione tridentina e all’ordine voluto dalla<br />

lettera del 1911 e sanzionato dal congresso catechistico del 1913, nonché dal<br />

sinodo del 1914. La scansione solita, che ha strutturato quasi tutti i catechismi<br />

dal secolo XVI ai giorni nostri, è la seguente: Credo – sacramenti – comandamenti<br />

– Pater. Ossia: la fede, la liturgia e i sacramenti, la morale, la preghiera<br />

e la vita spirituale. <strong>Conforti</strong> partì invece dal Pater, cui seguì il commento al<br />

Credo e poi i sacramenti. I comandamenti, cioè la morale, non li trattò mai.<br />

109 L’Eco 1913, 221. La lettera pastorale del 1911 in FCT 18, 647-654, con le pagine<br />

sul catechismo degli adulti 652-654. Il <strong>Conforti</strong>, in questa pastorale, consigliava ai parroci,<br />

oltre al “testo base” del Catechismo romano, il “Corso d’istruzioni Catechistiche, per gli<br />

adulti, dell’illustre Cardinal Riboldi” e “eccellente, il Catechismo del Raineri”. I libri citati<br />

sono: <strong>Angelo</strong> RAINERI, Corso di istruzioni catechistiche fatte nella metropolitana di Milano, 3<br />

volumi, Milano 1902-1903 (la prima edizione sembra esser stata nel 1842); e forse Agostino<br />

RIBOLDI, Conferenze tenute all’Associazione cattolica milanese da sua eccellenza mons. Agostino<br />

Riboldi, Milano 1877. Per il programma delle istruzioni catechistiche agli adulti vedi in<br />

Sinodo 1914, 219-226.


532 Capitolo nono<br />

Senza dubbio questa scelta era voluta e cosciente, se non tutta all’inizio, per<br />

lo meno nella decisione del 1917 di partire dal commento alla preghiera, che<br />

non corrispondeva al ciclo annuale diocesano, iniziato nel 1912 con il Credo,<br />

e che quindi per il 1917 doveva comprendere i sacramenti. I motivi di queste<br />

opzioni non sono chiariti dalla documentazione 110 .<br />

Ritengo però che la connessione tra le omelie catechistiche e le lettere<br />

pastorali permetta di comprendere più a fondo il significato e lo scopo di<br />

entrambe le linee documentarie. Sia le omelie che le pastorali sono anzitutto<br />

comunicazioni pubbliche a voce. Se le pastorali hanno un ritmo meno intenso<br />

e spesso diventano occasioni per comunicare la posizione del vescovo a fronte<br />

di una particolare circostanza, di un problema urgente, di una ricorrenza, le<br />

omelie, pur essendo distribuite in non più di nove occasioni durante l’anno,<br />

hanno un percorso più continuo e meno legato alle circostanze, anche se non<br />

mancano i riferimenti alla realtà sociale e agli eventi in corso. Ad esempio<br />

<strong>Conforti</strong> accenna frequentemente alle tensioni sociali del dopoguerra. Il 14<br />

gennaio 1920, nell’omelia sulla chiesa, <strong>Conforti</strong> affermava:<br />

Il momento che attraversiamo è uno dei più diffi cili della storia; un fremito segreto<br />

immenso agita il mondo sin dal profondo delle sue viscere. Si intendono rumori<br />

sordi come boati di vulcani immani in prossima eruzione. Forse ne sovrastano<br />

giorni di rovina e catastrofi sociali, giorni più tristi ancora di quelli che abbiamo<br />

da poco attraversato. Forse si dovranno raccogliere tra breve gli ultimi fatali frutti<br />

dell’apostasia sociale da Dio che si è voluto prescrivere in nome della scienza e del<br />

progresso 111 .<br />

Altre circostanze di tipo ecclesiale rientrano nei testi delle omelie, ad esempio<br />

la consacrazione al Cuore di Cristo, che il vescovo aveva proposto nel<br />

febbraio 1917. L’8 aprile, Pasqua, <strong>Conforti</strong> così chiudeva la sua predica sulla<br />

frase del Pater “santificetur nomen tuum”:<br />

110 È pure vero che nella raccolta di scritti confortiani, fatta dal Teodori per il 1925 fino<br />

al 1931, abbiamo pochissime omelie collocabili nelle solennità in cui, negli anni precedenti,<br />

siamo certi che <strong>Conforti</strong> svolgeva il suo ciclo catechistico. Ad esempio, per il periodo<br />

1926-1931 (FCT 28) si hanno gli appunti della Pentecoste 1926 (FCT 28, 117-119, sulle<br />

Pontificie opere missionarie), del Natale 1927 (FCT 28, 149-155), dell’Immacolata 1929<br />

(chiusura della visita pastorale, FCT 28, 172-175), di sant’Ilario 1931 (FCT 28, 204-207)<br />

e dell’Assunzione sempre del 1931 (FCT 28, 215-217). Queste tracce non ci permettono<br />

né di affermare né di negare recisamente che quegli anni fossero dedicati ai comandamenti.<br />

Potrebbe anche darsi che gli appunti di <strong>Conforti</strong> siano andati smarriti oppure non siano<br />

ancora stati individuati.<br />

111 FCT 17, 295. Si vedano anche 219, 231-232, 281-282, 295, 401, 454, 473 e 475.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

533<br />

… vi invito nuovamente a consacrarvi al Cuore adorabile di Gesù in quest’ora gravida<br />

di ansie pensose.<br />

Io mi lusingo che questa dilettissima Diocesi in questo giorno, che tanta luce e tanto<br />

gaudio suo porta per ogni anima credente, risponderà come un sol uomo all’invito<br />

del suo Vescovo e che dalle fertili sponde del Po, alle più sublimi vette dell’Appennino<br />

Parmense, da mille e mille famiglie, da mille e mille labbra si eleverà al Cuore<br />

adorabile di Gesù una solenne protesta di fede e d’amore. Protesta che equivalga al<br />

riconoscimento della divina sovranità di Cristo sull’individuo, sulla famiglia e sulla<br />

società.<br />

Vi attendo per oggi onde compiere questo atto solenne ai piedi di questo sacro Altare<br />

ove anche i padri nei trepidi momenti della sventura effusero innanzi a Dio i loro<br />

cuori… 112<br />

In linea di massima, la caratteristica delle omelie catechetiche era appunto<br />

la fedeltà alla sequenza e al programma formativo. Il che comportava alcune<br />

“suture” tra il tema catechistico e la solennità da celebrare: “Vorrei oggi parlarvi<br />

con affetto di figlio di questa creazione meravigliosa che è Maria, ma fedele<br />

al programma che mi sono proposto di svolgere nelle mie omelie, vi parlerò<br />

invece della creazione di questo universo”, ammetteva <strong>Conforti</strong> l’8 dicembre<br />

1918 113 . A volte gli accostamenti sono meno bruschi, anzi le connessioni possono<br />

dirsi quasi geniali, come quella tra Epifania e sacramento della cresima:<br />

Noi pure, fratelli, fummo da Dio chiamati alla mirabile luce della fede di Cristo e<br />

questo avvenne nel giorno del nostro Battesimo. Ma non basta, fratelli, aver aperti<br />

gli occhi alla luce della verità, agli splendori del Vangelo, è necessario di più, come<br />

abbiamo veduto: conformare la nostra vita agli insegnamenti della nostra fede. Ed è<br />

qui che insorgono come già pei Magi mille ostacoli ad attraversarci la via 114 .<br />

Sono due i registri fondamentali su cui si articolano le catechesi confortiane:<br />

una chiara esposizione degli aspetti fondamentali del dogma e un impegno<br />

112 FCT 17, 26-27.<br />

113 Ibid., 162. Nella successiva Pentecoste, 8 giugno 1919, affermava: “Dovrei parlarvi<br />

delle grandezze di Dio che riempiono la mente e il cuore degli Apostoli rendendoli eloquenti<br />

di una eloquenza invincibile, perché divina. Fedeli invece al programma che nel corso delle<br />

mie Omelie mi sono proposto di svolgere, vi parlerò non già di quanto costituisce l’ultimo<br />

suggello dell’opera grandiosa dell’umano riscatto, ma bensì del glorioso inizio della medesima.<br />

Vi parlerò dell’incarnazione del Divin Verbo a commento del 3° articolo del Simbolo<br />

Apostolico” (Ibid., 210). Vedi anche il passaggio tra solennità di Tutti i Santi e catechesi<br />

sull’inferno: Ibid., 404.<br />

114 Ibid., 445. Si veda anche la connessione tra Natale e Ascensione (omelia del 25 dicembre<br />

1919): “Discende in terra per sollevarci al cielo, per togliere la distanza che ci separava<br />

da Dio” (Ibid., 250).


534 Capitolo nono<br />

apologetico. Generalmente anche tematiche più specificamente dogmatiche<br />

non mancano mai di accenni agli errori diffusi o alle eresie. Ad esempio nella<br />

catechesi del 14 gennaio 1920 su “Credo in sanctam Ecclesiam catholicam”<br />

c’è un accenno alla concezione della chiesa invisibile da parte dei protestanti.<br />

Questa omelia è un esemplare di divulgazione dei temi fondamentali della<br />

dogmatica del tempo: la chiesa come continuazione dell’opera redentrice di<br />

Cristo che doveva “continuare a rimanere in mezzo agli uomini in modo sensibile,<br />

palpabile, evidente”; la chiesa fondata da Cristo, che conferisce l’autorità<br />

di insegnare, il potere di rimettere i peccati, e assicura l’indefettibilità: “da<br />

tutto questo voi potete ben rilevare che Gesù Cristo nel fondare la sua chiesa<br />

ha voluto istituire una vera e propria società perfetta rivestita di un triplice<br />

potere dottrinale, sacramentale, legislativo e giudiziario”. La chiesa è stata<br />

prefigurata nell’Antico Testamento. Per mezzo di essa “Gesù Cristo ha soddisfatto<br />

a tutte le giuste esigenze della nostra natura, a tutti i bisogni dell’individuo<br />

e della società”, e in essa l’unità e il governo sono degli apostoli e dei<br />

loro successori guidati dal loro capo. Ma la chiesa è, in tal modo, un corpo,<br />

con un’anima che è la grazia santificante. Fuori della chiesa non vi è salvezza:<br />

questa verità è affermata dai padri e dal magistero, anche se tale esclusività è<br />

letta da <strong>Conforti</strong> alla luce della teologia di Tommaso d’Aquino:<br />

Quando diciamo che fuori della Chiesa non vi può essere salute intendiamo parlare<br />

soltanto di coloro che dopo aver conosciuto la verità, il dovere di appartenere<br />

alla Chiesa, si rifi utano volontariamente di entrare nel suo seno. Nella Chiesa come<br />

dianzi abbiamo accennato è da distinguere l’anima e il corpo. Appartenere all’anima<br />

della Chiesa vuol dire possedere la grazia santifi cante: appartenere al corpo della<br />

Chiesa vuol dire professare la sua fede, partecipare ai suoi sacramenti, sottostare alla<br />

sua gerarchia, cose tutte visibili e perciò costituenti il cosiddetto corpo della Chiesa.<br />

Molti anche involontariamente in buona fede possono essere fuori del corpo della<br />

Chiesa come gli eretici nati nella eresia e gli scismatici. Tutti costoro possono appartenere<br />

all’anima della Chiesa e salvarsi 115 .<br />

Come facilmente si scorge, nella concezione post-tridentina della chiesa<br />

“societas perfecta” si intravede già la tradizionale immagine della chiesa come<br />

corpo, ancora in secondo piano e giocata nei termini della dualità corpoanima.<br />

E sempre, appena possibile, l’oratore sottolinea come il dogma di fede<br />

viene incontro alla struttura della natura umana, ai bisogni delle persone e<br />

delle civiltà.<br />

115 FCT 17, 293, con una citazione di Tommaso e una di Agostino sulla salvezza dei non<br />

cristiani e degli eretici.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

535<br />

Nella linea tradizionale, in cui nella catechesi bisognava dire tutto e solo<br />

ciò che era saldo e non discusso della fede, senza entrare nei dibattiti di scuole<br />

teologiche, quasi ogni omelia è arricchita di riferimenti e brevi citazioni<br />

soprattutto di Agostino di Ippona e di Tommaso d’Aquino. Di questi due<br />

autori c’è quasi sempre almeno un riferimento. <strong>Conforti</strong> fruiva in questi<br />

scritti del contatto diretto con i testi tomistici che era stato dato a lui e ai<br />

suoi compagni nel seminario di Parma. La catechesi di <strong>Conforti</strong>, si può dire,<br />

è sostenuta da una salda teologia tomista, assimilata ampiamente. Sarebbe<br />

invece interessante capire da quali fonti venivano i testi agostiniani: qualche<br />

lettura diretta, lo stesso Tommaso d’Aquino, oppure i testi di dogmatica con<br />

le citazioni di auctoritates, di cui Agostino fu sempre uno dei più ripresi?<br />

Ma come sopra si diceva, la catechesi era insieme, in un intreccio inestricabile,<br />

apologetica. L’intento era quello di confutare le accuse degli anticlericali,<br />

le false immagini diffuse da autori contrari al cattolicesimo, le argomentazioni<br />

popolari spesso diffuse dei socialisti. E anche qui non mancano nelle omelie<br />

brevi citazioni o riferimenti circostanziati agli avversari. Il più citato è, credo,<br />

Ernest Renan 116 . Lo scrittore francese, i cui libri si diffusero nella borghesia<br />

agnostica di fine Ottocento, sembra il nemico numero uno da battere: era<br />

ancora vero negli anni ’20 e ’30 del XX secolo, o <strong>Conforti</strong> utilizza fonti e conduce<br />

una battaglia di retroguardia? È possibile che l’ampia divulgazione degli<br />

scritti di Renan costituisse ancora la base delle obiezioni comuni che la gente<br />

di media cultura faceva alla teologia cattolica. Un autore citato nel discorso<br />

sulla risurrezione dell’8 dicembre 1919 è David Friedrich Strauss 117 . Proprio il<br />

discorso sulla risurrezione è un modello dell’impegno di <strong>Conforti</strong> a confutare<br />

quelle obiezioni positiviste e moderniste, talvolta malamente volgarizzate, che<br />

miravano a screditare il racconto evangelico e la teologia cattolica 118 .<br />

Relativamente poche, invece, le citazioni di autori espressamente di sinistra,<br />

anche perché una originale produzione antireligiosa di tipo popolare verrà<br />

con Lenin e con altri autori della Russia bolscevica, in quel momento non<br />

116 FCT 17, 16, 197-198, 230, 239, 242, 253-254 e 268. Joseph-Ernest Renan (Tréguier/Bretagna<br />

1823 - Parigi 1890), già seminarista, docente al Collège de France, orientalista,<br />

scrisse una Vie de Jésus di stampo positivista con influssi idealistici, anche se più che<br />

una coerente posizione filosofica, la sua era una specie di “dilettantismo scettico” a partire<br />

dalla “impossibilità del soprannaturale” (cfr. Domenico GRASSO, in Enciclopedia filosofica 4,<br />

Venezia - Roma 1957, 65-67).<br />

117 Nato a Ludwigsburg in Baden Württemberg nel 1808, esponente della cosiddetta<br />

sinistra hegeliana, Strauss fu autore di una “vita di Gesù” di taglio illuminista che intendeva<br />

togliere dai vangeli tutto ciò che si riteneva “mitologico”. Il primo volume della “vita di<br />

Gesù” uscì nel 1837 (prima edizione italiana nel 1863). Morì nel 1874.<br />

118 FCT 17, 235-247. I riferimenti a David Friedrich Strauss in FCT 17, 239, 241-242.


536 Capitolo nono<br />

ancora tradotti e diffusi in <strong>Italia</strong>: una citazione di Proudhon, tra l’altro utilizzata<br />

in senso positivo 119 , e una di Karl Marx, ripetuta in due discorsi diversi,<br />

e anch’essa positiva (“Se Dio esiste, Cristo è Dio”) 120 . In effetti, più che il<br />

comunismo bolscevico, obiettivi di <strong>Conforti</strong> sono il positivismo e la laicizzazione<br />

delle strutture politico-sociali. Un esempio di intervento antipositivista<br />

lo cogliamo nel discorso sulla passione del 15 agosto 1919, quando <strong>Conforti</strong><br />

enumera le profezie dell’Antico Testamento che avevano preannunciato le<br />

sofferenze del Messia:<br />

Come conciliare questo accordo perfetto tra le profezie e la tragedia del Golgota e le<br />

vicende dolorose che l’hanno preceduta e preparata? Noi rivolgiamo la domanda al<br />

positivismo ed esso, per tutta risposta osa parlare di caso di eventuali coincidenze, di<br />

sottili industrie per collegare i vaticinii coi fatti e così presume di dare una spiegazione<br />

plausibile che tolga ogni forza dimostrativa al nostro argomento.<br />

Ma noi rispondiamo con le parole di un illustre Vescovo apologista, che è tanto<br />

possibile al riguardo parlare di caso, di coincidenza, di combinazioni com’è possibile<br />

formare di seguito l’Eneide di Virgilio o la divina Commedia di Dante estraendo ad<br />

una ad una dal fondo di un’urna le lettere dell’alfabeto 121 .<br />

Una chiara allusione ai movimenti di sinistra si ha, invece, in una delle<br />

pagine polemiche contro la laicizzazione dello stato e della società, accusata di<br />

aver tolto la forza alle leggi e alla compagine sociale:<br />

119 “Una dottrina che viola l’umanità non può possedere eternamente l’umanità”: FCT<br />

17, 131; Pierre- Joseph Proudhon (Besançon 1809 – Passy 1865), sociologo ed economista,<br />

è uno dei nomi che si collocano nell’ambito del socialismo utopista non marxista della Francia<br />

dell’Ottocento.<br />

120 FCT 17, 231, 316.<br />

121 Ibid., 229. In questi discorsi sulla passione di Cristo emergono, qua e là, i luoghi<br />

comuni che spesso venivano ripresi in queste occasioni, sugli ebrei colpevoli di deicidio; o<br />

meglio, precisamente <strong>Conforti</strong> parla di Gerusalemme come città deicida (FCT 17, 225). In<br />

altro contesto riprende la teologia tradizionale sul motivo della permanenza della nazione<br />

giudaica: “Non passerà questa generazione, cioè non cesserà di esistere questa progenie di<br />

Abramo, questa nazione giudaica, finché e la distruzione di Gerusalemme e la fine del mondo<br />

non siano avvenute. E fatto unico in tutta la storia dei popoli, la nazione Giudaica, dispersa<br />

in tutta la faccia della terra, resta fino ad oggi e resterà senza templi, senza sacerdozio, senza<br />

regno, distinta in mezzo a tutte le genti, qual prova permanente che delle parole di Cristo<br />

non cade sillaba” (1° gennaio 1920, FCT 17, 264; vedere anche 268, la conversione dei giudei<br />

come segno della fine del mondo). Si tratta, appunto, delle idee tradizionali, addirittura<br />

patristiche, sul giudaismo (cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa II, cit., 139-140). Non si può<br />

parlare dunque di antisemitismo, anzi in una città e in un territorio con una comunità ebraica<br />

di una qualche consistenza e di un certo livello sociale e politico (cfr. MANFREDI, Vescovi,<br />

320-322) <strong>Conforti</strong> non sembra manifestare mai un accenno polemico verso gli israeliti.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

537<br />

Assicurano di fare sorgere nell’orizzonte di questa vita un sole fecondo del più lieto<br />

avvenire ed intanto fanno sì che in questa vita il cielo si ottenebri dei più minacciosi<br />

nembi, rotti solo da orridi lampi di odio e da sinistre fi amme di feroce vendetta.<br />

Non sanno come sciogliere degnamente il problema della felicità materiale che tanto<br />

agita oggidì le classi diseredate e tentano di rapir loro anche il balsamo della cristiana<br />

speranza in una promessa risurrezione e beatitudine celeste 122 .<br />

Non è certo un caso, né che l’allusione al “sol dell’avvenire” sia nel discorso<br />

sulla risurrezione della carne, né che sia stato pronunciato nella cattedrale di<br />

Parma il 1° gennaio 1921, quando la minaccia rivoluzionaria di sinistra sembrava<br />

ancora incombente.<br />

Anche se, come sopra si diceva, <strong>Conforti</strong> non affrontò le tematiche morali<br />

della parte del catechismo sui “comandamenti”, tuttavia non mancano riferimenti<br />

a problemi di coscienza urgenti, che ancora una volta ci riportano alle<br />

lettere pastorali degli stessi anni. Più volte, in tempi diversi, il vescovo prende<br />

posizione contro il suicidio 123 . In alcune occasioni attacca quel che nella<br />

pastorale quaresimale del 1916 è chiamato genericamente “sensualismo”:<br />

Bando al lusso giacché snerva i caratteri, cimenta l’onore, abbruttisce la coscienza.<br />

Gli uomini spinti dal lusso venderanno in contanti ciò che vi ha di più sacro al mondo,<br />

i propri principii, la propria dignità, il proprio onore, essi non indietreggeranno<br />

dinnanzi al furto ed al suicidio. Bando al lusso che spopola gli stati, ed attirando<br />

l’attenzione delle omicide dottrine maltusiane 124 leva bene spesso ad una nazione la<br />

sua prima forza viva, che è il numero dei suoi abitanti.<br />

Così commentando “panem nostrum quotidianum da nobis hodie” nel<br />

dicembre 1917, a poche settimane dalla disfatta di Caporetto 125 . E anni dopo,<br />

il 6 gennaio 1925, trattando del sacramento del matrimonio, con notevole<br />

discrezione di linguaggio, <strong>Conforti</strong> sviluppa la questione:<br />

122 FCT 17, 375. Sulla polemica contro la laicizzazione vedere tutta la parte delle pp.<br />

373-375; anche FCT 17, 387. Un accenno al tentativo di laicizzare il giuramento, togliendo<br />

ogni riferimento a Dio: FCT 17, 22-23.<br />

123 Ibid., 77, 132, 360, 512: anni 1917, 1918, 1920, 1924. La pastorale sul suicidio è del<br />

1° agosto 1924: cfr. L’Eco 1924, 94-98.<br />

124 Thomas Robert Malthus (Roockerry/Surrey 1766 – S. Caterina/Bath 1834), pastore<br />

protestante ed economista, con il suo “principio della popolazione” contribuì a portare la<br />

demografia nello studio economico. La sua teoria affermava che se la popolazione aumentava<br />

in maniera geometrica e la produzione in maniera aritmetica, non si poteva evitare di<br />

andare verso l’impoverimento, salvo comprimere l’incremento demografico (cfr. Aldo CAR-<br />

DIN e Leone IRACI, in Enciclopedia filosofica 3, Venezia – Roma 1957, 280-281).<br />

125 FCT 17, 66.


538 Capitolo nono<br />

È stato abolito il maggiorasco, il fi decommesso, questo privilegio assoluto dei primogeniti.<br />

Ma la corruzione moderna, l’ambizione, la cupidigia pretenderebbero costituire<br />

il maggiorasco dei fi gli unici. “Qui potest capere capiat: M’intenda chi può!”.<br />

Un tempo il male sembrava limitato ad una nazione vicina che già da un pezzo ne<br />

deplora le tristi conseguenze nel diminuire della popolazione, ma ora sul medesimo<br />

sentiero par che si avvii anche questa diletta nostra patria. Una volta questo delittuoso<br />

attentato ben poco si estendeva fuori delle città e nelle classi inferiori. Le statistiche<br />

ci davano che nei paesi la media dei nati arrivava a 40 su mille, fermandosi a 12<br />

nelle città; ma oggi anche nelle campagne la cifra accenna a discendere. Come si può<br />

spiegare quell’enorme distanza tra le prime due cifre e l’accenno ad avvicinarsi tra<br />

loro discendendo? Nell’immoralità si deve cercare la soluzione di questo misterioso<br />

problema, in un detestabile delitto creato dall’umana malizia: delitto che grida vendetta<br />

al cospetto di Dio, delitto che equivale ad un affrettato omicidio. Vorrei che<br />

tutti i coniugi fossero ben persuasi che una paternità misurata è un’onta alla natura,<br />

un’onta a Dio che bene spesso non lascia impunita anche in questo mondo 126 .<br />

Nella stessa lettera si connette la crisi del matrimonio e l’aumento della<br />

delinquenza minorile 127 . Altro obiettivo morale accennato nelle omelie è il<br />

duello, pratica contro cui da anni sia la Santa Sede che vari vescovi italiani<br />

combattevano 128 .<br />

L’omiletica confortiana non si limitava certo a deplorare i problemi morali<br />

del momento. Non mancano indicazioni precise di vita spirituale, ad esempio<br />

l’invito alla comunione frequente nell’ambito dell’omelia del 15 agosto 1924,<br />

approfondimento del tema del sacramento dell’eucaristia 129 . Sempre di tema<br />

eucaristico, val la pena riportare uno sguardo oratorio di <strong>Conforti</strong> ai giovani:<br />

E non vediamo noi la generazione che sorge volgersi all’Eucarestia come un fi ore al<br />

sole nascente avida di calore e di luce? Lo so purtroppo: non tutti i nostri giovani<br />

hanno sete di Cristo; non tutti tornano a Cristo. Ve ne sono non pochi purtroppo<br />

che hanno le ali impeciate e ferite e stanno descrivendo nell’orizzonte della esistenza<br />

la terribile parabola che li precipita nel fango. Ma non sono tutti così i nostri giovani;<br />

i giovani della nostra città, delle nostre campagne, delle nostre ville e dei nostri paesi;<br />

giovani puri eletti intrepidi, che sanno portare ovunque e far valere l’ideale cristiano,<br />

126 FCT 17, 551. Ampi brani dell’omelia confluirono nella lettera pastorale sul matrimonio<br />

di due anni dopo (cfr. per questo tema LP 630-631). La “nazione vicina” che soffre per<br />

la denatalità è la Francia.<br />

127 Ibid., 17, 554.<br />

128 Ibid., 17, 90-92.<br />

129 Ibid., 17, 493-502: il testo coincide con la lettera pastorale sullo stesso tema del febbraio<br />

1911 (LP 175-187). Accenni alla comunione frequente anche in FCT 17, 466, 473.<br />

Anche l’omelia sulla confessione del 1° novembre 1924 (Ibid., 17, 505-517) coincide con<br />

la lettera pastorale del 10 febbraio 1912: LP 217-233; e quella sull’unzione degli infermi (8<br />

dicembre 1924: Ibid., 519-531) con la lettera del 4 dicembre 1915 (LP 357-365).


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

539<br />

sì da fare morire la parola dello scherno sul labbro di quanti si fanno belli del sogghigno<br />

e della beffa per quanto vi ha di più caro per il cuore di un credente 130 .<br />

Se si pensa che queste parole furono proclamate il 20 aprile 1924, Pasqua<br />

di risurrezione, in un periodo in cui le violenze fasciste si erano riproposte in<br />

particolare contro sacerdoti e giovani cattolici 131 , si misura lo spessore coraggioso<br />

e anche diremmo polemico, ma di una polemica “stile <strong>Conforti</strong>”, delle<br />

parole di queste prediche che erano ascoltate da centinaia di adulti, per lo più<br />

parmigiani.<br />

S’è cercato finora di rintracciare qualche chiave di lettura di tipo storico<br />

a questo consistente insieme di materiali. Credo sia importante sottolineare<br />

anche qualche considerazione sullo stile. Mi sembra di poter dire che, rispetto<br />

ai panegirici e discorsi di circostanza, le omelie catechistiche abbiano un tono<br />

più semplice, meno elaborato. Pur senza trascurare gli artifici della retorica,<br />

che permettevano di comunicare i concetti anche facilitando l’ascolto e la<br />

memoria, <strong>Conforti</strong> sceglie per le omelie, come peraltro per le lettere pastorali,<br />

uno stile mediano, adatto a un pubblico cittadino per lo più non incolto, ma<br />

neppure particolarmente selezionato: ed è interessante constatare l’interscambio<br />

di testi tra omelie e pastorali. Essendo, di fatto, strumenti rivolti a un pubblico<br />

simile in contesti analoghi, omelie e lettere dovevano essere efficaci per<br />

folle di una certa consistenza, motivate ma non di altissimo livello culturale,<br />

per lo meno non in tutti i partecipanti. Il vescovo dunque sceglieva di adattare<br />

il linguaggio all’uditorio, riservando il classicismo purista per i panegirici dei<br />

santi e alcune altre circostanze in cui i presenti si aspettavano una performance<br />

più curata. Anche nelle omelie non mancano allusioni agli autori della letteratura,<br />

come Dante 132 o Manzoni 133 , ma almeno la lettura, e probabilmente<br />

anche l’ascolto mi sembrano più sciolti e accessibili.<br />

Potremmo insomma dire che il vescovo aveva almeno tre registri oratori:<br />

quello delle grandi occasioni, magari alla presenza di altri vescovi, di religiosi,<br />

di gruppi particolarmente motivati; quello delle omelie catechistiche, che poi<br />

era analogo alle lettere pastorali che dovevano essere lette alla gente delle parrocchie;<br />

e quello, pare molto semplice, per le visite pastorali delle parrocchie<br />

di campagna, almeno così ci vien riferito da alcune testimonianze.<br />

Proviamo ora a offrire uno sguardo sintetico, da un punto di vista storico,<br />

all’insieme di documenti formato dalle lettere pastorali, quaresimali e non,<br />

130 FCT 17, 478.<br />

131 Si veda il capitolo settimo, qui.<br />

132 “Umile ed alta più che creatura” (Ibid., 57).<br />

133 Il Dio “che atterra e suscita, che affanna e che consola” (Ibid., 53).


540 Capitolo nono<br />

rivolte al clero e al popolo, e dalle omelie catechistiche, che, come abbiamo<br />

dimostrato, sono intrecciate e pensate dallo stesso <strong>Conforti</strong> quale collegamento<br />

e interscambio.<br />

Emergono alcuni contenuti comuni e ricorrenti: i sacramenti, con l’insistenza<br />

sulla comunione frequente e sulla santificazione della festa, oltre<br />

che sull’importanza della confessione e dell’unzione degli infermi; la vita di<br />

preghiera, con attenzione ad alcune devozioni, in particolare al Sacro Cuore,<br />

a Maria e alla Santa Famiglia; la fede, intesa soprattutto – ma non solo –<br />

come conoscenza delle verità di fede, sia come invito alla formazione e alla<br />

catechesi dei piccoli, sia come esplicazione delle verità dogmatiche, sia, oggi<br />

si direbbe, “come messaggio” comunicato dalla scelta finalizzata allo svolgimento<br />

di una lectio continua catechistica, come realizzazione episcopale delle<br />

esortazioni alla promozione della “dottrina cristiana” per fanciulli e adulti.<br />

Insieme a queste proposte di taglio più dogmatico, <strong>Conforti</strong> indicava alcune<br />

sfide dal punto di vista morale, che erano sotto i suoi occhi nella sua esperienza<br />

pastorale. Anche questa linea a volte era in connessione con la predicazione<br />

sacramentale: ad esempio, si scorge una ripresa del tema del suicidio<br />

mentre si parla dell’abbandono del senso del perdono e della confessione. Le<br />

urgenze morali avevano come messaggio speculare l’invito a una sobrietà di<br />

vita, al rifiuto del lusso e dei divertimenti illeciti, al ritorno alla tradizione di<br />

semplicità delle famiglie.<br />

Frequentemente questi messaggi contenutistici avevano un supporto<br />

comunicativo e metodologico di tipo apologetico. Da una parte <strong>Conforti</strong><br />

analizzava e confutava le obiezioni alle verità di fede e alla morale cattolica<br />

provenienti soprattutto dall’anticlericalismo illuminista, liberale e borghese<br />

di fine Ottocento. Dall’altra il vescovo comprovava la bontà del messaggio<br />

teologico e morale del cristianesimo per la vita dell’individuo e della società,<br />

come espressione di quel legame tra fede e umanità, fede e civiltà che non<br />

è un’invenzione di <strong>Conforti</strong>, ma che egli sentiva profondamente come una<br />

delle certezze della sua concezione spirituale.<br />

Il “catechismo in forma di vera scuola”<br />

Le lettere pastorali e le omelie catechistiche hanno un significato limitato<br />

da un punto di vista delle strategie pastorali di <strong>Conforti</strong>: non si trae da esse,<br />

se non per grandi linee, un “programma” suo, vero e proprio. Ciò però non<br />

significa che un progetto non ci fosse, e il paziente lettore credo l’abbia già<br />

scorto ed enucleato da sé stesso. Analizzeremo ora dunque quelli che sono i


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

541<br />

due pilastri, coscientemente perseguiti, della progettazione pastorale confortiana:<br />

la pastorale catechistica e la diffusione di circoli giovanili.<br />

Don Guglielmo Ceretoli, segretario di <strong>Conforti</strong> per tutto il periodo dell’episcopato<br />

parmense, così dichiara in una testimonianza del processo canonico:<br />

Fin dagli anni in cui insegnava religione nelle classi liceali del seminario, lo intesi<br />

ripetere più volte che gli uomini sono più ignoranti che contrari ai dogmi cattolici<br />

e che occorreva, per sanare la società, curare attivamente l’istruzione religiosa del<br />

popolo e una proporzionata cultura religiosa per gli uomini di studio. Fu questo in<br />

realtà il problema più assillante dei suoi anni di episcopato. Credette di portarvi un<br />

valido contributo nei primi anni inculcando le organizzazioni giovanili che egli pensava<br />

a base di scuola di catechismo. Ne vide sorgere tante di tali organizzazioni e le<br />

vide rapidamente morire. Iniziò allora il lavoro organico della istruzione catechistica<br />

parrocchiale 134 .<br />

Questa lettura della pastorale catechistica di <strong>Conforti</strong> è, per certi aspetti,<br />

ampiamente confermata dai discorsi e dagli scritti dello stesso vescovo. Ricordiamo<br />

qui la lettera pastorale conclusiva della sua amministrazione apostolica<br />

di Ravenna, del 15 giugno 1905 135 . Il ritornello “dottrina cristiana, dottrina<br />

cristiana, dottrina cristiana” gli era abituale. La concezione, diffusa tra il clero<br />

del XIX e inizio XX secolo e anche prima, diceva che il popolo si allontanava<br />

dalla fede non per ateismo o anticlericalismo, ma per mancata conoscenza<br />

delle verità di fede, che i “predicatori” socialisti, repubblicani o comunque<br />

anticlericali avevano buon gioco a travisare proprio perché la gente comune<br />

non le ricordava o ne aveva una conoscenza approssimativa. Nel momento<br />

in cui le verità di fede fossero state chiare e ben assimilate, il popolo avrebbe<br />

spontaneamente aderito alla fede e avrebbe ripreso pienamente la pratica<br />

sacramentale.<br />

Oggi questa concezione sarebbe accusata di intellettualismo, e le successive<br />

vicende di quella che da alcuni è chiamata scristianizzazione finiscono, storicamente,<br />

per ridimensionare la lettura pastorale di <strong>Conforti</strong>. Ma non bisogna<br />

cadere nell’anacronismo, e soprattutto è necessario tener presente quanto<br />

<strong>Conforti</strong> e i suoi contemporanei impegnati in pastorale constatavano: il fondo<br />

di religiosità naturale e di tradizioni cristiane era ancora molto robusto, e<br />

la maggioranza adempiva alcune pratiche cattoliche (le messe di Natale e di<br />

Pasqua, gli atti sacramentali nei passaggi di vita, quali battesimo, matrimonio<br />

religioso, funerale religioso) salvo una minoranza in crescita allarmante.<br />

La percezione, non destituita di fondamento, era che questi atti non fosse-<br />

134 In Testimonianze 3, 39.<br />

135 Testo in FCT 13, 872-882; riproduzione in LP 93-101.


542 Capitolo nono<br />

ro sufficientemente accompagnati dalla predicazione, e quindi, poste alcune<br />

condizioni, come ad esempio la fondazione di una “lega rossa”, il patrimonio<br />

religioso e culturale esistente fosse messo in crisi fondamentalmente da una<br />

contro-catechesi.<br />

Si comprende, in questo quadro, l’impegno di <strong>Conforti</strong> per le missioni<br />

popolari, anche attraverso la ripresa dell’associazione dei missionari gratuiti,<br />

che abbiamo visto più sopra. La catechesi andava sì ben insegnata ai bambini,<br />

ma doveva essere continuamente approfondita e aggiornata negli adulti.<br />

L’esperienza della visita pastorale confermava poi alcune debolezze della<br />

struttura dedicata alla formazione dottrinale nelle parrocchie:<br />

Basta recarsi in una Chiesa parrocchiale nell’ora del Catechismo ai fanciulli, per<br />

comprendere ben presto, anche senza essere profondi in punto di pedagogia e didattica,<br />

che l’insegnamento così, come nella maggioranza dei casi viene impartito, non<br />

potrà essere molto profi cuo: quale profi tto potrà fare nell’istruzione religiosa, io ripeto,<br />

un’accozzaglia più o meno numerosa, più o meno irrequieta, di ragazzi d’ogni età,<br />

condizione e levatura, che ogni domenica per un’oretta, seppure, siedono sulle incomode<br />

banche della Dottrina Cristiana, per ascoltare la parola del proprio Parroco, o<br />

di chi lo coadiuva, spesso fra il frastuono e le grida di questi e di quelli insofferenti<br />

d’ogni disciplina? E questa turma di fanciulli fosse almeno costante nell’intervenire<br />

alla spiegazione catechistica, ma neppure questo si avvera perché molti intervengono<br />

solo sporadicamente, ad intervalli più o meno lunghi secondoché loro piace, senza<br />

che i genitori si diano per intesi 136 .<br />

<strong>Conforti</strong> scelse così di dedicare diversi interventi alla catechesi dei ragazzi.<br />

Prima di addentrarci nella descrizione di questo suo progetto, val la pena<br />

almeno accennare alle radici di questa idea nella formazione confortiana.<br />

Era stato Domenico Maria Villa, il “primo” vescovo parmigiano conosciuto<br />

da <strong>Conforti</strong>, a mettere mano a un rilancio della catechesi 137 . L’idea per<br />

cui il popolo cristiano istruito debitamente avrebbe attraversato indenne i<br />

turbamenti rivoluzionari è sostanzialmente sua. Ma anche Giovanni Andrea<br />

Miotti, il vescovo dei primi anni di sacerdozio di <strong>Conforti</strong>, antico educatore,<br />

insisteva molto sulla catechesi. Sua fu la proposta della “scuola di religione”<br />

per studenti dei licei e dell’università, istituita in episcopio nel 1889 138 . <strong>Conforti</strong><br />

riprese questa idea per Ravenna, come s’è detto nel capitolo dedicato al<br />

136 Discorso di apertura al congresso catechistico, 4 giugno 1913 (FCT 21, 246-247;<br />

L’Eco 1913, 209-214).<br />

137 Cfr. U. COCCONI, Chiesa e società civile, cit.<br />

138<br />

MANFREDI, Vescovi, 526.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

543<br />

suo episcopato in Romagna 139 . Dunque esisteva una tradizione di pastorale<br />

catechistica a Parma, portata avanti da vescovi che diedero un’impronta alla<br />

formazione del giovane <strong>Conforti</strong>. Nonostante Villa e Miotti, però, come s’è<br />

visto sopra, molte parrocchie avevano trascurato o rallentato l’investimento<br />

di forze nell’impegno di formazione dei ragazzi. In diversi casi, tutto si faceva<br />

“come sempre”, secondo metodi che risalivano al secolo XVI e al Concilio di<br />

Trento. Non si dimentichi, poi, che questi sono gli anni di Pio X, che con<br />

alcuni documenti impresse slancio alla catechesi 140 .<br />

<strong>Conforti</strong> diede una sorta di solenne inizio a questo settore della sua pastorale<br />

con l’anno costantiniano 1913. Le celebrazioni del XVI centenario del<br />

cosiddetto “editto di Milano”, diffuse in molte diocesi d’<strong>Italia</strong>, a Parma furono<br />

l’occasione per alcuni eventi, precisamente il congresso catechistico nel<br />

mese di giugno 141 e la settimana catechistica del novembre 142 .<br />

Il Congresso catechistico era rivolto principalmente ai sacerdoti 143 . Come<br />

in un congresso che si rispetti, furono votate le “mozioni” di un programma<br />

ampio e dettagliato. Le sette relazioni vertevano sull’istituzione di una commissione<br />

centrale, sull’ordinamento della scuola parrocchiale di religione, sul<br />

139 Nel 1895, a motivo delle tensioni tra i salesiani, che animavano la Scuola di religione,<br />

e il vescovo Magani, l’istituzione, che raccoglieva decine di adolescenti e giovani, si trasferì<br />

a San Giovanni Evangelista (cfr. FCT 8, 130, lettera di <strong>Conforti</strong> all’abate Mauro Serafini<br />

dell’11 novembre 1895). Paradossalmente, la Scuola di religione, così forte a Parma, era<br />

osteggiata dal vescovo, mentre a Bologna, in quello stesso 1895, il cardinale Svampa iniziava<br />

la stessa proposta, in attesa dell’arrivo dei salesiani in città (A. ALBERTAZZI, Il cardinale<br />

Svampa e i cattolici bolognesi (1894-1907), cit., 36). <strong>Conforti</strong>, diventato vescovo a Parma,<br />

dava appoggio alla scuola e ai salesiani, ospitando di nuovo le lezioni in episcopio (FCT 16,<br />

283; 278-279; cronaca di La realtà, giornale cattolico, del 14 novembre 1908). La scuola di<br />

religione esisteva ancora nel 1949 (cfr. E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 8).<br />

140 Una sintetica trattazione delle scelte di Pio X riguardo alla catechesi in G. MARTINA,<br />

Aspetti della vita cristiana, cit., 78-79.<br />

141 FCT 21, 241-262 e 284-294.<br />

142 Per quei lettori che per molte plausibili ragioni abbiano esitato vedendo espressioni<br />

quali “centenario costantiniano” e “editto di Milano”, val la pena dar brevi notizie. Nel<br />

313 d.C., per ragioni politiche ma anche per un processo di accostamento personale al<br />

cristianesimo, Costantino, imperatore (“augusto”) dell’impero romano d’Occidente in un<br />

incontro a Milano con Licinio, imperatore della parte orientale, otteneva di interrompere<br />

definitivamente la persecuzione anticristiana decretata un decennio prima da Diocleziano.<br />

Le istruzioni inviate ai funzionari locali furono, impropriamente, chiamate dagli storici<br />

“editto di Milano”. La storiografia del cristianesimo antico dibatte ampiamente ancor oggi<br />

sul significato della “svolta costantiniana”. Molti vescovi italiani nel 1913 vollero celebrare la<br />

“libertà della chiesa” di sedici secoli prima, anche per rivendicare la libertà del cattolicesimo<br />

nell’<strong>Italia</strong> del tempo.<br />

143 Cfr. L’Eco 1913, 89-90, 144-146, 181-183, 195-198 e 209-227.


544 Capitolo nono<br />

suo programma per classi, sul metodo e sulle opere di supporto come gli oratori<br />

e le associazioni. Disquisivano inoltre sull’insegnamento della religione<br />

nelle scuole elementari, sulla catechesi degli adulti e sulle scuole di “perfezionamento”<br />

(per operai, studenti). I relatori erano alcuni membri eminenti<br />

del clero diocesano, come il prevosto di Colorno don Giuseppe Gazzi, don<br />

Amedeo Frattini prevosto di Berceto, don Rodofo Barilla arciprete di Cazzola,<br />

don Guerrino Del Rio prevosto della Trinità in città, don Giovanni Barili<br />

arciprete di Serravalle, don Paolo Calzolari rettore di Santa Maria in Borgo<br />

Taschieri in città, don Vigenio Soncini professore e canonico; vi fu coinvolto<br />

anche il rettore dei salesiani don Paolo Lingueglia. Al congresso seguiva la<br />

settimana catechistica rivolta in particolari ai laici adulti, uomini e donne,<br />

per coinvolgerli nella conoscenza e nel sostegno delle scelte fondamentali 144 .<br />

Alla “settimana” parteciparono i sacerdoti lombardi Luigi Vigna e Lorenzo<br />

Pavanelli, elaboratori di un progetto catechistico che fu la base della pastorale<br />

confortiana 145 .<br />

L’intuizione fondamentale di questo disegno di riforma del cammino catechistico<br />

parrocchiale si può riassumere nell’espressione “catechismo in forma<br />

di vera scuola”. La lettera al clero di <strong>Conforti</strong> dedicata a questa scelta sintetizza<br />

gli aspetti fondamentali dell’impostazione, che ora si vuole qui schematizzare<br />

146 .<br />

Anzitutto, si tratta di applicare all’insegnamento della catechesi il cosiddetto<br />

“metodo ciclico”, che “consiste nell’apprendere al fanciullo in ciascuna<br />

classe della scuola di Religione, con estensione progressiva in rapporto alla<br />

sua capacità, tutte le parti del catechismo, che perciò di classe in classe debbono<br />

essere in questo modo ripetute” 147 . Il metodo è ciclico-intuitivo, e questo<br />

secondo aggettivo significa “far comprendere al fanciullo le verità anche le più<br />

astratte a mezzo di parabole, immagini, similitudini, analogie” 148 .<br />

Per applicare il metodo ciclico-intuitivo, è necessario, ovviamente, dividere<br />

in classi i bambini “non altrimenti in quanto si pratica nelle scuole pubbliche,<br />

converrà anzi dividere l’insegnamento nostro, per quanto è possibile,<br />

in tante classi, quante sono quelle delle scuole primarie, almeno locali” 149 .<br />

144 L’Eco 1913, 287 e 319-322; FCT 21, 421-427 (discorso di apertura di <strong>Conforti</strong>).<br />

145 Sulle idee di Vigna e Pavanelli, cfr. Mario CARMINATI, Un trentennio di storia della<br />

catechesi italiana (1900-1930). Lorenzo Pavanelli e Luigi Vigna e il “Catechismo in forma di<br />

vera scuola”, Leumann (TO) 1995.<br />

146 Il testo in L’Eco 1914, 1-9; oppure in FCT 22, 45-57; o ancora in LP 307-322.<br />

147 FCT 22, 47.<br />

148 Ibid., 22, 49.<br />

149 Ibid., 22, 49.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

545<br />

Conseguenza di questa divisione in classi è che la sola chiesa parrocchiale<br />

con le sue scomode panche non basta più! “Perché non si potrà d’ora innanzi<br />

pensare alla costruzione di una o più aule scolastiche di modeste proporzioni,<br />

purché siano bene arieggiate, pulite e rispondenti al bisogno?” 150 . Ma anche il<br />

solo sacerdote non poteva contemporaneamente seguire tutte le classi, e quindi<br />

bisognava ripristinare la confraternita della dottrina cristiana, fondazione<br />

tipica dell’età post-tridentina che Pio X aveva rimesso in auge 151 . In sintesi:<br />

… quando io dico Scuola desidero s’abbia ad intendere questa parola nel suo stretto<br />

ed ordinario signifi cato, vale a dire: ambienti innanzi tutto destinati a tale uso con<br />

tutti gli arredi all’uopo necessarii: cattedra, banchi, lavagna, carte murali fi gurate per<br />

l’applicazione del sistema intuitivo-oggettivo e quanto di altro è richiesto per l’insegnamento.<br />

Che in tale scuola vi sia distinzione di Classi coi relativi insegnanti, che<br />

non manchino i registri generali e particolari, il giornale o diario dell’insegnante, il<br />

testo uffi ciale ed il testo scolastico del Catechismo, nonché i relativi libri di lettura, gli<br />

uni e gli altri proporzionati alla classe e che alla fi ne d’ogni anno gli alunni subiscano<br />

regolarmente gli esami e tutto termini con una solenne festa Catechistica, in cui abbia<br />

luogo la premiazione dei giovanetti più meritevoli per diligenza e profi tto 152 .<br />

Dopo il Concilio Vaticano II e il rinnovamento della catechesi a partire<br />

dagli studi pedagogici degli ultimi decenni, questa visione della catechesi sembra<br />

ormai superata e la si potrebbe tacciare di razionalismo e intellettualismo.<br />

Più ancora, alla luce del fenomeno odierno di abbandono della partecipazione<br />

alla vita ecclesiale dopo la celebrazione dei sacramenti di iniziazione cristiana,<br />

si può dire che l’immagine della catechesi come scuola contribuisce ampiamente<br />

a questo esito: se è una scuola, finito il percorso e ricevuto il diploma,<br />

cioè la cresima, si smette di partecipare. In realtà, la lettura storica deve esser<br />

molto più rispettosa della situazione di partenza e della mentalità del tempo.<br />

A una “dottrina” insegnata a tutti i bambini senza distinzioni di livello, di<br />

linguaggio e di gradualità, facendo loro prender posto in chiesa sulle scomode<br />

panche, semplicemente ripetendo a parole le formule dei vecchi catechismi di<br />

Michele Casati, che risalivano alla fine del XVIII secolo 153 , <strong>Conforti</strong> chiedeva<br />

150 FCT 22, 53.<br />

151 Ibid., 22, 54-55.<br />

152 Ibid., 22, 46.<br />

153 Sul catechismo del Casati (1699-1783), teatino e vescovo di Mondovì, si veda Pietro<br />

BRAIDO, Lineamenti di storia della catechesi e dei catechismi. Dal “tempo delle riforme” all’età<br />

degli imperialismi (1450-1870), Leumann 1991, 159-162, con bibliografia alla nota 11. Il<br />

vescovo Miotti dal 1891 aveva prescritto l’uso del testo del Casati nell’edizione “di Bobbio”,<br />

mentre una successiva revisione da parte del vescovo Scalabrini di Piacenza era stata adottata<br />

da tutti i vescovi dell’Emilia nel 1899 (MANFREDI, Vescovi, 545. 617).


546 Capitolo nono<br />

di sostituire un lavoro organizzato per gruppi più piccoli, secondo i principi<br />

di una pedagogia aggiornata e rispettosa del livello intellettuale dei bambini.<br />

Il catechismo doveva essere trasmesso tramite strumenti moderni, quindi<br />

anche attraverso le immagini, le proiezioni cinematografiche 154 , le carte geografiche<br />

della Terra Santa, in aule appositamente arredate, con tanto di banchi<br />

adeguati e lavagne.<br />

Il salto di qualità è evidente, e ancor più se si considera la stima sociale<br />

dell’istituzione scolastica in un’epoca in cui la lotta contro l’analfabetismo<br />

stava ottenendo in <strong>Italia</strong> risultati decisivi. La scuola, allora molto più di oggi,<br />

era un luogo di rilevanza sociale, gli insegnanti godevano di un certo prestigio,<br />

e l’immagine di serietà scientifica e di utilità patriottica era propagata<br />

dal governo e dai gruppi sociali dominanti, anche in funzione anticlericale,<br />

contro l’oscurantismo dell’insegnamento del passato, dominato dagli ecclesiastici.<br />

Ora, qualificare l’insegnamento catechistico secondo un modello così<br />

alto era restituire alle verità di fede una presentazione adeguata e socialmente<br />

apprezzata. Scegliere il “catechismo in forma di vera scuola” significava, così,<br />

mostrare che la dottrina cattolica aveva una dignità e una serietà paragonabile<br />

alla scienza che era la grande bandiera del progresso.<br />

<strong>Conforti</strong> aveva ben chiara questa intenzionalità, e l’aveva espressa nel suo<br />

discorso inaugurale del Congresso catechistico del 1913, dopo aver descritto<br />

l’approssimazione e l’indisciplina della scuola di catechismo, nel testo più<br />

sopra riportato. Si chiedeva infatti <strong>Conforti</strong>: “E che cosa dovrà pensare il fanciullo<br />

dell’Istruzione religiosa nel fare un confronto tra l’ordine, la proprietà,<br />

la disciplina ed il metodo delle pubbliche scuole e quanto avviene tra le pareti<br />

del tempio?” 155 .<br />

Una testimonianza, data nella prima fase del processo per la sua causa di<br />

beatificazione, afferma che <strong>Conforti</strong> aderiva a questa impostazione non per<br />

una sua elaborazione personale, ma su suggerimento della commissione di<br />

sacerdoti che aveva organizzato le celebrazioni costantiniane e che poi avrebbe<br />

seguito il lavoro di diffusione del nuovo metodo nelle parrocchie. Secondo<br />

don Ernesto Foglia, già citato nelle pagine precedenti e uno dei protagonisti<br />

della commissione catechistica diocesana, <strong>Conforti</strong> avrebbe avallato le proposte<br />

della commissione, che il vescovo ascoltava ampiamente e con fiducia.<br />

La testimonianza è però unica, senza altri riscontri, e oltretutto ci arriva in<br />

154 Cfr. FCT 22, 50. Già nel 1909 il parroco di Vicopò, don Giacomo Ampollini, a una<br />

adunanza del clero, parlava dell’importanza pastorale del cinematografo (L’Eco 1909, 293-<br />

294 e 306-307).<br />

155 FCT 21, 247.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

547<br />

via indiretta, dalle note di p. Grazzi 156 . Non abbiamo molti elementi né per<br />

confermare né per smentire questa notizia. La convinzione ma anche la precisione<br />

con cui <strong>Conforti</strong> nei suoi interventi sostiene e descrive il nuovo metodo<br />

sembrerebbe smentire quanto asserito da don Foglia, ma le notizie sull’Unione<br />

missionaria del clero ci mostrano anche che idee di altri erano assunte da<br />

<strong>Conforti</strong> come fossero sue, con la stessa intensità. Ritengo però che non sia<br />

storicamente molto rilevante sapere se l’idea del catechismo in forma di vera<br />

scuola sia venuta da <strong>Conforti</strong> o da altri. Il vescovo, per convinzione propria<br />

e in cordiale obbedienza a Pio X, aveva deciso che la catechesi doveva essere<br />

un “caposaldo del mio episcopato” 157 . Il metodo concreto era uno strumento<br />

specifico, in funzione del raggiungimento del risultato, ritenuto strategico.<br />

La determinazione di <strong>Conforti</strong> si evidenzia nella successione di decisioni<br />

anche prima della settimana catechistica di fine 1913. Già l’11 febbraio 1909<br />

il vescovo aveva dedicato la pastorale quaresimale all’istruzione religiosa:<br />

Nessun’altro (sic) argomento può concepirsi più necessario ed importante di questo<br />

nell’ora triste che incombe, per cui vi prego, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, ad accogliere<br />

la mia parola come il grido d’allarme del capitano, che constatando, nell’estrema<br />

ignoranza religiosa dell’età presente, la ragione precipua dei mali innumerevoli<br />

che affl iggono la crescente generazione, vi addita nell’insegnamento del Catechismo<br />

il rimedio più effi cace per porre un argine al dilagare della fi umana, che ogni giorno<br />

più si avanza, minacciando di tutto travolgere ne’ suoi vortici impetuosi 158 .<br />

Molto rigorosa è l’analisi del <strong>Conforti</strong> riguardo agli adolescenti che frequentano<br />

le scuole superiori e l’università:<br />

E che dirò della gioventù che percorre la carriera degli studi? Nelle scuole pubbliche,<br />

cominciando dal basso all’alto, dalle ginnasiali e liceali alle universitarie, non più<br />

ombra d’insegnamento religioso, che anzi colà appunto, il materialismo, il positivismo,<br />

lo scetticismo vengono proclamati solennemente come l’ultimo e più sicuro<br />

pronunciato della scienza, onde le menti dei giovani, anche migliori, restano ben presto<br />

confuse ed incerte tra il dubbio e la negazione d’ogni verità soprannaturale 159 .<br />

Il vescovo, che da poco aveva iniziato il suo ministero parmense, esorta<br />

tutti, e il clero in particolare, a impegnarsi al massimo per l’impegno di catechesi,<br />

anche attraverso la diffusione di oratori parrocchiali, sull’esempio della<br />

156<br />

GRAZZI, Il libro, 186-187 e 416.<br />

157 Lettera a don Emilio Edel, parroco di Antognano, 23 marzo 1915 (FCT 23, 150-<br />

151).<br />

158 LP 141.<br />

159 Ibid., 143.


548 Capitolo nono<br />

Lombardia 160 . La lettera quaresimale del successivo 1910, in data 1° febbraio,<br />

si rivolgeva ai genitori per caldeggiare l’impegno di educazione religiosa dei<br />

figli, con suggerimenti pedagogici anche più generali, al di là della catechesi<br />

161 . La tematica della mancanza di istruzione religiosa come causa dell’indifferenza<br />

nella fede è toccata anche nella lettera a conclusione della prima visita,<br />

dell’8 dicembre 1912 162 . Infine, la lettera quaresimale del 1° febbraio 1913 è<br />

dedicata alla “importanza e necessità” dell’insegnamento della religione cattolica<br />

nelle scuole almeno primarie, con alcuni accenni alle difficoltà poste dalla<br />

legislazione e con la rivendicazione della legittimità di tale insegnamento nelle<br />

scuole pubbliche:<br />

A noi quindi non basta la semplice libertà, che può competere in <strong>Italia</strong> agli Ebrei e ai<br />

Valdesi, ma in base pure allo Statuto, che proclama la religione Cristiana Cattolica la<br />

religione dello Stato, abbiamo il diritto che compete alla grande maggioranza e non<br />

si può recar sfregio al nostro buon diritto, alla fede nostra, senza recar onta per ciò<br />

stesso alla nazione <strong>Italia</strong>na 163 .<br />

Si trattava dunque di un vero “fuoco di fila” di comunicazioni rivolte al<br />

popolo che insistevano su vari aspetti della formazione religiosa dei ragazzi.<br />

Dopo la settimana catechistica, e a seguito della lettera al clero in cui <strong>Conforti</strong>,<br />

come abbiamo visto, dava alcune indicazioni precise, oltre a ribattere<br />

l’importanza decisiva della catechesi in altri documenti 164 , egli passava a promuovere<br />

subito una serie di iniziative.<br />

Nasceva così la “scuola magistrale catechistica” rivolta a ragazze di famiglie<br />

cattoliche le quali, soprattutto in città, si preparavano ad affiancare i parroci<br />

nell’insegnamento della dottrina cristiana. La scuola era sostenuta economicamente<br />

da una associazione di signore benestanti, il Patronato femminile per<br />

le scuole di religione. Nella scuola la prof.ssa Chiara Chiari assunse l’insegnamento<br />

di pedagogia religiosa, impartendo una formazione d’avanguardia che<br />

produsse alcune pubblicazioni a diffusione nazionale 165 . A livello diocesano fu<br />

160 LP 151-152.<br />

161 Ibid., 161-174.<br />

162 Ibid., 245<br />

163 Ibid., 270; tutto il testo in ibid., 253-273.<br />

164 Lettera del 10 novembre 1916: LP 384, con una raccomandazione alla fiducia nei<br />

confronti del “commissariato diocesano” per la catechesi.<br />

165 Chiara CHIARI, La dottrina cattolica e la pedagogia, Parma 1915. Sulla scuola magistrale<br />

catechistica vedi Dina DIECI, La pedagogia di Mons. <strong>Conforti</strong>, tesi di laurea, Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore, fac. di magistero, a. a. 1958-59, relatore Casotti, 258-261; L’Eco<br />

1914, 28 e 42-45.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

549<br />

reso obbligatorio adottare il testo di catechesi degli accennati Vigna e Pavanelli<br />

166 . Il vescovo diresse una nuova lettera ai genitori per esortarli ad appoggiare<br />

l’attività della catechesi 167 .<br />

Si costituiva pure la commissione catechistica diocesana (o “commissariato”)<br />

che controllava l’adempimento delle indicazioni, partecipava con delegati<br />

agli esami finali, agiva insomma come un corpo di ispettori sulla struttura<br />

scolastica. Ovviamente anche il vescovo in visita pastorale insisteva perché le<br />

strutture parrocchiali venissero adibite e attrezzate ad aule per la catechesi 168 .<br />

Dal 1914 in ogni numero del bollettino diocesano appariva la rubrica fissa<br />

“Azione catechistica diocesana”. Non è qui il luogo per seguire minutamente<br />

tutti i dettagli di quest’opera, in cui sembra di poter dire che <strong>Conforti</strong> abbia<br />

investito alcuni tra i sacerdoti più preparati e più tenaci della sua diocesi.<br />

Lo stesso vescovo faceva dell’adesione al progetto catechistico diocesano un<br />

criterio per decidere di alcune nomine. Nel capitolo dedicato al clero s’è già<br />

accennato a don Luigi Comelli, a cui <strong>Conforti</strong> nel novembre 1917 non dava<br />

la carica di economo spirituale della parrocchia cittadina della Santissima Trinità,<br />

perché questa era una delle parrocchie modello nell’azione catechistica,<br />

mentre il Comelli era notoriamente avverso al progetto catechistico diocesano<br />

169 .<br />

Passata la bufera della guerra, nel 1919 venne il momento per un primo<br />

bilancio. Fu convocata un’adunanza del clero per il 7 ottobre, e intervenne<br />

con un’ampia relazione il canonico Leandro Fornari, uno dei membri “storici”<br />

della commissione catechistica 170 . <strong>Conforti</strong> richiese informazioni sistematiche<br />

ai parroci tramite i vicari foranei 171 e volle pubblicare un nuovo richiamo<br />

166 Luigi VIGNA e Lorenzo PAVANELLI, Fede mia, vita mia, Torino 1913, vari volumi per le<br />

diverse classi, editi almeno fino agli anni ’30; L’Eco 1914, 178 e 329.<br />

167 L’Eco 1914, 244-246.<br />

168 Dal diario personale per gli anni 1918-1921 veniamo a sapere che <strong>Conforti</strong> attuò<br />

una visita alle scuole catechistiche della città, che poi continuò nel quadro della terza visita<br />

pastorale, e nelle sue note personali riportava l’esito di queste visite. Vedi i tanti passaggi in<br />

FCT 26: 34, 40, 86, 92, 93, 95-99, 103-109, 111-113, 131-133, 135-136, 145-146, 150,<br />

154, 156, 160 e 162-165. Per un periodo precedente, si veda, ad esempio, quanto scrive<br />

<strong>Conforti</strong>, in una breve nota del suo diario, alla data del 24 gennaio 1915, per la parrocchia<br />

di San Benedetto in Parma tenuta dai salesiani (cfr. FCT 23, 18-19).<br />

169 Cfr. FCT 25, 320-321. Anche i parroci di Sivizzano di Traversetolo, don Alberto<br />

Mezzadri, e di Vignale, don Gustavo Grassi, furono esortati, tramite il vicario foraneo di<br />

Traversetolo, a “fare quanto non [avevano] ancor fatto sino ad ora” (FCT 26, 222: per <strong>Conforti</strong><br />

a Varesi, 26 febbraio 1918).<br />

170 L’Eco 1919, 183-186.<br />

171 L’Eco 1920, 136-137.


550 Capitolo nono<br />

ai genitori 172 . Sembra, tra l’altro, che un quaresimalista gesuita, p. Antonio<br />

Giannini, proprio nel 1920 abbia pubblicamente biasimato il metodo catechistico<br />

voluto da <strong>Conforti</strong>, o almeno così era stato interpretato. Per cui il<br />

vescovo chiariva la posizione sua e del sinodo 173 . Alcuni segnali ci indicano<br />

indirettamente che una parte del clero resisteva alle proposte catechistiche<br />

diocesane, manifestando scontento: ma si sa che la presenza di lamentele e<br />

dissensi è fisiologica tra i sacerdoti.<br />

A livello di magistero episcopale, non si ebbero ulteriori innovazioni dopo<br />

il 1920 174 . La rubrica sull’azione catechistica nel bollettino diocesano era,<br />

peraltro, tra le più regolari. Di fatto quelle scelte del 1913-1914 non cambiarono<br />

più e <strong>Conforti</strong> decise la strada dell’insistenza e della penetrazione su<br />

lungo periodo. Attorno al 1924, quindi dopo dieci anni di lavoro, lo scenario<br />

ebbe un cambiamento di assetto. Prima ancora che iniziasse il processo che<br />

portò ai Patti lateranensi, il governo fascista diede una nuova normativa all’insegnamento<br />

religioso nelle scuole statali, rendendolo obbligatorio. <strong>Conforti</strong><br />

ne prendeva atto pubblicamente: “L’ora che volge sembra favorevole all’opera<br />

nostra; approfittiamone adunque per portare il nostro contributo al trionfo<br />

della fede in mezzo alla Società, lavorando a preparare una generazione<br />

cristiana” 175 . Nel capitolo sull’affermazione del fascismo già abbiamo ricordato<br />

la sua attenzione a vagliare bene i programmi indicati dal governo. Inoltre,<br />

nello stesso scritto più sopra citato, <strong>Conforti</strong> rivendicava alla Chiesa cattolica<br />

di aver tenuto alto e qualificato l’insegnamento catechistico parrocchiale,<br />

come impulso a questa scelta politica: “Possiamo oggi asserire che, se di fronte<br />

alle nuove esigenze dell’insegnamento religioso, che rientra finalmente nelle<br />

Scuole primarie, noi non ci troviamo impreparati e possiamo portarvi un<br />

prezioso contributo, lo si deve a quel primo impulso” 176 . Il riferimento all’elaborazione<br />

teorica e alle sperimentazioni della prof.ssa Chiari è qui piuttosto<br />

esplicito. Ma il 2 ottobre dello stesso 1924 <strong>Conforti</strong> convocava un’adunanza<br />

del clero per stabilire indicazioni uniformi per l’insegnamento religioso ormai<br />

172 L’Eco 1920, 187-188.<br />

173 FCT 26, 728: <strong>Conforti</strong> a Giannini 6 marzo 1920. Cfr. il diario personale (FCT 26,<br />

153).<br />

174 Nel 1920 <strong>Conforti</strong> iniziò alcune pratiche per chiamare a Parma le “dame catechiste”<br />

fondate in Spagna da Dolores Rodriguez Ortega y Sopeña (cfr. Gino PETTINATI, in DIP 3,<br />

Roma 1976, 377-378). La Santa Sede gli consigliò di sospendere le trattative: <strong>Conforti</strong> a<br />

Gasparri, 10 settembre 1920 (FCT 26, 793).<br />

175 L’Eco 1924, 24. Sul ruolo dell’abate di San Giovanni in Parma, Emanuele Caronti,<br />

per il ripristino dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche: Maria PAIANO, Liturgia e<br />

regime fascista: l’apostolato liturgico di Emanuele Caronti tra le due guerre, cit., 145-150.<br />

176 L’Eco 1924, 23.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

551<br />

generalizzato 177 . È interessante la sottolineatura che veniva data: “L’ingresso<br />

del catechismo nella Scuola Pubblica non potrà in nessun modo sostituire la<br />

Scuola Catechistica della Parrocchia” 178 .<br />

I lunghi anni di “battaglia” catechistica, che comportarono uno sforzo<br />

notevole delle parrocchie, non furono liquidati a motivo dell’insegnamento<br />

obbligatorio nelle scuole. Con ogni probabilità, una parte del clero avrebbe<br />

volentieri delegato la fatica della “dottrina” tenuta ai bambini ai maestri elementari.<br />

<strong>Conforti</strong> invece, con decisione, ribadiva la titolarità della parrocchia<br />

nell’insegnamento religioso. Il lavoro di riforma catechistica andava avanti,<br />

pur se in condizioni politiche più favorevoli 179 .<br />

In conclusione, facciamo cenno a un’interessante iniziativa di tipo catechistico<br />

che <strong>Conforti</strong> faceva partire negli ultimi mesi della sua vita. Si trattava,<br />

stavolta, di un percorso particolare di catechesi per adulti, e di un’area “speciale”<br />

di adulti. Dalla prima domenica di gennaio 1931, iniziava in episcopio – anche<br />

la scelta dell’ambiente non è casuale – un “corso d’insegnamento religioso per<br />

gli adulti”, che così <strong>Conforti</strong> descrive in un ritiro ai seminaristi o agli allievi<br />

missionari del 6 gennaio:<br />

Io rivolgo in particolare la mia parola a coloro che essendo vissuti in un ambiente<br />

areligioso non hanno mai avuto modo di studiare la religione. In Episcopio è stato<br />

inaugurato per costoro un corso speciale di conferenze. La religione non rigetta la<br />

discussione, ma la provoca. 180<br />

<strong>Conforti</strong> chiedeva ai parroci di città di individuare i possibili aderenti al<br />

corso 181 , nato per rispondere alle esigenze di quei “ricomincianti” di cui s’è<br />

fatto cenno nel capitolo ottavo, e che forse non erano un numero trascurabile,<br />

ma che si sarebbero trovati a disagio nella “dottrina degli adulti” parrocchiale.<br />

Non sappiamo quale durata ebbe questa iniziativa, che però mostra certamente<br />

una vena originale del progetto catechistico confortiano.<br />

177 L’Eco 1924, 106-107 e 119-120 con indicazioni definitive, tra cui disposizioni sui testi<br />

da usare anche nell’insegnamento parrocchiale e il corso speciale per i maestri elementari,<br />

iniziato nel precedente anno scolastico in vescovado. Cfr. anche L’Eco 1925, 244-245 e 325.<br />

178 Ibid., 120.<br />

179 Sempre nel 1924 <strong>Conforti</strong> ritornava sulla responsabilità dei genitori nella lentezza<br />

dello sviluppo dell’istruzione catechistica dei figli: L’Eco 1924, 144-146.<br />

180 FCT 20, 273.<br />

181 Vedi lettera a don Tertulliano Pattini, del 21 dicembre 1930 (cfr. FCT 28, 676).


552 Capitolo nono<br />

I circoli giovanili<br />

L’altro pilastro della progettualità confortiana era la scelta della diffusione<br />

dei circoli giovanili. La nascita di questi gruppi di incontro era un obiettivo<br />

della prima visita pastorale, insieme con il miglioramento della catechesi ai<br />

bambini 182 . La scelta fu rilanciata dal sinodo del 1914 183 . Come s’è già detto,<br />

dopo una prima larga diffusione, il movimento giovanile subì un pesante<br />

regresso con la guerra mondiale, per l’ovvio motivo della mobilitazione generale<br />

che privò completamente le parrocchie dei maschi in età giovanile. Credo<br />

sia questo andamento instabile delle realtà associative giovanili che abbia<br />

fatto dire al segretario Ceretoli, a distanza di anni, quanto abbiamo riportato<br />

al paragrafo precedente, ossia, in sintesi, che <strong>Conforti</strong> dapprima tentò la<br />

proposta dei circoli giovanili, poi, visto il sostanziale fallimento, “ripiegò”<br />

sull’impegno intenso per la catechesi dei fanciulli. Intanto la stessa scansione<br />

cronologica ricordata dal segretario di <strong>Conforti</strong> non è esatta: è vero che l’anno<br />

di lancio della pastorale catechistica fu il 1913 con il congresso e la settimana,<br />

ma è altrettanto vero che questa insistenza, come s’è visto sopra, è ben precedente;<br />

così come l’impegno per i circoli giovanili inizia nel 1910, ma nel<br />

1914 assiste a un rilancio in grande stile con il nuovo statuto della federazione<br />

dei circoli 184 . Nei primi anni di episcopato le due scelte della riforma dei<br />

percorsi di dottrina cristiana e della diffusione di circoli giovanili andavano<br />

in parallelo e in stretta correlazione, essendo i circoli concepiti quali realtà “di<br />

perseveranza” della “scuola” di catechismo.<br />

Ma l’affermazione per cui l’attenzione di <strong>Conforti</strong> per quella che oggi chiameremmo<br />

“pastorale giovanile” andò diminuendo col passare del tempo e<br />

col sopraggiungere delle delusioni per la poca stabilità dei circoli risulta storicamente<br />

accertata? I documenti portano a una sostanziale revisione della<br />

182 FCT 16, 315-316: “Per questo nulla lascierò d’intentato a che in tutte le Parrocchie<br />

abbia a sorgere, massime tra la gioventù, qualche associazione adatta ai bisogni dell’età presente,<br />

non dovendo noi mai dimenticare che nell’unione sta la forza”. Pare di poter affermare<br />

che una delle fonti di ispirazione dell’impegno del <strong>Conforti</strong> per i circoli giovanili sia stata la<br />

sua partecipazione al “IV Congresso Nazionale ed esposizione degli Oratori in Milano”, nel<br />

1909 (cfr. L’Eco 1909, 219 e L’Eco 1910, 55-76, dove si riporta un’ampia cronaca e la sintesi<br />

di tutte le relazioni tenute in quel congresso).<br />

183 Vedi quanto detto nel capitolo quinto.<br />

184 Non è improbabile che Ceretoli metta insieme alcuni ricordi approssimativi a distanza<br />

di molti anni e qualche constatazione forse dello stesso <strong>Conforti</strong>, che molto aveva investito<br />

sulla fondazione dei circoli giovanili, ma ne aveva visto la fragilità, motivata, peraltro, soprattutto<br />

dalle vicende belliche e dalle tensioni del dopoguerra.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

553<br />

testimonianza del Ceretoli 185 . Subito dopo la guerra, almeno due interventi<br />

pubblici di <strong>Conforti</strong> invitano al rilancio dei circoli giovanili. La lettera quaresimale<br />

del 15 febbraio 1919, dedicata alla riorganizzazione dell’AC, fa dei<br />

circoli giovanili il perno dell’impegno diocesano:<br />

… sento dilatarmi il cuore, fratelli e fi gliuoli dilettissimi, e vorrei dirvi tante e tante<br />

cose dettate dall’affetto vivissimo che sento per la gioventù, che forma la parte più<br />

eletta di questa carissima Diocesi. Ma dopo tutto quello che su tale argomento vi ho<br />

detto e scritto in tante circostanze, ben m’avvedo che non potrei che ripetermi. Compendio<br />

quindi tutto quello che vorrei dirvi ora in due semplici, comprensive parole:<br />

organizziamo la gioventù, prima che sia reclutata da altri. E questa parola d’ordine,<br />

questo grido d’allarmi, non mi stancherò di ripeterlo nel tempo della Sacra Visita in<br />

corso, perché intendo che non vi sia d’ora innanzi Parrocchia della Diocesi che non<br />

abbia le sue Associazioni Giovanili 186 .<br />

All’organizzazione giovanile e anche femminile, quest’ultima in fase<br />

nascente in tutta <strong>Italia</strong>, è dedicata la pastorale del 21 gennaio 1921:<br />

Io vorrei che tutti i giovani cattolici della mia Diocesi riconoscessero la gravità del<br />

momento che attraversiamo, l’importanza somma dell’organizzazione e dessero il<br />

loro nome alle nostre associazioni giovanili per far poi parte del glorioso e pacifi co<br />

esercito della Gioventù Cattolica <strong>Italia</strong>na. Vorrei pure che col loro nome offrissero<br />

anche le loro fresche energie, pronti a prestarsi per ogni opera nobile e santa 187 .<br />

Alla gioventù femminile <strong>Conforti</strong> affidava gli impegni di apostolato eucaristico,<br />

catechistico, di propaganda missionaria e di beneficenza 188 . È importante<br />

sottolineare il coinvolgimento delle giovani, nell’impegno missionario:<br />

… Rifl ettendo poi che uno dei mezzi migliori per far sì che la fede vigoreggi nelle<br />

nostre contrade, si è quello di adoperarsi che sia portata anche a coloro che non<br />

185 Si noti che nei “proponimenti” che il vescovo redigeva in occasione dei suoi esercizi<br />

spirituali dapprima, nel 1916, si impegna a “caldeggiare l’istruzione catechistica ai fanciulli,<br />

specialmente procurando nel miglior modo che sia attuato dappertutto la prescritta riforma<br />

(sic tra maschile e femminile) nell’insegnamento del Catechismo” (FCT 20, 170, proposito<br />

6, ribadito l’anno dopo: FCT 20, 173, proposito 1), mentre nel 1927 l’impegno si sdoppia:<br />

“Zelerò in modo particolare l’istruzione catechistica dei fanciulli e degli adulti e l’insegnamento<br />

religioso nelle scuole primarie e secondarie. Di questo mi occuperò di preferenza nelle<br />

visite pastorali e questo in particolar modo lo raccomanderò al Clero assieme alla organizzazione<br />

della Gioventù Cattolica” (FCT 20, 193, proposito 3). È significativo che <strong>Conforti</strong><br />

inserisca queste “strategie” pastorali tra gli impegni della spiritualità personale.<br />

186 LP 471.<br />

187 Ibid., 490-491.<br />

188 Ibid., 498.


554 Capitolo nono<br />

hanno la sorte incomparabile di possederla; fate conoscere a quanti vi avvicinano le<br />

fatiche e le lotte di quei generosi, che abbandonano quanto hanno di più caro per<br />

dilatare il regno di Dio nelle terre infedeli. E non contente di questo, procurate di<br />

formare in tutti la coscienza del dovere che ogni Cristiano ha di venire in aiuto colla<br />

preghiera e coll’obolo della carità ai nostri zelanti Missionarii che nel compiere il<br />

sublime loro apostolato si trovano di fronte a diffi coltà gravissime, fra le quali non<br />

ultima è la mancanza di mezzi materiali. Zelate principalmente le due opere della<br />

Propagazione della Fede e della Santa Infanzia 189 .<br />

Questo stesso coinvolgimento, e anzi un appello direttamente vocazionale,<br />

era proposto ai giovani di Azione cattolica in una lettera espressamente rivolta<br />

a loro nel 1925, alla quale si è accennato precedentemente 190 :<br />

Sento il bisogno di rivolgere a voi in particolare la mia parola, giovani carissimi,<br />

per assecondare un’interna ispirazione, che già da tempo a questo mi sollecita. Tutti<br />

ammirano lo slancio con cui la Gioventù Cattolica <strong>Italia</strong>na da diversi anni favorisce<br />

le opere missionarie e quanto concerne la dilatazione del Regno di Dio, considerando<br />

tutto questo come una integrazione dell’attività provvidenziale che è chiamata a<br />

svolgere. E godo di poterlo io pure attestare, a lode vostra, che voi non siete a nessuno<br />

secondi in questa nobile gara. Ma quanto ancora rimane a fare prima che la parola di<br />

Cristo auspicante ad un solo ovile, ad una sola grande famiglia, possa dirsi un fatto<br />

compiuto! Sono oltre un miliardo [il corsivo è nell’originale] coloro che ancor non<br />

conoscono Gesù Cristo, che non godono dei benefi cii della civiltà cristiana e giacciono<br />

fra la aberrazione e gli orrori della superstizione e della barbarie.<br />

Se mai ad alcuno di voi, Giovani carissimi, il Signore avesse già fatto, o facesse sentire<br />

al cuore l’amoroso invito, non risponda con uno scortese rifi uto, e non volga le spalle<br />

al Maestro per ragioni umane e per mire terrene. Non si accontenti di un senso di<br />

sterile ammirazione per gli araldi del Vangelo. Si tratta della vocazione al più sublime<br />

degli stati, si tratta della più santa delle cause, della più gloriosa e legittima delle<br />

conquiste, a cui è riservato un premio ed una gloria superiore ad ogni premio e ad<br />

ogni gloria.<br />

Io non vengo ora a sollecitare il vostro obolo. Vengo a proporvi qualche cosa di ben<br />

più grande. Se il Signore lo vuole, se vi sentite da tanto, vengo in nome di Dio,<br />

a domandarvi il sacrifi cio delle vostre giovinezze, del vostro ingegno, delle vostre<br />

energie, e delle affezioni più legittime e più care. È un grande sacrifi cio quello che vi<br />

propongo, ma ve lo domando, in nome di Colui, che ha dato prima di tutto se stesso<br />

per noi ed ha promesso di riconoscere per suoi fratelli coloro che in questo compiranno<br />

la volontà del Padre suo.<br />

Giovani carissimi, accogliete questo messaggio del vostro Vescovo, meditalelo seriamente<br />

al lume della Fede, e pregate Dio che vi faccia conoscere quali siano i suoi<br />

disegni sopra di voi. Interrogate il vostro cuore per udire che cosa vi dice di fronte al<br />

189 LP 499.<br />

190 L’Eco 1925, 259-261.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

555<br />

più sublime degli ideali, e se vi sentite verso di esso attratti, riconoscete in questa forza<br />

d’attrazione la volontà del Signore. È nobile e santo l’Apostolato che voi compite tra le<br />

fi le della Gioventù Cattolica <strong>Italia</strong>na, ma se il Signore vi chiamasse a cose ancor più alte,<br />

non vi rincresca lasciare le retrovie pel fronte, ove potrete acquistarvi maggiori meriti, e<br />

cogliere palme più gloriose per il trionfo del Regno di Dio.<br />

La Chiesa e le Missioni attendono da voi cose grandi…<br />

È da ritenere significativo il coinvolgimento dei giovani nell’apostolato di<br />

sensibilizzazione missionaria: <strong>Conforti</strong> riteneva prezioso il contributo della<br />

gioventù, e secondo la sua convinzione, la partecipazione “a distanza” alla<br />

vita missionaria avrebbe qualificato la spiritualità dei giovani stessi. Ancor più<br />

significativo è il fatto che <strong>Conforti</strong> ritenesse che proprio dai giovani cattolici<br />

potessero sorgere vocazioni missionarie.<br />

I circoli dai primi anni ’20 ripartirono, e con andamento oscillante, come<br />

è da sempre nella natura di queste proposte. Riuscirono a stabilizzarsi e a<br />

qualificare la proposta dal punto di vista spirituale, catechistico e caritativo,<br />

superando indenni le tensioni causate anche all’interno del mondo cattolico,<br />

dall’avvento del regime fascista, come è stato ben raccontato da Trionfini<br />

anche sulla scorta dei precedenti studi di Canali e Leoni 191 . <strong>Conforti</strong> continuava<br />

a seguire da vicino le vicende dei circoli giovanili, sia con interventi<br />

diretti sul personale degli assistenti ecclesiastici quando, nel 1924 e poi nel<br />

1929, si crearono tensioni tra dirigenza diocesana giovanile e assistenti 192 , sia<br />

nei discorsi e interventi pubblici, come quello per il centenario di san Luigi<br />

Gonzaga 193 . Il riferimento alla linea educativa del regime è evidente:<br />

Oggigiorno nella formazione della gioventù si ha gran cura del culto della volontà e<br />

dell’energia del carattere per preparare una generazione forte, capace di tutti i nobili<br />

ardimenti; e stà bene. Ma chi non vede che la fortezza d’animo e l’energia del carattere<br />

formano la caratteristica dell’Angelico Giovane e ci dànno in parte ragione delle<br />

sublimi sue ascensioni? 194<br />

L’invito del vescovo ai giovani è esplicito:<br />

Imparate da lui a formarvi quella fermezza di carattere, che non si pieghi mai ai<br />

capricci delle passioni sregolate, alla forza dell’ambiente guasto in cui vivete, alle<br />

ingiuste esigenze del gran mondo, ma unicamente alla voce del dovere, che vi renderà<br />

191 Cfr. P. TRIONFINI, Una storia lunga, cit., 88-98 e 102-112.<br />

192 Ibid., 95 e 98.<br />

193 Alla gioventù della città e diocesi, 21 maggio 1926 (FCT 28, 235-238; L’Eco 1926,<br />

89-91).<br />

194 FCT 28, 235.


556 Capitolo nono<br />

sempre coerenti a voi stessi, perché fedeli a quei principii eterni di verità e di giustizia,<br />

che mai non mutano col mutare del tempo e degli eventi umani.<br />

Imparate da lui ad essere sempre pronti ad ogni opera di bene, per la quale venga<br />

chiesta la vostra cooperazione a difesa della Chiesa, a bene della società, a decoro<br />

della Religione 195 .<br />

I riferimenti sono all’impegno di catechesi dei più piccoli, alla responsabilità<br />

verso la famiglia e la professione, al desiderio di martirio di Luigi Gonzaga<br />

“nelle terre infedeli”, al servizio di carità, per opporsi al “dilagante paganesimo<br />

dei giorni nostri” 196 .<br />

Nel quadro del ruolo del <strong>Conforti</strong> a favore del movimento cattolico giovanile<br />

va collocato anche il suo impegno a difendere fino all’ultimo lo scoutismo<br />

cattolico, che il regime ottenne di sciogliere in quanto faceva da contraltare ai<br />

progetti di militarizzazione della gioventù 197 .<br />

Nel 1930, in occasione del congresso della federazione cattolica giovanile a<br />

vent’anni dalla sua fondazione, <strong>Conforti</strong> scriveva alcuni brevi indirizzi in preparazione<br />

all’evento e partecipava al congresso stesso 198 . Le sue indicazioni a<br />

conclusione del raduno giovanile sono, nello stile di <strong>Conforti</strong>, un programma<br />

di azione:<br />

L’avvenire vostro sarà quali voi sarete. Siete chiamati a compiere un triplice Apostolato:<br />

religioso, morale e sociale. Compirete il primo procurandovi quella cultura<br />

che è richiesta all’ora che volge, e soprattutto col mostrare col fatto che il Vangelo<br />

è perennemente giovane perché risponde a tutte le giuste esigenze della mente e del<br />

cuore, perché l’anima è naturalmente cristiana. Praticherete il secondo dando l’esempio<br />

della purezza ad una società guasta e corrotta, paganeggiante che col fatto almeno<br />

continua a proclamare la riabilitazione della carne. Offrite lo spettacolo più bello che<br />

contemplar si possa: un giovane che in mezzo al dilagare della corruzione si conserva<br />

puro. – Eserciterete il terzo apostolato procurando in ogni miglior modo quella carità<br />

e la giustizia proclamata dal Vangelo: siano i due capisaldi sopra dei quali essa si posa.<br />

La carità senza giustizia degenera in debolezza e disordine, e la giustizia senza la carità<br />

in tirannide. – Esercitate soprattutto l’apostolato della bontà 199 .<br />

Il vescovo concludeva, rievocando i tempi in cui “l’organizzazione giovanile<br />

della nostra Diocesi ha avuto il primato fra le organizzazioni delle Diocesi<br />

195 FCT 28, 237.<br />

196 L’appoggio di <strong>Conforti</strong> all’impegno spirituale soprattutto liturgico ed eucaristico dei<br />

giovani cattolici è molto chiaro nella conclusione dell’omelia catechistica del 20 aprile 1924,<br />

Pasqua, sull’eucaristia e con l’invito ai giovani a partecipare all’imminente congresso eucaristico<br />

(cfr. FCT 17, 478-479).<br />

197 Si veda nel capitolo ottavo.<br />

198 FCT 28, 179-180.<br />

199 Ibid., 180-181.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

557<br />

dell’Emilia”, esortava a riprendere questo posto, “non per sentimento di vanità,<br />

ma per desiderio di bene”.<br />

Un anno dopo, egli doveva mettere tutto il peso della sua autorevolezza<br />

nella difesa dei giovani cattolici accusati dal regime: lo si vedrà nel prossimo<br />

capitolo, questo impegno sarà, per certi aspetti, l’ultima fatica del <strong>Conforti</strong>.<br />

I testi citati sinteticamente qui sopra, e la presenza di <strong>Conforti</strong> accanto alle<br />

strutture dell’organizzazione giovanile della diocesi, mostrano chiaramente<br />

che il suo personale interesse e l’investimento pastorale verso i circoli giovanili<br />

non è né precedente, né concorrenziale all’impegno per il miglioramento<br />

della catechesi ai bambini. Né quest’ultimo sembra effettivamente offuscare e<br />

mettere da parte in <strong>Conforti</strong> l’attenzione all’associazionismo giovanile, da cui<br />

si stava sviluppando, soprattutto negli anni del dopoguerra, l’organizzazione<br />

adulta e femminile. Non sembra neppure di poter dire che espressioni come<br />

“la parte più eletta della diocesi” siano di circostanza: il coraggioso impegno<br />

di <strong>Conforti</strong> per difendere i suoi giovani prima dalla propaganda anticlericale<br />

delle leghe socialiste e poi dall’inquadramento del fascismo lo testimonia.<br />

E anche l’insistenza del vescovo sul mondo “paganeggiante” che circondava<br />

le giovani generazioni non si riferiva soltanto al clima della belle époque ma<br />

diventava un approccio critico alla cultura fascista, che da una parte proclamava<br />

la propria adesione alla tradizione cattolica, dall’altra, come è noto, non<br />

faceva molto per difendere i principi morali e religiosi tra i ragazzi e i giovani<br />

organizzati nell’Opera nazionale balilla 200 .<br />

Rispetto alla pastorale catechistica, la promozione di circoli giovanili voluta<br />

da <strong>Conforti</strong> aveva certamente una metodologia meno definita. Mentre la<br />

catechesi procedeva attraverso una forma, che prendeva il nome di “catechismo<br />

in forma di vera scuola” e dava indicazioni precise sulla ripartizione in<br />

classi, sull’uso degli strumenti, sugli spazi, sulle manifestazioni conclusive, e si<br />

giovava di una commissione di sacerdoti, la diffusione dei circoli era lasciata<br />

maggiormente alle iniziative dei singoli parroci, benché a livello diocesano si<br />

200 Soprattutto per chi non è italiano, può essere utile sapere che l’Opera nazionale balilla<br />

(ONB) era l’organizzazione giovanile fascista che pretendeva di inquadrare tutta la gioventù,<br />

dagli anni della scuola elementare in avanti, in una struttura di tipo paramilitare, dotata di<br />

“ufficiali”, e impegnata in esercitazioni “belliche” e in momenti di formazione alla dottrina<br />

fascista. Simile ad altre strutture nate all’interno dei regimi totalitari, come la Hitlerjugend<br />

tedesca o i pionieri sovietici, l’ONB prendeva il nome da Giovanni Battista Perasso (1729-<br />

1781) detto appunto “Balilla”, un adolescente genovese che nel dicembre 1746 avrebbe<br />

avviato, con una sassata, la rivolta della città di Genova contro gli austriaci che la occupavano<br />

durante la guerra di successione austriaca (cfr. Emilio PANDIANI e redazione, in EncIt. 5,<br />

Roma 1930, 965-971).


558 Capitolo nono<br />

fosse formata la Federazione giovanile in collegamento con la Società della<br />

gioventù cattolica. Quest’ultima a livello nazionale si stava dando in quegli<br />

anni una più definita metodologia di “propaganda”, e <strong>Conforti</strong> sosterrà proprio<br />

le scuole di propagandisti 201 . Dunque l’impegno per il catechismo in forma<br />

di vera scuola si muoveva su un terreno più preciso, e probabilmente per<br />

questo, nella documentazione ricordata, questa scelta confortiana emerge con<br />

maggior chiarezza. Inoltre i circoli giovanili, negli anni ’20 e ’30 come oggi,<br />

avevano un andamento di oscillazione numerica e precarietà, dovuta soprattutto<br />

al naturale turn over dei partecipanti. Tanto più ai tempi di <strong>Conforti</strong>,<br />

in cui era considerata “gioventù” la fascia d’età tra i 13 e i 20-22 anni, dopo<br />

di che la maggior parte degli uomini e delle donne era già entrata nella vita<br />

adulta attraverso il lavoro e il matrimonio. <strong>Conforti</strong> accenna nei suoi discorsi<br />

a questa fragilità dei gruppi, suggeritagli dall’esperienza; ma con la stessa chiarezza<br />

mostrava di aver coscienza dei passi lenti della sua pastorale catechistica:<br />

basti vedere le sue annotazioni fatte nella terza visita pastorale circa le classi di<br />

catechismo parrocchiale.<br />

Si potrebbe infine affermare che le due scelte pastorali di <strong>Conforti</strong>, la catechesi<br />

e la gioventù, abbiano avuto efficacia differente e comunque prolungata<br />

nel tempo. Anzi, in un certo senso il cammino di diffusione e consolidamento<br />

dei circoli giovanili mostrerà frutti notevoli, forse anche maggiori, rispetto<br />

alla pastorale catechistica, al tempo del successore di <strong>Conforti</strong>, il vescovo Evasio<br />

Colli, il quale era sì assistente generale dell’Azione cattolica italiana, ma<br />

potrà beneficiare dell’opera di sviluppo dell’organizzazione giovanile avviata<br />

dal <strong>Conforti</strong> 202 .<br />

Per una sintesi<br />

Alla fine di questa raccolta di materiale e notizie si può anzitutto affermare<br />

che <strong>Conforti</strong> aveva quel che oggi sarebbe definito un “progetto pastorale”.<br />

Alcune scelte di fondo erano chiare addirittura prima che egli divenisse vescovo,<br />

come ad esempio la centralità della formazione religiosa per la difesa delle<br />

popolazioni dalle aggressioni culturali anticlericali.<br />

Collegando quanto s’è detto in questo capitolo con ciò che si sa del breve<br />

episcopato di Ravenna, si vede una forte continuità e un approfondimento<br />

dal punto di vista delle metodologie. La catechesi, rivolta ai fanciulli, ai gio-<br />

201 Si veda ad esempio FCT 28, 283-285 per la Gioventù femminile.<br />

202 P. T RIONFINI, Una storia lunga, cit., 115-117.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

559<br />

vani ed agli adulti, è un elemento fondamentale del progetto confortiano.<br />

Ma l’organizzazione giovanile, pur connessa con l’impegno di educazione alla<br />

fede, va vista come un’altra articolazione specifica del progetto: i circoli erano<br />

luogo di formazione catechistica, ma anche di preghiera e formazione liturgica,<br />

di impegno caritativo e sociale, di “protezione” tramite le relazioni rispetto<br />

alle organizzazioni prima socialiste e poi fasciste. Del progetto, a un livello<br />

diverso, più di tipo contenutistico, fanno parte l’insistenza sui sacramenti, la<br />

proposta di spazi di vita di preghiera e devozione, la messa in guardia rispetto<br />

a deviazioni di comportamento morale.<br />

Le omelie e gli scritti non evitano, anzi colgono le circostanze contingenti<br />

come occasioni per un messaggio di fede: dai progetti di legge alle vicende belliche,<br />

dai congressi catechistici alle campagne devozionali. <strong>Conforti</strong> è uomo<br />

sensibile alle vicende dell’attualità del suo tempo. Ma appunto non procede<br />

unicamente a partire dagli eventi e dalle circostanze: ha invece attenzione e<br />

modo per riproporre i temi fondamentali della sua pastorale, articolandoli<br />

rispetto alle urgenze del momento. In questa ampia progettualità, soprattutto<br />

negli ultimi anni, troverà posto anche un’adesione di <strong>Conforti</strong> al nascente<br />

movimento liturgico: aspetto che sarà approfondito nel successivo capitolo<br />

del presente studio.<br />

Sembra importante sottolineare anche l’esperienza del contatto con le parrocchie,<br />

il clero e la popolazione, offerto dalla visita pastorale. Le tematiche<br />

sacramentali della predicazione nascono sì da un elemento di fondo della<br />

spiritualità confortiana, ma anche dalle percezioni di abbandono o ripresa,<br />

trascuratezza o efficacia della pratica sacramentale sul territorio. Gli stessi<br />

interventi in campo morale, contro il suicidio o la denatalità o il ballo, nascono<br />

dall’attenzione del vescovo ai fenomeni diffusi nella società parmense del<br />

tempo.<br />

Ritorna negli scritti, ma anche più a fondo nell’impostazione pastorale e<br />

catechistica confortiana, una linea culturale che certamente il vescovo parmense<br />

sentiva in profondità. La fede è un beneficio, diremmo visibile e concreto,<br />

per la vita degli individui e della società. La fede sostiene la civiltà: anche i non<br />

credenti o gli anticlericali devono accogliere i documenti e le prove di questo<br />

valore umanizzante della fede. La preghiera, la confessione, tutti gli elementi<br />

fondamentali della dottrina e della vita cristiana hanno uomini celebri, scienziati,<br />

artisti che ne confermano la verità. <strong>Conforti</strong> catechista degli adulti è un<br />

apologeta ricco di informazioni e impegnato a smontare le accuse contro le<br />

verità di fede e di morale, anche attraverso le testimonianze di autori prestigiosi.<br />

Si noti, tra l’altro, che non poco materiale della biblioteca personale di<br />

<strong>Conforti</strong>, ricostruita a partire dal timbro “di S. E. Mons. <strong>Conforti</strong>”, è di tipo


560 Capitolo nono<br />

catechetico-apologetico 203 . Sarebbe interessante comprendere quanto il proprietario<br />

ne abbia fatto uso e quali aspetti di questa varia produzione abbiano<br />

influito sulla predicazione catechetica di <strong>Conforti</strong>.<br />

Val la pena ora affrontare brevemente una questione, che avrà bisogno di<br />

più ampi approfondimenti. La visione che <strong>Conforti</strong> aveva della società del<br />

suo tempo era adeguata alla realtà, oppure era ormai superata? Emerge con<br />

chiarezza l’idea per cui una buona formazione catechistica nell’infanzia, peraltro<br />

aggiornata e riproposta nell’età adulta, sia la strada fondamentale per far<br />

sì che la popolazione cattolica d’<strong>Italia</strong> torni a una intensa pratica religiosa e a<br />

scelte comportamentali adeguate. In fondo la gente delle campagne, e in parte<br />

anche quella della città, non ha veramente abbandonato la fede. Però non la<br />

conosce abbastanza ed è sufficiente un predicatore socialista, una lega rossa,<br />

a mettere in crisi la fede e di conseguenza la pratica religiosa 204 . La visione di<br />

<strong>Conforti</strong> è quella di una cristianità di fondo, anche se puramente tradizionale<br />

e naturale, che ha sostanzialmente bisogno di un miglioramento intellettuale<br />

per resistere agli attacchi portati da una minoranza. Si comprende in questo<br />

quadro anche tutto il suo lavoro di tipo apologetico.<br />

203 Alfonso Maria DE’ LIGUORI, Verità della Fede fatta evidente per i contrassegni della<br />

sua credibilità , Monza 1831; Adolfo CELLINI, Propedeutica Biblica seu Compendium introductionis<br />

criticae et exsegeticae in Sacram Scripturam ad usum studiosae juventutis catholicae,<br />

Ripatransonis 1908-1909; Jean Joseph GAUME, Catechismo di perseveranza ossia esposizione<br />

istorica, dogmatica, morale, liturgica, apologetica, filosofica e sociale della religione…, Torino<br />

1858-1860; Lorenzo GENTILE, Il Catechismo illustrato con esempi delle Missioni, Milano<br />

1924; Emmanuel Martin DE GIBERGUES, Fede. Istruzioni per gli uomini, Torino, 1911-1913;<br />

Le menzogne nella storia. Confutazione degli errori più popolari in materia storica specialmente<br />

ecclesiastica…, Milano 1899; Giulio MONETTI, Verso la luce verso la vita. Corso accademico<br />

di studi religiosi, Torino 1912; Ramon RUIZ AMADO, Ho perduto la fede. Conferenze sulla<br />

incredulità, Torino 1913; Giuseppe Maria ZAMPINI, Il buon seme del Vangelo nel terreno della<br />

fede, Roma 1901; G.M. ZAMPINI, Il buon seme del Vangelo tra le spine della critica, Roma<br />

1902; G.M. ZAMPINI, Il mistero e il fatto del Vangelo, Roma 1904; Andrea FERRARI, Trattato<br />

della religione, Ferrara 1899; G. BONOMELLI, Questioni morali del giorno, Roma 1910; oltre al<br />

Catechismo breve. Parte prima del Compendio della dottrina cristiana, prescritto da Sua Santità<br />

Pio X, Parma 1910. Per tutti questi autori cfr. Catalogo della biblioteca personale di Mons.<br />

<strong>Conforti</strong>, dattiloscritto in fase di completamento, redatto sulla base delle giacenze in Biblioteca<br />

Saveriana e presso CSCS.<br />

204 Nel 1916, da Bosco di Corniglio dove era per la seconda visita pastorale, <strong>Conforti</strong><br />

scriveva al suo vicario generale: “La prima volta ho assistito ad una imponente dimostrazione<br />

di fede e oggi debbo constatare purtroppo, una deplorevole diserzione. È bastata la venuta<br />

quassù di alcuni falsi profeti – che lavorano al bacino Grisanti – per far deviare un’intera<br />

parrocchia. Ecco a che si riduce, al trar dei conti, una religione puramente tradizionale, senza<br />

fondamento dell’istruzione” (<strong>Conforti</strong> a Ajcardi, 21 luglio 1916: FCT 24, 255). Il bacino<br />

Grisanti è una struttura idroelettrica.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

561<br />

Ma le cose stavano effettivamente così, oppure il vescovo non si rendeva<br />

conto di un processo di secolarizzazione culturale ormai in corso e inarrestabile,<br />

di un cambiamento di mentalità in atto? Prescindiamo qui da tutto il<br />

dibattito storiografico sul termine “secolarizzazione” o “scristianizzazione” 205 .<br />

È un dato di fatto noto alla sociologia religiosa che la fede cristiana, capace<br />

di dirigere a livello pubblico e privato la società fino alla rivoluzione francese,<br />

oggi non è che uno degli elementi della società pluralistica. Il distacco tra fede<br />

religiosa e cultura diffusa sancisce la fine della “cristianità”. Ma la questione è<br />

questa: l’arco di tempo che stiamo considerando, cioè il quarto di secolo che<br />

si conclude con la morte di <strong>Conforti</strong> e che copre tutto il suo episcopato, vede<br />

già l’innescarsi di questo processo di cambiamento di mentalità, nell’area che<br />

ci interessa? Inoltre, questo cambiamento, se era in atto, era anche percepibile<br />

e percepito?<br />

Gli studi italiani sul fenomeno della secolarizzazione significativamente<br />

toccano pochissimo il periodo precedente alla seconda guerra mondiale, che<br />

per molti aspetti, forse più che la rivoluzione francese, ha segnato un tornante<br />

nella storia della mentalità europea e italiana 206 . Bisognerebbe raccogliere più<br />

ampi dati sui comportamenti religiosi di massa nell’area emiliana tra il 1900 e<br />

l’età del regime fascista, e non è questo il luogo per farlo. Sembra di poter dire<br />

che da una parte non mancavano, soprattutto a partire dal primo decennio<br />

del XX secolo, segnali importanti di abbandono della pratica, degli “atti di<br />

fede”. D’altra parte alcuni di questi segnali, ad esempio il non far battezzare<br />

i bambini, a Parma erano effettivamente ancora di una minoranza, e bisogna<br />

tener conto che <strong>Conforti</strong> poteva fare il paragone con Ravenna, unica realtà<br />

in <strong>Italia</strong> (o quasi) dove invece battesimo, matrimoni e funerali “civili” – sì,<br />

anche “battesimi laici” col sangiovese – erano di massa. Se la città, e gli adulti<br />

maschi di città, stavano disertando la comunione pasquale, in vaste aree della<br />

campagna questi atti minimali raggiungevano ancora la maggior parte della<br />

popolazione adulta. Infine, negli anni 1924-1930 si vedono segnali, forse<br />

timidi, di controtendenza e di ritorno.<br />

205 Mi limito qui a citare alcuni testi più recenti che fanno il punto della situazione: il<br />

sintetico studio di Andrea RICCARDI, Intransigenza e modernità. La Chiesa cattolica verso il<br />

terzo millennio, Roma-Bari 1996; e soprattutto René RÉMOND, La secolarizzazione. Religione<br />

e società nell’Europa contemporanea, Roma-Bari 1999, testo prezioso e ricco di bibliografia.<br />

206 Ad esempio, la raccolta di articoli di Daniele MENOZZI, La Chiesa cattolica e la secolarizzazione,<br />

Torino 1993, passa direttamente dall’età di Leone XIII ai casi “Lefevbre” e “Lazzati”.<br />

Sia Martina che Guasco delineano una storia della chiesa italiana dal secondo dopoguerra:<br />

Giacomo MARTINA, La Chiesa in <strong>Italia</strong> negli ultimi trent’anni, Roma 1977; Maurilio<br />

GUASCO, Chiesa e cattolicesimo in <strong>Italia</strong> (1945-2000), Bologna 2001.


562 Capitolo nono<br />

<strong>Conforti</strong> nel suo magistero mostra di cogliere questi segnali, in parte contraddittori<br />

e ancora limitati. La sua chiave di lettura è quella tradizionale,<br />

dell’<strong>Italia</strong> come terra della civiltà cristiana, contrapposta alle “terre di missione”<br />

che tramite i suoi missionari conosceva bene. Pensare alla vecchia Europa<br />

come paese di missione non era ancora nelle intuizioni anche dei più avvertiti<br />

uomini di chiesa del tempo. In Francia, nazione che più dell’<strong>Italia</strong> presentava<br />

segni di distacco dalla fede tradizionale, il titolo del rapporto dei sacerdoti<br />

Henri Godin e Jean Daniel del 1943 fu uno choc: France, pays de mission?<br />

Fino a quel punto si riteneva, secondo l’immagine del fondatore della Jeunesse<br />

ouvrière catholique, Joseph Cardijn, che si potesse “pescare con la rete”, e non<br />

solo con la canna da pesca, i “lontani”. Lo stesso Primo Mazzolari, nei suoi<br />

elzeviri per i quotidiani cattolici del tempo, immaginava possibili ritorni, se<br />

non di massa, di ampi gruppi, anche nelle parrocchie più “difficili”. Credo si<br />

possa dire che in <strong>Italia</strong> il primo che dichiarò con coscienza lo smottamento<br />

della cristianità sul territorio sia stato Lorenzo Milani: ma siamo nel 1954, un<br />

altro quarto di secolo dopo <strong>Conforti</strong> 207 . Dunque, tenendo aperto il campo<br />

della discussione e prima ancora dell’approfondimento dei dati, credo si possa<br />

affermare che, con gli elementi di fatto e di interpretazione che poteva avere,<br />

<strong>Conforti</strong> si sia mosso in una direzione plausibile e, probabilmente per quel<br />

tempo, efficace.<br />

Altri due possibili campi per ulteriori studi mi sembra possano essere anzitutto<br />

l’approfondimento della teologia soggiacente alle lettere e alle omelie,<br />

un desiderio che già Teodori dichiarava nell’introduzione al diciassettesimo<br />

volume della sua raccolta 208 . Credo che sarebbe soprattutto interessante, con<br />

lavoro filologico paziente, individuare le fonti della produzione confortiana,<br />

in particolare tutto il materiale che egli prendeva da Tommaso d’Aquino:<br />

come lo leggeva? Quanto il tomismo ha influenzato concretamente discorsi<br />

e lettere, procedimenti apologetici e interpretazioni del dogma? Purtroppo<br />

ciò che è sopravvissuto dalla biblioteca personale per ora non ci consente un<br />

lavoro, ad esempio, di controllo di eventuali commenti a margine delle opere<br />

di Tommaso.<br />

Inoltre sarebbe utile confrontare questa produzione omiletica più omogenea<br />

con tutto l’altro, amplissimo materiale di predicazione, per coglierne<br />

analogie e differenze di stile e contenuti, nonché l’evoluzione nel tempo.<br />

207 Lorenzo MILANI, Esperienze pastorali, Firenze 1957.<br />

208 FCT 17, XV.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Parma, Collegio Salesiano San Benedetto, 24 dicembre 1919:<br />

Inaugurazione del Doposcuola degli Orfani di guerra.<br />

563


564 Capitolo nono<br />

Parma, Chiesa di San Rocco:<br />

Congresso Diocesano del Sacro Cuore, 9 - 12 giugno 1921.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Parma, 12 giugno 1921:<br />

all’ombra di ombrelli e cappelli si snoda la processione del Congresso Diocesano del Sacro Cuore.<br />

565


566 Capitolo nono<br />

Parma, Piazza Garibaldi, 12 giugno 1921:<br />

benedizione solenne e consacrazione di tutta la Diocesi al Sacro Cuore, a fine Congresso.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Parma, Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, 15 maggio 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> dopo la celebrazione. Il primo seduto, da sinistra, è fr. Ernesto Moretti, Direttore.<br />

Parma, Istituto Stimmatini, 26 ottobre 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con soci e dirigenti del reparto Esploratori “Parma 1 card. Ferrari”.<br />

567


568 Capitolo nono<br />

Parma, 30 aprile 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> accoglie, all’arco di S. Lazzaro prima (sopra) ed in Vescovado poi (sotto),<br />

il card. Evaristo Lucidi, Legato pontificio al Congresso Eucaristico Regionale Emiliano.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

569<br />

Parma, domenica 4 maggio 1924:<br />

una fiumana di popolo partecipa<br />

alla processione di chiusura<br />

del Congresso Eucaristico Regionale.


570 Capitolo nono<br />

Parma Vescovado, 1-4 maggio 1924:<br />

cardinali e vescovi attorniano G. M. <strong>Conforti</strong>,<br />

per la celebrazione del Congresso Eucaristico Regionale.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Parma, 16 ottobre 1924:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> al Riformatorio R. Lambruschini della Certosa,<br />

per la consacrazione di quell’Istituto al Sacro Cuore di Gesù.<br />

Parma, Collegio Salesiano San Benedetto, 3 maggio 1925:<br />

benedizione del Gagliardetto degli Aspiranti al Circolo cattolico “Nicolò Marchese”.<br />

571


572 Capitolo nono<br />

Parma, Piazza Duomo, domenica 21 maggio 1925:<br />

il card. Eugenio Tosi, Legato pontificio per le Feste Mariane,<br />

incorona l’Effigie della Madonna di Fontanellato.


Il magistero pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

Parma, 17 febbraio 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa alla Giornata Sociale degli uomini cattolici.<br />

Parma, Istituto Stimmatini, 20 marzo 1927:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> presiede il Congressino degli Aspiranti della gioventù cattolica maschile.<br />

573


574 Capitolo nono<br />

Parma, Cattedrale, 14 aprile 1929: festa dei Bersaglieri.<br />

Parma, Istituto Salesiano San Benedetto, 5 maggio 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa alla commemorazione di don Bosco.<br />

Alla sua sinistra mons. Dante Munerati, vescovo di Volterra.


CAPITOLO DECIMO<br />

GLI ULTIMI ANNI<br />

Con il cuore in Cina: entusiasmo e delusioni<br />

Verso mezzogiorno del 28 dicembre 1928, annunciato dai telegrammi di<br />

Bonardi, <strong>Conforti</strong> arrivava finalmente alla stazione di Parma. La trovava gremita<br />

di gente: i suoi allievi missionari, i sacerdoti, e molti laici che avevano<br />

saputo del suo rientro. La stazione prima, la strada Garibaldi poi, la piazza del<br />

duomo, infine, furono sconvolte nel loro tran tran feriale da questa manifestazione<br />

spontanea di gioia. Il vescovo dovette affacciarsi sulla piazza per salutare<br />

e benedire i fedeli. Il Capitolo della cattedrale, d’accordo con il vescovo,<br />

aveva dato appuntamento per quel giorno alle 17.30 in cattedrale per il Te<br />

Deum e un discorso. Prima ancora, alle 15 il fondatore andava a far visita ai<br />

suoi allievi missionari a Campo di Marte, ovviamente accolto da una “accademia”<br />

poetico-musicale come allora si usava 1 . Sia a Casa madre che in cattedrale<br />

<strong>Conforti</strong> dovette fare un discorso, e sempre le sue parole, per come ci sono<br />

state tramandate, vibravano di gratitudine, di ammirazione per il lavoro dei<br />

missionari, di entusiasmo per il volto vivace e pieno di slancio riscontrato tra<br />

i cristiani di Cina. La lettera che poco meno di un mese dopo fu indirizzata al<br />

clero e al popolo può essere considerata la sintesi e la stesura più completa di<br />

quei tanti racconti e discorsi 2 . Dopo i rituali ringraziamenti e una sorta di scuse<br />

per essersi allontanato per lungo tempo, “vi assicuro però che vi ebbi sempre<br />

presenti alla mente e al cuore”, <strong>Conforti</strong> descriveva prima molto brevemente<br />

1 Cfr. FCT 14, 886-891, con le ricche note riportanti il programma del trattenimento in<br />

Casa madre e le accorate parole di bentornato tra i figli, pronunciate dal p. Mario Frassineti,<br />

a nome dell’intera comunità saveriana. Il discorso tenuto in cattedrale è riportato nella stessa<br />

fonte, ovverosia FCT 14, 889-893.<br />

2 Vedi lettera Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi, Parma, dal<br />

Palazzo Vesc., 25 Gennaio, sacro alla conversione di S. Paolo, in L’Eco 1929, 30-36 e in FCT<br />

14, 905-911.


576 Capitolo decimo<br />

la situazione che aveva trovato in Cina, e poi si dedicava a descrivere la vita<br />

e l’impegno dei missionari, i loro sacrifici, la povertà delle loro residenze e i<br />

disagi vissuti soprattutto nei percorsi di visita alle “cristianità”:<br />

Una scodella di miglio cotto nell’acqua, qualche uovo, quando torna possibile, ed un<br />

poco di erbe lessate senza alcun condimento: ecco per ordinario il vitto del Missionario,<br />

che si reca in missione. Ed intanto l’Apostolo del Vangelo raduna i cristiani del<br />

villaggio, predica agli adulti, catechizza i fanciulli, amministra i sacramenti a quanti<br />

vogliono approfi ttarne…<br />

In questa abnegazione piena di povertà, i saveriani in Cina hanno già realizzato<br />

grandi cose: qui la lettera, ma così i racconti a voce di <strong>Conforti</strong>, prendono<br />

quel tipico tono da contabilità missionaria che era il genere letterario<br />

non solo delle relazioni a Propaganda, ma anche degli articoli delle riviste missionarie:<br />

il dispensario che curava 600-700 malati al giorno, i 200 impiegati<br />

statali formati alla Scuola superiore della missione, 23 chiese (neo-romaniche<br />

e gotiche), 131 cappelle, 17.000 cristiani, 14.500 catecumeni e questo prima<br />

con l’occupazione comunista, poi con la minaccia dei “briganti”.<br />

In conclusione, l’entusiasta viaggiatore sognava cinquantamila missionari<br />

da inviare in Cina, mentre solo tremila erano in azione. E dedicava un paragrafo<br />

abbondante a descrivere ancora le dinamiche che aveva scorto nella Cina<br />

del 1928: grande e ammirevole civiltà del passato, senso di arretratezza, nuova<br />

consapevolezza della propria forza e desiderio di progredire e mettersi alla pari<br />

delle nazioni più sviluppate. La Chiesa cattolica, anche grazie al rappresentante<br />

inviato dal papa, si poneva come luogo di pacificazione, di civismo sincero e di<br />

cultura. “Noi intanto, fratelli e figliuoli dilettissimi, preghiamo per la conversione<br />

della Cina per la quale sembra ormai suonata l’ora della redenzione”.<br />

Al di là della ragionevole retorica insita nel genere letterario, vi sono evidenti<br />

nuovi accenti nella visione confortiana del mondo cinese e della missione,<br />

intrecciati al consolidarsi di sentimenti profondi: desiderio della conversione<br />

dei popoli pagani, ammirazione per la vita dura dei missionari. Il binomio<br />

fede-civiltà subisce un profondo cambiamento, anche se non viene meno,<br />

anzi si approfondisce il motivo fondamentale dell’intuizione missionaria di<br />

<strong>Conforti</strong>, portare a tutti il Vangelo. C’è un mondo in chiaroscuro, il mondo<br />

cinese, che è predisposto al Vangelo, non perché sia, come lo descrivevano i<br />

vecchi articoli missionari, un mondo di barbarie assoluta, ma perché è una<br />

realtà in pieno movimento, alla ricerca di sé stessa 3 .<br />

3 Si veda una sintesi delle riflessioni di <strong>Conforti</strong> nella lettera all’amico don Giuseppe<br />

Parma, ora oblato benedettino a Subiaco, del 19 gennaio 1929, in FCT 5, 732-733.


Gli ultimi anni<br />

577<br />

Ma in quei giorni del gennaio 1929 non arrivavano buone notizie dall’Henan.<br />

Non perché problemi e disagi fossero cresciuti. Ma le tensioni e i nodi<br />

problematici che <strong>Conforti</strong> aveva constatato con chiarezza nei giorni del suo<br />

viaggio si riproponevano, in modi inattesi e in certo senso offensivi per il<br />

superiore e fondatore. Per quanto ci trasmettono i documenti, è soprattutto<br />

mons. Calza, il vicario apostolico, e la “minoranza” di veterani che lo circonda<br />

a muovere lamenti, critiche e perfino minacce al <strong>Conforti</strong>. Il 3 gennaio 1929<br />

il consiglio di Calza, composto da Eugenio Pelerzi, Assuero Bassi e Giovanni<br />

Gazza (Giuseppe Brambilla è assente) redigeva un memoriale in cui erano raccolte<br />

alcune principali lagnanze e richieste a seguito della visita di <strong>Conforti</strong>,<br />

ed erano anche riportate, non si sa con quale fedeltà, alcune considerazioni<br />

malevoli sull’altera pars, sul gruppo dei più giovani che avevano in p. Magnani<br />

il leader o per lo meno il candidato a superiore religioso. Il giorno successivo il<br />

memoriale viene inviato a <strong>Conforti</strong> da Calza, con una lettera in cui si esprime<br />

la disponibilità a tener segreto il contenuto e a sottomettersi alle vedute del<br />

fondatore 4 . Non sappiamo quando la documentazione arrivi a <strong>Conforti</strong>, che<br />

“accusa ricevuta” il 1° febbraio e contestualmente invia la circolare ai missionari<br />

promessa durante il periodo trascorso in Cina 5 . La circolare è datata 25<br />

gennaio, ed è difficile sapere se sia stata o meno influenzata dalla lettura del<br />

memoriale: a chi scrive non sembra, anzi pare che la circolare sia stata redatta<br />

in modo del tutto indipendente dal memoriale dei dirigenti missionari dello<br />

Henan.<br />

Iniziamo dunque dalla circolare ai missionari del 25 gennaio, che si apre<br />

con espressioni di gratitudine verso i saveriani che tanto fanno per lo sviluppo<br />

del regno di Dio in Cina 6 . Le indicazioni ed esortazioni di <strong>Conforti</strong> sono<br />

molto favorevoli al vicario apostolico, cui si deve la massima obbedienza, e<br />

all’impegno di povertà e totale eguaglianza tra i missionari, che era uno dei<br />

punti fissi del Calza e del suo economo Pelerzi. <strong>Conforti</strong> raccomandava anzitutto<br />

l’osservanza degli impegni di vita spirituale per la santificazione personale,<br />

insieme all’obbedienza a Calza esortava all’unità col nuovo superiore<br />

religioso, che sarà p. Amatore Dagnino, e all’unità tra i missionari stessi. Con-<br />

4 FCT 14, 903-904.<br />

5 Ibid., 14, 903.<br />

6 La lettera Il Superiore Generale della Pia Società di S. Francesco Saverio per le Missioni<br />

Estere ai dilettissimi Confratelli della medesima degenti nel Vicariato Apost. di Cheng-chow in<br />

Cina, datata Parma 25 Gennaio Sacro alla conversione dell’Apostolo delle Genti 1929, è sempre<br />

stata considerata quale settima lettera circolare del <strong>Conforti</strong> ai suoi missionari. Può essere<br />

letta, nella versione conforme alla minuta autografa custodita nell’ACSCS, in FERRO, Pagine,<br />

282-285; è pure pubblicata in FCT 14, 899-902.


578 Capitolo decimo<br />

cludeva con l’invito ad essere esempi limpidi di zelo e di vita cristiana. Nel<br />

complesso una lettera immediata, costruita sui cardini tipici della spiritualità<br />

missionaria confortiana: fedeltà ai voti e alle costituzioni, alla santificazione<br />

personale quotidiana “colla meditazione, cogli esami di coscienza, colla lettura<br />

spirituale, colla confessione frequente e specialmente con la devota celebrazione<br />

della Santa Messa” 7 . Obbedienza gerarchica assoluta e dedizione totale<br />

alla missione e alla conversione degli infedeli.<br />

Ben diverso è lo stile e il tono del “memoriale” di Calza, Pelerzi, Bassi e<br />

Gazza 8 . L’ampio documento è segnato da un atteggiamento difensivo, molto<br />

insistente sull’assoluta accettazione delle posizioni e delle vedute dei superiori,<br />

timoroso di insubordinazioni. Il primo punto insiste sul fatto che il nuovo<br />

superiore religioso si sottometta totalmente alle decisioni del vicario apostolico:<br />

la paura, neppure troppo velata, era che Dagnino creasse una fonte di<br />

decisioni indipendente rispetto a Calza, ma si può tranquillamente affermare<br />

che quegli non l’avesse neppur lontanamente per il capo. Si respingono tutte<br />

le critiche verso il superiore (cioè Calza e i suoi immediati collaboratori),<br />

come motivo di insubordinazione e scoraggiamento. Si accusano i giovani<br />

missionari di infrazioni alla povertà e all’uguaglianza, di poco zelo, di poca<br />

gravitas: eco di quelle voci di cose e scritti poco seri e offensivi che in realtà<br />

erano facezie seminaristiche nate dalla giovanile vivacità di Vanzin e altri.<br />

Emergono poi tre temi che erano stati oggetto di valutazioni differenti tra<br />

<strong>Conforti</strong> e Calza: la questione del noviziato cinese, la questione economica,<br />

la conduzione del noviziato italiano. Calza puntava a reclutare saveriani cinesi<br />

dal piccolo seminario del vicariato, e anche per questo era molto diffidente ad<br />

accettare la fondazione di un seminario regionale secondo le indicazioni della<br />

Santa Sede e del delegato pontificio Costantini 9 . La questione delle offerte<br />

trattenute in <strong>Italia</strong> tornava con una punta di risentimento nel memoriale. E,<br />

neppur tanto velatamente, si accusava la formazione in <strong>Italia</strong> di non insistere<br />

abbastanza sullo zelo missionario e sulla povertà.<br />

Questa prima parte raccoglieva dei desiderata che si volevano inserire nella<br />

circolare: e <strong>Conforti</strong>, probabilmente senza conoscere il memoriale, alcune<br />

cose, ma con tutt’altro tono, le aveva già inserite. Partiva poi una seconda parte,<br />

meno ordinata e per certi aspetti anche un po’ più rozza, di “osservazioni,<br />

7 FERRO, Pagine, 282.<br />

8 Vedilo in FCT 14, 912-921, compresi i tre “allegati”.<br />

9 L’impressione è che <strong>Conforti</strong> avesse capito che in realtà i possibili novizi cinesi, buoni<br />

dal punto di vista della pietà, fossero molto fragili nel lato culturale e non solo, anche perché<br />

pochissimi o nessuno provenivano da famiglie di vecchia cristianità, molto scarse nel vicariato<br />

apostolico saveriano (notizie e osservazioni offerte da p. Augusto Luca).


Gli ultimi anni<br />

579<br />

impressioni, proposte” per la direzione generale dell’istituto. In filigrana questa<br />

parte fa scorgere diverse critiche al modo con cui <strong>Conforti</strong> e Bonardi avevano<br />

condotto la visita. Non c’era stata nessuna pubblica approvazione del governo<br />

di Calza, erano stati “apprezzati i missionari non più rappresentativi in missione,<br />

né che (pare almeno) hanno il migliore spirito dell’Istituto”. <strong>Conforti</strong><br />

aveva dato ragione a tutti. Il superiore religioso non doveva essere scelto con<br />

l’ampia consultazione che <strong>Conforti</strong> aveva operato ma imitando i gesuiti; e Calza,<br />

Pelerzi e gli altri si diffondevano a ricopiare il questionario utilizzato dalla<br />

Compagnia. C’era distacco tra Cina e Casa madre, e quest’ultima poi sprecava<br />

troppo per la stampa missionaria. Come mai il fondatore non aveva convocato<br />

il Consiglio della missione? E perché Bonardi era rimasto così “indifferente e<br />

chiuso”? E altre accuse analoghe, oltre ad alcune frasi che erano attribuite a<br />

“quei missionari che nel tempo della visita tennero le sedute notturne”. Questa<br />

descrizione, che torna qua e là nel memoriale, accentua l’immagine di una<br />

missione spaccata in due tra i veterani seri, gravi, responsabili e però poco valorizzati,<br />

e i giovani disordinati, in attitudine di complotto, indisciplinati.<br />

Le pretese “riforme” di questi sabotatori (“cambiamento di missionari,<br />

riforma per la distribuzione del danaro, riforma riguardo al cibo”) erano<br />

respinte dal vicario e dal suo consiglio, giungendo a “portare, se fosse stato<br />

necessario, la questione davanti alla S. Sede, perché la dirimesse” 10 .<br />

Così si concludeva il testo del memoriale, con una minaccia di ricorso del<br />

tutto stridente con le espressioni di fiducia nel superiore, quali si leggevano<br />

nella lettera accompagnatoria di Calza.<br />

<strong>Conforti</strong> risponde con il suo stile fermo e chiaro fino alla durezza, come si<br />

è visto anche negli accenni di corrispondenza col suo clero, quando le circostanze<br />

lo esigevano 11 :<br />

Accuso ricevuta del Memoriale compilato da V. E. in una al Suo Consiglio.<br />

L’ho letto attentamente e per quanto abbia cercato di interpretarlo nel miglior modo<br />

possibile, sento di doverLe esprimere l’impressione profondamente penosa che ha<br />

prodotto in me la sfi ducia di cui esso è pervaso, da cima a fondo, verso la Direzione<br />

Generale del nostro Istituto. Sfi ducia che culmina nella minaccia esplicita, con cui<br />

termina, di un ricorso alla Suprema Autorità qualora nel prossimo Capitolo Generale<br />

fosse sanzionata qualche cosa che ledesse i diritti di codesto Ordinariato.<br />

Il fondatore si difendeva dall’accusa di non aver preso posizione e mostrava<br />

come la circolare che aveva redatto coglieva alcuni aspetti necessari della<br />

10 FCT 14, 919.<br />

11 <strong>Conforti</strong> a Calza, 1° febbraio 1929 (FCT 14, 903).


580 Capitolo decimo<br />

vita di missione. E proseguiva: “Ben m’avvedo che non mi resta che confidare<br />

unicamente 12 in Colui che dispone delle menti e dei cuori e può far quello<br />

che noi poveri uomini non possiamo che desiderare ed invocare”. In quell’avverbio,<br />

“unicamente”, c’è tutta la reazione spirituale di <strong>Conforti</strong>. I suoi missionari,<br />

i suoi uomini di fiducia, i primi eroi e veterani inviati un quarto di<br />

secolo prima nella lontana Cina, con trepidazione e sacrificio, mostravano<br />

una sorprendente sfiducia, non solo sul versante economico, ma sulla conduzione<br />

generale dell’istituto 13 . Tanti anni di preghiera, lavoro, organizzazione,<br />

tempo, e anche il faticoso viaggio intrapreso a più di sessant’anni d’età – per<br />

allora, un record – e che si era concluso un mese prima: tutto sembrava<br />

inutile. Tensioni e minacce attraversavano la congregazione a cui <strong>Conforti</strong><br />

12 La sottolineatura è nell’originale.<br />

13 Inseriamo qui, come ulteriore prova per il fondatore, la vicenda di p. Giuseppe Brambilla.<br />

Con Calza, Sartori e Bonardi, questo missionario di Busseto era partito nel lontano<br />

1904 per aprire la missione dell’Henan. Già nel 1907 Brambilla dava segni di inquietudine,<br />

scontentezza, desiderio di ritorno in <strong>Italia</strong> (<strong>Conforti</strong> a Armelloni 28/7/1907: FCT 3, 172-<br />

173; stessa data a Calza: FCT 1, 59-60; a Armelloni 19/11/1907: FCT 3, 173). La situazione<br />

sembrava rasserenarsi nel 1910 (<strong>Conforti</strong> a Calza 9/2/1910: FCT 1, 77). Brambilla<br />

faceva parte del Consiglio della missione dell’Henan, anche se non firmava il memoriale del<br />

gennaio 1929, essendo assente. Fu richiamato in <strong>Italia</strong> nell’aprile 1930, per operare nella<br />

casa saveriana di Grumone e quindi a Vallo della Lucania. Nel giugno 1931 emerse con<br />

chiarezza il nocciolo problematico del soggetto: come, sembra, anche in Cina, così a Vallo<br />

aveva plagiato una donna mescolando spiritualità e comportamenti seduttori. Così infatti<br />

<strong>Conforti</strong> scriveva a Brambilla l’8 giugno 1931: “È col più vivo dolore che io Le scrivo la<br />

presente. La constatazione documentata della tresca da Lei mantenuta con una giovane di<br />

Agropoli mi ha costretto, avuto il consenso del nostro Consiglio direttivo, a venire alla di Lei<br />

dimissione dalla Pia nostra Società, alla quale, d’ora innanzi, più non apparterrà. Le circostanze<br />

gravissime che accompagnarono tale aberrazione, delle quali è cenno nel Decreto che<br />

Le accludo, non ammettevano dilazione e si è proceduto, senz’altro, in base al ca. 653. Io<br />

La invito a riflettere sopra i Suoi trascorsi ed a chiedere perdono a Dio, La cui misericordia<br />

è infinita. Si umilii al suo cospetto, cerchi un Vescovo che sia disposto ad accettarLa nella<br />

sua Diocesi e lungi dal campo delle deplorate cadute, proponga sinceramente di riparare<br />

al suo passato con una vita veramente Sacerdotale. Non so dirLe altro ed intanto prego il<br />

Signore che in questo triste momento Le ispiri il meglio per Lei, allontani dalla sua mente<br />

ogni sinistro proposito e Le conceda la grazia di una sincera emendazione” (Epistolario 1931,<br />

136, solo accennata in FCT 3, 305 nota 44). Nello stesso giorno il <strong>Conforti</strong> informava il<br />

vescovo Francesco Cammarota di Vallo (Epistolario 1931, 137, non pubblicata da Teodori).<br />

Si vedano anche le varie lettere di <strong>Conforti</strong> a Eugenio Morazzoni: l’8/11/1930 (FCT 4, 293<br />

e nota 14); il 18 dicembre 1930 (FCT 4, 295 e nota 19); il 6/3/1931 (FCT 4, 301 e nota<br />

35); l’8/6/1931 (FCT 4, 304-306). <strong>Conforti</strong>, col parere favorevole del consiglio direttivo,<br />

decide di dimettere Brambilla e di aiutarlo a cercarsi una diocesi dove incardinarsi; in realtà<br />

poi Brambilla chiese e ottenne di essere riammesso. Fu inviato di nuovo a Grumone e poi a<br />

Vicenza dove morì nel 1949.


Gli ultimi anni<br />

581<br />

aveva ottenuto approvazione, regolamento, missione propria, vocazioni. Ora<br />

si prospettava un capitolo generale in cui le tensioni potevano riesplodere,<br />

sino a farlo sembrare ipotecato dai veti incrociati. <strong>Conforti</strong> ancora una volta<br />

ripartiva dalla sua esperienza religiosa che gli restituiva fiducia in Dio solo, al<br />

di là dei fallimenti umani che tante volte sembravano interrompere progetti<br />

e sogni.<br />

Sempre in data 25 gennaio, insieme alla circolare ai missionari e alla lettera<br />

al clero e al popolo di narrazione del viaggio in Cina, <strong>Conforti</strong> firmava la convocazione<br />

del primo capitolo generale della congregazione saveriana 14 .<br />

I Patti lateranensi<br />

Ci sembra utile mantenere la successione cronologica dei fatti e lasciare,<br />

per un momento, le vicende di luci e ombre della congregazione missionaria<br />

e osservare <strong>Conforti</strong> di fronte a un evento importante della vita della chiesa<br />

italiana: la conciliazione tra stato e chiesa attraverso i cosiddetti Patti lateranensi.<br />

Cerchiamo di non dar per scontato ciò che per un lettore italiano è ben<br />

noto.<br />

Il movimento di unità d’<strong>Italia</strong> si era concluso con la fine del millenario<br />

potere politico del vescovo di Roma su gran parte del centro della Penisola: lo<br />

Stato Pontificio corrispondeva a poco meno delle attuali regioni amministrative<br />

del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e della parte orientale della regione<br />

Emilia-Romagna, con le importanti città di Bologna, Ferrara, Ravenna, Pesaro,<br />

Ascoli Piceno, Perugia, Viterbo, oltre ovviamente alla città stessa di Roma.<br />

L’annessione al Regno d’<strong>Italia</strong> di tutto questo territorio, conclusasi con la<br />

presa di Roma del 20 settembre 1870, e la politica ostile dei governi liberali<br />

alle congregazioni religiose e alla struttura ecclesiastica aveva portato a una<br />

situazione di rottura tra stato unitario e movimenti intellettuali da una parte,<br />

Santa Sede, episcopato e cattolici dall’altra. Formalmente i militari “piemontesi”<br />

non erano entrati nel recinto della cosiddetta “città leonina” a destra<br />

del Tevere, e i rapporti tra <strong>Italia</strong> e papa erano regolati dalla Legge delle guarentigie<br />

del maggio 1871, che unilateralmente garantiva al vescovo di Roma<br />

indipendenza, autonomia economica, possibilità di avere e ricevere legazioni<br />

internazionali. Pio XI e i suoi successori non riconobbero mai questa legge,<br />

perché unilaterale e quindi modificabile dallo stato italiano senza negoziati:<br />

14 FCT 14, 931. Il capitolo era convocato per il successivo 3 giugno: in realtà si tenne in<br />

agosto, come si vedrà.


582 Capitolo decimo<br />

perciò rifiutarono sempre anche i privilegi e l’appannaggio economico che lo<br />

stato italiano offriva.<br />

Si apriva così la “questione romana”, in cui i cattolici si trovarono a dover<br />

prendere parte o a favore del papa e contro lo stato risorgimentale o a favore<br />

dell’unità d’<strong>Italia</strong> e contro il pontefice. Massoneria, liberalismo di sinistra<br />

e anticlericalismo spingevano per un’ulteriore emarginazione della Santa<br />

Sede e del cattolicesimo italiano, mentre una parte di cattolici sperava in una<br />

“conciliazione” tra stato e chiesa. Non è qui il luogo per ripercorrere tutte le<br />

vicende della questione romana 15 . S’è già detto sopra che con Pio X e Benedetto<br />

XV tra stato italiano e Santa Sede s’era creato un clima più favorevole,<br />

anche se i gruppi più anticlericali continuavano a sabotare ogni tentativo di<br />

dialogo. Basti ricordare che una delle clausole del “patto di Londra” per l’entrata<br />

dell’<strong>Italia</strong> in guerra dalla parte dell’Intesa obbligava Francia, Inghilterra e<br />

Russia a escludere il Vaticano dal tavolo di pace. Proprio durante le trattative<br />

per la pace europea, c’erano stati dei colloqui informali tra il primo ministro<br />

italiano Orlando e il diplomatico vaticano Cerretti, ma l’ipotesi di accordo fu<br />

rifiutata dal re d’<strong>Italia</strong> Vittorio Emanuele III, legato alla massoneria, il quale<br />

minacciò persino l’abdicazione.<br />

Mussolini, benché di formazione duramente anticlericale, nel suo percorso<br />

per la conquista del potere si rese conto che avrebbe avuto una crescita di<br />

prestigio e di stabilità politica interna se avesse potuto arrivare all’accordo con<br />

la Santa Sede. E si trovò ad avere come interlocutore il nuovo papa Pio XI,<br />

che non solo era intenzionato ad arrivare alla Conciliazione, ma vedeva, nei<br />

primi anni di pontificato, con simpatia i regimi autoritari che rifiutavano il<br />

comunismo e potevano essere premesse di stati istituzionalmente cattolici: il<br />

regime dittatoriale dell’Estado Novo di Salazar in Portogallo, il cattolicesimo<br />

autoritario di Engelbert Dollfuss in Austria, la reggenza dell’ammiraglio Horthy<br />

in Ungheria.<br />

Le trattative erano già iniziate nel 1925. Nel frattempo la Santa Sede, che<br />

con Benedetto XV non aveva ostacolato la nascita del Partito popolare, aveva<br />

ottenuto che don Luigi Sturzo, il segretario del partito dei cattolici democratici,<br />

si dimettesse e partisse per l’esilio, il che aveva portato, di fatto, alla fine del<br />

partito stesso, ritenuto da Mussolini un pericoloso oppositore al suo regime.<br />

Nelle prime settimane del 1929 l’opinione pubblica era ormai a conoscenza<br />

della notizia che si sarebbe giunti a un accordo bilaterale tra <strong>Italia</strong> e Santa<br />

Sede, anche se fino al giorno prima della firma c’erano stati ulteriori ritocchi<br />

15 Si veda per una efficace sintesi G. MARTINA, Storia della Chiesa III, cit., 227-252 e IV,<br />

13-27, con la bibliografia.


Gli ultimi anni<br />

583<br />

e negoziati. L’11 febbraio 1929 il cardinal Pietro Gasparri, segretario di Stato<br />

di sua santità, e il presidente del Consiglio dei ministri d’<strong>Italia</strong>, Benito Mussolini,<br />

firmavano i cosiddetti Patti lateranensi, dal palazzo ecclesiastico in cui<br />

avvenne il rito della firma. Si trattava di un trattato internazionale tra <strong>Italia</strong> e<br />

Santa Sede, di un concordato tra stato e chiesa <strong>Italia</strong>na, e di una convenzione<br />

economica. Il vescovo di Roma vedeva riconosciuto un suo dominio indipendente<br />

e internazionalmente garantito su un territorio minuscolo corrispondente<br />

alla “città leonina”, alla villa di Castelgandolfo e a un certo numero<br />

di palazzi extraterritoriali. Il cattolicesimo era religione di stato, con alcuni<br />

diritti, privilegi e garanzie. Le principali leggi anticlericali o giurisdizionaliste<br />

erano abrogate o smentite. Il governo otteneva alcuni controlli, come quello<br />

sulla nomina dei vescovi 16 .<br />

<strong>Conforti</strong>, come la stragrande maggioranza dei vescovi italiani, reagì con<br />

favore e vera esultanza alle notizie diffuse in quei giorni riguardo alle trattative<br />

e alla firma. Nato nel 1865, era cresciuto nel clima di separazione ostile<br />

e “punture di spillo” tra stato e chiesa. Era sinceramente patriota e legittimista,<br />

come s’è visto, riguardo alla prima guerra mondiale. Ma altrettanto<br />

sinceramente era cattolico “papale”, come documenta tutta la sua formazione<br />

seminaristica. La “conciliazione” era, come dice la parola stessa, una riconciliazione<br />

anzitutto personale, tra il suo cattolicesimo e il suo patriottismo. Ed<br />

era la fine, per legge, delle pressioni emarginanti sulla chiesa, ancora presenti<br />

in parte dell’opinione pubblica italiana e segnatamente parmigiana.<br />

Il giorno dei Patti lateranensi, l’11 febbraio 1929, è la data della lettera<br />

pastorale quaresimale del <strong>Conforti</strong>, dedicata alla dottrina sul sommo pontefice.<br />

In questo testo, probabilmente preparato già prima del diffondersi delle<br />

notizie sulla conciliazione, c’è un accenno iniziale al “giorno doppiamente<br />

augurale, e perché vigilia del settimo anniversario della Incoronazione del<br />

Regnante Pontefice, e perché segna il termine di un doloroso dissidio” 17 . Il 12<br />

febbraio viene stampato e affisso un avviso sacro pieno di note di esultanza,<br />

che invita al Te Deum per il pomeriggio del giorno successivo 18 . In questa<br />

occasione <strong>Conforti</strong> leggeva un discorso, poi pubblicato anche sul bollettino<br />

diocesano, che esprimeva la sua posizione a riguardo dell’evento 19 . Rievocava<br />

due momenti recenti in cui il “funesto dissidio” segnava il patriottismo dei<br />

cattolici italiani: la prima guerra mondiale e il giubileo del 1925. Indicava<br />

16 Si veda ancora in G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 158-162, con la bibliografia.<br />

17 FCT 28, 341.<br />

18 Ibid., 28, 349.<br />

19 L’Eco 1929, 51-53 e FCT 28, 349-351.


584 Capitolo decimo<br />

infine nella maggior unità e forza dell’<strong>Italia</strong> e nella sua vocazione missionaria<br />

il risultato della conciliazione:<br />

Oggi l’<strong>Italia</strong>, più forte perché più unita di mente e di cuore, può riposare tranquilla<br />

e guardare fi dente ad un migliore avvenire, in cui le energie più poderose e più pure,<br />

non più turbate da infecondi dissidii, potranno lavorare concordi al benessere religioso,<br />

morale e materiale del nostro caro paese.<br />

Con questi presagi e con questi sentimenti eleviamo a Dio il nostro ringraziamento,<br />

che vuol essere anche una preghiera perché Egli benedica all’<strong>Italia</strong> e la renda sempre più<br />

degna de’ suoi alti destini nel mondo, sempre più degna di una sorte incomparabile, a<br />

lei sola riservata, di possedere il centro della cattolica unità, donde parta la luce di quella<br />

Fede immortale benefi ca, destinata nei disegni di Dio alla conquista del mondo 20 .<br />

Insieme a queste espressioni pubbliche, su cui poi tornerà a più riprese 21 ,<br />

<strong>Conforti</strong> descrive i sentimenti suoi e della pubblica opinione ai missionari in<br />

Cina: “In tutta <strong>Italia</strong> è un tripudio generale per la sospirata conciliazione tra Stato<br />

e Chiesa. Solo i massoni ed i liberali vecchio stampo si mostrano indispettiti<br />

dell’accaduto. Sia benedetto il Signore che ha fatto paghi i voti comuni!” 22 .<br />

Tra i “liberali vecchio stampo” <strong>Conforti</strong> sapeva di poter annoverare il filosofo<br />

e letterato Benedetto Croce, che in Senato fu tra i pochissimi che si<br />

opposero per principio alla formula concordataria 23 . Egli esprimeva qui la<br />

percezione comune al clero e alla grande maggioranza dei cattolici. Ben diversa,<br />

e il confronto è interessante, è la riflessione di Alcide De Gasperi, perseguitato<br />

politico che stentava la vita e attendeva buone notizie per una sua<br />

domanda di impiego in biblioteca vaticana:<br />

I cattolici di qui sono variamente commossi: i vecchi popolari sono furibondi, perché<br />

temono una compromissione col regime e perché nel trattato si discorre di miliardi,<br />

i temporalisti più accesi, compresi i gesuiti, portano attorno una faccia trionfale.<br />

Perfi no Finocchiaro-Aprile 24 incontrato ieri da un amico comune, si disse entusiasta.<br />

20 FCT 28, 350.<br />

21 Si veda ad esempio il discorso per la beatificazione di don Bosco, dell’11 maggio 1930<br />

(L’Eco 1930, 85-90 e FCT 28, 182-189); o ancora il ricordo dei patti a due anni di distanza,<br />

l’11 febbraio 1931, quando tra l’altro diceva: “Questa data ha segnato come una aurora<br />

raggiante dei più lieti auspici. E già ce lo confermano i valori morali richiamati in onore,<br />

l’insegnamento religioso introdotto nelle scuole primarie e medie, i calendari civile ed ecclesiastico<br />

uniformati, il turpiloquio e la bestemmia puniti come reati, il matrimonio cattolico<br />

riconosciuto nella sua dignità sacramentale, la libertà di culto garantita, le condizioni del<br />

clero migliorate” (L’Eco 1931, 60-61 e FCT 28, 419-420).<br />

22 <strong>Conforti</strong> a Calza, 10 marzo 1929 (FCT 1, 208).<br />

23 Cfr. G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 162.<br />

24 Andrea Finocchiaro Aprile (1879-1964), siciliano e deputato della sinistra liberale, era<br />

erede di una famiglia tradizionalmente legata all’anticlericalismo crispino.


Gli ultimi anni<br />

585<br />

Quindi contenti i clerico-papalini, contenti i fascisti, contenti i massoni, Mussolini<br />

è trionfante e Briand 25 si dice lietissimo… 26<br />

Sembra che i due, <strong>Conforti</strong> e De Gasperi, entrambi sinceri credenti, dicano<br />

cose pressoché opposte. Ma <strong>Conforti</strong>, che per intenzione e formazione<br />

non volle mai essere un politico ma solo un pastore che dalla politica si teneva<br />

consapevolmente distante per ragioni di imparzialità e indipendenza, non<br />

aveva il fiuto e l’esperienza delle pieghe della politica di De Gasperi. Per lui<br />

la conciliazione era l’attesa conclusione di un dissidio che aveva messo i ceppi<br />

alla vita della chiesa italiana e aveva sempre relegato i cattolici ai margini<br />

dell’opinione pubblica. Ora coi Patti lateranensi tutto questo era finito e si<br />

apriva un nuovo orizzonte pastorale. Questo era l’unico interesse del vescovo<br />

fondatore. Neppure egli partecipava ai grandi disegni strategici di papa Ratti:<br />

nei suoi discorsi non vi è traccia se non minimale del progetto di restaurazione<br />

di stati cattolici attraverso la cristianizzazione di strutture autoritarie<br />

anticomuniste, che invece animava Pio XI, e che lo stesso papa poi ripudierà<br />

con decisione negli ultimi sofferti anni di vita 27 .<br />

Il regime fascista, mentre da una parte poneva alcune dichiarazioni pubbliche<br />

quasi a limitare la portata del concordato con la Santa Sede, dall’altra<br />

sfruttò il successo d’immagine arrecato dalla conciliazione per ricevere una<br />

conferma formale dall’elettorato. Per il 24 marzo 1929 erano state indette le<br />

elezioni della nuova Camera dei deputati, secondo una legge elettorale varata<br />

nell’anno precedente, in base alla quale gli elettori dovevano accettare o<br />

rifiutare la lista unica determinata dal partito fascista, ponendo una delle due<br />

schede, quella del sì o quella del no, in un’urna, in totale spregio della democraticità<br />

e della segretezza del voto 28 . <strong>Conforti</strong> si adeguò entusiasticamente alle<br />

indicazioni della Segreteria di Stato che chiedevano ai cattolici di partecipare<br />

al “plebiscito” e votare a favore del regime, per mostrare l’adesione dell’<strong>Italia</strong><br />

25 Aristide Briand, politico francese radicale, nel dopoguerra primo ministro in Francia,<br />

era stato uno dei fautori della “legge di separazione” tra stato e chiesa del 1905.<br />

26 De Gasperi a don Simone Weber, 12 febbraio 1929: Alcide DE GASPERI, Lettere sul<br />

Concordato, Genova-Milano 2004, 46-47.<br />

27<br />

MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 193-194. L’unico possibile, ma molto generico,<br />

accenno al disegno di “regno sociale di Cristo” con la strumentalizzazione dei regimi di<br />

destra si può forse ravvisare in un passaggio della lettera di indizione della quinta visita pastorale:<br />

“Raggi di luce confortatrice sono apparsi sul nostro orizzonte, fatti consolanti dilatano<br />

i nostri cuori, ma molto rimane ancor da compiere prima che lo spirito cristiano abbia per<br />

intiero pervaso ogni strato della compagine sociale” (FCT 28, 358).<br />

28 Cfr. G. MARTINA, Sintesi storica, in A. DE GASPERI, Lettere sul Concordato, cit., 115-<br />

118.


586 Capitolo decimo<br />

ai Patti lateranensi, quasi che il 24 marzo fosse un referendum pro o contro la<br />

conciliazione. Il 19 marzo fu pubblicata una sua lettera al clero:<br />

Nessuno può ignorare che il giorno 24 del corrente mese, il popolo italiano è chiamato<br />

ad approvare col proprio voto un programma di governo che fra i saggi e molteplici<br />

ordinamenti del dopo guerra, ha per cardine della sua attività immediata la ratifi ca<br />

del trattato destinato a regolare i reciproci accordi tra la Chiesa e lo Stato. Trattato<br />

che anche dal Pontefi ce Sommo è stato pienamente approvato ed accettato.<br />

Il 24 deve dunque rimanere memorando nei fasti della nostra storia per un plebiscito<br />

concorde che non trovi riscontro e dica tra l’altro che il popolo <strong>Italia</strong>no sa apprezzare<br />

al giusto valore i grandiosi avvenimenti che interessano i più alti destini della Chiesa<br />

e della Patria.<br />

Il Clero ed il laicato Cattolico non possono rimanere indifferenti di fronte al solenne<br />

momento, ma uniti e compatti debbono portare il loro contributo alla splendida<br />

riuscita dei prossimi comizi plebiscitari 29 .<br />

Ma il 24 marzo <strong>Conforti</strong> era febbricitante da qualche giorno. Volle comunque<br />

andare al seggio per dare il buon esempio. In quella situazione di voto<br />

pressoché palese, tutti i presenti videro il vescovo mettere il suo “no” nell’urna!<br />

Il fatto fu immediatamente riferito al prefetto, che, sconcertato, si mise in<br />

contatto col segretario don Ceretoli, che s’era pure lui accorto del gesto del<br />

vescovo. Il povero <strong>Conforti</strong>, appesantito dalla febbre, s’era confuso e aveva<br />

sbagliato platealmente, pur essendo ben deciso e sicuro di quello che voleva<br />

fare 30 . Così la scheda negativa del vescovo fu una delle pochissime della città<br />

di Parma 31 .<br />

Dopo il concordato: visita pastorale e secondo sinodo<br />

La coincidenza del ritorno di <strong>Conforti</strong> dalla Cina e della firma degli accordi<br />

tra <strong>Italia</strong> e Santa Sede può spiegare l’impressione di slancio di attività e decisioni<br />

29 FCT 28, 351. Anche Vita Nuova, il giornale diocesano guidato dall’antifascista don<br />

G. Del Monte, aderiva al Concordato e alle elezioni plebiscitarie (cfr. Franco CANALI, La<br />

Gioventù Cattolica a Parma negli anni del pontificato di Pio XI, cit., 963-964 e nota 57).<br />

30 Lettera di don Guglielmo Ceretoli al saveriano p. Faustino Tissot, dell’8 marzo 1944,<br />

in Testimonianze 3, 47-48. Si veda anche il breve racconto personale fatto nel diario da <strong>Conforti</strong><br />

alla data 24 marzo, in FCT 28, 73.<br />

31 Un segnale interessante del cambiamento di clima determinato dal favore del regime<br />

al cattolicesimo e dei Patti lateranensi si può scorgere nell’invito fatto a <strong>Conforti</strong> per pronunciare<br />

il discorso di inaugurazione dell’anno accademico dell’università parmense, il 13<br />

dicembre 1930: l’ateneo era, un tempo, ampiamente guidato dalla massoneria! Si veda il<br />

discorso in L’Eco 1930, 203-204, con l’esplicito accenno al concordato.


Gli ultimi anni<br />

587<br />

intraprese dal vescovo. Nella lettera di indizione della quinta visita pastorale la<br />

connessione di questa iniziativa e il concordato è cosciente ed esplicita: il papa<br />

aveva detto che l’11 febbraio “abbiamo dato Dio all’<strong>Italia</strong> e l’<strong>Italia</strong> a Dio” 32 .<br />

La visita pastorale sarà il modo concreto in cui, nella diocesi di Parma, sarà<br />

dato Dio all’<strong>Italia</strong> e l’<strong>Italia</strong> a Dio. Il focus pastorale subiva una modifica dalla<br />

nuova situazione giuridica: ora che l’insegnamento della religione cattolica era<br />

obbligatorio nelle scuole, bisognava continuare e non interrompere l’impegno<br />

catechistico parrocchiale; ora che l’Azione cattolica era riconosciuta e protetta<br />

dallo stato, in ogni parrocchia doveva essere diffusa e fondata; e soprattutto<br />

era il momento per insistere contro “l’errore, la bestemmia, il turpiloquio, la<br />

disonestà, il vestire immodesto”, con la certezza che i tutori dell’ordine avessero<br />

finalmente gli stessi intenti e lo stesso interesse.<br />

Come già altrove si diceva, questa attitudine moralistica nella pastorale è<br />

una cifra tipica del periodo fascista. L’avversario non era più l’opinione pubblica<br />

anticlericale e la politica ostile: il concordato, le garanzie di legge, l’atteggiamento<br />

politico del fascismo erano ormai apertamente favorevoli alle tradizioni<br />

cattoliche, al matrimonio indissolubile, e contrarie alla serpeggiante<br />

mentalità neomalthusiana della belle époque. Ci si poteva dedicare a eliminare<br />

quei comportamenti deplorevoli nel linguaggio e nei rapporti uomo-donna<br />

che si erano diffusi nella popolazione e forse <strong>Conforti</strong> e molti sacerdoti e<br />

vescovi intuivano o sapevano che su questi aspetti i gerarchi locali e i giovanotti<br />

in camicia nera, con la mentalità maschilista e guerriera che informava il<br />

fascismo, e con i vecchi residui di anticlericalismo, erano molto meno inclini<br />

ad aderire entusiasticamente alle direttive ecclesiastiche.<br />

Obiettivi della visita pastorale erano la costruzione del nuovo seminario<br />

minore e la verifica dello stato di chiese, case canoniche, strutture dei benefici<br />

parrocchiali. L’impegno di restauro o ricostruzione, che abbiamo visto<br />

già in atto nel periodo precedente, subiva una accelerazione: anche qui con<br />

la certezza che il concordato ora metteva a disposizione nuovi strumenti di<br />

amministrazione e finanziamento 33 .<br />

32 L’Eco 1929, 69-72 e FCT 28, 358-361.<br />

33 L’appoggio del regime si manifestava in vari modi… tipicamente italiani. <strong>Conforti</strong><br />

nel settembre 1929 contattava il “quadrumviro” Cesare De Vecchi, conte di Val Cismon e<br />

direttamente il presidente del Consiglio per ringraziarli dell’interessamento presso la Cassa<br />

di risparmio di Milano in vista dell’acquisto da parte di questo ente della collezione di<br />

monete cinesi dei saveriani. <strong>Conforti</strong> era alla ricerca di fondi per chiudere definitivamente<br />

tutti i debiti e i contenziosi finanziari (cfr. FCT 28, 610-611). In questa occasione <strong>Conforti</strong><br />

doveva incontrare Mussolini a Roma, ma l’improvvisa tragica morte di un notabile cattolico<br />

praticante, il comm. Agesilao Monici, e di altri 26 cittadini lo costrinse a rientrare a Parma<br />

rinviando l’incontro col duce (FCT 28, 611).


588 Capitolo decimo<br />

La visita stavolta iniziava non dalle parrocchie della città, come da tradizione,<br />

ma dalla campagna: la prima zona visitata fu quella montuosa di Calestano<br />

34 . L’anziano vescovo, però, non si sentiva più di muoversi parrocchia per<br />

parrocchia: si recava nel centro principale, dove svolgeva la sua predicazione e<br />

celebrava le cresime. I convisitatori, anche grazie a un minuzioso questionario<br />

prestampato, svolgevano l’ispezione alle strutture 35 . In questo modo in certi<br />

casi si “visitavano” anche sei parrocchie in un giorno 36 . Nonostante questa<br />

semplificazione della solita procedura della visita, <strong>Conforti</strong> non riuscì a concludere<br />

l’impresa.<br />

Sempre nella lettera di indizione della visita pastorale, il vescovo quasi si<br />

scusava per un ritardo:<br />

… vi esorto, Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, a pregare il Signore, da cui è ogni<br />

nostra suffi cienza, per la felice riuscita di questa Sacra visita, che avrei da tempo già<br />

iniziata, se il compimento di un altro dovere, non meno importante, non mi avesse<br />

costretto a rimandarla sino ad ora. Era attesa la celebrazione del secondo Sinodo Diocesano,<br />

che conformasse il primo alle vigenti prescrizioni canoniche; ma il mio viaggio<br />

alle lontane Missioni della Cina non mi permise di porvi mano lo scorso anno. Il ritardo<br />

però non sarà lungamente protratto, perché intendo compiere anche questo solenne<br />

dovere, appena saranno note le modifi cazioni che il recente Concordato tra la Santa<br />

sede ed il Governo <strong>Italia</strong>no apporterà all’applicazione delle vigenti leggi canoniche 37 .<br />

Se i Patti lateranensi erano una fonte di ispirazione ideale per la visita, sul<br />

sinodo in cantiere avevano un concreto riflesso giuridico. Dopo aver raccolto<br />

informazioni precise sulle conseguenze giuridiche del concordato, nel gennaio<br />

1930 nasceva il “consiglio presinodale” composto da undici saggi 38 . Le<br />

bozze furono inviate a tutto il clero perché ne discutesse nelle “congregazioni”<br />

vicariali, e nel settembre 1930 il sinodo stesso fu indetto 39 . Le classiche tre<br />

sessioni si svolsero il 21, 22 e 23 ottobre 1930 in cattedrale 40 .<br />

34 Per la lettera di indizione della quinta visita pastorale e connesse prescrizioni e norme<br />

vedi L’Eco 1929, 69-72. Per l’inizio con la parrocchia di Calestano vedi L’Eco 1929, 207.<br />

<strong>Conforti</strong> inizierà la visita in città nella primavera 1930 (L’Eco 1930, 19).<br />

35 L’Eco 1929, 72.<br />

36 E. GUERRA, L’episcopato parmense, cit., 50-56.<br />

37 L’Eco 1929, 71 e FCT 28, 360.<br />

38 FCT 28, 630. Per gli atti del sinodo è necessario fare riferimento al volume Synodus<br />

dioecesana parmensis quam secundo habuit Guido Maria <strong>Conforti</strong> Archiepiscopus-Episcopus<br />

Anno Domini MCMXXX, Parmae 1931 (d’ora in avanti Sinodo 1930, utilizzando la data di<br />

realizzazione).<br />

39 Sinodo 1930, 5-6 e 203; FCT 28, 392-398 e 660.<br />

40 Sinodo 1930, 204-207.


Gli ultimi anni<br />

589<br />

Se si prende in esame il testo sinodale promulgato nel 1931, scorrendo i<br />

numeri dei vari articoli approvati, ci si rende conto che il confronto con il primo<br />

sinodo confortiano, anteriore di 17 anni, mostra importanti cambiamenti<br />

di accento 41 . I gravi temi de fide che erano al posto principale dell’attenzione<br />

prima della guerra sono poco più che accenni ormai secondari: le sette protestanti,<br />

la teosofia, la massoneria, l’ipnotismo (662-664). Il socialismo è ormai<br />

un ricordo lontano. Il modernismo è accennato solo per il giuramento contrario,<br />

che viene mantenuto. Come già nella visita pastorale, anche nel sinodo gli<br />

obiettivi sono i comportamenti morali: de populi christiani moribus è il capitolo<br />

dedicato a questi problemi. Si deve agire contro le pubblicazioni pericolose<br />

(281), contro il neomalthusianismo (282), contro l’alcoolismo, grave e antica<br />

piaga sociale (283), contro la moda indecente (284-286, con precise misure!),<br />

contro il ballo, il teatro e il cinema pericoloso (287-289). Una costituzione<br />

è dedicata alla cosiddetta “educazione sessuale” (290) e un’altra a un nuovo<br />

fenomeno problematico ma favorito dal regime, la ginnastica delle ragazze<br />

(291). Infine sono raccolti in un’unica condanna i giochi d’azzardo, l’usura,<br />

le associazioni proibite (292).<br />

La figura e l’impegno pastorale dei parroci sembrano essersi sollevati<br />

dall’emergenza numerica e dal livello minimo di predicazione riscontrato nel<br />

sinodo del 1914. Qualche segno delle difficoltà dovute alla scarsità del clero<br />

è ancora visibile: ad esempio, si chiede che i parroci si accordino tra di loro<br />

sugli orari delle messe domenicali, in modo da favorire la frequenza dei fedeli<br />

(330). Rimangono le strutture e le regole dei cosiddetti “parroci vicendarii”,<br />

già istituite da Magani proprio per sopperire alla difficoltà e all’invecchiamento<br />

del clero. Si riafferma con chiarezza tutta la progettazione catechistica,<br />

ormai da quasi vent’anni un elemento primario della pastorale di <strong>Conforti</strong><br />

(641-659). Ma ora si può chiedere ai sacerdoti qualcosa di più del minimo. Se<br />

nel 1914 li si “obbligava” a predicare ogni domenica, nel 1930 si chiedeva loro<br />

di iscriversi a qualche apposita associazione quali l’Unione apostolica clero, i<br />

sacerdoti adoratori, la lega eucaristica e l’UMC (15). Li si esortava a fondare<br />

e diffondere i circoli giovanili (179, 265, 293), ad avere una attenzione ai<br />

“lontani”. Qui, forse, vale la pena trascrivere la costituzione 173, la quale, si<br />

potrebbe dire, esprime bene una delle ispirazioni tipiche confortiane; in nota<br />

poniamo il testo originale, qui una nostra traduzione 42 :<br />

41 Nel testo, tra parentesi sono indicati i numeri delle costituzioni sinodali a cui si fa<br />

riferimento.<br />

42 “Parochus, memor Divinum quoque Pastorem aberrantem ovem ad gregem singularis<br />

clementiae beneficio compulisse, curet ut peccatores in Domum Patris reducat, iisque<br />

peculiari studio prospiciat. Eos prudenter atque industri charitate (si fieri possit) alloquatur,


590 Capitolo decimo<br />

Il Parroco, ricordando bene l’esempio del Buon Pastore che con singolare spirito di<br />

misericordia rincorre e costringe all’ovile la pecorella smarrita, metta ogni diligenza<br />

affi nché i peccatori ritornino alla Casa del Padre, e sia proprio questo per lui il motivo<br />

di un supplemento di amore. Parli loro, per quanto è possibile, con prudenza,<br />

ma anche con squisita carità, mediante parole che gli facilitino benevolenza, usando<br />

esortazioni d’amore veramente paterno, onde indurli all’amore di Dio e della Chiesa.<br />

Sia sollecito, con la dovuta prudenza, a togliere gli scandali e a ristabilire la pace e<br />

l’armonia tra le persone e nelle famiglie. Si sforzi, con tutte le energie insite alla grande<br />

sua vocazione e nel rispetto di tutte le leggi divine ed ecclesiali, a curare la salvezza<br />

tanto nei confronti della vita eterna quanto per la tranquillità e la serenità della vita<br />

presente, ogni volta che la materna provvidenza di Dio gliene darà occasione.<br />

Si noti l’immagine soggiacente del pastore che cerca la pecora smarrita,<br />

cara al <strong>Conforti</strong> 43 . Si intravedono poi accenni a un’altra scelta pastorale, ancora<br />

agli inizi in quegli anni, quella di una maggiore educazione liturgica. Almeno<br />

una volta l’anno, mentre un sacerdote celebra, un altro spieghi ai fedeli il<br />

rito (322); si invita alla lettura dell’epistola o del Vangelo in italiano (625) 44 .<br />

Alcune normative per il clero mostrano qualche aspetto dello scenario<br />

sociopolitico in cui ci si muove. Per il clero c’è il divieto di iscriversi a partiti<br />

politici (44), quindi anche al Partito fascista. Si attua un certo controllo<br />

dei sacerdoti giornalisti e scrittori (45). Una “piaga” già rilevata nell’apposito<br />

capitolo sul clero, e che si cerca di limitare, è il fenomeno di sacerdoti che<br />

fanno causa a confratelli (48). Come nella quinta visita pastorale, anche nel<br />

sinodo è in primo piano il problema delle strutture parrocchiali (171).<br />

Come ben sanno coloro che si occupano delle normative sinodali nel loro<br />

aspetto di documenti storici, dedurre una situazione da una legge è sempre<br />

relativo, per non dire rischioso. È vero che lex fit ex quo plerumque accidit /<br />

la legge è per la salvaguardia del bene comune: ma è altrettanto vero, come<br />

eorum sibi verborum comitate benevolentiam conciliet, eos denique paternis cohortationibus<br />

et piis monitis ad Deum et ad Ecclesiam alliciat. Sollicitus sit, nec tamen minus prudens,<br />

ut scandala de medio tollat et simultates familiarum et personarum componat. Pro<br />

viribus, ex divinae atque ecclesiasticae legis observantia, ad quam gravi officio obstringimur,<br />

aeternam salutem ipsiusque praesentis vitae tranquillitatem et commoda consequi omnibus,<br />

prout sese dederit occasio, suadere conetur”.<br />

43 In questo quadro, i sacerdoti erano chiamati a predicare contro alcuni pregiudizi e<br />

mentalità anticlericali o semplicemente diffuse tra il popolo, come quella secondo cui l’estrema<br />

unzione è causa di morte vicina (381). Si rilevava il problema delle coppie sposate solo<br />

civilmente (419-420) e quello dei funerali solo civili (525).<br />

44 Sull’educazione liturgica <strong>Conforti</strong> faceva un ampio accenno nella allocuzione tenuta<br />

nel corso della prima seduta sinodale (Sinodo 1930, 213-214). Le tre allocuzioni sinodali,<br />

tenute dal <strong>Conforti</strong> nelle tre giornate di lavori sinodali, possono essere lette in Sinodo 1930,<br />

208-227.


Gli ultimi anni<br />

591<br />

insegna un’esemplare pagina de I Promessi sposi, che il moltiplicarsi delle leggi<br />

a volte mostra l’inadempienza. Sembrerebbe però che il tono differente e i<br />

cambiamenti di accento, rilevati nelle due raccolte di disposizioni del 1914<br />

e del 1931, alludano a una situazione di clero più impegnata pastoralmente,<br />

più serena, anche più protetta dallo stato, e meno appesantita dalle urgenze<br />

del tappar i vuoti delle parrocchie vacanti. Il fenomeno è ancora evidente:<br />

nel 1930 sono normalmente 50 le sedi senza parroco, ma le prospettive<br />

vocazionali e forse qualche mezzo più comodo permettono di dar meno peso<br />

all’emergenza.<br />

Oltre a un’impronta spirituale per la visita pastorale e a un concreto impegno<br />

nella redazione del nuovo sinodo, i Patti lateranensi potevano generare<br />

importanti conseguenze su alcune questioni giuridiche e patrimoniali che<br />

interessavano la chiesa di Parma. Probabilmente non fu <strong>Conforti</strong> a cogliere<br />

il significato di alcune disposizioni pattizie per il santuario di Santa Maria<br />

della Steccata. Forse qualche esperto giurista del clero o del laicato cattolico,<br />

durante i lavori preparatori del sinodo, fece pervenire al vescovo una nota. Sta<br />

di fatto che il 9 luglio 1930 <strong>Conforti</strong> scriveva al nunzio in <strong>Italia</strong>, mons. Francesco<br />

Borgoncini Duca, chiedendo un appoggio per la restituzione al governo<br />

ecclesiastico diocesano del santuario mariano in pieno centro cittadino. La<br />

tesi di fondo era questa: la Steccata era nata come santuario, e solo successivamente,<br />

insieme al suo patrimonio, era stata concessa da Clemente XI all’Ordine<br />

cavalleresco di san Giorgio. Passato questo sotto il controllo dell’Ordine<br />

mauriziano, con la fine del ducato di Parma, e poi, nel 1922, eretto come ente<br />

autonomo, il santuario (e il suo patrimonio) andava restituito alla diocesi,<br />

secondo l’articolo 27 comma 3 del concordato 45 .<br />

Da quel momento per <strong>Conforti</strong> iniziava una lunga campagna, con l’appoggio<br />

di don Nestore Pelicelli, “prefetto” della Steccata 46 e la continua consultazione<br />

della Santa Sede, in particolare la Congregazione del concilio 47 ,<br />

per ottenere il passaggio di Santa Maria della Steccata sotto il diretto controllo<br />

episcopale. <strong>Conforti</strong> letteralmente tempestò di lettere il senatore Paolo<br />

45 FCT 28, 650.<br />

46 FCT 28, 650-651. Per tutti i biglietti e relative comunicazioni vedi in FCT 28: 661,<br />

680, 682, 685, 693, 723. Su don Nestore Pelicelli (Colorno 1871 – Parma 1937) si veda il<br />

profilo di E. DALL’OLIO, in Il seminario di Parma, cit., 97-99.<br />

47 <strong>Conforti</strong> a mons. Giuseppe Bruno, 9 luglio 1939 (FCT 28, 649); <strong>Conforti</strong> al card.<br />

Giulio Serafini, 5 gennaio 1931 (FCT 28, 679); <strong>Conforti</strong> a Serafini, 30 gennaio 1931 (FCT<br />

28, 683); <strong>Conforti</strong> a Serafini, 11 febbraio 1931 (FCT 28, 686); <strong>Conforti</strong> a Serafini, 8 maggio<br />

1931 (FCT 28, 696); <strong>Conforti</strong> a Serafini, 20 agosto 1931 (FCT 28, 715-716); <strong>Conforti</strong><br />

a Bruno, 2 settembre 1931 (FCT 28, 718); <strong>Conforti</strong> a Serafini, 24 settembre 1931 (FCT<br />

28, 723).


592 Capitolo decimo<br />

Boselli, “primo segretario di Sua Maestà per gli ordini equestri” e presidente<br />

del consiglio di amministrazione da cui dipendeva la Steccata 48 , e interpellò<br />

anche il ministro della Giustizia, il noto Alfredo Rocco 49 . Sembra di poter<br />

dire che l’impegno di <strong>Conforti</strong> non portò risultati: Santa Maria della Steccata<br />

rimane ancor oggi di proprietà e amministrazione dell’Ordine costantiniano<br />

50 .<br />

Sempre in conseguenza, o per lo meno successivamente agli accordi dell’11<br />

febbraio 1929, veniva trasformata in Regio decreto (23 maggio 1929) la transazione<br />

tra il Consorzio dei vivi e dei morti e gli Ospizi civili di Parma, passaggio<br />

che poneva fine all’annosa questione, con un discreto corrispettivo per<br />

la chiesa parmense: al Consorzio 250mila lire per spese di avvocati e 900mila<br />

in titoli di stato, per assicurare il servizio corale in cattedrale, oltre ad alcuni<br />

immobili: alla Fabbrica della cattedrale 60mila lire per avvocati e messe arretrate<br />

e 520mila in titoli per tutte le messe di legato 51 . Gli Ospizi ritardavano<br />

a adempiere l’obbligo di assicurare le 900mila in titoli, e <strong>Conforti</strong> doveva<br />

scrivere alla Congregazione del concilio per avere il permesso di concedere<br />

una dilazione 52 . Ma anche questa sfida, alla fine, fu vinta.<br />

In realtà, grazie a documenti recentemente rinvenuti presso l’Archivio vaticano,<br />

possiamo affermare anzitutto che una convenzione pressoché identica,<br />

con qualche differenza di cifre, era già definita nel luglio 1927. <strong>Conforti</strong> ne<br />

scriveva a Gasparri, segretario di Stato:<br />

48 FCT 28, 656-657, 673, 684, 703-704 e 716. Paolo Boselli (Savona 1838 – Roma<br />

1932) fu ministro della Pubblica istruzione, dell’Agricoltura e delle Finanze nei governi<br />

Crispi, del Tesoro nel governo Pelloux, di nuovo all’Istruzione nel ministero Sonnino, e fu<br />

presidente del Consiglio dal giugno 1916 all’ottobre 1917 cioè durante la crisi di Caporetto<br />

(cfr. M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., ad indicem). Vecchio e navigato politico<br />

liberale, era ormai… ultranovantenne (cfr. Raffaele ROMANELLI, in DBI 13, Roma 1971,<br />

241-251).<br />

49 <strong>Conforti</strong> a Rocco, 5 dicembre 1930 (FCT 28, 673-674). Alfredo Rocco (Napoli 1875 –<br />

Roma 1935), ministro della Giustizia dal 1925 al 1932, diede il nome al codice penale voluto<br />

dal governo fascista.<br />

50 Cfr.: Maurizio CORRADI-CERVI e Felice DA MARETO, S. Maria della Steccata e l’Ordine<br />

Costantiniano di S. Giorgio, Parma 4 s. d., 338-340; Arnaldo MAROCCHI, La chiesa della<br />

Steccata nella storia, in Santa Maria della Steccata a Parma, a cura di Bruno ADORNI, Parma<br />

1982, 23; Pier Paolo MENDOGNI, Santa Maria della Steccata. Chiesa dell’Ordine Costantiniano,<br />

Parma 1999, 16.<br />

51 Credo che non esistano ricerche su queste minute ma concrete conseguenze degli<br />

accordi tra governo e Santa Sede, e in generale su quanto il regime ottenne per diocesi e<br />

ordini religiosi, dopo anni di difficoltà, propiziandosi così la simpatia di una buona parte<br />

del clero.<br />

52 <strong>Conforti</strong> al card. Donato Sbarretti, 29 dicembre 1929 (FCT 28, 376).


Gli ultimi anni<br />

593<br />

Non ostante però che detta transazione abbia avuto il consenso delle parti interessate<br />

a Parma e sia stato (sic) varie volte trasmessa al Ministero per la necessaria approvazione<br />

e per la trasformazione in R. Decreto, venne sempre rimandata con parere<br />

negativo o con osservazioni tali da lasciar comprendere la diffi coltà estrema della<br />

riuscita.<br />

In tale stato doloroso di cose, che non fu ancora possibile cambiare, pur nelle mutate<br />

condizioni politiche della nazione, e che minaccia di compromettere defi nitivamente<br />

il servizio religioso e corale in questa mia Cattedrale …, mi permetto invocare da<br />

codesta Eccelsa Segreteria di Stato quell’interessamento che l’Eminenza Vostra giudicasse<br />

opportuno di prendersi 53 .<br />

Gasparri comunicava la lettera al padre gesuita Tacchi Venturi, che rispondeva<br />

con un biglietto (anonimo, ma di grafia inequivocabile): “Di questa pratica<br />

di Parma S. E. il Presidente ha già fatto rispondere al P. Tacchi Venturi che ne ha<br />

presa personale difesa e si riserba di fargli avere opportuno riscontro” 54 . Il “presidente”<br />

era il presidente del Consiglio dei ministri, cioè Mussolini, che dunque<br />

seguiva la pratica fino alla sua conclusione, circa un anno e mezzo dopo 55 .<br />

Il primo capitolo generale<br />

e la nascita della Prefettura apostolica di Luoyang<br />

Torniamo ora, dopo questo sguardo all’azione pastorale di <strong>Conforti</strong> a Parma<br />

in seguito ai Patti lateranensi, alle vicende della congregazione saveriana.<br />

Davvero quei primi mesi del 1929 furono a dir poco febbrili per il fondatore<br />

che diede inizio a una serie di attività e di decisioni con nuovo slancio.<br />

Il capitolo generale, il primo della congregazione, fu convocato con lettera<br />

datata 25 gennaio 1929, come si è visto più sopra. In realtà in varie occasioni,<br />

sia per lettera che a voce in Cina, <strong>Conforti</strong> aveva annunciato l’evento, e i<br />

missionari dell’Henan avevano già eletto il loro rappresentante, p. Leonardo<br />

Armelloni, che doveva tornare in <strong>Italia</strong> per sottoporsi a cure mediche 56 . Così<br />

53 ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1927, rubr. 352, fasc. 1 f. 33-34.<br />

54 ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1927, rubr. 352, fasc. 1 f. 35, in data 23 luglio<br />

1929.<br />

55 Una prima risposta del governo a Tacchi Venturi, del 16 settembre 1927, fu riferita al<br />

<strong>Conforti</strong> tre giorni dopo (ASV, Segr. Stato, Parte moderna, anno 1927, rubr. 170, fasc. 2).<br />

56 P. Armelloni era tra i veterani, essendo partito per la Cina con la terza spedizione saveriana,<br />

nel 1906, insieme a Eugenio Pelerzi e Pietro Uccelli. Su di lui, sulle vicissitudini che<br />

portarono a un certo punto alla sua uscita dalla congregazione e conseguente incardinazione<br />

nella diocesi di Parma, e poi al rientro tra i saveriani, cfr. E. FERRO, Appendice. Parma 13<br />

gennaio 1906, cit., 118-124.


594 Capitolo decimo<br />

nella permanenza in Cina non aveva mancato di raccogliere indicazioni sui<br />

temi da discutere nel capitolo, e nonostante il tono, anche il “memoriale”<br />

del consiglio di mons. Calza era sicuramente una fonte di riflessione per il<br />

fondatore. Abbiamo poi le osservazioni di p. Amatore Dagnino, che, come<br />

sappiamo, era ancora a Poggio San Marcello, ma era stato nominato superiore<br />

religioso in Cina: <strong>Conforti</strong> gli aveva ripetutamente richiesto pareri e lui aveva<br />

scritto un’ampia relazione 57 . Dagli scritti del futuro successore del <strong>Conforti</strong><br />

alla guida dei saveriani, si desume che egli teneva sì conto delle stanchezze<br />

e dell’unilateralità di Calza, Gazza e Pelerzi, ma tendeva ad attribuire una<br />

maggior responsabilità degli aspetti indicati ai giovani missionari, di spirito<br />

tendenzialmente insubordinato. Questo portava a gravare di qualche responsabilità<br />

sia p. Popoli che soprattutto p. Bonardi, i due formatori delle nuove<br />

leve in <strong>Italia</strong>. Dagnino giustificava ampiamente Bonardi, pur sottolineando<br />

che il suo spirito franco e sincero dava adito all’indisciplina dei giovani 58 . La<br />

grande scelta da compiere era quella di sostituire tutte le cariche della congregazione,<br />

affidandole a missionari esperti e anziani, i quali avrebbero anche<br />

potuto tenere i corsi di una scuola teologica interna, e quindi dare piena unità<br />

di formazione agli aspiranti missionari. L’elezione del sostituto generale, dei<br />

quattro consultori, del maestro e vicemaestro dei novizi, e la nomina di un<br />

vero e proprio padre spirituale, avrebbe reso indipendente la congregazione<br />

dall’apporto intellettuale e anche spirituale del clero parmigiano, e avrebbe<br />

dato ai padri più anziani un prestigio e una leadership nella congregazione,<br />

che ora in Cina non erano pienamente riconosciute 59 .<br />

I nodi che venivano ormai al pettine dunque erano sicuramente lo stile del<br />

noviziato e della formazione in <strong>Italia</strong>, il rapporto tra vita religiosa e responsabilità<br />

pastorale in missione, e il rapporto tra Casa madre e Cina, compresa la<br />

questione economica, che Dagnino tendeva a sminuire, anche se nella visita<br />

di <strong>Conforti</strong> e in molte lettere di Calza il denaro fu, eccome, in primo piano.<br />

57 Vedila, assieme alla lettera introduttoria, in FCT 14, 933-939.<br />

58 “Dovrei pure far rilevare un altro punto molto importante che riguarda l’obbedienza.<br />

Se io ammiro il car.mo P. Bonardi per tante ragioni, devo pur dire che alle volte, anche<br />

davanti ai giovani, ha un modo di parlare p. e. per ciò che riguarda certi Monsignori di<br />

Roma, certi addetti a Propaganda, che è molto poco reverenziale. Il principio d’obbedienza<br />

e sottomissione è uno. Se noi ci permettiamo in modo così aperto censurare coloro che sono<br />

in alto, benché forse a ragione, con questo noi mettiamo un germe d’insubbordinazione (sic)<br />

in coloro che ci ascoltano, che avrà i suoi tristi effetti. Se in missione vi è un fermento sì forte<br />

e si parla anche del Vic. Ap.co con poco rispetto, bisognerebbe studiarne tutte le ragioni”<br />

(FCT 14, 938).<br />

59 Bonardi e Popoli si resero conto delle critiche che serpeggiavano contro di loro (FCT<br />

14, 940).


Gli ultimi anni<br />

595<br />

Fissato per l’inizio di giugno 1929, il capitolo fu successivamente rinviato<br />

fino al 7 agosto, soprattutto a motivo di una grave malattia di p. Popoli, che<br />

richiese un tempo di convalescenza 60 . Finalmente il 7 agosto 1929, nella “sala<br />

Rossa” di Campo di Marte, dopo le rituali preghiere, il capitolo generale ebbe<br />

inizio. Vi presero parte: il fondatore e superiore generale <strong>Conforti</strong>, i padri<br />

Popoli, superiore della Casa madre e procuratore generale, Bonardi, Amatore<br />

Dagnino, Uccelli, e Armelloni come rappresentante dei padri missionari in<br />

Cina 61 .<br />

Il capitolo anzitutto decise le cariche del consiglio: consultori furono<br />

Bonardi, Popoli, Uccelli e p. Luigi Magnani, che in quel momento era in<br />

Cina ed era stato indicato dai “giovani” come loro candidato a superiore religioso.<br />

Bonardi divenne sostituto generale ed economo generale; Popoli rimase<br />

procuratore e fu nominato “ispettore per gli studi e la disciplina” 62 . Magnani<br />

sarebbe anche diventato maestro dei novizi, mentre p. Eugenio Morazzoni era<br />

richiamato in patria come padre spirituale 63 . Questa prima decisione da una<br />

parte veniva incontro alla richiesta di Dagnino (e forse di Calza), dall’altra<br />

confermava la fiducia ai principali collaboratori di <strong>Conforti</strong> e inseriva nel<br />

consiglio uno dei veterani della missione, p. Magnani, ben visto anche dai<br />

più giovani.<br />

Il passo successivo fu la discussione dello “statuto delle missioni”, che era<br />

stato redatto da p. Popoli sulla base del Concilio cinese del 1924, a cui aveva<br />

partecipato come notaio, e di analoghi statuti di alcune congregazioni religiose.<br />

Leggendo il testo di questo documento, ci si accorge che non si tratta<br />

assolutamente della pastorale missionaria, ma della strutturazione giuridica,<br />

e la questione centrale, normata fin nelle minuzie, è quella del rapporto tra<br />

superiore ecclesiastico (cioè vescovo o vicario o prefetto apostolico) e superiore<br />

religioso 64 . In pratica, lo statuto doveva accompagnare p. Dagnino nella<br />

sua esperienza di primo superiore religioso saveriano in Henan, ma l’approvazione<br />

di Roma aeterna tardò per quasi due anni 65 . Pur nella sua essenzialità<br />

giuridica, lo statuto mostra la sostanziale subordinazione del superiore religioso<br />

al prelato missionario su tutte le questioni disciplinari e del personale<br />

60 FCT 14, 931.<br />

61 Si sperava di avere anche Calza, che però non si mosse a motivo della situazione ancora<br />

instabile della Cina (FCT 14, 931 e 940).<br />

62 Vedi il verbale del Primo capitolo saveriano in FCT 14, 945-951.<br />

63 <strong>Conforti</strong> a Calza, 24 agosto 1929 (FCT 14, 961).<br />

64 Vedi tutto il testo dello Statuto per le Missioni estere saveriane in FCT 14, 972-990.<br />

65 FCT 14, 963-971, con tutte le lettere di sollecito di <strong>Conforti</strong> a Propaganda e la cronaca<br />

delle ripetute visite a Roma, in piazza di Spagna, sede della Congregazione per le missioni.


596 Capitolo decimo<br />

missionario, che era quanto Calza chiedeva. Il superiore religioso doveva avere<br />

una sua residenza che diventasse luogo di ritiro e di riposo per i missionari e<br />

sede del futuro noviziato 66 .<br />

La discussione dello statuto occupò le sedute del 7 e 8 agosto. Il “costumiere”<br />

della Casa madre fu discusso dal pomeriggio dell’8 alla sera del 10 agosto.<br />

Il 12, 13 e 15 agosto si revisionarono le costituzioni e si raccolsero indicazioni<br />

dai capitolari. In particolare, non si ritenne maturo il tempo di far nascere (o<br />

meglio rinascere) una scuola teologica autonoma a Campo di Marte, si creò<br />

una maggiore separazione tra padri e allievi, ma nella mensa – nella Casa madre<br />

come nelle scuole apostoliche – i professi, sia superiori che scolastici e fratelli<br />

coadiutori, dovevano continuare ad avere un’unica mensa: potrà sembrare una<br />

questione secondaria, ma tenendo conto dello stile dei seminari del tempo, tale<br />

disposizione è segno di uno “spirito di famiglia” molto originale 67 .<br />

Se si pensa alle tensioni e alle lamentele della vigilia, il capitolo si svolse in<br />

clima di dialogo e di serenità a dir poco sorprendenti 68 . Non che i problemi<br />

fossero rimossi: lo statuto stesso mostrava che l’equilibrio tra vita religiosa e<br />

azione missionaria, e le rispettive responsabilità, andava messo a punto in forme<br />

nuove rispetto all’approssimazione dei primi decenni di missione. Per ora,<br />

la figura e l’equilibrio del fondatore avevano trovato un insieme di soluzioni<br />

più che accettabili. La scomparsa di <strong>Conforti</strong> però finirà per portare alla luce<br />

le notevoli differenze di vedute tra alcuni dei suoi immediati collaboratori 69 .<br />

Sempre a meno di due mesi dal ritorno in <strong>Italia</strong>, alla fine di febbraio<br />

1929, <strong>Conforti</strong>, in visita a Roma, prima aveva un colloquio con il cardinal<br />

Van Rossum, di Propaganda fide, poi scriveva a lui una lettera prospettando<br />

la divisione del vicariato di Zhenzhou. Dalla lettera si deduce che questa<br />

divisione era stata formulata da Calza stesso, il quale aveva passato a <strong>Conforti</strong><br />

la documentazione 70 . A dir il vero, come già si è scritto nel capitolo ottavo,<br />

ancora quattro anni prima, nel 1925, <strong>Conforti</strong> aveva proposto a Propaganda<br />

la suddivisione del vicariato evangelizzato dai saveriani. Ma l’operazione in<br />

quel momento era il tentativo di prevenire un intervento di Propaganda di<br />

cui qualcuno aveva informato <strong>Conforti</strong>. Una congregazione missionaria – si<br />

trattava dei verbiti tedeschi, o missionari di Steyl – aveva un buon numero<br />

66 Cfr. per l’attuazione di questa direttiva le lettere di <strong>Conforti</strong> a Dagnino in FCT 14,<br />

988-989.<br />

67 FCT 14, 949.<br />

68 <strong>Conforti</strong> a Calza, 24 agosto 1929 (FCT 1, 214-26 e, in parte, FCT 14, 961-962).<br />

69 Si veda il sintetico saggio di A. LUCA, Il periodo del primo successore: 1932-1944, cit.,<br />

171-185.<br />

70 FCT 14, 1008.


Gli ultimi anni<br />

597<br />

di missionari da inviare in Cina. A Propaganda avevano guardato la cartina<br />

della regione dell’Henan, avevano controllato l’organico dei quattro vicariati<br />

allora esistenti, avevano calcolato che l’Henan occidentale aveva il peggior<br />

rapporto abitanti-missionari, e quindi s’era deciso di scomporre il distretto<br />

gestito dai saveriani per creare una nuova area da assegnare a quest’altra<br />

congregazione ricca di vocazioni 71 . <strong>Conforti</strong> provò a ribattere che nel giro di<br />

un paio d’anni era pronto un alto numero di nuovi saveriani per la missione<br />

cinese, ma tra le righe della sua lettera si legge qualche accenno a un altro<br />

motivo di difficoltà. I saveriani, partiti dal nulla (“tre catapecchie coperte di<br />

paglia”), non solo avevano moltiplicato per trenta il numero dei cristiani,<br />

ma avevano costruito chiese e residenze, che ora sarebbero passate ad altri…<br />

sembra di ascoltare l’eco delle difficoltà dei milanesi mons. Volonteri e p.<br />

Cattaneo al momento dell’erezione del vicariato di Zhenzhou 72 .<br />

Forse soprattutto a motivo della prospettiva di nuove forze saveriane 73 ,<br />

ma forse anche per il prestigio che <strong>Conforti</strong> manteneva agli occhi di Van<br />

Rossum, per il 1925 il vicariato dell’Henan occidentale rimase tale e quale,<br />

come si è notato in precedenza. Ma nel 1929 le forze saveriane erano già<br />

sufficientemente robuste per permettere una ridistribuzione. In poco più di<br />

tre mesi, Propaganda aveva già dato l’assenso all’idea e chiedeva una terna tra<br />

cui scegliere il nuovo prefetto apostolico di Luoyang 74 . <strong>Conforti</strong> proponeva<br />

allora Assuero Teofano Bassi, Amatore Dagnino e Eugenio Morazzoni, indicando<br />

il primo come miglior candidato. Assuero Bassi, con Stefano Chieli,<br />

era uno dei primi allievi missionari non emiliani: entrambi provenivano<br />

dall’aretino. Erano partiti insieme per la Cina nel 1910: dunque Bassi aveva<br />

ormai vent’anni di esperienza missionaria 75 . Nel gennaio 1930 Bassi veniva<br />

71 FCT 14, 991-998. Pare che il fautore di questa politica di riorganizzazione fosse il<br />

segretario, Francesco Marchetti Selvaggiani (Roma 1871-1951), che voleva evitare che si<br />

formassero “imperi” missionari sotto il controllo di un unico istituto religioso (FCT 14,<br />

996). Forse la breve esperienza “quasi” missionaria di internunzio in Venezuela (1918-1920)<br />

ispirava questo prete romano, dalla carriera tutta interna al mondo ecclesiastico vaticano:<br />

nunzio in Austria (1920-22), segretario di Propaganda (1922-30), cardinale e vicario di<br />

Roma (1930-39), segretario del Sant’Uffizio (1939-1948), prefetto dei Riti e decano del<br />

Sacro collegio (cfr. Hierarchia Catholica IX, 338).<br />

72 <strong>Conforti</strong> a Van Rossum, 14 luglio 1925 (FCT 14, 994-997).<br />

73 In effetti nel 1926 partirono 7 nuovi missionari e altri 4 nell’anno successivo.<br />

74 <strong>Conforti</strong> a Van Rossum, 5 giugno 1929 (FCT 14, 1009-1010). Luoyang (che è la<br />

grafia pinyin; i saveriani di allora scrivevano ordinariamente Loyang) è a occidente di Zhenzhou.<br />

Dunque dal vasto vicariato si sarebbe separata la parte occidentale (cfr. FCT 14, 1008<br />

nota 339).<br />

75 Si vedano le note di Teodori in FCT 14, 1014-1015.


598 Capitolo decimo<br />

nominato prefetto apostolico 76 . Nasceva così il secondo distretto missionario<br />

saveriano, destinato, come il primo, ad anni di impegno, in stato di guerra,<br />

poi alla persecuzione ed infine all’espulsione dei missionari ad opera dei<br />

comunisti di Mao 77 .<br />

Il viaggio di <strong>Conforti</strong> in Cina era costato a lui sicuramente una prova notevole,<br />

fisica e interiore. Ma permetteva al fondatore di avere maggiori informazioni<br />

e impressioni per quelle concrete decisioni sulla disciplina e la gestione<br />

interna della congregazione e sull’organizzazione della missione, tali da permettere<br />

a lui e ai saveriani di attraversare diremmo con successo il periodo di<br />

tensioni e di transizione che si era aperto allo scoppio della guerra mondiale.<br />

Nuove fondazioni saveriane in <strong>Italia</strong><br />

Le due “scuole apostoliche” del Veneto e delle Marche continuavano ad<br />

avere un buon numero di alunni, e l’afflusso di nuovi allievi missionari al<br />

noviziato di Casa madre e agli studi di teologia era costante. Il capitolo generale<br />

aveva prodotto un riassetto del personale direttivo soprattutto per la Casa<br />

madre. Nella lettera in cui <strong>Conforti</strong> comunicava a Calza i risultati del capitolo,<br />

si ha la notizia della conclusione di alcuni contatti in corso già da varie<br />

settimane, per nuove aperture 78 :<br />

Poco prima del Capitolo una nobilissima Patrizia Romana, la Contessa Carpegna,<br />

mi faceva profferta d’una sua villa patronale a Grumone Cremonese per una Casa<br />

Apostolica. Mi sono recato colà per un sopraluogo e l’ho trovata assai adatta allo scopo<br />

alla quale dovrebbe servire. È inutile dire che ho accettata la generosa profferta.<br />

La nuova Casa sarà aperta col prossimo Novembre. Già cominciano le domande di<br />

ammissione. Ma chi mandarvi Rettore? 79<br />

76 FCT 14, 1013-1020.<br />

77 Le suore teresiane cinesi, fondate da Bassi per il suo territorio, come le giuseppine di<br />

Calza per Zhenzhou, sono date per disperse dal DIP, come più sopra s’è detto. P. Ermanno<br />

Ferro mi dice che alcune religiose negli ultimi anni hanno ripreso i contatti coi saveriani:<br />

sopravvissute alla repressione, desiderano ritrovare le proprie radici e il carisma originario,<br />

cosa agevolata dal recente ritrovamento del testo delle loro costituzioni, qui a Parma, nel<br />

fondo “libri cinesi” della Biblioteca saveriana.<br />

78 <strong>Conforti</strong> a Bonardi 19 luglio 1929 (FCT 2, 148). Si veda anche <strong>Conforti</strong> a Bonardi<br />

13 settembre 1929 (FCT 2, 148-149), e la lettera di mons. Mario Zanin, allora segretario<br />

generale dell’Opera San Pietro Apostolo e più tardi delegato apostolico in Cina, a <strong>Conforti</strong><br />

del 17 luglio 1929 (FCT 3, 328 nota 20) con la documentazione connessa.<br />

79 <strong>Conforti</strong> a Calza, 24 agosto 1929 (FCT 1, 215 e FCT 14, 962).


Gli ultimi anni<br />

599<br />

Grumone è in comune di Corte de’ Frati, a nord-nord-est di Cremona,<br />

verso il fiume Oglio e il confine con la bassa bresciana. Siamo nel pieno della<br />

pianura irrigua lombarda. In questa villa veniva raccolto il ginnasio superiore,<br />

e per alcuni anni sarà rettore Vanzin, richiamato dalla Cina 80 . Il tradizionale<br />

afflusso di vocazioni dalla Lombardia sarà rafforzato dalla presenza di questa<br />

scuola apostolica e dall’insediamento saveriano di Desio, dopo la seconda<br />

guerra mondiale 81 .<br />

Anche al sud si apriva una casa di formazione saveriana, a Vallo della Lucania,<br />

dove erano inviati i padri Eugenio Morazzoni e Brambilla nel settembre<br />

1930 82 . Il successivo 7 ottobre, nella piazza maggiore di Vallo, si svolse la<br />

celebrazione di invio in missione dei saveriani Mario Ghezzi e Mario Lanciotti<br />

alla presenza del vescovo locale, che molto si aspettava dai religiosi di<br />

<strong>Conforti</strong> 83 .<br />

Per qualche tempo si pensò di trovare un nuovo ambiente per il noviziato,<br />

fino a quel momento ospitato a Casa madre. Tramite un intervento di mons.<br />

Celso Costantini, ci furono trattative per un “grande stabile” a Ortonovo,<br />

vicino a La Spezia e a Sarzana, quindi anche ben collegato con Parma 84 . I<br />

negoziati non portarono però alla conclusione dell’affare 85 .<br />

80 <strong>Conforti</strong> a Vanzin, 24 agosto 1929 (FCT 3, 327-330); alle seguenti 331-339 le lettere<br />

di <strong>Conforti</strong> a Vanzin rettore di Grumone e alcune risposte di Vanzin.<br />

81 Cfr. A. LUCA, Espansione dell’istituto 1946-1995, in I missionari saveriani nel centenario<br />

dalla fondazione (1895-1995), Parma 1996, 62. Desio fu aperta nel 1947 come casa per il<br />

liceo, mentre nello stesso anno partirono le scuole apostoliche di Ancona, Zelarino (Venezia)<br />

e Tortolì (Nuoro), precedute da Pedrengo (Bergamo) nel 1945 e Udine nel 1946.<br />

82 FCT 2, 151; FCT 3, 291-292.<br />

83 Lettere di <strong>Conforti</strong> a Eugenio Morazzoni (FCT 3, 292-309). <strong>Conforti</strong> si recò a Vallo<br />

nel febbraio 1931 (FCT 3, 300-301). Per girare un film missionario, ma anche per sondare<br />

un altro possibile sbocco, Bonardi e altri saveriani si recarono anche in Libia, allora colonia<br />

italiana, nella primavera 1931 (FCT 2, 150-156).<br />

84 <strong>Conforti</strong> a Armelloni, 19 febbraio e 9 aprile 1930 (FCT 2, 192-193). <strong>Conforti</strong> a<br />

Bonardi, 6 marzo 1930 (FCT 2, 150). Era vescovo a Luni-La Spezia il fratello di Celso<br />

Costantini, Giovanni. Non sappiamo quale fosse questo grande stabile: sul Tirreno? Sulle<br />

colline…?<br />

85 È curioso invece notare come la casa per il noviziato saveriano fuori da Parma si sia<br />

materializzata inaspettatamente nei giorni successivi alla morte del fondatore. Infatti, in<br />

occasione dei suoi funerali, venne a Parma mons. Antonio Lega, arcivescovo di Ravenna, e<br />

parlò ai saveriani di una tenuta campestre con annessa villa padronale, situata a San Pietro<br />

in Vincoli, e che le sorelle Vignuzzi donavano alla curia ravennate: che però non era intenzionata<br />

ad utilizzarla. L’offerta fatta ai saveriani significò l’avvio, già per l’anno scolastico<br />

successivo, di quella che per oltre trent’anni sarà la sede del noviziato saveriano in Romagna,<br />

nella terra dove il <strong>Conforti</strong> era stato arcivescovo.


600 Capitolo decimo<br />

Il seminario minore<br />

Nel capitolo sul clero si sono già brevemente descritte le circostanze del<br />

sorgere a Parma del nuovo seminario minore. La visita apostolica del benedettino<br />

Schuster nel 1926 aveva imposto di chiudere Berceto come seminario<br />

“autonomo”, e <strong>Conforti</strong> decise di creare un unico seminario minore,<br />

da costruire ex novo. Trovò un’area adatta a Campo di Marte, a pochi metri<br />

dalla Casa madre saveriana 86 . Tornato dalla Cina, nell’aprile 1929 presiedeva<br />

la cerimonia di posa della prima pietra.<br />

Si può dire che in quei mesi <strong>Conforti</strong> non perdesse occasione per sensibilizzare<br />

la diocesi per il seminario minore. Dopo le prime richieste originariamente<br />

finalizzate alla costruzione di una nuova villeggiatura del seminario,<br />

<strong>Conforti</strong> “deviò” le sue insistenze a favore del seminario minore. In occasione<br />

del venticinquesimo di episcopato, nel giugno 1927 87 , nell’adunanza generale<br />

del clero, nel successivo novembre 88 , poi con una lettera apposita al clero e al<br />

popolo, del 23 gennaio 1928 89 , un appello del 10 marzo 90 , e una preghiera da<br />

far recitare ai bambini che avrebbero fatto la prima comunione 91 , egli cercava<br />

di coinvolgere il più possibile i suoi sacerdoti e le varie fasce della popolazione.<br />

Anche in occasione del giubileo straordinario indetto nel 1929 in occasione<br />

dei cinquant’anni di sacerdozio di Pio XI le offerte dovevano convergere di<br />

preferenza per il nuovo seminario 92 .<br />

Tornato dalla Cina, dove, nei lunghi tempi del viaggio, aveva fatto progetti<br />

anche per il nuovo seminario, il 1° febbraio 1929 scriveva al clero di fuori<br />

città una lettera per certi aspetti curiosa:<br />

Rileviamo innanzi tutto l’oggettività della considerazione fatta da molti in ordine<br />

al disagio creato dalla scarsezza dei prodotti agricoli verifi catasi in questi due ultimi<br />

anni in seguito specialmente alla eccezionale siccità che ha infi erito sulle nostre fertili<br />

campagne. E la dolorosa constatazione ci suggerisce l’opportunità di rivolgere il<br />

nostro pensiero a Dio per invocarne la misericordia, seguendo l’insegnamento del<br />

Maestro: “Domandate e vi sarà dato”.<br />

86 L’area, di proprietà comunale, fu ceduta dal podestà a prezzo di favore (FCT 28, 354<br />

e 602).<br />

87 FCT 28, 277.<br />

88 Ibid., 289-290.<br />

89 Ibid., 297-298.<br />

90 Ibid., 305-306.<br />

91 Ibid., 306-307.<br />

92 Ibid., 337.


Gli ultimi anni<br />

601<br />

Per questo ordiniamo che nei giorni 2, 3, 4 del prossimo maggio si faccia in tutte<br />

le parrocchie della Diocesi un triduo per ottenere la benedizione di Dio sulle nostre<br />

campagne, invitando il popolo a parteciparvi ed insinuando nei fedeli l’idea di sciogliere<br />

quasi un voto di generosa offerta in favore del costituendo Seminario se il<br />

Signore si degnerà di esaudire le nostre suppliche 93 .<br />

Evidentemente alcuni parroci della campagna si erano lamentati che l’impresa<br />

del seminario veniva a gravare i bilanci parrocchiali in un periodo non<br />

facile. Non sappiamo se le invocazioni a favore della prosperità agricola proposte<br />

da <strong>Conforti</strong> fossero efficaci. C’è da rilevare, però, che nel successivo<br />

ottobre, precisamente il venerdì 24, il crollo della borsa di New York fu il<br />

segnale della “grande depressione”, una crisi economica mondiale che fece<br />

sentire i suoi effetti anche in <strong>Italia</strong>: e che in questo periodo la diocesi di<br />

Parma facesse un grande sforzo economico per il seminario è davvero sorprendente.<br />

Il 1° aprile 1929, come già si diceva, fu posata la prima pietra, anche come<br />

occasione di slancio per tutta la diocesi. Così <strong>Conforti</strong> descriveva l’evolversi<br />

della situazione delle vocazioni:<br />

Siamo purtroppo costretti ad esclamare colle parole del Vangelo che la messe è molta<br />

ma gli operai sono pochi. Di questo fatto doloroso molteplici sono state le cause in<br />

quest’ultimo ventennio. L’indebolimento della fede, la licenza dei costumi, la guerra<br />

diuturna di più anni ed il socialismo miscredente, rinnegatore d’ogni religione,<br />

avevano impedito o spento nella crescente generazione ogni slancio per la carriera<br />

ecclesiastica e pochi erano i giovani che pensavano ad incamminarsi per essa. Ma ora<br />

che per l’opera forte e sapiente di chi regge i destini d’<strong>Italia</strong>, la Religione è considerata<br />

come elemento indispensabile per l’elevazione ed il benessere morale della nazione,<br />

ed è penetrata nuovamente nelle scuole pubbliche ad animarle del suo soffi o vivifi -<br />

catore, ecco che noi vediamo crescere di giorno in giorno il numero di quei giovani,<br />

che attratti da un sublime ideale di apostolato, domandano di arruolarsi tra gli allievi<br />

del Santuario per esserne un giorno ministri 94 .<br />

Dopo la posa della prima pietra non venne meno l’intensità di iniziative<br />

di <strong>Conforti</strong> e della diocesi. Nel maggio c’era un’altra adunanza di persone che<br />

93 Vedi tutta la lettera in L’Eco 1929, 53-54. Ogni parrocchia doveva costituire il comitato<br />

pro seminario, promuovere la raccolta di una giornata di latte e chiedere alle massaie l’offerta<br />

delle uova per i mesi di aprile, maggio e giugno. Cfr. l’adunanza dei produttori di latte il 4<br />

aprile 1929 (L’Eco 1929, 97 e FCT 28, 356).<br />

94 Tutto il discorso in L’Eco 1929, 72-74; questo passo pure in FCT 28, 353.


602 Capitolo decimo<br />

potevano avere il ruolo di sponsor 95 ; nell’indizione della quinta visita, come si<br />

è detto, il primo degli obiettivi era “interessare la generosità dei buoni a favore<br />

del costruendo Seminario Vescovile” 96 . Altra lettera al clero venne pubblicata<br />

alla fine di aprile del 1930, con la gratitudine per l’impegno ad autotassare<br />

i benefici ecclesiastici a favore del seminario minore 97 , una decisione dell’assemblea<br />

del clero del 26 marzo 1930 98 .<br />

<strong>Conforti</strong>, come è noto, non vide il compimento della costruzione e intravedeva<br />

appena la buona ripresa numerica delle ordinazioni sacerdotali, che<br />

raggiunsero il culmine tra il 1934 e il 1948 99 . Era un fenomeno comune a tutta<br />

l’<strong>Italia</strong>, una ripresa di reclutamento che fece uscire dalle acque basse degli<br />

anni della prima guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra e si sostenne,<br />

pur con un decremento, fino a quando nacque la scuola media unica che tolse<br />

ai seminari il ruolo di scuole umanistiche per i figli di famiglie povere. Forse<br />

<strong>Conforti</strong> aveva individuato alcuni motivi di questa ripresa, nel discorso per<br />

la posa della prima pietra che più sopra abbiam citato. Senza dubbio negli<br />

anni ’30 e ’40 la vocazione presbiterale ritrovò un notevole “prestigio” agli<br />

occhi degli adolescenti e dei giovani. Il seminario minore di Parma fu uno<br />

dei primi esempi di un fenomeno molto importante tra le diocesi italiane: la<br />

costruzione o il rifacimento delle strutture per la formazione del clero. Queste<br />

grandi imprese edilizie spesso si conclusero proprio nel momento in cui<br />

il trend di crescita stava concludendosi, e, come disse un anziano sacerdote<br />

toscano a don Silvano Burgalassi, celebre studioso di sociologia, ci si ritrovò<br />

con questi grandi seminari “nuovi, vuoti e da finir di pagare” 100 . Parma, in<br />

realtà, per l’impegno del suo vescovo <strong>Conforti</strong> – e anche per l’intervento della<br />

Santa Sede – partì leggermente in anticipo e con un progetto più limitato: un<br />

95 FCT 28, 356-357. Si veda anche la lettera del giugno “a varie persone facoltose della<br />

Diocesi” (FCT 28, 364-365).<br />

96 L’intera lettera in L’Eco 1929, 69-72; questo passo in FCT 28, 359.<br />

97 FCT 28, 387. Tra il materiale pubblicato da Teodori ci sono anche schemi di conferenze<br />

pro seminario; vedili in FCT 28, 155-157.<br />

98 Ibid., 177-178: è lo schema del discorso di <strong>Conforti</strong> all’assemblea. Il vescovo rendeva<br />

conto dei lavori fatti fino a quel punto e del debito in sospeso. Rispondeva ad alcune critiche,<br />

che evidentemente serpeggiavano negli inevitabili crocchi tra il clero: perché fare la cancellata<br />

in ferro, perché le colonne di marmo? Ribadiva la fiducia nella Provvidenza. È singolare<br />

questa sensibilità per il bello, manifestata dal <strong>Conforti</strong> nella costruzione del nuovo seminario<br />

minore, così come aveva fatto trent’anni prima per la realizzazione della Casa madre saveriana,<br />

nello stesso quartiere, a pochi metri di distanza.<br />

99 Il seminario di Parma, cit., 133-136; MANFREDI, Vescovi, 185-186.<br />

100 Silvano BURGALASSI, Seminari nuovi, vuoti, da finir di pagare. Radiografia di una crisi<br />

che lascia motivi di speranza, in Presbyteri 8 (1976), 329-354.


Gli ultimi anni<br />

603<br />

buon seminario ginnasiale, senza toccare la struttura ottocentesca del seminario<br />

maggiore accanto al duomo e al battistero. Il che fece dell’opera voluta da<br />

<strong>Conforti</strong> una risorsa più duratura e utilizzabile 101 .<br />

Ma le vicissitudini del seminario di Parma non erano finite. Il <strong>Conforti</strong><br />

aveva trovato il rettore stabile, don Giovanni Barili, “strappandolo” alla<br />

parrocchia di Serravalle; aveva scelto come padre spirituale l’esperto Savazzini;<br />

aveva cambiato anche l’economo, che ora era don Roberto Simonazzi.<br />

L’organico degli insegnanti era completo secondo le direttive imposte alle<br />

facoltà teologiche e la qualità era tutt’altro che approssimativa: basti pensare<br />

che esisteva una cattedra di tomistica tenuta da mons. Amato Masnovo 102 .<br />

Nell’ottobre del 1931, <strong>Conforti</strong> si trovava a dover rendere conto alla Congregazione<br />

dei seminari di alcune accuse mosse contro i docenti del seminario<br />

parmigiano da “sedicenti sacerdoti” diocesani. Si affermava che don Giuseppe<br />

Orsi, docente di teologia dogmatica, fosse incompetente, e che addirittura<br />

un alunno si fosse rifiutato di fare l’esame, affermando di saperne più del<br />

professore 103 . Era accusato anche don Leandro Fornari, da anni insegnante di<br />

Sacra Scrittura, e persino “il novello Professore di Teol. Morale, il cui nome<br />

non è ancora di pubblica ragione” 104 . Insomma qualche personaggio forse<br />

del clero cittadino, e <strong>Conforti</strong> probabilmente aveva capito qualcosa, aveva<br />

mandato accuse gratuite a Roma, magari per invidia di non esser stato scelto<br />

come insegnante.<br />

Gli ultimi mesi di vita.<br />

La settimana liturgica. Ancora scontri con i fascisti<br />

Il 1929 e il 1930 trascorsero tra la visita pastorale, il sinodo, gli impegni<br />

della congregazione saveriana, le preoccupazioni per l’edificio del nuovo semi-<br />

101 Basterebbe paragonare l’attuale situazione edilizia dei seminari di Parma con il grandioso<br />

seminario di Verona, voluto in una zona di campagna verso ovest, che proprio nei<br />

mesi in cui si stanno redigendo queste note vedrà i suoi immensi, inutili corridoi rasi al<br />

suolo.<br />

102 Abbiamo il quadro completo dei docenti, dei manuali e dei corsi in una breve relazione<br />

di <strong>Conforti</strong> al prefetto della Congregazione dei seminari, del 29 ottobre 1930 (FCT<br />

28, 665-666).<br />

103 Su don Orsi, per lunghi anni insegnante in seminario, si veda il profilo di E. DALL’OLIO<br />

in Il seminario di Parma, cit., 73-77; e F. BOTTI, Mons. Giuseppe Orsi. Berceto 1886-1970,<br />

Parma 1973.<br />

104 FCT 28, 445.


604 Capitolo decimo<br />

nario minore 105 . Ma <strong>Conforti</strong> aveva già concepito un altro ambito di azione<br />

che finora, senza essere assente, era più in secondo piano.<br />

Già il sinodo celebrato nel ’30 e pubblicato nel ’31, aveva dato qualche<br />

indicazione di pastorale liturgica, come sopra si è detto. E non si trattava più<br />

solo di costruire e mantenere chiese decorose e provvedere a degni oggetti per<br />

la liturgia. <strong>Conforti</strong>, sull’onda del movimento liturgico che allora arrivava<br />

anche in <strong>Italia</strong> 106 , comprendeva che la popolazione era totalmente distaccata<br />

dalla celebrazione eucaristica, e bisognava trovare la strada per rendere la liturgia<br />

di nuovo accessibile. Certamente un contributo determinante a queste sue<br />

riflessioni, oltre che dall’esperienza della visita pastorale, venne da uno dei<br />

pionieri del movimento liturgico italiano: il benedettino Emanuele Caronti.<br />

Eletto nel 1919 abate della comunità di San Giovanni in Parma, ma fin<br />

dal 1914, priore di Praglia, attivo nella Rivista liturgica, Caronti si impegnò<br />

nell’apostolato liturgico in tutta <strong>Italia</strong>, ma con importanti spazi d’azione a<br />

Parma. Qui operò sia con incontri e conferenze a San Giovanni, sia, dal 1923,<br />

nella scuola per catechisti in episcopio, sia nel circolo cattolico femminile<br />

istituito presso San Giovanni e, nel 1927-28, con lezioni di canto e liturgia<br />

ai circoli cattolici femminili della città 107 . Caronti non era dunque ai margini<br />

dell’attività ecclesiale parmense, e il vescovo <strong>Conforti</strong> lo aveva coinvolto in<br />

una delle realtà strategiche: la scuola per le catechiste. Nel 1931 venne l’ora di<br />

una più organica proposta di pastorale liturgica, con la “settimana liturgica”<br />

diocesana, realizzata dal 20 al 24 aprile: a questo evento erano invitati clero,<br />

laicato e associazioni cattoliche. Caronti ne era il direttore 108 . Furono invitati<br />

diversi esperti, tra cui il già noto padre gesuita Petazzi, che tornava a Parma<br />

dopo gli anni dell’Unione missionaria del clero 109 .<br />

105 In quegli anni, ripetutamente, <strong>Conforti</strong> confidava a Dagnino il suo desiderio di<br />

dimettersi dalla responsabilità diocesana: <strong>Conforti</strong> a Dagnino, 31 marzo 1928 (FCT 2,<br />

253); <strong>Conforti</strong> a Dagnino 9 agosto 1930 (FCT 2, 267-268). Nel novembre 1929 volle una<br />

missione straordinaria in città (FCT 28, 170). Inoltre verso il 1930 iniziava la progettazione<br />

di una “casa per il clero” (cfr. lettera a M. R. Sig. don Almerico Guareschi, Massaro del Ven.<br />

Collegio dei Parroci, del 21 novembre; FCT 28, 670).<br />

106 Cfr. Silvio TRAMONTIN, Vita di pietà e vita di parrocchia, in La Chiesa e la società<br />

industriale (1878-1922), a cura di Elio GUERRIERO e Annibale ZAMBARBIERI, II (Storia della<br />

Chiesa, fond. A. Fliche e V. Martin), Cinisello Balsamo 1990, in particolare 118-120.<br />

107 Maria PAIANO, Liturgia e regime fascista: l’apostolato liturgico di Emanuele Caronti tra<br />

le due guerre, cit., in particolare 143 nota 40; 150 nota 56; 159 nota 80 (tutto l’articolo:<br />

127-169).<br />

108 L’Eco 1931, 62, 73-75 e 118. Cfr. P. BONARDI, Il Beato <strong>Conforti</strong> per la sua gente, cit.,<br />

142.<br />

109 L’Eco 1930, 64.


Gli ultimi anni<br />

Nella lettera di invito appare chiara l’intenzione di <strong>Conforti</strong>:<br />

605<br />

Il Clero deve procurare in ogni miglior modo che il popolo prenda ad amare anche<br />

la forma esteriore della Religione come mezzo al conseguimento del fi ne. Ottenuto<br />

questo primo risultato, non tarderà ad ottenere che il popolo ami ancor di più l’intima<br />

natura della Religione stessa e tenga nella più alta considerazione i suoi precetti<br />

e le sue dottrine.<br />

Sino a ieri, purtroppo, i riti della Chiesa erano lettera morta per la maggioranza dei<br />

cristiani. Oggi invece non è più così, perché per opera specialmente dell’inclito Ordine<br />

Benedettino, gli studi liturgici hanno preso ovunque un consolante risveglio.<br />

Tali convegni debbono quindi interessare tutti indistintamente: il Clero in cura<br />

d’anime, che della vita parrocchiale ha da essere l’anima, le pie associazioni ed organizzazioni<br />

cattoliche, che sono chiamate a collaborare con esso al decoro del divin<br />

culto ed infi ne i fedeli tutti che nella Parrocchia hanno il diritto di avere quanto è<br />

necessario alla conservazione ed all’incremento della lor vita cristiana.<br />

Essi debbono trovare di continuo entro questo sacro recinto come un’atmosfera<br />

soprannaturale… 110<br />

Nel discorso iniziale <strong>Conforti</strong> riprendeva alla lettera alcuni passaggi del<br />

testo dell’invito. Il punto focale della settimana sarebbe stato la liturgia parrocchiale:<br />

su questo il vescovo era molto chiaro e insistente. <strong>Conforti</strong> provava<br />

ad abbozzare qualche scelta concreta, peraltro sviluppando quanto il sinodo<br />

di pochi mesi prima aveva indicato:<br />

Nella grande maggioranza il popolo cristiano assiste alla Santa Messa nei giorni festivi:<br />

ma come vi assiste? Passivamente; si considera come estraneo. I più devoti recitano<br />

preghiere. Non così assistettero gli Apostoli nel Cenacolo, non così i primitivi fedeli,<br />

come ci attesta S. Agostino. Si farà così quando i fedeli comprenderanno il signifi cato<br />

ed il valore dei diversi atti del Sacrifi cio Eucaristico, quando in luogo di certi libri di<br />

pietà più o meno succosi, accompagneranno le sublimi preghiere del Canone ormai<br />

stampate e tradotte in <strong>Italia</strong>no anche nei diversi testi catechistici.<br />

Per questo avremo nella nostra settimana liturgica diversi esempi di Messe spiegate.<br />

E mi lusingo che anche il Ven. Clero, in omaggio alle disposizioni sinodali, ripeterà<br />

queste spiegazioni nelle rispettive Parrocchie, almeno una volta all’anno 111 .<br />

<strong>Conforti</strong>, sempre nel discorso inaugurale, riprendeva l’insistenza sul ritorno<br />

al canto gregoriano.<br />

110 L’intera lettera in L’Eco 1931, 73-75 e FCT 28, 432-434.<br />

111 Per i due discorsi di <strong>Conforti</strong>, a intervento nella settimana liturgica, vedi in FCT 28,<br />

208-212; questo passo in 210. Questi testi non sono pubblicati sul bollettino diocesano. Le<br />

medesime linee vengono riprese, con un breve excursus teologico sulle relazioni tra liturgia e<br />

virtù teologali, nel discorso di chiusura (FCT 28, 211-212).


606 Capitolo decimo<br />

La settimana liturgica fu articolata in una sezione per il clero, una per le<br />

associazioni cattoliche e alcune adunanze generali 112 . La parte del leone nelle<br />

relazioni l’ebbero i benedettini; l’abate Caronti parlò al clero su: “l’organizzazione<br />

parrocchiale della Chiesa”, “la liturgia funeraria nelle parrocchie” e<br />

“la parrocchia delle parrocchie: la Chiesa cattedrale”, e alle adunanze generali<br />

fece i due interventi in programma su “la messa parrocchiale” e “la catechesi<br />

parrocchiale”. Il suo confratello Ottaviano Ghigliotti parlò al clero su “la persona<br />

del parroco” e ai laici associati sui “vespri”. L’altro benedettino Eugenio<br />

Cicchitti intervenne sempre davanti ai gruppi associativi su “i doveri parrocchiali<br />

delle associazioni cattoliche” e “l’apostolato parrocchiale delle associazioni<br />

cattoliche”. Due sacerdoti diocesani affiancavano questi religiosi: mons.<br />

Grazioli che parlò al clero su “la parrocchia centro della vita religiosa” e ai laici<br />

su “come l’AC si incentri nella vita parrocchiale e tenda a svilupparla”; don<br />

Francesco Tonolo fece tre relazioni alla sezione per il clero su aspetti pratici: la<br />

predicazione, il piccolo clero e “mezzi pratici per favorire e sviluppare la vita<br />

parrocchiale”.<br />

Se si inseriscono questi interventi di <strong>Conforti</strong> sulla pastorale liturgica nel<br />

contesto più ampio del movimento liturgico allora in atto in <strong>Italia</strong> e in tutta<br />

Europa, si può individuare qualche aspetto di originalità e autonomia rispetto<br />

all’impostazione dell’abate Caronti e degli altri leader italiani del movimento.<br />

La visione della pastorale liturgica di <strong>Conforti</strong> è legata non solo alla vita parrocchiale,<br />

ma anche a una stretta correlazione tra liturgia e dottrina cristiana.<br />

In un certo senso si può affermare che il “primo amore” pastorale di <strong>Conforti</strong>,<br />

la catechesi, influenzava da vicino, fin quasi a strumentalizzare, l’impegno di<br />

purificazione della liturgia e di accostamento della popolazione al significato<br />

delle celebrazioni. C’era una interdipendenza tra liturgia e dottrina che, se si<br />

dovesse giudicare coi parametri del dopo-concilio Vaticano II, mostrerebbe<br />

dei limiti teologici, ma che era in realtà un’apertura al movimento liturgico e<br />

un inizio di sintesi davvero interessante 113 .<br />

Non c’è traccia, invece, di un disegno di tipo diverso e che recenti studi<br />

hanno evidenziato nel movimento liturgico italiano e in particolare in<br />

Emanuele Caronti: la liturgia come forma di comunicazione per le masse,<br />

112 Vedi la Notificazione con il programma in L’Eco 1931, 62. Per il Resoconto delle relazioni<br />

in ibid., 122-139.<br />

113 Si noti, ad esempio, che in altre diocesi la proposta di una “messa spiegata” al popolo<br />

arrivò molto più tardi e con molte più difficoltà. In una diocesi lombarda come Lodi, ad<br />

esempio, un parroco di città si trovò a dover rispondere alle perplessità dei confratelli per<br />

aver introdotto questa pratica, nel 1936 (cfr. Monsignor Venanzio Felisi. Servo fedele di Cristo<br />

e buon pastore, cit., 173 e 178).


Gli ultimi anni<br />

607<br />

che da una parte entrava in sintonia con alcune linee del fascismo, dall’altra<br />

mirava a far prevalere la cristianizzazione collettiva sullo stato totalitario, in<br />

nome del “regno sociale di Gesù Cristo”. Era il disegno di Pio XI, teorizzato<br />

in termini liturgici, e con l’obiettivo, anche, di chiedere allo stato di rendere<br />

obbligatoria la partecipazione alle celebrazioni e l’utilizzo del calendario<br />

cattolico 114 . Nessun accenno di questo genere nelle, certo limitate ma precise,<br />

prese di posizione di <strong>Conforti</strong> in questo primo tentativo sistematico di<br />

pastorale liturgica 115 .<br />

Proprio nei giorni della settimana liturgica, si ebbero a Parma le prime<br />

avvisaglie di uno scontro che percorse tutta l’<strong>Italia</strong> tra regime fascista e chiesa<br />

116 . Il fascismo puntava al monopolio educativo e manifestava ostilità nei<br />

confronti delle attività giovanili ecclesiali 117 . Inoltre con certezza Mussolini<br />

e altri gerarchi intuivano la minaccia di un lavoro educativo e culturale che<br />

aveva come obiettivo lo svuotamento dal di dentro del fascismo con la creazione<br />

di una classe dirigente cattolica. Pio XI non intendeva né deflettere dal<br />

suo progetto di costruzione di uno “stato cristiano”, né rinunciare all’Azione<br />

cattolica e al suo impegno educativo 118 .<br />

114 Si veda il già citato articolo di M. PAIANO, Liturgia e regime e, nella stessa opera collettiva,<br />

lo studio di D. MENOZZI, La dottrina del regno sociale di Cristo tra autoritarismo e totalitarismo,<br />

in Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali<br />

(<strong>Italia</strong>, Francia, Spagna), Brescia 2004, in particolare 46-47.<br />

115 Per rimanere nell’ambito liturgico, vale la pena citare un intervento piuttosto deciso di<br />

<strong>Conforti</strong>, con una lettera all’arcidiacono del Capitolo della cattedrale, mons. Pietro Del Soldato,<br />

in data 6 marzo 1931. Il clero della cattedrale non assicura un servizio continuativo di<br />

confessioni, non vi è orario definito delle messe feriali, e la pulizia lasciava a desiderare (FCT<br />

28, 688). Evidentemente, anche in occasione della settimana liturgica, <strong>Conforti</strong> teneva a<br />

che la cattedrale offrisse un modello di liturgia e di servizio sacramentale. Sei giorni dopo<br />

<strong>Conforti</strong> dava al capitolo notizia della settimana liturgica, coinvolgendo i canonici sia nella<br />

preparazione che nella realizzazione (FCT 28, 688-689).<br />

116 Una sintesi chiara che raccoglie la bibliografia precedentemente citata di Canali, Leoni<br />

e altri, in P. TRIONFINI, Una storia lunga, 109-112.<br />

117 A Parma, come altrove, nel movimento cattolico giovanile non mancava chi simpatizzava<br />

per il Partito popolare e manteneva un atteggiamento antifascista. Verso la fine del<br />

1929, c’erano state delle tensioni all’interno della dirigenza giovanile diocesana, in particolare<br />

contro don Luigi Orsi, che a volte aveva manifestato le sue simpatie verso il regime.<br />

Con molta prudenza <strong>Conforti</strong> era riuscito ad appianare le divergenze e a calmare le tensioni;<br />

vedi in proposito le diverse sue lettere: a Vietta, 15 novembre 1929 (FCT 28, 618-619); a<br />

Camillo Negri, 25 novembre 1929 (FCT 28, 620); a Vietta, 25 novembre 1929 (FCT 28,<br />

621-622); a Augusto Ciriaci, presidente generale dell’Azione cattolica, 26 novembre 1929<br />

(FCT 28, 621-622), quest’ultima missiva con la narrazione della vicenda; a Vietta, 10 luglio<br />

1930 (FCT 28, 651).<br />

118 G. MARTINA, Storia della Chiesa IV, cit., 168; Luciano CAIMI, Cattolici per l’educazione,


608 Capitolo decimo<br />

I fatti sono noti: una serie di intimidazioni e minacce, accompagnate da<br />

alcune misure di polizia per il controllo dei circoli cattolici, nella primavera<br />

del 1931. Poi la chiusura d’autorità dei circoli e le perquisizioni ordinate dalle<br />

forze di polizia. Intanto continuavano violenze sia nei confronti dei singoli<br />

che verso le sedi dei circoli cattolici. Nell’estate, il papa pubblicò l’enciclica<br />

Non abbiamo bisogno, con una vibrante protesta contro gli avvenimenti che<br />

avevano colpito l’Azione cattolica giovanile in tutta la penisola. In settembre,<br />

gli accordi tra Santa Sede e governo permisero una riapertura dei circoli, pur<br />

con strascichi di violenze e tensioni. Cercheremo qui soprattutto di approfondire<br />

le prese di posizione di <strong>Conforti</strong> di fronte a questa ondata di violenza,<br />

rimandando alle ricerche di Trionfini per una cronaca più precisa dei vari<br />

episodi nel parmense.<br />

Il 28 aprile 1931 interveniva immediatamente con lettera al prefetto Eolo<br />

Rebua per protestare contro “le invasioni dei locali del Circolo Universitario<br />

Cattolico e del Circolo della SS. Trinità” che, affermava con decisione, “non<br />

ebbero come causa provocazione alcuna”, e avvertiva il prefetto che “anche<br />

dalla campagna” arrivavano notizie di tensioni 119 . Il 3 giugno scriveva a Pio XI<br />

una lettera di solidarietà per i disordini contro l’AC giovanile.<br />

Anche a Parma, come ovunque, ha avuto luogo la chiusura di tutti i nostri Circoli<br />

Giovanili; ma, grazie a Dio, non sono succeduti gl’incidenti spiacevoli che si sono<br />

verifi cati altrove. Solo un giovane, per quello che mi consta, ebbe a subire percosse<br />

da parte degli avversari 120 .<br />

Nello stesso giorno, <strong>Conforti</strong> redigeva un messaggio ai giovani cattolici che<br />

fu parzialmente censurato dalla polizia:<br />

E che debbo o posso dirvi in questo momento che resterà dolorosamente memorando<br />

nella storia della Chiesa in <strong>Italia</strong>, e in particolare dell’Azione Cattolica? Mi limito<br />

a ripetervi ciò che il Santo Padre ha espresso di recente … “Dopo quello che ripetutamente<br />

ed anche solennemente abbiamo detto delle attinenze dell’Azione Cattolica<br />

colla Gerarchia, che è a dire con Gesù Cristo stesso, non è dubbio che anche voi,<br />

giovani carissimi, gioia nostra e nostro santo, paterno orgoglio, potete e dovete andar<br />

lieti e fi eri di aver sofferto per la Chiesa, per il Papa, per Gesù Cristo stesso”.<br />

cit., 208-214; e l’ampio volume Chiesa, Azione Cattolica e fascismo nel 1931. Atti dell’incontro<br />

di studio, Roma 12-13 dicembre 1981, Roma 1983.<br />

119 FCT 28, 695. Va notato che proprio nei giorni della settimana liturgica e dell’esplodere<br />

delle tensioni sui giovani di AC, <strong>Conforti</strong> perdeva il suo vicario generale e amico mons.<br />

Enrico Ajcardi, collaboratore e confidente: “Per oltre 20 anni ebbi in lui un fratello affezionato,<br />

un amico sincero, un consigliere prudente, un collaboratore fedele” (dal Discorso in<br />

morte, 20 aprile 1931; FCT 28, 207-208).<br />

120 FCT 28, 699.


Gli ultimi anni<br />

609<br />

Come vi è ben noto, il santo Padre, per ora, sino ad ordine contrario, ha disposto<br />

che i Vescovi assumano personalmente e immediatamente la tutela e la direzione<br />

dell’Azione Cattolica nelle rispettive Diocesi. Ed io ben volentieri assumo l’onorifi co<br />

incarico e vi protesto che se fu sempre grande la mia predilezione per la gioventù,<br />

maggiore sarà per l’avvenire, sicuro di trovare in voi quell’affetto e quella corrispondenza<br />

che debbono contraddistinguere coloro che si gloriano di essere fi gli della<br />

Chiesa …<br />

Voi intanto, entro l’ambito della legalità, proseguite animosi in tutte quelle opere di<br />

apostolato Cristiano a cui debbono essere dedicate le preziose vostre energie, fi denti<br />

sempre nella santità della causa …<br />

Preghiamolo pure che, dissipati gli equivoci e tolte le dannose prevenzioni, possiamo<br />

nuovamente rallegrarci della concordia degli animi, senza la quale deve necessariamente<br />

sentirne detrimento anche il benessere sociale… 121<br />

La presa in carico della responsabilità e “tutela” dei giovani di AC da parte<br />

di <strong>Conforti</strong> non era certo una affermazione retorica, e l’invito a continuare le<br />

opere dell’apostolato poteva perfino suonare provocatorio per il regime. Certo<br />

<strong>Conforti</strong> non rinunciava, per sua convinzione e per scelta di dialogo, a invocare<br />

che “equivoci” e “prevenzioni” venissero meno in vista della concordia:<br />

anche nel lontano 1908, in tutt’altro scenario, aveva invocato la “concordia”.<br />

Il 5 giugno scriveva al parroco di Viarolo, dove c’erano stati dei disordini<br />

contro i giovani cattolici 122 ; pochi giorni dopo inviava i suoi messaggi al<br />

responsabile diocesano di AC, Ferdinando Vietta 123 . Sempre nel giugno, altre<br />

lettere, in cui incoraggiava e però insieme chiedeva prudenza, al prevosto di<br />

San Secondo 124 e all’arciprete di Sala Baganza 125 .<br />

All’inizio di luglio, da Berceto dove era in visita pastorale, scriveva a Vietta<br />

una risposta alle informazioni che l’avvocato e dirigente cattolico dava sulle<br />

imposizioni operate dalla polizia:<br />

Mi contrista quanto mi scrive e penso che convenga lasciar fare alla Q[uestura] quanto<br />

crede per non prestarci noi direttamente a far cosa ordinata a vessazioni ingiuste.<br />

Per citarLe un esempio, so che in qualche paese di questo mondo furono di recente<br />

chiamati i giovani cattolici appartenenti al Circolo e minacciati del confi no se non<br />

davano il nome al Fascio. Taluno di essi venne perfi n precettato. Penso che questo, e<br />

non altro, sia lo scopo delle nuove richieste 126 .<br />

121 Vedilo in FCT 28, 699-700, e nella veste censurata in L’Eco 1931, 84. Cfr. pure l’altro<br />

messaggio ai giovani del 1° giugno, in FCT 28, 213.<br />

122 FCT 28, 701.<br />

123 Ibid., 701.<br />

124 <strong>Conforti</strong> a don Giuseppe Ferrari, 10 giugno 1931 (FCT 28, 702).<br />

125 <strong>Conforti</strong> a don Umberto Gambara, 13 giugno 1931 (FCT 28, 702).<br />

126 <strong>Conforti</strong> a Vietta, 4 luglio 1931 (FCT 28, 704-705). Il confino, come è noto, era una


610 Capitolo decimo<br />

In quegli stessi giorni veniva aggredito il presidente della Gioventù cattolica<br />

di Parma, Camillo Negri; <strong>Conforti</strong> gli scriveva immediatamente:<br />

Si consoli al rifl esso d’aver patito per una causa santa e di avere per Lei la simpatia<br />

dei buoni. Il mio Segretario, appena appreso il triste caso, interpretando l’animo<br />

mio, non ha esitato nella mia assenza di fare con chi di ragione le dovute proteste e<br />

rimostranze, prima d’ogni altro. Questo pure Le torni di conforto. In Dio, del resto,<br />

vindice della giustizia, debbono essere riposte le migliori nostre speranze 127 .<br />

I prefetti Eolo Rebua, che tra l’altro fu trasferito ad Alessandria il 16 maggio<br />

del 1931, e Canuto Rizzati, proveniente da Como, ebbero in quei giorni<br />

una discreta serie di comunicazioni e proteste da parte del <strong>Conforti</strong> 128 . Segue<br />

un periodo di apparente calma sul territorio parmense, mentre il duello s’era<br />

ormai trasferito al vertice. A settembre, dopo gli accordi sull’Azione cattolica<br />

129 , <strong>Conforti</strong> rendeva nota la ripresa dei circoli giovanili, nominando ai loro<br />

posti i responsabili già in azione prima della chiusura voluta dal regime 130 . I<br />

circoli ripartivano sul territorio e <strong>Conforti</strong> esprimeva il suo apprezzamento 131 .<br />

Ma alla fine del mese, in una vibrata protesta al prefetto Rizzati, il vescovo<br />

elencava una serie di minacce e violenze contro giovani cattolici, in città e a<br />

Coltaro, aventi come pretesto il distintivo della Società della gioventù cattolica<br />

e come protagonisti alcuni giovani fascisti e il loro capo.<br />

I recenti accordi raggiunti felicemente tra la Santa Sede e il Governo sull’Azione<br />

Cattolica in <strong>Italia</strong> e gli affi damenti verbali ricevuti più volte presso codesta R. Que-<br />

delle pene applicate dal “tribunale per la difesa dello Stato”, istituito nel novembre 1926,<br />

contro i colpevoli di reati politici: cfr. F. CHABOD, L’<strong>Italia</strong> contemporanea, cit., 79. La lettera<br />

a Vietta mostra anche come la polizia volesse avere informazioni ed elenchi degli Uomini e<br />

delle Donne cattoliche e addirittura dei membri dell’Apostolato della Preghiera!<br />

127 <strong>Conforti</strong> a Camillo Negri, 13 luglio 1931 (FCT 28, 705).<br />

128 M. MISSORI, Governi, alte cariche, cit., 542.<br />

129 Cfr. il suo messaggio Alle Associazioni Cattoliche della Diocesi, 8 settembre 1931, in<br />

L’Eco 1931, 159-160; pure in FCT 28, 442-444. Anche in questa occasione, oltre a indicare<br />

i campi dell’apostolato cattolico giovanile (“nei convegni, nei corsi di cultura, nelle scuole di<br />

Religione, nelle opere Missionarie, nelle Conferenze di S. Vincenzo, nella propaganda orale,<br />

nella diffusione della buona stampa, nei ritiri spirituali, nel promuovere il canto religioso e<br />

la propaganda liturgica, nelle solenni dimostrazioni di fede”), chiedeva ai giovani cattolici di<br />

impegnarsi per la costruzione del nuovo seminario minore.<br />

130 FCT 28, 718-719: “Io faccio i migliori voti per una ripresa di lavoro fattivo, lusingandomi<br />

che la passata bufera abbia accresciuto, anziché diminuito, l’ardore dei nostri cari<br />

giovani per ogni opera nobile e santa”.<br />

131 <strong>Conforti</strong> a don Giuseppe Ferrari, 16 settembre 1931 (FCT 28, 720); <strong>Conforti</strong> a don<br />

Giovanni Bernini, 17 settembre 1931 (FCT 28, 720-721).


Gli ultimi anni<br />

611<br />

stura da rappresentanti miei e delle opere locali cattoliche avrebbero dovuto bastare<br />

per dare ai cattolici parmensi la sicurezza e la sensazione che l’ordine, l’incolumità<br />

personale e la libertà comune ad ogni onesto cittadino non venissero più turbati col<br />

pretesto di una lotta che i Poteri Supremi hanno dichiarato chiusa.<br />

Purtroppo i fatti smentiscono ogni affermazione teorica in questo senso e distruggono<br />

ogni più fondata speranza di tranquillità.<br />

Giunte le cose a questo punto, se come cittadino devo rammaricarmi che la mia Parma<br />

sia teatro di questi atti che ne disonorano il nome, come Vescovo devo elevare la<br />

mia protesta contro questo stato di cose che turba la serenità degli animi dei cattolici<br />

parmensi ed offende il sentimento religioso e le direttive del Duce, che ha saputo,<br />

con recente accordo, ristabilire quella pace che ogni buon <strong>Italia</strong>no attendeva dalla sua<br />

forza e dalla sua saggezza 132 .<br />

Ritroviamo in questa lettera, che non esita a fare nomi e cognomi di responsabili,<br />

lo spirito che altre volte emerge in <strong>Conforti</strong> nei momenti più critici:<br />

prudenza e moderazione nella scelta dei termini e dei riferimenti, ma coraggio<br />

e decisione a fronte di chi gestiva il potere. Copia della missiva era inviata al<br />

segretario di Stato, Eugenio Pacelli, con un commento molto realistico:<br />

Mi consta che da parte del Prefetto non sono mancati richiami agli autori dei medesimi<br />

[incidenti]; ma ho ragione di ritenere che non si sarà ecceduto certamente nel<br />

rigore delle misure prese contro di essi. L’attuale Prefetto di Parma è il Comm. Rizzatti<br />

(sic) che prima si trovava in tale qualità a Como e che qualche anno fa ha date<br />

non poche noie ai Cattolici organizzati di quella Diocesi 133 .<br />

L’anziano vescovo non sembra sconvolto o deluso per questi strascichi<br />

di violenza. Non abbiamo suoi commenti riguardanti il fascismo in questo<br />

periodo. I riferimenti al duce e al concordato sono sempre fiduciosi e convinti,<br />

ma l’esperienza di vita e il suo voluto distacco dalla politica, fin dai tempi<br />

delle barricate dell’agosto del 1922 o della “guerra dei gagliardetti”, lo facevano<br />

capace di spirito critico e di una distanza, che non tutto il clero italiano in<br />

quel periodo riusciva a vivere 134 .<br />

Realmente gli episodi di violenza non erano finiti. Alla fine di ottobre,<br />

<strong>Conforti</strong> prendeva ancora carta e penna per protestare con il questore per le<br />

percosse ricevute da un giovane cattolico della parrocchia di Ognissanti in<br />

132 <strong>Conforti</strong> a Canuto Rizzati, 29 settembre 1931 (FCT 28, 724-725).<br />

133 <strong>Conforti</strong> a Pacelli, 1° ottobre 1931 (FCT 28, 725-726).<br />

134 Si veda anche la richiesta di pareri all’arcivescovo di Modena Giuseppe Bussolari,<br />

sulla scarsa partecipazione di balilla e avanguardisti al servizio religioso offerto dai rispettivi<br />

cappellani, del 12 aprile 1931 (FCT 28, 691-692), e al segretario del Sant’Uffizio Donato<br />

Sbarretti Tazza, sull’adesione al Partito fascista degli insegnanti, del 27 luglio 1931 (FCT<br />

28, 709-710).


612 Capitolo decimo<br />

città, “col pretesto d’aver egli mancato ai suoi doveri di fascista”. Il vescovo<br />

citava gli accordi di settembre, di cui “ebbe a compiacersi S. E. il Duce anche<br />

nel discorso memorando tenuto pochi giorni or sono a Napoli” 135 .<br />

Come già ha osservato Trionfini, questa è l’ultima lettera datata dell’epistolario<br />

confortiano che finora è nota. Non sappiamo con certezza se sia effettivamente<br />

l’ultima lettera da lui scritta. Né si può dire che queste preoccupazioni<br />

siano state la causa scatenante il suo crollo di salute. Però resta un segno che,<br />

dopo un episcopato speso nell’impegno per i ragazzi della catechesi e i giovani<br />

dei circoli cattolici, <strong>Conforti</strong> abbia speso le ultime energie per difenderli dalle<br />

provocazioni fasciste.<br />

Novembre 1931<br />

Il giorno prima di scrivere l’ultima lettera al questore, il 25 ottobre 1931<br />

nella cappella della Casa madre saveriana, mons. <strong>Conforti</strong> ordinava alcuni<br />

suddiaconi, alle 7 del mattino 136 . Era domenica, e si celebrava la festa di Cristo<br />

Re, voluta da qualche anno da papa Pio XI. In quel giorno, non sentendosi<br />

bene, il vescovo si mise a letto, in episcopio e non a Casa madre 137 . La situazione<br />

precipitò, a livello circolatorio, nonostante l’assistenza dei medici e di<br />

un fratello saveriano infermiere, Lio Stocco. Lucido, poté confessarsi dal suo<br />

confessore, il p. francescano Salvatore Spada. Ricevendo il viatico, il 4 novembre,<br />

davanti a diversi testimoni, dopo aver ascoltato il Credo letto dal vicario<br />

generale Antonio Schiavi, affermò con momenti di grande commozione:<br />

Credo fermamente e confermo la professione di Fede che Monsignor Vicario Generale<br />

ha letto testé in mio nome. E che io avrei voluto poter ripetere con le mie labbra,<br />

se la malferma salute non me l’avesse impedito.<br />

Questa fede è stata sempre la norma del mio pensare; questa fede ho sempre voluto<br />

predicare in nome e per l’autorità stessa di Gesù Cristo. Vorrei poter dire anche che<br />

essa è sempre stata la norma del mio operare, se non fossi conscio della mia profonda<br />

miseria e della mia grande debolezza.<br />

Ad ogni modo io vi domando perdono di non aver fatto tutto quello che avrei potuto<br />

135 <strong>Conforti</strong> al questore di Parma, 26 ottobre 1931, in merito al giovane Raimondo<br />

Tagliavini (FCT 28, 727). Il 25 ottobre del 1931 Mussolini faceva visita alla città di Napoli.<br />

136 Otto ordinandi erano allievi saveriani, uno benedettino di San Giovanni (FCT 28,<br />

727 e Vita Nostra 1932, 8).<br />

137 Sugli ultimi momenti di vita, vedi: BONARDI, <strong>Conforti</strong>, 253-266, VANZIN, Pastore, 242-<br />

246; LUCA, Sono tutti, 196-202.


Gli ultimi anni<br />

613<br />

fare; vi domando perdono in tutto ciò che nella mia vita fosse stato contrario agli<br />

insegnamenti della mia fede, alla fede degli Apostoli, la fede della Chiesa.<br />

Sì, domando perdono al mio venerando clero ed al mio popolo di tutte le manchevolezze,<br />

di tutte le mie colpe contrarie alla fede degli Apostoli e della Chiesa. Io<br />

domando perdono a tutti.<br />

Fra poco dovrò comparire al divin tribunale e render conto del mio clero, del mio<br />

popolo, di tutto quello che ho fatto. Il mio popolo, la mia diocesi. Prima di lasciarvi,<br />

io benedico tutti e prego il Signore a benedirvi. Sì, Signore, benedite il mio venerando<br />

clero, benedite la mia Diocesi. Vorrei che la fede degli Apostoli abbia sempre ad<br />

essere la regola indeclinabile della loro condotta. Salvate il mio clero e il mio popolo<br />

dall’errore e dalla miscredenza.<br />

Chiedo perdono… 138<br />

Monsignor Calza rientrava in <strong>Italia</strong> e fece in tempo ad arrivare per un<br />

estremo saluto. Nella mattina del 5 novembre, giovedì, si permise a molti<br />

visitatori di entrare nella stanza, come era avvenuto per il suo maestro, il cardinal<br />

Ferrari, anni prima. Verso mezzogiorno ebbe una forte crisi. Alle 13.53<br />

il cuore si fermava definitivamente.<br />

Il capitolo annunciava alla diocesi, in quello stesso giorno, la morte del<br />

vescovo 139 . La salma rimase in vescovado fino alla domenica 8, quando nel<br />

pomeriggio fu trasportata per le vie della città e poi in cattedrale. Molti fedeli<br />

allora passarono prima in vescovado e poi nella chiesa maggiore di Parma per<br />

un omaggio al loro vescovo: qualcuno ha calcolato centomila persone. Il lunedì<br />

9 novembre, al mattino, si celebrò la solenne messa di suffragio, alla presenza<br />

dei vescovi Antonio Lega di Ravenna, Ruggero Bovelli di Ferrara, Edoardo<br />

Brettoni di Reggio Emilia, Ersilio Menzani di Piacenza, Mario Vianello di<br />

Fidenza, Giuseppe Bussolari di Modena e del vicario apostolico di Zhenzhou<br />

Luigi Calza 140 . Tenne il discorso funebre Giovanni Cazzani, vescovo di Cremona<br />

e già segretario del card. Agostino Riboldi a Ravenna 141 . Migliaia di<br />

persone riempivano la cattedrale, e molti messaggi di cordoglio arrivavano da<br />

tutta <strong>Italia</strong> 142 .<br />

138 Questo è il testo deposto da F. Teodori nel 1961, al Processo apostolico per la causa<br />

di beatificazione del <strong>Conforti</strong>, riportato in FCT 15, 75. Il Teodori scrisse quegli ultimi<br />

momenti (“Scrivevo e piangevo: grosse lagrime mi cadevano sulla pagina aperta e mi rigavan<br />

le mani”; F. TEODORI, Ricordi minimi, manoscritto in CSCS, alla data). VANZIN, Pastore, 245<br />

ne ha una versione più breve e corretta stilisticamente.<br />

139 L’annuncio è fatto a firma di mons. Pietro Del Soldato, arcidiacono del capitolo della<br />

cattedrale (L’Eco 1931, 163 e FCT 28, 447-448).<br />

140 Si veda la Gazzetta di Parma del 10 novembre 1931, 5.<br />

141 Vedilo per intero in L’Eco 1931, 163-167 e in FCT 28, 448-454.<br />

142 Per il telegramma del papa vedi L’Eco 1931, 163 e FCT 28, 448. Per le diverse versio-


614 Capitolo decimo<br />

<strong>Conforti</strong> fu dapprima tumulato nella cappella di Sant’Agata in cattedrale.<br />

Alla fine di aprile 1942, a poco più di dieci anni dalla morte, il postulatore<br />

della sua causa di beatificazione, p. Faustino Tissot, chiese al Capitolo della<br />

cattedrale di poter accogliere i suoi resti mortali nella cappella della Casa<br />

madre, a Campo di Marte. Il Capitolo diede parere favorevole e, dopo la<br />

ricognizione della salma e i lavori necessari per il sarcofago, l’8 novembre<br />

1942, in una Parma segnata dal timore dei bombardamenti alleati, una folla<br />

ingente accompagnava la traslazione, attraverso via Cavour, piazza Garibaldi,<br />

via Mazzini, il Ponte Dux, via Bixio in Oltretorrente, il Ponte Caprazucca,<br />

via Farini e i viali di Campo di Marte. Da pochi giorni uno di essi, l’ultimo<br />

attraversato dal corteo, era stato intitolato al <strong>Conforti</strong>. Le cronache del tempo<br />

parlano di trentamila persone. La cerimonia fu presieduta dal successore a<br />

Parma, mons. Evasio Colli, che fece il discorso commemorativo. Erano presenti<br />

anche l’arcivescovo di Modena Cesare Boccoleri, i vescovi di Reggio<br />

Emilia Edoardo Brettoni, di Piacenza Ersilio Menzani, di Fidenza Mario Vianello,<br />

di Carpi Virgilio Federico Della Zuanna cappuccino, di Como Alessandro<br />

Macchi, l’ausiliare di Ravenna <strong>Angelo</strong> Rossini, il vescovo di Pontremoli<br />

Giovanni Sismondo, e l’abate di San Giovanni Carlo De Vincentiis. Tutto fu<br />

documentato da un filmato realizzato dai missionari saveriani con l’aiuto di<br />

alcuni studi fotografici della città, che è stato recentemente restaurato 143 .<br />

Nel 1959, terminata ormai la grande chiesa dell’Istituto saveriano, il sarcofago<br />

marmoreo del <strong>Conforti</strong> fu posto in questa nuova costruzione, e nel 1996<br />

collocato nell’abside sotto il grande mosaico, nella parte del presbiterio che<br />

attornia l’altare, dietro la sede 144 .<br />

Il 18 marzo 1941 iniziava il processo per la causa di beatificazione: il 17<br />

marzo 1996 Giovanni Paolo II proclamava beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>,<br />

insieme a Daniele Comboni.<br />

Per una sintesi<br />

Senza voler qui anticipare una visione globale della personalità spirituale<br />

del <strong>Conforti</strong>, di cui si parlerà nel prossimo e ultimo capitolo, vorrei cogliere<br />

ni del testamento di <strong>Conforti</strong>, già redatte in precedenza vedi FCT 20, 6-9, con l’attinente<br />

presentazione di Teodori nelle pagine precedenti.<br />

143 Cfr. Ermanno FERRO, Maria Ortensia BANZOLA PELLEGRI e Paolo CONFORTI, 8 novembre<br />

1942 dalla Cattedrale alle Missioni Estere: immagini inedite dell’imponente corteo che<br />

accompagna la salma di Guido M. <strong>Conforti</strong> sullo sfondo di una Parma non ancora martoriata<br />

dai bombardamenti, in Parma negli anni 10/2006, 11-119.<br />

144 E. FERRO, Sui luoghi di Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Breve guida, cit., 12.


Gli ultimi anni<br />

615<br />

qualche spunto sintetico di questi ultimi anni di vita del vescovo e fondatore,<br />

indicando così alcune linee per un possibile approfondimento ulteriore.<br />

Come tornò <strong>Conforti</strong> dal viaggio in Cina? Fisicamente, le migliaia di chilometri<br />

in nave e in treno furono una prova che fiaccò in maniera definitiva<br />

la salute dell’anziano presule. Nonostante gli immediati benefici della lunga<br />

permanenza in mare, il corpo, già non molto robusto e sempre malaticcio,<br />

declinò piuttosto rapidamente. Era frequente, anche prima, l’affacciarsi di<br />

indisposizioni, soprattutto nel periodo invernale. Dal 1929 al 1931 queste<br />

circostanze tornarono, fino all’ultima malattia, inizialmente giudicata uno dei<br />

tanti, ormai abituali tempi di debolezza e costipazione.<br />

D’altra parte, molte riflessioni compiute durante il viaggio, informazioni<br />

e progetti maturati nei colloqui coi suoi missionari in Cina e, non secondario,<br />

l’orizzonte più sereno e sicuro aperto dai Patti lateranensi, generarono in<br />

<strong>Conforti</strong> uno slancio di operosità notevole: un’altra visita pastorale, il sinodo,<br />

il seminario minore, il tentativo di rilanciare gli oblati diocesani 145 , la settimana<br />

liturgica, sul versante parmense; il capitolo, lo statuto della missione, le<br />

nuove fondazioni italiane, la creazione della prefettura di Luoyang per quanto<br />

riguarda i saveriani.<br />

<strong>Conforti</strong> sembrò rientrare dalla Cina pieno di idee e di energie. Ma è possibile<br />

che questo si accordi con i ripetuti desideri di dimettersi dalla responsabilità<br />

di vescovo di Parma? Si evidenzia qui un tratto peculiare della maturità<br />

di <strong>Conforti</strong>: non un uomo dall’entusiasmo instabile, ma segnato da una<br />

consapevole responsabilità che lo portava sì a desiderare di essere esonerato<br />

dai pesi, ma anche a vivere tutti i giorni che gli erano dati in un impegno<br />

costante e senza mai, come si usa dire, “tirare i remi in barca” e accontentarsi<br />

di gestire l’esistente. Giocavano qui un’immagine e uno stile spirituale tipico,<br />

ben riassunti dalle parole “morire sulla breccia”. Se avesse potuto ritirarsi in<br />

un eremo 146 o a Casa madre, sarebbe stato felice e si sarebbe dedicato alla<br />

preghiera, alla cura dei suoi missionari, allo studio. Ma finché l’obbedienza e<br />

il dovere lo chiamavano a Parma, il suo ministero doveva essere responsabile,<br />

progettuale e combattivo fino in fondo. In effetti questo non fu per <strong>Conforti</strong><br />

un tempo di depressioni e stanchezze. Anche se, comprendendo che il fisico<br />

declinava seriamente, aveva deciso di limitare gli sforzi della visita pastorale:<br />

145 Anche se nel sinodo si augura che il successore possa fondare questa congregazione:<br />

“Quod bene ac feliciter vertat Successori Nostro intime cupimus atque precamur” (Sinodo<br />

1930, 17).<br />

146 Come scriveva dall’eremo camaldolese di Rua (Vicenza) al suo segretario, il 6 agosto<br />

1930 (FCT 28, 653).


616 Capitolo decimo<br />

risalire i torrenti a piedi o a dorso d’asino non erano avventure che si potesse<br />

più permettere.<br />

In questa laboriosità capace anche di scelte innovative, <strong>Conforti</strong> mostrava<br />

un tratto che inseriva nei suoi slanci un carattere di equilibrio e di saggezza.<br />

L’esperienza di vita gli aveva mostrato che sugli uomini – e anzitutto su sé<br />

stesso – non si poteva far molto affidamento. Non si fece ammaliare dalle<br />

roboanti dichiarazioni del fascismo, e, pur entusiasta per gli accordi dell’11<br />

febbraio 1929, fu preoccupato ma non deluso dai fatti del ’31. In tutt’altro<br />

campo, l’ammirazione e l’affetto per i suoi missionari non furono sconvolti<br />

dalle tensioni che trovò nella missione in Cina. Non si trattava di cinismo, ma<br />

di distanza critica, di serena lettura dei limiti umani.<br />

Non ci è rimasto molto degli ultimi momenti di vita di mons. <strong>Conforti</strong>:<br />

una decina di giornate di rapido declino, di serenità e pazienza di fronte<br />

alle cure, con qualche tratto di ilarità, di compimento sentito degli ultimi<br />

atti religiosi. Come se tutto fosse già disposto, come se l’ultima confessione,<br />

l’estrema unzione, il viatico fossero appuntamenti preparati e “normali” per<br />

chi aveva ampiamente predicato l’importanza dei sacramenti e degli ultimi<br />

istanti di vita. Nessuna particolare trepidazione per i “lavori in corso”, per i<br />

progetti rimasti in sospeso, ma una commossa sollecitudine in particolare per<br />

la diocesi e il clero, per la fede.<br />

Per quel che riguarda ambiti di studio da approfondire, benché gran parte<br />

della documentazione di questo periodo sia nota, accennerei anzitutto a<br />

quanto anche Trionfini nella sua storia dell’AC parmense individua. Abbiamo<br />

molte notizie sullo scontro tra fascisti e giovani cattolici nel ’31, ma non<br />

ancora una sintesi completa. Ci manca tutto il punto di vista delle autorità,<br />

e in gran parte anche i motivi e le connessioni tra i fascisti locali e il governo.<br />

Come era visto il vescovo <strong>Conforti</strong> dalle forze di potere locali? E anche il clero<br />

e i giovani cattolici come vissero quei momenti? Le lettere dei sacerdoti più<br />

impegnati, a lui indirizzate, sono ancora inedite.<br />

È poi in effetti tutto da indagare il campo strutturale ed economico della<br />

diocesi di Parma, che coinvolge la quinta visita e la questione del seminario<br />

minore: documenti ce ne sono in abbondanza, ma si sa, le fatture e i pagamenti,<br />

gli inventari e le controversie sono materia noiosa da studiare…<br />

Infine la pastorale liturgica, che ha nella settimana diocesana del 1931 il<br />

suo punto focale, è ambito di notevole interesse: è vero che <strong>Conforti</strong> sembra<br />

occuparsene per pochi mesi, gli ultimi della sua vita, ma è altrettanto chiaro<br />

che la situazione precedente, le carenze, gli abbozzi di proposta erano già da<br />

tempo nel campo visivo del vescovo e fondatore di missionari.


Gli ultimi anni<br />

Parma, Istituto Missioni Estere, 18 gennaio 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> con la comunità dei suoi missionari, dopo il ritorno dalla Cina.<br />

Parma, Viale Solferino, 1° aprile 1929:<br />

posa della Prima pietra del costruendo Seminario minore all’ex Campo di Marte.<br />

617


618 Capitolo decimo<br />

Traversetolo,<br />

3-4 agosto 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> consacra<br />

la nuova Chiesa<br />

ed assiste alla recita.


Gli ultimi anni<br />

Carpi, 28 aprile 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> al Congresso Eucaristico Diocesano.<br />

Parma, 27 settembre 1929:<br />

inaugurazione delle nuove Caserme dello Aeroporto “Natale Palli”.<br />

619


620 Capitolo decimo<br />

Appennino Parmense,<br />

Passo della Cisa,<br />

2 settembre 1929:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong><br />

partecipa alle celebrazioni<br />

per la “Madonna della Guardia”,<br />

presiedute dal card. Luigi Sincero.<br />

Parma, Stradello S. Cristoforo,<br />

6 giugno 1930:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> all’Istituto<br />

“Buon Pastore”<br />

(per gentile concessione<br />

delle Ancelle dell’Immacolata).


Gli ultimi anni<br />

Berceto, 20-21 luglio 1930:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa alle Feste centenarie della Madonna del Voto e di S. Moderanno.<br />

In basso, a sinistra, la Banda degli studenti saveriani, diretta dal p. Romano Turci.<br />

621


622 Capitolo decimo<br />

Parma, Scuola d’Applicazione Militare al Parco Ducale, 6 aprile 1930:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> si reca al ricevimento dell’On. Turati, segretario del partito.<br />

Gainago, Villa Balduino, 30 novembre 1930:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> partecipa alla commemorazione centenaria del card. Gherardo Bianchi.


Gli ultimi anni<br />

Berceto, luglio 1931:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong><br />

in visita pastorale.<br />

623


624 Capitolo decimo<br />

Corniana, 11 ottobre 1931:<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> dopo la consacrazione della nuova chiesa.<br />

È questa l’ultima sua foto (per gentile concessione di Azelio Cattani).


Premessa<br />

CAPITOLO UNDICESIMO<br />

UNA LETTURA STORICA<br />

DELLA SPIRITUALITÀ DI GUIDO MARIA CONFORTI<br />

Posto che una vita umana è sempre una realtà così complessa che una sintesi è<br />

per definizione impossibile, si proverà qui a raccogliere alcuni elementi di ciò che<br />

si può definire la spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, “quasi come” un tentativo<br />

di individuare almeno alcune delle linee di forza della sua biografia in un quadro<br />

più ampio e, se possibile, aperto a ulteriori studi e approfondimenti.<br />

Questo tentativo si basa su quanto già è stato scritto sulla spiritualità del<br />

<strong>Conforti</strong>, con un necessario riconoscimento della validità delle interpretazioni<br />

presentate 1 .<br />

1 Questi gli scritti, in ordine cronologico di composizione o pubblicazione: Amato DAGNI-<br />

NO, Dottrina spirituale di Mons. G. M. <strong>Conforti</strong> fondatore dei missionari saveriani, Milano<br />

1966; Massimo PETROCCHI, Schema per una storia della spiritualità italiana negli ultimi cento<br />

anni, in Spiritualità e azione del laicato cattolico italiano (<strong>Italia</strong> sacra, 11), Padova 1969,<br />

37-40, II edizione: ID, Storia della spiritualità italiana, Torino 1996, 257-259; Giulio BAR-<br />

SOTTI, L’anima di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, Roma 1975; A. DAGNINO, Tentativo di individuare<br />

la spiritualità saveriana secondo il pensiero di Mons. <strong>Conforti</strong>, dattiloscritto, Parma ottobre<br />

1991 (gentilmente datomi dall’autore); Juan LOZANO, Missione un progetto di vita. Commentario<br />

teologico spirituale alle Costituzioni saveriane (Studi Saveriani 4), Bologna 1993; Battista<br />

MONDIN, Missione annuncio di Cristo Signore. Il cristocentrismo di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

vescovo di Parma, missionario nel mondo, Bologna 1994; Alfiero CERESOLI, Missione e metodo<br />

della croce: il beato Guido M. <strong>Conforti</strong>, in Rivista del clero italiano, 77 (1996), 224-230;<br />

Gabriele FERRARI, Il beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> vescovo di Parma e fondatore dei missionari<br />

saveriani, in Rivista di vita spirituale, 50 (1996), 213-234; Piersandro VANZAN, Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong> e la pastorale diocesana missionaria, in Civiltà Cattolica, 147/3 (1996), 31-44; fondamentali<br />

sono tutti i testi confortiani riportati in FCT 20, edito da F. TEODORI nel 1997; Juan<br />

Manuel LOZANO, La spiritualità dei fondatori. Il carisma di uomini e donne che hanno fondato<br />

gli istituti missionari, Bologna 2003; e ultimamente il volume Convegno sulla spiritualità<br />

saveriana. Tavernerio 2006. Atti, Roma 2006, in particolare: Juan Antonio FLORES OSUNA,<br />

Echi di un percorso aperto. Sulle orme del Beato G. M. <strong>Conforti</strong>, 91-108; Guglielmo CAMERA,<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> consacrato per la missione, 109-117; Roberto Carlos MARQUES DA SILVA, Cosa


626 Capitolo undicesimo<br />

Sutor, ne ultra crepidam!, dicevano i saggi di un tempo: ciascuno deve limitarsi<br />

a fare il suo mestiere, lasciando ad altri l’opera che richiede competenze<br />

differenti. Senza voler entrare nell’avventura rischiosa di una definizione<br />

di spiritualità 2 , non si vuol qui dare una lettura teologica della spiritualità<br />

di <strong>Conforti</strong>, bensì una lettura storica. Dunque non una valutazione con gli<br />

strumenti della teologia spirituale, pure assolutamente legittimi e dotati dei<br />

criteri di veridicità propri, ma con gli strumenti della scienza storica, e specificamente<br />

della storia ecclesiastica, pur con la chiara coscienza dell’intreccio<br />

delle attenzioni e dei temi.<br />

Parlando di spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong>, è opportuno tener presente<br />

che un tentativo di lettura storica intreccerà in modo ineluttabile ciò<br />

che è strettamente inerente alla spiritualità e alla sua progressiva formazione<br />

nella persona, e ciò che più genericamente riguarda la sua cultura: interessi,<br />

letture, studi, attenzioni approfondite attraverso dialoghi con persone competenti<br />

e così via. È chiaro che molte persone di cultura hanno anche una loro<br />

spiritualità in parte indipendente dai loro studi e dalle competenze proprie<br />

della professionalità che esercitano: ad esempio, sembra difficile pensare a una<br />

“spiritualità dell’ingegnere”…<br />

Tuttavia per quanto riguarda <strong>Conforti</strong> si può dire che nella sua spiritualità<br />

siano entrati pressoché tutti gli elementi della sua cultura anche “profana”,<br />

come i suoi studi di italianistica, letteratura e storia, i suoi interessi di tipo<br />

geografico 3 , oltre, ovviamente, quelli di cultura 4 e di esperienza riguardante<br />

direbbe G. M. <strong>Conforti</strong> ai saveriani oggi?, 119-125; A. CERESOLI, Cum Christo in Deo (Col 3,<br />

3 – LT 2). Lettera Testamento e Costituzioni del 1921-31, 189-206; Juan OLVERA SERVIN, La<br />

spiritualità nella RFX, 223-234.<br />

2 Ovvero “della santità”, come diceva uno degli intervenuti all’incontro regionale dei<br />

saveriani in Giappone del febbraio 2007, giacché in effetti “spiritualità” si presta a influssi<br />

non cristiani. Per una definizione di spiritualità: Stefano DE FIORES, voce Spiritualità<br />

contemporanea, in Nuovo dizionario di spiritualità, Cinisello Balsamo 1985, in particolare<br />

1525-1536; Atanasio MATANIC e Mario CAPRIOLI, voce Spiritualità, in Dizionario enciclopedico<br />

di spiritualità, 3, Roma 1990, 2383-2385; Luigi GUCCINI, Carisma e vita nello Spirito, e<br />

Amedeo CENCINI, Spiritualità: prospettiva psicologica, entrambi in Convegno sulla spiritualità<br />

saveriana, cit., relativamente alle pp. 19-46 e 47-64.<br />

3 Nella sua biblioteca personale, così come si riesce a ricostruirla, ci sono alcuni atlanti<br />

anche stranieri: Adriano BALBI, Compendio di geografia compilato su di un nuovo piano conforme<br />

agli ultimi trattati di pace e alla più recenti scoperte, Torino 1934; I costumi del mondo.<br />

Illustrazione popolare delle usanze, dei riti, delle cerimonie di tutti i paesi, a cura di Walter<br />

HUTCHINSON, Milano 1930-31; Adolf STIELER, Grande atlante geografico. 100 Carte principali<br />

e 162 Carte secondarie incise sul rame. Pubblicato dall’Istituto Geografico di J. Perthes. Ridotto<br />

ad uso degli <strong>Italia</strong>ni dal Prof. G. Bruzzo, Gotha 1914. (Cfr. Catalogo della biblioteca personale<br />

di Mons. <strong>Conforti</strong>, cit.).<br />

4 È indicativa la presenza, tra i suoi libri in uso personale, pure della classica opera di


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

627<br />

le missioni. Anzi, una componente importante della “forma” spirituale del<br />

<strong>Conforti</strong> è data dai suoi studi di teologia, in particolare dogmatica, che si<br />

trasfondono non solo nella sua omiletica, come s’è visto nel capitolo nono,<br />

ma anche nel suo modo di concepire e vivere il suo rapporto personale, e il<br />

rapporto con Dio, quale lo intendeva offrire ai suoi allievi missionari, ai suoi<br />

seminaristi e sacerdoti.<br />

Per tentare una lettura storica della spiritualità confortiana, si è ritenuto<br />

metodologicamente opportuno partire da una domanda di tipo, appunto,<br />

storico. La questione si può porre così: che cosa <strong>Conforti</strong> ha acquisito dalla<br />

spiritualità presente e diffusa al suo tempo, e che cosa si può individuare di<br />

originale, particolare o innovativo? A partire da questa ipotesi di lavoro, non<br />

si vuol attuare una schematizzazione rigida tra “tradizionale” e “nuovo”. Bensì,<br />

si vuole cogliere in quelli che sembrano i tratti più evidenti della mentalità<br />

di <strong>Conforti</strong>, di volta in volta, gli elementi offerti dalla cultura teologica e<br />

spirituale del suo tempo e quanto egli, per esperienza, sensibilità, intuizione<br />

particolare, ha accentuato. Non si userà qui il termine “carisma” almeno nel<br />

senso teologico del termine. Ciò non esclude che vi sia un carisma proprio di<br />

<strong>Conforti</strong> e dei saveriani, ma questa è una considerazione tipicamente teologica,<br />

che si può e si deve desumere anche dai documenti e dai risultati della<br />

ricerca storica, ma che la trascende.<br />

Le pagine che seguiranno sono organizzate in quattro paragrafi. Nei primi<br />

due si offrirà un tentativo di delineazione sintetica di due elementi fondamentali<br />

della spiritualità di <strong>Conforti</strong>, ossia il cristocentrismo e l’universalità<br />

come base della missione. Nel terzo paragrafo si cercherà di raccogliere gli<br />

aspetti più complessi e articolati di cui è “composta” una spiritualità: devozioni,<br />

ascesi, tratti umani concreti e così via; si potrebbe parlare di “strumenti”,<br />

ma forse il termine è limitativo. Nel quarto paragrafo si darà un tentativo di<br />

lettura evolutiva della spiritualità di <strong>Conforti</strong>, colta nel percorso cronologico<br />

della sua vita.<br />

A conclusione di questa forse lunga ma necessaria premessa metodologica,<br />

va rilevato quanto già emerso nel convegno sulla “Spiritualità saveriana”<br />

realizzato a Tavernerio (CO) nell’estate 2006: il percorso spirituale personale<br />

di <strong>Conforti</strong> coincide con l’apporto essenziale da lui dato all’istituto da lui<br />

fondato. Si ha una sovrapposizione tra il suo cammino personale e ciò che<br />

consegnava all’istituto 5 . La stessa cosa si può dire, in linea di massima, per<br />

Adolphe SIRET, Dictionnaire historique des Paintres de toutes les Écoles depuis l’origine de la<br />

Peinture jusqu’à nos jours (…). Nouvelle édition, voll. 2, Edit. Paul Daffis, Paris 1874.<br />

5 Mi permetto di citare A. MANFREDI, Cenni storici sulla spiritualità di Mons. <strong>Conforti</strong>, in


628 Capitolo undicesimo<br />

la diocesi, anche se, come è ovvio, è più semplice documentare gli apporti di<br />

<strong>Conforti</strong> alla vita e alla spiritualità dei saveriani rispetto al suo contributo alla<br />

storia millenaria di una chiesa locale estesa su oltre duemila chilometri quadrati<br />

e abitata da centinaia di migliaia di persone…<br />

Cristocentrismo dell’imitazione e dell’esemplarità<br />

Il cristocentrismo è la cifra fondamentale della spiritualità di <strong>Conforti</strong>:<br />

questa è affermazione comune a tutti gli autori e studiosi 6 . Ma, come giustamente<br />

dice il teologo Giovanni Moioli, “l’esperienza cristiana non può non<br />

essere ‘cristica’, non può non essere a suo modo un ‘sapere’ che sia un ‘sapere’<br />

Gesù” 7 . Dunque, in un certo senso, parlare di cristocentrismo è scontato e<br />

ancora dice poco di <strong>Conforti</strong>. Cercando invece di individuare la “qualità” del<br />

cristocentrismo confortiano, anche grazie a una tipologia storica 8 , si individuano<br />

importanti tracce di diverse forme di cristocentrismo.<br />

Anzitutto, <strong>Conforti</strong> assimila il riferimento a Gesù crocifisso, che è tipico<br />

della spiritualità ignaziana con la sua insistenza nella meditazione sulla passione<br />

di Cristo, ripetuta sempre negli esercizi spirituali 9 . Ma, oltre ad essere<br />

comune ad altre forme di spiritualità, ad esempio quella francescana, per <strong>Conforti</strong><br />

senza dubbio si radica su un’intuizione anticipata, precedente a tutti gli<br />

apporti che col passare del tempo riceverà da varie scuole spirituali. Si tratta,<br />

infatti, dell’esperienza dell’incontro con l’immagine del Crocifisso nella chiesa<br />

cittadina della Pace, di cui abbiamo parlato nel primo capitolo. L’impressione<br />

profonda di questa esperienza interiore è provata dal riferimento concreto a<br />

quell’immagine, che, adulto e vescovo, <strong>Conforti</strong> volle recuperare, restaurare<br />

e aver vicina a sé: era per lui un oggetto caro che gli ricordava sicuramente<br />

una realtà importante del suo percorso personale. Dunque si può dire che<br />

Convegno sulla spiritualità saveriana, cit., 128, ripreso anche nel dibattito e nel documento<br />

finale del convegno (295 e 302). Tutto l’intervento (127-167, compresi i dialoghi coi convegnisti,<br />

molto interessanti e preziosi) è stato un primo tentativo per delineare il presente<br />

capitolo, che rilancia in forma diversa gran parte dei medesimi contenuti.<br />

6 A. DAGNINO, Dottrina spirituale, cit., 45; G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 218-222; A.<br />

CERESOLI, Cum Christo, cit., 192-195.<br />

7 Giovanni MOIOLI, voce Cristocentrismo, in Nuovo dizionario di spiritualità, Cinisello<br />

Balsamo 1985, 354. Si veda anche B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 10.<br />

8 G. MOIOLI, Cristocentrismo, cit., 358-362.<br />

9 Si veda ad esempio la sua attenta trascrizione degli appunti degli esercizi spirituali vissuti<br />

a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1913, in occasione del venticinquesimo di ordinazione<br />

sacerdotale (FCT 20, 114-121).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

629<br />

egli adolescente, giovane sacerdote, adulto trovò in varie fonti spirituali, dalla<br />

predicazione gesuitica alla tradizione della Verna, santuario delle stigmate di<br />

Francesco d’Assisi dove tornava volentieri, la conferma, il linguaggio, l’approfondimento<br />

della sua intuizione iniziale 10 .<br />

Altri elementi che completano e confermano questa centralità della croce<br />

sono ricorrenti nelle riflessioni e negli scritti confortiani. Anzitutto il riferimento<br />

al martirio. Certo era frequentissimo nell’Ottocento, epoca di risveglio<br />

missionario, che coloro che volevano partire per l’evangelizzazione ad gentes<br />

fossero formati all’ideale del martirio. Anche perché si trattava di un caso<br />

tutt’altro che fortuito e infrequente: si pensi ad esempio alla terribile persecuzione<br />

indocinese, che attraversò a più riprese il XIX secolo 11 , alla persecuzione<br />

dei Boxer in Cina, che <strong>Conforti</strong> aveva conosciuto tramite i suoi due primi<br />

missionari Caio Rastelli e Odoardo Manini, alle vittime dell’evangelizzazione<br />

in Oceania, ai martiri africani. Ma <strong>Conforti</strong> fece del motivo della disponibilità<br />

al martirio un aspetto continuamente ripreso in particolare – ma non solo –<br />

nei suoi “discorsi ai partenti” 12 . Questi testi, che dovevano avere anche una<br />

dimensione emotiva molto forte, sono pieni di riferimenti alla croce come<br />

consolazione nelle fatiche e nelle tribolazioni, come unica forza e ricchezza<br />

del missionario, come esempio verso la disponibilità al martirio. Possiamo<br />

sottolineare, con Lozano, l’immagine del Cristo crocifisso come “gran libro”<br />

che offre l’immagine piena della vita cristiana e missionaria 13 . <strong>Conforti</strong> trae<br />

questa metafora spirituale quasi certamente da un testo diffusissimo, L’apparecchio<br />

alla morte di, ancora una volta, Alfonso Maria De’ Liguori 14 . Perciò ai<br />

missionari in partenza <strong>Conforti</strong> consegnava, come avviene ancora oggi, una<br />

croce come simbolo del mandato ufficiale della chiesa in nome e ad imitazio-<br />

10 Cfr. A. CERESOLI, Missione e metodo, cit., 227-230; J. M. LOZANO, La spiritualità dei<br />

fondatori, cit., 342-348. Non è improbabile che altri autori spirituali abbiano offerto ulteriori<br />

elementi: ad esempio Giovanni della Croce, carmelitano. I frati del Carmelo e le monache<br />

di Santa Teresa d’Avila erano in città, a Parma, da tempo. Non abbiamo (almeno sembra)<br />

citazioni dirette di testi del mistico spagnolo, ma certamente un panegirico di <strong>Conforti</strong>, un<br />

po’ tardo, cioè del 1927 (FCT 28, 145-149).<br />

11 Jacques GADILLE e Jean-François ZORN, L’Asie, in Histoire du Christianisme des origines<br />

à nos jours. XI: Libéralisme, industrialisation, expansion européenne (1830-1914), a cura di J.<br />

GADILLE e J.-M. MAYEUR, [Paris] 1995, 1070-1071.<br />

12 Vedi la loro versione, ricostruita su autografi o fonti coeve, in FERRO, Pagine, 207-258.<br />

È proprio per questo motivo che la sala principale, posta al primo piano centro della Casa<br />

madre e adibita a oratorio della comunità saveriana, prende ancor oggi il nome di “cappella<br />

martiri” (cfr. E. FERRO, Sui luoghi, cit., 38-39).<br />

13 Cfr. FERRO, Pagine, 346.<br />

14 J.M. LOZANO, La spiritualità dei fondatori, cit., 346-348.


630 Capitolo undicesimo<br />

ne di Cristo. Altrettanto vero è che <strong>Conforti</strong> torna continuamente sul tema,<br />

avvertito e vissuto in piena sintonia con la sua esperienza interiore 15 .<br />

Ma un altro aspetto, colto più dalle scelte operative di <strong>Conforti</strong> che dai<br />

suoi discorsi pubblici, ci ricollega alla teologia della croce. È ciò che si potrebbe<br />

definire la capacità di ripartire sempre, dopo ogni sconfitta personale, ogni<br />

fallimento dei progetti, ogni battuta d’arresto. Il gesuita p. Piersandro Vanzan<br />

parla di “tortuoso evolversi” della vocazione di <strong>Conforti</strong> 16 . Si può ricordare<br />

qui, in breve, un elenco di “battaglie sanguinose”: l’opposizione del padre<br />

alla sua entrata in seminario; la malattia che per lunghi anni minacciò di<br />

impedirgli l’accesso all’ordinazione presbiterale e la conseguente rinuncia a<br />

qualsiasi progetto di partenza per le missioni; il rifiuto di Miotti alla sua idea<br />

di creare un’istituzione formativa per missionari; il fallimento della prima<br />

missione cinese con il successivo abbandono da parte del Manini; l’episcopato<br />

di Ravenna concluso “ingloriosamente” e con la salute compromessa; i<br />

primi durissimi anni a Parma, tra disordini sociali e rimproveri da parte del<br />

visitatore apostolico e del cardinal De Lai; la crisi delle vocazioni negli anni<br />

della guerra; i ripetuti abbandoni del ministero da parte di vari sacerdoti; la<br />

constatazione delle divisioni tra i missionari nella sua amata missione in Cina<br />

appena visitata e gli attacchi di Calza, suo antico allievo, riguardo alla questione<br />

economica; infine, da una testimonianza attendibile, il fallimento del suo<br />

progetto di “oblati diocesani”, che gli stava particolarmente a cuore… 17<br />

La reazione di <strong>Conforti</strong> a queste vicende è, da un punto di vista psicologico,<br />

una revisione dei progetti in vista di una possibile soluzione significativa<br />

18 . Da un punto di vista spirituale, in base a quanto egli stesso dichiara<br />

soprattutto nelle sue lettere, si tratta di un riferimento alla volontà di Dio che<br />

contempla la sofferenza, la pazienza, la fiducia:<br />

Ora, pensando al mio avvenire e vedendo da un lato il gran bene che converrebbe<br />

fare a Ravenna e l’incessante crescere del male, e dall’altro che ben poco io potrò fare,<br />

considerata la cosa al cospetto di Dio e chiesto consiglio a persone prudenti, sono<br />

15 Cfr. G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 220-222.<br />

16 P. V ANZAN, Guido Maria <strong>Conforti</strong>, cit., 34-37. Negli ultimi tempi è utilizzata ordinariamente<br />

la voce inglese coping per sintetizzare le strategie messe in atto dall’individuo per<br />

il superamento dei problemi che mettono alla prova il percorso di crescita personale. Sulle<br />

implicanze psicologiche del processo di maturazione di <strong>Conforti</strong> si può vedere con interesse<br />

lo studio di Nazzareno PALAFERRI, Analisi grafologica su grafie di Guido Maria <strong>Conforti</strong> (1865-<br />

1931), in Parma negli anni 7/2002, 171-229.<br />

17 Cfr. MANFREDI, Cenni storici, cit., 141-144.<br />

18 Cfr. Albino RONCO, voce Adattamento e Eugenio FIZZOTTI, voce Logoterapia, in Dizionario<br />

di scienze dell’educazione, Leumann 1997, 23-25 e 629-631.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

631<br />

venuto nella determinazione di rassegnare la mie dimissioni nelle mani auguste di<br />

Vostra Santità perché mandi colà un Pastore che sappia e possa fare quello che io non<br />

potrei che desiderare. Troppo doloroso tornerebbe per me rimanere quasi immobile<br />

spettatore dei trionfi del male; sarei di continuo agitato da crudeli ambascie che non<br />

mi darebbero pace.<br />

Per questo motivo e non per iscansare le pene e le croci inseparabili dal ministero<br />

Episcopale prego sommessamente Vostra santità ad accettare la mia rinunzia, permettendomi<br />

di ritirarmi nella solitudine del mio Istituto per le Missioni tra gl’Infedeli,<br />

ove condurrò i pochi giorni che ancor mi restano nell’educare tanti cari giovani<br />

anelanti alle pacifi che conquiste della Fede ed al martirio. Così continuerei a rendere<br />

buoni servigi alla Chiesa di Dio, servigi punto disdicevoli al carattere Episcopale 19 .<br />

Come si vede, i temi della croce e del martirio ritornano quasi, si direbbe,<br />

istintivamente in questo testo, che pure, apparentemente, tratta di un passo<br />

indietro rispetto all’impegno pastorale. Dunque <strong>Conforti</strong> viveva una spiritualità<br />

della croce di Cristo non solo come tema di riflessione e preghiera, ma<br />

come criterio delle scelte e struttura fondamentale del percorso della propria<br />

vita e di quella dei suoi missionari:<br />

Il Crocefi sso è il gran libro sul quale si sono formati i Santi e sul quale noi pure dobbiamo<br />

formarci. Tutti gli insegnamenti contenuti nel S. Vangelo sono compendiati<br />

nel Crocefi sso. Esso ci parla con una eloquenza che non ha l’eguale; coll’eloquenza<br />

del sangue. C’inculca l’umiltà, la purezza, la mansuetudine, il distacco da tutte le<br />

cose della terra, l’uniformità ai divini voleri, e soprattutto la carità per Iddio e per i<br />

fratelli. Colla sua crocifi ssione Gesù ha riconciliata l’umanità con Dio e congiunti tra<br />

loro con un sol vincolo d’amore tutti i dispersi fi gli del primo padre. Sant’Alfonso<br />

poteva ben scrivere ai piedi di un Crocefi sso queste parole: Così si ama!<br />

Ma tre altri grandi insegnamenti Egli ci imparte. Ci dice quanto sia prestante la grazia<br />

santifi cante riconquistata a prezzo della sua immolazione; quanto preziosa l’anima<br />

nostra ricomprata col suo sangue divino, e quanto gran male il peccato cagione<br />

della morte dell’Uomo-Dio…<br />

Per questo al Missionario che parte per lontani lidi ad annunciare la buona novella,<br />

non viene fornita altra arma all’infuori del Crocefi sso, perché questa possiede la<br />

potenza di Dio e per essa egli trionferà di tutto e di tutti dopo d’aver trionfato di se<br />

stesso 20 .<br />

Il cristocentrismo del Crocifisso ha dunque la forma del cristocentrismo<br />

dell’imitazione. Imitare Gesù è l’invito soggiacente alla maggior parte degli<br />

19 <strong>Conforti</strong> a Pio X, 10 agosto 1904 (FCT 13, 500-501).<br />

20 Autografo per Parola del padre in Vita Nostra 1925; vedilo in FERRO, Pagine, 346-347.<br />

Cfr. A. DAGNINO, Dottrina spirituale, cit., 122-123 e B. MONDIN, Missione annuncio, cit.,<br />

34-35.


632 Capitolo undicesimo<br />

interventi e delle esortazioni di tipo formativo che <strong>Conforti</strong> proponeva ai suoi<br />

allievi missionari e ai suoi seminaristi diocesani. Abbiamo un buon numero<br />

di schemi di ritiri, che il vescovo predicava regolarmente a Campo di Marte e<br />

con frequenza anche nel seminario diocesano 21 . Si tratta spesso di brevissimi<br />

schemi talvolta estremamente sommari. I temi sono frequentemente molto<br />

pratici: la meditazione, la tiepidezza, il ritiro mensile, i doveri verso i superiori…<br />

Raramente <strong>Conforti</strong> si dedicava al commento di una pagina biblica o<br />

evangelica. Le poche icone bibliche presentate sono ancora una volta quelle<br />

della passione di Cristo 22 . L’imitazione del modello di Gesù non solo è direttamente<br />

trattata 23 , ma è continuamente ripresa come base per le scelte concrete<br />

ascetiche o morali. Alla base c’è, anzitutto, il testo tardomedievale L’imitazione<br />

di Cristo che, come già s’è detto, <strong>Conforti</strong> conosce dall’adolescenza e<br />

cita con una certa frequenza 24 : un classico della spiritualità cattolica per tutto<br />

l’Ottocento e oltre, tra l’altro utilizzato abbondantemente dagli stessi gesuiti.<br />

Forse si può individuare una accentuazione o sottolineatura più specifica<br />

di <strong>Conforti</strong>, che, a partire certo da varie direzioni, egli rielaborava e faceva<br />

propria anche grazie alla struttura mentale tomista che ne caratterizzava gli<br />

studi. Cristo è la causa esemplare della nostra santità. Si tratta, certo, di un<br />

sinonimo dell’idea di imitazione, ma vale la pena coglierne l’approfondimento<br />

filosofico-teologico. Non basta tentare di fare come Gesù Cristo quasi fosse<br />

un ideale umano di comportamento, è necessario vivere la causalità di Gesù<br />

Cristo per la propria redenzione e santità, quale dimensione ontologica:<br />

… egli è causa esemplare della nostra vita. Gli uomini avevano perduto il concetto di<br />

virtù, avevano bisogno d’un modello e questo modello. Egli ci ha detto: siate perfetti<br />

come è perfetto il Padre vostro che sta nei Cieli. Ma Dio non si vede. Dio abita una<br />

luce inaccessibile. Mostraci il Padre diceva a Cristo l’Apostolo S. Filippo e Cristo: qui<br />

vidit me, videt et Patrem meum. Egli è un modello perfetto. Lo hanno riconosciuto<br />

pure quelli che non hanno fede. Marx 25 . Non è possibile fi ssare per un istante lo<br />

sguardo in Cristo e non sentirne il fascino. Quis ex vobis arguet me de peccato? È un<br />

modello che tutti possono imitare perché universale. Ricchi, poveri, operai, Sacerdoti,<br />

laici, doveri religiosi, doveri civili, virtù domestiche, vita attiva e vita contemplativa.<br />

È un modello pieno di attrattiva. Le turbe, i fanciulli, i poveri, pieno di dolcezza e<br />

di fortezza. Lo stesso Rènan (sic) ebbe a scrivere che, sentita una volta la suggestione<br />

21 FCT 20, 201-280.<br />

22 Ibid., 208-209.<br />

23 Ibid., 221-224 e 267.<br />

24 Cfr. “Propositi del 1884”, in FERRO, Pagine, 18.<br />

25 L’annotazione è schematica, ma si riferisce certamente a una citazione che si ritrova<br />

nelle sue omelie catechistiche: “Se Dio esiste, Cristo è Dio” (FCT 17, 231 e 316).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

633<br />

del suo fascino, non era più possibile dimenticarlo. Spinge alla pratica di tutte le virtù<br />

col suo esempio: non vi è virtù che Egli, pel primo non abbia esercitato 26 .<br />

Probabilmente questa nota dell’esemplarità ontologica di Cristo è un aspetto<br />

particolarmente originale di <strong>Conforti</strong>, come da alcuni studiosi è già stato<br />

sottolineato 27 . Si può ritenere che questo sia il concetto alla base dell’immagine,<br />

frequente in <strong>Conforti</strong>, del “riverbero”, che ha trovato una focalizzazione<br />

interessante e una notevole raccolta di materiali confortiani nella recente<br />

opera antologica 28 .<br />

Nel quadro del cristocentrismo confortiano, che nell’idea di esemplarità<br />

fonde insieme le caratteristiche ascetiche-morali di gran parte della spiritualità<br />

del suo tempo e un rapporto personale con la persona di Cristo, quindi una<br />

dimensione più individuale e mistica, si colloca la sua adesione alla devozione<br />

al Cuore di Gesù. Questa è intesa non solo secondo la tradizione tipicamente<br />

ignaziana sempre più diffusa nell’Ottocento, ma con un successivo passo che<br />

mostra la fine dei residui giansenistici. <strong>Conforti</strong> poi riprende il riferimento al<br />

Cuore di Gesù per i sacerdoti “missionari gratuiti” per le predicazioni straordinarie;<br />

accoglie e fa propria la consacrazione al Cuore di Cristo durante la prima<br />

guerra mondiale, e intitola infine al Cuore di Gesù il suo progetto di sacerdoti<br />

oblati. Infine, ai suoi allievi missionari propone uno schema di ritiro, nel 1919,<br />

dal titolo “Predilezione di Gesù”:<br />

Il Cuore di Gesù è il rifugio contro gli errori.<br />

Il Cuore di Gesù è il rifugio nelle tentazioni.<br />

Il Cuore di Gesù è il rifugio nei dolori e sventure.<br />

Il Cuore di Gesù è il rifugio dei giusti e dei peccatori 29 .<br />

Al cristocentrismo del Crocifisso e della “causalità esemplare” si connette<br />

la spiritualità e la catechesi sull’eucaristia e sui sacramenti che, come si è<br />

26 Ritiro all’Istituto missioni del 2 maggio 1928 (FCT 20, 267). Oltre che “causa esemplare”,<br />

<strong>Conforti</strong> parla di Cristo come “causa meritoria” e “causa vitale della nostra vita<br />

soprannaturale”.<br />

27 B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 43-67; G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 219-220;<br />

A. CERESOLI, Cum Christo, cit., 191-195. Cfr. anche i testi in Antologia, 352-354 e 356-364.<br />

Lasciando ad ulteriori studi l’individuazione delle fonti teologiche e spirituali di questa idea<br />

di Cristo “causa esemplare”, si potrebbe, a modo di esempio, far riferimento alla Summa<br />

Theologica di Tommaso d’Aquino; come primo motivo per cui era “convenientissimum” che<br />

Cristo patisse sulla croce, Tommaso pone proprio l’esemplarità: “Primo quidem, propter<br />

exemplum virtutis”, con una citazione agostiniana (cfr. SANCTI THOMAE DE AQUINO, Summa<br />

Theologiae, Alba – Roma 1962, 2092: tertia pars, quaestio 46, articulus 4).<br />

28 Antologia, 631-642: si veda in particolare la nota introduttiva di p. 631.<br />

29 FCT 20, 227. Cfr. B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 106-109.


634 Capitolo undicesimo<br />

visto, è determinante nella visione di <strong>Conforti</strong>. Egli opera qui una sintesi tra<br />

le linee spirituali tipiche della formazione e della predicazione al clero del<br />

tempo e i pilastri non solo della teologia dogmatica, ma anche dell’azione<br />

pastorale, centrata sulla partecipazione ai sacramenti, sulla confessione regolare,<br />

sulla comunione frequente. Il Cristo causa meritoria, esemplare e vitale<br />

della salvezza si riceve attraverso i sacramenti 30 . Mi sembra che questo sia stato<br />

relativamente poco sottolineato da chi finora ha approcciato la mentalità del<br />

<strong>Conforti</strong>, benché in molte occasioni di confronto con gli esperti saveriani<br />

l’importanza della cifra sacramentale in <strong>Conforti</strong> sia sempre emersa 31 .<br />

Il Crocifisso è il Cristo eucaristico: il sacramento dell’eucaristia è al centro<br />

della predicazione e della riflessione confortiana 32 . La diffusione dei congressi<br />

eucaristici già dagli ultimi decenni dell’Ottocento permette di approfondire<br />

e riprendere anche a livello popolare il tema. Potremmo quindi affermare<br />

che il cristocentrismo confortiano è un cristocentrismo sacramentale, in cui<br />

i sacramenti diventano criterio e discrimine, oltre che sostegno, della vita<br />

cristiana, del percorso vocazionale, dell’impegno pastorale. La lettura dei testi<br />

del vescovo fondatore, anche delle sue lettere personali, e in particolare il suo<br />

atteggiamento nei confronti del suo clero mostra che la consapevolezza del<br />

valore unico e incancellabile dei sacramenti era dal <strong>Conforti</strong> profondamente<br />

vissuto.<br />

Valgano due esempi: quando si dimette da Ravenna – ancora una volta,<br />

citiamo questo momento chiave della sua biografia, rivelatore di molti aspetti<br />

della sua vita interiore – comunica al papa Pio X la sua disponibilità a dedicarsi,<br />

con pochi anni di vita e poca salute, alla formazione dei missionari, servizio<br />

“punto disdicevole” a un vescovo: perché il sacramento dell’ordine dà al<br />

vescovo un ministero, un obbligo e una responsabilità sacramentale che non<br />

può e non deve essere sprecata 33 . L’altra constatazione, da cogliere a partire<br />

da scritti e gesti raccolti in questo libro nel capitolo sesto dedicato al clero, è<br />

la rilevanza dell’aspetto sacramentale nella valutazione delle scelte davanti ai<br />

sacerdoti in crisi. I comportamenti devianti macchiano la necessaria integrità<br />

sacerdotale: ma questi preti in difficoltà restano sacerdoti a cui il sacramento<br />

30 Si vedano, nella sterminata abbondanza di pagine di <strong>Conforti</strong> sui sacramenti, i testi<br />

selezionati dall’Antologia, alle pp. 661-670.<br />

31 Però si veda B. MONDIN, Missione annuncio, 81-104.<br />

32 Cfr. Antologia, 245-254.<br />

33 Anche la sua sorprendente dedizione al lavoro, che i testimoni a lui più vicini non<br />

possono far altro che confermare con stupore per i carichi di attività che riusciva a svolgere<br />

nonostante la sua poca salute, va vista in questa consapevolezza della responsabilità sacramentale.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

635<br />

ha dato una dignità che il vescovo deve riconoscere e salvaguardare a tutti i<br />

costi 34 .<br />

Si deve notare, a livello storico, quanto già constatato dagli studiosi di storia<br />

della teologia fino al Concilio Vaticano II: la manualistica teologica, cioè<br />

la struttura tipica della ricerca e dell’insegnamento teologico del tempo, non è<br />

particolarmente definibile come cristocentrica 35 . In qualche modo si può dire<br />

che <strong>Conforti</strong> giunge al cristocentrismo a partire dalla sua esperienza iniziale e<br />

profonda di incontro con il Crocifisso. Esso trova parola e sviluppo e interpretazione<br />

grazie alla pratica sacramentale e alla teologia che a questa si riferisce,<br />

alle letture tipiche del tempo come L’Imitazione di Cristo e il libro di Alfonso<br />

Maria De’ Liguori Pratica di amare Gesù Cristo, agli influssi dei predicatori<br />

gesuiti ma anche di altre scuole spirituali 36 . Sarà poi la sua esperienza personale<br />

maturata negli anni, esperienza di ostacoli e difficoltà anche di salute fisica,<br />

a consolidare questa adesione al modello di Cristo, che <strong>Conforti</strong>, grazie agli<br />

strumenti della teologia tomistica, potrà interpretare come causa esemplare<br />

della vita cristiana. Salda così insieme il proprio cammino personale, la tradizione<br />

devozionale diffusa, la teologia dogmatica e il tomismo, in una sintesi<br />

che, per molti aspetti, ha tratti originali e anticipatori.<br />

L’apporto proprio del cristocentrismo misterico tipico del mondo benedettino<br />

del XX secolo, con Columba Marmion e Raoul Plus 37 , arriva più tardi,<br />

verso gli ultimi anni della vita di <strong>Conforti</strong>, tramite Emanuele Caronti. L’impegno<br />

di <strong>Conforti</strong> per il rinnovamento liturgico può essere visto in parallelo<br />

alle sue acquisizioni spirituali; ma di questo si tratterà più avanti, nell’ultimo<br />

paragrafo.<br />

Intanto può esser utile citare un brano di una meditazione del 1924, che<br />

raccoglie molti aspetti del cristocentrismo confortiano, non a caso riferito al<br />

modello per eccellenza di santità missionaria, Francesco Saverio:<br />

Il Cristiano è un altro Cristo. E questo noi lo vediamo luminosamente anche nell’inclito<br />

nostro Protettore S. Francesco Saverio.<br />

Facciamo un confronto tra lui e Cristo modello dei predestinati e noi vedremo che fu<br />

34 Si vedano le già citate pagine dell’Antologia, 643-660.<br />

35 Cfr. la chiara presentazione e valutazione, con ampia bibliografia, di Guido POZZO, La<br />

manualistica, in Storia della teologia, 3: da Vitus Pichler a Henri De Lubac, a cura di Rino FISI-<br />

CHELLA, Roma – Bologna 1996, 309-336, in particolare 322-324 e 333. Anche A. DAGNINO,<br />

Dottrina spirituale, cit., 45, parla di cristocentrismo precoce.<br />

36 Per il riferimento a san Francesco e alla Verna vedi Antologia, 376-377 e FERRO, Pagine,<br />

303-304.<br />

37 Cfr. G. MOIOLI, Cristocentrismo, cit., 362-363; e pure Convegno sulla spiritualità, cit.,<br />

137-138.


636 Capitolo undicesimo<br />

copia fedele di Cristo. Cristo visse distaccato da tutte le cose della terra, e Francesco<br />

Saverio che attraverso una massima del Vangelo ha rilevato il nulla, da tutto si distacca:<br />

dalla famiglia, dalla patria, dalle ricchezze, ed abbraccia la povertà di Cristo.<br />

La vita di Cristo si compendia in quelle parole da lui pronunciate “in iis quae patris<br />

mei sunt oportet me esse”; e Francesco prende a parola d’ordine della sua vita “Ad<br />

majorem Dei gloriam”. Non cerca che una cosa sola: la gloria di Dio facendolo<br />

conoscere a coloro che giacciono nelle tenebre; per questo affronta viaggi, pericoli,<br />

l’intemperie delle stagioni, le persecuzioni del nemico del nome Cristiano.<br />

Noi pure dobbiamo crescere in Gesù Cristo come vuole l’Apostolo – ut crescamus in<br />

illum. Col Battesimo egli ci ha comunicata la sua vita, colla cresima l’ha perfezionata,<br />

colla Comunione l’alimenta, colla penitenza la risana dall’infermità e le aggiunge<br />

nuovo vigore. Nelle anime sante Cristo cresce di giorno in giorno, di ora in ora. Ogni<br />

opra buona, ogni atto virtuoso fa crescere Cristo in noi; ma le arterie per le quali la<br />

vita di Cristo si trasfonde in noi e si perfeziona sono la preghiera ed i Sacramenti. 38<br />

Universalità della missione<br />

Afferma Alfiero Ceresoli:<br />

Questa è la successione o l’itinerario costante: partire dalla contemplazione – spirito<br />

di fede, fi sso lo sguardo in Cristo – per arrivare alla missione, all’annuncio del regno.<br />

Ne deriva la defi nizione del missionario come colui che: “Ha contemplato in spirito<br />

Gesù Cristo che addita agli Apostoli il mondo da conquistare al Vangelo, non già<br />

colla forza delle armi, ma colla persuasione e coll’amore e ne è rimasto rapito” 39 .<br />

Il motivo della missione verso le genti che non conoscono Gesù Cristo<br />

scaturisce dal significato universale di Cristo:<br />

Cristo col farsi tutto a tutti si è reso imitabile a tutti, per cui l’Apostolo poteva scrivere<br />

“omnia et in omnibus Christus”, e per questo egli ha voluto che a tutte le creature<br />

fosse predicato il suo Vangelo, perché essendo Egli il modello di tutti, a tutti se ne<br />

doveva intimare l’imitazione… 40<br />

38 Note su S. Francesco Saverio, per ritiro all’Istituto missioni, il 3 dicembre 1924 (FCT<br />

20, 257).<br />

39 A. CERESOLI, Cum Christo, cit., 193 e cita il discorso ai partenti del 16 novembre 1924:<br />

Pasquale De Martino, Lorenzo Fontana, <strong>Angelo</strong> Lampis e Vittorino Callisto Vanzin (FERRO,<br />

Pagine, 222). “La spiritualità sperimentata – a tutta prova – da Mons. <strong>Conforti</strong> fu quella di<br />

vivere come Gesù visse, ossia, quella di farsi un ‘piccolo Cristo’, uomo universale, inserito in<br />

un mondo tanto pieno di mancanza di amore, come pegno della presenza amorosa di Dio in<br />

mezzo all’umanità” (R. C. MARQUES DA SILVA, Cosa direbbe, cit., 120).<br />

40 Schema di ritiro mensile su Gesù modello delle nostre azioni, del marzo 1920 (FCT 20,<br />

223).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

637<br />

… tutti i popoli hanno diritto alla redenzione. Gesù Cristo ha detto di voler chiamare<br />

al suo ovile tutte le pecorelle, che ora sono sbandate sulla faccia della terra; non<br />

già questo o quel popolo questa o quella nazione, ma tutto il mondo. Dal suo cuore<br />

divino Egli fa di continuo uscire un’onda di grazia per purifi care e santifi care tutta<br />

l’umanità 41 .<br />

Questa visione missionaria universalistica, come si è visto al capitolo sette,<br />

pone la questione del rapporto tra vocazione missionaria e pastorale in terre<br />

di cristianità: un problema anzitutto personale di <strong>Conforti</strong>, che si riproponeva<br />

nel suo ministero, relativamente all’essere vescovo di una diocesi italiana<br />

e fondatore di una congregazione missionaria. Ma già nella breve esperienza<br />

di Ravenna, stando all’ipotesi avanzata al capitolo tre, una delle componenti<br />

della crisi di <strong>Conforti</strong> era data dalla distanza oggettiva rispetto ai suoi giovani<br />

allievi missionari, e quindi dalla difficoltà a conciliare l’ufficio pastorale in<br />

Romagna e la vocazione-intuizione originaria di formatore di operai per la<br />

missione.<br />

La lettura ecclesiologica dei due ambiti rimane, in <strong>Conforti</strong>, quella tradizionale:<br />

il vecchio continente – e in particolare l’<strong>Italia</strong> – nonostante tutti gli<br />

abbandoni di fede e di pratica rimane terra di cristianità, e c’è una differenza<br />

sostanziale tra un paese dove Gesù Cristo è stato predicato da tempo e dove<br />

esiste la chiesa solidamente impiantata coi suoi sacramenti e le sue strutture, e<br />

un’area del mondo in cui invece il Vangelo, il battesimo, le chiese, i sacerdoti<br />

sono ai margini di vasti popoli, come nell’Henan 42 .<br />

Dunque in <strong>Italia</strong> bisogna mantenere e consolidare le conquiste storiche del<br />

Vangelo, con lo stesso zelo con cui in Cina o altrove bisogna conquistare nuovi<br />

popoli alla fede, con almeno due attenzioni. Anzitutto, col fare in modo<br />

che i cristiani d’Europa sostengano in tutte le maniere le missioni. In secondo<br />

luogo, riconoscendo che i coraggiosi che partono verso le terre lontane compiono<br />

un sacrificio oggettivamente più alto e intenso, come egli ripete spesso<br />

41 Discorso ai partenti del 13 marzo 1927: Innocenzo Ambrico, Pietro Garbero, Giovanni<br />

Morandi, Achille Morazzoni, Giovanni Tonetto, Romano Turci (FERRO, Pagine, 233).<br />

42 Si nota qui l’influsso, anche se tardo, della teologia della missione di Josef Schmidlin,<br />

che sappiamo conosciuto da <strong>Conforti</strong> tramite il p. Tragella dei missionari milanesi: <strong>Conforti</strong><br />

a Tragella, 8 settembre 1928: FCT 28, 571. Si tratta di J. SCHMIDLIN, Manuale di storia delle<br />

missioni cattoliche, vers. it. di G.B. Tragella, 3 volumi, Milano 1927-1929. Il p. Augusto<br />

Luca asserisce come negli anni ’20 era diffusa la teoria dello stesso J. Schmidlin, fondatore<br />

delle scienze delle missioni cattoliche presso la scuola di Münster, grazie alla pubblicazione,<br />

nel 1919, del suo manuale Katholische Missionslehre im Grundriss, celebre compendio della<br />

scienza missiologica: l’opera non fu tradotta in italiano, ma la sua definizione dello scopo<br />

delle missioni era diffusa, nei termini di evangelizzazione e conversione.


638 Capitolo undicesimo<br />

nei discorsi ai partenti e altrove. La metafora che <strong>Conforti</strong> utilizzerà sarà di<br />

tipo militare: le truppe territoriali difendono le regioni conquistate, gli arditi<br />

assaltano i domini del nemico, cioè del demonio.<br />

In questo quadro, e nella tensione che rimane tra le due realtà, l’esperienza<br />

del nascere dell’Unione missionaria del clero offrirà una sintesi sia alla spiritualità<br />

personale di <strong>Conforti</strong>, sia alla sua pastorale in terra italiana. In qualche<br />

modo l’UMC era la realizzazione diremmo pubblica, accolta dalla chiesa, anzi<br />

fatta propria dal santo padre Benedetto XV nella Maximum Illud, della vocazione<br />

“atipica” di <strong>Conforti</strong>, di quell’intuizione creativa originale che aveva<br />

trasformato un ideale, la vita missionaria, e un ripiego per mancanza di salute,<br />

in un dono per le missioni e la chiesa. I sacerdoti e i vescovi, le “truppe territoriali”<br />

che difendevano la cristianità, trovavano una chiamata, un impegno,<br />

ma anche una realizzazione e una rivivificazione della loro vocazione nell’animare<br />

il popolo cristiano al sostegno fattivo alle missioni. Non solo pregare<br />

per i missionari, raccontare le loro avventure, raccogliere risorse per loro e<br />

occuparsi della formazione delle reclute era un servizio “non indegno” per un<br />

ministro ordinato, ma arrivava ad essere un necessario completamento della<br />

forma della pastorale. Così ciò diveniva una risorsa in più, sia a livello spirituale<br />

personale, sia nel dare spessore ed entusiasmo alle popolazioni cristiane<br />

e in particolare ai giovani, sia ad attirare la benedizione del Cielo sulla parrocchia<br />

e la diocesi, anche e soprattutto in epoche di scarse vocazioni. È interessante<br />

rilevare che in momenti apparentemente “impensati”, ad esempio dopo<br />

la prima guerra mondiale nell’anno 1922, quando altre urgenze sembravano<br />

premere alla pastorale diocesana, <strong>Conforti</strong> decideva di dedicare un pronunciamento<br />

pastorale, anzi la solenne lettera quaresimale, alle missioni 43 .<br />

Si può affermare che l’UMC abbia dato inizio al concetto di cooperazione<br />

tra le chiese. In effetti, se il primo passo fu, nel XIX secolo, la diffusione<br />

popolare dell’opera della Propagazione della fede e di quella della Sant’infanzia,<br />

il fatto che il clero e i vescovi fossero chiamati non solo a sostenere queste<br />

opere, ma ad associarsi per una formazione e una sensibilizzazione maggiore,<br />

generava un processo che doveva necessariamente coinvolgere le chiese locali.<br />

Al di là delle visioni ecclesiologiche dei tempi di <strong>Conforti</strong>, profondamente<br />

ampliate e integrate dal percorso che ha condotto al Concilio Vaticano II,<br />

senza rischiare di cadere in anacronismi è certo che una figura come lui ha<br />

vissuto la tensione tra la propria incardinazione e dedizione pastorale a una<br />

chiesa di antica cristianità e l’attrazione dell’ideale di missione ad gentes. Un<br />

ideale fortemente ripreso e diffuso nei secoli XIX e XX, e che ha quindi aperto<br />

43 Lettera pastorale del 20 febbraio 1922 (L’Eco 1922, 41-51; LP 503-522).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

639<br />

prospettive, allora solo intuite, di relazioni nuove tra le chiese dei diversi continenti.<br />

Non è secondario che p. Paolo Manna, missionario per vocazione ma<br />

anch’egli costretto in <strong>Italia</strong> dalla salute e legato al proprio istituto esclusivamente<br />

missionario, abbia cercato la collaborazione del <strong>Conforti</strong>, quale espressione<br />

in sé stesso dei due risvolti dell’impresa che l’UMC doveva compiere: la<br />

realtà missionaria e quella del clero diocesano.<br />

L’elemento universalistico-missionario della forma spirituale del <strong>Conforti</strong><br />

deve essere approfondito anche nel suo aspetto di concezione della realtà della<br />

missione e dei suoi metodi: ciò che oggi si chiamerebbe missionologia. Alcuni<br />

studi sulla mentalità e sulla visione di <strong>Conforti</strong> sono stati fatti, e non manca il<br />

materiale per un approfondimento 44 . Sarebbe certamente interessante riprendere<br />

i testi confortiani cogliendo le fonti originarie della sua concezione missionaria<br />

45 . Molto brevemente qui si riprendono i suoi frequenti riferimenti a<br />

44 L. BALLARIN, Missione storia di un progetto, cit.; Tiberio MUNARI, El carisma misionero<br />

del venerable Guido M. <strong>Conforti</strong> fundador de los misioneros xaverianos, Guadalajara (México)<br />

1993; Battista MONDIN, Il pensiero missionario del beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>, in A Parma e<br />

nel mondo. Atti delle ricorrenze saveriane (1994-1996), a cura di P. BONARDI, U. DELSANTE e E.<br />

FERRO, Parma 1996, 407-420; A. LUCA, L’idea missionaria nel beato <strong>Conforti</strong>, in Prima settimana<br />

di studi missionari. Atti, a cura di E. FERRO, Parma 1997, 76-85; E. FERRO, Quale prassi di<br />

missione in G. M. <strong>Conforti</strong> e nella storia saveriana?, in Terza settimana di studi missionari. Atti,<br />

a cura di E. FERRO, Parma 1999, 31-87; Barbara FRANCINELLA, La Chiesa missionaria in mons.<br />

Guido Maria <strong>Conforti</strong>, tesi di magistero, Istituto marchigiano di scienze religiose “Redemptoris<br />

Mater” di Loreto, a. a. 2000, rel. Luciano Sole; Emanuele MANCINI, La missione dei saveriani in<br />

Cina dal 1904 al 1912 secondo la rivista “Fede e civiltà”, cit.; A. CERESOLI, Missione: casa e scuola<br />

di comunione. Fraternità e missione nella spiritualità e nella prassi pastorale del beato Guido Maria<br />

<strong>Conforti</strong>, Bologna 2001; Mario MENIN, Il Vangelo incontro alle culture. Uno studio sul rapporto<br />

tra evangelizzazione e culture negli scritti di V. C. Vanzin dei missionari saveriani (1900-1976),<br />

Roma 2008 (vedere i riferimenti a <strong>Conforti</strong> ad indicem).<br />

45 Nella sua biblioteca personale si ritrova Mathieu Richard Auguste HENRION, Storia<br />

universale delle missioni cattoliche dal sec. XIII sino ai tempi nostri, Torino 1846-1849, che<br />

per Ballarin è certamente letta da <strong>Conforti</strong> (L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 51). Nella<br />

lettera pastorale di Ravenna del 1° febbraio 1904 sulla propagazione della fede cita (LP 79)<br />

Guglielmo MASSAIA, I miei trentacinque anni di missione nell’Alta Etiopia: memorie storiche,<br />

dodici volumi, Roma – Milano 1885-1895 (l’opera conobbe altre edizioni e riduzioni).<br />

Sempre nella sua biblioteca personale ritroviamo: Atlas des Missions Franciscaines en Chine<br />

1915, Paris 1915; Vincenzo Epifanio CARLASSARE, Missionarius instructus ad ministerii sui<br />

officia rite implenda, Hongkong 1905; Federico DE MARTINO, Sinossi delle più interessanti<br />

notizie sull’Opera della Propagazione della Fede, Napoli 1893; Lafcadio HEARN, Kokoro. Cenni<br />

ed echi dell’intima vita giapponese, Bari 1920; Giovanni Battista TRAGELLA, Avviamento allo<br />

studio delle missioni, Milano 1930; Nicola TURCHI, Manuale di storia delle religioni, Torino<br />

1922 (per tutte queste segnalazioni vedi sempre Catalogo della biblioteca personale di Mons.<br />

<strong>Conforti</strong>, cit.). L. BALLARIN, L’anima missionaria, cit., 19 accenna anche a: Patrizio WITTMAN,<br />

La gloria della Chiesa nelle sue missioni dall’epoca dello scisma nella fede…, 2 volumi, Milano


640 Capitolo undicesimo<br />

un binomio che per il vescovo fondatore era uno slogan e una cifra interpretativa:<br />

fede e civiltà. Accostare i testi di <strong>Conforti</strong> riferiti direttamente o indirettamente<br />

alla missione e ritrovarvi questa coppia di parole è la normalità 46 .<br />

Riportiamo, a modo di esempio, un brano di uno dei “discorsi ai partenti”:<br />

Tutta l’opera di colonizzazione delle grandi potenze europee è stata preceduta e preparata<br />

da quella eminentemente civilizzatrice del Missionario.<br />

Ben lo sanno la Francia, la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra, il Belgio…<br />

Tra pochi istanti lascierete per sempre questo suolo benedetto a cui di preferenza<br />

il Cielo è stato largo de’ suoi doni, questa terra fi orente per fede e civiltà, ricca di<br />

tesori d’arte e di natura, ammirata per scienze e lettere. Lascierete questo bel cielo di<br />

zaffi ro e salperete per la lontana Cina, dove due civiltà sono ora in lotta tra di loro: la<br />

civiltà di Budda, di Tao e di Confucio e la civiltà occidentale, che se ne contendono<br />

il possesso. Sì, recatevi colà per portare la Fede di Cristo e con essa quella civiltà che<br />

da Lui prende nome ed ispirazione, l’unica vera civiltà, perché l’unica che risponda<br />

pienamente alle giuste esigenze della mente e del cuore, destinata perciò a trionfare<br />

di tutti gli ostacoli ed a gittare profonde le sue radici…<br />

Voi andate per illuminare tante menti avvolte nelle tenebre dell’errore e nelle ombre<br />

di morte, per togliere quelle plebi dal profondo dell’abbiezione morale in cui giacciono<br />

da tanti secoli, per predicare la libertà dei fi gliuoli di Dio, combattere l’orrenda<br />

piaga dell’infanticidio, sollevare la donna dall’avvilimento in cui è tenuta, far comprendere<br />

ai fi gli di quella immensa repubblica la grandezza della dignità umana e la<br />

sublimità della nostra destinazione… 47<br />

L’attenzione storica, invece di farci rimuovere pagine come questa perché<br />

minate di eurocentrismo, ci fa accostare a questa struttura di mentalità con<br />

rispetto e senza anacronismi. Erano ben pochi, anche tra i missionari più<br />

esperti e più santi, coloro che cominciavano ad avere un punto di vista differente:<br />

p. Vincent Lebbe, Jules Monchanin, e, proprio in quegli anni in cui<br />

1842-43; Thomas William MARSHALL, Le missioni cattoliche, 3 volumi, Napoli 1868; Faustino<br />

G. RHO, La fecondità della S. Chiesa Romana proposta all’eterodosso nelle missioni indiane,<br />

Brescia 1818: mentre questi tre ultimi volumi sembrano essere direttamente citati da<br />

<strong>Conforti</strong>, e non si sono ancora rintracciati come parte della sua biblioteca, per gli altri testi<br />

sarebbe interessante capire quando <strong>Conforti</strong> li abbia acquistati…, se li ha letti e annotati…<br />

46 Riporto le citazioni più evidenti in FCT 4, il volume che Teodori dedica all’azione di<br />

<strong>Conforti</strong> per l’UMC: 259, 324, 370 (con citazione di Leopold von Ranke, storico protestante),<br />

373-374, 405 e 529. La vivace sintesi del movimento missionario italiano e del ruolo di<br />

<strong>Conforti</strong> di Giuseppe BUTTURINI, Il risveglio missionario in <strong>Italia</strong> tra otto e novecento: la figura<br />

di monsignor Guido Maria <strong>Conforti</strong>, in A Parma e nel mondo. Atti delle ricorrenze saveriane<br />

(1994-1996), 382-406, purtroppo ha solo un accenno al binomio “fede e civiltà” (p. 404).<br />

47 Discorso ai partenti del 16 novembre 1924, i già ricordati De Martino, Fontana, Lampis<br />

e Vanzin (FERRO, Pagine, 222-224).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

641<br />

era ormai superiore del PIME, p. Manna 48 . La visione di una fede capace di<br />

portare ciò che oggi non chiameremmo più “civiltà” ma “promozione umana”<br />

– il nocciolo non è molto diverso – nasceva nel cuore della rivoluzione<br />

francese con François René de Chateaubriand e diventava non solo una motivazione<br />

della diffusione dell’ideale missionario ma, come abbiamo visto, una<br />

realtà capace di accordare la chiesa e lo stato italiano unitario nella sua cultura<br />

progressista, oltre che essere in profonda sintonia con la strumentazione apologetica<br />

della catechesi confortiana.<br />

Il binomio fede-civiltà era, in altre parole, una struttura di pensiero capace<br />

di offrire un patriottismo profondamente cattolico e papale: in effetti, qua e<br />

là per <strong>Conforti</strong> la civiltà da portare è la civiltà cristiana che in <strong>Italia</strong> ha trovato<br />

la sua pienezza 49 . Le immagini dei paesi d’oltremare e del loro modo di vita<br />

erano segnate dalla violenza, dalla crudeltà, dalla superstizione e dalla miseria:<br />

cannibalismo, schiavismo, infanticidio, perfino l’alcoolismo di cui non<br />

troppo velatamente si accusa la politica statunitense verso i nativi 50 . E bisogna<br />

pur dire, al di là dell’oggi discussa visione della “civiltà”, che molte di queste<br />

notizie erano autentiche e non esagerate nella loro descrizione.<br />

<strong>Conforti</strong>, che non era un missionario “sul campo” e si poteva basare sulle<br />

fonti missionologiche del suo tempo e sulle testimonianze dei suoi saveriani,<br />

ha un approccio, se non molto articolato, però comunque con uno stile che<br />

oggi definiremmo di “adattamento”. Ad esempio, invita i suoi due missionari<br />

in Cina, Amatore Dagnino e Alfredo Popoli, a imparare il cinese classico per<br />

48 Manna a fine anni ’20 criticava il binomio fede-civiltà, anche grazie ad alcune letture<br />

di Jacques Maritain, e in polemica con Les origines chrétiennes del celebre erudito e storico<br />

francese (ma da tempo a Roma) Louis Duchesne (G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche in<br />

Cina, cit., 118 nota 31).<br />

49 Ritorna in <strong>Conforti</strong> l’idea che un cattolico è fortunato sia dal punto di vista spirituale<br />

che materiale: si veda, in questo volume nel capitolo ottavo, durante il viaggio in Cina, la sua<br />

considerazione di fronte agli abitanti di Gibuti. In precedenza aveva scritto: “Egli provvede<br />

a tutti i nostri bisogni, ed ha posto a nostro servizio tante creature: il sole, la terra, l’acqua,<br />

le bestie. Alzate lo sguardo, abbassatelo, guardatevi intorno. Ma questo è ancor poco. Egli<br />

ha amato a tal segno gli uomini da dare il proprio Figlio. Dobbiamo amare Dio pei benefici<br />

che ci ha fatto come Cristiani Cattolici. Qual beneficio farci nascere nella Fede cattolica!<br />

Quanti sussidi! La parola di Dio che ci illumina. Un Maestro infallibile nel Papa, un patrocinio<br />

possente nella Vergine Santa. Un sacrificio espiatorio, impetratorio, Eucaristico nella<br />

S. Messa. Una fonte perenne di grazia nei Sacramenti. E tutto questo non ha conceduto a<br />

milioni e milioni che giacciono nel profondo delle tenebre, della superstizione” (schema di<br />

ritiro Benefici ricevuti dal Signore, del 12 marzo 1925; FCT 20, 260).<br />

50 Lettera pastorale del 1° febbraio 1904, Ravenna (LP 69-84; in particolare 71-78). Sulla<br />

classica immagine dei cinesi corrotti e superstiziosi si veda la lettera del <strong>Conforti</strong> al clero di<br />

Parma del 10 aprile 1912, annunciante l’ordinazione episcopale di mons. L. Calza, in L’Eco<br />

1912, 80-83.


642 Capitolo undicesimo<br />

dialogare con gli intellettuali, e ad Eugenio Pelerzi scrive esortandolo a mettere<br />

in pratica le nozioni di agronomia apprese a Parma, per far del bene al<br />

popolo. Scriveva ai suoi missionari:<br />

Parmi sia cosa buona insinuare sin da principio nell’animo del popolo Cinese che la<br />

Religione Cattolica, mentre addita ai suoi seguaci il Cielo e loro ne agevola il conseguimento<br />

con innumerevoli mezzi, nulla lascia d’intentato nello stesso tempo per<br />

rendere loro meno triste e disagiato questo terreno esiglio. Il popolo Cinese, utilitario<br />

per indole, comprenderà di leggieri questa massima, e da questo punto di vista<br />

considerando il Vangelo, comincerà forse a concepirne simpatia per poi decidersi ad<br />

abbracciarlo e praticarlo 51 .<br />

Dunque la civiltà della fede non doveva temere di confrontarsi con la civiltà<br />

indigene della Cina.<br />

Come s’è detto nel capitolo ottavo, questa concezione doveva subire uno<br />

scossone importante e positivo con il viaggio in Oriente, effettuato nel quarto<br />

trimestre del 1928. Da lì in avanti, in <strong>Conforti</strong>, le descrizioni delle missioni,<br />

senza ovviamente perdere gli elementi della arretratezza e della miseria economica<br />

e umana, rilevavano gli aspetti propri della cultura, della civiltà, e le<br />

domande che stavano nascendo nel mondo in cui i saveriani erano collocati.<br />

La stessa arte locale poteva divenire un modo espressivo della fede cristiana.<br />

Il viaggio in Henan, e prima ancora l’incontro coi missionari a Ceylon,<br />

nel Vietnam, a Hong Kong e a Shanghai, rimase visibilmente per <strong>Conforti</strong><br />

un’esperienza di cambiamento spirituale, oltre che culturale: un compimento<br />

di quell’universalismo teologico che già era parte profonda della mentalità<br />

del vescovo fondatore, ancora fortemente condizionato da un punto di vista<br />

pesantemente europeo. Il binomio fede-civiltà non venne meno affatto, ma<br />

in qualche modo divenne l’intreccio tra fede e vera civiltà: la civiltà cristiana<br />

che faticosamente si incarna nelle diverse culture.<br />

Un aspetto direttamente spirituale, costante in <strong>Conforti</strong>, da sottolineare nella<br />

sua visione universalistica dell’annuncio di fede, era la certezza che il primo<br />

annuncio cristiano sarebbe stato dato dai missionari grazie alla limpidezza della<br />

loro vita di imitazione di Cristo:<br />

51 <strong>Conforti</strong> a Vincenzo Dagnino, 29 luglio 1907 (FCT 2, 284-285); <strong>Conforti</strong> a Popoli,<br />

19 febbraio 1918 (FCT 3, 137). Si veda anche la seconda lettera circolare ai suoi missionari,<br />

del 25 gennaio 1907, in particolare il passo in cui chiede una certa prudenza nell’adattamento<br />

(FERRO, Pagine, 266). VANZIN, Pastore, 230-234 descrive con la sua sintesi e vivacità<br />

la strategia missionaria dei saveriani in Henan: ripartizione del territorio, evangelizzazione<br />

delle donne tramite le suore, conversione delle famiglie intere, costruzione di chiese, formazione<br />

del clero indigeno.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

643<br />

Poiché la conversione degli infedeli deve formare lo scopo unico della Pia Società, lo<br />

zelo della salvezza delle anime deve costituire la caratteristica dei missionari e poiché<br />

lo zelo è l’amore di Dio posto in opera, il missionario deve essere paziente, benigno,<br />

avveduto, non deve cercare il proprio tornaconto, ma unicamente la gloria di Cristo;<br />

tutto tollerare, tutto credere, tutto sperare, rendersi a tutto superiore, perseverando<br />

in questo sino alla morte 52 .<br />

Non dimenticate mai che voi siete stati eletti per essere la luce del mondo, il sale<br />

della terra, e che lo dovete essere prima col fatto e poi con la dottrina, ad esempio di<br />

lui che coepit facere et docere. E per tal modo soltanto potrete ripetere ai popoli che<br />

genererete alla fede: siate nostri imitatori come noi lo siamo di Cristo; camminate<br />

come da noi ne avete ricevuta la norma – ambulate sicut habetis formam nostram.<br />

Non dimenticherete mai che l’Apostolo di Cristo deve a somiglianza del Suo divino<br />

maestro passare in mezzo alle genti benefi cando tutti, prestando a tutti le sue cure,<br />

soccorrendo ad ogni sorta di bisogni, e spargendo su tutti benedizioni celesti 53 .<br />

La santificazione personale, ossia l’imitazione di Cristo come causa esemplare,<br />

non è altra cosa rispetto alla vocazione e al metodo missionario, ma<br />

è inscindibilmente legata, anzi fa da fondamento all’annuncio missionario.<br />

Non si può dire che questo sia, di per sé, originale di <strong>Conforti</strong>: ma certo in lui<br />

è persuasione vissuta e radicata.<br />

È opportuno a questo punto, in connessione con la visione “universalistica”<br />

della spiritualità di <strong>Conforti</strong>, accennare a quella che potremmo chiamare<br />

una “attitudine” culturale presente nel fondatore dei saveriani. Essa appare<br />

molto visibile nell’impronta da lui data alla formazione dei suoi missionari,<br />

ma è leggibile con chiarezza pure nel suo approccio alle tematiche formative<br />

del clero diocesano. Si tratta di quella sensibilità positiva verso ogni elemento<br />

culturale di valore o di ricerca scientifica e letteraria; di quella disponibilità,<br />

cioè, a dar spazio alle capacità intellettuali e pratiche delle persone: il che,<br />

come già s’è detto in varie occasioni, è elemento peculiare di <strong>Conforti</strong>. Ce lo<br />

conferma un celebre testo di mano del fondatore dei saveriani:<br />

Coloro pertanto che presiedono al nostro Istituto si diano la dovuta premura, con<br />

saggio discernimento, acciocché quanti si preparano all’apostolato apprendano le<br />

lettere, le scienze sacre e profane e le lingue straniere per rendersi nelle mani di<br />

Dio e dei Superiori strumenti atti a procurare la salvezza delle anime. Inculchino<br />

loro man mano che progrediscono, anche tutte quelle altre cognizioni che potessero<br />

tornare utili, come di arti belle, di medicina pratica, di fi sica applicata agli usi della<br />

52 Costituzioni 1921, n. 185 (FERRO, Pagine, 173). Cfr. pure A. CERESOLI, Cum Christo,<br />

cit., 197.<br />

53 Discorso ai partenti del 25 gennaio 1907: Vincenzo Dagnino e Disma Guareschi (FER-<br />

RO, Pagine, 211-212).


644 Capitolo undicesimo<br />

vita, di storia naturale, di musica e così di altre, assecondando quelle attitudini di<br />

cui ciascuno si mostrasse fornito, di maniera che ogni ramo abbia qualche cultore<br />

che possa rendersi utile ai bisogni molteplici delle missioni. Tuttavia gli alunni non<br />

devono procedere di proprio arbitrio, ma col consiglio di chi deve dirigerli, perché<br />

non avvenga che lo studio di materie accessorie torni di pregiudizio alle principali e<br />

specialmente alle discipline sacre, a cui dovranno di preferenza applicarsi 54 .<br />

Per chi conosce anche superficialmente il clima dei seminari e degli istituti<br />

del tempo, un’indicazione del genere suona particolarmente innovativa.<br />

Non che queste scuole di formazione impedissero completamente agli alunni<br />

di sviluppare capacità e talenti propri. Ma tendenzialmente era la diffidenza e il<br />

principio ascetico dell’age contra a prevalere: non sia mai che i futuri sacerdoti<br />

e missionari montassero in superbia e pretendessero incarichi o studi speciali,<br />

conformi alla propria indole! <strong>Conforti</strong>, pur nell’attenzione pedagogica a che le<br />

diverse passioni culturali non finissero per mortificare l’applicazione agli studi<br />

teologici indispensabili, lascia invece ampio spazio all’espressività di queste<br />

caratteristiche personali, di queste, chiamiamole così, curiosità culturali. Sicuramente<br />

la tradizione missionaria che valorizzava le competenze pratiche, dalla<br />

medicina per aprire dispensari all’architettura per costruire chiese e missioni,<br />

alla… meccanica per riparare biciclette 55 e che soggiaceva a tutta la narrativa<br />

missionario-etnografica dei secoli XVIII e XIX, ha spinto <strong>Conforti</strong> a questo<br />

investimento culturale. Però si può ritenere con certezza che tale atteggiamento<br />

di apertura nei confronti di tutte le dimensioni del sapere fosse profondamente<br />

radicata nel vescovo di Parma. Pur non essendo un enciclopedico come l’amico<br />

e collaboratore Pietro Maffi 56 , <strong>Conforti</strong> viveva personalmente una notevole<br />

curiosità intellettuale, esercitata soprattutto nell’ambito letterario, filosofico,<br />

teologico e storico. Questa sensibilità al sapere era proposta in vari modi anche<br />

al clero, ad esempio tramite la “società pro cultura” di cui s’è accennato al capitolo<br />

sesto. Possiamo individuare qualche fonte di questo atteggiamento confortiano<br />

certamente nel clima di una città universitaria e colta quale è sempre<br />

stata Parma, dove, sia prima che dopo <strong>Conforti</strong>, il clero stesso non mancava di<br />

figure di livello accademico 57 . Ritengo personalmente che il suo stesso rettore<br />

54 Il testo confortiano è quello riportato nella Regola fondamentale dei saveriani, articolo<br />

57 (cfr. FERRO, Pagine, 197). Ugualmente eloquenti sono i successivi articoli 58-59.<br />

55 Bellissime le immagini in Parma negli anni 12/2007, 194-195.<br />

56 Il mirabile lavoro di riordino messo in atto negli ultimi anni dalla prof.ssa Gabriella<br />

Rossetti e dalla sua équipe sull’immensa biblioteca maffiana a Pisa ha portato a luce ancor<br />

migliore la già nota figura dell’arcivescovo di Pisa.<br />

57 Si pensi, tra il clero “confortiano”, al fisico e matematico don Antonio Caselli, al “dotto<br />

e umile” don Amato Masnovo, a don Nestore Pelicelli competente di storia dell’arte…


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

645<br />

di seminario, don Andrea Ferrari, già avesse dato questa linea alla formazione<br />

seminaristica. Senza dubbio, però, <strong>Conforti</strong> aveva inserito questo elemento culturale<br />

– giustamente, da p. Amato Dagnino definito a varie riprese “cosmico”,<br />

dunque universalistico – nella sua spiritualità, ed oggettivamente proseguita<br />

dalla congregazione saveriana, ma anche dal clero diocesano 58 .<br />

Si può in certo senso affermare che un’espressione sintetica, addirittura<br />

brachilogica, di questi che sono i due grandi pilastri della visione spirituale di<br />

<strong>Conforti</strong>, cioè il cristocentrismo e l’universalismo, è il celebre motto In omnibus<br />

Christus 59 . Il motto appare per la prima volta in una lettera del 2 ottobre<br />

1902 a suor Serafina di Gesù, superiora generale delle Francescane missionarie<br />

del SS. Sacramento di Bertinoro (Forlì) 60 . Da quella data in poi <strong>Conforti</strong> lo<br />

adotta nelle lettere, costantemente, dopo averlo scelto come motto episcopale;<br />

mentre nel periodo precedente utilizzava “sia da tutti conosciuto ed amato<br />

Nostro Signore Gesù Cristo”, anche se non sempre con costanza 61 . Era uso<br />

del tempo scegliere un motto e utilizzarlo nella corrispondenza: i motti dei<br />

58 Il Museo cinese della Casa madre saveriana, da <strong>Conforti</strong> costituito e sempre caldeggiato,<br />

è forse una delle prove più visibili di questa spiritualità “cosmica”. Ma la mia esperienza<br />

di contatto con i saveriani mi conferma che questa vena persiste tuttora: dal p. Emilio Jurmann<br />

che con pazienza cataloga monete cinesi e maschere africane, al p. <strong>Angelo</strong> Costalonga<br />

che dipinge acquerelli, ai missionari in Giappone che sanno di buddhismo e di computer…<br />

Voglio qui esprimere un ringraziamento particolare al p. A. Dagnino, per aver suggerito, con<br />

insistenza e competenza, l’inserzione di questa dimensione della spiritualità confortiana.<br />

59 Cfr. B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 15-16.<br />

60 FCT 11, 390, confrontato con l’autografo in ACSCS.<br />

61 La prima presenza di questo motto sembra essere quella sulla sua “tesi” per la laurea<br />

presso il collegio dei protonotari apostolici (copia da originale in ACSCS, datato 28 febbraio<br />

1896; FCT 7, 471-472) e in una lettera del 20 maggio 1896 a don Giacinto Bianchi,<br />

originario del mantovano e sacerdote della diocesi di Cremona, poi incardinato a Genova,<br />

impegnato nella predicazione e nel servizio agli emigranti in Svizzera, fondatore della congregazione<br />

delle Figlie di Maria missionarie (autografo in ACSCS, pubblicato in FCT 5,<br />

184). Si noti che solo la lettera del 20 maggio 1896 reca il motto “sia da tutti…”, mentre<br />

le altre due, contrariamente a quanto pubblica Teodori alla stessa pagina, negli originali in<br />

ACSCS non hanno il motto; anzi una delle due reca la sigla A.M.D.G che <strong>Conforti</strong> ogni<br />

tanto utilizzava. L’uso quindi era saltuario e si fece più costante dal 1900 in avanti, per essere<br />

completamente abbandonato con l’adozione del motto episcopale. Dal confronto con l’originale<br />

si desume che sia un errore quanto riporta Teodori in FCT 6, 533, ove pone il motto<br />

In omnibus Christus all’inizio di una lettera a don Giuseppe Venturini, del 26 gennaio 1888.<br />

Invece nei propositi del 7 settembre 1885 (autografo in ACSCS; FCT 6, 274) e nel fervorino<br />

sulla passione scritto nel 1891, il 27 marzo (autografo in ACSCS; FCT 6, 773), usa la sigla<br />

tipicamente gesuitica A.M.D.G. (Ad maiorem Dei gloriam), che era poi quella usata abitualmente<br />

dal Ferrari (esempio: FCT 6, 688).


646 Capitolo undicesimo<br />

sacerdoti e dei religiosi erano spesso sigle come “J.M.J.” (Jesus Maria Joseph) 62 .<br />

Anni dopo, in un ritiro ai suoi allievi missionari, <strong>Conforti</strong> consiglia di “tener<br />

presente una massima intorno alla quale come a perno dobbiamo far emergere<br />

tutti i nostri pensieri” 63 . In questa esortazione possiamo intravedere una<br />

nota autobiografica: il motto In omnibus Christus è citazione di san Paolo (Col<br />

3,11): “Ubi non est gentilis et Iudaeus circumcisio et praeputium barbarus<br />

et Scytha servus et liber sed omnia et in omnibus Christus” 64 . Il significato<br />

è molteplice e aperto: Cristo ha trasformato tutti e tutto, ha raggiunto tutti;<br />

il Vangelo deve raggiungere tutto il mondo; bisogna vedere Cristo in tutte le<br />

persone e in ogni cosa; volutamente questi motti erano polivalenti. Va affermato<br />

con decisione e fermezza, dalla frequentazione degli scritti di <strong>Conforti</strong>,<br />

che egli abbia fatto di questa massima il centro ispiratore della sua visione di<br />

vita. In queste brevi parole si uniscono il cristocentrismo e l’universalismo,<br />

perfino una dimensione cosmica 65 . Allora fu una conseguenza naturale per<br />

lui, dopo anni di continua coltivazione di questa intuizione semplice e insieme<br />

complessa, optare per tale espressione come proprio motto episcopale: era<br />

la “sua” massima, e risultò del tutto originale. Molto meno scontata di altri<br />

classici motti episcopali…, ad esempio il Fortiter ac suaviter di Magani, derivato<br />

dalla liturgia dell’Avvento.<br />

In omnibus Christus, per certi aspetti, segnala la maggior novità di <strong>Conforti</strong><br />

rispetto alla tradizione spirituale a partire dalla quale egli è cresciuto. Evidenzia<br />

l’imitazione di Cristo saldata insieme vitalmente con lo zelo per l’evangelizzazione<br />

dei popoli, senza che quest’ultima sia alternativa alla cura pastorale della<br />

diocesi che gli era stata affidata. La contemplazione del Crocifisso fa nascere<br />

uno sguardo positivo sulle cose del mondo e propone una visione della fede<br />

che è anche civiltà, o comunque sostanza umanizzante: contro le correnti di<br />

pensiero che affermavano che la fede fosse una smentita dell’umanità.<br />

62 Si pensi ad esempio ai motti di Charles de Foucauld: Fiat voluntas tua!, Cor Iesu Sacratissimum,<br />

adveniat Regnum Tuum!: Ch. DE FOUCAULD, Solo con Dio in compagnia dei fratelli.<br />

Itinerario spirituale dagli scritti, Milano 2002.<br />

63 Note per ritiro su La santificazione propria, 8 aprile 1926 (FCT 20, 262), ove fa gli<br />

esempi di sant’Ignazio (Ad. M. Dei gl.), san Francesco (Deus meus et omnia), san Guglielmo<br />

(da Volpiano? Vanitas, vanitatum), san Benedetto (Ora et labora), ed aggiunge: “Ognuno di<br />

voi prenda una di queste massime. Per esempio: veder Dio, onor di Dio, amor di Dio. Per<br />

esempio: in Omnibus Christus, richiamare in tutti gli incontri, in tutte le contingenze Cristo,<br />

e pensare, parlare, operare come egli avrebbe pensato, parlato, operato”.<br />

64 “Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo,<br />

libero, ma Cristo è tutto e in tutti” (Col 3,11).<br />

65 Si vedano le pagine dedicate alla “creazione” nell’Antologia, 153-162. Cfr. pure A.<br />

DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 10-13.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

647<br />

Senza voler troppo enfatizzare questa espressione, ma semplicemente<br />

cercando di salvaguardare l’ampiezza di significati e soprattutto la vivacità<br />

dell’esperienza spirituale di <strong>Conforti</strong>, si può ritenere che sia racchiusa, nell’intuizione<br />

tradotta da questo motto, quell’idea di “spirito di vera fede”, o “vita<br />

di fede” che si vive “se in tutte le contingenze terremo Cristo innanzi agli<br />

occhi della nostra mente, ed egli ci accompagnerà dovunque…” 66 . Questa<br />

“vita di fede” è considerata dagli studiosi della spiritualità confortiana uno<br />

degli elementi caratterizzanti il percorso interiore del vescovo fondatore 67 .<br />

Stile e strumenti che concretizzano la spiritualità<br />

A partire da quelli che abbiamo chiamato, in maniera forse generica, i due<br />

pilastri o, per meglio dire, vettori di forze della concezione spirituale di <strong>Conforti</strong>,<br />

l’esemplarità di Cristo e la missione universale, proviamo a raccogliere<br />

qui alcune articolazioni che in lui e nei suoi progetti e scritti vogliono incarnare<br />

e rendere concreta l’intuizione di fondo. Sono gli elementi costitutivi di<br />

una spiritualità vissuta nel quotidiano: alcune scelte, alcune pratiche, alcune<br />

forme di preghiera, ma anche certe attitudini umane vissute nel quadro della<br />

fede. Si operano qui anche una scelta e una semplificazione, giacché l’alfabeto<br />

che “dice” una vita spirituale è sempre molto vario e articolato.<br />

Sembra di poter affermare che tre aspetti siano particolarmente rilevanti:<br />

i voti religiosi e la scelta di una vita consacrata per la missione, ma con l’iniziativa<br />

poi mai realizzata degli oblati, anche per la diocesi; tutti i mezzi e percorsi<br />

tradizionali dell’ascesi e della devozione; i rapporti umani vissuti nella<br />

collaborazione, nell’amicizia, fino a giungere a una visione della fraternità per<br />

i suoi saveriani, e anche qui, ricuperando la vitalità delle sue relazioni con il<br />

clero diocesano.<br />

Partiamo citando ancora una volta il testo della Lettera testamento che offre<br />

in sintesi e in pienezza la concezione confortiana dei voti:<br />

La vita apostolica … congiunta alla professione dei voti religiosi, costituisce per sé<br />

quanto di più perfetto, secondo il Vangelo, si possa concepire. Per la professione<br />

dei voti religiosi noi veniamo a morire a tutto ciò che è terrestre per vivere una vita<br />

nascosta in Dio con Gesù Cristo, avverandosi quello che diceva l’Apostolo Paolo<br />

66 Lettera testamento, n. 7. Cfr. A. DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 6-9.<br />

67 B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 16-29; G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 225-227;<br />

A. CERESOLI, Cum Christo, cit., 190-192; J. A. FLORES OSUMA, Echi di un percorso, cit., 101-<br />

102.


648 Capitolo undicesimo<br />

ai primitivi fedeli: Mortui estis et vita vestra est abscondita cum Christo in Deo. I<br />

voti religiosi sono vincoli santi che vieppiù ci stringono al divin servizio, sono una<br />

totale emancipazione dal Demonio, dal mondo e dalla carne; sono una continua<br />

aspirazione a cose sempre migliori; sono come una specie di martirio, a cui, se manca<br />

l’intensità dello spasimo, supplisce la continuità di tutta la vita. Per questo essi accrescono<br />

il merito delle azioni nostre, essendo dottrina comune ai Padri della Chiesa che<br />

quanto si fa con voto, è doppiamente meritorio agli occhi del Signore. Chi compie<br />

un’opera senza voto, osserva genialmente S. Anselmo, può paragonarsi a colui che<br />

offre il frutto di una pianta, mentre chi opera con voto, offre assieme al frutto, la<br />

pianta stessa 68 .<br />

La posizione di <strong>Conforti</strong> scaturisce certo dai lunghi dibattiti sulla maggior<br />

perfezione degli stati di vita, e risente in particolare, ma non solo, di Tommaso<br />

d’Aquino 69 . Essa giunge a maturare la decisione di fare del suo istituto una<br />

congregazione religiosa con voti, anche quando i dicasteri romani prospettavano<br />

una federazione con altri istituti, che però non avevano voti. E quando<br />

Roma affermava che l’omissione dei voti avrebbe facilitato l’approvazione<br />

dell’istituto stesso, egli persevera nella sua assoluta convinzione che i voti erano<br />

parte integrante dell’intuizione originaria della fondazione e assicuravano<br />

una particolare efficacia per l’unità della congregazione e per la missione.<br />

Sembra ormai superato il dibattito, interno ai saveriani, se <strong>Conforti</strong> avesse<br />

o no emesso i voti, se avesse avuto la possibilità di farlo oppure no: i voti furono<br />

da lui assunti in occasione della sua ordinazione a vescovo di Ravenna 70 . La<br />

forma propria della spiritualità di <strong>Conforti</strong> passa attraverso la consacrazione<br />

religiosa: conformazione a Cristo e dedizione totale per la missione trovavano<br />

nella consacrazione religiosa con voti l’espressione massima 71 . È significativo<br />

che la Lettera testamento non esamini se non per accenni la metodologia missionaria,<br />

ma sia quasi interamente dedicata al commento della realtà dei voti<br />

religiosi. Un aspetto di originalità, nel <strong>Conforti</strong>, è questo legame tra istituto<br />

missionario e consacrazione: caratteristica che non era di tutte le fondazioni<br />

missionarie recenti. Anzi, come nel caso dei missionari di San Calogero,<br />

68 Lettera testamento, n. 2. I testi che riprendono e sviluppano questa concezione sono<br />

raccolti in Antologia, 139-152. Cfr. anche A. DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 3-5.<br />

69<br />

SANCTI THOMAE DE AQUINO, Summa Theologiae, Alba – Roma 1962, 1825-1826<br />

(secunda secundae, quaestio 186, articulus 6); 1846-1847 (secunda secundae, quaestio 188,<br />

articulus 6).<br />

70 Cfr. <strong>Conforti</strong> a Pecorari (sottosegretario a Propaganda fide), 2 luglio 1927 (FCT 14,<br />

1002-1003).<br />

71 Cfr. B. MONDIN, Missione annuncio, cit., 117-138; G. FERRARI, Il beato Guido, cit.,<br />

223-225; G. CAMERA, G. M. <strong>Conforti</strong> consacrato, cit., 112-114; A. CERESOLI, Cum Christo,<br />

cit., 199-201.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

649<br />

dell’Istituto Santi Pietro e Paolo, dei padri bianchi, ma anche dei comboniani<br />

all’epoca del loro fondatore, l’aspetto della vita religiosa passava in secondo<br />

piano, o neppure era preso in considerazione.<br />

Le scelte concrete di coltivazione ed espressione della spiritualità del vescovo<br />

fondatore trovavano posto nei mezzi e percorsi tradizionali in vista della<br />

cercata “unione con Dio”:<br />

Non lasciamo mai la meditazione quotidiana, la lettura spirituale, la visita al SS.<br />

Sacramento, la Confessione possibilmente settimanale, la recita del Santo Rosario,<br />

l’esame generale e particolare di coscienza, gli Esercizi Spirituali ogni anno ed il ritiro<br />

mensile, od almeno l’apparecchio alla buona morte. E Gesù Sacramentato, per quale<br />

siamo Sacerdoti ed Apostoli, sia sempre il centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti.<br />

È presso il Santo Tabernacolo che noi dobbiamo ogni giorno ritemprare le nostre<br />

forze per sempre nuove fatiche.<br />

E dopo questo, alimentiamo in noi una tenera devozione alla Vergine Immacolata<br />

regina delle Missioni 72 , al suo castissimo Sposo, S. Giuseppe, patrono della Chiesa<br />

universale, ai Santi Apostoli ed all’inclito nostro Protettore S. Francesco Saverio 73 .<br />

Questa era la struttura proposta ai suoi missionari. Ma allo stesso modo,<br />

con le necessarie varianti, questo era quanto <strong>Conforti</strong> suggeriva ai seminaristi<br />

che si preparavano ad essere membri del clero diocesano 74 . Particolare insistenza<br />

<strong>Conforti</strong> adoperava, a partire dall’esperienza personale, riguardo alla<br />

meditazione quotidiana 75 . Queste stesse pratiche erano oggetto di continua<br />

revisione e ricalibrate nei “proponimenti” che seguivano i tempi degli esercizi<br />

spirituali 76 . Non si ha in questo ambito nessuna particolare innovazione: sono<br />

le regole di vita che un ampio spettro di correnti spirituali del tempo proponevano<br />

a sacerdoti e religiosi.<br />

In questo quadro va sottolineata sicuramente la rilevanza della devozione<br />

mariana di <strong>Conforti</strong>. Egli, possiamo dire, rappresenta un esempio di interiorizzazione<br />

della tradizione mariana che aveva ricevuto, nel XIX secolo, un duplice<br />

72 La devozione mariana occupa un posto rilevante nella figura spirituale del <strong>Conforti</strong>,<br />

con abbondanza di testi. Si vedano le pagine raccolte in Antologia, 427-447 e B. MONDIN,<br />

Missione annuncio, cit., 142-143.<br />

73 Lettera testamento, n. 8.<br />

74 Cfr. ad esempio la meditazione sulla confessione (FCT 20, 235-237) e sull’esame di<br />

coscienza (FCT 20, 247).<br />

75 Si vedano i testi raccolti in Antologia, 449-456.<br />

76 Si vedano: i primi tra i Proponimenti del settembre 1913 (FCT 20, 167); i Lumi e Propositi<br />

del 1917-1925 (FCT 20: 172, 177 e 182); i Proponimenti del giugno 1927 (FCT 20,<br />

188-189). Cfr. pure: G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 227-228; G. CAMERA, G. M. <strong>Conforti</strong><br />

consacrato, 114-115; A. MANFREDI, Cenni storici, cit., 155-156.


650 Capitolo undicesimo<br />

impulso dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte<br />

di Pio IX nel 1854, e dalle varie encicliche di Leone XIII sulla preghiera del<br />

rosario. Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria diventa in <strong>Conforti</strong><br />

il focus attorno a cui raccogliere i vari fondamenti teologici e spirituali della<br />

devozione mariana, dai riferimenti biblici del Cantico dei Cantici alla collocazione<br />

di Maria nel quadro della teologia del tempo 77 . In particolare, però,<br />

Maria nella visione di <strong>Conforti</strong> è integrata completamente nel cristocentrismo<br />

dell’esemplarità 78 . Le affermazioni più chiare in questa direzione si ritrovano<br />

solitamente nelle omelie delle feste dell’Assunzione di Maria al cielo. L’altro<br />

aspetto, che si potrebbe definire “leonino”, è la visione di Maria come avvocata<br />

nell’intercessione, alla quale si deve rivolgere la preghiera quotidiana, in particolare<br />

il ricorrente Angelus tre volte al giorno e il rosario 79 . Nell’ambito missionario,<br />

il titolo preferito e diffuso dal <strong>Conforti</strong> è “Maria regina delle missioni”.<br />

Queste affermazioni pubbliche corrispondevano alla personale devozione<br />

a Maria Vergine, riscontrabile in lui fin dagli anni di seminario, e le cui tracce<br />

si ritrovano in tutti gli scritti intimi, dai “propositi” delle varie fasi di vita ai<br />

“diari” personali. D’altronde il giovane allievo del seminario di Parma era cresciuto<br />

nell’entusiasmo mariano di fine Ottocento, rilanciato con convinzione<br />

dalle lettere pastorali del vescovo Miotti 80 . Dunque in <strong>Conforti</strong> si assiste a una<br />

piena assimilazione e personalizzazione di una spiritualità mariana che ha le<br />

sue fonti storiche più evidenti nel Liguori, nella spiritualità gesuitica, negli<br />

interventi magisteriali di Pio IX e Leone XIII, e infine, ma non secondariamente,<br />

nello stretto legame tra devozione alla Vergine e movimento missionario.<br />

Tutto questo insieme di strumenti spirituali risente di un’accentuazione<br />

più ascetica che mistica: basta leggere lo schema di ritiro sulla “perfezione”,<br />

proposto il 9 gennaio 1926 81 . Ne cogliamo alcuni aspetti tipici:<br />

77 Si vedano ad esempio le omelie dell’8 dicembre del 1916 e del 1918, riportate con<br />

buoni brani in Antologia, 429-432; nonché il ritiro predicato ai suoi allievi missionari del<br />

dicembre 1924 (cfr. FCT 20, 258). Si veda anche il ritiro “Obblighi verso Maria” del 3 maggio<br />

1928 (cfr. FCT 20, 268-269).<br />

78 Cfr. Antologia, 433, ove si ha l’espressione: “La copia fedele del Verbo incarnato”; vedi<br />

pure questi altri testi in Antologia, 433-435; 445-446.<br />

79 Cfr. Antologia, 442-445. La preghiera del rosario, in questa raccolta di scritti, è soltanto<br />

accennata (cfr. Antologia, 445-446). La Lettera testamento più sopra citata, al suo n. 8, con<br />

molti altri testi, ne fa uno degli elementi della preghiera del saveriano. Vedi pure il ritiro sulla<br />

“devozione a Maria”, del maggio 1922 (cfr. FCT 20, 241-242).<br />

80 Cfr. MANFREDI, Vescovi, 504-506.<br />

81 Note su La Perfezione (FCT 20, 260-262). Cfr. B. MONDIN, Missione annuncio, cit.,<br />

130-133.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

651<br />

(…)<br />

3. Tutta la perfezione è fondata su due capisaldi, su due principi. – Una bassa stima<br />

di tutte le cose e specialmente di noi stessi. Un concetto altissimo di Dio, da questa<br />

stima deve nascere in noi il desiderio di compiere la volontà di Dio. – Alcuni ripongono<br />

la santità nelle preghiere, altri nelle penitenze, altri nei doni straordinari. La<br />

perfezione consiste in una sola cosa, fare la volontà di Dio.<br />

4. La perfezione non si acquista col tenere le braccia in croce 82 , ma conviene lottare,<br />

combattere, ridursi a vivere, non secondo le inclinazioni della natura, ma secondo<br />

la fede.<br />

(…)<br />

7. Due inganni veggo comuni tra le persone spirituali. Uno è che misurano per lo più<br />

la loro devozione colle consolazioni che provano nella via di Dio. L’altro inganno si<br />

è che quando loro accade di dire alcuna cosa con ripugnanza e con tedio, credono di<br />

non avere alcun merito.<br />

8. Se vogliamo far profi tto, bisogna mettere in pratica il precetto dell’Apostolo:<br />

attende tibi, il quale importa due cose: la prima di non impicciarsi dei fatti altrui;<br />

la seconda di prendere a petto la propria santifi cazione. Ognuno porterà con sé le<br />

proprie opere.<br />

(…)<br />

14. Mettiti sotto la disciplina di un uomo austero, il quale tratti aspramente e con<br />

rigore: e poi studiati di bere tutte le sue riprensioni.<br />

Riguardo all’ultimo punto della lista, qui sopra riportato, bisogna ricordare<br />

di <strong>Conforti</strong> il suo confronto con “persone illuminate”, a partire certamente<br />

dal p. Salvatore Spada francescano suo confessore: probabilmente non era<br />

l’unico riferimento, soprattutto in alcuni momenti di svolta della sua vita, ad<br />

esempio al momento di decidere la sua sorte a Ravenna 83 . Forse questo confronto<br />

vissuto con disponibilità non è stato ancora sufficientemente indagato<br />

in <strong>Conforti</strong> 84 .<br />

Una terza area di scelte e percorsi spirituali riguarda il rapporto con gli<br />

altri, in particolare coi confratelli nel sacerdozio e con i membri dell’istituto.<br />

S’è visto a più riprese il suo stile cordiale nelle amicizie, che arrivava a superare<br />

non solo la sua “naturale timidezza” 85 , ma anche lo stile volutamente riservato<br />

che la formazione seminaristica del tempo imponeva al clero. Lo stile misurato<br />

e riservato oggi ci sembra per certi aspetti arido e privo di affetto: in realtà,<br />

nel complesso dei suoi scritti e delle notizie che lo riguardano, <strong>Conforti</strong> rivela<br />

82 Nel senso di braccia conserte.<br />

83 Si veda quanto detto nel capitolo terzo.<br />

84 Cfr. A. MANFREDI, Cenni storici, cit., 144-145, tenendo presente: Proponimenti, n. 14,<br />

del 1913 (FCT 20, 168); Lumi e Propositi, n. 4 bis, del 1925 (FCT 20, 174); ibid., n. 11 del<br />

1925 (FCT 20, 175); Proponimenti, n. 10, del 1927 (FCT 20, 191).<br />

85 Proponimento n. 6, del 1927 (FCT 20, 193).


652 Capitolo undicesimo<br />

una ricchezza umana notevole e capace di relazioni anche a distanza, oltre<br />

che di comprensione immediata delle persone. Si pensi, ad esempio, ai suoi<br />

rapporti con p. Manna, da una parte, e dall’altra con don <strong>Angelo</strong> Roncalli,<br />

nelle vicende dell’Unione missionaria del clero 86 . Anche a livello molto concreto,<br />

l’impostazione da lui data alla casa di formazione dell’istituto andava<br />

nella direzione del superamento di barriere e formalità tipiche dei seminari di<br />

matrice “carolina”, optando decisamente per l’esigenza di creare uno “spirito<br />

di famiglia” tra i futuri missionari. È proprio nell’istituto saveriano che questa<br />

capacità e, diremmo, gusto dei rapporti umani diviene impulso a vivere in<br />

fraternità:<br />

Noi pure colla carità verso Dio dobbiamo alimentare nei nostri cuori la carità per<br />

noi e pei fratelli ed innanzi tutto per quelli che formano con noi una stessa famiglia<br />

religiosa ed hanno comune la vita, gli ideali, le fatiche, i meriti, la direzione… Ed io<br />

nella mia meschinità prego il Signore che quell’unità di menti e di cuori che il Maestro<br />

divino ha lasciato come estremo ricordo, come eredità preziosa a’ suoi Apostoli<br />

ed a quanti avrebbero creduto in lui, abbia sempre a regnare tra i membri dell’umile<br />

nostra Congregazione. Ed in particolar modo abbia a regnare tra coloro che sono<br />

addetti alle case del nostro Istituto e sono chiamati a preparare gli altri all’apostolato.<br />

Ogni dissenso, ogni divergenza, ogni contrasto che si manifestasse tra di essi tornerebbe<br />

di grave pregiudizio alla pace ed all’edifi cazione fraterna 87 .<br />

Concretamente, almeno riguardo alla Cina, <strong>Conforti</strong> si limitava a suggerire<br />

che, per quanto possibile, i missionari andassero nelle diverse stazioni missionarie<br />

bini bini, come dice il latino della Vulgata, cioè a due a due. Di fatto le<br />

case di formazione erano case di vita comune, mentre la missione in Cina era<br />

un grande cantiere di sperimentazioni, in cui, come s’è visto al capitolo ottavo,<br />

non mancavano le tensioni tra confratelli 88 . I voti di obbedienza e povertà<br />

sono, nella concezione confortiana, strettamente legati alla fraternità.<br />

86 Se ne è accennato al capitolo settimo, cui si rimanda. Cfr. G. FERRARI, Il beato Guido,<br />

cit., 231-232. Si leggano anche i brevi ricordi personali in A. DAGNINO, Dottrina spirituale,<br />

cit., 173-174.<br />

87 Lettera testamento, n. 9. Si vedano anche gli articoli 203, 204, 205, 214, 239, 241, 243<br />

delle Costituzioni del 1921, con alcune concretizzazioni nella vita missionaria e una particolare<br />

sottolineatura della dimensione dell’“affetto”.<br />

88 Sono molto espliciti in proposito alcuni articoli dello Statuto di missione approvato nel<br />

Primo capitolo generale saveriano del 1929 (FCT 14, 979). Su questo vedi pure: A. DAGNI-<br />

NO, Tentativo di individuare, cit., 15-18; G. FERRARI, Il beato Guido, cit., 229-230; R.C.<br />

MARQUES DA SILVA, Cosa direbbe, cit., 121; gli apporti dei convegnisti di Tavernerio 2006 in<br />

A. MANFREDI, Cenni storici, cit., 161-163; A. CERESOLI, Cum Christo, cit., 197-199; i testi<br />

raccolti in Antologia, 323-345.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

653<br />

In questa concretizzazione delle istanze di fondo dell’intuizione spirituale<br />

di <strong>Conforti</strong> si potrebbe collocare l’interpretazione del Dagnino dell’equilibrio<br />

dinamico o armonia delle virtù in <strong>Conforti</strong>. Si tratta, da un punto di vista<br />

metodologico, dell’applicazione alla figura del vescovo fondatore di una chiave<br />

di lettura tipica di alcune scuole della teologia spirituale 89 . A livello storico<br />

si può dire che i documenti e le testimonianze ci restituiscono l’immagine di<br />

una persona matura, convinta dei principi della fede che professava, capace di<br />

assimilare e personalizzare tutti gli elementi della ricca tradizione spirituale da<br />

lui ricevuta in una sintesi che, come si è visto finora, non manca di sottolineature<br />

e aspetti oggettivamente originali e innovativi, nella loro espressione o<br />

nel modo concreto in cui <strong>Conforti</strong> li interpretava.<br />

Un primo tentativo di lettura evolutiva<br />

Se, qua e là, in questo percorso di sintesi sulla spiritualità di <strong>Conforti</strong> così<br />

come storicamente la si può desumere dai testi e dagli atti, s’è cercato di individuare<br />

quali siano state le fonti di ispirazione che egli ha incontrato, sarebbe<br />

prezioso poter ricostruire anche una analisi evolutiva della sua mentalità. Chi<br />

ha influito per primo e chi in seguito? Quali categorie teologiche, culturali e<br />

spirituali sono cresciute nel tempo e quali altre invece sono progressivamente<br />

andate ai margini? Quali autori hanno permesso al nostro uomo di compiere<br />

alcuni salti di qualità?<br />

Il lavoro da fare è stato qui appena abbozzato. Nella grande massa di scritti<br />

confortiani abbondano le citazione bibliche, patristiche e tomistiche, ma sono<br />

davvero scarsi i riferimenti ad autori di tipo moderno. È probabile, come dice<br />

il Dagnino, che alcuni siano citati a memoria 90 , ma ciò significa, da un punto<br />

di vista metodologico, un lavoro di ricostruzione davvero ingente. Purtroppo,<br />

poi, nella biblioteca di <strong>Conforti</strong>, come finora è stata ricostruita, mancano<br />

pressoché interamente libri di meditazione, che con certezza utilizzava 91 . Non<br />

89 Cfr. A. DAGNINO, La vita cristiana o il mistero pasquale del Cristo mistico: secondo la rivelazione,<br />

studiata dalla teologia e insegnata dalla Chiesa, Milano 1968, 320-332, e gli appunti<br />

gentilmente trasmessi dall’autore; A. DAGNINO, Dottrina spirituale, cit., 166-167.<br />

90 A. DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 6 nota 23.<br />

91 Dal citato Catalogo della biblioteca personale di Mons. <strong>Conforti</strong> possiamo intendere che<br />

egli utilizzasse tra gli altri testi di meditazione vera e propria, anche questi: Desiré Felicien<br />

Francois Joseph MERCIER, Conferenze pastorali per esercizi spirituali al clero, Firenze 1911; Il<br />

Vangelo secondo la concordanza de’ quattro evangelisti esposto in meditazioni e distribuito per<br />

tutti i giorni dell’anno, I, Milano 1814; Nicolaum AVANCINUM, Vita et doctrina D. N. Jesu<br />

Christi ex quatuor evangelistis collecta et in meditationum materiam ad singulos totius anni dies


654 Capitolo undicesimo<br />

un volume di Francesco di Sales, nulla di Alfonso De’ Liguori 92 : solo una<br />

edizione della Imitazione di Cristo del 1928 93 , e sappiamo con certezza che<br />

ben prima, fin dalla giovinezza, l’Imitazione fosse uno dei suoi testi di riferimento.<br />

Questa assenza può avere diverse spiegazioni 94 . Ciò però ci impedisce,<br />

almeno per ora, di individuare meglio le fonti, cogliere suoi commenti e sottolineature,<br />

datare letture e apporti particolari. Si proverà dunque a delineare<br />

una prima ipotesi di lavoro, a partire da constatazioni e apporti degli studiosi<br />

di <strong>Conforti</strong>, e dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto, con la speranza di<br />

aprire la strada a nuovi studi.<br />

Deve essere ribadito ancora una volta che queste letture – oltre all’assimilazione<br />

di messaggi orali da prediche, meditazioni e così via, ben difficili<br />

da documentare – non “creano” la spiritualità di una persona. L’esperienza<br />

interiore trova spesso dei concetti e delle parole interpretative nei libri di altri,<br />

oppure domande che generano riflessioni. Non si tratta, dunque, di ridurre le<br />

elaborazioni personali a ciò che altri hanno detto, ma di comprendere l’interazione<br />

tra la cultura diffusa e il percorso individuale.<br />

Si può anzitutto dire che <strong>Conforti</strong> si sia formato a partire da ciò che si<br />

potrebbe definire la “vulgata” spirituale ottocentesca diffusa nei seminari italiani:<br />

una struttura ormai sperimentata di messaggi e di strumenti di preghiera,<br />

che non si può ridurre alla spiritualità ignaziana ovvero gesuita, ma<br />

che dai gesuiti, dediti spesso alla predicazione di ritiri ed esercizi spirituali<br />

al clero, era divulgata, precisata e ripetuta con notevole coerenza. Oltre allo<br />

schema degli esercizi ignaziani e all’abitudine a crearsi dei “proponimenti” e<br />

a verificarli regolarmente, si può ricordare l’apporto del testo dell’Imitazione<br />

di Cristo – tardomedievale –, di Alfonso De’ Liguori con la sua spiritualità<br />

cristologica, la devozione mariana e la sensibilità pastorale e di Francesco di<br />

Sales. In <strong>Conforti</strong> si notano con una certa frequenza, anche in età adulta,<br />

riferimenti alla spiritualità francescana, mentre i possibili apporti benedettini<br />

e carmelitani sembrano un po’ più in secondo piano 95 . Ricordiamo che<br />

distributa, Torino 1892; Giovanni Carlo GORLA, I doveri fondamentali del sacerdote, Milano<br />

s. d.<br />

92 Se non un volume di apologetica, citato più sopra: né Le glorie di Maria né La pratica<br />

d’amar Gesù Cristo che aveva utilizzato negli anni di seminario.<br />

93 L’imitazione di Cristo di Tomaso da Kempis, tradotta da O. Tescari, Torino 1928.<br />

94 Probabilmente è più difficile rinvenire questi “pezzi” negli scaffali, o nei depositi di<br />

una biblioteca ecclesiastica che di solito abbonda proprio di questo materiale; oppure, questi<br />

volumetti più cari al <strong>Conforti</strong> furono distribuiti come ricordo ai suoi collaboratori dopo la<br />

sua morte…<br />

95 Si veda la discussione in A. MANFREDI, Cenni storici, cit., 136-138.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

655<br />

francescani, benedettini e carmelitani sono da tempo in città a Parma, e che<br />

<strong>Conforti</strong> era terziario francescano. Invece un dato suo particolare era, sembra<br />

ovvio dirlo, l’attenzione missionaria, mutuata soprattutto dalla lettura di<br />

opere agiografiche che ancora una volta ci riportano all’ambiente gesuita con<br />

Francesco Saverio 96 .<br />

Insieme a questa base spirituale tradizionale e comune, bisogna tener<br />

presente l’assimilazione dell’insegnamento teologico a base tomista ricevuto<br />

in seminario. Non sempre gli allievi fanno dello studio della dogmatica un<br />

contributo importante alla decodifica della propria esperienza spirituale. Per<br />

<strong>Conforti</strong> si può invece dire che molti elementi della grammatica spirituale da<br />

lui utilizzata provengono da una assimilazione sentita degli studi teologici:<br />

si pensi alla teologia sacramentaria e alla concezione della vita religiosa e dei<br />

voti.<br />

Certamente la lettura della Sacra Scrittura, consigliata al clero, e il sempre<br />

maggior impegno di predicazione, che comporta una ripresa dei testi biblici,<br />

formano un ulteriore ingrediente: anche se, in linea generale, il tipo di lettura<br />

e predicazione andava per “massime” e non per un’esegesi di testi più ampi,<br />

se non per ciò che riguardava la passione di Cristo 97 . <strong>Conforti</strong> ha le sue frasi<br />

bibliche care, e tra tutte ricordiamo qui un versetto del Vangelo di Giovanni<br />

che molti estimatori del vescovo fondatore hanno poi applicato alla sua esistenza:<br />

“Et alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili; et illas oportet me<br />

adducere, et vocem meam audient, et fiet unum ovile et unus pastor” (Gv<br />

10,16) 98 . Anche l’uso che il vescovo fondatore fa della Bibbia è un campo<br />

96 A. DAGNINO, Dottrina spirituale, cit., 134-139. Anche per le letture agiografiche quel<br />

che ci è rimasto nella biblioteca confortiana, quasi tutto di datazione tarda, non ci aiuta<br />

molto, benché forse lo studio di qualche notazione potrebbe giovare. Comunque, nel citato<br />

Catalogo della biblioteca personale troviamo: Angelico Maria ARRIGHINI, I santi domenicani.<br />

Conferenze storiche-apologetiche-morali, Torino-Roma 1921; Giampietro DORE, Savonarola,<br />

Torino 1928; Michelangelo GRANCELLI, Mons. Daniele Comboni e la missione dell’Africa centrale.<br />

Memorie biografico-storiche, Verona 1923; Henri MASSARA, Le Père Antoine Criminali<br />

parmesan protomartyr de la Compagnie de Jésus. Souvenirs biographiques, Zi-Ka-Wei 1902;<br />

Giuseppe VESPIGNANI, Un anno alla scuola del beato don Bosco (1876-1877), S. Benigno<br />

Canavese 1930; Giuseppe GRIBAUDO, Un Capitano Santo. Il dottor Guido Negri da Este…,<br />

Torino 1919.<br />

97 Cfr. un approfondimento dello sguardo confortiano ai “misteri” di Cristo, in B. MON-<br />

DIN, Missione annuncio, cit., 29-37.<br />

98 “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare.<br />

Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore”. Nell’indice<br />

dei passi biblici dell’Antologia (762-765) questo versetto compare undici volte nella utilizzazione<br />

del <strong>Conforti</strong>, come anche Gv 12,32 (“Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a<br />

me”); dieci citazioni per Mc 16,15 (“Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni


656 Capitolo undicesimo<br />

vasto, aperto a ulteriori ricerche, stante anche la mole immensa del materiale<br />

a disposizione 99 .<br />

Dunque una salda base tradizionale, assimilata ed accresciuta con alcune<br />

sue scelte consapevoli di affinità e sintonia – lo spirito francescano, l’ideale<br />

missionario, il tomismo – ha permesso a <strong>Conforti</strong> di dare parola alle sue intuizioni<br />

ed esperienze personali, in particolare per il periodo della giovinezza e<br />

prima maturità, e lo ha accompagnato, si può dire, per tutta la vita.<br />

Con il passare del tempo, si intravedono alcuni ulteriori influssi. Quanto è<br />

stato raccolto nei precedenti capitoli ci invita a rilevare anzitutto un apporto<br />

ben definibile cronologicamente, che è quello dello spirito e della sperimentazione<br />

dell’UMC, ovvero sia le idee di p. Paolo Manna, e anche quanto<br />

insieme – Manna, <strong>Conforti</strong>, ma anche altri – andavano elaborando a livello<br />

di statuti, convegni, dialoghi. Tra il 1916 e il 1925, il periodo che ricopre la<br />

piena maturità di <strong>Conforti</strong>, l’impegno per l’UMC, ma anche il documento<br />

pontificio Maximum Illud, che conferma alcune riflessioni e scelte di Confor-<br />

creatura”); otto citazioni per Mt 6,10 (“Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in<br />

cielo così in terra”). Come piccolo saggio di spunti biblici confortiani, tutto ciò è già di un<br />

certo interesse.<br />

99 Nella biblioteca di <strong>Conforti</strong>, sempre secondo il citato Catalogo della biblioteca personale,<br />

c’è qualche strumento esegetico e taluno di pregio: Michele BECHIS, Repertorium biblicum<br />

totius sacrae scripturae concordantiae juxta vulgatae editionis exemplar…, Officina Salesiana,<br />

Augustae Taurinorum 1899; Costantin CHAUVIN, L’infanzia del Cristo secondo la tradizione<br />

ebraica e cristiana, Roma 1905; Giuseppe RICCIOTTI, Il Cantico dei Cantici. Versione critica<br />

dal testo ebraico con introduzione e commento, Torino 1928. Non è per ora emerso un testo<br />

che <strong>Conforti</strong> raccomandava (ad esempio al parroco di Valditacca nel giugno 1916: cfr. FCT<br />

24, 374-375) come traccia di predicazione: Julien THIRIET, Prontuario evangelico di tutte<br />

le domeniche e le principali feste: spiegazioni omiletiche e disegni d'istruzioni. Versione italiana<br />

sulla seconda edizione francese di Hong Kong coll'aggiunta della narrazione combinata di<br />

note esegetiche ed inspirazioni oratorie per cura del sac. Pietro Pezzali, in vari volumi, Milano,<br />

Daverio. Le edizioni italiane non risalgono mai a prima del 1916 (da ricerca sul data base<br />

del Servizio bibliotecario nazionale). Questa raccolta di “predicabili” ebbe edizioni italiane<br />

negli anni ’20, ’30 e ’40. È interessante conoscere l’autore di questi volumi: Julien Thiriet<br />

(1839 a Hoéville/Meurthe-et-Moselle – 1897 a Saigon), missionario delle Missions Etrangères<br />

di Parigi, fu professore e superiore del seminario di Saigon e per molti anni si dedicò<br />

alla formazione del clero indigeno, lasciando un ricordo molto positivo tra i missionari, i<br />

sacerdoti vietnamiti e anche tra quegli allievi che poi non divennero sacerdoti ma che Thiriet<br />

continuava a seguire. La prima edizione delle Explications fu del 1894 e fu tradotta anche in<br />

latino. Thiriet compose anche un dizionario latino-annamitico e alcune opere spirituali in<br />

lingua vietnamita (dal sito internet dell’archivio delle Missions Etrangères di Parigi: http://<br />

www.mepasie.org/?q=node/29980 consultato il 26 maggio 2009 ore 12). <strong>Conforti</strong> conosceva<br />

personalmente il traduttore, il sacerdote cremonese Pietro Pezzali, in quanto era stato suo<br />

compagno di studi a Parma (cfr. FCT 5, 768 e nota 547).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

657<br />

ti, contribuiscono a che le due passioni del vescovo, ossia il ministero pastorale<br />

e la missione, trovino anche a livello interiore una piena sintesi.<br />

Altri due apporti sembrano certi. Si deve citare anzitutto l’opera di p.<br />

François de Sales Pollien, in particolare La vita interiore semplificata 100 . Testimoni<br />

affermano che <strong>Conforti</strong> avesse portato in Cina ai suoi missionari una<br />

copia di questo libretto 101 . Padre Dagnino afferma che la formula “veder Dio,<br />

cercar Dio, amar Dio in tutto” sia una citazione letterale di questo autore 102 .<br />

La formula è nella Lettera testamento che come è noto è del 1921. Sembra che<br />

la prima esatta ricorrenza sia in un appunto stesso in occasione degli esercizi<br />

spirituali a Berceto, nell’agosto 1918 103 . Mentre solo l’anno prima le espressioni<br />

sono molto più simili al classico “principio e fondamento” degli esercizi<br />

ignaziani 104 .<br />

Il testo di Pollien in effetti è una rivisitazione del Principio e fondamento<br />

ignaziano tramite Agostino e Tommaso d’Aquino, sfrondato di aspetti secondari<br />

che, in realtà, costarono al Pollien dure polemiche da parte dei gesuiti. La<br />

prima edizione italiana della Vita interiore semplificata, almeno secondo i dati<br />

informatici del Servizio bibliotecario nazionale (SBN), è del 1913 e, come tutte<br />

le opere del Pollien, dapprima esce con uno pseudonimo, J. Tissot 105 . Ebbene,<br />

scorrendo il diario personale di <strong>Conforti</strong> per l’inizio del 1918, si trovano,<br />

trascritte, frasi della “vita interiore” di… Tissot 106 . Probabilmente <strong>Conforti</strong> vi<br />

rintraccia una sintesi essenziale e anche più matura e purificata di quanto aveva<br />

sempre “masticato” nelle sue meditazioni. Da quanto s’è detto finora, si può<br />

affermare che <strong>Conforti</strong> si sia trovato a suo agio con il Pollien 107 .<br />

100 François de Sales (al secolo Joseph) Pollien (Chevenoz/Haute Savoie 1853 – Serra<br />

San Bruno 1936), certosino. Dapprima sacerdote di Annecy e impegnato nella pastorale dei<br />

giovani, entrava nella certosa nel 1884. Dopo il 1905, a motivo delle leggi di soppressione<br />

in Francia, si trasferiva a Farneta, dove si era rifugiata la “Grande Chartreuse”. Dal 1911 al<br />

1914 era in una certosa in Slovenia, poi definitivamente in Calabria. Cfr. Augustine DEVAUX,<br />

in DSpir 12/2, Paris 1986, 1861-1864.<br />

101 Cfr. A. MANFREDI, Cenni storici, cit., 137.<br />

102 A. DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 6 nota 23.<br />

103 FCT 20, 176.<br />

104 Lumi e Propositi, n. 1, del 1925 (FCT 20, 171).<br />

105 Joseph TISSOT, La vita interiore semplificata e richiamata al suo fondamento, Torino<br />

1928.<br />

106 Dal Diario gennaio 1918 (FCT 26, 23-26 e forse pure 29). Si noti che questi appunti<br />

sono, sembra, gli unici del genere nel diario di quegli anni. Il vescovo dovette trovare un<br />

gusto particolare nella trascrizione dei brani di Pollien.<br />

107 Questa espressione è ciò che B. MONDIN, Missione annuncio, cit., in 24-26 chiama<br />

“massima sintetica di fede” del <strong>Conforti</strong>.


658 Capitolo undicesimo<br />

L’altro contributo, probabile anche se non così certo né collocabile nel<br />

tempo, è quello del trappista Jean Baptiste Chautard 108 . Il p. Dagnino testimonia<br />

che <strong>Conforti</strong> citasse a memoria il testo ai novizi 109 . Il libro, ancor oggi<br />

edito e circolante, è una meditazione che vuol richiamare chi è impegnato<br />

nell’apostolato attivo a sostenerlo con una contemplazione profonda. Non si<br />

può dire che sia precursore della spiritualità liturgica-misterica del Marmion;<br />

comunque si tratta di un testo di un certo valore, e di una notevole longevità.<br />

Giuseppe Butturini afferma che la prima edizione italiana sia del 1916 110 ,<br />

mentre dal SBN risulta una prima edizione due anni dopo 111 .<br />

Dunque si può dire con certezza che attorno al 1916-1918 <strong>Conforti</strong> accosti<br />

alcuni autori “nuovi” e ne tragga motivi spirituali che gli diventano particolarmente<br />

cari. Anzitutto si può affermare che <strong>Conforti</strong> abbia potuto trovare<br />

in Pollien e Chautard – e forse in altri ancora a noi sconosciuti – alcune<br />

conferme di quanto aveva elaborato, soprattutto una sintesi più essenziale<br />

in Pollien e alcuni stimoli a unire azione e contemplazione con Chautard.<br />

Dunque non incontri sconvolgenti, ma conferme e approfondimenti di un<br />

percorso avviato.<br />

In secondo luogo si può forse ipotizzare per quegli anni bellici e postbellici,<br />

anni travagliati per <strong>Conforti</strong> cinquantenne e per la sua diocesi, un<br />

particolare sostegno offerto da alcune letture e dall’esperienza dell’UMC al<br />

percorso del vescovo fondatore, che in quel periodo era messo a dura prova.<br />

Più avanti si deve collocare un contributo della spiritualità legata alla riforma<br />

liturgica, anche se con contorni cronologici più ardui da precisare. La collaborazione<br />

con l’abate di San Giovanni Emanuele Caronti deve aver propiziato<br />

alcune attenzioni confortiane, non solo pastorali, in questa direzione 112 .<br />

108 Jean-Baptiste (al secolo Gustave) Chautard (Briançon 1858 – Sept-Fons 1935) entrava<br />

diciannovenne alla trappa di Aiguebelle. Grande amministratore, capace di tener testa al<br />

ministro anticlericale Clemenceau e di strappargli la non soppressione delle trappe, fu abate<br />

di Chambarand nel 1897 e l’anno dopo di Sept-Fons. La sua opera, L’âme de tout apostolat<br />

come recita il titolo finale, fu più volte rielaborata. Cfr.: François Marie GODEFROY, in DSpir<br />

2/1, Paris 1953, 818-820; Anselme DIMIER, in DIP 2, Roma 1975, 872-874.<br />

109 A. DAGNINO, Tentativo di individuare, cit., 2 e A. DAGNINO, Dottrina spirituale, cit.,<br />

60 e 62-63.<br />

110 G. BUTTURINI, Le missioni cattoliche in Cina tra le due guerre mondiali, cit., 172 nota<br />

88.<br />

111 J.B. CHAUTARD, L’anima dell’apostolato, Torino 1918.<br />

112 È noto un volume di Caronti appartenente e utilizzato da <strong>Conforti</strong>: E. CARONTI, Il<br />

messale festivo per i fedeli, Torino 1923. Ancora, nel Catalogo della biblioteca di <strong>Conforti</strong> si<br />

trovano: Joseph BRAUN, I paramenti sacri, loro uso, storia e simbolismo, Torino 1914; Valentin<br />

Marie BRÉTON, La Messa. Studio filosofico e teologico, Roma 1905; oltre a libri liturgici e il<br />

Caeremoniale episcoporum e Missale romanum.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

659<br />

Inoltre l’esperienza cinese, come più volte s’è detto, ha approfondito non solo<br />

la sua concezione di missione e ha influito sul suo modo di vedere il rapporto<br />

tra fede e civiltà, ma ha anche dato un visibile slancio alla persona di <strong>Conforti</strong>,<br />

non tanto sul piano fisico, quanto da un punto di vista della convinzione,<br />

dell’energia interiore.<br />

Alla fine di questo tentativo di lettura cronologica della spiritualità confortiana,<br />

abbozzato in gran parte ancora su un piano ipotetico, pare si possa<br />

dire che, da un punto di vista storico, si intravede un’evoluzione a partire da<br />

alcune intuizioni profonde nell’infanzia – il Crocifisso della Pace, l’entrata in<br />

seminario – e nella giovinezza – la vocazione missionaria. Volutamente si utilizza<br />

qui il termine “intuizioni”, ossia esperienze di coscienza con sfaccettature<br />

multiformi e non ancora del tutto definibili e portate a parola 113 ; intuizioni<br />

come percezioni profonde e ricche, capaci di generare una attenzione, diciamo<br />

pure una passione che porterà col passare del tempo a un continuo lavoro<br />

di approfondimento, di esplicitazione di pensiero e di parole, di sicurezza<br />

da un punto di vista del ragionamento e dell’adesione. A partire da queste<br />

intuizioni si costruisce la spiritualità personale del <strong>Conforti</strong>, che si arricchisce<br />

ma soprattutto si approfondisce grazie a ulteriori apporti. Nell’età matura tali<br />

intuizioni, per quel che si può vedere, non subiscono improvvise “svolte” nella<br />

sua esperienza spirituale, ma continuano un’evoluzione più organica e conducono<br />

a una maggiore essenzialità dal punto di vista degli autori di riferimento<br />

e dei “centri organizzatori” della pietà.<br />

113 “In realtà il beato, affermando ‘mi pareva che mi dicesse tante cose’, sembra alludere<br />

non a parole definite e tantomeno esterne, quanto a una comunicazione nello spirito. ‘Era<br />

un colloquio senza parole’, concludeva appropriatamente p. Vanzin” (J. M. LOZANO, La<br />

spiritualità dei fondatori, cit., 345).


660 Capitolo undicesimo<br />

Parma, Istituto Missioni Estere: Cappella della Casa madre saveriana<br />

dove riposano i resti di G. M. <strong>Conforti</strong>, oggi Santuario a lui dedicato.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

Santuario <strong>Conforti</strong>:<br />

cappella alla sinistra dell’abside con il Crocifisso proveniente dall’Oratorio<br />

di Santa Maria della Pace.<br />

661


662 Capitolo undicesimo<br />

Nell’abside del Santuario <strong>Conforti</strong>, ai piedi del mosaico (ove, ultimo a destra, è raffigurato pure lui)<br />

si trova il sarcofago che custodisce i suoi resti mortali.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

Al primo piano dell’edificio costruito<br />

dal <strong>Conforti</strong> nel 1900,<br />

quale Casa madre dell’Istituto,<br />

sono oggi ubicati gli ambienti<br />

più significativi della storia saveriana:<br />

Cappella Martiri (foto 1924),<br />

Sala Rossa (foto 1931),<br />

Postulazione, Memorie, Centro Studi,<br />

Biblioteca Saveriana (distribuiti lungo<br />

l’ampio corridoio).<br />

Qui pure, G. M. <strong>Conforti</strong> iniziò<br />

il Museo Cinese (foto 1924).<br />

663


664 Capitolo undicesimo<br />

Le due “passioni” di G. M. <strong>Conforti</strong>:<br />

la Chiesa locale, qui raffigurata dal Vescovado (in alto), come si presentava dopo gli interventi di<br />

restauro da lui incoraggiati nel 1922; la Chiesa missionaria, qui espressa dall’edificio della Casa<br />

madre saveriana (in basso), come si presentava alla data della sua morte, 5 novembre 1931.


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

G. M. <strong>Conforti</strong> a trentasette anni<br />

(pergamena ravennate del gennaio 1903; Memorie <strong>Conforti</strong>ane Saveriane).<br />

665


666 Capitolo undicesimo<br />

G. M. <strong>Conforti</strong> a quarantacinque anni<br />

(foto: Parma - Vescovado, 1910).


Una lettura storica della spiritualità di Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

G. M. <strong>Conforti</strong> in ultime foto con le giovani generazioni parmensi e saveriane.<br />

Sopra: Parma, Collegio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, 15 maggio 1930.<br />

Sotto: Poggio S. Marcello (Ancona), 23 maggio 1931; tra gli alunni, gli unici due Saveriani ancora<br />

viventi: Dagnino p. Amato (a lato della spalla sinistra del fondatore),<br />

Aldo p. Guarniero (quarto in alto, da sinistra).<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Lettere ai Saveriani 2: Pellegri, Sartori,<br />

Bonardi, Armelloni, Pelerzi, Dannino Amatore e Vincenzo, Procura Generale Saveriana<br />

– Roma, Tipografi ca S. Paolo – Tivoli 1977.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Lettere ai Saveriani 3: Uccelli e Casa<br />

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Procura Generale Saveriana – Roma, Tipografi a S. Paolo, Tivoli 1978.


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Gesù e Maria. Lettere e documenti dal 1895 al 1931 e breve documentazione della<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Servizio ecclesiale e carisma missionario.<br />

Vol. II: Fondazione dell’Istituto Saveriano, Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano 1987.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Servizio ecclesiale e carisma missionario.<br />

Vol. III: La Diocesi di Parma tra successi e amarezze, Libreria Editrice Vaticana, Città<br />

del Vaticano 1987.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Servizio ecclesiale e carisma missionario.<br />

Vol. IV: Missione di Cina ed Olocausto, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano<br />

1987.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovo di Ravenna. Vol. I: Dalla<br />

nomina e consacrazione alla presa di possesso, Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Il buon pastore di Ravenna. Vol. II,<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Vol. III: da Ravenna alla Città della<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Missione in Cina e Legislazione<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Beatifi cazione di Guido Maria <strong>Conforti</strong> e inizio sua azione<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma.<br />

Omelie catechetiche. Padre Nostro. Credo. Sacramenti, Libreria Editrice Vaticana, Città<br />

del Vaticano 1997.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Azione pastorale, insegnamenti, fortezza del Beato Guido<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong>. Omelie e lettere. Giubileo<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Atti. Discorsi. Lettere del Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

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TEODORI Franco, a cura di, Atti. Discorsi. Lettere del Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> arcivescovovescovo<br />

di Parma. Terremoto di Avezzano. L’<strong>Italia</strong> in guerra. Seconda visita pastorale.<br />

Consorzio. Capitolo Cattedrale e Ospizi Civili. Insegnamento catechistico. Notiziari della<br />

Gazzetta di Parma. 1915, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Il Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma.<br />

Visita pastorale. Omelie e Discorsi. La Guerra in corso. Lettere al Clero e Popolo.<br />

Contrasti in Cattedrale. Sacerdoti e Parrocchie. 1916, Libreria Editrice Vaticana, Città<br />

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TEODORI Franco, a cura di, Il Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma.<br />

Omelie e Lettere. La Guerra e una sconfi tta. Lettere a Clero e Popolo. Capitolo Cattedrale<br />

e Proposta di Compromesso. Attività Catechistica. 1917, Libreria Editrice Vaticana,<br />

Città del Vaticano 1999.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Diario. Atti. Discorsi del Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong><br />

Arcivescovo-Vescovo di Parma. Pastorali di Quaresima. III Visita Pastorale. Discorso agli<br />

Uffi ciali. Lettere a Clero e Popolo. Oblati del S. Cuore. 1918-1920, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1999.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Il Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma.<br />

Omelie in Duomo. Panegirici dei Santi. Discorsi vari. Giubileo Anno Santo. Lettere a<br />

Clero e Popolo. IV Visita Pastorale. Pastorali di Quaresima 1921-1925, Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 2000.<br />

TEODORI Franco, a cura di, Il Beato Guido Maria <strong>Conforti</strong> Arcivescovo-Vescovo di Parma.<br />

Diario d’Anima e Operativo. Panegirici e Omelie. Istruzioni a Clero e Popolo. Lettere.<br />

1926-1931, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.<br />

Testimonianze extraprocessuali raccolte dal padre Luigi Grazzi tra il 1935 e il 1951. I: di<br />

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per cura del sac. Pietro Pezzali, Daverio, Milano 1920.<br />

TISSOT Joseph, La vita interiore semplifi cata e richiamata al suo fondamento, nuova<br />

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VANZAN Piersandro, Guido Maria <strong>Conforti</strong> e la pastorale diocesana missionaria, in Civiltà<br />

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VANZIN Vittorino Callisto, Il fermento del Regno. Unione Missionaria del Clero, Scuola<br />

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VANZIN Vittorino Callisto, Un pastore due greggi, Scuola Tipografi ca Istituto Missioni<br />

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VECCHIO Giorgio, Lombardia 1940-1945. Vescovi, preti e società alla prova della guerra,<br />

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1982, 149-162.


ABBÀ Luigi: 449<br />

ABBATE Francesco: 449<br />

ABLONDI Francesco: 120, 121, 122, 314, 316,<br />

396<br />

ABRAMO: 536<br />

Acanthus: 202<br />

ACCATINO Andrea: 264<br />

Accorsi, villa: 193<br />

Adamello: 368<br />

ADORNI Anna Maria: 57, 86<br />

ADORNI CONFORTI Antonia: 33, 34, 38, 81,<br />

150<br />

ADORNI Giacinto: 34<br />

ADORNI Luigi: 34<br />

ADORNI, famiglia: 34<br />

Adriatico: 187<br />

AFFOLTI Mario: 74, 390<br />

Africa: 66, 90, 149, 202, 474<br />

Afrodisia: 198<br />

Agna: 308, 368<br />

AGNETTI Alessandro: 42<br />

AGNETTI Giuseppe: 42<br />

AGNETTI Lucio: 42<br />

AGNETTI Paolo: 35, 41, 42<br />

AGNETTI Stefano: 42<br />

Agropoli: 580<br />

Aiguebelle: 658<br />

Aix-en-Provence: 59<br />

AJCARDI Enrico: 187, 256, 257, 266, 272,<br />

289, 309, 313, 314, 317, 318, 321, 325,<br />

332, 355, 358, 483, 560, 608<br />

ALACOCQUE Marguerite-Marie: 59<br />

Albazzano: 322<br />

ALBERTARIO Davide: 102, 216<br />

ALBERTELLI Guido: 284<br />

Alcantara: v. San Pietro d’Alcantara<br />

Alessandria: 391, 428, 610<br />

INDICE ONOMASTICO<br />

a cura di Pietro Bonardi<br />

ALFIERI Giuseppe: 120, 312<br />

ALLAMANO Giuseppe: 406<br />

Alpi: 48<br />

ALTAMURA Aristide: 322<br />

AMADASI Amilcare: 336, 338<br />

Amato: 103<br />

AMBRICO Innocenzo: 428, 429, 430, 637<br />

America: 125, 127, 149, 322, 324, 490, 491;<br />

- del sud o Latina: 40, 66, 91, 475<br />

Americhe: 149<br />

AMICI DEL CINQUENOVEMBRE: 26<br />

AMPOLLINI Giacomo: 546<br />

Anazarbo: 126<br />

Ancona: 249, 394, 450, 473, 599, 667<br />

Andria: 336<br />

ANELLI Pietro: 318, 333<br />

Annam: 66<br />

Annecy: 657<br />

Annunziata, chiesa: 132, 225, 272, 348, 349,<br />

350, 351, 452; convento: 153<br />

ANTELAMI Benedetto: 84<br />

Antesica: 315<br />

Antognano: 70, 547<br />

ANTOLINI Clemente: 35, 68, 71, 73, 74<br />

Antreola: 318<br />

Anzolla: 311, 312<br />

Appennino: 33, 47, 133, 139, 282, 310, 311,<br />

368, 462, 533, 620<br />

Aquila: 428, 432<br />

Arabia Petrea: 484, 485<br />

Arco di San Lazzaro: 568<br />

Arezzo: 140, 424<br />

Argenta: 70, 167, 170, 178, 196, 398<br />

Argentina: 67(145), 126<br />

ARMANASCO Giuseppe: 406<br />

ARMELLONI Leonardo: 163, 204, 209, 219,


710 Indice onomastico<br />

225, 230, 239, 240, 427, 473, 476, 493,<br />

580, 593, 595, 599<br />

Arola: 329, 388<br />

ARTUSI Mirteo: 37<br />

ASBURGO Francesco Giuseppe: 269<br />

Ascoli Piceno: 115, 209, 581<br />

Asia: 91, 487, 500<br />

Assab: 90<br />

Asti: 428<br />

Aulla: 463<br />

Ausiliatrice, santuario: 68<br />

Austria: 39, 40, 111, 362, 374, 433, 474,<br />

582, 597<br />

AVANZINI Pietro: 202<br />

Aventino: 363<br />

Aversa: 449<br />

Avignone: 222<br />

AVOGADRO Francesca: 55<br />

AZZALLI, famiglia: 169<br />

AZZOLA Isacco: 449<br />

Baden Württemberg: 535<br />

BADOGLIO Pietro: 291<br />

Baganza: 464<br />

Baganzola: 463<br />

Baganzolino: 60, 258, 365, 463<br />

BALAN Pietro: 51, 76<br />

BALBO Italo: 390, 391, 392, 393, 394, 395,<br />

399, 400<br />

Balcani: 362<br />

BALDIN Emilio: 30<br />

BALDISSERRI Giuseppe: 463<br />

Balignano: 432<br />

BALLARIN Lino: 639<br />

BALLERINI Antonio: 59<br />

BALLERINI Raffeale: 59<br />

Ballone: 313, 316<br />

BANDINI Aristide: 170<br />

BANDINI Eugenio: 333<br />

BARATTA Carlo Maria: 102, 103, 112, 113,<br />

114, 153<br />

BARATTA Paolo: 485<br />

Barbiana: 337<br />

BARBIERI Francesco: 320, 321<br />

BARCHI Edmondo: 257<br />

BARDI Giuseppe: 449<br />

Bardone: 323<br />

BARELLI Armida: 342, 368, 454, 521<br />

Bari: 106, 125, 126, 159, 512<br />

BARILI Giovanni: 44, 340, 341, 544, 603<br />

BARILLA Gualtiero: 140<br />

BARILLA Riccardo: 140<br />

BARILLA Rodolfo: 140, 255, 321, 544<br />

BARONI G. Battista: 170<br />

BARONI Paolo: 31<br />

Barriere di Parma: D’Azeglio: 461; Farini: 265;<br />

Saffi : 390; Vittorio Emanuele: 390, 461<br />

BARTOLOMASI <strong>Angelo</strong>: 376<br />

Basilicagoiano: 373, 388, 389<br />

Basilicanova: 81, 247, 317(46), 388, 389<br />

Bassano del Grappa: 174<br />

BASSI Assuero Teofano: 140, 142, 288, 495,<br />

577, 578, 597<br />

BASSI Carlo: 215, 217, 218, 219<br />

Bath: 537<br />

BATTAGLIA Ernesto: 99, 258<br />

BATTAGLIERIN Dante: 427, 428, 474<br />

BATTEI, casa: 45<br />

Bazzano: 71, 311<br />

Bedonia: 340<br />

Beduzzo: 51, 71, 252, 310<br />

BEGHINI Adolfo: 388<br />

BELARDINELLI Mario: 57<br />

Belgio: 362, 474, 640<br />

Belgrado: 76<br />

BELLARMINO Roberto: 58<br />

Bellena: 51<br />

BELLETTI Camillo: 320, 338, 343<br />

BELLOLI Giuseppe: 318<br />

Benedetto XIV: 223<br />

Benedetto XV: 202, 281, 343, 369, 373, 376,<br />

377, 380, 387, 407, 408, 412, 414, 416,<br />

417, 418, 420, 433, 454, 462, 522, 525,<br />

582, 638<br />

Benedetto XVI: 25<br />

Benevento: 103, 106<br />

BENZONI Rino: 8, 30<br />

Bercetese: 463<br />

Berceto: 33, 42, 51, 60, 71, 72, 119, 120,<br />

123, 133, 139, 140, 141, 167, 221, 248,<br />

252, 259, 266, 267, 308, 312, 315, 317,<br />

318, 323, 324, 332, 334, 337, 340, 341,<br />

348, 357, 364, 365, 366, 445, 463, 505,<br />

544, 609, 621, 623, 657<br />

BERCHMANS Giovanni: 63<br />

BERCIGA Francesco: 396<br />

BERENINI Agostino: 351, 373, 377<br />

Bergamo: 179, 193, 198, 381, 415, 417, 449,<br />

599<br />

Bergotto: 141, 308


Indice onomastico<br />

BERNANOS Georges: 514<br />

BERNINI Artemio: 328, 332<br />

BERNINI Gian Lorenzo: 10<br />

BERNINI Giovanni: 337, 338, 365, 610<br />

BERRUTI Massimo: 350<br />

BERSELLI Eugenio: 140<br />

BERSELLINI Augusto: 257<br />

BERTAPELLE Giuseppe Luigi: 153, 299, 371<br />

BERTAZZA Franco: 370<br />

Bertinoro: 158, 202, 645<br />

BERTOGALLI Alberto: 99, 120, 258, 263, 272<br />

BERTOLI, allievo saveriano: 121<br />

BERTOLI Umberto: 327<br />

Bertolini: villa: 428<br />

BERZIERI Amilcare: 325<br />

Besançon: 536<br />

Besenzone: 226<br />

BESESTI Pietro: 160<br />

BETTATI Piergiorgio: 30<br />

Bettola: 125<br />

BEZZI Gioacchino: 167<br />

BIANCHI Francesco: 49<br />

BIANCHI Gherardo: 622<br />

BIANCHI Giacinto: 645<br />

Bianconese: 70<br />

BIEDERLACK Joseph: 183<br />

Biella: 214<br />

BIGLIARDI, fascista: 392<br />

BIGNAMI Giovanni: 367<br />

BIGNAMI Luigi: 160<br />

BIGNARDI, fratelli: 170<br />

BIGNARDI <strong>Angelo</strong>: 173, 174, 177, 178, 197<br />

BIGNARDI Pio: 173, 197, 389<br />

BIGNARDI, fratelli: 170<br />

Birmania: 404<br />

BISCARETTI Roberto: 125<br />

BISLETI Gaetano: 340<br />

BISMARCK-SCHÖNHAUSEN Otto: 91<br />

BISSOLATI BERGAMASCHI Leonida: 53, 220<br />

BIZZARRI Cesare: 70, 314, 318, 320<br />

BLANDINI Giovanni: 143<br />

Bobbio: 160, 179, 190, 198, 243, 325, 545<br />

Boccaleone: 170<br />

BOCCHIALINI Jacopo: 389<br />

BOCCHI Giuseppe: 242<br />

BOCCHI Pietro: 322, 333<br />

BOCCOLERI Cesare: 614<br />

BOLGARINI Emilio: 120<br />

Bologna: 59, 90, 104, 112, 149, 158, 160,<br />

711<br />

175, 176, 178, 193, 221, 281, 335, 387,<br />

483, 543, 581<br />

BOLZANI Ferdinando: 312<br />

BOLZONI Giuseppe: 328<br />

BOLZONI Lino: 253<br />

BOLZONI Riccardo: 313, 314<br />

BONAPARTE Napoleone: 111, 519<br />

BONARDI Giovanni: 26, 53, 59, 65, 96, 101,<br />

116, 117, 119, 120, 122, 123, 124, 129,<br />

130, 133, 140, 142, 149, 182, 183, 187,<br />

203, 204, 205, 208, 209, 221, 224, 227,<br />

240, 257, 258, 264, 287, 288, 289, 290,<br />

309, 324, 328, 342, 343, 350, 406, 407,<br />

412, 413, 426, 427, 428, 430, 434, 439,<br />

449, 473, 474, 483, 487, 489, 490, 491,<br />

492, 493, 494, 496, 497, 498, 499, 500,<br />

575, 579, 580, 594, 595, 598, 599<br />

BONARDI Pietro: 373, 388, 442<br />

BONATI Mario: 339<br />

BONI Dario Egidio: 264, 265, 272<br />

BONI Luigi: 265<br />

Bonifacio VIII: 222<br />

BONOMELLI Geremia: 95, 102, 149, 215, 216,<br />

225, 226, 370, 514<br />

BONOMI Ivanoe: 291<br />

BONVINI Silvia: 31, 495<br />

BORBONE, famiglia: 39, 111, 223<br />

BORBONE Carlo III Ludovico: 369, 371<br />

BORBONE Roberto: 369<br />

BORBONE-PARMA Zita: 369<br />

Borgo delle Colonne: 45, 46, 83<br />

Borgo del Leon d’Oro: 92, 99, 116, 117, 119,<br />

120, 121, 122, 123, 124, 128, 130, 131,<br />

132, 135, 139, 141, 146, 149, 152, 210,<br />

314, 325, 336, 341, 355<br />

Borgo Montassù: 113<br />

Borgo San Donnino: 48, 139, 226, 244, 385,<br />

388, 389<br />

Borgo Taschieri: 544<br />

Borgo Val di Taro: 42<br />

BORGOGNONI Carlo: 89<br />

BORGONCINI DUCA Francesco: 591<br />

BOSCHI Giulio: 157<br />

BOSCHI Innocenzo: 120<br />

Bosco di Corniglio: 315, 396, 560<br />

BOSCO Giovanni: 58, 67, 574, 584<br />

BOSELLI Giuseppe: 282, 283<br />

BOSELLI Paolo: 592<br />

BOSELLI Raffaele: 112


712 Indice onomastico<br />

BOSI Giuseppe: 174, 175, 177, 196, 199,<br />

201<br />

Bosnia: 362<br />

Boston: 140<br />

BOTTEGO Celestina: 475<br />

Boulogne-sur-Seine: 244<br />

BOVELLI Ruggero: 424, 613<br />

Bozzolo: 226<br />

Bra: 220<br />

Brama: 521<br />

BRAMATI Benedetto: 473<br />

BRAMATI Costantino: 450, 473<br />

BRAMBILLA Giancarlo: 336<br />

BRAMBILLA Giuseppe: 149, 182, 204, 240, 431,<br />

440, 577, 580, 599<br />

BRANCHI Walter: 389<br />

BRANDANO Pasquale: 449<br />

Brasile: 67, 107, 126, 131<br />

Bratica: 310<br />

Breganze: 174, 428<br />

Brera: 215<br />

Brescia: 11, 14, 140, 198, 270, 323, 428<br />

Bretagna: 535<br />

BRETTONI Edoardo: 613, 614<br />

Briançon: 658<br />

BRIAND Aristide: 585<br />

Brianza: 336<br />

BRIGNOLE-SALE Antonio: 406<br />

BRIGNOLI Leonida: 91, 123<br />

Brindisi: 159<br />

BROCCHI Romeo: 175<br />

BROLI Giovanni: 283<br />

BRUNI Natale: 345<br />

BRUNO Giuseppe: 591<br />

Bruxelles: 91<br />

BUCCI Lino: 389<br />

Budapest: 474<br />

BUFFETTI Giovanni Battista: 373<br />

BURATTI Giovanni: 388<br />

BURATTI Guido: 316<br />

BURGALASSI Silvano: 602<br />

BURLENGHI Giuseppe: 94<br />

Busseto: 226, 244, 389, 580<br />

BUSSOLARI Giuseppe: 321, 611, 613<br />

Busto Arsizio: 336<br />

BUTTURINI Giuseppe: 658<br />

BUZZI Giovanni: 173<br />

CABRINI Francesca Saverio: 149<br />

CABRINI Riccardo: 119, 121<br />

Cagliari: 429<br />

CAGLIERO Giovanni: 66, 67<br />

Caiazzo: 432<br />

Calabria: 657<br />

Calestano: 120, 121, 141, 314, 397, 452,<br />

464, 588<br />

California: 491<br />

CALLERIO Domenico: 406<br />

Caltagirone: 116, 143<br />

Calvario: 485<br />

CALVI Luisa: 286<br />

CALZA Luigi: 122, 124, 141, 142, 149, 182,<br />

204, 205, 207, 208, 209, 213, 218, 224,<br />

240, 287, 288, 290, 291, 300, 383, 427,<br />

430, 431, 438, 439, 440, 460, 473, 476,<br />

477, 478, 480, 481, 482, 492, 493, 495,<br />

496, 498, 500, 577, 578, 579, 580, 584,<br />

593, 595, 596, 598, 613, 630, 641<br />

CALZOLARI <strong>Angelo</strong>, domestico di <strong>Conforti</strong>: 52,<br />

55, 160, 163, 177, 193, 226<br />

CALZOLARI <strong>Angelo</strong>, parroco di Roncopascolo:<br />

37<br />

CALZOLARI Paolo: 71, 531, 544<br />

CAMERA Guglielmo: 30<br />

Camerino: 125, 322<br />

Cameroun: 474, 475<br />

CAMISA Pompeo: 272, 323, 358<br />

CAMMAROTA Francesco: 580<br />

Campania: 421<br />

CAMPANINI Antonio: 119, 265<br />

CAMPANINI Gioacchino: 119, 331, 332<br />

CAMPANINI Luigi: 99<br />

CAMPOLONGHI Luigi: 456<br />

Campora: 321, 326, 328<br />

Campotto: 180, 221<br />

CANALI Franco: 555, 607<br />

CANALI Lorenzo: 285<br />

CANALI Luigi: 153, 157<br />

CANATTIERI Antonio: 396<br />

Canesano: 365<br />

Canetolo: 313, 314, 318, 365, 367<br />

CANETTI Giuseppe: 319<br />

Canossa: 306<br />

CANTIMORRI Felice: 305<br />

Cantù: 336<br />

CANTÙ Cesare: 147<br />

CAPECELATRO Alfonso: 148<br />

Caporetto: 366, 372, 377, 378, 537, 592<br />

CAPRA <strong>Angelo</strong>: 338, 474<br />

CAPRETTI Giacomo: 119


Indice onomastico<br />

Capriglio: 462<br />

Capua: 148<br />

CAPUZZI Giacomo: 31<br />

CARCELLI Giovanni: 120<br />

CARCELLI Giuseppe: 48<br />

Carceri di Parma: 352<br />

CARDIJN Joseph: 562<br />

CARDUCCI Giosuè: 149<br />

Carenno: 102<br />

Caria: 198<br />

Carignano: 52, 53, 57, 65, 75, 78, 123, 365<br />

Carlo V di Spagna: 519<br />

CARMINATI Cesare: 415<br />

CARMINATI Francesco: 423, 449<br />

Carobbio: 308, 465<br />

CARON Andrea: 260, 263, 264<br />

CARONTI Emanuele: 351, 398, 459, 550, 604,<br />

606, 635, 658<br />

Carpaneto: 464<br />

CARPEGNA, Maria Manna Roncadelli, contessa:<br />

598<br />

Carpi: 614, 619<br />

CARRARA <strong>Angelo</strong>: 387<br />

CARRARA Lino: 244, 285<br />

CARRERA Francesco: 336<br />

CARVALHO Y MELLO Sebastian, marchese di<br />

Pombal: 53<br />

Casacca: 248, 318<br />

Casagalvana: 308, 311, 387, 462<br />

Casalbarbato: 368<br />

Casalbaroncolo: 141<br />

Casalora di Ravadese: 34, 35, 39, 41, 78, 80,<br />

81, 150<br />

Casalpusterlengo: 140<br />

Casaltone: 246<br />

Casarola: 312, 318<br />

Casaselvatica: 312, 318, 372<br />

CASATI Michele: 545<br />

Caselle Landi: 428<br />

CASELLI Antonio: 117, 118, 193, 212, 355,<br />

644<br />

Caserta: 405<br />

Casola di Terenzo: 120<br />

Caspoggio: 56<br />

CASSETTA Francesco, card.: 326, 334, 347<br />

Cassio: 60, 113, 118, 120, 121, 133, 141,<br />

267, 317, 326, 347, 396, 399<br />

Casteggio: 428<br />

Castelgandolfo: 583<br />

Castelguelfo: 388, 396<br />

713<br />

Castellaicardi: 120, 389<br />

Castellaro di Ravadese: 35<br />

Castell’Arquato: 126<br />

Castelletto: 129, 461<br />

CASTELLI Carlo: 198<br />

CASTELLI Giovanni: 449<br />

CASTELLINA Attilio: 259, 267, 272, 309, 335<br />

Castellina Santa Maria: 333<br />

Castellonchio: 396<br />

Castelnuovo: 452, 463<br />

CASTIGNOLI Giuseppe: 389<br />

Catanzaro: 103, 336, 391, 480<br />

CATTABIANCHI Pasquale: 265, 399<br />

CATTANEO <strong>Angelo</strong>: 204, 207<br />

CATTANEO Severino: 336, 341, 597<br />

CATTANI Azelio: 624<br />

CATTANI Giacomo: 164<br />

CAVALLI Carlo: 329, 330, 331<br />

CAVALLi Costante: 330<br />

CAVALLI Emilio: 324<br />

CAVALLI Enrico: 324<br />

CAVALLI Gaetano: 265<br />

CAVALLI Luisa: 330<br />

CAVATORTA Giovanni: 397<br />

CAVAZZINI Giovanni: 396<br />

Cavour: 433<br />

CAVOUR Camillo Benso: 41, 217<br />

CAZZANI Giovanni: 225, 613<br />

Cazzola: 544<br />

CECI Alberto: 120<br />

Cecoslovacchia: 499<br />

Ceda: 332<br />

Cedra: 306, 310<br />

CELLINI Giuseppe: 167<br />

Ceneda: 260<br />

Ceno: 340<br />

CERESINI Guido: 322, 323<br />

CERESOLI Alfi ero: 30, 353, 368, 636<br />

Cereto: 312, 314, 365, 464<br />

CERETOLI Guglielmo: 248, 258, 280, 286,<br />

320, 347, 358, 380, 392, 393, 541, 552,<br />

552, 553, 586<br />

Ceretolo: 308, 387, 462<br />

CERRETTI Bonaventura: 582<br />

CERRI Francesca: 31<br />

Certosa di Parma, riformatorio: 298, 571<br />

Certosa Paradigna: 35, 37, 42<br />

Certosino di Ravadese: 35<br />

CERUTTI Luigi: 415, 449<br />

Cervia: 157, 158, 198


714 Indice onomastico<br />

CESARI Antonio: 49<br />

Cesena: 158, 186, 250, 370<br />

Cevedale: 368<br />

Ceylon: 484, 485, 489, 642<br />

Chambarand: 658<br />

Chan-Si: v. Shanxi<br />

Chartres: 488<br />

CHATEAUBRIAND François René de: 147, 641<br />

CHAUTARD Jean Baptiste: 658<br />

Cheng Chow: v. Zhenzhou<br />

Cherbourg: 244, 491<br />

CHEVALIER Giulio: 412<br />

Chevenoz: 657<br />

Chiaravalle della Colomba: 226<br />

CHIAREL Alessandro: 492, 495<br />

CHIARI Chiara: 548, 550<br />

CHIARI Riccardo: 119<br />

Chiavari: 193<br />

CHIELI Stefano: 140, 142, 288, 597<br />

CHIEPPI Agostino: 86, 382<br />

Chieri: 56<br />

Chiesa della Pace: v. Santa Maria della Pace<br />

CHIMIRRI Bruno: 103<br />

China: 203<br />

Cholon: 486, 488<br />

CICCHITTI Eugenio: 606<br />

CICERI Francesco: 257<br />

Cicognara: 457<br />

CIONI Raffaello: 96, 137<br />

CIRIACI Augusto: 607<br />

Cisa, passo: 113, 118, 463, 620<br />

Cisone: 314<br />

Ciumatien: v. Zhumadian<br />

CLEMENCEAU Georges: 658<br />

Clemente XI: 591<br />

Clemente XIII: 223<br />

Clemente XIV: 223<br />

CLET Regis: 66<br />

Coccanile: 181<br />

Cocincina: 66<br />

CODACCI PISANELLI Alfredo: 125<br />

Collecchio: 71, 72, 129, 319, 452<br />

COLLI Evasio: 329, 340, 449, 461, 465, 558,<br />

614<br />

Colombo: 484, 485, 486, 487, 488<br />

COLOMBO Cristoforo: 77, 217, 405<br />

Coloreto: 118, 141, 332<br />

Colorno: 35, 118, 120, 124, 141, 198, 242,<br />

249, 252, 269, 272, 277, 323, 392, 396,<br />

452, 544, 591<br />

Coltaro: 610<br />

Comacchio: 158, 164<br />

COMANDINI Ubaldo: 250<br />

COMASCHI Lucia: 31<br />

COMBONI Daniele: 614<br />

COMELLI Igino: 247<br />

COMELLI Ismeraldo: 332<br />

COMELLI Luigi: 107, 113, 322, 333, 334, 549<br />

Como: 30, 50, 56, 71, 86, 89, 90, 94, 123,<br />

159, 428, 433, 610, 611, 614, 627<br />

Compiègne: 226, 236, 237<br />

CONDÉ Luigi II: 522<br />

CONFORTI, famiglia: 34, 36, 80<br />

CONFORTI Adele: 38<br />

CONFORTI Antonio: 34<br />

CONFORTI Clotilde: 38<br />

CONFORTI Francesco: 38<br />

CONFORTI Giacinto: 36, 38<br />

CONFORTI Guido Maria: in tutte le pagine<br />

CONFORTI Ismaele: 36, 38, 56<br />

CONFORTI Jolanda: 39<br />

CONFORTI Merope: 35, 38, 42, 44, 45, 47,<br />

128, 150, 488, 491<br />

CONFORTI Paolina: 38, 150<br />

CONFORTI Rinaldo: 34, 35, 36, 38, 42, 47, 56,<br />

69, 81, 128, 150<br />

CONTA Livio: 46<br />

CONTI Augusto: 214, 521, 522<br />

CONTI Bonfi glio: 124, 334, 336, 339, 340,<br />

341, 355<br />

CONTI Emilio: 126<br />

CONTINI Giovanni: 340<br />

COPERCHINI Dante: 387<br />

CORAZZA Ulisse: 395<br />

Corchia: 60, 308<br />

CORCHIA Giuseppe: 329, 331, 388<br />

Corfù: 76<br />

Corniana: 465, 624<br />

Cornigliese: 308, 310<br />

Corniglio: 41, 51, 224, 252, 306, 308, 310,<br />

312, 313, 314, 315, 316, 317, 321, 325,<br />

329, 332, 333, 368, 396, 397, 404, 429,<br />

452, 462, 560<br />

CORRADI, fascista: 399<br />

CORRADI Sigismondo: 338<br />

Corridonia: 386<br />

CORRIDONI Filippo: 386<br />

Corsica: 311<br />

Corte de’ Frati: 599<br />

Cortemaggiore: 226


Indice onomastico<br />

Corticella di San Secondo: 388<br />

Cortile San Martino: 35, 39, 118, 308, 452<br />

CORUZZI Giuseppe: 317<br />

CORUZZI Pietro: 47<br />

Cosenza: 449<br />

COSTALONGA <strong>Angelo</strong>: 645<br />

COSTANTINI Celso: 202, 482, 497, 498, 500,<br />

505, 578, 599<br />

COSTANTINI Giovanni: 599<br />

COSTA Pio: 389<br />

Costa Rica: 433<br />

COSTI Giovanni: 475<br />

CRAVOSIO Aleramo: 346<br />

CRAVOSIO Mario Luigi: 397<br />

Crema: 31<br />

CREMA Manfredo: 120<br />

Cremona: 31, 102, 215, 216, 225, 226, 270,<br />

370, 390, 428, 457, 599, 613, 645<br />

CREMONESI Secondo: 126<br />

Creta: 484<br />

CRISPI Francesco: 90, 90, 149, 277, 278, 592<br />

CRISPOLTI Filippo: 346<br />

Croazia: 351<br />

CROCE Benedetto: 584<br />

Croce Bianca, albergo: 392, 394, 446<br />

Cuneo: 428, 433<br />

Curatico: 315<br />

Curtatone: 226, 236<br />

DAGNINO, famiglia: 287<br />

DAGNINO Amato: 30, 329, 645, 653, 657,<br />

658, 667<br />

DAGNINO Amatore: 142, 183, 243, 246, 260,<br />

300, 345, 430, 473, 476, 478, 481, 493,<br />

494, 577, 578, 593, 595, 596, 597, 604,<br />

641, 642<br />

DAGNINO Vincenzo: 209, 240, 287, 643<br />

Dagoba: 498<br />

DALLA COSTA Elia: 424<br />

DALL’AGLIO Italo: 464<br />

DALLA ROSA, famiglia: 124<br />

DALLE NOCCHE Raffaele: 424<br />

DALL’OLIO Dante: 326<br />

Dalmazia: 351<br />

DAMIANO Andrea: 208<br />

Damocle: 169<br />

DANIEL Jean: 562<br />

DAPPERT Luigi: 68<br />

Davide: 101<br />

DE AMBRIS Alceste: 244, 247, 285, 372, 386<br />

715<br />

DE AMICIS Edmondo: 402<br />

DE CESARE Raffaele: 125<br />

DECLEVA Enrico: 224<br />

DE FOUCAULD Charles: 646<br />

DE GALLIFET Joseph: 59<br />

DE GASPERI Alcide: 291, 584, 585<br />

DE GIORGI Luigi: 112<br />

DE GIORGIO Pietro: 125<br />

DE JACOBIS Vincenzo: 66<br />

DE LA COLOMBIÈRE Claudio 59<br />

DE LAI Gaetano: 256, 258, 261, 262, 263,<br />

265, 266, 267, 279, 280, 281, 288, 293,<br />

337, 379, 466, 630<br />

DELL’AVERSANA Luigi: 449<br />

DELLA ZUANNA Virgilio Federico: 614<br />

DEL MONTE Giovanni: 111, 117, 119, 255,<br />

263, 265, 284, 285, 286, 328, 355, 358,<br />

365, 385, 393, 396, 399, 441, 586<br />

DEL MONTE Licinio: 325<br />

DEL RIO Guerrino: 544<br />

DEL SANTE Eugenio: 321, 324, 325, 328, 333<br />

DEL SIGNORE Pietro: 314<br />

DEL SOLDATO Pietro: 46, 109, 110, 228, 229,<br />

232, 256, 257, 265, 272, 309, 347, 358,<br />

367, 607, 613<br />

DE MAISTRE Giuseppe: 76<br />

DE MARTINO Pasquale: 636, 640<br />

DE MAZENOD Charles Joseph Eugène: 487<br />

DE NAVA Giuseppe: 125<br />

DENICOTTI Domenico: 49<br />

DEPRETIS Agostino: 43, 126<br />

DE ROSA Domenico: 103<br />

DE ROSA Gabriele: 512<br />

DE SÉGUR Gaston: 269<br />

Desio: 599<br />

DE STEFANI Andrea: 174<br />

DE VECCHI Cesare: 587<br />

DE VINCENTIIS Carlo: 614<br />

D’HULST ?, mons.: 28(8)<br />

DI FALCO Nicolò: 377<br />

DI NATALE Corrado: 140, 287<br />

DIOLAITI Sebastiano: 168, 171<br />

Diolo: 124<br />

DI PIETRO <strong>Angelo</strong>: 161<br />

DI RUDINÌ Antonio: 103, 127<br />

Dogali: 50<br />

DOLLFUSS Engelbert: 582<br />

DOMINE Umberto: 30<br />

DONOSO CORTÉS Juan Frsancisco María: 522<br />

DRAGO Luigi: 423, 424, 448, 449


716 Indice onomastico<br />

Ducenta: 405, 421<br />

DUCHESNE Louis: 497, 641<br />

EDEL Emilio: 70, 547<br />

Efeso: 526<br />

Egitto: 484<br />

Eia: 322, 323<br />

Emilia, regione: 40, 67, 91, 139, 159, 250,<br />

260, 280, 306, 415, 429, 472, 545, 557<br />

Emilia-Romagna: 41, 168, 512, 581<br />

Enza, fi ume: 47, 71, 235, 306, 310, 321, 387,<br />

462, 464<br />

ERCOLE Pietro: 448, 449<br />

Eritrea: 90<br />

Estremo oriente: 485<br />

EUGENIO, principe: 76<br />

Europa: 118, 149, 215, 374, 382, 416, 474,<br />

481, 490, 496, 501, 512, 525, 562, 606<br />

EYMARD Giuliano: 269<br />

Fabriano: 450<br />

FABRI Carlo: 125<br />

FACTA Luigi: 391<br />

FAELLI Emilio: 53, 220, 243, 285<br />

FAELLI Narciso: 53, 54<br />

Faenza: 322, 424<br />

FANFULLA Antonio: 120<br />

FARINA Fortunato: 424<br />

FARINACCI Roberto: 390, 396<br />

FARINI Diomede: 196<br />

FARINI Luigi Carlo: 41<br />

Farneta: 657<br />

FARON Giuseppe: 163<br />

FAUSTI Tancredi: 89<br />

FAVA Paride: 327, 328<br />

Faviano: 308<br />

Felino: 42, 247, 352, 389, 396, 419, 452<br />

Fermo: 115, 198<br />

Ferrara: 70, 157, 338, 424, 581, 613<br />

FERRARI Andrea: 70<br />

FERRARI Andrea Carlo: 29, 47, 48, 49, 50, 53,<br />

56, 57, 58, 60, 68, 69, 70, 71, 76, 78, 79,<br />

86, 89, 90, 91, 92, 94, 95, 97, 104, 105,<br />

106, 107, 108, 109, 110, 114, 116, 121,<br />

155, 156, 159, 160, 166, 173, 178, 186,<br />

209, 216, 226, 228, 229, 230, 231, 232,<br />

233, 254, 257, 258, 267, 314, 323, 324,<br />

335, 336, 341, 342, 343, 367, 370, 371,<br />

433, 464, 483, 486, 489, 567, 613, 645<br />

FERRARI Gabriele: 30, 435<br />

FERRARI Giuseppe: 609, 610<br />

FERRARINI Ettore: 263<br />

FERRARI Nino: 489, 490, 492<br />

FERRARI Riccardo: 120<br />

FERRARI Silvio: 274<br />

FERRARI Uldarico: 289<br />

FERRINI Contardo: 522<br />

FERRO Ermanno: 30, 38, 63, 188, 189, 329,<br />

353, 368, 476, 598<br />

FIACCADORI, tipografi a: 373<br />

FIACCADORI Pietro: 49, 73, 151<br />

Fidenza: 613, 614<br />

Fiesole: 112<br />

FIGNAGNANI Ugo: 167<br />

Filighera: 102<br />

Filo: 167<br />

FINOCCHIARO APRILE Andrea: 584<br />

FINOCCHIARO APRILE Camillo: 278<br />

Fiorenzuola d’Arda: 226<br />

Firenze: 125, 214, 424<br />

Fiumalbo: 340<br />

Fiume Giallo: 205, 482<br />

Fivizzano: 57<br />

FLICHE Augustine: 269<br />

FOESTER Frobenius: 265<br />

FOGAZZARO Antonio: 214, 260<br />

Foggia: 424<br />

FOGLIA Ernesto: 227, 265, 289, 355, 546,<br />

547<br />

FOGOLLA Francesco: 132, 133, 134, 135, 136,<br />

137, 146, 152, 210, 214, 351<br />

FONTANA Francesco: 283, 284, 384<br />

FONTANA Lorenzo: 427, 636, 640<br />

Fontanellato: 35, 109, 128, 141, 228, 257,<br />

281, 284, 301, 319, 348, 349, 365, 367,<br />

368, 399, 452, 461, 526, 572<br />

Fontanelle: 118, 141, 306, 328<br />

Fontevivo: 70, 388, 452<br />

Forlì: 158, 244, 432, 645<br />

FORMENTINI, famiglia: 116<br />

FORNACIARI Luigi: 49<br />

FORNARI Leandro: 272, 284, 309, 549, 603<br />

Fornovo: 47, 120, 124, 396, 452<br />

Forte dei Marmi: 343<br />

FORTIS Alessandro: 220<br />

FOSCHI Eugenio: 170<br />

FOSCHI Federico: 157<br />

Fragno: 333, 337, 365<br />

Franconia: 306<br />

Fraore: 118, 141


Indice onomastico<br />

Frassinara: 36, 308, 399<br />

FRASSINETI Mario: 130, 575<br />

FRASSINETTI Giuseppe: 58<br />

FRATI ?: 266<br />

FRATI Riccardo: 70<br />

FRATTINI Amedeo: 366, 544<br />

FRESCHING Mario: 62<br />

Friuli: 428, 429<br />

Fugazzolo: 221<br />

FURLOTTI Arnaldo: 398<br />

FUSCO Federico: 391, 392<br />

GABELLI Ireneo: 262<br />

GAGLIARINI Aldo: 175<br />

Gainago: 334, 365, 622<br />

Gaione: 118, 119, 121, 141, 308, 327<br />

GALEATI Sebastiano: 157, 158, 164, 165, 169,<br />

178, 199<br />

GALEAZZI Pietro: 119<br />

GALILEI Galileo: 522<br />

GALLI Michele: 272<br />

GALLI Muzio: 365, 377<br />

GALLONI Pio: 266<br />

GAMBARA Luigi: 54, 460<br />

GAMBARA Umberto: 119, 609<br />

GANAZZOLI Aldo: 332, 337, 338<br />

GANDINO Gian Battista: 49<br />

GARBERO Pietro: 427, 637<br />

GARELLI Gallo: 364<br />

Garfagnana: 463<br />

GARIBALDI Giuseppe: 40<br />

Garibaldi, strada: 575<br />

GASPARRI Pietro: 276, 327, 366, 369, 400,<br />

401, 402, 403, 417, 458, 460, 583, 592,<br />

593<br />

GATTI ?: 266<br />

GATTI Alberto: 326<br />

GAZZA Gianni: 435<br />

GAZZA Giovanni Senior: 273, 426, 476, 480,<br />

481, 492, 493, 494, 577, 578, 594<br />

GAZZI Giuseppe: 198, 269, 272, 544<br />

GEMELLI Agostino: 342, 345, 346, 368, 402,<br />

454, 521<br />

Gend: 414<br />

GENNARI Luigi: 396<br />

GENOCCHI Giovanni: 412<br />

Genova: 107, 125, 135, 157, 182, 204, 260,<br />

328, 406, 449, 483, 557, 645<br />

GENTILINI Camillo: 140<br />

717<br />

GENTILONI Vincenzo Ottorino: 116, 285,<br />

286<br />

GERBELLA Atos: 120<br />

Germania: 95, 362, 405, 474<br />

Gerusalemme: 269, 536<br />

Geyre: 198<br />

GHEZZI Antonio: 71, 258<br />

GHEZZI Cesare: 31<br />

GHEZZI Emma: 31<br />

GHEZZI Maria: 31<br />

GHEZZI Mario: 69, 70, 599<br />

Ghiara di Fontanellato: 128, 141<br />

Ghiare di Berceto: 248<br />

GHIGLIOTTI Ottaviano: 606<br />

GIALDINI <strong>Angelo</strong>: 322<br />

GIANELLI Antonio: 193<br />

GIANNINI Antonio: 550<br />

Giappone: 31, 626, 645<br />

Giarola: 319, 320<br />

GIAVARINI Mario: 30<br />

Gibuti: 484, 485, 486, 489, 506, 641<br />

GIOLITTI Giovanni: 90, 116, 149, 220, 245,<br />

278, 284, 285, 291, 371<br />

Giovanni Paolo II: 136, 614<br />

Giovanni XXIII: 419, 420, 449<br />

GIUBELLINI Alberto: 121, 314, 332<br />

GIUGANINO Bartolomeo: 449<br />

GIULIOTTI Domenico: 371<br />

Gniezno: 91<br />

Goa: 129<br />

GOBBI Carlo: 120<br />

GODIN Henri: 562<br />

Godo: 167<br />

Goiás: 126<br />

GOLDONI Carlo: 110<br />

GONÇALVES PONCE DE LEÃO Claudio José:<br />

126<br />

GONZALEZ Tyrso: 59<br />

GORRINO Achille: 449<br />

Gorro: 308, 463<br />

GOTTI Girolamo Maria: 107, 161, 202, 203,<br />

204, 205, 207, 211, 288, 325, 412<br />

Graiana: 308, 313<br />

Grammatica di Corniglio: 224, 308, 312,<br />

318<br />

GRANA Giuseppe: 351<br />

GRANDI Dino: 483<br />

Grassano: 429<br />

GRASSI Enrico: 109, 230, 232, 257, 263, 265,<br />

270, 314


718 Indice onomastico<br />

GRASSI Francesco: 60<br />

GRASSI Gregorio: 132<br />

GRASSI Gustavo: 327, 549<br />

GRASSI Ideo: 389<br />

GRAZIOLI A., mons.: 606<br />

GRAZZI Luigi: 24, 41, 119, 121, 142, 179,<br />

181, 183, 188, 243, 264, 342, 547<br />

GRAZZI Renato: 396<br />

Grecia: 413, 521<br />

Gregorio VII: 306, 50, 51, 76, 217<br />

Grisanti, bacino: 560<br />

GRONDONA Marcello: 449<br />

GROSOLI Giovanni: 95, 112, 174, 175, 280<br />

Grottaferrata: 340<br />

Grugno: 141, 319<br />

Grumone Cremonese: 580, 598, 599<br />

GUACCIMANI, famiglia: 169<br />

GUARDINI Romano: 458<br />

GUARESCHI Almerico: 45, 265, 326<br />

GUARESCHI Disma: 209, 240, 287, 643<br />

GUARESCHI Giovanni: 117, 306<br />

GUARESCHI Lorenzo: 388, 391<br />

GUARNIERO Aldo: 667<br />

GUASCO Maurilio: 561<br />

Guastalla: 50, 57, 70, 71, 86, 94, 159<br />

GUERRA Egidio: 247, 266, 309, 317, 329,<br />

331, 332, 388<br />

GUERRA Giuseppe: 263, 331<br />

GUERRINI Giovanni: 178, 196<br />

GUJEAU: 70<br />

GURISATTI Pio: 221<br />

Haerbin: 499<br />

HALASZ, don: 474<br />

Hanchung: 202<br />

Han-Kow: 219<br />

Haute Savoie: 657<br />

HAYDN Franz Joseph: 522<br />

Henan: 124, 132, 182, 187, 202, 203, 204,<br />

212, 214, 215, 217, 226, 286, 288, 291,<br />

479, 482, 492; meridionale: 182, 203,<br />

204, 205, 207, 291, 496; occidentale: 201,<br />

209, 210, 214, 220, 234, 235, 300, 426,<br />

428, 431, 439, 440, 441, 475, 476, 477,<br />

480, 492, 495, 496, 497, 507, 509, 510,<br />

577, 580, 593, 595, 597, 637, 642<br />

Ho-Chi-Min, città: 486<br />

Hoéville: 656<br />

Honan o Ho-nan: v. Henan<br />

Honanfu: 205<br />

Hong Kong: 484, 486, 488, 642<br />

HORTHY VON NAGYBÁNYA Miklós: 582<br />

HUGO Victor Marie: 522<br />

IAFRATE Betta: 31<br />

Iesi: v. Jesi<br />

Illinois: 429<br />

IMBRIANI-POERIO Matteo Renato: 74<br />

Immacolata Concezione, chiesa: 46<br />

Imola. 164<br />

India: 521<br />

Indie: 485<br />

INFANTI Icilio: 318, 389, 453<br />

Inghilterra: 362, 474, 582, 640<br />

Ippona: 535<br />

Isola di Tizzano: 464, 465<br />

Isonzo: 366, 372, 460<br />

Issoudun: 412<br />

IURMAN Emilio: 30, 645<br />

JAFFEI Raimondo: 158<br />

JANELLI Giovanni: 311, 313, 316, 320<br />

JEDIN Hubert: 413<br />

JEMOLO Arturo Carlo: 403<br />

Jesi: 450, 473<br />

Kefonfu: 207<br />

KEMPIS Tommaso da: 59<br />

Klimomtów: 91<br />

LABADINI, gesuita: 60<br />

LABADINI Giuseppe: 389<br />

LA FARINA Giuseppe: 217<br />

LA FONTAINE Pietro: 415<br />

Lagastrello: 463<br />

Lagrimone: 389<br />

LALATTA MALASPINA Faustina: 129<br />

Lalatta: 53, 71, 308, 464<br />

LAMBRUSCHINI Raffaello, riformatorio: 352,<br />

571<br />

LAMENNAIS Félicité-Robert de: 416<br />

LAMPERTICO Fedele: 214, 215<br />

LAMPIS <strong>Angelo</strong>: 428, 636, 640<br />

LAMPIS Giovanni Battista: 427<br />

Lanciano: 125<br />

LANCIOTTI Mario: 490, 599<br />

Langhirano: 120, 141, 252, 329, 331, 365,<br />

388, 389, 452, 461, 462, 504<br />

Laodicea: 198<br />

LARGHER Giacinto: 351


Indice onomastico<br />

LA SALLE Jean-Baptiste: 42, 45<br />

La Spezia: 599<br />

LAUDISI Giuseppe: 126<br />

LAURENTI Camillo: 408, 415, 417, 421, 433,<br />

434<br />

LAURENTI Pietro: 364<br />

Lavezzola: 169<br />

Lazio: 23, 581<br />

LAZZARI Erminio: 318<br />

LAZZARI Giacomo: 335<br />

LAZZARINI Giancarlo: 30<br />

LAZZATI Giuseppe: 561<br />

LEBBE Vincent: 218, 414, 640<br />

LECAT Paul, piroscafo: 483, 502, 506<br />

LEDÓCHOWSKI Mieczyslaw o Miecislao: 91, 92,<br />

93, 100, 107, 122, 124, 126, 130, 131,<br />

134, 135, 143, 147, 151, 202, 412<br />

LEFEVBRE Marcel: 561<br />

LEGA Antonio: 599, 613<br />

LEGA Michele: 397<br />

Leguigno: 343<br />

LEIBNIZ Gottfried Wilhelm: 519<br />

LENIN Nikolaj: 535<br />

LEONARDI Salvatore: 323<br />

LEONCINI Giuseppe: 319, 320<br />

Leone X: 50, 51, 76, 217<br />

Leone XIII: 48, 74, 75, 77, 89, 113, 149, 151,<br />

155, 157, 158, 159, 160, 162, 163, 165,<br />

166, 181, 206, 214, 215, 217, 218, 219,<br />

259, 561, 650<br />

LEONI Aldo: 555, 607<br />

LEONI Luigi: 120, 227, 258, 259, 263, 272,<br />

282, 309, 371<br />

Lepanto: 76, 371<br />

Lesignano Bagni: 308, 396, 452<br />

Lesignano Palmia: 118, 317, 397, 452<br />

LESIGNOLI Lino: 69<br />

Lesmo: 190<br />

Le Tholonet: 59<br />

Levico: 55, 429<br />

Libia: 216, 371, 599<br />

Licciana Nardi: 244<br />

Liguria: 427<br />

Lille: 269<br />

LINATI Filippo: 74, 113<br />

LINGUEGLIA Paolo: 544<br />

Lione: 66, 106<br />

Lisbona: 53, 65, 91<br />

Lituania: 474<br />

Livorno: 159, 163, 449<br />

719<br />

LIVRAGHI Ermanno: 31<br />

Lodi: 8, 31, 32, 55, 126, 140, 284, 369, 416,<br />

428, 606<br />

Lodigiano: 126<br />

LODOMEZ Enrico: 391, 394, 395<br />

Lodrignano: 326, 365, 464<br />

LOLLI <strong>Angelo</strong>: 177<br />

LOLLI Giovanni: 167<br />

Lombardia: 159, 254, 255, 306, 415, 429,<br />

453, 548, 599<br />

LOMBARDI Gigi: 31<br />

LONA Giovanni: 426<br />

Londra: 220, 582<br />

Longastrino: 168, 171<br />

LONGHIN Giacinto: 424<br />

Longiano: 432<br />

LORGNA Giocondo: 86<br />

LORI, famiglia: 123<br />

Loyang: v. Luoyang<br />

LOYOLA Ignazio: 61, 129, 646<br />

LOZANO Juan Maria: 629<br />

Lozzola: 141, 308, 463<br />

LUCA Augusto: 26, 30, 35, 36, 47, 97, 101,<br />

123, 181, 188, 273, 290, 319, 324, 333,<br />

511, 578<br />

Lucania: 580, 599<br />

Lucca: 149, 214<br />

LUCIDI Evaristo: 568<br />

Ludwigsburg: 535<br />

Lugagnano: 311, 313<br />

Luni: 599<br />

Lunigiana: 291<br />

Luoyang: 140, 142, 495, 496, 507, 508, 593,<br />

597, 615<br />

Lupazzano: 365<br />

LUPINI Maria Cleofe: 57<br />

LUSIGNANI Luigi: 129, 279, 442<br />

LUZZATTI Luigi: 278<br />

Lyon: 59<br />

Maastricht: 412<br />

MACCHI Alessandro: 614<br />

MACCHIAVELLI Giovanni: 396, 399<br />

Macedonia Prima: 202<br />

Macerata: 386, 391<br />

MACHIAVELLI Ettore: 321<br />

Madonna della Guardia: 620<br />

Madonna delle Grazie di Curtatone: 226,<br />

236<br />

Madonna del Voto di Berceto: 621


720 Indice onomastico<br />

Madregolo: 321<br />

Madurera: 463<br />

MAFFI Pietro: 29, 156, 158, 161, 165, 166,<br />

169, 172, 174, 175, 176, 177, 178, 182,<br />

184, 193, 203, 212, 215, 226, 231, 644<br />

MAGANI Francesco: 87, 89, 90, 92, 93, 94, 95,<br />

96, 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103, 104,<br />

105, 107, 108, 109, 110, 117, 122, 130,<br />

133, 134, 143, 145, 146, 147, 151, 160,<br />

161, 163, 184, 204, 213, 226, 227, 228,<br />

229, 230, 231, 232, 233, 234, 235, 236,<br />

241, 251, 252, 255, 256, 257, 258, 259,<br />

263, 265, 267, 271, 272, 276, 280, 281,<br />

282, 292, 303, 304, 305, 309, 315, 318,<br />

322, 324, 332, 333, 334, 347, 349, 351,<br />

367, 370, 371, 410, 453, 462, 463, 466,<br />

528, 543, 589, 646<br />

MAGAWLY CRISPOLTI Giuseppina: 286<br />

Magdeburgo: 51<br />

MAGHENZANI Maria: 242<br />

MAGHENZANI Oliviero: 117<br />

MAGNANI Luigi: 493, 494, 577, 595<br />

MAINI, casa: 42, 43, 44, 45<br />

MAINI (Dorina) Dorotea: 42<br />

MAINI Giovanna: 42<br />

MAINI Giuseppe: 257, 263, 267, 337, 399<br />

Malacca: 484, 485, 490<br />

MALANCA Guido: 338<br />

Malandriano: 322<br />

MALATESTA Errico: 249<br />

Malines: 211<br />

MALPELI Luigi: 318<br />

MALTHUS Thomas Robert: 537<br />

MALUCELLI Sebastiano: 170, 184, 185<br />

MANCINI Pasquale Stanislao: 43<br />

Mandriole: 170<br />

MANFREDI Antonio: 31<br />

MANINI Odoardo: 124, 132, 133, 135, 136,<br />

137, 144, 146, 152, 181, 204, 210, 211,<br />

214, 224, 325, 629, 630<br />

MANNA Paolo: 65, 203, 208, 218, 291, 312,<br />

380, 404, 405, 406, 407, 408, 410, 411,<br />

412, 413, 414, 415, 417, 418, 419, 420,<br />

421, 424, 425, 439, 441, 448, 449, 463,<br />

477, 496, 497, 500, 639, 641, 652, 656<br />

MANNI Piergiorgio: 30<br />

Mantova: 204, 226, 457<br />

MANZONI Alessandro: 54, 522, 539<br />

MAO TSE-TUNG: 23, 598<br />

Marano: 289, 365<br />

Marche: 322, 473, 581, 598<br />

MARCHETTI SELVAGGIANI Francesco: 597<br />

MARCHI Antonio: 129<br />

MARCHI Virginio: 129<br />

Mar Cinese Meridionale: 489, 502<br />

MARELLI Luigi: 168, 179, 193, 195, 197, 198,<br />

199, 200, 243, 342, 381<br />

Maremma toscana: 311<br />

MARGINI Aldo: 121<br />

Maria Luigia d’Austria: 42, 111, 365<br />

MARIANI Riccardo: 119, 121<br />

Mariano di San Lazzaro: 124, 322, 344, 461<br />

Marina di Massa: 504<br />

MARINI Antonio: 325, 328, 333<br />

MARINI Francesco: 435<br />

MARIOTTi Giacomo: 429<br />

MARIOTTI Giovanni: 277, 278, 402, 470<br />

MARITAIN Jacques: 66, 496, 641<br />

MARMAGGI Francesco: 499<br />

MARMION Columba: 635, 658<br />

Marna: 382<br />

Marola: 337<br />

Marore: 118, 121, 141, 322, 373<br />

Marra: 308, 321<br />

Mar Rosso: 90, 484, 485, 489<br />

Marsciano: 206<br />

Marsiglia: 135, 483, 484, 487, 506<br />

MARSZATKIEWICZ Ladislao: 432<br />

MARTINA Giacomo: 31, 561<br />

MARTINI Carlo Maria: 512<br />

MARTINI Martino Maria: 107, 113, 145<br />

MARTIN Victor: 269<br />

Martorano: 318, 333<br />

MARX Heinrich Karl: 524, 536, 632<br />

Marzano: 318<br />

Marzolara: 396, 464<br />

MASETTI Cesare: 173, 176, 177, 178<br />

MASETTI Lino: 175, 176<br />

MASNOVO Amato: 263, 267, 272, 309, 334,<br />

335, 365, 603, 644<br />

Massa Carrara: 57, 343, 427<br />

MASSACESI Odilone: 176, 185<br />

MASSAIA Guglielmo: 66<br />

MASSARA Enrico: 61<br />

MASSEI Giuseppe: 59<br />

Matilde di Canossa: 306<br />

Mattaleto: 120, 141, 329, 330, 331, 365,<br />

388, 461<br />

MATTEOLI Giulio: 159<br />

MATTEOTTI Giacomo: 361, 363


Indice onomastico<br />

MAUPAS Lino: 120, 153, 351, 352<br />

MAURI <strong>Angelo</strong>: 112, 371<br />

MAURI Enrico: 449<br />

MAZZELLA Camillo: 106<br />

MAZZELLA Ernesto: 106<br />

MAZZINI Serafi no: 396<br />

MAZZOCCHI Fabio: 31<br />

MAZZOLARI Primo: 457, 562<br />

MEDA Filippo: 112, 371<br />

Medesano: 141, 255, 326, 452, 463, 464,<br />

465<br />

Mediano: 167, 305, 306, 307<br />

Medio Oriente: 214<br />

Medioevo: 149, 306<br />

Mediterraneo: 40<br />

MELANDRI Francesco: 184<br />

MELANDRI Lieto: 170, 171<br />

MELATA Benedetto: 432, 433<br />

MENEGALLI Delfi no: 141<br />

MENIN Mario: 30<br />

MENZANI Ersilio: 613, 614<br />

MERCADANTI Virginio: 313, 316<br />

MERCATI Luigi: 48, 272, 309<br />

Mercore: 226<br />

MERISI Giuseppe: 31<br />

MERRY DEL VAL Rafael: 164, 189, 195, 256,<br />

260<br />

MESINI Giovanni: 175, 457<br />

Messico: 521<br />

Messina: 447, 484<br />

Mestre: 499<br />

METTERNICH Klemens: 39<br />

METZLER Josef: 413<br />

Meurthe-et-Moselle: 656<br />

MEZZADRI Alberto: 549<br />

Mezzani: 252<br />

Mezzano Inferiore: 322, 327, 337, 338, 415<br />

MIANI Umberto: 312, 313, 318, 325<br />

MICHELI <strong>Angelo</strong>: 153<br />

MICHELI Giuseppe: 102, 104, 111, 112, 113,<br />

115, 216, 245, 254, 279, 280, 282, 284,<br />

285, 292, 297, 371, 373, 384, 391<br />

MIGNONE Emanuele: 424<br />

Mihsien: 208<br />

MILANI Lorenzo: 337, 562<br />

Milano: 54, 57, 65, 66, 71, 86, 89, 102, 114,<br />

122, 126, 127, 155, 159, 173, 179, 186,<br />

190, 198, 203, 206, 207, 216, 225, 226,<br />

228, 234, 243, 246, 254, 267, 291, 324,<br />

721<br />

327, 336, 343, 350, 386, 404, 411, 412,<br />

441, 449, 488, 543, 552, 587<br />

Mileto: 140<br />

MINZONI Giovanni: 175, 398, 457<br />

MIOTTI Giovanni Andrea: 50, 56, 57, 70,<br />

71,72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 89, 93, 94,<br />

100, 111, 147, 180, 189, 251, 256, 305,<br />

341, 342, 370, 466, 517, 542, 543, 545,<br />

630, 650<br />

Modena: 9, 89, 139, 140, 284, 321, 334, 335,<br />

340, 343, 345, 365, 611, 613, 614<br />

Modigliana: 424<br />

MOIOLI Giovanni: 628<br />

Moletolo: 72<br />

Molfetta: 480<br />

Molinetti di Recco: 125<br />

MONARI Luciano: 14<br />

MONCHANIN Jules: 640<br />

Monchiese: 308<br />

Monchio delle Corti: 60, 306, 308, 310, 311,<br />

313, 332, 333, 387, 397, 452, 462<br />

MONDIN Battista: 30<br />

MONDINI Ludovico: 149<br />

Mondovì: 545<br />

Mongolia: 207; interna: 136, 211<br />

MONICA Antonio: 266<br />

MONICI Agesilao: 587<br />

Montagna in Valtellina: 56<br />

Monte Berico, santuario: 474<br />

Monte Caio: 306<br />

Montechiarugolo: 141, 308, 452, 454<br />

Monte delle Beatitudini: 485<br />

Monte Grappa: 379<br />

Monte Navert: 306<br />

Monte Orsaro: 306<br />

Montesampietrangeli: 115<br />

Monticelli Terme: 141, 452<br />

MONTICONE Aberto: 369, 370<br />

Montignoso: 291<br />

Moragnano: 321, 322<br />

MORANDI Giovanni: 637<br />

MORAZZONI Achille: 482, 637<br />

MORAZZONI Eugenio: 482, 580, 595, 597,<br />

599<br />

MORELLI Giovanni: 170<br />

MORELLI Giulio: 173<br />

MORETTI Ernesto: 567<br />

MORETTI Vincenzo: 164<br />

MORGANTI Pasquale: 160, 190, 198, 200,<br />

201


722 Indice onomastico<br />

Mornico Losana: 428<br />

MORTARA Ludovico: 347<br />

Mosca: 499<br />

Mosè: 484<br />

Mossale: 314, 315<br />

MOZART Wolfgang Amadeus: 522<br />

Mozzano: 320<br />

Muckden: v. Shenyang<br />

MUNARETTi Antonio: 482<br />

MUNERATI Dante: 574<br />

Münster: 637<br />

MURRI Romolo: 112, 115, 260, 268<br />

Museo d’arte cinese ed etnografi co: 9, 214,<br />

224, 479, 645, 663<br />

MUSETTI Francesco: 60, 258, 263, 265<br />

Musiara: Inferiore: 306, 308; Superiore: 305,<br />

306<br />

MUSINI Aldo: 266, 394, 415<br />

MUSSOLINI Benito: 12, 244, 351, 363, 372,<br />

379, 399, 400, 403, 461, 483, 582, 583,<br />

585, 587, 593, 607<br />

Myanmar: 404<br />

Nanchino: 491, 492<br />

Napoli: 39, 90, 137, 148, 209, 214, 230, 391,<br />

423, 474, 592, 612<br />

NARDO Giuseppe: 186<br />

NASALLI ROCCA Giovanni Battista: 335, 417<br />

NAZARI DI CALABIANA Luigi: 89<br />

NEGRI Camillo: 607, 610<br />

NEGRONE Artemisia: 406<br />

NEUSCHEL Giovanni: 258<br />

Neviano Arduini: 120, 141, 252, 306, 308,<br />

318, 321, 326, 328, 333, 337, 340, 387,<br />

389, 397, 452, 453, 462<br />

New York: 491, 601<br />

NEWTON Isaac: 522<br />

NIEVO Ippolito: 110<br />

Ninive: 346<br />

Nirone: 308, 365<br />

NITTI Francesco Saverio: 103, 220, 291<br />

Noceto: 124, 141, 254, 272, 289, 290, 308,<br />

324, 367, 388, 399, 452, 455<br />

NOGARA Giuseppe: 421, 448, 449<br />

Nord America: 384<br />

NOTARI Ester: 317<br />

NOTARI Virginia: 316, 317<br />

Noto: 140, 143<br />

Novara: 428<br />

Novedrate: 336<br />

Nuoro: 599<br />

Nuova Zelanda: 521<br />

Oceania: 202, 423, 487, 629<br />

Oceano Atlantico: 395<br />

Oceano Indiano: 485, 489<br />

Oglio: 599<br />

Ognissanti, parrocchia: 365, 611<br />

OJETTI Benedetto: 211, 212, 433, 434<br />

Olanda: 405, 412<br />

Oleggio: 126<br />

Olevano Romano: 427, 428<br />

OLIVA Adolfo: 45<br />

OLIVA Domenico: 125, 126, 127, 215<br />

OLIVIERI Erminio: 373<br />

Oltretorrente di Parma: 132, 237, 249, 323,<br />

348, 385, 390, 391, 393, 394, 395, 461,<br />

614<br />

OPPICI Giacomo: 70<br />

OPPICI Giovanna: 56<br />

OPPICI Giuseppe: 36<br />

Oratorio dei Rossi, chiesa: 350<br />

ORFEI Enrico: 164<br />

Oriente: 127, 149, 182, 481, 486, 491, 501,<br />

502, 642<br />

Oristano: 159<br />

ORLANDO Vittorio Emanuele: 125, 366, 378,<br />

582<br />

ORSI Giuseppe: 352, 603<br />

ORSI Luigi: 259, 264, 265, 272, 607<br />

ORSINI Giovanni: 60<br />

ORSINI Giuseppe: 452<br />

ORTALLI Mattia: 93, 94, 95, 256<br />

Ortles: 368<br />

Ortonovo: 599<br />

Orzale: 308, 333<br />

Osaka: 484<br />

Ospedali civili di Parma: 103, 278<br />

Osservatorio di Brera: 215<br />

OTTAVIANI Alfredo: 433<br />

OVIGLIO Aldo: 352<br />

Padova: 309, 424, 428<br />

PADOVANI Ernesto: 267, 324, 326<br />

PAGANUZZI Giambattista: 74, 104, 115, 174<br />

Pagazzano: 324, 505<br />

PAGÈS Gabriel-Antoine-Jogand: v. TAXIL Leo<br />

PAGLIAI ?, padre servita: 267<br />

PAINI Amadio: 120<br />

Palagonia: 143


Indice onomastico<br />

Palanzano: 69, 226, 308, 311, 365, 387, 452,<br />

462, 464<br />

Palermo: 278, 378, 423, 447<br />

Palestina: 220<br />

Palestrina: 106<br />

PALLAVICINO, famiglia: 111<br />

PALLAVICINO Camilla: 286<br />

PALLAVICINO Emilio: 335<br />

PALLAVICINO Pietro Sforza: 51<br />

PALLAVICINO SIMONETTA Anna: 128, 129, 130<br />

PALLAVICINO Uberto: 386<br />

Palli Natale, aeroporto: 619<br />

PALMIERI Salvatore: 159<br />

PANCERI Antonio: 496<br />

Pantalla: 424<br />

PAPADOPOLI <strong>Angelo</strong>: 125<br />

Paray-le-Monial: 59<br />

Parco ducale di Parma: 394, 622<br />

PARENTI Luigi: 71, 133, 323<br />

Parigi: 132, 220, 487, 490, 491, 506, 535,<br />

656<br />

PARMIGIANI Davide: 322, 333, 334<br />

PAROCCHI Lucido: 89, 161, 162, 163, 164<br />

Paroletta di Fontanellato: 141, 365<br />

PASINI Amilcare: 331<br />

PASSAGLIA Carlo: 334<br />

PASSERINI Pio Giuseppe: 202<br />

Passy: 536<br />

PATTINI Tertulliano: 355, 551<br />

Pausula: 386<br />

PAVANELLI Lorenzo: 270, 544, 549<br />

PAVARANI Eufemio: 314<br />

Pavia: 92, 93, 125, 158, 160, 165, 202, 212,<br />

257, 428<br />

PECCI Vincenzo Gioacchino: 49, 157, 159,<br />

160, 164<br />

Pechino: 132, 136, 218, 492, 497, 498, 499<br />

PECORARI Cesare: 449, 475, 475, 648<br />

PEDERZANI Stanislao: 350<br />

Pedrengo: 599<br />

PEDRETTI Ottorino: 285<br />

Pedrignano: 308, 320<br />

Pegli: 328<br />

PELAGATTI Ennio: 319, 320<br />

PELERZI Eugenio: 209, 219, 230, 239, 240,<br />

326, 473, 493, 494, 577, 578, 579, 593,<br />

594, 642<br />

PELERZI Luigi: 324, 326<br />

PELICELLI Nestore: 387, 591, 644<br />

PELLEGRI Giovanni: 311, 312<br />

723<br />

PELLEGRINI Pietro: 71<br />

Pellegrino Parmense: 321, 388, 452, 464<br />

PELLEGRI Ormisda: 45, 46, 60, 61, 98, 113,<br />

120, 121, 133, 139, 142, 186, 206, 207,<br />

211, 214, 219, 221, 256, 257, 264, 272,<br />

287, 288, 289, 290, 309, 346, 355, 388,<br />

399, 405, 496<br />

PELLERI Carlo: 129, 130<br />

PELLETIER Maria Eufrasia: 57<br />

PELLICO Silvio: 519<br />

PELLIZZO Luigi: 428<br />

PELLOUX Luigi Girolamo: 592<br />

PELOSI Amedeo: 119<br />

PENELOPE: 145<br />

Pengpu: 492<br />

Pentapoli: 167, 181<br />

PEPPI Paolo: 158, 165, 169, 170, 173, 176,<br />

177, 195, 196, 197, 199<br />

PERASSO Giovanni Battista: 557<br />

PERBOYRE Giovanni Gabriele: 66<br />

Perlaro di Pagazzano: 505<br />

Persia: 521<br />

Perugia: 49, 157, 206, 424, 581<br />

Pesaro: 581<br />

Pescarenico: 232<br />

PESCAROLI Giuliano: 120<br />

Pescia: 159<br />

PETAZZI Giuseppe: 408, 409, 412, 604<br />

Petervaradino: 76<br />

Petrignacola: 51, 310, 328<br />

PEVIANI Emilio: 140<br />

PEZZALI Pietro: 656<br />

PEZZANI Ernesto: 336, 339<br />

PEZZI Chiarissimo: 170<br />

Pianadetto: 503<br />

Pianezza: 376<br />

Piangipane: 169, 180, 194<br />

Pianura Padana: 245<br />

Piave: 366, 379, 382<br />

Piazza di Spagna: 475, 595<br />

Piazza Duomo di Parma: 572, 575<br />

Piazza Garibaldi di Parma: 566, 614<br />

PICCININI Pietro: 322<br />

PICCO Eugenia: 86<br />

PICELLI Guido: 391, 393, 394, 395<br />

PICINOTTI Pietro: 52, 53, 272, 309<br />

Piemonte: 37, 56<br />

Pietramogolana: 317<br />

PIGNOLI Virginio: 119, 186, 355<br />

Pilastro: 388


724 Indice onomastico<br />

PINAMONTE: 58<br />

PINCELLI, gesuita: 61<br />

PINCHETTI Giuseppe Maria: 68<br />

Pinerolo: 376<br />

Pio V: 76<br />

Pio IX: 35, 41, 128, 334, 650<br />

Pio X: 37, 39, 101, 108, 115, 175, 185, 186,<br />

195, 199, 200, 217, 224, 229, 230, 231,<br />

232, 233, 235, 236, 237, 241, 245, 256,<br />

260, 267, 267, 269, 270, 274, 276, 277,<br />

282, 284, 286, 371, 374, 406, 459, 634<br />

Pio XI: 12, 25, 149, 259, 336, 339, 341, 343,<br />

345, 379, 393, 401, 422, 454, 455, 458,<br />

466, 467, 480, 484, 497, 518, 526, 528,<br />

543, 545, 547, 581, 582, 585, 600, 607,<br />

608, 612<br />

Pio XII: 136, 424, 611<br />

Pisa: 29, 31, 125, 178, 193, 212, 214, 644<br />

PISANU <strong>Angelo</strong>: 318<br />

PIVA <strong>Angelo</strong>: 38, 243, 279, 280, 386<br />

PIZZI Elviro: 389<br />

Pizzolese: 317<br />

PLUS Raoul: 635<br />

Po: 306, 462, 533<br />

PODESTÀ Luigi: 126<br />

Poggio San Marcello: 450, 473, 474, 494,<br />

594, 667<br />

Poitiers: 530<br />

POLAZZI ?, sacerdote di Rimini: 179<br />

POLETTI Carlo M.: 269, 270<br />

POLLIEN François de Sales: 657, 658<br />

Polonia: 499<br />

Ponte Caprazucca: 614<br />

Ponte di mezzo di Parma: 249, 323<br />

Ponte Dux: 614<br />

Pontremoli: 332, 614<br />

PONZI Pietro: 221, 288<br />

POPOLI Alfredo: 328, 387, 439, 473, 475,<br />

489, 490, 491, 493, 494, 497, 498, 499,<br />

594, 595, 641, 642<br />

Pordenone: 428<br />

Porporano: 463<br />

PORRISINI Vincenzo: 168, 172<br />

PORTA Giovanni: 69<br />

Porto: 162<br />

Porto Corsini: 167<br />

Portogallo: 582, 640<br />

Portomaggiore: 168, 172, 236<br />

Port Said: 484, 486<br />

Potenza: 428, 429<br />

Poznan: 91<br />

POZZOBON Carlo: 30<br />

Praglia: 604<br />

Pratopiano: 464<br />

Preseglie: 198<br />

PRINETTI Giulio: 125<br />

PRINZIP Gavril: 362<br />

Priorato di Fontanellato: 109, 257, 365, 367,<br />

368, 399<br />

PROUDHON Pierre-Joseph: 536<br />

Prussia: 41, 91<br />

PUCCI Francesco Saverio: 287<br />

PUCCI Sabatino: 140<br />

Pugnetolo: 332<br />

PULCIANO Edoardo: 157<br />

QUARETTI Guglielmo: 267, 272, 309, 337,<br />

358<br />

Quartiere: 348<br />

QUINZANI Stefana: 225<br />

Rabbi: 55<br />

RABIKAUSKAS Paulius: 30<br />

RACASI Bartolomeo: 464<br />

RADICE, deputato: 126<br />

RADINI TEDESCHI Giacomo: 198, 417<br />

RAINERI <strong>Angelo</strong>: 531<br />

Ramiano: 124, 141<br />

RAMPOLLA DEL TINDARO Mariano: 94, 107,<br />

157, 158, 160, 161, 162, 164, 165, 219<br />

RASPONI DEL SALE, famiglia: 169<br />

RASTELLI Caio: 9, 98, 117, 118, 123, 128,<br />

132, 133, 135, 136, 137, 144, 146, 148,<br />

152, 181, 204, 210, 211, 629<br />

RASTELLINI Enrico: 191<br />

RATTAZZI Umberto: 41<br />

RATTI Achille: 336, 585<br />

Ravadese di Cortile San Martino: 35, 36, 39,<br />

41, 42, 80, 82, 317<br />

RAVANETTI Miranda: 47<br />

Ravarano: 324, 325, 372<br />

Ravenna: 7, 13, 27, 28, 29, 30, 43, 55, 77,<br />

100, 115, 117, 138, 153, 155, 156, 157,<br />

158, 159, 160, 161, 162, 163, 164, 165,<br />

166, 167, 168, 169, 170, 171, 172, 175,<br />

177, 179, 180, 181, 182, 184, 185, 186,<br />

187, 188, 189, 190, 191, 192, 193, 194,<br />

195, 196, 197, 198, 199, 200, 201, 204,<br />

210, 211, 212, 216, 230, 233, 234, 235,<br />

236, 243, 247, 249, 271, 279, 320, 322,


Indice onomastico<br />

324, 335, 342, 349, 381, 398, 412, 425,<br />

457, 490, 517, 541, 542, 558, 561, 581,<br />

599, 613, 614, 630, 634, 637, 639, 641,<br />

648, 651, 665<br />

REBUA Eolo: 608, 610<br />

Recoaro: 55<br />

Reggio Calabria: 125, 297<br />

Reggio Emilia: 11, 118, 119, 129, 139, 140,<br />

148, 163, 168, 186, 260, 306, 337, 340,<br />

392, 429, 613, 614, 628<br />

REGNO LOMBARDO VENETO: 39, 90<br />

Reinach Oscar, teatro: 452<br />

RENAN Joseph-Ernest: 535, 632<br />

Reno: 321, 387, 462<br />

Rho: 178, 342<br />

Riana: 308, 312, 318<br />

Riano: 462<br />

Ribera: 90<br />

RIBOLDI Agostino: 155, 156, 157, 158, 159,<br />

160, 162, 164, 165, 169, 173, 174, 175,<br />

180, 199, 216, 531, 613<br />

RICASOLI Bettino: 41<br />

RICCI Lorenzo: 223<br />

RICCÒ Michele: 69<br />

RICHELMY Agostino, card.: 376<br />

Rigosa: 305, 306, 307, 308, 365<br />

Rigoso: 141, 236, 311, 387, 462, 463, 465<br />

Rimagna: 308, 311, 312<br />

Rimini: 158, 179<br />

RINALDI Luigi: 120<br />

Rio Grande do Sul: 126, 135<br />

Ripatransone: 209<br />

RIVA Giovan Battista: 225<br />

Rivarolo Fuori: 226<br />

Rivarolo Mantovano: 226<br />

RIZZATI Canuto: 610, 611<br />

Roccabianca: 118, 306, 308, 328<br />

Roccalanzona: 326, 396, 396, 399<br />

Roccaprebalza: 141, 431<br />

ROCCO Alfredo: 592<br />

RODOLFI Ferdinando: 174, 250, 309, 400,<br />

424<br />

RODRIGUEZ ORTEGA Y SOPEÑA Dolores: 550<br />

Roma: 8, 25, 27, 31, 40, 41, 47, 59, 89, 91,<br />

92, 101, 103, 106, 107, 115, 116, 117,<br />

125, 126, 134, 135, 137, 155, 160, 162,<br />

163, 164, 181, 196, 197, 202, 203, 204,<br />

206, 207, 208, 209, 211, 214, 216, 219,<br />

220, 225, 229, 230, 234, 243; 256, 269,<br />

278, 282, 288, 291, 296, 321, 338, 339,<br />

725<br />

340, 367, 378, 379, 380, 388, 397, 405,<br />

407, 408, 411, 412, 413, 415, 417, 418,<br />

420, 421, 423, 424, 433, 438, 448, 449,<br />

466, 481, 494, 499, 512, 581, 583, 587,<br />

592, 594, 595, 596, 597, 603, 641, 648<br />

Romagna: 40, 159, 543, 599, 637<br />

Romania: 499<br />

ROMANI Giuseppe: 337<br />

RONCALLI <strong>Angelo</strong> Giuseppe: 267, 417, 418,<br />

419, 420, 439, 449, 497, 652<br />

RONCARI Filippo: 206<br />

Ronchetti: 319<br />

Roncopascolo: 37<br />

Roockerry: 537<br />

ROSSETTI Gabriella: 31, 644<br />

ROSSI Amato: 323<br />

ROSSI Amleto: 390<br />

ROSSI Antonio Anastasio: 370<br />

ROSSI Giovanni Battista: 335<br />

ROSSI Giuseppe: 175<br />

ROSSINI <strong>Angelo</strong>: 614<br />

ROSSI Pietro: 317, 388<br />

ROUSSEAU Jean-Jacques: 519<br />

ROUSSET Rinaldo Camillo: 297<br />

Rua: 615<br />

Rubbiano: 503<br />

RUBINI Igino: 69<br />

Rusino: 308, 340, 465<br />

Russi: 322<br />

Russia: 362, 363, 381, 481, 535, 582<br />

SACCHELLI Luigi: 396<br />

SACERDOTI Carlo: 125<br />

Saigon: 484, 486, 487, 488, 489, 490, 502,<br />

656<br />

Sala Baganza: 348, 452, 609<br />

Sala Rossa: 46, 595, 663<br />

SALAZAR Antonio de Oliveira: 582<br />

Salsomaggiore: 464<br />

Salsominore: 388, 391<br />

SALVINI Luigi: 428<br />

SALZANO Tommaso Michele: 51, 53<br />

San Bartolomeo, chiesa: 226, 237, 272<br />

San Benedetto, parrocchia: 46, 348, 549<br />

San Benedetto di Canetolo: 367<br />

Sanciano: 59<br />

San Claude De la Colombière: 59<br />

San Cristoforo, stradello: 620<br />

SANDEI Luigi: 317<br />

Sandomierz: 91


726 Indice onomastico<br />

SANDRI ?, canonico di Bologna: 221<br />

SANDRI Giuseppe: 449<br />

San Francisco: 491<br />

SANGIORGI Giuseppe: 174<br />

San Giovanni Evangelista, monastero e<br />

parrocchia: 45, 348, 351, 398, 452, 459,<br />

543, 550, 604, 612, 614, 658<br />

San Giuseppe, parrocchia: 394, 415<br />

Sanguigna: 365<br />

Sanguinaro: 308, 367<br />

San Lazzaro Parmense: 118, 119, 227, 252,<br />

322, 344, 399, 452, 503, 568<br />

San Leonardo, parrocchia: 118, 141, 465<br />

San Luigi Gonzaga: 63, 247, 454, 555<br />

San Marcellino, parrocchia: 355, 461<br />

San Martino Sinzano: 319, 320<br />

San Michele, porta: 129<br />

San Michele Tiorre: 389<br />

San Miniato: 214<br />

San Moderanno, vicolo: 621<br />

San Pancrazio Parmense: 118, 308, 452<br />

San Pedro do Rio Grande do Sul: 126<br />

San Pietro, parrocchia: 221, 269, 272, 340<br />

San Pietro in Vincoli di Ravenna: 30, 186,<br />

599, 436<br />

San Pietro Maggiore di Ravenna: 197<br />

San Prospero: 118, 119, 141, 265, 326, 333<br />

San Quintino, parrocchia: 34, 120, 334<br />

San Rocco, chiesa: 77, 269, 351, 564<br />

San Salvador de Bahia: 126<br />

San Secondo Parmense: 118, 119, 120, 141,<br />

319, 331, 366, 389, 396, 452, 609<br />

San Sepolcro: chiesa di Arezzo: 140; parrocchia<br />

di Parma: 335, 358<br />

SANSEVERINO Gaetano: 49<br />

San Simone di Ravenna: 169<br />

San Siro di Torrile: 462<br />

Santa Croce, parrocchia: 461<br />

Santa Croce di Fontanellato: 367<br />

Sant’Agata, cappella: 614<br />

Sant’Agostino e Antonino, parrocchia di<br />

Como: 56<br />

Sant’Alberto di Ravenna: 169, 170, 176, 184<br />

Santa Lucia, chiesa: 70<br />

Santa Lucia Taro: 318<br />

Santa Maria Bianca: 297<br />

Santa Maria Borgo Taschieri: 71, 544<br />

Santa Maria Codifi ume: 70<br />

Santa Maria della Pace, chiesa: 12, 45, 46, 83,<br />

278, 628, 659, 661<br />

Santa Maria delle Grazie: 129, 249<br />

Santa Maria Maggiore: di Ravenna: 169; di<br />

Roma: 448<br />

Sant’Andrea, parrocchia: 221, 452<br />

Sant’Andrea a mane: 141<br />

Sant’Andrea Bagni: 255, 463, 474<br />

Sant’Andrea oltre Taro: 118, 141<br />

Sant’Apollinare in San Vitale, parrocchia: 221,<br />

323, 324, 375<br />

Santerno: 167<br />

Santi Gervasio e Protaso, parrocchia: 348<br />

Sant’Ilario Baganza: 365<br />

Sant’Ilario d’Enza: 186<br />

SANTINI Cesare: 311, 336, 381<br />

Santi Rocco e Leonardo, chiesa: 242<br />

Santissima Trinità, parrocchia: 334, 350, 544,<br />

549, 608<br />

San Tommaso, parrocchia: 221, 452<br />

Santuario <strong>Conforti</strong>: 9, 10, 31, 46, 660, 661,<br />

662<br />

SANVITALE, famiglia: 367, 111, 228<br />

SANVITALE Giovanni: 367<br />

SARACCO Giuseppe: 103<br />

Sarajevo: 362, 374<br />

Sarsina: 158<br />

SARTI Paolo: 177, 195, 196, 197<br />

SARTO Giuseppe: 90,108, 217, 229, 230, 233,<br />

235, 267, 276<br />

SARTORI Antonio: 149, 182, 204, 221, 240,<br />

288, 289, 365, 381, 411, 426, 428, 429,<br />

430, 476, 580<br />

Sarzana: 599<br />

Sassari: 449<br />

SATOLLI Francesco di Paola: 206, 211<br />

Sauna: 462<br />

SAVARÉ Luigi: 369<br />

SAVAZZINI Ettore: 59, 60, 61, 120, 265, 268,<br />

270, 272, 335, 339, 358, 483, 603<br />

SAVI Giovanni: 42<br />

Savio: 170, 171<br />

SAVOIA, famiglia: 40<br />

SAVOIA Carlo Alberto: 522<br />

SAVOIA Umberto I: 371<br />

SAVOIA Vittorio Emanuele III: 148, 371, 504,<br />

582<br />

Savona: 326(81), 428, 592<br />

SAVORELLI Giovanni: 169<br />

SBARRETTI TAZZA Donato: 314, 321, 322,<br />

592, 611<br />

SCACCIA Prospero: 400


Indice onomastico<br />

SCAFFARDI Evaristo: 343, 344, 455<br />

SCALABRINI Giovanni Battista: 27, 95, 102,<br />

114, 149, 204, 215, 216, 257, 513, 545<br />

SCALCO Giovanni: 428<br />

Scandiano: 118, 628<br />

SCANZAROLI Giuseppe: 120, 121<br />

SCAPINELLI Raffaele: 343<br />

SCARAMELLI: 58<br />

SCARTAZZINI Giovanni Andrea: 69<br />

SCAURI Carlo: 335<br />

SCAURI Giovanni: 122<br />

SCHIANCHI Giuseppe: 396<br />

SCHIANCHI Icilio: 332<br />

SCHIAPARELLI Ernesto: 214, 215, 216, 217,<br />

291, 430<br />

SCHIAPARELLI Giovanni Virginio: 215<br />

SCHIAPARELLI Luigi: 203<br />

SCHIAVI Antonio: 45, 289, 290, 612<br />

SCHIOPPA Lorenzo: 474<br />

SCHMIDLIN Josef: 637<br />

SCHUSTER Alfredo Ildefonso: 339, 600<br />

SCIALOJA Vittorio: 103<br />

SCOTTON, fratelli: 174, 175, 216, 268<br />

SCOTTON Andrea: 174<br />

SCOTTON Gottardo: 174<br />

SCOTTON Jacopo: 174<br />

Scout: 455<br />

SCOZZOLI Vincenzo: 179<br />

Scurano: 252, 308, 396<br />

SCUTELLARI, palazzo: 45<br />

SEGALINI Amilcare: 285<br />

Seleucia: 89<br />

SELLA Quintino: 41<br />

SELLI Antonio: 174, 201<br />

Selva del Bocchetto: 122, 317, 320, 321, 399<br />

SEMERIA Giovanni: 173<br />

Sept-Fons: 658<br />

SERAFINA DI GESÙ: 202, 645<br />

SERAFINI Alberto: 179<br />

SERAFINI Domenico: 407, 412, 432<br />

SERAFINI Giulio: 591<br />

SERAFINI Mauro: 343, 432, 433, 543<br />

Serbia: 362, 413<br />

SERENI Umberto: 372<br />

SERINI Arnaldo: 396<br />

Serra San Bruno: 103, 657<br />

Serravalle: 340, 544, 603<br />

Sesta Inferiore: 305, 306, 307, 308, 314, 332<br />

SETA Dante: 265, 267, 288, 292, 325,<br />

326(80), 327<br />

727<br />

Seveso: 336<br />

SFORZA Carlo: 291<br />

Shanghai: 484, 488, 490, 491, 492, 497, 642<br />

Shanqiu: 495, 496<br />

Shanxi: 132, 135, 136, 137, 202<br />

Shen-tciou: 205<br />

Shenyang: 499<br />

Siao-kiao-pan: 136<br />

Siberia: 481, 490, 499<br />

Sicilia: 116, 140, 235<br />

Siena: 159, 400<br />

Signatico: 308<br />

SIGNIFREDI Francesca: 34<br />

SILVANI Michele: 328, 460<br />

SIMONAZZI Roberto: 264, 265, 272, 340, 603<br />

SIMONETTA, famiglia: 111<br />

SIMONETTA Giovanni: 128<br />

Sinai: 484, 485<br />

SINCERO Luigi: 620<br />

Singapore: 484, 486, 487, 489, 502, 506<br />

SINIBALDI Giacomo: 336<br />

Sin-tcheng: 208<br />

SIRONI Giuseppe: 449<br />

SIROTTI Edgardo o Edoardo: 175, 178<br />

SISMONDO Giovanni: 614<br />

Sissa: 252, 327, 388, 389<br />

Sivizzano di Traversetolo: 549<br />

Slovacchia: 499<br />

Slovenia: 366, 657<br />

Smirne: 198<br />

SNIDER Carlo: 267<br />

SOLARI Stanislao: 112, 227, 264, 460, 521<br />

Solarolo: 193<br />

SOLE Luciano: 639<br />

Solignano: 252, 317, 320, 321, 452<br />

SOLMI Enrico: 10<br />

SONCINI Vigenio: 265, 346, 544<br />

Sondrio: 56<br />

SONNINO Giorgio Sidney: 103, 125, 592<br />

SOPRANi Domenico: 173, 177<br />

Soragna: 118, 120, 124, 141, 334, 336, 339,<br />

365, 452<br />

Sorbolo: 42, 308<br />

SOREL Georges: 244<br />

Sovana: 159<br />

Soviet: 498<br />

SPADA Salvatore: 272, 350, 612, 651<br />

SPADAVECCHIA Nicola: 452<br />

Spagna: 40, 519, 550, 640<br />

SPAGNOLO Giacomo: 475


728 Indice onomastico<br />

Spalato: 351<br />

SPALAZZI Moderanno: 313, 314, 316, 397<br />

SPIGARDI Fabio: 265, 272<br />

Spinazzola: 125<br />

SPIZZAFERRO Aldo: 457<br />

Split: v. Spalato<br />

Squillace: 336<br />

Sse-ch’uan: 414<br />

Stadio Tardini: 129<br />

Stati Uniti: 106, 206, 362, 411, 429, 521<br />

Stauropoli: 28, 188, 198, 225, 234, 241<br />

Steccata, chiesa: 37, 289, 371, 591, 592<br />

STERCKX Enghelberto: 211<br />

STOCCO Lio: 612<br />

STOPPANI Antonio: 216<br />

STORNELLO Antonino: 300<br />

STRAUSS David Friedrich: 535<br />

STRINI Giovanni: 335<br />

STURZO Luigi: 116, 371, 384, 385, 582<br />

Subiaco: 264, 432, 473, 576<br />

Suez, canale: 484<br />

Sulmona: 449<br />

Sumatra: 485<br />

Sunti, baia: 59<br />

Surrey: 537<br />

Sutciou: 205<br />

SVAMPA Domenico: 90, 95, 158, 159, 160,<br />

176, 178, 179, 193, 543<br />

Svizzera: 247, 645<br />

TACCHI VENTURI Pietro: 379, 401, 402, 593<br />

TAGLIAFERRI Maurizio: 173, 174<br />

TAGLIAVINI Brenno: 37<br />

TAGLIAVINI Raimondo: 612<br />

Taiyuan: 132<br />

Talignano: 396, 399<br />

TANZI Felice: 319, 320<br />

Tao: 640<br />

TARANTINI, deputato: 126<br />

TARASCONI Lodovico: 120<br />

TARCHIONI Mansueto: 103<br />

TARDINI Ennio: 129<br />

Taro: 306, 317, 319, 326, 463, 464<br />

Tarvisio: 499<br />

TASCHIERI Antonio: 428<br />

Tavernerio: 30, 123, 318, 627, 652<br />

TAXIL Leo: 73<br />

Teatro Regio di Parma: 419, 449<br />

TECCHI Scipione: 161<br />

TEDESCHI Romeo: 389<br />

Temesvarre o Timisoara: 76<br />

TEODORI Franco: 23, 24, 25, 29, 34, 35, 36,<br />

50, 52, 55, 56, 57, 60, 70, 96, 104, 107,<br />

114, 117, 125, 139, 143, 148, 160, 172,<br />

175, 176, 200, 201, 207, 225, 226, 227,<br />

230, 237, 257, 272, 273, 279, 283, 284,<br />

317, 320, 329, 330, 332, 344, 400, 402,<br />

404, 417, 423, 426, 429, 439, 466, 474,<br />

484, 489, 491, 511, 515, 530, 532, 562,<br />

580, 597, 602, 613, 614, 640, 645<br />

Terenzo: 120, 317, 465<br />

Terra Santa: 546<br />

TERRONI Pietro: 226<br />

TESCARI Giovanni Battista: 48<br />

Tevere: 581<br />

THIRIET Julien: 656<br />

Ticchiano: 310<br />

Tientsin: 136, 478, 491, 493, 498<br />

Tiorre: 308, 313, 314<br />

Tirolo: 362<br />

Tirreno: 599<br />

TISSOT Faustino: 492, 586, 614<br />

TITTONI Tommaso: 220<br />

Tizzano Val Parma: 221, 252, 306, 308, 310,<br />

314, 321, 340, 387, 452, 462, 463, 464,<br />

465<br />

Toccalmatto: 399<br />

Tolemaide: 153, 157<br />

Toluca: 429<br />

TOLU Salvatore: 159<br />

Tommasini Giacomo, borgo: 386<br />

TONARELLI Pietro: 91, 92, 93, 94, 95, 96, 101,<br />

102, 103, 104, 105, 107, 110, 120, 153,<br />

162, 164, 179, 206, 211, 212, 214, 256,<br />

257, 258, 279, 331<br />

TONETTO Giovanni: 482, 637<br />

Tonkino: 66<br />

TONOLO Francesco: 606<br />

TORACCA Alberico Beniamino: 153<br />

Torcy: 514<br />

Torino: 68, 103, 125, 132, 214, 225, 269,<br />

270, 376, 406, 428, 449<br />

Torrechiara: 60, 248, 398<br />

TORRI Giuseppe: 322<br />

Torricella di Sissa: 327, 365, 388<br />

TORRICELLI Lamberto: 297, 373<br />

Torrile: 141, 392, 452, 462, 463<br />

Tortiano: 317<br />

Tortolì: 599<br />

Tortona: 428


Indice onomastico<br />

Toscana: 40, 235, 306, 428, 473<br />

TOSI Ernesto: 320, 321, 336<br />

TOSI Eugenio: 336, 572<br />

TOZZI Federigo: 371<br />

TRAGELLA Giovanni B.: 425, 426, 637<br />

TRAMALONI Attilio: 323, 324<br />

TRAMONTANI Enzo: 173, 174, 184<br />

Trani: 159<br />

Transiberiana: 207, 481, 483, 491, 498, 499<br />

Trastevere: 433<br />

Traversetolo: 116, 122, 254, 299, 327, 348,<br />

389, 396, 452, 464, 549, 618<br />

TRAVERSO Filippo: 406<br />

Trecasali: 452<br />

Trefi umi: 308, 311, 333<br />

Tréguier: 535<br />

Trentino: 55<br />

Trento: 140, 271, 276, 309, 459, 517<br />

TRETTEL Antonio: 30<br />

Trevignano di Palanzano: 69, 308, 311<br />

Treviso: 366, 424<br />

TRIANI Enrico: 70, 265<br />

Tricarico: 424<br />

Trieste: 376, 483<br />

TRIMUSI Gabriella: 358<br />

TRINCOSSI Vincenzo: 169<br />

TURATI Augusto: 622<br />

Turchia: 362<br />

TURCHI Adolfo: 432<br />

TURCI Romano: 621, 637<br />

UBERTI Carlo: 174, 175<br />

UBERTI Cesare: 174, 175<br />

UCCELLI Pietro: 140, 142, 209, 213, 219, 230,<br />

239, 240, 428, 430, 456, 499, 593, 595<br />

Udine: 427, 428, 499, 599<br />

Umbria: 473<br />

Ungheria: 39, 362, 374, 433, 474, 582<br />

Uruguay: 67, 126, 333, 334<br />

VACCARO Giulio: 159<br />

Vaestano: 387, 462, 464<br />

Vairo: 311<br />

Valbona: 364<br />

Val Bratica: 313<br />

Val Cedra: 235, 310<br />

Valcieca: 308, 311, 314, 365, 464<br />

Val Cismon: 587<br />

Val d’Enza: 47, 235, 321, 326, 327, 365, 464<br />

Valdicastello: 149<br />

729<br />

Valditacca: 167, 305, 306, 307, 308, 310,<br />

465, 466, 503, 656<br />

Valdocco: 68<br />

VALENTI Michele: 255, 328<br />

Valera: 118, 141<br />

VALFRÈ Teodoro di Bonzo: 433<br />

Vallo della Lucania: 580, 599<br />

Vallombrosiani: 334<br />

Val Parma: 71, 306, 387, 463<br />

Valserena: 35<br />

Valtellina: 56<br />

VANNUTELLI Serafi no: 161<br />

VANNUTELLI Vincenzo: 256, 281<br />

VAN ROSSUM Wilhelm o Willem: 412, 414,<br />

417, 418, 419, 420, 421, 424, 433, 474,<br />

475, 477, 596, 597<br />

VANZIN Vittorino Callisto: 26, 33, 67, 71, 72,<br />

96, 101, 108, 165, 181, 185, 188, 409,<br />

427, 462, 483, 492, 493, 578, 599, 636,<br />

640, 656<br />

Vaprio d’Adda: 179<br />

Varano de’ Melegari: v. Varano Melegari<br />

Varano Marchesi: 396<br />

Varano Melegari: 252, 340, 452<br />

VARESI Oreste: 397<br />

VARESI Riccardo: 66, 549<br />

Varsavia: 499<br />

Varsi: 389<br />

VASSURI Domenico: 166, 180<br />

Vaticano: 41, 155, 156, 241, 416, 582<br />

VECCHI Davide: 120<br />

VECCIA Luigi: 181, 202, 204, 209<br />

VÉNARD Teofano: 66<br />

Veneto: 55, 290, 427, 429, 598<br />

Venezia: 90, 115, 125, 366, 415, 419, 449,<br />

599<br />

Venezuela: 597<br />

VENTURINI Ferdinando: 50, 69, 314, 315,<br />

316, 317, 325, 355, 364, 404<br />

VENTURINI Giuseppe: 51, 52, 65, 68, 70, 73,<br />

74, 90, 113, 310, 315, 356, 645<br />

VENTURINI Quiro: 389<br />

VERBIST Théophile: 211<br />

Vercelli: 433, 449<br />

Verna: 433, 629, 635<br />

Veroli: 340<br />

Verona: 183, 340, 449, 452, 603<br />

VESCOVINI ?: 266<br />

VESCOVINI Virginio: 325<br />

VÉSÈRE, religioso del Sacro Cuore: 225


730 Indice onomastico<br />

VESPIGNANI Alfonso Maria: 186<br />

Vestana di Corniglio: 41, 42, 167, 305, 306,<br />

307, 308, 313, 316<br />

Vestola: 308, 365<br />

Vetriolo di Levico: 55<br />

VEUILLOT Louis: 48<br />

VIANELLO Federico: 406<br />

VIANELLO Mario: 613, 614<br />

Viarolo: 247, 609<br />

Vicenza: 174, 250, 290, 291, 309, 400, 424,<br />

428, 450, 456, 473, 474, 476, 499, 580,<br />

615<br />

Vicofertile: 141, 308<br />

Vicopò: 456, 546<br />

VIDAL Romano: 128<br />

Vidiana: 248<br />

Vienna: 111, 269, 499<br />

Vietnam: 488, 642<br />

VIETTA Ferdinando: 320, 386, 607, 609, 610<br />

VIGANÒ Pietro Andrea: 406<br />

Vigatto: 118, 124, 308, 452<br />

Vigevano: 31, 449<br />

Vigheffi o: 318<br />

VIGNA Luigi: 270, 544, 549<br />

Vignale: 116, 327, 328<br />

VIGNALI Luigi: 396<br />

VIGNUZZI, sorelle: 599<br />

Vigolone: 318<br />

Villa Balduino: 622<br />

Villa BERTOLINI: 428<br />

VILLA Domenico Maria: 47, 49, 50, 56, 60,<br />

84, 89, 111, 120, 174, 251, 253, 271,<br />

276, 299, 303, 342, 371, 542, 543<br />

Villetta: 110, 130<br />

Villula: 315, 316, 317, 404<br />

VIOLI Giuseppe: 318<br />

Viterbo: 581<br />

Vittorio Veneto: 260<br />

Vitulano: 106<br />

VIVARI Melchiade: 182, 183, 211, 213, 221,<br />

431, 434, 435<br />

VOLONTERI Simeone: 182, 183, 202, 203,<br />

204, 206, 207, 208, 597<br />

VOLPI, villa: 124<br />

Volpiano: 646<br />

VOLTA Alessandro: 522<br />

VOLTAIRE Fraçois Marie Arouet: 521<br />

Volterra: 574<br />

VON RANKE Leopold: 640<br />

WEBER Simone: 585<br />

WERNZ Francesco Saverio, gesuita: 379<br />

WILSON Thomas Woodrow: 413<br />

WOOLF Stuard Joseph: 39<br />

Xiangcheng: 495<br />

Xuchang: 495<br />

Yu-tchoo: 208<br />

ZACCARDI Eugenio: 266, 324, 328<br />

ZAMA Arrigo: 322<br />

ZAMBERNARDI Terenzio: 372<br />

ZAMBONI Antonio: 106<br />

ZAMBONI Quirino: 130<br />

ZAMBONI Zama: 178<br />

ZANIN Mario: 598<br />

ZANNI Pietro: 119<br />

ZANOLINI Pietro: 416<br />

ZAROTTI Pietro: 272<br />

ZATTONI Girolamo: 174, 197<br />

Zelarino: 599<br />

ZERBINI Alfonso: 198<br />

Zhenzhou o Chengchow: 291, 439, 479, 482,<br />

492, 495, 496, 498, 507, 509, 510, 596,<br />

597, 598, 613<br />

Zhumadian: 291<br />

ZILERI DAL VERME Drusilla o Lucrezia: 86, 98,<br />

106, 107, 348<br />

ZILIOLI Gaetano: 124<br />

Zinasco Vecchio: 202<br />

ZINI Celestino: 159<br />

ZINI Ernesto: 314<br />

ZONCADA TIRINZONI Deborah: 31<br />

Zoroastro: 521<br />

ZUCCHINELLI Luigi: 30<br />

ZUMAGLINI Luigi: 197, 199, 201<br />

Zutchiou: 205<br />

Zwolle: 412


INDICE GENERALE<br />

Sommario ....................................................................................... Pag. 5<br />

Prefazione del superiore generale dei saveriani, Rino Benzoni .......... » 7<br />

Prefazione del vescovo di Parma, Enrico Solmi ................................. » 8<br />

Presentazione, Luciano Monari ........................................................ » 11<br />

Abbreviazioni, Ermanno Ferro ......................................................... » 15<br />

Introduzione, <strong>Angelo</strong> <strong>Manfredi</strong> ........................................................ » 23<br />

Capitolo primo - FORMAZIONE E ANNI GIOVANILI<br />

La famiglia ..................................................................................... » 33<br />

Infanzia e formazione a Parma ........................................................ » 41<br />

Il seminario .................................................................................... » 47<br />

Problemi di salute e ordinazione sacerdotale ................................... » 51<br />

La formazione spirituale ................................................................. » 58<br />

L’intuizione missionaria .................................................................. » 65<br />

I primi anni di sacerdozio e la realizzazione di un progetto ............. » 69<br />

Spiritualità e omiletica del giovane don Guido Maria ..................... » 75<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 78<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 80<br />

Capitolo secondo - VICARIO GENERALE DEL VESCOVO MAGANI<br />

Primi approcci con Magani e con Ledóchowski .............................. » 89<br />

Nella vicenda Tonarelli ................................................................... » 93<br />

Vicario generale .............................................................................. » 99<br />

Nel movimento cattolico parmigiano ............................................. » 111<br />

La fondazione saveriana: da Borgo del Leon d’Oro a Campo Marte » 116


732 Indice generale<br />

Prima realizzazione missionaria e suo riconoscimento di congregazione<br />

religiosa .................................................................................. Pag. 131<br />

L’evoluzione del “seminario missionario emiliano” .......................... » 137<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 144<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 150<br />

Capitolo terzo - CONFORTI A RAVENNA<br />

Un caso d’emergenza ...................................................................... » 155<br />

Chi ha suggerito <strong>Conforti</strong>? ............................................................. » 159<br />

Il disegno strategico romano e la lettura della situazione ravennate .... » 164<br />

Una situazione pastorale preoccupante ........................................... » 166<br />

Tensioni tra il clero e il movimento cattolico .................................. » 172<br />

La strategia pastorale di <strong>Conforti</strong> .................................................... » 176<br />

Tra Ravenna e Campo di Marte ...................................................... » 181<br />

La rinuncia a Ravenna .................................................................... » 184<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 187<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 191<br />

Capitolo quarto - CONFORTI A CAMPO DI MARTE<br />

Amministratore apostolico di Ravenna ........................................... » 195<br />

La prefettura apostolica dell’Henan occidentale ............................... » 201<br />

Il “Decretum laudis” all’istituto e i rapporti con l’Associazione per il<br />

soccorso dei missionari italiani........................................................ » 210<br />

Tra Campo di Marte e una presenza discreta nella diocesi di Parma » 221<br />

Avvisaglie di un cambiamento. <strong>Conforti</strong> coadiutore di Magani ........ » 229<br />

Per una sintesi ................................................................................. » 234<br />

Documentazione iconografi ca ......................................................... » 239<br />

Capitolo quinto - CONFORTI VESCOVO A PARMA. 1907-1915<br />

La diocesi nello sciopero agrario ...................................................... » 243<br />

Visita pastorale e circoli giovanili ..................................................... » 249<br />

Organigramma diocesano e il seminario: periodo modernista e anno<br />

nero 1911 ........................................................................................ » 255<br />

Frutti della prima visita: congresso eucaristico, congresso catechistico,<br />

sinodo ........................................................................................ » 268<br />

Le sentenze sulle confraternite e sul “Consorzio”: crisi economica<br />

della diocesi ................................................................................... » 277


Indice generale<br />

733<br />

Tentativi di ripresa del movimento cattolico ................................... Pag. 281<br />

<strong>Conforti</strong> e i saveriani ...................................................................... » 286<br />

Per una sintesi ................................................................................. » 291<br />

Documentazione iconografi ca ......................................................... » 294<br />

Capitolo sesto - CONFORTI E IL SUO CLERO<br />

Clero e parrocchie: qualche dato numerico ..................................... » 303<br />

Come gestire un territorio diffi cile: l’esempio del cornigliese e del<br />

monchiese ...................................................................................... » 310<br />

Sacerdoti che abbandonano il ministero ......................................... » 319<br />

L’impegno per il seminario ............................................................. » 334<br />

Strumenti a sostegno del clero e per la guida della diocesi ............... » 341<br />

<strong>Conforti</strong> e le congregazioni religiose presenti in diocesi di Parma ..... » 348<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 353<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 356<br />

Capitolo settimo - CONFORTI VESCOVO A PARMA. 1915-1924<br />

Gli anni della violenza .................................................................... » 361<br />

La guerra mondiale e la vita quotidiana della chiesa parmense ........ » 364<br />

<strong>Conforti</strong> vescovo patriota? .............................................................. » 369<br />

A fi ne guerra: ricostruzione? ............................................................ » 382<br />

La presa di potere del fascismo e le barricate dell’agosto 1922 ......... » 387<br />

L’affermarsi del fascismo ................................................................. » 396<br />

L’Unione missionaria del clero ........................................................ » 404<br />

I saveriani: la ripresa della scuola apostolica ..................................... » 426<br />

I saveriani: le Costituzioni del 1921 e la Lettera testamento ............ » 431<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 440<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 443<br />

Capitolo ottavo - MINISTERO EPISCOPALE, CONGREGAZIONE,<br />

VIAGGIO IN CINA. 1925-1928<br />

Tempo di ricostruzione e stabilizzazione: la quarta visita pastorale .. » 451<br />

Chiesa nuove o restaurate ............................................................... » 462<br />

Il punto della situazione nello sguardo del vescovo: la “Relatio ad<br />

Limina” del 1926 ........................................................................... » 466<br />

La congregazione saveriana ............................................................. » 473<br />

Il viaggio in Cina ............................................................................ » 481


734 Indice generale<br />

Per una sintesi ............................................................................... Pag. 499<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 503<br />

Capitolo nono - IL MAGISTERO PASTORALE DI CONFORTI<br />

Le lettere pastorali a Parma ............................................................. » 512<br />

Le omelie catechistiche ................................................................... » 530<br />

Il “catechismo in forma di vera scuola” ........................................... » 540<br />

I circoli giovanili ............................................................................. » 552<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 558<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 563<br />

Capitolo decimo - GLI ULTIMI ANNI<br />

Con il cuore in Cina: entusiasmo e delusioni .................................. » 575<br />

I Patti lateranensi ............................................................................ » 581<br />

Dopo il concordato: visita pastorale e secondo sinodo .................... » 586<br />

Il primo capitolo generale e la nascita della Prefettura apostolica di<br />

Luoyang ......................................................................................... » 593<br />

Nuove fondazioni saveriane in <strong>Italia</strong> ............................................... » 598<br />

Il seminario minore ........................................................................ » 600<br />

Gli ultimi mesi di vita. La settimana liturgica. Ancora scontri con i<br />

fascisti ............................................................................................ » 603<br />

Novembre 1931 ............................................................................. » 612<br />

Per una sintesi ................................................................................ » 614<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 617<br />

Capitolo undicesimo - UNA LETTURA STORICA<br />

DELLA SPIRITUALITÀ DI GUIDO MARIA CONFORTI<br />

Premessa ......................................................................................... » 625<br />

Cristocentrismo dell’imitazione e dell’esemplarità .......................... » 628<br />

Universalità della missione .............................................................. » 636<br />

Stile e strumenti che concretizzano la spiritualità ............................ » 647<br />

Un primo tentativo di lettura evolutiva ........................................... » 653<br />

Documentazione iconografi ca ........................................................ » 660<br />

Bibliografi a, Ermanno Ferro ............................................................ » 669<br />

Indice onomastico, Pietro Bonardi .................................................. » 709

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