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<strong>Sul</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />
<strong>di</strong> <strong>Andrea</strong> <strong>Fumagalli</strong><br />
<strong>Il</strong> seguente contributo vorrebbe inserirsi nell'attuale <strong>di</strong>scussione che faticosamente si sta<br />
aprendo in Italia sulla <strong>di</strong>stribuzione del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> ed in particolare sul <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza.<br />
In particolare, vorrei soffermarmi su alcune obiezioni che vengono mosse all'idea <strong>di</strong><br />
<strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza: la prima nell'ambito dei gruppi antagonisti e del sindacalismo <strong>di</strong><br />
base (mo<strong>net</strong>izzazione dei servizi sociali a scapito del welfare), la seconda esplicitata<br />
soprattutto da Rifondazione Comunista (cfr. Mazzetti: Quel pane da spartire, Boringhieri,<br />
1997) (il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong>sincentiva il lavoro, quin<strong>di</strong> la produzione, quin<strong>di</strong> la<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> merci, impoverendo la società). Una premessa: sull'esigenza del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza, mi permetto <strong>di</strong> rimandare ad altri due miei scritti, anche al fine <strong>di</strong> definire<br />
meglio che cosa si intende per <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza: "Red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e riduzione<br />
dell'orario <strong>di</strong> lavoro", in Derive & Appro<strong>di</strong>, n. 9/10, pag. 31-34 e "Pensiero economico,<br />
accumulazione flessibile e <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza", in: Aa.Va., La democrazia del <strong>red<strong>di</strong>to</strong><br />
universale, <strong>Il</strong> Manifesto Libri, Roma, 1997.<br />
Le principali obiezioni al <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza sono <strong>di</strong> due or<strong>di</strong>ni.<br />
1. Rapporti con l'erogazione dei servizi sociali e praticabilità della proposta<br />
L'obiezione consiste nel ritenere che esista sostituibilità perfetta o quasi tra <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza ed erogazione <strong>di</strong> servizi sociali, favorendo in tal modo un approccio <strong>di</strong> tipo<br />
in<strong>di</strong>vidualista a scapito <strong>di</strong> istanze <strong>di</strong> solidarietà collettiva e favorendo, implicitamente, in tal<br />
modo uno smantellamento del "welfare state" tramite la mo<strong>net</strong>izzazione dei servizi sociali<br />
<strong>di</strong> base.<br />
La risposta può essere articolata su due livelli: teorico e pratico.<br />
A livello teorico, è necessario osservare:<br />
1. Così come si sono sviluppati nel para<strong>di</strong>gma for<strong>di</strong>sta, i servizi sociali venivano e<br />
vengono erogati sulla base <strong>di</strong> una contribuzione corrispondente alla prestazione<br />
lavorativa lungo tutto l'arco della vita lavorativa. I servizi sociali sono quin<strong>di</strong> una<br />
componente del salario dei lavoratori, è salario <strong>di</strong>fferito o <strong>di</strong> vita, oggetto dello<br />
scambio tra mondo del lavoro e l'organizzazione sociale (stato). In altri termini, i<br />
servizi sociali non sono <strong>red<strong>di</strong>to</strong>, cioè potere d'acquisto <strong>di</strong> merci reali e/o potenzialità<br />
<strong>di</strong> risparmio, bensì parte integrante della remunerazione del lavoro.<br />
2. Quando si parla <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza si intende far riferimento al potere<br />
d'acquisto e alla domanda <strong>di</strong> beni e servizi solvibili ad esso associabili. Esiste una<br />
<strong>di</strong>fferenza "stellare" tra <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e salario <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza nelle sue<br />
<strong>di</strong>verse forme (minimo, garantito, temporaneo, ecc.). <strong>Il</strong> primo è in<strong>di</strong>pendente da<br />
qualsiasi prestazione lavorativa e relativa contribuzione sociale e/o fiscale e quin<strong>di</strong><br />
non è assimilabile al concetto <strong>di</strong> "lavoro"; il secondo, invece, <strong>di</strong>pende in modo<br />
subor<strong>di</strong>nato dall'esistenza in qualche modo <strong>di</strong> una prestazione lavorativa nel corso<br />
della durata complessiva dell'arco <strong>di</strong> vita. Al riguardo, occorre riflettere sul fatto<br />
che:<br />
o salario significa remunerazione del lavoro. Se si parla <strong>di</strong> salario <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza si intende una remunerazione sganciata solo temporaneamente<br />
dalla prestazione lavorativa: concetto innammissibile per il para<strong>di</strong>gma<br />
for<strong>di</strong>sta in quanto è il lavoro a garantire l'inclusione sociale, ma riconosciuto<br />
possibile nel para<strong>di</strong>gma dell'accumulazione flessibile (postfor<strong>di</strong>sta), nel
momento in cui il lavoro non essendo assicurato non garantisce più<br />
l'inclusione sociale (e i relativi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza, cfr. gli homeless, gli<br />
extra-comunitari, i cosiddetti working poor). Ed è in quest'ottica che si<br />
muovono i progetti <strong>di</strong> riforma stabiliti dalla commissione Onofri.<br />
o il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza è un concetto universalistico, mentre il salario<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza è per definizione parziale. In altre parole, il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza è sganciato dal processo <strong>di</strong> accumulazione (offerta), è tutto<br />
all'interno della domanda, mentre il salario <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong>pende ancora<br />
una volta dalle modalità <strong>di</strong> organizzazione della produzione <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong>, cioè è<br />
tutto all'interno dell'offerta.<br />
3. <strong>Sul</strong>la base <strong>di</strong> queste osservazioni, l'erogazione dei servizi sociali e il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza non possono essere sostituti tra loro, sono bensì complementari. I<br />
primi hanno a che fare con la remunerazione del lavoro, il secondo con il potere<br />
d'acquisto <strong>di</strong> beni e servizi solvibili (cioè mercificabili, dotati <strong>di</strong> un prezzo e<br />
contrattati sulla base della proprietà privata).<br />
4. Occorre tuttavia essere realisti e ricordare che sicuramente nel momento stesso in<br />
cui i propone il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza si chiederà come contropartita la<br />
mo<strong>net</strong>izzazione dei servizi sociali e quin<strong>di</strong> la loro solvibilità all'interno del mercato<br />
privato. Tuttavia, il processo <strong>di</strong> privatizzazione dei servizi sociali si sta realizzando<br />
in<strong>di</strong>pendentemente da qualsiasi richiesta <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza. La possibilità <strong>di</strong><br />
opporsi a tale <strong>di</strong>namica <strong>di</strong>pende dal potenziale <strong>di</strong> resistenza e <strong>di</strong> conflittualità che le<br />
forze antagoniste sono in grado <strong>di</strong> mettere in campo non dalla messa sul tappeto<br />
della problematica <strong>di</strong> una re<strong>di</strong>stribuzione sociale del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> (intendendo con ciò il<br />
<strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza). Le politiche sociali della commissione Onofri vanno proprio<br />
in questa <strong>di</strong>rezione: privatizzazione dei servizi sociali e, come contropartita,<br />
introduzione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> salario minimo a scalare nel tempo, limitato per fasce <strong>di</strong><br />
età e solo per coloro che non arrivano a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un certo livello <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> pur<br />
essendo parte integrante della forza-lavoro (una sorta <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione<br />
più che un salario minimo). Se esiste una capacità <strong>di</strong> resistenza contro la proposta<br />
<strong>di</strong> riforma della commissione Onofri, allora esisterà anche per impe<strong>di</strong>re che la<br />
proposta del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza sia sostitutiva all'erogazione dei servizi sociali<br />
primari (istruzione, salute, casa, giustizia, ecc.). Purtroppo, il problema sta molto<br />
più a monte del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />
5. La capacità <strong>di</strong> organizzare capacità conflittuale si scontra con la tendenza oggi in<br />
atto del predominio della contrattazione in<strong>di</strong>viduale sulla contrattazione collettiva. Si<br />
tratta <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualizzazione dei rapporti sociali ed economici<br />
(americanizzazione della società) che può avvenire grazie a:<br />
o flessibilizzazione dei rapporti <strong>di</strong> produzione;<br />
o scomposizione e frammentazione del mondo del lavoro e delle tipologie del<br />
lavoro;<br />
o per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> rilevanza del lavoro salariato e, parimenti, intensificazione della<br />
subor<strong>di</strong>nazione del lavoro al capitale anche nelle mansioni più propriamente<br />
definite intellettuali nel for<strong>di</strong>smo (taylorizzazione del "general intellect").<br />
Si possono sviluppare <strong>di</strong>versi momenti <strong>di</strong> conflittualità, ma nessuno <strong>di</strong> questi è in grado <strong>di</strong><br />
inceppare il meccanismo <strong>di</strong> accumulazione. È necessario un processo <strong>di</strong> ricomposizione<br />
delle <strong>di</strong>verse soggettività del lavoro, oggi scomposte e frammentate e troppo spesso in<br />
lotta fra loro. Questa scomposizione non può basarsi solo sulle singole con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro,<br />
perché troppo <strong>di</strong>verse e non riconducibili ad un modello <strong>di</strong> oranizzazione produttiva unico
con una figura (soggettività) lavorativa dominante. In secondo luogo, il ricatto del bisogno<br />
e la subalternità <strong>di</strong>retta del lavoro che non viene me<strong>di</strong>ata da forme <strong>di</strong> rappresentatività<br />
interme<strong>di</strong>a (crisi del sindacato) soprattutto in un ambito <strong>di</strong> contrattazione in<strong>di</strong>viduale, non<br />
consente che generici e demagogici richiami alla solidarietà <strong>di</strong> classe (quale classe, o<br />
meglio quale segmento <strong>di</strong> classe?) possano essere ascoltati. Un processo <strong>di</strong> ricomposizione<br />
sociale in questa fase così magmatica può avvenire lungo coor<strong>di</strong>nate esterne alle modalità<br />
del processo produttivo ma che comunque lo delimitano e ne sono conseguenti: il <strong>red<strong>di</strong>to</strong><br />
ed il tempo. Permettere una maggior <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> in un ambito <strong>di</strong> contrattazione<br />
in<strong>di</strong>viduale porta ad un maggior potere contrattuale perché meno <strong>di</strong>pendenti dal ricatto del<br />
bisogno e quin<strong>di</strong> con più possibilità <strong>di</strong> incidere almeno parzialmente sulle proprie con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> lavoro (in primo luogo, il tempo <strong>di</strong> lavoro). La questione viene dunque rovesciata. Non è<br />
il <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza a favorire il processo <strong>di</strong> "in<strong>di</strong>vidualizzazione" dei rapporti sociali e<br />
<strong>di</strong> produzione, bensì l'opposto. La possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un <strong>red<strong>di</strong>to</strong> maturato al <strong>di</strong> fuori<br />
dei rapporti <strong>di</strong> lavoro e quin<strong>di</strong> sganciato dal "ricatto del bisogno" potrebbe, almeno da un<br />
punto <strong>di</strong> vista teorico, favorire lo sviluppo <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> resistenza e <strong>di</strong> conflittualità<br />
antagonista in quanto possibile elemento <strong>di</strong> ricomposizione sociale delle <strong>di</strong>verse<br />
soggettività oggi sparpagliate e impossibilitate a tradurre in lotta e conflitto sociale le<br />
proprie frustrazioni e alienazioni lavorative.<br />
A livello pratico, l'obiezione fondamentale riguarda le forme <strong>di</strong> finanziamento <strong>di</strong> un<br />
processo <strong>di</strong> re<strong>di</strong>stribuzione sociale del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> che sia complementare e parallelo al<br />
mantenimento del principio del "welfare state". Al riguardo sviluppiamo le seguenti<br />
osservazioni:<br />
1. La proposta <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza si inserisce in un processo <strong>di</strong> riforma fiscale<br />
dello stato, basato sui seguenti punti principali:<br />
o tassazione <strong>di</strong> tutti i red<strong>di</strong>ti in<strong>di</strong>pendentemente dai cespiti tramite un'unica<br />
imposizione fortemente progressiva sui red<strong>di</strong>ti ma con aliquote minori <strong>di</strong><br />
quelle attuali (da lavoro, da impresa, da capitale => salari, profitti (utili),<br />
ren<strong>di</strong>te finanziarie private e pubbliche);<br />
o eliminazione dell'Irpeg e sua sostituzione con una patrimoniale delle imprese<br />
(tassa sul capitale): riforma della contribuzione sociale, procedendo<br />
all'eliminazione della fiscalizzazione degli oneri sociali in cambio <strong>di</strong> una<br />
riduzione dei versamenti ed equiparazione tra lavoro salariato e lavoro<br />
autonomo etero<strong>di</strong>retto, con obbligo <strong>di</strong> partecipazione anche dei committenti:<br />
o prevalenza dell'imposizione <strong>di</strong>retta su quella in<strong>di</strong>retta;<br />
o semplificazione del sistema fiscale e controlli incrociati per quanto riguarda i<br />
servizi al consumo onde minimizzare l'evasione fiscale.<br />
o introduzione <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> tobin-tax sulle transazioni finanziarie <strong>di</strong> tipo<br />
speculative interme<strong>di</strong>ate dalle istituzioni finanziarie (banche e Sim), sia<br />
nazionali che internazionali;<br />
o mantenimento e/o introduzione <strong>di</strong> una patrimoniale sulle ricchezze mobiliari<br />
e immobiliari (con l'esclusione della prima casa).<br />
2. <strong>Sul</strong> lato delle spese è necessario procedere ad una semplificazione del bilancio<br />
pubblico: mantenimento ed allargamento delle spese sociali, riduzione delle spese<br />
militari e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico (l'unica voce in forte crescita negli ultimi<br />
anni), eliminazione dei sostegni ed agevolazioni economiche alle imprese. Occorre<br />
tenere presente che una seria politica <strong>di</strong> riduzione della <strong>di</strong>soccupazione (tramite<br />
riduzione d'orario) e una politica <strong>di</strong> sostegno della domanda (<strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza), pur rivelandosi strumenti <strong>di</strong> riformismo ra<strong>di</strong>cale, hanno un duplice
effetto sul bilancio pubblico: riduzione degli oneri della <strong>di</strong>soccupazione (soprattutto<br />
in<strong>di</strong>retti, in termini <strong>di</strong> cassa integrazione, lista <strong>di</strong> mobilità, prepensionamenti,<br />
agevolazioni alle imprese - cfr. rottamazione - ecc.), oggi ammontanti a circa<br />
24.000 miliar<strong>di</strong> all'anno in modo <strong>di</strong>retto e a circa 100.000 miliar<strong>di</strong> in modo in<strong>di</strong>retto<br />
(fiscalizzazioni, prepensionamenti calcolati sull'arco della durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita, ecc.)<br />
e quin<strong>di</strong> riduzione dei costi del settore pubblico (gli unici costi che i padroni si<br />
guardano bene dal citare), da un lato, e incremento delle entrate fiscali, in seguito<br />
all'accresciuta domanda interna, dall'altro (un aumento <strong>di</strong> un punto percentuale <strong>di</strong><br />
domanda, significa un aumento dell'1,3% del Pil - a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni - e un<br />
incremento fiscale dello 0,6%, pari a circa 15.000 miliar<strong>di</strong> all'anno).<br />
3. Da un punto <strong>di</strong> vista empirico, i problemi sono rilevanti ma non insormontabili; i<br />
margini <strong>di</strong> finanziamento esistono: occorre lavorarci sopra e non lasciarsi sopraffare<br />
dal pessimismo. Certo occorre controbattere una vulgata economica molto <strong>di</strong>ffusa<br />
sull'impossibilità a sostenere qualsiasi tipo <strong>di</strong> spesa sociale e pubblica che non vada<br />
in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una presunta razionalizzazione economica e del contenimento del<br />
deficit: è questo forse l'aspetto più <strong>di</strong>fficile più che la presunta non praticabilità<br />
dell'obiettivo della <strong>di</strong>stribuzione sociale del <strong>red<strong>di</strong>to</strong>. Al riguardo due sono gli ostacoli<br />
da affrontare:<br />
o i provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e <strong>di</strong> riduzione d'orario <strong>di</strong> lavoro<br />
sono due facce della stessa medaglia che si complementano a vicenda e non<br />
si autoescludono come troppo spesso a torto si sostiene negli ambienti<br />
dell'antagonismo politico e sociale (ve<strong>di</strong> PRC) dove l'etica del lavoro è ancora<br />
molto presente. Non vi è infatti riduzione d'orario senza sostegno al <strong>red<strong>di</strong>to</strong> e<br />
molti lavoratori guardano con dubbio la riduzione d'orario non solo perchè<br />
applicabile ad una categoria ristretta <strong>di</strong> lavoratori (i salariati <strong>di</strong> imprese con<br />
più <strong>di</strong> 15 addetti, circa 8,4 milioni pari a 1/3 della forza-lavoro complessiva<br />
dell'Italia) ma soprattutto perchè temono che venga loro a mancare una<br />
entrata suppletiva <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> in seguito al possibile venire meno degli<br />
straor<strong>di</strong>nari (ammesso ma non ancora concesso che la riduzione avvenga a<br />
parità <strong>di</strong> salario).<br />
o Certo chiedere contemporaneamente riduzione d'orario e <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza può sembrare politicamente esagerato considerato il livello<br />
estremamente penoso del <strong>di</strong>battito politico ed economico italiano. Tuttavia,<br />
occorre considerare che qualunque richiesta, seppur minimale, che vada<br />
contro alle compatibilità <strong>di</strong> breve periodo che regolano la profittabilità<br />
imme<strong>di</strong>ata delle imprese viene valutata come irrealistica, seppur all'interno <strong>di</strong><br />
un processo <strong>di</strong> riformismo economico, che non mo<strong>di</strong>ficano le caratteristiche<br />
strutturali dell'impresa. Ma proprio per questo è necessario alzare il tiro,<br />
proprio tenendo conto che non viene messo in <strong>di</strong>scussione il rapporto<br />
capitale-lavoro (non si tratta cioè <strong>di</strong> richieste rivoluzionarie, nel senso vero<br />
del termine), ma solo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne l'essenza senza intervenire<br />
strutturalmente. Non abbiamo nulla da perdere; si tratta, in definitiva, <strong>di</strong><br />
proposte e obiettivi minimali, che in presenza <strong>di</strong> concertazione subalterna<br />
sindacale, crisi <strong>di</strong> rappresentanza sindacale, assenza totale <strong>di</strong> conflittualità,<br />
subalternità culturale e complicità economica del centro-sinistra e del<br />
sindacato confederale con le esigenze del capitale appaiono formalmente<br />
rivoluzionarie.
2. <strong>Il</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza è una misura che incide totalmente sulla domanda<br />
<strong>di</strong> beni: chi provvederà alla loro produzione? Non vi è il rischio <strong>di</strong> favorire una<br />
segmentazione tra chi lavora e chi no? Chi farà i lavori pesanti, ecc.?<br />
La risposta a questa domanda è molto breve. Da un lato credo che sia opportuno<br />
richiamare il concetto latino <strong>di</strong> otium, dall'altro il libello <strong>di</strong> Paul Lafargue, genero <strong>di</strong> Marx,<br />
("<strong>Il</strong> <strong>di</strong>ritto all'ozio"). In secondo luogo è necessario invertire l'approccio tipico dell'etica<br />
borghese del lavoro secondo cui la remunerazione del lavoro <strong>di</strong>pende anche dal "prestigio"<br />
sociale della prestazione lavorativa e non dalla fatica. In conclusione: non credo che<br />
l'uomo, se sottratto dal ricatto del bisogno, smetta <strong>di</strong> lavorare: al limite avrà una maggior<br />
possibilità <strong>di</strong> scelta su quale lavoro effettuare e ciò porterà alla lunga alla scomparsa dei<br />
lavori più faticosi e alienanti. <strong>Il</strong> progresso tecnologico potrebbe finalmente essere a<br />
<strong>di</strong>sposizione della liberazione dal lavoro e non dell'efficienza capitalistica. Se questa è<br />
un'utopia (ma sono le utopie a muovere la storia), nel frattempo ci si potrebbe limitare a<br />
creare un sistema <strong>di</strong> incentivi mo<strong>net</strong>ari e non, per coloro che si sottopongono a svolgere<br />
mansioni più faticose e dure ma necessarie. Ma la <strong>di</strong>scussione su questo punto richiede<br />
ulteriori approfon<strong>di</strong>menti.<br />
-------<br />
Breve bibliografia sul re<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />
Aprile 1998, <strong>Andrea</strong> <strong>Fumagalli</strong><br />
?? Aa.Vv., 1994, Basic Income, supplemento al n. 5/6 <strong>di</strong> Derive & Appro<strong>di</strong>, Crash<br />
Multime<strong>di</strong>a, Feltre.<br />
?? Aa.Vv., 1995a, Ai confini dello stato sociale, Manifesto Libri, Roma<br />
?? Aa.Vv., 1995b, <strong>Il</strong> giusto lavoro per un mondo giusto. Dalle 35 ore alla qualita<br />
della vita, Ed. Punto Rosso, Milano.<br />
?? Aa.Vv., 1997, La democrazia del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> universale, <strong>Il</strong> Manifesto Libri, Roma.<br />
?? Aa.Vv., 1996, Stato e <strong>di</strong>ritti nel postfor<strong>di</strong>smo, Manifesto Libri, Roma.<br />
?? G.Aznar, 1994, Lavorare meno per lavorare tutti, Bollati Boringhieri, Torino.<br />
?? A.<strong>Fumagalli</strong>, 1996, Red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e riduzione dell'orario <strong>di</strong> lavoro, in<br />
Derive & Appro<strong>di</strong>, n. 9/10, pag. 31-34.<br />
?? A.<strong>Fumagalli</strong>, 1997: Pensiero economico, accumulazione flessibile e <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza, in AA.VV. La democrazia del <strong>red<strong>di</strong>to</strong> universale, <strong>Il</strong> Manifesto Libri,<br />
Roma.<br />
?? Gorz: ultimo libro, uscito in francese nel gennaio 1998<br />
?? Ires, 1991, (a cura <strong>di</strong> M.L.Mirabile), <strong>Il</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> minimo garantito, E<strong>di</strong>esse, Roma.<br />
?? K.Marx, 1875, Critica al programma <strong>di</strong> Gotha, ed.italiana, Feltrinelli, 1968.<br />
?? J.Meade, 1990, Agathopia, Feltrinelli, Milano.<br />
?? G. Nevola, 1991, <strong>Il</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> minimo garantito: due filosofie sociali del welfare<br />
state, in Stato e Mercato, n. 31, aprile, pag. 159-184.<br />
?? K.Offe, 1989, <strong>Il</strong> bisogno <strong>di</strong> rifondazione dei principi della giustizia sociale in<br />
L'Inchiesta, anno XIX, n. 83-84, pagg. 13-16.<br />
?? C.Palermo, 1994, Red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e lavoro sociale in Riff Raff, marzo,<br />
pagg. 23-43.<br />
?? H.Parker, 1995, Tax benefit and family life, Institute of Economic Affairs, London.<br />
?? D.Purdy, 1994, Citizenship, Basic Income and the State, in New Left Review, n.<br />
208, pagg. 30-48.
?? F.Silva, 1995a, Vi sono rime<strong>di</strong> per l'alta <strong>di</strong>soccupazione?, in Economia e Politica<br />
Industriale, n. 85, pagg. 25-43.<br />
?? F.Silva, 1995b, Red<strong>di</strong>to <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza: una proposta ra<strong>di</strong>cale <strong>di</strong> riforma dello<br />
stato sociale, relazione al X Convegno Nazionale <strong>di</strong> Economia del Lavoro,<br />
Bologna, Ottobre.