Sul reddito di cittadinanza di Andrea Fumagalli Il ... - Exclusion.net
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effetto sul bilancio pubblico: riduzione degli oneri della <strong>di</strong>soccupazione (soprattutto<br />
in<strong>di</strong>retti, in termini <strong>di</strong> cassa integrazione, lista <strong>di</strong> mobilità, prepensionamenti,<br />
agevolazioni alle imprese - cfr. rottamazione - ecc.), oggi ammontanti a circa<br />
24.000 miliar<strong>di</strong> all'anno in modo <strong>di</strong>retto e a circa 100.000 miliar<strong>di</strong> in modo in<strong>di</strong>retto<br />
(fiscalizzazioni, prepensionamenti calcolati sull'arco della durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita, ecc.)<br />
e quin<strong>di</strong> riduzione dei costi del settore pubblico (gli unici costi che i padroni si<br />
guardano bene dal citare), da un lato, e incremento delle entrate fiscali, in seguito<br />
all'accresciuta domanda interna, dall'altro (un aumento <strong>di</strong> un punto percentuale <strong>di</strong><br />
domanda, significa un aumento dell'1,3% del Pil - a parità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni - e un<br />
incremento fiscale dello 0,6%, pari a circa 15.000 miliar<strong>di</strong> all'anno).<br />
3. Da un punto <strong>di</strong> vista empirico, i problemi sono rilevanti ma non insormontabili; i<br />
margini <strong>di</strong> finanziamento esistono: occorre lavorarci sopra e non lasciarsi sopraffare<br />
dal pessimismo. Certo occorre controbattere una vulgata economica molto <strong>di</strong>ffusa<br />
sull'impossibilità a sostenere qualsiasi tipo <strong>di</strong> spesa sociale e pubblica che non vada<br />
in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una presunta razionalizzazione economica e del contenimento del<br />
deficit: è questo forse l'aspetto più <strong>di</strong>fficile più che la presunta non praticabilità<br />
dell'obiettivo della <strong>di</strong>stribuzione sociale del <strong>red<strong>di</strong>to</strong>. Al riguardo due sono gli ostacoli<br />
da affrontare:<br />
o i provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e <strong>di</strong> riduzione d'orario <strong>di</strong> lavoro<br />
sono due facce della stessa medaglia che si complementano a vicenda e non<br />
si autoescludono come troppo spesso a torto si sostiene negli ambienti<br />
dell'antagonismo politico e sociale (ve<strong>di</strong> PRC) dove l'etica del lavoro è ancora<br />
molto presente. Non vi è infatti riduzione d'orario senza sostegno al <strong>red<strong>di</strong>to</strong> e<br />
molti lavoratori guardano con dubbio la riduzione d'orario non solo perchè<br />
applicabile ad una categoria ristretta <strong>di</strong> lavoratori (i salariati <strong>di</strong> imprese con<br />
più <strong>di</strong> 15 addetti, circa 8,4 milioni pari a 1/3 della forza-lavoro complessiva<br />
dell'Italia) ma soprattutto perchè temono che venga loro a mancare una<br />
entrata suppletiva <strong>di</strong> <strong>red<strong>di</strong>to</strong> in seguito al possibile venire meno degli<br />
straor<strong>di</strong>nari (ammesso ma non ancora concesso che la riduzione avvenga a<br />
parità <strong>di</strong> salario).<br />
o Certo chiedere contemporaneamente riduzione d'orario e <strong>red<strong>di</strong>to</strong> <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>nanza può sembrare politicamente esagerato considerato il livello<br />
estremamente penoso del <strong>di</strong>battito politico ed economico italiano. Tuttavia,<br />
occorre considerare che qualunque richiesta, seppur minimale, che vada<br />
contro alle compatibilità <strong>di</strong> breve periodo che regolano la profittabilità<br />
imme<strong>di</strong>ata delle imprese viene valutata come irrealistica, seppur all'interno <strong>di</strong><br />
un processo <strong>di</strong> riformismo economico, che non mo<strong>di</strong>ficano le caratteristiche<br />
strutturali dell'impresa. Ma proprio per questo è necessario alzare il tiro,<br />
proprio tenendo conto che non viene messo in <strong>di</strong>scussione il rapporto<br />
capitale-lavoro (non si tratta cioè <strong>di</strong> richieste rivoluzionarie, nel senso vero<br />
del termine), ma solo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne l'essenza senza intervenire<br />
strutturalmente. Non abbiamo nulla da perdere; si tratta, in definitiva, <strong>di</strong><br />
proposte e obiettivi minimali, che in presenza <strong>di</strong> concertazione subalterna<br />
sindacale, crisi <strong>di</strong> rappresentanza sindacale, assenza totale <strong>di</strong> conflittualità,<br />
subalternità culturale e complicità economica del centro-sinistra e del<br />
sindacato confederale con le esigenze del capitale appaiono formalmente<br />
rivoluzionarie.