EMIdIO AntOcI: un ARtIStA dAnnAtO Emi<strong>di</strong>o Antoci: un artista dannato fashion E-<strong>zine</strong> <strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>la Martorano and Tommaso Matano
Nel cuore <strong>di</strong> Trasteve- re, prima <strong>di</strong> piazza S.Maria, vi è un’altra piazzetta con un ristorante, due bar e gente che si gode <strong>il</strong> clima primaver<strong>il</strong>e. Ma questo, è ciò che succede a terra. Se si alza lo sguardo verso l’ultima finestrella del palazzo, si avverte la presenza <strong>di</strong> uno strambo personaggio. Il pittore, l’artista Emi<strong>di</strong>o che fino a poco tempo fa teneva in finestra bambole, pupazzi, giocattoli appesi per i capelli o per le braccia, visib<strong>il</strong>i a tutti i passanti. Se si guardano con ansia sembrano sull’orlo del suici<strong>di</strong>o, se si guardano con fanciullezza non sono altro che pupazzi stesi ad asciugare. Il nonnetto si affaccia e mugugna qualcosa <strong>di</strong> incomprensib<strong>il</strong>e, ma alla fine ci apre <strong>il</strong> portone. Forse un po’ incoscienti ad entrare in casa <strong>di</strong> un folle sconosciuto, veniamo catapultate nella prima sala ove non si identificano bene gli oggetti data una penombra scurissima. Ciò che arriva dritto al cervello è un odore stantio e un pulviscolo <strong>di</strong> germi e batteri. Emi<strong>di</strong>o ci accoglie seduto sul letto e comincia a parlare in maniera vaga, ma con una scioltezza che lascia pensare sia solito intrattenere persone colloquiando. In ef- fetti è proprio così; c’è una quantità <strong>di</strong> oggetti, ninnoli, cianfrusaglie e doni da ubriacare la vista. Poco si sa <strong>di</strong> lui, data anche la scarsa atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità delle sue parole. Ciò che conta è che è <strong>di</strong>venuto un pittore per un “veto fatto dalla zia”, ed egli è assolutamente consapevole <strong>di</strong> non aver alcuna vocazione artistica definendosi, anzi, un dannato. “Nella mia vita ha commesso molti errori e <strong>il</strong> Signore mi sta punendo tenendomi all’inferno, in questa casa”, da cui non esce da anni, data anche la sua cecità. Della sua arte,nessuna traccia, ad eccezione <strong>di</strong> un quadro raffigurante una Madonna, dalla dubbia autenticità. Emerge <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> un uomo solo, triste, pazzo, che si è lasciato andare e che non vuole parlare molto né della sua famiglia (a detta sua, i fam<strong>il</strong>iari sono quasi tutti morti, e i figli non li vede), né dei suoi quadri (<strong>di</strong> cui non vi è prova tangib<strong>il</strong>e perché venduti tutti). Si <strong>di</strong>ce andasse in giro con due paia <strong>di</strong> occhiali e due cravatte, quest’ultime ancora ben visib<strong>il</strong>i, polverose e appese sopra <strong>il</strong> letto, ma le cose che lasciano senza parole, oltre alla quantità <strong>di</strong> oggetti che farebbe impazzire un mercataro <strong>di</strong> Portaportese, sono le scritte che coprono tutti i muri . “Emi<strong>di</strong>o poeta dell’arte!”. Segni <strong>di</strong> amici? ci <strong>di</strong>ce che non ne ha più, ma possiamo affermare quasi con certezza che tutte quelle parole sui muri sono la testimonianza <strong>di</strong> chi, come noi, era curioso <strong>di</strong> conoscere “<strong>il</strong> matto pittore trasteverino”. Dopo un’ora <strong>di</strong> chiacchiere (sempre le stesse, data qualche rotella fuori posto del nostro interlocutore) ci esorta ad andarcene per non stancarci, mica scemo! Ci chiede <strong>di</strong> fare un miracolo per lui, con la consapevolezza che in verità non si possa fare niente per la sua “dannata esistenza”. Uscendo ci cade lo sguardo su una scritta colorata “la stanza dei pensieri”. Mai nessuna scritta fu più azzeccata. fashion E-<strong>zine</strong>