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Amica acqua: dossier didattico - Regione Piemonte

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Le Gorge della Dora: orride, ma bellissime.<br />

G. Boschis<br />

Le cosiddette “Gorge di Susa”<br />

nella settecentesca “Carta topografica<br />

in misura della Valle di<br />

Susa e di quella di Cezane e<br />

Bardonneche divisa in nove<br />

parti”. (Archivio di Stato di<br />

Torino).<br />

24<br />

“Siamo finalmente usciti dal traforo del<br />

Moncenisio e siamo entrati nel Regno del<br />

<strong>Piemonte</strong>, di cui Torino è capitale. La via ferrata<br />

attraversa un’ottantina di tunnel. In Italia il<br />

treno passa da luoghi straordinari e spaventosi,<br />

sul fianco delle montagne, lungo precipizi e<br />

abissi, vallate profonde, fiumi enormi e torrenti<br />

su cui sono stati costruiti dei ponti. Per la<br />

costruzione di questa via ferrata, che sfida la<br />

ragione, sono stati realizzati molti lavori.<br />

Queste strade e questi ponti sono costruiti in<br />

modo tale da resistere mille anni.”<br />

È il 24 luglio 1873 quando, provenendo dalla<br />

Francia (il traforo del Moncenisio oggi lo<br />

chiamiamo Frejus), lo scià di Persia Nasered-<br />

Din, percorre in treno la Valle di Susa diretto<br />

a Torino dove lo attende il Re Vittorio<br />

Emanuele II: dal suo diario emerge tutta l’emozione<br />

per il paesaggio dell’alta Valle di Susa, a<br />

cui contribuiscono certamente le cosiddette<br />

Gorge della Dora.<br />

Nella seconda metà dell’ottocento il collegamento<br />

ferroviario con la Francia pur vincendo<br />

la sfida con gole, precipizi ed alte vette (sino ad<br />

allora barriera impenetrabile) non aveva scalfito<br />

il fascino della montagna. Difficilmente oggi<br />

i trafelati viaggiatori si rendono conto della<br />

suggestiva ed aspra cornice morfologica.<br />

In tutte le Alpi luoghi come questo incutevano timore e riflettono ancor oggi<br />

nella toponomastica (“Gorge”,“Forre”,“Orridi”, ecc.) la paura verso la montagna,<br />

una diffidenza che accompagnava il viaggio attraverso zone considerate inospitali<br />

o inaccessibili.<br />

Tali sentimenti dipendono essenzialmente dalle difficoltà morfologiche e climatiche<br />

della montagna che, non ancora addomesticata da strade e impianti di risalita,<br />

per generazioni ha rappresentato l’ignoto ed il mistero. Ad alimentare la<br />

paura per “l’Alpe” contribuiscono le frequenti calamità naturali (frane, alluvioni,<br />

valanghe e terremoti) che hanno alimentato per secoli credenze e superstizioni<br />

religiose.

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