Amica acqua: dossier didattico - Regione Piemonte
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La “Pita” di Gravere.<br />
F. Abbà Blais<br />
La Pita di Gravere.<br />
In inverno ospita un presepe<br />
meccanico. (Foto Kinoglaz).<br />
52<br />
Si tratta di un antico frantoio situato a<br />
Gravere in frazione Mollare, venne costruito<br />
nel 1775.<br />
Serviva per frantumare noci per ricavarne<br />
l’olio, per togliere la buccia alle castagne secche<br />
e la pula all’orzo e per pestare la canapa<br />
in modo da poterla “pettinare”. Inoltre dall’alta<br />
Valle di Susa giungevano i contadini per far<br />
frantumare i semi di prugne selvatiche per<br />
estrarne un olio medicinale, detto “olio di<br />
marmotta”. Un altro uso della Pita, forse<br />
quello più conosciuto, era la “pesta” (da qui<br />
deriva nel dialetto locale il nome di “pita”)<br />
delle mele. La zona di Gravere infatti è stata<br />
grande e rinomata produttrice di questo frutto<br />
autunnale, tanto che arrivavano compratori<br />
sin dalla cintura di Torino. Le mele venivano<br />
vendute insieme all’affitto di camere apposite<br />
per la loro conservazione, la cui chiave<br />
veniva affidata allo stesso acquirente. La frutta<br />
avanzata, insieme a quella di qualità inferiore,<br />
veniva schiacciata alla Pita per la produzione<br />
del sidro. Spesso insieme alle mele era<br />
fatta fermentare anche l’uva meno matura,<br />
per produrre un vino poco alcolico e dissetante,<br />
ideale compagno per alleviare la fatica<br />
del lavoro nei campi. Chi doveva “pestare” le<br />
mele passava a farne rilevare la quantità pres-<br />
so un apposito locale, adibito anche a negozio, e pagava la prestazione della<br />
macina. Il sidro di Gravere è stato particolarmente apprezzato anche dai soldati<br />
tedeschi durante il periodo bellico. La Pita utilizzava per il suo funzionamento<br />
l’<strong>acqua</strong> di un canale di derivazione del rio Gelassa. Essa è stata in funzione<br />
fino al 1960 circa, dopodiché, ormai in disuso da alcuni decenni, fu donata dai<br />
proprietari al Comune di Gravere nel 1996.<br />
Il proprietario Morello Edoardo, prima di questa cessione, fece un modellino<br />
della macina, che attualmente è custodito dalla famiglia.