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Caccia - Associazione Cacciatori Bellunesi

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Aut. del Trib di Belluno n. 558/08 n.c.- «POSTE ITALIANE SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1,<br />

CNS BL». CONTIENE I.P. - Direttore Responsabile: Pellegrinon Giuseppe - Tipografia: Dolomiti Stampa s.r.l., Via Campo, 18/F Santa Giustina (BL)<br />

SEGUGI<br />

<strong>Caccia</strong><br />

2000<br />

ORGANO DI INFORMAZIONE<br />

DELL’ASSOCIAZIONE<br />

CACCIATORI BELLUNESI


2<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Lettera<br />

del Presidente <strong>Associazione</strong> <strong>Caccia</strong>tori <strong>Bellunesi</strong><br />

Siamo pronti per una nuova annata venatoria. Il tempo corre più della nostra immaginazione.<br />

In questo periodo di pausa, fra le due stagioni venatorie, la vostra. <strong>Associazione</strong> è<br />

comunque sempre stata attiva ed ha portato avanti delle importanti iniziative che sintetizzo<br />

per darvi la possibilità di approfondirle nelle apposite rubriche che troverete sfogliando<br />

<strong>Caccia</strong> 2000.<br />

La più importante, senza dubbio, è quella di aver contribuito, con l’aiuto dell’amico Elio Battorti,<br />

Presidente provinciale dell’Arcicaccia, di far riunire, dopo un’assenza quasi ventennale<br />

intorno ad un tavolo,tutte le Associazioni venatorie presenti in Provincia. Ci siamo incontrati<br />

martedì 28 giugno a Belluno e, dopo un colloquio franco, atto a dipanare i dissapori degli<br />

anni precedenti, fatti i doverosi chiarimenti e le opportune puntualizzazioni è stato redatto<br />

un documento ufficiale, firmato da tutti, che è stato inoltrato alla Provincia. (vedi copia protocollata<br />

a pag. 21). Auspichiamo vivamente che questo incontro sia il primo di tanti le cui<br />

finalità dovranno essere sempre quelle di collaborare insieme per il bene di tutto il mondo<br />

venatorio Bellunese.<br />

Abbiamo terminato, con l’undicesima serata a Trichiana, il ciclo di conferenze sulla sicurezza<br />

nel maneggio delle armi. L’originalità e la bellezza del filmato che veniva proiettato è stato<br />

particolarmente apprezzato da tutti coloro che sono stati presenti alle serate (pag. 35).<br />

Troverete, inserita in questo numero, la CARD di cui vi avevamo parlato nel precedente numero<br />

di <strong>Caccia</strong> 2000. Allegata alla stessa c’è un foglio con i nominativi delle Aziende che<br />

hanno aderito e le condizioni di favore che praticheranno ai Soci A.C.B.. È stato un impegno<br />

non di poco conto. Fate di questa CARD un uso buono e soprattutto corretto. (vedi pag. 33).<br />

Nelle pagine 28 e succ. avrete modo di ammirare i disegni e leggere alcuni temi, che ci sono<br />

stati inviati dalle Insegnanti, elaborati dagli alunni delle elementari che hanno partecipato<br />

al nostro progetto “osservare per”. ‘Abbiamo ricevuto da questa iniziativa grandi soddisfazioni<br />

oltre che dai diretti interessati anche dal Corpo Insegnante e dai Genitori. Un sincero<br />

ringraziamento ai <strong>Caccia</strong>tori che l’hanno resa possibile ed un impegno, da parte della Giunta,<br />

di rimetterla in calendario estesa anche ad altri plessi scolastici per il prossimo anno.<br />

È in pieno svolgimento il tesseramento per la prossima stagione venatoria. Nelle pag 22-23<br />

vengono spiegate in maniera dettagliata le novità che sono state apportate al contratto<br />

assicurativo ed i diversi tipi di massimali a seconda dell’opzione. Leggete attentamente,<br />

confrontate e... valutate. Con il tesseramento, come ogni anno, viene offerto ai nostri Soci<br />

un gadget. Quello di quest’anno consiste in un meraviglioso libro, fresco di stampa, edito<br />

dall’A.C.B. in collaborazione con la casa editrice Terra ferma (vedi pag. 22-23). È stato un impegno<br />

lavorativo ed anche finanziario non da poco. Chiedo quindi da parte vostra l’impegno<br />

ad acquistarne almeno uno da regalare ai vostri Amici e Parenti.<br />

Un caro saluto a tutti ed un sincero in “ bocca al lupo”<br />

IL PRESIDENTE<br />

Sandro Pelli


Editoriale<br />

SIAMO ALLE SOLITE … INCOMPRENSIONI,<br />

PERSONALISMI, BARUFFE …<br />

I <strong>Caccia</strong>tori, è noto a tutti, hanno il mondo intero contro. Non basta, a Belluno i Rappresentanti dei<br />

<strong>Caccia</strong>tori, di norma e per “partito preso”, sono uno contro gli altri e viceversa. È una situazione incredibile<br />

e pazzesca che crea dei fortissimi danni di immagine a tutta la categoria venatoria. L’Assessore<br />

provinciale della caccia, Silver De Zolt, viene poi continuamente strattonato per la giacca<br />

da tutti che, gridando più o meno forte, hanno l’obiettivo di fare assumere alla Giunta provinciale<br />

le proprie personali idee creando, in tal modo, un forte clima di disagio. Poi, vengono pubblicati<br />

sulla Stampa locale, articoli ed interviste dei vari Responsabili venatori che criticano tutti e tutto,<br />

anche con considerazioni pregiudizievoli, pungenti e fuori luogo. Tutto ciò non porta da nessuna<br />

parte. Anzi, evidenziando ed amplificando le nostre discussioni e divisioni interne mettiamo in cattiva<br />

luce l’intero mondo venatorio bellunese. Questo non è il modo corretto per difendere gli interessi<br />

dei <strong>Caccia</strong>tori! Unico spiraglio di luce si è verificato alla fine dello scorso mese di giugno nel<br />

momento in cui i Presidenti di tutte le Associazioni venatorie provinciali si sono incontrati, hanno<br />

redatto un documento comune e si sono ripromessi di proseguire il cammino insieme per la difesa<br />

e la tutela di tutti i <strong>Caccia</strong>tori bellunesi. Questa, senza dubbio, è la strada corretta da percorrere.<br />

Ma cosa sta succedendo? Andiamo per ordine. Già nel precedente numero di “<strong>Caccia</strong> 2000” il<br />

Presidente dell’A.C.B esprimeva, sotto la propria lettera in un trafiletto di dodici righe dal titolo<br />

“Ultim’ora”, le proprie perplessità (si badi bene, motivandole) su un’iniziativa di alcuni Rappresentanti<br />

di cacciatori che prevedeva la creazione di un nuovo organismo a servizio dei Presidenti delle<br />

RAC della provincia di Belluno.<br />

I principali fautori di questo progetto, in tutte le sedi ed anche con comunicazioni scritte, si sono<br />

fortemente inviperiti ed indispettiti per questa presa di posizione lanciando accuse a destra e a<br />

manca e definendo incapaci e stolti coloro che non condividevano tale progetto. Si è creata quindi<br />

una situazione di pesante conflittualità che viene tutt’ora mantenuta anche con l’ipotesi prospettata<br />

di innalzare il contributo di solidarietà da 0,52 centesimi di Euro ad 1 Euro per ettaro cacciabile<br />

a carico delle singole RAC.<br />

È un problema di non poco conto. Parliamone, discutiamone, confrontiamoci e, dopodiché, si<br />

prendano democraticamente le decisioni del caso. Non ci sembra né corretto, né opportuno proporre<br />

la creazione di un nuovo organismo finanziato dal già citato innalzamento del contributo a<br />

totale carico dei cacciatori con la pretesa che sia immediatamente accettato da tutti. Ancora una<br />

volta si deve purtroppo constatare l’assenza totale della capacità di porre le problematiche e di dibattere<br />

le tematiche comuni al mondo venatorio.<br />

Per quanto riguarda l’ A.C.B. permangono, su tale iniziativa, tutte le perplessità già precedentemente<br />

espresse. Tuttavia se quest’idea è valida ed attuabile, così come sostiene chi la propone,<br />

avrà certamente un numero sufficiente di <strong>Caccia</strong>tori e Presidenti delle RAC che la condividono e<br />

potrà conseguentemente essere realizzata. Caso contrario, l’idea non è né corretta, né matura per<br />

poterla porre in essere. Tutti devono prendere atto di ciò e tutti devono essere consapevoli che la<br />

strada maestra da percorrere è quella dell’unione fra tutti i <strong>Caccia</strong>tori bellunesi. Possiamo dibattere,<br />

discutere, confrontarci, ma alla fine dobbiamo essere uniti come categoria venatoria se vogliamo<br />

superare i pregiudizi e le difficoltà che il mondo esterno ci crea continuamente contro l’esercizio<br />

della nostra legittima passione sportiva.<br />

È necessario che ci si renda conto che gli individualismi e i personalismi sono negativi ad ogni livello;<br />

dobbiamo sederci a tutti i tavoli, non come tifosi sfegatati, ma da persone mature, con la consapevolezza<br />

che le divisioni e le barricate tra i diversi Responsabili venatori sono molto dannose e<br />

non portano a nessun risultato utile. Dobbiamo, d’altro canto, essere costruttivi e sereni con tutti<br />

in modo da trovare soluzioni ed iniziative utili a tutto il mondo venatorio.<br />

Sognare è sempre possibile. Un bel sogno è quello di vedere un giorno, non molto lontano nel tempo,<br />

tutti i cacciatori uniti sotto un’unica bandiera di un’<strong>Associazione</strong> venatoria bellunese autonoma<br />

la quale potrebbe essere collegata ad una valida <strong>Associazione</strong> nazionale.<br />

Centro Studi <strong>Caccia</strong> 2000<br />

3<br />

PAGINA


4<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Conoscerli Meglio<br />

Il Cane da <strong>Caccia</strong><br />

2ªParte<br />

IL SEGUGIO<br />

Dopo aver fatto una breve descrizione dei cani nel precedente<br />

numero di <strong>Caccia</strong> 2000 iniziamo la nostra carrellata<br />

sui cani da caccia con il segugio, non solo per spiccata fede<br />

e passione dell’autore, ma perché è proprio con questo tipo<br />

di cane che l’uomo iniziò la sua collaborazione in ambito<br />

venatorio e dal quale poi si formarono tutte le attuali razze<br />

da caccia. Le opinioni sull’etimo di “segugio” sono discordi.<br />

C’è chi crede abbia origine dalla parola Segusii, hegusi<br />

(W.TSCHUDY) dal nome del popolo Gallo che ebbe dimora in<br />

Val di Susa (antica Segusia) e chi ritiene invece che derivi dal<br />

latino Secutius, altri invece lo fanno derivare da Segusium,<br />

sinonimo di Seuces e di Seusium, da Sequi, seguire. Nell’evo<br />

antico e medio in alcune regioni dell’Italia settentrionale il<br />

segugio era chiamato “bracco”, denominazione oggi ancora<br />

viva nel dialetto di alcune Province ivi compresa quella di<br />

Belluno. La denominazione di “cane da seguito o da seguita”<br />

Gazzi<br />

di Gazzi Fabrizio<br />

Via Pedemontana, 20<br />

SORANZEN di Cesiomaggiore (BL)<br />

Tel. 0439 438161 - Cell. 328 9349009<br />

a cura di Elvio Dal Pan<br />

per indicare il segugio è invece di origini piuttosto recenti.<br />

Secondo alcuni studiosi, infatti, fu usata per la prima volta<br />

in “Venaria Reale” (Conte A, di Castellamonte. Torino, 1674).<br />

La propensione a scovare e inseguire la selvaggina è, infatti,<br />

innata in ogni tipo di cane ed è quindi partendo da questa<br />

caratteristica che fin dall’antichità l’uomo ha selezionato<br />

le varie razze di segugi. Entrare nell’ambito di tutto questo<br />

gruppo comporterebbe un lavoro lungo e noioso, in special<br />

modo per i non appassionati di questo genere di cani, ci limiteremo<br />

quindi a soffermarci nelle razze più conosciute e in<br />

special modo su quella che c’interessa particolarmente proprio<br />

perché a noi più vicina: IL SEGUGIO ITALIANO.<br />

Sapere con esattezza da quale tipo di cane derivi il segugio<br />

dei nostri giorni è cosa, a mio modo di vedere, quasi impossibile.<br />

Diversi esperti cinofili, siano Italiani che esteri, hanno scritto<br />

interi trattati sull’argomento a volte smentendosi a vicenda.<br />

Alcuni autori lo ritengono discendente del Bloodhound,<br />

segugio di mole più grande e di diverse caratteristiche sia fisiche<br />

e morali, smentendo quindi, secondo altri, tale ipotesi.<br />

Altri autori si “sbizzarriscono” in altre provenienze basandosi<br />

su un infinità di scritti medioevali e antecedenti che lasciano<br />

in ogni modo, a mio parere, parecchie perplessità. Resta<br />

sicuramente il fatto che in moltissime opere, scritti, dipinti,<br />

sculture, bassorilievi, anche antichissimi, sono presenti cani<br />

che per struttura, forma e linee somatiche sono assimilabili<br />

ai segugi dei giorni nostri. Vediamole queste caratteristiche<br />

prendendo, come esempio, il segugio Italiano.<br />

Senza entrare troppo nel merito dei dati, prettamente<br />

tecnici e che lasceremo agli addetti ai lavori, cerchiamo di<br />

valutarne l’aspetto generale aiutandoci con il “Manuale del<br />

cacciatore col segugio” di Luigi Zacchetti:<br />

Centro Carni


Il segugio Italiano, pur essendo unico nella sua razza, si<br />

presenta con due qualità di pelo: pelo raso e pelo forte. La<br />

conformazione è identica e le due varietà non differiscono se<br />

non appunto nella varietà del pelo. Per il resto, nell’aspetto<br />

generale, il segugio si presenta come un cane di taglia media,<br />

garrese a livello della groppa, vivace, fortemente costrutto,<br />

di simmetria perfetta con forme asciutte fornite di buoni muscoli<br />

e assoluta mancanza di parti grasse.<br />

La testa è di forma allungata con pochissimo salto nasofrontale.<br />

Il muso è lungo con linea superiore leggermente<br />

montanina, le labbra aderenti alle mascelle.<br />

Gli occhi sono di colore scuro, intelligenti, espressivi, a fior<br />

di testa con palpebre ben tese che non lasciano scorgere la<br />

congiuntiva.<br />

Orecchie pendenti, di forma triangolare, lunghe quanto il<br />

muso, con attaccatura mai sopra la linea dell’occhio.<br />

Naso di colore nero, sporgente sulla linea anteriore delle<br />

labbra, narici ben sviluppate.<br />

Petto moderatamente ampio con il manubrio dello sterno<br />

situato a livello della punta delle spalle.<br />

Gli arti sono robusti, bene in appiombo, asciutti, la coscia<br />

ben sviluppata e muscolosa con tibia lunga, senza speroni.<br />

Coda piuttosto lunga, attaccata in alto portata a scimitarra,<br />

con pelo corto come quello del tronco.<br />

Colore: Nero focato, rosso fulvo, tricolore, nocciola, con<br />

macchie bianche preferibilmente alla maschera facciale, al<br />

collo alle zampe e sulla punta della coda.<br />

Pelo: Raso, nella varietà a pelo forte è duro aderente e<br />

compatto, lungo da 3 a 5 cm, più corto su gambe e orecchie.<br />

Abbiamo riassunto in breve (molto in breve) quelle che<br />

sono le caratteristiche morfologiche principali del segugio<br />

Italiano, vediamo ora qual è il suo impiego in ambito venatorio.<br />

La caccia alla lepre resta sempre, da quando cominciò ad<br />

essere selezionato, la sua meta.<br />

Gli antichi lo crearono per la corsa ma capace anche di rivaleggiare<br />

con i cinghiali. Con il tempo ci si rese conto che il<br />

segugio Italiano era nato per la lepre e rimaneva “il cane più<br />

ingenuo per la caccia più bella (Mario Quadri).<br />

La muta è la sua forza, ma l’operare collettivo presuppone<br />

capacità per ogni singolo componente. Solamente così sarà<br />

raggiunto il fine ed esaltata la caccia.<br />

Vedere un segugio o una muta al lavoro sulla lepre è uno<br />

spettacolo anche per i non appassionati di tale caccia. Il cane<br />

cerca la passata notturna del selvatico nei luoghi di pastura<br />

con metodo e intelligenza. Rinvenutala, ne segue con fedeltà<br />

il percorso non solo con il fiuto ma anche con l’iniziativa<br />

rimanendo comunque per quanto possibile in contatto con<br />

il padrone tramite la sua “voce”. Per il conduttore esperto<br />

avrà l’efficacia della parola da essa, infatti, egli conoscendo<br />

i cani che lavorano comprenderà le fasi salienti dell’accostamento.<br />

In base alle pause, all’intensità, alla passionalità della<br />

stessa, stabilirà la natura del selvatico, i vari falli, le rimesse o<br />

qualsivoglia attività notturna della lepre.<br />

Raggiunto infine il covo e costretto la lepre a “schizzare”<br />

il segugio inizierà l’inseguimento o “seguita” incalzandolo,<br />

con voce energica e squillante, e risolvendo i falli rapidamente<br />

con lo stesso metodo impiegato per la soluzione degli<br />

stessi nell’accostamento. Una muta di segugi che insegue<br />

una lepre equivale, per l’appassionato, ad una sinfonia musicale<br />

scritta da un grande compositore. Dovrebbero capirlo<br />

bene i detrattori di tale caccia che definiscono tutto questo<br />

solo sconvolgente baccano. Qui si tratta di vera arte venatoria<br />

che risale alla notte dei tempi, poiché la caccia è nata con<br />

il segugio, tutto il resto è venuto dopo.<br />

Oltre al segugio Italiano, messo al primo posto perché ci<br />

riguarda direttamente, è utile ed anche doveroso fare una<br />

brevissima carrellata sulle altre razze di segugi, sia Italiane<br />

che estere, citando le più conosciute ed apprezzate.<br />

In Italia esistono altre razze di segugi riconosciute per<br />

esempio il segugio maremmano o il Cirneco dell’Etna che ha<br />

origini antichissime; sue effigi sono state trovate nelle tombe<br />

dei faraoni.<br />

In Francia, dove il segugio è molto apprezzato, sono presenti<br />

diverse razze. Le più comuni sono il Petit bleu de Gascogne,<br />

l’Ariegeòis ed il Porcelline il cui nome deriva dal manto<br />

che ha riflessi lucenti simili alla porcellana.<br />

In Inghilterra il più noto è sicuramente il Beagle, cane da<br />

sempre utilizzato per le grandi cacce alla volpe, il Basset-<br />

Hound e il Bloodhound, cani dotati di un olfatto finissimo.<br />

Purtroppo pochissimi soggetti, di queste razze, sono selezionati<br />

per la caccia.<br />

In Svizzera è molto apprezzato il segugio del Giura ed il segugio<br />

del Bernese dal manto tricolore.<br />

L’elenco sarebbe lunghissimo perché il segugio è una delle<br />

razze più comuni al mondo, suddivise per tipi, mole ed attitudini.<br />

Noi ci fermiamo qui sperando di essere riusciti a dare<br />

qualche nota in più su quello che già sapevamo di questa<br />

splendida razza.<br />

5<br />

PAGINA


6<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

L’angolo del Legale<br />

Omessa custodia armi<br />

Mi sono giunti, attraverso la redazione del Vostro giornale,<br />

alcuni quesiti su ciò che prescrive la legge circa la<br />

custodia delle armi.<br />

I RIfERImEntI nORmatIvI SOnO I SEGUEntI:<br />

Le fattispecie di omessa custodia di armi sono attualmente<br />

disciplinate dall’art. 20, 1° e 2° co., legge 18-4-1975,<br />

n. 110 nonché dall’art. 20 bis della stessa legge, introdotto<br />

dall’art. 9, 1° co., d.l. 13-5-1991, n. 152, convertito in legge<br />

12-7-1991, n. 203. La disposizione codicistica contenuta<br />

nell’art. 702 c.p., la cui formulazione precettiva è stata<br />

in parte riprodotta nel nuovo art. 20 bis da ultimo citato,<br />

è stata espressamente abrogata dall’art. 9, 2° co., d.l. 13-<br />

5-1991, n. 152, convertito in legge 12-7-1991, n. 203.<br />

Il 1° co. dell’art. 20 legge n. 110 del 1975 contiene due distinte<br />

ed autonome prescrizioni: l’una diretta genericamente<br />

a chiunque detenga armi ed esplosivi di qualsiasi<br />

genere; l’altra a chi eserciti professionalmente attività in<br />

materia di armi o di esplosivi ovvero sia autorizzato alla<br />

raccolta o collezione di armi. «La custodia delle armi di<br />

cui ai precedenti artt. 1 e 2 e degli esplosivi» - prevede la<br />

prima parte dell’art. 20, 1° co. - «deve essere assicurata<br />

con ogni diligenza nell’interesse della sicurezza pubblica».<br />

La seconda parte dell’art. 20 legge n. 110 cit. prescrive<br />

«chi esercita professionalmente attività in materia di<br />

armi o di esplosivi o è autorizzato alla raccolta o alla collezione<br />

di armi deve adottare e mantenere efficienti difese<br />

antifurto secondo le modalità prescritte dall’autorità<br />

di pubblica sicurezza».<br />

a cura dell’avv. Barbara Bastianon<br />

Il 2° co. dell’art. 20 legge n. 110 cit. sanziona l’inosservanza<br />

ai precetti dianzi descritti, stabilendo che «chiunque<br />

non osserva le prescrizioni di cui al precedente comma<br />

è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con<br />

l’arresto da uno a tre mesi e con l’ammenda fino a lire un<br />

milione».<br />

I commi successivi sanzionano l’omessa denunzia di furto,<br />

smarrimento o rinvenimento di armi o di parti di esse<br />

o di esplosivi di qualunque natura.<br />

L’art. 20 bis legge n. 110 del 1975, introdotto dall’art. 9, 1°<br />

co., d.l. 13-5-1991, n. 152 convertito in legge 12-7-1991, n.<br />

203, sanziona al pari dell’abrogato art. 702 c.p., i comportamenti,<br />

attivi e negativi, che rendano armi ed esplosivi<br />

disponibili a persone le quali, a causa della minore età ovvero<br />

di stato di incapacità naturale nonché di mera inesperienza,<br />

potrebbero commettere reati contro la vita e<br />

l’incolumità personale. È punibile, «salvo che il fatto costituisca<br />

più grave reato», con l’arresto fino a due anni<br />

«chiunque consegna» - recita l’art. 20 bis, 1° co. - «a minori<br />

degli anni diciotto, che non siano in possesso della licenza<br />

dell’autorità, ovvero a persone anche parzialmente incapaci,<br />

a tossicodipendenti o a persone impedite nel maneggio,<br />

un’arma fra quelle indicate nel 1° e 2° co. dell’art.<br />

2, munizioni o esplosivi diversi dai giocattoli pirici».<br />

CUStOdIa d’aRmI<br />

Prevista dall’art. 20 legge 18-4-1975, n. 110<br />

L’art. 20, 1° co., legge n. 110 del 1975 prescrive uno specifico<br />

dovere di custodia per coloro che detengono o<br />

comunque abbiano la disponibilità di armi da guerra o<br />

oggetti ad esse equiparati ovvero di armi comuni da sparo<br />

o di esplosivi.<br />

Le prescrizioni debbono essere osservate da chiunque<br />

detenga o disponga delle armi ed esplosivi nonché da<br />

coloro - quali i fabbricanti, commercianti e titolari di officine<br />

di riparazione - che esercitano professionalmente<br />

«attività» in materia di armi ed esplosivi ovvero hanno<br />

autorizzazioni alla raccolta o collezione.<br />

La ratio della norma è quella di imporre che siano osservate<br />

cautele idonee ad impedire che armi o esplosivi possano<br />

in qualsiasi modo venire in possesso di chiunque,<br />

all’insaputa o, comunque, al di fuori del controllo dell’autorità<br />

di sicurezza competente, frustrando in tal modo<br />

quel particolare rigore che, con le varie leggi in materia,<br />

il legislatore ha adottato allo scopo di prevenire una diffusione<br />

e circolazione incontrollata di armi e di esplosivi.<br />

Più semplicemente si è osservato che il bene giuridico tutelato<br />

è «l’interesse alla sicurezza pubblica» al cui scopo<br />

la norma espressamente prevede che la custodia delle<br />

armi deve essere assicurata con ogni diligenza. Questa


specifica connotazione dell’interesse tutelato distingueva<br />

l’ipotesi criminosa in parola da quella di cui all’abrogato<br />

art. 702 c.p., diretta a prevenire delitti contro l’incolumità<br />

personale.<br />

L’art. 20, 1° co., contiene due autonomi e distinti precetti<br />

la cui violazione è sanzionata dal 2° co. dell’articolo medesimo:<br />

il primo pone a carico di chiunque il dovere di<br />

assicurare la custodia di armi ed esplosivi «con ogni diligenza<br />

nell’interesse della sicurezza pubblica»; il secondo<br />

è diretto, invece, esclusivamente a coloro che esercitano<br />

professionalmente l’attività in materia di armi o esplosivi,<br />

ai quali si fa carico non solo di provvedere alla custodia<br />

«con ogni diligenza» ma anche di «adottare e mantenere<br />

efficienti le difese antifurto secondo le modalità<br />

prescritte dall’autorità di pubblica sicurezza».<br />

Si è in presenza, in entrambe le ipotesi, di reato omissivo<br />

proprio che si configura nel mancato compimento<br />

dell’azione che si attendeva dal soggetto in base a quanto<br />

prescritto da una norma.<br />

Non rileva, dunque, ai fini della realizzazione del reato,<br />

che vi sia stato l’effettivo impossessamento delle armi o<br />

di esplosivi da parte di terzi estranei, quale evento della<br />

condotta omissiva. Benché tale evento possa comunque<br />

derivare dall’omessa custodia, al soggetto si imputa di<br />

non avere posto in essere l’azione doverosa tipica e non<br />

il non avere impedito il verificarsi dell’evento dannoso,<br />

per altro non richiesto dalla norma in parola quale elemento<br />

costitutivo del reato.<br />

La «situazione tipica» dalla quale sorge il dovere di assicurare<br />

la custodia di armi o di esplosivi «con ogni diligenza»<br />

è rappresentata dalla detenzione, il porto o il<br />

trasporto di armi di cui agli artt. 1 e 2 legge n. 110 del 1975<br />

o di esplosivi.<br />

«Situazione tipica», viceversa, dalla quale sorge l’ulteriore<br />

dovere di «adottare e mantenere efficienti difese<br />

antifurto secondo le modalità prescritte dall’autorità di<br />

pubblica sicurezza» è rappresentata dalla detenzione di<br />

armi da parte di fabbricanti, commercianti, riparatori e di<br />

quant’altri esercitino attività «professionali» ovvero da<br />

parte dei soggetti regolarmente autorizzati alla raccolta<br />

o alla collezione di armi.<br />

Il dovere di custodia da parte del detentore comune o<br />

qualificato riguarda le armi di cui agli artt. 1 e 2 legge n.<br />

110 del 1975 e gli esplosivi.<br />

Sono ricomprese, quindi, le armi da guerra e tipo guerra<br />

e congegni e strumenti ad esse equiparate dall’art. 1 legge<br />

n. 110 del 1975 nonché le armi comuni da sparo elencate<br />

e balisticamente descritte nell’art. 2 della stessa legge.<br />

Ne discende che non sono oggetto di specifico dovere<br />

di custodia, la cui inosservanza è penalmente sanzionata<br />

dalla norma in questione, le armi proprie non da sparo,<br />

le cosiddette armi bianche, in quanto non annoverabili<br />

tra le armi da guerra né tanto meno elencate nell’art. 2.<br />

Sembra, inoltre, che atteso lo specifico ed esclusivo riferimento<br />

alle «armi» di cui agli artt. 1 e 2 legge n. 110 del<br />

1975, che siano anche escluse, quali oggetto dello specifico<br />

dovere di custodia, le munizioni, sia da guerra che<br />

per arma comune da sparo.<br />

Se è incontestabile che dopo l’entrata in vigore della<br />

legge n. 110 del 1975 le armi da guerra o tipo guerra non<br />

possono essere detenute da privati, non mancano, però,<br />

a questa regola generale eccezioni, quale quella della<br />

detenzione legittima anteriore all’entrata in vigore della<br />

legge medesima ovvero di acquisto per successione delle<br />

stesse armi (art. 10, 2° co.). In queste ipotesi residuali,<br />

dunque, l’obbligo di custodia di armi da guerra incombe<br />

anche sui privati.<br />

In conclusione, può ragionevolmente ritenersi che «con<br />

ogni diligenza» significhi adottare le cautele che l’esperienza<br />

richiede per prevenire che le armi possano «agevolmente»<br />

venire in possesso di terzi estranei.<br />

dOmanda: Lasci la macchina alla fine della caccia<br />

(fuori di un bar o di una casa di amici ecc.) ovviamente<br />

chiusa con all’interno il fucile dentro il fodero.<br />

Cos’è?<br />

RISPOSTA: Secondo la Corte di Cassazione configura il<br />

reato di omissione di cautele necessarie per la custodia<br />

di armi ed esplosivi in quanto vi è la concreta possibilità<br />

che estranei entrino agevolmente in possesso<br />

dell’arma lasciata alla loro portata”. (Cass. pen. Sez. I,<br />

30-03-2006, n. 13006).<br />

dOmanda: Si dovrebbe portarlo all’interno del<br />

bar, ma i Clienti cosa direbbero?<br />

RISPOSTA: Se è dentro la custodia e privo di munizioni<br />

nessuno può dire niente...<br />

Raccomandazione: attenti all’alcol però, sapete che<br />

fine fa poi la licenza.<br />

dOmanda: Se nello stesso caso tolgo l’otturatore<br />

o l’asta sottocanna (dipende dal tipo di fucile) e me<br />

li metto in tasca rendendo a tutti gli effetti l’arma<br />

inoffensiva cos’è?<br />

RISPOSTA: Non ho trovato sentenze specifiche su questo<br />

argomento... personalmente ritengo che, in questo<br />

caso, si possa lasciare in auto, in quanto l’eventuale<br />

impossessamento, da parte di terzi, sarebbe riferita<br />

ad un oggetto, di fatto, senza potenzialità offensive.<br />

7<br />

PAGINA


8<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

La filariosi<br />

cardio-polmonare del cane<br />

a cura della Dott. Patrizia Bragagna<br />

Filarie adulte nel cuore di un cane<br />

Zanzara tigre (Aedes albopietus)<br />

La filariosi cardio-polmonare canina è una patologia descritta per la prima<br />

volta in Italia nel 1626 dall’italiano Francesco Birago. Da allora ha sempre<br />

infestato le zone umide d’Italia e del mondo con variazioni di incidenza<br />

influenzate esclusivamente dalla popolazione di zanzare e da quella canina<br />

presenti (interazione parassita- vettore- ospite), in quanto fino a pochi decenni<br />

orsono non era disponibile una terapia efficace.<br />

Nell’ultimo ventennio, l’interesse dei proprietari di animali e dei medici veterinari<br />

che si dedicano alla loro cura per questa malattia parassitaria è<br />

enormemente aumentato. Il principale reservoir della malattia è il cane,<br />

anche se diverse specie di mammiferi, soprattutto carnivori, gatto compreso<br />

e i in alcuni casi l’uomo, sono risultati in grado di ospitare il parassita.<br />

La sua diffusione sul territorio nazionale ha raggiunto una estensione preoccupante,<br />

colpendo in modo grave soprattutto i cani che vivono all’aperto<br />

di notte, ovviamente nelle zone infette e dove è presente l’insetto vettore:<br />

la comune zanzara.<br />

A livello mondiale l’infestazione è diffusa in vaste aree del nord e del sud<br />

America, dell’Australia, del Giappone e, tra i Paesi europei, l’Italia è senza<br />

dubbio il paese dove la filariosi presenta i valori di prevalenza più elevati<br />

(nord: da 1,5 all’ 84%, centro: dal 4 al 30%, sud da 0 al 3%), soprattutto in<br />

alcune aree settentrionali come la pianura e il delta del Po, dove la parassitosi<br />

è considerata endemica nella popolazione canina.<br />

Studi recenti evidenziano, inoltre, differenze significative dei tassi annuali<br />

di prevalenza e incidenza della malattia tra zone tradizionalmente endemiche<br />

(pianura e delta del Po) e non (zone pedemontane, bacini lacustri<br />

artificiali, ecc.). Tali differenze indicherebbero che l’infestazione tende a<br />

diffondersi più rapidamente nelle zone dove la malattia è relativamente<br />

sporadica, colpendo soggetti che occasionalmente vengono a contatto<br />

con soggetti infestati provenienti dalle zone endemiche, che attraverso le<br />

zanzare disseminano la malattia (turismo venatorio, mostre cinofile, turisti<br />

con cane famigliare al seguito).<br />

Bisogna considerare che gli studi si svolgono a livello di Provincia e non a<br />

livello di area per cui è bene tenere sempre conto, nella loro valutazione,<br />

che in zone ove non ci sono zanzare (es. aree montane) la filariosi non<br />

potrà essere trasmessa da cane a cane. L’espansione recente della zanzara<br />

tigre e la colonizzazione in ambienti fino a poco tempo fa esenti dalla<br />

sua presenza, rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione per il<br />

diffondersi di questa parassitosi anche nelle zone pedemontane. Pertanto,<br />

in termini di profilassi ambientale, anche il controllo di questo vettore, che<br />

funge da cavallo di troia (albergando al suo interno il parassita), non può<br />

essere disatteso al fine di conseguire risultati duraturi e a vasto raggio. In<br />

considerazione di ciò si può affermare che l’infestazione è diffusa, pur con<br />

tassi di prevalenza diversi, su tutto il territorio nazionale,<br />

EzIOLOGIa E CICLO dEL paRaSSIta<br />

La filariosi cardiopolmonare del cane è causata da un verme tondo (nematode)<br />

la Dirofilaria immitis. I vermi adulti (fino a 30) albergano solitamente<br />

ma non esclusivamente nel cuore destro, nell’arteria polmonare e nelle sue<br />

diramazioni. Si presentano come spaghi di colore biancastro: i maschi lunghi<br />

12-17 cm, le femmine lunghe fino a 30 cm.


Queste ultime, dopo la fecondazione, liberano direttamente<br />

nel torrente circolatorio le microfilarie, forme<br />

larvali sotto la soglia di visibilità dell’occhio umano, con<br />

una dimensione che varia tra i 200 e i 300 micron (il micron<br />

equivale alla millesima parte del millimetro) che<br />

rimangono in circolo. A questo punto del ciclo interviene<br />

l’ospite intermedio che funge da vettore, la zanzara,<br />

un dittero ematofago che col consueto pasto di sangue<br />

(puntura) assume le larve dall’ospite infestato. All’interno<br />

della zanzara avviene il processo di maturazione<br />

e dopo 14 giorni le larve acquistano capacità infettante<br />

che consentirà loro, una volta entrate attraverso l’ulteriore<br />

puntura della zanzara in un nuovo ospite sano, di<br />

svilupparsi e, in 2-3 mesi, di raggiungere il cuore e l’arteria<br />

polmonare di quest’ultimo, perpetuando il ciclo e<br />

diventando adulti in 5-6 mesi.<br />

SIntOmatOLOGIa<br />

Basse cariche infettanti (1-2 parassiti adulti) non scatenano<br />

una sintomatologia visibile nell’immediato ma provocano,<br />

stabilendosi a cavallo delle valvole cardiache, l’insorgenza<br />

di un soffio cardiaco; è come se si cercasse di<br />

chiudere una porta (la valvola) senza riuscirvi perché c’è<br />

qualcosa che si incastra nello stipite (il parassita).<br />

Questo, a lungo andare, comporta l’irritazione della<br />

valvola per cui il soffio rimarrà anche dopo la morte del<br />

parassita andando a diminuire l’efficienza cardiaca del<br />

cane, soprattutto sotto sforzo; inoltre la patologia valvolare<br />

è progressiva, cioè una volta insorta tenderà a<br />

peggiorare negli anni. Da qui l’importanza della profilassi<br />

nei soggetti a rischio.<br />

Alte cariche infestanti invece, portano a gravi sintomi<br />

di insufficienza cardiaca ad insorgenza improvvisa (tosse,<br />

affaticamento, versamenti intracavitari) con segni di<br />

ostruzione vascolare (ittero nella sindrome della vena<br />

cava).<br />

dIaGnOSI E tERapIa<br />

Un tempo esisteva solo l’osservazione della presenza di<br />

microfilarie in una goccia di sangue vista al microscopio,<br />

poi migliorato dall’utilizzo di quantità di sangue maggiori<br />

e tramite l’uso di un “filtro” per raccogliere le microfilarie.<br />

Tale test però non era in grado di differenziare tra le microfilarie<br />

di Dirofilaria immitis, segno della presenza di<br />

filariosi cardiopolmonare da quelle di Dirofilaria repens, a<br />

localizzazione sottocutanea e non patogena.<br />

Ora esistono test immunoenzimatici in grado di determinare<br />

con grande (ma non assoluta) precisione la presenza<br />

di adulti di Dirofilaria immitis.<br />

La terapia (trattamento antiparassitario adulticida) una<br />

volta era effettuata tramite l’iniezione in vena di farmaci<br />

arsenicali che provocavano grave danno se iniettati<br />

fuori della vena, distruggendo i tessuti con i quali venivano<br />

a contatto. Oggi esistono farmaci molto più versatili<br />

che possono tranquillamente essere iniettati per via<br />

intramuscolare, anche se la morte repentina degli adulti<br />

con conseguente tromboembolismo polmonare è una<br />

complicazione che ha determinato lo studio di appositi<br />

protocolli terapeutici per limitare al minimo i danni collaterali.<br />

Larva di Dirofilaria repens nella<br />

congiuntiva di un uomo.<br />

Da Pampiglione et al, 1995.<br />

pROfILaSSI<br />

Una svolta nella profilassi della filariosi si è avuta alla fine<br />

degli anni 80 con l’arrivo sul mercato italiano delle prime<br />

Avermectine, attive contro le forme larvali di filaria, che<br />

avevano dimostrato da subito la loro efficacia negli altri<br />

paesi dove erano state utilizzate, garantendo una somministrazione<br />

sicura, per lo più priva di effetti collaterali<br />

per il cane e senza dubbio più razionale ed economica.<br />

Ora esiste una gamma immensa di prodotti, generalmente<br />

per uso orale mensile ma anche in fiale “spot on” da<br />

applicare sulla schiena e per uso iniettivo, addirittura<br />

con durata annuale.<br />

Tenuto conto che il manifestarsi dei sintomi clinici comporta<br />

comunque un danno permanente per il cane, è<br />

indispensabile affidarsi alla professionalità del proprio<br />

Medico Veterinario per studiare la migliore forma di profilassi<br />

in relazione al luogo di vita ed alle abitudini del<br />

cane nonché dei suoi spostamenti. Operando correttamente<br />

si riesce con altissima probabilità a non dover mai<br />

ricorrere alla terapia.<br />

La fILaRIOSI CanIna E L’UOmO<br />

Nodulo sottopleurico di Dirofilaria in un uomo<br />

Da Pampiglione et al, 1995.<br />

Anche l’aspetto zoonosico della filariosi canina (trasmissione<br />

all’uomo) è stato oggetto di studi molto approfonditi.<br />

Le lesioni nell’uomo, quasi sempre asintomatiche,<br />

sono state scoperte casualmente durante controlli radiologici<br />

o autoptici. Se i sintomi al contrario sono presenti, i<br />

più comuni e aspecifici sono: dolore toracico, tosse, febbre,<br />

malessere diffuso. Pertanto la diagnosi nell’uomo è<br />

sempre molto difficile anche perchè non è mai accompagnata<br />

da microfilariemia (circolazione ematica di forme<br />

larvali che nel cane viene diagnosticata sottoponendo il<br />

sangue al test di Knott ). Sono invece più numerose e<br />

frequenti le lesioni con neoformazione di noduli sottocutanei<br />

provocati da larve in sviluppo di Dirofilaria repens:<br />

noduli nelle palpebre superiori, nella linea ascellare, nella<br />

pianta del piede e nella regione mammaria. Con tali<br />

localizzazioni il trattamento terapeutico consiste in una<br />

semplice asportazione chirurgica.<br />

La prevenzione della dirofilariosi umana dovrebbe essere<br />

basata principalmente sulla riduzione dei reservoirs<br />

canini mediante appropriata terapia sui soggetti con malattia<br />

conclamata e chemioprofilassi in tutta la popolazione<br />

canina per le zone endemiche, lotta ai vettori (ditteri<br />

ematofagi) e protezione sia dell’uomo che del cane<br />

dalle punture di zanzare utilizzando repellenti cutanei e<br />

altri interventi tecnici.<br />

9<br />

PAGINA


10<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Fertilità<br />

e produttività nelle<br />

femmine di capriolo a cura del dr. Umberto Zamboni<br />

Nella maggioranza dei cacciatori, per la formazione acquisita,<br />

vi sono alcuni concetti assodati. Ad esempio il tasso di incremento<br />

netto del capriolo è pari circa ad un terzo del totale,<br />

il 33% che troviamo in tutti i quiz degli esami di abilitazione.<br />

Altra convinzione: le sottili partoriscono un piccolo così<br />

come le vecchie, conseguentemente anche la mortalità globale<br />

varia tra l’80% ed il 120% delle femmine.<br />

Sono principi che si ritrovano nella bibliografia disponibile<br />

che si rifà ad autori stranieri anche datati o alle numerose ricerche<br />

nazionali alcune anche di grande spessore ma scarsamente<br />

coordinate fra di loro o con numeri e durata poco rappresentativa<br />

rispetto ad una popolazione di capriolo poco<br />

assestata ed in fase di aumento nella parte appenninica e di<br />

contrazione in quella alpina. Alcune di queste ricerche, così<br />

come alcune esperienze gestionali, stanno mettendo in crisi<br />

questi principi e, di conseguenza, anche la gestione della popolazione<br />

e dei prelievi venatori risulta incongruente.<br />

Soprattutto i più comuni metodi di monitoraggio delle popolazioni,<br />

quali i censimenti primaverili, non risultano corrispondenti<br />

o quantomeno sufficienti a rilevare il reale incremento<br />

delle popolazioni che risultano in calo anche in modo consistente<br />

non solo nelle zone alpine ma ad esempio a Reggio<br />

Emilia.<br />

Sulle possibili cause di questo calo il mondo venatorio si sbizzarisce:<br />

dall’abbattimento delle femmine alla scarsità di maschi<br />

alle condizioni meteorologiche alla predazione. In realtà<br />

il mondo venatorio, salvo qualche minoranza, ignora o quantomeno<br />

non effettua alcun monitoraggio su due elementi<br />

fondamentali sulla dinamica delle popolazioni del capriolo:<br />

la fertilità e la produttività.<br />

La fertilità nelle femmine di capriolo abbattute nella caccia<br />

autunnale viene verificata attraverso il controllo dei corpi lutei<br />

rilevabili con una certa semplicità nelle ovaie.<br />

Da una ricerca effettuata per un triennio a fine anni 90 in<br />

Provincia di Trento e da un confronto con analoghe ricerche<br />

condotte in Europa emerge che non vi sono sostanziali differenze<br />

sia per fasce di età che per tipologia ambientale salvo<br />

una soglia di peso sotto la quale la fertilità risulta di gran lunga<br />

inferiore se non addirittura nulla. Riguardo all’età non vi<br />

sono riscontri, perche negli abbattimenti sono troppo pochi<br />

i soggetti anziani esaminati (vedi grafico e tabella).<br />

Sulla produttività delle femmine, intesa come numero di soggetti<br />

piccoli che arrivano alla stagione di caccia autunnale e<br />

quindi sono suscettibili di prelievo (devono superare la soglia<br />

di 4 mesi) i dati reperibili in bibliografia sono molto scarsi.<br />

Non vi sono esempi di monitoraggio sistematico ma, da alcuni<br />

lavori, si ha la netta percezione che rispetto alla fertilità vi<br />

è un calo sostanziale dei piccoli con una variabilità stagionale<br />

piuttosto consistente (esempio Parco Adamello Brenta - Ramanzin<br />

- Forlì INFS).<br />

In una ricerca condotta in Norvegia assume grande importanza<br />

la predazione della volpe che, in alcuni casi, incide anche<br />

col 48% rispetto all’intero contingente dei piccoli. Da noi<br />

non vi sono dati disponibili. È però di facile rilevazione l’incremento<br />

dei carnieri di lepre e di piccoli di capriolo negli anni<br />

delle epidemie di rabbia e cimurro della volpe. Non è nota<br />

neppure indagata se non per l’esperienza della foresta demaniale<br />

“Al Gallo” della Provincia di Bolzano la mortalità neo<br />

natale per eventi meteorologici. Un dato di fatto è comunque<br />

evidente e riportato anche in bibliografia che assegna<br />

alla sopravvivenza dei piccoli nati percentuali variabili dal 20<br />

al 60%.<br />

Altro fenomeno monitorato se pur con dati non spendibili in<br />

campo scientifico sono quelli biometrici dei feti delle femmine<br />

investite o rinvenute morte in periodo primaverile.<br />

La correlazione tra data di rinvenimento e peso del feto e<br />

della femmina dimostra una notevole variabilità e soprattutto<br />

un grande discordanza rispetto ai feti delle femmine ab-<br />

Kachelofen - Stufe in pietra ollare<br />

Caminetti - Stufe<br />

Stufe originali scandinave<br />

Stufe & Arredo Sas di Gallo e C.<br />

Viale Cadore, 44/b - Ponte nelle Alpi - tel. e fax 0437 981535<br />

www.stufe-arredo.it e-mail: info@stufe-arredo.it


Utero di capriolo<br />

battute nel tardo inverno in Appennino. D’altra parte è nella<br />

natura stessa del capriolo ed è una caratteristica della sua<br />

strategia riproduttiva lo stato di benessere della femmina<br />

come condizione fondamentale per la produzione e sopravvivenza<br />

dei piccoli.<br />

In caso di sofferenza (malattia o scarsa alimentazione) la<br />

stessa investe sul risparmio lasciando perdere i piccoli in gravidanza<br />

o nati predisponendosi in anticipo ad una successiva<br />

riproduzione. Alla luce di questa considerazione trovano<br />

comprensione le variazioni anche consistenti di incremento<br />

di caprioli e allungamento dei periodi dei parti presenti<br />

sull’arco alpino.<br />

Dalle considerazioni sopra espresse ne consegue che la gestione<br />

del capriolo in un ambito riservistico di dimensioni<br />

ridotte, dove spesso i prelievi sono al limite superiore del<br />

consentito (sostenibile), devono poter disporre almeno ad<br />

foto tratte dalla tesi di laurea di Elisabetta Fazzi in medicina veterinaria con il prof. Romanzin<br />

uso interno di una serie<br />

di dati ulteriori rispetto<br />

ai semplici censimenti<br />

su aree campione. Da<br />

questi censimenti si<br />

rileva la struttura e il<br />

rapporto giovani/adulti<br />

(con qualche errore<br />

anche consistente sulle<br />

femmine), senza contare<br />

poi che questi censimenti<br />

vengono fatti a<br />

fine aprile con fasi sociali<br />

in forte evoluzione<br />

con cambiamenti possibili<br />

nell’arco di pochi<br />

giorni. Assumono quindi<br />

un’efficacia gestionale<br />

due semplici rilievi<br />

Ovaio integro<br />

che non comportano<br />

grande impegno e anche<br />

di facile rilevazione<br />

Ovaio sezionato (con corpo luteo in evidenza)<br />

oltre che lettura. Il primo è quello del rapporto femmine/piccoli<br />

da rilevarsi nella prima uscita di caccia tramite una scheda<br />

compilata da tutti i cacciatori. Il secondo, solo apparentemente<br />

più complesso, consiste nell’osservare nelle femmine<br />

abbattute i corpi lutei.<br />

È sufficiente un corso di formazione per insegnare a raccogliere<br />

l’utero e le ovaie ed il successivo esame è realizzabile<br />

in loco o nei centri di controllo ove esistenti.<br />

I due dati così raccolti consentono un effettivo ed efficace<br />

monitoraggio con la possibilità di calibrare annualmente<br />

i prelievi che non possono essere come spesso succede rispondenti<br />

o paralleli al numero dei cacciatori della riserva.<br />

Effetto della classe di fecondità sul KFI. Confronto fra il numero potenziale e osservato di piccoli per femmina.<br />

11<br />

PAGINA


12<br />

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<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Passeggiando<br />

nel bosco: POLIPODIO<br />

“Polypodium vulgare” - Polipodiacee<br />

attEnzIOnE!!!<br />

Prima di utilizzare qualsiasi<br />

pianta medicinale, si leggano<br />

attentamente le eventuali<br />

avvertenze contenute<br />

nella loro trattazione. Un<br />

loro cattivo impiego può<br />

causare seri inconvenienti.<br />

Talune piante, o loro parti<br />

o sostanze da esse ricavate,<br />

possono essere addirittura<br />

tossiche o velenose. In ogni<br />

caso nell’ incertezza si ricorra<br />

al consiglio di una persona<br />

qualificata.<br />

Tratto da: “Guarire con le erbe” - Fratelli Melita Editore<br />

dESCRIzIOnE: Il polipolio è una felce dotata di un rizoma strisciante dal<br />

quale si dipartono da un lungo picciolo foglie palmate, pennate. Ciascuna<br />

foglia ha il lembo suddiviso in 20-40 segmenti allungati riuniti alla base<br />

dell’asta centrale. Sulla pagina inferiore dei segmenti si trovano i sori<br />

contenenti le spore alle quali è demandata le riproduzione della pianta. Essi<br />

sono disposti in due file, parallele alla nervatura del segmento. Dapprima<br />

sono gialli, quindi a maturazione, diventano bruni. Il polipolio, come del<br />

resto le felci, non genera fiori.<br />

HaBItat: Il polipolio si rinviene nei boschi, presso i tronchi dei vecchi alberi,<br />

abbarbicati alle rupi, ma anche sui muri e tra i ruderi.<br />

È diffuso in Italia dal piano fino alla montagna.<br />

RaCCOLta: Si utilizza il rizoma pulito ed essiccato in luogo semiombroso.<br />

La raccolta va fatta in primavera o autunno allorché la radice è più ricca di<br />

principi attivi.<br />

Il polipolio è una pianta conosciuta ed apprezzata fin dall’antichità. La radice<br />

contiene polipodina, tannini, lipidi, glucosidi. Il suo impiego in campo<br />

terapeutico la rende utile nei casi di insufficienza epatica e di stitichezza.<br />

Per tali affezioni si utilizza il decotto, confezionato facendo bollire per 5<br />

minuti 50 g. di radice essiccata in 1 lt. d’acqua. Trascorso il tempo prescritto,<br />

si lascia riposare per 10 minuti, si filtra e se ne consumano 2-3 tazzine<br />

al giorno mezz’ora dopo i pasti. Chi non gradisse il sapore può dolcificarlo<br />

con zucchero.<br />

Il medesimo decotto, consumato nelle identiche dosi, è anche un eccellente<br />

sostanza vegetale, depurativa e, in certa misura, diuretica.<br />

Per rinforzare l’azione regolatrice esercitata dal polipolio sulla bile, si può<br />

consociare con altre erbe. Ad esempio si confeziona un decotto con 10 g.<br />

di polipolio, 1 g. di sommità fiorite d’assenzio e 5 g. di liquirizia. Il tutto si fa<br />

sbollentare per un paio di minuti, in ½ lt. d’acqua, quindi si lascia riposare<br />

per un quarto d’ora. Si filtra e se ne consumano 2-3 tazzine al giorno.<br />

aLtRI USI<br />

Il polipolio non trova impiego né in campo estetico, né in campo culinario.<br />

Talvolta viene impiegato per combattere i vermi intestinali. A questo<br />

scopo si utilizza il decotto che si prepara facendo sbollentare 10 g. di<br />

rizoma essiccato in 250 ml d’acqua per un minuto. Si lascia riposare<br />

mezz’ora. Si filtra e se ne consuma 1 tazza al giorno.<br />

La medicina popolare oltre ad impiegare il polipolio nei casi di malattie<br />

biliari, lo utilizzava come vermifugo ed espettorante nei casi di affezioni<br />

alle vie respiratorie. Il rizoma ha un sapore piacevolmente dolciastro<br />

che ricorda la liquirizia, per tale motivo è conosciuto anche con i nomi<br />

di Liquirizia di montagna e Felce dolce, ed altri appellativi che ricordano<br />

questa caratteristica.


Il binocolo per<br />

cacciare in montagna<br />

a cura di dott. Corr à Francesco<br />

Quando a caccia si fa fatica, o quando non è necessario<br />

estremizzare la ricerca della massima luminosità, una<br />

volta soddisfatta la ricerca di ottica e meccanica al top<br />

nel binocolo si cerca di minimizzare peso e ingombro.<br />

Finalmente un 8x30 dalle qualità ottiche e meccaniche<br />

ineccepibili, ma molto più piccolo e leggero dei suoi “colleghi”<br />

da 30 e 32 mm già sul mercato. E con un occhio di<br />

riguardo, una volta tanto, per il portafoglio del cacciatore.<br />

Una piuma da 500 grammi, 12 cm. di lunghezza e 11 di<br />

larghezza, con trasmissione di luce oltre il 90%, ottimo<br />

campo visivo ed ergonomia perfetta. Sta comodamente<br />

nella tasca della giacca e costa 950 euro, che non è poco<br />

ma per la categoria di binocoli di alta qualità in cui si inserisce<br />

rappresenta una sorpresa positiva.<br />

Si mette a fuoco agevolmente con una grande ghiera<br />

centrale ed è, obiettivamente, bello da vedere. È addirittura<br />

possibile sceglierlo verde, nero oppure in color<br />

sabbia, sempre rigorosamente rivestito in gomma antiscivolo.<br />

Si chiama CL 8x30 (esiste anche il modello 10x30) ed<br />

esce sul mercato in luglio.<br />

Finalmente un grande risultato di miniaturizzazione senza<br />

dover ricorrere a lenti di dimensione da tascabili (o<br />

pocket), che con 20 o 25 mm. di obiettivo sono troppo<br />

piccoli per consentire le necessarie lunghe osservazioni<br />

alle nostre pupille.<br />

CL, sta per Compact and Light (leggero) e nasce per il<br />

cacciatore di camosci, per la caccia alla cerca, ma anche<br />

per caccia non a palla, in cui un binocolo sarebbe uno<br />

strumento piacevole da avere per apprezzare la natura,<br />

ma non essendo necessario non viene preso in considerazione<br />

a vantaggio della continua ricerca del minimo ingombro.<br />

È tanto piccolo che si finisce per tenerlo sempre<br />

nel cruscotto dell’auto.<br />

Parliamo un po’ di ottica, per dare un senso tecnico al<br />

posizionamento di questo binocolo. 30 mm. di diametro<br />

dell’obiettivo sono convenzionalmente la base di<br />

partenza per considerare un binocolo utilizzabile a caccia,<br />

e a dire il vero sono ancora pochi per quelle cacce<br />

in cui è necessario appostarsi al limite del crepuscolo.<br />

Pur avendo il binocolo di alta qualità una trasmissione di<br />

luce straordinaria, è la nostra pupilla che dilatandosi in<br />

mancanza di luce esterna ha bisogno di uno spazio utile<br />

importante all’interno dello strumento ottico. Questo<br />

spazio utile è rappresentato dal cerchio illuminato che<br />

si vede guardando attraverso un binocolo quando lo teniamo<br />

a distanza di almeno 40 centimetri dagli occhi. Si<br />

chiama in gergo tecnico “pupilla d’uscita” e il suo diametro<br />

si ottiene dividendo il diametro dell’obiettivo per<br />

l’ingrandimento.<br />

Idealmente, la pupilla d’uscita dovrebbe essere più grande<br />

della pupilla umana, altrimenti questa sarebbe costretta<br />

a osservare sempre il medesimo punto senza potersi<br />

muovere all’interno del binocolo, con conseguente<br />

affaticamento e, dopo qualche minuto, impossibilità di<br />

osservare.<br />

Quando il sole è appena tramontato e comincia a venir<br />

sera, la pupilla umana di una persona di mezza età (invecchiando<br />

la pupilla si dilata sempre meno, quindi per<br />

un settantenne va benissimo un binocolo con 30-32mm<br />

di obiettivo anche la sera) ha bisogno di un binocolo con<br />

pupilla d’uscita di valore almeno 5. 30:8=3.75.<br />

42:7=6...<br />

Ricordiamoci però che la pupilla d’uscita è una grandezza<br />

matematica e quindi è uguale in un binocolo 7x42 di<br />

alta qualità così come in un 7x42 da bancarella, per cui il<br />

discorso di cui sopra vale solo a parità di qualità dei prodotti,<br />

dove parliamo di trasmissione di luce e definizione<br />

dell’immagine paragonabili.<br />

Per capirci, se il binocolo da bancarella disperde attraverso<br />

le lenti il 50% della luce che entra dall’obiettivo,<br />

potrà avere un obiettivo enorme ma la sera finirà nello<br />

zaino ad un’ora in cui un 8x30 di alta qualità fa ancora<br />

egregiamente il suo mestiere!<br />

Di giorno la pupilla umana riduce le sue dimensioni a circa<br />

2 mm. di diametro, quindi un 8x30 consente osservazioni<br />

prolungate senza problemi.<br />

Weidmannsheil!<br />

Foto CL vs Swarovision: il CL 8x30, in due colori diversi, di fianco al “mostro” di luminosità<br />

crepuscolare, il nuovo EL Swarovision 10x50.<br />

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<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

LA BALISTICA<br />

Le Chiusure 1ªParte<br />

a cura di Nani Cadorin<br />

LE CHIUSURE SCORREvOLI<br />

Sotto questo nome vanno quelle chiusure in cui il bossolo è trattenuto nella camera di<br />

scoppio da una parte che scorre e permette la chiusura o l’apertura dell’arma. A seconda<br />

che il movimento avvenga lungo l’asse della camera di scoppio, o perpendicolarmente a<br />

questo, si possono distinguere in due famiglie, quella molto più numerosa delle scorrevoli<br />

longitudinali e quella, meno numerosa ma non meno interessante. delle trasversali.<br />

SCORREvOLI LOnGItUdInaLI<br />

Parliamo subito della più originale delle scorrevoli longitudinali: la chiusura Darne. A<br />

prima vista l’arma può sembrare una normale doppietta basculante: invece le canne non<br />

ruotano per aprire l’arma: è il blocco che trattiene le cartucce nelle camere ad arretrare<br />

di una corsa sufficiente ad estrarre i bossoli sparati ed inserire due cartucce cariche. Il<br />

movimento, comandato da una leva, posta all’incirca nella posizione di una leva di apertura<br />

di una doppietta basculante, è azionato da una ginocchiera che assicura anche la<br />

chiusura dell’arma. Tra l’altro la Darne, anche se pochissimo diffusa, ha goduto di una<br />

fama di arma di buona qualità, sopratutto per merito delle sue canne e di una notevole<br />

leggerezza.<br />

Le altre chiusure di questa famiglia sfruttano tutte un corpo cilindrico, sagomato in<br />

vari modi, che scorre lungo l’asse della camera di scoppio e che, nella sua posizione di<br />

funzionamento, tiene il bossolo nella camera durante lo sparo. Questo cilindro poi può<br />

scorrere indietro di una lunghezza sufficiente a consentire l’estrazione del bossolo e<br />

l’inserimento della nuova cartuccia.<br />

Il concetto è molto antico, quasi due secoli: nel 1828 Dreyse brevettò un meccanismo<br />

in cui un cilindro scorrevole, munito di un’impugnatura che lo faceva somigliare ad un<br />

chiavistello, nella sua posizione più arretrata permetteva di inserire la cartuccia; spingendolo<br />

poi in avanti, e facendo alla fine ruotare la maniglia, si bloccava il cilindro che<br />

teneva chiusa la camera di scoppio durante lo sparo.<br />

A quel tempo le cartucce erano ancora veramente di carta, ed i bossoli metallici dovevano<br />

attendere ancora quasi quarant’anni prima di trovare impiego; il concetto però<br />

piacque, e si sviluppò sia in Europa che negli Stati Uniti, con infinite varianti sul tema.<br />

Le cartucce di carta, caricate a polvere nera, sviluppavano pressioni modeste che tra<br />

l’altro non potevano essere innalzate, dato che solo la tenuta tra canna e chiavistello<br />

impediva ai gas nella camera di scoppio di sfogare verso l’esterno: forse per questo il<br />

chiavistello ebbe sovente il nome di “otturatore”, che ha in molti casi mantenuto anche<br />

dopo aver perso questa specifica funzione.<br />

Con l’introduzione dei bossoli metallici la tenuta dei gas fu affidata al bossolo, che con<br />

la sua parte anteriore, circa da metà bossolo sino al colletto, avendo subito un trattamento<br />

termico che lo rende più malleabile, consente alla pressione dei gas di schiacciare<br />

il metallo contro le pareti della camera di scoppio come fosse una guarnizione di tenuta.<br />

Il chiavistello quindi da allora ebbe solo il compito di trattenere il bossolo in camera di<br />

scoppio, però con l’innalzamento delle pressioni permesse dai bossoli metallici, sia con<br />

le munizioni a polvere nera ma sopratutto con l’avvento delle polveri senza fumo, il sistema<br />

del blocco del chiavistello per mezzo del manubrio divenne troppo debole.<br />

Secondo una tendenza soprattutto europea il blocco in chiusura del chiavistello fu<br />

affidato ad alette di generose dimensioni che con la rotazione del chiavistello si incastravano<br />

in cavità ricavate nel corpo dell’arma; negli Stati Uniti si preferì affidare il compito<br />

ad una ginocchiera che distesa (Fig.1) resisteva alla spinta del bossolo, e che ripiegandosi<br />

(Fig. 2)permetteva l’apertura dell’otturatore che in questo caso non era più a forma


Fig. 1. Ginocchiera Winchester 73- chiusa<br />

di chiavistello, bensì un semplice cilindro scorrevole. Il<br />

sistema fu poi rinforzato con due catenacci trasversali<br />

che salivano a bloccare l’otturatore in chiusura, soluzione<br />

adottata nel 1886 da Winchester.<br />

Il sistema di bloccaggio del movimento dell’otturatore<br />

mediante un blocco oscillante trasversale fu anche<br />

adottato in Europa, da Mannlicher, nel 1985, su uno dei<br />

suoi fucili, ma fu abbandonato con l’introduzione delle<br />

polveri senza fumo in quanto ritenuto troppo debole<br />

Nel caso delle alette queste furono inizialmente posizionate<br />

nella parte posteriore dell’otturatore (Fig. 3)<br />

questo sistema sopravvive ancora attualmente solo su<br />

qualche modello. Fu ben presto sostituito con alette<br />

sulla parte anteriore dell’otturatore (Fig. 4) quanto più<br />

possibile vicino alla faccia dell’otturatore che trattiene<br />

il bossolo; le alette ruotando vanno ad incastrarsi in incavi<br />

dietro la camera di scoppio e bloccano l’otturatore<br />

in chiusura. Questo sistema permette di ridurre le dimensioni<br />

sia dell’otturatore che della parte del corpo<br />

dell’arma verso la parte posteriore, che non devono più<br />

sopportare gli sforzi causati dallo sparo. Fondamentalmente<br />

due furono le scuole di pensiero: chi disegnò le<br />

alette in modo che ruotassero insieme col corpo del<br />

chiavistello; chi invece le costruì su una parte separata<br />

che ruotava comandata dalla corsa del corpo del chiavistello,<br />

che non ruotava.<br />

Queste chiusure, nella loro forma iniziale, comparvero<br />

nella seconda metà dell’800<br />

Su tutte fu aggiunto un componente essenziale:<br />

l’estrattore. Con le cartucce di carta non era necessario:<br />

la carta bruciava al momento dello sparo, mentre<br />

col bossolo metallico occorreva togliere dalla camera<br />

quello sparato per inserire una cartuccia nuova. In tutti<br />

i casi il problema fu risolto dotando il fondello dei bossoli<br />

di una scanalatura o di una parte rilevata, e l’otturatore<br />

di un gancio che potesse afferrarla e trascinare il<br />

bossolo fuori della camera quando l’otturatore arretrava.<br />

Alcuni adottarono un sistema in cui l’estrattore segue<br />

il movimento del chiavistello, ma non ruota insieme<br />

ad esso; altri preferirono che il gancio dell’estrattore<br />

ruotasse insieme con la testa dell’estrattore. In entrambi<br />

i casi occorreva che il bossolo sparato, alla fine della<br />

corsa all’indietro dell’otturatore, fosse espulso fuori<br />

dell’arma: a questo provvedeva inizialmente un arresto<br />

Fig. 2. Ginocchiera Winchester 73- aperta. Si noti l’otturatore che arma il cane<br />

fisso sull’arma in modo che potesse battere sul fondello<br />

del bossolo, circa in posizione opposta a quella del<br />

gancio dell’estrattore: il bossolo era così forzato a ruotare<br />

e saltare fuori dell’arma. In tempi più recenti è stata<br />

adottata una soluzione più semplice costruttivamente,<br />

che consiste nel ricavare nel corpo dell’otturatore<br />

l’alloggiamento per un piccolo perno che spinto da una<br />

molla agisce sul fondello in posizione opposta rispetto<br />

all’estrattore che in questo caso ruota con l’otturatore;<br />

il bossolo è così sollecitato dalla spinta della molla del<br />

perno a ruotare e saltare fuori dell’arma appena esce<br />

completamente dall’apertura prevista per l’estrazione.<br />

Fig. 4 Alette anteriori<br />

Fig. 3 Alette posteriori<br />

Weatherby (1962)<br />

Mauser (1898)<br />

Enfield n° 1 (1908) Sreyr (1939)<br />

Vetterli (1860)<br />

Enfield n° 4 (1939)<br />

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<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Ricetta<br />

“LOMBATINE DI CINGHIALE ALLE PESCHE”<br />

a cura dello chef Dal Pan Vanni<br />

Ingredienti: 1 Pezzo grosso o 2 pezzetti di lombata di cinghiale - pancetta affumicata<br />

- burro - succo di limone o mandarino - 2 fette di pane - 4 pesche pelate<br />

e tagliate in quarti - marmellata di mirtilli rossi - mandorle - foglie d’insalata<br />

- 4 cucchiai di succo di carne - 4 cucchiai di succo di pesca<br />

Prendete i pezzi di lombo di cinghiale, ben frollati e senza pelle, e lardellateli.<br />

Tagliate, perpendicolarmente alla fibra, alcune fette dello spessore di 5<br />

cm.; appiattitele leggermente, pepatele e rosolatele nel burro per circa 4<br />

minuti per lato.<br />

Cucinate le pesche nel burro con un pizzico di zucchero e bagnatele con<br />

qualche goccia di succo di limone o mandarino.<br />

Tagliate le fette di pane a triangoli e mettetevi sopra una fetta di cinghiale.<br />

Ponete su ogni fetta un pezzo di pesca, svuotata al centro e riempita<br />

con un cucchiaio di gelatina di mirtilli rossi e guarnita di mandorle sfilettate.<br />

Presentate il tutto su un letto di lattuga condita con una maionese leggera.<br />

Deglassate il fondo di cottura con il succo di pesca e versatelo sui pezzi<br />

di carne.<br />

Come contorno consigliamo riso bianco condito con un po’ di burro.


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A.C.B.<br />

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<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Pianificazione<br />

e reti ecologiche a cura di Cesare Lasen<br />

Nei precedenti numeri sono state fornite alcune informazioni<br />

essenziali sulla Rete Natura 2000, un progetto<br />

europeo, partorito circa 20 anni fa e del quale<br />

solo ora si stanno iniziando a vedere i primi effetti. Ne<br />

sentiremo parlare sempre più spesso. Nonostante alcuni<br />

(non trascurabili) limiti, si tratta in ogni caso di un riferimento<br />

fondamentale per tutti coloro che, in modi<br />

assai diversificati, credono che l’ambiente naturale e il<br />

paesaggio siano importanti per la vita dell’uomo.<br />

Uno dei fardelli che spesso ci pesa e del quale ci libereremmo<br />

molto volentieri, è la burocrazia, a volte intesa<br />

come una montagna di carte e documenti che fanno<br />

perdere tempo e che non sempre riusciamo a capire<br />

e interpretare a dovere, con il rischio di pagarne qualche<br />

conseguenza se si sbaglia. Eppure, almeno in grande<br />

maggioranza, siamo convinti che delle regole siano<br />

necessarie. Le vorremmo molto più semplici e lineari,<br />

certo, però sappiamo che la vita si sta complicando in<br />

tutti i settori e che non esistono più sistemi e soluzioni<br />

“semplici”. Non stupisce, quindi, se al solo sentir parlare<br />

di piani e di reti ecologiche, i nostri primi pensieri saranno<br />

indirizzati a una montagna di carte, a una serie di<br />

auspici e di idee, magari valide a livello teorico, ma poi<br />

scarsamente applicabili in concreto, vuoi perché passa<br />

molto tempo da quando si inizia a lavorare al momento<br />

della definitiva approvazione ed entrata in vigore della<br />

nuova norma scritta nel Piano (e, quindi, alcune situazioni<br />

oggettive sono cambiate nel frattempo), vuoi perché,<br />

spesso, mancano le risorse per avviare gli interventi<br />

previsti dal piano stesso.<br />

Consapevoli di<br />

queste gravi e oggettive<br />

limitazioni<br />

(si pensi anche ad<br />

un certo spreco di<br />

risorse umane e alla<br />

frustrazione di<br />

chi lavora con impegno<br />

e onestà e poi<br />

constata che tutto<br />

resta sulla carta<br />

...), risulta comunque<br />

fondamentale<br />

che si possa far riferimento<br />

a indirizzi<br />

e norme certe e<br />

quali cittadini di un<br />

Prato a narcisi in Sinistra Piave con nuclei<br />

di betulle.<br />

comune sappiamo<br />

tutti che esiste, ad<br />

esempio, un Piano<br />

Regolatore Generale (PRG, oggi questo strumento viene<br />

gradualmente sostituito da PAT e PATI) che precisa<br />

le zone edificabili e quelle agricole o commerciali, ecc.<br />

Proprio in questo periodo sono in fase avanzata del<br />

loro iter di approvazione gli strumenti urbanistici di governo<br />

del territorio, redatti secondo linee programmatiche<br />

che sono espressione sia delle giunte che governano<br />

gli enti che delle norme in vigore derivanti da<br />

leggi europee, nazionali e regionali. Gli strumenti di<br />

base sono il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento)<br />

e il PTCP (lo stesso strumento a livello<br />

provinciale). Ad essi, necessariamente, dovranno fare<br />

riferimento gli strumenti a livello intercomunale (PATI)<br />

e comunale (PAT).<br />

Una novità consistente nel nuovo PTRC regionale (e<br />

a ricaduta anche in quello provinciale) è che tra gli assi<br />

portanti del Piano, che ha visto il coinvolgimento di numerosi<br />

esperti di settore (ma, è bene chiarire subito: le<br />

decisioni che contano sono poi sempre di natura politica!),<br />

è stato inserito quello della “Rete Ecologica”, un<br />

argomento sul quale, in questi ultimi decenni, si è molto<br />

discusso e che vede impegnati architetti, forestali,<br />

agronomi, pianificatori di ogni tipo (più raramente gli<br />

ecologi e i naturalisti, ad onor del vero ...). Numerosi<br />

sono stati i convegni, i workshop, i seminari di studio e<br />

non mancano neppure autorevoli pubblicazioni.<br />

dEfInIzIOnI<br />

Per Rete Ecologica si intende la distribuzione, su un<br />

territorio più o meno esteso, di aree a differente valore<br />

ambientale e naturalistico, tuttavia in grado, almeno<br />

teoricamente, di garantire un equilibrio e la sopravvivenza<br />

degli ecosistemi, attraverso una serie di norme,<br />

passive ed attive finalizzate a conservare o migliorare<br />

(laddove, e succede spesso, almeno in pianura e a fondovalle)<br />

la vita di piante, animali e le rispettive comunità.<br />

In altri termini dovrebbe essere uno strumento per<br />

evitare la continua e progressiva perdita di biodiversità<br />

che indubbiamente rappresenta una delle principali<br />

preoccupazioni per la qualità della vita umana sul pianeta.<br />

Una Rete è composta da aree a diverso livello di importanza<br />

ecologica. Di solito le aree a maggiore vocazione<br />

naturalistica, cioè parchi e riserve naturali, nonché<br />

i siti della Rete Natura 2000, rientrano nei siti<br />

cosiddetti “aree cuore” o “nuclei primari”. Fatte salve<br />

le attività tradizionali che hanno consentito la loro conservazione<br />

in buono stato, si tratta di aree destinate alla<br />

tutela dei loro valori ambientali e naturalistici e nelle<br />

quali, in linea di massima, non si dovrebbero effettuare


Vallata feltrina e vette dal Monte Tomatico.<br />

interventi penalizzanti per le biocenosi (comunità di organismi,<br />

vegetali e animali, che vivono in un determinato<br />

habitat cartterizzato da simili condizioni ecologiche)<br />

e l’ecosistema (unità funzionale che in ecologia comprende<br />

sia le comunità di esseri viventi che i fattori fisici<br />

e chimici del clima e del suolo). Per raggiungere tale<br />

obiettivo, di solito, questi nuclei primari, possono essere<br />

meglio protetti disegnando attorno ad essi delle aree<br />

con vincoli meno stringenti, ma pur sempre si tratterà<br />

di aree di un certo pregio a naturalità diffusa in cui taluni<br />

interventi, oltre che consentiti, dovrebbero essere incentivati.<br />

Sono le cosiddette “aree tampone” o “Buffer<br />

zone”.<br />

Nel territorio esistono poi, di regola, altre aree, di limitata<br />

estensione, quasi puntiformi, oppure lineari, in<br />

cui vi sono importanti presenze di flora e fauna (i piccoli<br />

biotopi) spesso circondate da zone a elevata antropizzazione.<br />

Per evitare la loro scomparsa, senza penalizzare<br />

le attività umane, anche industriali, o più intensive,<br />

che si svolgono nelle adiacenze, servono norme mirate.<br />

Questi punti o queste fasce formano dei nodi secondari<br />

(cosiddetti stepping stones) che per avere un loro<br />

significato a livello di pianificazione devono essere in<br />

qualche modo collegati tra essi e con le aree nucleo primarie.<br />

Nasce, quindi, la necessità di individuare dei Corridoi<br />

Ecologici che sono fasce più o meno antropizzate<br />

(ma con residui valori ambientali e quanto meno della<br />

naturalità diffusa, assicurata ad esempio da boschetti<br />

ripariali, cedui, sistemi prativi o agricoli non troppo intensivi<br />

con siepi e alberate) sufficientemente permeabili<br />

da consentire sia il movimento di diverse specie animali<br />

che i processi riproduttivi e di naturale espansione<br />

di tutti gli organismi viventi. Gli assi fluviali e torrentizi,<br />

sempre in linea generale, corrispondono spesso a tali<br />

corridoi. Nella pianificazione ecologica si possono individuare<br />

altre fasce e aree con differente significato, ma<br />

di norma esse interessano contesti periurbani o più fortemente<br />

antropizzati in cui anche elementi puntuali o<br />

ambiti artificializzati possono assumere relativa importanza.<br />

In definitiva lo scopo della Rete sarebbe quello di assicurare,<br />

attraverso una normativa di tipo graduale, possibilità<br />

di sopravvivenza alle specie animali e vegetali,<br />

difendendo il territorio da pressioni (incluse quelle turistiche)<br />

che, come constatiamo, sono ancora molto forti,<br />

sulla spinta dei più svariati interessi. Le risorse naturali<br />

sono limitate e non possiamo permetterci, ulteriormente,<br />

di penalizzarle. In sè, quindi, la Rete Ecologica nasce<br />

come strumento di pianificazione a difesa del territorio.<br />

L’esempio a livello economico e del buon padre di<br />

famiglia rende in modo semplice l’idea. Se noi continuiamo<br />

a consumare il capitale (che sono le risorse naturali,<br />

cioè i boschi, le riserve d’acqua, le torbiere, ecc.), ci<br />

troveremo nell’impossibilità di continuare a godere degli<br />

interessi. In una famiglia che si rispetti, oltre tutto,<br />

è sempre stato il Risparmio a garantire future possibilità<br />

di miglioramento e di investimento, e non il Consumo,<br />

come erroneamente continuano a farci credere! Diciamo<br />

la verità: finora sono stati compiuti apprezzabili<br />

progressi nella fase di studio delle reti ecologiche, ma<br />

a livello di realizzazioni concrete si è ancora ai primordi.<br />

Un concetto importante, derivante da decenni di osservazioni<br />

in natura, e non solo da elaborazioni teoriche,<br />

è che non si dovrebbe essere eccessivamente preoccupati<br />

dai vincoli puntuali, pur necessari, specialmente in<br />

casi in cui non vi siano alternative, perché l’obiettivo dovrebbe<br />

essere quello di garantire la funzionalità degli<br />

ecosistemi. Nei fatti, invece, le norme vengono spesso<br />

superate e disattese con pretesti giuridici. In altri casi,<br />

invece, si applicano burocraticamente delle norme con<br />

interpretazioni che non lasciano margine al buon senso.<br />

Un esempio chiarificatore toglierà ogni dubbio. Il singolo<br />

intervento, ad esempio la messa a coltura di un’area<br />

interessante, oppure lo scavo di un canale di drenaggio,<br />

o la costruzione di una strada, potrebbe risultare<br />

sostenibile rispetto all’equilibrio globale, nel senso che<br />

gli impatti potrebbero essere valutabili come limitati e<br />

recuperabili. Ma se si sommano i diversi interventi, tutti<br />

dello stesso tipo, il risultato sarà l’impoverimento, la banalizzazione,<br />

la riduzione delle risorse naturali residue,<br />

ecc. Di qui la necessità di prevedere, a fronte di nuovi interventi<br />

che intacchino aree a residuo valore naturalistico,<br />

misure di mitigazione (ovvie, ma a volte disattese<br />

nei fatti, nonostante le prescrizioni) e, soprattutto,<br />

di compensazione (ove fossero attuabili: se si consuma<br />

del suolo in un sito, si potrebbe riqualificarne un altro).<br />

Si tratta di un tipo di cultura e di prassi che ancora non<br />

trova concrete applicazioni se non in casi molto isolati.<br />

Per le aree montane della nostra provincia il problema<br />

della rete ecologica appare ancora prematuro, considerati<br />

gli spazi prossimo-naturali ancora prevalenti,<br />

ma nella fascia collinare, e a fondovalle (per non parlare<br />

della pianura in cui la Rete, completamente distrutta,<br />

è da ricostruire in toto) degli interventi si rendono<br />

necessari, anche al fine di evitare la perdita totale. Un<br />

paragone odontoiatrico renderà ancora meglio questo<br />

semplice concetto. È preferibile curare subito e salvare<br />

il dente, pur cariato e ammalato, ove possibile, piuttosto<br />

che essere costretti un domani al suo reimpianto<br />

artificiale.<br />

Ne consegue, e qui le associazioni venatorie possono<br />

svolgere un ruolo molto importante, constatato che<br />

spesso hanno un’ottima conoscenza del territorio, anche<br />

nelle sue articolazioni minime, che sfuggono ai pianificatori<br />

di area vasta ed anche a qualche esperto, che<br />

è necessario vigilare per intuire e interpretare l’evoluzione<br />

e la dinamica delle successioni vegetazionali, prestando<br />

particolare attenzione ai numerosi segnali di<br />

“allarme” e alle stranezze che provengono dal mondo<br />

della natura e degli esseri viventi. Serve umiltà e non<br />

presunzione, riconoscendo i nostri limiti rispetto alla<br />

forza espressa dagli elementi e dai fattori che regolano<br />

e governano i cambiamenti del clima.<br />

19<br />

PAGINA


20<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

ANGELI<br />

IN VAL FALZINA<br />

Non dovresti dar da bere a Cicogna perché potrebbe spiccare<br />

veramente il volo per quel misterioso viaggio senza ritorno<br />

che attende ciascuno di noi. Eppure con un goccio solo, lui si<br />

scioglie e si dispone a raccontare.<br />

Una volta mi parlò di cose terribili che non ho più dimenticato,<br />

come quella faccenda degli angeli della Val Falzina.<br />

Aveva perduto una pecora, perciò s’era messo a cercarla<br />

(come il Pastore Evangelico) lasciando le altre nello stazzo. Era<br />

sicuro di trovarla, ma morta e nel fondo di qualche burrone;<br />

rifece dunque a ritroso il percorso che aveva seguito col gregge<br />

durante il mattino e non ci mise molto a vedere<br />

la povera bestia nel fondo di un terribile<br />

precipizio con pareti di roccia infida, solo raramente<br />

interrotta da qualche mugo stentato<br />

e da ciuffi di erba rinsecchita. A guardar giù,<br />

Cicogna, provava una stretta allo stomaco e<br />

sentiva spiritelli ballare nel cervello. A causa<br />

del pericolo avrebbe lasciato perdere tutta la<br />

faccenda ma in quei tempi di fame non poteva<br />

permettere che tutta quella grazia di Dio finisse<br />

ai corvi imperiali; le bestie poi, non erano<br />

sue e doveva giustificare (almeno con la spoglia)<br />

l’incidente alla grossa pecora.<br />

Pensò allora di scendere lungo una minuscola<br />

cengia che portava in basso diagonalmente;<br />

una volta giù, avrebbe spinto la bestia di sotto<br />

dove era assai meno pericoloso raggiungerla,<br />

farla a pezzi e riporla nel sacco. Si tolse la giacca,<br />

strinse la cinghia e si sputò per bene sulle mani, raccomandandosi<br />

di non guardare mai in basso. In quei tempi gli scarponi<br />

avevano la suola di cuoio con i bordi chiodati e non erano buoni<br />

per arrampicare in roccia, nonostante ciò il pastore ascendeva<br />

abbastanza agevolmente, passando da un appiglio all’altro<br />

con grande prudenza, senza fidarsi troppo delle eriche e dei<br />

magri pinastri che uscivano dalle fessure della croda.<br />

Quando la cengia lo condusse nel bel mezzo della parete<br />

dove la vegetazione di roccia s’era fatta rada ed il tracciato<br />

ghiaioso sempre più sottile, l’uomo si rese conto in un lampo e<br />

con una stretta al cuore, di essersi cacciato nei guai!<br />

Gli appigli erano piccoli e ogni tanto qualche sasso malfermo<br />

veniva via dal suo letto e saltava nel vuoto, mentre al pastore<br />

s’accapponava la pelle; allora lui s’abbarbicava alla roccia e<br />

stava lì col fiato grosso ed il cuore in gola per alcuni minuti, poi<br />

riprendeva a muoversi per fermarsi subito dopo con le gambe<br />

tremanti e la fronte madida di sudore freddo.<br />

Provò a tornare indietro ma il tratto che aveva percorso in<br />

diagonale, ora gli sembrava inaccessibile; salire o scendere verticalmente<br />

era pazzesco; rimase allora a meditare, là fermo,<br />

sopra una sporgenza non più larga di un cappello e si raccomandava<br />

gemendo a voce alta, la calma e il coraggio.<br />

a cura di Paolo Piccolo<br />

Cominciava intanto a farsi sera e una prima stella lucente<br />

nel cielo terso, gli disse che la notte novembrina era alle porte<br />

e che sarebbe stata molto fredda; cominciò allora a disperarsi<br />

e riprovò mille volte invano a scendere o a salire. Si mise a gridare<br />

selvaggiamente per chiedere aiuto ma gli rispose soltanto<br />

più volte l’eco rimbalzando sulle rocce della Roda Bianca,<br />

poi fu silenzio assoluto e immenso tra cielo e terra.<br />

L’alito freddo della morte spirava lì intorno quando l’uomo,<br />

con una penosa e lunga manovra, si tolse prima uno, poi l’altro<br />

scarpone e li gettò nel vuoto per sentire meglio la roccia<br />

a piedi nudi.<br />

Salì gemendo e sudando freddo, solo per<br />

qualche metro, in fine si bloccò esausto ed<br />

infreddolito, senza alcuna via d’uscita! Specialmente<br />

le mani erano diventate dure, paonazze<br />

e quasi insensibili come se dei ferri<br />

gli stringessero i polsi tremanti; i suoi poveri<br />

piedi erano di ghiaccio vivo e ormai non li<br />

sentiva più, così cominciò a saltellare con un<br />

terribile balletto ora l’una, ora l’altra mano<br />

sulla roccia...<br />

Quando si fermò, ansante e con i capelli incollati<br />

alla fronte, sentì che il sangue tornava<br />

lungo le braccia e le mani; i piedi invece erano<br />

ancor più duri ed insensibili e non avvertivano<br />

più il contatto con le ghiaie puntute<br />

del luogo, allora improvvisamente il pastore<br />

sentì un fiotto di orina ardente bagnargli le<br />

ginocchia e pazzo di terrore, trasse di tasca il suo coltello e<br />

si colpì più volte la pianta dei piedi. Mugolava come un cane<br />

preso alla tagliola mentre il sangue bagnava la roccia chiara,<br />

poi, spinto dal terrore, ripartì come una scimmia folle, quasi<br />

divorando il percorso verticale.<br />

Saliva “in opposizione” lungo una stretta fessura quando<br />

sentì una forte mano sorreggerlo, premerlo contro la roccia,<br />

spingerlo in su verso la salvezza tra i pini mughi.<br />

Quando afferrò i primi rami di un pino robusto si sentì salvo<br />

e nello stesso tempo la gran mano scomparve mentre gli<br />

sembrava di udire come un fremito d’ali perdersi intorno;<br />

restò sul prato, disteso e con il viso alle stelle, come rapito<br />

da un incanto celeste poi si tolse la camicia, la fece a pezzi e<br />

si fasciò quei poveri piedi martoriati per camminare fino al<br />

“teaz” delle pecore.<br />

Per tutto il cammino ebbe l’impressione che un invisibile<br />

compagno lo sorreggesse e lo proteggesse sicchè non sentiva<br />

dolore e non macchiava più di sangue le ghiaie chiare del<br />

sentiero.<br />

Raggiunte le sue bestie, si buttò stremato fra gli agnelli senza<br />

nemmeno fare un po’ di fuoco e prima di dormire, ringraziò<br />

in ginocchio, gli angeli del Signore.


Incontro associazioni<br />

venatorie<br />

Ecco il documento inviato in Provincia e firmato dai Presidenti delle Associazioni Venatorie presenti nella Provincia di Belluno.<br />

21<br />

PAGINA


22<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Tesseramento 2011/2012<br />

La Legge sulla caccia, stabilisce che ogni cacciatore debba<br />

essere assicurato contro gli infortuni e la responsabilità civile<br />

verso terzi, durante l’attività venatoria, e ne fissa i termini<br />

e le condizioni per ogni cacciatore.<br />

Per questo motivo, anche quest’anno, la nostra <strong>Associazione</strong><br />

ha ottenuto la possibilità di rinnovo tramite UGF Aurora<br />

(ora Unipol assicurazioni) agenzia di Feltre, dell’assicurazione<br />

venatoria con alcune modifiche che riguardano l’introduzione<br />

di una nuova tessera con massimali importanti.<br />

Le nostre tessere “Oro” e “Platino” soddisfano di molto<br />

quanto previsto dalla Legge stessa.<br />

La possibilità poi di avere in loco l’Agenzia assicurativa ci<br />

ha permesso di contenere i premi di rinnovo consentendoci<br />

inoltre la risoluzione dei problemi relativi ai sinistri in tempi<br />

certi.<br />

In calce trovate l’elenco (molto importante e da rispettare)<br />

dei documenti che servono in caso di sinistro. La corretta<br />

pER tUttI I tIpI SI SInIStRO<br />

- copia tessera assicurativa e copia bollettino di c/c attestante<br />

la copertura;<br />

- copia licenza e porto di fucile;<br />

- copia tesserino regionale attestante l’uscita;<br />

- eventuale documentazione e/o verbali delle Autorità<br />

intervenute;<br />

- denuncia dettagliata del fatto, controfirmata dal Presidente<br />

della RAC, da far pervenire all’Assicurazione entro<br />

tre giorni dal fatto.<br />

COpERtURa dI R. C. tERzI<br />

- denuncia dettagliata dell’accaduto, con i dati della<br />

controparte, da far pervenire all’assicurazione;<br />

- fornire successivamente tutta la documentazione, informazioni<br />

e atti relativi, funzionali alla definizione del<br />

danno.<br />

RELatIvamEntE aL CanE (solo opzione ORO)<br />

- denuncia sottoscritta dall’assicurato controfirmata<br />

dal Presidente della RAC, dell’avvenuta morte e/o ferimento<br />

del cane riportante il numero di microcip e le<br />

cause della morte e/o ferimento;<br />

- certificato veterinario riportante il numero di micro-<br />

COSa SERvE In CaSO dI SInIStRO<br />

presentazione degli stessi porterà una sensibile riduzione<br />

dei costi ed una più veloce liquidazione del sinistro.<br />

Tutte le condizioni di assicurazione si possono trovare anche<br />

nel nostro sito: www.associazionecacciatoribellunesi.<br />

it, oppure potete richiederle direttamente all’Agenzia Unipol<br />

assicurazione di Feltre (tel. 0439 81367) chiedendo del<br />

Sig. Galdino Marchesan.<br />

In un momento particolare della vita venatoria una migliore<br />

disciplina ed un corretto comportamento da parte di tutti<br />

non potrà che portarci dei sostanziali miglioramenti.<br />

per concludere non mancheremo mai di raccomandare<br />

il massimo della prudenza, finalizzata il tutto<br />

ad una maggior sicurezza, una svista, un’imprevisto,<br />

ecc. è sempre dietro l’angolo, facciamo di tutto per<br />

evitarlo.<br />

cip ed attestante la morte e/o il ferimento del cane e<br />

le cause della stessa, eventuale copia di pedigree oltre<br />

a tutta la documentazione richiesta per la definizione<br />

del danno.<br />

COpERtURa InfORtUnI<br />

- denuncia di infortunio dettagliata dell’accaduto firmata<br />

e controfirmata dal Presidente della RAC, da far pervenire<br />

all’assicurazione entro tre giorni dall’infortunio;<br />

- certificazione medica di pronto soccorso;<br />

- dichiarazione del Presidente della RAC attestante<br />

l’uscita per lavori ambientali, ecc.:<br />

- nel caso di infortunio relativo alla selezione e/o al controllo<br />

del cinghiale, copia del permesso d’uscita;<br />

- tutta la documentazione medica richiesta per la definizione<br />

del sinistro, compresa eventuale cartella clinica.<br />

fURtO tOtaLE, RapIna E SCIppO dEL fUCILE<br />

- copia denuncia alle Autorità competenti dell’avvenuto<br />

furto, rapina o scippo;<br />

- copia dettagliata della marca, modello, matricola, anno<br />

di fabbricazione, ecc.;<br />

- copia denuncia alle Autorità del possesso del fucile;<br />

- eventuale denuncia di ritrovamento del fucile.<br />

NB: OGNI SINISTRO DEVE ESSERE TASSATIVAMENTE DENUNCIATO ENTRO TRE GIORNI DALL’ACCADIMENTO.


SSOCIAZIONE<br />

ACCIATORI<br />

ELLUNESI<br />

Nota bene: solo per i nuovi soci l'assicurazione decorrerà dal 01/09/2011 anche se il versamento è stato fatto prima di tale data.<br />

Ad ogni assicurato sarà consegnato il libro A.C.B.:<br />

“Uomini, monti e animali”<br />

Referente : Sig. Marchesan Galdino - UGF Aurora Assicurazioni<br />

Affiliato a:<br />

a.n.l.c.<br />

ASSOCIAZIONE<br />

NAZIONALE<br />

LIBERA<br />

CACCIA<br />

Tesseramento soci<br />

Annata Venatoria<br />

2011 - 2012<br />

GARANZIE VALIDE DALLA DATA DI VERSAMENTO FINO AL 31-08-2012<br />

e 105<br />

TESSERA PLATINO<br />

Rct<br />

e 3.500.000,00<br />

per sinistro con il limite di<br />

e 2.000.000,00<br />

per persona e di<br />

e 2.000.000,00<br />

per danni a cose<br />

e animali<br />

Infortuni<br />

e 200.000,00<br />

morte per infortunio<br />

e 200.000,00<br />

invalidità permanente<br />

e 50,00<br />

diaria da ricovero<br />

e 50,00<br />

diaria gessatura e/o tutore<br />

e 90 e 70 e 55<br />

TESSERA ORO<br />

Rct<br />

e 3.000.000,00<br />

per sinistro con il limite di<br />

e 1.500.000,00<br />

per persona e di<br />

e 1.500.000,00<br />

per danni a cose<br />

Infortuni<br />

e 200.000,00<br />

morte per infortunio<br />

e 200.000,00<br />

invalidità permanente<br />

e 50,00<br />

diaria da ricovero<br />

e 50,00<br />

diaria gessatura e/o tutore<br />

TESSERA ARGENTO<br />

Rct<br />

e 2.000.000,00<br />

per sinistro con il limite di<br />

e 1.200.000,00<br />

per persona e di<br />

e 1.200.000,00<br />

per danni a cose<br />

Infortuni<br />

e 135.000,00<br />

morte per infortunio<br />

e 135.000,00<br />

invalidità permanente<br />

e 26,00<br />

diaria da ricovero<br />

e 26,00<br />

diaria gessatura e/o tutore<br />

TESSERA BRONZO<br />

senza cane<br />

Rct<br />

e 1.250.000,00<br />

per sinistro con il limite di<br />

e 550.000,00<br />

per persona e di<br />

e 550.000,00<br />

per danni a cose<br />

Infortuni<br />

e 60.000,00<br />

morte per infortunio<br />

e 60.000,00<br />

invalidità permanente<br />

e 16,00<br />

diaria da ricovero<br />

e 16,00<br />

diaria gessatura e/o tutore<br />

Solo per le tessere PLATINO, ORO e ARGENTO è compreso il furto, la rapina, lo scoppio del fucile e/o pistola di proprietà fino ad un risarcimento<br />

massimo di € 650,00. Per la garanzia scoppio detto limite massimo resta fissato in € 150,00.<br />

Si precisa che:<br />

1) La garanzia, valida in tutto il mondo (escluso USA e Canada, solo per R.C.) è prestata per danni derivanti dall’attività venatoria legalmente esercitata<br />

ai sensi della legge 157 per il territorio nazionale e delle legislazioni vigenti nei paesi stranieri.<br />

2) La garanzia si intende estesa agli infortuni subiti dagli associati durante le attività complementari alla caccia, tipo sfalcio, censimenti, pulizia sentieri.<br />

3) L’indennità giornaliera, per ricoveri da infortunio, viene liquidata a partire dal 1° giorno di ricovero.<br />

4) Per l’invalidità permanente è prevista una franchigia assoluta del 5%, sulla percentuale di invalidità permanente accertata a seguito di infortunio<br />

indenizzabile a termine di polizza.<br />

5) La garanzia infortuni è subordinata all’immediato ricorso dell’assicurato al Pronto Soccorso o struttura Sanitaria Pubblica.<br />

6) La garanzia prestata dalla presente polizza è estesa alla responsabilità civile derivante all’assicurato durante l’intera durata del presente contratto<br />

dalla proprietà dei cani, esclusa la tessera bronzo. .<br />

7) La garanzia del cane (tessera oro) è operante in caso di morte per infortunio, avvelenamento, morso di viperidi, annegamento, punture d’insetti,<br />

rimborso delle spese veterinarie e mediche per un massimo di € 150,00 e per una sola volta nell’arco dell’anno. Solo per la tessera oro è inoltre<br />

compresa la morte da lesioni prodotte da cinghiale, compreso ferimento.<br />

8) La garanzia si estende alla pratica della pesca sportiva come previsto dalle condizioni di polizza.<br />

9) La presente polizza soddisfa gli obblighi di legge per quanto riguarda le attuali normative in vigore.<br />

10) L’assicurazione copre per tutto l’anno i rischi derivanti all’associato da responsabilità civile per: caccia e cattura autorizzata di selvatici, dalle operazioni<br />

di pulizia e manutenzione delle armi; dalla partecipazione ad esercitazioni e gare nei campi di tiro a segno, tiro a volo e nei percorsi di caccia,nei<br />

quagliodromi, nei fagianodromi ed in tutti gli impianti ove si esercita attività sportivo-venatoria e cinofila-venatoria; dalla partecipazione a gare ed<br />

esposizioni cinofile; dall’attività di protezione civile organizzata dall’ o dalle riserve secondo le disposizioni delle competenti autorità;<br />

dall’addestramento di cani nelle apposite zone e su terreni all’uopo destinati o autorizzati anche quando sia consentito lo sparo; da prestazioni di<br />

opera per la salvaguardia e la protezione della selvaggina, organizzata dall’ o dalle riserve; dalla caccia ai predatori sempreché autorizzata<br />

dalle competenti autorità.<br />

11) Relativamente alla tessera bronzo sono escluse tutte le attività previste dal possesso ed uso del cane in quanto non previsto.<br />

12) La diaria da gessatura e/o tutore viene corrisposta a partire dal . 1° giorno.<br />

Marchesan Galdino & C. SAS<br />

Via Monte Grappa, 33<br />

32032 - FELTRE - BL<br />

Tel. 043981367 - Fax 043980521<br />

GAGET 2011: UN<br />

MERAVIGLIOSO<br />

LIBRO<br />

È in distribuzione gratuita, ai Soci che rinnoveranno<br />

il tesseramento 2011/12, il libro stampato<br />

dall’a.C.B. in collaborazione con la Casa editrice<br />

terra-ferma, intitolato UOMINI, MONTI E<br />

ANIMALI. Siamo particolarmente orgogliosi di<br />

questa pubblicazione e siamo convinti che sarà<br />

particolarmente gradita non solo a tutti voi ma<br />

anche alle vostre famiglie.<br />

Il Consiglio direttivo rinnova i più sentiti ringraziamenti<br />

ai Sigg. agostino andreolli, Ivan Carlin,<br />

Renato Grassi, Larese Casanova Giovanni,<br />

mattia Stefano, mazzucco Ottorino, midali Baldovino,<br />

troian Luigino e venuti matteo per le<br />

meravigliose foto ed ai Sigg. Bernard Erio, Betta<br />

Claudio. Colle m.teresa, dal pan Elvio, piccolo<br />

paolo e vieceli aessandro per i racconti.<br />

visto il notevole sforzo economico fatto<br />

dall’a.C.B. (nr. 2000 libri) è auspicabile che i nostri<br />

Soci s’impegnino a prendere qualche libro<br />

in più per regalare ad amici o parenti magari<br />

per natale come strenna natalizia. Gli interessati<br />

possono prenotarlo presso i Responsabili di<br />

zona ad un prezzo super scontato.<br />

23<br />

PAGINA


24<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Poesia<br />

Il mio Paradiso<br />

Dove si ode il mormorio del bosco<br />

percorso da un alito di vento,<br />

ed il bramito del cervo in amore<br />

e l’abbaiare del capriolo<br />

nel folto della foresta,<br />

ed il canto di sfida del forcello<br />

all’alba gialla della luna<br />

ed un ruscello che cantando<br />

precipita a valle<br />

mentre la fuga dei camosci<br />

di C.Betta<br />

Tipografia Piave: FG nl: AM09-----0177 nome: 27 febbraio 2010 data: 25-02-11 Ora: 10 alt: 97 , 00 Compos.:10,42 del 25-02-11 base: B5 col: CMYK<br />

rotola pietre Tipografia sulla Piave: FG nl: AM09-----0177 morena: nome: 27 febbraio 2010 data: 25-02-11 Ora: 10 alt: 97 , 00 Compos.:10,42 del 25-02-11 base: B5 col: CMYK<br />

L’Amico del Popolo<br />

27 FEBBRAIO 2011 - N. 9<br />

è lassù che anela L’Amico del d’essere Popolo il mio cuore<br />

27 FEBBRAIO 2011 - N. 9 Testatina<br />

perché lassù è il Paradiso del <strong>Caccia</strong>tore<br />

Testatina<br />

177<br />

177<br />

CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PER LA PROVINCIA DI BELLUNO<br />

Via Tiziano Vecellio, 32 - Telefono 0437 931 888


Notizie<br />

dai circoli<br />

S. tOmaSO aGORdInO<br />

Il nostro Socio Francesco Avoscan ci ha inviato una serie di<br />

foto che riprendono la sua splendida cucciolata di Breton.<br />

Mamma “Luna” ha dato alla luce il 9 maggio 5 femmine.<br />

Nella foto che pubblichiamo i cuccioli hanno 7 settimane.<br />

Per informazioni e costi telefonare al 329 13 19 559<br />

mEL<br />

Si è svolto, a Giavera e Volpago<br />

di Montello, nelle giornate<br />

di 19 e 26 Marzo 2011 il<br />

II° Trofeo Regina del Bosco.<br />

È una prova cinofila su beccacce.<br />

A questa prova hanno<br />

partecipato 175 cani. Con<br />

particolare soddisfazione ci<br />

piace segnalare la vittoria<br />

del ns. Socio Valgonio Giulio<br />

con il setter Miro. Nella prima<br />

edizione del 2010 Giulio<br />

si era classificato secondo.<br />

Complimenti vivissimi anche<br />

dalla Redazione.<br />

aUROnzO<br />

La locale Riserva ha festeggiato domenica 29 maggio il proprio<br />

compleanno: 100 anni. Era infatti il lontano 23 Aprile del<br />

1911 che i cacciatori dell’epoca decisero di regolamentare la<br />

caccia sul territorio comunale allo scopo di conservare le specie<br />

degli animali selvatici che vi abitavano.<br />

VENDESI CUCCIOLE<br />

FEMMINE<br />

razza Epagneul Breton<br />

Madre allevamento Camogliensis (Camogli, Liguria), stallone<br />

di Treviso. Sverminate, vaccinate (con richiamo),<br />

dotate di microchip. Pedigree con buona genealogia.<br />

Cresciute in ambiente familiare, fanno 3 mesi il 9 agosto.<br />

I festeggiamenti sono iniziati con la celebrazione di una Santa<br />

messa nella Parrocchia di S.Giustina e sono proseguiti con<br />

il pranzo presso l’Albergo Juventus. È stata l’occasione, per<br />

i seguaci di Nembrotte auronzani, di indossare, per la prima<br />

volta, il giubbino della Riserva personalizzato con un logo raffigurante<br />

le tre cime di Lavaredo ed un camoscio.<br />

Unica nota stonata che ha rovinato un po’ la festa, peraltro<br />

organizzata in modo impeccabile, l’assenza di diversi Soci e,<br />

soprattutto, dei Rappresentanti del Comune. È bene ricordarlo<br />

che la Riserva, ha fra i propri iscritti Il Sindaco, il Vicesindaco<br />

ed un Assessore. (T.Z.)<br />

25<br />

PAGINA


26<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

LamOn - Dopo una giornata di lavoro (26/06/2012) per il ripristino ambientale un meritato ristoro e riposo.<br />

Circolo A.C.B di Lamon in collaborazione con la riserva di caccia.<br />

LamOn<br />

Anche il Circolo di Lamon continua da anni l’encomiabile attività<br />

di ripristino ambientale. In questa foto scattata il 26 giugno<br />

u.s. si è proceduto al recupero del sentiero “Lares-Ajet”<br />

ed alla sistemazione della “Posa de Conc”.<br />

I partecipanti sono stati circa una ventina ed alla fine dei lavori<br />

si sono ritrovati presso la “Casera dei cacciatori ai Leib”<br />

per il meritato ristoro a base di polenta con costicine, luganeghe<br />

e pancetta.<br />

San GREGORIO nELLE aLpI<br />

Su iniziativa della Riserva Alpina di <strong>Caccia</strong> e del Circolo A.C.B.<br />

di S. Gregorio nelle Alpi, mercoledì 25 maggio 2011 i ragazzi e<br />

gli insegnati della 5ª elementare di S. Gregorio si sono recati<br />

al rifugio Casera Ere per una gita, accompagnati dal Presidente<br />

della riserva, da una delegazione di Soci A.C.B. e da alcuni<br />

collaboratori esterni.<br />

Scopo della gita era quello di permettere ai ragazzi di acquisire<br />

una conoscenza maggiore del territorio del proprio Comune<br />

ed in particolare di una zona ricca di interesse faunistico e<br />

naturalistico come la Valle delle Ere. Guidati dagli esperti hanno<br />

potuto cimentarsi nell’osservazione e nel riconoscimento<br />

di alcuni esemplari di camoscio, capriolo e muflone.<br />

Hanno inoltre potuto osservare ed imparare a conoscere<br />

tracce, segni, nidi e tane di vari animali presenti nel territorio<br />

e a riconoscere alcune specie vegetali, grazie alla valutazione<br />

di foglie, fiori, fusto, corteccia. L’iniziativa si inserisce in un<br />

progetto che già da molti anni la riserva e l’A.C.B. realizzano<br />

in collaborazione con le scuole elementari e che riscuote<br />

ogni anno notevole successo, stimolando un incontro<br />

costruttivo tra la curiosità degli alunni e l’esperienza dei cacciatori.<br />

(V.N.)


Targa dono della famiglia Da Rold<br />

tRICHIana - RESTAURATO IL BIVACCO COL DEI GAI<br />

Grande festa domenica 26 giugno al bivacco Col dei Gai per<br />

l’inaugurazione dei lavori di ristrutturazione effettuati dai Soci<br />

della Riserva di Trichiana iscritti all’A.C.B., dagli amici di Lorenzo<br />

e da altri cacciatori.<br />

Presenti alla festa oltre 60 persone tra le quali diversi rappresentanti<br />

dell’Amministrazione comunale oltre al Sindaco<br />

Giorgio Cavallet e Vice Da Ros Raffaella; per l’A.C.B. il Presidente<br />

Sandro Pelli ed il dott. Pasquale Pioggia, oltre agli Amici<br />

di Lorenzo.<br />

A ricordo della commovente cerimonia, con l’alza bandiera<br />

donata dal gruppo Ana di Trichiana, c’è stato anche il dono di<br />

una targa in legno da parte della Famiglia di Lorenzo Da Rold.<br />

Targa che è stata scoperta dal primo cittadino di Trichiana.<br />

Molti gli elogi che gli Amministratori comunali hanno fatto<br />

agli autori dei lavori i special modo ai nostri Soci per l’enorme<br />

lavoro che hanno svolto. Un ringraziamento particolare<br />

è stato riservato al Socio Canal Adelino coordinatore instancabile<br />

di tutto il lavoro. (C.A.)<br />

Casera Col dei Gai con i partecipanti<br />

Foto capitello: Gabriele Dal Magro con il figlio Alessio<br />

Foto: discorso del nostro Presidente Sandro Pelli<br />

27<br />

PAGINA


28<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Progetto scuole:<br />

Meano<br />

Con l’arrivo dell’estate è terminato il progetto scuole 2011<br />

che festeggiava quest’anno i 15 anni. Il risultato è andato<br />

oltre le più rosee previsioni coinvolgendo 8 classi di ben<br />

cinque plessi scolastici. Grande la soddisfazione degli scolari<br />

ma anche del Corpo insegnante. Riportiamo alcuni<br />

temi e disegni degli alunni che hanno partecipato all’iniziativa.<br />

La GIta SUL mOntE paLmaR – 20.05.2011<br />

Giovedì 5 maggio siamo partiti per Campel verso le otto e<br />

un quarto dal cortile della scuola; arrivati a Cergnai la strada<br />

era bloccata da dei lavori in corso e Luca, l’autista, ha dovuto<br />

fare manovre mostruose. Finalmente, dopo un fragoroso<br />

applauso, siamo partiti a tutta birra, per raggiungere il<br />

luogo stabilito. Siamo scesi dal pulmino vicino ad un recinto<br />

con dei cavalli bellissimi ed abbiamo incontrato i cacciatori<br />

con cui dovevamo salire sul monte.<br />

Dopo una breve ma ripida salita, siamo arrivati in un piccolo<br />

spiazzo dove ci hanno dato un cappello personalizzato<br />

A.C.B. e poi un bastone con inciso il cognome e l’iniziale del<br />

nome di tutti noi.<br />

Ci siamo avviati poi lungo un sentiero, dove abbiamo visto<br />

delle tracce di animali (feci,impronte, prede) e abbiamo sentito<br />

i versi di alcuni di loro. Abbiamo osservato degli insediamenti<br />

umani (case, stalle, una calchera e le teleferiche…).<br />

Il sentiero terminava con uno spiazzo dove abbiamo trovato<br />

del terreno smosso da un cinghiale e una vecchia casa.<br />

I bambini di quinta, visto che faceva un freddo cane, hanno<br />

fatto una foto tutti imbaccuccati, come se stessero per partire<br />

per l’Alaska. Io ho fatto merenda con primo, secondo,<br />

sgroppino e dolce!! Ossia: panino,merendina, succo e Kinder.<br />

I cacciatori intanto hanno montato dei cannocchiali per vedere<br />

i camosci, altri ci hanno mostrato delle ossa, teschi,<br />

corna, ghiande e nocciole di cui gli scoiattoli si erano cibati.<br />

Dopo di che siamo ripartiti per il rifugio. Verso mezzogiorno<br />

stavo morendo di fame, quasi svenivo, ma per fortuna<br />

dopo una piccola visita a delle vecchie case, siamo andati a<br />

mangiare.<br />

Dopo pranzo abbiamo giocato ai mimi e poi siamo tornati<br />

giù per un sentiero ripido ricoperto di foglie bagnate e scivolose.<br />

Lungo la discesa io, Selene, Maria e Chiara abbiamo<br />

inventato l’acrostico per la festa della mamma e abbiamo<br />

cantato.<br />

È STATA UNA GIORNATA INDIMENTICABILE!!!!!<br />

SUL paLmaR<br />

Giovedì scorso siamo andati in gita sul Monte Palmar. Siamo<br />

partiti davanti alla scuola con il pulmino che ci ha portati<br />

fino a Campel.<br />

a cura di Dal Pan Elvio<br />

Appena abbiamo raggiunto i cacciatori, loro ci hanno regala<br />

to dei fantastici bastoni con il nome e poco dopo abbiamo<br />

visto un’enorme calchera e dopo aver scattato due, tre foto<br />

abbiamo ripreso il cammino. Abbiamo osservato delle piume<br />

di uccello, probabilmente preda di un rapace o di una<br />

faina, il corso del Veses e una lunghissima teleferica.<br />

Abbiamo esaminato anche gli escrementi di molti animali e<br />

le cornate di un capriolo. Ci siamo fermati per fare merenda<br />

in un bel prato, accanto ad una casa diroccata e con uno<br />

speciale cannocchiale abbiamo ammirato i camosci che pascolavano<br />

in alto, sul monte. I cacciatori ci hanno mostrato<br />

anche alcuni teschi di animali e le loro corna.<br />

Siamo arrivati al rifugio all’ora di pranzo e abbiamo mangiato<br />

una calda pastasciutta. Al ritorno io e le mie compagne ci<br />

siamo messe a cantare allegramente mentre gli altri cadevano<br />

e scivolavano lungo il sentiero.<br />

Abbiamo visto anche un’antica fattoria dove, vicino ad un<br />

covone di fieno, c’era una piccola struttura, probabilmente<br />

un bagno rudimentale.<br />

Siamo ritornati a Campel e ci siamo fermati vicino alla sede<br />

degli Alpini che aveva uno splendido affresco sulla parete.<br />

Alla fine è arrivato il pulmino e salutando le nostre guide<br />

siamo tornati a scuola.<br />

La GIta SUL mOntE paLmaR<br />

Giovedì scorso siamo partiti dal piazzale della scuola di<br />

Meano con il pulmino, siamo arrivati a Campel e abbiamo<br />

iniziato a camminare lungo un ripido sentiero. Lungo il percorso<br />

abbiamo incontrato i cacciatori che ci hanno dato un<br />

cappello ed un bastone con incisi il cognome e l’iniziale del<br />

nome. Abbiamo continuato per il sentiero e durante il tragitto<br />

abbiamo visto la calchera. I cacciatori ci hanno spiegato<br />

come la usavano e noi abbiamo fatto delle foto. Siamo<br />

saliti ancora più in alto e alla fine siamo arrivati in un prato<br />

dove abbiamo fatto merenda e dove i cacciatori ci hanno<br />

fatto osservare i camosci con il cannocchiale. Siamo poi partiti<br />

e siamo arrivati al rifugio per l’ora di pranzo, abbiamo<br />

mangiato e successivamente i cacciatori ci hanno fatto vedere<br />

i teschi dei camosci e le noci rotte dagli scoiattoli.<br />

Abbiamo giocato un po’ nei pressi del rifugio e poi ci siamo<br />

avviati verso la valle.<br />

La discesa era molto ripida e noi ci ribaltavamo tutti uno<br />

sopra l’altro ridendo come matti!<br />

Quando siamo arrivati a Cergnai ci siamo seduti e riposati<br />

un po’ in attesa del pulmino che ci ha riportato a scuola.<br />

La GIta SUL mOntE paLmaR<br />

Siamo partiti alle ore 8.15 dalla piazzetta di Meano con un<br />

pulmino color giallo che ci ha portato fino a Campel. Raggiunto<br />

il luogo stabilito ci siamo fermati su uno spiazzo dove


c’erano dei meravigliosi cavalli. La guida ci ha fatto camminare<br />

fino al piazzale dove c’erano i cacciatori, che ci hanno<br />

dato dei cappelli e dei bastoni con incise le nostre iniziali.<br />

La gita è incominciata vedendo la lapide di un uoma che era<br />

caduto da un precipizio molti anni fa, poi abbiamo ammirato<br />

la Val scura dove nasce il Veses.<br />

Proseguendo, abbiamo visto una calchera dove si produceva<br />

la calce. Più su abbiamo visto la teleferica, che serviva per<br />

trasportare dei materiali molto pesanti che non riuscivano<br />

portare nello zaino.Poi abbiamo mangiato la nostra merenda<br />

su un prato ed abbiamo osservato con il cannocchiale i<br />

camosci che pascolavano sulla montagna: qualcuno ha avuto<br />

la fortuna di fotografarli! Abbiamo camminato ancora,<br />

fino ad arrivare in fondo al prato dove un cinghiale era andato<br />

in cerca di radici.<br />

Alla fine siamo arrivati al rifugio Palmar dove abbiamo mangiato<br />

e giocato un po’.<br />

Nel pomeriggio siamo scesi dalla montagna e procedendo<br />

verso Cergnai abbiamo visto le tane dei tassi.<br />

Durante il viaggio di ritorno abbiamo cantato allegramente<br />

poi, giunti a Meano, ci siamo riposati sulla piazza e siamo<br />

tornati a casa stanchi ma felici.<br />

La GIta SUL mOntE paLmaR<br />

Giovedì scorso siamo partiti da scuola alle 8.15. Il pulmino ci<br />

ha portati fino a Campel. Il sentiero era inizialmente tutto in<br />

salita e certe volte ci fermavamo ad osservare le lapidi lungo<br />

il cammino. I cacciatori ci hanno spiegato che quegli uomini<br />

stavano camminando di notte e ad un certo punto erano<br />

caduti nel “precipizio”. I cacciatori ci dicevano di procedere<br />

sul lato interno del sentiero. Un po’ più avanti abbiamo<br />

ammirato la calchera ed anche la teleferica, una specie di<br />

funivia che usavano un tempo per trasportare la legna. Il<br />

cavo finiva contro un albero, così mettevano i copertoni<br />

di un auto per attutire il colpo. I cacciatori ci hanno dato<br />

anche un bastone con incisi il cognome e il nome.<br />

Un po’ più avanti ci siamo fermati, abbiamo fatto merenda<br />

e osservato i camosci con cannocchiale. Vito ci ha mostrato<br />

anche i teschi dei camosci e le corna di un cervo. Abbiamo<br />

camminato e camminato e finalmente ci siamo fermati<br />

a pranzare: pasta in bianco o col ragù. Era buonissima. Al<br />

rifugio abbiamo anche potuto giocare.<br />

Quando siamo tornati a valle la discesa era ripida e scivolosa!.<br />

Si sentiva il cinguettare degli uccelli e ai margini del<br />

bosco, intorno a noi, c’erano dei bellissimi fiori. Abbiamo<br />

visto anche la tana del tasso. Quando siamo tornati in strada,<br />

ci siamo fermati per circa mezz’ora ad aspettare l’autobus.<br />

Quando è arrivato siamo saliti ed abbiamo percorso cantando<br />

per tutto il tragitto verso Meano dove ho fatto “<br />

l’operazione cerotti”, poiché mi ero scorticata i piedi.<br />

È stata una giornata IN-DI-MEN-TI-CA-BI-LE!!!<br />

Adoro passare giornate intere con i miei amici! Il tempo<br />

passa velocissimo!<br />

29<br />

PAGINA


30<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Progetto scuole:<br />

Santa Giustina<br />

Classe Iv/a di S.Giustina<br />

USCIta COn I CaCCIatORI<br />

Il giorno 6 aprile 2011 siamo andati con l’<strong>Associazione</strong> cacciatori<br />

sulle rive del Piave per cercare delle tracce di animali.<br />

Infatti abbiamo trovato delle impronte di capriolo e di<br />

cervo; escrementi di lepre e la sua tna. Successivamente<br />

abbiamo trovato delle uova di rana. Quando abbiamo<br />

proseguito un Signore ha trovato degli alberi senza corteccia,<br />

perché un capriolo, passando ha grattato le sue<br />

corna per tirare via il velluto.<br />

Dopo un po’ abbiamo trovato della tracce di volpe e, seguendole,<br />

siamo giunti alla sua tana.<br />

Siamo saliti per uno stretto sentiero che conduce ad un<br />

prato e qui i cacciatori ci hanno offerto la merenda.<br />

Ad un certo punto ci hanno fatto mettere in cerchio perché<br />

dovevano passarci delle cose per osservarle. Prima<br />

hanno passato un corno di cervo, poi uno di capriolo con<br />

il velluto che era soffice come un peluche. Infine abbiamo<br />

visto delle noccioline rosicchiate da uno scoiattolo.<br />

Poi, per terra, abbiamo scorto una colonna vertebrale di<br />

capriolo. Poi siamo andati in un bosco ed abbiamo trovato<br />

delle piume per terra e i cacciatori ci hanno detto che<br />

uno sparviere ha spiumato una tortora. Un Signore poi ci<br />

ha mostrato un nido di picchio rosos. Era molto interessante<br />

ma anche un po’ buffo!<br />

Quando stavamo tornando a casa abbiamo trovato una<br />

piuma di fagiano ed un nido di gazza ladra.<br />

La maestra, quando eravamo a scuola, ci ha parlato di<br />

questo compito, che sto facendo adesso, ed ero un po’<br />

a cura di Dal Pan Elvio<br />

agitata. Quella visita sulle rive del Piave mi è piaciuta molto<br />

e sono felice di esserci andata perché è stata la mia prima<br />

uscita con la scuola nel 2011.<br />

Alice<br />

Dopo essere arrivato a scuola mi preparai, assieme ai miei<br />

compagni, in fila pronto per l’uscita. Davanti al cancello<br />

della scuola c’era un gruppo di cinque, sei cacciatori. Partimmo<br />

poco dopo e ci ritrovammo sulle sponde del Piave.<br />

Incominciammo l’escursione. Trovammo subito degli<br />

escrementi di una lepre e moltissime orme di caprioli che<br />

erano andati al fiume per bere. Poi ci addentrammo in un


osco dove trovammo delle impronte e della “pupù” di<br />

una volpe. Trovammo anche, tra enormi sassi, una tana<br />

di una volpe che probabilmente aveva con sé dei piccoli.<br />

All’entrata della tana c’erano piume dappertutto e due<br />

corpicini di due poveri uccelli. Proseguendo trovammo<br />

dell’acqua stagnante in cui erano state deposte tantissime<br />

uova di rana. C’erano uova persino in una pozzangherella<br />

in mezzo alla strada.<br />

Ci fermammo in un prato a fare merenda a base di succhi<br />

di frutta e brioches. I cacciatori poi ci fecero sedere in cerchio<br />

e ci mostrarono dei palchi di capriolo e di cervo.<br />

Infine andammo in un boschetto dove trovammo le piume<br />

di una tortorella che era stata uccisa da uno sparviere. I<br />

cacciatori ci lasciarono prendere le piume. Arrivammo in<br />

un altro prato e lo risalimmo attraverso una stradina che<br />

conduce a Carfai. Accanto alla stradina trovammo degli<br />

alberi su cui erano posati dei nidi di cornacchie. Sotto i<br />

nidi trovammo un osso di pollo. Proseguendo per quella<br />

stradine ritornammo a scuola stanchi e felici.<br />

Lorenzo<br />

Ieri mattina, durante l’orario scolastico, andammo, con<br />

l’associazione <strong>Caccia</strong>tori <strong>Bellunesi</strong>, sulle rive del Piave per<br />

osservare le tracce di alcuni animali.<br />

Le prime tracce che vedemmo erano quelle di una lepre<br />

con i suoi escrementi che assomigliavano a dei piccoli<br />

sassolini rotondi, si potevano notare, ogni tanto, qua e la<br />

fino ad avvicinarsi ad una tana di lepre.<br />

Notammo, incise nel fango, le tracce dei piccoli zoccoli di<br />

un capriolo e siccome le pozzanghere di fango erano molto<br />

frequenti, sul sentiero potemmo notare che il capriolo<br />

si era diretto verso il bosco. Del capriolo vedemmo anche<br />

le scorteggiature dei piccoli alberelli quando l’animale<br />

toglie il “velluto” che si forma sopra le corna ricresciute<br />

l’inverno scorso.<br />

Del cervo vedemmo solo una o due impronte calcate nel<br />

fango e le scorteggiature degli alberi sempre per togliersi<br />

il “velluto” dalle nuove corna.<br />

Mentre ci dirigevamo verso il prato dove avremmo fatto<br />

merenda vedemmo prima gli escrementi di volpe e poi davanti<br />

ad un’apertura su un molo di pietre le penne tolte<br />

ad un’anatra ed i cacciatori ci spiegarono che quella era la<br />

tana di una volpe, perciò mezza classe si tirò indietro dal<br />

resto del gruppo...<br />

Quando arrivammo al prato, dove avremmo potuto riposare<br />

e fare merenda, vedemmo davanti a noi una parte<br />

della colonna vertebrale di un capriolo.<br />

Mentre io e Alessia stavamo giocando a “un, due, tre stella”<br />

io guardai per terra e fra l’erba scorsi qualcosa di bianco<br />

e guardandolo da vicino constatai che era un pezzo di<br />

costola della colonna vertebrale vista in precedenza.<br />

Guardando meglio nel prato scorsi altri pezzi di costole e<br />

alcune avevano attorno un po’ di carne putrefatta.<br />

Prima di incamminarci verso la scuola i cacciatori ci fecero<br />

vedere il corno di un cervo, il corno di un capriolo con e<br />

senza il “velluto”.<br />

Ritornando verso la scuola potemmo vedere le piume e le<br />

penne tolte ad una tortorella e la penna di un fagiano. Insomma<br />

abbiamo trovato più penne che animali.<br />

Be, perlomeno mi sono divertita a cercare di riconoscere le<br />

tracce degli animali insieme ai miei amici e un giorno mi piacerebbe<br />

trascinare il mio papà fino dove siamo andati noi.<br />

Beatrice<br />

31<br />

PAGINA


32<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

News 2011<br />

pER I RItaRdataRI<br />

SI RICORda CHE<br />

QUESt’annO SCadE<br />

IL pORtO d’aRmI<br />

RILaSCIatO nEL 2005<br />

CaCCIa pESCa E natURa a LOnGaROnE<br />

Notevole l’afflusso a questa simpatica manifestazione che oramai da diversi<br />

anni si svolge a Longarone all’inizio del mese di Maggio. Tantissima la<br />

partecipazione del pubblico e molti i Soci che sono passati a trovarci presso<br />

il nostro stand.<br />

Molte anche le Autorità fra le quali ci piace ricordare la visita del Presidente<br />

della Provincia Bottacin dell’assessore alla <strong>Caccia</strong> De Zolt dei consiglieri<br />

regionali Bond e Reolon, del Presidente della Fiera De Bona oltre al Sindaco<br />

di Longarone.<br />

COntRIBUtI pER RIpRIStInO<br />

amBIEntaLE 2011<br />

Si ricorda che il 31 Agosto p.v. scadono i termini per presentare la domanda<br />

per poter accedere ai contributi che, anche quest’anno, la Giunta<br />

dell’A.C.B. ha deliberato di concedere alle Riserve che opereranno nel ripristino<br />

ambientale e che annoverano al proprio interno nostri Soci. Per poter<br />

accederVi è necessario presentare la domanda, corredata delle date e della<br />

piantina delle località dove si sono svolti i lavori.<br />

taRatURa CaRaBInE<br />

SI RICORDA CHE LA RISERVA ALPINA DI CACCIA DI LIMANA<br />

ORGANIZZA PRESSO LA “MALGA VAN” in località VAL MOREL<br />

NELLE GIORNATE DI<br />

SaBatO 27 e dOmEnICa 2 8 aGOStO 2011<br />

ORaRIO daLLE ORE 8 aLLE ORE 18 COn paUSa pRanzO<br />

LA TARATURA DELLE CARABINE, A DISPOSIZIONE LINEE DI TIRO<br />

A 100 - 200 - 300 METRI<br />

La prova è aperta a tutti i cacciatori con regolare porto d’armi e RC validi.<br />

Al termine della manifestazione verranno sorteggiati UN BINOCOLO<br />

SWAROVSKI 7x42 GOMMATO e 2 LIBRI “UOMINI, MONTI e ANIMALI”<br />

offerti dall’A.C.B.<br />

pER I SOCI a.C.B CHE pRESEntERannO La tESSERa dI<br />

appaRtEnEnzaLa pRIma ISCRIzIOnE COStERÀ € 5.00<br />

(escluso quelli che ne hanno già usufruito nella precedente prova di maggio)<br />

La dIffEREnza vERRÀ paGata daLL’a.C.B.


La card... è arrivata<br />

Come vi avevamo preannunciato nell'ultimo numero<br />

di <strong>Caccia</strong> 2000 la Card è arrivata. Leggete attentamente<br />

nel foglio allegato le condizioni dettagliate che ogni<br />

ditta praticherà ai Soci a.C.B. che la esibiranno al momento<br />

dell'acquisto.<br />

Si raccomanda, onde evitare spiacevoli equivoci, di rispettare<br />

in toto quanto descritto. L'augurio della Giunta<br />

dell'associazione, che ha promosso tale iniziativa<br />

con l'apporto indispensabile delle ditte, è quello che<br />

riscuota un buon successo e che possa essere riproposto,<br />

magari con un'offerta ancora più ampia, anche nei<br />

prossimi anni.<br />

socio<br />

riserva di<br />

tessera n°<br />

anno 2011/12<br />

IL PRESIDENTE<br />

Sandro Pelli<br />

HannO COLLaBORatO a QUEStO nUmERO<br />

Bastianon Barbara, Bellus Luca, Betta Claudio, Bragagna Patrizia, Cadorin Giovanni, Canal Adelino, Corrà Francesco,<br />

Curto Carlo, Dal Pan Elvio, Dal Pan Vanni, De Gasperi Elvi, Fazzi Elisabetta, Lasen Cesare, Marchesan Galdino, Mazzuia<br />

Giovanni, Pante Luciano, Perenzin Maurizio, Pelli Sandro, Piccolo Paolo, Pioggia Pasquale, Sbardella Enzo, Segat<br />

Stefano, Sgrò Alessandra, Vieceli Nicola, Zamboni Umberto, Zanvettori Tullio<br />

33<br />

PAGINA


34<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011<br />

Auguri<br />

ai soci<br />

Soci a.C.B che nei mesi di maggio, giugno, luglio o agosto 2011 hanno compiuto gli anni o stanno per compierli:<br />

88 annI:<br />

Rech Edoardo - Arsiè<br />

86 annI:<br />

Buttol Sante - Alano di Piave<br />

83 annI:<br />

De Carli Giovanni - Feltre<br />

Casanova Emanuele - San Gregorio n. Alpi<br />

82 annI:<br />

Micheletto Natalino - Belluno<br />

81 annI:<br />

Moretta Vittore - Sovramonte<br />

79 annI:<br />

De Candido Bruno - Santo Stefano di Cad.<br />

77 annI:<br />

Filippin Bruno - Belluno<br />

Dal Vecchio Beniamino - Trichiana<br />

Procidano Mario - Auronzo di Cadore<br />

Brandalise Tarcisio - Arsiè<br />

76 annI:<br />

Facchinato Giovanni - Arsiè<br />

75 annI:<br />

Facchin Giuseppe - Santa Giustina<br />

Bolzon Alberico - Lamon<br />

Battistel Angelo - Arsiè<br />

Serafini Angelo - Valle di Cadore<br />

74 annI:<br />

Candiani Umberto - Alano di Piave<br />

Somacal Giuseppe - Lentiai<br />

Offredi Antonio - Trichiana<br />

Bugana Ruggero - Santa Giustina<br />

De Candido Luigi fu Fortunato - Santo Stefano di Cad.<br />

Merlin Adriano - Santa Giustina<br />

De Cia Giacomo - Sovramonte<br />

Dalla Corte Paolo - Sovramonte<br />

73 annI:<br />

Saviane Sergio - Puos d’Alpago<br />

Dall’Agnol Raimondo - Arsiè<br />

Rosson Luigi - Agordo<br />

Del Din Silvano - Taibon Agordino<br />

Tormen Aldo - Trichiana<br />

Bianchet Ferdinando - Ponte nelle Alpi<br />

Brandalise Romano - San Gregorio n. Alpi<br />

Buzzo Vincenzo - Domegge di Cadore<br />

72 annI:<br />

Maoret Italo Giovanni - Cesiomaggiore<br />

Codemo Vincenzo - Alano di Piave<br />

Fauner Romano - Sappada<br />

De Bortoli Pierino - Sovramonte<br />

Sacchet Ivo - Santa Giustina<br />

71 annI:<br />

Sagui Lodovico - Zoppé di Cad. -Vodo<br />

Righi Luigi - Santa Giustina<br />

Mosca Fiore Salvatore - Rivamonte-Voltago<br />

Busana Doviglio - Lamon<br />

70 annI:<br />

Buoite Stella Giovanni - Auronzo di Cadore<br />

Della Rossa Domenico - Sedico<br />

Bof Renato - Mel<br />

Bressan Adam - Gosaldo<br />

Sbardella Claudio - Mel<br />

Burtet Antonio - Mel<br />

Burtet Orlando - Mel<br />

E i più giovani, che nei mesi di maggio, giugno, luglio o<br />

agosto 2011 hanno compiuto gli anni o stanno per compierli:<br />

31 annI:<br />

Zanon Edoardo - Chies d’Alpago<br />

Pilotto Erik - Arsiè<br />

Raffanetti Leonardo - Mel<br />

De Bolfo Raffaele<br />

31 annI:<br />

- San Nicolò Comelico<br />

De Candido Walter<br />

29 annI:<br />

- Lentiai<br />

Dalla Dea Marco<br />

28 annI:<br />

- Sappada<br />

Spada Marco<br />

27 annI:<br />

- Lentiai<br />

Comis Da Ronco Claudio<br />

26 annI:<br />

- San Nicolò Comelico<br />

Martignago Livio - Alano di Piave<br />

De Carli Manuele<br />

25 annI:<br />

- Feltre<br />

Ceccotto Adriano - Alano di Piave<br />

Berton Franca - Lentiai<br />

Giordano Cristian<br />

24 annI:<br />

- Lentiai<br />

Deola Enrico<br />

23 annI:<br />

- Limana<br />

Zannini Marco - Sovramonte<br />

Dal Zuffo Fabio - Alano di Piave<br />

Giasone Angelo<br />

21 annI:<br />

- Fonzaso<br />

Susana Manuel<br />

20 annI:<br />

- Lentiai<br />

D’agostini Matteo - Lamon


SERATE SULLA SICUREZZA<br />

Iniziate a Sappada il 29 Aprile, in concomitanza con<br />

l’apertura della Fiera di Longarone ed alla presenza<br />

dell’Assessore provinciale alla caccia Silver De Zolt, le serate,<br />

aventi come argomento la sicurezza nella pratica venatoria,<br />

sono proseguite per tutto il territorio provinciale<br />

terminando a Trichiana il 1 Luglio.<br />

Alcune manifestazioni, come quella svoltasi a Domegge<br />

ed a Trichiana hanno avuto una buona partecipazione di<br />

<strong>Caccia</strong>tori altre, come quella in Alpago, inspiegabilmente<br />

molto meno.<br />

Alla fine del “tour”, durato 2 mesi, hanno partecipato<br />

foto: serata ad agordo<br />

foto in basso a sinistra: una delle serate svoltesi a<br />

Serravella di Cesiomaggiore<br />

complessivamente oltre 500 <strong>Caccia</strong>tori.<br />

L’impegno da parte dell’A.C.B. è stato notevole.<br />

Si ritiene che tale iniziativa, oltre che ad essere stata<br />

gratificante per le considerazioni molto positive espresse<br />

dai Partecipanti, contribuisca a fare crescere nei <strong>Caccia</strong>tori<br />

una maggiore sensibilità e correttezza nella pratica<br />

venatoria.<br />

Forti di questa consapevolezza l’ A.C.B. ha già pronto<br />

un nuovo filmato, della durata di circa un’ora, che verrà<br />

riproposto il prossimo anno con la speranza che abbia il<br />

medesimo lusinghiero successo.<br />

E quindi è già pronto<br />

un altro filmato,<br />

che verrà proiettato<br />

il prossimo anno,<br />

Speriamo che<br />

ottenga<br />

lo stesso lusinghiero<br />

successo.<br />

35<br />

PAGINA


36<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Luglio 2011 PICCOLI BINOCOLI,<br />

GRANDI CACCIATORI<br />

IL NUOVO CL COMPANION 30. SEMPRE CON TE<br />

SEE THE UNSEEN<br />

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Ci sono situazioni di caccia in cui peso e dimensioni contenute sono<br />

fondamentali. CL Companion (8x30, 10x30) è un’ottica di altissima<br />

qualità, piccolo e leggerissimo, nato per la caccia al camoscio,<br />

per la cerca, per essere sempre con te in ogni escursione.<br />

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