Prevenzione dell'incidente stradale - Tutti i prossimi eventi
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Dott. Roberto Breda<br />
Consulente tecnico del Tribunale di Bergamo<br />
Esperto nell’analisi e ricostruzione dell’incidente <strong>stradale</strong><br />
Via Donizetti, 14 –( Petosino) - 24010 SORISOLE (BG)<br />
Cell. 340.0627776 e-mail: info@perizie.it - tel. 035/4129072 - fax 035/4129071<br />
LA PSICOLOGIA COGNITIVA NELLA<br />
PREVENZIONE DELL’INCIDENTE<br />
STRADALE<br />
Semiinariio<br />
Uniivveerrssiittà Cattttolliicca dii Miillano<br />
••<br />
Relatori<br />
Miillano<br />
••<br />
7 novv 2006<br />
Dott.Roberto Breda<br />
Consulente tecnico del Tribunale di Bergamo<br />
Esperto nell’analisi e ricostruzione dell’incidente <strong>stradale</strong><br />
info@perizie.it<br />
Prof. Alessandro Antonietti<br />
Laboratorio di Psicologia Cognitiva, Dipartimento di Psicologia<br />
Università Cattolica di Milano<br />
www.antonietti.psycholab.net<br />
www.unicatt.it/psicologia/labpsicognitiva/
Dott. Roberto Breda<br />
Consulente tecnico del Tribunale di Bergamo<br />
Esperto nell’analisi e ricostruzione dell’incidente <strong>stradale</strong><br />
Via Donizetti, 14 –( Petosino) - 24010 SORISOLE (BG)<br />
Cell. 340.0627776 e-mail: info@perizie.it - tel. 035/4129072 - fax 035/4129071<br />
PREMESSA<br />
La presente dispensa raccoglie i contenuti esposti in una lezione svolta agli studenti<br />
di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, per illustrare un indirizzo di studio<br />
e di ricerca attuato da alcuni anni dall’Istituto di Psicologia.<br />
Si tratta di alcune intuizioni e dei risultati di esperienze e ricerche maturate sia grazie<br />
all’esperienza professionale di un perito esperto nella ricostruzione degli incidenti<br />
stradali, sia mediante studi e sperimentazioni svolte presso l’Università.<br />
L’applicazione della Psicologia alla ricostruzione e prevenzione dell’incidente<br />
<strong>stradale</strong> non è molto presente in Italia, limitandosi spesso allo studio degli effetti<br />
dell’incidente, più che ad una ricerca sulle sue cause.<br />
Al contrario, la psicologia cognitiva può dare un notevole contributo, in quanto<br />
l’incidente è provocato nella maggioranza dei casi da un “errore umano” che avviene<br />
nell’ambito della inadeguata percezione di una situazione di pericolo e nella ritardata<br />
od errata reazione ad esso; si tratta quindi di una modalità di conoscenza della realtà<br />
circostante, che non risulta adeguata e che genera un comportamento che espone al<br />
rischio di una collisione, dagli effetti purtroppo devastanti. Riconoscere il rischio e<br />
sapervi reagire è una delle più efficaci terapie pr<strong>eventi</strong>ve di questo evento che<br />
costituisce per molte fasce della popolazione la prima causa di morte o di gravi<br />
lesioni invalidanti.<br />
La possibilità di immettere nella memoria degli utenti della strada le conoscenze<br />
adeguate a riconoscere il rischio, in modo che possano come “anticorpi” intervenire a<br />
modificare adeguatamente il comportamento, viene poi studiata dalla psicologia<br />
della comunicazione, che propone nuovi metodi di educazione <strong>stradale</strong>, sia nelle<br />
scuole che sui posti di lavoro (dove gli infortuni “in itinere” sono spesso più frequenti<br />
che non i veri e propri infortuni lavorativi), Scuole Guida, Assicurazioni, ecc.<br />
Questa breve dispensa raccoglie, in modo piuttosto tecnico e sintetico, alcune delle<br />
esplicazioni teoriche che stanno alla radice di tali proposte educative.
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Esperto nell’analisi e ricostruzione dell’incidente <strong>stradale</strong><br />
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LA PSICOLOGIA COGNITIVA NELLA PREVENZIONE<br />
DELL’INCIDENTE STRADALE<br />
Introduzione<br />
1) RUOLO SOCIALE E UMANO DELL’INCIDENTE STRADALE.<br />
E’ ormai noto a tutti l’enorme peso sociale, umano ed economico del sinistro <strong>stradale</strong>.<br />
La tabella n. 1 riporta alcuni dati numerici impressionanti, al riguardo:<br />
TABELLA N. 1<br />
- nel 2001, nonostante una notevole diminuzione avvenuta nel precedente<br />
decennio, sono state ancora 40000 le persone morte in incidenti stradali e<br />
1700000 i feriti, nell’Europa dei 15; 50000 nell’EU 25;<br />
- il costo sociale, nell’Europa dei 15, nello stesso anno, è stato stimato in 160<br />
bilioni di euro;<br />
- nonostante le aspettative e i tentativi di dimezzare il numero di incidenti e di<br />
decessi entro i successivi dieci anni, il numero di incidenti e di decessi si è<br />
stabilizzato e non si è verificata una diminuzione secondo le aspettative;<br />
- l’introduzione della patente a punti nel 2003 in Italia, ha portato ad una<br />
drastica diminuzione nei mesi immediatamente successivi all’entrata in<br />
vigore; i dati sull’incidentalità nella provincia di Bergamo, diffusi con molta<br />
precisione dal quotidiano “L’Eco di Bergamo”, documentano però che nel
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2004 e 2005, dopo una diminuzione di circa il 20% nel numero dei morti,<br />
negli ultimi due anni vi è stata una nuova tendenza all’aumento;<br />
2) I FATTORI UMANI E PSICOLOGICI, CAUSE PRINCIPALI<br />
DELL’INCIDENTE STRADALE.<br />
Tra le cause dell’incidente <strong>stradale</strong>, è altrettanto risaputo che il fattore umano risulta<br />
certamente la prima causa, rispetto al fattore strada e veicolo; sono stati soprattutto i<br />
notevoli miglioramenti nelle caratteristiche costruttive dei veicoli e delle strade a<br />
provocare una sensibile diminuzione nell’ultimo decennio del secolo scorso, ma i<br />
margini di miglioramento in questi settori non sembrano più così consistenti, almeno<br />
se non collegati al fattore umano. Tra i fattori umani, sono nettamente prevalenti<br />
quelli psicologici, rispetto, per esempio, ai fattori fisici, studiati dalla medicina, e ciò<br />
nonostante il fatto che siano importanti e preoccupanti i dati relativi all’ingestione,<br />
per esempio, di sostanze stupefacenti e alcoliche;<br />
Ma quali sono questi fattori psicologici? I più importanti riguardano proprio la<br />
psicologia della conoscenza; essi sono l’attenzione, l’automatismo, la capacità di<br />
percepire la velocità e il movimento; vi sono poi molti altri fattori studiati dalla<br />
psicologia (per es. la tendenza del conducente a identificarsi col veicolo, accrescendo<br />
la propria sensazione di potenza - che sembra essere uno dei motivi per cui sono<br />
molto più coinvolti in incidenti stradali i maschi che non le femmine -; l’euforia della<br />
velocità – tipica soprattutto nella guida di motocicli -, la tendenza a trasgredire le<br />
regole – che può influenzare il comportamento in certe fasce d’età – e la tendenza ad<br />
obbedire alle regole – che può essere ancora uno dei motivi per cui le donne sono<br />
riconosciute come automobilisti meno incidentati). La capacità di “percepire il<br />
pericolo e il rischio” (che interessa percezione, attenzione, memoria), è una delle<br />
componenti più importanti, per una serie di motivi che specificheremo.<br />
3) E’ POSSIBILE RIDURRE GLI INCIDENTI FACENDO LEVA SUI<br />
FATTORI UMANI? VI SONO METODI DIVERSI DALLA REPRESSIONE O<br />
INASPRIMENTO DELLE PENE E DEI CONTROLLI?<br />
Da parte di quasi tutte le persone, sia operatori del settore che normali utenti della<br />
strada, vi è un grande e diffuso luogo comune a proposito dei fattori umani quali
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causa dell’incidente <strong>stradale</strong>: si ritiene che la vera e principale causa consista<br />
nell’eccesso di velocità e nella violazione delle norme di comportamento prescritte<br />
dal Codice della Strada. Questa spiegazione è apparentemente giusta, perché in ogni<br />
incidente <strong>stradale</strong> si può rilevare qualche violazione delle norme del Codice Stradale<br />
e perché sempre la velocità è concausa dell’incidente (la velocità è una componente<br />
essenziale dell’incidente <strong>stradale</strong> perché esso non può avvenire tra veicoli e corpi che<br />
non siano in movimento!)<br />
E’ altrettanto opinione comune diffusa quella che non si possa fare molto di più per<br />
limitare queste due decisive cause dell’incidente, sia perché la velocità è diventata<br />
un’esigenza del nostro vivere civile, per cui non può essere ridotta al di sotto di certi<br />
limiti; sia perché la violazione delle norme o il loro rispetto sono caratteristiche della<br />
libertà dell’uomo e perché non è facile esercitare un controllo onnipresente sulle<br />
strade.<br />
I veri esperti del settore, che si basano su precisi dati statistici e analitici, sanno però<br />
che non è affatto vero che velocità e violazioni siano la prima causa; anche un esperto<br />
in umanità come il nostro Papa ha affermato pubblicamente, con molta saggezza, che<br />
nella prevenzione degli incidenti <strong>stradale</strong> “molto si è fatto ma molto di più si può<br />
ancora fare” 1 .<br />
3) RISULTATI DI STATISTICHE IN RELAZIONE AI FATTORI<br />
PSICOLOGICI.<br />
Osserviamo dunque quali siano le vere cause psicologiche degli incidenti, sia<br />
considerando alcune ricerche statistiche che un’analisi approfondita di alcuni<br />
incidenti stradali.<br />
La seguente tabella n. 2 dimostra che la velocità, le più palesi violazioni delle norme<br />
di comportamento, l’abuso dell’alcool e i difetti dei veicoli non sono affatto le cause<br />
principali e le circostanze di circolazione più diffuse negli incidenti rilevati nel nostro<br />
paese; la situazione di chi “viaggia regolarmente” è più frequente del triplo Se si<br />
sommano le percentuali di incidenti accaduti mentre un automobilista “procedeva<br />
regolarmente”, aveva una guida distratta o indecisa, si è trovato davanti un intralcio<br />
improvviso, si raggiunge circa la metà degli incidenti stradali; vedremo anche negli<br />
1 Saluto all’Angelus da Piazza San Pietro, 26/6/2005.
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esempi che verranno analizzati come siano estremamente frequenti gli incidenti che<br />
accadono a persone assolutamente “normali”, negli orari in cui si recano al lavoro e<br />
in cui percorrono strade poste entro i centri abitati, dove non si riescono a<br />
raggiungere le velocità più elevate.<br />
TABELLA N. 2<br />
Un secondo dato importante che si nota in tutte le statistiche è l’assoluta prevalenza<br />
di persone giovani coinvolte negli incidenti stradali. Le tabelle riportate di seguito<br />
mostrano l’esito di una ricerca sugli incidenti ai motociclisti (tabella n. 3), da cui si<br />
rileva che nei primi anni di guida il rischio di mortalità è oltre dieci volte superiore<br />
che non quando si supera l’età di 30 anni; la successiva tabella n. 4, tratta da “L’Eco<br />
di Bergamo”, mostra come la stessa linea di tendenza si verifichi alla guida di tutti i<br />
tipi di veicoli; vi si riscontra il fatto che ogni automobilista, nel periodo da 18 fino a<br />
30 anni, è soggetto al rischio di essere coinvolto in incidenti stradali almeno tre volte<br />
di più che non in tutto il resto della sua vita.
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TABELLA N. 3<br />
L’enorme incidenza e peso sociale della mortalità tra i giovani è ben evidenziata nella<br />
tabella n. 5, la cui conclusione è che “sotto i 40 anni di età gli incidenti stradali<br />
costituiscono la prima e quasi unica causa di morte, fenomeno questo assai allarmante<br />
se consideriamo che interessa soprattutto i soggetti più giovani e che negli ultimi<br />
trent’anni ha condotto a morte non meno di 100000 soggetti di età compresa tra 15 e<br />
29 anni nel nostro Paese”.<br />
TABELLA N. 5<br />
TABELLA N. 4<br />
Da questa allarmante situazione dei primi anni di “uso di veicoli” dopo il<br />
conseguimento della patente, sono state condotte numerose ricerche che hanno tutte<br />
quante riscontrato che il soggetto impara a percepire i rischi e ad evitare gli incidenti
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stradali “da solo” e a proprio rischio e pericolo. Si tratta di una specie di<br />
autoimmunizzazione, simile a quella che avviene nei confronti delle malattie.<br />
Purtroppo, nel campo dell’incidentistica <strong>stradale</strong> non è ancora stato trovato il modo di<br />
attuare una “vaccinazione” alla percezione del rischio; l’educazione <strong>stradale</strong> abituale,<br />
sembra quindi essere volta più ad insegnare le norme relative al Codice della Strada<br />
che non la percezione del rischio, che ogni automobilista dovrà conseguire da solo e<br />
con la propria esperienza.<br />
Altre statistiche, eseguite dal sottoscritto su un campione ridotto ma esaminato in<br />
modo più approfondito, di incidenti stradali mortali, hanno evidenziato:<br />
• nella stragrande maggioranza di incidenti stradali mortali causati dalle<br />
infrazioni più comuni (eccessiva velocità, omessa precedenza e guida<br />
contromano), il trasgressore stava percorrendo una strada abituale, nella quale<br />
è molto frequente il fenomeno dell’automatismo di guida.<br />
• la frequenza della risposta “Non ho visto il pedone o ciclista”, da parte degli<br />
investitori: ben il 65% degli investitori di pedoni e il 57% del campione<br />
esaminato di investitori di ciclisti, ha dichiarato di non aver visto la vittima,<br />
anche se vi erano condizioni di illuminazione ottimali e anche se la vittima si<br />
trovava all’interno del campo visivo dell’investitore.<br />
Le statistiche e l’esame degli esperti porta quindi alle seguenti conclusioni :<br />
• L’elemento più importante consiste nell’evidenza, che pure non è presente alla<br />
coscienza della maggior parte delle persone, che l’incidente <strong>stradale</strong> è un<br />
fenomeno che avviene e si decide in modo repentino, in pochi secondi; in un<br />
tempo così breve, l’attuale metodo di educazione <strong>stradale</strong>, fondata<br />
sull’insegnamento di regole e leggi di comportamento, non risulta sufficiente<br />
per far percepire il rischio.<br />
• E’ evidente invece che chi ha la fortuna di avere una maggiore capacità di<br />
percepire il pericolo in quei brevissimi istanti in cui deve reagire ad esso<br />
evitandolo, di fatto lo evita. Una statistica da me eseguita su un campione di<br />
soggetti che per motivi professionali hanno occasione di ricostruire e di<br />
conoscere quindi le circostanze in cui avvengono incidenti stradali, risulta di<br />
fatto “autovaccinato” rispetto alla media degli altri automobilisti, dichiarando<br />
di aver avuto un numero di incidenti stradali inferiore del 40% rispetto agli<br />
altri.<br />
Vale dunque la pena di esaminare alcuni aspetti cognitivi che risultano essere<br />
coinvolti in modo frequentissimo se non totale negli incidenti stradali.
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ANALISI DI ALCUNI FATTORI PSICOLOGICI<br />
COGNITIVI<br />
a) L’attenzione durante la guida<br />
Alcuni test sulle testimonianze, eseguiti presso questa Università negli anni scorsi (i<br />
cui esiti sono riportati dettagliatamente nel testo “Aspetti cognitivi della ricostruzione<br />
degli incidenti stradali”) hanno dimostrato:<br />
- quando nel proprio campo visivo sono presenti più veicoli in movimento,<br />
l’attenzione del soggetto, se si concentra su uno di essi, perde di vista i<br />
movimenti degli altri, come quando, nell’osservazione di un quadro,<br />
l’attenzione si concentra su una parte e vede il resto soltanto come sfondo,<br />
in modo sfumato. Questo fatto, confermato dai test 2 , risulta caratteristico di<br />
moltissimi incidenti stradali; per esempio, nell’investimento di un pedone,<br />
può accadere che l’automobilista<br />
non lo veda anche se è<br />
perfettamente davanti a sé, in<br />
quanto nello stesso istante la sua<br />
attenzione è stata distolta anche<br />
solo per 1 o 2 secondi, da un altro<br />
oggetto presente nello stesso<br />
campo visivo; per esempio, nella<br />
situazione della figura n. 6,<br />
l’automobilista non ha visto il<br />
pedone proveniente da sinistra e lo<br />
ha investito, perché la sua<br />
FIGURA N. 6<br />
attenzione era attirata dal pedone proveniente da destra; quest’ultimo ha<br />
desistito dall’attraversare, e l’automobilista si è anche girato verso destra,<br />
2 Nei filmati n. 1-2 riportati sul CD allegato, si può sperimentare che chi li osserva tende a osservare adeguatamente il<br />
comportamento di uno dei veicoli, perdendo di vista il comportamento degli altri due; dopo aver letto il racconto di un<br />
teste, che racconta che cosa ricorda del filmato visto, se gli si fanno domande sul comportamento degli altri, tende a<br />
commettere notevoli errori.
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nel superarlo, inveendo contro di lui, per poi investire il pedone proveniente<br />
da sinistra, che ha dichiarato di non aver neppure visto; si tratta di un caso<br />
realmente accaduto all’inizio del 2006, in Bergamo (vedi immagini della<br />
figura n. 7 all’inizio della pagina successiva);<br />
- è evidente che la stessa “distrazione momentanea” può essere provocata da<br />
un segnale <strong>stradale</strong> o un oggetto o segnale all’interno del veicolo stesso; i<br />
segnali stradali pubblicitari, di grandi dimensioni, possono richiedere più di<br />
un secondo per essere letti; uno di essi può attirare irresistibilmente<br />
l’attenzione di un automobilista, che, per esempio, era alla ricerca proprio di<br />
quel determinato prodotto.. Possono però bastare pochi secondi di lettura del<br />
cartello, per non scorgere davanti a sé un improvviso ostacolo<br />
contemporaneo, ed essere coinvolti in uno scontro. Non risulta che vengano<br />
studiate le posizioni dei cartelli pubblicitari, in relazione alle situazioni di<br />
pericolo possibile, in determinate zone.<br />
FIGURA N. 7<br />
- si pensi alle carenze di prevenzione dovute all’insufficiente studio e<br />
conoscenza di questo fenomeno, da parte dei costruttori di veicoli
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(distrazioni causate dalla necessità di piegare il capo e distogliere totalmente<br />
l’attenzione dal parabrezza nel programmare la radio, il navigatore;;<br />
altrettanta disattenzione vi è nel prevedere semplicissimi dispositivi di<br />
richiamo del conducente di autocarri e autobus, in circostanze in cui non<br />
hanno la possibilità di osservare gli specchi retrovisori per dover prestare<br />
attenzione alla guida davanti a sé, provocando spaventosi incidenti a pedoni,<br />
che tutti gli anni si ripetono, a ciclisti o ciclomotoristi;<br />
- sempre per insufficiente conoscenza di questi fenomeni legati all’attenzione,<br />
non si insegna ai giovani automobilisti la necessità di avere sempre almeno<br />
la coda dell’occhio rivolta alla guida quando si rivolge l’attenzione alla<br />
strumentazione del veicolo; non viene insegnato da parte dei genitori e degli<br />
educatori ai bambini e ai pedoni come si debba effettuare l’attraversamento<br />
della strada, anche sulle strisce pedonali (prestando attenzione agli occhi del<br />
conducente del veicolo per verificare dalla direzione del suo sguardo e dal<br />
comportamento del veicolo se si è stati visti, prima di intraprendere<br />
l’attraversamento);<br />
- purtroppo, di questa situazione non tengono conto nemmeno coloro che<br />
devono ricostruire gli incidenti, perché si suppone sempre che, se un<br />
investitore non ha fatto nulla per evitare un incidente, evidentemente la<br />
situazione di pericolo gli si è parata davanti all’improvviso, quindi per colpa<br />
altrui; il caso realmente accaduto, evidenziato dalla figura n. 8, ha visto il<br />
perito ricostruttore concludere che il ciclista era certamente uscito in piena<br />
velocità dall’accesso privato, visto che l’investitore non lo ha saputo evitare;<br />
in realtà, quel perito ricostruttore non aveva elementi scientifici per stabilire<br />
se il ciclista fosse fermo o in movimento, e non ha tenuto conto dell’ipotesi,<br />
altrettanto possibile, che l’investitore avesse avuto una momentanea<br />
distrazione.
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L’automatismo durante la guida<br />
FIGURA N. 8<br />
Il filmato n. 3 riportato nel C.D. allegato, che ricostruisce una situazione di incidente<br />
<strong>stradale</strong> realmente accaduto, mostra come sia possibile, durante la guida, non vedere<br />
per alcuni secondi un veicolo che ci precede, a causa del fenomeno dell’automatismo,<br />
per il quale il conducente vede ciò che gli sta davanti ma non concentra su tale<br />
oggetto la propria attenzione. Si tratta del testimone di un incidente <strong>stradale</strong> che ha<br />
dichiarato di essere stato sorpassato da un motociclista schiantatosi poi, sempre<br />
mantenendosi sulla corsia di sorpasso, con un autocarro che non gli ha dato la<br />
precedenza; nella realtà, il motociclista era già rientrato davanti alla vettura del teste,<br />
come si vede nella figura n. 9, tanto da aver lasciato una traccia di frenata sulla corsia<br />
destra; qual è la spiegazione di questo buco percettivo commesso da ben due<br />
testimoni?
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FIGURA N. 9<br />
L’esempio dimostra:<br />
§ che non appena la scena antistante il guidatore non richiede più un’attenzione<br />
concentrata, la sua attenzione tende a dirigersi ad altri elementi e anche ai<br />
pensieri del soggetto, come se fosse stato “attivato” il pilota automatico e la<br />
maggior parte dell’energia mentale si fosse concentrata in altri oggetti;<br />
§ lo stesso esempio di incidente <strong>stradale</strong> dimostra che il soggetto torna<br />
immediatamente alla guida concentrata non appena uno stimolo (in genere un<br />
movimento “anomalo” all’interno di un quadro statico), risveglia la sua
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attenzione (nell’esempio, sono stati i vari ribaltamenti della moto contromano a<br />
richiamare l’attenzione del testimone, come mostra la figura n. 10);<br />
FIGURA N. 10<br />
§ sempre a proposito dell’automatismo, ha fornito risultati estremamente<br />
interessanti un test eseguito molti anni fa dal sottoscritto in collaborazione con<br />
questo Istituto di Psicologia, allora diretto dal prof. Dogana. Come mostra la<br />
figura n. 11 nel testo, la scena alla quale 15 testimoni dovevano assistere, si è<br />
svolta all’interno di un’aula in cui si svolgeva una lezione; anche il docente<br />
(indicato col n. 1) era ignaro e sarà uno dei testimoni; dall’esterno dell’aula,<br />
dopo aver chiesto permesso tre volte, una donna indicata con D nella figura, è<br />
entrata nell’aula dirigendosi verso la scrivania; nel frattempo un soggetto<br />
indicato con B (il sottoscritto)<br />
si è fatto incontro alla donna<br />
che portava un vassoio con una<br />
FIGURA N. 11<br />
bottiglia e un bicchiere e nel<br />
momento in cui i due si sono<br />
avvicinati, il bicchiere è caduto<br />
a terra, frantumandosi (voleva<br />
essere il fenomeno<br />
“traumatico” che doveva<br />
attirare l’attenzione dei<br />
soggetti). Subito dopo la donna<br />
ha appoggiato sulla scrivania il<br />
vassoio e dalla porta è entrato
Dott. Roberto Breda<br />
Consulente tecnico del Tribunale di Bergamo<br />
Esperto nell’analisi e ricostruzione dell’incidente <strong>stradale</strong><br />
Via Donizetti, 14 –( Petosino) - 24010 SORISOLE (BG)<br />
Cell. 340.0627776 e-mail: info@perizie.it - tel. 035/4129072 - fax 035/4129071<br />
un altro soggetto indicato con la lettera M, il direttore della scuola, il quale ha<br />
detto alla donna “Pulisca per favore” ed è rimasto vicino alla porta per 10<br />
secondi, mentre la donna usciva per prendere una scopa e una paletta con le<br />
quali ha raccolto i frammenti di vetro prima di allontanarsi;<br />
§ come mostra la tabella n. 12 successiva, l’attenzione dei quindici soggetti ha<br />
avuto un andamento altalenante; nella prima fase della scena, la maggior parte<br />
dei soggetti (circa 10 su 14) ha rivolto la sua attenzione alla donna che entrava<br />
nell’aula e faceva le varie azioni che<br />
sono state descritte (nella tabella, la<br />
linea tratteggiata indica il totale<br />
FIGURA N. 12<br />
delle risposte con cui i testi hanno<br />
descritto l’evento cui hanno<br />
assistito, mentre la linea continua<br />
indica il numero delle risposte<br />
esatte; la parte contenuta tra le due<br />
linee indica quindi la percentuale di<br />
errore). L’esperimento, che ha<br />
mostrato molti risultati interessanti<br />
per quanto riguarda la psicologia<br />
della testimonianza, ha permesso di<br />
notare anche alcuni fenomeni molto<br />
interessanti a riguardo<br />
dell’attenzione e dell’automatismo:<br />
o intanto si nota che la prima<br />
fase della scena è stata<br />
osservata dalla maggior parte<br />
dei soggetti, mentre nella fase<br />
centrale della scena, l’attenzione è scesa (a riguardo dei particolari<br />
compresi tra 12 e 18) quasi a 0; è avvenuto che i soggetti, dopo aver<br />
capito ciò che era accaduto, si sono distratti ad altre attività, parlando tra<br />
loro e guardano altri particolari; in questa fase centrale in cui<br />
l’attenzione rivolta a questa scena è diminuita drasticamente, la<br />
percentuale di errore nella percezione della scena è notevolmente<br />
aumentata;<br />
o si nota poi che, con un andamento a onda, l’attenzione rivolta alla scena<br />
ha ripreso a risalire nei particolari compresi tra 18 e 2 per poi ricadere (si
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tratta del momento in cui la donna è rientrata nell’aula per raccogliere i<br />
frammenti di bicchiere);<br />
o un altro elemento importante, evidenziato dalla scena, è che il particolare<br />
n. 10 non è stato visto letteralmente da nessuno (si trattava della donna<br />
che appoggiava il vassoio sul tavolo); nello stesso istante, l’attenzione<br />
della maggior parte dei soggetti era attirata dal personaggio M che in<br />
quello stesso momento entrava nella stanza (l’elemento in movimento ha<br />
attirato l’attenzione dei soggetti rispetto alla donna che era in una<br />
posizione statica, vicino alla scrivania);<br />
o lo stesso fenomeno si è ripetuto a proposito del particolare n. 15, notato<br />
da alcuni soggetti (la donna che usciva dalla stanza mentre il<br />
personaggio M rimaneva fermo accanto alla porta);<br />
o identico fenomeno si è verificato alla fine della scena, quando nessuno<br />
dei testimoni si è accorto della presenza del soggetto B accanto alla porta<br />
che stava per chiudere, mentre l’attenzione rivolta alla scena è andata<br />
alla donna che raccoglieva i frammenti di vetro sul pavimento e che poi<br />
usciva dalla stanza; questi particolari confermano l’elemento prima<br />
spiegato a proposito dell’attenzione, che quando è in grado di percepire<br />
un elemento in movimento, non nota gli altri particolari pur presenti<br />
nello sfondo visivo (vi sono esempi sperimentati di persone del pubblico<br />
introdottesi durante una partita di basket, non notate dalla totalità del<br />
pubblico che seguiva il movimento della palla e lo svolgimento<br />
dell’azione di gioco);<br />
o sempre nell’esperimento del “bicchiere”, si è verificato il fatto che<br />
l’attenzione di un soggetto rispetto a una determinata scena ha quindi un<br />
andamento simile a quello di un’onda, con alti e bassi intermittenti, così<br />
come la linea nera continua indicata con “A” nella figura n. 13; tale<br />
linea non è che un<br />
“arrotondamento” del grafico<br />
della figura n. 12. Nel “test<br />
del bicchiere” avevo eseguito<br />
una registrazione sonora<br />
durante la scena;<br />
riascoltandola, si sentono, in<br />
particolare, le voci dei<br />
protagonisti, il rumore del<br />
FIGURA N. 13<br />
bicchiere quando si rompe e quando viene spazzato all’esterno e si<br />
sentono anche le voci dei soggetti che parlano tra loro (essi non erano
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stati affatto avvertiti, tranne due, di dover fare attenzione a questa<br />
scena). All’inizio della scena, vi è un dialogo concitato da parte di alcuni<br />
soggetti; queste voci scendono rapidamente in quantità ed intensità,<br />
contemporaneamente all’aumentare dell’attenzione, che si andava<br />
sempre più rivolgendo verso la donna che entrava nell’aula; il brusio è<br />
andato di nuovo aumentando nella fase centrale della scena, quando<br />
l’attenzione rivolta a quest’ultima si era allentata. Il riascolto dei suoni<br />
ha consentito quindi di individuare l’andamento di due orientamenti<br />
attentivi diversi: quello originario, durante la lezione che è stata<br />
interrotta, e quello rivolta alla “scena del bicchiere”. Nella figura 13, la<br />
linea più marcata “A” indica l’oscillazione o variazione dell’attenzione<br />
rivolta alla “scena del bicchiere”, mentre la linea tratteggiata “a” indica<br />
l’andamento dell’attenzione normale, durante la lezione che è stata<br />
interrotta. Questa continua variabilità dell’orientamento attentivo, è<br />
importante, nell’Infortunistica Stradale, per diversi motivi:<br />
§ per la psicologia della testimonianza, poiché nella fase di minor<br />
concentrazione attentiva si manifesta una maggior tendenza a<br />
commettere errori;<br />
§ per l’interferenza degli interessi del soggetto, che determinano<br />
l’orientamento attentivo, poiché i pensieri del viandante tendono<br />
ad indirizzarsi non soltanto all’osservazione dell’ambiente<br />
circostante (come richiederebbe una sicura circolazione sulla<br />
strada), ma anche e soprattutto dove li conducono le motivazioni<br />
coscienti o inconsce della singola persona;<br />
§ per la correlazione continua tra attenzione ed automatismo, che<br />
pure è uno degli elementi fondamentali nell’Infortunistica<br />
Stradale.<br />
La percezione del rischio all’interno dell’automatismo<br />
Quando si guida in automatismo, che cosa può richiamare l’attenzione vigile e<br />
concentrata del soggetto, alla guida, in modo da far fronte a un improvviso pericolo?
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La psicologia cognitiva ha determinato che una conoscenza adeguata dell’ambiente<br />
circostante è resa possibile soltanto dalla memoria, da uno “script” o schema mentale<br />
memorizzato, che permette al soggetto di riconoscere una situazione e<br />
automaticamente assumere un comportamento adeguato ad essa.<br />
Anche nelle velocissime percezioni che precedono un incidente <strong>stradale</strong>, può far<br />
fronte al pericolo, con la reazione più adeguata, soltanto chi lo ha saputo riconoscere<br />
e chi è in grado di reagire con la risposta giusta, in tempo utile. Lo schema riportato<br />
di seguito nella figura n. può aiutare a comprendere quale debba essere la giusta<br />
modalità di passaggio dalla guida in automatismo all’attenzione concentrata e alla<br />
reazione adeguata.<br />
FIGURA N. 14<br />
Nella figura 14, la linea di colore rosso indica l’attenzione rivolta alla guida, che<br />
aumenta o diminuisce secondo le esigenze della situazione antistante; quando<br />
l’attenzione si abbassa, contemporaneamente cresce l’attenzione o il pensiero rivolto<br />
ad altri interessi del soggetto (linea azzurra); l’automatismo è rappresentato<br />
dall’appiattimento della linea attentava su un livello minimo e costante (linea<br />
orizzontale rossa); nel grafico, alcune frecce verticali scendenti dall’esterno del<br />
quadro, rappresentano stimoli visivi di pericolo, inizialmente indicati con una linea<br />
tratteggiata leggera (a 3 secondi dal possibile urto), poi sempre più marcata. La<br />
vistosa linea rossa a -1” dall’incidente rappresenta un segnale troppo ritardato<br />
percepito dal soggetto, poiché in un secondo (cosiddetto secondo di percezione e
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reazione) non vi è più tempo per reagire, e l’incidente accadrà come indica la freccia<br />
marcata successiva.<br />
E’ chiaro che, se quel soggetto che guida in automatismo, avesse la possibilità di<br />
percepire il pericolo al primo impercettibile segnale, in 3” potrà riportare l’attenzione<br />
al massimo di concentrazione e reagire adeguatamente, mentre avvertire il pericolo<br />
quando esso è troppo imminente, risulta inutile. Per esempio, nella situazione<br />
evidenziata dalla figura n. 15, il camionista dovrebbe già capire che quel ciclomotore<br />
che viaggia costantemente in <strong>prossimi</strong>tà della mezzeria, può costituire un pericolo, 3<br />
o 4 secondi prima dell’urto; l’autocarro può rallentare, suonare il clacson, riportarsi a<br />
destra; in un caso reale, non l’ha fatto, e il ciclomotorista è deceduto a causa anche<br />
della reazione ritardata dell’altro.. Si tratta di uno dei tanti esempi che<br />
frequentemente accadono.<br />
Del resto, proprio la scarsa memorizzazione dei rischi sembra essere il principale<br />
motivo per cui vi è, tra 18 e 28 anni, una percentuale di coinvolgimento in incidenti<br />
stradali, 5 volte superiore al rimanente periodo di guida; in quegli anni, il soggetto va<br />
accumulando, a proprio rischio e pericolo, una esperienza che lo renderà<br />
successivamente molto più immune al sinistro <strong>stradale</strong>.<br />
E’ chiaro che, se si potesse trasferire l’esperienza di un automobilista che conosce<br />
tanti rischi, ai giovani automobilisti, si potrebbero diminuire sensibilmente gli<br />
incidenti, specie nella fascia giovanile più a rischio. La psicologia, se vuole, sa<br />
trovare il modo di “insinuare” nella memoria comportamentale gli schemi necessari<br />
per rendere più facile il riconoscimento dei rischi. E’ un contributo possibile, a costo<br />
evidentemente di approfondire lo studio e la sperimentazione sui fattori descritti.<br />
Sorisole, lì 07/04/2007<br />
Dott. Roberto Breda