RTAntis - Artantis.info
RTAntis - Artantis.info
RTAntis - Artantis.info
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
DA VEDERE<br />
ARTA ntis.<strong>info</strong><br />
10<br />
FAUSTO MELOTTI<br />
M A D R E N A P O L I<br />
di Pasquale Lettieri<br />
Continua presso il MADRE a Napoli la grande mostra antologica<br />
dedicata a Fausto Melotti (Rovereto 1901 - Milano<br />
1986) a cura di Germano Celant e organizzata in collaborazione<br />
con l’Archivio Fausto Melotti. Riconosciuto da<br />
tempo, sia a livello nazionale che internazionale, come i<br />
suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti,<br />
Louise Bourgeois e Lucio Fontana, quale figura chiave<br />
nell’ambito della scultura moderna e contemporanea,<br />
Melotti si è contraddistinto per essere stato, sin dagli inizi<br />
degli anni trenta, tra i più significativi protagonisti del rinnovamento<br />
e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico.<br />
La particolare capacità con cui l’artista è riuscito<br />
a coniugare la tradizione classica con gli interessi per le<br />
avanguardie europee, la conoscenza scientifica con una<br />
particolare sensibilità musicale, il talento scultoreo con<br />
quello di ceramista, la raffinata abilità letteraria e creatività<br />
poetica con la ricercatezza del disegnatore, sono tutte<br />
qualità che hanno contribuito ad affermarlo come uno<br />
dei talenti artistici più rilevanti del XXI secolo. 200 opere tra<br />
terrecotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in<br />
ferro, ceramiche e lavori in inox, disegni e bozzetti, tracciano<br />
il percorso scultoreo di Melotti più strettamente legato<br />
al mondo delle arti visive. Seppure incentrata prevalentemente<br />
sulle sculture e i bassorilievi, l’esposizione al MADRE,<br />
fornisce l’occasione per una lettura approfondita e analitica<br />
della complessa figura di Melotti contraddistintosi per<br />
la particolare versatilità linguistica che gli ha permesso di<br />
attraversare i diversi campi della pittura, della scultura,<br />
della ceramica, della poesia, del disegno e della musica.<br />
Un universo di poesia e di musica plastica che sarà messo<br />
in storia e in racconto dall’intreccio e l’osmosi di un artista<br />
come Melotti e le vicende della cultura italiana moderna<br />
e internazionale. Intrecciati a queste sequenze, le sale del<br />
museo ospitano altri attraversamenti scultorei di Melotti<br />
legati a materiali come l’inox oppure affidati alla produzione<br />
di vasi e di oggetti in ceramica, tra cui spettacolari<br />
rilievi in cui il colore quanto le figure arrivano a formare<br />
storie e immagini sorprendenti: “Un agitarsi tra le essenze<br />
riconosciute di un codice scultoreo, oscillante tra il registro<br />
materiale e l’impeto mentale, tra la memoria e la ricerca,<br />
che permette a Melotti di attuare spostamenti linguistici<br />
continui, che forniscono un incanto sistematico al suo paesaggio<br />
d’artista” (Celant). Melotti si rifugia nell’intimità<br />
La sposa di Arlecchino 1979<br />
ottone, gesso, tessuto, carta, cm 153x63x55<br />
Senza titolo 1950<br />
ceramica smaltata, cm 52x51,7x7,2<br />
delle piccole cose, fatte in ceramica e cotte nella piccola<br />
muffola nello studio, quasi volesse riconoscere l’agonia<br />
e la fine di un esemplarità umanistica, spostando così<br />
l’attenzione dal mondo classico delle forme e dei grandi<br />
ideali ad una nuova soggettività, che ora è legata ad una<br />
concezione naturalistica e favolistica tra essere e mondo.<br />
fino al 9 aprile 2012<br />
MADRE Museo d’Arte Donna Regina<br />
Via Luigi Settembrini, 79 - 80139 Napoli<br />
www.museomadre.it<br />
Angelo Pitrone<br />
Licata, 2009<br />
Dagli scatti di due noti fotografi siciliani d’origine, Cayetano<br />
Arcidiacono e Angelo Pitrone, viene presentata nel<br />
Giugno del 2011 a Cordoba la mostra dal titolo “Palermo<br />
Cordoba andata e ritorno”. Nati nella prima metà del 900,<br />
il primo si trasferisce già negli anni ‘50 in Argentina, il secondo<br />
invece rimarrà nella sua regione d’origine (vive ad<br />
Agrigento) insegnando Storia e tecnica della fotografia<br />
all’Università di Palermo. Cayetano Arcidiacono e Angelo<br />
Pitrone, entrambi nati in una terra ricca di storia, cultura e<br />
tradizioni, utilizzano il medium della fotografia come strumento<br />
per restituire e restituirci ciò che di magico e intimo<br />
i loro occhi hanno saputo cogliere nell’osservare i posti e<br />
i luoghi da loro vissuti o semplicemente osservati. Come<br />
protagonisti di un viaggio silenzioso Arcidiacono ci dà la<br />
possibilità di entrare nell’intimo connubio che con un solo<br />
scatto riesce a creare tra sé e le infinite forme e geometrie<br />
che la natura possiede. Forme pure, delicate e soffuse<br />
riescono contemporaneamente ad essere forti, incisive e<br />
ad emergere in maniera netta da uno sfondo quasi assente,<br />
ma dalla contemporanea sensazione di stordimento<br />
provata già al primo sguardo. Utilizzando un linguaggio<br />
binario, apparentemente semplice, ma in realtà costruito<br />
su una dialettica dei contrasti, il bianco e nero di Arcidiacono<br />
evoca nella nostra mente e nei nostri occhi una<br />
sensazione soave, di silenzio e calma (Rio Mendoza) mista<br />
quasi ad una leggera inquietudine (Tranquera) data da<br />
cieli cupi e distese illimitate. A questa ricerca equilibrata<br />
e controllata e al rigore di un linguaggio bicolore si accostano<br />
le fotografie di Angelo Pitrone, rigorosamente a<br />
colori. Formatosi nei primi anni ‘70, anche lui muove i primi<br />
passi tra il bianco e il nero, accostandosi però fin da subito<br />
al mondo della fotografia dai toni vivaci e vitali. Nel caso<br />
di “Palermo Cordoba andata e ritorno”, mostra riproposta<br />
alla Galleria X3 di Palermo ritroviamo tutta la sicilianità<br />
da lui sempre ricercata. Come due treni che viaggiano su<br />
due binari paralleli anche Pitrone, come Arcidiacono, ci<br />
restituisce distese, scorci e infinite geometrie, ma stavolta<br />
indagando “tra le smorfie di un paesaggio che pare raccontare<br />
una primordialità mai superata”, come ricorda<br />
Emilia Valenza nella presentazione delle mostra. Il colore<br />
cattura il nostro sguardo, ci ancora davanti scatti che si<br />
trasformano in dimensione religiosa (Licata 2009), si fanno<br />
portavoce di una densità materica tipica dell’<strong>info</strong>rmale<br />
(Comiso, Strada Provinciale 7) o ci riportano nell’entroterra<br />
siciliano silenzioso, incompleto ma pieno di significati celati<br />
CayetanoArcidiacono AngeloPitrone<br />
Palermo/Cordoba AR<br />
di G. Gabriella Pagano<br />
(Stazione di Butera). Tale percorso iniziato in Argentina<br />
termina a Palermo, dove il 22 Gennaio alle ore 18.00, alla<br />
Galleria X3 si è inaugurata l’omonima mostra “Palermo<br />
Cordoba andata e ritorno” curata da Emilia Valenza ed<br />
Ezio Ferreri, accompagnata da un catalogo della collana<br />
“I tascabili dell’arte”, edito da Ezio Pagano. Attraverso un<br />
corpus di 15 opere si sono messi nuovamente a confronto<br />
i due fotografi siciliani d’origine, ma osservatori del mondo<br />
di adozione.<br />
Cayetano Arcidiacono<br />
Tranquera<br />
Cayetano Arcidiacono<br />
Rio Mendoza<br />
ARTA ntis.<strong>info</strong> PHOTO<br />
11