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veder volea come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore
(Pd. XXXIII, 115-145)
Nasce nella primavera del 1265
L’alba vinceva l’ora mattutina
Come le pecorelle escon del chiuso
Sotto la costellazione dei Gemelli
Ben sai come nell’aere si raccoglie
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna
Viene condannato al rogo
Breve pertugio dentro dalla muda
Dolce color d’oriental zaffiro
Non vedrà mai più Firenze
Voltommi per le rive e per lo fondo
Lo duca mio di subito mi prese
Scrive fino alla morte
Come la mosca cede alla zanzara
Nella profonda e chiara sussistenza
Dentro dal ciel della divina pace
Due archi paralleli e concolori
dell'alto lume parvermi tre giri
Siena mi fe’ disfecemi Maremma
A pie’ del Casentino traversa un’acqua
di tre colori e d'una contenenza;
a guisa del parlar di quella vaga
non altrimenti fan di state i cani
e l'un dall'altro come iri da iri
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore
Nel mezzo del cammin di nostra vita
(If. I, 1-18)
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