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però ch'ogni parlar sarebbe poco.
(If. XXXIV, 22-27)
Lettor, tu vedi ben com’io innalzo
La mia matera, e però con più arte
Non ti meravigliar s’io la rincalzo.
(Pg. IX, 70-72)
- Per alcuni mesi, si ferma in Lunigiana e nel Casentino.
Ricorditi, lettor, se mai ne l’alpe
Ti colse nebbia per la qual vedessi
Non altrimenti che per pelle talpe,
come, quando i vapori umidi e spessi
a diradar cominciansi, la spera
del sol debilemente entra per essi;
(Pg. XVII, 1-6)
Pensa, lettor, s'io mi maravigliava,
quando vedea la cosa in sé star queta,
e nell'idolo suo si trasmutava.
(Pg. XXXI, 118-129)
A descriver lor forme più non spargo
Rime, lettor; ch’altra spesa mi stringhe,
tanto ch’a questa non posso esser largo;
(Pg. XXIX, 97-99)
S’io avessi, lettor, più lungo spazio
Da scrivere, i’ pur cantari in parte
Lo dolce ber che mai non m’avria sazio;
(Pg. 136-138)
- Parigi, Lucca, Torino, forse Milano, Pisa, Genova e, infine, Ravenna.
Ma qui tacer nol posso; e per te le note
Di questa comedia, lettor, ti giuro,
s’elle non sìen di lunga grazia vote,
ch’i vidi per quell’aere grosso e scuro,
venir notando una figura in suso,
maravigliosa ad ogni cor sicuro,
sì come torna colui che va giuso
talora a solver l’ancora ch’aggrappa
o scoglio o altro che nel mare è chiuso,
che ‘n su si stende e da piè si rattrappa.
(If. XVI, 127-136)
14.233 versi endecasillabi in terzine compongono la Commedia di Dante: Inferno,
Purgatorio, Paradiso.
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