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26 n.77 SPORT Calcio Teramo Calcio I giovani e il futuro I giovani e il futuro, nella società civile, nelle attività umane ed anche nello sport. E’ sinonimo di vitalità e continuità. Ognuno vede nel giovane una parte di se che si tramanda, indipendente dal legame diretto o di parentela. L’istinto di conservazione è insito nella natura umana. Accudire e fare crescere bene i giovani è sempre una priorità. Lo sport occupa una parte importante per l’educazione dei giovani ed a ragione rivendica il suo ruolo , anche se subordinata a quella istituzionale. Le norme federali (Federazione Italiana Gioco Calcio) riservano una particolare attenzione alla gestione di base della formazione giovanile. Opportuni incentivi vengono erogati appositamente non solo per la formazione, anche per quanto riguarda l’aspetto agonistico. Nelle gare ufficiali dei dilettanti c’è l’obbligo di tenere in campo un numero minimo di calciatori “under”, mentre nei professionisti l’incentivo è addirittura monetizzato. Il Teramo Calcio, sin dalla costituzione della nuova società, ha tenuto in particolare considerazione il settore giovanile. Di pari passo sono cresciuti l’organizzazione della prima squadra e quello del settore giovanile. Gli sforzi per i miglioramenti spesso cozzano sulla carenza di strutture, annoso problema della città di Teramo. Si è consumata buona parte della stagione calcistica con buoni risultati che il responsabile organizzativo Vincenzo Feliciani illustra nei vari aspetti. “Per attività giovanile propriamente detto, s’intende,a cominciare dai più giovani, quella della categoria Giovanissimi fino alla Juniores, prossima alla prima squadra. In quest’ultima, infatti, spesso partecipano calciatori della prima squadra e viceversa alcuni di loro si allenano in quella maggiore. Come risultati agonistici, la squadra Juniores ha compiuto sensibili miglioramenti rispetto allo scorso anno. Di rilievo è l’età della rosa con giovani nati nel 93,94 e 95, mentre il regolamento prevede la partecipazione di nati nel 93 e 94. La linea più giovane è sicuramente un elemento positivo in prospettiva. A ciò si aggiungono anche gli ottimi risultati con la terza posizione occupata in classifica generale che, se conservata, assicurerebbe la partecipazione ai play-off nella successiva fase nazionale. Alcuni di loro fanno parte della rappresentativa regionale di categoria. La prospettiva è volta anche verso la categoria superiore della prima squadra in seconda divisione. In tale ipotesi i giovani devono essere pronti per gli impegnativi tornei nazionali: campionato Beretti e Allievi nazionali. La priorità viene data sempre alla partecipazione con riguardo alla qualità e meno ai risultati. La squadra allievi sta confermandole buone premesse iniziali con miglioramenti rispetto all’anno scorso, unitamente a quella dei Giovanissimi. In entrambe le categorie è previsto un campionato parallelo per nati nell’anno successivo. Le due categorie, denominate di fascia B o sperimentali, rappresentano il fiore all’occhiello perché hanno la possibilità di confrontarsi con i pari età di scuole qualitativamente migliori. E’ un lavoro di base che pagherà bene nel futuro in prima squadra, di Antonio Parnanzone dimitutto@teramani.info prospettiva che ci si augura fortemente perché altrimenti sarebbe vano ogni sforzo. Si registra un ottimo comportamento generalizzato nelle varie categorie di buon auspicio per la correttezza in campo, elemento essenziale per l’equilibrio psicologico dentro e fuori il rettangolo di gioco. Il lavoro di base dovrebbe essere più intenso con più allenamenti settimanali, mirati sulla tattica e sul potenziamento fisico. Per carenza di strutture al momento non possibile procedere per tale tipo di preparazione di base. Ottimo anche il funzionamento dell’organizzazione. Non si sono registrate lacune o carenze strutturali. Sono molto soddisfatto per come procedere l’attività in generale e in particolare i tornei che alla fine gratificano proprio gli stessi giovani”. n
ATTUALITÀ Persone Di Biagio dimmitutto@teramani.info L’ultimo dei cercatori d’oro Giuseppe con il pendolo scova fedi e braccialetti d’oro. Si dichiara radioestesista, cioè colui che localizza oggetti nascosti Èl’ultimo dei cercatori di tesori che si conosca. Il volto è paffuto e teso come quello di una mela dalla buccia ben levigata, gli occhi taglienti che paiono non fissarti cercando un punto indefinito su cui posare la sua dolce bramosia e una calvizie celata a malapena da una sorta di filamenti. Giuseppe il compito lo sbriga a suo modo: sopra una carta geografica posa il suo pugno ruvido brandendo un pendolo che va a roteare proprio sul punto dove dovrebbe essere sepolto un oggetto di pregio. Molti si affidano a lui per ritrovare fedi matrimoniali perse da anni o altri tipi di oggetti spesso d’oro o almeno di un certo valore, che paiono essere scomparsi dalla terra per sempre, non si sa in quale anfratto remoto del sottosuolo. Giuseppe aziona i ferri del mestiere e si rimette al lento turbinio del pendolo d’acciaio “di quello buono però, che non sia né troppo leggero né pesante, non suscettibile quindi ai refoli di vento che possono sollevarsi all’improvviso dai campi”. Spesso gli capita di riportare in vita piccoli tesori ormai occultati da tempo immemore sotto coltri di terriccio umido e ghiaia. Iniziò più di 10 anni fa: con la scusa di prestare una “consulenza” ad un lavoro di uno storico del posto si rese conto che scovare oggetti con quel metodo era più semplice del previsto. Nella sua meditata furia da cercatore d’oro, accenna a dei briganti qui a Teramo, che nelle scorrerie avrebbero nascosto sotto terra dei veri e pro- di Maurizio pri tesori, ancora non tornati alla luce. “Qui attorno è pieno” e di sottecchi sbircia la montagna di Campli, di Magnanella, e nel compiere un mezzo giro col corpo inerte che fa fatica a seguirlo indica con gli occhi piccoli la collina di Mezzanotte, andando oltre fino alla vallata della confluenza tra il Tordino e il Vomano, perdendosi nel verde della mattinata assolata e color zinco. La possibilità di rinvenirli c’è, mette subito in chiaro, ma non va oltre, affogando tutto l’enigma in una nebbia caliginosa. Giuseppe si dichiara radioestesista, cioè – sfogliando le pagine virtuali di Wikipedia – colui che mette in atto la radioestesia, una pratica che consiste nel tentare di localizzare oggetti nascosti o altre informazioni sconosciute servendosi di uno strumento inerte, solitamente una verga, una bacchetta biforcuta o un pendolo. “Ma in questa cosa bisogna essere un po’ sensitivi” precisa sorridendo, liberando una smorfia vaporosa e indefinita, come nei film western quando il cattivo fa una battuta sulla lunghezza della vita del suo rivale. In fondo tutto potrebbe essere rimesso al sesto e settimo e ottavo senso, al mondo parallelo e magico che corre parallelo alla razionalità. Giuseppe ha bisogno di una buona cartina geografica, con le nuove tecnologie è sufficiente perfino Google map, ed è pronto in un battibaleno a scovare gli oggetti, i piccoli tesori, i grandi tesori forse, a volte anche su una mappa in scala “uno ad un milione”, perché se c’è il feeling, quello giusto, e la buona giornata, tutto è possibile allora. Come un bimbo che gioca solitario con la palla in una piazza vuota, immaginandosi di sfidare il Brasile in una finale di Coppa del mondo (e pure di vincere), Giuseppe per scherzo accenna all’oro di Dongo, a quei quintali di lingotti che i fascisti in fuga si trascinarono dietro sul lago di Como. Parla ancora, quasi una fissa la sua, delle incursioni dei briganti nelle case dei nobili teramani e di un tesoro che dovrebbe essere sepolto da qualche parte. Parla di molte cose che potrebbe scoprire…della Resistenza e di coloro che in tempi di grandi sommovimenti razziavano ristabilendo e riaccorciando a proprio modo le gerarchie sociali. Di oggetti racconta di averne scovati in quantità, se non industriale quasi ci manca, tra fedi, braccialetti “e tre piccoli tesori” di cui lascia cadere parole e circostanze, come nei nostri più inconfessabili peccati. “Però ci vuole molto allenamento” ribatte. E torna a parlare di Napoleone, della Campagna di Russia, e degli 800 quintali d’oro sotto terra da qualche parte lì sotto la Lituania. E gli occhi si allargano come quelli di un bambino che vuole vincere la sua partita della vita in una finale della coppa del mondo. Un po’ trasognanti, gentilmente avidi, usurati da una passione che lo consuma da cima a fondo. n 27 n.77
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