Biografia - Comune di Pollica
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
<strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore, <strong>di</strong> scienziato cosciente dell’evoluzione tecnologia in atto e<br />
della necessità <strong>di</strong> non restarne esclusi.<br />
Con l’auspicio <strong>di</strong> avere in futuro maggiori ragguagli intorno alla sua<br />
vita, bisogna riconoscere che al momento attuale è persino sconosciuta la<br />
data <strong>di</strong> nascita (1816? 1820?) mentre è certo che morì fuori Italia nel 1881.<br />
Nato a Palermo, figlio <strong>di</strong> Pietro e <strong>di</strong> Concetta Lazzaretto non sembra<br />
che appartenesse a una famiglia abbiente (il padre non era un “don”). Forse<br />
ebbe qualche grado <strong>di</strong> parentela con il patriota palermitano Matteo<br />
Muratori (1810-1893, figlio <strong>di</strong> Giovanni) e con il libraio e tipografo<br />
Antonio Muratori, proprietario a Palermo <strong>di</strong> una stamperia, con sede in via<br />
Toledo, molto attiva nel terzo e quarto decennio dell’Ottocento.<br />
Cristoforo Muratori conseguì la laurea in me<strong>di</strong>cina, ma – credo – soltanto<br />
in età matura: <strong>di</strong>fatti, in gioventù non gli fu mai attribuito il titolo<br />
accademico <strong>di</strong> “dottore”.<br />
Estraneo al mondo delle professioni (soltanto da anziano sarà chiamato<br />
talvolta “professore”), finché visse in Italia non appartenne neanche ad<br />
accademie, né il suo nome apparve tra i redattori dei principali perio<strong>di</strong>ci<br />
scientifico-letterari dell’epoca.<br />
Trasferitosi all’estero, lo stu<strong>di</strong>o della chimica gli consentì <strong>di</strong> immergersi<br />
in una cultura innovativa, che poté accrescere vivendo in gran<strong>di</strong> città europee,<br />
dove erano presenti istituzioni scientifiche d’avanguar<strong>di</strong>a e dove l’ambiente<br />
era più aperto alla crescita delle vocazioni in<strong>di</strong>viduali.<br />
Difatti, fuori dalla Sicilia, negli anni dell’esilio, Muratori si rivelò un<br />
chimico <strong>di</strong> un certo valore. Nel 1855 ottenne a Parigi una “privativa” (cioè<br />
un brevetto) per un nuovo proce<strong>di</strong>mento che rendeva i componenti d’arredo<br />
impermeabili, più confortevoli e alla moda: tale invenzione, nello specifico,<br />
consisteva nel rivestire gli oggetti – <strong>di</strong> legno, pietra e metallo - con un<br />
prodotto che imitava tessuti preziosi – lana, velluto, seta. I manufatti, così<br />
trasformati in simbolo <strong>di</strong> benessere e agi, erano interessanti generi <strong>di</strong> consumo<br />
in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> una società che voleva migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita,<br />
anche quelle domestiche.<br />
Cristoforo Muratori fu anche l’inventore del Bianco <strong>di</strong> Palermo, un<br />
colore a base <strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> steatite e zinco, oppure piombo. Il nuovo<br />
prodotto fu subito impiegato per la carta da parati o per i tessuti <strong>di</strong> arredamento,<br />
che così risultavano più corposi e resistenti, tanto da poter essere<br />
applicati sulle pareti ancora umide. Il nuovo prodotto indurente venne<br />
usato anche per fabbricare mastici e stucchi <strong>di</strong> un bel colore chiaro e lucido.<br />
La locuzione “Bianco <strong>di</strong> Palermo” entrò presto nell’uso comune per<br />
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