Biografia - Comune di Pollica
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Il chimico Cristoforo Muratori,<br />
“profetico citta<strong>di</strong>no” a fianco <strong>di</strong> Crispi,<br />
Garibal<strong>di</strong> e Alexander Dumas<br />
Francesca M. Lo Faro<br />
Chimico, inventore <strong>di</strong> prodotti ignifughi o resistenti all’acqua, creatore <strong>di</strong><br />
un giubbotto antiproiettile, scopritore <strong>di</strong> miscele chimiche brevettate in<br />
Francia e Regno Unito: ecco chi fu Cristoforo Muratori, la cui attività <strong>di</strong><br />
chimico e impren<strong>di</strong>tore sarà qui tracciata, senza <strong>di</strong>menticare le vicende<br />
risorgimentali, alle quali egli prese parte, con un ruolo <strong>di</strong> rilievo, a fianco<br />
<strong>di</strong> Crispi e <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>.<br />
Antiborbonico intransigente, talvolta sensibile agli slogan dell’estrema<br />
sinistra, Muratori subì molti anni <strong>di</strong> reclusione per aver provocato a<br />
Palermo la rivoluzione del 1848 e fu esule a Parigi, Londra, Algeria.<br />
Rientrato in Italia, nel 1860 contribuì, assieme ad Alexander Dumas, alla<br />
sollevazione delle popolazioni del Cilento e, mentre Napoli attendeva l’arrivo<br />
<strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, sventò con atteggiamento sprezzante una obliqua trama<br />
della real Casa borbonica.<br />
Nonostante una vita così densa <strong>di</strong> avvenimenti, Muratori fu poco citato<br />
dai memorialisti suoi contemporanei; e non è stato fatto poi oggetto <strong>di</strong><br />
indagini storiografiche, sebbene la sua biografia bene esemplifichi l’impegno<br />
costante <strong>di</strong> molti scienziati nella costruzione dell’Italia unita.<br />
Il nome <strong>di</strong> Muratori è dunque oggi sconosciuto. La ragione <strong>di</strong> tale<br />
<strong>di</strong>menticanza va forse addebitata alla sua nomea <strong>di</strong> spia e, ancor <strong>di</strong> più, alla<br />
accusa <strong>di</strong> truffa, reato per il quale nel 1867 fu sottoposto a processo e trattato<br />
come il peggiore delinquente comune, nonostante il suo passato <strong>di</strong><br />
patriota potesse metterlo a riparo da imputazioni <strong>di</strong>sonoranti. Giu<strong>di</strong>cato da<br />
un tribunale del Regno d’Italia – espressione <strong>di</strong> quello stesso stato nazionale<br />
che egli aveva contribuito a costruire con sudore e sangue – fu presto<br />
<strong>di</strong>menticato e con lui <strong>di</strong>sperso anche il ricordo della sua attività <strong>di</strong> chimico,<br />
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
<strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore, <strong>di</strong> scienziato cosciente dell’evoluzione tecnologia in atto e<br />
della necessità <strong>di</strong> non restarne esclusi.<br />
Con l’auspicio <strong>di</strong> avere in futuro maggiori ragguagli intorno alla sua<br />
vita, bisogna riconoscere che al momento attuale è persino sconosciuta la<br />
data <strong>di</strong> nascita (1816? 1820?) mentre è certo che morì fuori Italia nel 1881.<br />
Nato a Palermo, figlio <strong>di</strong> Pietro e <strong>di</strong> Concetta Lazzaretto non sembra<br />
che appartenesse a una famiglia abbiente (il padre non era un “don”). Forse<br />
ebbe qualche grado <strong>di</strong> parentela con il patriota palermitano Matteo<br />
Muratori (1810-1893, figlio <strong>di</strong> Giovanni) e con il libraio e tipografo<br />
Antonio Muratori, proprietario a Palermo <strong>di</strong> una stamperia, con sede in via<br />
Toledo, molto attiva nel terzo e quarto decennio dell’Ottocento.<br />
Cristoforo Muratori conseguì la laurea in me<strong>di</strong>cina, ma – credo – soltanto<br />
in età matura: <strong>di</strong>fatti, in gioventù non gli fu mai attribuito il titolo<br />
accademico <strong>di</strong> “dottore”.<br />
Estraneo al mondo delle professioni (soltanto da anziano sarà chiamato<br />
talvolta “professore”), finché visse in Italia non appartenne neanche ad<br />
accademie, né il suo nome apparve tra i redattori dei principali perio<strong>di</strong>ci<br />
scientifico-letterari dell’epoca.<br />
Trasferitosi all’estero, lo stu<strong>di</strong>o della chimica gli consentì <strong>di</strong> immergersi<br />
in una cultura innovativa, che poté accrescere vivendo in gran<strong>di</strong> città europee,<br />
dove erano presenti istituzioni scientifiche d’avanguar<strong>di</strong>a e dove l’ambiente<br />
era più aperto alla crescita delle vocazioni in<strong>di</strong>viduali.<br />
Difatti, fuori dalla Sicilia, negli anni dell’esilio, Muratori si rivelò un<br />
chimico <strong>di</strong> un certo valore. Nel 1855 ottenne a Parigi una “privativa” (cioè<br />
un brevetto) per un nuovo proce<strong>di</strong>mento che rendeva i componenti d’arredo<br />
impermeabili, più confortevoli e alla moda: tale invenzione, nello specifico,<br />
consisteva nel rivestire gli oggetti – <strong>di</strong> legno, pietra e metallo - con un<br />
prodotto che imitava tessuti preziosi – lana, velluto, seta. I manufatti, così<br />
trasformati in simbolo <strong>di</strong> benessere e agi, erano interessanti generi <strong>di</strong> consumo<br />
in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> una società che voleva migliorare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita,<br />
anche quelle domestiche.<br />
Cristoforo Muratori fu anche l’inventore del Bianco <strong>di</strong> Palermo, un<br />
colore a base <strong>di</strong> una miscela <strong>di</strong> steatite e zinco, oppure piombo. Il nuovo<br />
prodotto fu subito impiegato per la carta da parati o per i tessuti <strong>di</strong> arredamento,<br />
che così risultavano più corposi e resistenti, tanto da poter essere<br />
applicati sulle pareti ancora umide. Il nuovo prodotto indurente venne<br />
usato anche per fabbricare mastici e stucchi <strong>di</strong> un bel colore chiaro e lucido.<br />
La locuzione “Bianco <strong>di</strong> Palermo” entrò presto nell’uso comune per<br />
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IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
designare un giallino palli<strong>di</strong>ssimo, come quello dell’alabastro; e ancora<br />
oggi gli archeologi definiscono Bianco <strong>di</strong> Palermo il colore avorio <strong>di</strong> alcuni<br />
particolari vasi attici (lechitos).<br />
Vivendo a lungo in Francia e in Gran Bretagna – cioè nei Paesi europei<br />
più avanzati per opifici e manifatture, organizzazione sociale e stili <strong>di</strong> vita –<br />
Muratori ebbe occasione <strong>di</strong> conoscere precocemente le esigenze del vivere<br />
moderno. In quel contesto, affrontò brillantemente il problema della conservazione<br />
degli alimenti deperibili, quali le uova e il latte; e, al riguardo,<br />
brevettò un proce<strong>di</strong>mento, basato sull’uso <strong>di</strong> una soluzione salina, che<br />
annunciava già l’evoluzione dell’industria conserviera.<br />
Il chimico palermitano cercò anche <strong>di</strong> rispondere ai nuovi bisogni suscitati<br />
dallo sviluppo delle tecnologie militari e, <strong>di</strong>fatti, numerosi furono i suoi<br />
contributi nel campo dei materiali ignifughi (brevettati a Londra nel 1874).<br />
Fu anche inventore della corazza antiproiettile, <strong>di</strong> cui si parlerà oltre.<br />
Muratori rappresentò la faccia <strong>di</strong>namica della scienza. Con i suoi brevetti,<br />
con l’applicazione pratica delle miscele chimiche da lui scoperte, egli<br />
si mosse agevolmente nel campo dell’impren<strong>di</strong>toria, proiettandosi coraggiosamente<br />
verso il futuro. Non è raro, infatti, scorgere il suo nome nelle<br />
pubblicazioni specialistiche e, in special modo, nei perio<strong>di</strong>ci che davano<br />
conto delle scoperte tecnologiche, riconosciute e protette dalle autorità<br />
pubbliche.<br />
Negli anni dal 1855 al 1857 e dal 1865 al 1877, il nome del chimico<br />
palermitano comparve in molteplici opere a stampa: «Annuario del ministero<br />
Agricoltura industria e commercio del Regno <strong>di</strong> Sardegna» (1855);<br />
«The Mechanic’s Magazine, and journal of sciences, arts, and manifactures»(1856);<br />
«Journal of the Society of Arts» (1856); «The Repertory of<br />
patent inventions: and other <strong>di</strong>scoveries and improvements» (1856);<br />
«Bulletin des lois de l’Empire Français» (1858); «Mechanic’s Magazine»<br />
(1857); «The Civil engineer & architect’s journal» (1857); «Chronological<br />
index of Patents applied for and patents granted» (1857); «Description des<br />
machines et procédés pour lequelles des brevets d’invention ont été pris<br />
sous le régime de la loi du 5 julliet 1844. Office national de la propriété<br />
industrielle. Ministre de l’Agriculture, du Commerce et des Travaux<br />
publics» (1865); «The London Gazette» (1872, 1874 e 1877); «The<br />
Chemical news and Journal of industrial science» (1874); «The<br />
Commissioners of patent’s journal» (1876).<br />
Dalla lettura <strong>di</strong> tali pubblicazioni si evince che Cristoforo Muratori era<br />
socio in affari a Parigi con un tal Salvi (nel 1855), con il farmacista<br />
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
Philippe Léchelle (che viveva in rue Lamartine n. 35), con Camille Monlel<br />
e con il chimico Leopold D’Aubreville (abitante in rue Echiquier n. 36).<br />
Nel suo lungo soggiorno estero, Muratori cambiò <strong>di</strong>verse residenze: il<br />
31 agosto 1855 viveva a Parigi, in rue Caumartin n. 46. Ma, pochi mesi<br />
dopo, eccolo nel Middlesex (presso Burton Crescent). Altra sua residenza<br />
parigina, nel 1857, fu rue Lafitte n. 9, uno stabile a poche centinaia <strong>di</strong><br />
metri da quella a noi già nota rue Caumartin, in cui lo ritroviamo ancora<br />
nel 1857, anno in cui visse anche, per un breve periodo, all’Hotel De<br />
L’Europe, nel Middlesex.<br />
Vita da esule, si potrebbe ben <strong>di</strong>re quella <strong>di</strong> Cristoforo Muratori, sballottato<br />
dagli eventi da un parte e l’altra della Manica, alla ricerca <strong>di</strong> chissà<br />
che cosa o <strong>di</strong> chissà quali contatti. Una cosa è però è certa. Le sue con<strong>di</strong>zioni<br />
economiche erano invi<strong>di</strong>abili e la sua vasta <strong>di</strong>sponibilità finanziaria,<br />
forse derivante dalla sua attività <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore chimico, per qualche<br />
tempo gli permise <strong>di</strong> gestire a Parigi, in via Lafitte, una “Casa <strong>di</strong> Banco” in<br />
società con il suo amico <strong>di</strong> sventura Francesco Crispi: dal che si deduce che<br />
i due lucrassero sulle commissioni commerciali e sull’attività cre<strong>di</strong>tizia 1 .<br />
Gli anni compresi tra il 1855 e il 1857 furono anni intensi per<br />
Cristoforo Muratori che a Parigi ebbe anche modo <strong>di</strong> conoscere Alexander<br />
Dumas. A quell’epoca, però, Muratori non godeva fama <strong>di</strong> buon patriota e<br />
qualcuno rimproverò Francesco Crispi <strong>di</strong> averlo frequentato nei suoi anni<br />
parigini 2 . I due patrioti siciliani furono poi costretti a fuggire precipitosamente<br />
da Parigi quando, il 14 gennaio 1858, Felice Orsini attentò alla vita<br />
<strong>di</strong> Napoleone III. A quanto pare, però, Muratori non era addentro a quella<br />
congiura 3 .<br />
Lasciata la Francia, raggiunse l’Algeria e poi, amnistiato e tornato in<br />
Italia, abbandonò momentaneamente la sua attività <strong>di</strong> chimico ed impren<strong>di</strong>tore,<br />
per riprenderla negli anni Settanta, durante il suo secondo soggiorno<br />
estero. Nel 1872, 1874, 1876, 1877 ottenne dei brevetti in Inghilterra e<br />
visse nel Middlesex, alternando il suo domicilio tra Bessborough Gardens,<br />
a Pimlico; la città <strong>di</strong> Hockey; la residenza <strong>di</strong> Burton Crescent. A Londra,<br />
1 «L’In<strong>di</strong>pendente», a. I, n. 28, martedì 13 nov. 1860. L’agiatezza <strong>di</strong> Cristoforo Muratori proseguì<br />
anche quando tornò in Italia; <strong>di</strong>fatti nel 1863 ad una sottoscrizione patriottica offrì una<br />
somma <strong>di</strong>eci volte superiore a quella versata da altri sostenitori. «Il Dovere», a. I, n. 18, sabato<br />
11 luglio 1863, p. 144.<br />
2 SIMONI E. 1869, p. 254.<br />
3 ODDO G. 1863, p. 696.<br />
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IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
nel 1874, aveva come socio affari Charles Galland (domiciliato a Cecil<br />
street, Strand, nel Middlesex), forse da identificare con il futuro sindaco <strong>di</strong><br />
Algeri.<br />
L’ultimo domicilio <strong>di</strong> Cristoforo Muratori, nel 1881, fu Parigi, città<br />
nella quale egli morì. Il necrologio, apparso sulla «Gazzetta Ufficiale del<br />
Regno d’Italia», de<strong>di</strong>ca poche parole alla scomparsa del chimico siciliano.<br />
“Decessi. Il Risorgimento <strong>di</strong> Torino del 1° luglio riceve da Parigi la dolorosa<br />
partecipazione della morte del dott. cav. Cristoforo Muratori, agente <strong>di</strong>plomatico<br />
ed ex-colonnello nell’esercito italiano. Il Muratori, inventore della corazza che da<br />
lui prese nome, e <strong>di</strong> cui si fecero felici esperimenti in Torino, della tela impermeabile<br />
per bastimenti e del legno plastico, composizione chimica da supplire al legno<br />
naturale, è morto all’età <strong>di</strong> 65 anni”.<br />
L’annuncio necrologico era ben parco <strong>di</strong> notizie. Non riferiva che il<br />
Muratori, a Palermo, il 12 gennaio 1848, aveva gettato la miccia alla rivoluzione,<br />
provocando i tafferugli nei quartieri più popolari; e che, condannato<br />
a reclusione, aveva scontato 3 anni <strong>di</strong> relegazione nella Cittadella <strong>di</strong><br />
Messina e 18 mesi ad Ustica. Presa poi la strada dell’esilio, pur lontano<br />
dall’Italia, Muratori era stato un cospiratore impegnato nel processo risorgimentale:<br />
ma anche questo aspetto biografico – che non era certo un dettaglio<br />
– era taciuto dall’annuncio necrologico; così come taciuto era il suo<br />
ruolo <strong>di</strong> “presidente del Comitato generale segreto <strong>di</strong> Napoli” rivestito<br />
poco prima dell’arrivo <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, al tempo in cui lo stesso Muratori era<br />
stato “incaricato nel continente per il reclutamento e per altri servigi<br />
importanti alla guerra” 4 .<br />
Il necrologio, inoltre, non ricordava che la vita <strong>di</strong> Muratori era stata<br />
attraversata, nella primavera del 1862, dal giornalismo militante: <strong>di</strong>fatti,<br />
come <strong>di</strong>rettore del quoti<strong>di</strong>ano napoletano «Il Tribuno», aveva dato vita ad<br />
una breve esperienza e<strong>di</strong>toriale che metteva in chiaro la sua capacità <strong>di</strong><br />
polemista 5 . Divenuto poi alto ufficiale dell’esercito del Regno d’Italia, era<br />
stato mandato in Portogallo, in missione <strong>di</strong>plomatica – assieme al barone<br />
siciliano Alfredo Porcelli <strong>di</strong> Sant’Andrea, già colonnello garibal<strong>di</strong>no (e<br />
anche campione <strong>di</strong> ambiguità, nonché provocatore e spia) – per una visita<br />
ufficiale alla Corte lusitana 6 .<br />
4 LA MASA G. 1862, p. XXIX.<br />
5 BERTONI JOVINE D. (a cura <strong>di</strong>) 1960.<br />
6 LIDA C.E., I. M. ZAVALA (ed.) 1970. Ringrazio Virgilio Ilari per questa e altre utilissime<br />
segnalazioni bibliografiche.<br />
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
Nonostante tale prestigioso incarico, si può asserire che nel 1881, anno<br />
della morte, Cristoforo Muratori fosse un uomo ormai caduto in <strong>di</strong>sgrazia<br />
e ricordato dagli organi ufficiali del Regno d’Italia soltanto per la sua carriera<br />
militare e per la corazza antiproiettile, da lui inventata.<br />
Un tar<strong>di</strong>vo riconoscimento del suo valore patriottico si ebbe nel 1884,<br />
quando il suo ritratto venne esposto, accanto a quello <strong>di</strong> Ciro Menotti, nel<br />
Tempio del Risorgimento Italiano, allestito a Torino in occasione<br />
dell’Esposizione generale italiana. Si ignora che fine abbia poi fatto quel<br />
quadro che, a quanto sembra, non entrò a far parte del patrimonio del<br />
Museo del Risorgimento <strong>di</strong> Torino 7 .<br />
Forse il ritratto <strong>di</strong> Cristoforo Muratori, conclusa la mostra, rimase nella<br />
<strong>di</strong>sponibilità del garibal<strong>di</strong>no Timoteo Riboli, che aveva mandato quel quadro<br />
all’esposizione torinese in aggiunta a molti altri cimeli, tra cui la sua<br />
collezione rarissima <strong>di</strong> testimonianze (medaglie, <strong>di</strong>ari, pubblicazioni e<br />
manoscritti) <strong>di</strong> tutti i congressi scientifici, promossi da Carlo Bonaparte,<br />
tenutisi in Italia dal 1839 al 1847, con la seguente successione: Pisa 1839,<br />
Torino 1840, Firenze 1841, Padova 1842, Lucca 1843, Milano 1844,<br />
Napoli 1845, Genova 1846, Venezia 1847.<br />
Amico <strong>di</strong> Cristoforo Muratori, il dottor Timoteo Riboli fu il me<strong>di</strong>co<br />
parmense (Colorno 1808-Torino 1895) che curò Garibal<strong>di</strong> ferito nel 1862<br />
in Aspromonte. Affiliato ad una loggia massonica, fu un ben strano ed<br />
infervorato patriota, se è vera la testimonianza che alla sua morte, per suo<br />
desiderio, venne vestito con la camicia nera, e gli fu collocata sul petto una<br />
piccola urna <strong>di</strong> cristallo contenente le fotografie <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, Mazzini, e<br />
dei garibal<strong>di</strong>ni Avezzana e Milbitz 8 .<br />
Gli ere<strong>di</strong> del dottore Riboli – che a Torino aveva lo stu<strong>di</strong>o nell’attuale<br />
via Lagrange n. 2 – forse posseggono ancora oggi il ritratto <strong>di</strong> Cristoforo<br />
Muratori, un personaggio definito “profetico citta<strong>di</strong>no”. La <strong>di</strong>dascalia che<br />
corredava l’effige recitava infatti: «Il ritratto del profetico citta<strong>di</strong>no Cristoforo<br />
7 TEMPIA G. (a cura <strong>di</strong>) 1884, pp. 29-30.<br />
8 MENGOZZI D. 2007. Le carte Riboli sono conservate dal Museo Centrale del<br />
Risorgimento, al Vittoriano, ma da un sommario controllo degli schedari cartacei non risultano<br />
documenti <strong>di</strong> Cristoforo Muratori né come autore né come destinatario; sue creazioni<br />
sono descritte da Riboli (“Nuovissimi modelli [<strong>di</strong> armature e uniformi] eseguiti per commissione<br />
dei signori cav. Muratori e Bernieri”, Torino giugno 1866, segnatura 494/33). Sono<br />
grata a Giuseppe Monsagrati per la segnalazione archivistica e per i suoi suggerimenti volti a<br />
meglio inquadrare la figura <strong>di</strong> Muratori, un personaggio non sempre limpido nelle varie<br />
avventure della sua vita, tanto da non poter esser portato ad esempio <strong>di</strong> onestà e rigore.<br />
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IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
Muratori, presidente del Comitato Generale <strong>di</strong> Napoli, rappresentato innanzi al<br />
principe D. Luigi Conte d’Aquila al quale risolutamente, nel luglio 1860, <strong>di</strong>ceva:<br />
Fate ciò che vi aggrada: il popolo è armato e non vi teme, Garibal<strong>di</strong> in 15 giorni<br />
sarà a Napoli, l’armata non si batterà e la vostra <strong>di</strong>nastia sarà <strong>di</strong>sonorata».<br />
Per comprendere appieno l’episo<strong>di</strong>o che vide protagonisti, nel luglio<br />
1860, Cristoforo Muratori e il conte d’Aquila, occorre richiamare gli avvenimenti<br />
<strong>di</strong> quell’estate e ricordare che, mentre la marcia <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> avanzava<br />
trionfalmente, fervevano anche le trattative amichevoli <strong>di</strong> alleanza tra<br />
gabinetto <strong>di</strong> Napoli e quello <strong>di</strong> Torino, con il governo borbonico che voleva<br />
assicurarsi i possessi continentali e lasciare la Sicilia al Piemonte.<br />
In questo contesto il conte d’Aquila, zio del re Francesco II, tendeva a<br />
farsi proclamare reggente “anche a costo <strong>di</strong> gettare nel fango suo nipote il<br />
re”. Ma i liberali si accorsero delle sue intenzioni. Muratori sventò l’ar<strong>di</strong>to<br />
progetto e lo fece con una presenza <strong>di</strong> spirito lodevole. Si presentò davanti<br />
al principe e gli rivolse quelle parole che qui val la pena ripetere: “Altezza,<br />
fate ciò che vi aggrada: il popolo è armato e non vi teme, Garibal<strong>di</strong> in 15<br />
giorni sarà a Napoli, l’armata non si batterà, e la Vostra <strong>di</strong>nastia sarà <strong>di</strong>sonorata”<br />
9 .<br />
Muratori, si è già detto, fu il presidente del Comitato segreto <strong>di</strong> Napoli.<br />
Inoltre, il 21 maggio 1860 – su proposta <strong>di</strong> La Masa – fu nominato da<br />
Garibal<strong>di</strong> luogotenente-colonnello del Corpo dei cacciatori dell’Etna e<br />
Guerriglie siciliane, con l’incarico <strong>di</strong> riunire giovani volontari.<br />
Le cronache coeve informano che il 20 agosto 1860, nelle acque del<br />
Golfo <strong>di</strong> Napoli, fu ospite <strong>di</strong> Alexander Dumas sulla goletta L’Emma, dove<br />
trovò imbarco anche fra’ Giovanni Pantaleo. Il loro scopo era rifornire<br />
Garibal<strong>di</strong> <strong>di</strong> armi e uomini per agevolarne la marcia dalla Sicilia verso il<br />
meri<strong>di</strong>one continentale. Il 5 settembre clandestinamente approdarono<br />
nella marina <strong>di</strong> Acciaroli (citta<strong>di</strong>na del Cilento ora nota per il sindacopescatore<br />
ucciso). Muratori, sbarcato a terra, vestito da garibal<strong>di</strong>no, con la<br />
carabina in spalla, radunò volontari con i quali rifornire le schiere garibal<strong>di</strong>ne,<br />
che avevano già raggiunto il salernitano. Distribuì camicie rosse, armi<br />
e munizioni. L’entusiasmo popolare fu immenso. Accorsero anche i conta-<br />
9 ODDO 1863. Le stesse parole riporta una litografia - custo<strong>di</strong>ta dall’Istituto per la Storia del<br />
Risorgimento italiano (sezione iconografica, Ved. 7a-59, cm 30x35,5) - de<strong>di</strong>cata a Gaetano La<br />
Loggia, presidente del Comitato generale <strong>di</strong> Sicilia e ministro degli Affari esteri. L’incisione,<br />
stampata da Doyen, mostra che all’incontro del luglio 1860 partecipò, oltre al conte d’Aquila<br />
e a Muratori, anche un terzo personaggio.<br />
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
<strong>di</strong>ni dai villaggi circostanti e imme<strong>di</strong>atamente una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> persone<br />
“erasi per incanto già tutta vestita <strong>di</strong> rosso” mentre “il telegrafo ingannato<br />
segnalava lo sbarco <strong>di</strong> un corpo <strong>di</strong> garibal<strong>di</strong>ni in Acciaroli, cosa che affrettò<br />
la partenza <strong>di</strong> Francesco” da Napoli alla volta <strong>di</strong> Gaeta.<br />
L’ufficiale garibal<strong>di</strong>no Leonino Vinciprova, testimone dei fatti, documentò<br />
che “S’improvvisò un pranzo a Muratori e in tutto quel tempo<br />
festose grida Viva l’Italia! Viva Vittorio Emanuele! Viva Garibal<strong>di</strong>! riempivano<br />
d’entusiasmo il cuore <strong>di</strong> tutti” 10 .<br />
La sera del 5 settembre Muratori dormì a casa del barone Francesco<br />
Antonio Mazziotti, un patriota che abitava a Cannicchio, località vicina a<br />
Celso. Muratori assieme al maggiore garibal<strong>di</strong>no Vinciprova (che era <strong>di</strong><br />
Omignano e, dunque, conoscitore dei luoghi) decisero <strong>di</strong> mandare corrieri<br />
con una comunicazione circolare a tutti i sindaci, ai capi della Guar<strong>di</strong>a<br />
nazionale, ai parroci dei comuni del circondario <strong>di</strong> Pollina, per indurli a<br />
partecipare l’indomani ad una adunanza, che si sarebbe tenuta a mezzogiorno<br />
a Palazzo Mazziotti.<br />
Nel momento più solenne della manifestazione politica “Muratori<br />
prese la parola e fece ai collegati un’allocuzione calda <strong>di</strong> patrii sentimenti,<br />
che durò più <strong>di</strong> un’ora. Egli pareva ispirato, e sovente interrotto da fragorosi<br />
applausi. Il suo <strong>di</strong>scorso provò la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare la decadenza<br />
<strong>di</strong> Francesco II e <strong>di</strong> tutta la <strong>di</strong>nastia, proclamare re Vittorio Emanuele re<br />
d’Italia e costituire nello steso tempo un governo provvisorio. Muratori<br />
assicurava sul suo onore che in Napoli le cose erano <strong>di</strong>sposte in modo che<br />
Garibal<strong>di</strong> entrerebbe in trionfo senza tirare un colpo <strong>di</strong> fucile. Noi ascoltavano<br />
le sue parole, e lo credevamo come si potrebbe credere a un profeta.<br />
Difatti così avvenne”.<br />
L’assemblea presieduta da Muratori venne ai voti. All’unanimità fu<br />
<strong>di</strong>chiarata la decadenza della <strong>di</strong>nastia Borbone e proclamato il regno <strong>di</strong><br />
Vittorio Emanuele re d’Italia. Fu un fatto decisivo che abbreviò il percorso<br />
verso l’Unità. Il generale Garibal<strong>di</strong> lo apprezzò ed accolse festosamente<br />
Muratori, la mattina del 9 settembre.<br />
La manifestazione <strong>di</strong> volontà popolare, assecondata e guidata da<br />
Muratori, fu un atto politico che attestò il vivo e concreto desiderio <strong>di</strong> unificazione<br />
espresso dai patrioti del Cilento, terra notoriamente impegnata<br />
nel processo risorgimentale. Con grande clamore, 45 giorni dopo, si tenne<br />
10 «L’In<strong>di</strong>pendente», a. I, n. 172, venerdì 10 maggio 1861.<br />
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IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
nelle province napoletane il plebiscito <strong>di</strong> annessione del Regno delle due<br />
Sicilie al Piemonte (ottobre 1860).<br />
La fama <strong>di</strong> Muratori nell’estate 1860 non era però all’apice. Qualcuno<br />
sussurrava che egli fosse una spia della polizia borbonica e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
chi lo frequentava non era visto <strong>di</strong> buon occhio 11 . L’accusa <strong>di</strong> spionaggio<br />
era ben sostanziata dai fatti. Muratori era infatti uomo <strong>di</strong> fiducia del ministro<br />
della Polizia del Regno delle due Sicilie, Liborio Romano, un vecchio<br />
liberale che, con scaltrezza politica, manteneva anche contatti con Cavour<br />
e con Garibal<strong>di</strong>.<br />
Il ministro borbonico, proprio tramite Muratori, ebbe un incontro<br />
segreto con Alexander Dumas. La scena si svolse, nella notte tra il 22 e il<br />
23 agosto, a bordo della goletta L’Emma, ancorata al largo <strong>di</strong> Napoli. I<br />
dettagli dell’occulto colloquio furono descritti dall’autore de I tre moschettieri<br />
negli articoli Rivoluzione <strong>di</strong> Napoli, apparsi su «L’In<strong>di</strong>pendente», quando<br />
quel quoti<strong>di</strong>ano, dal 12 ottobre 1860, cominciò le sue pubblicazioni a<br />
Napoli 12 .<br />
Alexander Dumas, in veste <strong>di</strong> “cronista” dell’impresa garibal<strong>di</strong>na, rappresenta<br />
la fonte più rilevante <strong>di</strong> informazioni su Cristoforo Muratori.<br />
Costui, però, ai suoi tempi fu essenzialmente noto nella comunità scientifica<br />
per la corazza antiproiettile in fibre vegetali da lui inventata poco prima<br />
del 1867. Ma, attenzione: fu veramente il chimico siciliano l’ideatore del<br />
corpetto non metallico che resisteva a pallottole, fendenti, colpi <strong>di</strong> spada e<br />
pugnale? Forse no, giacché – a quanto sembra – Muratori perfezionò una<br />
precedente invenzione del corfiota Andréas Papadópoulos Bretós, che ben<br />
25 anni prima aveva reso noto un simile corpetto all’Accademia della scienze<br />
<strong>di</strong> Parigi (luglio 1842), ad una commissione <strong>di</strong> specialisti <strong>di</strong> Venezia<br />
(nov. 1842) e agli scienziati riuniti in congresso a Firenze (sett. 1841) e a<br />
Padova (sett. 1842).<br />
Mariano d’Ayala, che <strong>di</strong> cose militari era assai esperto, ritenne però che<br />
Papadópoulos Bretós carpì la scoperta al vero inventore dell’autentica<br />
corazza: il patriota napoletano Giuseppe Rosaroll (1775-1825), autore <strong>di</strong><br />
manuali <strong>di</strong> tecnica militare, morto a Nauplia per aiutare i Greci nella lotta<br />
11 MAISON E. 1861, p. 133.<br />
12 Muratori “occupava presso Liborio Romano un posto <strong>di</strong> fiducia ed amicizia politica, senz’altra<br />
retribuzione che la sola speranza della riuscita dei suoi <strong>di</strong>segni per la unificazione<br />
d’Italia”. «L’In<strong>di</strong>pendente», a.. I, n. 29, mercoledì 14 nov. 1860.<br />
145
LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
per l’in<strong>di</strong>pendenza 13 . Rosaroll, da appassionato collezionista qual era, possedeva<br />
una rara e ricca collezione <strong>di</strong> armi offensive e <strong>di</strong>fensive del me<strong>di</strong>oevo,<br />
tra le quali spiccava una corazza in seta –presumibilmente rinascimentale,<br />
inventata da un certo Gabriele Pugliese, napoletano – che resisteva<br />
alle palle <strong>di</strong> fucile alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cinque passi 14 .<br />
Il corpetto antiproiettile in fibre vegetali ha, dunque, molti padri e,<br />
volendo ripercorrerne la genesi, bisogna risalire ad<strong>di</strong>rittura all’antichità,<br />
all’epoca cioè in cui si usava indossare a scopo <strong>di</strong>fensivo delle imbottiture<br />
<strong>di</strong> sostanze vegetali filamentose (per lo più cotone e lino) pressate e imbevute<br />
<strong>di</strong> sale ed aceto per renderle infeltrite. In seguito, si pensò <strong>di</strong> utilizzare<br />
“l’arco del cappellaio” per infeltrire le fibre del corpetto. Tale processo chimico-meccanico<br />
fu utilizzato da Andréas Papadópoulos Bretós, un personaggio<br />
sul quale occorre insistere, sottolineando che egli fu me<strong>di</strong>co e letterato,<br />
<strong>di</strong>ffusore degli ideali filellenici in Francia e in Italia, biografo dell’eroe<br />
nazionale greco Ioannis Capo<strong>di</strong>stria (1776-1831), cavaliere del Reale<br />
or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Francesco I, partecipe della vita culturale <strong>di</strong> Napoli, dove aveva<br />
stu<strong>di</strong>ato nel Real Liceo del Salvatore laureandosi poi all’Università.<br />
Andréas Papadópoulos Bretós, auspicando che il pettorale potesse<br />
entrare a far parte dell’equipaggiamento delle truppe, sottopose al sovrano<br />
delle due Sicilie un prototipo <strong>di</strong> corpetto antiproiettile, che lui chiamava<br />
pilima (vocabolo greco che significa feltro).<br />
Il re Fer<strong>di</strong>nando II fu entusiasta <strong>di</strong> avere a <strong>di</strong>sposizione quella nuova<br />
arma segreta, capace <strong>di</strong> resistere alle armi bianche ed a quelle da fuoco portatili.<br />
Parere positivo espresse anche una apposita commissione governativa e<br />
così, nel 1841, all’inventore fu concesso un sostanzioso riconoscimento<br />
pecuniario (3000 ducati), mentre in gran segreto cominciava a livello sperimentale<br />
la costruzione delle corazze per il Ministero della guerra, in un laboratorio<br />
<strong>di</strong> artiglieria al quale potevano accedere soltanto persone fidate 15 .<br />
13 D’AYALA M. 1848, p. 175.<br />
14 Testimonianza <strong>di</strong> Andréas Papadópoulos Brétos, che incontrò nel 1818 “il generale napoletano”<br />
(PAPADOPULO VETROS A. 1843, p. 4). Giuseppe Rosaroll nei suoi scritti e<strong>di</strong>ti, a<br />
quanto sembra, non citò corpetti e armi <strong>di</strong>fensive in fibre vegetali. Ringrazio per l’informazione<br />
Giovanni Rapisar<strong>di</strong>, che ha recentemente pubblicato a Torino una nuova e<strong>di</strong>zione commentata<br />
de La scienza della scherma, scritta da Rosaroll assieme a Pietro Grisetti.<br />
15 Con ministeriale del 26 marzo 1841 «Si emanano or<strong>di</strong>ni perché venga sperimentato il pilima<br />
del dottor <strong>di</strong> Corfù Andrea Papadopulo Vetrò». Agli or<strong>di</strong>ni seguirono le Lettere della<br />
Direzione generale dei corpi facoltativi, a firma del principe <strong>di</strong> Satriano, datate Napoli primo<br />
aprile e 4 giugno 1841. Il ten. col. Matteo Giuliani doveva sorvegliare gli esperimenti.<br />
146
IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
Il segreto non durò però a lungo e Papadópoulos Bretós – proprio per<br />
la sua attiguità con l’apparato <strong>di</strong> potere borbonico – cominciò ad essere<br />
profondamente detestato da chi nutriva sentimenti liberali, e, in primo<br />
luogo, dallo scienziato Francesco Orioli. I due si erano conosciuti a Corfù<br />
e forse nell’isola greca erano già nati i loro primi <strong>di</strong>ssapori, che <strong>di</strong>vennero<br />
conclamati durante i congressi scientifici <strong>di</strong> Firenze (1841) e <strong>di</strong> Padova<br />
(1842), quando – a detta del greco – egli “fu la vittima innocente <strong>di</strong> un’o<strong>di</strong>osa<br />
trama, or<strong>di</strong>tagli da Scienziati italiani, per lo scopo politico <strong>di</strong> fare<br />
onta a Fer<strong>di</strong>nando II, Re delle Due Sicilie, il quale lo aveva generosamente<br />
ricompensato per la scoperta del Pilima” 16 .<br />
La testimonianza – benché tar<strong>di</strong>va (1869) – manifesta in modo significativo<br />
il connubio tra scienza e politica nel risorgimento.<br />
Sebbene si ignori quale fosse “l’o<strong>di</strong>osa trama” or<strong>di</strong>ta dagli scienziati italiani,<br />
essi, proprio per quegli oscuri complotti, rischiarono <strong>di</strong> vedere sciolto<br />
il loro congresso <strong>di</strong> Padova dal conte Alois von Palffy, governatore delle<br />
province venete, su or<strong>di</strong>ne delle autorità <strong>di</strong> Vienna. Giusto in quel consesso<br />
Papadópoulos Bretós ebbe la rivincita che cercava, dopo la figuraccia<br />
che aveva fatto a Firenze l’anno prima: quando il pilima era stato traforato<br />
miseramente da una pallottola al momento della solenne <strong>di</strong>mostrazione,<br />
nel giar<strong>di</strong>no dei Boboli, davanti al Granduca <strong>di</strong> Toscana. L’Italia savant ne<br />
aveva riso e non mancarono sui giornali gustosi resoconti sarcastici<br />
mischiati a toni antimilitaristi, che non cessarono neanche quando, nel<br />
1842, il pilima <strong>di</strong>ede buona prova <strong>di</strong> sé davanti all’Accademia delle scienze<br />
<strong>di</strong> Parigi 17 .<br />
Per i successivi 25 anni non si parlò più <strong>di</strong> pilima. Ma ecco che, nel<br />
1867, Cristoforo Muratori tornò alla ribalta con un corpetto antiproiettile<br />
in fibre vegetali, del tutto identico al pilima, ma più leggero, che da lui<br />
prese il nome <strong>di</strong> corazza Muratori 18 . Al nuovo corpetto de<strong>di</strong>cò spazio la<br />
16 PAPADOPULO VRETOS A. 1869, p. IV.<br />
17 Il pilima presentato a Parigi era, rispetto ai precedenti, maggiormente imbottito, ricoperto<br />
<strong>di</strong> cuoio verniciato e più pesante <strong>di</strong> un chilo. Fu provato su un vitello vivo e su un cadavere<br />
umano. Feroci e succosi resoconti dell’esperimento si leggono sul settimanale «Il Felsineo»,<br />
a. III, giugno 1842 - maggio 1843. Notizie sul pilima anche in BREY G. 1844.<br />
18 La corazza Muratori pesava Kg 1,3. Il pilima invece variava tra gli oltre Kg 4 (prototipo) e i<br />
Kg 2 dei modelli più evoluti. Andréas Papadópoulos Brétos riven<strong>di</strong>cò il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> priorità<br />
della scoperta e scrisse delle lettere che furono pubblicate il 22 marzo 1869 su «La Nazione»,<br />
perio<strong>di</strong>co fiorentino fondato tra gli altri da Bettino Ricasoli, espressione <strong>di</strong> correnti politiche<br />
forse avverse a quella impersonata da Cristoforo Muratori.<br />
147
LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
stampa, anche quella internazionale, quando si sparse la voce che, su or<strong>di</strong>ne<br />
del governo, nell’arsenale <strong>di</strong> Torino erano cominciate le sperimentazioni<br />
per la produzione <strong>di</strong> quell’arma <strong>di</strong>fensiva, in vista <strong>di</strong> un suo utilizzo da<br />
parte degli agenti <strong>di</strong> Pubblica sicurezza in assetto antisommossa 19 .<br />
In merito alla corazza Muratori presero parola anche i vertici dell’esercito<br />
italiano. Un alto ufficiale, Saverio Griffini, illustrò in un suo opuscolo<br />
il corpetto in fibre vegetali ed affermò che esso – oltre a resistere a parecchi<br />
colpi <strong>di</strong> armi da fuoco, punta e taglio – aveva anche costi <strong>di</strong> produzione<br />
molto bassi e concorrenziali rispetto ai manufatti metallici. Di opinione<br />
opposta era invece Stanislao Mocenni, un militare che, pubblicando le sue<br />
osservazioni, alimentò una polemica rintracciabile nella pubblicistica dell’epoca,<br />
in cui forti erano anche gli echi delle sconfitte militari <strong>di</strong> Custoza<br />
(24 giugno 1866) e Lissa (20 luglio 1866) 20 .<br />
Tali <strong>di</strong>sastri erano addebitabili, secondo alcuni, alla scarsa propensione<br />
all’innovazione tecnica delle forze armate italiane nel campo degli armamenti,<br />
giacché venivano spesso ignorate le nuove scoperte, come, ad esempio,<br />
il cannone rigato Cavalli e il fucile a retrocarica fabbricato a Brescia,<br />
che avrebbero potuto assicurare alla nazione “ il trionfo della scienza e dell’arte<br />
militare” 21 .<br />
Anche la corazza Muratori subì lo stesso destino. Benché il manufatto<br />
in fibre vegetali riscuotesse persino l’interesse dell’esercito pontificio, in<br />
Italia il corpetto fu presto affossato dalla “pedanteria burocratica” <strong>di</strong> una<br />
19 Cfr. Der deutsche Staatsbürger: bayerisches Volksblatt, 1867, p. 658; e molti altri testi in lingua<br />
tedesca facilmente rintracciabili in rete (Streffleurs militärische Zeitschrift, vol. 4; SEIDEL L. W.<br />
1867, p. 118. Das Archiv für Seewesen, vol. 4, C. Gerold’ssohn., 1868, pp. 92-93). Tra i giornali<br />
italiani che citano la corazza Muratori si segnala il «Giornale delle scienze me<strong>di</strong>che R.<br />
Accademia me<strong>di</strong>co-chirurgica <strong>di</strong> Torino», vol. 3-4 ( 1867), p. 640.<br />
20 GRIFFINI S. 1867; ANONIMO s.d. In una recensione all’opera <strong>di</strong> Griffini (GARELLI G. E.<br />
1868) si legge: «Quando tutti i Governi a noi d’intorno sono occupati in cose <strong>di</strong> guerra, e pur<br />
pre<strong>di</strong>cando pace van provando e riprovando tutte le più mici<strong>di</strong>ali invenzioni, pare strano che<br />
l’Italia, in vece <strong>di</strong> trar partito dall’ingegno de’ suoi figli per accrescere le sue forze e i suoi<br />
mezzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, voglia costringere gli artefici ed inventori nazionali a portare all’estero le loro<br />
scoperte». Muratori ricevette per la sua invenzione i complimenti del generale Pettinengo,<br />
meravigliato nel vedere che «la corazza Muratori resistette alle palle del revolver <strong>di</strong> cavalleria<br />
a 5 passi, alla baionetta <strong>di</strong> un granatiere gigantesco,alla lancia acutissima <strong>di</strong> un colossale lanciere,ai<br />
reiterati colpi <strong>di</strong> sciabola tanto <strong>di</strong> taglio che <strong>di</strong> punta»: GIOANNINI M., MASSOBRIO<br />
G. 2003, p. 133.<br />
21 All’epoca c’era chi, auspicando le innovazioni, affermava: “finché la milizia si guar<strong>di</strong> dal<br />
lato della caserma, non della scuola, avremo un esercito che sarà la rovina delle finanze dello<br />
Stato, non mai un efficace strumento <strong>di</strong> gloria e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza”. FRIGYESI G. 1868, p. 362.<br />
148
IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
commissione governativa, che espresse parere negativo sulla corazza<br />
Muratori, pur riconoscendone leggerezza (appena kg 1,3) e la resistenza<br />
meccanica, equivalente a quella <strong>di</strong> una lastra <strong>di</strong> acciaio spessa un<br />
millimetro 22 .<br />
Certamente non giovò alla corazza Muratori la contemporanea <strong>di</strong>savventura<br />
giu<strong>di</strong>ziaria che colpì il suo inventore che, giusto nello stesso anno,<br />
il fatale 1867, fu trascinato sui banchi degli imputati nell’aula <strong>di</strong> giustizia<br />
del tribunale <strong>di</strong> Cagliari. Il capo <strong>di</strong> accusa era pesante: truffa e sottrazione<br />
ai danni dei detenuti del carcere <strong>di</strong> Cagliari, al tempo in cui egli era <strong>di</strong>rettore<br />
<strong>di</strong> quel penitenziario. Muratori, che aveva agito in associazione ad altri<br />
tre rei, fu anche in<strong>di</strong>ziato per concussione e furto ai danni dell’impresa fornitrice.<br />
Appena era stata scoperchiata la ben oleata macchina dell’illiceità,<br />
messa in moto nel 1865, Cristoforo Muratori era stato imme<strong>di</strong>atamente<br />
trasferito a Genova e poi gli era stata affidata la <strong>di</strong>rezione del “castello <strong>di</strong><br />
relegazione” nel Forte Albertino <strong>di</strong> Vina<strong>di</strong>o, in provincia <strong>di</strong> Cuneo 23 .<br />
L’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Cagliari conserva un fascicolo del tribunale penale<br />
<strong>di</strong> Cagliari, con l’incartamento del processo in Corte d’Assise 24 . La<br />
documentazione archivistica, oltre a mettere in guar<strong>di</strong>a sulla sua statura<br />
morale, ragguaglia sul temperamento sanguigno del Muratori che, nell’u<strong>di</strong>enza<br />
del 4 febbraio 1867, non frenò come doveva la lingua, oltraggiò il<br />
tribunale e uscì fragorosamente dall’aula, seguito dai due suoi intemperanti<br />
avvocati <strong>di</strong>fensori, che pure si rifiutarono <strong>di</strong> assistere al <strong>di</strong>battimento.<br />
L’abbandono della sala delle u<strong>di</strong>enze era un chiaro segno <strong>di</strong> insofferenza<br />
verso il potere costituito, a riprova della durezza del clima politico vissuto<br />
in Italia nell’inverno del 1867, mentre le sorti del Paese erano rette dalla<br />
destra storica del “barone <strong>di</strong> ferro”, Bettino Ricasoli, l’allora capo dell’esecutivo.<br />
22 Benché rimasto a livello <strong>di</strong> prototipo, il corpetto in fibre vegetali <strong>di</strong>venne in breve noto<br />
anche al largo pubblico. La locuzione “corazza Muratori” entrò a far parte <strong>di</strong> racconti umoristici<br />
pubblicati a quell’epoca in Italia. Tra gli esempi ANONIMO 1868, p. 306; BIANCIARDI S.<br />
1868, p. 24.<br />
23 «Effemeride Carceraria. Rivista ufficiale delle Carceri del Regno d’Italia», a. II, Torino-<br />
Firenze 1866, p. 127. Attualmente nel castello <strong>di</strong> Vina<strong>di</strong>o si conserva un solo documento sul<br />
“cav. Cristoforo Muratori”. Ringrazio Raffaella Degioanni per la segnalazione.<br />
24 Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Cagliari, Tribunale <strong>di</strong> Cagliari. Cause Penali. Processi decisi, b.<br />
288, fasc. 8. L’incartamento non ci <strong>di</strong>ce come finì il processo,ossia quale condanna, se ci fu<br />
FERRARA F. 1955, p. 624.<br />
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LA CULTURA SCIENTIFICA NELLA SICILIA BORBONICA<br />
Gli avvocati <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> Cristoforo Muratori, da parte loro, erano due<br />
valorosi penalisti del foro <strong>di</strong> Cagliari, ma anche personaggi ben noti alle<br />
cronache politiche come esponenti della sinistra più intransigente:<br />
Gioacchino Umana e Gavino Fara. Il primo, animato da “indomito ardore<br />
rivoluzionario e cuore ardente <strong>di</strong> amor patrio”, era un anticlericale definito<br />
“avanzo <strong>di</strong> galera” dal giobertiano Giorgio Asproni; il secondo, deputato e<br />
pubblicista, fondatore del giornale «Il Popolo», fu esponente del partito<br />
antiministeriale, <strong>di</strong>fensore del decentramento amministrativo, capofila<br />
delle battaglie orientate verso l’emancipazione femminile.<br />
Dopo il processo, forse Cristoforo Muratori si vide degradato <strong>di</strong> ogni<br />
stima dalla pubblica opinione e, pur <strong>di</strong> non patire dubbi sulla sua onestà,<br />
andò via dall’Italia dove forse lasciava una nomea <strong>di</strong> avventuriero. Non fu<br />
certo rimpianto dal suo concitta<strong>di</strong>no e coetaneo Stanislao Cannizzaro -<br />
stella affermata della chimica italiana – che gli era ostile e nel 1865 lo aveva<br />
accusato <strong>di</strong> “clericalismo” 25 .<br />
All’estero Muratori proseguì la sua carriera <strong>di</strong> chimico, ricevendo attestazioni<br />
<strong>di</strong> prestigio necessarie per svolgere la sua attività. Deceduto a<br />
Parigi nel 1881, con la sua pur controversa vita – un po’ da genio e un po’<br />
da birbante, così come quella <strong>di</strong> tanti altri uomini <strong>di</strong> cui è ricco l’Ottocento<br />
italiano - egli <strong>di</strong>mostra che nel risorgimento scienza e politica rappresentarono<br />
due aspetti complementari <strong>di</strong> un più ampio progetto, volto al rinnovamento<br />
della cultura italiana e al miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni politiche,<br />
civili, sociali della nazione.<br />
25 FERRARA F. 1955, p. 624.<br />
150
IL CHIMICO CRISTOFORO MURATORI, “PROFETICO CITTADINO”<br />
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151