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CITTÀ&TERRITORIO
Leandro Caselli: ingegnere
piemontese a Messina dal
1891 al 1906
opo un convegno dedicato dieci anni fa, all’ing.
Leandro Caselli, e svoltosi a Fubine, paesino di
frontiera del Marchesato di Monferrato, punto
di arrivo della strada franca che attraversando
il ducato di Milano univa i territori separati di
Monferrato Casalese e del Monferrato, questa rivista
pubblicò un ampio resoconto sull’impegno che questo
tecnico piemontese, profuse durante gli anni di permanenza
a Messina.
è di oggi invece l’interesse e l’attenzione di studiosi
di Carrara ove Caselli operò, dal 1884 al 1891, come
ingegnere capo del Comune, progettando e creando
palazzi pubblici e privati, teatri, piazze, caserme, scuole,
asili, ponti, cimiteri, reti fognarie e acquedotti, che
ne stanno rivalutando le opere realizzate, ancor oggi
esistenti e funzionanti.
Alcuni di questi studiosi impegnati nell’opera di rilettura,
ci hanno fatto pervenire il discorso commemorativo
che fu pronunciato nell’aprile del 1907, ad un anno
dalla sua morte, nella sala della Società operaia di Messina,
di cui Caselli era socio onorario, dall’ing. Piero
Interdonato, che con lo stesso Caselli era stato direttore
dei lavori e progettista dell’acquedotto della Santissima,
prima realizzazione per l’approvvigianmento
idrico della città, la cui elaborazione risale al 1895.
Tali ultime vicende ci hanno permesso di rintracciare
nell’Archivio Salesiano Centrale, una lettera manoscritta
di un sacerdote, Michele Rua, inviata il 28 aprile
1900, a don Giovanni Marenco, perchè intervenisse
al Ministero dei Lavori pubblici e del Tesoro, per far
avviare proprio la realizzazione dell’acquedotto della
Santissima a Messina. Quella progettazione, che era
stata anche oggetto di attacchi da parte dei messinesi,
ne permise l’avvio dei lavori nel 1901 e la loro conclusione
dopo la prima Guerra mondiale.
Un ulteriore omaggio quindi a Caselli del quale emerge,
a 105 anni dalla sua morte, il forte legame alle
vicende cittadine e che seppe soprattutto trasmettere
alle amministrazioni comunali sotto cui operò, il gusto
innovativo della tecnologia di inizio secolo, la suggestiva
attenzione ai particolari costruttivi, la capacità di
andare controcorrente sfidando spesso, come accadde
nella Messina preterremoto e non solo, le critiche
N.5 Settembre/Ottobre 2011
di Attilio Borda BOSSANA
di una città sempre restia ad accettare il “forestiero”
di idee o di origini.
Caselli collaborò con l’amministrazione del prosindaco
Francesco Mauromati, dal 1890 al 1893; con il
regio commissario straordinario Francesco Marzi, dal
gennaio ad agosto del 1894; sino al 1895, con le due
Giunte del sindaco Giacomo Natoli; dal dicembre
1895 al febbraio 1896, con l’amministrazione del prosindaco
Gaetano Loffredo; e sino al dicembre del 1897
con le amministrazioni che si susseguirono alla guida
di Gaetano D’Arrigo. Dopo due amministrazioni del
sindaco Giuseppe Arrigo, l’ing. Caselli, fu dal 1899 al
1904, tecnico con la Giunta del sindaco Antonio Martino,
dopo due breve parentesi con i commissari Giulio
Cacciò e Antonio De Giorgio, realizzando con questa
amministrazione opere significative per la rinascita
della città.
A Caselli che morì a Messina nel febbraio del 1906,
nel periodo della sindacatura di Salvatore Marullo, si
devono la progettazione delle opere di protezione dei
torrenti Boccetta e Trapani; la riparazione dei gravi
danni subiti da molti edifici nel terremoto del 6 agosto
1898; in particolare si adoperò per gli interventi alla
caserma dei Carabinieri, alla Casa Pia dei Poveri, alla
sede del Tribunale, al convitto Cappellini. Progettò
anche la strada dell’Orto Botanico sino alle Gravitelle,
realizzata nel 1901; vari interventi architettonici per
il Museo e la strada di accesso; ideò la sistemazione
nel 1902, del riassetto dei nuovi quartieri per l’ampliamento
della città, corrispondenti all’attuale centro
urbano; disegnò i monumentali candelabri in ferro battuto
istallati nel 1902 nella piazza e nel palazzo Municipale,
progetto parte della ristrutturazione del teatro
“La Munizione”.
Rilevante anche la relazione che firmò congiuntamente
con l’allora ingegnere di sezione, Luigi Borzì,
nel 1901 sugli interventi per il miglioramento igienico
ed agricolo (industriale) dei laghi del Faro, che ne consenti
il risanamento. Di questo rapporto di collaborazione,
Borzì nel maggio del 1909, ricevendo l’incarico,
da ingegere capo del Comune, di redigere il piano
regolatore della città dopo il terremoto del 1908, certamente
ne restò influenzato.